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Il sentiero della Bellezza La Voce del Leone I.I.S. “Roncalli-Sarrocchi Anno XI n° 7-8 A prile-Maggio 2017

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Il sentiero della Bellezza

La Voce del Leone I.I.S. “Roncalli-Sarrocchi

Anno XI n° 7-8 Aprile-Maggio 2017

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IN QUESTO NUMERO:

4 Storia delle Muse

2 Editoriale 7-8 Melpomene 9-11 La Poesia Lirica

5 Clio,la musa più sapiente

12-13 Il Canto,un'arte divina14-15 Urania16-19 Calliope 20-21 La decima Musa

6Thalia,la musa più simpatica

22 L'undicesima Musa23-24 Keith Haring25-27 Il Romanticismo30 Shawn Mendes

La Voce del Leone

contatti: Facebook.com/giornalinoLaVocedelLeone

Anno XI n° 7-8 Aprile-Maggio 2017 Blog: La-voce-del-leone 1.webnode.it

Le nostre Rubriche: 28-29 Le Grandi Biografie a cura di Daniele Pascale 31 Arte senza “pipponi” a cura di Pietro Vezzaro 32-34 Le interviste del Leone a cura di Caterina Mostacci e Tommy Laurino 35 L'Angolo della Poesia a cura di PIDI

Copertina e terza pagina a cura di Tommy Laurino

Un Viaggio nel Tempo

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Editoriale

Questo ultimo numero esce con grandissimo ritardo,e me ne scuso a nome di tutta la Redazione; ma i nostri lettori sanno che gli ultimi due mesi di scuola sono pesanti ed impegnativi ed anche i nostri giornalisti hanno avuto il loro daffare e mille impegni scolastici da onorare.Tuttavia, il Leone è riuscito a mettere insieme anche questa ultima “fatica” e sta a chi legge giudicare se il risultato è apprezzabile o meno.....speriamo bene!!Il viaggio nel tempo si conclude,almeno per ora,in questo numero e forse vi sareste aspettati che parlassimo di Futuro,dato che per mesi vi abbiamo parlato di epoche passate.....Ebbene,no! Noi del Leone pensiamo “in grande”;guardiamo sempre “avanti”...e il Futuro ci stava decisamente “stretto”. E allora abbiamo puntato su qualcosa di meglio:l'Eternità!Mi spiego....L'Eternità è una “categoria” decisamente poco “umana”,lo riconosco! Essa appartiene ad una dimensione diversa,vogliamo definirla una “cosa divina”?Forse! È vero che l'Arte,l'opera d'arte cioè,è per sua natura destinata all'eternità? Non è così?! Infatti, l'ingegno umano ha ,per secoli e continua tuttora, creato dei capolavori. Vogliamo parlare di Dante Alighieri,di Raffaello Sanzio,di Filippo Brunelleschi,di Giuseppe Verdi......? L'elenco è decisamente troppo lungo ed anche complicato da fare,e così ragionando tra di noi abbiamo puntato tutto sull'Arte o ,per meglio dire, sulle Arti.Tutte le Arti,quelle del “passato” e quelle del “futuro” e abbiamo costruito questo numero sulle creature che ,da sempre, le hanno ispirate:le Muse!Le Muse,lo sapete,sono tradizionalmente nove,ma la Modernità ne ha aggiunte altre due e sfogliando il giornale capirete quali sono.Non voglio anticiparvi nulla;vi lascio con la curiosità e poiché siamo,ormai, a Giugno vi auguro di trascorrere delle buone vacanze e vi do appuntamento a Settembre.Ah,dimenticavo...Buona lettura.

Patrizia Davini

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E mo' copiami!!!!

Ritratto di Leone policromo

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La Storia delle MuseLe muse hanno origini greche ed erano venerate per le loro varie arti. Erano le figlie di Zeus e di Mnemosýne (la dea della Memoria) e la loro guida era Apollo.

Il tratto tipico delle Muse è quello di divinità del canto e delle danze gioconde, e in tale vesti sono spesso rappresentate in poesia mentre mettono in musica e versi storie quali l'origine del mondo, la nascita degli dei e degli uomini, le imprese di Zeus. Nelle rappresentazioni più antiche, legate alla pittura vascolare, appaiono come accompagnate dai vari strumenti.Solo in secondo momento, oltre alla gioia della danza, del canto e della musica, vennero loro associate tutte le espressioni canore e musicali, comprese quelle tristi e funebri. A partire dall'epoca ellenistica si assiste dunque alla specializzazione di ciascuna musa nei vari generi, in modo che potessero essere invocate singolarmente per esercitare la loro ispirazione e protezione. I loro nomi erano:-Clio, colei che rende celebre, musa della Storia-Euterpe, colei che rallegra, musa della Poesia lirica-Thalia, colei che è festiva, musa della Commedia-Melpomene, colei che canta, musa della Tragedia-Tersicore, colei che si diletta nella danza, musa della Lirica corale e poi la Danza-Erato, colei che provoca desiderio, musa della Poesia amorosa-Polimnia, colei che ha molti inni,musa del Canto sacro-Urania, colei che è celeste, musa dell'Astronomia-Calliope, colei che ha una bella voce, musa della Poesia epica

In epoca moderna si sono aggiunte altre due muse:- La decima musa ,quella delle Arti Cinematografiche - L'undicesima non ha ancora una fisionomia definita e sembra sia l'ispiratrice, per alcuni, della pubblicità, per altri, dell'informatica o della multimedialità.

Andrea Verdiani

Raffaello Sanzio: Il Parnaso (Stanze Vaticane)

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Clio,la musa più sapiente

Le Muse erano anche soprannominate “Eliconie” poiché la loro sede era il monte Elicona, oppure “Aonie”, poiché la Beozia (ove è situato il monte Elicona) fu abitata dagli Aoni. Esse rappresentavano l'ideale supremo dell'Arte. Erano guidate da Apollo, danzavano e cantavano alle feste degli dei e degli eroi. Sedevano spesso presso il trono di Zeus cantandone le imprese e narrando le storie dei grandi dei e degli eroi. Erano infatti le depositarie della memoria (grazie alla madre Mnemosine) e del sapere (grazie al padre Zeus).

Clio, considerata la protettrice della Poesia Epica e della Storiografia, viene rappresentata con in mano una tavoletta su cui scrivere, una pergamena ,oppure un libro, e porta una corona d'oro sul capo. Era la maggiore e la più saggia delle Muse, nonché la più sicura di sé. Fece da giudice nella disputa su Adone tra Afrodite e Persefone, decidendo che ognuna trascorresse con lui la stessa quantità di tempo. Amante delle arti come tutte le muse, e in particolare della Storia, Clio è estremamente sapiente. E forse proprio questa sua sapienza la rende anche una musa calma e pacata. Clio, essendo la musa della Storia, ha il dono di trasmettere agli umani che la invocano, ricordi lontani di fatti e di personaggi. Proprio per

questo molti scrittori si affidano a lei, oltre che a sua sorella Calliope, per assicurarsi di ricevere ricordi nitidi e precisi di fatti accaduti anticamente.

Una leggenda vuole che Orfeo fosse nato dall'unione tra la musa Clio ed Apollo, il dio della Musica. Un'altra leggenda narra che Giacinto, il bellissimo giovane, fosse figlio di Pìerio e della musa Clio. In oltre si dice che dopo un alterco con Afrodite, quest'ultima per punizione l'abbia fatta innamorare di Pierio (re di macedonia). Dalla loro unione discenderebbero Giacinto, Imene e Ialemo. Queste vicende contrastano con il fatto che esse fossero eternamente vergini. L'unica sicurezza che si ha sul conto della bella e misteriosa musa è che ebbe il figlio Reso dal dio fluviale della Macedonia, Strimone. Per il resto, la sua vita è circondata da un sottile velo di mistero, così come ,del resto, quella delle sue sorelle muse.

Roberta Santonastaso

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Thaliala musa più simpatica e gioiosa

La Commedia è uno dei generi teatrali e cinematografici che preferisco e può sembrare semplice, ma non l'ho è. La Commedia si sviluppa nell'ambito del gioco dei personaggi, delle storie e del divertimento con l'utilizzo di scene “mondane”, che poi diventeranno il fulcro di vere e proprie scene teatrali. L'unica regola che deve essere applicata nella Commedia è il non esagerare.L'esagerazione porta lo spettatore a non divertirsi più, anzi, a trovare il tutto fin troppo ridicolo e noioso.E ora stavo pensando fra me e me... Perché noi Italiani prediligiamo le commedie? E poi il colpo di genio....ecco la risposta: «Dalla musa Talia».Talia non è un semplice musa, ma la musa della Commedia e della Gioia.

Lei viene sempre raffigurata con una corona di edera, con una maschera teatrale in mano (utilizzata per amplificare il suono della voce e per rappresentare alcuni eroi o protagonisti delle storie) e dallo spirito gaio (felice) e compiaciuto. Insomma Talia è una musa che non basa tutto sulla sua bellezza. Anzi! Preferisce farsi vedere così com'è: una ragazzina che ama il gioco e l'utilizza per creare ,a proprio piacimento, i personaggi e giocare con le loro storie, come in un teatro (rappresentato dal sipario, da cui sbuca Talia mostrando dalle quinte uno spettacolo in scena). P.S. Consiglio caldamente,se si è giù di morale, di guardare una commedia fatta bene(come i primi film di “Aldo,Giovanni e Giacomo” o siparietti di commedianti, che possono essere il comico spendaccione Crozza o la grande Litizzetto.

