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ANNO SCOLASTICO 2006-2007 ISTITUTO DI ISTRUZIONE SUPERIORE COMMERCIALE “Vittorio Emanuele II – Ruffini” Largo Zecca, 4 - 16124 Genova SGE - SIRIO Informatica Gestionale IL XX SECOLO: DAGLI ESORDI STORICI E LETTERARI DELLA PRIMA METÀ DEL SECOLO FINO ALLEVOLUZIONE ESPONENZIALE DELLA TECNOLOGIA INFORMATICA NELLA SECONDA METÀ Dal Sistema Operativo al DBMS, attraverso la contabilità gestionale. Tesina di Maturità di: Christian Chiari Manni

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ANNO SCOLASTICO 2006-2007

ISTITUTO DI ISTRUZIONE

SUPERIORE COMMERCIALE

“Vittorio Emanuele II – Ruffini”

Largo Zecca, 4 - 16124 Genova

SGE - SIRIO Informatica Gestionale

IL XX SECOLO:

DAGLI ESORDI STORICI E LETTERARI DELLA PRIMA METÀ DEL SECOLO

FINO ALL’EVOLUZIONE ESPONENZIALE DELLA TECNOLOGIA INFORMATICA

NELLA SECONDA METÀ

Dal Sistema Operativo al DBMS,

attraverso la contabilità gestionale.

Tesina di Maturità di:

Christian Chiari Manni

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SOMMARIO PREMESSA ............................................................................................... Pag. 04

CAPITOLO 1: Cenni Storici sulla Seconda Guerra

Mondiale ..................................................... Pag. 05

1.1 Le prime avvisaglie dell’inizio della Seconda

Guerra Mondiale .................................................... Pag. 05

1.2 L’ascesa al potere di Adolf Hitler .......................... Pag. 07

1.3 L’Anschluss e i primi veri e propri attacchi

della Germania ....................................................... Pag. 10

1.4 Dicembre 1941: l’entrata nipponica nel conflitto Pag. 12

1.5 El Alamein e le prime sconfitte .............................. Pag. 12

CAPITOLO 2: L’influenza della Seconda Guerra

Mondiale sulla Letteratura del XX

Secolo osservata attraverso la vita

privata e letteraria di Eugenio Montale ... Pag. 15

2.1 I primi anni di E. Montale nella sua Genova ........ Pag. 15

2.2 Gli anni fiorentini ..................................................... Pag. 17

2.3 Il progressivo successo degli anni milanesi ........... Pag. 20

2.4 “Ossi di Seppia” ....................................................... Pag. 21

2.5 “I Limoni” .................................................................. Pag. 23

CAPITOLO 3: Il Boom Informatico nella Seconda Metà

del XX Secolo, storia e dettagli tecnici .. Pag. 28

3.1 La nascita del primo PC e la sua rapidissima

evoluzione ............................................................... Pag. 28

3.2 L’avvento del S.O. .................................................. Pag. 32

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3.2.1 – Il Kernel ...................................................................... Pag. 34

3.2.2 – Il File System .............................................................. Pag. 36

3.2.3 – Il Sistema multitask .................................................. Pag. 36

3.3 La rivoluzione nei sistemi di “raccolta dati”

apportata dalla nascita dei DBMS ....................... Pag. 37

3.3.1 – I Modelli di DBMS ..................................................... Pag. 40

CAPITOLO 4: Le modifiche nei Sistemi di Gestione

Aziendale dopo l’introduzione dei DBMS Pag. 49

4.1 L’Informazione e la Contabilità Direzionale ......... Pag. 49

4.2 La contabilità gestionale ....................................... Pag. 50

4.2.1 – Oggetti di calcolo .................................................. Pag. 51

4.2.2 – Classificazione dei Costi ........................................ Pag. 51

4.3 Il Diagramma di redditività (Break Even Analysis) Pag. 53

4.3.1 – Vantaggi e Svantaggi del Diagramma ............. Pag. 55

4.4 Metodologie di analisi dei costi ............................ Pag. 56

CAPITOLO 5: The Networks and the WEB

Discussion in English .................................. Pag. 59

5.1 The birth of Internet ................................................. Pag. 59

5.2 Network Topologies ................................................ Pag. 60

5.2.1 – Bus Network .............................................................. Pag. 62

5.2.2 – Star Topology ........................................................... Pag. 63

5.2.3 – Ring Topology .......................................................... Pag. 64

BIBLIOGRAFIA ..................................................................... Pag. 65

SITOGRAFIA ...................................................................... Pag. 65

Ringraziamenti ................................................................... Pag. 66

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Premessa

Una delle motivazioni primarie che mi ha spinto a scrivere la

presente tesina, è data dal fatto che approfondire gli eventi storici

che vanno dagli anni 20 agli anni 90 del secolo appena trascorso

mi inducono a ponderare e criticare più attentamente il momento

storico/sociale in cui vivo oggi, rendendomi partecipe attivo per il

miglioramento necessario della nostra società che attualmente

manda segnali allarmanti di impoverimento e degrado.

Altresì l’avvento di nuove tecnologie fa da motore nel

cambiamento dell’ordinamento sociale, di fatto sono stati stravolti

alcuni cardini, per esempio nel campo lavorativo, ora prendono

forma nuove professioni effimere che, come stelle cadenti, dopo

pochi anni scompaiono e vengono sostituite da nuove figure

professionali; tutto questo rende difficoltoso alle masse europee

riconfigurarsi e credere nel futuro, tali avvenimenti invece sono intrisi

e integrati con successo nel nuovo continente, che rimane per noi

terra di nuove promesse, riponendo, ancora, nell’occidente la

figura di mentore e di libertà.

Questo periodo storico, da me scelto e analizzato, mi da una

visione emblematica delle scelte politiche e delle relative scelte

tecnologiche che le hanno supportate, come ulteriore nota

negativa attualmente vi è un degrado anche nel campo artistico

che non lascia presagire, per i più, i tempi migliori, ma se ricorriamo

alla nostra storia ci accorgiamo che il degrado è come un’onda

marina, ed io spero che il prossimo futuro sia di bonaccia, una

nuova era risorta dalle sue ceneri.

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Capitolo 1

CENNI STORICI SULLA SECONDA GUERRA MONDIALE

1.1 Le prime avvisaglie dell’inizio della Seconda

Guerra Mondiale

Le prime motivazioni della Seconda

Grande Guerra da annoverare si

possono identificare nella debolezza

economica e politica della repubblica

di Weimar1, dall’occupazione francese

della Ruhr e la svalutazione dei marchi

tedeschi ai dissanguamenti delle riserve auree, il blocco del

commercio e un’inflazione senza precedenti.

Il cancelliere Gustav Streseman (primo ministro nel 1925

firmatario del trattato di Locarno) e il conio del rentenmark2

portarono ad una difficile e precaria stabilizzazione della

situazione economica e politica che fu però molto breve in

quanto immediatamente compromessa dalla comparsa del

Partito Nazionalsocialista (che fallì nel 1923 un tentativo di

golpe a Monaco) e dall’apparizione, per la prima volta nello

scenario politico tedesco, di Adolf Hitler3.

1 La Repubblica di Weimar prende il nome dalla città di Weimar dove fu redatta la costituzione del primo dopo guerra. 2 Il Rentenmark è stata la valuta emessa il15 novembre 1923 per fermare l’inflazione del 1922-1923 in Germania, sosituì il Papiermark, che era stato completamente svalutato. 3 Adolf Hitler, 20 aprile 1889 Braunau - 30 aprile 1945 Berlino.

La Repubblica di Weimar.

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Un duro colpo fu assestato

dalla crisi del ‘29, l’inflazione

aumentò notevolmente, fu la

caduta del governo Müller4 che

alimentò la fine della coalizione

tra socialisti e cattolici, e nacque

un governo di centro-destra

che, per affrontare la crisi

economica, adottò una politica

deflativa5 e assai impopolare; il

malcontento si manifestò presto con le elezioni politiche con

un cospicuo aumento delle ali estreme dello schieramento,

soprattutto nei nazionalsocialisti di Hitler.

Con l’avvento del Nsdap, (acronimo di National-

sozialistische Deutsche Arbeiterpartei) si intravedevano le linee

guida della nuova politica germanica: l’unificazione di tutte le

popolazioni tedesche, la revisione dei confini stabiliti nel 19196,

il razzismo antisemita, la limitazione delle libertà di stampa e di

espressione per coloro che potevano “contaminare” la

cultura nazionale, l’organizzazione centralizzata e corporativa

dello stato (la stessa ideologia esposta nel libro Mein Kampf7 di

Hitler stesso).

4 Müller in carica dal 1928 al 1930. 5 Deflativa: t.e. diminuzione della moneta circolante. 6 18 gennaio 1919 si apre a Parigi la Conferenza di Pace. 7 “La mia battaglia” testo composto da Hitler nell’anno di reclusione 1924, tutt’oggi nei paesi Bassi ne è vietata la vendita.

Ritratto di Adolf Hitler.

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1.2 L’ascesa al potere di Adolf Hitler

Dopo vari turni elettorali ed il susseguirsi al potere di vari

esponenti, Hindenburg si lasciò convincere da von Papen ad

affidare a Hitler la guida del governo (30 gennaio 1933);

questo fatto dimostrò come in quel momento della storia il

nazismo non era più visto come un concorrente bensì come

una nuova forza capace di agglomerare le varie frange della

destra in funzione anticomunista e antisocialista, e così di

condurre ad una riorganizzazione autoritaria lo stato tedesco.

La prospettiva di una rinascita economica e di un ritorno

della Germania al ruolo di grande potenza non poteva che

essere un ottimo motivo di appoggio al Führer da parte delle

classi industriali e finanziarie.

