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IL TRASPORTO DI RIFIUTI LIQUIDI: il controllo delle cisterne e degli autospurgo
a cura del dott. Tiziano Granata*
INTRODUZIONE Basta collegare un tubo all’autobotte e il contenuto viene scaricato e fatto sparire in mare, disperso in un canale di scolo o nelle acque di un fiume o smaltito in un impianto di depurazione non autorizzato o direttamente in un tombino collegato alle fogne. Sono queste e tante altre le tecniche più o meno insidiose per smaltire illecitamente i reflui urbani provenienti da attività di manutenzione e spurgo di depuratori, impianti fognari, wc chimici o fosse biologiche. Gli effetti sull’ambiente, la salute e l’igiene possono essere devastanti. Negli ultimi anni diverse inchieste giudiziarie hanno fatto luce sui business che si nascondono dietro il trasporto di rifiuti liquidi (reflui fognari, percolato di discarica, oli esausti, ecc.) spesso in mano all’ecomafia. L’ultima in ordine cronologico a giugno di quest’anno quando la Guardia di Finanza di Napoli aveva eseguito 7 ordinanze di custodia cautelare disposte dalla Procura di Napoli per reati ambientali. Dalle indagini era emerso che due ditte operanti nel settore dello smaltimento dei rifiuti avrebbero eliminato per diversi anni liquami nelle fogne di diversi comuni della provincia di Napoli, compreso il capoluogo, e rifiuti speciali in una discarica abusiva realizzata nel parco del Vesuvio. Sempre a Napoli, nel 2009 un uomo titolare di un auto spurgo era stato arrestato in quanto una volta prelevati i liquami da varie abitazioni, li sversava direttamente su terreni agricoli coltivati soprattutto ad ortaggi destinati ai mercati ortofrutticoli della zona, verdure destinate ai consumatori. Si scrive smaltimento illecito ma si legge guadagno perché proprio la realizzazione del massimo profitto è il motore di tutti i crimini ambientali. Uno stesso refluo fognario può sottostare a discipline diverse a seconda della provenienza (scarico, attività di manutenzione o fosse settiche). La disciplina del trasporto dei rifiuti liquidi e in particolare quella dei reflui trasportati con le cisterne e autospurgo, provenienti da attività di manutenzione della rete fognaria, è stata riscritta con le recenti modifiche legislative. Con questo articolo si vuole intanto fare chiarezza. Impresa ardua se si considerano le continue modifiche legislative che stanno creando molta confusione in chi deve rispettare la normativa e per gli operatori stessi con il risultato di una deregulation totale sui veleni. Si pensi alla cancellazione del SISTRI avvenuta con il Decreto anticrisi del 12 agosto e che si spera venga reintrodotto. Un vero e proprio regalo alle ecomafie. A questo pasticcio si aggiunge l’entrata in vigore i delitti contro l’ambiente (d. lgs 121/2011 che attua delle direttive 2009/123/Ce e 2005/35/Ce), che nel settore dei rifiuti si limita ad introdurre sanzioni pecuniarie per le persone giuridiche. L’obbiettivo è quello di fornire un breve prontuario operativo utile agli operatori di polizia affinché vengano incrementate le attività di controllo, monitoraggio e repressione delle gestioni illecite di tale particolare tipologia di rifiuti.
