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Rassegna mensile della Comunità Pastorale Spirito Santo Ottobre 2018 il Volto n. 10

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Rassegna mensile della Comunità Pastorale Spirito Santo

Ottobre 2018

il Volto n. 10

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La catechesi di Papa Francesco

Onora tuo padre e tua madre

Nel comandamento sul padre e la madre si parla dell’onore dovuto ai genitori. Che cos’è questo “onore”? Il termine ebraico indica la gloria, il valore, alla lettera il “peso”, la consi-stenza di una realtà. Onorare il padre e la madre vuol dire dunque riconoscere la loro importanza anche con atti concreti, che esprimono dedizione, affetto e cura. Ma non si tratta solo di questo. La Quarta Parola ha una sua caratteristica: è il comandamento che contiene un esito. Dice infatti: «Onora tuo padre e tua madre, come il Signore, tuo Dio, ti ha comandato, perché si prolunghino i tuoi giorni e tu sia felice nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà» (Dt 5,16). Onorare i genitori porta ad una lunga vita felice. Il quarto comandamento non parla della bontà dei genitori, non richiede che i padri e le madri siano perfetti. Parla di un atto dei fi-gli, a prescindere dai meriti dei genitori, e di-ce una cosa straordinaria e liberante: anche se non tutti i genitori sono buoni e non tutte le infanzie sono serene, tutti i figli possono essere felici, perché il raggiungimento di una vita piena e felice dipende dalla giusta rico-noscenza verso chi ci ha messo al mondo. Onorare i genitori: ci hanno dato la vita! Se tu ti sei allontanato dai tuoi genitori, fa’ uno sforzo e torna, torna da loro; forse sono vec-chi… Ti hanno dato la vita. E poi, fra noi c’è l’abitudine di dire cose brutte, anche paro-lacce... Per favore, mai, mai, mai insultare i genitori altrui. Mai! Prendete voi stessi que-sta decisione interiore: da oggi in poi mai in-sulterò la mamma o il papà di qualcuno. Gli hanno dato la vita! Non devono essere insultati.

19 settembre 2018

ORARI DELLE SANTE MESSE

Prepositurale - Carate Festivo Vigiliare del sabato ore 18.30 ore 8.00 - 9.30 - 11.00 - 18.00 Feriale ore 8.30 - 18.30 Chiesa di Cristo Re Festivo ore 10.00 Feriale ore 7.00 (escluso il sabato) Santuario Madonna di S. Bernardo Sabato ore 8.00 Basilica Santi Pietro e Paolo - Agliate Festivo Vigiliare del sabato ore 18.30 ore 11.00 Feriale ore 8.30 (escluso il sabato) Chiesa di S. Martino v. - Costa Lambro Festivo ore 8.00 - ore 11.00 Feriale ore 8.00 (escluso il sabato) Chiesa di S. Giovanni - Albiate Festivo Vigiliare del sabato ore 18.30 ore 8.00 - 9.30 -11.00 - 18.00 Feriale ore 8.30 TELEFONI UTILI Sig. PREVOSTO via Caprotti 1 Tel. 0362.900.164 Don SANDRO via Cavour 40 Tel. 0362.903.419 Don ALESSANDRO via A. Colombo 2 Cell. 340.9238922 Don ANTONIO via Caprotti 3 Tel. 0362.903942 Don RENATO Albiate Tel. 0362.913309 Don CESARE Costa Lambro Tel. 0362.900138 Vescovo ROBERTO Tel. 0362.1974883 Cell. 335.6659111 Diac. Emilio CESANA Cell. 338.2133432 CHIESA DI CRISTO RE p.za Mons. Colombo Tel. 0362.901.430 CASA DELLE SUORE via A. Colombo 6 Tel. 389.1719303 In copertina SINODO DEI GIOVANI 2018

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il Volt

oDa ricordare

Il Volto di Carate Registrato al Tribunale di Monza il 15/5/1967 al numero 135 del registro dei periodici Direzione, Redazione, Amministrazione via Caprotti 1 - 20048 Carate Brianza telefono e fax 0362.900164 Direttore responsabile Don Gianpiero Magni Progetto grafico Valerio Bovati Stampa Edizioni GR srl, Besana Brianza

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Fraternamente

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Il mese di Ottobre e la festa della Beata Vergine Maria del Rosario, che ne costi-tuisce l’apertura, ci invitano a perseverare con affetto nella preghiera insieme a Ma-ria e a riscoprire con lei il mandato mis-sionario affidatoci da Gesù attraverso gli apostoli. Anche nel nostro tempo la recita del Ro-sario è il modo immediato e familiare di stare in preghiera con la Madre di Gesù e Madre della Chiesa. Ricordiamo volentieri l’esortazione di S. Giovanni Paolo II nella sua Lettera “Rosa-rium Virginis Mariae” dell’Ottobre 2002. “Il Rosario della Vergine Maria, sviluppato-si gradualmente nel secondo Millennio al soffio dello Spirito di Dio, è preghiera amata da numerosi Santi e incoraggiata dal Magistero. Nella sua semplicità e pro-fondità, rimane, anche in questo terzo Millennio appena iniziato, una preghiera di grande significato, destinata a portare frutti di santità. Essa ben s’inquadra nel cammino spirituale di un cristianesimo che, dopo duemila anni, non ha perso nul-la della freschezza delle origini, e si sente spinto dallo Spirito di Dio a «prendere il largo» («duc in altum! ») per ridire, anzi ‘gri-dare’ Cristo al mondo come Signore e Sal-vatore… A questa preghiera la Chiesa ha riconosciuto sempre una particolare effi-cacia, affidando ad essa, alla sua recita co-rale, alla sua pratica costante, le cause più difficili. In momenti in cui la cristianità stessa era minacciata, fu alla forza di que-sta preghiera che si attribuì lo scampato pericolo e la Vergine del Rosario fu saluta-ta come propiziatrice della salvezza”. Alla luce di queste parole e in continuità con esse tocca certamente il cuore il fatto che nei nostri giorni Papa Francesco do-mandi a tutti i cristiani di dedicare in Ot-tobre la recita quotidiana del S. Rosario

per proteggere la Chiesa contro il male che divide la comunità cristiana. A unirsi in comunione e in penitenza, come popo-lo di Dio, nel chiedere alla Santa Madre di Dio e a San Michele Arcangelo di proteg-gere la Chiesa dal diavolo, che sempre mi-ra a dividerci da Dio e tra di noi. Il Papa chiede che la recita termini con l’antica invocazione “Sotto la tua prote-zione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio. Non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, ma liberaci da ogni pericolo, o Vergine Gloriosa e Benedetta”. Con questa richiesta di intercessione il Papa chiede ai fedeli di tutto il mondo di pregare perché la Santa Madre di Dio, ponga la Chiesa sotto il suo manto pro-tettivo: per preservarla dagli attacchi del maligno, il grande accusatore, e renderla allo stesso tempo sempre più consapevole delle colpe, degli errori, degli abusi com-messi nel presente e nel passato e impe-gnata a combattere senza nessuna esita-zione perché il male non prevalga. Anche noi risponderemo all’appello. A li-vello personale, nelle famiglie e nella co-munità. Prolungheremo la preghiera e il desiderio di purificazione durante l’anno pastorale, specialmente nei Primi Venerdì del mese. Maria, Regina del S Rosario, in-terceda per noi e per tutta la Chiesa.