La Nsdap diventò così celermente un punto di riferimento

capace di saldare i desideri di rivincita nazionale ed

economica della piccola borghesia, si trattava di un’alleanza

tra interessi diversi, talvolta contrastanti, ma che si

riconoscevano nelle parole d'ordine nazionalistiche,

antisemite, e antisocialiste:

«non avremo pace fin quando non sarà distrutto [...]

l'ultimo centro d'istruzione e convertito o sterminato l'ultimo

marxista»8.

Lo avrebbero confermato le parole indirizzate al

Presidente von Hindenburg da membri dell'elite economica

8 Adolf Hitler, Febbraio 1926, Amburgo.

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del paese perchè affidasse alla Nsdap il potere:

«noi riconosciamo nel movimento

nazionale [...] l’inizio promettente di un'era

che crei, mediante il superamento dei

contrasti di classe, le basi indispensabili per

la rinascita dell'economia tedesca. Il

conferimento della direzione responsabile

[...] al Capo (Führer) eliminerà i punti deboli e gli errori che

sono necessariamente impliciti in ogni movimento di massa»9

Appena giunto al potere Hitler ricorse ai suoi più stretti

collaboratori per formare un governo di coalizione che si

dedicasse alla ristrutturazione dell'apparato statale in senso

totalitario.

Fu sciolto il parlamento, numerosi episodi di violenza

furono mossi contro gli oppositori, i deputati comunisti furono

dichiarati decaduti dal loro incarico e la stessa sorte toccò ai

parlamentari socialdemocratici e le sedi sindacali furono

occupate dalle SA (Sturm Abteilungen). Infine il 14 luglio 1933

tutti i partiti al di fuori del Nsdap furono dichiarati fuori legge e,

nelle sedute iniziali della legislatura, Hitler chiese e ottenne i

pieni poteri: furono le basi del “Führerprinzip”10.

Nel Giugno 1934 Hitler ordinò l'epurazione delle SA e del

loro capo Röhm, a lui personalmente legato (la cosiddetta

“notte dei lunghi coltelli”), la posizione dominante venne

9 Thyssen, Krupp, Bosch, industriali tedeschi, 1932. 10 Termine tedesco traducibile in “principio del capo”.

Lo stemma del Nsdap.

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assunta dalle SS (Schutz-Staffen).

Annunciando l'epurazione, Hitler dichiarò: "Se qualcuno

mi rimprovera e mi chiede perché non mi sono rivolto alle

regolari corti di giustizia, allora tutto ciò che posso dire è

questo: in queste ore io sono responsabile del destino del

popolo tedesco, e quindi sono diventato il giudice supremo

(oberster Gerichtsherr) del popolo tedesco"11.

Poco prima di morire, Hindenburg accoglieva la richiesta

di riunire le cariche di Cancelliere e quella di Presidente del

Reich in una sola persona. Era nato il Terzo Reich12.

Il potere nazista non si

esprimeva soltanto attraverso la

repressione, di fondamentale

importanza furono la propaganda

e il suo ossimoro, la repressione

della libera espressione contraria

al regime, un’organizzazione

capillare delle società, l'addestramento ad una disciplina

auspicata per il cittadino tedesco ideale, la statalizzazione, le

leggi razziali, queste ultime scatenate dal pretestuoso omicidio

di un diplomatico tedesco da parte di un giovane ebreo13.

11 Da William L. Shirer, La Nascita e La Caduta del Terzo Reich. 12 Terzo Reich 1933, A. Hitler; Secondo Reich 1871, Bismarck - Primo Reich 962, Sacro Impero Romano-Germanico. 13 Notte dei cristalli: 9-10 novembre 1938. Con “Reichskristallnacht” viene indicato il “pogrom” (termine d’origine russo-zarista, rivolta popolare anti-semita) condotto dai nazisti.

Le vetrate infrante dai nazisti

nei quartieri ebraici durante la

cosiddetta Notte dei Cristalli.

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1.3 L’Anschluss e i primi veri e propri attacchi della

Germania

Successivamente all’ “Anschluss” (annessione) dell'Austria

e dei Sudeti alla Germania, nonostante l'alleanza tra

Cecoslovacchia e Francia, si presagiva il peggio. Così esordì

un noto “cervello” a manifestare le sue perplessità: «non riesco

a capire la passività della risposta di tutto il mondo civile a

questa moderna barbarie. Il mondo non vede che Hitler punta

alla guerra?»14

Di fatti l'obiettivo espansionistico tedesco si concretizzò in

vista dell'occupazione della Polonia, ma non prima di aver

stretto il “patto d'acciaio” con l'Italia, e il “Molotov-

Ribbentrop” con l' Unione Sovietica, che di fatto sanciva un

patto di non aggressione, e segretamente la spartizione della

Polonia.

Inevitabilmente il 1° settembre 1939 i tedeschi varcarono i

confini polacchi, mentre i sovietici li superavano ad oriente. La

strategia tedesca era dominata dal concetto della Blitzkrieg

(guerra lampo), pochi giorni dopo Francia e Gran Bretagna

dichiararono guerra al Reich.

Superato un momento di stallo denominato la “finta

guerra”, le ostilità prussiane ripresero con l'invasione della

Danimarca e della Norvegia nell'aprile del 1940, e l’attacco

contemporaneo del Belgio, dell’Olanda e del Lussemburgo,

14 Albert Einstein, 1° ottobre 1933.

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fino a sfondare, infine, le linee francesi presso Sédan15.

Il 10 giugno, quando ormai la Francia pareva sconfitta,

entrava opportunisticamente in guerra anche l'Italia, il 14

giugno 1940 Parigi fu occupata.

Il 1° settembre Hitler diede il via ad un’imponente, ma

vana, operazione aerea con lo scopo di piegare la resistenza

britannica, successivamente il conflitto si spostò nell'Atlantico.

A seguito degli ingenti investimenti finanziari e dei timori di

un’egemonia tedesca in Europa, gli Stati Uniti scesero

definitivamente in guerra.

La Germania, trovatasi a

dover arginare gli insuccessi

italiani, fu costretta ad inviare

parte delle truppe in Africa e

nei Balcani, dove conseguirono

vittorie brillanti.

L'attenzione del Führer si

spostò sull'acerrimo nemico per

antonomasia: l'Unione Sovietica. Il 22 giugno 1941 venne dato

il via alla “Operazione Barbarossa”, cioè l’invasione dell'URSS. I

tedeschi assediarono Leningrado16 e, a metà ottobre,

conquistarono Kiev. Ma a pochi chilometri da Mosca

l'avanzata si arrestò.

15 Città dove fu combattuta la battaglia omonima, nell’ambito della guerra franco-prussiana del 1870. 16 Il nome assunto dal 1924 al 1991 dalla città Russa San Pietroburgo.

L’Operazione Barbarossa.

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1.4 Dicembre 1941: l’entrata nipponica nel conflitto

Agli antipodi del globo, il 7 dicembre 1941 l'aviazione

giapponese attaccò a sorpresa la base militare di Pearl Harbor

nelle isole Hawaii. Nonostante l'espansionismo nipponico, nel

1942 gli USA riuscirono, a caro prezzo, ad impedire la

conquista delle isole Hawaii e della Guinea meridionale.

Alla fine del 1942 i paesi del “Patto Tripartito”17 avevano

raggiunto la massima espansione territoriale: la guerra

europea scoppiata nel 1939, quella cino-nipponica già in

corso dal 1937 e la successiva ascesa nel 1941 delle altre due

grandi potenze, aveva esteso il conflitto all'intero globo.

La battaglia mortale tra inglesi e tedeschi sull'Atlantico fu

senz'altro un nuovo capitolo della storia: l'ammiragliato

britannico perseguiva lo scopo di recuperare un sommergibile

tedesco, “U-boot” per poter ottenere il maggior numero

d'informazioni sul “Codice Enigma” (macchina per cifrare le

comunicazioni tedesche). Raggiunsero infine l'obiettivo di

catturare l’U-Boot 110, e ciò fu di fondamentale importanza

per le battaglie sugli oceani.

1.5 El Alamein e le prime sconfitte

La prima grossa sconfitta su terra ferma fu in Nord Africa

con la Seconda Battaglia di El Alamein (Egitto) nel 1942. Più o

17 Trattato tripartito, il 27 settembre 1940 fu ratificato a Berlino dalla Germania nazista, dall’Italia fascista e dall’Impero Giapponese al fine di riconoscere le loro aree di influenza.

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meno nello stesso periodo si rovesciarono anche le sorti

tedesche in Russia. La sconfitta nella Battaglia di Stalingrado

sconvolse molti membri dell'Alto Comando Tedesco e la

realizzazione che le truppe tedesche non erano più invincibili

cominciò a permeare attraverso le menti della popolazione;

questa fu senza dubbio la prima grande sconfitta della

Wehrmacht18. Si apriva così un anno che avrebbe visto

tedeschi e giapponesi arretrare ovunque; in luglio, mentre sul

fronte italiano gli anglo-americani sbarcavano in Sicilia (9

luglio 1943) e Mussolini veniva fatto arrestare, l'armata rossa

sfondò le linee tedesche.

Dai rapporti fra gli alleati, Roosvelt, Churchill e Stalin, si

intravedevano le problematiche politiche che riaffioravano

con il delinearsi della sconfitta del “Patto Tripartito”.

Il 25 luglio 1943, successivamente alla sfiducia del Duce e

all'annuncio dell'armistizio, i tedeschi procedettero

all'occupazione militare del paese; il 6 giugno del 1944,

esattamente cinque anni dopo l'inizio del conflitto, ci fu lo

sbarco in Normandia (D-Day); in agosto venne raggiunta

Parigi; Berlino fu campo di duri scontri nell'aprile del 1945

quando fu raggiunta dall'armata rossa, contemporanea-

mente i partigiani e il CLN (Comitato di Liberazione Nazionale)

avevano proclamato, per il 25 aprile 1945, l'insurrezione

generale.

