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Il Vangelo di Luca una catechesi

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Il Vangelo di Luca

una catechesi

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"… anch'io,

dopo aver indagato accuratamente ogni cosa sin dall'origine,

mi sono deciso a scrivere con ordine"

(Lc 1,3)

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Tutta la critica, ormai, è concorde nel ritenere chel'Autore degli Atti degli Apostoli sia anche lo stessodel terzo Vangelo. Ma "chi è" questo Autore chechiamiamo Luca?Certamente una risposta completamente esaustiva èimpossibile, restano però molti elementi, sia esterni,sia interni al Nuovo Testamento, che attestano lapersonalità e l'opera di Luca.

Riferimenti esterni al Nuovo Testamento

Canone Muratoriano.Un antico elenco manoscritto di libri del NuovoTestamento, composto nella chiesa di Roma versola fine del II secolo d.C. , scoperto e pubblicatodallo storico L. A. Muratori nel 1740. Secondoquesto canone il terzo Vangelo e gli "Atti di tuttigli Apostoli" sono stati scritti da Luca che li hadedicati a Teofilo.1

Ireneo, morto nel 200 circa, cita assai spesso gliAtti degli Apostoli nei suoi scritti e ripetutamentescrive che loro autore è "il discepolo e seguacedegli Apostoli, Luca"2

Origene ( 250) e Clemente Alessandrino ( 215)affermano più volte che gli Atti sono opera di Luca

Tertulliano ( 250) definisce gli Atti comecommentario di Luca

1 F. F. Bruce, ROTOLI E PERGAMENE, Piemme 1994, pag. 1042 C. Ghidelli, LUCA in Nuovissima Versione della Bibbia, San Paolo 1998, pag. 47

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Eusebio e Gerolamo ( 419) confermano, contutto il resto della tradizione, "… la comuneopinione intorno a Luca, autore del terzo Vangeloe degli Atti degli Apostoli"3

Un documento anonimo della fine del II secolo,conservato come prologo al terzo vangelo in moltimanoscritti dice che "Luca era siriano, originariodi Antiochia, medico e discepolo degli Apostoli.Più tardi seguì Paolo fino al suo martirio"4

Riferimenti interni al Nuovo Testamento

Specialmente in Atti (16,10-17; 20,5-15; 21,1-28;27,2-28), Luca adopera la prima persona plurale:sono le cosiddette sezioni – noi. L'uso di questesezioni, in particolare nella descrizione delsecondo viaggio di Paolo (At 16,10-17), nelritorno di Paolo da Corinto a Filippi, nellapermanenza di Paolo a Gerusalemme (At 20,5-12,18), dimostra la partecipazione di Luca stessoalla attività di Paolo. Dunque Luca è "discepolo" ecollaboratore di Paolo

Anche Paolo, con alcuni brani delle sue lettere, ciaiuta a comprendere la persona e la vita di Luca.Nel breve biglietto scritto dall'Apostolo aFilemone si legge: "Anche Marco, Aristarco,Dema e Luca, miei compagni di lavoro, ti

3 C. Ghidelli, op. cit. pag. 484 N. Marconi, IL VANGELO DI LUCA – una introduzione alla lettura spirituale,2000

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salutano" (Fm 24)

In Col 4,14 leggiamo Saluti anche da parte diLuca, il caro medico, e da parte di Dema

Infine in 2Tm 4,9-11: "Fa' il possibile per venirepresto da me, perché Dema mi ha abbandonato:ha preferito le cose di questo mondo ed è andato aTessalonica. […] Soltanto Luca è con me"Filemone, Colossesi, la seconda a Timoteo sonolettere scritte dalla prigionia: quella a Timoteorispecchia anche una sorta di "testamentospirituale" di Paolo, essendo stata redatta quandola anziana vita dell'Apostolo era quasi al termine,presso la prigione romana: riconosciamo quindi"l'accento commosso e riconoscente di Paolo,prigioniero a causa di Cristo Signore, che trova inLuca un conforto fedele, soprattutto nei giorniinfidi" 5

Luca conosce molto bene la comunità di Antiochia(At 11,19-27; 13,1; 14,19; 15,1 ss) eprobabilmente è originario proprio di questacomunità.6

A giudicare dallo stile letterario usato da Luca,specialmente nel prologo al suo Vangelo (Lc 1,1-

5 C. Ghidelli, op. cit. pag. 496 At 11,28 nella variante del Codice Claromontano, è una sezione-noi "dovutaprobabilmente all'identificazione di Luca con "Lucio di Cirene" che sarà ricordato in At 13,1come uno dei profeti residenti ad Antiochia. Cfr. C.M.Martini ATTI DEGLI APOSTOLI inNuovissima Versione della Bibbia, Paoline 1982, pag 183

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4) ci si trova di fronte ad una persona colta esensibile agli avvenimenti che lo circondavano. "Illinguaggio di Luca è un greco più raffinato diMarco e Matteo, anche se pur sempre linguaggiocomune (koine)."7

Egli è pure desideroso di trasmettere questiavvenimenti, non senza averli prima attentamentevagliati e accuratamente composti e organizzati: èl'opera tipica dello storico."Chi legge gli autori classici, si trova di fronte unmodo di scrivere a lui familiare; Luca vuol farvedere che sa scrivere, e come questi autori,dedica il suo testo all'editore: Teofilo, cioè a coluiche dovrà curarne la diffusione il più possibilevasta"8

Abbiamo così una sorta di identikit di Luca:

- è un pagano di Antiochia convertito- diventa compagno e discepolo di Paolo- è una persona colta e sensibile – la sua opera si

presenta con netto taglio storico; egli è presentatocome "medico", anche se non sono rintracciabilialtre informazioni su questa sua presuntaprofessione, se non la diretta citazione di Paolo

- a lui vengono attribuiti sia il terzo Vangelo, sia gliAtti degli Apostoli.

7 J. L. McKenzie DIZIONARIO BIBLICO, Cittadella Editrice 1981, pag. 5598 N. Marconi op. cit.

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Anche se non del tutto verificabile, "la tradizioneche afferma la paternità lucana [degli scritti] deveessere accettata perché nella chiesa anticanessuno poteva avere dei motivi per attribuire lacomposizione di un vangelo ad una figura dopotutto piuttosto oscura"9

9 R. J. Karris in Il Vangelo secondo Luca nel NUOVO GRANDE COMMENTARIOBIBLICO, Queriniana 1997, pag. 880

Data di composizione

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Data di composizione

Le testimonianze antiche al di fuori del NuovoTestamento ci aiutano poco a definire una data delVangelo di Luca. Bisogna ricorrere perciò alleinformazioni "interne" per tentare una datazione.

Luca conosce e usa lo scritto di Marco – discussopiù avanti in "Fonti" - Dato che il Vangelo diMarco è stato scritto tra il 66 e il 70 d.C.10 quellodi Luca non può essere stato redatto prima del 66d.C

Lc 21,5-38 presuppone che la distruzione diGerusalemme sia già avvenuta: dunque almenodopo il 70 d.C.

Sia nel Vangelo, sia negli Atti non c'è traccia dellapersecuzione che Domiziano operò nell'ultimaparte del suo impero (81 – 96 d.C).Non c'è nemmeno traccia della controversiapiuttosto dura fra la chiesa e la sinagoga dopo laricostruzione del giudaismo a Iamnia11 (85 – 90d.C.)

Queste ultime motivazioni “negative” hanno, in vero,una valenza piuttosto debole e tenderebbero a datare

10 66-70 resta la data più attendibile per il Vangelo di Marco, anche se alcuni autori,specie dopo la scoperta del frammento 7Q5 di Qumran, tendono ad anticipare questadatazione al 50 d.C. Cfr ad es. G. Segalla nella postfazione di RIDATARE I VANGELI? Acura di F. Dalla Vecchia, Queriniana 1997, pag. 17911 Iamnia (Jabneh o Jabneel), città vicina al Mediterraneo a Ovest di Gerusalemme.La rivalità coi libri cristiani indusse la classe rabbinica dell'epoca, nell'ambito dellaricostruzione del giudaismo, a renere definitivo il canone dei libri ebraici

Data di composizione

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l’opera lucana – Atti e Vangelo - a partire dall’anno80. Altri autori però, sulla scorta di alcuni dati cheemergono in Atti, come l’apparente interruzione delracconto alla prigionia di Paolo a Roma, tendono adanticipare la data al 70 d. C.12

12 Cfr C.M. Martini op. citata pag. 14-15; G. Giavini SAN PAOLO? UNA PESTE!Ldc, 2004 pag. 10

Luogo di composizione

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Luogo di composizione

Per quanto riguarda il luogo di composizione le fontisono alle volte contraddittorie: Roma, Antiochia,Acaia13, Bitinia … La più attendibile vede lacomposizione del Vangelo, ma anche di Atti, adAntiochia: "Visto che Luca proviene da Antiochia diSiria, non c'è nessun motivo che obblighi lacomposizione di Lc – At fuori da questa città, tral'altro la terza città dell'impero romano pergrandezza, con popolazione varia, composta ancheda giudei"14

C'è da notare che la composizione degli scritti di Lucanon è avvenuta "di getto": non immaginiamo loscrittore seduto al tavolo che inizia e termina la suaopera sempre nello stesso posto.Come lo stesso Luca indica nel prologo del suovangelo, si è documentato molto bene prima diprocedere nella scrittura. Questo significa parlare,farsi raccontare e "annotare" ciò che gli servirà poi.Non si dimentichi che Luca ha viaggiato molto conPaolo, e che è stato a contatto con gli Apostoli, haanche letto e usato diverse fonti, tra le altre anchequello che noi conosciamo come il Vangelo di Marco(che con felice intuizione è stato definito Il librettodella catechesi di Pietro): quindi è plausibile

13 Acaia:Antica regione a Sud del golfo di Corinto, Bitinia: Regione dell'Asia Minorenord - occidentale14 R. J. Karris op. cit. pag. 881

Luogo di composizione

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ipotizzare che, se la composizione effettiva èprobabilmente avvenuta ad Antiochia, la raccolta diinformazioni, gli appunti per così dire, sono stati fattilungo tutti gli incontri e in tutti i luoghi che ha potutovisitare. Roma come Gerusalemme, Corinto comeFilippi …

Ambiente e destinatari

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Ambiente e destinatari

"Per poter interpretare adeguatamente un'operaletteraria, oggi si ritiene che sia indispensabileconoscere l'ambiente vitale (Sitz im Leben) nel qualequell'opera è nata, nel quale e per il qualequell'autore ha scritto."15

Alcune domande o questioni che qui di seguito lasciovolutamente aperte, troveranno risposta nella sezione"Le tematiche"; per il momento l'intento è quello dimostrare unicamente l'ambiente nel quale si èsviluppata tutta l'opera dell'Evangelista.

Luca scrive il Vangelo e gli Atti intorno all'80 – 85d.C. (fatto salvo quanto detto in “Data dicomposizione”) quando la generazione degliApostoli sta già scomparendo e si è un po'affievolito quel legame diretto fra i "testimonioculari" (Lc 1,2) e le varie comunità, specialmentequelle più lontane da Gerusalemme.

Scrive probabilmente ad Antiochia che è una cittàmultietnica – la terza dell'impero romano - dove leinfluenze "di idee nuove, di dottrine peregrine, diipotesi alternative a quella dell'unico Signore"16si fanno particolarmente sentire.17

15 C. Ghidelli op. cit. pag. 5216 C. Ghidelli op. cit. pag. 5317 Si veda ad esempio At 17,1ss: Paolo nell'Areopago di Atene. Anche At 17,18 dovevengono espressamente citati "filosofi epicurei e stoici"

Ambiente e destinatari

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Luca si rivolge anzitutto ad una comunità cheproviene dal paganesimo, come Luca stesso delresto, e che è composta da persone piuttostobenestanti e colte - almeno considerando il tonoletterario piuttosto alto dei suoi scritti –

E' una comunità che però si sta affievolendo, e che,un po' scoraggiata, si sta interrogando su comeessere nuovamente missionaria in un contesto cosìdiversificato e pieno di nuove istanze.Lo si deduce dai temi che Luca insistentementeconduce in tutta la sua opera, Vangelo e Atti.

Il riferimento a Teofilo, sia nel prologo delVangelo (Lc 1,3), sia all'inizio di Atti (At 1,1) haforse un significato più ampio dell'allora abitualededica ad una persona eminente: forse è piùcorretto dire, con parole moderne, che è un invito ouna precisazione rivolta al proprio "editore" che ècolui che ha il compito di diffondere il piùpossibile lo scritto18. Se così, Luca è conscio diuna situazione di scoraggiamento e diaffievolimento più generalizzata, ovvero nonriferita ad una sola comunità. E i viaggi con Paolopossono avergli dato questa consapevolezza.In effetti sembra proprio che il problema chiavedelle comunità alle quali si rivolge Luca sia quellodella teodicea19

18 N. Marconi op. cit.19 Il problema della sussistenza del male nel mondo in rapporto alla giustificazionedivina

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In altri termini: se Gerusalemme e il Tempio sonostati distrutti, Dio non è stato fedele alle promessefatte al suo popolo. Come può essere, allora, che lostesso Dio, nel quale i cristiani provenienti dalpaganesimo credono, sia fedele alle promesse fattein Cristo?20

Lo stile e la fermezza di Luca nel raccontarealcune chiamate - vocazioni di Gesù o alcune fortied essenziali affermazioni del Maestro (Lc 9,23-26. 57-62; 14,25-33 …), mostra come nellecomunità a cui si rivolge Luca sia forte il problemadella sequela di Gesù, della radicalità di questomessaggio che strappa, senza mezze misure, dallacomodità e dai compromessi.21

20 Cfr. R. J. Karris op. cit. pag. 88121 Cfr. C. Ghidelli op. cit. pag. 54

La forma letteraria

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La forma letteraria

Luca ha scritto come storico, da storico.22L'affermazione deve essere completata – e sarà fattonella sezione "Le tematiche – carattere storico" –perché Luca non è solamente uno storico: il Vangelostesso dimostra come egli sia soprattutto Evangelista,ovvero colui che racconta una buona notizia, un buonmessaggio.

Come egli stesso indica nel prologo del suoVangelo, indaga accuratamente ogni cosa,scrivendola poi con ordine. (Lc 1,3)

"Racconta gli avvenimenti rapportandoli ad unfatto contemporaneo" (cfr. ad es. Lc 2,1-3)23 e, ingenere, usa il "tempo" come elemento storico, sianella funzione cronologica, sia in quella di corniceo di locazione degli avvenimenti. (Lc 1,5ss ;1,26ss e, in genere le varie sezioni introdotte conrimandi al tempo anche se, da un punto di vistapuramente letterario, possono assolvere al soloscopo di unire periodi. A titolo di esempio: "altempo di", "all'ottavo mese", "tempo di partorire","ottavo giorno", "giunta all'età", "fattosi giorno","un giorno", "dopo questo", "nel frattempo", …)

"… ha saputo sintetizzare le informazioni avute[…] e ha saputo ricavarne una storia lineare econtinua: la storia di Gesù e del cristianesimo

22 Vedi sopra: "Autore – Riferimenti interni al Nuovo Testamento"23 J. L. McKenzie op. cit. pag. 559

La forma letteraria

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primitivo"24 In 3,23 indica anche l'età di Gesù.

24 C. Ghidelli op. cit. pag. 51

Le fonti

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Le fonti

"Molti hanno già cercato di mettere insieme unracconto degli avvenimenti verificatisi tra noi …"(Lc 1,1)

Anche se nell'originale greco quel "molti" significasemplicemente più di uno, non vi è dubbio che Lucasi serve di alcune fonti, di scritti a lui precedenti e ditradizioni orali ancora vive.

Tutti gli studiosi concordano nell'affermare cheLuca si è servito in larga parte di Marco: quasi il60% del materiale di Marco è confluito nel terzoVangelo. Ma, ovviamente, Luca ha una suacaratteristica, che è quella di amalgamare i raccontie di stemperarli in una prospettiva teologicapeculiare. Così alcune ridondanze di Marco inLuca vengono omesse: la moltiplicazione dei pani,ad esempio, in Luca viene riportata una sola volta.O ancora: lo schema marciano del viaggio aGerusalemme è ripreso da Luca come stupendocanovaccio sul quale tessere tutta la sua particolare"teologia del viaggio di Gesù e dei cristiani".

Luca usa anche fonti a lui proprie, cioè originarie eusate solamente da sé25, e anche una fonte

25 In particolare tutto il "grande inserto" (Lc 9,51-18,14) col tema del viaggio e nelquale Luca mette in modo abbondante materiale che è frutto delle sue ricerche.

Le fonti

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particolare, chiamata "Quelle"26, che è stata usatapure da Matteo. Quest'ultima fonte (Q) haparticolare interesse perché risulta essere la piùantica: "… dietro Mt e Lc si trova un altrodocumento scritto, una raccolta molto antica didetti e insegnamenti di Gesù, comprendenteprobabilmente anche alcune narrazioni (ilbattesimo e i racconti delle tentazioni)27

"Atti dice che Luca fu per un certo tempo inPalestina e questo gli avrebbe dato l'occasione diriunire le tradizioni palestinesi orali deicontemporanei di Gesù"28

26 "Fonte" in tedesco: K. Lackmann (1793 – 1851) indica in Marco colui che siavvicina di più alla tradizione originale. In seguito C.H. Weisse (1801 – 1866), riprendendoLackmann, introdusse l'ipotesi di un'altra fonte, una raccolta di detti e fatti su Gesù comune aLuca e Matteo. Questa fonte comune si chiamerà "Quelle"27 J. S. Kselman – R. D. Whiterup in La critica moderna del nuovo Testamento nelNUOVO GRANDE COMMENTARIO BIBLICO, Queriniana 1997, pag. 1493. Gli stessiAutori indicano in B.H. Streeter (1874 – 1937) lo studioso che propose una datazione, per lafonte "Q", attorno al 50 d.C.28 J. L. McKenzie op. cit. pag. 558

La struttura del Vangelo

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La struttura del Vangelo

Considerando nell'insieme il Vangelo e gli Atti, sipuò dire che ne emerge una "struttura geografica: ilVangelo, infatti, parte dalla Galilea (Lc 3) ed arrivaa Gerusalemme (Lc 24), mentre gli Atti degli Apostolipartono da Gerusalemme (At 1) e arrivano a Roma(At 28)"29

Parlando delle "Fonti" si è visto come Luca dipendamolto da Marco, ma da questi si stacca decisamentequando in 9,51 –19,27 innesta quello che vienecomunemente detto "grande inserto": questa sezionedel Vangelo di Luca è tutta intessuta sulla trama delviaggio.Anche Marco descrive il viaggio di Gesù, ma è Lucache lo usa come eccezionale espediente letterario perraccogliere e annotare meglio l'evento storico –salvifico. Tutta la storia di Gesù, che è storia disalvezza, è un viaggio verso Gerusalemme culminedell'opera salvifica. Tutta la storia della Chiesa, che èstoria di consegna al mondo della salvezza, parte daGerusalemme.Luca è l'unico Evangelista che racconta l'Ascensionedi Gesù.Gerusalemme è geograficamente "in alto", elevatarispetto alla pianura circostante: "salire" aGerusalemme era affermazione usuale per dire

29 C. Ghidelli op. cit. pag. 7

La struttura del Vangelo

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"andare" alla città santa.Così tutto il viaggio di Gesù è "ascensione", anzituttoverso Gerusalemme e, dopo la risurrezione, verso lagloria del Padre.

In definitiva, quello di Gesù è un esodo (cfr Lc 9,31 e51): il passaggio dalla condizione di schiavitù, cheegli ha incarnato assumendo su di sé la condizione delpeccato dell'uomo, alla condizione di libertà esalvezza che è quella del figlio di Dio

La struttura del Vangelo

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Struttura 30

I) Proemio

II) Alba del compimento della promessa da parte diDio(1,5 – 2,52)

III) Preparazione del ministero pubblico di Gesù (3,1– 4,13)

IV) Il ministero di Gesù in Galilea (4,14 – 9,50)

V) Il viaggio di Gesù a Gerusalemme (9,51 – 19,27)

VI) Gerusalemme respinge il profeta, Figlio e Tempiodi Dio(19,28 – 49)

VII)Per l'ultima volta Gesù siede a mensa con ipeccatori(22,1 – 23,56a)

VIII) La giustificazione di Gesù, la promessa delloSpirito e l'Ascensione (23,56b – 24,53)

30 Così come la presenta R. J. Karris, op. cit. pag. 882ss

La struttura del Vangelo

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Le tematiche

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Le tematiche

Teologia complessiva

I Vangeli Sinottici, cioè quelli di Marco, Matteo eLuca, hanno ovviamente anche un carattere teologico.Ma è Luca il più "teologico" dei tre. Del resto, Luca,pur essendo discepolo di Paolo nei suoi scritti nonriporta la teologia paolina, al contrario, la "teologiache egli presenta è la teologia delle sue fonti, cioè letradizioni apostolica e palestinese"31Centro della tradizione apostolica e centro dellaPalestina è Gerusalemme: centro della teologia diLuca è la Città santa, nella quale si attua la buonanovella (vangelo) e dalla quale lo stesso vangeloviene diffuso con una estensione universale.Nella sezione "Ambiente e destinatari" si è accennatoallo scoraggiamento delle comunità alle quali sirivolge Luca e al loro interrogarsi sulla mancataattuazione delle promesse di Dio.La risposta di Luca è tutta nella proclamazione di unlieto messaggio (carattere kerigmatico) il cuicontenuto di salvezza (carattere soteriologico) èattuato nel presente (carattere storico), vissuto incomunione (carattere ecclesiale) e proiettato neldomani (carattere escatologico).

Carattere kerigmatico

31 J. L. McKenzie op. cit. pag. 559

Le tematiche

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Il messaggio che Luca intende consegnare é quellodel compimento delle promesse di Dio nel tempo enella storia.Già nelle prime battute del prologo al Vangelo, egli simette in linea con la tradizione degli apostoli e deitestimoni oculari. (Lc 1,2) Dichiara così di raccontareuna storia che non è mera successione di eventi, maevangelo, ovvero annuncio di quella buona notiziaattesa da tutto il popolo, quella notizia che segna lasperanza e il destino di tutti. "Dio attraverso Gesù èrimasto fedele alle promesse fatte ad Israele, ma inmodo inatteso che include i pagani, gli immondi, ipoveri, le donne, i samaritani, i ricchi pubblicani edogni genere di esclusi"32

E' l'annuncio, il messaggio gioioso contenuto nelMagnificat(Lc 1,46-55).

