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Mercoledì 28 ottobre 2015 – Anno 7 – n° 297 e 1,50 – Arretrati: e 3,00 Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009 y(7HC0D7*KSTKKQ( +,!#!"!?!{ La mossa anti-Cei Papa Francesco nomina Zuppi e Lorefice Bologna e Palermo: Bergoglio fa vescovi due preti di strada q GIAMBARTOLOMEI A PAG. 5 Vale tutto » MARCO TRAVAGLIO I n gita premio in Perù, Mat- teo Renzi è stato a lungo in- certo se telefonare a Ros- sella Orlandi, scriteriatamente scaricata dal suo sottosegreta- rio Zanetti, oppure a Orfini e Marino, per mettere fine alla pochade che sta coprendo di ri- dicolo il Pd, Roma e l’Italia. Alla fine ha chiamato Valentino Rossi, portando il fondamenta- le contributo del governo al grande piagnisteo nazionale sul complotto planetario ai suoi danni. Quel che è accaduto domenica nel penultimo Gran premio di Sepang in Malesia l’han visto e rivisto tutti: con Pedrosa e Lorenzo in fuga, Rossi è impegnato in una serie di sorpassi e controsorpassi con Marquez, finché al settimo giro rallenta all’improvviso e cambia traiettoria all’uscita di una curva, allargandosi in cer- ca del contatto col rivale spa- gnolo. Questi lo sfiora e lui lo allontana col piede o con la gamba facendogli perdere l’e- quilibrio. Nella peggiore delle ipotesi è una scorrettezza gra- tuita, nella migliore un fallo di reazione. I direttori di gara sanzionano Valentino con tre punti in meno sul patentino e con l’obbligo di partire ultimo nel decisivo Gp di Valencia, do- ve lo sfidante Lorenzo – anche lui spagnolo, indietro di 7 punti – ha molte possibilità di recu- perare e scavalcarlo in vetta al- la classifica. Sanzione piutto- sto blanda rispetto al massimo della pena previsto in questi casi (tipo la squalifica al Gp successivo: lo spiega Scanzi a pag. 21). Senza entrare nella diatriba calcio sì-calcio no, la direzione motiva la sanzione con la “guida irresponsabile di Rossi che ha deliberatamente provocato il contatto”. Apriti cielo. Anziché accet- tare il verdetto, atteso e dovuto, l’Italia che conta si scatena nell’unico vero sport naziona- le: il vittimismo complottista. Come ai tempi di Calciopoli con ampio stuolo di prefiche piangenti per la povera Juve, il povero Milan, la povera Lazio e la povera Fiorentina. Marquez è cattivo perché si ostinava a superare il nostro campione, anziché fermarsi sul ciglio del- la pista e lasciarlo passare. Sarà certamente d’accordo con Lo- renzo, pure lui spagnolo, per sabotare l’italiano. Ingrato che non è altro: dopo aver benefi- ciato dell’amicizia di Valenti- no, l’ha tradito nel momento del bisogno. Gli stessi che stril- lavano per la testata del feroce Zidane al mite Materazzi nella finale di Germania 2006, igno- rando che il francese aveva perso il controllo reagendo alle provocazioni del nostro difen- sore, oggi puntano il dito sulle provocazioni di Marquez (reo di mettercela tutta per arrivare davanti a Valentino), mentre la reazione di Rossi non conta. SEGUE A PAGINA 24 La manovra di Confindustria Renzi annuncia 25 miliardi di tasse in meno. Ma i tecnici parlamentari lo smentiscono: 17 sono virtuali e il resto finisce nelle tasche di imprese e redditi più alti ROMA Marino: “Vado in aula e lì decido” I 5Stelle come Podemos: aperti alle liste civiche p Campidoglio, vertice del M5S con Casaleggio per “allargare” le maglie delle candidature. Il sindaco pronto a ritirare le dimissioni. Barca: “Ignazio ha fallito. E il marcio del Pd si sta aggrappando a lui” q DE CAROLIS, RODANO E ZANCA A PAG. 6 - 7 AGENZIA DELLE USCITE Solo fuffa le “banche dati” sventolate dal premier Ecco perché cacciano la Orlandi: troppi no su condono e contanti Schierati Pier Carlo Padoan e Rossella Orlandi LaPresse p Per il presidente del Consi- glio nell’era dei controlli onli- ne certi metodi di lotta ai fur- bi non servono. Ma ha solo cambiato linea e “legalizzato” il nero. E la responsabile delle Entrate si è opposta q DI FOGGIA, MASCALI E TINTI A PAG. 2 - 3 ALTRO CHE BLAIR: È L’OCCIDENTE CHE DEVE LE SCUSE » MASSIMO FINI Q uesta storia delle scuse di Blair è farsesca. La farsa non riguarda l’ex premier bri- tannico, ma l’intero mondo occidentale che le cose che ha “confessato” Blair le conosce- va fin da subito e anche da pri- ma. I progetti Usa di attaccare il regime del Mullah Omar e l’Iraq erano pronti da mesi. A PAGINA 10 » ALESSANDRO ROBECCHI C ome tutti i grandi viag- giatori da Marco Polo in poi, anche Matteo Renzi tiene un diario di viaggio, e la trasferta sudamericana offre spunti di racconto, ri- flessione, incantamento. E le stelle? Ah, le stelle, a chi non piacciono le stelle? Ba- sti pensare che con quella parola “stelle”, un fiorenti- no minore d’al- tri tempi chiu- se tutte e tre le parti della sua C om me- dia. Dico, non vorrete che un fiorentino mag- giore come Renzi non si faccia affascinare dal cielo stellato, no? E infatti. Molto fotografata dagli addetti alla propa- ganda e molto cele- brata da lui stesso medesimo, la visi- ta ai grandi e me- ravigliosi telesco- pi dell’Eso (Euro- pean Southern Ob- se rv ato ry ) a Paranal, nel deserto di Atacama, un centinaio di chilometri da Antofagasta, Cile. SEGUE A PAGINA 8 Il ministro della Giustizia Orlando (Pd) s’accorda con gli Emirati per estradare i latitanti : li difende Vazio (Pd), vicepresidente della commissione Giustizia Il Fatto Economico Parla il capo dell’azienda in Italia “Ecco come sarà il nuovo Twitter: video e notizie” q DELLA SALA A PAG. 15 DIETRO GLI SLOGAN Gli sgravi fiscali, tolte le nuove entrate, sono solo 1,3 miliardi La cattiveria Papa Francesco incontra i rom. “Il balcone di Bertone è quello lì” WWW.SPINOZA.IT Mannelli NEW YORK Tarantino marcia contro gli agenti, la polizia si incazza q MINNUCCI A PAG. 11 MATTEO E LE STELLE Foto con gli italiani dell’Eso, appena scippata di 3 milioni BELLO IL TELESCOPIO: TE LO TAGLIO! NOI RICERCATORI RIMPATRIATI, ILLUSI E FREGATI DAL GOVERNO q CASTELLANETA A PAG. 13 q PALOMBI A PAG. 4

ilfatto20151028

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Page 1: ilfatto20151028

Mercoledì 28 ottobre 2 01 5 – Anno 7 – n° 297 e 1,50 – Arretrati: e 3 ,0 0Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46)

tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009

y(7HC0D7*KSTKKQ( +,!#!"!?!{

La mossa anti-Cei Papa Francesco nomina Zuppi e Lorefice

Bologna e Palermo:Bergoglio fa vescovidue preti di strada

q GIAMBARTOLOMEI A PAG. 5

Vale tutto

» MARCO TRAVAGLIO

I n gita premio in Perù, Mat-teo Renzi è stato a lungo in-certo se telefonare a Ros-

sella Orlandi, scriteriatamentescaricata dal suo sottosegreta-rio Zanetti, oppure a Orfini eMarino, per mettere fine allapochade che sta coprendo di ri-dicolo il Pd, Roma e l’Italia. Allafine ha chiamato ValentinoRossi, portando il fondamenta-le contributo del governo algrande piagnisteo nazionalesul complotto planetario aisuoi danni. Quel che è accadutodomenica nel penultimo Granpremio di Sepang in Malesial’han visto e rivisto tutti: conPedrosa e Lorenzo in fuga,Rossi è impegnato in una seriedi sorpassi e controsorpassicon Marquez, finché al settimogiro rallenta all’improvviso ecambia traiettoria all’uscita diuna curva, allargandosi in cer-ca del contatto col rivale spa-gnolo. Questi lo sfiora e lui loallontana col piede o con lagamba facendogli perdere l’e-quilibrio. Nella peggiore delleipotesi è una scorrettezza gra-tuita, nella migliore un fallo direazione. I direttori di garasanzionano Valentino con trepunti in meno sul patentino econ l’obbligo di partire ultimonel decisivo Gp di Valencia, do-ve lo sfidante Lorenzo – anchelui spagnolo, indietro di 7 punti– ha molte possibilità di recu-perare e scavalcarlo in vetta al-la classifica. Sanzione piutto-sto blanda rispetto al massimodella pena previsto in questicasi (tipo la squalifica al Gpsuccessivo: lo spiega Scanzi apag. 21). Senza entrare nelladiatriba calcio sì-calcio no, ladirezione motiva la sanzionecon la “guida irresponsabile diRossi che ha deliberatamenteprovocato il contatto”.

Apriti cielo. Anziché accet-tare il verdetto, atteso e dovuto,l’Italia che conta si scatenanell’unico vero sport naziona-le: il vittimismo complottista.Come ai tempi di Calciopolicon ampio stuolo di prefichepiangenti per la povera Juve, ilpovero Milan, la povera Lazio ela povera Fiorentina. Marquezè cattivo perché si ostinava asuperare il nostro campione,anziché fermarsi sul ciglio del-la pista e lasciarlo passare. Saràcertamente d’accordo con Lo-renzo, pure lui spagnolo, persabotare l’italiano. Ingrato chenon è altro: dopo aver benefi-ciato dell’amicizia di Valenti-no, l’ha tradito nel momentodel bisogno. Gli stessi che stril-lavano per la testata del feroceZidane al mite Materazzi nellafinale di Germania 2006, igno-rando che il francese avevaperso il controllo reagendo alleprovocazioni del nostro difen-sore, oggi puntano il dito sulleprovocazioni di Marquez (reodi mettercela tutta per arrivaredavanti a Valentino), mentre lareazione di Rossi non conta.

SEGUE A PAGINA 24

La manovra di ConfindustriaRenzi annuncia 25 miliardi di tasse in meno. Ma i tecnici parlamentari lo smentiscono:17 sono virtuali e il resto finisce nelle tasche di imprese e redditi più alti

RO M A Marino: “Vado in aula e lì decido”

I 5Stelle come Podemos:aperti alle liste civiche

p Campidoglio, vertice del M5S con Casaleggio per“a l l a r g a re ” le maglie delle candidature. Il sindacopronto a ritirare le dimissioni. Barca: “Ignazio hafallito. E il marcio del Pd si sta aggrappando a lui”

q DE CAROLIS, RODANO E ZANCA A PAG. 6 - 7

AGENZIA DELLE USCITE Solo fuffa le “banche dati” sventolate dal premier

Ecco perché cacciano la Orlandi:troppi no su condono e contanti

Schierati Pier Carlo Padoan e Rossella Orlandi La Pre ss e

pPer il presidente del Consi-glio nell’era dei controlli onli-ne certi metodi di lotta ai fur-bi non servono. Ma ha solocambiato linea e “le galizz ato”il nero. E la responsabiledelle Entrate si è opposta

q DI FOGGIA, MASCALI E TINTIA PAG. 2 - 3

ALTRO CHE BLAIR:È L’OCCIDENTECHE DEVE LE SCUSE

» MASSIMO FINI

Questa storia delle scuse diBlair è farsesca. La farsa

non riguarda l’ex premier bri-tannico, ma l’intero mondooccidentale che le cose che ha“confessato” Blair le conosce-va fin da subito e anche da pri-ma. I progetti Usa di attaccareil regime del Mullah Omar el’Iraq erano pronti da mesi.

A PAGINA 10

» ALESSANDRO ROBECCHI

Come tutti i grandi viag-giatori da Marco Polo in

poi, anche Matteo Renzitiene un diario di viaggio, ela trasferta sudamericanaoffre spunti di racconto, ri-flessione, incantamento. Ele stelle? Ah, le stelle, a chinon piacciono le stelle? Ba-sti pensare che con quellaparola “stelle”, un fiorenti-

no minore d’a l-tri tempi chiu-se tutte e tre lep a r t i d e l l asua C om me-dia.

D i c o , n o nvorrete che unfiorentino mag-giore come Renzi non sifaccia affascinare dal cielostellato, no? E infatti.

Molto fotografata dagli

addetti alla propa-ganda e molto cele-brata da lui stessomedesimo, la visi-ta ai grandi e me-ravigliosi telesco-

pi dell’Eso (E u r o-pean Southern Ob-

se rv ato ry ) a Paranal,nel deserto di Atacama, uncentinaio di chilometri daAntofagasta, Cile.

SEGUE A PAGINA 8

Il ministro della Giustizia Orlando (Pd) s’accorda con gli Emirati per e st rad a rei l at it a nt i : li d i fe nde Vazio (Pd), vicepresidente della commissione Giustizia

Il Fatto Economico Parla il capo dell’azienda in Italia

“Ecco come saràil nuovo Twitter:video e notizie”

q DELLA SALA A PAG. 15

DIETRO GLI SLOGAN Gli sgravi fiscali, tolte le nuove entrate, sono solo 1,3 miliardi

La cattiveriaPapa Francescoincontra i rom.“Il balconedi Bertone è quello lì”

WWW.SPINOZA.IT

Mannelli

NEW YORK

Tarantino marciacontro gli agenti,la polizia si incazza

q MINNUCCI A PAG. 11

MATTEO E LE STELLE Foto con gli italiani dell’Eso, appena scippata di 3 milioni

BELLO IL TELESCOPIO: TE LO TAGLIO!

NOI RICERCATORIR I M PAT R I AT I ,ILLUSI E FREGATIDAL GOVERNO

q CASTELLANETA A PAG. 13

q PALOMBI A PAG. 4

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2 » ECONOMIA | IL FATTO QUOTIDIANO | Mercoledì 28 Ottobre 2015

Fabio Di Vizio Il pm membro dell’unità informazione finanziaria di via Nazionale

“Rientro dei capitali: grazie a leiuna svolta anche per Bankitalia”

L’I N T E RV I STA

» ANTONELLA MASCALI

Il pm di Pesaro, Fabio Di Vi-zio, specializzato in reati fi-

scali, membro del Comitatodegli esperti dell’Unità di in-formazione finanziaria pres-so la Banca d’Italia, conoscebene Rossella Orlandi, la di-rettrice dell’Agenzia delle En-trate sotto attacco governati-vo. E quando gli chiediamoun ’opinione sul suo operato,non ha dubbi: è la persona giu-sta al posto giusto. “È di gran-dissimo valore, un servitoredello Stato di cui il Paese ha bi-sogno. Non ha mai fatto man-care il suo contributo quandoè stato necessario scambiarsiinformazioni utili alle indagi-ni”.

Lei, per Bankitalia, fa partedell’Unità che si occupa del-

le segnalazioni di operazionisospette. C’è dialogo conl’Agenzia delle Entrate?

Con l’avvento della dottores-sa Orlandi i due organismihanno cominciato a collabo-rare proficuamente in termi-ni sistematici e innovativi

In che senso?Sulla regolarizzazione dei ca-pitali, nel rispetto della leggeantiriciclaggio, si stanno defi-nendo protocolli assoluta-mente efficaci.

Prima non era così?Non c’era mai stata una col-laborazione tale. Le forniscoun dato: l’Unità di informa-zione finanziaria è uno deisoggetti che può accedere a u-

na serie di informazioni pres-so l’anagrafe rapporti tributa-ri, in virtù di una legge di moltianni fa. Ma solo con la dotto-ressa Orlandi c’è stata una ve-ra apertura. Lei ha permessol’applicazione di una norma.

Cosa l’ha colpita di più delsuo modo di fare?

Ha sempre posto l’ac ce nt osulla necessità di prevenire,di fare una battaglia culturale,di dire che la furbizia deve va-lere meno del rispetto delleregole, oltre che sulla neces-sità di avere i mezzi per repri-mere il fenomeno.

Si sente in sintonia con la vi-sione che ha Orlandi dellabattaglia all’evasione, cul-turale e repressiva allo stes-so tempo?

Esattamente. Lei ha sempreavuto la capacità di capire chele articolazioni della Pubblicaamministrazione devonoscambiarsi informazioni,

condividere valori, cosa in cuicredo profondamente.

Non si è stupito della denun-cia della direttrice?

No. Nel momento in cui ha ca-pito le gravi difficoltà in cui sitrova l’Agenzia delle Entrate,senza gli strumenti necessari,compresi quelli normativi,per poter essere efficiente, haritenuto di dover sollecitarela politica a prendere provve-dimenti. E, dal mio punto divista di magistrato, la politicacredo che debba considerarele sue buone ragioni. Lo “s f o-go” , credo, sia la testimonian-za della sua alta cultura civi-ca.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

» CARLO DI FOGGIA

Il pasticcio dell’Agen ziadelle Entrate non è orfa-no. E non nasce dalle usci-te del sottosegretario E-

nrico Zanetti, che ieri ha avu-to un incontro con il ministrodell’Economia Pier Carlo Pa-doan. “Ci eravamo già dettitutto il giorno prima”, chiosa ilsegretario di Scelta Civicaa l l’uscita. Ma l’eco delle di-missioni auspicate non s’è an-cora placata.

VA FATTO un passo indietro.“Da tempo la Orlandi è statamessa nel mirino dagli uominipiù vicini a Renzi – raccontauna fonte ben informata delTesoro –e il premier non la di-fende”. A riprova viene indica-to un elemento sfuggito ai più:“Quando Renzi la nominò, nelgiugno dello scorso anno, leifece subito presente che sa-rebbe esplosa la grana dirigen-ti”. Quello che è avvenuto nelmarzo scorso, con la sentenzadella Consulta che ne ha fattidecadere 767, perché assuntisenza concorso. Ma la situa-zione è stata prorogata anchedal governo Renzi. A sentenzaacquisita, però, per molti mesinon s’è fatto nulla. E le ipotesid e ll ’Agenzia di riportarne insella una parte sono state tuttecassate dal Tesoro.

Ma il punto di frattura vienedatato al gennaio scorso, allanorma “salva Berlusconi”,quella che avrebbe salvato chievadeva e frodava le impostesotto il 3% del reddito dichia-rato, comparsa in un decretofiscale poi ritirato. In quellagenesi c’è tutto: il testo vienestudiato al Tesoro da una com-missione apposita, con l’aiutoanche degli uomini dell’Agen -zia. Succede sempre così suitemi fiscali. Il testo esce dalministero e arriva a PalazzoChigi, e lì accade di tutto: vieneinserita la misura, di cui i tec-nici delle Entrate non vengo-no informati. C’è poi un’altrabomba per eliminare la possi-bilità per il Fisco di raddoppia-re i termini (da 4 a 8 anni) perl’accertamento in caso di de-nuncia penale. La norma è pe-rò retroattiva, e di fatto avreb-be cancellato un procedimen-to su tre. I tecnici dell’Agenziascrivono direttamente a Pa-lazzo Chigi: “Così si rischia u-na perdita di gettito per l’era -rio per non meno di 16 miliar-d i”, seguono critiche punti-gliose agli altri aspetti critici.L’allarme finisce sui giornali.Renzi non gradisce, e imputaall’Agenzia un eccesso di pro-tagonismo che non esiste. E ilmotivo è semplice: l’ammini -strazione fiscale è stata sem-

pre interpellata sui provvedi-menti delicati. Quella voltanon avviene, uno strappo allaconsuetudine. Il premier, cheha scelto di persona la Orlandi,s’intesta la “manina”, ritira ilprovvedimento, ma da Palaz-zo Chigi inizia l’a llo nta na-mento: l’Agenzia è un organotecnico, ma si è fatta sentire, eper il renzismo ortodosso nonè un buon viatico. Le distanzevengono attenuate, ma gli at-triti si ripetono. A maggio è ilpm Francesco Greco, capo delpool reati finanziari della Pro-cura di Milano a tuonare suitermini di accertamento: “Èun condono implicito e gra-tis”. A quel punto si torna in-dietro. Ma gli appunti delle

Entrate vengono recepiti soloa metà: è fatto salvo il passato,la misura varrà solo per il fu-turo. Anche il 730 precompi-lato, che il premier si intestacon una campagna mediaticamartellante, incontra alcunedifficoltà, tipiche di uno stru-mento in fase sperimentale.Ma è già da gennaio, però, checon gli ambienti che fino ad al-

lora avevano avuto un dialogocostante con Renzi, quelli del-la vecchia scuola di VincenzoVisco, da cui viene la Orlandi,è calato il gelo. A marzo scop-pia la grana dirigenti, ma Pa-lazzo Chigi se ne disinteressa.Renzi non risponde alle ri-chieste di soccorso, negli ufficilegislativi vengono bocciate leipotesi avanzate dall’Agenzia,

la sponda con Padoan si incri-na e si arenano tutti i tentativi.Alla fine, sotto il controllo diZanetti, arriva un emenda-mento al decreto Enti locali:niente corsie per recuperareparte dei dirigenti decaduti.La Orlandi, funzionario dilunga data, difende la struttu-ra, alcuni dirigenti se ne van-no, il malessere tracima sui

giornali e dal giglio magico fil-tra: il vertice del Fisco è senzacopertura politica.

LA GOCCIA finale è la rotturacon Visco sulla legge di Stabi-lità e lo stop all’Imu. L’esecu -tivo viene accusato di cercareil consenso degli evasori. Insoccorso dell’Agenzia resta laminoranza Pd. Con la bombasul contante il distacco diven-ta rottura. Ieri il presidentedell’Anac Raffaele Cantone siè schierato col governo: “Maiavuto l’impressione che l'A-genzia fosse stata marginaliz-zata (...) Mai nessuno, né dalgoverno né dall’o ppo si zio nemi ha mai chiesto nulla”.

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7 67I dirigenti decadutiLa direttrice avevafatto presente il rischio

Evasori lisciatiDa gennaio il cambiodi rotta. Cantone:“L’Agenzia non mi paremessa ai margini”

E nt ratee uscite

Matteo Renzie la direttrice

de l l’Age n z i adelle Entrate,

Rossella Or-landi Ansa/Dlm

Fabio Di Vizio

Dal salva-B. al contante:così il Giglio magicoha condannato la Orlandi

LA ROTTURA

Le tappe L’attacco a ladyFisco viene da lontano: dalla“manina” di Natale ai tempid’accertamento. Il premiernon ha gradito i malumorisui pasticci finiti sui giornali

INUMERI

3%La quota di reddito evaso suldichiarato che non facevascattare la frode fiscale in undecreto approvato a Nataleche poi il governo ha dovutoritirare (avrebbe cancellato lacondanna di Silvio Berlusconi)

2 2 0.0 0 0Gli “avvisi bonari” spediti aicontribuenti che risultanoanomali sulla base del loro 730precompilato. Hanno tempofino al 29 dicembre percorreggere la propria posizione

8 .0 0 0Gli evasori totali scoperti inItalia dalla Guardia di Finanzanel 2014: in un anno le personedenunciate per reati contro laPubblica amministrazionesono state 3.700

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Cgil, Cisl e Uilscendono in piazzail 28 novembre

qPARTE LA MOBILITAZIONE dei la-voratori pubblici per “un contratto ve-

ro ”, fermo da oltre sei anni, che la legge diStabilità non rilancia, mettendo sul tavolo ri-sorse giudicate del tutto insufficienti: Cgil,Cisl e Uil scendono in campo, indicano la da-ta della manifestazione nazionale, sabato28 novembre a Roma, scuola compresa, e sidicono pronti anche allo sciopero generale.

Chiedono “un rinnovo dignitoso”, che perFp-Cgil, Cisl-Fp, Uil-Fpl e Uil-Pa significa unaumento medio di 150 euro sulle buste pa-ga, altro che “una mancia come vorrebbe ilG ove r n o”. E sul web corre con l’hashtag# co n t ra t to s u b i to.La protesta, intanto, monta anche nei mini-steri, a partire proprio dal Mef, in particolarecontro il blocco degli stanziamenti per il sa-

lario accessorio (che la manovra per l'annoprossimo lascia ancorati ai livelli del 2015):circa 2.000 dipendenti del ministero dell’E-conomia e delle Finanze, nella sede di via XXsettembre, sono usciti dagli uffici e scesi neicortili, riferisce il sindacato Confsal-Unsa.Le Rsu del Mef dichiarano “l'assemblea per-m a n e n te ” fino a venerdì e chiedono un in-contro al ministro Pier Carlo Padoan.

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Mercoledì 28 Ottobre 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO | ECONOMIA » 3

Su Twitter “Ho fatto imbestialire tutti, vuol dire che sono nel giusto”

I 15 minuti di celebrità del sicario ZanettiIL PERSONAGGIO

» CATERINA MINNUCCI

Dopo aver scatenato laguerra tra il governo e i

vertici del Fisco per averchiesto la testa di RossellaOrlandi, dalle colonne di Re -pubblica, perché “continua aesternare il suo malesseredicendo che l’Agenzia muo-re”, il sottosegretario all’E-conomia (e segretario diScelta Civica) Enrico Zanet-ti, nella notte tra lunedì emartedì, ha continuato la suacrociata su Twitter: “Sonoconvinto che la mia posizio-ne sia assolutamente condi-visa da Palazzo Chigi”.

IL COMMERCIALISTA, un po’per caso capo di un partitoche non esiste quasi più, è di-

ventato l’agitatore della pro-testa contro “la paralisi delF is co ”, ventilata dai verticidell’Agenzia. Si è affidato aicinguettii e ai salotti televi-sivi disponibili, per ribadire:“Non ritengo di essere statosmentito. Non mi risulta che

su questa vicenda ci sia unavoce chiara né di Padoan nédi Renzi. Esiste solo una notadel ministero che fa il puntosulle varie attività fatte”.

E giù con una pioggia di t-weet: “Speranza c’è, Sel c’è,Civati c'è, Fassina c’è: ho fat-

to imbestialire l’intera sini-s tr a”. Zanetti ha rilanciatoanche l’appoggio incassatoin 140 caratteri dal giornali-sta Oscar Giannino: “In unpaese serio, direttore #A-gEntrate che difende diri-genti illegittimi va a casa. Lapenso come @enrico_zanet-ti”. E di tantissimi altri follo-wer meno celebri, ma utili al-la causa: “Non potevo nonscriverle: bravo! Segnale dilegalità per tutti”,“Non arre-trare, i veterocomunisti dellamin Pd devono decidere segovernare o andare all’oppo -sizione”, e così via.

Il responsabile economi-co del Pd , Filippo Taddei, aRadio Capital ha detto: “Za -netti ha espresso una legit-tima opinione personale”. E

a chi gli ha chiesto se dietro ladichiarazione del sottose-gretario si nascondesse unaqualche ricerca di visibilità,ha risposto: “Non credo, è u-na persona seria”.

QUINDI ZANETTI parla perconquistarsi spazio nei talkshow? Ieri sera è stato ospitedi Ballarò , questa mattina diOm ni bu s . La direttr icedell’Agenzia delle EntrateOrlandi ancora attende unchiarimento da Renzi. Madopo tanto attivismo, se ilpremier avesse voluto fer-mare il sottosegretario Za-netti, anche dalla cima delMachu Picchu, avrebbe po-tuto farlo. Invece tace. E il si-lenzio, a volte, è molto elo-quente.

» BRUNO TINTI

Ègente senza vergogna. Perquesto si resta senza paro-le: non c'è confronto pos-sibile con chi mente sa-

pendo di mentire. Ce l’hanno conRossella Orlandi, la direttriced el l’Agenzia delle Entrate. Hadetto che il governo sta pregiudi-cando l’accertamento delle impo-ste e la lotta all'evasione fiscale. Siriferiva alla diaspora di 750 diri-genti che, declassati a impiegati(con stipendio congruamente ri-dotto) per via di una sentenza del-la Corte costituzionale che ha giu-dicato illegittimi i concorsi inter-ni, hanno cercato posti di lavorodove la loro professionalità fosseadeguatamente apprezzata.Manco a dirlo, li hanno trovati: laconcorrenza (studi professionaliprima di tutto) li ha accolti calo-rosamente. Fate qualcosa, ha det-to Orlandi. Si riferiva anche allasoglia di 3.000 euro per i paga-menti in contanti; che, come o-gnuno – anche i senza vergogna –capisce, legalizza di fatto il “n e-ro”. La stanno coprendo di mise-rie.

IL SOTTOSEGRETARIO al l’Econo -mia, Zanetti, che è anche segreta-rio di quel che resta di Scelta Ci-vica, ne chiede le dimissioni e so-stiene di parlare a nome del gover-no. Il che è probabilmente vero,anche se il ministro dell’E co no-mia Padoan, quello che dovrebbeessere in grado di dire al suo sot-tosegretario di chiudere il becco,professa la sua immutata stima neiconfronti della Orlandi. Che non sisa quanto durerà, visto che si trattadello stesso Padoan che un anno faspiegava che la limitazione all’uso

del contante era strumento indi-spensabile per la lotta all’evasionee che oggi “rivendica il diritto dicambiare idea”. Senza vergogna,appunto.

DELLA LEGALIZZAZIONE di fattodel “nero” ho scritto tanto, pren-dendomela sempre con il popolodell’Iva, quello che presenta di-chiarazioni false ma che non com-mette reato, basta che non supe-rino 300.000 euro all’anno di “ne -ro” e dunque 150.000 euro di im-posta evasa: i senza vergogna han-no stabilito che questo è il confineoltre il quale l’evasione fiscale di-venta reato. Così il popolo dell’Ivapuò evadere con tranquillità: maleche vada, pagheranno quello cheavrebbero dovuto pagare se nonfossero stati evasori incalliti. Maesiste un’altra categoria che si gio-verà della possibilità di pagare incontanti fino a 3.000 euro: i pro-prietari di case. Da oggi niente più

bonifici, bollettini di conto cor-rente, assegni. Una questua di por-ta in porta, a riscuotere i contanti.Qualcuno pensa che saranno pun-tigliosamente dichiarati?