18 Le forze armate tedesche hitleriane dal 1935 fino alla fine del conflitto, nate dalle ceneri delle Reichswehr.

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La guerra d'Europa aveva fine, Mussolini venne giustiziato

e Hitler si suicidò.

In Oriente, dopo la distruzione nucleare di Hiroshima prima

e Nagasaki successivamente, il 2 settembre 1945 terminarono i

conflitti anche nel Pacifico con la resa incondizionata del

Giappone imperiale.

Oltre agli altissimi costi in termini di vite umane e ai gravi

danni materiali, la guerra ebbe un forte impatto anche sul

piano psicologico accresciuto soprattutto dall'uso della

bomba atomica.

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Capitolo 2

L’INFLUENZA DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE SULLA

LETTERATURA DEL XX SECOLO OSSERVATA ATTRAVERSO LA VITA

PRIVATA E LETTERARIA DI EUGENIO MONTALE.

La guerra poi e il fascismo prima furono devastanti sotto

vari aspetti: economici, psicologici e morali. La continua

oppressione del regime e il doversi configurare alle masse

furono detonatori di nuove scuole di pensiero: sopprimendo il

lato umano si cercava così sfogo nella mente.

2.1 I primi anni di E. Montale nella sua nativa Genova

Furono tanti i “cervelli” perseguitati, durante il regime

fascista, chi poté esiliò, o perlomeno provò a farlo. Genova

diveniva città di emigranti con il suo porto come

un’appendice verso le libertà.

Primo fra molti fu il Montale, nato

proprio qui a Genova nel 1896, sesto

figlio di un imprenditore. Dopo un

primo inserimento nell’impresa di

famiglia non seguì però le orme del

padre, egli preferiva passare le sue

Eugenio Montale.

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ore libere in biblioteca, “alla Berio”19, concentrando i suoi sforzi

su ciò che realmente apprezzava, la letteratura. Conseguì il

diploma di ragioniere di cui non andava orgoglioso, e fu molto

legato alla sorella Marianna che, superando l’opposizione

famigliare, si laureò alla Facoltà di Lettere e Filosofia.

Risale al 1916 “Meriggiare”, che fu poi inserita nella sua

prima raccolta, all’anno successivo risale invece un quaderno

di appunti, una sorta di diario intellettuale, che fu poi

pubblicato postumo nel 1893 (“Quaderno genovese”).

Un inizio incerto sull’evolversi della sua vita, la Prima

Guerra Mondiale lo occupò per qualche anno, inviato alla

Scuola Allievi Ufficiali di Parma, dove conobbe Sergio Solmi, il

critico che lo introdusse nell’ambiente degli intellettuali torinesi.

Con il concludersi della guerra fu inviato in Trentino e

distaccato per alcuni mesi a Torino, per poi far rientro a

Genova. La scrittura di poesie andava via via facendosi

sempre più regolare, nel 1922 comparvero sulla rivista “Primo

Tempo”20 sei componimenti sotto il titolo complessivo di

“Accordi e la poesia Riviere”. Nonostante i continui

ripensamenti sulla via da seguire, la sua recensione del libro di

prose di Camillo Sbarbaro (“Trucioli”), pubblicata su “L’Azione

di Genova”, gli aveva procurato l’amicizia di quel poeta e la

familiarità con l’ambiente erudito genovese.

19 Rinomata biblioteca locale, fondata nella seconda metà del settecento dall’Abate Giuseppe Vespasiano Berio, la cui sede originaria fu in Via del Campo. 20 Rivista torinese diretta da Solmi e Debenedetti.

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Nel 1923 morì il maestro di canto21 del Montale, e con

esso le sue idee di diventare un baritono. Nello stesso anno

l’amicizia con Emilio Cecchi si tramutò presto in

collaborazione, conobbe anche Roberto Bazlen, intellettuale

triestino che gli fece conoscere le opere di Svevo; i suoi articoli

successivi sulla narrativa sveviana, 1925 e 1926, costituirono

l’inizio della fortuna critica e della notorietà di Montale.

Nonostante tutto continua l’indecisione di Montale, incapace

di dare un indirizzo preciso alla propria vita; si sentiva per

questo vicino a quegli “inetti”, protagonisti dell’opera

sveviana, che egli aveva tanto amato. Solo nel 1927 trovò il

primo lavoro fisso: redattore della casa editrice fiorentina

Bemporad. Dovette quindi trasferirsi a Firenze, città che in quel

periodo era senza dubbio il centro culturale più attivo, e qui

cominciò la sua collaborazione con le riviste “Solaria”22 e “La

Fiera Letteraria”, collaborazione che gli permise di ampliare

notevolmente la sua cerchia di conoscenze negli ambienti

letterari.

2.2 Gli anni fiorentini

Furono gli anni delle

“Giubbe rosse”, un Caffé nel

quale con regolarità si radunava

un folto gruppo di intellettuali “i Solariani”: Vittorini, Gabba,

21 Maestro Ernesto Sivori. 22 La rivista “Solaria” fu fondata nel 1926 da Carocci.

Il Caffè fiorentino “Le Giubbe Rosse”.

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Quasidomo, Loria, Piovone e molti altri.

In quel gruppo Montale cominciò

ad essere riconosciuto come un

maestro di vita, l’intellettuale che

riusciva a focalizzare l’attenzione sui

fatti e su quei personaggi che alla

lunga risultavano importanti. In quegli

anni conobbe anche due tra le donne che più influirono sulla

sua vita e sulle sue opere, la prima fu Drusilla Tanzi, mentre la

seconda, la studiosa ebreo-americana Irma Brandeis, dopo

aver letto il suo “Ossi di Seppia” ebbe con lui una relazione,

dal 1933 fino al suo rientro negli USA nel 1939 a causa delle

persecuzioni contro gli ebrei.

La vita di Montale trascorreva priva di avvenimenti

clamorosi, ma tormentata e intristita dal senso di ripulsa e di

estraneità che egli nutriva per il fascismo, vissuto come una

perenne offesa all’intelligenza, alla moralità; l’insofferenza

aumentava man mano che il regime acquisiva potere.

Montale ha dunque coltivato la propria "vena" poetica

nell'atmosfera raccolta e amichevole di un mondo di

intellettuali che il fascismo condannava a un deprimente

silenzio, non tanto con imposizioni violente quanto con la forza

schiacciante di un conformismo di massa che rendeva vano

ogni tentativo di rivolta e invisibile la differenza di chi non vuole

adattarsi.

Irma Brandeis: “Clizia” nelle opere

del Montale.

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Ma si avvicinavano momenti ancora più duri, la situazione

di oppressione poliziesca si andava aggravando e il poeta

ebbe la sensazione (inzio del 1938) che i fascisti di Firenze

stessero per estrometterlo dal suo incarico di direttore della

Biblioteca del “Gabinetto Vieusseux”. Dopo un confronto con

gli amici di “Solaria”, decise quindi di richiedere la tessera del

Partito Nazionale Fascista, indispensabile per mantenere il

lavoro; ma la tessera gli fu negata, anche a causa della sua

amicizia con poeti contrari al regime (Godetti, Rosselli).

Puntuale arrivò il licenziamento nel dicembre del 1938,

cominciò cosi un periodo di grandi difficoltà, fu allora che

anche Montale pensò di emigrare negli Stati Uniti, ma le

complesse formalità per l’ingresso nel paese lo fecero

desistere.

Nel 1939 fu pubblicata da Einaudi la sua seconda grande

raccolta di poesie: “Le occasioni”.

La successiva raccolta del Montale fu “Finisterre” (1943),

scritta segretamente e clandestinamente inviata dall’amico

Gianfranco Contini in Svizzera, dove venne pubblicata; si

dovettero aspettare due anni prima che potesse essere

pubblicata anche in Italia.

La situazione peggiorò con l’occupazione di Firenze da

parte dei tedeschi, Montale ospitò e soccorse amici come

Saba e Levi, costretti a nascondersi dalle persecuzioni razziali.

Dovette attendere fino alla liberazione del paese per essere

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finalmente nominato membro del “Comitato per la Cultura e

l’Arte”; fu quella l’unica parentesi politica del Montale, si

dimise poco tempo dopo.

Curava intanto la critica teatrale sulla “Nazione del

Popolo” e insieme con Bonsanti, Loria e Scaravelli fondò la

rivista “Il Mondo”.

2.3 Il progressivo successo degli anni milanesi

Nel 1948 si trasferì a Milano per far fronte ai nuovi impegni

di lavoro come redattore per il noto quotidiano di Via

Solferino, “Il Corriere della Sera”.

Ma non si conclusero così le sue pubblicazioni poetiche:

nel 1956 fu pubblicata la terza raccolta “La Bufera e Altro” e

anche “La Farfalla di Dinard”, un libro di brevi racconti

comparsi a partire dal 1946 sul Corriere.

Grazie ai numerosi viaggi all’estero come inviato, la sua

fama cominciava a diffondersi anche al di fuori dei confini

italiani. Nel 1961 ricevette la laurea Honoris Causa

dall’Università di Milano, riuscendo sempre a conciliare le due

attività di giornalista e di poeta.

Nel 1962 sposò Drusilla Tanzi che morì solamente l’anno

successivo; il colloquio con la sua amata però non si

interruppe, nonostante la prematura scomparsa, ma continuò

su carta, dando così origine alle poesie di “Xenia”.

