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Il presente volume è stato stampato con il contributo della Società di studi fiumani.

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Roberto RobertiAbdon Pamich

La grande avventura dello sport fiumano

Cronache e ricordi

Con un messaggio del presidente del CONIGiovanni Malagò

Prefazione diAmleto Ballarini

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Copyright © MMXVIAracne editrice int.le S.r.l.

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via Quarto Negroni, Ariccia (RM)

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I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,di riproduzione e di adattamento anche parziale,

con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

Non sono assolutamente consentite le fotocopiesenza il permesso scritto dell’Editore.

I edizione: giugno

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In memoria diCesare Pamich

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Indice

Il messaggio del presidente del CONIdi Giovanni Malagò

Prefazionedi Amleto Ballarini

Lo sport a Fiume italianadi Roberto Roberti e Abdon Pamich

I. Cenni storici della città di Fiume. Breve cronologia deiprimi avvenimenti sportivi a Fiume dal al

II. Lo sport durante la Reggenza italiana del Carnaro

III. Alpinismo e sci

IV. Atletica leggera

V. Calcio

VI. Canottaggio e gli Argonauti

VII. Ciclismo

VIII. Il Nuoto in auge con. . . “I Tritoni”

IX. Pallacanestro

X. Pattinaggio a rotelle

XI. Pugilato

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Indice

XII. L’oro olimpico di Sergo

XIII. Tennis

XIV. Altri sport

XV. Paralimpici

Ringraziamenti

Bibliografia e fonti

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Il messaggio del presidente del CONI

G M

La passione per lo sport è un filo conduttore che attraversala storia. La sua, unica, fatta di successi indelebili e vissuta al-l’insegna della marcia verso la gloria, è un esempio che nontramonta. E che può indicare la direzione vincente ai giovani,narrando la leggenda per scoprirne gli interpreti e riassapo-rare emozioni mai sopite, rivivendo in un flash back infinitoil sapore speciale della vittoria. Abdon Pamich non si fermamai: è un campione indomito che continua a insegnarci comeaffrontare la vita guardando sempre avanti, trovando nell’obiet-tivo raggiunto lo stimolo per inseguire un nuovo traguardo. Lasua capacità di lasciare il segno è intatta: ora non servono più km per meritare gli applausi scroscianti di chi l’ha sempreapprezzato. Basta un’idea magnifica come questa: ricostruireil mito dello sport fiumano attraverso un lavoro finalizzato aesaltarne la straordinarietà, come fenomeno socio–culturale dipreziosa rarità.

Un lavoro certosino e appassionato, che affonda le radicifino all’epoca dell’Impero Austro–Ungarico, per ricostruire unpercorso illuminato da stelle di prima grandezza. E che esaltaFiume come crocevia di popoli, una civiltà multietnica che hasaputo far crescere atleti formidabili, grazie a un’interazioneculturale capace di valorizzare il patrimonio di conoscenze perfarlo diventare un bagaglio unico che ha saputo declinarsi spez-zo con la parola successo. La diversità vissuta come fonte diricchezza, per crescer, per completarsi, per eccellere. Questapubblicazione parte da una ricostruzione datata e non di-mentica Gabriele D’Annunzio, il ruolo esercitato per regalare

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Il messaggio del presidente del CONI

allo sport un ruolo nevralgico nella città durante il periododi Reggenza del Carnaro, probabilmente anche grazie all’in-fluenza dei suoi più stretti collaboratori, tra i quali Iti Bacci,Commissario del CONI dal al . Aneddoti, emozioni ecampioni rivissuti con accattivante precisione, con una panora-mica esaustiva di ogni disciplina che esalta il ruolo dello sportcome formidabile strumento formativo e aggregativo, capace diconnotare un territorio, di renderlo migliore, di rappresentanel’identità nel modo più fedele.

Sono grato a Pamich e a Roberto Roberti per consegnarealla memoria degli appassionati questo lavoro, che è custodedel passato e guida per il futuro delle nuove generazioni. Uncapolavoro di curiosità che è un testamento di vittorie e dipersonaggi consegnati agli annali. Abdon è una delle stelleinserite recentemente nella “Walk of Fame” del Foro Italico,un museo a cielo aperto raccontato attraverso i fuoriclasse chehanno scritto le pagine più belle del nostro movimento.