Pietro Vezzaro

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Melpomene la musa della tragedia greca

Nella mitologia greca, le muse sono nate dall'unione di Zeus con Mnemosine ,dea della memoria, figlia di Urano e di Gaia .Zeus si unì a lei per nove notti di seguito e in un anno furono concepite le nove muse.Le muse erano legate all'Arte, incarnando ogni suo aspetto e, in particolare, la Musica, considerata come la prima di ogni ideale artistico.Esse erano depositarie della memoria: con i loro canti e danze tramandavano all'Uomo del futuro il ricordo del passato.Nella mitologia Melpomene rappresentava la musa del Canto e della Tragedia greca.

Spesso raffigurata con uno sguardo grave e con in mano una maschera tragica, uno scettro e un pugnale insanguinato, indicava come la tragedia fosse un'arte difficile che richiedeva un grande ingegno.Secondo un'antica tradizione, dall'unione con il dio Acheloo, figlio di Oceano e Teti, sarebbero nate le sirene: queste ultime, con il loro canto ammaliante, attiravano i marinai conducendoli al fatale destino.Melpomene è inoltre nota per la sua relazione con Dioniso, divinità legata alla Musica. Proprio con i festeggiamenti in onore del dio nacque la tragedia (VI secolo a.C.). A testimonianza di ciò, Aristotele affermava nella "Poetica" che la tragedia deriva da coloro che intonavano il "ditirambo", ovvero un canto corale in

onore di Dioniso nel quale si sussegue un dialogo tra colui che guida (il corifeo) e il resto del coro.Sempre Aristotele sosteneva come la struttura della tragedia si fosse sviluppata con l'aggiunta di un attore, ovvero di colui che interviene per rispondere al corifeo.Secondo una leggenda, il primo ad introdurre il dialogo tra l'attore ed il resto del coro fu Tespi nel 534 a.C. Il coro era preceduto da un prologo ed era caratterizzato da parti recitate. Si può facilmente comprendere ,quindi, che la tragedia antica non fosse una forma puramente letteraria, ma fosse contraddistinta da una base musicale, l'essenza della tragedia stessa.

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La tragedia raggiunse il suo punto di maturità con le produzioni teatrali di: Eschilo, Sofocle ed Euripide.Con Eschilo venne introdotto un secondo attore e con Sofocle un terzo; talvolta era

presente un quarto attore, il quale però rimaneva muto.Gli attori recitavano anche le parti femminili e indossavano una maschera; per quanto concerne il coro, questo era composto da quindici coreuti e il corifeo volgeva sempre la faccia agli attori.Mentre con Eschilo il corifeo assunse un ruolo al pari di quello dell'attore, con Sofocle perdette di importanza pefino a divenire estraneo all'azione con Euripide.La scena cambiava di rado, in quanto lo sfondo in legno o in muratura costituiva un'ostacolo difficile da rimuovere. Si ricorreva pertanto ad effetti scenici e all'utilizzo di appositi strumenti, quali ad esmpio le quinte girevoli che,

durante il periodo ellenico, permisero il cambiamento di scenario.L'opera tragica era caratterizzata da una sequenza di atti: innanzitutto con il prologo (discorso introduttivo) si iniziava l'azione drammatica.

Seguiva la parodo, ovvero il momento in cui il coro faceva il suo ingresso intonando l'inizio del canto. Le parti interpretate dagli attori costituivano gli episodi, intervallati dall'uscita di scena di questi ultimi e dal canto del coro.La scena finale prendeva il nome di esodo ed era caratterizzata dall'uscita di scena del coro.Il dialogo lirico tra gli attori e il coro prendeva il nome di "commo".Quando il dialogo tra gli attori era particolarmente intenso e caratterizzato da un continuo botta e risposta di un solo verso per personaggio, si aveva la "sticomitia".

Deana Xhaferi

Eschilo

Sofocle

Euripide

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La Poesia LiricaPoesia lirica è un genere letterario che esprime in modo soggettivo il sentimento del poeta ed attraversa epoche e luoghi vastissimi.

Nell'antica Grecia, la poesia lirica era quella che si differenziava dalla poesia recitativa per il ricorso al canto o all'accompagnamento di strumenti a corde come la lira.Ai grammatici alessandrini si deve il canone dei più illustri rappresentanti del genere lirico; costoro operarono una scelta tra gli autori di composizioni intonate sulla cetra da una sola persona e quelli guidati da un gruppo corifeo.Nella lirica monodica vengono così inclusi ,tra gli eccelsi, Alceo, Saffo, Anacreonte; mentre nella lirica corale, Alcmane, Stesicoro, Ibico, Simonide, Bacchilide, Pindaro.

Rifacendosi al significato letterale dell'aggettivo "lirico", gli alessandrini tralasciarono gli scrittori di elegie, come Tirteo, Mimnermo, Solone; o di giambi, come Archiloco e Ipponatte. Infatti i giambi e le elegie venivano recitati e l'elegia era anche accompagnata da un sottofondo di flauto.

La poesia greca di questi due secoli è accomunata da due caratteristiche: la prima consiste nel fatto che l'autore, si muove al suo interno con estrema libertà ; la seconda si distingue per la sua oralità. Lo stile si distingue per la rapidità dei periodi ben allineati e senza difficoltà sintattiche e per le molte metafore destinate a rimanere incise nella memoria.

Vi sono componimenti, dedicati agli dei (inni), in onore di Dioniso o di Apollo. Alle divinità femminili vengono dedicati i parteni; i vincitori di gare vengono esaltati negli epinici e l'ospite patrono negli encomi.

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I treni e gli epicedi sono riservati alle consolazioni funebri e ai compianti; gli epitalami e gli imenei alle nozze; gli scolii ai banchetti; alle danze mimiche gli iporchemi e alle processioni i prosodi. Non vi sono delimitazioni, per cui ogni poeta può spaziare in più campi e utilizzare i moduli di un componimento anche in un altro. L'elegia e il giambo, sono caratterizzati da serie continuate di versi, dagli esametri e pentametri dattilici ai trimetri giambici e ai tetrametri trocaici. La melica monodica non va oltre l'aggruppamento di strofe composte da quattro versi, mentre quella corale procede per stanze, strofe, antistrofe ed epodi.

Nella lirica monodica il linguaggio è il dialetto dello scrittore, mentre la lirica corale preferisce usare il dorico, considerato linguaggio letterario internazionale.Dopo il V secolo a. C. la lirica subisce una grande trasformazione ad opera degli alessandrini che compongono carmi raffinati destinati a persone colte.

I poeti romani prendono spunto dai lirici greci e dagli alessandrini però le strutture e i temi sono differenti, come si può constatare in Catullo, Orazio, Properzio e Ovidio.

L'opera di Catullo è composta da canti diversi l'uno dall'altro e basata su una molteplicità di ritmi metrici e di contenuti che spaziano dall'epopea amorosa a quella mitologica.

L'opera di Orazio si sviluppa in due dimensioni: da un lato le Satire e le Epistole, componimenti in esametri di ispirazione moralizzante; dall'altro le odi, i canti lirici dedicati alla virtù romana e all'amore. Analizzando la poesia di Orazio si constata la differenza tra il mondo greco e quello romano; mentre per i greci la lirica, va oltre le definizioni fissate dalla scuola, in campo latino essa diventa una vera e propria categoria, tanto da essere preceduta da una prefazione in prosa.

Properzio compose quattro libri di Elegie, narranti amori contrastati e impossibili. Ovidio scrisse Elegie e libri dedicati alla pratica dell'amore, oltre ad Epopee cosmogoniche.

Esiste un patrimonio di liriche nella letteratura cinese antica che dà inizio a un periodo vastissimo che inizia con la grande raccolta intitolata Libro delle Odi, i cui componimenti datano dal 1753 a. C. al 600 a. C. La composizione di questo tipo di poesia prosegue, fino al XIII secolo. Il Libro delle Odi è uno dei "cinque classici", dei quali fa parte anche il notissimo "Classico delle Mutazioni", sopravvissuti all'oblio e alle distruzioni ideologiche ad opera del primo imperatore Qin. L'inserimento di questo e di altri libri nel canone della grande letteratura cinese antica avvenne durante la Dinastia Han (206 a. C. - 221 d. C.). Secondo gli intellettuali, le poesie sono di Confucio stesso.

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La lirica occidentale moderna va dalla seconda metà dell'XII fino al primo quarto del XIII e nasce in Provenza dove fiorisce la poesia dei trovatori che cantavano la gioia dell'amore e ,in particolare, il fin'amor (l'amore perfetto).I provenzali accompagnano le poesie con il liuto ed elaborano particolari metri, come la ballata, il discordo, l'alba, la pastorella che esaltano la forma musicale della composizione.

Il motivo principale è il vagheggiamento della donna innalzata e sublimata in pura "femminilità" che influenzerà tutta la successiva lirica, dal Minnesang tedesco fino agli stilnovisti e a Petrarca.

In età moderna, per il tramite del Medioevo, è giunta a noi l'interpretazione del genere letterario impostata dagli autori latini, cioè quella di una poesia che esprime emozioni e sentimenti soggettivi. La lirica europea del XVIII secolo è influenzata dalla cultura e dal gusto dell'Illuminismo, con la sua fede nella ragione, ma anche con grandi concessioni al sentimento; dalla seconda metà del secolo ,invece, nuovi fermenti si manifestano, ponendo al centro dell'arte le attività fantastiche, sentimentali e religiose e facendo trionfare le passioni e il culto per il Medioevo. Al Romanticismo seguono altre correnti letterarie tra le quali contiamo anche il Decadentismo che scopre le sensazioni pure e immediate, l'inconscio sotterraneo alla ragione, il gusto dei misteri dell'uomo e delle cose, il Simbolismo.

Il Surrealismo tutto proteso verso quella verità che sfugge alla coscienza ma che è insita nelle cose apporta un'altra ventata di innovazione alla lirica europea.

