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Istituto MEME s.r.l. di Modena
associato a
Université Européenne
Jean Monnet A.I.S.B.L. Bruxelles
IL SUONO DELLA FIDUCIA
Scuola di Specializzazione: Musicoterapia
Relatore: Dott. Roberta Frison
Contesto di Project Work: Centro Europeo di Musicotepia
Tesista specializzando: Alessandra Foppoli
Anno di corso: Primo
Modena 17/06/2006
Anno accademico 2005-2006
“Sulla spiaggia
di mondi infiniti
i bambini giocano”
[Tagore]
INDICE
INTRODUZIONE pg. 1
METODI E MODELLI IN MUSICOTERAPIA pg. 3
SETTING INDIVIDUALE pg. 5
INCONTRO NR. 1 pg. 7
OSSERVAZIONI INIZIALI pg. 8
LA STORIA DI FILIPPO pg. 10
INCONTRO NR. 2 pg. 11
PROPOSTA DI PERCORSO pg. 13
INCONTRI NR. 3-16 pg. 14
CONCLUSIONI pg. 30
“Arrivederci fratello mare” pg. 31
BIBLIOGRAFIA pg. 32
DISCOGRAFIA pg. 33
ISTITUTO MEME S.R.L. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
ALESSANDRA FOPPOLI – MUSICOTERAPIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
1
INTRODUZIONE
Viaggiare senza partire.
Giocare per giocare, per il piacere di farlo.
I suoni come tramite per accedere alla nostra musicalità interna e profonda.
In questa sede verrà presentato il diario di bordo di un percorso scritto di
volta in volta insieme al protagonista di questa avventura.
Guidati da scie sonore provenienti da luoghi diversi e lontani fra loro,
attraversando culture e tradizioni alla ricerca delle origini per trovare la
propria identità.
Un’identità da rispettare e valorizzare poiché unica.
Un interessante e avvincente viaggio all’insegna del cambiamento, della
rottura effettiva di barriere e di conseguenza di un concreto inserimento nel
contesto considerato.
Ognuno di noi è potenzialmente creativo e sensibile.
Quando si ha il desiderio e la possibilità di fare uscire la propria arte, ma
da soli non la si riesce ad incanalare, tendenzialmente, se non si rinuncia,
si va alla ricerca di un tramite, di qualcosa o qualcuno che possa facilitare
questa impresa, un’impresa che per un bambino risulta pressoché naturale
attraverso il gioco.
Ma se un individuo non ha mai giocato? se non ha regole ma solo
privazioni? se non gli è permesso inoltrarsi col pensiero e l’immaginazione
in mondi sconosciuti e di perdizione?
Che funzione primaria ha qui il tramite “pulito”?
Credo che tutto si basi su un rapporto di fiducia che permetta di infondere
amore e coraggio.
Insegnamenti che diano all’altro gli strumenti per poter pensare e scegliere
consapevolmente attraverso un percorso di conoscenza ed intuizione.
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ALESSANDRA FOPPOLI – MUSICOTERAPIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
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Per rispetto ai trattamenti dei dati personali, chiamerò:
Filippo: bambino-utente
Manuela: sorella
Graziella: madre
Nicola: padre
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3
METODI E MODELLI IN MUSICOTERAPIA.
Dalla teoria alla pratica o dalla pratica alla teoria?
Qual è la differenza tra “fare musica” e “musicoterapia”?
Qual è il ruolo del musicoterapista? Che abilità deve possedere?
Che formazione riceve?
In generale è sottinteso che un futuro esperto in questo campo abbia
competenze musicali; evidentemente indispensabili, ma non sufficienti.
Non è la figura dell’insegnante di musica o di strumento che ci interessa in
questo contesto, quanto piuttosto una figura professionale che utilizzi la
Musica come strumento per il raggiungimento di determinati obiettivi.
Di modelli e metodi in musicoterapia ce ne sono parecchi.
J. Alvin definisce la musicoterapia come: “l’uso controllato della musica
nella cura, riabilitazione, educazione e formazione d’adulti e bambini
affetti da disordini fisici, mentali o emozionali” (1975).
Per la Alvin la terapia è volta a produrre effetti positivi sullo sviluppo
emotivo, intellettivo e sociale.
Per Nordoff e Robbins “in ogni essere umano c’è una responsività innata
alla musica. In ogni personalità è possibile raggiungere un <bambino
musicale> o una <persona musicale>.
Il modello Nordoff-Robbins prevede che il terapista sia un musicista
esperto poiché l’uso di uno strumento armonico, principalmente il
pianoforte, è centrale nel loro stile lavorativo. Nella terapia individuale la
scelta degli strumenti usabili è limitata: piatto oscillante, tamburo, voce.
Ritengo necessario che il musicoterapista si trovi comodo e a proprio agio
scegliendo il modello che considera per sé e per i relativi suoi utenti più
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opportuno, mantenendo però l’elasticità che consente di spaziare, di
variare e modificare le procedure a seconda dei contesti che si presentano.