Renzi&C. dicono di pensarlo. Èquesta la più clamorosa ed eviden-te delle menzogne che propalanosenza vergogna. “Il governo hacambiato alla radice il modo dicontrastare l’evasione fiscale.L’Agenzia delle Entrate sta dandoattuazione al nuovo modello cheincentiva gli adempimenti spon-tanei”. Somministrazione di e-stratti di “Spirito Santo”? Perchéaffermare che un popolo di evasorisi convertirà agli adempimentispontanei, per di più in un conte-sto in cui le sanzioni penali e leprobabilità di accertamento sonoazzerate, fa ridere anche i tacchiniin lutto per l’approssimarsi dellefeste natalizie. Ma ce ne sono altre.Il governo ha detto di aver messoin campo misure efficacissime:“incrocio delle banche dati, di-chiarazione dei redditi online pre-compilata, fatturazione elettroni-ca, accordi bilaterali, accordi mul-tilaterali”. Aria fritta, meglio: bu-gie d'annata. Le banche dati esi-stono da sempre: Pra, catasto, In-ps, anagrafe dei conti etc. Perchénon funzionano? Solo i senza ver-gogna possono far finta di non sa-pere che gli archivi multi relazio-nali (così si chiamano gli "incroci")restituiscono quello che c'è nellaloro memoria. Il “nero” non è maientrato negli archivi bancari; leFerrari appartengono a società fi-duciarie e così ville e castelli; lemega vacanze si pagano, appunto,in contanti. Per gli stessi motivi, ladichiarazione online pre compila-ta rende solo più facile la vita aglionesti, che avrebbero comunquedichiarato tutto, e ai disonesti chehanno inguattato il “nero”. E sem-pre per gli stessi motivi la fattura-zione elettronica si limiterà a re-gistrare quello che il popolo del-l'Iva ha deciso di dichiarare. Il “ne -ro”non diventa “bianco”perché lefatture sono elettroniche inveceche cartacee: la sbandierata tec-nologia non elimina l'evasione fi-scale. Quanto agli accordi interna-zionali, in gestazione da anni per-ché imposti dagli Usa e dall’Ue, so-no maturati –per caso –nell'epocabuia di Renzi&C.

Ed è da vedere se e quanto fun-zioneranno. Il “nero” p r o b ab i l-mente prenderà domicili diversi,tutto qui.

LA VERITÀ sta tutta nelle dichia-razioni uscite dalla pancia di Gio-vanni Monchiero, capogruppo al-la Camera di Sc: “Nel fisco non èpiù tollerabile una confusione to-tale di ruoli e funzioni tra autono-mia tecnica e indirizzo politico”.Cioè, il tecnico che fa rilevare co-me l’indirizzo politico del governofavorisce l’evasione fiscale deveandare fuori dalle balle.

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Sempre in ondaIl sottosegretariopassa da un salottotelevisivo all’a lt ro ;ieri sera a “B a l l a rò ”questa mattinaa “O m n i bu s”

L’inc rociodel lebanche datinonfunziona:gli archivinon sannodel “n e ro”.Le Ferrarisono disocietàfiduciariee così le ville

FAT I CAINUTILE

Lotta all’evasione, Renzisi affida allo Spirito SantoIl governo annuncia una propria “strategia ” di contrasto. Che però non esiste

Occhio ai conti Il ministro dell’Economia Padoan La Pre ss e

L’INTERVENTO Il pm Francesco Greco

“I tesori all’estero rivelanolivelli di nero impressionanti”

qNEGLI ULTIMI 10 ANNI abbiamo avuto tre scudi fiscali e unaprocedura di voluntary disclosure che hanno portato a fare e-

mergere qualcosa come 400 mila domande. Il che significa che ab-biamo avuto oggettivamente un livello di evasione fiscale legato al-l'esportazione dei capitali all'estero impressionante”, ha detto il pmdi Milano Francesco Greco domenica, nel suo intervento al convegnodell’Associazione nazionale magistrati. Greco, uno dei massimi e-sperti di lotta all’evasione, ha chiesto al governo di intervenire perparificare la corruzione tra privati a quella che riguarda il pubblico. Epoi ha parlato delle fondazioni usate dai politici: “Se un presidente diAsl compra un aereo per andare in Brasile, va direttamente a S. Vit-tore, se lo fa un presidente di fondazione non succede niente perchénon c'è reato ma lo fa con soldi che arrivano dalla Regione”.

Lo sberleffo

SORPRESA, I PARADISIFISCALI SERVONO» GIANLUCA ROSELLI

, IPARADISI fiscali servono. Ed e-sportare capitali in isolette carai-

biche dove la fiscalità è vicina allo zero èutile all’equilibrio economico mondiale.Questo abbiamo imparato a un illumi-nante convegno nella sede dell’A ss o c i a z i o n estampa estera a Roma. L’occasione è la presen-tazione del libro di Paolo Zagami, L’impresa inter-nazionale nei cosiddetti paradisi fiscali (Rubbettino

editore). Il testo non sposa nessuna tesi,ma si limita ad analizzare i pro e i contro deiluoghi no tax. Così scopriamo che “se non cifossero i paradisi fiscali i governi non si por-rebbero dei limiti nel tassare i cittadini”,

quindi i Paesi della black list hanno il merito di te-nere calmierate le imposte. Inoltre, “se le tassenon fossero così alte – in Italia al 46 per cento –questi posti non esisterebbero”. “Sì, ma in Italia –

fa notare qualcuno – sono alte anche perché c’ètanta evasione”. Tra i contro c’è che la fuga di ca-pitali distoglie gli investimenti, fa aumentare il de-bito pubblico e anche le imposte sul lavoro. Menomale. “Siamo tutti d’accordo nel condannare queiPaesi dove si ricicla denaro criminale, ma questiparadisi spesso sono una risposta alle innumere-voli tasse”, spiega l’autore. Ma anni fa non l’a vevagià detto qualcuno?

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4 » ECONOMIA | IL FATTO QUOTIDIANO | Mercoledì 28 Ottobre 2015

INUMERI

1,3 mldLa differenza tra minori emaggiori entrate (tasse) nel2016 dopo la legge di Stabilitàal netto del rinvio degliaumenti di Iva e accise per16,8 miliardi al 2017

20 mldGli sgravi fiscali nel prossimotriennio concessi al mondodelle imprese nella manovra diRenzi (ce n’erano altrettantigià l’anno scorso)

4 euroL’aumento netto mensileconcesso agli statali, il cuicontratto è bloccato dal 2009

BLUFF La mazzata vera già a bilancio dal 2017 al 2019

» MARCO PALOMBI

Giorgio Squinzi, bon-tà sua, teme per lamanovra scritta dalg o v e r n o : “ N e l l e

prossime due settimane siscatenerà l’assalto alla dili-genza. Mi auguro che il go-verno riesca a tenere”. Lepreghiere del presidente de-gli industriali si devono a unfatto molto semplice: sa chela diligenza non è proprio diquelle ricche, in compenso ilpoco che porta è in gran partesuo, degli interessi che rap-presenta, del ceto sociale acui appartiene.

Una legge di Stabilitàpiccola piccolaPartiamo dal quadro genera-le, per dire che poca cosa siaquesta legge di Stabilità. Ilvalore in termini di indebi-tamento netto nel 2016 èpari a 28,7 miliardi di euro,con coperture a deficit di14,5 miliardi. Sembrerebbeuna grande operazione fi-scale, ma non è così: è più ungrande spettacolo di illusio-nismo. Il meccanismo è il se-guente: una gran parte diquella grossa cifra serve aspostare di un anno l’aumen-to automatico di Iva e acciseper 16,8 miliardi, dunque lamanovra netta vale meno di12 miliardi. Al netto di que-ste “clausole di salvaguar-di a”, scrivono i Servizi Bi-lancio di Camera e Senato inuna prima relazione, le mi-nori entrate (cioè i tagli ditasse veri) ammontano a 7miliardi: basta sottrarre ai23,8 miliardi di sgravi di cuisi vanta il governo i 16,8 mi-liardi di Iva e accise virtuali.Fanno 7 miliardi a cui vannopoi sottratte “le maggiori en-trate”(nuove tasse): nel 2016sono 5,7 miliardi. Insomma,la differenza è 1,3 miliardi dientrate in meno l’anno pros-simo.

Al massimo, insomma, ilgoverno potrebbe vendersiun’opera di riallocazione delcarico fiscale e lo sposta-mento di un anno del pareg-gio di bilan-cio (dal 2017,infatti, Ren-zi mette già abilancio ma-novre di ri-duzione deldeficit da unpunto di Pill’anno graziead aumentidi tasse che valgono 15,1 mi-liardi nel solo 2017).

La diligenza di Squinzi:miliardi di sgravi fiscaliSe si lascia il generale per ilparticolare, questa manovrasembra l’ennesimo capitolodella grande operazione de-flattiva del governo Renzi,che è davvero - nonostantecerte uscite del premier - u-no dei più ligi d’Europa nelseguire la strategia indicatada Bruxelles e dalla Bce: po-litiche dell’offerta (cioè fa-

Una manovra per impresee ricchi: agli altri solo fumoGli sgravi fiscali vanno tutti a loro, briciole agli statali, tagli a servizi e pensionati

vorevoli alle imprese), guer-ra al lavoro - o, meglio, al li-vello dei salari in ogni lorocomponente (diretta, indi-retta, differita) - riduzionedel perimetro dello Stato perlasciar spazio ai privati.

In questo contesto, la “di-ligenza” di Squinzi è facileda descrivere. A Confindu-stria vanno le grandi opera-zioni fiscali: gli a m m or t a-menti al 140% delle spese ininvestimenti valgono, da ta-belle, due miliardi e mezzoin tre anni (e di più nei suc-cessivi tre); la proroga deglisgravi sulle assunzioni, an-che se ridotti al 40% rispetto

al regalo del2015, quasi5miliardi neltriennio. Poici sono i sol-di per il sala-rio di pro-d ut t iv i tà ela co ntr at-tazione disecondo li-

ve ll o (altri due miliardi emezzo nel triennio). Poi c’èl’abolizione dell’Imu suimacchinari “i mb ul lo na ti ”che vale 530 milioni l’anno,Imu e Irap agricole (600milioni l’anno) e il tagl iodell’Ires (imposta sui reddi-ti d’impresa) già messo a bi-lancio per il 2017 e 2018 percomplessivi 7 miliardi e di-spari. Questo senza contareche anche l ’ab olizi oned el l ’Im u / Ta s i sulla primacasa (costo: 3,5 miliardi l’an-no) finisce per favorire so-

prattutto i redditi più alti.

E per il lavoro? Sela passa parecchio maleI dipendenti statali hanno icontratti bloccati dal 2009:fa un danno da circa 10milaeuro totali su uno stipendioda 23mila euro l’anno (e sen-za contare gli effetti previ-denziali): ora la Consulta hacostretto il governo a rinno-varli e la risposta è uno stan-ziamento da 300 milioni. Ciinformano i Servizi Bilancio,però, che la cifra è lorda: alnetto delle tasse fanno 154,5milioni, cioè un aumentomedio di 4 euro al mese. Allebriciole suir i n n o v i v aaggiunto al-m e n o i lblocco delturnover al25%: nienteassun zioniper sostitui-re i pensio-n a t i n o n o-stante un calo che nella P.A.ha superato le 300 mila unitàdi personale in poche anni.

Sulle pensioni (cioè sala-rio differito), invece, la ma-novra addirittura toglie: laproroga del blocco delle in-dicizzazionivale meno pen-sioni per 514 milioni nel 2017e 1,14 miliardi nel 2018. Poic’è il capitolo esodati: la co-siddetta “settima salvaguar-dia” del governo ne dovreb-be tutelare poco più di 26 mi-la e dunque - stando ai nume-ri dell’Inps - lasciarne a ba-

gnomaria ancora 23 mila edispari. Sugli esodati c’è an-che la beffa: un po’ di soldidel Fondo per la tutela degliesodati (209 milioni in tutto)vengono usati per finanziareOpzione donna, cioè la pos-sibilità per alcune migliaia dilavoratrici che ne hanno i re-quisiti di andare in pensionecon le vecchie regole.

Anche il salario indiretto– prestazioni sanitarie, wel-fare, servizi, etc – è sotto at-tacco: al Servizio sanitarion a zi o n al e vengono tagliati2,3 miliardi di euro; il pareg-gio di bilancio, dicono i tec-nici parlamentari, vale per le

R e gi o n i “r i-sp ar mi ” p er1,8 miliardinel solo 2016(e il governoh a g i à a g-giunto nellesue tabelletagli per altri15 miliardinei tre anni

successivi) che si tradurran-no in aumento dei ticket e delcosto dei servizi (mense sco-lastiche, trasporto), addizio-nali Irpef dove si potrà. Tut-te cose che pesano di più suiredditi bassi.

Anche il taglio della spe-sa per investimenti - oltre3,5 miliardi nel prossimotriennio - è un attacco al la-voro: tra tutte le spese pub-bliche è infatti quella che haeffetti più benefici sulla cre-scita e sull’occupazione.

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Squinzi preoccupato:”Ora ci sarà l’assaltoalla diligenza. Speroche il governo regga”(la diligenza è la sua)

C opp i adi fattoMatteo Renzie il presidentedi Confindu-stria, GiorgioSquinzi, spes-so in sintoniaAnsa

BA N K I TA L I A

Debiti della Pa,manc anoa n c o ra50 miliardi

C alano i debiti dellaPubblica ammini-strazione ma la si-

tuazione resta ancora ir-risolta con un ammonta-re totale a 70 miliardi dieuro e tempi nonlinea con lenorme Ue,a n c h ep e r c h éa l c u n ienti han-no usato lerisorse forni-te dal Mef negli ultimidue anni per nuove speseanziché ridurre l ’e s i-stente. La ricerca dellaBanca d’Italia fa il puntosull'annosa vicenda econclude che per metter-si in linea sono necessarinuovi fondi (50 miliardi)e un sistema diverso difornire i finanziamenti aquegli enti non in lineaper inerzia o altro.

Nello studio quindi sispiega come le "ingentirisorse" messe a disposi-zione dal Tesoro, le nuo-ve norme e "l'attenzionepolitica", in Italia e nellaUe, abbiano ridotto di 20miliardi, negli ultimi 2anni, i debiti commercia-li della P.a. che però peressere "ricondotti entrolimiti fisiologici" e ri-spettare le regole Ue ri-chiederebbero un calo di50 miliardi sui 70 di fine2014.

Cosa fare? "Se si vuoleportare i debiti a livelli fi-siologici in tempi brevis e m b r a i n e v i t a b i l eun’ulteriore concessio-ne di liquidità alle ammi-nistrazioni a partire dal-le risorse stanziate nelbiennio 2013-2014 e nonu ti l i zz a te ”. Per evitarel’inerzia di alcuni entidecentrati si potrebbe"pensare a un interventosostitutivo dello Statocon un addebito automa-tico alle amministrazio-ni responsabili".

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Beffa agli esodatiNe rimarranno fuoriancora 23 mila: soldigià stanziati usatiper “Opzione donna”

LA RICERCA SVIMEZ

0,1% di PilDopo sette anni di segno menoanche il Sud torna a crescere

qPICCOLI spiragli di ripresa tornano a

illuminare il Mezzogiorno, con il Pil chedopo 7 anni di cali torna finalmente a salire,seppure di un timido 0,1%. L'ottimismo peròviene subito smorzato dai dati sui redditi chedimostrano, una volta in più, come i cittadinidelle regioni del Sud restino i più poveri d’Italia:il 62% di loro guadagna al massimo il 40% delreddito medio di un italiano. La fotografia scat-

tata dal rapporto Svimez 2015 sull'economiadel Mezzogiorno mostra un divario Nord-Sudancora esteso e difficile da colmare. "Non pos-so non rilevare degli elementi di ripresa" - hacommentato la presidente della Camera LauraBoldrini - ma potremmo considerarci fuori daltunnel della crisi solo quando saranno i citta-dini a dirci che sono migliorate le loro condi-zioni di vita e a oggi non mi pare che siamo an-

cora in questa situazione", ha sottolineato lapresidente della Camera. A causa della crisi,negli ultimi anni - secondo Svimez - la povertàassoluta in Italia, sia al Sud che nel Cen-tro-Nord, è raddoppiata superando i 4 milionidi cittadini. Un trend che si spera possa essersifermato, visto che nel 2014 la povertà assolutaha smesso di crescere al Centro-Nord ed è leg-germente diminuita nel Mezzogiorno.

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Mercoledì 28 Ottobre 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO | POLITICA » 5

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» ANDREA GIAMBARTOLOMEI

Da l l a p a r r o c c h i a edal l’impegno socialealla guida di due grandidiocesi. È il destino

scelto da papa Francesco perMatteo Maria Zuppi e CorradoLorefice, passati rispettiva-mente dalla chiesa di Santa Ma-ria in Trastevere (Roma) all’ar-cidiocesi di Bologna il primo, eda quella di San Pietro Apostolodi Modica all’arcidiocesi di Pa-lermo il secondo. Le nomine so-no state ufficializzate ieri. Datempo si aspettavano i nomi deisuccessori dei cardinali CarloCaffarra e Paolo Romeo, allaguida delle due importanti sedivescovili, ma Jorge Mario Ber-goglio ha atteso e alla fine hascelto: è andato contro i prono-stici, ha confermato la sua pre-dilezione per i preti di periferiae ha tolto terreno a una parte tra-dizionalista della Chiesa che siera radicata durante il papato diJoseph Ratzinger e la presiden-za Cei di Camillo Ruini.

IL CASO di Bologna è esemplare.Com’era uso una volta, ad ammi-nistrazioni politiche di sinistrasi “o p p o n ev a n o ” vescovi piùconservatori e così la città ha a-vuto per molti decenni vescovipiù tradizionalisti, alcuni di pro-venienza milanese e quanto me-no vicini al mondo di Comunio-ne e liberazione. Nel 1983 era ar-rivato Enrico Manfredini, amicodel fondatore di Cl don LuigiGiussani. Alla sua morte gli èsucceduto Giacomo Biffi, mila-nese, in carica fino al 2003, de-ceduto l’11 luglio scorso e notoper alcune dichiarazioni pocoprogressiste, come l’aver defini-to “un miracolo” l’elezione di unsindaco di centrodestra comeGiuliano Cazzola o come la cri-tica all’immigrazione che non è

un “diritto all’invasione”. A lui èseguito, fino a questi ultimi mesi,Carlo Caffarra, amico di donGiussani (conosciuto a Milano,dove insegnava alla Cattolica) edifensore della tradizione spe-cialmente sui temi legati alla fa-miglia, andando contro le ideepiù progressiste di papa Bergo-glio anche durante il recente Si-nodo sulla famiglia.

A scompaginare lo schema ar-riva ora Matteo Maria Zuppi,prete nato a Roma l’11 ottobre1955, figlio di Enrico, responsa-bile de “L’Osservatore della Do-me nica ”, e di Carla Fumagalli,nipote del cardinale Carlo Con-

falonieri, segretario di papa PioXI. Insomma, cresciuto nellacultura ecclesiastica sin da bam-bino ma non per questo meno at-tento alla realtà sociale. Da gio-vane monsignor Zuppi si è avvi-cinato alla Comunità di sant’E-gidio di cui è stato una figura sto-rica.

È DIVENTATO parroco di SantaMaria in Trastevere nel 2000quando monsignor VincenzoPaglia è stato nominato vescovodi Terni-Narni-Amelia, e dal 31gennaio 2012 è stato vescovo au-siliario di Roma. “È una nominabellissima e mi fa molto piace-

re”, commenta Giovanni MariaVian, direttore dell’OsservatoreRomano che conosce da moltianni “don Matteo”, compagno discuola di suo fratello Lorenzo.Nel suo primo messaggio ai fe-deli bolognesi monsignor Zuppiha già fatto notare il suo spirito

“progressista” sottolineandoche la Chiesa deve essere “di tut-ti, proprio di tutti, ma sempreparticolarmente dei poveri”, hacitato il Concilio Vaticano II,monsignor Oscar Romero (op-posito re della dittatura militaredi El Salvador e ucciso daglisquadroni della morte) e papaGiovanni XXIII.

NELLA PRINCIPALE diocesi sici-liana arriva invece un prete difrontiera, monsignor CorradoLorefice, 53enne attivo nellebattaglie contro il racket, diven-tato arcivescovo senza prima es-sere stato vescovo, un fatto raro.Parroco a Modica e vicario dellapastorale della diocesi di Noto,ha scritto due libri significativi.Uno è “Dossetti e Lercaro: lachiesa povera e dei poveri”, de-dicato a don Giuseppe Dossetti eal cardinale Giacomo Lercaro,arcivescovo di Bologna che fuspodestato dopo le sue omeliecontro i bombardamenti in Viet-nam. Il secondo è “La compa-gnia del Vangelo. Discorsi e ideedi don Pino Puglisi a Palermo”,dedicato al sacerdote del quar-tiere Brancaccio ucciso da sicaridi Cosa Nostra, un sacerdote concui Lorefice aveva collaborato:“Dopo la nomina ho pensato su-bito a don Pino Puglisi, la colpa èsua”, ha detto ieri in un’intervi -sta al Tg2000 della Cei. Pare chela sua nomina sia stata suggeritaa Bergoglio da don Luigi Ciotti,fondatore dell’associazione an-timafia Libera, e dal segretariodella Cei Nunzio Galantino. Co-me prima cosa, monsignor Lore-fice ha invitato i fedeli “a man-tenere vigile l’attenzione ai piùpiccoli, ai più poveri, agli amma-lati”, spiegando di avere in men-te “una Chiesa ministeriale sullascia della proposta cristiana delBeato Pino Puglisi”.

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Non sono semplici preti distrada”. Lo sottolinea Alber-

to Melloni, storico del cristiane-simo ed editorialista del Corrie-re della Sera commentando lanomina di Corrado Loreficeall’arcidiocesi di Palermo e quel-la di Matteo Maria Zuppi a Bo-logna.

Cosa pensa di queste ultime no-mine di papa Francesco?

Mi sembrano nomine molto at-tese e mi sembra che il ponteficeabbia fatto bene ad aspettare pernon diminuire l’attenzione in-torno al Sinodo. Lorefice e Zuppisono persone di grande statura,non sono semplici preti di stra-da. Don Matteo è un uomo di tra-dizione cattolica profonda e hauna statura intellettuale e spiri-tuale sicurissima. Don Loreficeè il più importante studioso sullariflessione intorno alla povertàfatta da Dossetti e Lercaro nella

chiesa del ConcilioVaticano II.

Che caratteristi-che hanno questen o m i n e?

Sono nomine moltoprofilate perché se-gnano un ricambiogenerazionale e spi-rituale molto preci-so. Hanno pesato illoro impegno e la loro formazio-ne ecclesiale, che non è stata co-struita in termini di carriera, madi fedeltà alla vita cristiana.

Insomma, Bergoglio li ha sceltisimili a lui.

È la cosa più ovvia. Difficilmenteil Papa sceglie persone che disi-stima e dunque preferisce quelle

che esprimono unpensiero che sia piùconsono ai tempi.

A Bologna, dove al u n go i ve s cov ih a n n o a v u t oun’impronta tra-dizionalista e al-meno alcuni eranovicini a Comunio-ne e Liberazione,

arriva un romano vicino alla Co-munità di Sant’Egidio. Cosac a m b i a?

Poco o nulla. Zuppi è stato sceltoper fare il vescovo, non per fare ilrappresentante di un movimen-to. Si farebbe un torto a ritenerloc o m e u n a m b a s c i a t o r e d iSant’Egidio. Il vescovo deve fare

il vescovo, non il progressista o ilconservatore. Il suo predecesso-re Caffarra ha fatto la scelta di di-re sempre quello che pensava,anche se entrava in polemica conl’amministrazione e veniva rite-nuto un provocatore. Ma la pro-vocazione non la si fa da soli.

Pensa che un “prete di strada”come Lorefice guiderà bene lapiù grande diocesi siciliana?

Don Corrado non è solo un prete,ma è l’editore delle omelie delbeato Puglisi. Inoltre è giovane,come Zuppi, e quindi entrambihanno davanti un episcopatolungo e possono avere molta au-torevolezza.

Twitter @AGiambartolomei© RIPRODUZIONE RISERVATA

Zuppi, ex Sant’Egidio, spezza la continuità conservatrice nella cittàche fu “ro s s a ”. In Sicilia un prete antimafia: “Sono qui per don Puglisi”

Bologna e Palermo,Bergoglio sceglievescovi “di strada”

LE NOMINE

Parroci promossiIl romano in Emilia parladei poveri e cita Romeroe Giovanni XXII. Lorefice“suggerito” da don Ciotti

Storico Lo studiosoAlberto Melloni Ansa

Mon s ig nor iCorrado Lore-fice (Palermo)e a sinistra,Matteo MariaZuppi (Bolo-gna) Ansa

Alberto Melloni Lo studioso cattolico e le nomine di papa Francesco

Questa è davvero una svolta,una sferzata alla Chiesa italiana

L’I N T E RV I STA

LA CRISI DELLA MODA

Roberto Cavalli, 70lavoratori di Firenzeverso la mobilità

qI VERTICI DEL FONDO d’i nve s t i -mento Clessidra, che controlla l’a-

zienda Roberto Cavalli, hanno preannun-ciato l’apertura della procedura di mobilitàper circa 70 dei 350 dipendenti dello sta-bilimento fiorentino dell’Osmannoro. Perprotesta, ieri, oltre un centinaio di lavora-tori con Rsu e sindacati hanno scioperatodavanti alla fabbrica. Molte lavoratrici

hanno indossato la maschera da leonessecome simbolo di lotta: una stoccata allanuova proprietà, che una volta insediata leaveva spronate a lottare come leonesseper il lavoro. Ieri ha avuto luogo uno scio-pero anche alla sede di Cavalli di Milano."L'azienda ha fatto i conti sbagliati pen-sando di comunicare 70 licenziamentisenza proporre un Piano industriale per u-

na visione d’insieme che confermi investi-menti, rilancio del marchio e legame colterritorio, che è sempre stato un punto for-te del brand”, ha detto Bernardo Marasco(Filctem-Cgil), "alla proprietà rimprove-riamo prima di tutto la soluzione drasticadella mobilità, quando ci sarebbero solu-zioni meno traumatiche come gli ammor-tizzatori sociali".

Chi sono

n M AT T EOMARIAZUPPIRomano, 60anni,cresciuto ina m b i e n tee cc l e s i a s t i co,è stato unafigura storicadellaComunità diSant’E g i d i o.Dal 2000 èparroco diSanta Maria inTra s teve re

n CO R R A D OLO R E F I C ENato 53 annifa a Ispica(Ragusa), èparroco aModica(Ragusa) e sibatte contro ilracket. Hascritto duelibri, uno suDossetti eLercaro el’altro su donPuglisi, uccisonel ‘93 daCosa Nostra

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6 » POLITICA | IL FATTO QUOTIDIANO | Mercoledì 28 Ottobre 2015

Marino, dimissioni in bilico:“Vado in aula, poi deciderò”Il sindaco, la scadenza del 2 novembre e la prossima retromarcia: “Voglio discuterecon i consiglieri”. E ora anche i nemici riflettono: “Votare non conviene”

Fabrizio Barca “Troppi errori, è indifendibile. Eravamo al suo fianco, siamo i più delusi”L’I N T E RV I STA

“Ignazio ci ha tradito,ora il Pd ‘c attivo’ lo usaper riprendere potere”

» PAOLA ZANCA

Vado in aula e decido lì. Voglio con-frontarmi con il consiglio comu-

nale. È giusto così”. Ignazio Marino,giunto alla terza settimana da sinda-co dimissionario, ha deciso di abban-donare la strategia e di affidarsi all’i-stinto: “Voglio capire”. Non lascerà ilCampidoglio senza prima aver sen-tito parlare i consiglieri della suamaggioranza; né al contrario ritireràle dimissioni per pura guerriglia conMatteo Renzi e Matteo Orfini. “Senteil peso di questa scelta –raccontano –una scelta che ha i vertici del partitocontro”.

Le ore decisive si avvicinano e dal“suo” partito, il Pd, non è arrivato ilsegnale tanto sperato: nemmeno unincontro, neanche una telefonata. I“contatti informali” con l’emissario

di Palazzo Chigi Luca Lotti o la vi-cesegretaria democratica DeboraSerracchiani non si sono concretiz-zati. Eppure, il silenzio di Renzi e deisuoi fedelissimi non è detto che sianecessariamente nefasto. Ai consi-

glieri comunali che supplicavano u-na “linea nazionale”, il Nazareno nonha dato risposta. E se li lasciano soli,lo spirito di sopravvivenza prevarrà.Anche perché a Matteo Renzi, tuttosommato, evitare le urne a Roma laprossima primavera non dispiace-rebbe affatto. Il candidato forte nonc’è, il processo a Mafia Capitale è ap-pena cominciato, le primarie sareb-bero l’ennesima guerra tra bande. In-vece, temporeggiare qualche altrasettimana in modo da arrivare al nuo-vo anno, consentirebbe di rinviare ilvoto, garantirebbe a Marino una viad’uscita onorevole e permetterebbedi affrontare il Giubileo senza troppiscossoni.

Così, l’ipotesi di un ritiro “tecnico”delle dimissioni è ormai data per fat-ta. Non una sfida al partito o una ir-ragionevole volontà di proseguire il

mandato da sindaco: piuttosto, è ilmessaggio che vuol far passare Ma-rino, la necessità di portare la discus-sione in aula e il bisogno collettivo diabbassare i toni ora che la vicenda de-gli scontrini si è sgonfiata. Per questoil sindaco dimissionario non ha af-frontato la strada dei colloqui con isingoli gruppi consiliari. Non è a loroche deve spiegare che il partito ro-mano è in subbuglio, che nei circolinessuno condivide la gestione dellacrisi che ha avuto Matteo Orfini, chenon si può insultare una piazza comequella autoconvocata di domenicascorsa. Ieri, la presidente del consi-glio comunale Valeria Baglio ha re-spinto la mozione di sfiducia dei Cin-que Stelle. Quattro firme non basta-no per presentarla. E finora non c’èstato modo di trovarne di più.

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» TOMMASO RODANO

Non parliamo di Mari-no, vero?”. FabrizioBarca è una figuraparticolare del Pd

romano. Mezzo politico emezzo tecnico, è stato primaministro con Monti, poi brac-cio destro di Matteo Orfininella rifondazione del partitodilaniato da Mafia Capitale.Sul sindaco ha già detto la sua:“Dimissioni sacrosante”, hascritto a caldo sull’HuffingtonPost, nel giorno della resa diMarino. Nel frattempo non hacambiato idea, ma non vor-rebbe parlarne più. Ci arrive-remo più tardi. Partiamo dallasua frase più famosa, quellascritta nella relazione a cui halavorato per mesi, sullo statodel Pd romano.

Un partito “cattivo, perico-loso e clientelare”. Si è pen-tito della definizione?

Mai. Anche perché aggiunge-vamo, con sorpresa, che in u-na struttura martoriata e malgovernata come quella roma-na, molti iscritti avevano an-cora voglia di fare un partitobuono e progettuale.

Sono passati mesi in-tensi. Oggi com’è, ilPd ?

Il commissario (Or-fini, ndr) ha chiuso icircoli che abbia-mo definito “n onu ti li ” alla città.La parte cattiva,sulla carta, èstata cancella-ta.

Cosa rimane? L’i m p re ss i o n eè che sia un partito atomiz-z a to.

La sensazione è fondata. Ogniriorganizzazione è fatta di u-na fase d es t r u en s e una c o-struens. Il Pd ha conosciuto lafase distruttiva, culminatanella chiusura di 40 circoli. Ledimissioni di Marino ci han-no colto nel punto più diffici-le, a metà percorso, prima del-la ricostruzione. Sono moltopreoccupato che il processodi cambiamento si arresti e si

inverta.C’è una parte del

partito “c a t t i-vo ” che sfrut-ta la situazio-ne e usa Ma-rino per tor-nare ad avere

una posizionece n t ra l e?

Assolutamente sì. Personeche si appoggiano proditoria-mente a Marino, e magarinemmeno lo sostenevano pri-ma. Gli stessi che attaccanoOrfini. Sono quelli che spera-no che il rinnovamento si fer-mi.

Quand ’è che Marino hasmesso di essere una risor-sa ed è diventato un proble-m a?