Fabrizio Giacomini

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Il Canto,un'arte divina

Le Muse rappresentano nell'Antichità le creature divine preposte al canto ed alle Arti.Apollo era il loro protettore, quindi venivano invitate alle feste degli dei e degli eroi perché allietassero i convitati con canti e danze, spesso cantando insieme. Spesso omaggiavano Zeus, loro padre, cantandone le imprese.

Nel canto, inteso come racconto storico musicato, le Muse erano superiori a qualsiasi umano poiché conoscevano alla perfezione non solo il passato e il presente, ma anche il futuro.

Il loro canto più antico fu quello rivolto alla vittoria degli dei contro la rivolta dei titani Allietavano ogni festa con il loro canto, si ricordano di loro nel caso delle nozze di Cadmo e Armonia e Teti e Peleo che si lamentarono per la perdita del prode Achille,loro figlio, per diciassette giorni e diciassette notti.

Le muse sono "preposte all'Arte in ogni campo",e chiunque osasse sfidarle veniva punito in maniera severa: le sirene furono private delle proprie ali, utilizzate poi dalle stesse Muse per farsene delle corone.

Le Pieridi, nove come le muse, le sfidarono al canto, chiedendo in caso di vittoria le fonti sacre alle avversarie dopo la prova delle Pieridi fu Calliope a partecipare per le muse e dopo un lungo canto vinse e le donne vennero tramutate in uccelli. Anche Dante Alighieri nella Divina Commedia parla di loro e ricorda questo episodio.

La loro magnificenza incantò Pireneo, che, dopo aver conquistato la Daulide e parte della Focide, morì al loro inseguimento. Fu Apollo a convincerle ad abbandonare la loro antica dimora, il monte Elicona portandole a Delfi,da tale affinità l'epiteto del dio Musagete. Altre divinità a loro collegate erano Ermes e Dioniso.

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Il canto,quindi, è l'espressione più alta delle Muse e nel corso dei secoli ha suscitato l'interesse di molti e artisti di ogni epoca si sono cimentati in questa arte.

Ora,però, voglio parlare dell'argomento da un punto di vista tecnico e comincerò definendone il termine: Il canto è l' emissione, tramite la voce, di suoni ordinati per ritmo e altezza che formano una melodia.

Il canto si articola su un testo,anche se non necessariamente ; il duplice canale di comunicazione rende la voce dello strumento musicale naturale più duttile, capace di produrre sull'Uomo effetti più “profondi” ,che lo toccano nell' animo umano e nella psicologia.

Ci sono diversi tipi di emissione di voce .La voce umana è il suono prodotto nella laringe dalla vibrazione delle corde vocali per effetto dell' aria espirata dai polmoni mediante l'occlusione della glottide.

Il timbro vocale è influenzato principalmente dalle caratteristiche morfologiche delle corde vocali, ma anche dalla conformazione del viso (dove risuona la voce) e del fisico in generale. Come sanno bene coloro che usano professionalmente la voce, il timbro vocale può essere artefatto; gli imitatori, ad esempio, studiano le caratteristiche vocali del personaggio da imitare proprio e ne riproducono le particolarità sfruttando la duttilità del loro organo vocale. A seconda del modo in cui la voce viene prodotta si possono distinguere diversi tipi di emissione.Infatti ,tra la voce di petto e quella di falsetto, esistono varie emissioni intermedie che sfruttano prevalentemente il registro di petto per i suoni gravi e quello di testa per le note acute e di questo ne sanno qualcosa coloro che studiano canto lirico.

Per finire aggiungo che il canto è un'attività che si può fare da soli o con altri,in questo ultimo caso si parla di “coro”,cioè di un gruppo di cantanti che cantano insieme.

Jonathan De Luca

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Urania: colei che è celeste

L'Astronomia

Il termine 'astronomia' deriva dal greco e significa “leggere le stelle” ed è una scienza, studiata fino dai tempi antichi quando era molto collegata alla religione. L'Astronomia non va confusa con l'Astrologia, una pseudoscienza la quale sostiene che il moto apparente del Sole e dei pianeti nello zodiaco influenzi in qualche modo gli eventi umani, personali e collettivi. All'inizio della sua storia, l'Astronomia si occupò unicamente dell'osservazione e della previsione dei movimenti degli oggetti celesti ,e sulla loro origine, che potevano essere osservati ad occhio nudo dall'uomo. In alcuni luoghi, le prime civiltà costruirono enormi manufatti che avevano probabilmente scopi astronomici, oltre che essere usati a fini cerimoniali;ne è un esempio famoso Stonehenge. Di particolare importanza fu l'applicazione all'astronomia della matematica, che ebbe inizio con i Babilonesi che fondarono le basi per le tradizioni riprese successivamente da altre civiltà. Essi scoprirono ,tra l'altro, che le eclissi lunari ricorrevano secondo un ciclo ripetitivo conosciuto come ciclo di Saros. L'Astronomia, per lo più stagnante nell'Europa medievale, fiorì nel mondo arabo grazie alla realizzazione dei primi osservatori astronomici già nel IX secolo. Durante il Rinascimento, Niccolò Copernico teorizzò l'esistenza di un sistema eliocentrico (non fu il primo a proporre l'ipotesi di un sistema con al centro il Sole, ma di certo il primo ad

argomentare in maniera scientifica la sua teoria). Il suo lavoro fu difeso, sviluppato e corretto da Galileo Galilei e Keplero. Quest'ultimo fu il primo astronomo a fornire leggi che descrivessero correttamente i dettagli del movimento dei pianeti intorno al Sole, anche se non comprese le cause fisiche delle sue scoperte, chiarite in seguito da Newton ,che elaborò i principi della Meccanica Celeste e la Legge di Gravitazione Universale, eliminando completamente la distinzione tra i fenomeni terrestri e fenomeni celesti. Tra le altre cose Newton inventò anche il telescopio riflettore. L'esistenza della nostra galassia, la Via Lattea, e la comprensione che essa fosse un ammasso isolato di stelle rispetto al resto dell'Universo, fu provata solamente nel XX

secolo, assieme alla scoperta dell'esistenza di altre galassie.

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Molto presto, grazie all'utilizzo della Spettroscopia, ci si accorse che molti oggetti presentavano “redshift”, ossia uno spostamento dello spettro verso il rosso, rispetto a quanto ci si attendeva. Questo era spiegabile solo con l'effetto Doppler, che fu interpretato come una differenza di moto negativa, ovvero di allontanamento rispetto al nostro pianeta. Venne formulata allora la teoria dell'espansione dell'Universo. L'Astronomia Teorica portò a speculazioni sull'esistenza di oggetti, come i buchi neri e le stelle di neutroni, che furono usati per spiegare alcuni fenomeni osservati, come quasar, pulsar, blazar e radiogalassie. In Astronomia, il metodo principale per ottenere informazioni richiede la rilevazione e l'analisi di radiazioni elettromagnetiche. Una divisione tradizionale dell'astronomia è data seguendo le differenti regioni osservate dello spettro elettromagnetico. Alcune parti dello spettro possono essere osservate dalla superficie terrestre, mentre altre

parti sono osservabili solo ad alta quota o al di fuori dell'atmosfera terrestre, in quanto l'analisi da Terra di diversi tipi di radiazione (infrarosse, raggi X, raggi gamma.) risulta penalizzato dall'assorbimento atmosferico. Tuttavia, anche nel vuoto è difficoltoso separare il segnale dal "rumore di fondo", ossia dall'enorme emissione infrarossa prodotta dalla Terra o dagli stessi strumenti. Uno dei rami più antichi dell'astronomia, e di tutta la scienza, è la misura delle posizioni in cielo degli oggetti celesti. Storicamente, la conoscenza precisa delle posizioni di Sole, Luna, pianeti e stelle è stata essenziale nella navigazione astronomica (l'uso di oggetti celesti come guida per la navigazione) e nella realizzazione di calendari. Misurare la distanza dei pianeti ci ha fatto capire le perturbazioni gravitazionali e la capacità di determinare le posizioni passate e future dei pianeti con grande precisione ha portato alla nascita della meccanica celeste. In tempi recenti il monitoraggio di questi oggetti ci aiuterà a prevedere incontri ravvicinati o possibili collisioni con oggetti come asteroidi o comete.

Daniele Pascale

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Calliope: la musa più dolce

Calliope era la sorella maggiore e più saggia fra le muse, nonché la più sicura di sé, e presiedeva alla poesia epica.I suoi simboli sono lo stilo e le tavolette di cera. Talvolta viene rappresentata con un rotolo di

carta ,oppure un libro, e porta una corona d'alloro sul capo. Calliope è conosciuta come la Musa di Omero, l'ispiratrice dell'Iliade e dell'Odissea.La poesia epica (dal greco épos, racconto) nasce e trova motivo di sviluppo nell'esigenza, comune a tutti i popoli, di conservare nel tempo la memoria delle proprie vicende e trasformarle in patrimonio comune. Essa è innanzitutto la narrazione degli eventi nei quali un popolo riconosce le sue radici; ma diviene anche lo strumento con cui celebrare il sentimento di appartenenza

al proprio gruppo. Non è un genere letterario esclusivo della civiltà greca, ma è presente nel patrimonio storico e culturale di molti popoli. Dall'antico poema mesopotamico che ha come protagonista l'eroe Gilgamesh, alla sterminata narrazione indiana del Mahabharata, alle grandi saghe appartenenti alle popolazioni germaniche, fino alla Gerusalemme liberata di Tasso o al Kalevala ottocentesco dello svedese Lönnrot, appare evidente come un unico filo leghi ciascun popolo ai miti delle proprie origini e come il bisogno di riconoscersi in una comune identità generi poesia.

Parlando di epica non potevo non parlare del poeta per eccellenza,Omero.