Lo sport lo celebrerà all’infinito per quello che ha sapu-to regalarci ma Abdon con questa iniziativa editoriale vinceun’altra medaglia. La più bella. Regalare un contributo senzatempo per alimentare la passione verso il nostro movimento. Etrasformare la storia in leggenda.

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PrefazioneGente di Fiume, passione per lo sport

A B∗

Come Presidente della Società di studi fiumani ringrazio Ro-berto Roberti e Abdon Pamich per la loro difficile e accurataricerca storica che mette in luce una interessante connotazionedi Fiume, la nostra amata città perduta, e della sua gente: lagrandissima passione per uno sport finalizzato non solo allasana competizione, ma l’inclinazione, l’attitudine, la vocazionegeneralizzata, uomini e donne, all’attività sportiva, ad una vi-ta vissuta all’aria aperta, nella fatica fisica, baciata dal sole, dalprofumo del mare, dalla frescura proveniente dai monti, strap-pando sempre il tempo dell’allenamento gioioso e volontarioalle ore dell’intenso lavoro quotidiano.

Connotazione questa che arricchisce il valore di una città ve-ramente speciale, laboriosa e attiva, amante della libertà e dellapace, italianissima nei sentimenti e nei valori e al tempo stessotollerante e multiculturale: Fiume, una città sorta sulle rovinedell’antica Tarsatica romana che divenne comune sul modellodi quelli italiani, con amministrazione propria e leggi desunteappunto da quelle romane; Fiume una città che lungo tutto ilpercorso della sua plurisecolare esistenza seppe evidenziare, puringlobata nell’impero asburgico, una chiara e determinata volontàdi autonoma gestione delle franchigie, delle immunità comunali,una forte difesa della libertà dei propri statuti, una identità cul-turale di tradizioni, di sentimenti, di ideali, di valori sancita dauna lingua italiana che mai venne meno da quando si smise di

∗ Presidente della Società di studi fiumani.

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Prefazione

parlare latino. Elementi questi sempre riconosciuti, pur tra grandidifficoltà, dalla Casa d’Austria e dall’Ungheria e giuridicamentegarantiti dal diploma di “Corpus Separatum” concesso dall’impe-ratrice Maria Teresa nel , per cui Fiume era considerata comeun’identità geopolitica libera e sciolta da pretese esterne.

Annessa finalmente all’Italia nel , nell’operazione con-clusiva del Risorgimento italiano, che mirava al raggiungi-mento dell’unità nazionale con la realizzazione di un proget-to culturale-politico vaticinato sin dai tempi di Dante Alighie-ri, coinvolta e poi travolta dai venti tempestosi della secondaguerra mondiale, Fiume diveniva preda del regime liberticida,comunista jugoslavo del maresciallo Tito.

Il popolo fiumano allora, sopravvissuto al terrore e alla mor-te, protagonista, come sempre, ancora una volta, del propriodestino (« nihil de nobis sine nobis », il suo motto distintivo)in grandissima maggioranza sceglieva compatto, pur tra millepericoli, la via dell’esilio, confermando con il tragico esododalla terra natale, la sua appassionata, sofferta, dolente italianitàe la sua insopprimibile esigenza di libertà.

Ma anche nella miseria e nel dolore dell’esilio non vennemeno lo spirito intrepido di iniziativa della gente di Fiume in tuttii campi della vita sociale.

In particolare le partecipazioni, le vittorie, che già sul finiredell’ avevano illuminato lo sport fiumano, continuarono abrillare nell’agone sportivo nazionale e internazionale con cam-pioni plurimedagliati orgoglio di Fiume e d’Italia, in tutte le di-scipline sportive, dall’alpinismo e lo sci all’atletica leggera, dalcalcio al nuoto, dal canottaggio al ciclismo, dalla pallacanestroal pattinaggio a rotelle, dal pugilato al tennis, dal pentathlon allascherma.

Non mancano nella rassegna dei vari atleti intere famigliededite allo sport, autentici vivai per amore di tradizione e an-che moltissimi fiumani che praticarono discipline varie, veripolisportivi.