La mia formazione mi porta a seguire approcci educativi che mi
consentono di gestire, controllare, contenere, incanalare le attitudini e
potenzialità di una persona attraverso l’espressione ludica e musicale.
In base poi al soggetto varia, a mio avviso, il tipo di intervento.
Non condivido una ferrea rigidità sulle modalità da acquisire:
verbale o non verbale?
Dipende.
Certo non è mia intenzione in questa sede polemizzare sui metodi studiati
dagli esperti, solo, credo, non esistono manuali pronti all’uso.
Necessarie ed indispensabili sono le ricerche sul campo, fondamentali le
osservazioni ed i dati di volta in volta raccolti.
Affinché sia valido, un metodo deve essere riproducibile e scientifica-
mente provato, ma poiché non si parla di medicine da somministrare,
risulta molto complesso il processo di categorizzazione delle attività
proponibili.
Fondamentale conoscere per assimilare e farne poi un uso proprio ma se
attenti e scettici.
Non tutte le persone diagnosticate in un determinato modo sono identiche
o rispecchiano un modello.
Ognuno di noi reagisce in modi infiniti e diversi alle stimolazioni indotte e
non.
La musica dà gratificazioni immediate ed è un mezzo di identificazione per
lo sviluppo di un bambino con disabilità, ma non è forse valido per
chiunque altro? per creare un Sé armonico ed equilibrato?
L’accettazione delle norme e l’assunzione di responsabilità sono fonda-
mentali per qualsiasi individuo. La guida musicale facilita questi processi
complicati attraverso una partecipazione attiva anche durante l’ascolto.
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La musicoterapia come tramite per il raggiungimento di obiettivi esterni
all’ambito musicale, quali ad esempio la comunicazione, la partecipazione
sociale ma anche con lo scopo prettamente ludico.
SETTING INDIVIDUALE
Che cosa s’intende per setting in musicoterapia?
La letteratura sull’argomento focalizza il suo interesse sugli aspetti inerenti
l’individuazione ed il posizionamento degli strumenti musicali nello spazio
fisico appositamente predisposto per la cura; tuttavia la disposizione degli
elementi del contesto terapeutico riguarda sincronicamente due aspetti: da
un lato l’insieme degli oggetti che compongono fisicamente l’ambiente,
dall’altro il contesto degli accordi stipulati con l’utente.
In musicoterapia gli strumenti musicali e gli oggetti di uso comune che lo
diventano hanno la funzione di stimolare e facilitare l’azione per
consentire il dispiegamento del Sé attraverso un processo espressivo.
“Possiamo considerare il setting come una zona in cui si può pensare, una
zona protetta e senza intrusioni, nella quale il bambino possa sentirsi al
sicuro, e nella quale possa avvenire il processo che porta al
dispiegamento del Sé” (Rocco, 1996).
Dopo una prima osservazione di Filippo e dopo l’anamnesi avvenuta al
colloquio iniziale, ho potuto scegliere gli “ingredienti” più appropriati per
predisporre il laboratorio di musicoterapia per il setting individuale.
Come strutturare e dove posizionare gli strumenti scelti, lo stereo, le sedie;
che tipo di esperienze sonore e ludiche proporre, che obiettivi prefissare,
quali regole stabilire.
Il mio lavoro è stato impostato al raggiungimento di una relazione di tipo
affettiva basata sulla fiducia, il rispetto e la collaborazione.
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Il suono e il movimento sono intervenuti in aiuto a Filippo per facilitarlo
nella sfera socio-relazionale.
Poiché l’invio proveniva dalla famiglia e non da esterni ad essa, si è
immediatamente creata un’alleanza che ha permesso di stabilire un
rapporto di costante verifica e controllo senza intrusioni.
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INCONTRO NR.1,
Martedi 10/01/2006, h 16.30-18
Filippo entra con la madre, Graziella, nella sede in anticipo rispetto
l’orario stabilito.
Mi aspettavo di incontrare soltanto Graziella nel primo incontro di
presentazione .Non ero pronta, non avevo preparato né il setting
strumentale né tanto meno attività introduttive di presentazione.
Poco male, a volte le terapie d’urto servono a sciogliere il ghiaccio e a
controllare la paura di non essere all’altezza, di fallire proprio all’incontro
iniziale, fondamentale e decisivo.
Raccolgo tutte le informazioni ricevute durante le lezioni, faccio un respiro
profondo e sorrido.
Stringo la mano a Graziella ed a Filippo, mi presento.
La Dott.ssa Frison mostra loro la sede dopodiché li invito ad entrare nella
sala dove porto una chitarra e lo strumentario Orff. La tastiera e le
percussioni sono già posizionate.
Lascio che Filippo esplori spazio e strumenti.
