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Il mondo fantastico degli dei
e degli eroi
Fig.1
"Il Sogno di Ossian"
Nel dipinto si trovano tutti gli elementi caratteristici dell’epica classica: la cetra, gli scudi, le armature e le spade dei guerrieri. In primo piano è raffigurato Ossian addormentato sulla sua cetra. Sullo sfondo s’intravedono le figure dei guerrieri e di altri personaggi invocati dal bardo con il suono della sua cetra. Questi spiriti sono immersi in un paesaggio nordico, fantastico, desolato e nebbioso.In sogno Ossian vede il figlio Oscar (raffigurato a destra con l’elmo e lo scudo), la vedova di questi, Malediva, (la figura statuaria a sinistra), l’immagine del padre Fingal, re di Morev, Starno re delle nevi (la grottesca figura al centro), le figlie che suonano l’arpa e una lunga fila di guerrieri della mitologia ossianica.Il pittore ha voluto rappresentare la differenza tra il sogno e la realtà. Il mondo reale è esaltato da colori accesi, quali il rosso, il verde e il blu del cielo e delle vesti di Ossian, mentre gli spiriti sono collocati in un ambiente indistinto: una luce abbagliante ed irreale evidenzia l’effetto di sogno e di irrealtà.
Racconti epiciSpesso i protagonisti dei racconti epici sono dei, eroi o creature mostruose, dotati
di poteri sovrumani, le cui gesta venivano raccontate oralmente e tramandate di
generazione in generazione.
I racconti più conosciuti sono l’Iliade e l’Odissea di Omero e l’Eneide di Virgilio,
Fig.2
ma altrettanto interessanti sono i racconti di gesta inverosimili:
Il racconto di Esiodo:
Esiodo narra la lotta per il potere tra i Titani, mostri con poteri sovrannaturali e gli
Olimpi, figli di Crono che trionfarono grazie all’aiuto dei Ciclopi.
Il trionfo di Marduck:
Il dio Marduck tenta di conquistare le schiere di Tiamat e con l’aiuto dei suoi
compagni circonda i nemici, li immobilizza e li precipita negli abissi.
Successivamente lega con le catene gli undici mostri e li calpesta fino a
distruggerne le forze e l’orgoglio.
Giasone, il vello d’oro e il drago:
Medea capisce che il suo aiuto a Giasone non resterà a lungo nascosto e decide di
fuggire con lo straniero. Raggiunge gli Argonauti e gli promette che se l’avessero
accolta, li avrebbe aiutati a procurarsi il vello d’oro, addormentando il drago.
Durante la notte Medea raggiunge il bosco sacro dove risiede il drago, il cui
pauroso sibilo è udito anche nei luoghi più remoti, e grazie al suo aiuto l’impresa
ha un buon esito.
Il Labirinto cretese:
Nel Labirinto, che il re Minosse aveva fatto costruire dall’architetto Dedalo, era
rinchiuso il Minotauro, una bestia metà uomo e metà toro ucciso da Teseo.
Perseo e la testa di Medusa:
Medusa aveva due sorelle : le Graie, e insieme formavano le Gorgoni, figlie del
dio marino, Forco.
Medusa era l’unica mortale ma anche la più orribile e pericolosa: aveva dei
serpenti al posto dei capelli, lunghi denti e un aspetto che pietrificava chiunque
osasse guardava.
Circe, maga dagli enormi poteri, era figlia del Sole e sorella di Eeta, re della
Colchide. Con l’aiuto di un filtro, trasformava in animali coloro che giungevano
nella sua isola, Eea.
Ulisse riuscì a vincerla e a liberare i suoi compagni.
Circe rappresenta l’immagine della donna strega; la personificazione del male e
della tentazione.
I Ciclopi, figli di Urano e di Gea erano mostri giganteschi, con un unico
occhio in mezzo alla fronte. Si chiamavano: Sterpe, Brante, Arge. Come i loro
fratelli Titani, erano tenuti dal padre incatenati sottoterra. Furono liberati da Zeus
al quale diedero poi in dono il fulmine e il tuono.
Fig. 3
Polifemo, il più famoso dei Ciclopi, era pastore, imprigionò Ulisse e i suoi
compagni e fu da questi accecato.
La tredicesima fatica
Narrami o Musa, dell’eroe che dodici fatiche compì,
e che la tredicesima rese celebre;
egli sconfisse Marte, il dio della guerra,
per salvare suo figlio Minaceo.
Ercole viveva in una semplice capanna: tetto in paglia e mura in pietra.
Un’estate molto calda si recò da suo figlio Minaceo, ragazzo robusto e pieno di
vita. Arrivato sulla soglia della casa, notò un certo disordine.
Entrò, chiamò molte volte il figlio, ma senza avere risposta ed ebbe l’impressione
che fosse stato rapito.
Un biglietto lo colpì: “Ho rapito tuo figlio per il torto subito molti anni fa…”.
L’eroe si recò dal ciclope Polifemo che, dopo essere stato accecato, era divenuto
la persona più saggia del Mediterraneo.
L’atrio della dimora era maestoso: portoni di pietra troneggiavano all’ingresso.
All’interno, un’unica stanza divisa nel recinto di pecore e montoni, l’alcova del
gigante con focolare, alimentato continuamente da enormi tronchi, e uno spazio
per gli ospiti.
