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IL SANTUARIO DI DEMETRA A POLICORO GLI SPAZI DEL CULTO LE DIVINITÀ E I RITUALI a cura di Marta Golin SCORPIONE EDITRICE Brinna Otto

Il Santuario di Demetra a Policoro

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Considerato il vivace interesse suscitato dall'intervento di Brinna Otto, si è deciso di pubblicare questo estratto delle sue decennali ricerche nel santuario di Demetra a Policoro sotto forma di una guida chiara e alla portata di tutti, ma comunque scientifica e rigorosa dal punto di vista archeologico.Si è voluto in tal modo agevolare la comprensione dei reperti provenienti dal santuario e conservati nel Museo Nazionale della Siritide, offrendo interessanti spunti relativi agli aspetti meno conosciuti del culto della dea Demetra e della sua sopravvivenza nella religiosità moderna.

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IL SANTUARIO DI DEMETRA

A POLICOROGLI SPAZI DEL CULTO

LE DIVINITÀ E I RITUALI

a cura diMarta Golin

SCORPIONE EDITRICE

Brinna Otto

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Fig. 5: Veduta del pendio tra le due terrazze (meridionale e settentrionale) con i resti del santuario di Demetra.

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Il santuario di Siris-Herakleia si trova in una valle tra la terrazza settentrionale di He-rakleia, la “città alta” che corrisponde alla collina del Castello, e la terrazza meridionale,la “città bassa” dove oggi sorge la moderna cittadina di Policoro. La zona del santua-rio è molto ricca d’acqua per la presenza di numerose risorgive: l’acqua delle sorgentiesce dagli strati sabbiosi del terreno, che si alternano a strati di argilla impermeabili. Ilsantuario si trova entro le mura della città di Herakleia, su un pendio nella zona sacra

IL SANTUARIO DI DEMETRA

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della città. Il santuario di epoca herakleiota (a partiredal V secolo a.C.) si sviluppa sopra un santuario arcaico,che invece doveva trovarsi in posizione extraurbana ri-spetto alla città di Siris.

Fig. 6: Ricostruzione tridimensio-nale del santuario nel IV secolo a.C. (M. Leckschmidt-B. Otto): gliedifici arcaici erano posizionatiprobabilmente sotto il sacello piùalto e quello più basso.

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Fig. 16: Statuetta a mezzo busto di divinità arcaica(seconda metà del VI secolo a C.).

Fig. 17: Statuetta a mezzo busto di divinità classica(prima metà del IV secolo a. C.)

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La natura del culto praticato all’interno del santuario rimane grosso modo la stessain epoca arcaica, come in età classica e in seguito ellenistica. Si tratta di un culto legatoall’acqua e alla fertilità.

Già alla fine dell’epoca arcaica le statuette in terracotta ritrovate nel santuario sem-brano mostrare qualche somiglianza formale con quelle di età classica: la dea arcaica (se-conda metà del VI secolo a C.) viene rappresentata a mezzo busto proprio come la dea

IL CULTO

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di datazione classica (prima metà del IV secolo a. C.).Le iscrizioni dipinte sugli orli di alcune hydriai ed i

graffiti incisi su laminette di bronzo indicano Demetracome la divinità principale del santuario e testimonianoche al culto partecipano sia uomini che donne. Sull’orlodi una hydria si legge Zwpur…s[c]oj ¢nšdhc[e] D£matri

(Zopyriskos dedica il vaso a Demetra), e su un’altra ancoraSèdamoj ¢nšqhke D£matri (Sodamos dedica a Demetra).Le dediche, iscritte in dialetto dorico, sulle lamine dibronzo del IV-III secolo a.C., nominano, oltre a Demetra,in un’occasione anche Kore. Kore in greco significa “fan-ciulla“ ed è un appellativo comunemente usato per Per-sefone, figlia di Demetra.