Fraternamente don Gianpiero

S. Rosario con la Chiesa e per la Chiesa

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Non possiamo continuare a far finta di non sapere. Papa Francesco è da mesi sotto attacco. Era sotto attacco ben prima che in agosto giungesse la polpetta avvelenata rappre-sentata dal memoriale dell’ex nunzio Carlo Maria Viganò, un monsignore dall’o scuro passato, che si è permesso di chiedere le dimissioni del Papa ventilando presunti si-lenzi e coperture circa i crimini commessi dal cardinale americano McCarrick. Accusa supportata non solo da circoli po-litico-mediatici, ma anche da vescovi e cardinali tradizionalisti che solidarizzano con chi si affanna a mettere in stato d’ac-cusa il successore di Pietro. Le critiche in genere provengono dall’in-terno della cristianità. Ultracattolici, tradizionalisti, gente che ha frequentato sacrestie e monsignori rica-vandone fama e lustro considerevoli, gen-te che è vissuta accanto ai Pontefici come Vittorio Messori o il vaticanista Aldo Ma-ria Valli, volto della chiesa in Rai, Sandro Magister, Francesco Agnoli, Giuseppe Ru-sconi, Marco Tosatti. Per non parlare di Antonio Socci che, ap-profittando di testate compiacenti, si ar-roga il potere di scomunicare il Papa. O, ancora, i 62 tra sacerdoti e studiosi catto-lici che in una lettera di 25 pagine indica-no le sette eresie in cui sarebbe incorso il Papa nel testo dell’esortazione apostolica “Amoris laetitia”. Le domande che oggi molti si pongono sono: la Chiesa sta davvero andando ver-so uno scisma? Lui, il Papa, come reagi-sce? Come porsi dentro la Chiesa in un periodo di difficoltà? La Chiesa è ben salda attorno al successo-re di Pietro, anche se certe ferite laceranti non fanno bene alla comunione dei cre-

denti. Si prega per l’unità delle chiese, si prega per il riavvicinamento dei cristiani, fratelli separati in Cristo, e si rischia di dividerci tra cattolici. Lui, il Papa, leggendo sui giornali le più di-sparate critiche al suo pontificato, è sere-no e le affronta secondo la massima ge-suitica del terzo grado di ascetica, che dice che bisogna essere indifferenti alle cose. “Certo, Bergoglio, oltre a essere un Papa è anche un uomo. Quindi soffre per le criti-che gratuite, che lo toccano nel punto es-senziale del suo essere, quello di tradire la dottrina della Chiesa. Questo no, non lo accetta. È l’accusa più grave che si possa rivolgergli. Lui si è sem-pre proclamato figlio fedele della Chiesa e sarebbe pronto a dare la vita per difende-re la purezza della dottrina”. Lo dichiara Mons. Angelo Becciu, già So-stituto per gli Affari generali della Segre-teria di Stato e ora alla guida della Con-gregazione delle Cause dei Santi, in un’in-tervista rilasciata in occasione del quinto anno di pontificato. “Io non leggo i siti internet di questa co-siddetta ‘resistenza’- ha detto il Papa usando la giusta ironia. - So chi sono, li conosco, ma non li leggo, semplicemente per il bene della mia salute mentale... Al-cune resistenze vengono da persone che credono di possedere la vera dottrina e ti accusano di essere eretico. Quando in queste persone, per quel che dicono o scrivono, non trovo bontà spirituale, io semplicemente prego per loro”. Papa Francesco, insomma, cerca di essere distaccato e di andare oltre, vero esempio di fortezza, di serenità e di coraggio. Lo stesso atteggiamento ha mantenuto an-che in occasione del recente calunnioso

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oVita della Chiesa

Un unico imperativo: giù le mani dal Papa Ai cattolici è chiesto di far conoscere il Suo magistero e di pregare per Lui

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Vita della Chiesa

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dossier affidando, sull’aereo che lo ripor-tava da Dublino, alla professionalità dei giornalisti il compito di trarre le opportu-ne conclusioni. Le accuse più gravi Tre le accuse maggiori che rivolgono al Papa. La prima è addirittura assurda e si spegne sulle ceneri della sua banalità: lo accusano infatti di preferire il titolo di ‘Vescovo di Roma’ a quello di Papa della Chiesa cattolica. Cercano poi di mettere un Papa contro l’altro, facendo addirittura la caricatura del loro magistero. Lo accusano infatti di non seguire il magistero dei predecessori, quando invece consultando i testi delle Encicliche o delle Esortazioni apostoliche, Amoris laetitia compresa, ci si accorge di quanto siano frequenti i rimandi ai loro documenti. Assurdo accusare Papa Fran-cesco di eresia dottrinale, Lui che nella

Esortazione Apostolica Gaudete et Exsul-tate richiama l’attenzione su due falsifi-cazioni della santità, ‘due sottili nemici’, quali sono lo gnosticismo e il pelagianesi-mo, sorti nei primi secoli cristiani, ma che continuano ad avere un’allarmante at-tualità. (Cap. 35). Ci sono persone e gruppi che si fanno grandi nel postare il loro “non mi piace” a un Papa Francesco che si ostina a predica-re il Vangelo e a ricordare che Cristo ci ha insegnato a riconoscerci nel povero, nel-l’ammalato e nello straniero. La terza e più grave accusa consiste in una presunta apertura ai Luterani. Ci si ri-ferisce - in particolare - a quanto Papa Francesco disse nel 2016 ai giornalisti du-rante il volo di ritorno dalla sua visita in Armenia. Parlando a braccio e rispondendo ad una domanda sui rapporti con i luterani nel-l’imminenza del 500mo anniversario della

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Riforma, pronunciò in italiano le seguenti parole: “Io credo che le intenzioni di Mar-tin Lutero non fossero sbagliate. In quel tempo la Chiesa non era proprio un mo-dello da imitare, c’era mondanità, c’era attaccamento ai soldi e al potere. E per questo lui ha protestato...” Un Papa che ha scelto il nome di France-sco e che ha espresso una particolare pre-dilezione per il santo di Assisi, non poteva evidentemente non comportarsi secondo il suo stile di vita. Infatti lo vive e lo ma-nifesta, con il desiderio di essere come lui radicale nel vivere il Vangelo e, quindi, in-cline a condannare la Chiesa che lucrava sulle indulgenze, la Chiesa delle sodomie, della lussuria, del potere temporale. La Dichiarazione congiunta firmata dalla CEI è giunta alla fine di un pluridecennale “dialogo” con i luterani intensificatosi du-rante il pontificato di Giovanni Paolo II, e quindi con la completa approvazione sua e dell’allora cardinale Ratzinger, che ha evidentemente mantenuto la sua adesio-ne all’iniziativa, una volta divenuto Bene-detto XVI. Bisogna dunque ammettere che Papa Francesco, nel suo modo di esprimersi spontaneo e privo di sfumatu-re, ha messo in evidenza ciò che era im-plicito nel “dialogo” con i luterani e nel fatto che certe condanne non potevano che essere condivise. Francesco Papa ribelle, questo sì, ma Papa che si ispira al Vangelo e che proprio per questo vuole rompere certe regole proto-collari, rompere con il tradizionalismo non con la tradizione, perché l’offesa più grande che gli si possa fare è dire che non rispetta la dottrina della Chiesa. Ribelle in questo senso: un Papa che vuo-le essere se stesso, in pubblico e in privato, un Papa che vive nella sua normalità e della sua spontaneità. Un Papa che nei cinque anni di pontificato ha conquistato il cuore dei fedeli, ai quali si rivolge con-tinuamente con la generosa fecondità della parola.

Il compito dei cattolici Nel libro “Ho scommesso sulla libertà”, in cui Luigi Geninazzi intervista il cardinale Angelo Scola, c’è una frase apparente-mente ovvia, ma che nell’attuale contesto assume particolare rilevanza. A pagina 281 del testo si legge infatti: “Non va poi dimenticato che nella Chiesa cattolica chi è cardinale ha il compito di sostenere e accompagnare il Santo Padre. Fino al martirio se necessario, questo è il senso della porpora». In un tempo in cui ex nunzi pretendono le dimissioni del Pontefice, anche ciò che è ovvio, o dovrebbe esserlo, pur essendo stato scritto prima della tempesta del-l’estate, può fare notizia. Sostenere e ac-compagnare il Papa non è solo compito dei cardinali. È compito di tutti i cattolici, ai quali è chiesto di pregare per il Papa e di far conoscere nel dettaglio l’insegna-mento prezioso contenuto nei suoi docu-menti. San Paolo, rivolgendosi ai fratelli di Efeso, (Ef 5, 15 - 20) raccomandava di fare molta attenzione al modo di vivere. “Comporta-tevi non da stolti ma da saggi, facendo buon uso del tempo, perché i giorni sono cattivi. Non siate perciò sconsiderati, ma sappiate comprendere qual è la volontà del Signore”. Anche oggi i giorni sono cattivi e noi dob-biamo imparare a riconoscerne i ‘segni’. Le ‘non notizie’, le macchinazioni che pas-sano sui media e negli speciali televisivi, l’ambiguità dei messaggi, opportunamen-te studiati nella forma e nella tempistica, hanno già prodotto il loro velenoso risul-tato. L’opinione pubblica è disorientata e il carisma di Francesco rischia di incrinar-si. Per questo è necessario pregare, per noi e per il Papa, incoraggiati in questo dal suo insegnamento che ci ricorda che “la santità è fatta di apertura abituale alla trascendenza che si esprime nella pre-ghiera e nell’adorazione.”