"… vi annuncio una grande gioia" dice l'angelo aipastori di Betlemme (Lc 2,10). Quello della gioia è untratto distintivo del Vangelo di Luca.33 Egli, ancorpiù di Marco e Matteo, subito sottolinea che ilcompimento delle promesse porta ad una gioia grandee che questa gioia si diffonde con espressioni di lode,specie di lode orante. (Si vedrà meglio nella sezione"La preghiera nel Vangelo di Luca")

32 R. J. Karris, op. cit. pag. 88133 Ad es. Lc 1,14; 1,44; 2,10; 8,13; 10,17; 15,7; 15,10; 19,6; 24,41; 24,52

Le tematiche

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Carattere soteriologico"Luca è stato chiamato, e a piena ragione, il teologodella salvezza"34 Infatti egli ribadisce che lepromesse di Dio sono promesse di salvezza. E loribadisce con connotazioni forti e persino polemiche,come ad esempio in At 17,1ss dove sottolinea, perbocca di Paolo, che uno solo è il Salvatore (soter) edè "…quel Gesù che io vi annuncio". (At 17,3). Comea dire che altri non ce ne sono.Nei momenti più importanti della sua narrazione,Luca insiste nel dichiarare come ciò che accade è persuperiore disegno di Dio, nel rispetto e nella lineadelle alleanze che l'Eterno ha concluso e conclude colsuo popolo.Ne è esempio eloquente il Benedictus (Lc 1,68 – 79):l'inno di lode di Zaccaria alla nascita di Giovanni chesarà il Battista.Costruito con la tipica struttura dell'inno, subito nelladossologia35 iniziale, anch'essa molto comune neiSalmi e nella preghiera del tardo Giudaismo, (1,68)Zaccaria loda Dio per le promesse che si stannocompiendo e rivolge lo sguardo al Messia – liberatoreche lo stesso Dio ha suscitato con potente salvezza.(cfr Lc 1,69)

L'angelo annuncia a Maria che sarà madre di un figlio

34 C. Ghidelli op. cit. pag. 3035 Formula liturgica dell'inno di lode a Dio

Le tematiche

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che chiamerà Gesù: Yeshua in ebraico, che significa"Yahweh–Dio è salvezza"

In 4,14ss Luca introduce le prime manifestazioni diGesù in Galilea. Il Cristo viene subito presentatocome colui che compie in sé la scrittura (Lc, 4,21). La"scrittura" è il passo di Isaia, forse uno dei più bellidella intera Bibbia, nel quale lo Spirito del Signore simuove per liberare gli oppressi e i prigionieri, perannunciare ai poveri una speranza, per "inaugurareun anno di grazia" (Lc 4,19).

Se, forzando un po' il testo – ma nemmeno molto – sisostituisce alla parola Spirito la parola Amore, lostesso testo di Isaia può suggerirci quanto sia grandeil desiderio di Dio nel compiere, finalmente, le suepromesse36 e quanto quell'Amore, ora incarnato, siaall'opera per la liberazione piena: questo è il nocciolodella "buona notizia", dell'evangelo portato da Gesù.E' il rinnovo delle promesse, il soccorso ad Israele,servo - amico di Dio, che il Magnificat, con grandegioia, annuncia. (Lc 1, 54-55)La salvezza porta "all'anno di grazia del Signore" cheè il tempo del perdono che "Dio accorda a quanti glisi accostano con sentimenti di umiltà e povertà"37(Si vedrà meglio nella sezione "Un lieto annunzio ai

36 Un termine greco, eudokia, è molto caro all’evangelista: esprime lamisericordiosa compiacenza di Dio che vuole tutti salvi, per sua purabenevolenza. (cfr 2,14; 3,22; 10,21; 12,32)37 C. Ghidelli op. cit. pag. 129

Le tematiche

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poveri")

Carattere storicoSi è più volte accennato alla struttura "storica" di tuttal'opera di Luca, qui si vuole sottolineare in particolareil carattere più propriamente legato alla teologiadell'Evangelista.Se è vero che si può definire "storico" il genereletterario usato da Luca, è anche vero che esso siavvicina notevolmente al genere midrashico presentespesso in tutto il corso della Bibbia. Questo genere èconnubio di narrazione e di commento fatto proprioper una interpretazione teologica dei fatti narrati.Specie nella prima parte del suo Vangelo, Lucainquadra gli avvenimenti in contesti storici benprecisi.38 Se ciò è dovuto ad un "dato tradizionaledal quale nessuno ha ritenuto di doversi scostare",39e che è comune a tutti i Sinottici, non di meno Luca saamalgamare e presentare queste informazioni conesplicito intento teologico: la storia della salvezza siinserisce in un contesto e in un momento preciso dellastoria universale – non si dimentichi l'importanza el'accezione, comune al tempo, secondo la qualel'impero di Roma era "esteso a tutto il mondo".40Non solo, lo stesso messaggio è universale, ovverodestinato a tutto il genere umano. Ne sono

38 Vedi qui "La forma letteraria"39 C. Ghidelli op. cit. pag. 1440 Si veda ad esempio la traduzione dal greco di oikumene con "tutta la terra" di 2,1anche se propriamente indica tutto l'Impero.

Le tematiche

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testimonianza, nell'opera di Luca, l'uso di tratticaratteristici come ad esempio "il censimento di tuttala terra" (Lc 2,1) o il "Gloria a Dio e pace in terra agliuomini che egli ama" di 2,14 o la presentazione di un"estraneo" al giudaismo, il "buon Samaritano", qualeesempio di carità nella omonima parabola (Lc 10,25-37).Ancora: i "Gentili" come modelli di fede pronta nelracconto del servo del centurione (Lc 7,1-10).Certamente significativa a questo proposito è lagenealogia di Gesù descritta da Luca. Egli risale finoad Adamo "figlio di Dio" (Lc 3,38) e "genitore" ditutta l'umanità, proprio per sottolineare – rafforzarel'idea di universalità del momento salvifico che Diosta attuando.

E' così possibile concludere che "… il piano di Dio sirealizza secondo i ritmi della storia dell'uomo,assumendo le dimensioni temporali e spaziali checaratterizzano le nostre vicende umane".41

Carattere ecclesialeCome già accennato, Luca appartiene ad unacomunità "composta in gran parte da paganiconvertiti, preoccupati però di tenere viva lacoscienza delle radici anticotestamentarie delmessaggio cristiano"42

41 C. Ghidelli op. cit. pag. 6542 C.M.Martini ATTI DEGLI APOSTOLI in Nuovissima Versione della Bibbia,

Le tematiche

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Quindi la comunità – chiesa di partenza, ma anchequella di riferimento, è sostanzialmente giudeo –cristiana, con connotazioni derivate dal paganesimo.In questo substrato Luca innesta la novità evangelicadi salvezza. Il messaggio, che è universale (cattolico)e per tutti, deve ampliare e far superare i concetti di"nazione eletta" e "popolo eletto" tipici del VecchioTestamento e fortemente connotati da restrizioni echiusure. Ne sono testimonianza, ad esempio, alcunecontroversie citate in Atti (15,5ss) nelle quali Lucaidentifica nei "farisei" quei giudei – cristianiparticolarmente rigidi e legati alle tradizioni antiche,che "cercano di imporre in modo estremamenterigido alcuni requisiti per l'ingresso a coloro chevogliono associarsi all'Israele ricostruito"43Luca sottolinea e identifica anche chi siano i veri figlidi Abramo: coloro che partono veramente dalla fede enon da un legalismo rigido e codificato. (cfr. Lc13,10-17; 19,1-10 e la risposta di Pietro in At 15,6ss)

Soprattutto, Luca allarga ai poveri, agli umili, afflittie umiliati l'antico concetto di elezione (Lc 14,13-21) ead essi associa i "cristiani benestanti provenienti dalpaganesimo, che condividono i loro beni con chi è nelbisogno"44 (Lc 6,17-49)

Paoline 1982, pag. 3143 R. J. Karris, op. cit. pag. 88244 R. J. Karris, op. cit. pag. 882

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Uno degli aspetti caratteristici della teologia lucana èquello della centralità dello Spirito santo, sia nellavicenda storica di Gesù (Lc 1,35; 4,1-18; 10,21;24,29), sia nella vita della Chiesa degli inizi. (At2,1ss)Lo Spirito è, ricordando le origini del creato edell'uomo, soffio vitale che vivifica tutta quantal'opera di redenzione, a partire proprio dagli albori.Lo Spirito è colui che pone in movimento e in essereil percorso della salvezza che passa dalle promessedell'Antico Testamento e diventa opera di redenzionenell'incarnazione di Cristo. (cfr. Lc 4,18)

Rimandando ad un approfondimento successivo latematica dello Spirito nell'opera di Luca, qui vale lapena sottolineare come questa azione di "spinta" e dimovimento rivesta tutta quanta la comunità - chiesa(At 2,1-4). E' sotto il segno dello Spirito che inizia lamissione di Gesù (Lc 4,18) ed è lo stesso Cristo chedona ai suoi lo spirito al termine della sua presenzaterrena. (At 1,9; cfr anche Gv 20,22).Allora lo Spirito risulta essere il garante della"continuità tra l'Antico e il Nuovo Testamento, tral'attività del Cristo e la vita delle chiese, tra Israele ela Chiesa"45In altre parole lo Spirito fa riconoscere, sostiene erende la Chiesa testimone fedele della realtà di

45 C.M.Martini op. cit. pag. 32

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incarnazione, passione, morte e risurrezione di Cristo:colui che ha reso possibile l'opera di salvezzaannunciata da Dio sin dai tempi antichi.

Nel Cantico di Zaccaria, il Benedictus di Lc 1,68 –79, il riferimento alla discendenza davidica dice sì delcasato dal quale ci si aspettava il Messia, ma ancorpiù dice delle qualità regali, sacerdotali e profetichedel Messia stesso, "attraverso le quali instaurerà unnuovo popolo regale, profetico e sacerdotale"46 . LaChiesa che Luca racconta negli Atti è questo nuovopopolo.

Carattere escatologicoTrattando delle "cose ultime"47, Luca segue Marcopur inserendo caratteristiche peculiari.In particolare parlando del Regno di Dio, Luca loillustra come realtà presente e attiva nell'oggi e nelcontempo decisamente proiettata al futuroescatologico. (Lc 17,20ss)La data della venuta del regno (Lc 17,20) era unadelle questioni che più angustiava il giudaismocontemporaneo: specialmente riferita all'intervento diun messia – guerriero, che avrebbe liberato Israeledalla dominazione straniera, l'attesa si facevapressante e la richiesta di quando verrà il regnopoteva avere una sua giustificazione. Per tutta

46 C. Ghidelli op. cit. pag. 8347 eschatos – la cosa ultima, in greco

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risposta Luca pone l'accento sulla presenza di Gesùnella storia, sul fatto che la salvezza si sta giàoperando in mezzo al popolo: "Gesù è il regno di Diopersonificato"48Nel contempo, però, la storia della salvezza devecontinuare, non può rimane ferma e, sotto la spintadello Spirito continua nel corso dei tempi perraggiungere tutti gli uomini di buona volontà. Nonsenza preoccupazioni e persecuzioni, incomprensionie falsità (Lc 21,8ss)Il "tempo di domani" sarà dunque segnato dadifficoltà grandi che metteranno alla prova tuttaquanta la comunità dei credenti. Ma saranno anchetempi nei quali deve essere forte la speranza nelritorno del Figlio dell'uomo (Lc 21,27) il qualeporterà in dono la liberazione totale."L'avvento del Figlio dell'Uomo costituirà dunque unevento discriminatorio, porterà cioè condanna agliuni e salvezza agli altri, rovina e angustia per gliincreduli e liberazione per i credenti"49

48 C. Ghidelli op. cit. pag. 34649 C. Ghidelli op. cit. pag. 404

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Temi caratteristici

Pentecoste – Spirito santo"Vale la pena ricordare che accanto alla prima,solenne Pentecoste Luca ne ricorda altre (At 2,1-4;8,15-17; 10,44ss; 19,6), indice di una presenza delloSpirito sempre più dilatata nel tempo e nellospazio"50

Si è già visto come Luca, specialmente nel suoVangelo, inquadri la prospettiva salvifica nelladimensione dello Spirito51Ora, a completamento:

Già con l'annuncio della nascita del Battista (Lc1,15-17).La parola di Giovanni "non sarà ispirata daebbrezze o desideri umani, come quella dei falsiprofeti, ma da Dio, dalla sua promessa e dal suoSpirito" 52

Nella annunciazione dell'angelo a Maria (Lc 1,26-38).Dove il riferimento allo Spirito riconducedirettamente alla iniziativa di Dio

In Elisabetta ricolma di Spirito appena udito ilsaluto di Maria.(Lc 1,41ss)E' la struttura "pentecostale" che si ritrova in At

50 C. Ghidelli op. cit. pag. 3051 Cfr. qui Caratteri della teologia generale52 S. Fausti UNA COMUNITA' LEGGE IL VANGELO DI LUCA, EDB 2001 pag.25

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2,4, dove lo Spirito riempie gli apostoli radunati Nel Magnificat (Lc 1,46-55) e come introduzione

al Benedictus (Lc 1,67 – 79).E' lo Spirito che anima nel profondo il credente equesti altro non può fare se non lodare Dio.

Al Battesimo di Gesù (Lc 3,21-22). Lo stessoSpirito della creazione, il soffio vitale di Dio è suGesù mentre egli prega.

Lo Spirito accompagna Gesù verso il deserto (Lc4, 1).Lo Spirito che è in Cristo, muove verso le miserieumane: Il deserto è il luogo simbolo perantonomasia della desolazione dell’animo umano,della condizione estremamente difficile del viveredell’uomo nella condizione di peccato. E' il luogoantitetico il giardino nel quale è stato creatol’uomo. E’ il posto dove più facile è la presenzadel “satana”.

Prime predicazioni a Nazareth (Lc 4,14)."Luca pone la predicazione di Gesù sotto l'influssodello Spirito santo, che aveva precedentementericevuto (3,22) e che lo accompagnerà sempre".53La "potenza", dynamis in greco, è la spinta, ildinamismo appunto, che muove tutta l'opera delCristo: la fonte divina che gli consente di operare imiracoli, il sostegno e l'ispirazione interiore pertutta la sua missione.

53 C. Ghidelli op. cit. pag. 126

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La profezia di Isaia (Lc 4,18-19)La magna charta, lo "statuto" del Regno che si staattuando54

Nell'inno di lode al Padre (Lc 10,21).E' nel segno dell'esultanza, quella di Zaccaria (Lc1,14), di Elisabetta (Lc 1,41) e di Maria nelMagnificat (1,46-55). E' lo Spirito, che dal didentro muove alla lode verso Dio, perché lasalvezza è imminente.

A conclusione della parabola dell'amico importuno(Lc 11,13).Lo Spirito è dono del Padre: "E' il dono, principiodi ogni cosa buona, di cui fu ricolmo il Figlio nelbattesimo"55La bestemmia contro lo Spirito santo (Lc 12,10).

L'unico peccato che non può ottenere perdonoperché è il peccato di chi, pur conoscendo l'amoredel Padre, lo rifiuta : chi commette questo peccatorifiuta la conversione.(cfr Eb 6,4-6; 10,26-39)

Nell'invito al coraggio (Lc 12,11-12)"Il motivo della fiducia è lo Spirito che Gesù dona.Egli non solo è forza per testimoniare, ma è anchecolui che insegna 'come' testimoniare"56

Sulla croce (Lc 23,46)Gesù riconsegna al Padre lo stesso soffio vitale

54 Vedi qui Carattere soteriologico55 S. Fausti op. cit. pag.42056 S. Fausti op cit. pag.451

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ricevuto al Battesimo: è l'alba di una nuovacreazione, nella quale nuovo spirito soffia sulleacque del mondo e nuovo alito di vita vienesoffiato nell'uomo per renderlo nuovamente esserevivente (cfr Gn 2,7)

Dio PadreBontà, misericordia, pazienza, una "scandalosacapacità di attesa"57 : così Luca presenta lecaratteristiche della figura di Dio Padre.

- Gesù ritrovato nel Tempio (Lc 2,49). Nel Vangelodi Luca la prima e l'ultima parola che Gesùpronuncia è Padre: qui e sulla croce (Lc 23,46).Tutta l'opera di Cristo è nel rispetto del desideriodel Padre, è nella paternità di Dio alla quale Gesùubbidisce."… non sapevate che bisogna che io sia nelle cosedel Padre mio?"58 Essere nelle cose del Padre è,per Gesù, rimanere nella volontà del Padre. Lavolontà del Padre è la misericordia.

- "Siate misericordiosi come Dio, vostro Padre, èmisericordioso" (Lc 6,36)Luca riprende un detto del Vecchio Testamento:Siate santi, perché io, il Signore Dio vostro, sono

57 C. Ghidelli op. cit. pag. 3158 Nella traduzione proposta da S. Fausti, op. cit. pag.73

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santo" (Lv 19,2). "Santo" significa proprio altro,diverso, separato: Dio è santo per definizione,diverso da chiunque altro, unico. Dicendo che Dio,il Padre, è misericordioso, Gesù indica lacaratteristica piena dell'unicità di Dio, della suasantità, della sua diversità: la misericordia. "Essaesprime l'essenza di Dio, ciò per cui lui è santo,totalmente diverso da noi".59

Hesed, ebraico, ha una valenza più ampia diquanto non possiamo cogliere con la suatraduzione in misericordia. Spesso il termine èassociato ad altre parole e allora il significatoassume sfumature notevoli. Ad esempio quandohesed è associato a 'emet (ciò che è solido) indicafermezza, risolutezza, fedeltà. Allora chi ha hesed'emet è qualcuno del quale ci si può fidare, nelquale riporre la propria fede perché questi può farequalche cosa per un altro. Associato a giudizio,hesed diventa "giustizia": Michea indica così unadelle virtù che con la rettitudine, "sono gliattributi del rapporto di Yahweh–Dio con gliuomini"60(Mi 6,8)Con yesua (salvezza), hesed diventa la volontà, laferma decisione di Dio nel voler salvare. Frutto diquesta salvezza è hesed shalom : la pace solida e

59 S. Fausti op. cit. pag. 18360 J. L. McKenzie op. cit. pagg. 621 - 622

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duratura.Spesso hesed è unito a rahamim che indica 'seno','ventre': insieme indicano una misericordia'viscerale', quella della madre che ha in sé il figlio.

- Nelle condizioni per seguire Gesù (Lc 9,26)E' un versetto escatologico nel quale Lucaintroduce le conseguenze del non aderire a Gesù eal suo messaggio: significativo il fatto che quelgiudizio sarà su quanto ciascuno avrà testimoniatoo meno le parole di Cristo già nel tempo presente.Il regno di Dio è già ora61

- Nell'inno di lode al Padre (Lc 10,21)Con gioia Gesù dice nel modo più esplicito i suoirapporti col Padre che è colui che rivela ai piccoli62 la sua misericordia – fedeltà – pace.L'introduzione "Ti ringrazio", tipica dellapreghiera di ringraziamento, ha notevoli riscontrisia nell'Antico testamento sia negli Inni diQumran63: essa indica partecipazione allasalvezza così come portata dal Messia atteso. Inquesto contesto Gesù indica che Dio, il creatore –Signore – del cielo e della terra, il Dio potente e"altissimo", il totalmente altro, il "santo", è ilPadre che si china con misericordia verso lapiccolezza dell'uomo. (cfr Lc 1,46-55; 9,48)

61 Vedi qui Carattere escatologico62 Per una discussione su i piccoli vedi più avanti Un lieto annuncio ai poveri63 Qumran: regione a Nord Ovest del Mar Morto nella quale furono rinvenutiframmenti e rotoli di alcuni libri dell'Antico Testamento, oltre a commentari degli stessi e aregole della comunità religiosa che sin dal II sec. a.C. si era qui raccolta.

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- Ancora nell'inno di lode al Padre (Lc 10,22)"Il tema è la rivelazione totale del Padre al Figlio:dunque non potere, ma rivelazione"64E' in Cristo che abita corporalmente tutta lapienezza della divinità dirà Paolo (Col 2,9), cosìtutta la divinità del Padre, tutto il suo essere santo,è visibile e "palpabile" in Gesù (cfr 1GV 1,1)

- Il Padre (Lc 11,2)La forma con la quale Matteo ci tramanda lapreghiera insegnata da Gesù è tipicamentegiudaica: abinu, Papà nostro.Luca, viceversa, conserva solo l'espressione Padre:è un modo tutto "cristiano" di pregare.Nell'Antico Testamento la parola Padre, riferita aDio, viene usata 15 volte; Gesù, nel NuovoTestamento, riferisce a Dio il termine Padre ben180 volte. La stretta comunione tra il Figlio e ilPadre, il loro specialissimo rapporto, è condivisocon chi, pronunciando quella parola Padre, sirivolge a Dio con gli stessi sentimenti di fiducia elibertà che ha un bambino quando si rivolge alproprio papà. (cfr Rm 8,15; Ga 4,6)

- Nel discorso contro la cupidigia (Lc 12,13-34)Se il discepolo è tenuto a rivolgersi a Dio come alPadre, allora ogni preoccupazione, ansia oangoscia di possesso devono sparire, proprioperché il Padre sa di cosa necessitano i suoi figli.

64 C. Ghidelli op. cit. pag. 246

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(Lc 12,30)Nel versetto 32 al piccolo gregge viene donato ilregno del Padre : è ancora una ripresaescatologica, ma con una forte connotazione didolcezza e tenerezza, è la benevolenza(eudokia65) di Dio, è il suo amore per l'uomo cheviene donato, e che apre alla pace intesa anchecome distacco dalla angoscia per le cose e ilpossesso.

Cuore del Vangelo di Luca è il capitolo 15, che èanche il centro della "Lunga marcia di Gesù"66, nelquale più forte emerge il messaggio su Dio e sulla suapaternità.Inizia con due parabole, della pecora smarrita (Lc15,4-7) e della dramma perduta (Lc 15,8-10) cheandrebbero lette in un unico blocco e che, soprattutto,si concludono ambedue con la festa: proprio nellacornice della gioia si inserisce tutta la teologia diLuca riguardo il Padre.Mentre una pecorella smarrita, o una moneta persa,hanno all'origine la responsabilità di chi non hasaputo custodire, viceversa chi si allontanavolontariamente dal Padre se ne assume tutta laresponsabilità, e il Padre, rispettoso della libertà delfiglio, non obbliga a rimanere.

65 Vedi nota 3566 Titolo preso da M. Galizzi LA LUNGA MARCIA DI GESU' – Vangelo secondoLuca, Elle di ci, 1979. Si veda anche qui: La struttura del Vangelo

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La parabola del Padre misericordioso (Lc 15,11-32) èla descrizione del "cuore" di Dio, del suo rispetto perla libertà di ciascuno, delle sue "apprensioni" e dellasua gioia nel riabbracciare il figlio che ritorna.67

Sulla croce (Lc 23,46)68"Luca fa dell'abbandono di Dio il luogodell'abbandono a Dio: la fede"69 in quel Padreche è hesed 'emet , misericordia e fedeltà.