La coroplastica votiva di epoca classica mostra figuredi donne che partecipano al culto portando ceste con of-ferte di prodotti naturali, frutta e dolci. Sono presenti an-che statuette in terracotta di figure maschili, adoranti oforse officianti, che attestano, insieme al ritrovamentonel santuario di ossi animali, che nel santuario vengonocompiuti anche sacrifici cruenti di maiali, uccelli e cani.Il sacrificio di cani è attestato in Grecia e in Magna Gre-

Fig. 18: Orlo di hydria con dedicadipinta a Demetra (IV/III secoloa.C.)- foto e disegno.

Fig. 19: Collo di hydria con de-dica e fiaccola a croce (IV/III se-colo a.C.) - foto e disegno.

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Fig. 20: Statuetta in terracotta che rappresenta una figura femminile,forse un’adorante o una sacerdotessa che porta sulla testa un cestino

con offerte (IV-III secolo a.C.).

Fig. 21: Statuetta in terracotta cherappresenta una figura maschile,forse un adorante o un sacerdote,

con un cane per il sacrificio(IV secolo a.C.).

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Fig. 22: Busto di Demetra o Perse-fone con il polos, la corona delledee (prima metà IV secolo a.C.).

cia: si tratta di un sacrificio catartico, ovvero con caratteredi purificazione, destinato alle divinità ctonie.

Gli ex voto che ricorrono con maggior frequenza nelsantuario di Demetra sono i rilievi in terracotta a mezzobusto, con un’espressione seria e maestosa. Felice GinoLo Porto definisce questo tipo di ex voto come “veraplacca fittile a rilievo, in cui l’immagine ieratica di De-metra, come in molte raffigurazioni vascolari delle divi-nità infere, è resa a mezza figura quasi a significare il suosorgere dalle viscere della terra.” Anche la statua di cultonel santuario di Demetra a Tebe si presentava in forma dimezzo busto.

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Fig. 58: La Madonna diAnglona portata in proces-sione davanti alla chiesa.

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Il culto bipolare di Demetra e della cerchia di divinità che l’accompagna, unisce la vitaultraterrena con quella terrena e con quella celeste. Unisce il cielo e la terra, la morte ela rinascita. Una sopravvivenza di tale pensiero religioso si può ritrovare nella festa cheha luogo ogni anno agli inizi di settembre alla chiesa di Santa Maria d’Anglona. AncheMaria, madre di Cristo, offre gioia ai mortali e agli immortali. L’8 settembre la statua diMaria viene prelevata dalla chiesa e portata in processione per benedire gli uomini e laterra circostante.

LA SOPRAVVIVENZADEL CULTO

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Durante la festa di Santa Maria d’Anglona vengonovenduti piccoli cestini ricolmi di frutti, chiamati le “cestedella fortuna”, molto simili ad un cesto ritrovato proprionel santuario di Herakleia. Secondo le ricerche di UteKurz nel cesto dal santuario di Demetra potrebbero es-sere rappresentate delle ghiande, un frutto usato nonsolo come cibo per i maiali. Alcune varietà di ghiande ve-nivano consumate anche dagli uomini come sostitutodel pane, prima di scoprire la coltivazione del grano. Secotte o abbrustolite, le ghiande perdono comunque illoro sapore amaro. In questomodo il cestino ritrovato nelsantuario potrebbe essere un’offerta a Demetra come rin-graziamento per aver donato agli uomini il grano, un cibomigliore delle ghiande, come narrato da Ovidio “Cerere-nome latino della dea Demetra- invitò per prima l’uomoad un alimento migliore mutandogli le ghiande con uncibo più adatto” (Fasti I, IV, 401-402)

Durante la festa di SantaMaria d’Anglona, le donne ri-cevonomazzi di spighe intrecciate che servono a portarein casa il magico potere della Madonna, ma anche quelloantico di Demetra, donando fertilità e una prole sana.Proprio come in passato, anche ai nostri giorni, la spigadi grano simboleggia per i fedeli la fertilità della naturae della donna.

Fig. 59: Cesto con frutta secca dalsantuario di Demetra (IV/III se-colo a.C.).

Fig. 60: La “cesta della fortuna”dalla festa di Santa Maria d’An-glona.

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Fig. 61: Mazzo di spighe intrecciate dalla festa di Santa Maria d’Anglona.

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