Franco Rizzi

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Vita della Chiesail V

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Al termine del pontificale della festa del Duomo, lo scorso 8 settembre, l’Arcive-scovo ha emanato un simpatico “decreto” da rispettarsi in tutta la diocesi ambrosia-na dal titolo “La Chiesa di Milano vuole bene a Papa Francesco”. “Il decreto dice che noi cattolici non pos-siamo prescindere dal riferimento al Papa perché è questo che ci tiene uniti. Tutti ascoltiamo, seguiamo le sue indicazioni, ci sentiamo raccolti in unità dal suo magi-stero. Però siccome noi ambrosiani siamo migliori di tutti, non solo ascoltiamo e lo seguiamo nel suo magistero, noi gli vo-gliamo bene. Noi vogliamo bene al Papa come lui ci vuole bene, come ha dimo-strato nella meravigliosa giornata poco più di un anno fa venendo a Milano, come ha dimostrato chiamandomi a partecipa-re al Sinodo sui giovani perché stima, ap-prezza e vuole ascoltare l’esperienza della Chiesa ambrosiana per la cura e il discer-nimento vocazionale dei giovani. Questo dimostra che Papa Francesco ha una par-ticolare attenzione per noi e noi vogliamo avere un particolare affetto per lui. Come si esprime questo particolare affetto? - In primo luogo ascoltando la sua voce e

leggendo i suoi testi. - In secondo luogo può capitare di discu-

tere su qualche posizione, qualche espressione e noi, come persone intelli-genti, ne discutiamo, però ogni discus-sione, almeno nel territorio della diocesi di Milano, deve concludersi così: “Sì, pe-rò noi vogliamo bene a Papa Francesco”.

- Terzo adempimento obbligatorio è che noi affidiamo alla Madonnina del duo-mo papa Francesco e tutta la Chiesa e diciamo insieme: “Ave Maria...”.

Arcivescovo Mario Delpini

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La Chiesa ambrosiana vuole bene a Papa Francesco L’Arcivescovo Delpini a nome di tutta la Diocesi

Vita della Chiesa

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il Volt

oVita della Chiesa

A quarant’anni dalla sua morte, avvenuta a Castel Gandolfo il 6 agosto 1978, il pros-simo 14 ottobre Paolo VI verrà proclamato Santo. Chi non ricorda quel drammatico 1978? L’uccisione della scorta e il rapi-mento dell’On. Aldo Moro, la drammatica preghiera del Papa disposto a porsi in gi-nocchio davanti alle Brigare Rosse per aver salva la vita dello statista, il suo dolo-re alla notizia dell’avvenuta uccisione, cui seguì il bilancio del suo Pontificato, vero testamento spirituale affidato ai fedeli nell’omelia pronunciata il 29 giugno cele-brando la festa dei Santi Pietro e Paolo. “Venerati Fratelli e Figli carissimi - disse in San Pietro Papa Montini che ancora si esprimeva usando la prima persona del plurale maiestatico - abbiamo terminato la nostra corsa e dopo il compimento dell’80° genetliaco, il corso naturale della nostra vita volge al tramonto, in que-st’anno liturgico dal significato particola-re perché è il XV dalla nostra elezione al Sommo Pontificato”. Poi la sua morte, avvenuta quando l’Italia era già in vacanza, ma seguita da milioni di fedeli alla radio che a brevi intervalli si col-legava con Castel Gandolfo dove il Papa si stava spegnendo. L’elezione del suo suc-cessore, Papa Giovanni Paolo I, la sua mor-te improvvisa dopo soli 33 giorni e l’inizio del lungo Pontificato di Giovanni Paolo II. Il 1978 concludeva quindi quindici anni di Pontificato intensi, durante i quali gli aspetti più interessanti e forse meno noti della sua vita sono stati la sua spiritualità, la limpidezza del cuore che ha accompa-gnato il suo ministero, la semplicità dei ge-sti, il disinteresse personale, le motivazioni semplici e dirette dei suoi comportamenti. Un Papa che ha molto sofferto e che anche nel suo soffrire ha dato testimonianza. Un Papa che ha condotto in porto il Concilio

Vaticano II, un Papa capace di alzare ponti, di prendersi cura degli ultimi, di ricordare che nella scoperta dei bisogni umani si col-loca il vero umanesimo che ha il suo fon-damento in Cristo. Un Papa ascoltatore at-tento del mondo e della cultura contem-poranea nelle sue molteplici e complesse manifestazioni, che nel 1965 pronunciò un coraggioso discorso alla Nazioni Unite a New York. Il Papa dalle sette Encicliche e dalle molte esortazioni apostoliche, alcune delle quali per gli osservatori laici parvero contenere messaggi contrastanti. In parti-colare la Populorum progressio, pubblica-ta il 26 marzo 1967, che si inseriva nella li-nea giovannea. Incentrata sul tema della cooperazione tra i popoli e sul problema dei paesi in via di sviluppo, denunciava i “misfatti” e le “conseguenze negative” del passato colonialista e del neocolonialismo. Segnalando l’aggravamento degli squilibri tra popoli ricchi e popoli poveri, condanna-va ogni forma di violenza e riconosceva il diritto di tutti i popoli alla libertà, alla libe-razione dalla miseria, dalla fame, dalle ma-lattie e dall’ignoranza. La Humanae vitae, del 25 luglio 1968, ebbe una fredda acco-glienza e fu letta in modo riduttivo, forse perché dal Papa ci si attendevano maggiori aperture, mentre invece il documento sot-tolineava la “connessione inscindibile tra il significato unitivo e il significato procrea-tivo dell’atto coniugale.” L’Enciclica, che ancor oggi fa discutere e che spesso viene messa a confronto con l’Amoris Laetitia di Papa Francesco, re-spingeva inoltre l’uso di qualsiasi mezzo contraccettivo e confermava la condanna dell’aborto. Impossibile in un solo articolo fare un ritratto ideale e completo in grado di dire ciò che Paolo VI ha rappresentato per la Chiesa del novecento. Si vogliono qui sottolineare in particolare due aspetti.

Paolo VI Santo: un papa da riscoprire La sua eredità illumina il cammino della Chiesa

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La preoccupazione per il calo delle vocazioni Il primo aspetto riguarda la cura che Montini ebbe per l’aspetto vocazionale dei giovani, che emerge da molti suoi scritti a partire dalla esortazione apostolica Evan-gelii nuntiandi e dalla prima enciclica Ec-clesiam suam. Uomo dell’incontro, del dialogo, del servizio dell’amore pastorale, guardava in particolare al sacerdote e ve-deva che proprio in quegli anni i candidati al sacerdozio si erano ridotti di un terzo. Senza sacerdoti non c’è eucarestia e senza eucarestia non c’è la Chiesa. Per questo sottolineava il ruolo indispensabile degli educatori nell’orientare i giovani alla vita e consigliava ai giovani preti di non la-sciarsi lusingare dal fascino del secolari-smo e dalla mondanità che “turba la lim-pidezza della vocazione e scuote la fer-mezza della scelta generosa”. A loro indi-cava un modo quasi eroico di vivere la vita sacerdotale e religiosa capace di esaltare la risposta più alta che una persona possa offrire a Dio. Nell’enciclica Sacerdotalis caelibatus, del 24 giugno 1967, sostenne che la causa della rarefazione delle vocazioni andava cercata nella perdita del senso di Dio e del sacro e non - invece - nella legge ecclesia-stica che impone il celibato.