La biografia tradizionale di Omero che può ricostruirsi dalle fonti antiche è probabilmente fantasiosa. I tentativi di costruire una biografia di quello che si è sempre ritenuto il primo poeta greco sono confluiti in un corpus di sette biografie, comunemente indicate come Vite di Omero. La più estesa e dettagliata è quella attribuita, con tutta probabilità erroneamente, ad Erodoto, e perciò definita Vita Herodotea.

Una parte notevolmente importante nella tradizione biografica di Omero verteva intorno alla questione delle sue origini. Nell'antichità ben sette città si contendevano il diritto di avergli dato i natali ,prime tra tutte: Chio,Smirne e Colofone; poi Atene, Argo, Rodi e Salamina.

La maggioranza di queste città si trova nell'Asia minore, e precisamente nella Ionia e il dato è interessante poiché la lingua di base dell'Iliade è prprio il dialetto ionico.

Comunque esso attesta soltanto che la formazione dell'epica è probabilmente da collocarsi proprio nelle città ioniche della costa anatolica, e non ci dice nulla sulla reale esistenza di Omero, né tanto meno sulla sua provenienza.

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Secondo Semonide, invece, Omero era di Chio; di certo sappiamo solo che a Chio c'era un gruppo di rapsodi che si definivano “Omeridi”. Inoltre, in uno tra i tanti inni attribuiti ad Omero, l'Inno ad Apollo, l'autore definisce se stesso “uomo cieco che abita nella rocciosa Chio”; si spiegherebbe così, sia la rivendicazione da parte di Chio. Erano queste, probabilmente, le basi della convinzione di Simonide.

Secondo Erodoto Omero sarebbe vissuto quattrocento anni prima della sua epoca, quindi verso la metà del IX secolo a. C.; in altre biografie Omero risulta invece nato in epoca posteriore, perlopiù verso l'VIII secolo a. C. La contraddittorietà di queste notizie non aveva incrinato nei Greci antichi la convinzione che il poeta fosse veramente esistito, anzi aveva contribuito a farne una figura mitica, il poeta per eccellenza.Anche sul significato del nome di Omero si è sviluppata una discussione.

Nelle Vite, si dice che il vero nome di Omero sarebbe stato Melesigene, cioè (secondo l'interpretazione contenuta nella Vita Herodotea) “nato presso il fiume Meleto”, Omero sarebbe quindi un soprannome.Inevitabilmente un'ulteriore discussione si accese sul rapporto

cronologico esistente tra Omero e l'altro cardine della poesia greca, Esiodo.

Come si può vedere dalle Vite, c'era sia chi pensava che Omero fosse vissuto in età anteriore ad Esiodo, sia chi riteneva che fosse invece più giovane, e anche chi li voleva contemporanei. Nell'Agone si racconta di una gara poetica tra Omero e Esiodo, indetta in occasione dei funerali di Anfidamante, re dell'isola di Eubea. Al termine della gara, Esiodo lesse un passo delle Opere e Giorni ,dedicato alla pace e all'agricoltura; Omero uno dell'Iliade consistente in una scena di guerra. Alla fine il re Panede, fratello di Anfidamante, assegnò la vittoria ad Esiodo. C'è da dire che questa leggenda è del tutto priva di fondamento. In conclusione, nessuno dei dati fornitoci dalla tradizione biografica antica ci consente di affermare realmente l' esistenza storica di Omero. Anche per queste ragioni, oltre che sulla base di considerazioni approfondite sulla probabile composizione orale dei poemi omerici, la critica ha da tempo concluso che non sia mai esistito un autore ,di nome Omero, a cui ricondurre nella loro integrità i due poemi maggiori della letteratura greca,l'Iliade e l'Odissea.

A questo punto non mi resta che raccontarvi brevemente la trama di queste due celebri opere. Cominciamo dall' Iliade.

Ambientato ai tempi della guerra di Troia, narra gli eventi accaduti nei cinquantuno giorni dell'ultimo anno di guerra, in cui l'ira di Achille è l'argomento portante del poema. Tradizionalmente datata al 750 a. C. circa, Cicerone afferma nel suo De oratore che Pisistrato ne aveva disposto la sistemazione in forma scritta già nel VI secolo a. C., ma si tratta di questione discussa dalla critica. In epoca ellenistica fu codificata da filologi alessandrini guidati da Zenodoto nella prima edizione critica, comprendente 15.696 versi divisi in 24 libri (ciascuno corrispondente ad un rotolo, che ne dettava la lunghezza).

Omero

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Ai tempi il testo era infatti estremamente oscillante, visto che la precedente tradizione orale aveva originato numerose varianti. Ciascun libro è contraddistinto da una lettera maiuscola dell'alfabeto greco e riporta in testa un sommario del contenuto. Il titolo deriva da Illio, l'altro nome dell'antica Troia, cittadina dell'Ellesponto (e da non confondere con Ilion nell'Epiro). Il poema narra un breve episodio della guerra decennale che una coalizione di principi greci, sotto la guida Agamennone, avrebbe condotto contro la città di Troia per vendicare l'offesa fatta da Paride, figlio del re troiano Priamo, a Menelao col rapimento della moglie di lui, Elena. Tale guerra, secondo le ricerche archeologiche condotte nella Triade da H. Schliemann e W. Dörpfeld, avrebbe un fondamento storico nella distruzione della città, e precisamente del sesto dei nove strati messi in luce dagli scavi, avvenuto circa il 1200 a. C.

“ L'azione si svolge in una cinquantina di giorni. Apollo, adirato contro Agamennone che ha negato al suo sacerdote Crise il riscatto della figlia Criseide, sua schiava, fa scoppiare una pestilenza nel campo greco. Nel corso di una tempestosa assemblea, Achille propone che Criseide sia resa al padre; Agamennone lo minaccia allora di rivalersi su di lui, portandogli via la schiava Briseide, e così fa ,infatti, mentre Achille si ritira dal combattimento. La madre di lui, Teti, ottiene da Zeus la promessa di fare in modo che i Greci debbano dolersi della sua assenza . Il giorno dopo, Agamennone schiera l'esercito e, per metterlo alla prova, propone il ritorno in patria. I soldati aderiscono con troppo entusiasmo alla proposta e corrono verso le navi, a stento trattenuti da Ulisse, che batte il più riottoso di tutti, Tersite. Greci e Troiani decidono di dirimere la contesa con un duello tra Paride e Menelao; durante la tregua Elena, dall'alto delle mura, mostra ai vecchi troiani gli eroi greci. Nel duello Paride sta per soccombere, ma Afrodite lo sottrae miracolosamente al combattimento. La tregua, per volere di Atena, è rotta da Pandaro, che ferisce Menelao con una freccia; si riaccende quindi la battaglia, nella quale Diomede dà prova del suo valore. Ettore si reca in città per esortare la madre Ecuba a far voti e preghiere ad Atena e s'incontra con la moglie Andromaca. Tornato in campo, rincuora i Troiani e si batte con Aiace Telamonio; il duello resta indeciso; tregua per il seppellimento dei morti. Gli dei, per volere di Zeus, si astengono dalla battaglia che volge a favore dei Troiani. Un'ambasceria di Ulisse, Aiace, Fenice, cerca invano di placare l'ira di Achille . Durante la notte Ulisse e Diomede escono dal campo greco, s'incontrano col troiano Dolone, uscito anch'esso a esplorare, e da lui hanno notizie intorno alla disposizione del campo troiano e poi l'uccidono. Dopo aver saputo dell'arrivo di Reso ,re dei Traci, ne rapiscono i cavalli . La guerra procede con alterne vicende, ma in complesso è favorevole ai Troiani che respingono i Greci fin sotto le navi e sono sul punto di incendiarle. Patroclo chiede e ottiene da Achille di vestirsi delle sue armi e, con esse entrato nel combattimento, risolleva le sorti dei Greci, finché non è ucciso da Ettore. Intorno al cadavere si accende la mischia,ma Menelao e Aiace riescono a sottrarlo ai Troiani, anche se le armi di Patroclo restano a Ettore. Achille decide di riprendere la lotta per vendicare l'amico e ,su invito di Teti, Efesto fabbrica nuove armi per l'eroe greco. Achille si riconcilia con Agamennone e rientra nella battaglia. Si scontra con Ettore e l'uccide; celebrati i riti funebri in onore di Patroclo; per dodici giorni Achille è straziato e tiene insepolto il cadavere di Ettore finché, per volere di Zeus, lo restituisce a Priamo, venuto segretamente nella sua tenda con l'aiuto di Ermete; il poema termina con la descrizione dei funerali e del compianto di Ettore.”