In questa giunta ci sono statedelle grandi rotture con leschifezze del passato. Marinoha avuto il merito di inter-rompere prassi approvateal l’unanimità dal consigliocomunale negli anni di Ale-manno. Allo stesso tempo, pe-rò, ci sono stati tanti errori.“Scivolate” e confusioni am-ministrative che piano pianohanno colmato il vaso. Poi èarrivata l’ultima goccia.

Gli scontrini.Non puoi permetterti tantasuperficialità. Chi si era bat-tuto al suo fianco si è sentito

tradito più degli altri.Quando sei in trincea,hai grosse responsabili-

tà verso quelli chemandi in prima linea.(Barca si scalda, alzala voce, ndr) Siamo ar-

rabbiati con Ignazio. Sì, sia-

mo arrabbiati. Siamo noiquelli che lo hanno difeso pri-ma. Non quelli che lo difen-dono solo adesso.

Se la misura era colma, po-tevate togliergli il sostegnoper motivi politici. Gli scon-trini sembrano una questio-ne minuta, dalla quale Mari-no peraltro potrebbe uscirep u l i to.

Una cosa è uscirne puliti sulpiano giudiziario. Una cosa èaver dimostrato l’ennesima –ripeto – l’ennesima scivolata,l’ennesima confusione. Nonsi fa così. Non ci si difende co-sì. Non si dichiara in pubblico:“Restituisco i soldi”. Un po-veraccio che ruba tre chili dipere al mercato, può resti-tuirle come se nulla fosse?Troppi errori, alla fine non e-ra più difendibile. Anche segli hanno teso delle trappole:è impressionante che una suaassicurazione non firmata fi-nisca sui giornali. Ma scher-ziamo? Vuol dire che intornoha delle bestie, delle bruttepersone. Anche quello, però,dà il senso di una confusione:la città non può tollerarla, habisogno di una serenità e di unprincipio d’ordine che era ve-nuto meno.

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Fine lavori Ieri Marino ha inauguratouna strada della periferia romana La Pre ss e

GE NOVA

Doria, nientecarta di credito:per le cene solo44 euro l’anno» FERRUCCIO SANSA

Q uar antaqua ttroeuro di pranzi ecene in un anno. Il

record è di Marco Doria,sindaco di Ge-n o v a . H aspeso me-no in do-dici mesidi quantoabbia ad-debitato allaProvincia di Fi-renze Matteo Renzi per u-na sola bottiglia di vino.

I resoconti presentatidai collaboratori di Doriaal Fatto Quotidiano s e m-brano confermare la leg-gendaria parsimonia deigenovesi. E la carte di cre-dito che altri sindaci usa-no con una certa facilità?“Zero euro spesi. È chiu-sa in cassaforte”, giuranoin Comune.

In quasi quattro anni dimandato appena unamanciata di viaggi all’e-stero: Nizza (a duecentochilometri da Genova),Cannes (come sopra), poiMarsiglia, Barcellona. U-nico viaggio oltre i millechilometri quello a He-bron per un convegno.C o s t o c o m p l e s s i v o1.122,8 euro, anticipatidal sindaco.

Per il resto sono quasisolamente viaggi tra Ge-nova e Roma (con Alitaliao compagnie low cost),per incontri ai ministeri ea ll ’Anci. Ma anche quicon qualche sorpresa: nel2012 cinque viaggi, nel2013 sette. Nel 2014 sedi-ci volte avanti e indietroGenova-Roma. Il record,si fa per dire, nel 2015: 19trasferte. In quattro annidi mandato, il primo cit-tadino di Genova ha spe-so 10.469 euro per viaggi aRoma. Un sett imo diquanto avrebbe spesoRenzi da presidente dellaProvincia di Firenze sol-tanto per i viaggi negliStati Uniti.

Ma sono, appunto, lespese per il vitto che col-piscono di più: in una cin-quantina di trasferte perquattro anni di mandatonon si superano i 186,85euro. Roba da morire difame. Possibile? “O rm aiin municipio a Genovasono diventati leggendarii crackers di Doria”. Cioè?“Non mangia altro”.

Gli alberghi per le nottiromane? “Zero. Il sinda-co ha sempre fatto ritor-no in giornata. Ha dormi-to fuori solo una notte, maha pagato lui”.

E, appunto, zero cartadi credito. “Niente Visa,siamo genovesi”.

L’EX IDV ANCORA NEI GUAI

Maruccio indagato:riciclava denarosporco per una ‘ndrina

qVINCENZO MARUCCIO, ex consi-gliere regionale dell’Idv, era uno dei

simboli della rimborsopoli laziale del 2012,accusato di aver dirottato un milione di eurodi fondi pubblici sui propri conti personali.Ieri alla sua storia personale – e giudiziaria –è stato aggiunto un nuovo capitolo: Maruc-cio è indagato nell’operazione “H yd ra ”delladirezione distrettuale antimafia di Roma,

che ieri ha prodotto sei arresti,17 indagati,sequestri di immobili, società e conti cor-renti per un valore di 5 milioni di euro. L’ac-cusa nei confronti dell’ex dipietrista è di es-sere stato il prestanome di uno ‘n d ra n g h e -tista, Ferruccio Bevilacqua, residente a Ro-ma dal 2009 per un obbligo di dimora. Ma-ruccio è indagato per riciclaggio: sul suoconto sono transitati 600 mila euro in uscita

e 150 mila in entrata proprio dal conto di Be-vilacqua, “colletto bianco” (secondo gli in-vestigatori) del clan calabrese dei Mancuso.Maruccio, insomma, avrebbe riciclato gros-se somme di denaro di provenienza illecita.Per il suo ruolo, l’ex capogruppo alla Pisana,percepiva una percentuale: ad esempio, suun riciclaggio di 12 mila euro ne avrebbe in-tascati 1.500, oltre il 10 per cento.

L’ex ministroFabrizio Barcaha affiancatoMatteo Orfinia Roma,compi l a ndoun rapportosullo statodel Pd Ansa

I suois c i vol o n isonoinaccettabili ,anche se glihanno tesot a n tet ra p p ole :vicino a luici sonodelle bestie

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Mercoledì 28 Ottobre 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO | POLITICA » 7

Lo sberleffo

D’ALEMA DISPENSABACI DELLA MORTE» FQ

, UNO, VELTRONI, è ormaiscrittore e cronista d’e cce -

zione del Corriere dello Sport. L’a l t ro,Bersani, s’incarta su aggettivi ecommi e non ne azzecca una. Così,alla fine, tocca al solito D’Alema fare la partedel cattivo e dire le cose come stanno, me-nando sul renzismo con lucida crudeltà. L’exleader di Pds e Ds è tornato ieri con una pa-

gina di intervista sul Mattino di Na-poli e demolisce il premier di partitoe di governo. Dal Sud assente nellamanovra si arriva così alla fatidicaquestione della scissione ed è qui

che D’Alema si esibisce in un classico eser-cizio di dialettica togliattiana. Per la serie:noi non vogliamo andare via, è lui che ci vuo-le cacciare. “Scissione organizzata dal pre-

mier? Dovrebbe chiederlo a Renzi”. Velenodistillato sillaba per sillaba. D’Alema risco-pre anche l’antica amicizia con AntonioBassolino, che in passato aveva manifesta-to un tiepido renzismo. L’ex sindaco ed exgovernatore è in ballo per tornare a candi-darsi a Napoli, alle primarie, e l’amico Mas-simo gli dà il bacio della morte: “Non vedo incapo personalità più forti”. Amen.

» LUCA DE CAROLIS

Roma val bene una svolta.Un cambio di pelle e diprospettiva: da Movi-mento solo per attivisti

doc, a un M5s spalancato a donnee uomini di associazioni e movi-menti civici. Da inglobare in lista,come benzina preziosa per pren-dersi il Campidoglio. Convintoche quella per Roma sia la partitadelle partite, e che “perderla sa-rebbe imperdonabile”, il co-fon-datore dei Cinque Stelle Gianro-berto Casaleggio si presenta tra lasorpresa generale alla Camera,con il cappellino d’ordinanza. Econ il Direttorio e le parlamentariromane Roberta Lombardi e Pao-la Taverna mette nero su bianco lasterzata: nella lista per il Campi-doglio si lascerà largo spazio a e-sponenti di movimenti civici, as-sociazioni ambientaliste, comita-ti di quartiere.

GENTE RADICATA sul territorio,che sappia parlare anche chi non ègià nel mondo a 5Stelle. Capace diportare in dote voti freschi e puliti.È questa la terza via di Casaleggio,che da settimane ascolta parla-mentari di peso sussurrargli cheper le Comunali bisogna aprire al-la società civile organizzata, pernon soccombere alle coalizionidei partiti. E a cui diversi elettichiedevano di irrobustire il M5scapitolino in vista del voto. Il gurue Beppe Grillo non hanno mai pre-so in considerazione l’idea di can-didare come sindaco un big (Ales-sandro Di Battista, Paola Tavernao Roberta Lombardi), straccian-do la regola per cui un eletto devecompletare il proprio mandato.

“Ma senza un nome forte e cor-rendo da soli rischiamo di perdereil treno della vita”, obiettavano iparlamentari. E allora, ecco unasoluzione mediana: benedetta,raccontano, dal responsabile de-gli Enti locali Luigi Di Maio. Si

metteranno in lista cittadini redu-ci da esperienze civiche, a pattoche non abbiano militato in altripartiti e che non siano macchiatida condanne penali. Chissà quali equanti correranno a gennaio nelvoto sul portale di Grillo, dove si

sceglierà il candidato sindaco peril Campidoglio. Ci saranno i quat-tro consiglieri comunali, con inprima fila Marcello De Vito (giàcandidato come primo cittadino)e Virginia Raggi. Ma il M5s ospi-terà anche tanti esterni. Alterna-tive da non sottovalutare per lapoltrona numero uno. C’è chi so-spetta che in lista possano infilarsiintellettuali o artisti di nome. DalM5s negano con forza: “Non ri-correremo a quel tipo di figure”.Anche se qualche parlamentareieri ha notato sul blog di Grillo unvideo con un intervento dell’ar -cheologo Salvatore Settis. Ma lachiave rimane quella, i candidati

civici. Comunque vada, torneran-no utili in primavera. Certo, le in-cognite rimangono. Raccontanoche Casaleggio abbia sollecitatoun più intenso training per i con-siglieri attuali, per prepararglimeglio per la tv. E rimane la con-

segna di schierare in prima filanella campagna la triade Di Bat-tista-Taverna-Lombardi. Logicochiedersi: il modello Roma verràesportato in altre città? Probabile.“In molti Comuni non si riesce acostruire una lista equilibrata, e aMilano lo sanno” ragiona un par-lamentare. Soprattutto, diversi e-letti premono perché il M5s si alleicon liste civiche esterne. Sarebbeun cambiamento epocale, per i5Stelle che non hanno mai strettoaccordi. Una svolta alla Podemos,che a Madrid vinse con l’esponen -te di una lista civica. Casaleggioper ora mantiene il no ad apparen-tamenti. Più facile che accetti pat-ti di desistenza, già praticati per leComunali in Sicilia, a Gela ed En-na, anche se il M5s ha sempre ne-gato. Cosa rimane? Il Casaleggioche, uscendo dallo studio di DiMaio dove ha incontrato i parla-mentari, dice: “Un allargamentodel Direttorio? È possibile”.

SE NE PARLA da un anno, comecompensazione per i senatori chenon hanno rappresentanti nellacinquina. Alcuni non hanno gra-dito l’ennesimo passaggio del gu-ru solo alla Camera (“Pare che Ca-saleggio abbia già abolito il Sena-to...”). Il co-fondatore sussurraanche di Italicum: “Va cambiato, ele modifiche devono essere coe-renti con le osservazioni fatte dal-la Consulta”. Secondo il M5s an-drebbero aboliti premio di mag-gioranza e candidature multiple ebisognerebbe ripristinare in pie-no le preferenze. Intanto peròbussano alla porta le Comunali.Con un M5s più civico. E più prag-matico.

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» FABRIZIO D’E S P OS I TO

Quando arrivano, e l’obiet -tivo implacabile del no-

stro Umberto Pizzi li repertauno a uno, sembrano vecchieglorie del berlusconismo, oc-culto e non. Invece sono arzil-le colonne del nazionalrenzi-smo che avanza. Tutte lì, di-retti a Palazzo Ferrajoli a Ro-ma, proprio dinnanzi alla se-de del governo, Palazzo Chi-gi, per festeggiare le settanta-cinque candeline di FabrizioCicchitto, socialista lombar-diano poi berlusconiano infi-ne centrista alfaniano e ades-so teorico del Partito dellaNazione di Renzi perché co-me ha spiegato all’HuffingtonPost, il premier ha ammazza-to i comunisti come non erariuscito agli amati Craxi eBerlusconi. Il compleanno diCicchitto diventa così la pri-ma festa ufficiale del regimenazionalrenziano. Non a ca-so, uno dei più affamati è stato

Denis Verdini, plurinquisitoe plurimputato, che ha sosti-tuito le telefonate e gli incon-tri quotidiani con l’ex Cava-liere con quelli a Luca Lotti,biondo scudiero del presi-dente del Consiglio. Sulla car-ta, il liberale Verdini ha le in-segne della P3, la loggia che siriuniva con Dell’Utri per ten-tare di sistemare i processi delCondannato di Arcore. Quan-do si è avvicinato al tavolo de-gli antipasti per addentareformaggi e verdure grigliate,un cameriere, capito il tipo, loha messo in allerta: “Tra po-chissimo arrivano i fritti”.

PRIMA DELLA P3 , c’era però laP2 e in questo caso la pattugliaè stata più nutrita. Lo scanda-lo della loggia deviata di LicioGelli investì pure il festeggia-to, quando era nel Psi, e l’ontafu drammatica perché lo spin-se quasi al suicidio. Meno tra-gico dal punto di vista esisten-ziale, invece, fu l’impatto per

il faccendiere Luigi Bisignanipresente al party con la dop-pia casacca di P2 e P4 (per cuiè stato anche condannato, re-cidivo dopo la galera per latangente Enimont) e con so-lidi agganci con la P3, consi-derato che si è fatto a vedererecentemente a pranzo conVerdini per accreditarsi pres-so il nuovo corso del giglio ma-gico. E se la somma fa il totale,

P2 più P3 più P4 fa P9, un nu-mero dapprima berlusconia-no ora offerto in dono a Renzi.A proposito: il regalo di com-pleanno più bello a Cicchittoglielo farà l’Uni tà semi clan-destina di Renzi nei prossimigiorni: la firma dell’ex berlu-sconiano comparirà sul quo-tidiano fondato da Gramscicon un articolo molto criticonei confronti di Enrico Ber-

linguer (e dalla parte di Cra-xi). Sono lontanissimi, ormai,i tempi in cui Cicchitto accu-sava l’Unità di essere un gior-nale-killer a causa dell’enne -sima biografia coi trascorsi pi-duisti (e con tanto di indirizzodi casa).

A PALAZZO Ferrajoli si è vistamezza Ncd, compresi i futuriscissionisti Sacconi e Quaglia-

Stile Podemos Il fondatore del Movimento scende a Romae annuncia il cambio: “Dobbiamo vincere, cerchiamo i voti”

Casaleggio svolta:sì alla società civilenelle liste M5S

ST R AT EGI E

T ra s fe r t a Ieri Gianroberto Casaleggio è sceso a Roma a sorpresa La Pre ss e

riello, ma a tenere banco sonostati i conversari tra Alfano eVerdini che in queste settima-ne si stanno annusando a vi-cende per mettere insieme leforze di Area popolare (Ncdpiù Udc) e Ala per fare i Mo-derati per Renzi. Due ex co-lonnelli berlusconiani, e checolonnelli, in corsa per la pri-missima fila nazionalrenzia-na. Altro invitato di rango, poi,Antonio Angelucci, editore diLibero e proprietario di clini-che in mezza Italia. Angelucciè rimasto berlusconiano purvantando grandissimi rap-porti con il solito Verdini, alquale, peraltro, ha anche pre-stato 10 milioni di euro pertamponare il crac del CreditoCooperativo fiorentino, labanca verdiniana origine diun altro processo per lo sher-pa renzusconiano del fu pattodel Nazareno. Il festival del P-dN è iniziato. Appetiti nuovi,da mascelle esperte.

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Regole fisseI vincoli di sempre:non aver militatoin altri partiti né averecondanne a carico

Party della Nazione L’ex azzurro raduna amici di logge varie, poi debutterà sull’Unità

Cicchitto si fa la festa e fonda la nuova P9COM PL E A N NO

Nella P2 e nella P4 Il faccen-diere ridens Bisignani U . Pi zz i

Nella P2 Cicchitto torna alleorigini, a sinistra Umberto Pizzi

Nella P3 I coniugi Verdini, lei èla contessa Fossombroni U. Pizzi

La schedaAt t u a l m e n teinCampidoglioil M5S conta4 consiglierire g i o n a l i :Marcello DeVito, DanieleFro n g i a ,Virginia Raggie EnricoS te f à n o.La sceltadel candidatos i n d a co,i n i z i a l m e n te ,p a revasarebbe statalimitata a loroq u a t t ro.Ora lavariabile deinuovi iscritticambia tutto.AlleCo m u n a l ii n fa t t inon esistela sogliadi “attivismom i n i m o”richiestaper le elezionipolitiche

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8 » POLITICA | IL FATTO QUOTIDIANO | Mercoledì 28 Ottobre 2015

ESTRADIZIONI EMIRATI-ITALIA Il ministro Orlando ha raggiunto un accordo che dev’essereratificato dalla commissione Giustizia del vicepresidente Vazio, legale di alcuni “fuggitivi”

Dubai, i latitanti del deputato

Parole in Cile A Paranal visita all’Eso con foto e celebrazioni, ma nella manovra c’è la sorpresa

Renzi: “Fate super telescopi”. E gli taglia 3 milioniLA BEFFA

SEGUE DALLA PRIMA

» ALESSANDRO ROBECCHI

Lì in effetti il cielo è unacosa speciale, le stelle

stanno a guardare e noiguardiamo loro con tecno-logie avanzatissime. In-somma c’è tutto: un po’di re-torica celestiale, la tecnolo-gia, gli italiani in prima fila,l’orgoglio del Paese e tutto ilcampionario.

E lui? Luici mette dels u o , n e l l asua paginaF a c e b o o kche rilanciae racconta lasua odisseas u d a m e r i-c a n a . T e-stuali paro-le: “V e de n-do a Paranal– la capitaled el l ’as tr o-

animo più leggero, dopo lalettura del diario di viaggio,ognuno può tornare alleproprie occupazioni, alle-gre o noiose che siano, come,che so, leggere la legge diStabilità finalmente giuntaal Senato. E proprio nella co-pia in pdf scaricata dal sitodel Senato si può leggere (ar-ticolo 33, comma 18) che il

ministero degli esteri e dellacooperazione ha preso inmano le forbici per tagliareun po’ di finanziamenti.Dall’allegato 4, che rimandaall’articolo 33 comma 18 sipuò apprendere che all’Esocosì celebrata verranno ta-gliati finanziamenti per unmilione di euro nel 2016, unaltro milione nel 2017 e un

terzo milione nel 2018. Per-bacco.

E l’abisso dell’Uni verso?E i giovani ricercatori invi-tati a cena? Lo sapranno?L’Eso ha un bilancio intornoai 130-140 milioni. L’It al ia(membro dal 1982) ne sgan-cia più o meno quindiciall’anno. Quindi tre milioniin meno in tre anni non sono

poca cosa. La questione èsemplice: la propaganda ciinforma sulle sorti meravi-gliose dei nostri sforzi italia-ni e ottimisti di guardare l’U-niverso, la legge di stabilitàtaglia fondi e stanziamenti.Non male. Naturalmente lestelle servono sempre. Ren-zi le usa, nel suoi diari diviaggio, anche per bacchet-tare i cattivi: “C’è un’Italia dicui essere orgogliosi, insom-ma. E non è l’Italietta dellepolemiche di parte della po-litica o della comunicazio-ne, vecchia e nuova. E l’Italiache è rispettata per il caricodi civiltà che rappresenta eper la voglia di futuro che e-sprime”.

Che belle parole! MatteoRenzi, come Marco Polo,scrive il suo Milione. Poi netaglia tre in tre anni, di mi-lioni, proprio al posto che vaa decantare. E le stelle? Mah,le stelle stanno a guardare.

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D e s e r todi AtacamaRenzi col di-rettore dell’Eu -ropean Extre-mely LargeTelescope, Ro-berto Tamai

nomia mondiale –i telescopimigliori del mondo che siimmergono nell ’a bi ss odel l’universo dal cielo lim-pido del Cile e pensando alladedizione con cui mani ecervelli, spesso in maggio-ranza italiani, li hanno volu-ti costruiti e usati penso aquanto grande sia il nostroPaese”. Bello. E poi MatteoRenzi ha anche cenato conalcuni giovani ricercatoriper “sentire le loro storie e

pr opo st e”. Ce n’èabbastanza perchégufi patentati e di-sfattisti militantivedano incrinarsile loro certezze…

I NS OM M A, s t el le ,l’abisso dell’u ni-verso (apperò!) egiovani ricercato-ri: la narrazionerenzista non pote-va trovare di me-glio. Dunque, con

» FERRUCCIO SANSA

Avvocato di latitanti aDubai. Sì, sarà ancheFranco Vazio, legale edeputato Pd, a ratifi-

care l’accordo tra Italia ed E-mirati per farci consegnare ilatitanti a Dubai. “Tra cui an-che suoi clienti”, accusa Chri-stian Abbondanza della Casadella Legalità.

A SETTEMBREil ministro dellaGiustizia Andrea Orlando èvolato negli Emirati Arabi. O-biettivo: garantire alla giusti-zia i latitanti in fuga nella pe-nisola araba. Tanti, troppi. DaAmedeo Matacena a im-prenditori che si sono lasciatialle spalle buchi da centinaiadi milioni (vedi il savonese-ca-labrese Andrea Nucera), pas-sando per affiliati alla ’ndran -gheta. Ma l’accordo richiede laratifica del Parlamento. Inpratica, come ricordano i col-laboratori del ministro, “dovràpassare alle commissioni Giu-stizia ed Esteri della Camera”.Il vicepresidente della Com-missione Giustizia è FrancoV a z io , un passato socialistaprima di approdare al Pd ed es-sere infine folgorato sulla viadi Renzi. Ma nella sua regione,la Liguria, Vazio è noto ancheper altro: è il difensore di la-titanti a Dubai. Chi? SimonaMusso, da tempo rifugiata ne-gli Emirati Arabi dove gestisceristoranti di successo. Tra ifrequentatori, raccontano le

cronache, proprio Matacena.Ma soprattutto: Musso è lacompagna di Andrea Nuce-ra, forse il latitante più famosodella Liguria, che con lei hatrovato riparo proprio a Du-bai. Quel Nucera imprendito-

re immobiliare con amicizie adestra e a sinistra. Anzi, uomocapace di “ce men ta re” i dueschieramenti politici. Nucerache è scomparso nel nulla la-sciando dietro di sé una vora-gine da duecento milioni. Etanto imbarazzo tra i suoi ami-ci nel mondo della politica edelle banche.

Basta leggere le carte degliispettori di Bankitalia e quelledelle inchieste delle procuredi Savona e Genova per capire.Al centro di tutto i rapporti traCarige (con la controllata sa-vonese Carisa) e il chiacchie-

rato costruttore continuò ad a-prire i rubinetti dei finanzia-menti: in tutto circa 70 milioni.Tanto che gli ispettori di Ban-kitalia, parlando di banca Ca-risa, scrivono: “Nella gestionedei rapporti con il gruppo“Nucera” non è stata posta a-deguata attenzione agli elevatirischi di mancato recupero ealle ricadute delle notizie di vi-cende giudiziarie. L’e s p os i-zione “Nucera”, mai dibattutain Consiglio, non è stata tem-pestivamente classificata asofferenza nonostante il falli-mento”. Poi arrivarono le in-

chieste: 34 indagati nell’i n-chiesta Carige-Nucera. Vazionon è mai stato sfiorato dalleindagini. Ma a Savona più d’u-no ha fatto notare che già nel2006 l’avvocato di centrosini-stra era stato nominato nel cdadella banca savonese. Una pol-trona conservata fino al 2013.Vazio faceva parte del mondoCarige-Carisa nell’era di Gio -vanni Berneschi, quandonella banca c’era mezza fami -glia Scajola. E si erogavano fi-nanziamenti su cui Bankitaliaha avuto a che ridire. Niente dipenalmente rilevante per Va-

zio. Il vicepresidente dellacommissione Giustizia si èsempre mosso in quell’areadove nel Ponente ligure cen-trodestra e centrosinistra(scajoliani e Pd) si incontrano.Tra i suoi clienti famosi ancheMarco Melgrati – ex sindacodi Alassio e figura chiave delcentrodestra ligure – che unanno fa ha detto: “Io ero e sonoamico di Andrea Nucera”.

MA C’È un ’altra storia: diecianni fa su Albenga incombevala realizzazione di grattacieliaccanto alle torri medievalidel centro storico. Progettofermato dall’intervento delGabibbo e di Antonio Ricci.Tra i politici favorevoli all’o-pera ecco l’allora vicesindacoFranco Vazio. Tra gli impren-ditori che volevano realizzarele torri ancora Nucera.

Ecco, proprio quel Nucerache con la moglie Simona – di -fesa dallo stesso vicepresiden-te della commissione Giusti-zia Vazio –e con Matacena do-vrebbe finire in galera se lastessa commissione Giustiziadovesse dare il via libera all’ac -cordo con gli Emirati Arabi.Vazio, interpellato dal Fa tt o,risponde: “Sono mesi che nonho contatti con i miei assistiti.Non so se sono ancora il loroavvocato”. Può verificare? “O-ra no. Ma mi sento assoluta-mente tranquillo sul mio ruo-lo. Voterò nell’interesse delloStato, come sempre”.

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Conflitto d’i n t e re s s iL’onorevole del Pdè anche vicepresidentedella commissioneGiustizia

Prese in giroIl premierin Sudamerica:“Quante maniitaliane li hannocostruiti, il nostroè un gran Paese”

I m ba ra z z i Il guardasigilli Andrea Orlando. A destra, il vicepresidente della commissione Giustizia, Franco Vazio Ansa

C A M PA N I A

Emergenza rifiuti,assolti Bassolinoe il capo della polizia

qIL CAPO della Polizia, AlessandroPansa, e l’ex governatore della Cam-

pania, Antonio Bassolino, sono stati assoltidall’accusa di omissione in atti d’ufficio inrelazione alla gestione dei rifiuti durante l’e-mergenza in Campania. La sentenza dà an-cora più forza a Bassolino per un’eve n t u a l ecandidatura a sindaco di Napoli, via prima-rie del Pd. L’avvocato di Bassolino, Silvio Fu-

sco, esulta: “È questa una ulteriore, enne-sima assoluzione nel merito di Bassolinoper la vicenda dei rifiuti a Napoli. Bassolinosi è sempre difeso nei Tribunali dimostran-do e dichiarando la sua fiducia nei giudici”.Così ha commentato l’attuale sindaco diNapoli, Luigi de Magistris: “A me, come per-sona che ha ereditato quello scempio, in-teressa soprattutto fare in modo che mai

più questi territori debbano vivere quelloscempio o che debbano vedere i protago-nisti di quello scempio diventare nuova-mente protagonisti della vita politica. La viagiudiziaria e quella politica sono scenari di-versi, noi abbiamo cancellato quell’i n fa m i a ,che ancora oggi a volte danneggia l’imma-gine di Napoli nel mondo. Ne paghiamo an-cora le conseguenze economiche”.

Da mesinon hoco n t a tt icon i mieiassistiti, stot ra n q u il l o :vo te ròn el l ’i n te re s s edello Stato

F R A N COVA Z I O

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Mercoledì 28 Ottobre 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO | POLITICA » 9

PARADOSSI Carlo Deodato è l’estensore del verdetto del Consiglio di Stato che ha bocciatoi ricorsi contro gli annullamenti delle nozze all’estero registrate da alcuni Comuni d’Italia

» DAVIDE VECCHI

Carlo Deodato è ungiurista apertamentecontrario alle unionicivili. Tanto da con-

dividere con toni entusiastisul suo profilo Twitter le cam-pagne delle Sentinelle in pie-di e invocando “la nuova re-sistenza” che “si chiama dife-sa della famiglia”. Carlo Deo-dato è anche giudice del Con-siglio di Stato e due giorni fa èstato estensore del verdettocon cui Palazzo Spada ha boc-ciato i ricorsi contro gli an-nullamenti prefettizi degli e-lenchi delle unioni civili in al-cuni Comuni d’Italia.

IN PRATICA i giudici si sonopronunciati sull’appello pro-posto dal ministero dell’I n-terno e hanno asserito la nontrascrivibilità dei matrimonicontratti all’estero, ritenen-do, diversamente da quantoaffermato sino ad ora da benquattro Tar, che sussista in ca-po al ministro e quindi ai pre-fetti il potere di annullare gliatti di stato civile. AngelinoAlfano ha accolto con soddi-sfazione la sentenza: “Final -mente mi danno ragione”. Larete Lenford – l’av v o ca t ur aper i diritti Lgbti (diritti uma-ni di lesbiche, gay, bisessuali,transgender e intersessuati) –si è presa la briga di leggerla einformarsi scoprendo che l’e-stensore era palesementecontrario alle unioni civili.“Una sentenza che ci porta in-dietro di 5 anni”, ha detto Ma-ria Grazia Sangalli, presiden-te Lenford, annunciando il“ricorso a Strasburgo: la stu-dieremo nel dettaglio, ma giàabbiamo individuato profon-de contraddizioni”. Mentresu Deodato ha commentato:“Chiunque guardi il suo T w i t-t er può valutare da solo; a-vrebbe dovuto astenersi o, an-cora prima, si poteva evitaredi affidargli l’incarico”.

LA SENTENZA è stata deposi-tata lunedì. I giudici si sono e-spressi nel merito sostenendola non trascrivibilità dei ma-trimoni contratti all’esteroponendosi tra l’altro in con-trasto con la corte di Cassazio-ne. Non solo. Palazzo Spada sispinge oltre e arriva ad affer-mare che l’attribuzione al giu-dice ordinario del controllosulla rettificazione degli attidi stato civile sarebbe contra-ria alle esigenze di certezzadel diritto e creerebbe un si-stema non controllabile dau n’autorità centrale. Questo,secondo i legali di Lenford,comporta la revocabilità in viaamministrativa degli atti distato civile e rappresenta unadecisione che mette a rischio idiritti civili di ogni cittadinooltre a stridere con il principiodi separazione dei poteri a cui

Legge col baco Unioni civili senza l’adozione del figlio naturale del partner

E si allontana la “stepchild adoption”DIRITTI NEGATI

Non capisco l’euforia diNcd e di Forza Italia per

il pronunciamento ovviodel Consiglio di Stato. Lasentenza ha infatti dichia-rato illegittime le trascri-zioni dei matrimoni gay ce-lebrati all’estero, visto chein Italia non esiste questo i-stituto. Non c'è alcuna rela-zione con l’iter parlamenta-re delle unioni civili, che re-stano urgenti, a prescinderedalle sentenze”.