Un Papa innamorato di Maria Immacolata L‘altro aspetto che si vuole sottolineare è la sua devozione a Maria Immacolata, alla quale il 21 novembre 1964, al termine della terza sessione del Concilio, attribuì solennemente il titolo di Madre della Chiesa, riconoscendo con questo la divina maternità della Vergine e il suo ruolo fon-damentale nella storia della salvezza. Non più quindi un culto mariano con il solo compito di orientare le anime a Cristo, se-condo la formula Ad Jesum per Mariam, ma Maria come inizio e conseguenza del culto unico che dobbiamo a Cristo. Devo-tissimo della Madonna che da giovane onorava nel Santuario bresciano delle

Grazie e che sempre esaltava nei suoi anni trascorsi a Milano, nel 1950 ebbe la fortu-na di assistere al momento in cui Pio XII firmava la bolla di definizione del dogma dell’Assunzione di Maria. Quando poi il dogma venne proclamato in una piazza San Pietro gremita di fedeli, Montini defi-nì quel momento “come l’ora più grande di quel lungo, travagliato e glorioso pon-tificato. Il giorno più bello di tutto l’Anno Santo e l’avvenimento religioso più rile-vante del nostro tempo”. Nel corso del suo pontificato, Paolo VI de-dicò alla Madonna due encicliche e tre esortazioni apostoliche. Le due encicliche mariane, Mense maio del 1965 e Christi Matri del 1966, non affrontavano aspetti particolari ma promuovevano la preghiera alla Vergine nei due mesi dell’anno a Lei dedicati, maggio e ottobre, soprattutto con l’intento, in un momento storico mol-to delicato, di invocare la pace. L’ultima delle tre esortazioni apostoliche dedicate alla Madonna, Marialis cultus, pubblicata il 2 febbraio 1974, contempla invece aspetti teologici e pastorali ed è considerata il documento mariano più importante promulgato da Paolo VI. Maria di Nazareth vi appare come una donna completamente abbandonata alla volontà di Dio, purissima e verginale, ma al tempo stesso “donna forte, tutt’altro che remissi-va, che conobbe povertà e sofferenza, fu-ga ed esilio: situazioni che non possono sfuggire all’attenzione di chi voglia asse-condare con spirito evangelico le energie liberatrici dell’uomo e della società.” Quando il 14 ottobre sentiremo proclama-re Santo Paolo VI, oltre che dell’evento miracoloso dettagliatamente descritto nella positio predisposta per sostenere la causa, dovremo ricordarci anche di questa sua grandissima venerazione per Maria, attraverso la quale la storia della salvezza è iniziata.

Franco Rizzi

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oVita della Chiesa

«Vorrei fare un appello particolare agli uomini dell’Esercito, della Guardia Nazio-nale e della Polizia: Fratelli, appartenete al nostro stesso popolo e uccidete i vostri stessi fratelli contadini. Di fronte all’ordi-ne di uccidere impartito da un uomo deve prevalere la legge di Dio che dice “Non uccidere”. Nessun soldato è tenuto ad ob-bedire ad un ordine contrario alla Legge di Dio. Vi supplico, vi chiedo, vi ordino in nome di Dio: “Cessi la repressione!”» Queste parole, riprese nella famosa Ode di David Maria Turoldo, il 23 marzo 1980 fu-rono rivolte dall’Arcivescovo Oscar Arnul-fo Romero alle forze armate per invitarle a non eseguire ordini contrari alla morale. Il giorno dopo, 24 marzo, mentre stava celebrando la messa nella cappella del-l’ospedale della Divina Provvidenza, fu uc-ciso da un sicario su mandato del leader del partito conservatore Alianza Republi-cana Nacionalista. Nell’omelia aveva riba-dito la sua denuncia contro il governo di El Salvador, che aggiornava quotidiana-mente le mappe dei campi minati man-dando avanti bambini che restavano squarciati dalle esplosioni. L’assassino sparò un solo colpo, che recise la vena giugulare mentre Romero elevava l’ostia nella consacrazione. Il 6 marzo 2018, Papa Francesco ha rico-nosciuto il miracolo necessario per la ca-nonizzazione e, nel Concistoro ordinario pubblico del 19 maggio, ha comunicato che mons. Romero sarà iscritto all’Albo dei Santi domenica 14 ottobre 2018 nel corso di una celebrazione che avverrà in piazza San Pietro a Roma. Secondo di otto fratelli, Romero era nato nel 1917 in una famiglia di umili origini e presto aveva manifestato il desiderio di diventare sacerdote. Ricevette la sua pri-

ma formazione nel seminario di San Mi-guel (1930). I suoi superiori, notando la sua predisposizione agli studi e la docilità alla disciplina ecclesiastica, lo mandarono a Roma, dove tra il 1937 e il 1942 compì la sua formazione nella Facoltà di Teolo-gia della Pontificia Università Gregoriana. Ordinato sacerdote il 4 aprile 1942, svolse per un breve periodo il suo ministero di parroco e poi fu segretario di Miguel An-gel Machado, vescovo di San Miguel. Il 25 aprile 1970 venne nominato vescovo ausiliare di San Salvador, ricevendo l’ordi-nazione episcopale il 21 giugno 1970 dall’arcivescovo Girolamo Prigione, nun-zio apostolico in El Salvador. Diventò così il collaboratore principale di Luis Chávez y González, uno dei protagonisti della Se-conda conferenza dell’episcopato latinoa-mericano che si era tenuta a Medellín. Il 15 ottobre 1974 venne nominato ve-scovo di Santiago de María, uno dei terri-tori più poveri della nazione. Il contatto con la vita reale della popolazione, stre-mata dalla povertà e oppressa dalla feroce repressione militare che voleva mantene-re la classe più povera soggetta allo sfrut-tamento dei latifondisti locali, provocò in

Verrà proclamato Santo il Vescovo campesino Mons. Romero voce profetica dei poveri

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Vita della Chiesa

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lui una profonda conversione. Il suo mot-to episcopale era “Sentir con la Iglesia”. Amava Agostino, Teresa d’Avila e Giovanni della Croce. La sua biblioteca straripava di documenti sociali della Chiesa e, mentre rifiutava teoricamente la teologia della li-berazione, il suo impegno fu sempre pro-fuso per liberare il povero dalla violenza dell’oppressione. Critico con le posizioni cattoliche più ‘progressiste’, Romero fu vescovo in una società immersa in una guerra civile politicizzata. Inviso alla destra che lo accusava di simpatizzare con il marxismo, considerava questa teoria inammissibile in quanto atea e materiali-sta. “L’opzione preferenziale per i poveri - era solito dire - è il vero antidoto al mar-xismo”. Strenuo difensore dei diritti del-l’uomo, il Monseñor come lo chiamavano i suoi campesinos, fu sempre a fianco degli ultimi, che nella sua terra erano i contadi-ni privi di tutto e ostaggio dei latifondisti. Un momento importante della sua vita e del suo ministero, fu nel 1977 l’assassinio di don Rutilio Grande, un gesuita impe-gnato nell’evangelizzazione dei contadini. Questo fatto determinò in lui uno spirito di fortaleza, come lui stesso la chiamò. Vegliando la salma dell’amico prete, Ro-mero vide in quella morte “non un cam-biamento sostanziale delle sue idee ma un’intensificazione della sua fedeltà ai poveri e alla difesa dei diritti della Chiesa” in una nazione che, piagata dalla guerra civile, guardava al suo vescovo per libe-rarsi dal fardello di un’eredità violenta e costruirsi un futuro di pace. Uomo aperto al nuovo, il Monseñor nutriva grande pas-sione per i mezzi di comunicazione socia-le. A San Miguel fu a capo della rivista diocesana Chaparrastique, nel 1971 as-sunse l’incarico di dirigere il settimanale cattolico Orientaciòn e da Arcivescovo della capitale, carica che rivestì dal 1977, usava la radio per diffondere le sue ome-lie e raggiungere la sua gente, dispersa nei villaggi più remoti di El Salvador, contadi-