Entra subito in relazione con me in un atteggiamento di sfida alternando
comportamenti sufficientemente adeguati e controllati in presenza della
madre, tendenti all’aggressività quando è lasciato solo con me.
Instauriamo un dialogo sonoro che ci consente di cambiare ruolo
all’interno di un gioco in cui è permesso condurre e lasciarsi guidare.
Graziella mi racconta, in presenza del figlio, la loro storia e la sua sfiducia
nei medici seppur considerati alcuni luminari.
Filippo chiede attenzione, cerca di impedire alla mamma di proseguire. La
coinvolgo nei nostri giochi musicali, si divertono, collaborano tra di loro.
Filippo si esibisce e con entusiasmo viene applaudito dal “suo pubblico”.
Graziella poco dopo esce dalla stanza e ci lascia soli .
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OSSERVAZIONI INIZIALI
Filippo è goffo e impacciato nei movimenti, non si china a raccogliere gli
strumenti poiché in difficoltà, non chiede aiuto, lo pretende.
E’ prepotente, non rispetta le regole convenzionali quali, ad esempio,
chiedere il permesso per poter fare o astenersi dal fare una determinata
attività.
Chiede di poter portare via alcuni oggetti.
Mi mette alla prova verbalmente, pur esprimendosi in modo talvolta
incomprensibile e lancia sguardi di sfida.
Dà ordini come se volesse avere il controllo della situazione circostante.
Non ha il controllo della propria forza fisica e fa pressioni esagerate sulle
mie braccia, mi dà pizzicotti lasciandomi segni sulla pelle.
Filippo ha occhi scuri, profondi in cui ti ritrovi immerso, dai quali
proviene una luce, la luce che hanno i bambini malgrado il dolore, la
violenza e gli abusi subiti.
Filippo sente la necessità, come un bisogno impellente, di urlare, di
mantenere un’intensità vocale elevata.
La sua voce è squillante e richiama alla mente melodie orientali.
Filippo:”Non t’interessa niente di me …
ti interessa niente? …
io sono più forte ...
mi lasci tu …
sei colpevole e ora stai sola, al buio…
no, scherzo …”
Dice che mi sposerà, poi faremo sesso e figli.
Mi fissa, osserva intensamente le mie reazioni alle sue provocazioni.
Gli dico che sono lì per giocare con lui a patto che vengano rispettate
determinate regole.
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Affinché possa cominciare a fidarsi “stipuliamo un contratto” firmato da
entrambi e dichiarante la continuità della mia presenza all’interno della
“sala-musica” nel giorno e orario prestabilito.
“TU VIENI MERCOLEDI
PER GIOCARE CON ME
CON LA MUSICA.
Firme …………………..”
Filippo: ”Tu sei bella come me”
Ci salutiamo.
Esce col sorriso, a mio avviso, contento di avere un suo spazio in cui poter
giocare liberamente. Emette suoni senza senso compiuto, come parlasse
una lingua straniera ed io rispondo a quei suoni pronunciandone altri.
Parliamo la stessa lingua, incomprensibile agli altri. Filippo e mamma
rimangono sorpresi, per la prima volta incontrano qualcuno che: ha
sospeso il giudizio, non valuta la persona che ha di fronte in base alla
diagnosi, ma si limita a giocarci e condividere o contenere le bizzarrie.
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LA STORIA DI FILIPPO
Filippo vive i primi 2 anni di vita in un villaggio di etnia turca.
Dai 2 ai 7 anni risiede in un orfanotrofio bulgaro.
All’età di 7 anni viene adottato.
Graziella e Nicola, hanno una figlia, anch’essa adottiva: Manuela.
Graziella è psicologa, Nicola è psichiatra.
Entrambi precedentemente provenienti da matrimoni dai quali non sono
stati concepiti figli.
Filippo frequenta un anno di scuola materna.
Ora ha 10 anni, frequenta la classe seconda della scuola primaria.
Diagnosi:RM medio
Terapie:logopedia per la durata di alcuni mesi (non specificato)
Interventi: operato nel Settembre del 2005 ad entrambi i piedi causa
equinismo supinato.
Graziella decide nel Gennaio 2006 di far fare un percorso di musicoterapia
a Filippo.
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INCONTRO NR.2,
Mercoledì 18/01/2006, h 17-18 (17.30-18.30)
Filippo arriva accompagnato dalla madre mezz’ora in ritardo, piuttosto
agitato ma contento di essere li.
Questa volta il setting è pronto. Gli strumenti sono collocati in ordine
sparso nella stanza.
Ho portato:
• “Pierino e il lupo” dalla favola musicale di Sergej Prokofiev;
• “Ascoltare e comprendere il mondo dei suoni-Portiamo a passeggio
l’orecchio-di J. Genetay, Editions Fuzeau
Propongo a Filippo di ascoltare la favola e di seguire sul libro.
Non funziona.
Esce e rientra.
Suono canzoni per bambini alla tastiera ma lui non le conosce.