Dopo la risurrezione (Lc 24,49). Qui Luca rimandadirettamente ad Atti (1,4ss) dove Gesù rinnova lapromessa del dono dello Spirito. E' un rimandoanche alla Pentecoste (At 2,2-4) quando il donodello Spirito si attua nella storia della Chiesa. LoSpirito (= vita) santo (= di Dio) è donato al nuovoIsraele, alla nuova comunità dei credenti affinchéessa possa testimoniare tutti gli avvenimenti disalvezza che ha vissuto (cfr Lc 24,49a)

67 Il tema verrà ripreso parlando della Preghiera68 Vedi più sopra Pentecoste – Spirito santo69 S. Fausti op. cit. pag. 774

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Il "volto" di GesùLo "storico" Luca ci presenta un Gesù dai tratti bendelineati: non è certamente una "fotografia", piuttostoun'immagine storicamente fedele."Il Gesù di Luca si trova collocato nella più ampiastoria che Dio ha costruito con Israele, il suopopolo"70

Il "teologo" Luca ci presenta il Gesù della fede: Il Dioche salva (Yeshua), colui che ha portato una notizianuova sul modo di intendere la vita, sul modo e ilsignificato della sofferenza, sul vero intendimentodell'amore, della comunione, della speranza, dellamorte.71

Ma è lo stesso Luca a scrivere il Vangelo (e gli Attidegli Apostoli): il Cristo che delinea è un tutt'uno, enon poteva essere diversamente!Allora la distinzione che segue è puramentedidascalica, e ha il solo scopo di rimarcare sia lapresenza, la "fisicità" del Gesù che ha percorso iltempo e la Storia dell'umanità, sia la presenza di Gesùriconosciuto Messia e Salvatore nella fede e nellasperanza degli Apostoli e della Chiesa.72

70 QUESTI E' IL FIGLIO, sussidio per la Catechesi Giovani, Diocesi di Milano 2003pag. 1071 Cfr. QUESTI E' IL FIGLIO pag. 972 Non è questa la sede per una verifica del rapporto Gesù della Storia – Gesù dellaFede: si veda Bibliografia per autori che ne trattano più diffusamente.

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… nella storia

Il volto di Gesù “assomiglia” a quello di Maria,colei che ha trovato grazia presso Dio (Lc 1,30),la piena di grazia: kecharitomene che, stando algreco, indica più propriamente il favore divinoriversato: "Maria in altri termini è stata prevenutadalla grazia, è una privilegiata appunto perchéricolmata di grazia da parte di Dio"73.In questo senso il volto di Gesù, figlio di Maria, èIl volto della grazia, un volto … grazioso.

E' il volto di un neonato (Lc 2,6-7), di un bambino(Lc 2,27) di un fanciullo (Lc 2,43) che cresce insapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini(Lc 2,52)

E' il volto di un trentenne (Lc 3,23) Che si meraviglia (Lc 7,1-10), che ha compassione

(Lc 7,13) E' il volto di un uomo che mangia e beve, ma che

non è un mangione e beone (Lc 7,34). Il volto di un uomo addormentato (Lc 8,23) Il volto della Trasfigurazione, illuminato e diverso

di aspetto (Lc 9,30) Il volto deciso e fermo di chi rimprovera (Lc 9,41;

9,55; 13,15) o di chi usa decisione e fermezza perla propria vita (Lc 9,51)

Che esulta (Lc 10,21), che piange (Lc 19,41)

73 C Ghidelli op. cit. pag. 66

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Il volto, lo sguardo che si volta verso le personeper scuoterle (Lc 9,55) o per far ricordare lapropria parola (Lc 22,61)

Il volto del maestro buono (Lc 18,18) Ma anche il volto che sarà coperto di offese e sputi

(Lc 18,32), angosciato (Lc 22,42) Il volto di un morto crocifisso (Lc 23,46) Del risorto, ma non riconosciuto (Lc 24,16) E quello del risorto riconosciuto (Lc 24,30-31)

Sin qui, quello di Luca è un Gesù "in carne ed ossa",dalla profonda umanità, una persona che cresce, cheviaggia, parla, osserva, propone, rimprovera, mangia,beve. Un uomo in tutto e per tutto, in un tempopreciso, in una Storia precisa. Ma ha anche trattidecisamente straordinari: la trasfigurazione e larisurrezione, ad esempio; linee di unione verso quellafede che, assolvendo all'ideale universale del terzoVangelo, arriva sino ai giorni nostri.74

… nella fede

E' il volto del Figlio dell'Altissimo (Lc 1,32)Col precedente versetto 31 e sino al 35 compreso,il versetto 32 è cuore dell'Annunciazione:presentata con formule stereotipate e derivate

74 "Il Gesù terrestre può essere compreso solo alla luce della pasqua, ma la pasquanon si può comprendere senza radicamento e riferimento ai fatti precedenti" Kasemannripreso da F. Lambiasi, L'AUTENTICITA' STORICA DEI VANGELI, EDB,1986 pag. 38

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dall'Antico Testamento (Gn 16,11; 17,19 ad es.) èla proclamazione del "mistero di Gesù, Messia eSalvatore, vero figlio di Maria e figlio di Dio"75

Il volto del messia (ancora Lc 1,32) e delsalvatore(Lc 1,47; 2,11)Sarà grande, chiamato Figlio dell'Altissimo … iltrono di Davide … regnerà … in eterno, sono tutteespressioni che indicano le caratteristiche e i"titoli" messianici.In questo contesto Figlio dell'Altissimo nonassume ancora il pieno significato che Luca poiesplicherà nel versetto 35. Qui c'è più un richiamoall'Antico Testamento nel quale "figli di Dio" sonotutti coloro che si trovano in rapporto speciale diintimità con Dio. 76Gesù ha il volto di chi è vicino a Dio e di chi ne èconfidente.77Secondo una tradizione fortemente attestatanell'Antico Testamento, il messia promessodoveva essere del casato di Davide (il trono… suopadre). Le qualità di questo messia davidico sonoessenzialmente alleanza con Dio e gloria di un re"grande"; egli deve avere anche carattere profeticoe sacerdotale. Il Messia erediterà il Regno che nonè solo e soltanto temporale, ma spirituale: unanuova era per il nuovo Israele. In Gesù questi

75 C. Ghidelli op. cit. pag. 6776 C. Ghidelli op. cit. pag. 6777 Sono vicini a Dio: le schiere celesti – Sl 28,1; il popolo eletto – Sp 18,13; Os11,1; soprattutto il Messia – 2Sm 7,14; Sl 2,7; Sl 88,27

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segni sono presenti e lo sono non tanto pertrasmissione di eredità – non glieli ha trasmessiGiuseppe - quanto "per la fedeltà di Dio alle suepromesse, per la realizzazione della volontàsalvifica di Dio: è solo Dio a dare la successione,la dignità e la missione davidica (regale, profeticae sacerdotale) a Gesù."78Lo Spirito di Dio, l'Amore di Dio per gli uomini simanifesta nella missione salvifica di Gesù,79 eMaria da subito proclama questa verità: l'animamia magnifica il Signore e il mio Spirito esulta inDio, mio Salvatore. (Lc 1,46-47).Gesù è dunque il Messia, e Luca lo affermaesplicitamente in 2,11 quando narra dell'angeloche annuncia ai pastori la nascita di Cristo. Oggi,nella città di Davide, è nato per voi un salvatore,che è Messia, Signore.Il titolo di Salvatore (soter), che veniva attribuitospesso a condottieri, imperatori e re, con nonpoche rilevanze di carattere politico, assume nelracconto di Luca, una connotazione specifica acorrezione del pensiero dominante a quel tempo.

Accostato a Messia Signore, espressione unica nelNuovo Testamento, dimostra tutta l'adesionedell'Evangelista al profilo che i Profeti e i Salmi

78 C. Ghidelli op. cit. pag. 6879 Cfr qui Carattere soteriologico in Teologia complessiva

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avevano tracciato del vero Messia- Salvatore.80L'aver inserito poi questi titoli di Salvatore-Messia-Signore nel contesto dell'annuncio aipastori, gente semplice, povera, addiritturadisprezzata81 sottolinea ancora di più il caratterespirituale della salvezza portata da Gesù: neiprofeti, particolarmente in Geremia (3, 1-5. 19;4,4), la salvezza esige disposizioni interiori equalità morali 82, esige conversione del cuore:non un salvatore politico dunque, ma colui cheviene a liberare chi si riconosce povero e oppressodal giogo del peccato.

Il volto del santo di Dio (Lc 1,35; 4,34)Nel versetto 35 del primo capitolo del suoVangelo, Luca dice espressamente la divinità diGesù.Nella prima parte viene richiamato lo Spirito santoe la potenza dell'Altissimo che, con la sua ombra,copre Maria. Il tema ha un parallelo assaiinteressante in Esodo 40,35 dove la stessa nube -ombra dimorava sulla tenda del convegno (=tabernacolo) a significare la presenza della gloriadi Dio. A rafforzare questo parallelismo, e il suosignificato teologico, è anche l'uso che Luca fa diun particolare verbo greco per indicare proprio laspeciale presenza divina.83

80 Ad esempio Isaia (44,6; 45,15-21), Abacuc (3,18), Salmo 79(78),981 C. Ghidelli op. cit. pagg. 89 - 9082 C. Ghidelli op. cit. pag. 9183 Luca usa episkiazein assai raro nell'A.T. e denso di significato come quando viene

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Allora Dio è presso questo nuovo suo tabernacoloche è Maria, e in Maria e con Maria attua la suapresenza fra gli uomini.

Sarà il soffio creatore, lo stesso Spirito chesoffiava sulle acque all'inizio della creazione (Gn1,2), lo stesso alito di vita infuso nel primo uomoGn 2,7) che renderà possibile tutto ciò … perciò ilsanto che nascerà sarà chiamato Figlio di Dio.(Lc 1,35b) 84

Nella ipotetica sostituzione di Spirito santo conAmore85, si può dire che ciò che rende possibile lapresenza di Dio fra gli uomini è l'Amore di Dio pergli uomini.Ed è precisamente per questo Spirito – Amore cheil bambino che nascerà sarà santo, perché colconsenso di Maria, è l'Amore di Dio, Dio stesso,che diventerà carne.86"… Luca esprime in queste prime righe [del suoVangelo] la fede sua e della Chiesa: per i primicristiani colui che è nato da Maria non èsemplicemente un uomo straordinario, un grande,

usato proprio in Es 40,35. C'è anche da notare che nel greco è stata mantenuta la sequenza diconsonanti che costituisce la radice del verbo ebraico abitare – dimorare. Dalla stessa radicederiva anche il sostantivo ebraico shekinà ( = presenza) che, nel giudaismo tardo, sostituirà lostesso nome di Dio84 Così una traduzione migliore di Lc 1,35b85 Vedi Teologia complessiva – Carattere soteriologico86 E' poi, ripresa in modo proprio, tutta la teologia del prologo del Vangelo diGiovanni dove il Logos, presente presso Dio, si è fatto carne. (cfr Gv 1,1-14)

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un santo, un Messia, ma è esattamente il Figlio diDio."87

In 4,34 Luca mette sulla bocca dell'indemoniato diCafarnao la testimonianza "Io lo so chi sei tu: ilSanto di Dio".Satana, l'avversario di Gesù conosce Gesù: inquesto versetto, pur di complessa esegesi, rimanela testimonianza addirittura sovrumana della figuradel santo di Dio. Sembra di cogliere, nelle paroledel demonio, il tormento di chi è stato scoperto inattività illecite e criminali, o il disperato ultimotentativo di essere "lasciato in pace": Gesùriconosce e scopre la presenza del male e conpotenza la allontana.

Il volto di colui che dona lo Spirito (Lc 24,49)… Giovanni ha battezzato con acqua, voi invecesarete battezzati in Spirito santo (At 1,4)Lo Spirito, potenza dell'Altissimo, Amore e vita diDio, ha accompagnato tutta la vicenda di Gesù, sindall'annuncio a Maria; questo stesso Spirito vieneora regalato ai discepoli.E' un dono molto particolare: "si tratta in realtà,secondo il significato originario della parolagreca [battesimo] , di una "immersione" nelloSpirito per la quale gli Apostoli saranno"riempiti" (cfr. At 2,2.4)"88

87 C. Ghidelli op. cit. pag. 7188 C. M. Martini op. cit. pag. 58

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"Immersi" in questo dono gli Apostoli avranno ilcoraggio e la forza di annunciare a tutti le grandiopere di Dio (At 2,11) che sono opere di salvezza.

Così lo Spirito muove all'annuncio – testimonianza(marturìa) della salvezza operata da Dio: la Chiesafonda il suo carattere missionario proprio suquesto dono dello Spirito, su questo "battesimo"nello Spirito.

Il volto di chi viene a portare un lieto annuncio,una buona novella (Lc 4,18)Gesù è l'evangelizzatore , "colui cioè che si è fattocarico di una missione (Lc 4,43) che gli vienedirettamente dal Padre e che lo vede totalmenteassorbito nel servizio ai poveri, nella liberazionedegli oppressi, nell'amicizia coi peccatori"89Sin dalla sua nascita Gesù ha il volto del povero(cfr Lc 2,7) perché solidale col povero significa,per Gesù, essere povero. Solidale coi peccatori,proprio "amico dei peccatori": "soltanto Lucacontiene la frase che il Figlio dell'Uomo è venutoa cercare e a salvare ciò che era perduto"90Nella sezione Un lieto annuncio ai poveri verràapprofondito il tema della povertà, del peccato edell'annuncio di salvezza

Il volto della misericordia di Dio (Lc 1; 6,36;

89 C. Ghidelli op. cit. pag. 3290 J. L. McKenzie op. cit. pag. 560

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10,37)91"Tutta la storia delle relazioni di Yahweh (Dio)con Israele può essere riassunta con 'hesed'92In Luca il Padre è il Padre misericordioso (Lc15,11ss) e Gesù, il Cristo, "mandato" da Dio, coluiche concretizza nella Storia questa relazione fraDio e il suo popolo, colui che consegna a tuttihesed – misericordia.Anche questo tema verrà ripreso nella sezione Unlieto annuncio ai poveri

Quello di Gesù è il volto di chi pregaNella sezione La preghiera nel Vangelo di Lucaverrà proposta una più profonda analisi, per ilmomento basta ricordare che Luca, in tutta la suaopera, sviluppa ampiamente la trama dellapreghiera sia nelle occasioni particolari o dimaggiore difficoltà di Gesù come dei discepoli,sia, soprattutto, nella quotidianità e nelle cose diogni giorno.

Il volto di chi conosce i pensieri dell'uomo (Lc5,22; 6,8; 9,47; 24,38)L'uomo è in una condizione di miseria e peccatoperché il suo "pensiero" – logica, razionalità,libero arbitrio, mera elucubrazione - l'ha portatoalla distanza e separazione da Dio. E' la logicaconseguenza del peccato originale: pensare dipoter fare a meno di Dio.

91 Vedi qui Temi caratteristici - Dio Padre92 J. L. McKenzie op. cit. pag. 622

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Se Gesù viene per salvare l'uomo allora ciò chepropone, la logica del Vangelo, deve essereesattamente capovolta rispetto alla logicadell'uomo peccatore. Altrimenti non può essere unlieto messaggio di salvezza.93I "pensieri" degli uomini, anche di chi è più vicinoal Maestro, come gli Apostoli (Lc 9,46ss) sonoancora e troppo spesso distanti dalla logica diGesù, ma sono da Gesù conosciuti, svelati ecorretti.Ne è esempio proprio Lc 9,46-48 dove Gesù, aidiscepoli che nel pensiero del loro cuore sichiedevano chi fosse il più grande, il piùimportante, contrappone un bambino quale segno,sì di innocenza e purezza, ma ancor più come fortesimbolo di chi si fida totalmente, "di chi non hapretesa alcuna, è in una situazione di totaledipendenza e disponibilità" 94.E' la logica del Magnificat quando ammonisce cheDio ha disperso i superbi nei pensieri del lorocuore (Lc 1,51) o quella del Salmo 138 nel qualechi si fida di Dio gli chiede: "Scrutami, Dio, econosci il mio cuore, provami e conosci i mieipensieri: vedi se percorro una via di menzogna eguidami sulla via della vita."

E' il volto di chi guarisce (Lc 4,38ss; 5,12-16;5,17ss; 6,6ss; 7,1ss; 7,11ss; 8,40ss; 9,37ss; 13,9ss;

93 Cfr. Is 55,894 C. Ghidelli op. cit. pag. 232. Cfr. anche LC 18,16

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17,11ss)La tematica del miracolo nel Vangelo di Lucameriterebbe molto più spazio in un capitolo aparte, qui mi limito ad alcune considerazioni inrelazione al tema del "volto".A titolo di esempio, prendo Lc 5,12-16.Il miracolo parte sempre da una condizione dimiseria – lebbra. (Lc 5,12).Senza fede, che riconosce in Cristo il Signore, nonsi ha miracolo. E' una fede pasquale!Non si ha guarigione se non ci si lascia toccare daGesù.(Lc 5, 13)Il miracolato è segno – testimonianza dellapresenza del Regno di Dio. (Lc 5,14)Il volto di Dio che compie miracoli è il volto diDio che prega. (Lc 5,16)

Il volto della relazioneTutta l'opera di Luca è relazione, sia nel senso diresoconto (cfr Lc 1,1-4), sia, più precisamente, dirapporto fra Gesù e le persone, fra Dio e l'umanità.

Nel carattere trinitario che intesse tutta la teologialucana, viene proprio esaltata la relazione fra ilPadre, il Figlio e lo Spirito-Amore. Questafortissima relazione è condotta da Gesù, in tutto ilsuo cammino di salvezza, con straordinaria

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maestria: "Gesù era maestro di relazioni".95 Eglisa essere tenerissimo, come quando accoglie ibambini (Lc 9,47; 18,15-16), oppure fermo edeciso, coi discepoli (Lc 9,51-55) o nelle disputecoi farisei (Lc 6,1ss) … e altri esempi si possonotrovare, tutti però sottolineano una particolarità nelmodo di relazionarsi di Gesù: attenzione all'altro.Nel rispetto della dignità umana, con parole maivane e che portano poi ad un aiuto concreto, nellainfinita misericordia che offre."I pensieri e le considerazioni devono aprirsiall'altro, sia nei confronti delle relazionipersonali, come a proposito dei rapporti sociali,economici e politici" 96

Il volto della decisione profonda e radicale (Lc4,1-13)Il racconto delle tentazioni di Gesù è solo unodegli esempi che si possono portare.97Qui lo uso in ragione del fatto che Luca lo collocain stretto rapporto col Battesimo di Gesù.98Decisione e radicalità implicano abnegazione erinuncia: ad una logica puramente umana; alpotere; al valere, per una povertà che è libertà. Ma

95 QUESTI E' IL FIGLIO, sussidio per la Catechesi Giovani, Diocesi di Milano 2003pag. 1596 QUESTI E' IL FIGLIO, sussidio per la Catechesi Giovani, Diocesi di Milano 2003pag. 1697 Tutto il grande inserto (Lc 9,51-18,14) con la peculiare teologia del viaggio èdimostrazione della decisione e radicalità di Cristo.98 Cfr. S. Fausti op. cit. pag. 93 e C. Ghidelli op. cit. pag 122

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solo attraverso il Battesimo, immersione nelloSpirito donato da Dio, si riceve la forza per esseretali: uomini nuovi e figli nei quali Dio si compiace.

In Cristo il Battesimo è adesione alla povertà delpeccatore e inizio di redenzione e di salvezza.Allora è solo attraverso questo Battesimo – che inCristo culmina con la passione, morte erisurrezione - che si ha la possibilità di "esseredalla parte dei poveri", di rivolgersi costantementeal Padre, anche nelle avversità e nelle tentazioni,quando cioè più forte è la mancanza di fermezza,di decisione, di costanza.

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La Chiesa

Ekklesia è il termine greco che la traduzione deiLXX99 ha usato per rendere l'ebraico qahal:"assemblea", o, meglio "l'assemblea – comunità diYahweh".Da ekklesia, attraverso il latino ecclesia, si è arrivatial nostro "chiesa"In questo senso Luca, nel suo Vangelo, non parla maidi chiesa; ne parlerà in Atti anche se in modopiuttosto particolare, cioè come la comunità cui"fedeli vivono ancora all'ombra del tempio [diGerusalemme] e danno esempio di unione e carità, didistacco dai beni e di coraggio nelle primepersecuzioni".100Sarà solo Paolo a sviluppare una più profonda"teologia" sulla chiesa.E' pur vero che, se il "mistero della santa Chiesa simanifesta nella sua stessa fondazione"101, in Luca sitrovano tutti gli elementi di questa "fondazione".Ma Gesù non "fonda" una chiesa nel senso di nuovareligione, Gesù non aveva bisogno di fondare nuovestrutture, viceversa ha dato compimento alla Legge(cfr. Mt 5,17).E' proprio all'interno di Israele come "l'assemblea di

99 Prima del 100 a.C. "… il grosso dell'Antico Testamento circolava già in greconella traduzione nota come 'i Settanta' (LXX)" AA. Vari VERSIONI GRECHEDELL'ANTICO TESTAMENTO in NUOVO GRANDE COMMENTARIO BIBLICO . pag.1429100 C. M. Martini op. cit. pag. 22101 Costituzione Dogmatica LUMEN GENTIUM SULLA CHIESA - 5

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Dio" che ha origine e si muove la missione di Gesù:Dio compie le sue promesse di salvezza in Cristo,ricostruendo il Regno.Durante la predicazione della "buona novella delRegno di Dio" – Vangelo – Gesù, in linea con lapratica dei rabbì del tempo, volle accanto a sé alcuni,precisamente Dodici, che "rappresentano i dodicipatriarchi all'inizio di Israele e hanno un ruoloescatologico sedendo 'su dodici troni a giudicare letribù di Israele' (Lc 22,30)"102Negli Apostoli Gesù ripropone la figura di tutto ilnuovo Israele: essi sono il legame nuovo fra lepromesse di Dio e l'adempimento delle stesse nellapassione, morte e risurrezione di Cristo. Luca chiamagli Apostoli martyres: testimoni. Ed è proprio qualitestimoni che essi costituiscono "chiesa", cioècomunità di credenti: essi sono i primi che, insieme,hanno creduto che il Cristo è il vero Messia, che Gesùdi Nazareth ucciso in croce, è risorto. (At 2,22-24;2,32)Il dono dello Spirito santo (cfr. Lc 24,49 e At 2,1-41)è coscienza e sorgente di questa testimonianza: rendecoscienti gli Apostoli della benevolenza (eudokia) delPadre per l'Uomo e del suo desiderio di salvarel'Uomo.La comunità degli Apostoli, nuovo Israele, riconosce,attraverso il dono dello Spirito, il compimento della

102 AA. Vari LA CHIESA NEL NUOVO TESTAMENTO in NUOVO GRANDECOMMENTARIO BIBLICO . pag. 1761

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promessa di salvezza che Dio ha fatto al suo popoloIsraele. (cfr. At 13,26-33)Nel contempo lo stesso Spirito accomuna, "tieneinsieme", tra di loro e col Cristo risorto, perché gliApostoli testimonino il Cristo, il solo che ha portatosalvezza per tutti (cfr. At 4,12 – 13,47).Lo Spirito rende la comunità fraterna e orante, di unapreghiera che muove al ringraziamento e allariconoscenza. E' lo Spirito che rende vero memorialela frazione del pane (cfr. At 2,42)103E' spinta irresistibile a comunicare a tutte le genti lasalvezza operata da Cristo. (cfr. At 28,28)Ed è sostegno e conforto nella prova e nellapersecuzione.(cfr. Lc 12,11-12)Eppure fra i Dodici che Cristo ha scelto quale nuova"assemblea di Dio", ci sono un paio di traditori (Lc22,34; 6,16); un pubblicano (Lc 5,27-32);104 due dalcarattere tumultuoso, "figli del tuono" (Mc 3,17); unincredulo sino alla fine (Gv 20,24ss); uno zelota (Lc6,15).105Gesù associa anche costoro alla sua missione dicompimento del Regno: e il Regno, di fatto, è deipoveri (cfr. Lc 6,20). Allora l'invito di Cristo adessere suoi discepoli è l'invito alla conversione versola povertà, la sola condizione richiesta per possedereil Regno.