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Nel 1967 fu nominato Senatore a vita dal Presidente della

Repubblica Saragat23; nel 1971 sorprese il mondo letterario,

ormai convinto che si fosse esaurita la sua vena poetica, con

la pubblicazione della raccolta “Satura” che mostrava anche

un profondo rinnovamento stilistico; seguì nel 1973 un’ulteriore

raccolta “Diario del ’71 e del ‘72”. Un anno dopo aver cessato

la sua attività di giornalista ricevette una laurea anche

dall’Università di Roma, e successiva-

mente il Premio Nobel per la Letteratura

(1975) che consacrava la sua

dimensione di poeta internazionale.

Con grande entusiasmo, prima di

spegnersi, Montale fece a tempo a

vedere pubblicata la sua intera

produzione poetica nella raccolta

“L’Opera in Versi” (1980), curata dal

critico e amico Contini e da Bettarini, per l’editore Einaudi.

Morì a Milano nel 1981 dopo una breve malattia, ma fu

sepolto nel cimitero di San Felice a Ema (FI).

2.4 “Ossi di Seppia”

Fa parte della prima raccolta di Montale, del 1925, e, se

da una parte sono poesie dannunziane per lo stile, per

l’aspetto ideologico sono completamente anti-dannunziane:

23 Quinto Presidente della Repubblica Italiana dal dicembre 1964 al dicembre 1971.

Consegna del Premio Nobel per la Letteratura (1975).

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non hanno nessuna verità o certezza da rivelare, si limitano a

descrivere la profonda angoscia del poeta, la sua disarmonia

col mondo, il cosiddetto «male di vivere». Montale non cerca

di darci nessuna certezza positiva, ma solo «ciò che non

siamo, ciò che non vogliamo».

Gli “Ossi di Seppia”24 danno il titolo alla raccolta e sono le

conchiglie di certi molluschi lasciate dalle onde sulla spiaggia,

sono presenze inaridite e ridotte al minimo, simbolo della

poetica dello scabro ed essenziale, dominante in Montale.

All’oggetto simbolico seguirà quasi sempre la spiegazione

dello stesso, vediamo ad esempio la composizione della lirica

“Spesso il male di vivere ho incontrato”.

Tipico paesaggio in questa raccolta è quello ligure,

marino, assolato, arido e scabro, che assume una parte

importante. Come interlocutore Montale utilizzerà solo il mare

od un generico “tu”.

Il lessico è esatto, preciso, anche tecnico in certi casi, ma

da D’Annunzio, anche aulico e dialettale. Montale immette un

lessico aulico in una situazione realistica e quotidiana, ma è

uno stile, caratteristico di D’Annunzio appunto, che usa solo

negli “Ossi di Seppia”.

Il “leopardiano” «mal di vivere» si ritrova soprattutto in

celebri metafore, quali il camminare su un muro «che ha in

24 “Ossi di Seppia” comprende 58 liriche, raccolte in sette sezioni, a cui fanno da cornice un’introduzione (“I Limoni”) e una conclusione (“Riviere”).

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cima cocci aguzzi di bottiglia»25, essere imprigionati da una

rete, essere legati da una catena. Talvolta però si intravede

una possibilità di salvezza, una «maglia rotta nella rete», che

permette la fuga dal dolore e dalle insensatezze della vita. È

quindi possibile trovare «l’anello che non tiene / il filo da

disbrogliare che finalmente ci metta / nel mezzo di una verità»

(“I Limoni”). È una possibilità vaga, dai contorni indefiniti, e

quando assume una forma più precisa si rivela solo uno

scacco.

Fra la poesia d’apertura (“I Limoni”) e quella di chiusura

(“Riviere”) trovano spazio quattro sezioni intitolate “Movimenti”

(13), “Ossi di Seppia” (22), “Mediterraneo” (9), “Meriggi e

Ombre” (15).

Il linguaggio, come abbiamo detto, riprende molto quello

dannunziano, la metrica non è rivoluzionaria, i metri tradizionali

sono ben riconoscibili.

2.5 “I Limoni”

Ascoltami, i poeti laureati

si muovono soltanto fra le piante

dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti.

Io, per me, amo le strade che riescono agli erbosi

5 fossi dove in pozzanghere 25 Versi tratti da “Meriggiare” il poeta allude ai muretti tipici genovesi, ancora presenti in Albaro.

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mezzo seccate agguantano i ragazzi

qualche sparuta anguilla:

le viuzze che seguono i ciglioni,

discendono tra i ciuffi delle canne

10 e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni.

Meglio se le gazzarre degli uccelli

si spengono inghiottite dall'azzurro:

più chiaro si ascolta il sussurro

dei rami amici nell'aria che quasi non si muove,

15 e i sensi di quest'odore

che non sa staccarsi da terra

e piove in petto una dolcezza inquieta.

Qui delle divertite passioni

per miracolo tace la guerra,

20 qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza

ed è l'odore dei limoni.

Vedi, in questi silenzi in cui le cose

s'abbandonano e sembrano vicine

a tradire il loro ultimo segreto,

25 talora ci si aspetta

di scoprire uno sbaglio di Natura,

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il punto morto del mondo, l'anello che non tiene,

il filo da disbrogliare che finalmente ci metta

nel mezzo di una verità.

30 Lo sguardo fruga d'intorno,

la mente indaga accorda disunisce

nel profumo che dilaga

quando il giorno più languisce.

Sono i silenzi in cui si vede

35 in ogni ombra umana che si allontana

qualche disturbata Divinità.

Ma l'illusione manca e ci riporta il tempo

nelle città rumorose dove l'azzurro si mostra

soltanto a pezzi, in alto, tra le cimase.

40 La pioggia stanca la terra, di poi; s'affolta

il tedio dell'inverno sulle case,

la luce si fa avara - amara l'anima.

Quando un giorno da un malchiuso portone

tra gli alberi di una corte

45 ci si mostrano i gialli dei limoni;

e il gelo del cuore si sfa,

e in petto ci scrosciano

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le loro canzoni

le trombe d'oro della solarità.

[tratto da “Ossi di seppia”, 1925]

Costituisce il manifesto poetico degli Ossi: una poetica

antieloquente, che contrappone al solenne e all’artificioso

una più umile adesione alla realtà quotidiana (di cui l’odore

dei limoni ne è simbolo).

L’autore fornisce un elenco di temi prescelti per le sue

poesie, il paesaggio ligure e la stagione soleggiata, estiva. Il

paesaggio estivo permette al poeta una sorta di rapporto tra

la natura e se stesso.

Metro: quattro strofe di 10, 11, 13 e 15 versi di lunghezza

variabile, comunque più frequenti sono endecasillabi e

settenari. È presente quindi una regolarità di fondo, i versi

lunghi sono quasi sempre doppi settenari.

Venti su quarantanove versi sono implicati in una rima

perfetta, sono presenti poi altre rime imperfette o interne.

Analisi: è composta da due nuclei tematici, uno con la

descrizione dei poeti ‘laureati’, tra cui primeggia D’Annunzio,

in contrasto con la sua scelta di poetica più umile e ‘vera’; nel

secondo, la concezione dolorosa dell’esistenza come catena,

sequenza di atti per noi senza senso, ma illuminata dalla

speranza di trovare il filo della matassa in grado di svolgere il

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tutto, il vero significato della vita. Notiamo come Montale

attraversi D’Annunzio, con i suoi limoni anziché bossi, ligustri e

acanti, però in questa poesia troviamo molti preziosismi

lessicali: si tratta quindi di un’opposizione di ideali, ma gli

aulicismi verranno utilizzati anch’essi per trovare la perfezione

e la nitidezza sintattica.

Significato: v. 1: “ascoltami” è un termine dedicato ad un

interlocutore indeterminato, ma ha un tono famigliare, diverso

da D’Annunzio;

vv. 25-29: ci si aspetta di trovare un anello rotto nella

catena esistenziale che ci lega, e di uscire dalla disarmonia e

dall’angoscia immutabile della vita, speranza di disbrogliare la

matassa e di giungere al senso vero della vita;

vv. 47-49: il giallo dei limoni si contrappone alla tristezza e

al grigiore dell’inverno, ricordano con il loro colore la

luminosità del sole e dell’estate.

La poesia “I Limoni” dichiara l’attenzione per le cose

comuni e modeste, semplici e concrete come i limoni,

rappresentano emozioni vive, danno l’impressione di poter

svelare da un momento all’altro il segreto del mondo e della

vita.

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Capitolo 3

IL BOOM INFORMATICO NELLA SECONDA METÀ DEL XX

SECOLO, STORIA E DETTAGLI TECNICI

3.1 La nascita del primo PC e la sua rapidissima

evoluzione

La Seconda Guerra Mondiale non fu solo madre di morte

e distruzione, come abbiamo potuto leggere nelle pagine

precedenti, ma fu anche ispiratrice di nuove correnti, e nel suo

male portò alla nascita di nuove visioni e nuove scoperte. Una

tra le più importanti e diffuse può essere individuata in quello

che sarà poi uno degli strumenti che più saranno utilizzati

quotidianamente negli ambienti di lavoro e nell’ambito

privato e casalingo e sul quale non ci si sofferma mai per

riflettere sulla storia che ha portato alla sua nascita: il suo

nome primordiale è Colossus.

Il Colossus è stato il primo computer in grado di forzare i

codici sviluppati dalla macchina Enigma, fu ideata da Arthur

Scherbius e che, come abbiamo raccontato prima, veniva

usata dai tedeschi per cifrare i messaggi della fanteria prima e

della marina dopo durante tutta la Seconda Guerra Mondiale.

Fu il primo computer prodotto dagli Inglesi, costruito in segreto

per la Royal Navy26, e uno dei primi totalmente elettronici.