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Passiamo ora al secondo grande poema omerico,quello dedicato all'eroe di Itaca,Ulisse (Odisseo). Il poema si apre con una assemblea degli dei, riuniti intorno a Zeus, che discutono del destino di Ulisse. “La guerra di Troia, durata dieci anni, si è conclusa con la distruzione della città. Gli eroi sono ritornati alle loro case. Solo Ulisse nove anni dopo la fine della guerra è ancora lontano da Itaca. Approdato dopo varie avventure alla bellissima isola in cui regna la ninfa Calipso, vi rimane prigioniero, trattenuto dalla dea che si è innamorata di lui.Gli dei hanno pietà di Ulisse, che è lontano dalla patria ormai da vent’anni, e inviano Mercurio ad avvertire Calipso di lasciar partire l’eroe. Minerva, intanto, scende in Itaca a consigliare e a incoraggiare Telemaco, il figlio di Ulisse, avvilito per le prepotenze dei Proci che aspirano alle nozze con la madre Penelope.Il giovane intraprende un viaggio a Pilo e a Sparta per cercare notizie del padre presso Nestore e Menelao, entrambi reduci della guerra di Troia. Mercurio, giunto nell’isola di Ogigia, ordina a Calipso di lasciare libero Ulisse. Ulisse parte su una zattera, ma una tempesta scatenata da Poseidone lo fa naufragare sulle coste della terra dei Feaci dove incontra Nausicaa, figlia del re Alcinoo, che lo guida alla reggia.Nel corso di un banchetto in suo onore, sentendo narrare dall’aedo Demodoco la caduta di Troia, Ulisse si commuove e piange rivelando la sua identità.Narra ,quindi, le sue avventure: dall’incontro con i Ciconi, un popolo inospitale e feroce; a quello coi lotofagi, mangiatori del fiore di loto che fa dimenticare il passato; fino a quello col ciclope Polifemo, un gigante, figlio di Poesidone con un occhio solo in mezzo alla fronte, a cui riesce a sfuggire grazie alla sua astuzia. Il racconto prosegue con la sosta presso Eolo, re dei venti, che gli dona un otre in cui sono imprigionati i venti contrari.Già in vista della patria, i compagni di Ulisse aprono l’otre liberando i venti che scatenano una tempesta. Dopo altre avventure, Ulisse e i compagni superstiti approdano all’isola della maga Circe che,tranne Ulisse, li trasforma in porci. Dopo un anno di permanenza presso Circe, l'eroe si reca nel regno dei morti dove incontra le ombre della madre, di Agamennone e di Achille e riceve dall’indovino Tiresia consigli utili per il suo ritorno in patria. Dopo aver narrato le avventure con le Sirene, creature dolcissime che ammaliano i marinai con il loro canto e li fanno naufragare. Ulisse racconta l’approdo nell’isola di Trinacria (la Sicilia).Per colpa dei suoi compagni,che hanno ucciso e mangiato alcuni buoi sacri al Sole, il dio Apollo scatena una tempesta. Dal naufragio si salva solo Ulisse che, sbattuto sulla spiaggia dell’isola Ogigia, viene accolto dalla ninfa Calipso col cui rimane otto anni. Terminato il racconto i Feaci lo riportano in patria. Ulisse, trasformato da Atena in un vecchio mendicante, raggiunge la capanna del fedele servitore Eumeo che non lo riconosce e si lamenta della potenza dei Proci che insidiano Penelope.Qui incontra Telemaco, al quale gli rivela la sua identità e progetta con lui la vendetta. Sotto le spoglie di mendicante, si reca alla reggia dove solo il vecchio cane Argo lo riconosce. Insultato e percosso, si intrattiene con Penelope che non lo riconosce e impone alla vecchia nutrice Euriclea, che invece lo ha riconosciuto, di non rivelare la sua identità. Penelope ha tenuto a bada i Proci, pretendenti alla sua mano, promettendo di scegliere uno di loro come sposo, non appena avesse finito di tessere una tela per il suocero. Penelope propone ai Proci una gara con l’arco di Ulisse: chi riuscirà a tenderlo e a far passare una freccia attraverso gli anelli di dodici scuri otterrà la sua mano. Nessuno dei Proci ci riesce e quando tocca al falso mendicante inizia la vendetta di Ulisse che uccide tutti i pretendenti aiutato da Telemaco, Eumeo e dal pastore Filezio. La storia si conclude con l'abbraccio di Penelope e del padre Laerte”, Andrea Verdiani

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La decima musa: il Cinema

Stanley Kubrick “Se può essere scritto, o pensato, può essere filmato”

Nato a New York, il 26 luglio 1928,il grande regista scoprì precocemente la sua passione di stare dietro all'obiettivo all'età di tredici anni, quando il padre gli regalò una macchina fotografica. A diciassette venne assunto come fotografo dall'importante rivista 'Look' e iniziò così la sua carriera.

Stanley ,oltre la fotografia, amava il jazz e gli scacchi,ma la sua più grande passione era il Cinema, e i registi che più stimava sono Max Ophuls e Fritz Lang.

A 21 anni diresse il suo primo cortometraggio Day of the fight, un documentario dedicato al pugile Walter Cartier.Negli anni seguenti produsse in proprio, anche grazie all'aiuto di amici e parenti, altri corti e mediometraggi, finché ,nel 1955, con Il bacio dell'assassino suscitò l'interesse di Sterlyng Hayden, che convinse la United Artists a finanziare

il suo film Rapina a mano armata.Nel 1957, collaborò per la prima volta con Kirk Douglas, all'epoca già famosissimo, in Orizzonti di gloria , un film fortemente antimilitarista. E con Spartacus (1960), la coppia Kubrick-Douglas ottenne sette candidature all'Oscar, aggiudicandosene alla fine quattro.

Durante la sua lunga carriera si è divertito ad attraversare generi diversi. Dallo scandaloso Lolita (1962), al pilota che cavalca la bomba de Il dottor Stranamore, ovvero come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba (1964).

Per lui la musica assomigliava a un film più di quanto gli assomigli la Letteratura che ,comunque,viene utilizzata con maestria nei suoi film per scatenare forti emozioni.

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Come la musica di Strauss per 2001: Odissea nello spazio, o la canzone rubata da Singing in the rain dal cattivo Alex di Arancia meccanica (1971), e la marcetta di Topolino cantata dai marines nel Vietnam in Full Metal Jacket (1987).Barry Lyndon (1975) è un capolavoro, per quanto riguarda la scrupolosa fotografia, dove decide di utilizzare solo la luce naturale o quella prodotta da centinaia di candele e di lumi ad olio. Questa cura maniacale per i dettagli lo portarono a dedicare tempi lunghissimi alla realizzazione di un film, ma che lo rese anche uno

dei registi più apprezzati di sempre.

Un'abitudine che ha conservato durante tutta la sua carriera è stata quella di ispirarsi a magnifici romanzi, come per “Shining” (1980) di Stephen King o “Traumnovelle” di Arthur Schnitzler utilizzato per il suo ultimo film Eyes Wide Shut

(1999).Si è spento nella sua villa di Harpenden (Regno Unito) ,il 7 marzo 1999, a causa di un infarto.

Famose sono alcune battute di altrettanti suoi celebri film,vi ricordiamo le più “cool”:

“E d'un tratto capii che il pensare è per gli stupidi, mentre i cervelluti si affidano all'ispirazione!” ( da “Arancia meccanica”)

“all work and no play makes a dull boy” ( da “Shining”)

“I morti sanno solo una cosa: che è meglio essere vivi.” ( da “Full metal jacket”)

“Prima sparare poi chiedere spiegazioni” ( da “Il Dottor Stranamore”)

Ceccarelli Rosa

Perciante Hydra

Shoraj Jennifer

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L' Undicesima Musa

La POP ARTLa Pop Art nacque ,dall’ incontro tra arte e cultura, negli Stati Uniti, intorno alla metà degli anni Cinquanta con le prime ricerche di Robert Raushenberg e di Jasper Johns.

Robert Rauschenberg è stato un fotografo e pittore statunitense vicino alla pop art anche senza, però, mai aderirvi realmente. Jasper Johsns è un pittore statunitense e il maggiore esponente del New Dada.

Questa nuova forma d'arte popolare, rivolge la propria attenzione agli oggetti, ai miti e anche ai linguaggi della società dei consumi e si è posta la sfida di cambiare i vincoli della vecchia tradizione artistica includendo l'immaginario dalla cultura popolare come la pubblicità e le notizie Il concetto di pop art si riferisce non tanto all'arte stessa, quanto piuttosto agli atteggiamenti che la

determinano. Atta a criticare il consumismo che si diffondeva negli anni sessanta, la pop art guarda, invece, al mondo esterno, al complesso di stimoli visivi che circondano l'uomo contemporaneo: il cosiddetto "folclore urbano". È infatti un'arte aperta alle forme più popolari di comunicazione: i fumetti, la pubblicità, i quadri riprodotti in serie. La sfrontata mercificazione dell'uomo moderno, l'ossessivo martellamento pubblicitario, il consumismo, il fumetto, sono i fenomeni dai quali gli artisti della Pop Art si inspirano. In altre parole, la pop art attinge i propri soggetti dall'universo del quotidiano – in specie della società americana. La rappresentazione degli hamburger, delle auto, dei fumetti si trasforma presto in merce. Ciò nonostante gli artisti che hanno fatto parte di questo movimento hanno avuto un ruolo rivoluzionario introducendo nella loro produzione l'uso di strumenti e mezzi non tradizionali della pittura, come il collage, la fotografia, il cinema, il video e la Musica dalla quale gli stessi Beatles per alcune canzoni hanno trovato ispirazione. L'appellativo "popolare" deve essere inteso però non come arte del popolo o per il popolo, ma più puntualmente come arte di massa. E poiché la massa non ha volto, l'arte che la esprime deve essere il più possibile anonima: solo così potrà essere compresa e accettata dal maggior numero possibile di persone. Gli artisti della pop art si interrogano sul problema della riproducibilità dell'arte nell'epoca industriale, sul come, e se, mantenere il carattere esclusivo dell'opera d'arte, o se invece conciliare la realtà consumistica con il proprio linguaggio. Dalle diverse risposte date a questi interrogativi nacque la diversità di stili e di tecniche tipica della pop art. Con sfumature diverse, gli artisti riprendono le immagini dei mezzi di comunicazione di massa, del mondo del cinema e dell'intrattenimento, della pubblicità. La Pop Art ,infatti, usa lo stesso linguaggio della pubblicità e risulta dunque perfettamente omogenea alla società dei consumi che l'ha prodotta. L'artista, di conseguenza, non trova più spazio in alcuna esperienza oggettiva e ciò lo configura quale puro manipolatore di immagini, oggetti e simboli già fabbricati a scopo industriale, pubblicitario o economico. Matilde Leoncini