E’ lontano. Si diverte a provocare, non accetta alcun suggerimento.
Provo a mostrare il secondo gioco che ho portato: consiste nell’abbinare un
suono al relativo strumento disegnato su tessere plastificate.
Ha voglia di scatenarsi in giochi irruenti senza fare il minimo sforzo, non
vuole seguire nessuna noiosissima lezioncina musicale né tantomeno
essere sottoposto a quelli che forse, dal suo punto di vista, assomigliano a
test d’intelligenza.
Gioco a fare la maestrina esperta mentre Filippo vuole una complice,
un’alleata.
Mi ero preparata ma non avevo considerato chi mi sarei trovata di fronte in
realtà.
Troppo preoccupata ad eseguire correttamente il mio programma di lavoro
stabilito nei giorni precedenti secondo la mia tabella di marcia.
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Dovevo improvvisare, cambiare totalmente strategia, trovare il modo di
coinvolgerlo e di fargli capire che avevo la situazione sotto controllo, che
poteva rilassarsi perché nessuno gli avrebbe chiesto prestazioni che
comportassero frustrazioni.
Bene, mi fermo, faccio un respiro profondo e ricomincio da capo.
Sposto gli strumenti su alcune sedie poste ai margini delle pareti, chiedo a
Filippo di sedersi su una sedia da ufficio, con le rotelline e lo spingo
incontro agli strumenti.
Quando vi si fosse trovato di fronte avrebbe potuto suonarli a piacimento.
Et voilà les jeux sont faits.
“La mia anima è una misteriosa orchestra;
non so quali strumenti suoni e strida dentro di me:
corde e arpe, timpani e tamburi.
Mi conosco come una sinfonia”
FERNANDO PESSOA, Il libro dell’inquietudine.
Feltrinelli, Milano 1986
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PROPOSTA DI PERCORSO
- Attività di tipo relazionale e di rilassamento per creare un rapporto di
fiducia reciproca attraverso una proposta/imposizione di ruoli che
determino l’equilibrio tra le parti;
- Esplorazione ritmico-musicale;
- Coordinamento motorio-gestuale;
- Aumento dei tempi di attenzione e di lavoro;
- Adeguata richiesta di intervento, di aiuto se/quando necessario;
- Recupero tradizione ritmica/melodica di un sistema musicale di struttura
non temperata;
- Attività in funzione di un miglioramento del linguaggio tramite l’uso
iniziale di strumenti ritmici/percussivi che scandiscano e delineino la
corretta sillabazione, successivamente se/quando possibile con l’utilizzo
della voce cantata.
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INCONTRO NR 3,
Mercoledì 01/02/2006, h.17-18
Filippo, come un tornado, arriva. Ha un passo pesante, sento la sua voce
provenire dal corridoio.
Ho portato lo stereo e alcuni cd.
CHET BAKER, Zingaro
Filippo entra, mi chiede di che musica si tratta, dice che gli piace e canta.
Si dirige dagli strumenti e fa un gran baccano. Appena si accorge che non
sono li con lui ma seduta, sto facendo un disegno in disparte, viene da me,
mi prende per mano e mi chiede di poter rifare “il gioco della sedia”.
Spengo lo stereo e si comincia…
Stabilisco alcune regole prima di iniziare che, seppur a fatica, Filippo cerca
di rispettare.
Propongo una situazione: ”Immagina di essere (…) ad un certo punto senti
(…) ecc …”
Filippo cerca i suoni che corrispondano agli elementi presenti nella storia:
il vento, l’ululato…e andiamo alla ricerca di questi suoni nella stanza poi
ad un certo punto utilizzo la voce per emetterli e Filippo ride, di gusto; sta
bene, si diverte.
BACH J.S., Toccata e Fuga in re minore, BWV 565
Ascolta ma mi chiede di cambiare musica: “…no, questa canzone no, non
mi piace. E’ triste.”
Gli chiedo di portare, per la volta successiva, la sua musica preferita (dice
che gli piace Brian Adams e che porterà il cd.
In realtà non lo porterà mai.)
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INCONTRO NR 4
Mercoledì 08/02/2006, h. 17-18 …
“C’era una volta un principe
che lo mangia un mostro
poi la spada infilata nel cuore
e poi il mostro è morto
e il principe si salvava
e ha salvato una principessa nel castello
la principessa dormita
ha dato un bacio sulla bocca al principe
e felici e contenti vissero”
Testo: Filippo
Musica: Alessandra Foppoli
Mentre lo accompagno alla tastiera, Filippo canta e strimpella la chitarra.
Esce dalla stanza senza autorizzazione, vuole far sentire il componimento
alla mamma e alla Dott.ssa Frison.
Ogni occasione è buona per uscire a controllare.
Fissiamo che, a parte per urgenze (bagno) non si deve preoccupare di ciò
che avviene al di fuori del contesto e dunque uscirà solo alla fine della
seduta affinché impari a non essere invadente e a non interrompere le
attività nostre e di altri.