LA PRIMA dichiarazione uf-ficiale, quella che dà la lineadel governo e del premier, èdel renzianissimo senatore,Andrea Marcucci. E fino asera, gli uomini del presi-dente si attengono compat-ti. Ma la crepa nella maggio-ranza sul tema rimane e si al-larga. Angelino Alfano can-ta vittoria: “L’anno scorso lamia circolare sul divieto ditrascrizione di nozze gaycontratte all’estero: polemi-

che, aggressioni talvoltaviolente e una pioggia di ri-corsi. Adesso il Consiglio diStato mi dà ”.

Ma soprattutto il senato-re Carlo Giovanardi, che haappena lasciato lNcd, lanciauna sfida ad Alfano: “Il mi-nistro dell’Interno ha fattodoverosamente rispettarela legalità repubblicana: a-desso come leader di Ncd ecomponente determinantedella maggioranza, devechiedere al presidente delConsiglio Renzi di accanto-nare il ddl Cirinnà, in quantototalmente contrario allospirito e alla lettera della no-

stra costituzione”, perchéintrodurrebbe “un similmatrimonio fra personedello stesso sesso”.

C H I A M ATA in causa, la rela-trice Cirinnà tw i tt a : “Lesentenze si rispettano e nonsi commentano, la divisionedei poteri è sancita in Costi-tuzione. Il Parlamento devefare presto le unioni civili”.Lo dice anche Paola Concia,la ex parlamentare dem checon la sua compagna si èsposata a Francoforte: “Nonpossiamo lasciar decidereun giudice”. “La legge si de-ve fare”, ribadiscono dal sot-tosegretario alle Riforme, I-van Scalfarotto a un costitu-zionalista di chiara fede ren-ziana, come Stefano Cec-canti.

Ma intanto si continua aparlare al tempo futuro: setutto va bene la legge do-vrebbe andare in Aula in Se-nato a gennaio. Condiziona-

le d’obbligo, visto che inrealtà lo spazio per farla oraci sarebbe anche stato (lamanovra non è ancora arri-vata in Aula). La divisionepolitica nella maggioranza,però, è evidente. E riguardanon solo i centristi, ma an-che il Pd.

Nel disegno di legge sulleunioni civili è “irrinunciabi -le” la possibilità di “adozio -ne del figlio naturale delpartner, la cosiddetta step -

child adoption previstaall’art.5”: a dichiararlo ierisono i deputati del Partitodemocratico Paolo Gandol-fi, Giuseppe Guerini, Mi-chela Marzano, DavideMattiello, Grazia Rocchi eVeronica Tentori. Un allar-me preventivo. Perché il Pdè già pronto a dividersi sullastepchild adoption, con i cat-tolici che stanno cercandotutti gli escamotage per evi-tarla. E allora, ieri, anchefonti molto vicine governomettevano le mani avanti:“La stepchild adoption? Dif-ficile che passi. Il Pd si divi-de”. Renzi (e la Boschi) sultema avevano dato libertà dicoscienza.

E intanto già si parla di u-na direzione ad hocdel Pd daconvocare dopo la legge distabilità e prima che, a inizio2016, il dibattito in Aula en-tri nel vivo.

WA .MA .© RIPRODUZIONE RISERVATA

il nostro ordinamento è ispi-rato. Insomma: se il Consigliodi Stato era chiamato a diri-mere una situazione com-plessa tra ricorsi e sentenzedel Tar, con la sua pronunciaavrebbe invece ulteriormentecomplicato la situazione.

Deodato ieri si è limitato auna difesa blanda. Stando al-meno a quanto riporta Repub -blica.it, il giudice avrebbe det-to: “Ho solo applicato la leggein modo rigoroso, lasciandofuori le convinzioni personaliche non hanno avuto alcunainfluenza”. Con ogni probabi-lità saranno le corti europee o-ra a dirimere la vicenda. Ilcommento più caustico è ar-rivato da Sergio Lo Giudice,senatore dem ed ex presiden-te dell’Arcigay: “L’e st e n s o r edella sentenza del Consigliodi Stato sulla trascrizione deimatrimoni gay all’estero è fan

delle Sentinelle in piedi: l’uo -mo giusto al posto giusto”.

FINO al febbraio 2014 il 48en-ne Deodato era consulente diPalazzo Chigi, poi MatteoRenzi lo ha allontanato per so-stituirlo con Antonella Man-zione (ex capo dei vigili delComune di Firenze) e lui è tor-nato a Palazzo Spada ma conun incarico extra-giudiziario(gratuito) per 6 anni, a partiredal 7 febbraio 2014, comecomponente della commis-sione di tutela degli organi di

Giustizia, di controllo ed e ll ’Etica Sportiva, presso ilConi. Al Consiglio di Stato hafatto il suo ingresso nel 2001 equasi immediatamente ha ar-ricchito altrove la sua carrie-ra: diventa consigliere giuri-dico del ministero delle Co-municazioni e poi delle Atti-vità produttive, quindi capodell’ufficio legislativo al mini-stero degli Affari regionaliprima e della Pubblica ammi-nistrazione poi, capo di gabi-netto al ministero della Pub-blica amministrazione, capodipartimento per le riforme ecapo del dipartimento degliaffari giuridici e legislatividella Presidenza del Consi-glio. Più un burocrate che ungiurista. Lo dice lui stesso inun articolo a sua firma su il Fo-gl io . Un giornale schieratocontro le unioni civili.

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Su TwitterMolto attivosui social controle battagliedegli omosessuali

Matrimoni gay, il no del fandelle Sentinelle in piedi

Una coppia lesbica a Parigi. Sopra, Carlo Deodato

Chi èCarloD e o d a to,48 anni

C a r r ie raG i u d i cedel Consigliodi Stato,è statoco n s u l e n tedi PalazzoChigi finoal 2014.Al Consigliodi Stato hafatto il suoi n g re ss onel 2001, poico n s i g l i e reg i u r i d i coai ministeridelleCo m u n i c a z i o n i ,delle Attivitàp ro d u t t i ve ,quindi capodel legislativoagli Affarire g i o n a l ie alla P.a.

Angelino Alfano Ansa

Cattolici all’attaccoL’ex ncd Giovanardisfida Alfano: “Adessoil ministro blocchila legge Cirinnà”

Lo sberleffo

PALAZZO MADAMA,SPINTONI PER MINEO» WA .MA .

,A TUTTI riconosco di aver a-vuto un certo stile a differenza di

Corradino Mineo che non si è presomai il disturbo di parlare con me”. Il pre-sidente dei senatori del Pd, lo stessoLuigi Zanda che paonazzo difendeva in aula ildiritto del senatore Roberto Cociancich di fir-mare il super canguro all’articolo 1 delle riformecostituzionali che eliminava tutti gli ostacoli per

la maggioranza, torna a vestire i panni delcastigatore. Ieri avrebbe sottolineato che“c’è una civiltà nei rapporti” e che Mineo“l’ha più volte infranta”. E dunque, gli a-vrebbe detto: “Il tuo è un comportamento

ce n s u ra b i l e ”. Tutto questo nella riunione delgruppo Pd a Palazzo Madama sulla manovra. In-contro preparatorio di quella che la settimanaprossima farà Renzi con senatori e deputati.

Preparatoria pure nel clima: a Zanda & c. sareb-be piaciuto che Mineo levasse il disturbo e la-sciasse il gruppo democratico. Una sorta di e-sempio per tutti, e pure una prova tecnica di e-spulsione telecomandata. Lui però non ha rac-colto. Se non a parole: “Se imbarazzo me ne va-do. Le mie dimissioni sono a disposizione”. Però,non prende la porta. Al massimo, aspetta che locaccino. Operazione Zanda fallita (per ora).

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10 » ESTERI | IL FATTO QUOTIDIANO | Mercoledì 28 Ottobre 2015

Erdogan, offensiva finaled a l l’ex mentore ai giornali

TURCHIA A una settimana dal voto il presidente fa perquisirela sede di una società di Gülen, il “santone” di cui era il delfino

» MASSIMO FINI

Questa storia delle scuse diTony Blair è farsesca. Ma

la farsa non riguarda l’ex pre-mier britannico, ma l’interomondo occidentale che le co-se che ha ‘confessato’ Blair leconosceva fin da subito e an-che da prima.

Dopo l’attentato alle Torrigemelle e l ’ag g r e s s i o n eal l’Afghanistan del 2001, ilWashington Post e il Ne wYork Times avevano rivelatoche i progetti americani di at-taccare il regime del MullahOmar e l’Iraq erano pronti damesi. L’attacco alle Torri ge-melle cadde a fagiolo, se sipuò usare questa espressio-ne per una vicenda così tra-gica. Liquidato l’Afghanistanrimaneva l’Iraq di Saddam.

IL PRETESTO era che il rais diBaghdad era in possesso di‘armi chimiche’. Sospettogiustificato perché quelle ar-mi le avevano fornite gli stessiamericani, i francesi e, viaGermania Est, i sovietici infunzione anti curda e anti i-raniana. Nel 1988, con quellearmi, Saddam aveva ‘gasato’

in un sol colpo 5000 curdinella cittadina curdo-irache-na di Halabja. A quei tempi iomi trovavo in Iran per seguirele conseguenze della fatwa diKhomeini contro Salman Ru-

shdie ritenuto autore di un li-bro blasfemo (I versi satani-ci). Avevo quindi delle buoneinformazioni da parte deimiei amici iraniani che mi se-gnalarono che l’anno primaSaddam si era reso responsa-bile di quella strage. Pubbli-cai la notizia, perché mi pa-reva una notizia, sull’Eu ro-peo, che non era proprio l’ul -timo giornale del mondo, e laribadii in un pezzo del 1991,sempre pubblicato dall’E u-ropeo (Chi si ricorda dei po-veri curdi?, 22.2.91). Non cre-do proprio che fossi l’u n ic oinviato a sapere di Halabja,

ma la stampa occidentalepassò il tutto sotto silenzioperché allora Saddam era unnostro cripto alleato, semprein funzione anti curda e antiiraniana. Altrimenti dopo laguerra del 1990 per il Kuwaitnon lo si sarebbe lasciato insella insieme alla sua guardiarepubblicana. Solo che quan-do nell’estate del 2002 gli a-mericani accusarono Sad-dam di possedere ‘armi chi-m i c he ’ costui non le avevapiù. Perché le aveva già usate.Saddam si dichiarò disponi-bile a ispezioni dell’Onu sulsuo territorio. Le ispezioni

non portarono a nulla. Allorada parte americana si disseche il rais le teneva nascostenei suoi tenebrosi palazzi im-periali.

SA D DA M si lasciò frugare an-che nel frigorifero di casa.Ancora nulla. Ma messo Sad-dam Hussein nell’im pr ob a-bile parte dell’agnello, LupoBush disse qualcosa di moltosimile alla favola esopiana(“se non sei stato tu, sarannostati i tuoi genitori”): non im-porta, noi siamo convinti chetu quelle armi ce le abbia lostesso. Quando gli americani,

dopo aver eliminato Saddame instaurato un governo fan-toccio divennero padronidell’Iraq, ebbero la possibili-tà di rastrellare tutto il Paesealla ricerca delle famose ‘ar -mi chimiche’. E non le trova-rono. Io avevo pubblicato unarticolo “Saddam Hussein ele notizie del diavolo” gi ànell’agosto del 2002 sul Quo -tidiano Nazionale (23 agosto2002) e in seguito ho dedica-to altri 45 pezzi dal 2002 al2011 pubblicati dal Quotidia -no Nazionale e dal Gazzettinodi Venezia sulla tragica farsairachena (in realtà sono ben

» MARCO BARBONAGLIA

Istanbul

L’ultimo atto della lungabattaglia tra Recep Ta-yyp Erdogan e il predi-catore islamico Fethul-

lah Gulen, leader del ricchissi-mo movimento Hizmet (o C e-maat, la comunità) è andato inscena ieri ad Ankara quando lapolizia ha fatto irruzione nelquartier generale della HoldingKoza Ipek. Durante le operazio-ni, gli agenti hanno anche di-sperso con i lacrimogeni ungruppo di manifestanti che pro-testavano contro il governo, ac-cusato di censurare i media nonallineati.

Il giorno prima un tribunaleaveva decretato l’am m in i s tr a-zione controllata del gruppo le-gato a Gülen, al quale fanno capodue quotidiani, Bugun e Millietnonchè due canali televisivi, Bu-gun tv e Kanalurk. Tutti mediache, da alcuni anni a questa par-te, hanno adottato una linea cri-tica nei confronti del governo.Da quando Gulen, un tempo al-leato-chiave di Erdogan, è en-trato in rotta di collisione con ilpresidente, diventando il suo

principale nemico. Un’e v o l u-zione inevitabile una volta ini-ziato lo scontro. A quel punto, in-fatti, proprio il potere e la ric-chezza del movimento che ne a-vevano fatto un alleato preziosoper Erdogan lo hanno reso im-provvisamente un avversariomolto pericoloso.

Da allora le numerose e moltoredditizie attività della confra-ternita che fa capo al predicatoreultrasettantenne (scuole, tv,giornali ma anche istituti finan-ziari come la Bank Asya) sononel mirino della magistratura edella polizia turca.

ACC U SATO (non senza fonda-mento) di gestire un potere pa-rallelo a quello statale e di avereinfiltrato molti dei suoi tra giu-dici e uomini della pubblica si-

curezza, Gulen può contare sudecine di migliaia di attivisti delsuo movimento e, secondo alcu-ne stime, addirittura su 4-5 mi-lioni di simpatizzanti.

Dalla Pennsylvania, dove viveda molti anni prima che si con-sumasse la rottura con il presi-dente della Turchia, il leader diHizmet continua la sua battaglia,scommettendo, probabilmente,sul fatto che il suo movimentopossa sopravvivere alla bufera eperfino all’era di Erdogan.

L’intervento della polizia“nella sede della Koza Ipek Hol-ding, tuttavia, non è stata l’unicanotizia a suscitare polemiche ie-ri in Turchia. A pochi giorni dalleelezioni, Ersin Ongel, membro inquota all’Hdp (il partito filo-cur-do) della direzione della tv pub-blica Trt, ha accusato Erdogan ei suoi di monopolizzare lo spaziodedicato dalla rete alla politica.

Secondo i dati che Ongel ha re-so pubblici tramite il suo accounttwitter, negli ultimi 25 giorni ilpartito di maggioranza, l’Akp, haavuto a disposizione 30 ore e ilpresidente Erdogan è apparsosul canale per ben 29 ore. Il prin-cipale partito di opposizione, ilChp, sempre secondo gli stessi

dati, ha invece potuto utilizzaresoltanto 5 ore, il partito naziona-lista un’ora e 10 minuti mentrel’Hdp ha ottenuto uno spaziocomplessivo di appena 18 minu-ti.

QUESTA NON È LA PRIMA VOLTAche la tv pubblica finisce sotto iriflettori con l’accusa di aver fa-vorito Erdogan e l’Akp. Il Comi-tato Elettorale Supremo aveva,infatti, già sospeso 7 programmidell’emittente per non mancan-za di imparzialità nell’assegnaregli spazi televisivi ai candidatidurante la campagna elettoraleper le presidenziali del 2014.

A questo bisogna aggiungerel’oscuramento dei social net-work che si è registrato più voltein Turchia negli ultimi anni. An-che dopo l’attentato di Ankara,facebook e twitter sono stati ral-

lentati fino a renderne quasi im-possibile il funzionamento. Asettembre, inoltre, il principalequotidiano turco, Hurriyet è sta-to assaltato due volte e un suo e-ditorialista, Ahmet Hakan, è sta-to aggredito. In entrambi i casi, iprotagonisti provenivano daambienti vicini all’Akp, perquanto il partito di maggioranzaabbia poi condannato in partico-lare l’attacco al giornalista. Ementre Can Dundar, direttoredel giornale laico Cumh uriyet,deve difendersi in un processonel quale l’accusa ha chiesto luil’ergastolo, è di ieri la notizia chelo scrittore Edip Yuksel, è statocondannato a 3 anni e 6 mesi peraver insultato il fondatore dellaRepubblica turca, Mustafa Ke-mal Ataturk e il presidente Erdo-gan.

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Islam moderato Erdogan, 61 anni, premier (2003-2014), poi presidente Ansa

Il silenziatore di AnkaraTra fallimenti “fo r z a t i ”e avvertimenti” ai medianon allineati, cercadi cementare il consenso

Alla CasaB i a ncaIncontro conla stampa, nel2006, del pre-mier ingleseTony Blair edel presiden-te Bush Ansa

più di 45, sono solo quelli rac-colti nel mio libro “La guerrademocratica”).

NON MI RISULTA che nessungiornale americano, europeoe tantomeno italiano e chenessun partito o movimento,nemmeno, da noi, i Radicali,si siano mai opposti all’attac -co angloamericano, ma sa-rebbe più corretto dire ame-ricano e, in subordine, ingle-se all’Iraq (i Radicali si distin-sero solo a cose fatte nel chie-dere che Saddam non fossecondannato a morte ma esi-liato il che è tutt’altra cosa).

Adesso, qui in Italia, ci siaccanisce su Tony Blair e sidribbla acrobaticamente sul-le ben più pesanti responsa-bilità americane (la teoriadella ‘guerra preventiva’, poiproseguita in Somalia e in Li-bia, non se l’è inventata Blairma George W. Bush).

L’impressione è che oggida noi si attacchi Blair perchéMatteo Renzi gli ha dichiara-to la sua simpatia. È destinoche in Italia anche le storiepiù tragiche diventino moti-vo di zuffe da pollaio.

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L’estate del 2002Saddam fu accusatodi avere armi chimicheNon ne possedeva più:le aveva già usate

I ra q Tutti addosso all’inglese dimenticando che la guerra preventiva l’ha inventata George W. Bush

Il mea culpa di Blair e le responsabilità UsaIL COMMENTO

ISIS OBAMA PENSA A TRUPPE SUL TERRENOMentre il capo del Pentagono, Ashton Carter, hacondensato la nuova strategia delle 3 R (Raqqa, lacapitale dell’Isis in Siria; Ramadi, città-chiave delconflitto in Iraq e raid, più attacchi aerei), Obama -secondo il Washington Post - entro la settimana an-nuncerebbe la svolta: invio di truppe in prima lineaper coordinare direttamente le truppe filo-occi-dentali che combattono in Iraq. Ansa

ISRAELE IN CELLA FRATELLO KILLER RABINHagai Amir, fratello dell’assassino del primo mini-stro israeliano Yitzhak Rabin, è stato arrestato perincitazione alla violenza dopo essersi augurato suFacebook che il presidente d’Israele, Reuven Rivlin,“lasci questo mondo”. Il post di Hagai Amir è giuntodopo che Rivlin ha dichiarato che non concederàmai la grazia a suo fratello Yigal, in carcere per averucciso Rabin il 4 novembre di 20 anni fa.

I numeri

4 1%Lap e rce n t u a l eottenuta dalpartito digoverno Akpnel voto digiugno, nons u f f i c i e n tea ottenerelam a g g i o ra n zain Parlamento

81I seggidel partitocurdo Hdp;prima voltache laminoranza hara p p re s e n t a n za

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Mercoledì 28 Ottobre 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO | ESTERI » 11

Ricorso accolto Sarà celebrato il processo per la morte del ragazzo di colore ucciso da una pattuglia

Il caso Duggan e l’altra faccia dei bobbiesREGNO UNITO

» CATERINA SOFFICI

Lo n d ra

La madre di Mark Duggannon si è mai arresa. La sua

battaglia per far condannare ipoliziotti che hanno sparato asuo figlio non si è fermata da-vanti al primo verdetto dellagiuria popolare che, nel gen-naio dell’anno scorso, li avevaassolti, definendo “legittima”l’uccisione perché credevanofosse armato.

Il caso è sempre stato moltocontroverso e fu alla base del-le famose rivolte dell’es ta te2011, che misero a ferro e fuo-co molti quartieri di Londraper vari giorni. Poliziottibianchi contro ragazzi neridelle periferie, un classicoche sembrava esclusiva degli

scontri razziali americani eche invece ritroviamo anchenelle strade di Londra, dove ibobby non sono soltanto quel-lo che vedono i turisti a Pic-cadilly Circus, non armati,tutti sorrisi e gentili indica-zioni stradali. Ieri PamelaDuggan ha avuto una piccolavittoria: è stato ammesso ilsuo ricorso contro la decisio-ne dell’Alta Corte di giustizia,che aveva ribadito come “l e-gittima” l’uccisione di suo fi-glio. L'esito del ricorso si fon-da in larga misura sulla deci-sione della Corte europea deidiritti dell'uomo nel caso diJean Charles de Menezes, l'e-lettricista brasiliano uccisodalla polizia nel 2005. Si do-vrà ora decidere, quindi, se laconvinzione degli agenti che

Duggan fosse armato e peri-coloso quando gli hanno spa-rato nell'agosto 2011, era giu-stificata.

MARK DUGGAN , 29 anni, dicolore, residente nel quartieredi Tottenham a Londra, erastato freddato il 4 agosto 2011in circostanze poco chiare, a-prendo il grande dibattito sechi uccide indossando una di-visa gode di garanzie diverse edi una sorta di “impunità isti-tuzionale”. Il giovane Dugganaveva precedenti penali e perquesto la polizia lo teneva sot-to controllo, pensando chefosse membro di una gang diquartiere. In particolare, gli a-genti pensavano che volessevendicare la morte di un cugi-no ucciso in una lotta tra bande

davanti a una discoteca. Perquesto Duggan si sarebbe pro-curato una pistola. E per que-sto gli agenti fermarono il mi-nicab sul quale Duggan viag-giava. Lui aveva cercato discappare, gli agenti avevanosparato due colpi, uccidendo-lo sul colpo. Secondo la versio-

ne ufficiale, Duggan era arma-to e c’era stato un conflitto afuoco. Versione poi ritrattata(aprendo la strada alle primeaccuse di insabbiamento), an-che per la testimonianza deltassista e per il fatto che non futrovata nessuna pistola vicinoal corpo del giovane, ma una

ventina di metri più in là, av-volta in un calzino, cosa chenon ha mai permesso di ana-lizzare il Dna e le impronte di-gitali e capire se l’avesse lan-ciata lui. Durante il processo èstato appurato che il ragazzonon aveva l’arma in mano. Lafamiglia di Duggan ha sempredefinito “i mm or al e ” la deci-sione della giuria e la madrepensa che il ragazzo sia stato“gius tiziato” e che gli agentisono degli “assassini” impuni -ti. Il giorno della sentenza diassoluzione simpatizzanti esostenitori della famiglia Dug-gan urlavano in tribunale “lavita di un nero non vale nien-te”. Ora la storia va avanti in at-tesa di raggiungere il capitolofinale.

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Ai ferri cortiI familiaridel giovaneche fu uccisodagli agentidu ra nteuna protestaa Tottenhamnel 2014 Ansa

Il braccio violentodella legge nonpiace a TarantinoNew York, il regista in prima fila alla marcia controle violenze della polizia, il sindacato degli agenti lo attacca

STATI UNITI

» CATERINA MINNUCCI

Il 22 novembre 2014, T a-mir Rice, ragazzino dicolore di appena 12 anni,stava giocando in un par-

co di Cleveland con una pisto-la finta”. A raccontare, di nuo-vo, questa storia è Que nt inT ar an ti no ma non per illu-strare la trama del suo pros-simo film. Sabato scorso il re-gista è volato dalla Californiaa New York per aderire al cor-teo Ri se Up Oc t ob er , a TimesSquare, organizzato da qua-ranta familiari di persone chesono morte durante controllidi polizia; la marcia ha avutolo scopo di chiedere con ur-genza una riforma del sistemadella giustizia penale e delleforze dell’ordine. Dal palco ilpapà delle Ienesi è soffermatoa lungo sulla storia di Rice:“Con una chiamata al 911qualcuno segnala alla polizia

che un ragazzino spaventa ipassanti con un’arma ‘proba -b i lm e n t e ’ giocattolo. Gli a-genti arrivano, si avvicinanoe, nel giro di due secondi, spa-rano ferendolo a morte. Poihanno colpito e ammanettatosua sorella e l’hanno messanella macchina della polizia.Senza permettere alla madredi avvicinarsi per abbracciaresuo figlio senza vita, che gia-ceva morto in strada”. C’è unvideo che mostra l’autore di

Pulp Fiction e Kill Bill gridareinsieme agli altri manifestan-ti i nomi di Justin Smith,M i-c h a e l B r o w n , F r e d d i eGray, Antonio Guzmán Ló-p ez , e quelli di tutte le altrevittime degli agenti statuni-tensi. Una presa di posizioneche ha suscitato l’immediatareazione della Pa tro lm en 'sBenevolent Association, il piùgrande sindacato di poliziadel Paese, che per bocca delpresidente Patrick Lynch,ha attaccato il regista e chie-sto ai newyorchesi di diserta-re le sale cinematografiche ilprossimo 25 dicembre. “Nonsorprende che chi nella vitaglorifica crimine e violenzasia poi uno che odia i poliziotti– ha detto Lynch – è venuto ilmomento di boicottare T heHateful Eight il film che Ta-rantino sta lanciando in que-sti giorni”.

L’ULTIMO LAVORO del registacon un cast stellare - un we-stern che uscirà in Italia a feb-braio 2016 –andrà invece suglischermi americani proprio ilgiorno di Natale. Il premio O-scar 52enne, durante la prote-sta, mostrando una fotografiadi Justin Smith, ucciso in O-klahoma nel 1999 mentre erain custodia della polizia, dopoaver sputato su alcuni agenti,aveva detto: “Quando vedodegli assassini non posso far

finta di nulla, devo chiamareun omicidio, omicidio, e devochiamare assassini degli as-sassini: è una cosa sulla qualenon si può mediare - avevaspiegato ai giornalisti - e seproprio si deve farlo, alloraquesti poliziotti assassini do-vrebbero finire in carcere o al-meno essere incriminati”. Un

giudizio netto arrivato quat-tro giorni dopo che un poli-ziotto del Dipartimento di Po-lizia di New York, RandolphHolder, è stato colpito a mor-te mentre stava inseguendoun ladro di bicicletta. Unacoincidenza che ha gettatobenzina sul fuoco.

“Gli agenti che Tarantino

definisce ‘assassini’ - ha repli-cato Lynch - non vivono in unadelle sue depravazioni di fan-tasia sul grande schermo, marischiano e talvolta sacrifica-no la lor vita per proteggere lacomunità dal crimine, quellovero”.

SUL QUOTIDIANO New YorkPost Tarantino ha voluto re-plicare ancora specificandoche non ritiene la violenzafinta responsabile di mortiveri, aggiungendo che “l’omi -cidio dell’agente RandolphHolder è stata una tragedia“che per uno sfortunato tem-pismo” si è verificata mentresi svolgeva il sit-in contro imetodi violenti della polizia.L’immagine perfetta dellacontraddizione di un Paese incui solo nel corso del 2015 - se-condo una stima fatta dal quo-tidiano britannico Guardian -sono stati uccisi dalla polizia546 neri, 221 bianchi e 264 i-spanoamericani, mentre nelcampo delle forze dell’ordineresta ucciso nell'adempimen-to del suo dovere un agente o-gni 60 ore. Intanto contro Ta-rantino anche un volto di FoxNews, Bill O'Reilly, – il com-mentatore televisivo schiera-to con i conservatori, – che haavvertito il regista: “Con que-sta protesta ha rovinato la suacarriera”.

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I poliziottiche luich i a m a'assassini'non vivonoin una dellesue fantasie,l o ror i s ch i a n osul seriola vita perp ro te g ge rele comunità

PAT RO L M E NA SSO C I AT I O N

CINA LA NAVE USA E LE ISOLE CONTESEGli Usa sfidano la Cina inviando una nave daguerra vicino a due delle isole artificiali costruitenel mar della Cina meridionale. Il ministero degliEsteri di Pechino ha definito “i l l e ga l e ” l'azione: ilpassaggio della Uss Lassen a meno di 12 miglianautiche dalle isole costituisce una “minaccia al-la sovranità della Cina”. Washington spiega di vo-ler difendere la “libertà di navigazione”. Ansa

GERMANIA ”NO AL PRESERVATIVO BUFALA”La promessa di 21 orgasmi su una scatola di 7 pre-servativi è ingannevole e va vietata. È quanto ha de-ciso il Tribunale di Düsseldorf, accogliendo il ricor-so di un’azienda del settore di Colonia contro Ei-nhorn, una start-up berlinese, che aveva appenalanciato il nuovo preservativo sul mercato. “L’indi -cazione sulla scatola trae in inganno”, ha detto lagiudice della sentenza.

QUENTINTA R A N T I N O

Devo chiamareun omicidio come talee devo chiamareassassini degliassassini: è una cosasulla qualenon si può mediare

L’APOCALISSE La maratona tv di The Walking Dead finisce male

qGLI ZOMBIE sonotra noi. Negli Stati U-

niti esiste una “corrente dip e n s i e ro” che ritiene im-minente l’apocalisse, conla terra devastata da epi-demie. Eserciti di nonmorti vagheranno persbranare i pochi soprav-vissuti. Manco a dirlo, sa-ranno gli Stati Uniti i primi a subirel’attacco degli zombie. Damon Per-ry, 23 anni, fan della serie televisivaThe Walking Dead proprio mentreguardava alcuni episodi assieme adun amico, si è sentito in pericolo per-ché lo ha visto “t ra s fo r m a rs i ” in unnon morto; così ha afferrato la suachitarra elettrica e lo ha colpito, poilo ha finito con un forno a microonde.È accaduto nel Nuovo Messico. Per-ry, come ha raccontato all’e m i t te n te

Kob il sergente MosesMarquez, ha confessato:mentre stava guardandoda ore The Walking Deadha iniziato a notare che ilsuo amico, anche lui di 23anni, “si stava trasforman-do in uno zombie”e avreb-be anche cercato di mor-d e r l o.

La polizia, riferisce Kob, ha ricevutodelle telefonate allarmate che indica-vano un ragazzo - poi identificato inPerry - che correva intorno a un edi-ficio minacciando le persone con uncoltello. Accusato di omicidio, il ven-tenne avrebbe ammesso che lui e lavittima durante la maratona televisivaavevano bevuto “una grande quantitàdi alcool”. Tutti i particolari sono statiforniti nelle cronache del giornale lo-cale Cibola Beacon.

Ammazza l’amico con un microonde:“Si stava trasformando in uno zombie”

S topal terroreQ ue nt i nTa ra nt i noin marciaa New Yorkcon i parentidelle vittimeAnsa

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12 » | IL FATTO QUOTIDIANO | Mercoledì 28 Ottobre 2015P randeGiazzaInviate le vostre lettere (massimo 1.200 caratteri) a: il Fatto Quotidiano

00193 Roma, via Valadier n° 42 - [email protected]

La difesa della Carta: Dossettiavrebbe detto no alla riformaSiamo membri della Comunità re-ligiosa fondata da Giuseppe Dos-setti. Ricordando come Dossettiabbia dedicato le ultime energiedella sua vita alla difesa della Co-stituzione - garanzia di democra-zia e dei diritti dei deboli - vorrem-mo esprimere pubblicamente lanostra riprovazione di fronte allostravolgimento in atto della Cartacostituzionale, e la nostra tristezzanel vedere i tanti che oggi hannoabbandonato il monito di Dossettie la Costituzione che un tempo a-vevano difeso. Non si può poi nonessere indignati di fronte al cini-smo opportunista e ingannatore dichi si è fatto protagonista della di-struzione della Costituzione e alcontempo pretende di citare il no-me di Dossetti. Desideriamo rin-graziare il Fatto Quotidiano per quelche sta facendo in difesa della de-mocrazia nel nostro Paese.