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Keith Haring

Keith Haring nacque il 4 maggio 1958 a Reading, in Pennsylvania, da Allen e Joan Haring, primogenito di quattro figli. La sua famiglia si trasferì a Kutztown pochi anni dopo la sua nascita, dove trascorse gran parte della sua infanzia. fin da piccolo rivelò una forte

inclinazione per il disegno. Terminati gli studi secondari nel 1976, Haring si iscrisse all'Ivy School of Professional Art di Pittsburgh, dove iniziò a frequentare le lezioni di grafica pubblicitaria. Ben presto, il giovane Keith capì che non era quella la sua strada e abbandonò il corso dopo due semestri e si allontanò dagli studi. Grazie ad alcuni mestieri, come quello di cuoco in una caffetteria dove espose per la prima volta i suoi disegni, egli fece delle ricche letture. Nel 1977, entrò a contatto con un artista che gli suscitò una grande emozione e gli diede quella «nuova spinta e confidenza» necessaria per assecondare la propria vocazione. Intanto da Pittsburgh si trasferì a New York, alla ricerca di nuove sfide e di artisti con idee e interessi affini; fu in

questo periodo, che iniziò a diventare consapevole del proprio orientamento omosessuale, che avrebbe poi riconosciuto apertamente in seguito. A New York Haring poté seguire i corsi della School of Visual Art, dove apprese i rudimenti del disegno, della pittura e della scultura. Nella città statunitense il giovane pittore si divise tra un'intensa attività di studio e gli svaghi concessi dalla “Grande Mela”;infatti lì Haring frequentò frequentemente il Club 57. Ormai ben inserito nella scena artistica,decise di non proseguire i propri studi alla School of Visual Art, rinnegando definitivamente la possibilità di conseguire una laurea. Intanto, per esprimere la propria vocazione scelse la scena urbana cittadina, riconoscendo nel tessuto metropolitano di New York un luogo ricco di fermenti e di indirizzi. Fu proprio sotto l'egida del graffitismo che Haring iniziò a definire la propria identità artistica, divenendo gradualmente consapevole dell'originalità delle proprie creazioni grafiche. Nel frattempo, nel giugno 1980 venne invitato a partecipare al Times Square Show, la prima mostra artistica dedicata allo spettro dell'arte underground statunitense; qui egli ebbe l'opportunità di confrontarsi e stringere amicizia con i più significativi esponenti della street art. Haring subì indubbiamente il fascino e l'influsso di questi ultimi e non nascose affatto il proprio ardente entusiasmo per il Graffitismo. Successivamente, Haring decise di esprimere la propria fantasia artistica disegnando sugli spazi pubblicitari vuoti della metropolitana di New York, che divenne un «laboratorio» pubblico dove sperimentare infinite soluzioni grafiche. Intanto, Haring iniziò ad acquistare una fama sempre più solida, confermata dal successo riscosso della mostra personale che organizzò nell'ottobre 1982 con la collaborazione del gallerista Tony Shafrazi.

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L'esibizione arricchì notevolmente la sua fama,ormai era noto anche in Europa. In questo periodo l'artista si recò in Italia, in Germania, nei Paesi Bassi, in Belgio e in Gran Bretagna, lasciando segni di sé e della propria arte nei paesaggi urbani visitati. Le commissioni e le offerte intanto piovevano, tanto che Haring dovette assoldare una segretaria personale, Julia Gruen, che lo aiutava nel disbrigo della corrispondenza. Haring consacrò definitivamente il proprio talento nell'aprile del 1986, con l'inaugurazione a SoHo del Pop Shop, un punto vendita di gadget e magliette ritraenti le sue opere, così da mettere il proprio genio a disposizione di tutti. La metà degli anni 1980 conobbe l'esplosione della sindrome da immunodeficienza acquisita, meglio conosciuta con la sigla di AIDS. Haring era ben consapevole della pericolosità del virus, che aveva già fatto morire diversi suoi amici; in effetti, in questo periodo, egli si dimostrò assai sensibile al tema dell'AIDS, trasposto in diverse sue opere animate da un impulso deterrente nel tentativo di salvare vite umane. L'artista aveva comunque già da tempo accolto l'eventualità di risultare positivo, avendo affermato di «camminare sulla linea molto sottile che divide la vita dalla morte» per via della «promiscuità presente in ogni angolo di New York». La salute di Haring si fece via via più malandata, fino a quando gli fu persino impossibile dipingere.

L'ultima opera pubblica che eseguì fu “Tuttomondo”, sulla parete esterna del convento di Sant'Antonio a Pisa; si tratta dell'ultimo suo inno alla vita. Malgrado la salute ormai compromessa,egli fondò la Keith Haring Foundation, che si propone di continuare la sua opera di supporto alle organizzazioni a favore dei bambini e della lotta contro l'AIDS.

Keith Haring morì il 16 febbraio 1990 a New York a causa delle complicanze legate all'AIDS. Aveva solo trentun anni.

Eryka Gaggelli

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Il Romanticismo

Il Romanticismo si sviluppò tra la fine del XVIII secolo e gli inizi del XIX secolo in Germania, per poi diffondersi in Francia, Inghilterra, Italia e Spagna. Alla sua base c'è la rivalutazione del sentimento, dell'istinto, della soggettività e dell'emozione. Questo fu un periodo di grandi musicisti come Beethoven, Schubert, Chopin; di filosofi come Ficthe, Schelling, Hegel; di poeti e di romanzieri le cui opere ebbero molti punti di contatto con l'arte figurativa. Gli scrittori raccontavano, come facevano anche i pittori del tempo, la Storia, ma anche la realtà contemporanea, con tutte le sue angosce e contraddizioni; fra questi: Victor Hugo in Francia, Tolstoj e Dostoevskij in Russia, Manzoni in Italia, Poe negli Stati Uniti. Per quanto riguarda l'Arte, nel 1819 venne definita romantica la scuola che mirava alla rappresentazione fedele di profonde e toccanti emozioni, mentre nel 1829 l'aggettivo “romantico” fu esteso a molti fenomeni collaterali delle arti visive, entrando nel gergo delle sarte, delle modiste e persino dei pasticceri. Un quadro romantico è facilmente riconoscibile perché fa largo uso di

panorami naturali, sterminati e violenti ed è proprio un celebre dipinto di Caspar David Friedrich il “manifesto pittorico” del Romanticismo;sto parlando del suo “Il viandante sul mare di nebbia”. Caspar David Friedrich nacque il 5 settembre 1774 a Greifswald, cittadina della Pomerania svedese affacciata sulla costa baltica. Fredrich fu introdotto all'esercizio della pittura nel 1790, sotto la guida dell'artista Johann Gottfried Quistorp all'università di Greifswald, la cui facoltà di Arte prende oggi il nome di “Caspar-David-Friedrich-Institut”.

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Quistorp era solito portare i propri studenti all'aperto; di conseguenza Friedrich fu incoraggiato a prendere ispirazione dalla natura ad una giovane età. Tramite Quistorp, Friedrich strinse importanti amicizie: in particolare conobbe il teologo Ludwig Gotthard Kosegarten, che gli insegnò che la natura è una manifestazione di Dio, e Adam Elsheimer, le cui opere si basavano sulla raffigurazione di paesaggi notturni o di soggetti religiosi dominati dalla natura. In questo periodo, intraprese anche lo studio della Letteratura e dell'Estetica, con l'aiuto del precettore Thomas Thorild. Quattro anni dopo,

Friedrich iniziò gli studi alla prestigiosa Accademia d'Arte di Copenaghen, la più importante dell'Europa settentrionale, dove esercitava le proprie doti pittoriche attraverso la copia di statue antiche. Nella capitale danese gli furono aperte le porte dello Statens Museum for Kunst, dove aveva accesso all'importantissima collezione dei dipinti paesaggistici olandesi del Seicento. Ebbe come insegnanti Christian August Lorentzen e il paesaggista Jens Juel. Una grande influenza sul giovane Friedrich fu esercitata anche dal mito islandese di Edda e dalla mitologia scandinava. Nel 1798 Friedrich si stabilì permanentemente a Dresda. Durante questo periodo si cimentò nelle incisioni di acqueforti, modalità di stampa dei disegni, e negli intarsi,una tecnica decorativa. Nel 1804 si contano 18 acqueforti e 4 intarsi, distribuiti solo agli amici più stretti. Friedrich tendeva a rivolgersi alla raffigurazione di paesaggi, con i quali veniva spesso a contatto durante i viaggi che fece in Boemia, nei monti dei Giganti e nello Harz. Qui aveva l'opportunità di dipingere foreste, colline, porti, albe e altri elementi comunque correlati alla natura. La particolarità dei quadri di Friedrich sta nella sapiente gestione della luce, raffigurata con un eccezionale intensità, mai vista prima.

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Friedrich completò la prima delle sue opere maggiori nel 1807, all'età di 34 anni, “La croce in montagna”. Si tratta di una pala d'altare commissionata dalla Contessa di Thun per la cappella di famiglia a Tetschen, in Boemia: fu una delle tante commissioni procuratesi dall'artista. L' opera raffigura una montagna coperta d'abeti e sormontata da una croce, sulla quale era il Cristo. La croce, pur raggiungendo il punto più alto del piano pittorico, è presentata da un punto di vista distante ed obliquo. Si tratta di una notevole presa di distanza dai canoni occidentali, dove mai si era vista una simile sinergia fra il tema religioso e la natura. La croce in montagna fu mostrata al pubblico per la prima volta il 25 Dicembre 1808. Nonostante un'accoglienza molto fredda, fu comunque il primo dipinto di Friedrich ad avere una grande pubblicità. Lo storico dell'arte Hermann Beenken così si espresse a proposito dei quadri del grande pittore tedesco:

«Quelli di Friedrich sono paesaggi dove nessun uomo ha messo mai piede.Nel sedicesimo e diciassettesimo secolo non avrebbero mai abbandonato tòpos come la folla di pattinatori, il viandante...Fu proprio Friedrich il primo a percepire le caratteristiche del tutto distintive della natura. Invece di molti toni, ne ricercò uno solo; e

così, nel suo paesaggio, subordinò l'accordo composito in una sola nota di base»

Alessia Costagli

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Le grandi biografie

Galileo Galilei

Nato a Pisa nel 1564, Galileo iniziò nel 1580 a studiare Medicina presso l'Università della sua città, prima di scegliere nel 1583 di specializzarsi in matematica.