26 Marina Militare delle Forze Armate Britanniche dal 1612.

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Infatti, fu il primo ad usare le valvole termoioniche (allora usate

solo dagli amplificatori) al posto dei relé, aumentando quindi

notevolmente la potenza di calcolo. Si stima che era

composto da circa 1500 valvole.

Il suo ideatore fu

Tommy Flowers che, nel Post

Office Research Station a

Dollis Hill, realizzò il prototipo

Colossus Mark I, che venne

poi assemblato a Bletchley

Park27 nel febbraio del 1944.

Il migliorato Colossus Mark II venne installato nel giugno del

1944, e dieci altri Colossus vennero costruiti prima della fine

della guerra. Si crede che il Colossus abbia fortemente

cambiato le sorti del conflitto. Ci vollero parecchi anni prima

che i suoi successori facessero comparsa nelle nostre

abitazioni.

Il 12 agosto 1981 veniva presentato ufficialmente alla

stampa specializzata il personal computer di IBM, una

macchina dalle dimensioni ridotte e

con prestazioni piuttosto modeste,

indicata più genericamente come

microcomputer. Il personal era il “IBM

5150”, basato sul processore 8088 a

27 Nota anche come “Stazione X”, è un paese a 75 Km a Nord-Ovest di Londra.

Colossus Mark II - 1944.

IBM 5150 – 1981.

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4,77 MHz. Era dotato di memoria RAM da 64 Kb, un lettore

floppy da 5,25 pollici, tastiera, monitor monocromatico a 12

pollici. Utilizzava il sistema operativo PC-DOS 1.0 (acquistato su

licenza dalla Microsoft). Costava tremila dollari in versione

base, mentre la configurazione più ricca con monitor a colori

raggiungeva i seimila dollari.

La storia del microcomputer inizia molti anni prima del

lancio ufficiale di IBM. Queste macchine venivano costruite da

hobbisti appassionati di informatica che, non avendo accesso

alle risorse dei grandi centri di elaborazione, riuscivano a

crearne una versione ridotta nel proprio garage.

La logica intrapresa da IBM di acquistare i componenti

dell'elaboratore invece di progettarli e costruirli in casa,

l’aveva portata a dover scegliere un sistema operativo,

ovvero il software per la gestione della macchina. Infatti,

sviluppare un proprio sistema operativo avrebbe richiesto un

consumo di risorse eccessivo: non sarebbero bastati due anni

di lavoro di decine e decine di specialisti. Così, per evitare

un'operazione considerata rischiosa, IBM cercò un possibile

fornitore di sistemi operativi adatti al PC e, nel 1980, la scelta

cadde proprio sulla Microsoft28, una piccola società di Seattle,

che gli fornì appunto il sistema operativo PC-DOS 1.0.

Il nome del sistema operativo era costituito con le iniziali

delle parole che ne descrivevano le funzionalità, ovvero: DOS,

da Disk Operating System. 28 I fondatori sono stati Paul Allen e Bill Gates, 1975.

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Ma qual’è l’importanza del sistema operativo? Un

computer diventa molto più utile se dotato di una memoria di

massa, per gestirla serve un “gestore di file system”, ovvero un

insieme di funzioni che permetta di organizzare i dati sulla

superficie, dei mezzi di memorizzazione secondo una struttura

ben precisa. I sistemi operativi che risiedono su disco

(inizialmente floppy poi hard disk e altre più evolute unità di

massa) capaci di gestire un file system sono detti

genericamente Disk Operating Systems, cioè DOS appunto.

L'esemplare più famoso è senz'altro proprio il MS-DOS della

Microsoft. Ne esiste anche una versione libera, denominata

FreeDOS.

L'introduzione del PC comportò una vera e propria

rivoluzione nel modo di lavorare: l'informatica personale era

sconosciuta nel mondo delle piccole e medie aziende. Pochi

utenti selezionati avevano accesso a qualche archivio

meccanizzato e, sotto il controllo di mainframe, lanciavano

programmi di lettura selettiva dei dati.

Queste operazioni erano svolte attraverso i cosiddetti

“terminali stupidi”, ovvero macchine formate da un enorme

video monocromatico e da una tastiera, asservite ad un

mainframe dal quale ricevevano i dati ed al quale si

potevano solo inviare messaggi, raramente istruzioni o

comandi.

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I PC erano nettamente meglio dei “terminali stupidi” in

quanto dotati ciascuno di una propria CPU29 che li rendeva

dei veri e propri centri di elaborazione autonomi. Si diffusero

abbastanza rapidamente nel mondo aziendale, anche

perché non rappresentavano un cambiamento

particolarmente profondo dell'informatica tradizionale. In

pratica, i microcomputer erano mainframe in miniatura.

Agli occhi di qualcuno, però, apparivano come una

forma di riduzione a banale strumento di lavoro di una mitica

idea che era nata diversa, più libertaria. I mini (predecessori

dei PC) erano legati alla generazione dei figli dei fiori e degli

hippy. Il computer veramente rappresentativo di questo filone

non fu il PC IBM ma il Macintosh della Apple.

Nei Macintosh tutto era

diverso: i comandi erano impartiti

tramite il mouse e non tramite la

tastiera e si poteva scegliere tra

menu di tutti i tipi che

spuntavano fuori ovunque si cliccasse sullo schermo; era nata

una nuova era.

3.2 L’avvento del S.O.

Il sistema operativo (abbreviato in S.O. oppure dall'inglese

in O.S. - Operating System) è il programma responsabile del 29 Central Processing Unit – Unità centrale di elaborazione dei computer, è costituita da un sottile cristallo di silicio.

Evoluzione del logo Apple

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diretto controllo e della gestione dell'hardware di un computer

e delle sue operazioni di base. Si occupa dei processi che

vengono eseguiti e della gestione degli accessi degli utenti.

Compito del sistema operativo è inoltre quello di virtualizzare le

risorse hardware30 e software31 nei confronti dei programmi

applicativi.

Un generico sistema operativo moderno si compone di

alcune parti ben definite:

- un gestore di “file system” che si occupa di esaudire le

richieste di accesso alle memorie di massa;

- un gestore di “memoria virtuale” che alloca pagine di

memoria a richiesta e si assicura che questa sia presente nella

memoria fisica al momento giusto;

- uno “scheduler” che assicura ai vari processi in

esecuzione una ben definita quantità di tempo di

elaborazione;

- uno “spooler” che accumula i dati da stampare e li

stampa in successione;

- una “interfaccia utente” (shell o GUI) che permette agli

utenti di interagire con la macchina;

- un “kernel”, fulcro del sistema, che gestisce il tutto.

30 Costituisce la parte fisica dell’elaboratore. 31 Indica un programma o un insieme di programmi in grado di funzionare su un elaboratore.

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3.2.1 – Il Kernel

Il kernel è il cuore di un sistema operativo. Si tratta di un

software che ha il compito di fornire ai moduli che

compongono il sistema operativo e ai programmi in

esecuzione sul computer le funzioni fondamentali ed un

accesso controllato all'hardware, sollevandoli dai dettagli

della sua gestione.

Quali funzioni sia opportuno che il kernel debba fornire e

quali possano essere demandate a moduli esterni è oggetto di

opinioni divergenti: se il kernel di un sistema operativo

implementa soltanto un numero molto ristretto di funzioni,

delegando il resto ad altre parti, si parla di microkernel. Il

vantaggio di un sistema operativo microkernel è la semplicità

del suo kernel; lo svantaggio è l'interazione più complessa fra il

kernel e le altre componenti del S.O. stesso, che rallenta il

sistema. Di solito il kernel di un sistema operativo microkernel è

molto piccolo e fornisce solo poche funzioni di base per

l'astrazione dall'hardware e la comunicazione fra i vari moduli,

che sono esterni ad esso.

Schema di Microkernel

Kernel

Servers Software

IPC

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Un kernel tradizionale, monolitico, integra invece dentro di sé

la gestione della memoria virtuale, lo scheduler e i gestori di

file system, nonché i driver necessari per il controllo di tutte le

periferiche collegate. Questo tipo di kernel è più complesso

da progettare, mantenere ed aggiornare, ma è anche più

veloce ed efficiente. Una sua evoluzione è costituita dai kernel

"modulari", che mantengono al loro interno lo scheduler e i

gestori di file system e memoria virtuale ma separano alcune

funzioni non essenziali in moduli a sé stanti, da caricare in

memoria solo in caso di effettivo uso della funzione o

periferica di loro competenza.

Sulla distinzione fra microkernel e kernel monolitico di

notevole interesse è il famigerato dibattito fra Torvalds e

Tanembaum "LINUX is obsolete"32.

32 Scritto da Torvalds, l’autore del S.O. Minix, sul newsgroup del suo sito, ed immediatamente replicato da Tanenbaum, 29 Gennaio 1992.

Schema di kernel monolitico.

Kernel

Software

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3.2.2 – Il File System

Il file system è il modo in cui i files sono immagazzinati e

organizzati su un dispositivo di archiviazione, come un hard

disk o un CD-ROM. Esistono molti tipi di file system, creati per

diversi sistemi operativi, per diverse unità di memorizzazione e

per diversi usi. Si possono identificare due grandi classi di file

system: quelli per unità locali, destinate ad organizzare

fisicamente i dati su un disco, ed i file system distribuiti, nati per

condividere i dati fra più computer collegati attraverso una

rete, superando le differenze fra sistemi operativi e file system

locali delle varie macchine.