IL QUADRO NORMATIVO: DISTINZIONE TRA SCARICO E RIFIUTO LIQUIDO
I liquami o reflui urbani, trasportati su cisterna auto spurgo sono ricompresi nella categoria dei rifiuti e non in quella delle “acque di scarico” escluse dall’art. 185 comma b), dal campo di applicazione della normativa sui rifiuti. Sono infatti da considerarsi rifiuti allo stato liquido, soggetti pertanto alla disciplina dell'art. 256 (Attività di gestione di rifiuti non autorizzata) D. Lgs. n. 152 del 2006. Ciò deriva dalla netta distinzione tra “liquame di scarico” e “rifiuto liquido”. Il primo è sottoposto alla disciplina delle acque il secondo a quella dei rifiuti. Lo scarico è stato ridefinito dall’art. 74 comma 1 lett. ff) come “qualsiasi immissione effettuata esclusivamente tramite un sistema stabile di collettamento che collega senza soluzione di continuità il ciclo di produzione del refluo con il corpo ricettore in acque superficiali, sul suolo, nel sottosuolo e in rete fognaria, indipendentemente dalla loro natura inquinante, anche sottoposte a preventivo trattamento di depurazione” Esso è quindi caratterizzato da un collegamento diretto (condotta) fra la fonte di produzione del liquame (ad esempio impianto industriale o depuratore) ed il corpo recettore (suolo, mare, fiume, ecc.). Se al contrario presenta interruzioni (ad es. prelievo di reflui e successivo trasporto in altro luogo mediante autobotte), il refluo si trasforma giuridicamente in rifiuto liquido il cui trasporto e smaltimento deve essere autorizzato (Cass. pen., sez. III, 4 maggio 2000, n. 500; Id. 29 marzo 2000, n. 1383). LA MICRORACCOLTA DEI REFLUI URBANI Il trasporto di più raccolte di liquami da più fosse biologiche della medesima tipologia e provenienza (medesimo CER 20.03.04), da parte dello stesso soggetto, con un unico mezzo, che si conclude con un unico conferimento all’impianto di depurazione, può essere ricompreso nella fattispecie della microraccolta di rifiuti. L’art. 193 (trasporto di rifiuti) al comma 10 definisce la microraccolta, “la raccolta di rifiuti da parte di un unico raccoglitore o trasportatore presso più produttori o detentori svolta con lo stesso automezzo” e impone che deve essere eseguita “nel più breve tempo tecnicamente possibile”. Nelle schede del sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti (SISTRI), relative alla movimentazione dei rifiuti, e nei formulari di identificazione dei rifiuti devono essere indicate, nello spazio relativo al percorso, tutte le tappe intermedie previste. Nel caso in cui il percorso dovesse subire delle variazioni, nello spazio relativo alle annotazioni deve essere indicato a cura del trasportatore il percorso realmente effettuato. ATTIVITÀ DI PULIZIA MANUTENTIVA: IL PRODUTTORE È CHI EFFETTUA I LAVORI. Questo tipo di attività è stata ricondotta di recente nell’ambito della “manutenzione” (art. 33 del D.Lgs. 3 dicembre 2010, n. 205 che ha modificato l’art. 230 c. 5 del D. Lgs 152/06). Pertanto ai sensi dell’art. 230 comma 5 del Dlgs 152/06, il soggetto che effettua pulizia e manutenzione delle infrastrutture relative a fognature civili diventa, per definizione, il produttore del rifiuto. Infatti esso recita: “I rifiuti provenienti dalle attività di pulizia manutentiva delle reti fognarie di qualsiasi tipologia, sia pubbliche che asservite ad edifici privati, si considerano prodotti dal soggetto che svolge l’attività di pulizia manutentiva. Ma cosa s’intende per rete fognaria? L’art. 74, comma 1, lett. dd) del D.Lgs. 152/2006 definisce “rete fognaria” un sistema di condotte per la raccolta e il convogliamento delle acque reflue urbane; quest’ultime sono definite (art. 74 c.1 lett. i) acque reflue domestiche o il miscuglio di acque reflue domestiche, di acque reflue industriali ovvero meteoriche di dilavamento convogliate in reti fognarie, anche separate, e provenienti da agglomerato.
Quali sono i vantaggi per le ditte di autospurgo e i gestori? Considerare produttore il soggetto che svolge la pulizia manutentiva (il c.d. “autospurghista”) rende particolarmente agevole le operazioni di tracciamento dei rifiuti col SISTRI, poiché tale soggetto non dovrà più dipendere dal committente, ma curerà per intero le movimentazioni. Il vantaggio è per i soggetti gestori delle reti fognarie che hanno scampato il pericolo di aprire, giornalmente, numerosissime movimentazioni SISTRI perché ogni intervento di pulizia manutentiva, anche urgente, sarebbe dovuto essere preceduto dalla necessitata registrazione elettronica.