GIOVANNI PAOLO TASINIALESSANDRO BARCHI

Il sindaco Marino, un veromarziano nel Pd romanoConsidero Ignazio Marino unapersona perbene, onesto intellet-tualmente tanto da riconoscere diaver commesso molti errori, un ve-ro marziano nel Pd. Il più grande èstato non capire la contiguità chec’è fra il suo partito e il sistema dipotere trasversale, a livello locale enazionale. Fossi in lui, in questasettimana di ripensamento che si èdato, deciderei di dare le dimissio-ni da sindaco per ripresentarsi alleelezioni con una lista civica. Credoche la maggior parte di quanti lohanno votato lo rieleggerebbero,questa volta con una giunta forma-ta da persone di sua scelta. Un’oc-casione imperdibile per mandare acasa gli opportunisti e quanti fannopolitica come professione. In ognicaso sarebbe una bella scossa allapalude in cui è immersa Roma. Lafortuna aiuta gli audaci.

ANGELO TESTA

Il bilancio sociale dell’Inpssvela il trucco delle pensioniAltro che pensioni d’oro: quasi unpensionato su due, il 42,5%, pari acirca 6,5 milioni di individui, per-cepisce un reddito pensionisticomedio inferiore a mille euro men-sili. Tra questi, il 12,1% non arriva a500 euro al mese. È quanto si leggenel bilancio sociale 2014 dell'Inps,secondo cui nelle classi di importopiù basse sono concentrate le don-ne. I nostri pensionati sono sotto-posti a un trattamento fiscale puni-tivo, sia perché soffre dell’eccesso

di prelievo che scaturisce dallacombinazione fra Irpef e addizio-nali regionali e comunali, sia per-ché è superiore a quello che gravasul reddito da lavoro dipendente dianalogo ammontare. Infatti la scar-sa capacità di spesa dei pensionatipesa molto sullo stato di asfissiadella domanda interna.

RINO BASILI

Sanità i direttori generalisono decisi dai partitiAnche da noi si va in letargo. Pressola struttura sanitaria dove lavoroda tempo immemorabile, si sonosucceduti quattro o cinque ammi-nistrazioni con i rispettivi direttorigenerali, scrupolosamente sceltidalle segreterie del partito politicoche governa, al momento, la Regio-ne. La qualità o la professionalità diquesti manager è andata progressi-vamente impoveredosi, tanto che

oggi sono rari i provvedimenti chetendono a migliorare il servizio afavore dell’assistito e del degente.L’iter burocratico si infittisce sem-pre piú a discapito delle richiestedel paziente, che viene rimpallatotra il ricettario del medico di base ele strutture ospedaliere mantenutecarenti. Si favoriscono e prolifera-no, invece, le aree di competenzadei dirigenti di struttura, anchequando l’apicale deve controllaresolo se stesso. Qualche incarico diresponsabilità, anche di secondamano, sempre verrà fuori, da questiincontri di provata fedeltà.

FELICE COLELLA

“Ho deciso: cremo la tesseraelettorale in attesa di meglio”Un tempo in occasione delle com-petizioni elettorali cremavo il cer-tificato elettorale depositandone leceneri in un’urna elettorale in atte-

sa di tempi migliori, intesi come ri-nascita della politica corretta e o-nesta, ora come l’araba fenice cherisorge dalle sue ceneri, abbiamo inItalia un movimento che vale la pe-na di seguire. È composto da per-sone oneste che si chiama M5s. Iparlamentari 5Stelle sono quelliche devolvono da sempre gran par-te del loro stipendio in un fondo afavore delle piccole imprese in dif-ficoltà. Sono solo loro che propon-gono il reddito di cittadinanza eche rinunciano a 42 milioni di eurodi finanziamento pubblico.

MICHEL GIUNTINI

Il Rondofaccia di bronzo giàdalemiano, ora turborenzianoNon solo "Rondolingua", ma anche"Rondofaccia di bronzo" bisogne-rebbe dire. Ho visto Otto e Mezzo diLilli Gruber l'altra sera (22 ottobre)con la presenza di Marco Travaglio

e tal Rondolino molto contento diaver fatto in vita sua sol lo zerbino.Rideva infatti il nostro, quandoTravaglio dimostrava, carte allamano, che il suo girovagare tra imeandri della politica italica, cor-rispondeva al suo “cursus hono-rum”. Non sapete che cos'è la coe-renza? Imparate da Rondolino. Da-lemiano era e antidalemiano di-venne, rotta invertendo al seguitodi Matteo Renzi, di D'Alema rotta-matore. La Leopolda, a suo dire,l'ha folgorato. Non c'è davvero li-mite all'indecenza in questo di-sgraziato Paese. E che tristezzascoprire che la Sinistra era fatta ditanti Rondolini di bronzo e di tantemadonne Boschi.

LUCIANO GIOVANNINI

Costituzione: innovare nonè sempre uguale a riformareMi aspettavo che il Senato della Re-pubblica, in un anelito d’orgoglioreagisse, con “vibrante protesta”a ll ’ennesima concione del “C ap odel gtoverno e Duce del renzismo”,tenuta lo scorso 21 settembre nella“Piazza Venezia indoor” che è ladirezione del Pd e invece niente.Nessuno si è alzato evocando Cice-rone: “Quo usque tandem, Renzi, a-butere patientia nostra?” rivo lto,ovviamente, ai banchi vuoti del go-verno di sua maestà, né tanto menoun afflato, un sospiro, un nitrito(quello del cavallo senatore, nomi-nato da Caligola), niente, nulla. Ladignità delle istituzioni è ormaiscomparsa al pari di quella degli e-lettori: costoro, infatti, non sonomai “nominati”, nemmeno per sba-glio, dai “nominati” che ogni gior-no imbrattano con le loro insulsag-gini le pagine di cronaca politicadei notiziari e le isole “dell’arcipe-lago gulag” dei talk show televisivi.A tutti coloro che difendono il par-lamento dei nominati “m u lt i s tr a-to”, suggerisco la lettura di Un viag-gio elettorale di Francesco De San-ctis; per me la migliore risposta alletante “prediche inutili” d i v u l ga t eda questo ceto di professionisti po-litici per necessità e destino, ma in-competenti per destinazione. Allariforma costituzionale, la cui im-portanza è inversamente propor-zionale allo spazio che gli viene de-dicato, penso che va comunque ri-conosciuto un merito, anzi un pri-mato: quello di poter essere rias-sunta con l’uso di un solo aggettivo:demenziale. Uno straordinario ca-polavoro di sintesi, rara avis, con itempi che corrono. C’è da sperareche qualcuno spieghi a costoro che“Innovare non è riformare” ( E d-mund Burke).

FRANCESCO TEDESCHI

A DOMANDA RISPONDO FURIO COLOMBO

Medio Oriente,quando il passato è un alibiCARO FURIO COLOMBO, la continua negazione dei di-ritti dei palestinesi va di pari passo con i continui richia-mi altrove alla “memoria”, o meglio l’emergente cultodella vittimizzazione gerarchizzata che certe comunitàpretendono anche come un diritto. In questi giorni gen-te priva di ogni speranza per il futuro muore e, sì, uccideper disperazione. Il fatto che lei preferisce parlare di al-tre vittime del passato e di “un delitto italiano” suona ame come una triste strumentalizzazione della storia,per evitare di parlare di certi altri delitti del presente chesono sotto gli occhi di tutti.

JASON CARDONE

C’È UN ROVESCIAMENTO,in questa lettera. L’autore faesattamente ciò che mi rimprovera di fare. Se il tema èla tragedia di Gerusalemme in questi giorni (chiunquepuò essere attaccato a coltellate o abbattuto da un’autoin corsa per una disperata vendetta di eventi che stannoaccadendo ai nostri giorni). L’autore della lettera puòaccusarmi di non avere simpatizzato per le coltellate diqueste ore, ma non di avere scritto, 15 anni fa, la leggesul “Giorno della Memoria della Shoah”. Allora ricor-davo la necessità e, secondo me (per fortuna, secondotanti) la necessità di non dimenticarne il senso, la pro-gettazione e la immensa, scrupolosa esecuzione dellosterminio di un popolo. Adesso, nell’occasione in cuisono intervenuto in questa pagina, l’ho fatto per par-lare della spaventosa intifada dei coltelli e del bruttomomento di un popolo palestinese privo di leader, usatoa volontà da altri movimenti e Paesi contro Israele. Ac-coltellare per la strada a caso è “un gesto di dispera-zione”(sua definizione) che appare feroce e inutile e checertamente include o includerà fra le vittime i cittadinidi Gerusalemme che vogliono la pace e la convivenza

pacifica fra i due Stati. Jason Cardone (che forse firmala sua lettera con uno pseudonimo) avrà visto la marciadi arabi e israeliani insieme per le strade di Gerusa-lemme, dietro un grande striscione di pace. Ma l’ar -gomentazione del nostro interlocutore è due volte as-surda. Vi è, secondo lui, una particolare e intenzionalemalevolenza che segna il ricordo della grande tragediadel passato di un popolo, come la Shoah, che ha coin-volto non solo gli ebrei come vittime ma tutti gli europeicome ambigui e passivi o indifferenti testimoni, e moltidi essi come carnefici. A meno che non sia motivato dauna persuasione fascista (la parola è un’ipotesi, nonun’accusa), l’affermazione è priva di senso. Come puòla memoria senza fine di un grande e quasi riuscito ten-tativo di sterminio, essere interpretato come una di-vagazione, parlare di ieri per non parlare di oggi? I di-scorsi sulla Palestina non cominciano tutti, sempre,con l’evocazione della nascita di Israele (che implicariconquista, cancellazione, vendetta)? Come non vedel’autore della lettera che, parlando di “delitto italiano”intendo ricordare le responsabilità grave del mio Paese(la maggior parte degli ebrei italiani sono stati arre-stati o denunciati da italiani dietro compenso di lire5.000) e non sto usando un argomento “altro”, visto chele conseguenze durano ancora. Il fatto è che se inter-venti come questi fossero motivati da amore e solida-rietà per la Palestina, invece che da odio per Israele (idue sentimenti non sono reciproci) porterebbero un po’più di luce invece che il buio delle “coltellate per dispe-razione”.

Furio Colombo - il Fatto Quotidiano00193 Roma, via Valadier n° 42l e t te re @ i l fa t to q u o t i d i a n o. i t

PRO GR A M M I TV

09:55 Tg110:00 Storie Vere11:10 A conti fatti - La parola

a voi12:00 La prova del cuoco13:30 Tg114:05 La vita in diretta15:00 Torto o ragione?

Il verdetto finale16:30 Tg116:40 La vita in diretta18:45 L'Eredità20:00 Tg120:30 Affari tuoi21:20 FILM Jane Eyre23:30 Tg1 60 Secondi23:35 Porta a Porta01:10 Tg1 Notte01:45 Moviextra02:15 Sottovoce02:45 Settenote Musica

e musiche

10:30 Cronache Animali11:00 I Fatti Vostri13:00 Tg2 Giorno14:00 Detto Fatto16:15 TELEFILM Senza Traccia18:00 Tg Sport18:20 Tg218:50 TELEFILM Hawaii Five-019:40 TELEFILM N.C.I.S.20:30 Tg2 20.3021:00 LOL ;-)21:15 TELEFILM Criminal Minds22:50 Speciale 90° minuto00:50 Tg201:10 2Next Economia e Futuro02:15 TELEFILM The Blacklist03:40 FILM Madonna che

silenzio che c'è stasera05:10 Videocomic Passerella

di comici in tv

12:00 Tg312:45 Pane quotidiano13:10 Il tempo e la Storia 1943

- 1945 I figli del nemico14:20 Tg315:10 La casa nella prateria15:55 Aspettando Geo16:40 Geo19:00 Tg320:00 Blob20:15 Sconosciuti La nostra

personale ricerca dellafelicità

20:35 Un posto al sole21:05 Chi l'ha visto?00:00 Tg3 Linea notte01:15 Res 14-18. Grande Guerra

cent’anni dopo - La guer-ra è finita

02:15 Fuori Orario. Cose (mai)viste

02:19 Next

09:10 Bandolera - Prima Tv09:40 R.i.s.10:45 Ricette all'italiana11:30 Tg412:00 Detective in corsia13:00 La Signora in giallo14:00 Lo Sportello di Forum15:30 Flikken - Coppia in giallo16:37 U-112 Assalto al Queen

Mary18:55 Tg419:30 Tempesta d'amore20:30 Dalla vostra parte21:15 Doc West23:35 FILM Il senso di Smilla

per la neve02:42 Tg4 Night News03:02 Media Shopping03:19 Malefemmene

07:59 Tg508:45 Mattino Cinque11:00 Forum13:00 Tg513:41 Beautiful14:10 Una Vita - Prima Tv14:45 Uomini e donne16:00 Grande Fratello16:10 Il Segreto - Prima Tv17:00 Pomeriggio Cinque18:45 Avanti un altro20:00 Tg520:40 Striscia La Notizia21:12 Squadra Antimafia 7 -

Prima Tv23:30 Matrix00:30 Grande Fratello - Live01:00 X-style01:40 Tg502:10 Striscia La Notizia

08:25 Settimo Cielo10:25 Royal Pains12:25 Studio Aperto13:05 Sport Mediaset13:45 Grande Fratello 201514:05 I Simpson14:30 Futurama14:55 Big Bang Theory15:25 2 Broke Girls15:50 E alla fine arriva mamma!16:40 La vita secondo Jim17:35 Mike & Molly18:00 Camera Cafè18:30 Studio Aperto19:25 C.s.i. - Scena del crimine21:10 Colorado01:40 Premium Sport News02:05 Studio Aperto02:20 The Slayers

06:30 Omnibus News (live)07:30 Tg La707:55 Omnibus La7 (live)09:45 Coffee Break (live)11:00 L'aria che tira (live)13:30 Tg La714:00 Tg La7 Cronache14:20 Tagadà16:15 Ironside18:15 Il commissario Cordier20:00 Tg La720:35 Otto e mezzo21:10 La gabbia (live)00:00 Tg La700:10 Otto e mezzo00:45 Coffee Break02:00 L'aria che tira04:30 Omnibus La7

19:25 Hotel Transylvania21:00 SkyCineNews - Intervi-

sta a Simon Merrells21:10 Alabama Monroe - Una

storia d'amore23:05 Benvenuti al Sud00:55 La preda perfetta02:55 Duets03:15 Senza nessuna pietà

13:00 The Leftovers15:00 Spartacus16:00 The Pacific17:55 I Borgia18:55 Spartacus19:55 Atlantic Confidential20:10 Aquarius22:50 The Knick23:50 Aquarius

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Mercoledì 28 Ottobre 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO | PIAZZA GRANDE » 13

IL MERITO TRADITODALLA MANOVRA

» MARINA CASTELLANETA*

LA VERA RIFORMAÈ LIBERARE LA P.A.

DALLA POLITICA» NICOLA TRANFAGLIA

Caro direttore, leggendoi giornali sembra chel’Italia sia una e trina:c’è l’Italia di loschi per-sonaggi così ben rac-

contati dai cronisti; c’è l’Italia chesi adegua e si accomoda con natu-rale senso pratico sui divani delpotere di ogni ordine e grado; e poic’è l’Italia che si sveglia all’al b a ,rassegnata eppure sempre con-vinta di poter e dover fare il pro-prio dovere anche per contribuireal bene comune.

IO E ALTRI CENTINAIA di docenti u-niversitari facciamo parte di que-st’ultima categoria. Silenziosi,spesso incompresi, ostinati nelle“sudate carte”, per dirla con Leo-pardi, e da ultimo umiliati. Mi per-metto di raccontarle l’ultima beffaall’italiana: la norma contenuta neldisegno di legge di Stabilità intito-lata “Merito” (art. 20) che dà il viaa una nuova forma di reclutamentoparallela, evidentemente, a quellagià esistente. È come sea ll ’improvviso per re-clutare magistrati o av-vocati dello Stato, ac-canto alla disciplina e-sistente il governo de-cidesse di stabilirne u-na nuova.

Il paradosso dellanuova previsione e ilsentimento di rabbia eumiliazione che ne de-riva è che da quasi treanni molti docenti –cioè migliaia –attendo -no di prendere serviziocome professori di pri-ma fascia, avendo otte-nuto l ’abi l i tazionescientifica nazionalegià dal 2012. Abbiamo

partecipato a una rigorosa prova diselezione e, pur avendo superato laprocedura con merito (sì, propriocon merito, quello sempre invoca-to dal premier Renzi), non possia-mo essere chiamati dalle universi-tà per un perverso meccanismo ditagli, blocco del turnover e puntiorganico. Così, continuamente di-menticati da un governo che do-vrebbe puntare sulle eccellenze u-niversitarie, non possiamo fare unsalto di qualità che porterebbe an-che a un rinnovamento dell’Uni -versità. Eppure, con la selezioneattraverso l’abilitazione scientifi-ca nazionale, che ha segnato lasvolta nel segno del merito anchegrazie al passaggio dai famigerati espesso mal riusciti concorsi locali aquelli nazionali, sono stati imposticriteri molto rigorosi che hannopermesso la selezione dei docentimigliori. Abbiamo superato me-

diane di produttività scientifica,partecipato a ricerche internazio-nali, lavorato con università stra-niere, insegnato all’estero e poi, e-videntemente sbagliando, siamorientrati, per svolgere il nostro la-voro, con passione, in Italia.

PER ASSICURARE una maggiorequalità nella selezione, nelle com-missioni di valutazione dell’abili -tazione nazionale erano presentiunicamente docenti che avevanosuperato determinate medianeper evitare che, come nel passato,ci fossero candidati con più pubbli-cazioni dei valutatori. Non solo.Nelle commissioni era presenteanche un docente straniero. Dopoaver speso ingenti somme per or-ganizzare le procedure, aver sele-zionato i migliori che si sono sot-toposti alla valutazione nazionale,che cosa fa il governo? Stanzia for-

se i fondi per assumere,dopo anni di sacrifici,quei docenti promossialla prima fascia chepiù di tutti potrebberocontribuire a un cam-bio nelle logiche acca-demiche del passato?Assolutamente no. Lidimentica e li discrimi-na. Li mette in un ango-lo senza prevedere al-cun meccanismo perfavorire la presa di ser-vizio.

L a l e t t u r a d iq u el l ’articolo suscitacosì rabbia, umiliazio-ne, rimpianto per nonessere rimasti all’este -ro e per essere invece

rientrati in una nazione nella qualefare il proprio dovere e anche oltre,sopperendo a continue mancanzedi risorse, non vale, non serve. Conl’attuale articolo 20, il governo im-bastisce una procedura di recluta-mento all’interno dell’Un ive rsi tàche forse sarà utile a chi non ha su-perato i concorsi nella prima abi-litazione ma non certo a chi ha giàsuperato una selezione. Per il nuo-vo sistema il governo trova i fondi,mentre per gli abilitati alla primafascia in attesa da quasi tre anni nonc’è un euro. È vero che chi come meha avuto esperienze all’estero e poiè tornato in Italia non ha dato provadi grande intelligenza pensandoche anche nel nostro Paese fossepossibile fare il proprio lavoro be-ne e raccoglierne i frutti legati almerito, ma non ha uguali nel mon-do una scelta come quella del go-verno: i docenti selezionati sullabase del merito, in grado di raffor-zare la competitività del sistema u-niversitario, già ci sono. Bastereb-be prevedere un fondo straordina-rio per consentire le chiamate in-vece di attivare un nuovo sistemadi reclutamento e solo per questoprevedere fondi ad hoc.

Il presidente del Consiglio che,devo confessarlo, mi aveva stupitoper l’energia nella rottamazionedelle vecchie liturgie e degli scan-dalosi protettorati che imbavaglia-no la nostra società, è a conoscenzadi quest’aberrazione giuridica epolitica? Forse no. Sono ancoraconvinta, e con me lo sono centi-naia di docenti ormai quasi rasse-gnati al silenzio di chi pensa che co-sì va in Italia, che qualcosa si possae si debba fare.

*docente di Diritto internazionaleUniversità di Bari

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Vorrei dire in manierasintetica quasi tuttoquel che vale la penasottolineare rispettoa quello che il governo

delle “larghe intese” vuol fare neiprossimi tempi e che si concretiz-za nell’obiettivo di incrementare ilivelli di efficienza nella produzio-ne dei servizi della Pubblica am-ministrazione per i cittadini e leimprese. È ancora possibile farlonel 2015 dopo 154 anni di fonda-zione dello Stato unitario e all’in -domani di una difficile crisi econo-mica e sociale che ha provocatodanni di ogni genere e che ancoraoggi non è stata completamentesuperata?

EPPURE l’accordo è unanime tra gliosservatori italiani e stranieri sulgiudizio generale che si tratta di u-na questione decisiva e che, se nonriusciamo ad acquisire istituzionipubbliche forti e lungimiranti, nonpotremo creare la struttura di eco-nomie eque e orientate sul futuroche ci attende. Un punto cruciale èla cultura che si chiede ai dirigentie la formazione complessiva dellerisorse umane. L’idea, espressa dalgoverno attuale, di affidare a tre su-per-commissioni di esperti indi-pendenti di selezionare una schie-ra di super-dirigenti neutrali ap-pare illusoria o almeno discutibile.Insomma, se non si vedono conchiarezza le cause profonde deinumerosi fallimenti di riforma checi sono stati nella nostra storia, an-

che recente, appare difficile o ad-dirittura impossibile arrivare a u-na riforma degna di questo nome.

Se si leggono con attenzione i te-sti messi a punto dal governo in ca-

rica emergono, tuttavia, con chia-rezza due punti importanti:

1) In primo luogo trapela unaconcezione unitaria delle pubbli-che amministrazioni, evidente sianella introduzione del ruolo unicodei dirigenti sia nella riaffermazio-ne dei concorsi unici sia nella uni-ficazione delle scuole e quindi nel-la concezione unitaria del percor-

so formativo, sia infine nel rendereomogenee le retribuzioni e nelblocco imposto – durante tuttal’ultima crisi economica –di quelleeccedenti un determinato livello

annuo.2) Con minore

nettezza emergeanche una tenden-za importante allavalutazione gene-ral izzata comem e c c a n i s m o -chiave nell’ammi -nistrazione rifor-mata. Resta solosullo sfondo, conuna perduranteambiguità, il nodo

del rapporto tra politica e ammini-strazione che appare decisivo neinostri tempi e sul quale non sem-bra che le nostre classi dirigenti ab-biano maturato idee davvero lim-pide e chiare.

Eppure lo hanno scritto tutti gliultimi tra i migliori studiosi dellaPubblica amministrazione, vorreicitare almeno Massimo Giannini,

Sabino Cassese e Guido Melis: unapolitica – hanno osservato tutti –che per decidere, se vuol farlo ef-ficacemente, deve poter contare suuna dirigenza consapevole, noncomposta da automi che eseguanociecamente ma da soggetti pen-santi che siano capaci di tradurre ledirettive politiche ricevute in unacoerente attività amministrativa.

MA UNA DIRIGENZA simile nonpuò essere lasciata interamentenella sua selezione, carriera e attri-buzione degli incarichi, alla mercéesclusiva della politica. Anche per-ché, negli ultimi anni, si sono ve-rificati in quella burocrazia dati al-larmanti come perdita di identitàa ll ’interno di un rovinoso calo diprestigio delle élite burocratiche,incipiente degrado sociale dei di-pendenti pubblici e stallo fatale ditutti i tentativi di innovazione especialmente di quelli riguardantila nuova formazione dei funziona-ri.

E in Italia pochi hanno guardatoculturalmente al modello straor-dinario del Civil service in g l es eche, nel mondo contemporaneo,nessuno ha ancora superato.

Invece è proprio in quella dire-zione che occorrerebbe guardare,se si vuol dare una svolta effettivarispetto a un’antica tradizionedell’impiegato pubblico nel nostroPaese che poco o nulla ha a che farecon modernità ed efficienza ormainon più rinviabili.

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IL BADANTE

Le domandeche Pasolini farebbeoggi a se stesso» OLIVIERO BEHA

I n vista del quarantennale della suamorte violenta, lunedì prossimo, PierPaolo Pasolini è stato tirato fuori dai

cassetti con largo anticipo in una profluviedi iniziative: si sa come avviene ormai neimedia, bisogna bruciare iconcorrenti sullo scatto dimemoria e così tutto av-viene prima. Si è detto escritto più dell’a ssassi-nio del poeta, che di lui edelle sue opere. Normale:il primo è ancora nebuloso,le seconde sono lì a disposizio-ne in ogni momento, non è l’anniversarioche le espone. Che omicidio è stato quellodell’Idroscalo? Una “semplice” faccendada “m ar c he t ta r i”? Marchettari su com-missione? Ed eventualmente “politica”? Eda parte dei fascisti o del potere democri-stiano generico e specifico attaccato neisuoi scritti da Pier Paolo? Oppure (cfr. ilsuo amico pittore Zigaina) un “suicidio perdelega” in un contesto paleocristiano dellapsiche di Pasolini?

Niente è davvero chiaro, anche se laspiccia ma sensata testimonianza di uncollaboratore di giustizia come l’ex bossdella banda della Magliana, Mancini, fanotare che un omicidio davvero politico,su mandato del “mondo di sopra” per re-stare al Carminati attuale, dopo averlo u-tilizzato in qualche modo non avrebbe la-sciato campare un ragazzo incontrollabi-le come Pino Pelosi.

RESTA LA FIGURA dell’intellettuale forsepiù ingombrante del primo quarto di se-colo nel secondo dopoguerra, e natural-mente le sue opere, visionarie, profetiche,di una decadente vitalità (sfiorando l’os -simoro), senza ironia ma con uno spessoreinsieme ideale ed emozionale formidabile.Timidamente, affaccio l’ipotesi che per ri-cordarlo, come accade in molte parti delmondo dove si vedono i suoi film e si tra-ducono i suoi libri così vari nel genere ep-pure con un denominatore sempre comu-ne e riconoscibile, forse bisognerebbe ag-giornarlo con qualche interrogativo. Nontanto e non solo il meccanicistico “Chissàche ne avrebbe pensato Pasolini?”, bensìcon uno sguardo allargato al contesto con-temporaneo. Come se Pier Paolo ponessedei dubbi a Pier Paolo, quarant’anni dopo.Per esempio: perché oggi non c’è un Pa-solini, ovvero perché l’odierno paesaggiointellettuale italiano è pressoché un deser-to? Oppure se anche ci fosse, magari rin-tanato in una biblioteca di provincia o in-segnante in quel che resta della nostrascuola, come potrebbe venire alla luce diun sistema mediatico irrimediabilmentecorrotto? Questioni di censura, in sensostretto oppure lato, da parte della stroz-zatura del potere politico-finanziario, daparte del sistema che non lo prevede già disuo, da parte del mercato che è a suo modouna forma censoria di grande selezione?Detto altrimenti, oggi verrebbe pubblicatoo messo in condizione di fare teatro e ci-nema? Oppure essendosi così abbassato illivello dei parlanti/leggenti/vedenti/a-scoltanti, uno come lui, del suo spessore,rischierebbe di non essere capito e quindi“venduto”? Sarebbe ostico, un mercante diidee impossibilitato a piazzare la sua mer-ce particolare non più contemplata, sosti-tuita dal gossip, dalla mercanzia superfi-ciale perché è superficiale il popolo degliacquirenti, in una spirale verso l’abisso chedi sicuro non mette allegria…? È vero, c’èsempre il web, ma con che spirito uno co-me Pier Paolo affronterebbe il rischio del-lo sfiatatoio? Anche per un polemista ec-cezionale come lui la Rete risulterebbe u-na lama senza impugnature, che ti feriscecomunque… Ma tranquilli: passata la festa(dei morti), gabbato il poeta, tutto torneràcome prima e le onde della insulsa contem-poraneità si ricomporranno in superficie,disperdendone di nuovo le ceneri.

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COME ALL’E ST E ROIl nodo fondamentale èla formazione dei dirigenti,che devono essere testepensanti e non meriesecutori di direttive

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14 » CRONACA | IL FATTO QUOTIDIANO | Mercoledì 28 Ottobre 2015

» ANTONIO MASSARIGIORGIO MELETTI

Roberto Mercuri, assisten-te del vicepresidente diUnicredit Fabrizio Pa-lenzona, è stato il sugge-

ritore delle strategie del numerouno della banca Federico Ghizzo-ni? Dalla risposta a questa do-manda dipende la sorte del ver-tice di Unicredit. E se la rispostafosse positiva spiegherebbe l’im -barazzo della banca milanese:dall’8 ottobre fa finta di niente puravendo il vicepresidente e il suobraccio destro indagati per asso-ciazione a delinquere, con l’accu -sa, in particolare per il secondo, diaver spadroneggiato al 30° pianodel grattacielo di Unicredit, dovedisponeva di un ufficio pur non a-vendo alcun rapporto formalecon la banca.

FACCIAMO UN PASSO indietro. Èil primo ottobre 2010. Il giornoprima il cda di Unicredit ha sceltoa sorpresa Federico Ghizzoni perla successione dell'amministrato-re delegato Alessandro Profumo,silurato dieci giorni prima. LuigiBisignani, che per settimane ave-va trafficato con gli amici FabrizioPalenzona (vicepresidente Uni-credit) e Enrico Tommaso Cuc-chiani (consigliere d'amministra-zione) prima per far fuori Profu-mo e poi per eliminare dalla corsaconcorrenti sgraditi, commentaal telefono con l'amico e socio Vit-torio Farina la nomina di Ghizzo-ni. Così riferiscono gli investiga-tori: “Bisignani dice a Farina chegli aveva detto il suo barbetta(presumibilmente Cucchiani, n-dr ) che l'impressione era deva-

stante, in quanto non parlava beneneanche l'inglese, e dallo stessoBisignani il soggetto viene defini-to ‘un brav’uomo, un capo filiale,un capo centro nord’. Poi Bisigna-ni dice a Farina che a questa per-sona gli aveva detto che bisognavacostruirlo, per cui si doveva co-struire bene, altrimenti tempoquattro mesi si andava tutti a casa.Inoltre Bisignani dice a Farina diaver parlato con Roby (presumi-bilmente Mercuri, ndr) a cui ave-va detto che a quello bisognavafargli ‘un progettino vero’. (…) Bi-signani dice a Farina che a questobisognava fargli una cosa fatta be-

ne, per cui bisognava farlo incon-trare con Ferruccio, con Paolo,cioè con gente che capiva il siste-ma”. Bisignani è sconsolato. Tele-fona all’ambasciatore libico Ha-fed Gaddur (la Libia è azionista U-nicredit): “Stanno mettendo unoveramente di nessuno spessore”.