ni spesso analfabeti ma in grado di citare a memoria interi brani delle sue omelie. Paolo VI lo incoraggiava e lo stimava, an-che se Romero ebbe l’impressione che il giudizio di gran parte dell’Episcopato sul-la sua condotta pastorale “fosse negativo e coincidesse esattamente con quello del-le potentissime forze che nella sua arci-diocesi cercavano di frenare e screditare il suo sforzo apostolico». Giovanni Paolo II, quando nel 1983 si recò a sorpresa sulla sua tomba dopo averlo ap-poggiato da vivo, disse: “Romero è nostro”. La sua causa di beatificazione, rimasta ferma per anni, fu sbloccata dall’interven-to di papa Benedetto XVI il 20 dicembre 2012 e in seguito proseguita da papa Francesco, che ne desiderava una rapida conclusione, in quanto sulla base delle te-stimonianza del capitano di polizia Alvaro Rafel Saravia, unica persona condannata per il suo omicidio, Romero era stato as-sassinato in odio alla fede. Papa Francesco, con proprio decreto del 3 febbraio 2015 riconosceva il martirio in odium fidei di monsignor Romero, che fu poi elevato alla gloria degli altari, come beato, in una solenne celebrazione in San Salvador, il 23 maggio 2015. Il fatto che ora venga proclamato Santo è un grande riconoscimento per tutto il cattolicesimo latinoamericano ed è bello che avvenga durante il pontificato di un papa latinoamericano.

Franco Rizzi

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oVita della Chiesa

Ecco, in sintesi, quanto è emerso nella Re-lazione del Cardinale Lorenzo Baldisseri, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi. Le finalità del Sinodo Esso ha come primo obiettivo quello di rendere consapevole tutta la Chiesa del suo importante e per nulla facoltativo compito di accompagnare ogni giovane, nessuno escluso, verso la gioia dell’amore. La pastorale giovanile non è un’opzione fra tante, soprattutto di fronte al passaggio epocale che stiamo vivendo e che interessa anzitutto proprio le nuove generazioni: si potrebbe dire, in un certo senso, che il Si-nodo vuole renderci edotti che i giovani devono diventare una delle “vie” della Chiesa del terzo millennio e che dunque è necessaria, in tutte le Chiese locali e in ogni ambito della vita ecclesiale, una co-raggiosa “mobilitazione” per i giovani. In secondo luogo, una finalità fondamen-tale del Sinodo consiste nell’ampliamento del concetto tradizionale di vocazione e, di conseguenza, in un collegamento più evidente e per così dire sistematico fra pa-storale giovanile e pastorale vocazionale, che si esprime nella formula, più volte im-piegata dal Documento Preparatorio e ri-presa nell’Instrumentum laboris, di «pa-storale giovanile vocazionale». Ci troviamo, in un certo senso, di fronte all’emergere di una nuova mentalità: ogni uomo è un chiamato, dunque ogni uomo ha una vocazione da dover discernere. Poiché il tempo del discernimento voca-zionale coincide soprattutto con l’età del-la giovinezza, in cui la persona è chiamata a operare le scelte fondamentali e irrever-sibili della sua vita (scelte di tipo affettivo, scolastico, professionale, …), ne consegue che non può esservi vera pastorale giova-

nile che non sia al contempo vera pasto-rale vocazionale. In terzo luogo la Chiesa stessa potrà riac-quistare un rinnovato dinamismo giova-nile: il “ringiovanimento” della Chiesa, che il Sinodo intende propiziare, non è un’al-tra cosa rispetto a quell’«improrogabile rinnovamento ecclesiale» di cui Papa Francesco parla programmaticamente nell’Evangelii gaudium, intendendo con ciò quella «conversione pastorale» finaliz-zata a «fare in modo che le strutture ec-clesiali diventino tutte più missionarie, che la pastorale ordinaria in tutte le sue istanze sia più espansiva e aperta, che ponga gli agenti pastorali in costante at-teggiamento di “uscita” e favorisca così la risposta positiva di tutti coloro ai quali Gesù offre la sua amicizia» (n. 27). In un certo senso, il Sinodo rappresenta un’occasione per tutta la Chiesa per met-tersi essa stessa in atteggiamento di di-scernimento sotto la guida dello Spirito Santo, così da riscoprire in che modo può meglio corrispondere oggi alla sua chia-mata a essere anima, luce, sale e lievito del mondo.

Che cosa ci si aspetta dal Sinodo L’anno scorso, durante la Veglia di Pre-ghiera in preparazione alla XXXII Giornata Mondiale della Gioventù, dopo aver sot-tolineato che il Sinodo non è solo per i giovani delle associazioni cattoliche, ma per tutti, Papa Francesco ha messo in chiaro che «i giovani sono i protagonisti [...]. Questo è il Sinodo dei giovani, e noi tutti vogliamo ascoltarci. Ogni giovane ha qualcosa da dire agli altri, ha qualcosa da dire agli adulti, ha qualcosa da dire ai pre-ti, alle suore, ai vescovi e al Papa. Tutti ab-biamo bisogno di ascoltare voi».

Sinodo dei Vescovi sui giovani, la fede e il discernimento vocazionale Finalità e attese dall’incontro dal 3 al 28 ottobre prossimi

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E, del resto, già il Documento Preparatorio affermava: «I giovani non si percepiscono come una categoria svantaggiata o un gruppo sociale da proteggere e, di conse-guenza, come destinatari passivi di pro-grammi pastorali o di scelte politiche. Non pochi tra loro desiderano essere parte at-tiva dei processi di cambiamento del pre-sente, come confermano quelle esperienze di attivazione e innovazione dal basso che vedono i giovani come principali, anche se non unici, protagonisti» (I, 2).

Le attese dei giovani In sintesi, emergono dai giovani questi elementi: - il bisogno di essere ascoltati e valorizzati; - il desiderio di poter “dire la loro” e di

partecipare attivamente ai cambiamen-ti dentro la società e dentro la Chiesa;

- la sete di incontrare persone che siano credibili nei comportamenti che assu-mono, e quindi veri esempi di una vita vissuta nell’amore e nella gioia;

- la necessità di orientamenti chiari a cui fare riferimento, senza per questo do-versi sentire intrappolati in norme rigi-de di cui non capiscono il senso.

Queste attese interpellano prepotente-mente la comunità ecclesiale. I giovani

spingono per un rinnovamento del modo di essere e di agire della Chiesa, per una trasformazione che la renda più agile, meno strutturale, più dinamica, capace di confrontarsi senza paure con le altre cul-ture, con le altre religioni e con i diversi ti-pi di società. Una Chiesa che sta con la gente, capace di essere presente lì dove i giovani sono, nei luoghi che abitano, an-che in quelli non “fisici”, come è il mondo dei social media. Una Chiesa, quindi, che sa entrare in dialogo anche con la cultura globalizzata e tecnologica in cui ci trovia-mo a vivere e sa adottare nuovi linguaggi per annunciare oggi in maniera credibile la Buona Notizia di sempre. Una Chiesa concreta, che li aiuti a trovare una solu-zione ai problemi che li affliggono e li ac-compagni discretamente, ma efficace-mente, nelle scelte decisive per la loro vi-ta. Una Chiesa che è disposta anche a im-parare da loro e che non teme di mettersi in discussione per trovare strade nuove che le permettano di raggiungere il cuore dei giovani, rinunciando a riempire solo la loro testa di parole che a loro non dicono più nulla e di divieti imposti senza spiega-zioni convincenti.

a cura di P. V.