3.2.3 – Il Sistema multitask

Alcuni programmi non hanno sempre realmente bisogno

della CPU: a volte, invece di eseguire istruzioni, aspettano che

arrivino dei dati da un file, o che l'utente prema un tasto della

tastiera. Quindi, in linea di principio, si possono usare questi

“tempi morti" per far girare un altro programma. Questa idea,

sorta fin dai primi anni cinquanta, si concretizzò nei sistemi

operativi multitasking, cioè dotati di uno scheduler che manda

in esecuzione più processi (esecuzioni di programmi),

assegnando a turno la CPU ad ognuno e sospendendo

l'esecuzione dei programmi in attesa di un evento esterno

(lettura sulla/dalla memoria di massa, stampa, input utente

ecc.) finché questo non si verifica.

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Dovendo ospitare in memoria centrale più programmi

nello stesso tempo, i sistemi multitask hanno bisogno di più

memoria rispetto a quelli monotask: perciò questo tipo di

sistema operativo è quasi sempre dotato di un gestore di

memoria virtuale.

3.3 La rivoluzione nei sistemi di “raccolta dati”

apportata dalla nascita dei DBMS

In informatica, un Database Management System

(abbreviato in DBMS) è un sistema software progettato per

consentire la creazione e una manipolazione efficiente di

database (ovvero “collezioni di dati strutturati”) solitamente

da parte di più utenti. I DBMS svolgono un ruolo fondamentale

in numerose applicazioni informatiche, dalla contabilità, la

gestione delle risorse umane e la finanza fino a contesti tecnici

come la gestione di rete o la telefonia.

Se in passato i DBMS erano diffusi principalmente presso le

grandi aziende e le istituzioni (che potevano permettersi

l'impegno economico derivante dall'acquisto delle grandi

infrastrutture hardware necessarie per realizzare un sistema di

database efficiente), oggi il loro utilizzo è diffuso praticamente

in ogni contesto. La teoria dei database, e conseguente-

mente dei DBMS, rappresenta da sempre uno dei filoni più

solidi e importanti dell'informatica.

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I DBMS si appoggiano a kernel che supportano

nativamente il multitasking e il collegamento in rete. Una tipica

applicazione per la gestione dei database non includerebbe,

infatti, tali funzionalità, ma si appoggerebbe al sistema

operativo per consentire all'utente di fruirne dei vantaggi.

Definizione di DBMS (Database Management System):

Un DBMS è un sistema software per la gestione di dati;

esso si occupa dell’aggiornamento, della manutenzione e

della consultazione di un insieme di registrazioni contenute in

un supporto di memoria di massa.

Il DBMS, pertanto, è un insieme di programmi rivolti alla

gestione di dati memorizzati in archivi. Ovviamente, tra

Database e DBMS esiste una forte iterazione (loop) per cui

spesso si tende a confonderli, ma sono comunque due cose

ben diverse e distinte.

Faccio un esempio per chiarire meglio la differenza: si

pensi ad un ragazzo che sta disponendo su un tavolo delle

carte da gioco in un certo ordine al fine di iniziare un solitario,

le carte (entità che vengono manipolate) rappresentano il

database, il ragazzo (colui che opera) rappresenta il DBMS.

Largo successo ottenuto, nel corso degli ultimi quindici

anni, dai sistemi di gestione delle basi di dati lascia intendere

che i vantaggi legati al loro utilizzo siano numerosi. I DBMS sono

sistemi di utilità che si occupano di una vasta gamma di

operazioni relative alla gestione dei dati non volatili del sistema

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di elaborazione; in particolare si tratta di operazioni che:

Sostituiscono il programmatore: in questo caso, i

vantaggi sono legati al fatto che il sistema esegue

funzioni che in precedenza erano a carico dei

programmatori. Si pensi alla possibilità di consultare la

base di dati senza necessità di redigere un apposito

programma, ma attraverso un semplice comando di

interrogazione, utilizzando il query language; in questo

caso l’accesso ai dati è realizzato tramite routine del

DBMS.

Arricchiscono la gestione precedente, ovvero

permettono l’esecuzione di nuove funzioni in basi di dati

già esistenti, aumentandone quindi il potenziale

informativo senza che sia necessario aumentare la

quantità di dati raccolti e memorizzati.

In una gestione tradizionale è conveniente scrivere un

programma d’interrogazione solo quando questa esigenza

interessa più utenti e si verifica con una certa frequenza. Con i

database invece ciascun utente può ottenere informazioni di

grande valore semplicemente manipolando i dati secondo i

criteri che desidera.

In sostanza, con il DBMS si realizza una gestione

centralizzata e controllata della base dati i cui vantaggi

principali possono essere così sintetizzati:

i. Riduzione della ridondanza dei dati, dove con ridondanza

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s’intende la possibilità che i dati si presentino

ripetutamente nella base.

ii. Eliminazione dell’incongruenza.

iii. Condivisione dei dati da parte di tutte le applicazioni che

ne facciano richiesta.

iv. Sicurezza e riservatezza delle informazioni, per ridurre il

rischio di distruzione di dati e di accessi non autorizzati.

v. Ottimizzazione della struttura della base dati, che ne

facilita l’accesso e la manutenzione e ne garantisce una

crescita ordinata.

vi. Indipendenza dei dati dalle applicazioni.

3.3.1 – I Modelli di DBMS

Uno degli scopi del DBMS è il mantenimento di un modello

astratto dei dati in grado di rappresentare la realtà cui questi

dati si riferiscono e di mantenere l’indipendenza tra l’aspetto

formale della base dati e la sua effettiva implementazione

fisica33.

Vediamo ora di comprendere più a fondo cosa significa

modello e quali sono gli elementi che ne fanno parte.

Per definizione un modello DBMS è una rappresentazione

della realtà, descritta mediante un apposito formalismo.

33 Creare un database è un po’ come creare un universo, solo più complicato - M.J. Hernandez.

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Una volta che si è avuta percezione della realtà, si

procede alla sua descrizione, omettendo quei particolari che

non interessano al fine del modello stesso e utilizzando invece

quelle strutture che il modello mette a disposizione.

I vari tipi di modelli servono per semplificare la

“progettazione” del data base, vediamo quali sono e quando

si usano nelle varie fasi:

Requisiti della base di dati

Progettazione concettuale

Progettazione logica

Progettazione fisica

Sono tutte le informazioni della realtà che dovrà essere rappresentata con la base dei dati.

Si utilizza il modello: Entità - Relazione.

La scelta dipenderà dal tipo di data base che andremo ad utilizzare. Modello: gerarchico reticolare relazionale

Lo schema logico viene completato. Dipende dallo specifico DBMS che utilizziamo.

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A) Progettazione concettuale - Modello Entità-Relazione (E-R)

Il modello entità-relazione (E-R) è un modello concettuale

di dati e fornisce una serie di strutture, dette costrutti, atte a

descrivere la realtà d’interesse in una maniera facile da

comprendere e che prescinde dai criteri di organizzazione dei

dati negli elaboratori.

Nello specifico la progettazione concettuale si avvale dei

seguenti elementi e principi:

Entità: È un oggetto esistente nel mondo reale che si

vuole rappresentare nel modello concettuale.

Relazioni: Rappresentano legami logici, significativi per

l’applicazione, tra due o più entità. Un esempio di relazione

può essere l’Assegnazione di un Incarico ad un Impiegato,

ovvero ciò che lega/relazione le due entità:

Attributo: Descrivono proprietà elementari di entità o

relazioni di interesse ai fini dell’applicazione. Per esempio,

Cognome, Stipendio, Età sono possibili attributi dell’entità

Impiegato. Un attributo può associare, a ciascuna occorrenza

di entità o di relazione, anche un valore appartenente ad un

IMPIEGATO INCARICO ASSEGNATO

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nsieme, detto dominio dell’attributo. Per esempio, l’attributo

Età dell’entità Impiegato può avere un dominio di interi

compreso tra 18 e 65.

Cardinalità delle relazioni: Vengono specificate per

ciascuna entità che partecipa a una relazione e descrivono il

numero minimo e massimo di occorrenze di relazione a cui le

occorrenze delle entità coinvolte possono partecipare.

Identificatori delle entità: Permettono di identificare in

maniera univoca le occorrenze delle entità. In molti casi, uno

o più attributi di entità sono sufficienti a individuare un

identificatore: si parla in questo caso di un identificatore

interno (detto anche chiave). Per esempio, un identificatore

interno per l’entità Automobile con attributi Modello, Targa e

colore è l’attributo Targa. Alla stessa maniera, un identificatore

interno per l’entità Persona con attributi Nome, Cognome,

Indirizzo e data di Nascita può essere l’insieme degli attributi

Nome, Cognome e Data di Nascita, avendo assunto che nella

nostra applicazione non esistono due persone aventi,

IMPIEGATO

ETÁ

NOME

COGNOME

STIPENDIO

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contemporaneamente, lo stesso nome, lo stesso cognome e

la stessa data di nascita. Per Identificatore esterno invece, si

intende l’identificazione di un’entità ottenuta utilizzando altre

entità:

È il caso in cui, ad esempio, l’entità Dipartimento utilizza

come identificativo, oltre al suo attributo Nome, anche

l’attributo Città dell’entità Sede. Difatti, considerando che per

ogni città può esistere un solo dipartimento, ma che un

dipartimento può far capo a più sedi, allora possono esistere

dipartimenti con nomi uguali.

Abbiamo visto come il modello E-R sia il modello

concettuale per eccellenza: ciò significa che attraverso il

simbolismo che gli è proprio, è possibile rappresentare la

struttura di qualunque base di dati espressa sotto forma di

entità, relazioni e attributi. Tutto ciò lo rende adatto a

descrivere la realtà, indipendentemente dall’ambiente in cui il

database verrà poi effettivamente realizzato.

Dipartimento Sede Composizione

Nome Telefono

(1,1) (1,N)

Città CAP

Numero civico

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B) Progettazione logica:

Il modello logico discende dal modello concettuale e

disegna un’architettura che tiene conto delle strutture proprie

di quel particolare tipo di database. Ciò significa che è

possibile realizzare diversi tipi di database a partire da uno

stesso modello concettuale.