103 Vedi più avanti Eucaristia: il ringraziamento104 Vedi nota 119105 "nei tempi del Nuovo Testamento gli zeloti erano una setta giudaica cherappresentava il nazionalismo fanatico portato all'estremo" J. McKenzie op. cit. pag. 1054

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La diversità di caratteri degli Apostoli scelti da Cristodice anche il carattere diversificato della Chiesa diCristo: essa potrà apparire "pubblicana", incredula,dal carattere tumultuoso, persino traditrice, ma saràsempre "povera" perché solo mantenendosi "povera"avrà in sé la presenza del Cristo e del suo Regno.La donna

Nell'antico Medio Oriente la donna non aveva i dirittidi una persona libera: era sempre soggetta all'uomo,o il padre o il marito." 106Esistono, però, alcune significative distinzioni, sianell'ambito dell'ordinamento giuridico specifico di unpopolo (Assiro, Babilonese, Ebraico ecc.), sia nelconfronto fra popolo e popolo, cultura e cultura.Ad esempio: nel novero delle leggi mesopotamicheriguardanti la donna, convivono disposizionifortemente restrittive - sino quasi al sopruso come larappresaglia contro la moglie o la figlia innocente diun criminale - con norme che garantiscono lasussistenza della vedova. 107E' anche vero che fuori dal mero campo giuridico, laprassi comune dava modo alla donna di poter agirecon una certa autonomia, sempre comunque piuttostolimitata: sono registrati, di nuovo nell'area dellaMesopotamia, eventi nei quali la donna è proprietaria,

106 J. L. McKenzie op. cit. pag. 255107 ANET Ancient Near Estern Text ai nn 180-188 sono raccolti testi giuridicirisalenti alla Assiria di Mezzo (circa 1200 a.C.) nei quali vengono espressamente trattate leleggi e le norme sulla donna.

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può acquistare e vendere, può denunciare qualcuno epuò difendersi.Un dato rimane costante sia nella legislazione, sianella prassi: la donna è considerata specialmente nellaprospettiva matrimoniale. Pure con una connotazionedi sudditanza nei confronti del marito, e non senzavistose contraddizioni specialmente nell'ambito dellasessualità. Da un lato, infatti, sembra chel'accentuazione della funzione sessuale della donnaimplicasse una perdita di dignità come membro dellasocietà e come partner nel matrimonio 108, mentredall'altro verso, sacerdotesse e prostitute sacre delledivinità della fecondità, godevano di privilegi, dimaggior stima e di una certa dose di libertà.

Per quanto concerne Israele, le sue norme e le sueleggi – Torah - riguardo la donna sono abbastanzavicine alla legislazione mesopotamica: forse un po'più restrittive e con un livello più basso riguardo laposizione giuridica. 109Ma la posizione sociale e la dignità della donna inIsraele era assai più alta dei popoli che locircondavano: alcune leggi venivano di fatto resevane dal costume e dalla crescita culturale. 110

108 J. L. McKenzie op. cit. pagg. 255-256109 A titolo di esempio: Gn 12,12-20; 20,2 lascia intendere che l'uomo possa usare ladonna a propria difesa. Es 20,17, una versione del Decalogo, mette la donna sullo stessopiano delle "cose" o degli animali. Ru 2,14 e Gn 18,9 indicano, forse, che le donne nonmangiavano assieme ai propri mariti.110 La madre è espressamente citata nel Decalogo (Dt 5,16). I canti delle donne sonoespressamente richiesti nelle funzioni (Es 15,20). Le donne prendevano parte alle feste di

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Così nel corso della Scrittura emergono, accanto anorme e prescrizioni limitative, figure femminili chesono davvero presentate come esempi di intelligenzae di devozione, di eroismo e di femminilità. 111Soprattutto, e in modo del tutto nuovo rispetto allaletteratura dei popoli limitrofi, dalla Scrittura diIsraele emerge la grande intuizione-ispirazione delrapporto unico e particolare fra l'uomo e la donna, etra di loro e il Creatore."E Dio disse: Facciamo l'uomo a nostra immagine, anostra somiglianza … Dio creò l'uomo a suaimmagine; a immagine di Dio lo creò; maschio efemmina li creò" (Gn 1,26-27)L'umanità è qui descritta come articolata, fin dallasua prima origine, nella relazione del maschile e delfemminile. E' questa umanità sessuata che èdichiarata esplicitamente "immagine di Dio". 112Purtroppo questa intuizione rimane tale ancora permolti secoli nella storia di Israele: pur con leeccezioni sopra esposte, non si concretizzapienamente nella pari dignità fra uomo e donna, inragione anche dello specifico tipo di governo cheIsraele si è dato.Di fatto le classi al potere - sacerdotale, farisaica,

culto (Dt 12,12; 2 Sm 19,6)111 Sara, Agar, Rebecca, Rachele, Lia, Giuditta, Ester ecc. per le quali si rimandadirettamente ai rispettivi passi biblici.112 J. Ratzinger, LETTERA AI VESCOVI DELLA CHIESA CATTOLICA SULLACOLLABORAZIONE DELL'UOMO E DELLA DONNA NELLA CHIESA E NEL MONDO,II-5, Roma, maggio 2004

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degli scribi e dei sadducei, 113 specie nei tempineotestamentari - attuano un governo basandosi sullenorme e sui dettami della "Legge", la Torah, la quale,s'è visto, è decisamente limitativa riguardo laposizione giuridica della donna.

In tempi vicini a Cristo, Israele viene a contatto con lapiù libera e emancipata concezione della donna che ladominazione romana ha portato con sé, 114specialmente nella sfera dei costumi sessuali e diingerenze anche nel campo politico-amministrativo.115

Ora, la posizione del Nuovo Testamento nei confrontidella donna non si può dire rivoluzionaria nel sensovero e proprio del termine, ma contiene dei princìpiche si oppongono sia all'umiliazione sociale egiuridica della donna in Oriente, sia alla suaeccessiva emancipazione a Roma. 116Di fatto Gesù non ha mai insegnato direttamentenorme o leggi nuove e rivoluzionarie nei confrontidella donna: al contrario è il suo modo di rapportarsi,il suo esempio concreto che è marcatamenterispettoso della dignità della donna e in nettaopposizione col legalismo del tempo.

113 I Sadducei costituivano l'aristocrazia sacerdotale: una fazione o gruppo all'internodel giudaismo del periodo neotestamentario.114 La dominazione romana di Israele inizia con l'occupazione di Pompeo, 63 a.C.115 Si veda ad esempio l'intervento della moglie di Pilato durante il processo romano aCristo (Mt 27,19)116 J. L. McKenzie op. cit. pag. 257

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Tra tutti gli Evangelisti, Luca è colui che più pone inrisalto questo speciale rapporto di Gesù con le donne.(Lc 1-2; 8,1-3; 10,38-42; 11,27ss; 21,23; 23,27-31ecc.)Pur non entrando nel merito specifico di ogni branocitato, è facile ravvisare in Luca "la rara sensibilità[…] nel cogliere la presenza e gli atteggiamenti,intrisi di delicatezza e di tenerezza, di parecchiedonne nella vita terrena del Salvatore"117Non solo: Luca mostra anche come Gesù consideripienamente la dignità delle donne (Lc 7,36.50).A titolo di esempio prendo due brani: le donne cheseguivano Gesù (Lc 8,1-3) e Marta e Maria (Lc10,38-42)

117 C. Ghidelli op. cit. pag. 41

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Le donne che seguivano GesùLuca accosta al primo gruppo dei discepoli di Gesùanche alcune donne, "discepole" anch'esse: e questoera assolutamente intollerabile da parte dei rabbini deltempo. Compito dei rabbini era quello di interpretaree trasmettere la Legge, la Torah. Una legge che ledonne non avevano il dovere di osservare, una leggefatta solo per gli uomini. E qui la contraddizione èpalese: nella stessa legge vi sono norme e decreti cheriguardano la donna, ma alle quali la stessa donna nonè tenuta al rispetto!Esse [le donne] stanno a metà fra l'uomo che deve eil bambino che non può osservare la legge.118Ma il Cristo non disdegna di averle con sé, dopoaverle guarirle da ciò che le divide e separa da sé (v2). 119 E la risposta a questo gesto salvifico delCristo, le donne la attuano sia nel servizio concreto,mettendo a disposizione i loro beni, sia nella presenzacostante lungo tutto il ministero del Cristo.E non bisogna dimenticare che le donne saranno lepiù vicine al Cristo crocifisso e che ad esse saràaffidato il meraviglioso annuncio della risurezzione.

118 S. Fausti op. cit. pag. 234119 Diabolos, che divide: vedi parte conclusiva di Le tentazioni di Gesù

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Marta e MariaMarta accoglie Gesù: nella mentalità di allora eraassai sconveniente che una donna accogliesse in casapropria un uomo. Specie se la donna non era sposata:facile l'accostamento con la prostituzione, che venivapraticata spesso in casa. Eppure Gesù entra in questacasa, e, come suggerisce il Vangelo di Giovanni(11,1ss), Gesù vi entra da amico.Maria si siede ai piedi di Gesù per ascoltare la suaparola: prima ancora del nesso teologico relativo allaparola, è facile immaginare l'atteggiamento di Mariache si siede ai piedi: è l'atteggiamento tipico deidiscepoli, e in questo, grande merito ha Gesù che nondisdegna, al contrario dei rabbini del tempo, diistruire nella parola anche una donna: Gesù è il veroMaestro.Così pure non è difficile immaginare Marta intentanelle faccende domestiche … Stava preparando ilpranzo?Il verbo greco che Luca usa nel versetto 40, lasciaintendere che Marta è in certo senso distratta percolpa delle faccende. Come se volesse essere anchelei ad ascoltare il Maestro, ma … non poteva certolasciare che il pranzo si bruciasse sul fuoco. Se poi siconsidera – o si immagina – che in casa di Marta eMaria si sono presentati in parecchi (v 38), assume unaltro colore la richiesta di Marta verso Gesù: Signore,non vedi che mia sorella mi ha lasciata sola aservire? Dille dunque di aiutarmi.

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La risposta di Gesù non è di rimprovero: tenerissimoè "Marta, Marta" all'inizio della sua risposta …Marta "vorrebbe servire Gesù e si dimentica cheGesù non è venuto per essere servito, ma per servire(Lc 22,27)"120Marta allora diventa simbolo di chi, pur nella onestàdegli intendimenti, serve il Signore affannandosi dipiacere a lui, dimenticando così che "l'unica cosanecessaria all'uomo per vivere è l'essere amato senzacondizioni"121. E chi, per primo, ha amato l'uomo inmodo incondizionato è proprio questo Gesù la cuiparola merita di essere ascoltata ai suoi piedi.Servire Cristo diventa allora lasciare che Cristo siserva di ciascuno.La conversione

In Luca i capitoli 12-13 ci rivelano come Dio vede lospazio e il tempo dell'uomo: le cose sono un dono diDio ai fratelli (cap. 12) e il tempo è l'occasione perconvertirsi (cap. 13).Così il Padre e il Figlio si prendono cura dell'uomo enon si attendono altro che egli risponda al loroamore. 122 La conversione è questa risposta.Da tutto lo scenario possibile riguardo il tema dellaconversione, estraggo due elementi caratteristici e amio avviso importanti:

120 C. Ghidelli op. cit. pag 254121 S. Fausti op. cit. pag. 400122 S. Fausti op. cit. pag. 481

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la conversione è adesione allo Spirito di vita: nonconvertirsi significa rifiutare la possibilità divivere nella cura del Padre.

La conversione strappa dalla condizione di miseriae rende possibile "alzare gli occhi" verso Dio everso gli altri

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Il fico sterile (Lc 13,6-9) 123In Luca il brano è posto fra l'insegnamento di Gesùsull'urgenza della conversione (Lc 13,1-5) e la disputasul rispetto del sabato, fatta scaturire dal miracolo diGesù che guarisce una donna inferma.(Lc 13,10-17):occorre essere disposti e attuare subito una profondaconversione, anche a costo di andare contro quellegalismo formale che molte volte rende immobili.

A differenza degli altri sinottici, Luca non pone ilracconto durante la settimana santa nella quale, perMatteo e Marco il racconto è immagine del destino,ormai segnato, di Gerusalemme e di tutto Israele. PerLuca, invece, è nuovo monito alla conversionepersonale nella manifestazione della misericordia diDio.

Luca usa il genere della parabola smussando i tonirispetto a Mt e Mc: parla di fico "sterile" e non di "fico seccato" non cita direttamente Gesù la parabola è rivolta direttamente ai discepoli,

mentre in Mt e Mc Gesù si rivolge al "fico" e idiscepoli, si immagina un po' discosti, sentono evedono.

Come tutte le parabole, la narrazione è fortemente

123 Vedi APPENDICE per un parallelo fra Luca, Matteo e Marco: non è una sinossi,ma serve per confronto.

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simbolica.Fico: è immagine sia della Legge, che nella letteraturarabbinica e veterotestamentaria è paragonata, perdolcezza, al frutto del fico, sia allo stesso popolo diIsraele (Os 9,10; Mic 7.1) specie in unione con lavite. 124Dunque al fico, alla legge che sta dentro il popolo diIsraele, Gesù chiede – cerca frutti, ma non ne trova.Chi è "sotto la legge", compie opere della legge e neitempi (stagioni) che la legge indica. Viceversa, chi ènell'Amore (dello Spirito di figli) non ha "stagioni",perché riconosce nell'amore il superamento dellalegge

Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete piùsotto la legge.Del resto le opere della carne sono ben note:fornicazione, impurità, libertinaggio, idolatria,stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi,divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cosedel genere; circa queste cose vi preavviso, come giàho detto, che chi le compie non erediterà il regno diDio.Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace,pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza,dominio di sé; contro queste cose non c'è legge. (Gal5,18-19)

124 Cfr. C. Ghidelli op. cit. pag. 297

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Ecco sono tre anniForse è simbolo o riferimento alla attività pubblica diGesù: se così il riferimento è al tempo di oggi nelquale viviamo nell'"anno" in più (Lc 13,9). L'anno digrazia del Signore (Lc 4,19)

Se nell'uomo (un tale) che ha la vigna e il fico è facilevedere Dio Padre, nel vignaiolo (contadino) si puòben vedere Gesù che intercede, con l'amore e la curache gli sono proprie, affinché il Padre usimisericordia. E' l'intercessione di Abramo (Gn 18,16ss) a favore dei peccatori inconvertibili di Sodoma eGomorra.

Contrariamente alle apparenze, la parabola di Luca èforse più dura dei racconti di Marco e Matteo: inquesti ultimi c'è sì la maledizione di Gesù al fico, mac'è anche una risposta: la fede nella potenza delSignore che distrugge la falsità di una legge perricreare l'Uomo nello Spirito di amore pieno.

In Luca non è dato capire cosa sarà di quel fico, di chirimane ancora infruttifero, di chi non si converte,nonostante le nuove cure e il nuovo "tempo" adisposizione.Nonostante la continua misericordia di Dio, c'èsempre la libertà dell'uomo che può rifiutare ognicura, ogni conversione, ogni Amore dato.

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Le conseguenze allora saranno quelle di Is 5.1

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Gesù guarisce una donna di sabato (Lc 13,10-17)

Parliamo subito del sabato, perché se il racconto nonfosse ambientato in questo giorno, sarebbesemplicemente inutile, o meglio, sarebbe solo ilracconto di un miracolo.

Sabato, è Shabbat, che in ebraico ha per radice"riposarsi" o "cessare" (finire).Se le prescrizioni contenute nel Pentateuco 125 fannorisalire l'osservanza del sabato a Mosè, dal punto divista storico sembra piuttosto improbabile:popolazioni, in buona sostanza nomadi, bendifficilmente avrebbero osservato l'astinenzacompleta dal lavoro, o da altra attività, per un interogiorno.Molto più probabilmente l'osservanza del sabato,specie in relazione al "riposo" di Dio al termine dellacreazione, è da far risalire al tempo della monarchia(circa 1000 a.C.)Anche se sono pochi i riferimenti documentali,sappiamo però che in questo giorno:- era proibito commerciare (Am 8,5)- era il giorno in cui ci si poteva aspettare che uno

visitasse "l'uomo di Dio", cioè il Profeta (2 Re 4,23)

- la guardia della reggia, di sabato era ridotta della

125 I primi cinque libri della Bibbia, quelli che costituiscono la Legge - Torah

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metà degli uomini.- sia gli israeliti, così come gli schiavi e gli animali

(!) in questo giorno si riposavano dal lavoro (Es23,12)

L'ultima prescrizione appena citata, viene ripresaanche da Deuteronomio, (Dt 5,12-15) che neevidenzia il carattere umanitario legandolo al ricordodella schiavitù subita da Israele nella terra di Egitto.In più, Dt accenna, con l'invito a "santificare" ilgiorno di sabato, ad un riferimento cultuale.Sicché si può dire che, almeno in origine, il sabato erail giorno in cui ci si riposava dal lavoro, era adatto aduna attività religiosa e, in qualche modo, dovevaessere "santificato". Andava cioè considerato comegiorno "separato" (santo = separato) dagli altri, conuno spiccato riferimento a Dio (santo = di Dio).Tutta la letteratura rabbinica seguente (durante l'esilioe dopo), tende ad esaltare sempre più la santità diquesto giorno, conferendone un carattere teologicoelevato: il sabato diventa un giorno sacro a Yahweh.Come persone e cose potevano essere consacrate,quindi sottratte all'uso profano, così anche il tempopoteva essere considerato sacro a Dio. 126E se questa concezione poteva benissimo avere unaforte valenza, sia sociale (teocrazia ebraica), siareligiosa (concetto di santità e di rapporto stretto con

126 Cfr. J. L. McKenzie op. cit. pag. 835

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Dio), nella pratica aveva assunto, specie nelgiudaismo tardo (prossimo agli anni di Gesù),connotazioni davvero ossessive.Erano 39 i tipi di lavoro proibiti di sabato – tra essianche accendere il fuoco, battere le mani, saltare,visitare gli infermi.Ci si poteva allontanare da casa solo per pochissimo.Il percorso di un viaggio di sabato, rapportato allemoderne misure, era al massimo di un chilometro.

L'altro elemento importante nella ambientazione diquesto brano di Luca è la sinagoga.Sinagoga è un termine derivato dal greco e chesignifica "assemblea" o "riunione".Dopo la distruzione del Tempio di Gerusalemme, aseguito della conquista babilonese, Israele fudeportato e disperso. Nelle varie città o villaggi fuoridalla Palestina nei quali vennero a trovarsi, gli ebreicostituirono "assemblee" o "riunioni" nelle quali eratenuta viva l'unità ebraica nella fede e nel culto, purcon le debite limitazioni: nelle sinagoghe, cheprobabilmente, almeno all'inizio, erano case private,non si celebravano sacrifici o rituali propri delTempio, perché è solo nel Tempio che "abita Dio". Lasinagoga divenne il luogo di preghiera della comunitàlocale.Anche al tempo di Gesù la sinagoga conservavaquesti elementi, in particolare la preghiera, la lettura eil commento della Torah e anche dei Profeti …

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La sinagoga era governata dagli "anziani", che moltoprobabilmente erano gli anziani della comunità i qualiaffidavano la gestione, la manutenzione e l'ordine deiservizi ad una persona scelta: il capo della sinagoga,appunto. 127Le funzioni religiose si tenevano il sabato e nellefestività: esse cominciavano con la recita dello Shemà(Dt 6,4 ss) che è la professione di fede di Israele.

Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signoreè uno solo.Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, contutta l'anima e con tutte le forze.Questi precetti che oggi ti dò, ti stiano fissi nel cuore;li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando saraiseduto in casa tua, quando camminerai per via,quando ti coricherai e quando ti alzerai.Te li legherai alla mano come un segno, ti sarannocome un pendaglio tra gli occhie li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tueporte.

Seguiva una lunga preghiera, in origine spontanea,fatta da un membro della comunità, poi codificata etrascritta in numerosi manuali.Un brano della Legge – Torah - veniva letto inebraico, poi tradotto nella lingua locale (Targum) e, in

127 Cfr. J. L. McKenzie op. cit. pag. 927

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seguito, commentato con una sorta di omelia. Anchequesta, spesso, improvvisata da un membro dellacongregazione.

Ai tempi di Gesù si era codificata una sorta di"liturgia": vennero aggiunte altre letture (i Profeti) esi cantavano salmi. La lettura venne distribuita neltempo e organizzata in modo da leggere tutto ilPentateuco nel corso di tre anni.

In questo ambiente è situato il nostro brano.Da un lato il senso generale è chiaro o, comunque,facilmente comprensibile: l'ipocrisia.Massima intransigenza nell'applicare la legge aglialtri, grande larghezza nel trovare eccezioni allalegge per se stessi. 128Se guardiamo anche nei particolari ci accorgiamo dialtri significati non meno importantiI protagonisti: oltre a Gesù, la donna, il capo dellaSinagoga e la folla.

La donna: curva, ripiegata su se stessa "non poteva innessun modo stare diritta" a causa di uno spiritomaligno (v 11). Il Satana tende a far ripiegare su sestessi, a guardare in basso, verso le realtà terrene,verso le cose della terra come se fossero le piùimportanti.

128 C. Ghidelli op. cit. pag. 299

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"in nessun modo poteva stare diritta" (v. 11b), comese la donna le avesse "provate tutte" per drizzarsi, ma,sempre più presa da queste cose terrene (Marta,Marta, tu ti affanni per troppe cose…) non riesce a"levare gli occhi al cielo".

"Quando Gesù la vide, la chiamò e le disse" (v. 12)L'iniziativa è tutta di Gesù (di Dio) che chiama (ilverbo è lo stesso della vocazione dei dodici) ad unanuova realtà verso le "cose del cielo". Gesù chiamaciascuno ad una vocazione "alta".

La prima cosa che compie la donna guarita è laglorificazione di Dio (v. 13)Chi è chiamato da Dio per una vocazione alta, quandose ne accorge, non può far altro che ringraziare almassimo Dio (glorificare)

Il capo della Sinagoga si "indigna" (v. 14) … danotare, non per il miracolo (non avrebbe potutoindignarsi per una guarigione) ma per la "leggeinfranta" almeno secondo la sua visone. Quindi restachiuso in un legalismo che lo rende "rabbioso",invidioso e impotente.

La risposta di Gesù (vv. 15 e 16) ruota tutta attorno alconcetto del sabato, non certo rinnegato nella suacaratteristica principale di tempo consacrato a Dio,piuttosto su quale sia il vero modo di santificarlo, o

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meglio, per santificare in questo giorno il nome diDio.Se è "tempo di Dio", guardiamo a Dio, a lui siadedicato, nelle opere (di misericordia), nellaelevazione spirituale di sé stessi (nella Sinagoga, disabato, ci si andava per pregare), nella glorificazionedi Dio per la vocazione che ciascuno impara adiscernere e nella gratitudine per un Dio che salva.In fondo, Gesù si è "curvato" sull'egoismo e lamiseria di ciascuno per poterci far ritrovare la"posizione" corretta che ciascun uomo dovrebbeavere: quella che gli consente di guardare in alto.