Sono presenti anche uomini molto noti e attivi sulla scenapolitica della città: numerosi gli irredentisti della società mazzinia-

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Prefazione

na “La Giovine Fiume”. Particolarmente memorabile la vicen-da di cinque soci della Eneo, importante società di canottaggio,protagonisti di una eroica impresa.

Nel , sul finire del primo conflitto mondiale, ancor pri-ma dell’impresa dannunziana, quando le clausole infauste del“Patto di Londra” minacciavano di vanificare i successi delletruppe italiane per quanto riguardava la sorte di Fiume, attraver-sarono l’Adriatico fino a Venezia, sfuggendo al fuoco austriacoe alle tante aree minate, per convincere l’ammiraglio Thaonde Revel a portare rapidamente a Fiume anche la marina daguerra italiana, al fine di controbilanciare la presenza nel Car-naro delle navi da guerra americane, inglesi e francesi ostiliai progetti e alle aspirazioni fiumane di annessione all’Italia.Saranno denominati “gli Argonauti del Carnaro”.

Nel ricordo vivo di quel mondo ricco di amore di Patria epassione per lo sport, mi par di vedere, come racconta il grandeAlessandro Comandini, i nuotatori fiumani seduti serenamenteal Bar Piva di piazza Dante e « Usmiani che segnava con lamatita sul marmo dei tavolini i tempi alle virate o nelle frazionidi staffetta » o « la padroncina del bar Roma, quello che si trovavadall’altra parte della strada messaggera di sua mamma cheoffriva un bicchierino di Vov per festeggiare insieme ai suoiclienti ogni vittoria [. . . ] ».

Tempi eroici di uno sport pulito fatto solo di coraggio, diforza, di onestà.

E come non ricordare Giuliano Koten, fiumano esule a No-vara, costretto in carrozzella da un grave incidente, campionedi tiro con l’arco e poi medaglia d’oro mondiale a squadrenella spada. Fondatore e dirigente della Associazione SportivaHandicappati, è stato nominato Cavaliere di Gran Croce dalPresidente della Repubblica Italiana.

Non voglio citare i nomi dei tanti grandissimi atleti fiumani,nomi che troverete in questo interessante libro, nomi che resta-no indimenticabili, ma mi si consenta una eccezione: AbdonPamich, il più medagliato atleta di Fiume e tra i più grandi dellosport nazionale, ventuno anni di gare e un record di vittorie

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Prefazione

che ben pochi atleti al mondo possono vantare. Nella sfilatainaugurale delle Olimpiadi di Monaco, nel , per i suoi meri-ti venne scelto come alfiere della rappresentativa italiana. Unagrandissima stella dello sport, con sempre Fiume nel cuore.

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Lo sport a Fiume italiana

Introduzione

Ritenere che lo sport a Fiume sia nato con Gabriele D’Annun-zio nei circa due anni di Reggenza del Carnaro sarebbe pensierogratuito, magari nazionalistico, comunque errato. Proprio perquesto Abdon Pamich, il più medagliato atleta di Fiume e trai più grandi dello sport nazionale, ha tracciato un percorso diimpegnata ricerca storica, il cui riferimento inizia il gennaio, allorché la città faceva parte dell’Impero Austro–Ungarico,più precisamente dell’Ungheria.

L’esemplare e difficile ricerca dell’olimpionico costituisceil primo capitolo di questo libello, e fin dalle prime righe vie-ne evidenziato il motivo di questo impegno, cioè il rispettodei valori del passato sportivo della sua città. Come aggiuntaconclusiva ed esplicativa delle ricerche, dei nomi e delle da-te, completiamo questa breve introduzione con un testo delgiornalista Cesare Pamich che rende comprensibile come unacittà di poco più di cinquantamila abitanti abbia prodotto tantiatleti, tecnici, dirigenti, uomini e donne per lo sport nazionalee internazionale. Sarà per la virtù della sua acqua, sarà per ladolcezza del suo clima mediterraneo su cui si incuneano borae le temperature continentali dell’entroterra, sarà per le bellez-ze del suo paesaggio tra colli, monti e mare. Sarà per questimotivi che a Fiume, da secoli, in molti vi hanno trovato con-forto e ospitalità, accolti con tolleranza e civismo dagli abitantilocali, a loro volta trapiantatasi in questo lembo di terra delQuarnero senza particolari traumi, mai accolti come “foresti”da guardare con sospetto e scarsa considerazione. Una razza mi-sta, insomma, quella fiumana e come tale bella e forte, tagliata