PROVENIENZA DEI RIFIUTI RIFERIMENTO PRODUTTORE NOTE
Attività di pulizia manutentiva delle reti fognarie di qualsiasi tipologia, sia pubbliche che asservite ad edifici
privati
art. 230 comma 5
D. Lgs 152/06
Soggetto che svolge l'attività di pulizia manutentiva
(autospurghista)
Tali rifiuti possono anche essere raggruppati temporaneamente presso la sede o unità locale del soggetto che svolge l'attività di
pulizia manutentiva.
RAGGRUPPAMENTO TEMPORANEO PRESSO LA SEDE Un altro “beneficio” riguarda la possibilità di conferire direttamente ad impianti di smaltimento o recupero o, in alternativa, di “raggrupparli temporaneamente” presso la sede o unità locale del soggetto che svolge l’attività di pulizia manutentiva. Si tratta, in buona sostanza, di ipotesi particolare di stoccaggio in deroga al regime ordinario che impone, invece, un’apposita autorizzazione. POZZI NERI, FOSSE SETTICHE E BAGNI MOBILI I rifiuti prelevati, invece, da fosse settiche, pozzi neri e bagni mobili, in quanto insediamenti non connessi alle reti fognarie, non rientrano nella speciale disciplina, pertanto il produttore rimane il committente del servizio. Entrambi i codici CER classificano i liquami nella categoria dei rifiuti speciali non pericolosi. CODICI CER (Catalogo Europeo dei Rifiuti) La diversità di provenienza dei rifiuti liquidi si evince anche dai codici CER. Si noti che i rifiuti da pulizia manutentiva delle fognature sono notoriamente identificati con il codice C.E.R. 20.03.06 (rifiuti della pulizia delle fognature), mentre i rifiuti prelevati dai pozzi neri, fosse imofh e bagni mobili, sono identificati con il codice C.E.R. 20.03.04 (fanghi delle fosse settiche). OBBLIGHI DEI SOGGETTI CHE EFFETTUANO PULIZIA MANUTENTIVA DELLE RETI FOGNARIE Nonostante l’introduzione di un regime particolare per questa tipologia di rifiuti, a carico dei soggetti che svolgono attività di pulizia manutentiva delle reti fognarie vi è l’obbligo di garantire la tracciabilità dei rifiuti dal punto esatto del prelievo, attraverso l’adesione al sistema SISTRI oltre all’iscrizione all’Albo dei gestori ambientali (ai sensi dell’art. 212, comma 5) per lo svolgimento delle attività di raccolta e trasporto di rifiuti, come specificato dall’art. 230 c.5. In definitiva, l’autospurghista deve essere iscritto all’Albo Gestori Ambientali ai sensi dell’art. 212, comma 5, del D.Lgs. 152/2006 (trasporto di rifiuti prodotti da terzi), deve essere sempre iscritto al SISTRI (cfr. art. 188‐ter, comma 1, lett. f), del D.Lgs. 152/2006). Ma allorché va ad effettuare pulizia manutentiva di fognature dovrà qualificarsi “produttore” ed i rifiuti dovranno essere identificati col codice C.E.R. 20.03.06 (rifiuti della pulizia delle fognature), mentre quando va ad effettuare lo spurgo di pozzi neri, fosse imofh o di bagni mobili, essendo attività programmabili dovrà qualificarsi “trasportatore di rifiuti prodotti da terzi” ed i rifiuti dovranno essere identificati col codice C.E.R. 20.03.04 (fanghi delle fosse settiche).
TRASPORTO DI RIFIUTI LIQUIDI: IL CONTROLLO DOCUMENTALE E SANZIONI Una pattuglia ferma per un controllo un veicolo tipo autocisterna che trasporta liquami. Il controllo inizia nel verificare preliminarmente se si tratta di rifiuti liquidi in senso stretto (percolato di discarica, ecc.) o rifiuti liquidi costituiti da acque reflue di scarico. È possibile verificare il contenuto della cisterna dell’autospurgo anche dall’esterno attraverso gli indicato di livello. In entrambi i casi la documentazione che deve essere esibita agli operatori è la seguente:
ISCRIZIONE ALL’ALBO DEI GESTORI AMBIENTALI per le attività di raccolta e trasporto rifiuti prodotti da terzi;
SCHEDA SISTRI AREA MOVIMENTAZIONE. Il SISTRI doveva entrare in vigore dal 1° settembre 2011 e con scadenze diversificate a seconda della tipologia di Ente/Azienda ma il recente decreto anticrisi di metà agosto ha cancellato con un colpo di spugna l’intera normativa e si attende la sua reintroduzione.