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Altri temi particolari

Di seguito elenco alcuni altri temi particolari presentinel Vangelo di Luca; qui non vengono analizzati nelparticolare, vuoi perché già almeno accennati nellesezioni sopra, vuoi perché rientreranno nelle partisuccessive.

- Testimoni – testimonianza (martyres – marturìa)- L'ascesi, sia nella accezione di salita (già

accennata), sia in quella di virtù tipicamenteescatologica

- La vigilanza- Le prove e la tentazione: il Tentatore- La gioia – già accennata nelle parti Carattere

kerigmatico – soteriologico e in Dio Padre- La povertà – frequente nella esposizione sopra

fatta, verrà approfondita nella sezione Un lietoannunzio ai poveri.

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"A partire dalla preghiera di Gesù, Luca ha indicatola strada per la preghiera dei cristiani. Ci presenta,infatti, Gesù come modello di orazione profonda."129

Un vecchio motto suggeriva che "si impara a pregare,pregando".Così il taglio della presente sezione sarà un po'diverso da quello usato nelle sezioni precedenti:infatti lo "sfondo" sarà l'esempio.Dopo una introduzione piuttosto generale sul tema,vedremo, osservando più da vicino alcuni brani, qualisono gli esempi di preghiera che Luca offre.

Nella lingua ebraica dell'Antico Testamento sonopochi i termini che si possono tradurre esattamentecon preghiera; è nel contesto di ogni singolo raccontoche altre parole assumono quel valore.Chiedere, specie un favore o la misericordiaChiamare o invocare, che spesso indica richiestainsistente fatta a voce alta, quasi gridare.Sospirare, che mostra il sentimento, il cuore.Lodare, che ha valenza di ringraziare.Magnificare, benedire (il Nome di Yahweh), esaltare,gioire, che indicano la gioia e l'elevazione d'animo,specie nella liturgia.

129 QUESTI E' IL FIGLIO, sussidio per la Catechesi Giovani,Diocesi di Milano 2003pag. 21

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Adorare, letteralmente "prostrarsi": è l'atteggiamentoche si deve tenere davanti al re, davanti a Dioriconosciuto Re.Luca non scrive in ebraico, ma in greco; tuttavia,conservando riferimenti alla culturaveterotestamentaria,130 alcune tipologie di orazione,presenti nel suo Vangelo, possono essere ricondotte aisignificati appena esposti.

Luca racchiude la preghiera fra due estremi, quasi unminimo ed un massimo: la domanda e la lode.

Altre caratteristiche della preghiera in Luca sono:- è prediletta nella solitudine, sull'esempio di Gesù

(Lc 6,12; cfr anche Mt 6,5-8))- mette in speciale rapporto di figliolanza con Dio

(Lc 3,21; 11,2-4; 11,9ss)- è di ringraziamento (Lc 10,21ss)- deve essere insistente (Lc 7,4; 11,5ss)- costante e intensa (Lc 18,1-6; 21,36; 22,44)- aiuto nelle insistenze del Tentatore (Lc 4,1-13;

22,40)- lunghe e pompose preghiere non sono cristiane,

ma farisaiche (Lc 20,47)- la preghiera rende giusto l'uomo (Lc 18,10ss)- di intercessione (Lc 4,38; 6,28; 9,38)

130 Vedi ad es. le formule adottate nell'Annunciazione: di derivazione tipicamentebiblica. Così come la struttura del Benedictus e del Magnificat. O anche gli accenni allapreghiera nel Tempio in At 3,1

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Ancora, seguendo l'esempio della preghiera di Gesù,essa è presente, sempre, prima di ogni momentoimportante, di ogni scelta decisiva:- al battesimo (Lc 3,21)- prima della scelta dei dodici (Lc 6,12)- alla trasfigurazione (9,29)- prima dell'inno di lode al Padre (Lc 10,21)- prima di insegnare il Pater (Lc 11,1)- nel Getzemani (Lc 22,39-46)- sulla croce (Lc 23,34.46)

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La preghiera di domanda

Nella preghiera di domanda, quella forte, quella chechiede misericordia e tutto l'amore di Dio, Luca usa iseguenti verbi:domandare, reclamare, esigere, sollecitare, invocare,supplicare (è la preghiera di Gesù nell'orto degli ulivi:il culmine della preghiera di domanda)

La preghiera di domanda parte dalla coscienza dellapropria debolezza e della propria fragilità; è il tenderela mano del povero, fiducioso nell'aiuto di Dio: "abbipietà di me" è la breve frase che riassume questo statod'animo, che dice la condizione di povertà e la fiduciain chi può salvare. Ne sono esempio Lc 17,13; 18,13;18,35-43131Allora da questa invocazione, che è prima di tuttoumiltà e fede, nasce il miracolo: si manifesta lapotenza di Dio che abbassa i superbi ed innalza gliumili. Si manifesta la salvezza di Dio.

Di seguito propongo due brani, il primo tratto da uninno trovato a Qumran, il secondo è il più noto passodella lettera di San Paolo ai Romani: in ambedue sonobene espressi, a mio avviso, sia la coscienza dellapovertà, sia la piena fede – fiducia nella potenza diDio132

131 Da notare, le espressioni ad alta voce, gridare132 Spirito in Luca, ha spesso connotazione di potenza come presenza e opera di Dio

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stesso

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"Ed io, polvere e cenere,che cosa posso progettaresenza che tu lo voglia ?Che cosa posso pensaresenza il tuo beneplacito ?Come posso essere fortese non mi hai reso stabile?Come posso essere saggiose non hai preordinato leidee

per me ?Che cosa posso direse non mi hai aperto labocca ?Come posso risponderese non mi rendiintelligente ? "

(I rotoli del Mar MortoInno 18)

… lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza,perché nemmeno sappiamo che cosa sia convenientedomandare, ma lo Spirito stesso intercede coninsistenza per noi, con gemiti inesprimibili. (Ro 8,26)

La preghiera di domanda è anche la più spontanea, la"prima" che sorge nell'animo umano: si domandaaiuto, sostegno, senso delle cose, spiegazione,guarigione …E quando questo tipo di preghiera è sorretto dallafede, allora è una preghiera che penetra le nubi e,finché non sia arrivata, non si contenta; non desistefinché l'Altissimo non sia intervenuto, rendendosoddisfazione ai giusti e ristabilendo l'equità.(Sir 35,17-18)

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Nella guarigione del cieco di Gerico, Luca"condensa" queste caratteristiche della preghiera didomanda.

Vediamo

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Il cieco di Gerico (Lc 18,35-43)

Anzitutto c'è un cieco che, al margine della strada,chiede l'elemosina.La condizione di cieco e mendicante è quella che piùrappresenta la necessità dell'aiuto: chi non vede habisogno di qualcuno che l'accompagni. E se non trovaqualcuno che l'accompagni è costretto a starsene aimargini, tendendo la mano nella speranza di chi loaiutiQuesto innesca una sorta di circolo vizioso: chi è aimargini, difficilmente è visitato da qualcuno che lopossa soccorrere, ma senza soccorso continuerà arimanere seduto al bordo della strada, continuerà adessere al margine.Quella del cieco è anche la condizione di chi,necessariamente, deve fidarsi: se mai qualcuno gli siavvicinasse per aiutarlo, al cieco non resta che averein lui fiducia estrema.

Il cieco è conscio della sua miseria e povertà.E nella speranza non demorde, usa ciò che gli rimaneper relazionarsi col mondo che lo circonda: l'udito ela voce.Sentendo passare la folla: c'è un evento che puòcambiargli la vita?Consideriamo anche il "normale" trambusto di unacittadina, come quella presso la quale il ciecochiedeva l'elemosina. Gerico, stando al versetto 35.

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C'è l'andirivieni della gente, deve essere un luogoaffollato, altrimenti il cieco avrebbe avuto pochepossibilità di ricevere elemosina: un mendicante nonsi mette dove c'è poca gente!Eppure il cieco "sente" passare la folla, sente unavvenimento nuovo, si informa e quando gli diconoche c'è Gesù di Nazareth che passa, il cieco grida!

S'informava che fosse è la traduzione migliore delcomportamento del cieco: la stessa frase che il fratellomaggiore rivolge ai servi, nella parabola del Padremisericordioso (Lc 15,26), quando sente rumori didanze e musica in occasione del ritorno del fratellominore. E anche questo fratello maggiore urla, macon un animo decisamente diverso da quello delcieco! Qui è rabbia, invidia, disprezzo; là èinvocazione per ricevere misericordia, per essereaiutato, per vedere.

Il grido del cieco è una fortissima professione di fede,una teologia della salvezza:Gesù, figlio di David, abbi pietà di me!Gesù è "Dio che salva"133Egli è riconosciuto come Messia – Figlio di David134Con la ripetizione della stessa frase al versetto 39, ilcieco "esprime l'aspetto regale del Messia e questo

133 Vedi qui Carattere soteriologico134 Vedi qui il Volto del messia in Il "volto" di Gesù

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sarà anche il motivo per il quale Gesù morirà" 135(cfr Lc 23,2.38 il re dei Giudei)

Quelli che camminavano davanti lo sgridavano[minacciavano] per farlo tacere. Ma il cieco gridavaancora più forte. (v. 39)Quelli che precedono Gesù non vedono in facciaGesù, a meno che non si "voltino" (con-versione).Così, di fatto, non lo conoscono: parlano ad altri di unGesù che sta dietro loro. Viceversa il cieco insiste nelvoler incontrate il Cristo: "Chi prega è spessoscoraggiato e zittito. Per questo bisogna pregaresempre, senza stancarsi o incattivirsi"136

Gesù allora si fermò (v 40): il brano della guarigionedel cieco di Gerico è inserito dopo la terza profezia diGesù sulla sua Passione (Lc 18,31-34)Questa profezia, rimarcando la teologia del "viaggio"tanto cara a Luca, inizia con le parole "Ecco chesaliamo a Gerusalemme" . Al grido del cieco, Gesùarresta questo suo viaggio per lasciarsi raggiungereanche da quel misero e oppresso, che lo invoca dalmargine della via. E' la misericordia di Dio che passaper ogni strada e che desidera incontrare tutti, nelrispetto sommo della libertà di ciascuno: Gesù siferma, ma è il cieco che vuole andare verso lui.Il cieco viene portato da Gesù, mentre Gesù lo

135 C. Ghidelli op. cit. pagg. 364 - 365136 S. Fausti op. cit. pag. 621

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aspetta. (v 40) Alla stessa folla che dileggiava eostacolava il mendicante, ora viene ordinato diaccompagnare a Gesù il cieco: i discepoli devono epossono […] condurre a Lui chi desidera vederlo.137Man mano che il cieco si avvicina a Gesù, in luiaumenta la decisione, la fede, la "sua preghiera si fapiù coraggiosa, la sua intuizione più netta, la suadomanda più grande"138. Più ci si avvicina allamisericordia di Dio, più aumenta il desiderio dellapreghiera: a pregare si "impara" pregando.

Che cosa vuoi che faccia per te? (v 41) Sembra unadomanda fuori luogo: possibile che Gesù non vedache quell'uomo è cieco?Eppure assume una importanza rilevante proprioperché la guarigione (la salvezza) è possibile solo sela si vuole. Deve esserci un atto di desiderio profondoe di fede, riconoscere la propria miseria, riconoscere eaver fede in Cristo che guarisce (salva), chiederequesta salvezza: Signore, che io ci veda.Il verbo greco, che Luca usa nella risposta del cieco,significa primariamente alzare gli occhi, non piùguardare a terra, ma levare lo sguardo verso l'alto. Ilsecondo significato del verbo è proprio vedere dinuovo: Allora levare lo sguardo per ri – vedere coluiche è sorgente di misericordia e di pace.Luca indica con lo stesso termine, alzare gli occhi,

137 S. Fausti op. cit. pag. 622138 C. Ghidelli op. cit. pag. 365

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l'atteggiamento di Gesù quando annuncia lebeatitudini (Lc 6,20-26): Alzati gli occhi verso i suoidiscepoli dice che Gesù era più in basso di loro; Gesùsi pone allo stesso livello dei poveri, degli affamati, dicoloro che sono tristi, odiati e insultati, e li chiamabeati !Questo è il comportamento di Dio: grazia emisericordia per i più poveri.

Vedi! La tua fede ti ha salvato (v 42) Davanti allarichiesta schietta, tenace e piena di fede, chescaturisce dalla coscienza di sé e dalla fede in chi puòsalvare, Gesù non esita: compie il miracolo. Ed è unmiracolo prima di tutto perché dona salvezza: nonsolo guarigione fisica, che, in fondo, è il meno (cfr.Lc 5,23), ma soprattutto dona quella pace e quellasalvezza spirituale che sono segni duraturi delcambiamento di vita di chi incontra e "vede" ilCristo.(cfr. Lc 8,23 e 17,19)

Questa fede rinnovata, questa salvezza ottenuta,produce frutti:- rende seguaci di Cristo: e si mise a seguirlo (Lc18,43a)- apre alla lode e al ringraziamento: ringraziando Dio(Lc 18,43a)- e rende testimoni per una rinnovata lode a Dio:Anche la gente che era presente, alla vista del fatto,

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si mise a lodare Dio(cfr. Lc 18,43b)

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L'incontro di Gesù con Zaccheo (Lc 19,1-10)

Il brano del cieco di Gerico andrebbe letto, meditato epregato insieme a quello di Zaccheo – e viceversa. Idue, infatti, sono complementari: sia il cieco, siaZaccheo hanno desiderio di incontrare Gesù, mamentre il cieco chiama il Cristo, Zaccheo è chiamato.E sono ambedue preghiera di domanda: la domandadi senso - salvezza da parte dell'uomo e la domanda diadesione alla vita di grazia – salvezza proposta daDio.

Come nota si può subito osservare che i due raccontisono legati fra loro, anche stilisticamente, dalla simileintroduzione che riguarda l'andare o l'attraversare lacittà di Gerico.139 (cfr. Lc 18,35 con Lc 19,1) Anchese, a ben osservare, sembra che Luca prediliga questoracconto più di quello del cieco: in quello di Zaccheosi concentrano temi assai cari a Luca, come l'oggi, lasalvezza, i piccoli, la venuta del Figlio dell'uomo, idebiti, il rimanere, il dono, la gioia, l'ambitofamiliare …Ma vediamo nel particolare.

Anzitutto c'è Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco (v2)140.

139 Cfr. J.Radermarkers – F.Bossuyt, LETTURA PASTORALE DEL VANGELO DILUCA, EDB 1981 pag.396140 Nell'amministrazione romana il pubblicano era un agente commerciale privato[…] che faceva l'esattore delle tasse. Anche se nei Vangeli non tutti i pubblicani avevano

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Dal punto di vista sociale è l'esatto opposto del cieco:è ricco, mentre il cieco no; sta nelle vie, nelle piazze enon ai margini; non aspetta che altri diano a luidenaro, ma egli va dalla gente a riscuoterne.Per questa sua attività – stato sociale – Zaccheo èpsicologicamente e spiritualmente lontano daGesù.141 Infatti nel Vangelo spesso i pubblicani sonoaccostati ai peccatori, e i ricchi avranno difficoltà adentrare nel Regno di Dio (Lc 18,24ss; 12,13-21 ecc.)Ciò nonostante, Zaccheo ha il desiderio di vedere chiGesù sia(v 3): non è solo ricerca dell'aspetto fisico,individuazione del Maestro tra la folla, ma è ricercadella identità del Cristo. Quella di Zaccheo è laonesta curiosità di chi si interroga sul chi sia,veramente, il Cristo.

Ma la statura di Zaccheo è piccola.142 Una staturabassa che compensa la levatura sociale delpersonaggio: per un verso o per l'altro, occorre esserepiccoli per desiderare di incontrare Gesù.Così come occorre essere intimamente puri. Il nomeZaccheo significa proprio "il puro" e per l'ebreo il"nome" è davvero molto importante: esso designa

questo compito, nello specifico di Zaccheo è plausibile ritenerlo proprio un esattore, dato ilsuo ruolo di capo. Tali figure erano malviste dal popolo, non tanto per la loro disonestà – peraltro assai diffusa - quanto in ragione del loro essere agenti del governo imperiale straniero.Per i corsivi qui citati confronta J. L. McKenzie op. cit. pag. 774141 C. Ghidelli op. cit. pag. 366142 I piccoli per Luca hanno un valore importante: vedremo nella sezione Un lietoannuncio ai poveri

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l'intera persona e il suo "posto" nella comunità.Contraddizione in termini perché Zaccheo, qualepubblicano, è immondo agli occhi del popolo, mapuro nella sua intimità, nella onesta curiosità allaricerca di Dio.Questa necessaria purezza interiore, contrapposta allacondizione sociale, è evidenziata, in Luca, oltre chedal sottile gioco del nome, anche dall'altrettantosottile indicazione che Zaccheo si arrampicò sopraun sicomoro (v 4): Zaccheo avrebbe potuto benissimochiedere di salire sul terrazzo di una qualsiasi dellecase di Gerico, ma chi avrebbe ospitato in casa unsimile impuro, capo dei pubblicani?

Gesù doveva passare di là (v 4b)"Si direbbe che per Luca questo incontro non potevanon avvenire".143Da un lato c'è "l'inconsapevole certezza" di Zaccheoche percepisce, intuisce nel suo intimo, che in quelposto incontrerà Gesù. E' come quando – esperienzacomune – si "sente" che presto accadrà undeterminato avvenimento, ritenuto importantissimo, .Dall'altro lato c'è l'attenzione del Cristo, amico deipeccatori,144 che si apre anche alle condizioni menousuali. Pur semi nascosto dalle larghe foglie delsicomoro – una sorta di fico – come non notare unpiccoletto appollaiato su un albero!

143 C. Ghidelli op. cit. pag. 366144 Vedi qui Il volto di chi viene a portare un lieto annuncio

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C'è anche una sfumatura tutta lucana in questoversetto: doveva indica pure la necessità di Cristo nelproseguire la sua missione. Egli deve portare salvezzaa tutti coloro che la desiderano.

Nel versetto 5a l'espressione alzò gli occhi riecheggial'annuncio delle Beatitudini,145 quasi a sottolineareancora che Gesù si trova in basso, fra gli umili e ipoveri.In particolare, però, questo levare gli occhi dice diincrocio di sguardi: Gesù alza gli occhi per guardareZaccheo, così "il desiderio di Zaccheo incrocia ildesiderio di Gesù"146 che è desiderio di salvezzacondotto sino alla fine.Questo sguardo è il primo invito alla conversione:Gesù incrocia lo sguardo di Pietro dopo il tradimentodi questi, e così Pietro può riconoscere il suo peccatoe pentirsi. (Cfr Lc 22,61-62).

… alzò gli occhi e disse: "Zaccheo, scendi in fretta,perché oggi devo fermarmi a casa tua (v 5b)Zaccheo è la terza persona che Gesù chiama pernome: la prima è stata un fariseo, Simone (Lc 7,40);la seconda una donna, Marta (Lc 10,41). Seguiranno,ma molto più in là, due traditori: Simon Pietro eGiuda (Lc 22,31.34; 22,48)E' ancora una volta segno di amicizia e di grande

145 Vedi sopra il commento al cieco di Gerico146 C. Ghidelli op. cit. pag. 367

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familiarità: ad eccezione di quando nomina Giuda, lealtre volte che Gesù chiama qualcuno per nome è incasa o allude alla casa – dimora.Anche per Zaccheo è così: se lo sguardo di Gesù èinizio di conversione, il sentirsi chiamati per nomemuove in fretta verso questa conversione, verso lasalvezza.Conversione e salvezza che hanno senso econcretezza nell'accogliere il Cristo oggi, nel presentedella storia di tutti e di ciascuno.Vale la pena di citare per intero il commento diGhidelli a questo proposito:[In Luca] "l'oggi indica sia il presente storico nelquale si realizzano le profezie passate, sia lapresenza rivelatrice e salvatrice di Gesù di Nazareth,sia la presenza gloriosa di Cristo risorto, sia la vitadella Chiesa che rende testimonianza al suo Signore,sia la storia dell'intera umanità che si apre allasalvezza in Cristo mediante l'ascolto dellapredicazione apostolica."147

E' dunque il Cristo, Signore della storia e nella storiapresente con la sua Chiesa, che chiede di essereospitato in casa propria. Ma qual è la nostra casa?

Scese subito e lo accolse con gioia (v 6)Non sappiamo che tipo di casa abbia Zaccheo:

147 C. Ghidelli op. cit. pag. 367

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presumibilmente ricca e un po' distante da dovesarebbe passato Gesù. Ma è un dato irrilevante; Luca,infatti, descrive piuttosto com'è il cuore, l'animo dichi ospita Gesù.Anzitutto è un cuore che viene colto di sorpresa dallagioia: Zaccheo si precipita giù dall'albero.E' immaginabile, e persino un po' ridicolo, questoometto che precipitosamente scende dai rami. Ma lagioia dell'incontro è incontenibile, e non si cura dellapropria, eventuale, goffaggine. Anche nella paraboladel padre misericordioso (Lc 15, 11-32) si puòimmaginare piuttosto goffo e "ridicolo" quel padre,anziano, che corre incontro al figlio ritornato: persinola gioia di Dio Padre Misericordioso è così.Accogliere è il verbo di chi ama. "… è una parola cheesprime tutta la sostanza del Vangelo. Dio è puraaccoglienza, e altro non cerca che essere accolto."148 … anche in casa di un peccatore.

Vedendo ciò, tutti mormoravano (v 7a)La folla – ma quel tutti può benissimo arrivare sino ainostri giorni, includendo ciascuno – la folla mormora(borbotta) contro Gesù, non contro Zaccheo: è facile,anche ai nostri tempi, non riconoscere chi accoglieGesù, ma ancor più, è facilissimo essere ciechidavanti alla salvezza portata ancora oggi dallapresenta nell'oggi di Cristo con la sua Chiesa.

148 S. Fausti op. cit. pag. 630

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Per tutta risposta - a Gesù, non alla folla - Zaccheodiventa povero, e ancor più piccolo di quanto non siagià. Dare ai poveri la metà dei beni e, a chi ha toltocon frode, il quadruplo, rende inevitabilmente poveroil ricco Zaccheo.(v 8)149Ma i poveri, i piccoli, sono coloro che possiedono ilRegno di Dio (Lc 6,20)

Per tutta risposta – alla folla, non a Zaccheo – Gesùindica chiaramente il motivo del suo abitare pressoZaccheo: la grazia della salvezza (v 9a)

E il Verbo si fece carnee venne ad abitare in mezzo a noi;e noi vedemmo la sua gloria,gloria come di unigenito dal Padre,pieno di grazia e di verità. (Gv 1,14)

In Zaccheo, "che fa penitenza, nella gioia, e dona aipoveri i suoi beni" ,150 Gesù rinnova la federendendo Zaccheo autentico figlio di Abramo. (v 9b)Abramo è il padre della Promessa, colui al quale Diosi è rivelato nel Patto, colui al quale, per primo, Dioha rivelato la sua volontà di salvezza. Essere figli di

149 La misura che Zaccheo usa, la metà … il quadruplo, "supera di gran lunga ciòche nella dottrina rabbinica era considerato la misura più alta delle volontarie offerte per ipoveri (un quinto degli averi, e poi non più di un quinto del reddito). J. Schmid citato da C.Ghidelli in op. cit. pag. 368 – cfr. anche Lv 5,20-24150 C. Ghidelli op. cit. pag. 368

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Abramo significa allora partecipare pienamente aquesta eredità di salvezza.