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Lo sport a Fiume italiana

per dedicarsi allo sport. L’elemento latino frammisto a quelloslavo, con venature germaniche, magiare, illiriche, greche ealtre, un impasto che da centinaia di anni sforna generazioniaitanti, sane, vogliose di riempire degnamente una giornatanon solo con lo studio o il lavoro ma anche con una sana attivitàsportivo–ricreativa.

Da quando lo sport ha potuto ritagliarsi spazi più adeguati,cioè da quando la rivoluzione industriale ha concesso all’uomonon solo di massacrarsi dal lavoro, a Fiume le varie disciplinehanno trovato d’incanto innumerevoli proseliti, pronti a saltare,correre, lanciare, nuotare. Noi ci limitiamo a fornire solo unacarrellata di quei connazionali che hanno dato o stanno dandolustro allo sport fiumano. Insomma, oltre ad aver dato i natalia moltissimi medici, ingegneri, giornalisti, letterati, uominipolitici e di cultura, la nostra città ha visto nascere persone chehanno fatto conoscere il nome di Fiume in Jugoslavia, in Italia,in Europa e nel Mondo grazie allo sport.

Roberto Roberti

Premessa alla promessa

Sollecitato da amici e concittadini, mi accingo a un compitonon semplice, tracciare un percorso dello sport nella città diFiume, un’attività molto sentita a livello sociale, al punto da farparte integrante della vita cittadina. Una località cosmopolita emulticulturale come Fiume, aperta sul mare e quindi al mon-do, non poteva non essere partecipe del movimento sportivoche si andava gradatamente diffondendo ovunque. A questo siaggiunge che la gioventù fiumana era naturalmente portata perlo sport. L’incrocio fra varie etnie di provenienza mitteleuropeae balcanica con gli autoctoni fiumani italiani ha prodotto infattiuna “razza” (per dirla in modo improprio) forte e dotata per losport e non solo, a giudicare dalle scelte che fece il comandanteaustriaco Heinrich von Littrow per la formazione degli equi-

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Lo sport a Fiume italiana

paggi con cui allestì le spedizioni esplorative al polo nord. Inbase alle sue esperienze precedenti con equipaggi nordici vonLittrow constatò che i marinai quarneroli, insieme ai dalmati,erano i più affidabili, perché rispetto ai primi oltre ad essereresistenti al freddo e alle avversità avevano il vantaggio di essereanche allegri e fiduciosi. Il von Littrow riferisce che nelle suespedizioni, in mezzo a difficoltà d’ogni genere, ha sentito spes-so dai fiumani l’espressione italiana “non paura”, in contrastocon quelle sistematicamente dubbiose dei marinai nordici.

É bene io premetta che quanto tentiamo di recuperare sullamateria sarà tutt’altro che esaustivo, scontentando quindi molti,come spesso succede affrontando argomenti che interessanopiù persone. Chiedo pertanto scusa in partenza a quanti rimar-ranno delusi dal risultato del nostro impegno. Tuttavia, devoprecisare che per la stesura di questa memoria mi è stato impos-sibile consultare archivi o giornali locali del periodo in esame,in quanto dopo il nostro esodo gran parte del materiale è anda-to perso. Ho tentato contatti con la nostra città d’origine oggisotto la sovranità croata, tramite la comunità locale, e mi hameravigliato non poco che, stando a quanto mi è stato riferito,non esistano tracce scritte del nostro passato sportivo.