Fino al 1585 Galileo rimase a Pisa, dove studiò anche Fisica e dove fece la sua prima scoperta: si racconta che osservando la lucerna posta sul soffitto della cattedrale scoprì l'isocronismo delle oscillazioni del pendolo.

Dal 1589 insegnò a Pisa e nel 1592 fu chiamato presso l'università di Padova, dove fu docente fino al 1610. I diciotto anni trascorsi nella città veneta furono definiti da Galileo «i migliori di tutta la mia età».

Nel 1604 apparve nei cieli europei una supernova.

Si dice che Galileo ne approfittò per creare oroscopi a pagamento, ma soprattutto per costruire e perfezionare tra 1604 e 1609 il cannocchiale, strumento inventato in Olanda, usato da Galileo per la prima volta per osservare le stelle.

Per tutto il 1610 Galileo:

• Acquisì informazioni sulla superficie della luna, notando che era irregolare.

• Studiò la Via Lattea, un insieme di stelle che allargano il confine dell’universo.

• Osservò il sole notando delle macchie in movimento.

Nel 1611 la Chiesa e il Sant'Uffizio iniziarono a prestare attenzione alle sue opere. Per questo e per il peso accademico dei docenti gesuiti del Collegio romano, il matematico pisano si recò nel marzo 1611 a Roma, dove fu accolto da papa Paolo IV e dove fu iscritto all'Accademia dei Lincei; ma questo gli costò la vita perché Gallileo andava contro le teorie della Chiesa e fu accusato, nel 1614, dal frate Tommaso Caccini di aver aderito alla teoria di Keplero, il quale sosteneva che la Terra ruota su se stessa e intorno al Sole.

Infatti, la teoria eliocentrica del 1543 afferma che al centro della nostra galassia ci fosse il Sole.

Il clima iniziava a farsi teso per i sostenitori di queste teorie e nel 1616 i teologi della Chiesa di Roma affermarono che le idee copernicane erano eretiche perché contraddicevano i passi delle Sacre Scritture e le opinioni dei Padri della Chiesa.

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La confutazione e la dimostrazione della rotazione e rivoluzione della Terra avvennero sulla base degli studi di Copernico e Keplero e dell'osservazione diretta delle stelle, ma anche dei principi appena elaborati da Galileo di:

· Inerzia, secondo cui un corpo, se non disturbato conserva indefinitamente il proprio moto.

· Relatività del movimento, per cui non è possibile stabilire in conformità a esperienze e osservazioni compiute stando all'interno di un sistema e senza punti di riferimento esterni, se il sistema sia fermo o se si muova con un moto rettilineo e uniforme.

Per esempio: se ci troviamo su una nave che non compie movimenti bruschi e si muove lungo una linea retta, senza

avere punti di riferimento, non riusciamo a capire se ci muoviamo o no.

Nel 1633 arrivò la chiamata dell'Inquisizione e iniziò il processo durante il quale Galileo provò a spiegare, senza riuscirvi, le sue ragioni alla Chiesa.

Il 22 giugno 1633 compì un'abiura delle sue teorie, sconfessando così le scoperte fatte e la teoria copernicana.

Fu condannato all'esilio e scontò la pena ad Alatri.

Dopo l'abiura, secondo la leggenda, sembra che Galileo abbia detto: «E pur si muove», a testimonianza di come credesse ancora nella teoria eliocentrica.

Con le sue scoperte Galileo cambiò il modo di fare scienza e il Mondo intero, eppure morì da solo, in esilio, nella residenza di Alatri.

Il 31 ottobre 1992, 359 anni dopo l'abiura, papa Giovanni Paolo II riconobbe gli errori commessi dalla Chiesa nei confronti di Galileo davanti alla sessione plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze.

Daniele Pascale

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SHAWN MENDESShawn Mendes è un cantautore canadese di soli 18 anni figlio di madre inglese e padre portoghese ed ha una sorella di tredici anni. E' diventato famoso sul web pubblicando cover

di alcune canzoni di soli 6 secondi e mezzo su Vine, in pochi mesi ha raggiunto oltre un milione di seguaci. Shawn ha imparato a suonare la chitarra grazie a dei tutorial su YouTube, inoltre suona anche il pianoforte e un po' la batteria. L' inizio della sua carriera risale al 2014 quando firma un contratto con l' etichetta discografica Island Records,dopodiché pubblica il suo primo singolo chiamato Life of the party diventando, così a 15 anni, il più giovane artista nella top 25 della Us Billboard Hot 100. Lo stesso anno Shawn andò in tour come membro del MagCon (TourMeet and Great Convention) assieme ad altri

personaggi famosi dei social network.Shawn prese poi parte al tour nazionale di Austin Mahone e nel settembre dello stesso anno collabora con la band nella canzone Oh Cecilia. Mendes ottenne il successo mondiale con il singolo Stitches, il terzo estratto dall'album Handwritten(uscito il 14 aprile 2015). Il singolo, pubblicato il 5 maggio 2015, raggiunse la classifica delle migliori dieci canzoni della US Billboard Hot 100 e la prima posizione nella classifica .Nel 2015 partecipò inoltre alle tappe nordamericane del 1989 tour di Taylor Swift, mentre alla fine dello stesso anno pubblicò una canzone insieme a Camila Cabello, intitolata I know what you did last summer.Il 3 giugno 2016 pubblicò il singolo Treat You Better, il primo estratto dall'album in studio Illuminate, anch'esso raggiunse la classifica delle migliori 10 canzoni della Us Billboard Hot 100. Nel 2016, riceve sei nominations agli MTV Music Europe Awards e, la notte della cerimonia, svoltasi il 6 novembre a Rotterdam Mendes si è aggiudicato i premi come miglior artista maschile e miglior artista mondiale.ha vinto altri premi fra cui il people choice's award come miglior artista. Ad Ottobre è probabile che si trasferisca a vivere da solo, cosa della quale sua mamma non è particolarmente contenta. Shawn risulta essere un ragazzo maturo per la sua età, umile e molto legato alla sua famiglia, nonché molto riconoscente nei confronti dei suoi fan,che considera amici. Il suo pubblico è prevalentemente femminile ma, con il suo secondo album si esteso ad un pubblico adulto, dovuto ad una maggiore maturità musicale, rispetto al precedente. Mendes si ispira ad artisti come Justin Timberlake, Ed Sheeran, Bruno Mars e John Mayer, arista dell' album Continuum che ha accompagnato la crescita di Shawn e dei suoi amici. Come ha riferito lui stesso:«avevo le idee più chiare per il secondo album, Illuminate». Il suo tour del 2017 comprende 44 date, la prima il 27 aprile a Glasgow e l' ultima il 18 dicembre con lo show a Tokyo. Elena Ferrara

People Choice's awards 2017

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ARTE SENZA “PIPPONI”

OGGI, ad Arte senza pipponi si parla di un quadro che tratta un tema profondo e poco conosciuto... o più che d'altro mai utilizzato.È l'amore. Il sentimento fra passione (non sempre carnale) e moderazione.Si, la seconda parola non è indice di amore. Ma, per così dire, bisogna amare con moderazione perchè l'amato o l'amata si potrebbero stufare.In questo caso, la parola amore si riferisce ad uno dei quadri più famosi di Giorgio de Chirico, “Ettore e Andromaca”.

Una delle storie più drammatiche e belle del mondo antico.I due personeggi del Iliade, in un momento cupo e freddo dell'assedio condotto dagli Achei, non dimenticano il loro amore.Il pittore li raffigura senza raffigurarli, ovvero senza mettere in evidenza le loro caratteristiche fisiche e neanche la fisionomia dei loro visi. Li lascia alla libera di interpretazione di chi osserva. La scintilla d'amore non si ha per un bacio (uno dei massimi gradi di eros), ma da un contatto... come una coccola fatta da Ettore per rassicurare Andromaca. Un contatto moderato, che indica subito l' amore fra i due. Ecco, l'unica espressione facciale lasciata dall'artista è costituita dalle linee sui volti dei due, che ,a parer mio ,non indicano amore, ma stanchezza, stanchezza causata dall'assedio acheo.Questo quadro può essere considerato uno dei massimi esempi di raffigurazione pittorica dell'AMORE, insieme a molti altri ad esempio “Il bacio” di Gustav klimt e “Il bacio” di Francesco Hayez.Dopo tutto, cosa sarebbe il Mondo senza amore.

Pietro Vezzaro

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Le interviste del Leone

Il giorno 26 Aprile 2017 abbiamo avuto il privilegio di intervistare la Signora Annamaria Pianigiani,la quale gentilmente ha risposto alle nostre domande. Da sempre impegnata in politica,è stata assessore comunale ed ha fatto dei diritti delle donne la battaglia di una vita. -Lei si definisce una donna cresciuta a “pane e politica” e si è concentrata tutta la vita sui diritti delle donne. Ci può raccontare la sua storia?-Quando ero giovane la politica era molto diversa da quella che sono oggi. Io sono di origine “mezzadrile”, cresciuta da dei genitori contadini che, come tutta la mia famiglia, hanno avuto a che fare con la politica. Collegando la politica ai loro bisogni e ai loro diritti. Mia madre fu eletta consigliera comunale nel 1946 a Castellina in Chianti,dove abitavo, alle prime elezioni amministrative del dopoguerra ed io ho seguito le sue orme. Abbastanza presto ho iniziato a camminare con le mie gambe nel campo della politica partecipando a riunioni e soddisfacendo al mio bisogno di crescere e di migliorare. I miei sforzi sono stati riconosciuti ed infatti sono stata contattata da diverse parti ed ho allargato i miei orizzonti per realizzare altri progetti.