Nel corso degli anni si sono sviluppati vari tipi di modelli

logici, ciascuno di essi può essere ricondotto a tre categorie

principali: modello gerarchico, modello reticolare e modella

relazionale.

1- Modello Gerarchico:

Un database gerarchico è un insieme di archivi. Gli archivi

sono composti da record chiamati segmenti. I segmenti sono

in rapporto gerarchico tra loro attraverso legami di tipo padre-

figlio. Questa architettura mal si adatta ad una gestione

moderna e dinamica delle basi di dati.

Un esempio:

Corsi

Edificio Classi

Aula Studenti Professori

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2- Modello Reticolare:

Il modello reticolare può essere visto come un’estensione

del modello gerarchico al quale sono apportati importanti

miglioramenti. In una struttura gerarchica un segmento figlio

può avere solo un segmento padre; non è così nel modello

reticolare: ogni record può avere un numero qualsiasi di

record subordinati e di record precedenti e le correlazioni

sono espresse attraverso record particolari, chiamati record di

collegamento (member), che formano delle catene tra le

varie parti del sistema.

Un esempio:

STUDENTI

MATRICOLA COGNOME NOME DATA di NASCITA

ESAMI

VOTO

(OWNER)

STUDENTI-ESAMI (SET)

(MEMBER)

CORSI-ESAMI (SET)

STUDENTI

CODICE TITOLO DOCENTE (OWNER)

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3- Modello Relazionale:

Il modello relazionale fu proposto per la prima volta nel

1970. Fin da allora ha avuto un crescente successo, dovuto

principalmente alla sua semplicità e alla sua flessibilità. Il

modello relazionale si basa su due concetti: relazione e

tabella. La nozione di relazione proviene dalla teoria degli

insiemi, mentre il concetto di tabella è semplice ed intuitivo.

Nella seguente immagine possiamo visionare un esempio

di DBMS organizzato su modello relazionale, all’interno del

database Access34:

E’ proprio sulla base del modello relazionale, che ci sono

stati i maggiori sviluppi: si pensi com’è divenuto di rapida

consultazione e gestione un magazzino per la fornitura di

34 Microsoft Access: è il software più diffuso per la creazione di database.

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qualsiasi materiale. Dai tempi della gestione manuale e

cartacea ci si è evoluti, in poco tempo, fino alla creazione di

DBMS elettronici che, tramite le Query35, permettono diversi tipi

di controlli in pochi minuti.

C) Progettazione fisica:

Quest’ultima tipologia di progettazione viene utilizzata per

motivazioni strettamente dipendenti dallo specifico DBMS

utilizzato. Ad esempio, lo stesso schema logico può essere

fisicamente rappresentato in modo diverso con Access, con

DB236 oppure con Oracle37. Il risultato è lo schema fisico che

descrive le strutture di memorizzazione e di accesso ai dati, le

analisi delle transazioni, la scelta dell’organizzazione dei file, la

scelta degli indici e infine la stima delle richieste di spazio su

disco.

Si completa così la nostra panoramica sul mondo dei

DBMS: dalla progettazione fisica pragmatica di un progetto e

la conseguente ottimizzazione delle sue prestazioni, alla

dimostrazione di congruità tra le tre fasi principali di

progettazione.

35 Brevi stringhe di caratteri di testo che compongono istruzioni SQL. 36 Un DBMS presentato dalla IBM nel 1983. 37 Un altro software di DBMS tra i più famosi, prodotto dalla Oracle Corporation.

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Capitolo 4

LE MODIFICHE NEI SISTEMI DI GESTIONE AZIENDALE DOPO

L’INTRODUZIONE DEI DBMS

4.1 L’Informazione e la Contabilità Direzionale

Nel capitolo precedente abbiamo visto come i DBMS

hanno semplificato notevolmente la gestione di stoccaggio di

qualsiasi genere di magazzino, ma non è solo in questo settore

che i DBMS hanno fatto la loro comparsa: anagrafica clienti,

gestione operai, fatturazione, storico delle vendite, ecc.

Qualsiasi altro tipo d’informazione che si ripete può essere

gestita ed organizzata da un DBMS.

Le stesse imprese industriali utilizzano un DBMS per gestire

e coordinare i vari reparti produttivi, è diventato uno

strumento indispensabile per un’oculata gestione aziendale.

La competitività e la globalizzazione di ogni settore lavorativo

impongono che il processo decisionale aziendale si fondi su

informazioni sempre più ampie e razionali; l’informazione

assume quindi il ruolo di protagonista.

Nell’ambito di un sistema informativo aziendale si colloca

anche il sistema informativo direzionale (o sistema di

programmazione e controllo): esso ha il compito di supportare

i processi decisionali degli organi direzionali ed è composto

dall’insieme dei processi, delle tecniche e degli strumenti con

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cui si raccolgono, rappresentano, analizzano i dati e si

interpretano le informazioni derivanti dalla loro elaborazione.

Dal sistema informativo direzionale nasce la “Contabilità

Direzionale”, che si avvale dei seguenti strumenti:

i. Il budget: strumento di programmazione dell’attività;

ii. La contabilità gestionale: strumento di controllo della

gestione nell’aspetto economico;

iii. La contabilità generale: strumento di controllo

consuntivo dei risultati globali di gestione;

iv. Il reporting: strumento di comunicazione interna.

4.2 La contabilità gestionale

Abbiamo visto che la contabilità gestionale è uno degli

strumenti utilizzati nella “Contabilità Direzionale”, nello

specifico è quella parte del sistema informativo contabile che

consente di controllare la gestione nell’aspetto economico,

attraverso la misurazione, la rilevazione, la destinazione e

l’analisi di costi e di ricavi; è anche chiamata contabilità

industriale ed ha per oggetto i fatti interni di gestione. Per

semplificarne il concetto si può dire che si occupa delle varie

fasi del processo produttivo all’interno di un’azienda.

La contabilità gestionale misura i costi di prodotto, ne

individua la struttura e calcola i risultati economici parziali. Per

gestire i costi bisogna conoscere quali fattori li originano e

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quali relazioni li legano agli output dell’impresa, pertanto è

anzitutto necessario procedere alla definizione degli oggetti di

misurazione (oppure oggetti di calcolo), ovvero le entità di cui

si vuole conoscere il costo e, ove possibile, il ricavo e il risultato

economico. Successivamente bisognerà eseguire una

classificazione dei costi.

4.2.1 – Oggetti di calcolo

In una contabilità gestionale, riferita ad un’attività

generica, le principali entità di cui è necessario conoscere i

costi ed eventualmente il risultato economico finale, sono:

- costo di un fattore produttivo impiegato (ovvero il

valore attribuito al consumo di un fattore produttivo

utilizzato per ottenere una fase produttiva, un

prodotto, una commessa);

- costo del prodotto (il valore attribuito all’output del

processo di trasformazione fisico-tecnica; è dato

dalla somma dei costi che la sua produzione ha

assorbito).

4.2.2 Classificazione dei costi

I costi si distinguono in:

1) Costi effettivi: si determinano da una specifica

produzione effettuata (consuntivi) o futura (previsti);

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2) Costi standard: rappresentano i costi che l’impresa

sosterrebbe nelle condizioni ipotizzate;

3) Costi specifici: sono i costi dei fattori produttivi e

delle attività impiegate specificamente per ottenere un

determinato oggetto;

4) Costi comuni: riguardano i fattori e le attività

impiegate per svolgere più produzioni nello stesso tempo e

spazio;

5) Costi generali: sono quei costi sostenuti per

l’impresa nel suo complesso, possono riguardare l’attività

produttiva, commerciale o amministrativa;

6) Costi diretti: sono quei costi specifici che vengono

riferiti a un dato oggetto, in modo immediato;

7) Costi indiretti: vengono suddivisi tra vari oggetti di

calcolo in base a criteri soggettivi di ripartizione.

Quando si osserva la relazione esistente tra il livello dei

costi e i volumi di produzione, i costi si distinguono in: variabili,

fissi, semivariabili e semifissi.

Poiché al crescere della produzione i costi fissi vengono

spalmati su una maggiore quantità di prodotti, incrementando

i volumi di produzione si realizzano le cosiddette economie di

scala. Ciò comporta lo sfruttamento al massimo della

capacità produttiva, che può però causare un accumulo di

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scorte; tale inconveniente può essere eliminato adottando la

logica del “just-in-time” sulla base della quale è la domanda a

guidare la produzione, così da eliminare accumuli di scorte.

4.3 Il Diagramma di Redditività (Break Even Analysis)

Terminato il processo di classificazione dei costi, l’impresa

può ricorrere alla “Break Even Analysis” per ottenere valide

informazioni a supporto delle decisioni gestionali, tale

strumento poggia sulla rappresentazione grafica delle funzioni

di costo e di ricavo.

Il “Break Even Analysis” (diagramma di redditività) è una

rappresentazione grafica in cui si riportano, su un piano

cartesiano, le curve relative ai costi fissi, variabili e totali,

nonché la curva relativa ai ricavi.

Lo scopo è quello di determinare, graficamente ed

algebricamente, le seguenti grandezze:

punto di equilibrio: ovvero la quantità da produrre e

vendere per non avere né utili né perdite;

punto di guadagno: ovvero quanto bisogna produrre e

vendere per conseguire un determinato guadagno che

abbiamo stabilito di voler raggiungere;

prezzo di vendita: ovvero a quanto dobbiamo vendere i

prodotti aziendali per poter raggiungere il punto di equilibrio o

superarlo di un valore definito da noi a priori.