BISIGNANI parla come se sentisseil dovere morale da fare un po’ datutore e un po’da istitutore a Ghiz-zoni, e i suoi punti di riferimentooperativi sono Palenzona e Mer-curi. Lo stretto collegamento traBisignani e Palenzona emerge dauna telefonata del 21 settembre

2010, il giorno della cacciata diProfumo. Bisignani è al telefonocon Mercuri e gli inquirenti inter-cettano una voce in sottofondo:“L’unico amico che ho io è Bisi-gnani e Geronzi, invece, mi fa laguerra. Porca puttana, io so’ con -

tento di avere amico Bisignani, ri-cordatelo. È un onore per me”. Lareplica di Bisignani è soddisfatta:“Vai Fabrizio!”. In quei giorni icandidati alla successione sononumerosi. Circolano i nomi di An-drea Orcel, Matteo Arpe, ClaudioCostamagna (oggi presidente diCassa Depositi e Prestiti), delbraccio destro di Profumo Rober-to Nicastro. Il nome di Ghizzoninon emerge mai. Bisignani chiedea Costamagna notizie su Orcel,deduce che è troppo vicino all’al -lora governatore della Banca d’I-talia Mario Draghi (oltre che aProfumo) e fa saltare la sua can-didatura. Chiama l’amico Cuc-chiani e fa la constatazione di de-cesso: “Già morto”.

GHIZZONI emerge dunque comesoluzione al ribasso dopo che perdieci giorni i veti incrociati hannobruciato la candidature più forti.Diviene amministratore delegatoscavalcando colleghi più avanti dilui nella carriera e nella gerarchia,come Nicastro, Roberto Ermotti,Paolo Fiorentino. Nicastro ha la-sciato Unicredit l’estate scorsa,dopo una convivenza burrascosacon Ghizzoni, Ermotti se ne andòquasi subito, Fiorentino è ancoralì, vicedirettore generale conside-rato il vero uomo forte della ban-ca. Adesso Ghizzoni ha il durocompito di convincere gli azioni-sti che si può uscire dai pasticci sa-crificando i due manager indagati(Massimiliano Fossati e Alessan-dro Cataldo) e salvando Palenzo-na, il potente a cui deve tutto, in-dagato con dirigenti che avrebbe-ro commesso reati per obbedire a-gli ordini suoi e di Mercuri.

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» VALERIA PACELLI

I37 audit con appalti in Rai,che presentavano alcune

irregolarità, sarebbero arri-vati – prima che sulle scri-vanie dei magistrati romani– ai piani alti di Viale Maz-zini. A quel punto la trafila sisarebbe fermata, per lungotempo, finché il sostitutoprocuratore Paolo Ielo haconvocato Gianfranco Cai-rola, direttore dell’Au ditche con sé ha portato anchela documentazione.

LA PROCURA ha deciso diconvocare, come personainformata sui fatti, Cairolaperché nella perquisizionedei mesi precedenti gli a-genti del Nucleo tributariodella Guardia di finanza gui-dati da Cosimo Di Gesù ave-vano trovato negli uffici Raiun audit interessante che ri-guardava proprio una garavinta dalla Di.Bi. Technolo-gies di David Biancifiori perluci e audio di Sanremo

2013. Cairoli al pm romano,quindi, ha detto di aver con-segnato quei dossier ai suoisuperiori e ha fornito ai pm ilresto degli audit: si tratta perlo più di appalti datati neltempo.

È questo uno solo degli a-spetti dell’inchiesta dellaProcura di Roma che puntaalle presunte mazzette pa-gate –secondo le accuse –daBiancifiori e altri a funzio-nari non solo Rai, ma anchenegli anni scorsi ad alcunidella Presidenza del Consi-glio dei ministri.

Ma man mano che le in-dagini proseguono, la Pro-cura di Roma si ritrova a do-ver verificare anche altri a-spetti: si sta cercando di i-dentificare ad esempio i re-sponsabili dell’intimidazio -ne ai danni di un’ex dipen-dente di una delle società di

Biancifiori, una donna chenel corso di tanti e lunghi in-terrogatori ha rivelato un si-stema di tangenti, favori eassunzioni. Parole e fattiquelli che racconta tutti daverificare.

QUALCHE GIORNO FA, però,mentre tornava a casa ladonna ha visto due uomini

che su un motorino si avvi-cinavano alla sua auto.Quando ha abbassato il fine-strino, i due le hanno primamostrato una pistola e poisono scappati. Chi erano? Esoprattutto da chi erano sta-ti mandati? Sono le doman-de alle quali sta cercando didare una risposta il pm Pao-lo Ielo. Che deve anche ca-

pire se esiste o meno una tal-pa che ha informato dell’ar -rivo di un’ispezione dell’A-genzia dell'entrate nei mesiscorsi nelle società di Bian-cifiori. Infatti quando l’ispe -zione è stata realmente ese-guita, negli uffici delle so-cietà di Biancifiori non sonostate trovate le carte conta-bili. Tutto distrutto, secon-do gli investigatori.

MA OLTRE LA DONNA (che èanche la stessa che alle Ieneparlò per la prima volta delletangenti a Palazzo Chigi)non è l’unica carta in manoagli inquirenti: infatti sta ri-spondendo alle domandedel pm anche Danilo Bian-cifiori, fratello di David, an-che lui indagato per corru-zione e in passato in affaricon questo. Fino al 2011quando i rapporti tra i due sisarebbero incrinati.

Intanto nel corso delle in-dagini i pm hanno scopertoche le società riconducibili aBiancifiori evaso un’Iva ne-

Nel 2010, quando l’ad fu nominato, il faccendiere disse a Mercuri:“È un brav’uomo, non parla inglese, bisogna fargli un progettino”

Bisignani e Unicredit:Ghizzoni non puòmollare Palenzona

IL CASO

Rai, quegli appalti sospetti mai segnalati ai pmGiro di mazzette Un manager: “Consegnai le carte ai vertici”Intanto la ‘gola profonda’ dell’inchiesta viene minacciata

A f fa r iLa Rai finiscenel mirino del-la Procura diRoma, che in-daga su un gi-ro di mazzetteAnsa

I protagonisti Da sinistra, Luigi Bisignani, Federico Ghizzoni, Fabrizio Palenzona Ansa

gli anni pari a 38 milioni dieuro.

Questa cifra però non ri-guarda però solo gli appaltiper lavori in Rai ma tuttiquelli che le aziende ricon-ducibili alle aziende dello“scarface della televisione i-taliana” , come si definìnell’intervista alle Iene l’im -prenditore romano.

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Banca in imbarazzoDall’8 ottobre Unicreditha il vicepresidenteindagato perassociazione a delinquere

La scheda

n SC E LTAAL RIBASSOA fines e t te m b reFe d e r i coG h i zzo n ivienenominato addi Unicredit alposto diPro f u m o.Bisignanico m m e n t a :“Stannom e t te n d ove ra m e n teuno di nessuns p e ss o re ”.

n BISIGNANIIL TUTOREIl faccendiereparla come sesentisse ild ove remorale di fareun po’ datutore e un po’da istitutore aGhizzoni, e isuoi punti dir i fe r i m e n tooperativi sonoPa l e n zo n ae Mercuri.

IL TRIBUNALE DI MILANO

I giudici: “Co r o n atorna a casa maniente Facebook”

qIL TRIBUNALE di Sorveglianza diMilano premia la condotta di Fabrizio

Corona. L’ex fotografo dei vip torna a casa.Lascia, dunque, la comunità di don Mazzi aLonate Pozzolo e sarà affidato ai servizi so-ciali sul territorio. Torna libero, ma con qual-che restrizione. Una su tutte: non diffonde-re foto e non utilizzare in generale i socialnetwork Facebook e Twitter, né rilasciare

interviste. Sono queste alcune delle pre-scrizioni contenute nel provvedimento delgiudice estensore Giovanna Di Rosa con cuioggi l’ex agente fotografico ha ottenuto l’af-fidamento in prova ai servizi sociali, tornan-do nella sua casa in zona corso Garibaldi."Ce l’abbiamo fatta, sono contentissimo,ringrazio voi avvocati e i giudici", ha dettoCorona ai suoi legali. "Fabrizio era fuori di sè

dalla gioia - ha spiegato ieri sera il suo av-vocato Ivano Chiesa - potrà riabbracciare ilfiglio, la mamma e tutti i suoi cari”. Dopo ilduro regime carcerario di Opera, dopo chemolti volti noti si sono spesi perché il pre-sidente della Repubblica gli concedesse lagrazia, ora il re dei paparazzi torna a Milano.Ancora da decidere dove sarà affidato per iservizi sociali.

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| IL FATTO QUOTIDIANO | Mercoledì 28 Ottobre 2015 | » 15

C A PI TA N IDI SVENTURA

VITA, MORTE... Gli utenti crescono poco, il titolo scende, primi tagli al personale: per il re s p o n s ab iledel l ’azienda in Italia “non siamo all’ultimo cinguettio, anzi”. Accordi con i grandi gruppi editoriali

» VIRGINIA DELLA SALAN eanche l’ombra di un raffred-dore: più dicono che morire-mo, più ci allungano la vita. Aquesto punto, si prospetta ul-tracentenaria”. Salvatore Ip-polito è il country manager diTwitter in Italia: nella sede diMilano, dove lavorano 15persone, è arrivato due annifa dopo essersi laureato inLegge a Napoli e aver fre-q u e n t a t o u n m a s t e rall’Università Bocconidi Milano. Ha lavorato inNielsen, Unicredit, Mi-crosoft, Wind e 3M. Oggi, acapo di Twitter Italia, cercadi tracciare la strada per rin-vigorire l’uccellino az-zurro. “Il futuro di T-witter – spiega alF at to – è pieno disfide, ma non cispaventa, nono-stante alcuni datinon siano inco-r a g g i a n t i e l astampa si accani-sca dandoci perspacciati”. La ri-nascita di Twit-ter, secondo Ip-polito, passeràattraverso duecanali: i video el’informazione. Descrive leprospettive del social par-tendo da Periscope, la App divideo in streaming lanciata amarzo 2015 e che, ad agosto,ha raggiunto i dieci milioni diutenti. “È una funzione stra-tegicamente importante perTwitter – spiega – pe rc hérappresenta l’essenza del no-stro social network. Gli uten-ti sono attratti dalla possibi-lità di sapere cosa succede nelmondo in tempo reale, di co-noscere in diretta tendenze eopinioni, di potersi affaccia-re da una finestra che gli mo-stri cosa accade in quel mo-mento: oggi la nostra sfida èfare in modo che questa co-municazione avvenga so-prattutto tramite video”.

TWITTER entra poi decisa inquella fetta di mercato edito-riale che i social networkstanno cercando di assicurar-si da mesi, stringendo par-tnership con i grandi gruppieditoriali (dal Wa s hi ng to nPost al New York Times, ai sitidi intrattenimento come Ma -shable e Buzzfeed): il 6 otto-bre, negli Usa, ha lanciatoMoments, un’opzione chepermette di accedere a unaselezione di video, testi e im-magini raccolti da un teamdedicato e raggruppati per ar-gomento, in base alle notiziedel giorno. Un modo per in-

formare senza far uscire gli u-tenti dalla piattaforma. An-che perché, racconta Ippoli-to, è importante far capire agliinserzionisti come funzionaTwitter, educarli. “La nostrastrategia si basa sul real timemarketing: collegare l’offertacon il giusto target di utenti,intercettandoli in tempo rea-le sulla base delle loro prefe-renze”. E l’advertising offertoda Moments, sostengono glianalisti, potrebbe dare unamarcia in più al Social Net-work.

Non regge quindi il parago-ne con Facebook, che rube-rebbe la loro pubblicità. “È as-surdo paragonarci a Face-book, a Instagram, a Linkedino a Google – dice Ippolito –siamo diversi e in un certosenso incomparabili. Twitterormai è una piattaforma in-formativa, abbiamo un utenteveloce, in movimento, che siconnette per aggiornarsi: l’80per cento entra da mobile”. I-noltre la piattaforma è diven-tata a tutti gli effetti una cassadi risonanza per la tv, un se-condo schermo. Da un latoraccoglie commenti in direttadei programmi ed è in gradodi verificarne il gradimentoimmediato, dall’altro, con unservizio che si chiama Ampli-

fy, stringe partnership con lereti (attiva al momento quellacon Sky) e ne trasmette in di-retta o in lieve differita i con-tenuti. Il tutto con relativaraccolta pubblicitaria. “Ilmondo del web e del digitalecambia sulla base dei bisognidegli utenti – continua Ippo-lito – Per sopravvivere bastacapire come adeguarsi”.

E infatti tra le nuove iden-tità di Twitter, ce n’è una asorpresa: si è trasformata inun’area usata dalle impreseper comunicare con i clienti.L’80 per cento delle richiestedi customer care transita suTwitter. “Durante l’Expo so-no arrivate domande da ogniparte del mondo e gli addettia l l’assistenza clienti hannorisposto tramite il nostro ca-nale”.

Il problema della società,fondata a San Francisco nel2006 dall’attuale Ceo JackDorsey, non è quindi la mo-netizzazione pubblicitaria.Anzi. Il tasso di crescita an-nuo è di gran lunga superiorea quello di Facebook (41 percento contro il 26 per cento),ed è indice di un sistema pub-blicitario efficace. Ieri sonostati diffusi i dati del terzo tri-mestre 2015: 569 milioni didollari di ricavi (oltre 200 in

M a n age ralla riscossaS a lvatoreIpp ol itoè il countrym a n age rdi Twitterin Italia Ansa

più rispetto al 2014), di cui 513provenienti dagli spot .

Il problema è il numero diutenti: la sua crescita quasi i-nesistente crea un clima disfiducia attorno al Social.Tanto che le azioni sono scesesotto il livello dell’Ipo del2013. Per Ippolito, però, i datiitaliani sono bellissimi. “Manon possiamo diffonderli nécommentarli – specifica – e cidobbiamo attenere a quelliinternazionali”.

IL COUNTRY manager, però,non nega l’andamento criti-co. Dorsey ha annunciato il li-cenziamento di 336 persone(l’8 per cento della forza lavo-ro totale) e ha distribuito unterzo delle sue azioni della so-cietà ai dipendenti (poco me-no di 200 mila dollari). “Sia -mo in una fase di transizione –dice – cosa c’è di male in un’a-zienda che sta solo cercandodi evolversi? Ho visto decinedi società fare una brutta fineperché fossilizzate nella lorooriginaria identità”.

È la conferma dell’a b o l i-zione dei 140 caratteri? “Que -sta è una domanda oziosa –conclude – Ormai si possonopostare foto e video: non li ab-biamo già superati?”.

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l4 1%In salitaIl tasso dicrescita dellapubblicità(per Facebookè del 26%).La strategiaè quelladi collegarel’offerta con ilgiusto targetdi utenti

Le Poste, Renzie la Borsap r o s c i u g at a

» GIORGIO MELETTI

qDUE COSE va n n odette sull’esordio in

Borsa di Poste Italiane.La prima è che le azioni,vendute la settimana scorsaa 6,75 euro l’una, hannochiuso ieri la prima giornatadi contrattazioni fissando ilprezzo di 6,7 euro (- 0,74per cento), dopo scambiintensi per un controvaloredi circa 650 milioni. Sonocioè passate di mano unquinto delle azioni appenavendute dallo Stato. E quiarriva la curiosità che coloroche sanno non vogliono maisoddisfare: perché c’è genteche, poche ore dopo avercomprato azioni a 6,75euro, sente l’insopprimibilebisogno di venderle a 6,65(prezzo minimo di ieri)?Due le possibili risposte: ola Borsa è frequentata daidioti (molti e con moltisoldi da buttare) oppure èun mondo opaco in cui,coperte dalle fanfare deltrionfalismo di maniera,avvengono cose indicibili.La seconda cosa riguarda lapolitica del governo e ilrapporto tra Borsa edeconomia. Dicono tutti e dasempre (economisti,imprenditori e leaderpolitici, nessuno escluso)che l’industria italiana ètroppo dipendente dalcredito bancario e dovrebberifornirsi di capitali in Borsaper dare carburante ainvestimenti e sviluppo. Èvero. L’ultimo datopubblicato da Consob diceche nel 1941 (a guerrainiziata) il valore totale delleazioni quotate era il 28 percento del Prodotto internolordo, nel 2011 era il 29 percento. Siamo fermi a 70anni fa. Dal 2001 al 2014 ilnumero di società quotate ècresciuto da 282 a 285.Negli ultimi 18 mesi lepiccole e medie impreseche sono andate in Borsahanno raccolto 544 milionidi capitale fresco. Nel 2014società grandi e piccoleentrate in Borsa sonoriuscite a farsi dare dalmercato 2,9 miliardi. Poiarriva il governo e aspira dalmercato finanziario 3,4miliardi vendendo il 35 percento delle Poste: capitaliattratti dalla (presunta)sicurezza dell’i nve s t i m e n toe che non finanzierannoinvestimenti, ma solo latanto deprecata spesapubblica. Come i Bot e i Cct.Così il governo Renzi aiutale amate piccole imprese,quelle che dovrebberoc re d e rc i .

Nuovi modelli di businessNel nostro paese partnershipcon Sky. Il social verrà usatodalle imprese per comunicare coni clienti. Spot ad hoc per chi naviga

I numeri

32 0milioni.Gli utenti diTwitter nelmondo

336I posti dilavoro datagliare. Su3 .6 2 8dipendenti èpari all’8%della forzal avo ro

31dollari.Il valore deltitolo diTw i t te r.L’anno scorsoera sui 48dollari,mentre ilprezzo dico l l o c a m e n toper l’Ipo del2013 era di26 dollari. Il25 agostoscorso hatoccato ilminimo a 24dollari

A L L’INTERNO Auto elettriche, sognando il futuro • Musk, l’uomo del Suva batterie • Veicoli verdi, anche Obama fa spot • Crisi, la ricetta di Corbyn

“Twitter supera i 140caratteri: la nostrasfida è video e n ews”

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16 » Il Fatto Economico | IL FATTO QUOTIDIANO | Mercoledì 28 Ottobre 2015

L» CLAIRE BAL

a vicenda Volkswagen di-mostra che abbiamo rag-giunto il limite di quello cheè possibile ottenere con ilgasolio e la benzina”.

Elon Musk, il fondatoredel marchio californiano diauto elettriche Tesla, non hadubbi: lo scandalo dei dieselVolkswagen – 11 milioni diTdi su cui è stato montato unsoftware per truccare i testsulle emissioni – d im o s tr ache l'era dei motori a scop-pio è finita. “Per migliorareancora, hanno dovuto bara-re”, ha detto il 44enne ame-ricano. “La miglior cosa chepuò portare questa vicendaè la decisione di abbandona-re il trasporto basato sul pe-trolio”.

L 'O P IN I ON E di Musk è diparte, visto che sta investen-do miliardi di dollari in unaserie di attività legate alleauto elettriche. Dieci miliar-di solo in Nevada, in una “Gi -g a f a c to r y ” di batterie, chenel 2020 dovrebbe produrrecon la Panasonic 50 GWhl'anno di batterie agli ioni dilitio, cioè più di quelle ri-chieste oggi a livello mon-diale dall'intera industriaautomobilistica. Qualche al-tro miliardo in prodotto: unanuova Suv elettrica a 7 posticon scenografiche porte po-steriori “ad ala di falco” – laModel X – si aggiunge allaberlina sportiva Model S daoltre 400 km di autonomia; aquesti due modelli dagli80.000 euro in su, si affian-cherà nel giro di tre anni lapiù piccola e abbordabileModel III.

Tutti equipaggiati con ilmeglio dell'elettronica: èstata rilasciata in questigiorni la versione 7.0 del sof-tware di bordo della ModelS, che garantisce funzioni a-vanzate di autopilot, l'em-brione della guida comple-tamente autonoma promes-sa per fine decennio. Il pro-prietario della Tesla sta an-che spendendo montagne disoldi per installare in Ame-rica e in Europa una rete dicaricatori veloci Superchar-ger (8 anche in Italia) che“fanno il pieno” di correntein meno di mezz'ora, gratisper i clienti Tesla. Per Muskl'avvento della mobilità elet-trica è una certezza. Anzi, u-na missione: per favorirechiunque si inserisca nelmercato – solo ai progettiautomobilistici dei vicinidella Apple ha riservatoqualche frecciata – ha libe-rato dal segreto industrialemolti dei suoi brevetti.

Gli analisti, però, non so-no d'accordo con il numerouno della Tesla. Sebbene ilcolpo inferto all'immaginedel diesel sia notevole, è an-cora vero che oggi le auto agasolio sono la soluzione piùsemplice ed economica percontenere le emissioni diCO2.

E se anche i consumatori

DOPO VOLKSWAGEN Il punto non è “se” i veicoli green sostituiranno quellia benzina, ma “q u a n d o”: per ora, però, solo in Norvegia hanno un vero mercato

dimostrassero sfiducia neiconfronti dei diesel, a trarnevantaggio nel breve terminesarebbero le auto a benzina eibride. Lo spostamento ver-so le elettriche sarà moltolento, e spinto da una conco-mitanza di fattori: le autotradizionali diventerannosempre più costose per sod-disfare le normative antin-quinamento, il prezzo dellebatterie scenderà, nel frat-tempo la rete di ricarica di-venterà capillare, alle elet-triche a batterie si aggiunge-ranno quelle a idrogeno. Og-gi, il “miracolo della Norve-gia”, dove un acquirente su 5esce dal concessionario abordo di un'auto con la spi-na, si realizza solo perchénel Paese i combustibili fos-sili sono cari, l'elettricità è abuon mercato e gli incentivinon sono solo pecuniari mad'utilizzo, con parcheggigratis e accesso libero allecorsie preferenziali.

Nel secondo trimestre2015, l'ultimo di cui siano di-sponibili i dati, in Europa leelettriche sono cresciute del53% rispetto allo stesso pe-riodo del 2014, le ibrideplug-in del 23%.

Unendo le due categoriesotto la definizione di “autoelettrificate”, si contano cir-ca 80.000 immatricolazio-ni, che però sono poca cosa

sui 3,6 milioni di auto ven-dute in aprile, maggio e giu-gno. Secondo gli analisti diIhs Global Insight, le previ-sioni sulle vendite di auto e-lettriche si sono sempre ri-velate troppo ottimistiche,ma la direzione è quella, tan-to che “non è più questionedi 'se', ma di 'quando' il mer-cato dei veicoli 'elettrificati'diventerà robusto”.

I COSTRUTTORI lo sanno,come dimostra il numerocrescente di modelli in ven-dita e le tante concept carmostrate ai Saloni. La stessaVolkswagen, dopo lo scan-dalo, ha deciso di dare un'ac-celerata sulle auto “zero e-missioni allo scarico”: purdecidendo di tagliare gli in-vestimenti di un miliardo dieuro l'anno, il gruppo ha an-nunciato una nuova piatta-forma elettrica utilizzabilesu auto e veicoli commercia-li di tutti i marchi del gruppo,e persino che l'ammiragliaPhaeton nella prossima ver-sione sarà soltanto a batte-ria.

I numeri delle elettriche

per ora sono talmente esigui(nel 2014, 58 mila unità su 13milioni di auto immatricola-te in Europa) che chi produ-ce milioni di macchine l'an-no le considera un businessmarginale o una nicchia incui mantenere una presenzain prospettiva futura. Di-scorso diverso per la Tesla,che sulle poche decine di mi-gliaia di elettriche che vendeogni anno si gioca il tutto pertutto. Nel mondo ideale di E-lon Musk, ciascuno ha in ca-sa un impianto fotovoltaico(li installa lui con la sua a-zienda SolarCity), un'ele-gante batteria appesa al mu-ro per stoccare l'energia so-lare (le vende sempre lui, sichiamano Powerwall) e unaTesla parcheggiata in giar-dino. Quello di Musk è un so-gno tanto pazzo quanto af-fascinante: convertire l'in-tero fabbisogno energeticomondiale al solare. “Non èimp ossibi le”, ha detto pre-sentando le Powerwall, “ab -biamo già fatto cose altret-tanto grandi, è qualcosa nelpotere dell'umanità”.

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infografica di Pierpaolo Balani

Il f ut u ro è delle macchineelettriche, ma il presenteva ancora a id ro ca r bu r i

Non è ancora il momentoSecondo gli analisti di IHS GlobalInsight, le previsioni di venditaper questo tipo di tecnologia si sonosempre rivelate troppo ottimistiche

C os ’è

n L ' AU TOELETTRICAUsa l'energiachimicai m m a ga zz i n a t ain una o piùb a t te r i ericaricabili. Unmotore abenzina hauna efficienzaenergetica del25-28%, undiesel siavvicina al40%, unm o to reelettrico hau n ' e f f i c i e n zadel 90%

l400Chilometridi autonomia:li ha la berlinaspor tivaelettricaModel Sp ro d o t t adalla Tesla diElon Musk

l80mila euro opiù: il costodella Model So del SuvModel X. Fra 3anni dovrebbearrivare neinegozi ancheu n’utilitaria

l53%

L’aumentodelle venditedi autoelettrichenel secondotrimestre 2015rispetto a unanno prima,mentre leibride plug-insono salitedel 23%

l3 ,6Milionile macchineve n d u t etra aprilee giugno 2015:tra questesolo 80 milasonoelettricheo ibride. Ilfuturo, perora, è lontano

LA PROVASU STRADA

È come passareda un vecchiocellulare Nokiaal primo iPhone

» PETER GOMEZ

qCI SALI E HAIl’identica

sensazione provataquando per laprima volta haipreso in manoun Iphone.Vista davicino, anzi dadentro, la Tesla tiappare comequalcosa di diverso,qualcosa di avanti,qualcosa che ancora nonc’è. E invece è lì. Con la sualinea affusolata, i suoi 700cavalli e i 500 chilometridi autonomia. Conun’accelerazione èstraordinaria - poco più di3 secondi per andare da 0a 100 - e una coppiaimpressionante. NinoMonteleone, il collega diPi a zza p u l i ta che la guida,si diverte a spingere afondo il piede per fartisentire lo stomaco in gola,poi frena e affonda dinuovo. L’effetto è quellodelle montagne russe. Maserve bene per dimostraretutta la potenza che si puòavere a disposizione. Nelsilenzio più assoluto.L’auto, spiega Nino, èsempre connessa aInternet. Di tanto in tantoarriva sul telefonino delproprietario un sms cheannuncia unaggiornamento delsoftware: potenza in più,qualche decimo disecondo in meno sui primi400 metri, l’i n t ro d u z i o n edell’autopilota che tipermetterà di stare alvolante più o meno comese si fosse alla cloche di unBoeing. Certo, la Tesla perora costa. Tanto. Il modellopiù economico viaggiaintorno ai 100mila euro.Ma tra due anni ci sarannoin vendita vetture da40mila euro. Isuper-caricatori presentiin Italia simoltiplicheranno esoprattutto l’a u to n o m i adelle batterie salirà a 1000chilometri. Nino, che hapreso l’auto in prestito inVeneto, si è fermato adArezzo per fare in 50minuti il pieno. Gratisperché le ricariche sonocomprese nel prezzo diacquisto. Il veroproprietario della Tesla si èfatto invece installare acasa una presa a 380 volt e3 ampere che permette inuna notte di essere dinuovo a piena autonomia.Vengono di nuovo inmente i primi Iphone.Quelli del 2007.Rivoluzionari, ma con quelbrutto vizio di lasciartiscarico sul più bello.Sembrava il problema deiproblemi. E invece nel girodi tre anni la Nokia è finitain ginocchio.

l2 5%

La quota dimercato delleelettrichein Norvegiagrazie aincentivi,caro benzinae parcheggig ra t i s

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Mercoledì 28 Ottobre 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO | Il Fatto Economico » 17

» BENEDETTA ARESE LUCINI

N el 2011, il presidente degliStati Uniti Barack Obama,allora in piena campagna e-

lettorale per un secondo mandato,aveva annunciato l’obbiettivo diraggiungere un milione di vettureelettriche per le strade americaneentro il 2015. Oggi il mercato dellevetture elettriche non supera unterzo delle attese, con il target cheè slittato a fine 2018. Era una pro-messa realizzabile?

L’I ND U ST R I A nel 2011 era ancoranascente ma stavano spuntandosul mercato molte start up, finan-ziate nei mercati pubblici e privati.Come Tesla, che nel giugno del2010 si quotò a Wall Street, racco-gliendo 226 milioni di dollari. O an-che Better Place, una start up i-sraeliana, che prometteva di acce-lerare lo sviluppo dell’intera infra-struttura per la ricarica delle vet-ture elettriche, avendo appena fir-mato un contratto con General E-lectric. D’altro canto, nel 2011 l’e-conomia americana non stava dan-do alcun segno di recupero, con ladisoccupazione ancora sopra il 9%e con il prezzo del petrolio sopra i100 dollari al barile. Il presidente

IL POTEREDEL CORRIERE

Rcs, missionequasi impossibileper il nuovoad Laura Cioli

qALLA FINE ilconsiglio di

amministrazione di RcsMediagroup ha deciso: ilnuovo amministratoredelegato (e direttoregenerale) è Laura Cioli,che assumerà le caricheentro il mese dinovembre. Maceratese,sposata con una figlia,a t t u a l m e n teCeo diCar tasì,Cioli èentrata nelcda di Rcsdopol'ultimorinnovo avvenutola scorsa primavera.Laureata in ingegneriaelettronica a Bologna,siede anche nel cda diTelecom Italia, Wdf eImpregilo. In passato halavorato in Sky Italia, Eni eVo d a fo n e .Succede a Pietro ScottJovane, il manager che hagestito gli ultimi, difficili,anni del gruppo di viaRizzoli, fino alladifficilissima conclusionedella vendita delladivisione libri aMondadori, alla fine dellaquale Jovane si è dimesso.L’operazione (cui mancaancora il pareredell’Antitrust) è statal’ultima di una lunga seriedi dismissioni (dalla casaeditrice franceseFlammarion alla sede divia Solferino), che ha fattomolto preoccupare ilcomitato di redazione delCorriere della Sera. Il cuicomunicato di saluto aldimissionario ad non harisparmiato nemmeno ilconsiglio: “Scott Jovanenon ha potuto fare tuttoquesto da solo. Ha agitocon il lasciapassare di uncda più impegnato aevitare ai soci un doverosoaumento di capitale che aconcentrarsi su comefavorire lo sviluppo di unatestata da sempre leadernell’i n fo r m a z i o n e ”.E ora la sfida del nuovoamministratore delegatosarà proprio la gestionedel Corriere, alle prese conlo stato di crisi e il piano dir i s t r u t t u ra z i o n eannunciati a luglio.Sempre nella nota del cdrdi via Solferino, si diceva:“Chiunque sia il prossimoamministratore delegatosi impegni a rinunciare aqualunque bonus diretribuzione non legatoalla crescita del fatturato edelle quote di mercato delCorriere, e a presentare almassimo entro fine announ piano industriale e disviluppo della testata e delg r u p p o”.Insomma, molta carne alfuoco per il nuovoamministratore delegato.

SIT

13 mldIl giro d’affari delle societàdell’inventore di Pretoriastimato a settembre 2015

R it rat t i Il 44enne nato in Sudafrica, che fu tra i creatori di Paypal, lavora unendo fisica ,economia e ingegneria: ora sta per sbarcare in Europa con le “auto pulite” della sua Tesla

Elon Musk , l’uomo che vi faràcomprare il Suv con la spina

» VIRGINIA DELLA SALA

Ingegnere, inventore, inve-stitore: per Elon Musk unasola definizione è limitan-te, soprattutto se l’obietti-vo è cambiare il mondo. A

44 anni ha detto, durante un’in-tervista a un giornale tedesco,che la Apple non è altro se non il“cimitero di Tesla”, il luogo doveapproderebbero gli specialisti li-cenziati dalla sua azienda di autoelettriche. “No, davvero – ha poiaggiunto – è un bene che Apple sistia muovendo per investire inquesta direzione, ma le auto sonomolto complesse se paragonateai telefoni o agli smartwatch.Non basta andare dai fornitoricome Foxconn e dire: ‘co st ru i-scimi un’auto’”.