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oDalla Diocesi

Dopo “la settimana degli inizi”, che in va-rio modo ha segnato la ripresa del nostro percorso di comunità pastorale, ci risulta-no particolarmente preziose le indicazio-ne del nostro Arcivescovo per il cammino personale e comunitario. Con i doni della Parola, dell’Eucaristia e la grazia della Pre-ghiera – doni che guidano e nutrono la vi-ta e la speranza dei cristiani – ravviviamo in noi il desiderio di crescere nella luce del Vangelo e di custodirla come grazia per il nostro tempo. Nell’esercizio del “pellegrinaggio” propo-sto dall’Arcivescovo ci sono di aiuto alcu-ne pagine della sua lettera in cui sono ri-chiamati i compiti del cristiano nella so-cietà di oggi. Seminare speranza “Passando per la valle del pianto la cambia in una sorgente; anche la prima pioggia l’ammanta di benedizioni” (Sal 84,7). I cri-stiani percorrono la terra seminando spe-ranza, offrendo un principio di trasfigura-

zione del quotidiano. Testimoniano che la vita è una vocazione alla felicità della vita eterna, è una vocazione alla fraternità che ospita la pluralità di volti e di storie, di pensieri e di domande, è una vocazione alla solidarietà che soccorre ogni bisogno e ogni pena, è una vocazione alla respon-sabilità di condividere la gioia del Vangelo, la letizia dell’amore, l’esultanza della san-tità. È una vocazione che ci spinge a vivere in modo nuovo, spirituale, il nostro rap-porto con la terra, percepita come dono di Dio e nostra casa comune, palestra per apprendere quello stile di vita che rende tutti gli uomini fratelli tra di loro, capaci di una ecologia integrale e pienamente umana. Custodire la preziosa eredità La presenza di cristiani ha segnato la sto-ria e la geografia di questa terra lombarda che noi abitiamo. Eredi di una storia così ricca, complessa, affascinante e contrad-dittoria, sentiamo la responsabilità di cu-stodire la preziosa eredità dei nostri padri, quell’umanesimo cristiano in cui si inte-grano la fede, il senso pratico e la speran-za, la cura per la famiglia e per la sua se-renità, la gioia per ogni vita che nasce, la responsabilità dell’amore, la serietà della parola data, la fierezza per il bene che si compie e insieme un senso del relativo che aborrisce ogni esibizionismo, una in-clinazione spontanea alla solidarietà e una prontezza nel soccorrere, la serietà professionale e l’intraprendenza operosa, l’attitudine a lavorare molto e le capacità di fare festa, una radicata fiducia verso il futuro e una vigile capacità di risparmio e programmazione. Pellegrini nel tempo presente Avvertiamo tuttavia che l’evoluzione con-

Il popolo dei pellegrini trasfigura la terra che attraversa Indicazioni dell’Arcivescovo per il nuovo anno pastorale

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Dalla Diocesi

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temporanea sembra condannare all’irrile-vanza quell’armonia di valori che forse descriviamo in modo un po’ idealizzato, ma che hanno offerto l’ispirazione a mol-te iniziative, istituzioni, forme di presenza nella vita sociale e politica. Noi siamo chiamati ad essere pellegrini nel tempo presente come coloro che ammantano di benedizioni la terra che attraversano. L’annuncio e la pratica dell’umanesimo cristiano non si traducono in un richiamo a leggi e adempimenti, non si intristiscono nella nostalgia di un’altra cultura e di un’altra società, come se rimpiangessimo un’egemonia, non si intimidiscono di fronte a stili di vita e di slogan troppo gri-dati e troppo superficiali. Indicazione di una possibilità di vita buona La proposta cristiana si offre come una benedizione, come l’indicazione di una possibilità di vita buona che ci convince e che si comunica come invito, che si con-fronta e contribuisce a definire nel con-creto percorsi praticabili, persuasivi con l’intenzione di dare volto a una città dove sia desiderabile vivere. La dottrina sociale della Chiesa, il magistero della Chiesa sulla vita e sulla morte, sull’amore e sul matri-monio, non sono una sistematica alterna-tiva ai desideri degli uomini e delle donne, ma sono una benedizione. Presenza dei cristiani nei vari ambienti di vita La presenza di molti cristiani in ogni am-biente di vita non può essere mascherata per timidezza, per un complesso di infe-riorità, per la rassegnazione a una separa-zione inguaribile tra i valori cristiani e la logica intrinseca e indiscutibile della real-tà mondana. I cristiani, in forza del batte-simo, sono profeti di una Parola che non si limita a contestare le idolatrie, a rimpro-verare i peccatori, a lamentarsi della deca-denza dei tempi: sono profeti, hanno pro-poste, hanno soluzioni, hanno qualche

cosa da dire nel dialogo con tutti gli uo-mini e le donne di buona volontà. Per questo sentiamo nostro compito im-prescindibile, nel tempo del nostro pelle-grinaggio, abitare pienamente gli ambien-

ti di vita che condividiamo con tutti. Desi-deriamo che la benedizione del Signore trasfiguri i luoghi in cui la gente vive, ama, spera e soffre. In particolare sentiamo il bisogno di abi-tare il mondo dell’educazione, essere pre-senti nel mondo della scuola e negli altri ambienti educativi per portare il nostro contributo a un nuovo umanesimo che dia forma alle nuove generazioni. Non meno importante sentiamo la pre-senza nel mondo del lavoro con tutte le sue potenzialità, i drammi, i problemi che lo caratterizzano. Anche qui i cristiani, in-sieme con tutti gli uomini di buona volon-tà, sono chiamati ad un impegno genero-so e intelligente perché il lavoro sia una possibilità offerta a tutti e perché in esso si possa esprimere la dignità della persona fatta a immagine di Dio.

(Lettera pastorale “Cresce lungo il cammino il suo vigore pag 33-37)

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oGente di Carate

Condividere la mia esperienza di vita in Africa come Missionaria Comboniana si-gnifica per me condividere un cammino di crescita. Questa frase mi ha sempre accom-pagnata nei miei giorni di gioventù: “Ho una vita sola e voglio viverla per qualcosa di grande, per qualcosa che non passa”. Questo è stato il mio ideale: farmi suora Missionaria Comboniana. Lui mi ha sempre accompagnata ed aiutata a realizzare que-sto mio ideale. Lui non mi ha mai lasciata sola, non sono stata io a scegliere Lui, ma Lui ha scelto me e mi ha fatto il dono della vocazione, vocazione missionaria. Quest’anno per me è un anniversario: più di 40 anni fa lasciai l’Italia, Carate, con de-stinazione Kenya. Allora pensavo a una breve esperienza, ma l’impatto con l’Africa mi segnò così profondamente da indurmi a rimettere in gioco tutta la mia vita, Avevo 30 anni e mi chiedevo quale fosse il senso della mia vita come missionaria comboniana, che cos’era più importante per realizzare la mia chiamata e come? La risposta venne piano piano e ovvia-mente la strada da percorrere. Camminando sempre sotto la Sua guida scoprii il cammino che Lui aveva tracciato su di me. L’ Africa non ha tradito le mie attese anzi ha contribuito ad allargare gli orizzonti della mia vita, ad approfondire il significa-to aprendolo al servizio degli altri, a quelli che si sono persi nelle retrovie della vita e della storia per aiutarli a recuperare forza, dignità, speranza e a conoscere un Dio Padre che li ama. Ma è una missione che non finisce mai ed è per questo che continua ancora oggi e continuerà finche Dio me ne darà la forza. Guardando al percorso fatto mi vedo di far parte di un progetto che non è solo

mio ma è di tutti, perchè tutti siamo chia-mati a costruire il Suo regno, questo è il disegno di Dio sull’umanità. Sento inoltre che qualcuno ha sempre camminato al mio fianco sostenendomi nelle tappe più significative. Auguro a tutti voi che possiate fare que-sta esperienza. Questi due ultimi anni sono stata a Kario-bangi, è stata un’esperienza un po’ parti-colare. Kariobangi è un sobborgo povero della periferia di Nairobi che comprende alcuni quartieri con appartamenti ed altri con baracche simili a quelle degli “slum” come quelle vicino a Korogocho dove c’è una grande discarica a cielo aperto di tutti i rifiuti di Nairobi e dove la gente va a cer-care qualcosa da mangiare; si stima che il 60 % della popolazione di Nairobi - due milioni di persone - vivano negli insedia-menti informali. Kariobangi è una delle aree più densa-mente popolate di Nairobi dove la disu-guaglianza di vita delle persone è abba-stanza visibile, la povertà è caratterizzata da entrate inadeguate, disoccupazione, mancanza di infrastrutture pubbliche co-me acqua, fognature, scarsa assistenza sa-nitaria e l’insicurezza è una delle maggiori sfide nell’area.