-Visto che lei si è concentrata molto sui diritti delle donne e sui loro bisogni, si ritiene soddisfatta? -In parte sì ! Certamente, anche perché mi sono da sempre impegnata per la creazione di un'associazione e poi sono andata a lavorare all'Unione Donne Italiane di Siena e quindi ,a 23 anni, mi sono impegnata direttamente in una organizzazione che si occupava dell'emancipazione delle donne. Insieme ad altre donne mi impegnavo per cercare di cambiare alcune cose, anche nei rapporti familiari e con gli uomini. Ricordo bene che in famiglia avevo uno zio ,non sposato, che era intelligente e leggeva il giornale tutti giorni ma era anche molto maschilista e per questo motivo ci scontravamo abbastanza spesso. Per fortuna sono vissuta in una famiglia che non pensava che le donne non avessero diritti.

-Sappiamo che ha scritto un libro intitolato “Memorie di un'equilibrista”, ce ne parli un poco.-Il mio libro è la cronaca della mia vita; anzi, non proprio!Siccome ho sempre avuto poco tempo,avevo buttato giù una scaletta che inizialmente avevo chiamato “diario”, ma dato che raccontavo cose passate l'ho intitolato “memorie”. Parlo delle persone che ho incontrato ma non do giudizi. E' la storia della mia vita, ho scritto in modo semplice anche perché non ho fatto scuole particolari. Ho voluto fare il riassunto di alcuni miei obiettivi come:l‘imparare, cioè il conoscere in senso generale; il costruire, cioè il cercare da quello che si è imparato cose concrete..

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-Secondo lei abbiamo fatto qualche passo in avanti nel rapporto uomo-donna? Ci sono stati dei miglioramenti? -Migliori lo sono, ma non sono certamente quello che io avrei voluto io, né quello che voi vorreste. La strada è ancora lunga. Sì, è vero che sono state emanate alcune leggi che hanno cambiato le cose, specialmente negli anni 70. Ricordo la legge sul nuovo Diritto di Famiglia ad esempio. Mi ricordo che,quando mi sono sposata nel ’62, esisteva ancora l'articolo il quale prevedeva che la moglie seguisse il marito... e io credo che quello che si fa vada deciso insieme,moglie e marito. Ricordo che ero proprio scocciata di sentirmi leggere quegli articoli. La Legge sui Consultori, la nuova Legge sulla Maternità e quella sugli asili nido; e poi il referendum sul divorzio,per il quale mi sono impegnata parecchio; e poi la legge sull’aborto.. Però tra la “conquista” di una legge, che richiede l'impegno di tutti e poi la sua applicazione concreta.. ne passa del tempo. Nell’ultima fase della mia vita mi sono impegnata per le donne pensionate.-Pensa che il suo libro abbia contribuito a cambiare le opinioni di chi lo ha letto?Non saprei. Chi lo ha letto, si è dimostrato interessato ma dire che gli è piaciuto è dire troppo Sono venute molte persone alla presentazione e questo mi ha stupito perché inizialmente avevo scritto questo libro per la mia famiglia e i miei amici.,anche perché ho raccontato anche cose non semplici della mia vita.-Ci ha colpito il titolo.. come mai si definisce “equilibrista”?-Ho sempre pensato di esserlo ,purtroppo! Anche per l’epoca in cui sono nata e in cui ho vissuto. Ho dovuto sempre cercare l’equilibrio fra la famiglia, il doversi occupare della casa e la politica.. “Per il fatto dell’equilibrista, da piccola, sognavo anche di diventarlo, ma camminando sulla trave cascai e tutt’ora mi è rimasto il segno sul naso”-L’idea che vuole trasmettere quindi è che tutte le donne sono delle equilibriste?-Sì ! Molte lo devono essere; tutte tutte no, ovviamente.Per me è stato un equilibrio continuo; dover correre di qua e di là perché volevo fare politica. Ho lavorato sempre e ho dovuto pensare alla famiglia, ai miei figli anche perché sono rimasta sola... Adesso anche nelle famiglie c’è un po’ più di condivisione rispetto a prima tra uomini e donne.-Che cosa ne pensa di tutti questi femminicidi? Sono il frutto di un Mondo che ha perso i valori, o sono il frutto di un equilibrio non ancora stato trovato tra l’uomo e la donna?-Sono il frutto del fatto che le donne sono sempre andate più avanti nella ricerca dei valori. Ma ci sono anche uomini che non hanno accettato e tutt’ora non accettano l'emancipazione femminile. Oggi queste stragi sono molto diffuse. Inoltre ci troviamo di fronte a donne che hanno accettato di dipendere dai propri mariti, e donne che proseguono per la loro strada facendo anche carriera. Devo dire che tutto questo non è facile. -Alla luce di quello che sta succedendo, l’aborto o il divorzio, che almeno sulla carta sono stati raggiunti, sono ancora delle conquiste oppure no?Il divorzio non credo abbia poi molti ostacoli, se non quelli obiettivi che si trovano nella coppia; la questione dell’aborto è diversa. Col controllo delle nascite, è molto diminuito il numero delle donne che vi ricorrono, però è anche vero che c’è difficoltà ad abortire perché ci sono molti medici obiettori; spesso non lo fanno per motivi religiosi ma per convenienza. Nel mio libro accenno a questo argomento.

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-A proposito delle nascite, che ne pensa di tutte queste nascite non “naturali”, delle adozioni richieste dalle coppie omosessuali?-L’adozione è una cosa molto difficile, ma io penso che i figli devono essere accolti con amore,che siano tra due donne o due uomini ad adottarli è secondario; ci deve essere l’amore intorno a loro. Qualche volta ci sono anche delle forzature, come accade a coloro che vogliono un figlio a tutti i costi. -Qualche domanda sull’attualità. Sulla Festa della Liberazione, su quello che è successo a Roma o anche quello che hanno riportato i telegiornali... lei che cosa ne pensa?-Io penso che ci siano stati degli errori da entrambe le parti, sia degli ebrei ,per abbreviare , sia dall’Associazione Partigiani.. con le bandiere palestinesi forse era bene non ci fossero. Ai miei tempi ,quando arrivò la liberazione, anche se c’era tanta miseria, anche se c’era da ricostruire tutto, il fascismo non c’era più, c'era da ripartire ma era un momento di gioia. Oggi purtroppo viviamo in un tempo in cui l’individualismo ,o comunque le idee del piccolo gruppo, sovrastano quelle della comunità e ciò sta prendendo il sopravvento. Ci sono anche problemi che richiedono un impegno da parte di tutti e che se non si risolvono collettivamente. Non si risolvono.-Volevamo sapere, nel periodo in cui racconta di una sua ipotesi , da donna delle istituzioni, di una possibile ascesa a ruolo di sindaco. E per avere davvero u n sindaco donna a Poggibonsi abbiamo dovuto aspettare dalla fine degli anni 60 fino al 2009, cosa le suggerisce questo?-Questo suggerisce che il ruolo delle donne ancora non è ben visto. Io ho fatto per 10 anni

l’assessore però quando venne fuori questa cosa, sembrava che volessi fare il sindaco ma in realtà volevo solo portare avanti i miei progetti. Nel mio partito non fu nemmeno preso in esame anche perché c’erano già due che lo volevano fare e quindi io non mi sarei intromessa anche per l’educazione ricevuta. Questa fu solo un ipotesi giornalistica che venne fuori da un giornale. Io avrei avuto le mie difficoltà ad assolvere questo incarico anche perché avevo due bambini piccoli, il marito che faceva l’operaio, poi ero consapevole che le cose vanno fatte con serietà e che ci voleva la conoscenza di tutte le materie quando io ne conoscevo solo alcune. Sono consapevole che oggi chi arriva al potere non sempre conosce tutte le materie solo che ci sarebbero state molte provocazioni e a causa di ciò se avessi sbagliato non avrei sbagliato solo io ma con me tutte le donne in rappresentanza.

Perché se sbaglia un uomo lasciano correre mentre se sbaglia una donna , sbaglia il doppio, e qui si ritorna alla parità di sesso che ,nonostante la lotta per i diritti,purtroppo non è stata ancora raggiunta completamente.

Caterina MostacciTommy Laurino

La dedica al nostro giornalino scritta dalla signora sulla prima pagina del suo libro

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L'Angolo della Poesia

Invito all’Eràno

Venite al tempio sacro delle vergini

dove più grato è il bosco e sulle are

fuma l’incenso.

Qui fresca l’acqua mormora tra i rami

dei meli: il luogo è all’ombra di roseti,

dallo stormire delle foglie nasce

profonda quiete.

Qui il prato ove meriggiano i cavalli

è tutto fiori della primavera,

e gli aneti vi odorano soavi.

E qui con impeto, dominatrice,

versa Afrodite nelle tazze d’oro

chiaro vino celeste con la gioia.(Saffo, fr. 5-6 D.)

*versione di Salvatore Quasimodo

La Voce del Leone Redazione Advija E.; Calabrese E.;Ceccarelli R. Costagli A;.; Ferrara E; Gaggelli E.; Giacomini F.; Klyusyk C.; Laurino T.;Leoncini M.;Li Perni L; Lleshi K.;Lorenzini V. ; Mostacci C.:; Oliva M.;Pascale D. Perciante H.; Santonastaso R.; Shoraj J. Verdiani A.;Vezzaro P.; Xhaferi D.

Caporedattore Collaborazioni esterne Marco Nesi Clara Imbimbo