FORMULARIO D’IDENTIFICAZIONE DEI RIFIUTI (si applicano le sanzioni in vigore in precedenza)
REGISTRO DI CARICO E SCARICO (si applicano le sanzioni in vigore in precedenza)
PRONTUARIO DELLE VIOLAZIONI RELATIVE AL TRASPORTO DI RIFIUTI LIQUIDI
SMALTIMENTO DI RIFIUTI IN IMPIANTI URBANI DI DEPURAZIONE: DIVIETI E DEROGHE Quando si sottopone a controllo una cisterna auto spurgo, nei documenti (formulario o scheda SISTRI) viene indicato in genere come destinatario del rifiuto, un impianto di depurazione dei reflui urbani. Bisogna fare attenzione, ed eventualmente effettuare le opportune verifiche, in quanto l’art. 110 del D. Lgs 152/06 che disciplina il “Trattamento di rifiuti presso impianti di trattamento delle acque reflue urbane”, al comma 1 vieta espressamente l'utilizzo degli impianti di trattamento di acque reflue urbane per lo smaltimento di rifiuti. Le uniche deroghe sono previste dai successivi commi 2 e 3 dietro specifica autorizzazione o comunicazione. Intanto è necessario definire il “gestore del servizio idrico integrato”. Esso è il soggetto che gestisce il servizio idrico integrato in un ambito territoriale ottimale (ATO) ovvero il gestore esistente del servizio pubblico soltanto fino alla piena operatività del servizio idrico integrato (art. 74 c.1 lett. r). Il comma 2 stabilisce che in deroga al comma 1 (divieto di smaltimento in depuratori) “l'autorità competente, d'intesa con l'Autorità d'ambito, in relazione a particolari esigenze e nei limiti della capacità residua di trattamento, autorizza il gestore del servizio idrico integrato a smaltire nell'impianto di trattamento di acque reflue urbane rifiuti liquidi, limitatamente alle tipologie compatibili con il processo di depurazione”. Il comma 3 fissa che “il gestore del servizio idrico integrato, previa comunicazione all'autorità
competente ai sensi dell'articolo 124, è comunque autorizzato ad accettare in impianti con caratteristiche e capacità depurative adeguate, che rispettino i valori limite di cui all'articolo 101, commi 1 e 2, i seguenti rifiuti e materiali, purché provenienti dal proprio Ambito territoriale ottimale oppure da altro Ambito territoriale ottimale sprovvisto di impianti adeguati:
a) rifiuti costituiti da acque reflue che rispettino i valori limite stabiliti per lo scarico in fognatura; b) rifiuti costituiti dal materiale proveniente dalla manutenzione ordinaria di sistemi di trattamento di acque reflue domestiche previsti ai sensi dell'articolo 100, comma 3; c) materiali derivanti dalla manutenzione ordinaria della rete fognaria nonché quelli derivanti da altri impianti di trattamento delle acque reflue urbane, nei quali l'ulteriore trattamento dei medesimi non risulti realizzabile tecnicamente e/o economicamente.
Nella comunicazione prevista al comma 3 il gestore del servizio idrico integrato deve indicare: la capacità residua dell'impianto le caratteristiche dei rifiuti la quantità di rifiuti che intende trattare.
L'autorità competente può indicare quantità diverse o vietare il trattamento di specifiche categorie di rifiuti e provvede all'iscrizione in appositi elenchi dei gestori di impianti di trattamento che hanno effettuato la comunicazione di cui al comma 3. Il gestore del servizio idrico integrato che, ai sensi dei commi 3 e 5, tratta rifiuti è soggetto all'obbligo di tenuta del registro di carico e scarico secondo quanto previsto dalla vigente normativa in materia di rifiuti.
Chimico ambientale e forense, Assistente della Polizia di Stato
Dist.to Polizia Stradale di Sant’Agata di Militello (Me)