Anche se non tornerò più in Africa sarò sempre missionaria Suor Melania Molteni parla della sua esperienza missionaria

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Gente di Carate

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Noi suore Comboniane e preti Combonia-ni siamo presenti a Kariobangi dal 1976, lavorando in campi diversi che rispondo-no ai bisogni specifici delle persone che vivono nell’area parrocchiale accogliendo anche giovani donne che stanno cercan-do e approfondendo la comprensione del-la loro vocazione e desiderano confron-tarsi con il nostro vivere; attualmente ab-biamo 17 postulanti. Attualmente eravamo 5 suore coinvolte nei seguenti ministeri: 1 Salute: una sorella è responsabile del di-

spensario 2 Salute e assistenza domiciliare per pa-

zienti affetti da HIV, assistenza e forma-zione alle loro famiglie, riabilitazione di bambini disabili e bambini di strada.

3 Pro life: aiuto a ragazze madri 4 Promozione della donna più scuola di

cucina, lavoro sociale e sviluppo econo-mico.

5 Catechesi 6 Ministero della gioventù 7 Animazione missionaria: la sicurezza

della zona è sempre stata la stessa, vio-lenza uccisioni e ruberie. Coloro che vengono per la Messa domenicale ven-gono controllati prima di entrare in Chiesa.

Ogni domenica mattina mettiamo delle bancarelle per vendere i prodotti della scuola per sostenere ulteriormente i corsi delle ragazze. Quest’anno avevamo più di 90 studenti. Lasciai Laisamis quattro anni fa dopo la rottura del femore e sono ritornata in gennaio a salutare la mia gente felici e contenti. A Laisamis ho lavorato per sette anni; noi Suore comboniane lavoriamo dal 1966 con i Padri della Consolata, poi coi sacer-doti “Fidei Donum“ di Brindisi e attual-mente coi padri Kenyani (prime vocazioni sacerdotali della tribù Rendille). Laisamis è situata nella zona di Marsabit.

È la zona più calda del Kenya, con tempe-rature che vanno dai 35 ai 45 gradi e il ter-ritorio è molto arido, l’agricoltura non esi-ste, il governo e la Croce Rossa rifornisco-no le scuole e la popolazione con grano-turco e fagioli per la loro sopravvivenza. È un popolo di pastori sempre alla ricerca di verde per dar da mangiare al bestiame perchè le piogge arrivano raramente due volte l’anno. Ora sono rientrata in Italia per le vacanze e per la mia salute. Sono già stata desti-nata a Buccinigo - Erba dove abbiamo la casa per ammalati e anziani, però per sei mesi faccio ancora parte della provincia del Kenya. Anche se non tomerò più in Africa sarò sempre missionaria; se con le mie forze non potrò più aiutare la gente Keniota sa-rò sempre unita a loro sostenendole col mio sacrificio e con le mie preghiere. Comunque sento che il Signore mi aiuta ancora e mi dà tanta serenità e gioia di fare la Sua volontà, così mi sento ancora missionaria, anzi più di prima quando sta-vo bene ed ero in Kenya. Vi ringrazio del vostro ascolto.

Suor Melania Molteni

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oVita della Comunità

Con tanti compagni di precedenti pellegri-naggi abbiamo percorso – con aerei e pull-man – la Spagna “mistica” dal 28 agosto al 4 settembre con Don Gianpiero, Padre Al-do dei Betharramiti di Albiate e il diacono Emilio, accompagnati da una decina di guide che abbiamo trovato nei posti con-venuti. L’itinerario prevedeva anche la visita a luo-ghi dove avevano vissuto grandi mistici. Toledo: fortemente legata alla figura di San Giovanni della Croce, fondatore dei Carmelitani Scalzi: questo santo rimase nascosto nel convento delle carmelitane dopo la fuga dalla prigione nel 1578. Segovia: qui abbiamo visitato il primo mo-nastero riformato, fondato proprio da S. Giovanni della Croce e dove il santo è se-polto. Avila: patria di Santa Teresa, patrona d’Eu-ropa e dottore della Chiesa; qui abbiamo visitato anche il suo convento. Affascinanti sono state le cattedrali di Ma-drid, Toledo, Segovia, Salamanca, Vallado-lid e Burgos. Esse sono un segno della sto-ria, come in Italia e in tutta Europa, archi-tetture di luce e di profondo mistero. Cam-minando tra le navate, in mezzo alla folla, può sorgere il dubbio: sono mete turistiche o ancora luoghi di fede dove si sperimenta la tradizione che congiunge i secoli? Tra le diverse città che abbiamo visitato ci siamo in particolare soffermati a Toledo, Segovia, Salamanca che sono anche patri-monio mondiale Unesco. Siamo passati anche da Valladolid, una delle città più au-tentiche della Spagna dove vissero e mo-rirono Cristoforo Colombo e Miguel de Cervantes, l’autore di Don Chisciotte. Da Saragozza siamo saliti al monastero benedettino di Montserrat dove si è recato

San Ignazio di Loyola che proprio qui ma-turò la sua conversione, lasciando la sua spada ai piedi della Madonna di Montser-rat; nel 1982 il santuario ricevette la visita di Giovanni Paolo II. Al termine del nostro pellegrinaggio siamo approdati a Barcellona, capitale della Cata-logna. Dopo un giro orientativo nella città antica siamo giunti davanti alla Sagrada Familia, capolavoro dell’architetto Antoni Gaudì, opera in costruzione da diversi anni e che si prevede di inaugurare nel 2026. È questa un’opera da visitare più che da de-scrivere, per poterla ammirare in tutta la sua grandiosità e ricchezza di particolari. Durante i tragitti da un luogo all’altro le guide ci parlavano delle opere, dei re, dei principi e delle dinastie che si sono succe-duti nella storia della Spagna. Pieni di entusiasmo dopo questa immer-sione nella tradizione spagnola, siamo tor-nati alla nostra piccola Carate, con la con-sapevolezza che l’oggi di Dio è questo mo-mento, è adesso, e che in esso è racchiuso il passato con tutti i suoi ricordi e il futuro da vivere nell’attesa vigile e nella speranza. Un ringraziamento particolare va agli or-ganizzatori, agli accompagnatori e a tutti gli amici con i quali abbiamo trascorso queste giornate indimenticabili.