Non deve essere una costrizione, certo ma è importante che si relazioni in
modo adeguato rispettando le regole del Gioco.
Ormai il “gioco della sedia” è una prassi, divertente, stimolante.
Aggiungo una variante: riproporre a turno la ripetizione esatta dei suoni
emessi. Decisamente più contenitivo e meno libero.
Su tamburo tramite percussione scandiamo le parole di complessa
pronuncia. Filippo le ripete correttamente.
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AA.VV., La valse
Prendo Filippo per mano e muoviamo il corpo a tempo. Proviamo a
sincronizzare i movimenti ma noto grandi difficoltà.
INCONTRO NR 5,
Mercoledì 22/02/2006 h.17-18
C. BAKER, Zingaro
Filippo entra, ha bisogno di rilassarsi, si sdraia supino, abbraccia la
chitarra.
Si sente a proprio agio. Dice di voler cantare per me:
“C’era una volta una bambina
che si chiamava Alessandra
e me la tengo una settimana
e anche di più”
ANONYME, Folias Antiguas
Creiamo una danza:
Io sono la dama e attendo seduta che il cavaliere venga a chiedermi (in
silenzio) di concedergli un ballo.
Il cavaliere scende da cavallo, entra al castello, mi vede e sceglie me (non
ha molte alternative in realtà).
Insieme suoniamo i sonagli e ci muoviamo coordinati.
AA.VV. PERU’, Estrellita
Creiamo un’altra danza:
La musica ci porta a movimenti circolari, braccia in alto, le mani si aprono
e chiudono. Piegati con un braccio posto in avanti ed uno dietro ruotiamo e
ci facciamo guidare dalla musica.
Aiutato canta il ritornello insieme a me.
E’ soddisfatto, pieno di vitalità. (“Ancoraaa …”).
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INCONTRO NR 6,
Mercoledì, 01/03/2006 h.17-18
Dopo un breve ripasso mostriamo le nostre danze alla Dott.ssa Frison e
alla mamma di Filippo.
Filippo è soddisfatto, felice; la mamma è commossa; io sono orgogliosa di
lui per l’impegno, la volontà, per la passione e la gioia che riesce a
trasmettere.
E’ il primo passo verso il cambiamento.
Non deve dimostrare nulla, abbiamo creduto l’uno nell’altro ed eccoci
pronti a stipulare un nuovo patto, implicito, di fiducia.
Ora pretenderò che Filippo abbia aspettative e obiettivi da conseguire.
AA.VV. PERU’, Atawalpa
Accompagno i miei gesti con la voce. Ne resta incantato.
Diventerà il nostro saluto finale ad ogni incontro.
INCONTRO NR 7,
Mercoledì 08/03/2006 h.17-18
Cambio stanza. Ci trasferiamo in un’altra più piccola, raccolta e luminosa.
Staremo qui durante tutte le sedute successive.
Filippo si adatta immediatamente al nuovo ambiente.
RAVEL, Bolero
BRAHMS, Danze Ungheresi
BEETHOVEN, Marcia Turca da Le Rovine d’Atene, Op.113
Calma di mare e felice viaggio
Coordinamento oculo-manuale tramite l’utilizzo di ovetti (maracas) con
funzione di palline per esercizi di giocoleria.
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Filippo non riesce a lanciar un ovetto e poi a riprenderlo.
Obiettivo: riuscirvi almeno 10 volte di seguito con entrambe le mani, solo
con la mano destra e successivamente con la sinistra.
Filippo non si arrende e se in difficoltà mi chiede di poterlo aiutare.
Ascolta musica che non è abituato a sentire e cerca, insieme a me, di
muoversi rispettando la pulsazione.
Chiede spiegazione riguardo termini che non conosce, si lascia correggere
quando in errore.
Scrivo alla lavagna alcune parole di alcuni ritornelli che troveremo e
canteremo. Per ora ci limitiamo a leggerle e a suonarle su tastiera/tamburo.
Lascio due ovetti a Filippo affinché possa esercitarsi a casa.
Gioco sedia, musica peruviana:
AA.VV. PERU’, Estrellita
Canta il ritornello di sua spontanea volontà.
Gli correggo la pronuncia. Suona mantenendo una pulsazione costante.
AA.VV. PERU’, Atawalpa
Saluto richiesto da Filippo
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INCONTRO NR 8,
Mercoledì 15/03/2006
Filippo è in gran forma. Mi mostra subito l’abilità acquisita:
lancia e prende l’ovetto con entrambe le mani.
RUGGIERO A., Caravan
L’emissione dei vocalizzi suggeriti in questo brano ci consente di giocare
con la mimica facciale, di produrre “smorfie”, di cercare il giusto
movimento della lingua per poter riprodurre ad esempio una “rrr”
divertendoci nel farlo, senza imposizione.