… cercare e salvare ciò che è perduto (v 10) In Lc15,1-7 Gesù racconta la parabola della pecorellasmarrita: il Buon Pastore si muove alla ricerca di chiera perduto e lo salva. "E' la chiave di lettura di tuttala storia di Gesù. […] ci rivela 'chi è' Gesù".151Zaccheo, ora, conosce e sa chi è il Cristo: la suaonesta curiosità è appagata.

151 S. Fausti op. cit. pag. 631

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La preghiera di lode

Nella preghiera dove il cuore non può far null'altroche lodare la misericordia di Dio, Luca usa i verbi:invocare, benedire, rendere grazie, lodare,magnificare, ammirare.La "lode" è una componente importante di tutta laraccolta dei Salmi 152 L'ebreo osservante era tenutoa "pregare Dio con salmi e cantici" tre volte al giorno,e anche prima e dopo il pasto. Gesù, da buon ebreo,conosce, rispetta e prega coi Salmi153, anche se,certamente, non è la sua unica preghiera.154La preghiera di lode è strettamente legata alrendimento grazie: essa parte dalla constatazione cheDio si è abbassato per soccorrere la miseriadell'uomo: Dio ha guardato la piccolezza di Maria, edè per questo che Maria lo "magnifica" (cfr. Lc 1,46-55). Ancora una volta la teologia di Luca parte dallacondizione di miseria e pochezza: nella preghiera didomanda il povero chiede salvezza – ma anche Diochiede di accettare la salvezza – nella preghiera dilode il povero, che riconosce le grandi cose che Diofa, che riconosce la salvezza donata, altro non puòfare che lodare e ringraziare Dio.

152 A. Lancelotti, SALMI in Nuovissima Versione della Bibbia, San Paolo 1982, pag.7153 Cfr. ad es. Lc 4,16 – anche le parole sulla croce citate da Mc 15,34 e Mt 27,46 cheriprendono il Sl 21 – pure la citazione dello shema in Lc 10,27 ("Ascolta Israele": preghieraripresa da Dt 6,5 e usuale nelle preghiere quotidiane)154 Cfr. J. Jeremias TEOLOGIA DEL NUOVO TESTAMENTO: La predicazione diGesù, Paideia, 1976 pag. 215ss

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Il Magnificat (Lc 1,46-55)

Grandifica l'anima mia il Signore,ed esultò il mio spiritoin Dio mio salvatore,perché guardò giùalla bassezza della sua serva.Ecco infatti:da ora mi diranno beatatutte le generazioni,perché fece a me grandi cose il Potentee santo il suo nome;e la sua misericordia di generazione in generazioneper quanti lo temono.Fece potenza col suo braccio:disperse gli orgogliosinel pensiero del loro cuore,abbatté possenti dai tronie innalzò tapini,affamati riempì di benie arricchiti mandò via vuoti,si prese Israele, suo servo,ricordandosi della sua misericordia,come parlò ai nostri padri,ad Abramo e alla sua discendenza per sempre.

Questa traduzione, derivata direttamente dal

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greco,155 rende ancor più il contrasto fra lagrandezza di Dio che "guarda giù" e la "bassezza" diMaria.E rende ancor più la gioia e la lode che proromponodal cuore di Maria: ella non si compiace di sé,nemmeno del dono ricevuto o della salvezza, ma diDio stesso che dona, di Dio stesso come salvatore, diDio stesso che si china verso la povertà dell'uomo.Uomo e umiltà hanno la stessa radice latina: humus =terra. Motivo del dono è l'umiltà di Maria, il nulla diMaria che solo è in grado di accogliere il tutto di Dio.E' di nuovo gioia ed esultanza che partono dal didentro, dal profondo delle viscere, e si espandono nelcanto di lode di chi vede compiersi, attraverso lamisericordia, la promessa di Dio.Misericordia su coloro che si sentono terra.Misericordia ha due radici: compassione ematernità156. Maternità ci indica come forse solo lamadre che porta in seno un bambino, è in grado dicapire la Misericordia di Dio.Il Magnificat è preghiera che abbraccia diversedimensioni: personale, comunitaria e missionariaDimensione personale:Il Magnificat pone Maria in una solitudine assolutadavanti al datore del dono. Maria neppure rispondealla domanda di Elisabetta: "Ma perché mi accade

155 Così come la propone S. Fausti nel suo UNA COMUNITA' LEGGE IL VANGELODI LUCA, op. cit. pag.40156 Vedi qui Dio Padre

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questo, che venga da me la madre del mio Signore ?"(Lc 1, 43), ma esplode in un canto che riconosce lagrandezza di Dio come dono. E' umiltà.

Dimensione comunitaria:Attenti a ciò che "succede dentro", ciascuno puòprorompere in una preghiera di lode, che diventapreghiera da regalare a tutta la comunità: concretezzadella presenza comunitaria e stimolo alla preghieracomune.Altri due canti - preghiere, nel Vangelo di Luca, sonoda leggere nello stesso modo del Magnificat:il "Benedictus" o profezia di Zaccaria: "Benedetto ilSignore, Dio di Israele, che ha visitato e redento ilsuo popolo …" (Lc 1,68-79) e il "Nunc dimittis" ocanto di Simeone: "Ora lascia, o Signore, che il tuoservo vada in pace secondo la tua parola …" (Lc2,29-32).La Chiesa ha raccolto la lode e la gioia di questi cantie li propone come preghiera quotidiana: il Benedictusall'inizio delle Lodi mattutine, il Magnificat aconclusione dei Vespri e il Nunc Dimittis al terminedella giornata con Compieta.

Dimensione missionaria:E' riconoscere e contemplare Dio che sta operandouna salvezza potente in ciascuno e in tutti, èsperimentare questo dono grande e raccontarlo aglialtri, è dare ragione della speranza che è in noi a

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chiunque lo domandi (cfr. 1Pt 3, 15). 157

157 Specie per le parti in corsivo, ma anche per il senso generale, cfr. S. Fausti op. cit.pag. 40ss

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Inno di lode al Padre (Lc 10,21)

Un breve commento a questo brano è già stato fattoparlando del tema Dio Padre.Qui lo riprendo quale esempio della preghiera di lodedi Gesù.

In quella stessa ora trasalì [esultò] di gioia nelloSpirito santo … (v 21)L'introduzione in quella stessa ora, da un latocongiunge la sezione precedente del Vangelo di Luca(Lc 10,17-20) nella quale i settantadue discepolitornano pieni di gioia, per le opere compiute nelnome del Signore. D'altro canto, e più precisamente,rispecchia il "qui, ora" usato per "indicare lamanifestazione della salvezza messianica che i profetiavevano predetto" . 158L'esultanza, e il verbo che Luca usa qui è spessoadoperato in tutto il Nuovo Testamento, è quellapropria dei tempi messianici: quella preannunciata aZaccaria (Lc 1,14), quella di Maria nel Magnificat,(Lc 1,44.47) è quella pasquale dei discepoli diEmmaus (Lc 24,32)

Ciò che muove alla lode – rendimento di grazie – è lapotenza (dynamis) dello Spirito; è l'Amore – Spiritodel Padre verso l'uomo, che si realizza nella missione

158 C. Ghidelli op. cit. pag 244 – cfr. anche Lc 12,56; 19,44; 21,24; 22,53; 23,43

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del Figlio.Prima "regola" dell'Amore è l'accoglienza:159 alloraGesù esulta perché accoglie dal Padre, Signore delcielo e della terra tutto l'amore verso l'uomo, tutta larivelazione.Infatti motivo fondamentale di questa lode –ringraziamento è la rivelazione.(v 21)Il Padre, Dio e Signore del creato (del cielo e dellaterra), ha compiuto160 la manifestazione di sé inCristo: ha posto, cioè, nelle mani del Figlio - neichiodi che le attraverseranno - e nella sua missionesalvifica, tutta la propria misericordia 'materna' (hesed– rahamim) .

Sì, Padre, perché così è piaciuto a te (v 21b)Gesù ringrazia con gioia il Padre perché attraverso disé l'uomo può essere salvo: è il 'Sì' del Figlio al Padreaffinché in lui ogni uomo possa dire di 'sì' a Dio.Più precisamente i piccoli – che in altra traduzionepossono essere detti anche infanti – sono coloro chemeglio comprenderanno queste cose, cioè il misterodi Dio e della sua eudokia161 – benevolenza, perchéproprio i più piccoli sono coloro che più facilmente"si aprono alla salvezza, come ad un dono che vienedal Padre".162

159 Vedi qui Zaccheo160 Si noti il verbo al passato in … le hai rivelate ai piccoli161 Vedi nota 35162 C. Ghidelli op. cit. pag. 246

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Eucaristia: il ringraziamento (Lc 22,15-20)

Se teologia, nel senso originale greco, è inno eglorificazione di Dio per mezzo del logos,163 seeucharistia, sempre dal greco, è ringraziamento erendimento di grazia, allora la "cena del Signore" èteologico rendimento di grazia.E', in altre parole, l'inno di lode della Parola (il logosdi Giovanni 1), che rende grazie a Dio perché Dio si èrivelato e sta per compiere, in modo definitivo, le suepromesse di salvezza nel figlio suo Gesù Cristo.164

Ho desiderato grandemente di mangiare questaPasqua con voi, prima di patire (v 15)Con Lc 12,50, dove Gesù attende un battesimo chedeve ricevere, e prova angoscia finché non siacompiuto, questo versetto 15 mette in stretta relazionecon i sentimenti profondi di Cristo: egli desideraperché è tipico dell'Amore desiderare, desidera perchéè il desiderio del Padre (eudokia)E desidera celebrare, "con voi", il rito di sacrificiodell'agnello, memoria dell'attraversamento, delpassaggio che è la Pasqua ebraica: non "per", ma"con".La celebrazione è dunque comunitaria: insieme a voi.Il Cristo desidera accompagnare i suoi attraverso ilpassaggio che porta a salvezza, proprio perché sarà

163 L. Bouyer EUCARISTIA, LDC, 1983 pag. 17164 Lo abbiamo visto, appena sopra, commentando Inno di lode al Padre

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un passaggio di sofferenza: prima di patire (prima delmio soffrire – migliore traduzione), dice la sofferenzae la morte di croce.Ma sarà anche un passaggio di liberazione, esodo -verso la terra promessa, che Gesù desidera compiereassieme ai suoi. Eppure questo desiderio di Gesù saràdisatteso: dei "dodici", due lo tradiranno e il resto loabbandonerà proprio nel momento decisivo delpassaggio.… questa Pasqua … finché non sia compiuta nelregno di Dio (v16). E' sì l'ultima Pasqua ebraica diGesù, ma nel contempo è proiezione: il tempomessianico e la salvezza si attuano nel presente e siproiettano nel futuro sino al pieno compimento neitempi ultimi (escatologici).Allora le promesse di Dio si compiono e si rinnovanoin ogni tempo: da allora ai tempi futuri.Gesù ha associato i discepoli al suo passaggio, al suoesodo; "perciò, mentre sono in cammino e vivononell'attesa, essi celebreranno il nuovo rito pasquale,l'Eucaristia, che sostituisce l'antico e che ricordal'esodo di Gesù, la sua Pasqua".165

E preso un calice, rese grazie … (v 17)Non è ancora la consacrazione eucaristica, ma ilprimo gesto che, nel rito della Pasqua ebraica, ilcapofamiglia compie per lodare Dio.

165 M. Galizzi GESU' VITTIMA DEL POTERE – Vangelo secondo Luca, Elle di ci,1979 pag. 82

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Benedetto sei tu, Signore Dio nostro re del mondo,che doni a Israele questa festa per la gioia e il riposo.Benedetto sei tu, Signore, che santifichi Israele e lafesta. Così, secondo la tradizione rabbinica, labenedizione sul primo calice.166Ritornano i concetti del dono, della gioia, della festa:Gesù, pur conscio del suo dover patire, anzitutto lodaDio Padre, perché le promesse di salvezza, chepasseranno attraverso la croce, doneranno la gioia e lafesta della Pasqua.Atto necessario, sacrificale dell'esodo è la vittima:sulla croce verrà immolato il nuovo e definitivosacrificio pasquale dove vittima è Gesù stesso.Col versetto 19a, .. preso un pane, rese grazie, lospezzò e lo diede loro .. inizia l'istituzionedell'Eucaristia. Si concluderà col versetto 20: …questo calice è la nuova alleanza nel mio sanguesparso per voi.Sulla base tradizionale del rito della Pasqua ebraica,Gesù dà inizio al pasto rituale spezzando il pane: "ilpane, secondo i rabbini, […] rappresenta ilnutrimento per eccellenza, la vita data e conservatadal creatore" 167Gesù, associando a quel pane spezzato il propriocorpo,(v 19b) e a quel calice il proprio sangue, dice

166 C. Ghidelli op. cit. pag 417 - Anche in tempi moderni, nel rito della Pasquaebraica, è conservato questo momento: "Benedetto sii tu, o Signore Dio nostro re del mondo,che ci hai fatto vivere, ci hai mantenuto saldi e ci hai fatto giungere a questo momento. –viene quindi bevuta una parte del vino del primo calice" F. D. Belgrado (traduzione di)HAGGADAH DI PESACH – La Giuntina, 1985, pag. 23167 L. Bouyer op. cit. pag. 109

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alcune cose importanti: è consapevole di essere lui stesso la vittima

pasquale: è la prefigurazione della croce, corpospezzato e sangue versato.

è lui la vita data, donata, distribuita, spezzata pergli altri

è lui il nutrimento per eccellenza, quello che nonpiò mancare, quello da richiedere al Padrequotidianamente (cfr. Lc 11,3)

è in lui, Figlio del Signore del cielo e della terra,che il Creatore conserva – fa durare - la vita.

Ed è proprio questo conservare che diventa memoria… Fate questo in memoria di me (v 19b).Non tanto nel senso commemorativo di un eventopassato, quanto in quello più profondo, diconservazione – perdurare - della presenza viva diuna persona: il Cristo morto e risorto.In questo senso, della presenza viva, il conservarenon è rinchiudere o "mettere sotto vuoto", ma proprioil contrario: la Chiesa, in obbedienza al comando delsuo Signore, rinnova ogni giorno la celebrazionedell'Eucaristia proprio per conservare – far durare -nel presente la viva forza della salvezza scaturitadalla passione morte e risurrezione di Cristo.E' anche grazie a questo quotidiano memoriale che laChiesa può rimanere fedele a quella alleanza, che ènuova ed eterna proprio perché fondata sullaincarnata ultima parola di Dio: Cristo morto erisuscitato.

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A conclusione di questo breve commento sullaEucaristia, vale certamente la pena riportare ciò cheGiovanni Paolo II scrive nella sua Lettera Enciclica"Ecclesia de Eucharistia"

"Fate questo in memoria di me" (Lc 22,19) […]Gli Apostoli che presero parte all'Ultima Cenacapirono il significato delle parole uscite dallelabbra di Cristo? Forse no. Quelle parole sisarebbero chiarite pienamente soltanto al termine delTriduum sacrum, del periodo cioè che va dalla seradel Giovedì fino alla mattina della Domenica. […]

Dal mistero pasquale nasce la Chiesa. Proprio perquesto l'Eucaristia, che del mistero pasquale è ilsacramento per eccellenza, si pone al centro dellavita ecclesiale. Lo si vede fin dalle prime immaginidella Chiesa, che ci offrono gli Atti degli Apostoli:"Erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degliApostoli e nell'unione fraterna, nella frazione delpane e nelle preghiere" (2,42). Nella "frazione delpane" è evocata l'Eucaristia. Dopo duemila annicontinuiamo a realizzare quell'immagine primigeniadella Chiesa. E mentre lo facciamo nellaCelebrazione eucaristica, gli occhi dell'anima sonoricondotti al Triduo pasquale: a ciò che si svolse lasera del Giovedì Santo, durante l'Ultima Cena, edopo di essa. L'istituzione dell'Eucaristia infattianticipava sacramentalmente gli eventi che di lì a

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poco si sarebbero realizzati.168

168 Giovanni Paolo II Lettera Enciclica ECCLESIA DE EUCHARISTIA – 2003 par. 2- 3

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La preghiera nelle scelte decisive

Anche questo argomento lo sintetizzo col commentodi due brani: la trasfigurazione (Lc 9,28-36) e letentazioni (Lc 4,1-13). 169Le scelte decisive qui commentate sono quelle diGesù: è lui, l'esempio, il modello e maestro a cuiciascun discepolo può guardare nelle proprie sceltedecisive.In particolare quando la lotta con l'Avversario – ilSatana – è dura e costringe l'uomo in una solitudine,in un confronto diretto col male, che sembra oscurareogni risposta di pace e serenità.

169 Anche la preghiera di Gesù sulla croce è "la" preghiera della scelta definitiva.Cfr. Lc 23, 33-46

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La Trasfigurazione (Lc 9,28-36)

Luca insiste con la preghiera, quasi fosse il respirodella vita cristiana, il luogo dove si incontrano lavolontà del Padre e il desiderio dell'uomo, il luogodove si può contemplare la trasfigurazione che è ilcambiamento glorioso di chi accetta la croce.E tutta la scena è simbolo e presagio della passione,morte e risurrezione di Gesù.Per salire su questo monte Gesù prende con sé ilrinnegamento (Pietro), la Parola creatrice di Dio (ilLogos di Giovanni), l'amore vicendevole e fraterno(Giacomo "fratello" di Gesù). Sono gli elementi delpercorso salvifico del Figlio prediletto: il peccato, la lontananza, l'Uomo che rinnega di

Dio la potenza di Dio che diventa salvezza con la

Parola, nuova e definitiva alleanza (Mosè)annunciata dai profeti (Elia)

la permanenza di questa salvezza nell'amorevicendevole, nella Chiesa. (Pietro, Giovanni eGiacomo saranno le "colonne" della Chiesa – Ga2, 9)

Ancora: il buio, la notte (Pietro e i suoi compagnierano oppressi dal sonno), la condizione dismarrimento, di oscurità dovuta al peccato dell'uomo,vengono squarciate dalla luce della presenza di Dioche ancora una volta, come al battesimo, indica in

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Gesù l'eletto al quale prestare ascolto.Eppure ancora i discepoli non capiscono: "Pietro …non sapeva quello che diceva". Sarà al Calvario, nelrivedere pure da distante, quel Gesù crocifisso, che iloro occhi cominceranno ad aprirsi e solo dopo laRisurrezione, definitiva trasfigurazione del Maestro, idiscepoli spalancheranno la vista sulla salvezzaoperata per loro e per molti. "Mio Signore e mio Dio"proclamerà Tommaso davanti alla gloria di Gesùrisorto.

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Le tentazioni di Gesù (Lc 4,1-13)

Il racconto proposto da Luca è, al pari di quellodescritto da Matteo, ricco di particolari. Non così inMarco, dove le tentazioni di Gesù vengono riassuntecon un semplice accenno (Mc 1,12-13).Luca però ha un taglio marcatamente teologico, edella sua particolare teologia tutta proiettata versol'"ascesa" e verso il futuro: il viaggio di Cristo e il suo"esodo",170 il suo passaggio attraverso "i fattipasquali nei quali si decide e si compie, non senza ilritorno del tentatore, l'opera della salvezza".171Questo dato è abbastanza evidente osservandol'ordine delle tentazioni: Luca pone, quale terzatentazione, quella che per Matteo è la seconda.Gerusalemme, per Luca, è il vertice di tuttal'esperienza di Cristo: "il luogo nel quale deveavverarsi l'exodos di Gesù, nel quale devonocompiersi le profezie relative alla sua prova e allasua gloria." 172

Come già detto, subito dal primo versetto è chiaral'intenzione di Luca di legare questo racconto delletentazioni con quello precedente del battesimo (Lc4,1). In particolare il legame è sottolineato sia dallaconnotazione geografica ritornò dal Giordano, con

170 Vedi qui La struttura del Vangelo171 C. Ghidelli op. cit. pag. 122172 C. Ghidelli op. cit. pag. 123

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l'assonanza tutta teologica fra il battesimo e ilpassaggio del Mar Rosso173, sia dallapuntualizzazione sullo Spirito Santo: lo stesso Spiritoche discese su di lui in forma corporea, comecolomba (Lc 3,22a)Altra relazione evidente è nella chiusura del brano:"alla fine, avendo esaurito ogni genere di tentazione,il diavolo si allontanò da lui per un certo tempo" o"… fino al suo momento" secondo altra traduzione.(Lc 4,13)E' un rimando esplicito ad un tema presente in Luca,quello della lotta contro il maligno specie nel "tempo"e nell'ora della passione. "Tutta la vita di Gesù èinclusa in questa lotta con satana, fra il battesimo ela croce." 174

La struttura del testo ha la valenza di midrash, cioè diinterpretazione - commento – insegnamento175. Se lostrato più profondo del racconto è la possibile, realeesperienza di tentazione vissuta dal Cristo e da questiconfidata ai suoi discepoli, i rimandiveterotestamentari, e in particolare a Deuteronomio,dicono delle tentazioni e dei cedimenti che il popolodi Israele ha vissuto nella sua lunga storia di popoloeletto.

173 Cfr. S. Fausti op. cit. pag. 93174 Cfr. S. Fausti op. cit. pag. 98, cfr. anche tutto Lc 23,3-53175 Midrash "… il sistema interpretativo impiegato in tutta quanta la letteraturarabbinica; per mezzo di esso i passi della Scrittura apparivano assai più ricchi di significatodi quanto non sembrassero a prima vista" A. Cohen IL TALMUD Edizioni Laterza, 2000pag. 4

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In Dt 8,2 si dice che, durante il suo cammino, ilpopolo fu condotto nel deserto per essere umiliato emesso alla prova, (letteralmente per essere tentato).Nel linguaggio biblico, a fianco del significato dimettere alla prova, tentare significa anche "fardeviare dalla retta via": il popolo di Dio è quindisaggiato sia nella sua fedeltà, sia nel modo diaffrontare gli ostacoli e le deviazioni che il Male puòfar compiere. Come deve rispondere, dunque, ilpopolo di Dio?176E' l'aspetto parenetico177 del racconto: "… anche seLuca non vi insiste troppo, sembra certo che in Gesùtentato e vincitore egli ci presenta un esempio e unmodello"178 esortandone l'imitazione.