Romano Bai

Pellegrinaggio nella “Spagna mistica” Incontro con luoghi di santità e bellezza

La Madonna di Montserrat e il gruppo dei pellegrini

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A chi dà, sarà dato Generosità e gratitudine

Parrocchia Santi Ambrogio e Simpliciano Offerte varie NN per la parrocchia € 50, NN per la parrocchia € 50, NN per la parrocchia € 100, Raccolta Pro Kerala € 220, Raccolta Pro Kerala Parrocchia Costa Lambro € 70, S. Messa Agorà € 487, NN per Casa Maria Immacolata € 100, I.M. per la parrocchia € 100, Per i defunti del Loghetto € 70, S. Rosario Madonna Regina € 230, S. Rosario Madonna dei Vignoli € 150, S. Messa inizio anno scolastico € 159

Offerte per i Funerali Iole Zanardi € 50, Bianca Cesana € 100, Umberto Frigerio € 150, Michele Di Domenico € 50, Anna Marzano € 100, Maria Luigia Gatti € 150, Vito Morena € 80, Vincenza Cardillo € 100 Offerte per S. Bernardo NN € 100, A.V. € 20 Offerte per Matrimonio Francesca e Christian € 150 Offerte per S. Vincenzo NN € 50, NN € 100, I partecipanti alla gita con Gianni euro 1000 Offerte per “Adotta una famiglia” Buste Varie € 155, € 130, € 310, € 270, NN € 100, NN € 50, NN € 2.500 Parrocchia Santi Pietro e Paolo, Agliate Offerte varie S. Messa coscritti 1948 € 200, GRAL serata Iperecchio € 50, Festa per rete cascina di Emma € 300, 50esimo matrimonio Paola Eugenio € 40 Offerte per Matrimonio Sofia e Francesco € 200, Marta e Enrico € 500, Martina e Fabio € 100, Alice e Alessandro  € 200, Elena e Giovanni € 300 Offerte per i Funerali Ermes Malanchin  € 100

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o Parrocchia Santi Ambrogio e Simpliciano, Carate Brianza 136 Bianca Cesana di anni 95 137 Maria Luisa Gatti di anni 92 138 Anna Marzano di anni 80 139 Renata Testoni di anni 85 140 Vincenza Cardillo di anni 75 141 Vito Morena di anni 73 142 Cesarina Malvicini di anni 90 143 Anita Lo Presti di anni 69

Parrocchia Santi Pietro e Paolo, Agliate 144 Vittoria Destro di anni 87 145 Margherita Borgonovo di anni 90

Parrocchia San Martino, Costa Lambro 146 Olga Dionigia Sironi di anni 89 147 Tommasa Sarina Disca di anni 80

Parrocchia Santi Ambrogio e Simpliciano, Carate Brianza 44 Confalonieri Alessandro 45 Musso Tommaso Gianpaolo 46 Vergani Riccardo 47 Arienti Filippo 48 Bianco Majolo Mattia 49 Bulfaro Noah 50 Carro Soliryah Maria 51 Franzè Davide 52 Galli Isabella Ginevra 53 Molinaro Sveva 54 Oggioni Aurora 55 Pozzi Giorgia 56 Redaelli Nicole 57 Redaelli Tommaso 58 Riva Tommaso

Parrocchia Santi Pietro e Paolo, Agliate 59 Casati Diego 60 Pigaiani Margherita

Parrocchia Santi Ambrogio e Simpliciano, Carate Brianza 24 Sordelli Christian e Pozzi Francesca 25 Villa Andrea e Viganò Laura

Parrocchia Santi Pietro e Paolo, Agliate 26 Todoverto Fabio e Cazzaniga Martina 27 Pozzi Alessandro e Gazzetta Alice 28 Antico Giovanni e Colombo Elena

Il libro della Vita

RIGENERATI NELLO SPIRITO

RITORNATI AL PADRE

UNITI IN CRISTO

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Casa Parrocchiale di Carate, via Caprotti 1 Con il seguente orario da LUNEDÌ a VENERDÌ dalle 9.00 alle 12.00 e dalle 14.30 alle 17.00 SABATO dalle 9.00 alle 12.00 [email protected]

Telefono 0362.900164 è sempre in funzione la Segreteria telefo-nica o il ricevimento fax. È sempre possibile rivolgersi ai sacerdoti

Pastorale Giovanile Oratori Si può fare fa riferimento a don Alessandro Cellulare 340 9238922 o ai collaboratori presso L’Agorà. È possibile seguire tutta l’attività programmata sul sito www.lagora.net

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Comunità Pastorale Spirito Santo

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Segreteria Pastorale della Comunità Pastorale Spirito Santo

Celebrazione del Battesimo

Domenica 4 novembre ore 15.30 in Santi Ambrogio e Simpliciano Venerdì 2 novem bre ore 21.00 nella Prepositurale Santi Ambrogio e Simpliciano, incontro pre genitori e padrini

Albiate presso Campanile Lunedì dalle ore 9.30 alle ore 11.30

Carate via Manzoni 12 Martedì dalle ore 21.00

solo su appuntamento Mercoledì dalle ore 9.30 alle ore 11.30 Giovedì dalle ore 16.00 alle ore 18.00

Telefono 0362 900.384 centrodiascolto@comunitàspiritosanto.it

www.bcccarate.it

Ti consigliamo meglio.

Ti conosciamo bene.

Lunedì 9.00/12.00 da Martedì a Sabato 9.00/12.00 e 16.00/19.00

Domenica 8.30/11.30

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Buona StampaCarate Brianza - Via Caprotti 2 Telefono 380.6923561

AVVENIRE - FAMIGLIA CRISTIANA - GIORNALINO - MADRE - FAMIGLIA OGGI - JESUS Nuovo orario di apertura • Lunedì 9 -12 • da Martedì a Sabato 9 -12 / 16.00 - 19.00 • Domenica 8.30 - 11.30 Prenota il libro, lo consegnamo entro 7 giorni direttamente in Libreria, per telefono o via mail: [email protected] indicando Autore, Titolo, Editore, meglio integrare con codice ISBN

Il libro del meseMaris Martini Facchini

L’infanzia di un Cardinale prefazione di Marco Garzonio Edizioni Ancora, 167 pag, € 16,50 È uscito in coincidenza del sesto anniversario della morte del card. Martini un prezioso volume dedicato a un aspet-to poco esplorato della vita del cardinal Martini: la sua in-fanzia. A scriverlo è la sorella Maris, più giovane di Carlo Maria di 8 anni. Scavando nei suoi ricordi, completati da fotografie del-l’epoca, Maris Martini – come scrive nella postfazione mons. Bruno Forte - «ci offre in dono un ritratto per tanti aspetti inedito e umanissimo del suo grande e amatissimo fratello, di cui mi sembra di ascoltare la voce che le dice, come alla fine di questo breve memoriale, “Ringrazio mia sorella per la sua precisione e tenacia”». «Il “Martini minore”, nel senso di familiare e in qualche modo nascosto, costituisce una delle vie più favorevoli per ricostruire le radici e l’humus di ciò che il Cardinale sarebbe diventato.

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Casa MARIA IMMACOLATA Offre ospitalità a donne maggiorenni fino a 70 anni, con requisiti per una convivenza autonoma. Ospitalità massima 12 mesi L’ospitalità ha inizio dopo un colloquio con la direzione Servizio accoglienza Martedì, Mercoledì e Venerdì dalle 10.00 alle 12.00 Per informazioni 331.1661722 [email protected]

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Appuntamenti nella Comunità Pastorale

OTTOBRE Giovedì 4 - S. Francesco d’Assisi Patrono d’Italia

Venerdì 5 - Primo Venerdì del mese Domenica 7 - VI DOMENICA DOPO IL MARTIRIO DI S. GIOVANNI BATTISTA

Domenica 14 - VII DOMENICA DOPO IL MARTIRIO DI S. GIOVANNI BATTISTA ore 15.30 S. Battesimo, in Prepositurale - Carate

Domenica 21 - DEDICAZIONE DEL DUOMO DI MILANO ore15.030 S. Rosario alla Cappella di Maria Regina della pace, via XXV Aprile

Sabato 27 Veglia Missionaria Diocesana

ore 21.00 Concerto di tromba e organo in Basilica ad Agliate

Domenica 28 - I DOMENICA DOPO LA DEDICAZIONE DEL DUOMO DI MILANO

NOVEMBRE Giovedi 1 - SOLENNITÀ DI TUTTI I SANTI

ore 15.30 Processione al Cimitero

Venerdì 2 - Commemorazione di tutti i fedeli defunti

Domenica 4 - II DOMENICA DOPO LA DEDICAZIONE DEL DUOMO DI MILANO ore 9.30 S. Messa per i Caduti, in Prepositurale - Carate ore 15.30 S. Battesimo, in Prepositurale - Carate

Lunedì 5 - S. Carlo Borromeo Festa Liturgica

Sabato 10 Festa della parrocchia di S. Martino - Costa Lambro

Domenica 11 - NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO RE DELL’UNIVERSO Festa della Chiesa di Cristo Re