Non si sostituisce il lavoro metodico ed efficace di un professionista del
linguaggio, la figura del logopedista, ma può divenire un supporto
importante.
ANGELIQUE KIDJO
Ominira,
Iwoja
Lo stupore di Filippo nel sentire quante lingue diverse ed incomprensibili
ci sono, lo incuriosisce.
Gli dico che, anche se non si capiscono le parole, la musica riesce a
comunicare sensazioni, ma anche gli sguardi, i sorrisi, il pianto, il dolore,
… l’importante è avere la curiosità di cogliere le sfumature e mantenere la
volontà di migliorarsi senza arrendersi.
Filippo:”Mettiamoci al lavoro, non abbiamo tempo da perdere…”
Filippo mi chiede se sono triste, dice che sono seria.
Sto pensando a lui, ai rifiuti subiti, alle umiliazioni di coloro che hanno il
potere di etichettarti e giudicarti, che non danno consigli ma solo sentenze.
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ALESSANDRA FOPPOLI – MUSICOTERAPIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
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INCONTRO NR 9,
Mercoledì 22/03/2006 h 16-18
In fila indiana
Filastrocca in fila indiana,
per la tribù dei Piedi di Rana,
per la tribù dei Piedi Neri,
per gli Apaches, gran guerrieri,
per i Navajos, i Mohicani,
gli Irochesi ed altri indiani,
compresi quelli del mio quartiere
che fanno la guerra tutte le sere,
poi se la mamma chiama “Carletto!”
fanno la pace e vanno tutti a letto.
GIANNI RODARI, Filastrocche in cielo e in terra.
Scrivo questa filastrocca per Filippo e la leggiamo accompagnati da
pulsazioni ritmiche stabilite, aiutati anche da una divertente cantilena che,
successivamente, sarebbe dovuta diventare una melodia.
Filastrocca scelta poiché Filippo rimane incantato e coinvolto all’ascolto di
musiche che richiamino all’immaginazione gli Indiani d’America.
Proseguiamo col canto di alcuni brani già ascoltati ripetutamente negli
incontri precedenti.
Per sciogliere le tensioni mimico-facciali giochiamo ad emettere
suoni onomatopeici: indiani, animali, ambienti (scuola, mensa, parco, …);
vocalizzi.
Filippo è sempre più rilassato, si lascia guidare, affronta le sue difficoltà
serenamente senza rinunciare.
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Scherza con me, quando ironizzo su di lui dicendogli che sono io il capo,
che sono più forte, che non ha speranza di battermi, mi sfida col sorriso per
poi scoppiare entrambi in fragorose risate.
E’ piacevole, è buffo. Il tempo trascorre velocemente.
Azzardo modifiche che Filippo accoglie. Rimane stupito da alcune mie
affermazioni e considerazioni:
F.: ”Perché non facciamo il gioco della sedia oggi? dai …”
A.: ”Perché non ne ho voglia oggi. Dai, cambiamo …”
BACH J.S., Suite Nr.1, BWV per violoncello
Ascoltiamo in silenzio.
Mi strappa una promessa: un giorno suonerò il mio strumento, il
violoncello, per lui.
Mi sento bene.
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INCONTRO NR 10
Mercoledì 29/03/2006 h.16-18
Restituzione alla madre delle osservazioni/valutazioni
E’ sollevata, sente di avere in un qualche modo reso giustizia al figlio.
Ha seguito il suo istinto, il suo cuore ed ha trovato persone disposte ad
accogliere la sua richiesta ed a credere insieme a lei a Filippo al di là dei
problemi presentati.
Graziella respira, ha ottenuto i risultati sperati. Filippo ha una disponibilità
ed un comportamento notevolmente differente rispetto ai primi incontri e
l’ha generalizzato anche al di fuori del contesto musicoterapico (obiettivo
primario).
Filippo ha un rendimento scolastico decisamente migliore, inoltre è
diventato più agile. Non chiede più di essere premiato per un merito,
affronta situazioni nuove con entusiasmo.
La madre mi riferisce che Filippo parla, in famiglia e coi compagni di
scuola, dei nostri giochi sonori e che non vuole rinunciare a venire il
mercoledì. Si racconta, canta, balla.
Sono così fiera di lui e felice di essere stata il trampolino per un volo che
presto non avrà più bisogno di reti ma solo di spiccare in alto, libero.
ALIZADEH-GASPARYAN, Birds
Penso che imparare ad ascoltare sia di per sé il fondamento di ogni terapia.
Esistono strategie, metodi e modelli di grande supporto, concretamente
utili; poi c’è quel noumeno che non si tocca, non si vede ma si sente, si
percepisce appena ci si libera dai pregiudizi, dagli atteggiamenti saccenti e
presuntuosi che impediscono di andare oltre l’apparenza, oltre il manuale.
Il messaggio di Filippo era forte e chiaro e non ho potuto far altro che
leggerlo. Più che una richiesta di aiuto suonava come una richiesta
d’attenzione e di amore.