L’Amore fra il Padre e il Figlio è talmente alto e forte,talmente grande che è esso stesso persona.179“Spirito Santo”, dice Luca, ed è proprio questo“santo” con valenza di separato, diverso, altro e altoche connota lo Spirito come Persona.Gesù viene “preso per mano” dallo Spirito eaccompagnato, condotto, sospinto verso il luogo doveora si trova l’Uomo: il deserto.Come già detto, il deserto è il luogo antitetico pereccellenza al "giardino" nel quale è stato posto

176 Popolo di Dio è ovviamente sinonimo della Chiesa che raccoglie e accoglieciascun uomo redento.177 Parenetico: che riguarda l'esortazione come motivo di elaborazione letteraria.178 C. Ghidelli op. cit. pag. 124179 Vedi Teologia complessiva – Carattere soteriologico

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l'Uomo appena creato. 180Ma quello Spirito conduce Gesù nel deserto colpreciso intento di lasciare che Gesù venga tentato:l’amore è conscio del rischio, della prova e deldolore, ciononostante non indietreggia, anzi, “spinge”verso il disagio e la miseria. E’ quasi la situazione cheGesù vivrà nell’orto del Getzemani la sera del giovedìsanto, preludio alla croce.

Allora in questo deserto ci sono tre persone: Gesù, loSpirito e l’Accusatore – avversarioE per Luca il protagonista del brano è proprio Satana,quasi a sottolineare ancor più la necessità di uno"scontro" col Male: Gesù è alle prese non "con degliuomini ostili, bensì col principe delle tenebre inpersona"181Tutta l’umanità di Gesù è percossa dalle accuse-tentazioni del satana, dal tentativo di questi di "fardeviare dalla retta via"; quasi un Gesù inginocchiatosotto il peso di questa pressione, ma nel contempo lapersona dello Spirito sorregge, evitando all’Uomo laprostrazione definitiva, il definitivo soffocamento,l’esalazione dell’ultimo “respiro vitale”. Eppure Gesùsulla croce emetterà questo respiro, questo soffiovitale, riconsegnandolo al Padre come tutto il suoSpirito-Amore donato per l’Uomo.

180 Vedi Temi caratteristici – Pentecoste, Spirito Santo181 C. Ghidelli op. cit. pag. 122

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La “scena” delle tentazioni nel deserto è in qualchemodo icona della redenzione.Gesù ha in sé la divinità e l’umanità: l’Amore-Spiritoche è del Padre e che, come Dio unico, è proprioanche del Figlio, muove e conduce il Figlio che, Diounico è Padre al contempo, verso il deserto dellaumanità, verso il deserto del Figlio che, Uomo, èall’uomo connaturale. Allora Gesù, in sé, ha lamiseria dell’Uomo, la presenza creatrice del Padre, loSpirito-Amore che fa “abbassare” il Padre versol’Uomo. Ha in sé la capacità di amare propria di Dio eil vuoto di amore proprio dell’Uomo caduto.Il satana è dunque al cospetto contemporaneamente diDio e dell’Uomo, e lo sa!Ma sa anche che dispiacere sommo di Dio è non“poter” amare per rifiuto dell’Uomo di lasciarsiamare. Sicché il satana tenta l’Uomo e cerca diseparare ancor più l’Uomo da Dio: diabolos è ilsostantivo tradotto con diavolo e che deriva da unverbo greco che significa "mettere male fra due,accusare, calunniare, ingannare, indurre inerrore"182. In questo contesto alla presenza di Gesù,non potendo attaccare direttamente Dio, il diavolocerca di separare l’umanità dalla divinità, di "metteremale" fra l'uomo e Dio.Ma il Figlio, quasi dimentico della propria divinità,uomo e Uomo, si lascia sorreggere dallo Spirito

182 A. Lancellotti, MATTEO in Nuovissima Versione della Bibbia, San Paolo 1998,pag. 63

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abbandonandosi ad esso. La croce è l’atto redentivototale perché abbandono totale del Figlio nell’Amore-Spirito del Padre.

Il lieto annuncio ai poveri

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Il lieto annuncio ai poveri

IntroduzioneE' molto difficile per noi oggi, che viviamo inmoderni paesi occidentali, cogliere il livello dipovertà nel quale viveva la maggior parte dellepersone nei tempi antichi.Nell'antichità, sia quella del Vecchio Testamento, siaquella più prossima del Nuovo, la struttura sociale,ovvero di governo, era oligarchica, cioè in mano apochi che detenevano il potere e le ricchezze. Allamaggioranza delle persone restava la condizioneinfima di povertà. 183Ma la cosa forse più lontana dal moderno modo diintendere la povertà è che nel mondo antico non sitrovano reazioni contro la povertà dominante, eancor meno ideali di giustizia sociale: l'esistenza diuna povertà diffusa era ammessa né più né menocome un processo di natura, perché era impossibileconoscere altre condizioni. 184A onor del vero molti passi della sapienzamesopotamica e anche quella dell'Egitto, giusto percitare i popoli fra i quali era situato Israele, prevedevanorme di comportamento e saggi suggerimenti ai re eai signori affinché esercitassero con imparzialità la

183 Naturalmente, il processo di detenzione del potere e delle ricchezze in mano apochi è avvenuto in tempi dilatati: all'inizio della storia biblica non si può certo parlare dioligarchia, essa incomincia ad essere ciò che è con l'abbandono del nomadismo e l'avventodella monarchia (1000 a.C. circa).184 J. L. McKenzie op. cit. pag. 752

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giustizia, anche verso i poveri. 185

Sia in questi trattati, sia nel testo biblicoveterotestamentario, la povertà era spesso associata adue fattori importanti: la giustizia: al povero era permesso solo di

aspettarsi che il ricco non approfittasse di lui,specialmente ricorrendo all'uso delle ricchezze percorrompere l'amministrazione del paese e iprocessi giudiziari. 186

la mancanza del favore divino: specie nella primaparte dell'Antico Testamento il povero èconsiderato privo di una speciale protezionedivina, perché privo della ricchezza che èconsiderata dono di Dio. 187

Un ulteriore fattore è da aggiungere quando il mondogreco allarga la sua influenza nell'area di Israele:nella cultura ellenica la questione della povertà erainfatti affrontata con ben poca umanità.Dare l'elemosina al povero è la buona azione chedeve essere fatta più per nobiltà d'animo che peresigenza morale. 188

Giustizia e favore divino sono fattori importanti per

185 Il re Hammurabi (1720 – 1686 a.C.) fece scrivere su pietra un testo di leggi enorme noto come Codice di Hammurabi In esso lo stesso re si dichiara nominato per fareprevalere la giustizia sulla terra, per distruggere il malvagio e il perverso, perché il fortenon opprima il debole. ANET Ancient Near Estern Text 164186 J. L. McKenzie op. cit. pag. 752-753187 Cfr. ad es. Gn 31,5-9 Dt 28,3-7188 J. L. McKenzie op. cit. pag. 753

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comprendere non solo come era generalmente intesala povertà, ma anche come il povero aveva coscienzadi sé e della sua miseria: e il povero dell'AnticoTestamento conosce il suo stato e grida aiuto.

PoveroCi sono diversi vocaboli che l'Antico Testamento usaper indicare il povero e la povertà, ma nessuno di essitraduce esattamente questi concetti.Un termine però è piuttosto singolare: 'anìLo è sia per il significato, che in ebraico èletteralmente "afflitto", sia per l'assonanza foneticacon il pronome di prima persona singolare "io" che,pur scritto con grafia leggermente diversa, sipronuncia pressoché allo stesso modo.L'afflizione è la condizione di chi vive in una classeindigente e soggetta all'oppressione e che non hamezzi per difendersi. 189E' la condizione di chi, oltre a non possederealcunché, non ha neppure la forza e i mezzi perdifendersi e riscattarsi. Ma è anche la condizione dichi ha coscienza di questo suo stato: il povero ('anì)sono io ('anì).

E questa condizione – coscienza di sé, assumeparticolare rilevanza se associata alla questione dellamancanza del favore divino. Nella complessa dottrina

189 J. L. McKenzie op. cit. pag. 753

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della retribuzione, particolarmente elaborata inDeuteronomio e nei Proverbi, l'associazione giustizia– benessere / stoltezza – rovina aveva il carattere"statico" di una sorta di ordine divino precostituito: ilbenestante lo è perché "giusto" e Dio gli rendegiustizia coi doni della ricchezza, mentre a chi èstolto, a chi ha peccato, Dio riserva un destino dirovina.Nella più tarda sapienza di Giobbe e di Qohelet, e, inqualche passo, anche in Siracide, la questione delladottrina della retribuzione viene messa fortemente indiscussione, specie in riferimento alla spiegazione,ritenuta fondamentale, che è il peccato alla originedella rovina e quindi della povertà. Di fatto Giobbe èe rimane un "giusto" , pur nella miseria in cui vienfatto precipitare. (Gb 1,1)In questi testi, pur rimanendo inalterata l'idea che alpeccato deve essere data una qualche punizione, lasofferenza come la povertà vengono quanto menomesse sotto la luce nuova della appartenenza alla vitae della conseguente necessità di conviverci.Così alla coscienza della propria povertà, il poverotoglie il fardello di una oppressione divina, esercitatada un dio vendicativo.Anzi, nell'anelito di giustizia, il povero si rivolge aDio con sempre più coraggio, risolutezza einvocazione profonda: 'anì nella corrispondenteforma aramaicizzata, 'anaw, pur mantenendo lo stessosignificato di afflizione, viene particolarmente usato a

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proposito del povero in senso religioso. In un certonumero di Salmi colui che prega presenta la suapovertà e il suo stato di indigenza come motivi per cuiDio "deve" ascoltare la sua preghiera. E questa è unapreghiera di giustizia e di liberazione.In questo contesto altri termini aiutano allacomprensione della povertà e del povero: dal, sempreebraico, significa propriamente "languente", ossiatalmente debole da non poter neppure "sollevare ilcapo", ovvero in una condizione così bassa che locostringe in prostrazione estrema.'ebyon è invece chi ha bisogno, chi è povero specie dimezzi materiali.

Sarà il libro della Sapienza che darà una svoltadefinitiva alla questione, spostando l'attenzione su unconcetto espresso col termine "immortalità".Diversamente da come può essere inteso dall'uomomoderno, l'autore del libro della Sapienza intendel'immortalità dal punto di vista della relazione dellapersona con Dio: la virtù (o sapienza) – giustizia – èla chiave per la vita futura con Dio. 190In altre parole la sapienza, la virtù, la giustizia sonoatteggiamenti morali che portano alla vita oltre lamorte, in una relazione stretta e "viva" con Dio nonpiù visto come un "Dio vendicatore", ma come coluiche ha cura, misericordia - hesed - del povero.

190 R. E. Murphy – O. Carm in Introduzione alla letteratura sapienziale nel NUOVOGRANDE COMMENTARIO BIBLICO, Queriniana 1997, pag. 586

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Le attese di salvezzaAlmeno in forma accennata, ma occorre toccare unaltro particolare aspetto della povertà: la relazionecon le attese di salvezza.Sia la parola, sia l'idea di salvezza sono alla base dellateologia e della fede di Israele.Ciò è reso bene dal significato che si scorge dietro laparola "salvezza", usata moltissime volte in tutta laBibbia: nella sua forma primigenia, ma anche coi suoiderivati, essa designa soprattutto il possesso di spaziaperti, della libertà e sicurezza che conseguono al nonessere rinchiusi in ambiti ristretti. In secondo tempopassa ad indicare la mancanza di ristrettezze intesaproprio come il superamento delle condizioni diindigenza o di oppressione. Da qui si ha "salvezza"quando, ad esempio, Israele risulta vittorioso su altripopoli che lo opprimono, o quando qualcuno soccorrel'indigente.In questa linea è la coscienza che solo Yahweh puòsalvare in modo pieno e duraturo: tutto l'AnticoTestamento è tensione e desiderio che questa salvezzaavvenga. Anche in virtù della parola stessa di Dio,attestata nella alleanza con Abramo e con Mosè.La volontà di Yahweh di salvare Israele è radicata nelrapporto di alleanza fra Yahweh e Israele, e quindinelle sue promesse e nella sua giustizia e nella suafedeltà. Ma anche connessa con la qualità dellapersona che cerca la salvezza. La sicurezza viene

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dalla integrità. 191

Così possiamo riassumere che nell'Antico Testamentoesiste una sorta di "religione della povertà". In essa ilpovero è colui che ha coscienza di sé e della propriafragilità, per la quale non accusa Dio, ma anzi, ricorrea lui come al solo nel quale trovare misericordia esalvezza duratura. Il solo nel quale ogni giustizia èpiena; il solo che "accoglie il desiderio dei miseri,rafforza i loro cuori e porge l'orecchio per fargiustizia all'orfano e all'oppresso" (cfr Sl 9,38-39)

Nel Nuovo Testamento, specialmente nei Vangeli,possiamo intuire l'idea della povertà che esisteva nonsoltanto attraverso le parole di Gesù, ma anche daisuoi atteggiamenti e da come egli si relaziona allapovertà e al povero.Anzitutto Gesù stesso appartiene alla classe umile enon cercò mai di uscirne o di distinguersene.192Di certo la condizione sociale del povero non eramigliore rispetto ai tempi dell'Antico Testamento.Anzi forse peggiorata, almeno nella accezione dioppressione e di ingiustizia, proprio a causa dei nuoviconquistatori di Israele, ovvero delle influenzeculturali e di costume sia romane, sia greche.Ciò lo si deduce anche dal contesto di alcuni branievangelici, da alcune parabole e dai riferimenti alla

191 J. L. McKenzie op. cit. pag. 855192 J. L. McKenzie op. cit. pag. 755

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ricchezza e ai costumi altrettanto presenti. 193I Vangeli, di fatto, non dicono come sia il povero deltempo, ma in che rapporto esso stia con la novità delCristo.Gesù non ha riproposto la "religione della povertà"tipica dell'Antico Testamento, e pur valida. Semmaiha innalzato la povertà a condizione necessaria perappartenere al "Regno".

Il RegnoVale la pena approfondire.Le attese, la speranza, il desiderio di giustizia gridatedal povero al Dio dell'Antico Testamento hanno inCristo la risposta piena. La coscienza del povero diceche è solo in Dio che egli può trovare misericordia esalvezza durature: in Cristo questa coscienza si faintervento preciso di Dio nella storia dell'Uomo edell'Uomo povero. (cfr. Lc 4,16-21)Questa presenza del Cristo è la presenza del re giustotanto atteso: con lui si costituisce quel Regno digiustizia nel quale tutto l'Israele ha riposto la suasperanza.Così il superamento della condizione di povertà non è

193 Vedi ad esempio Il cieco di Gerico (Lc 18,35-43 e qui trattato), oppure la storiadell'obolo della vedova (Lc 21,1-4) dove più che esaltazione della povertà si ha condannadella ricchezza quale impedimento al regno.Il giovane ricco (Lc 18,18ss) dove è sottolineata la povertà come condizione per seguire ilMaestroCuriosa anche l'espressione di Gesù che dice: "i poveri li avrete sempre con voi" (Mc 14,5ss;Mt 26,11; Gv 12,8). Se la povertà è condizione per il Regno, allora avendo i poveri semprecon noi avremo il Regno sempre con noi.

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la mera agiatezza, ma l'appartenenza al Regno, chesupera di molto la ricchezza: ovvero il Regno èofferto a chi è povero e povero fino in fondo, finonello spirito (cfr Mt 5, 3 e Lc 6,20)

Dunque povertà per il Regno: e questa è beatitudine.

La beatitudine dei poveri in spirito dipende dalRegno dei cieli, e non da altre ragioni. Eppure,solitamente, crediamo che la beatitudine possaesistere anche senza il Regno dei Cieli. E alloraconsideriamo beati coloro che vivono nella pace deisensi: sono riusciti a conquistarsi il giusto distaccodagli affanni della vita, ad accontentarsi del minimoindispensabile per sopravvivere!Il Regno di Dio, in tal caso, viene sostituito daragioni di tipo "umanistiche", o quando va bene, ditipo morale o sociale. Se è così, Cristo non ènecessario e il Vangelo qualche cosa diaccessorio.194

Se viene a mancare questa condizione di povertà dispirito strettamente legata al "per il Regno",facilmente si incappa nella miseria religiosa cheesprime tanto la miseria reale quanto la protestacontro questa miseria reale. E si finisce perconsiderare la religione unicamente quale gemito

194 M. Bidoglio CRISTO, ASTRO INCARNATO NELL'UMANE TENEBRE a curadi G. De Capitani, pagg. 118 - 119

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dell'oppresso, il sentimento di un mondo senza cuore,e insieme lo spirito di una condizione priva dispiritualità. Essa è l'oppio del popolo.195

Occorre cogliere la straordinaria novità che il Cristodice a proposito della povertà: questa non è piùmaledizione e quindi lontananza da Dio.196Anzi: Dio accoglie nel suo regno, non solo i "giusti",ma proprio i più poveri e bisognosi.E questa è una caratteristica che Luca sottolineamolto già a partire dal Magnificat quando Maria lodail Signore perché "ha guardato l'umiltà della suaserva" facendo in lei "grandi cose"

Rispetto agli altri Vangeli, quello di Luca ha piùcontenuti che riguardano il tema della povertà e delpovero, quasi a sottolineare uno speciale interesse diGesù al riguardo.

Si è già più volte citato il brano che introduce la vitapubblica del Cristo: Lc 4,16ss una sorta di"programma" della sua missione e nel quale, citandoIsaia, dice di sé come di colui che viene a "portare illieto annuncio ai poveri, ad annunziare ai prigionierila liberazione e il dono della vista ai ciechi; perliberare coloro che sono oppressi, e inaugurarel'anno di grazia del Signore". Ma nel contesto del

195 K. Marx PER LA CRITICA DELLA FILOSOFIA DEL DIRITTO DI HEGEL196 Vedi sopra a proposito della dottrina della retribuzione.

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Regno e della ammissione ad esso dei poveri, vale lapena ricordare anche le parabole del banchetto (Lc14,15) e quella del ricco e di Lazzaro (Lc 16,19-31);lo stesso racconto di Lc 19,1ss visto sopra, nel qualeil desiderio di Zaccheo, quello di conoscere Gesù,viene soddisfatto nella restituzione decuplicata deibeni frodati. E questo è preludio di povertà.

Non sono da dimenticare le parole di Gesù riguardo ilricco e la ricchezza (Lc 18,24ss; 12,13-21 ecc.) nellequali Gesù fa della ricchezza un ostacoloinsuperabile per la salvezza, e non offre altrasoluzione alla difficoltà se non quella di dare viaquello che si possiede.197

E' sulla base di questa concezione nuova estraordinaria della povertà, che tutto il movimentocristiano delle origini prende forma e corposviluppandosi dal basso: dalle classi più umili epovere.L'esempio e l'insegnamento di Gesù furono tali che laChiesa dei primi secoli potè ritenersi senza difficoltàla Chiesa dei poveri.198E anche a chi si pone alla sequela di Cristo oggi èchiesta anzitutto l'obbediente accettazione dell'innatapovertà della natura umana: la finitezza umana segnai contorni della povertà umana. Così da un lato se la

197 J. L. McKenzie op. cit. pag. 813198 J. L. McKenzie op. cit. pag. 756

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povertà è condizione semplicemente umana, dall'altroè anche frutto di libertà che si purifica, mediante ildono dello Spirito, da ogni attaccamentodisordinato.199

199 Cfr. QUESTI E' IL FIGLIO, sussidio per la Catechesi Giovani, Diocesi di Milano2003 pagg. 71 - 72

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Il buon samaritano (Lc 10,25-37)Ovviamente, per parlare di povertà, si potevanoscegliere diversi altri brani dal Vangelo di Luca.Viceversa è stato scelto questo del "BuonSamaritano" proprio per ribaltare la concezioneordinaria e fare del povero "colui al quale andare". Ilsuggerimento principale diventa perciò la strada, latensione verso il povero e la povertà quale elementointeriore da riscoprire per una piena beatitudine.Rispetto alla lunga introduzione riguardo il tema dellapovertà, sopra fatta, gli elementi ci sono tutti: la domanda di senso del "ricco" esperto della

Legge. l'ostinazione di un certo modo di vedere le cose,

pure fra cristiani cattolici, secondo la quale "bastafare del bene" senza un riferimento preciso al"Regno": sono le insistenti domande inizialidell'esperto della legge, specialmente quella chetenta una "giustificazione" (v29).

il povero in senso stretto: malmenato e privato diogni cosa.

la concezione legale secondo la quale lo stessopovero non era da avvicinare perché impuro e"lontano da Dio".

il cambiamento di direzione del Samaritano: lanovità del Cristo nel considerare il povero comecolui al quale è promesso il Regno.

ciò che interiormente muove verso l'altro nelbisogno: la misericordia e l'amore.

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infine diventa utile per recuperare alcuni aspettilegati al tema della preghiera: accostando un po' ivocaboli 'anì = povero e anì = io è possibile unarilettura del brano in termini di "io, povero, chenella preghiera chiedo cosa è necessario perentrare nel Regno". La scoperta – o riscoperta – èquella dell'invito al cambiamento di direzioneverso l'accettazione della propria povertà e verso ilsostegno alla povertà dell'altro.

L'"esperto della Legge" è colui che studia, e in certosenso incarna la Legge; con essa cerca di darerisposte e senso alla sua esistenza … ma gli mancaqualche cosa: si accorge, cioè, che la Legge nonbasta, che ci vuole qualche cosa di più per "avere lavita eterna". (v 25)Nei passi paralleli di Matteo e Marco (Mt 19,26 ; Mc10,17) la domanda è leggermente diversa, quasi perricercare il senso ultimo della Legge: "Qual è ilcomandamento più grande?"La risposta di Gesù è una domanda: "Che cosa stascritto nella Legge?"Una migliore traduzione potrebbe essere "che cosareciti?" 200 con riferimento esplicito alla preghieraquotidiana dello "Shema", preghiera che ogni ebreoosservante recita perché è il suo credo. 201

200 Così come proposta sia da C. Ghidelli op. cit. pag. 249, sia da S. Fausti op. cit.pag. 382201 vedi pag. 54

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Allora Gesù è come se chiedesse: "in cosa credi ecosa professi ogni giorno?"La risposta che Luca mette sulle labbra del dottoredella Legge è la fusione di due brani distintidell'Antico Testamento: uno da Deuteronomio, comesopra citato, e l'altro dal Levitico che diceespressamente "amerai il tuo prossimo come testesso" (Lv 19,18)Unendo i due precetti è come se Luca volesse indicareche il compimento della Legge sta proprio nella lorocombinazione. E questo è un fatto unico,specialmente in riferimento alla tradizione rabbinicadel tempo, la quale era lontanissima dall'accostare idue elementi e, men che meno, di indicarli comesintesi di tutta la Legge.Gesù loda e incita l'esperto della Legge a "mettere inpratica" questa duplice norma fusa in un unicocomandamento: è un invito ad essere decisi nell'amareDio e gli altri e a considerare la radicalità delcomandamento dell'amore. E l'invito è quotidiano,proprio a partire da quella preghiera che,quotidianamente, esprime il credo del buon israelita.E' facile accostare a questo invito la quotidianapreghiera del Padre Nostro.Volendo giustificarsi (v 29)E' come se il dottore della Legge dicesse a Gesù: "Vabene, ma chi ama me? Chi mi è vicino?" 202

202 Così la propone S. Fausti op. cit. pag. 390

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Letta così si capisce un po' di più la pretesa digiustificazione: questo dottore della Legge sa cheoccorre amare tutti, anche se nella sua religiositàquesto "tutti" equivale a tutti coloro che appartengonoal Popolo eletto, e, in definitiva, pone la questionenon tanto su "chi devo amare", ma su "chi mi ama".