NELLA MENTE di Musk econo-mia, fisica, ingegneria e tecnolo-gia sono interconnesse. Le ha stu-diate tutte: letture autonome,scuole private in Sudafrica, uni-versità in Pennsylvania e specia-lizzazione a Stanford. “Cercò difarsi assumere dal gigante delweb Netscape – racconta una suabiografia – e la sua tattica era: en-trare nella hall della sede, girova-gare, essere troppo timido perparlare con qualcuno e andarse-ne”. Poi ha unito tutte queste di-scipline e generato un businessda 13 miliardi di dollari (stimasettembre 2015). Anche se, alme-no a parole, non è questo a cui mi-ra: “Non c’è nulla di meglio per ilbusiness che il perseguimento diun obiettivo”, aveva detto qual-che mese fa.

Eppure Musk è il Ceo di Space

X, compagnia americana specia-lizzata nella manifattura aero-spaziale e nei servizi di trasporto(sta lavorando per realizzare unaspedizione su Marte e per dare ilvia a una prima colonizzazionedel pianeta rosso). È a capo di So-lar City, provider di pannelli so-lari. È stato cofondatore del siste-ma di pagamento online Paypalnel 1999, poi venduto a eBay per1,5 miliardi di dollari nel 2002, edè Ceo di Tesla Motors, la più gran-de realtà di produzione di auto e-lettriche, che dovrebbe arrivare

anche in Europa e che sta lan-ciando il primo Suv elettrico. Ilsuo ruolo non è però solo dirigen-ziale: per ognuna si occupa anchedi consulenze tecniche e incom-benze pratiche.

In un’intervista rilasciata l’an -no scorso al Fatto Quotidiano, de-terminazione, ottimismo e conti-nua ricerca di nuove idee (“pensoche presto comincerò a regalarleai giovani in gamba”, aveva dettoa Beatrice Borromeo) erano alcentro della sua personalità maanche della sua strategia di mer-cato. Tanto che, quando nel 2008Tesla rischiava la bancarotta, in-vece di chiuderla Musk decise dirilanciarla. E lo fece investendotutto ciò che gli era rimasto.

La sua ricchezza si è così mol-tiplicata di impresa in impresa,sin dal primo investimento pa-terno per la fondazione della so-cietà Zip2, antenata di Yelp e

Google Maps. Con quanto ricava-to dalla vendita ha cofondato Pa-yPal. E con la vendita di Paypal(gli sono toccati 165 milioni didollari) ha creato Space X e Tesla.E il suo patrimonio è maturato in-sieme al suo ingegno.

NATO E CRESCIUTO a Pretoria, inSudafrica, figlio di una nutrizio-nista canadese e di un ingegnereelettromeccanico, ha assorbito infamiglia la passione per la tecno-logia. Aveva paura del buio primadi capire che il buio era solo as-senza di fotoni. A nove anni havenduto il suo primo codice perun videogioco di base facendosipagare 500 dollari, i genitori pro-varono a iscriverlo a un corso dicomputer, ma risultò troppo pre-parato per i suoi insegnanti.

Fu vittima di bullismo a scuola,dovette difendersi dalle ingeren-ze dei compagni di classe, diven-ne prima cittadino canadese e poiamericano per evitare il serviziomilitare durante l’apartheid e perdare a se stesso la possibilità di at-tuare quel cambiamento a cui a-spirava e che, oggi, passa soprat-tutto attraverso le auto elettri-che. Eppure, come racconta il vo-lume dello scrittore americanoAshlee Vance (Elon Musk: Tesla,Space X, and the Quest for a Fan-tastic Future) Musk si era com-prato prima una Jaguar e poi unaMcLaren Formula 1 con cui an-dava al lavoro ogni giorno. Salvopoi doverle vendere nel pienodella crisi. Ma aveva 20 anni: og-gi, è probabile che stia progettan-do di crearle lui stesso. Elettri-che.

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L’uomo del futuro Elon Musk, l’amministratore delegato di Tesla La Pre ss e

trovò nel mercato dell’elettrico unpotenziale alleato per aiutare l’e-conomia statunitense a superare lacrisi e su cui creare la sua campa-gna. Le politiche adottate nel pe-riodo successivo non sono state pe-rò abbastanza per incentivare gli a-mericani a comprare nuove auto-mobili. Obama ha investito 5 mi-liardi nel mercato, con finanzia-menti in società locali e straniereche portavano la produzione delleelettriche al mercato domestico, ecrediti d’imposta fino a 7.500 dol-lari su ogni acquisto per il consu-matore. Il prezzo del petrolio in ra-pido declino, un costo delle auto-mobili tradizionali più basso e unarete di stazioni di ricarica ancorapoco utilizzata hanno rallentatol’avanzata delle auto a batteria.

La miopia è stata ignorare il verolimite alla crescita, quello dell’e-nergia. Le batterie al litio sonosempre rimaste pressappoco lestesse dagli anni Novanta. E il ri-sultato di investimenti pubblici,accademici e privati, erano effi-cienze marginali che non incenti-vavano l’industria elettronica aconvertire l’ha rd w ar e a nuovistandard. Uno studio recente di E-xxonMobil - Scenari energetici nel2040 - rivela che nei prossimi 25

anni il mercato delle auto cambieràradicalmente, con le ibride che ar-riveranno al 50% delle vendite, mache le vetture completamente elet-triche potrebbero rimanere mar-ginali, raggiungendo solo il 5% del-le vendite.

Per una vera trasformazione delmercato, le batterie devono essererivoluzionate. Ma nella lotta per lapresidenza americana, nessuncandidato ha ancora sviluppato unprogramma che investa nelle nuo-ve tecnologie sulle batterie, perportare gli Stati Uniti a una indi-pendenza energetica. HillaryClinton ha promesso l’installazio -ne di pannelli solari per tutte le ca-

se americane nei prossimi 10 anni,i repubblicani hanno sminuito i be-nefici fiscali e ambientali di solu-zioni rinnovabili.

SENZA un programma di finanzia-menti che incentivi l’innovazionelocale, che si concentri non solosulla creazione di energia pulita,ma anche sulla sua conservazionein batterie sempre più efficienti eresistenti, gli Stati Uniti rischianodi rimanere dipendenti dalle tec-nologie sviluppate in Cina e Giap-pone, che sono ad oggi molto piùavanzate, perdendo la supremazianel settore auto.

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Dimenticanze Nel 2011 Obama aveva promesso di avere un milione di vetture elettriche nelle strade Usa. Ha fallito

L’errore degli Stati Uniti: dimenticarsi le batterie

Chi èElon Musk ènato aPretoria (SudAfrica) il 28giugno del1971. A 12anni vendetteil suo primov i d e o g i o coper 500dollari

La carrieraNel 1999co fo n d òX .co m(s e r v i z ifinanziari ep a ga m e n t ionline) chepoi divennePayPal. Nel2002 fondòla SpaceX, dicui è ad,azienda cheprogetta eco st r u i s ceve i co l ispaziali per iltrasporto dipersone emerci. Èco fo n d a to redi Tesla

In ascesaLa venditadelle autoe le t t r ichenegli StatiUniti è incre s citainfografica diPierpaolo Balani

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18 » Il Fatto Economico | IL FATTO QUOTIDIANO | Mercoledì 28 Ottobre 2015

LE PROPOSTE DI CORBYN Rivendicare il ruolo redistributivo del fisco o chiedere un Quantitativeeasing per la gente non è Old Labour, ma un modo di riportare l’intervento pubblico al centro

Solo un ruolo attivo dello S t atopuò far uscire l’Europa dalla crisi» LAURA PENNACCHIA un esame non impressionistico lavisione di politica economica chesi può estrarre dalle posizioni finqui esplicitate dal nuovo leaderdel Labour Party britannico, Je-remy Corbyn, è tutt’altro che n a ï-ve e passatista. Tale è, invece, laconvinzione di coloro che consi-derano la annunciata determina-zione ad aumentare le tasse ai ric-chi come una riedizione del tra-dizionale tax and spent laburista,l’ipotesi di recedere dalle priva-tizzazioni promosse da MargaretThatcher come un ritorno al prin-cipio delle nazionalizzazioni caroall’old Labour, la proposta di P e o-ple’s QE equivalente a sposare latesi del debito facile. In realtà, a-spetti importanti, che sfuggono aletture (interessatamente) super-ficiali, danno all’insieme delleproposte del nuovo leader del La-bour il tono, piuttosto che di unarivisitazione del passato, dell’a c-coglimento di una sfida per il pre-sente e per il futuro.

QUESTO È QUELLO che emerge se,a o t t o a n n i d a l l ’ i n i z i o n e l2007/2008 della “crisi senza fine”,il confronto si fa – come si deve –con ciò che offrono le scelte poli-tiche dominanti in Europa, (con lasola eccezione della Grecia di A-lexis Tsipras). Non si può certo di-re, infatti, che le politiche di auste-rità deflattiva abbiano avuto suc-cesso, ma nemmeno che si siano ri-velate sufficienti a rilanciare lacrescita e l’occupazione le misuremonetarie “non convenzionali”(pur essenziali a salvare il mondodal collasso) o le azioni governa-tive – tra cui quelle intraprese dalgoverno Renzi in Italia – volte asfruttare risicati margini di “fles -sibilità” non per mettere in campoautentiche capacità ideative e pro-gettuali dell’operatore pubblico,ma per sancirne l’“arretramento”e la deresponsabilizzazione enfa-tizzando il ricorso a bonus, vou-cher, trasferimenti monetari (qua-li sono anche i benefici fiscali), pre-feribilmente dati per via di ridu-zione delle tasse (vedi Tasi-Imu),per di più finanziata in deficit (ilche lede il principio fondamentaledella Golden Rule per cui in deficit

è giusto finanziare solo gli investi-menti produttivi).

C’è una palese inadegua tezzadelle ricette oggi in voga, spesso a-dottate anche nel campo del cen-trosinistra e del socialismo euro-peo, a conseguire significativi ri-sultati in termini di a) ripartenzadegli investimenti, variabile deci-siva, b) trasformazione del model-lo di sviluppo prevalente in Euro-pa (export led, sovrafinanziarizza-

to, iperconsumistico, svalutante illavoro), c) generazione di occupa-zione. La discriminante con cui,dunque, valutare le visioni di po-litica economica in campo – e per-tanto anche quella di Corbyn – èduplice: 1) se si assumono o menoobiettivi radicali di rilancio di unacrescita innovativa e di correlatagenerazione di occupazione, 2)con quali strumenti si ritiene pos-sibile realizzare programmi ambi-ziosi in materia. Qui c’è un’idea dasottolineare, sottostante alle sin-gole proposte di Corbyn: che ci vo-glia, cioè, un grande progetto col-lettivo basato sul ruolo cruciale diinvestimenti pubblici ad alta in-tensità di lavoro, di cui solo unoStato “strategico” può essere idea-tore, promotore, organizzatore, u-no Stato il quale, oltre che indiret-

tamente – mediante incentivi, di-sincentivi e regolazione –, inter-viene direttamente, cioè guidandoe indirizzando intenzionalmente eesplicitamente con strumenti ap-positi e con il concorso di moltisoggetti della società civile.

Dunque, la rottura da operarenon è soltanto con l’an ti - st at is mdel neoliberismo, ma anche con lapiù o meno larvata ostilità versol’intervento pubblico coltivata pu-re tra varie forze di centrosinistra,ancora succubi di un anacronisticotardo-blairismo. Eppure, nell’av -vicendarsi di tutti i grandi cicli tec-nologici e nella spinta verso le in-novazioni fondamentali l’in te r-vento dello Stato si è rivelato e sirivela decisivo, non solo “facilita -tore” e alimentatore di condizionipermissive, ma creatore diretto,motore e traino dello sviluppo.Proprio l’estensione del cambia-mento tecnologico e l’emergenzadi nuovi settori mostrano che loStato non interviene solo per con-trastare i market failure o per farsicarico della generazione di ester-nalità, ma rispondendo a motiva-zioni e obiettivi strategici. Infatti,l’operatore pubblico è l’unico ingrado di porsi la domanda: “che ti-po di economia vogliamo?”. A par-tire dal porsi tale domanda lo Statoè in grado di catalizzare una miria-de di attività e di mobilitare con-giuntamente più settori e più attori(tra cui tanti privati), generando il“coinvestimento” necessario.

L’E M E RG E N Z A di simili complessidi attività si deve a un interventopubblico che non si limita a neu-tralizzare le market failures, mache inventa, idea, crea lungo tuttala catena dell’innovazione. Tuttoquesto non ha niente a che fare conil vecchio statalismo e tutto questosottostà, nella visione di Corbyn,sia all’ipotesi di modellare unQuantitative Easing finalizzato a-gli investimenti e al benessere deicittadini (oltre che alla ricostitu-zione dei profitti delle banche), siaalla suggestione di ripensare pri-vatizzazioni che hanno rivelatomolte pecche, sia alla considera-zione delle tasse come contributoal bene comune e non come furto eesproprio.

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LA CLASSE NON È ACQUA Il rapporto sull’occupazione dell’Ilo racconta un’altra storia rispetto a quella di Renzi

» SALVATORE CANNAVÒ

P iù precarizzazione, aumento della di-soccupazione, riforme dannose. Lanarrazione che fa l’Oil, l’Organizzazio-

ne internazionale del lavoro, su diritti e im-piego è ben diversa da quella di Matteo Renzi.L’occasione di ascoltarla è stata offerta dallaFondazione Di Vittorio, il centro studi dellaCgil, dove Ryamond Torres, dell’Oil, ha pre-sentato il rapporto “World Employment andSocial Outlook 2015 - Come cambia il lavoro”,un’analisi esauriente a livello mondiale.

Il lavoro cambia, non c’è dubbio, lo si e-vince da tutte le analisi empiriche della si-tuazione. Cambia in relazione alle novità tec-nologiche, cambia, soprattutto, per effettodella crisi che, scoppiata nel 2008, non ac-

cenna a finire. E nel contesto della crisi si èdeterminato il primo fenomeno di portataglobale: i disoccupati tra il 2008 e il 2014 sonocresciuti di 30 milioni arrivando ormai allacifra di 201 milioni su scala mondiale.

IL PROBLEMA È RADDOPPIATO dai processi diprecarizzazione. “I contratti a zero ore o icontratti di un giorno sono sempre più unaregola”, spiega Torres e i numeri dicono che,a livello mondiale, il lavoro atipico raggiungeil 46% del totale mentre quello “standard re-golare” solo il 26,4. Nei paesi avanzati, ovvia-mente, il lavoro regolare è ancora la maggio-

ranza (73,1%) ma la tendenza alla riduzione ènetta.

È bene guardare il fenomeno nella sua in-terezza, ha sottolineato Torres, perché tra “lecrisi delle risposte alla crisi dell’occupazio -ne” c’è proprio il fatto di voler trovare solu-zioni nazionali a un problema globale. Gli sta-ti sono soli e anche la Ue agisce delegando ipropri Stati membri i quali applicano ricettecopia-incolla senza effetti significativi.

Un secondo errore è “l’ossessione delle ri-forme del mercato del lavoro” che ha conta-giato lo stesso Renzi a partire dalla fine del2014. Complice la crisi, i paesi in difficoltà

hanno pensato bene, magari con i “suggeri -menti”accorati della Bce per quanto riguardal’Europa, di applicare riforme delle politichedel lavoro che hanno comportato una decre-scita del livello complessivo di protezione. Èstato così soprattutto in Spagna, Italia, Gre-cia, Ungheria, Portogallo ma anche in Fran-cia. I risultati però non si sono visti.

LE TENDENZE SEGNALATE dall’Oil dicono chenel 2019 mancheranno alla prova dei fatti 80milioni di posti di lavoro mentre la disoccu-pazione di lunga durata aumenta soprattuttonei paesi più avanzati. In Italia ha raggiunto il50% dei disoccupati complessivi. Le rispostevengono programmate su periodi pluriennaliquando invece l’emergenza è qui e ora.

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Trenta milioni di disoccupati graziealla crisi e alle “r i fo r m e ” del lavoro

ILL I B RO

La fata democraticanon illudepiù nessuno

qIN QUESTO autunno so-no usciti almeno una deci-

na di libri che raccontano unadiffusa insoddisfazione verso lapolitica o la democrazia. Quellodi Raffaele Simone, linguista conuna prolifica attività da polemi-sta (anche sul “Fatto Quotidia-n o”) muove una critica radicale:sta svanendo l’illusione demo-cratica. Il gio-co democrati-co è simile adalcuni sport: ilcalcio presup-pone che 22giocatori siimpegnino perspingere lapalla senzausare le mani,nella boxe iduellanti sonod’accordo nelnon usare icalci. Ma chesuccede sel’accordo sirompe e i cal-ciatori usanole mani, i boxeur i piedi? Lo stia-mo vedendo: ci vuole uno sforzosempre maggiore per credere al-la “fata democratica” e alla prin-cipale delle sue magie, quelladelega che dovrebbe garantirerappresentanza. Simone descri-ve la deriva oligarchica della de-mocrazia, tutte le sue promessetradite e il distacco inevitabiletra cittadini e amministratori.L’analisi della traiettoria storicaè più sviluppata di quella delpresente e delle prospettive:l’enfasi sullo strapotere della fi-nanza e sulle decisioni presedalle “alte sfere” è parte di unanarrazione che ha avuto fortunaall’indomani della crisi del 2008ma che ora, dopo anni di stagna-zione senza ripresa e frantuma-zione del potere, risulta un po’fuori sincrono. Altri temi – la cri-si dell’autorità come problema difondo della scuola, la sfida degliimmigrati – sono appena accen-nati mentre sarebbe stata inte-ressante una discussione più ap-profondita. L’analisi di fondo, pe-rò, convince: la democrazia – co -me il mercato – non è naturale. Èil prodotto di un accordo tacitotra gli uomini, sulla base di alcu-ne convinzioni condivise di fon-do. Se “l’illusione democratica”svanisce, vacilla tutta la societàche su di essa si è sviluppata.

l Come lade mo c ra z i afallis ceRaf fael eS i m o nePagine: 220Prezzo: 17 eE ditore:G a rz a nt i

B iog ra f i aL AU R AP E N N ACC H IEco n o m i s t a ,ha iniziato alCespe, centrostudi fondatodal Pci. AllaCamera colPds per trelegislature, èstatas o t to s e g re t a r i ocon Prodi

Il “f a c i l i t a t o re ”Solo l’entità statale sirivela capace di orientarei grandi cicli tecnologicie i mutamenti produttivi

Je re myC or by nClasse 1949,d e p u t a tol a b u r i st alondinesedal 1983, èp re s i d e n tedel Labourda settembre

Le ideeSi definisce“s o c i a l i st a ”,chiede che loStato ritorniin possessodei servizicome energiae trasporti,un grandepiano dii nve st i m e n t ie più tasseper i ricchi

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Mercoledì 28 Ottobre 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO | CRONACA » 19

» DAVIDE MILOSA

Beni sequestrati allamafia: come gestirli esoprattutto, a chi affi-darli? Domande non

nuove, che per molto tempohanno viaggiato sotto traccia,fino al “caso Palermo” e allapresunta gestione “c ri m in a-le” della sezione Misure diprevenzione del tribunale,presieduto dal giudice SilvanaSaguto. Nomine ad hoc per gliamici degli amici. Questo ilsenso dell’inchiesta della Pro-cura di Caltanissetta. Il tema èdelicato e interroga la politica.Nello specifico la maggioran-za che ha presentato un emen-damento scritto dal deputatoDavide Mattiello. Obiettivodichiarato: ampliare la plateadegli amministratori giudi-ziari per scongiurare vicendecome quella di Palermo. La so-luzione individuata è infilarenell’albo nazionale degli am-ministratori dipendenti pub-blici e dedicarli alla gestione digrandi aziende strategiche.

INDICATI DA CHI?Dal ministe-ro dell’Economia e in partico-lare da Invitalia, discussa so-cietà pubblica che nasce sulleceneri della sorella maggioreSviluppo Italia. Nata per ri-durre, tagliare, ottimizzare. Insintesi poche partecipate(quattro) e tanto sviluppo.Nella pratica, troppi bilancichiusi in rosso, oltre mille di-pendenti e il suo amministra-tore delegato, Domenico Ar-curi, indagato per la costruzio-ne del porto di Fiumicino. In-dagine chiusa nel luglio scorsodalla Procura di Civitavecchiaper diversi reati: dall’ab us od’ufficio al riciclaggio. Nellarete, oltre ad Arcuri, il costrut-

COSA NOSTRA Il carrozzone Invitaliasi prende l’oro dei bossUn emendamento Pd affida all’azienda pubblica le maggiori società sequestrate

tore Francesco Bellavista Cal-tagirone. Sul caso indaga an-che la Corte dei conti, nel mi-rino una voragine presunta di550 milioni.

Dato come valore assolutola presunzione d’i n n o ce n z anei confronti di Arcuri, Invita-lia, presieduta dall’ex mana-

ger Fininvest Giancarlo Inno-cenzi Botti, nel bilancio 2013ha avuto un costo del persona-le di 77 milioni di euro e unaperdita di 4,4 milioni. Resta,dunque, ragionevole il dubbioche funzionari, nominati damanager capaci di un tale ge-stione, oltre che indagati, pos-sano gestire i beni della ma-fia.

L’E M E N DA M E N TO di Mattiel-lo, proprio per aver inserito ilnome di Invitalia, ha scatenatole reazioni del Movimentocinque stelle. “Ad oggi –spiegail deputato Riccardo Nuti – lestatistiche ci dicono che il 95%

delle aziende sequestrate oconfiscate falliscono, non cre-diamo che Invitalia possa faremeglio”. Di più: “Il governo, inquesto modo, si prende l’a-zienda con la prospettiva dispogliarla definitivamente”.Secondo i Cinque stelle, l’ideadel Pd è un rivoluzione coper-nicana: affidare la gestionecomplessiva dei beni all’ese -cutivo sottraendolo al poteregiudiziario e caricandolas ul l ’ennesimo carrozzonepubblico. “Falso”, dice DavideMattiello e spiega: “Ne ssunpassaggio all’esecutivo, il po-tere di nomina dell’amm ini-stratore giudiziario resta in

mano al tribunale. È il giudiceche decide”. Nessuna rivolu-zione, dunque. Solo la volontàdi “far finalmente funzionarel’albo degli amministratorigiudiziari che per legge esistedal 2010”. Quale allora il ruolodi Invitalia? “Nella sezionedell’albo dedicata alla gestio-ne delle grandi aziende, i di-pendenti di Invitalia, con e-sperienza minima di 3 anni,potranno iscriversi, se saran-no scelti, l’a mm i n i s t r a z i o n egiudiziaria non dovrà stipen-diarli, visto che sono già pagatidall’azienda pubblica”.

A N CO R A : “Il ruolo dall’alto diInvitalia non esiste, è sempre iltribunale che decide, con que-sta novità, però, pensiamo diraggiungere tre obiettivi: ag-giungere personale pubblico,risparmiare e ampliare la pla-tea dei professionisti”. Già macosa ne pensa uno degli ammi-nistratori giudiziari più quota-ti d’Italia come Roberto Paese:“Credo che attingere a Invita-lia sia una scelta ingiustificatae dettata solo dall’e mo ti vi tàprovocata dal caso Saguto, miviene da dire che Invitalia diasuoi funzionari solo perchénon sa che farsene e comun-que la possibilità di utilizzareprofessionisti non iscritti aglialbi era una possibilità già pre-vista dalla vecchia legge sullemisure di prevenzione”.

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Il confrontoIl deputato Nuti (M5s):“S p o g l i e ra n n ole imprese”. Criticoanche il “tecnico” Paese

Nelle mani dello Stato Una concessionaria d’auto sequestrata a un indagato vicino ai Casalesi Ansa

» VERONICA TOMASSINI

S i ra c u s a

Gli ospiti sono dodici. La casa èin un quartiere residenziale di

Siracusa, le pareti sono chiare,lungo di esse affiorano disegnini,c’è un albero che tende i suoi tenerirami, un piccolo albero coloratoalla fine dell’andito attraverso cuisi accede alle stanze. In cucina, O-bama legge da un libriccino, con ildito segue le sillabe: gatto. Cane.Fa i compiti. Ha diciassette anni,Obama come il presidente. Sì si-gnora, dice, I’m president. Gli altriridono. Sono orfani, la famiglia la-sciata nel corno dell’inferno.

LAMIN è un centrocampista, siedeaccanto a Obama, conosce l’italia -no molto meglio del “presidente”,traduce per lui. Lamin giochereb-be con il Paris Saint Germain se po-tesse. Basterebbero intanto unprocuratore e un tesseramentoUefa. Lamin è nato due volte, unavolta in Gambia, 17 anni fa, a Wel-lingara, la seconda volta nel porto

di Augusta, il 29 dicembre del 2014.In una fregata di Mare Nostrum,era vivo. Lamin è stato fortunato,risiede nel centro di Roberta Gri-maldi, il centro si chiama “La vita èbell a”. Roberta vorrebbe che lofosse veramente per loro.

Obama non vuole raccontareniente, si difende con la mano, co-munica a Lamin, Lamin spiega:non vuole dire perché se n’è andatodal Gambia. Non vuole, ripete. Nelcentro di detenzione di Tripoli, La-min era l’unico minore. Un giornoun libico lo indicò col dito e lo presecon sé. Lamin puliva la casa del suosignore, dice, lavava la sua auto. U-na sera, il libico lo condusse inspiaggia, nelle ombre della notteche calava, Lamin riconobbe altrevoci, erano africani, il libico lo la-sciò lì, sopraggiunsero altri uomi-ni, frustavano violentemente den-tro la breve ressa e tutti finirono inuna grande barca, dice Lamin.

Il racconto è piuttosto oscuro, inpenombra è anche la figura del li-bico che lo indicò nelle galere perimmigrati. Lamin racconta, seduto

nel soggiorno della residenza perminori. Obama continua a fare icompiti in cucina. Entrambi vor-rebbero entrare in una squadra dicalcio importante, Lamin lo po-trebbe fare, potrebbe ambire a tan-to perché ha un dono. E anche Ba-dembo, ha 13 anni, sembra più pic-colino, anche Badembo ha un do-no. Viene da Latrikunda, Gambia.Il suo sbarco risale al 7 dicembrescorso, nel porto di Augusta. Haappena finito di pregare. Ogni tan-to si stringe nel suo fragile costato

di bambino, sembra che tossisca otremi, è un suo modo. Una paurasegreta che torna, pedissequa co-me una coazione a ripetere. Ba-dembo frequenta la scuola italiana.Non ha paura di niente, giura, conuna spavalderia tenera. Anche se aTripoli, apprendiamo, Bademboha conosciuto i tagliatori di gole, havisto morire decapitati gli africanipiù poveri, vessati dai libici, dai cri-minali di Tripoli. È un bambino.Sbrigativamente riferisce di avereancora la madre, due fratelli e tresorelle. Poi torna a tacere.

È PARTITO con un amico, il desertoin una vecchia Cherokee. Ha vistocose orribili, come gli altri undici.Escono tutti insieme, non hanno a-mici italiani. Cioè Badembo sì, Ba-dembo pranzerà con il presidentedi una squadra di calcio, la RariNantes. Nato due volte Badembo,in quello stesso dicembre di Oba-ma e di Lamin, mentre altri com-pagni in barconi prossimi, simili aonde prodiere, morivano.

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S i ra c u s a Tra i minori rifugiati un 13enne: ancora trema di paura ma punta tutto sul calcioLA STORIA

Dalle torture in Africa al sogno del pallone

In campo I ragazzi gambianinel cortile del centro “La vita è bella”

IL CASO

Orlando chiededi sospenderela Saguto:ecco perché» ANTONELLA MASCALI

I l ministro della Giusti-zia Orlando ha chiestoal Csm la sospensione

dalla funzione di magi-strato e dallos t i p e n d i oper la giu-d i c e S i l-vana Sa-guto, in-dagata perco rru zio nein qualità di expresidente della Sezionemisure di prevenzione delTribunale di Palermo.

Come anticipato dalFatto, il Guardasigilli nonappena ha avuto il via li-bera dai suoi collaborato-ri che hanno visionato lecarte d’accusa, ha chiestoil provvedimento. Lastessa richiesta l’ha fattail procuratore generaledella Cassazione, Pa-squale Ciccolo.

Sono sei gli illeciti di-sciplinari che il ministrocontesta alla Saguto, cheavrebbe deciso nomine ecompensi agli ammini-stratori giudiziari “incambio di incarichi o con-sulenze assegnate a com-ponenti del nucleo fami-liare del magistrato, daamministratori nominatiin occasione di procedu-re di prevenzione dispo-ste da tribunali diversi daquello di Palermo”. Si leg-ge nella richiesta inviataal Csm, che dovrà decide-re venerdì: Saguto ha fat-to “un uso distorto” dellesue funzioni per “i n t e r e s-si privati”, peraltro in uncontesto che inevitabil-mente investe, per la sedein cui i fatti sono matura-ti, la credibilità stessa del-la risposta delle istituzio-ni al fenomeno mafioso”.E, a prescindere dal finaledell ’indagine penale,scrive il ministro, “le ve-rifiche” degli ispettoriministeriali hanno ri-scontrato “gravi irregola-rità anche sotto il profilodegli adempimenti di ca-rattere amministrativo”.

La scheda

n IL CENTRO”La vita èbella” si trovaa Siracusa.Nella casavi alloggianominori nona cco m p a g n a t iche hannoa t t rave rs a toil desertoper imbarcarsiin Libia

n 12 OSPITIAl momentoci sono12 ragazzidel Gambia

PROCESSO CASTELLO

Co r r u z i o n e ,condannati Ligrestied ex assessori Pd

qL’EX PATRON di Fondiaria-Sai,Salvatore Ligresti, 83 anni, è stato

condannato in appello a Firenze a due an-ni e mezzo di reclusione per corruzione.La vicenda è quella relativa all’u r b a n i z-zazione dell’area di Castello, 180 ettarialla periferia del capoluogo toscano, do-ve la compagnia assicurativa avrebbedovuto costruire case, supermercati, uf-

fici di Regione e Provincia e un parco da80 ettari. La Procura di Firenze e i cara-binieri del Ros ipotizzano che ci sia statouno scambio di favori fra Fondiaria Sai,che allora era proprietaria dell’area, edesponenti della giunta comunale. In pra-tica, Fondiaria Sai, interessata a ottenereil maggior numero possibile di permessia costruire, avrebbe fatto scegliere il pro-

gettista, l’architetto Marco Casamonti,all’ex assessore all’urbanistica, GianniBiagi, del Pd: entrambi sono stati con-dannati a due anni e mezzo per corru-zione.In primo grado tutti gli imputati erano statiassolti. Solo uno di questi era stato con-dannato ad un anno per abuso d’ufficio eturbativa d’asta.