Quando questo lavoro verrà pubblicato, non escludo chesi alzeranno voci dissenzienti, ma mi conforta immaginareche lo stesso offrirà lo spunto per recuperare documenti etestimonianze di cui ignoravo l’esistenza. Il lavoro si basa sudocumentazioni apparse sulla stampa dell’esodo e su ricordipersonali, dai quali è impossibile ricavare, come sarebbe sta-to mio desiderio, un’elencazione organica degli avvenimentie dei personaggi. Fortunatamente, ho potuto anche fruire dipreziosi materiali inviatimi da persone di buona volontà che,rispondendo al mio appello apparso sulla Voce di Fiume, hannoinviato foto, ricordi, ritagli di giornale e, cosa di cui sono moltograto, parole di incoraggiamento ed alla fattiva e preziosa colla-borazione dell’amico Roberto Roberti (vera memoria storica)senza il cui apporto non credo avrei portato a termine questamodesta opera. Senza queste attestazioni, nei cui confronti mi

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Lo sport a Fiume italiana

sento moralmente impegnato, avrei senz’altro rinunciato al-l’impegno. Mi aspettavo maggiori riscontri da archivi sportiviin Italia, ma devo considerare che l’età avanza inesorabilmen-te per tutti, e con essa i problemi, mentre diminuiscono glientusiasmi, poiché è sempre più difficile imbattersi in figli enipoti sinceramente interessati al nostro passato. Spero che chilegge apprezzi la buona volontà, scusandomi con i tanti chefatalmente avremo dimenticato.

Abdon Pamich

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. Cenni storici della città di Fiume

Breve cronologia dei primi avvenimenti sportivia Fiume dal al

Fiume era una città litoranea della Liburnia e faceva parte del-la romana provincia di Dalmazia. Le prime notizie della suaesistenza risalgono agli scritti di Plinio il Vecchio della primametà del primo secolo, nei quali è indicata come Tarsactica. Ilsuo nome attuale deriva a quanto risulta da documenti del XIVsecolo dalla antica denominazione San Vito al Fiume, da quila semplificazione nel corso del tempo in Fiume. Nel tempofeudale Fiume ed il suo territorio erano un corpo isolato chenon formava parte integrante di alcuno dei Paesi confinanti etale è rimasta per secoli. Cessato il sistema feudale, nel periodoin cui è stata sotto il dominio della Casa d’Austria si sviluppal’autonomia a un punto tale che la città era considerata un cor-po separato non appartenente a nessuna provincia. Nel ,data memorabile, la città viene annessa alla corona d’Ungheria,ma sarà nel che con l’editto di Maria Teresa d’Austriadiventerà “corpo separato”. Seguirono periodi turbolenti comel’occupazione napoleonica e il periodo – in cui Fiume,suo malgrado, fu sottoposata al banato croato. La città si ribellògià nel a questa situazione e, quindi, con un nuovo provve-dimento fu ammessa a far parte del regno d’Ungheria semprecome “corpo separato” godendo di notevole autonomia; iniziòqui il periodo più felice chiamato “idillio ungherese”.

Va dato atto ai fiumani di aver sempre lottato per la propriaautonomia. Venezia la dominatrice dell’Adriatico non riuscì maia sottomettere Fiume e nei primi anni del XVI secolo fu da essaassediata e incendiata più volte. Dopo quest’ultima definitiva

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La grande avventura dello sport fiumano

annessione all’Ungheria cominciò un periodo florido per Fiu-me che nonostante le varie vicende seppe conservare per secolila cultura e la lingua italiana ed il suo nome originario sino allafine della seconda guerra mondiale. Centro di confluenza divarie culture per la sua posizione geografica ed il suo porto eraconsiderata il naturale sbocco al mare della pianura Danubianae di fatto nei primi anni del Novecento era uno tra i primidieci porti più importanti d’Europa per traffico, importanza emovimentazione di merci, conseguenza di ciò divenne una cittàcosmopolita dove vivevano italiani, ungheresi, slavi, tedeschi,ebrei, cattolici, ortodossi senza particolari problemi. La cittàera pertanto aperta a tutte le novità ed esperienze, partecipeentusiasta dell’età moderna, come lo dimostra il fervore chenel secolo XIX stimolava la costruzione di larghi viali, di palazziprogettati dai migliori architetti dell’epoca e quindi dal sorge-re di una città moderna intorno al nucleo originale antico, lacosiddetta “Zitavecia”.

Venne ampliato il porto guadagnando spazio sul mare pre-supposto di un periodo di prosperità, per la sua posizione geo-

Figura .. Corso Vittorio Emanuele II.