In fondo questa è la condizione, l'atteggiamento delpovero: desiderare, sperimentare la vicinanza di chi loama.

Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico (v 30)Un uomo: senza specificarne la condizione, lanazionalità, la religione, perché il precetto dell'amoresi deve estendere a tutto l'Uomo e non solo a chiappartiene al popolo eletto.

… scendeva: Gerusalemme è posta in alto, Gerico inbasso: Gerusalemme è la città santa, il luogo della"presenza" di Dio. Nella metafora, allontanarsi daGerusalemme è allontanarsi dalla presenza di Dio,divenendo così preda dei briganti. Lontano da Diol'Uomo scende verso la condizione di povertà.Va ricordato che nel suo Vangelo, Luca racconta lamissione di Gesù come la "salita" verso Gerusalemmeprima, e verso il Padre poi (è l'unico evangelista cheracconta l'Ascensione).E' quindi una ascesa: dall'Uomo al Padre.Il malcapitato incontra i "briganti" che lo spogliano di

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tutto: Adamo, nella condizione di peccato, si scopre"nudo", si sente fragile e indifeso: avverte il propriolimite.

Cristo, in croce, è spogliato delle sue vesti, proprioper assumere sino in fondo la condizione diquell'Uomo lontano da Dio, fragile e nudo. In questacondizione Cristo si affida totalmente a Dio.

Per caso passò di là un sacerdote … (v 31, 32)Il sacerdote è il custode della Legge. Mentre il levitaè colui che celebra il culto.Anche costoro "scendono" da Gerusalemme, sonocioè sulla strada lontani da Dio: nessuna legge,nessun culto sono in grado di salvare l'uomo, anzi,usando della legalità e del culto, si rischia di passareoltre, di scansare chi è nel bisogno.

"Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nelregno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padremio che è nei cieli." (Mt 7,21) … e si torna al PadreNostro …Invece un samaritano (v 33)Il samaritano compie il percorso inverso: per chiviene dalla Samaria, Gerico risulta essere prima e piùin basso rispetto a Gerusalemme. Costui, dunque,"sale" verso la città di Dio. Va sulla strada che porta a

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Dio.203

Allora questo samaritano è anzitutto Gesù.Che passa accanto e ha compassione: è lamisericordia di Dio

Ma ancora, questo samaritano è colui che, purconsiderato eretico, disprezzato, radiato da ognicomunione, si dimostra colui che meglio mette inpratica l'insegnamento della legge, anzi, arrivaaddirittura all'amore verso il nemico – come cura ilmalcapitato! – (cfr. Lc 6,27 – 36)

Quale di questi tre ti sembra sia stato il prossimo (v36)L'incoerenza è palese: lo scriba aveva chiesto "chi miè vicino, chi mi ama?". Ora, da Gesù, è condotto ariconoscere la purezza dell'amore nella compassioneverso l'altro (v 37a) e, nello stesso tempo è condotto ariconoscersi in colui del quale il samaritano si è presocura.

Vicino a ciascuno di noi c'è uno che si prende cura dinoi. E nel nostro cammino verso Dio, siamo chiamatia fare altrettanto verso chi incontriamo.

Solo chi non ama sta a domandarsi chi sia il suo

203 Cfr S. Fausti op. cit. pag. 392

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prossimo. 204 Chi ama, invece, si riscopre povero -'anì – in una dimensione di preghiera forte, dovesperimenta la misericordia di Dio, quanto Dio siprende cura di lui. Perché solo così può essere, a suavolta, ottimo Samaritano per chi è nel bisogno.

204 C. Ghidelli op. cit. pag. 249

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Uno degli ultimi incontri coi giovani ha trattatol’argomento della formazione della coscienzacristiana. Di seguito riporto il lavoro di preparazioneanche se un po’ alieno dal contesto dello scrittoprecedente.

E’ difficile definire la coscienza, vediamo cosa dice ilvocabolario:

1 (filos. , psicol.) consapevolezza di sé e del mondoesterno; è la funzione psichica in cui si riassume ogniesperienza conoscitiva del soggetto | in senso piùgenerico, l'insieme delle facoltà e delle attivitàpsicofisiche; sensi, conoscenza: perdere coscienza,svenire; riprendere, riacquistare coscienza, rinvenire,ritornare in sé2 (estens.) conoscenza, consapevolezza: prenderecoscienza delle difficoltà; avere l'esatta coscienza deipropri limiti; averne una vaga coscienza,un'impressione, una sensazione confusa3 sentimento che ciascun individuo (in quanto capacedi ripiegarsi su sé stesso e farsi consapevole di sé neipropri rapporti con gli altri) ha dei valori morali;consapevolezza del bene e del male.

Nelle definizioni ricorre il termine "consapevolezza",che significa rendersi conto.

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Per rendersi conto occorre essere in qualche modopresenti e in relazione.

Allora si ha "coscienza" attraverso una presenzavigile e partecipata.In altre parole: occorre essere in qualche modo lì,presenti all'evento, in modo relazionato e attivo (nonpassivo, ma attento).Se "perdiamo coscienza", magari siamo lì, presenti,ma non certo in modo attento o partecipe, men chemeno in modo relazionato …

Gli strumenti per essere presenti in modo attivo epartecipato sono la ragione e la libertà.

Stando così le cose, subito si capisce che, per essercicoscienza (consapevolezza) occorrono almeno duecose: il soggetto e l'oggetto.Si dice infatti essere cosciente di … essereconsapevole che …Ora, il soggetto è sempre l'"io", me stesso,nell'esercizio della libertà e della ragione; mentrel'oggetto è qualche cosa o qualcuno di "esterno".

E' vero che si dice "quel tale non ha coscienza di … è"incosciente", ma lo si dice proprio perché si ha giàuna propria coscienza, che permette il giudizio sulcomportamento dell'altro.

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Specie quando si dice "avere coscienza di sé" (terzadefinizione del vocabolario) si dice proprio dellacapacità che l'uomo ha di analizzare e verificare ipropri rapporti con gli altri, specialmente nellaconsiderazione del bene e del male.

Non può la coscienza avere soltanto se stessa comeriferimento: deve ancora imparare ed essere attenta aqualcosa o a qualcuno di esterno a sé.

Ciò a cui tende la coscienza/consapevolezza è il beneinteso come pienezza di valori morali.Consapevolezza del bene e del male.

La coscienza include una certa intuizione, moltogenerale della differenza tra il bene che va fatto e ilmale che va evitato (morale naturale)

Ma la coscienza include anche un sapere moraledeterminato, che è il risultato di un complessoapprendimento, in cui giocano un ruolo particolareciò che insegna la dottrina morale e il modo diapprendere personale. Ora, queste conoscenzedeterminate non sono così universali comegeneralmente si crede: sono condizionate dallacultura e dall’educazione che ognuno riceve.

La coscienza non è solo una forma di sapere, maanche una forma di discernimento morale concreto,cioè un giudizio morale particolare: secondo una

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definizione classica, la coscienza è proprio il giudizioultimo della ragione sulla bontà o negatività morale diuna possibile scelta particolare della libertà (cfVeritatis splendor, n. 59).

Ora, il passaggio dal sapere generale al giudizioparticolare non è sempre così facile: spesso entrano ingioco e magari in collisione tra loro norme e valoridiversi. Il principio generale dice che rubare è unfurto, ma sono io a dover sapere se questo specificoatto sia un furto o no.

A questo livello, l’educazione morale è semprequalcosa di più che l’apprendimento di principimorali universali: è promozione di una abilitàspecifica, cioè la capacità di giudicare da sé.

Da questi elementi si capisce che la coscienza non èuna faccenda statica, ma al contrario molto dinamica,proprio perché ciascuno è chiamato a relazionarsispessissimo con innumerevoli elementi esterni, nellaprospettiva morale (bene da fare e male da rifiutare,specie nel giudizio particolare)

Dunque la coscienza è in continuaformazione/crescita.Essa ha come bagaglio l'esperienza, che assolvealmeno a due scopi: anzitutto essere elemento dimaggiore consapevolezza: fatta una volta l'esperienzadella gioia, avrò coscienza e consapevolezza della

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gioia. Gioie successive andranno ad arricchire laconsapevolezza che ho della gioia, proprio perchédiventano nuove e diverse "esperienze" della gioia.L'altro compito cui assolve l'esperienza e quello dellatrasmissione della consapevolezza: posso averecoscienza della fame nel mondo, senza farne direttaesperienza, ma grazie alla trasmissione dell'esperienzafatta da chi ne ha avuto coscienza diretta. In questocaso, però, la consapevolezza (= il rendersi conto)sarà un po' meno completa: è una esperienza"minimale", quindi una coscienza/consapevolezzaminima. (Pure necessaria!)

In modo traslato questa caratteristica della esperienza(trasmissione della consapevolezza) dice chequalcuno deve anticipare per noi le scelte giuste …Pensate agli insegnamenti dei genitori.

Parlando di "formazione della coscienza cristiana"allora possiamo dire che essa significa costruire lapresenza attenta e relazionata (= consapevole = che sirende conto) di me stesso nel rapporto col Cristo e ilsuo messaggio, della mia ragione e libertà con la fede.

Se consideriamo l'esperienza di Gesù coi suoidiscepoli, nella prospettiva della formazione dellacoscienza, ci accorgiamo di due cose importanti. Laprima è che la cura riservata da Gesù alla fede deidiscepoli mostra che la fede è la ripresa consapevole

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di ciò che ha già intrapreso Gesù stesso. Nell'ambitodella fede è Gesù colui che anticipa per noi le sceltegiuste: non si arriva alla fede attraverso ilragionamento razionale, ma attraverso la "presa dicoscienza", consapevolezza, che lui, per primo, hacompiuto scelte per noi giuste.La seconda cosa è che, di conseguenza, la formazionedel credente non si compie solo (o principalmente)attraverso l'annuncio della Parola, la predicazione e lacatechesi, ma comprende anche la pratica del costumedi vita cristiano e la celebrazione sacramentale(Riconciliazione ed Eucaristia primariamente).Educarsi alla fede è anzitutto aderireconsapevolmente ad un progetto di vita al qualevengo introdotto, perché lo riconosco adatto a me,fatto per me.

Questi tratti della pedagogia evangelica fannotrasparire una visione positiva della natura umana,creata ad immagine di Dio e destinata a vivere unacomunione piena con lui.

Così l’azione formativa non mira ad “iniettare” nelsoggetto qualcosa che gli è estraneo, ma facendoappello alle sue potenzialità interiori, tende a farscoprire, mobilitare e potenziare le valenze positive,smascherando e indebolendo quelle negative.

Nel Vangelo di Luca non c'è mai la parola

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"coscienza".Ci sono invece tante indicazioni su come esserepresenti in modo attivo e relazionato all'evento Gesù.Quindi ci sono molte indicazioni su come "prenderecoscienza" di Gesù.E tutte queste indicazioni sono frutto di ciò che Gesùha trasmesso ai suoi: "trasmissione dellaconsapevolezza".

Se è vero che educarsi alla fede è anzitutto aderireconsapevolmente ad un progetto di vita (che è ilprogetto di Dio, si capisce), allora quali sono le lineeguida di questo progetto? Quali sono gli elementi chemi fanno prendere coscienza di questo progetto?

1. Anzitutto il progetto di Dio è un progetto disalvezza attuato nella storia di ciascuno:San Paolo dice: "Io infatti non mi vergogno delvangelo, poiché è potenza di Dio per la salvezza dichiunque crede. È in esso che si rivela la giustiziadi Dio di fede in fede …"(Rm 1,16-17)

Soteria, dal greco, significa "salvezza, soccorso"dal male (di qualsiasi genere).In tutto il Nuovo Testamento questa parolasignifica anche salvezza dai pericoli che sioppongono al destino cristiano e, in positivo, latutela di quelle condizioni che assicurano il

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raggiungimento di questo destino.

Il concetto greco tradotto con "giustizia di Dio"letteralmente significa giustizia/rettitudine.

Come abbiamo visto, la pedagogia di Cristonell'educare i suoi parte da ciò che i suoi hanno giànel profondo della loro umanità: è, anche, il puntodi partenza di quello che abbiamo chiamato"morale naturale".

Allora Dio, coerentemente (= nella suagiustizia/rettitudine) col fatto che ha creato l'uomoa propria immagine, offre il proprio soccorsoaffinché l'uomo possa essere salvato da ogni male(dal peccato originale in poi). Affinché l'uomopossa tornare nuovamente vera immagine esomiglianza di Dio, così come è stato creato. (Equesto è solo l'inizio … perché nella "economia disalvezza", di fatto Dio propone all'uomo unanuova relazione, non più solo e soltanto quella fracreatore e creatura, bensì quella fra padre e figlio)

2. Per prendere coscienza di questo progetto occorre"orientarsi" a tale progetto: è la conversionesincera e totale che comporta non solo uncambiamento di vita esteriore, ma anche dimentalità. Questo momento della conversione

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personale costituisce l'apporto libero eresponsabile della creatura chiamata al dialogosalvifico con Dio.

"Non sono i sani che hanno bisogno del medico,ma i malati; io non sono venuto a chiamare igiusti, ma i peccatori a convertirsi". Lc 5,31-32

(Luca ci riferisce di alcune conversioni: 7,36-50;19,1-10; 22,61; 23,39-43)

3. La salvezza rimane comunque un dono di Dio, mala nostra presa di coscienza, la nostraconsapevolezza deve essere arricchita giorno pergiorno, con coraggio, in modo costante.

E anche se ciò è faticoso, possiamo contare su quel"pane quotidiano" che Dio non rifiuta a chi lochiede, e lo chiede con insistenza!Del resto è lo stesso Gesù che, conoscendo benequesta fatica, invita i suoi:Venite a me, voi tutti, che siete affaticati eoppressi, e io vi ristorerò (Mt 11,28)

E' quanto i Padri della Chiesa indicano comeascesi: che è tensione – non drammatica,ovviamente – ma costante e proiettata verso lapienezza del dono: è una virtù tipicamente"escatologica". Con la vostra perseveranza

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salverete le vostre anime (Lc 21,19).E' in virtù di questo atteggiamento di fondo che èpossibile "oggi" vivere le beatitudini (Lc 6,20-26).Perché solo affrontando la povertà, la fame, latristezza, le calunnie come le condizioni che hanno"mosso Dio" a salvezza possiamo avere coscienzadi che cosa è e sarà il suo "regno". (vedi anche Lc4,18-19)

4. Il Vangelo di Luca è tutto un "cammino", meglioun "esodo" (=passaggio): il viaggio che Gesùcompie dal "basso" alla gloria dell'Ascensione (Lc24, 50-53), passando per la croce e risurrezione.Allora uno degli atteggiamenti che ci fannoprendere coscienza del progetto di Dio è quelloproprio di "camminare" col Cristo, perché èproprio questa via ad essere conforme alla volontàdi Dio.La vita cristiana, pertanto, deve assumere unadimensione esodica, deve passare attraverso lacroce, deve fare i conti con l'esperienza dellamorte per la vita, deve accettare le prove in vistadella gloria.Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi sestesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua(Lc 9,23).

5. Proprio perché la coscienza è presenza "attenta" erelazionata … allora la vigilanza assume un valore

La formazione della coscienza cristiana

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importante. Specialmente nelle situazioni un po'buie, quando più forte emerge la tentazione diabbandonare il cammino, di smorzare un po' lacoscienza nei confronti del progetto di Dio.

Vegliate e pregate in ogni momento, perchéabbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deveaccadere. (Lc 21,36)

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Foglio delle istruzioni ................................................. 3Autore.......................................................................... 4

Riferimenti esterni al Nuovo Testamento .............. 4Riferimenti interni al Nuovo Testamento............... 4

Data di composizione.................................................. 7Luogo di composizione............................................... 8Ambiente e destinatari ................................................ 9La forma letteraria.....................................................11Le fonti ......................................................................12La struttura del Vangelo ...........................................14Le tematiche ..............................................................16

Teologia complessiva ...........................................16Carattere kerigmatico........................................16Carattere soteriologico......................................17Carattere storico ................................................18Carattere ecclesiale ...........................................19Carattere escatologico.......................................21

Temi caratteristici .................................................23Pentecoste – Spirito santo.................................23Dio Padre...........................................................25Il "volto" di Gesù ..............................................29

… nella storia ................................................29… nella fede ..................................................30

La Chiesa...........................................................38La donna............................................................40

Le donne che seguivano Gesù ......................43Marta e Maria................................................44

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La conversione ..................................................45Il fico sterile (Lc 13,6-9) ..............................46Gesù guarisce una donna di sabato (Lc 13,10-17) .................................................................48

Altri temi particolari .............................................53La preghiera ..............................................................54

La preghiera di domanda ..................................56Il cieco di Gerico (Lc 18,35-43) .......................58L'incontro di Gesù con Zaccheo (Lc 19,1-10)..62

La preghiera di lode ..............................................67Il Magnifica (Lc 1,46-55) .................................68Inno di lode al Padre (Lc 10,21) .......................71Eucaristia: il ringraziamento (Lc 22,15-20) .....73La preghiera nelle scelte decisive.....................77La Trasfigurazione (Lc 9,28-36) ......................78Le tentazioni di Gesù (Lc 4,1-13).....................79

Il lieto annuncio ai poveri .........................................83Introduzione ......................................................83Povero ...............................................................84Le attese di salvezza .........................................86Il Regno.............................................................87Il buon samaritano (Lc 10,25-37) .....................91

La formazione della coscienza cristiana ...................95INDICE ...................................................................102APPENDICE...........................................................104

Sinossi del racconto delle Tentazioni .................104Parallelismo del brano del Fico sterile .............106

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APPENDICE

Sinossi del racconto delle Tentazioni

Matteo 4,1-11 Marco 1,12-13 Luca 4,1-13

1 Allora Gesù fucondotto dalloSpirito nel desertoper esser tentatodal diavolo.2 E dopo averdigiunato quarantagiorni e quarantanotti, ebbe fame.3 Il tentatore alloragli si accostò e glidisse: «Se seiFiglio di Dio, di'che questi sassidiventino pane».4 Ma egli rispose:«Sta scritto:Non di solo panevivrà l'uomo,ma di ogni parolache esce dallabocca di Dio».

5 Allora il diavolo

12 Subito dopo loSpirito lo sospinsenel deserto13 e vi rimasequaranta giorni,tentato da satana;stava con le fiere egli angeli loservivano.

1 Gesù, pieno diSpirito Santo, siallontanò dalGiordano e fucondotto dalloSpirito nel deserto2 dove, perquaranta giorni, futentato dal diavolo.Non mangiò nullain quei giorni; maquando furonoterminati ebbefame.3 Allora il diavologli disse: «Se tu seiFiglio di Dio, di' aquesta pietra chediventi pane».4 Gesù gli rispose:«Sta scritto: Non disolo pane vivràl'uomo».5 Il diavolo lo

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lo condusse con sénella città santa, lodepose sulpinnacolo deltempio6 e gli disse: «Sesei Figlio di Dio,gettati giù, poichésta scritto:Ai suoi angeli daràordini a tuoriguardo,ed essi tisorreggeranno conle loro mani,perché non abbia aurtare contro unsasso il tuo piede».

7 Gesù gli rispose:«Sta scritto anche:Non tentare ilSignore Dio tuo».

8 Di nuovo ildiavolo locondusse con sésopra un montealtissimo e glimostrò.

condusse in alto e,mostrandogli in unistante tutti i regnidella terra, glidisse:6 «Ti darò tuttaquesta potenza e lagloria di questiregni, perché èstata messa nellemie mani e io la doa chi voglio.7 Se ti prostridinanzi a me tuttosarà tuo».8 Gesù gli rispose:«Sta scritto: Soloal Signore Dio tuoti prostrerai, luisolo adorerai».9 Lo condusse aGerusalemme, lopose sul pinnacolodel tempio e glidisse: «Se tu seiFiglio di Dio,buttati giù;10 sta scrittoinfatti:Ai suoi angeli darà

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ordine per te,

tutti i regni delmondo con la lorogloria e gli disse:9 «Tutte questecose io ti darò, se,prostrandoti, miadorerai».10 Ma Gesù glirispose: «Vattene,satana! Sta scritto:Adora il SignoreDio tuoe a lui solo rendiculto».

11 Allora ildiavolo lo lasciòed ecco angeli glisi accostarono e loservivano.

perché essi ticustodiscano;

11 e anche:essi ti sosterrannocon le mani,perché il tuo piedenon inciampi inuna pietra».

12 Gesù glirispose: «È statodetto: Non tenteraiil Signore Diotuo».13 Dopo averesaurito ognispecie ditentazione, ildiavolo siallontanò da luiper ritornare altempo fissato.

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Parallelismo del brano del Fico sterile

(Non è una sinossi, serve solo per confronto)

Matteo 21,18-22 Marco 11,12-14 ;20-24

Luca 13,6-9

18 La mattinadopo, mentrerientrava in città,ebbe fame.19 Vedendo unfico sulla strada,gli si avvicinò, manon vi trovò altroche foglie, e glidisse: “Non nascamai più frutto date”. E subito quelfico si seccò.

20 Vedendo ciò idiscepoli rimaserostupiti e dissero:“Come mai il ficosi è seccatoimmediatamente?”.21 Rispose Gesù:“In verità vi dico:

12 La mattinaseguente, mentreuscivano daBetània, ebbe fame.13 E avendo vistodi lontano un ficoche aveva dellefoglie, si avvicinòper vedere se mai vitrovasse qualchecosa; ma giuntovisotto, non trovòaltro che foglie.Non era infattiquella la stagionedei fichi.14 E gli disse:“Nessuno possamai più mangiare ituoi frutti”. E idiscepoli l'udirono.

20 La mattinaseguente, passando,videro il fico

6 Disse anchequesta parabola:“Un tale aveva unfico piantato nellavigna e venne acercarvi frutti, manon ne trovò.7 Allora disse alvignaiolo: Ecco,son tre anni chevengo a cercarefrutti su questofico, ma non netrovo. Taglialo.Perché devesfruttare ilterreno?8 Ma queglirispose: Padrone,lascialo ancoraquest'anno finchéio gli zappi attornoe vi metta ilconcime9 e vedremo se

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Se avrete fede enon dubiterete, nonsolo potrete fareciò che è accadutoa questo fico, maanche se direte aquesto monte:Levati di lì egettati nel mare,ciò avverrà.22 E tutto quelloche chiederete confede nellapreghiera, lootterrete”.

seccato fin dalleradici.21 Allora Pietro,ricordatosi, glidisse: “Maestro,guarda: il fico chehai maledetto si èseccato”.22 Gesù alloradisse loro: “Abbiatefede in Dio!23 In verità vi dico:chi dicesse a questomonte: Lèvati egettati nel mare,senza dubitare incuor suo macredendo chequanto diceavverrà, ciò gli saràaccordato.24 Per questo vidico: tutto quelloche domandatenella preghiera,abbiate fede diaverlo ottenuto e visarà accordato.

porterà frutto perl'avvenire; se no,lo taglierai”.