Ercole bussò ai portoni… Si udì un cigolio e dopo, la figura gigantesca di
Polifemo apparve sull’atrio:<<Chi è?>>, chiese il ciclope.
Ercole:<<Sono Ercole e sono venuto…>>. <<So già per cosa sei venuto.
Accomodati nella mia dimora e ti aiuterò a risolvere il problema>>.
I due rientrarono nella grotta e si sedettero.
Polifemo raccolse un grappolo d’uva dalla vite, che nella grotta ricopriva tutto il
soffitto, lo strizzò e il succo che ne uscì andò a finire su una pietra. Dalle macchie
che si formarono sulla pietra, il ciclope emise il suo responso: <<Recati a Creta e
segui il filo della storia>>. Ercole, pur non comprendendo le parole del ciclope, si
recò a Creta. L’isola era stupenda: una grande pineta copriva la spiaggia e la
vecchia e alta torre del re, ormai degradata, ancora si alzava maestosa verso il
cielo. Sulla costa, all’improvviso, apparve Ermes, il messaggero degli dei, il quale
gli rivelò che Ares aveva rapito suo figlio e che solo la spada lucente, che Perseo
aveva usato per sconfiggere Medusa, avrebbe potuto uccidere il dio.
L’arma letale che conservava le tracce del mostro pietrificante, in grado di
ammazzare qualsiasi divinità, era custodita da Ulisse ad Itaca.
La spada era leggerissima e consentiva a chi la impugnava di avere molta più
libertà di movimento. Era lucente e affilata, in grado di spaccare una pietra con un
solo colpo. L’impugnatura dorata era stata costruita da Vulcano, in modo da
rendere quasi impossibile il disarmo del combattente che la possedeva .
Ercole si recò a Itaca, e colui che aveva osato sfidare gli dei, il temerario Ulisse,
dopo aver sentito le ragioni dell’eroe, gli cedette la spada, pregandolo di usarla
solo per liberare suo figlio.
Ercole prese la spada e si recò a Creta.
Setacciò tutta l’isola senza risultato e verso sera, stanco, si assopì.
In sogno collegò "il filo della storia" con il leggendario filo che Arianna usò, per
aiutare Teseo ad orientarsi nel Labirinto cretese.
La mattina seguente, l’eroe, destatosi, ripensò al sogno fatto.
Si recò sul luogo dove era stato costruito il Labirinto e trovò la costruzione
devastata da predoni ed erosa dall’ira di Zeus, il saettatore. Vide che le mura
erano arretrate di sedici piedi e che un silenzio tombale dominava l’intera valle…
Il figlio del Minotauro, simile nelle sembianze al padre, mandato da Ares, attaccò
di soppiatto l’eroe, ma la ragione che accompagnava l’uomo feci sì che il fato si
avverasse ancora, facendo trionfare Ercole maestoso.
Apparve Ares il malvagio: l’ampio mantello copriva l’armatura dorata, un elmo
bronzeo copriva i biondi capelli e in mano aveva una spada molto affilata e
splendente.
Il dio accettò la sfida lanciatagli da Ercole e la battaglia ebbe inizio: spruzzi di
sangue schizzavano in aria, urla di gioia e di dolore partivano dalle labbra dei
guerrieri. Ercole impavido padroneggiava, ma Ares, l’ingannatore, preso dalla
paura, lanciò la tremenda magia disarmante.
Ercole, pur disarmato, diventò di nuovo l’eroe forte di un tempo.
Repentinamente riagguantò la spada e trafisse il dio della guerra.
Il corpo del dio si sciolse e con un’ improvvisa fiammata bruciò, abbandonando
definitivamente l’Olimpo.
Salvato il figlio, Ercole organizzò uno dei più grandi banchetti della storia
dell’uomo, talmente grande da entrare anche nell’odierno Guiness dei Primati.
Francesco Daieli e Fabrizio Ulivi
ImmaginiFig.1 J. A. D. Ingres, Il sogno di Ossian;olio su tela, cm 348 x 295, 1813-35. Montauban, Musée Ingres Fig.2 Johann Heinrich Füssli, Ulisse tra Scilla e Cariddi; olio su tela, cm 126x101, 1794-1796. Aarau, Museo Cantonale d’Arte. Fig.3 Odilon Redon, Il Ciclope (1898-1900)
NoteAlla grottesca e fantastica immagine di Fingal (leggendario eroe irlandese), s’ispirò il compositore tedesco J. L. F. Mendelssohn, (1809-47) per comporre l’ouverture “La grotta di Fingal” (grotta scavata dal mare nella costa meridionale dell’isola di Staffa-Ebridi).Ercole: nome latino dell’eroe greco Eracle. Ciclopi: ( mit. ), giganti con un solo occhio in mezzo alla fronte.Polifemo: ( mit. ), ciclope, figlio di Posidone. Ares: figlio di Zeus e di Era, dio della guerra.Medusa: ( mit. ) una delle Gorgoni.Ulisse: re di Itaca, figlio di Laerte. Ermes: figlio di Zeus, messaggero degli dei.Labirinto: edificio costruito da Dedalo presso Cnosso per il Minotauro.Zeus: divinità suprema dell’Olimpo greco, re degli dei.