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Proseguiamo.
Gioco “specchio”: a turno imitiamo i movimenti dell’altro, inizialmente
casuali poi con proposta di ripetere gesti di routine come ad es. fingere di
lavarsi i denti, pettinarsi, … Sia in piedi che seduti.
Lettura ritmico-melodica della filastrocca già conosciuta precedentemente.
Osservazione di gru esterne e disegno alla lavagna. Cerca di copiare la mia
stilizzata. Lo aiuto ad impugnare correttamente il pennarello. Lavoreremo
sulla presa utilizzando i battenti e il tamburo.
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INCONTRO NR. 11
Mercoledì 05/04/2006 h.16-18
BUCKLEY J., Grace
Si siede e disegniamo insieme.
Quando meno se l’aspetta gli offro sempre caramelle o cioccolatini.
All’inizio, poiché molto goloso, erano il premio finale, ora non ne ha più la
necessità. Sa che non deve “frugare” nella mia borsa ma chiedere.
Chiedo a lui se ha preferenze su giochi da fare. La “sedia ruotante” rimane
il suo preferito.
Lavoriamo su suoni-silenzi con giochi di concentrazione.
Es.: accendo e spengo la musica, oppure suono e mi interrompo
all’improvviso e Filippo se suona deve rispettare i silenzi, così se si muove
deve immobilizzarsi.
La sua attenzione è aumentata. E’ bravissimo!
Filippo si sdraia. E’ stanco. Lo lascio in pace.
BRAHMS, Concerto per pf e orchestra nr. 2
Movimento nr. 3, Andante
Chiude gli occhi.
Quando arriva la mamma non vorrebbe andarsene. Sta bene.
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INCONTRO NR. 12
Mercoledì, 12/04/2006 h 17-18
Arriva arrabbiato. Ha litigato con un compagno di classe. E’ stato ripreso
dall’insegnante e dai genitori.
CHET BAKER, Zingaro
Rilassamento assoluto, si sdraia e rotola sul pavimento abbracciando la
chitarra.
AA.VV. PERU’, Estrellita
Balliamo, giriamo in cerchio e facciamo i “versi” degli indiani mentre
suoniamo tamburi e sonagli.
Si siede.
F.:” Adesso io seduto e tu fai girare me…per favore”
Troviamo parole trisillabiche da suonare col corretto accento e mi torna
utile il Metodo Bianchi, Didattica Musicale.
Scrivo con simboli la ritmica e successivamente l’altezza:
se è una domanda avrò un’intonazione differente da una affermazione, ecc.
…
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INCONTRO NR 13
Mercoledì 26/04/2006 h. 17-18
Dopo pausa vacanze pasquali eccoci di rientro.
Siamo soli in sede.
Apro la porta e via…lanciato, sulla sedia “magica” lungo il
corridoio…musica a tutto volume e grasse risate.
Ho portato bolle di sapone.
Apro le finestre e il cielo si riveste di arcobaleni.
Per ogni bolla emettiamo un suono diverso affinché venga sprigionato
nell’aria appena la bolla scoppierà.
Canto per lui e con lui.
Giochiamo a “calcio” con un ovetto spaziando in ogni angolo della sede.
Prepariamo un fiore di cartoncino utilizzando forbici seghettate per la
Dott.ssa Frison e glielo attacchiamo in bacheca.
INCONTRO NR 14
Mercoledì 03/05/2006 h 17-18
Oggi non sono in forma e chiaramente Filippo se ne accorge
immediatamente.
Pensa che sia triste o arrabbiata. Lo tranquillizzo.
Lavoriamo sulle emozioni e loro differenze aiutandoci con le espressioni
facciali, suoni e disegni.
Leggo un piccolo racconto:
PIUMINI R., Il matto volante
Lavoriamo sulla comprensione e proviamo a musicarlo.
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INCONTRO NR 15
Mercoledì 24/05/2006
Lo scorso mercoledì Filippo non è venuto.
La mamma gli ha detto che non sarei stata presente.
Parlo alla madre che è molto contenta dei risultati ottenuti ma è stanca
poiché ha difficoltà nel gestire tutti gli impegni famigliari oltre a suo
lavoro. Decide che il prossimo mercoledì si concluderanno per ora i nostri
incontri che riprenderanno in autunno in contemporaneo inizio scolastico.
Entro con Filippo.
E’ triste.
Pensa che seguirò altri bambini e mi dimenticherò di lui.
Mi abbraccia, dice che mi vuole bene e che non si dimenticherà mai di me.
Dice che con me sta bene.
Ricambio gesti affettuosi e gli dico che ci prendiamo una pausa per andare
in vacanza e che ci rivedremo.
Gli spiego che lavorare con altri bimbi fa parte del mio mestiere ma che il
rapporto che abbiamo non cambia per questo.