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È uno strumento di particolare importanza nella gestione

aziendale, anche perché permette all'imprenditore di vedere

quali sono le variazioni che subiscono le diverse grandezze al

variare di una di esse, ma in particolare al variare della

quantità prodotta e venduta.

Prima di iniziare l'analisi nei particolari, ricordiamo che:

p * q = CF + cv * q

e cioè che il prezzo di vendita (p) per la quantità prodotta (q)

è sempre uguale alla somma dei costi fissi (CF) e dei costi

variabili (ottenibili dal prodotto tra il costo variabile unitario e la

quantità prodotta: cv * q).

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Partendo da questa equazione, comprendiamo

facilmente che per trovare la quantità di equilibrio sarà

sufficiente riscrivere l'equazione stessa considerando la

quantità prodotta e venduta come incognita e inserendo gli

effettivi valori del prezzo di vendita, del costo variabile unitario

e dei costi fissi totali (valori che devono ovviamente essere tutti

conosciuti, altrimenti non possiamo trovare il punto di

equilibrio).

q = CF / p - cv

4.3.1 – Vantaggi e svantaggi del diagramma

Svantaggi:

non sempre i costi e i ricavi crescono in misura

costante con l'aumentare della quantità prodotta e

venduta, quindi per rappresentare correttamente la

situazione non ci vorrebbero le rette bensì le curve;

è un diagramma statico, quindi deve essere rifatto

ogni volta che il prezzo di vendita, i costi fissi o i costi

variabili subiscono delle variazioni;

vicino agli estremi, quindi vicino a quantità prodotte

uguali a zero e o a quantità particolarmente grandi, il

diagramma non rappresenta la situazione in modo

veritiero in quanto, per quantità troppo basse è molto

probabile che non ci sia interesse per l'imprenditore a

produrre e vendere, mentre per quantità

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particolarmente alte è probabile che l'imprenditore

possa decidere di abbassare i prezzi per conquistare

nuove aree di mercato oppure che possa ottenere

degli sconti dai fornitori per la grande quantità di

materie prime acquistata. L'area all'interno della quale

il diagramma rappresenta in modo piuttosto veritiero

la situazione, quella cioè compresa tra i due estremi, è

detta “area di significatività”.

Vantaggi:

rappresenta, in modo chiaro ed immediato, le

relazioni esistenti tra volumi di produzione, costi di

produzione, ricavi di vendita e utili;

è uno strumento importante per la direzione aziendale

perché permette di valutare le conseguenze delle

variazioni che potrebbero intervenire sulle varie

grandezze e consente anche di fare delle previsioni

per il futuro.

4.4 Metodologie di analisi dei costi

La contabilità gestionale può analizzare i costi di un

prodotto tramite due metodologie:

1 - a costi diretti (direct costing)

2 - a costi pieni (full costing)

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La contabilità gestionale “a costi diretti” attribuisce

all’oggetto di costo sia i costi variabili che i costi fissi specifici.

Con questa metodologia vengono calcolati due margini

di contribuzione:

- margine contributivo di primo livello

- margine contributivo di secondo livello

La contabilità gestionale “a costi pieni” (full costing),

invece, attribuisce all’oggetto di calcolo sia i costi variabili che

i costi fissi generali, per cui imputa all’oggetto di calcolo

anche quote di costi comuni generali consentendo di

pervenire a differenti configurazioni di costo.

Da quanto sopra esposto si evince più chiaramente

quanto dichiarato in precedenza, ovvero come l’informazione

assuma un ruolo centrale nel processo produttivo e nel

processo di conservazione del vantaggio competitivo. Con la

Margine di Contribuzione di

1° livello

Ricavo Netto

Di Vendita

Costo Variabile Diretto

Margine di Contribuzione di

2° livello

Margine di Contribuzione di

1° livello

Costi Fissi

Specifici

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diffusione di internet, i tradizionali sistemi informativi si

trasformano in “network informativi”. Il sistema di informazione

interno dell’azienda è ora collegato con quelli dei soggetti

esterni con cui l’impresa ha deciso di cooperare, ciò consente

di accrescere notevolmente i flussi informativi, riducendo al

contempo i costi, le distanze e i tempi di comunicazione, ciò

grazie e soprattutto ad internet.

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Capitolo 5

THE NETWORKS AND THE WEB – DISCUSSION IN ENGLISH

Internet is formed by the WWW (World Wide Web), which

is the part of internet that contains websites and web pages, it

is a system of interlinked hypertext documents that run over

the internet.

5.1 The birth of Internet

Internet was invented in 1989 by Tim Berners-Lee at CERN

(the European Organization for Nuclear

Research), Geneva. He was born in

London on the 08th of June 1955 and

graduated at Oxford University where he

built up his first computer. In 1980 he spent

six months at CERN, as consultant of

software engineering, and during this

period he realised, for private use, the first program able to

store information using random connections. That program

(called Enquire) constituted the conceptual basement for the

forthcoming development of the world wide web.

After his collaboration with CERN he worked at John

Poole’s Image Computer System Ltd., but returned back to

CERN in 1984, with a bursary, in order to work on the real-time

Tim Berners-Lee

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distribution systems to acquire scientific data and control

systems.

In October 1990, Berners-Lee invented the name of “World

Wide Web” and wrote the first “web server” (the “NeXT Cube”)

and the first client program ("I just

had to take the hypertext idea

and connect it to the TCP and

DNS ideas and — ta-da! — the

World Wide Web"38).

Sir Berners-Lee created a new

language called HTML, the web

pages are written in HyperText Markup Language. The WEB

gives users access to a wide range of documents that are

connected each other through hypermedia links, and they use

the network to exchange information.

5.2 Network Topologies

With the word “network” we do not refer only to the

“global” one (WWW), there are other kinds of network. In fact

we have a “network” already when two or more computers

are connected for communicating data electronically.

38 Berners-Lee Tim, http://www.w3.org/People/Berners-Lee/Kids.html – Answers for Young People – World Wide Web Consortium.

The NeXT Cube used by Berners-

Lee at CERN which became the

first Web server.

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Therefore we can call “Network topology” the study of the

arrangement or mapping of the elements (links, nodes, etc.) of

a network, especially the physical (real) and logical (virtual)

interconnections between nodes.

Examples of two basic networks, that are also the most

known, are LANs (Local Area Network) and WANs.

The LANs network connects computers and peripheral

devices in a limited physical area, such as a business office, a

laboratory, or college campus, through permanent links which

transmit data rapidly. The WANs network connects two or more

LANs networks; this kind of network permits companies to

share, at a global level, information with their own

collaborators and to exchange, in real time, data among

branches situated even all over the world.

Let’s have a look on how the computers and other units

can be “physically” connected each other, there are three

main kinds of “networks”:

- Bus Network;

- Star Topology;

- Ring Topology.

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5.2.1 – Bus Network

Each device shares a single cable, and information can

be transmitted to either direction from any PC to any other PC.

The advantages of a bus system are that it is easy and

inexpensive to be installed and that it requires a little amount

of cables, the disadvantage is that a cable failure is difficult to

be isolated.

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5.2.2 – Star Topology

Each computer/unit is connected with a cable to a

central location (called “hub”) with a point-to-point link; all

data transmitted from a computer in the network is transmitted

to this central node, which is usually some type of device, that

then retransmits the data to some or all of the other nodes in

the network.

The main advantage of a star network is that, if one cable

fails no other station is affected; the main disadvantage is that

it may be expensive, due to the length and number of cables

required.

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5.2.3 – Ring Topology

This kind of network topology connects each unit to two

other ones in the network, and with the first and last unit being

connected to each other, forming a ring – all data that is

transmitted between units travels in a circular manner and the

data generally flows in a single direction only.

There is no central controlling computer and, as we can

see from the picture, every computer can communicate with

each other computer in the ring.

The advantage is that there is no dependence on a

central computer or file server, the disadvantage is that if one

unit in the ring breaks down, the transmission between any of

the devices in the ring is disrupted.

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HERNANDEZ, Michael J. 2003. Progettare database. Milano,

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Sitografia:

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<http://www.italialibri.net/autori/montalee.html> La vita del Montale

< http://www.letteratura.it/eugeniomontale> La poesia del Montale

<http://www.di.unito.it> Università di Torino: i DBMS

< http://www.studenti.it/home/> Informazioni multimediali

< http://www.garzantilinguistica.it/> Dizionario e traduzioni

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Ringraziamenti:

A tutte le persone che mi sono state vicine, alla mia famiglia, che mi

ha motivato anche quando non ne potevo più, ai miei compagni di

scuola che ora sono anche miei amici e che sono oggi qui vicino a me

per sostenermi ancora, ai miei professori che mi hanno trasmesso,

insegnato, sostenuto, e aperto le mie vedute, cosi tanto da rendermi

conto ancora, di quante cose non so e quante ancora ne ignoro solo

l’esistenza, ai miei colleghi che mi hanno sopportato nei momenti no, al

mio ormai prossimo ex datore di lavoro che a onere suo non mi ha mai

ostacolato, e al mio prossimo ex responsabile che negli svariati giorni di

mia assenza mi ha egregiamente sostituito senza mai lamentarsi, a mia

moglie che per tutti questi anni mi ha condiviso pochissimo e supportato

più di chiunque altro, un ringraziamento al mio carattere, che alla fine mi

ha permesso a trenta anni suonati di raggiungere un obbiettivo

immateriale di cui non ne necessitavo proprio, e per questo ancora più

bello, e alla mia tenacia, anche quando ho incontrato problemi che

avrebbero messo ko chiunque. Infine un ringraziamento alla commissione

che oggi mi valuta, alla fine di tutto è soprattutto merito vostro se sono

qui…

Grazie…

Chiari Manni Christian Maria