Il bene che si vuole ad una persona non cessa nel momento in cui per un
po’ non la si può vedere.
Gli dico di non arrabbiarsi con la mamma per questa decisione perché
l’abbiamo presa in comune accordo.
Gonfiamo alcuni palloncini e giochiamo.
Gliene regalo uno su cui compare un mappamondo.
Ascoltiamo i suoi brani preferiti.
Ci guardiamo e sorridiamo in silenzio complici.
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GIROTONDO DI TUTTO IL MONDO
Filastrocca per tutti i bambini,
per gli italiani e gli abissini,
per i russi e per gli inglesi,
gli americani ed i francesi,
per quelli neri come il carbone,
per quelli rossi come il mattone,
per quelli gialli che stanno in Cina
dove è sera se qui è mattina,
per quelli che stanno in mezzo ai ghiacci
e dormono dentro un sacco di stracci,
per quelli che stanno nella foresta
dove le scimmie fan sempre festa,
per quelli che stanno di qua o di là,
in campagna od in città,
per i bambini di tutto il mondo
che fanno un grande girotondo,
con le mani nelle mani,
sui paralleli e sui meridiani.
GIANNI RODARI, Filastrocche in cielo e in terra
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INCONTRO NR 16
Mercoledì 31/05/2006 h 17-18
Ultimo incontro.
Parlo con Graziella che mi lusinga e ringrazia.
Ho portato a Filippo un disco con registrate le “nostre” musiche, un
sacchetto di caramelle.
Le offre a tutti. E’ felice del piccolo regalo ma è malinconico e triste. Mi
abbraccia, ha gli occhi lucidi.
Ancora lo tranquillizzo.
Balliamo e cantiamo.
Ci salutiamo.
A presto, buon viaggio.
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CONCLUSIONI
Nel corso di questi mesi ho avuto la possibilità di mettere in pratica alcuni
apprendimenti ricevuti durante le lezioni.
Ho dovuto vincere la paura e realizzare concretamente un setting, una
relazione “musicale”.
Seppur organizzavo prima di ogni incontro le attività, spesso mi sono
ritrovata a dover improvvisare. Questo mi ha permesso di consolidare la
mia formazione e di rafforzare istinto e prontezza.
Gli obiettivi prefissati durante il percorso sono stati raggiunti in modo
soddisfacente. Filippo ha aumentato i suoi tempi d’attenzione, ha notevol-
mente migliorato il coordinamento motorio.
Per ciò che concerne il comportamento si è verificato un processo di
crescita e di consapevolezza, generalizzate in ambiti e contesti differenti.
Filippo, ora ha un approccio disponibile ad un più adeguato uso del
linguaggio e della sua funzionalità espressiva e comunicativa.
Ho trovato di confortante sostegno e aiuto la presenza della Dott.ssa
Roberta Frison, che colgo l’occasione per ringraziare della fiducia
ripostami, per la pazienza e l’incoraggiamento, per la costante supervisione
in itinere del percorso, per i confronti continui ….
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Arrivederci
fratello mare
Varna, 1951
Ed ecco ce ne andiamo come siamo venuti
arrivederci fratello mare
mi porto un po’ della tua ghiaia
un po’ del tuo sale azzurro
un po’ della tua infinità
e un pochino della tua luce
e della tua infelicità.
Ci hai saputo dir molte cose
Sul tuo destino di mare
Eccoci con un po’ più di speranza
Eccoci con un po’ più di saggezza
E ce ne andiamo come siamo venuti
Arrivederci fratello mare.
NAZIM HIKMET, In esilio
Arnoldo Mondadori Editore, Gennaio 1991
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BIBLIOGRAFIA
• BIANCO, G. Setting e prassi clinica nella musicoterapica dell’età
evolutiva. Dispensa Istituto Meme
• CANEVA, P. Modelli e metodi di musicoterapia. Dispensa Istituto
Meme
• HIKMET, N. (1991) In esilio, Mondadori Editore.
• PESSOA, F. (1986) Il libro dell’inquietudine, Feltrinelli, Milano.
• PIUMINI, R.(1997) Il matto volante Edizioni EL.
• RODARI, G. (1982) Filastrocche in cielo e in terra, Einaudi.
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DISCOGRAFIA
• AA. VV., Popolari-PERU’.
• AA. VV., La valse.
• ALIZADEH H., Endless Vision, Birds.
• ANONYME, Folias Antigas.
• BACH J.S.
Toccata e fuga in re minore, BWV 565.
Suite nr. 1, BWV, per violoncello.
• BAKER C., Zingaro.
• BEETHOVEN, Marcia Turca.
• BRAHMS
Danze Ungheresi.
Concerto per pf e orchestra, nr. 2.
• BUCKLEY J., Grace.
• KIDJO A., Black Ivory Soul.
• PROKOFIEV S., Pierino e il lupo.
• RAVEL, Bolero.
• RUGGIERO A., Caravan.