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20 » | IL FATTO QUOTIDIANO | Mercoledì 28 Ottobre 2015

Cultura | Spettacoli | Società | Sport

Secondo Te m p o

L» CATERINA SOFFICI

e diete miracolose non esisto-no. Come non esistono cibi inassoluto benefici o malefici.Come non esiste l’elisir di lun-ga vita. Come ogni consiglio a-limentare che di volta in voltaviene venduto come la solu-zione di tutti i mali, è una bu-fala. Lo sappiamo, ma nessu-no di noi riesce a resistere allatentazione di indugiare suquei richiami accattivanti: ec-co i 10 cibi anticancro, i setterimedi miracolosi contro ilcolesterolo, le 9 bacche che vifaranno vivere fino a cent’a n-ni, i 12 frutti che combattonola pressione alta.

SIAMOsommersi di diete (Du-kan, “pal eol iti ca”, Atkins,dell’Indice Glicemico e via e-lencando) e invasi da nutrizio-nisti, ognuno con la propria in-fallibile ricetta di lunga vita,spesso contrapposta: mangia-re pasta tutti i giorni, non man-giarla affatto, mangiare car-boidrati dissociati dalle pro-teine, mangiarli associati, nonmangiare proteine, eccederein proteine, mangiare poco espesso, mangiare tanto e solouna volta al giorno, mangiaresoprattutto la sera, mangiaresoprattutto la mattina, nonmangiare uova, mangiare uo-va che sono l’alimento menocontaminato sul pianeta, faremolta ginnastica, non esagera-re con la ginnasti-ca. Tutte boiatepazzesche, senzan e s s u n a b a s es c i e n t i f i c a espesso dannose.Non sono altroche annunci ci-vetta, lo sappia-mo. Eppure ci ca-schiamo. Perchésiamo ossessio-nati dal cibo. Eperché oltre al ci-bo siamo osses-sionati dalle mo-de, come dimostrano le codeal l’Expo di Milano di questigiorni. Aggiungeteci il cazzeg-gio mediatico e la frittata è fat-ta. Come nel caso del demen-ziale dibattito sulla carne ros-sa, il bacon e la salsiccia.

A chi vuole sottrarsi a que-sto delirio consigliamo la let-tura di un saggio appena tra-dotto in Italia, Il mito della die-ta di Tim Spector, professoredi Epidemiologia Genetica alKing’s College di Londra, chespiega la vera scienza dietro aquello che mangiamo. Spectoranalizza i motivi per cui il ciboè diventato un problema epunta il dito contro i ciarlataniche reclamizzano le propriericette. Ci sono – scrive – al -meno 30 mila titoli (solo in in-glese) su cibo, diete e alimen-tazione. E nessuno di questidice la verità.

Qualche esempio. Dagli an-ni Ottanta ci hanno martellatocon l’idea che i cibi grassi fan-no male, ma gli abitanti di Cre-ta, pur essendo tra i maggioriconsumatori di grassi al mon-

CIBI PROIBITI Le diete? Una boiata (lo dice lo scienziato)

dell’alimentazione. Per esem-pio, che il 60-70 per cento delpeso corporeo di una personaè dovuto ai geni e solo il 30-40per cento al regime alimenta-re. Chi è di “costituzione robu-sta” non sarà mai un mingher-lino e viceversa. Con riguardoalle diete, Spector ha scopertoche il gemello che aveva negliultimi 3 mesi seguito una dietaera mediamente 1,5 kg più pe-sante del gemello che non l’a-veva seguita. Perché ognuno

do, sono una delle popolazionipiù sane e longeve. Come èpossibile? Poi è stata la voltadello zucchero, il vero diavolodei tempi moderni, il demonenascosto ovunque. Ma la veri-tà non è così semplice, diceSpector. Gli abitanti di Cubasono molto più sani degli ame-ricani, anche se un cubano as-sume il doppio degli zuccheridi un americano. Allora?

NEL 1993 il professor Spectorha istituito il Registro dei ge-melli del Regno Unito ed è hacoordinato il più imponentestudio internazionale sui ge-melli. Da una vita raccoglie da-

ti sui monozigotiseparati alla na-scita ed è stato ca-pace di determi-n a r e o q u a n t aparte di una ca-ratteristica siadovuta dai geni e-reditati dai geni-tori e quanta in-v e c e d a l l ’ a m-biente in cui si vi-ve. Il database ri-vela cose interes-santi, a proposito

di noi risponde in maniera di-versa al cibo e la riposta sta neibatteri intestinali. Invece diessere indesiderati “inquilini”del nostro corpo, sono respon-sabili di una corretta elimina-zione delle sostanze tossiche edi una assimilazione di quellebuone. Il segreto non sta soloin quello che si mangia, ma inquello che si espelle. E bisognaimparare a conoscere i nostribatteri: è buono per noi quelloche piace a loro ed è dannoso

cosa li uccide, per esempio gliantibiotici e il collutorio (uc-cide i batteri buoni). Il testo èdiviso in capitoli, ognuno è de-dicato a un gruppo di alimenti.Nelle proteine animali c’è an-che la carne rossa e le carni la-vorate. E indovinate un po’co -sa dice (Soluzione per i pigri:aumenta il rischio di malattiecardiache, di cancro e la mor-talità in generale. C’è anche laspiegazione scientifica).

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Il batteriobuono,l’unica dietache funziona

LA SAGA Dal 5 novembre nelle nostre sale arriva “S p e c t re”. E c’è pure un fautore dei droni

» FEDERICO PONTIGGIA

Non è solo un film grandioso,spettacolare e romantico,

Spectre ha anche un sottotesto po-litico: Edward Snowden, la sorve-glianza globale e l’erosione dellelibertà individuali sono filtratesullo schermo, ed è la nostra piùgrande soddisfazione”. Il registaSam Mendes e l’atto -re Daniel Craig, all’a-nagrafe spionisticaJames Bond, si scam-biano sguardi d’inte -sa: fare insieme un se-condo film di 007, ov-vero il 24° della sagapartorita dalla pennadi Ian Fleming, non èstata una cattiva idea.Almeno per loro:probabilmente nonecciterà la critica,

questo Sp e c tr e , ma il domani di007 non muore mai e gli incassipaiono assicurati. Dal 5 novembrenelle nostre sale in 700 copie, ciporta dal Messico –virtuoso il pia-no-sequenza iniziale al Dia de los

Muertos –a Roma, daLondra a Tangeripassando per l’A u-stria, sulle tracce diun mistero feraleproveniente dal pas-sato di Bond. Jamesincontrerà la vedovaLucia Sciarra (Moni-ca Bellucci) e l’atipi -ca femme fatale Ma -deleine Swann (LéaSeidoux), soprattut-to, si troverà coinvol-

to nella lotta intestina che squassagli apparati di sicurezza britanni-ci, quella tra il capo dell’MI6, M(Ralph Fienens), e l’ambizioso C(Andrew Scott).

NEL FRATTEMPO, la Spectre, unapotente organizzazione sovrana-zionale guidata da Oberhauser(Christoph Waltz), punta ad asser-vire il mondo, mettendo cittadini egoverni sotto controllo. “Nel pre-cedente Skyfall – dice Mendes – sisentiva la presenza di Julian As-sange, si parlava di crimini infor-matici e hacker, qui ci chiediamoche posizione abbia una spia comeBond: una volta i servizi segretiquali MI5 e MI6 erano buoni perdefinizione, viceversa, oggi fini-

scono sui giornali sotto una lucesfavorevole, perché spesso spianonoi cittadini anziché il nemico.Pertanto, abbiamo creato il perso-naggio di C, fautore dei droni e del-la sorveglianza globale, mentreBond e M sono i rappresentantidella vecchia scuola: una posizionepolitica, di cui siamo molto orgo-gliosi”. Li ritroveremo, Mendes esoprattutto Craig, nel 25° film di007? “Dopo aver mangiato, bevutoe dormito James Bond per due an-ni di fila – spiega Mendes – non nevogliamo più sentir parlare. Alme-no per ora”. E la Bellucci? Una par-ticina, la sua, ma la prima Bond La-dy della storia potrebbe concedereil bis.

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Daniel Craig nei pannidi Bond Ansa

007, la spia che non appassionaperò garantisce il botteghino

L’allarmedell’OmsMesse albando lecarni ros-se lavora-te, gli in-saccati ele salsicce.Causanoil cancro

P illola

n K I E V:“S E T TO R EPER I NERIA L LOSTA D I O ”Un settore ri-servato ai ti-fosi di colore.È la folle pro-posta che laDinamo Kievè pronta a va-lutare percombattere ilrazzismo nelproprio sta-dio. Il clubucraino è og-getto di unp ro ce d i m e n -to della Uefaper le offesea quattro ti-fosi di coloredurante lasfida casalin-ga di Cham-pions Leaguegiocata con-tro il Chelsea

Amici e nemiciOgnuno di noireagis cein manieradiversa al ciboe la rispostaè nell’inte stino

Il libro

l Il mitodella dietaTim SpectorPagine: 3 76Prezzo: 24 eE ditore:B ollatiB oringhieri

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Mercoledì 28 Ottobre 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO | SECONDO TEMPO » 21

» ANDREA SCANZI

Travolti da un piùche solito cicalec-cio nei social di fi-ne ottobre, apparesempre più diffi-

coltoso rispondere a quellache rimane la domanda vera:Valentino Rossi ha torto o ra-gione? La risposta non inte-resserà agli ultrà, che ieri in-sultavano Iannone (reo di a-ver superato Rossi in Austra-lia) e ora gli chiedono di“sdraiare” Lorenzo a Valen-cia. In Rete pullulano filmatiatti a dimostrare che Mar-quez “ha colpito Rossi sullagamba col casco”. Una rico-struzione tipo “gomito che facontatto col piede” di Elio.

QUEGLI STESSI filmati dimo-strano però che Marquez ècolpevole quanto Rossi, o pocomeno. Non è sbagliato punireRossi: è sbagliato non aver pu-nito anche Marquez. Pianocon la morale facile: non esisteepica senza scontri “spietati”.Ali e Foreman, Hunt e Lauda,Senna e Prost. Stefano Sarago-ni, direttore di Motosprint, hascritto: “Marc Marquez è statouna carogna. Mai visto un pi-lota così impegnato a far per-dere il titolo a un altro”. Ha po-ca memoria: Loris Capirossi,che guarda caso durante la te-lecronaca Sky non è stato in-dulgente con Rossi, vinse ilprimo titolo nella 125 (anno1990) anche perché il rivaleHans Spaan fu ostacolato in o-gni modo nell’ultima gara da

Gresini, Romboni e Casanova(al punto tale che Spaan provòa colpire Gresini con un pu-gno). Pedrosa non ha tortoquando sottolinea: “Valentinoha sempre detto, in casi simili,che ‘Le gare sono così’. C’ècontraddizione tra quello chediceva quando i duelli aggres-sivi finivano bene per lui equello che dice oggi”.

La sfida tra Rossi e Marquezè stata straordinaria (15 sor-passi) e al contempo scorretta.Marquez, come a Phillip I-sland, ha fatto passare Loren-

zo e si è poi incarognito conRossi. Questo è innegabile, manon è abbastanza per reagirecome Zidane con Materazzi.Rossi dice che non voleva farcadere Marquez, ma lo aspettadi proposito: rallenta, lo guar-da, lo spinge all’esterno e col-pisce col ginocchio sinistro laleva del freno di Marquez. Laruota anteriore si blocca e ad-dio. La Direzione Gara non po-teva non punirlo per “guida ir-r es po n sa bi le ”, ma lo ha fatto

nel peggiore dei modi: aspet-tando la fine della gara. Così E-nrico Borghi, firma storica diMotosprinte biografo di Rossi:“Andava punito nell’arco di unpaio di giri, con un ride througho con la bandiera nera”. Pila-tesca anche la decisione di far-lo partire ultimo da Valencia,risultato dei 3 punti tolti alla“pa tente ” che vanno a som-marsi al punto di Misano: e 4punti significano ultima posi-zione in griglia.

Il direttore di gara MikeWebb ha condannato a paroleMarquez (“Ha deliberata-mente cercato di ostacolareRos si”) ma non lo ha punito:“Non ha commesso azioni vie-tate dal regolamento”. Parolesimili a quelle dette ieri dal Di-rettore Generale Dorna JavierAlonso: “Marc non fa nulla diillecito, ma spinge la situazio-ne a un limite che ha poco sen-so e Rossi fa quello che fa, sep-pure non sia giustificabile”.

Tre giorni prima del via, Rossiaveva attaccato Marquez ac-cusandolo di essere in com-butta con Lorenzo. Intendevainnervosirlo e smontarne leintenzioni: ha ottenuto l’effet -to contrario, caricandolo an-cora di più e sbagliando clamo-rosamente strategia.

Rossi, che ha già perso unMondiale all’ultima gara (conHayden nel 2006), giovedì a-veva anche detto: “Voglio cheMarquez sappia che io so”. Co-sa sa? Ancora Borghi: “In Au-stralia, la sera dopo la gara,Rossi è andato a chiedere spie-gazioni a Marquez e Marc loha respinto con spregio. Parepoi che, prima della trasfertain Asia e Oceania, Lorenzo eMarquez si siano incontrati inSpagna per sancire il patto. EValentino lo abbia saputo”.Tutti elementi da considerare,ma da qui a far passare Rossiper martire ce ne passa. Cate-gorico anche Giacomo Agosti-ni: “Valentino è caduto nel tra-nello. Non mi sarei mai imma-ginato che, bravo e intelligentecom’è, facesse questo errore”.Rossi ha sbagliato e andavasanzionato (durante la gara).Ieri, dopo la frignata domeni-cale del “non so se vado a Va-lencia”, Rossi ci ha ovviamen-te ripensato (su Twitter). Sache, con 7 punti di vantaggio, ilMondiale non è chiuso. Ognitanto cade anche Lorenzo, se aValencia piove tutto si rime-scola e Rossi può eccome ri-montare dal fondo: non sareb-be la prima volta.

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Ex amicisuper rivaliVa le nt i noRossi e MarcM a rq ue z ,prot agon i st idello scontrodi SepangAnsa

DUELLO ALL’ULTIMA CURVA Ha ragione Rossi o ha ragione Marquez? Una rispostache non interessa gli ultras dei social, anche se punire soltanto uno è stato un errore

Valentino non è un martiree non ha ancora perso nulla

Mantova capitale di culturaLa città lombarda, vittoriosa tra le 10finaliste, riceverà un milione di euro ele spese che dovrà affrontare sarannoal di fuori del Patto di Stabilità

Pino Daniele, villa in venditaA dieci mesi dalla morte del cantantela società proprietaria cerca unacquirente per il casale in Maremmadove l’artista si era trasferito 10 anni fa

Deep Purple in ItaliaLa rock band si esibirà venerdì alPalafabris di Padova, sabato alMediolanum Forum di Assago, il 5novembre a Firenze e il 6 a Roma

Il direttore di gara:‘È stato provocato’,ma il Dottore partiràcomunque dall’ul t i m afila a ValenciaEd è tutta da giocare

E ccessodi proteineTra le variediete, va perla maggiorequella vega-na, che elimi-na le proteineanimali Ansa

» MALCOM PAGANI

Hotel Nh President diMilano, Largo Augu-sto, martedì 27 otto-

bre 2015. Il capo del calcio i-taliano e presidente della FigcCarlo Tavecchio colloquiacon un dirigente sportivo chedalla stessa Federazione èstato radiato, Antonio Girau-do. I due discutono animata-mente in un gran mulinare dimani e di concetti. A pochipassi da loro, nascosto da uncappello: “Dovevo evitare difarmi riconoscere”, si trovaGiuseppe Cruciani che i con-cetti li ascolta, li rielabora epoi, scattate le foto utili a te-stimoniare l’incontro, li met-te in forma epistolare speden-do a Dagospia una dettagliata

lettera nel tardo pomeriggio.Grazie a Cruciani e alla suapassione per il calcio, per lenotizie e per Blake Edwardsveniamo a scoprire temi, tonie ruoli in commedia dell’i m-provvisato mini-consesso.Sono tutti molto interessan-ti.

I TEMI: al centro dello scambioci sarebbero gli ultimi detriti diCalciopoli, le cause incrociatetra Figc e Juventus. In ordinesparso ballano soldi, rapportifuturi, autorappresentazioni,politiche di settore, buone ap-parenze da mantenere e riele-zioni. Tavecchio vorrebbe uncolpo di spugna, il reciproco e-lidersi dei procedimenti risar-citori, un “pari e patta”. Il ra-diato Giraudo si mostra indi-

sposto a saziarsi con taralluccie vino e pur non essendo chia-ro a che titolo parli e chi rap-presenti esattamente, espri-me contrarietà: “Col cavolo,noi andiamo avanti”. Poi i toni.Nell’albergo a 4 stelle, l’ex al-fiere della terza stella juventi-na usa un curioso plurale che

farebbe immaginare a un’am -basciata di Giraudo program-mata in altre sedi e non a un’o-pinione da bar.

La conversazione – sugge -risce Cruciani – è a tratti tesa enon del tutto amichevole. Iruoli: su chi tenga in mano ilbastone del comando non è le-cito avere dubbi. È infatti Gi-raudo a sentenziare: “Il siste-ma Galliani-Bogarelli ha pi-sciato in testa alla dignità dellesquadre italiane”, a negarepregresse responsabilità co-me già fatto in altre sedi (perCalciopoli, a detta di Giraudocome riporta Cruciani: “nes -suno ha colpa”), a infangare undiretto dipendente di Tavec-chio, Lele Oriali, attuale teammanager della Nazionale, li-quidato come uno che falsifi-

cava i passaporti senza che ilsuo datore di lavoro reagisca inmaniera apprezzabile. A sem-brare, in una sola definizione,il padrone. Tutto fantastico,proprio nelle stesse ore in cuiappoggiando la mano sulla te-sta dei giovani talenti di doma-ni, Tavecchio, ecumenico,proseguiva il proprio giro elet-torale inaugurando a Cover-ciano il primo centro tecnicofederale. Qualche domandaancora: è tutto normale? Il si-gnor Elkann e il signor Agnellierano a conoscenza dell’i n-contro? La Federcalcio trattadi cause civili e di risarcimenticon chi dal pallone è stato ra-diato? Tavecchio –e qui il que-sito è ozioso – può ancora ri-manere al proprio posto?

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LO SCOOP Il presidente Figc in un hotel a concordare strategie con il radiato ex (ex?) dg della Juventus

Ops, Tavecchio prende ordini da GiraudoCHI SI RIVEDE

Cruciania “D a go”Il condut-tore de“La Zan-zara” in-tercetta idue, li fo-tografa,li ascoltae spediscetuttoal sito

S empreal comandoA destra,Antonio Girau-do, ex ad dellaJuventus; asinistra, CarloTave cch ioA n s a / La Pre ss e

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22 » SECONDO TEMPO | IL FATTO QUOTIDIANO | Mercoledì 28 Ottobre 2015

Libri

È» MASSIMO NOVELLI

l’11 settembre del 1943 quan-do il cuneese Aurelio Verra(1920-2006), rientrato dapoco dal corso allievi ufficia-li alpini di Bassano, chiudeper ultimo il portone dellasua caserma di Cuneo e in bi-cicletta, nella notte, rag-giunge gli amici GiorgioBocca e Alberto Cipellini persalire in montagna, prima inVal Grana e in seguito in Val-le Maira. Comincia la Resi-stenza, s’iniziano i venti me-si di guerra partigiana.

INQUADRATO nella secondadivisione alpina di Giustiziae Libertà, assieme a Bocca,suo compagno di scuola e dinaja, e ad altri “ribelli”, il fu-turo preside dell’illustre li-ceo classico Massimo d’Aze -glio di Torino dà vita al gior-nale Giustizia e Libertà, pri-ma dattiloscritto, poi ciclo-stilato e infine stampato gra-zie a una macchina inviatadal Comitato di Liberazionedelle cartiere Burgo di Ver-zuolo. Così giorno dopo gior-no, tra un rastrellamento el’altro da parte dei nazifasci-sti, Verra, Bocca, e altri giel-listi come Leo Scamuzzi,scrivono e diffondono il loro“giornaletto partigiano”,dando conto non solo degli e-venti bellici delle valli, maspaziando dai fronti europeidella guerra ai lager nazisti,dalla politica all’alleanza trale classi sociali oppresse, tracitazioni di Giuseppe Maz-zini, lo spirito del quale eraben presente, e di Platone.

Gli articoli scritti dal gio-vane Verra sono stati ritro-vati e pubblicati dalla figliaMarina Verra in un piccolo eprezioso libro, edito dalla ca-sa editrice Nerosubianco diCuneo, che s’intitola Ordinedi insurrezione: Aldo dice26x1. La Liberazione compie70 anni. Ricco di immaginipoco note o inedite, tra cui al-cune fotografie che ritraggo-

no Aurelio e Bocca in divisada alpini e nella Resistenza, illibro, come nota lo storicoAlberto Cavaglion nella pre-fazione, fa riscoprire il sapo-re di quella che Verra chia-mava “l’epica minima dellaRe si st enz a”, una “va ri an tecuneese, potremmo dire, dei‘piccoli maestri’ vicentini diLuigi Meneghello”.

Epica minima, tuttaviaconcreta, vera, analoga aquella dei protagonisti delbel romanzo di Meneghello.Il giornalista partigiano,prossimo a diventare profes-sore e scrittore di saggi, men-tre Bocca il giornalista lo faràper sempre, la riassumerà

nel 1945, sui Nuovi Quadernidi Giustizia e Libertà: “Forsein un lontano domani, qual-che altro troverà in un vec-chio municipio alpestre lacopia di qualche editto di unCLN o un giornaletto parti-giano”.

MA “PER COLUI che lo avràtra le mani non dovrà essocostituire una sorpresa”,perché “questi fatti, questepagine, di gloria e sofferen-za, di libertà ed eroismo, fin-ché ci saranno esseri che a-vranno l’orgoglio di esseredetti uomini, non dovrannoessere dimenticate maipiù”.

Il primo numero del gior-nale della Valle Maira, che a-veva come sottotitolo “Noti -ziario dei patrioti delle AlpiCoz ie”, uscì nel marzo del1944. Ricorderà Verra che“praticamente lo facevo tut-to io con la collaborazione diGiorgio Bocca; tale collabo-razione si fece più saltuariaquando Giorgio si allontanòper prendere il comando inValle Varaita”. Trasferiti perqualche tempo nelle Langhe,“il giornale fu nuovamente eintegralmente composto daGiorgio e da me”. E insieme,nella loro “epica minima”,andarono a liberare Cuneo.

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Aurelio Verrae il partigiano Boccacronisti combattenti

FUOCO E INCHIOSTRO “Aldo dice 26x1”, la Resistenza nel cuneese raccontataattraverso gli articoli di “Giustizia e Libertà”, uno dei primi giornali “ribelli”

l Ordine dii n su r re z ione :Aldo dice26x1Aurelio VerraPagine: 120P rezzo: 15 eE ditore:Ne rosu bi a nco

Il libro

La firmaGiorgiosmise dicollabora -re quandoandò acomanda -re in ValleVa r a i t a

D. C. (DOPO CHRISTIE)

Amilcare, bancarioac c oltellatoall’Ikea di Padova» FABRIZIO D’E S P OS I TO

S ommersi da gialli scandinavi, gallici,teutonici, napoletani, ispanici, geno-vesi, romani, albionici, veri o finti che

siano, e tutti drammaticamente seri, capitadi stupirsi dinnanzi a un omicidio da ridere.Il merito è di Giovanna Zucca, filosofa cheperò fa l’infermiera a Treviso, e del suo Ä s-sassinio all’Ikea, con tantodi dieresi, un giallo cheprende in giro gli altri giallie al tempo stesso un noirche tiene il ritmo sino allafine, nell ’immanca bilecaccia del colpevole. AnnaLaura ed Erminia, duedonne di mezza età, sono a-miche da bambine e non sisono mai perse di vista. An-zi, abitano a Padova nellastessa palazzina. Erminiasi è sposata, Anna Mariano, innamorata da un tren-tennio di un incolore ban-cario di nome AmilcareBorgomastro, coniugatocon prole e che non ha mailasciato la moglie, ovviamente, per l’amanteancora piacente.

Una normale storia di corna e di tormen-ti sentimentali di provincia fin quando ilpovero Amilcare non viene accoltellatoal l’Ikea e il cadavere viene ritrovato nelcassettone di un letto. A indagare sono ilcommissario Loperfido, affascinante mascorbutico e anaffettivo, e la giovane e av-venente Luana Esposito, il cui mal di Na-poli, classica saudade da emigrante, esplo-de in una solitaria vigilia di Capodanno.L’omicidio di Borgomastro è il filo che in-treccia le vicende di Erminia, provata dallaroutine familiare e aspirante scrittrice, diAnna Laura che subito si è fidanzata conAchille, stavolta alla luce del sole, e dellacoppia Loperfido-Esposito. Zucca è bra-vissima a cogliere tic e luoghi comuni dellavita quotidiana e riesce pure a commuo-vere. Un giallo che fa ridere e che fa pian-gere. Da antologia il titolo di un capitolo,preso da un proverbio napoletano: Cuofan’saglie, cuofan’scenne. Andatevi a trovare latraduzione. Esistenzialismo puro.

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IL ROMANZO Viaggio in provincia

Anche i nobili hannoi loro segreti (sessuali)» SILVIA D’ONGHIA

“LA VITA SESSUALE dei nostri antenati” non èsoltanto una saga familiare, vista con gli occhi diuna donna alla fine degli Anni Settanta. È un cam-mino attraverso gli usi e costumi (non soltanto ses-suali) delle nostre cittadine di provincia, ancora og-gi divise tra bigottismo e voglia di novità. È un iti-nerario nella psicologia femminile, che passa dallosdoganamento dal principe azzurro all’eterna (e in-soluta) ricerca di felicità individuale. È il trionfo del-la curiosità per le vite degli altri, senza alcun intentomaligno. La protagonista, Ada (Adìta, per distin-guersi dalla nonna omonima), è una trentasetten-ne docente universitaria, che ha lasciato l’imma-ginario paese di Donora (la Sardegna dell’a u t r i ce? )per la più impegnata e solleticante Bologna. Unavita sessuale, la sua, libera e con pochi scrupoli, no-nostante la (stanca) relazione col compagno Giu-liano; un’amica, Daria, con la quale condividere va-canze ed esperienze che lasciano il segno; ma so-prattutto una famiglia, quella dei Bertrand Ferrell,tinta del blu aristocratico concesso da un Vicerè eincastonata nei ritratti appesi nella Villa Grandeche ben poco svelano del reale stato dei rapporti traconsanguinei. Non lasciatevi ingannare dalla com-plessità dell’albero genealogico disegnato a inizioromanzo: le 500 pagine si leggono tutte d’un fiato.

l La vitas essualedei nostria nte n at iB. PitzornoPagine: 468Prezzo: 19 eE ditore:Mond ador i

LA BIOGRAFIA Il fratello scultore

L’elefante danzante:storia del Bugatti minore» CAMILLA TAGLIABUE

È UN TIZIO che “cammina dando l’i m p re ss i o n eche voglia schivare la gente… Si sente a proprioagio solo in mezzo agli animali. Il giardino zoolo-gico è la mia consolazione, ha scritto un giorno alf ra te l l o”: lui è Rembrandt Bugatti, il fratello, invece,il più famoso Ettore; il primo fu scultore, il secondofondatore della storica casa automobilistica. I dueerano rampolli di una famiglia di artisti, che nel1902 emigrò da Milano a Parigi e poi in Belgio.Ci voleva l’estro di Edgardo Franzosini per sbozzarela biografia del Bugatti minore, quel Rembrandtmorto suicida a 32 anni (1884-1916), la cui storiaapparentemente triste e inverosimile fu invece pi-caresca e verissima: Questa vita tuttavia mi pesam o l to è il ritratto affettuoso di un artista misan-tropo e animalista, “carogna con gli uomini, gentilecon le donne, buono con gli animali”, i soggetti pre-diletti dei suoi apprezzati bronzi. Non a caso, il fra-tello scelse il suo “Elefante danzante” come sim-bolo della Bugatti Royale. Anche tra le bestie Rem-brandt aveva le sue preferenze: niente animali do-mestici perché simili ai padroni, lui amava solo gliesemplari esotici, come le antilopi accudite in stu-dio. La depressione se lo portò via durante la guer-ra: lo zoo era stato bombardato e il mestiere di vi-vere non sembrava più sensato.

l Q ue st av it atuttavia mipesa moltoE dgardoF ran zo si niPagine: 118Prezzo: 12 eE ditore:Ade lph i

P OL I Z I A Altri investigatori

Il commissario Casabona,l’opposto di un verbale» ANDREA DI GENNARO

VIENE DA CHIEDERSI se i poliziotti servano più icittadini o i lettori, tanta è la produzione letterariadi genere che ormai in Italia esce dalla penna dipersonale in divisa. Sovente buona per di più. L’au-spicio è che magari questa facilità di scritturascenda un po’ giù per li rami e investa anche partedel personale preposto a raccogliere la semplicedenuncia di un cittadino, in modo che questi nondebba consultare un dizionario di ostrogoto percapire cosa alla fine deve firmare dopo aver subitoun furto, una rapina o una malversazione altra. Ilcaso di Antonio Fusco è poi particolarmente feliceperché al suo personaggio, il commissario Casa-bona, conferisce un misto di simpatia e umanitàcorredate da un portato culturale di spessore chequesti non sfoggia. Lo porta con sé con naturalez-za, tanto negli interessi privati (ascolti musicali,letture) quanto nel modo di rapportarsi con col-leghi, interlocutori, famigliari. E amanti. E in più iltono generale del commissario Casabona, la pron-tezza così come il tatto, sono gli stessi che con-traddistinguono la storia che porta avanti in La pie-tà dell’a cq u a . Una storia in cui ai pesanti concetti diverità e memoria fanno da contrappunto una lie-vità sorprendente nel modo in cui questi vengononarrati. L’opposto di un verbale in caserma.

l La pietàde l l ’acq u aAnto ni oF u scoPagine: 220Prezzo: 1 2 ,9 eE ditore:G iu nt i

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Mercoledì 28 Ottobre 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO | SECONDO TEMPO » 23

Libri Arte & Fumetti

TATE MODERN “The World Goes Pop” alla Tate Modern, eccellente retrospettiva“internazionale” con un unico neo: il nostro Paese ha avuto un ruolo riconosciuto solo in parte

Tutto il mondoè pop (ma l’Italiameritava di più)

L» LAURA CHERUBINI

a Tate Modern di Londra de-dica una mostra alla Pop Art,ma mentre ci aspetteremmodi trovare soprattutto artistiamericani, quello che ci vieneproposto invece andare a ve-dere cosa avvenne nel restodel mondo e come quello Popfosse diventato un linguaggioartistico comune e universa-le. The World Goes Pop d i p i n-ge il variegato mondo a fortitinte di un’In ternazionalePop, avvalendosi di un allesti-mento ludico in clima con ilmovimento.

GLI ARTISTI sono aggregati peraree tematiche e non per na-zionalità. La mostra presentatante riscoperte su artisti emeno noti e paesi poco studia-ti. Parte però da un equivococronologico che è interessantesottolineare. Privilegia cioè laparte finale degli Anni 60 e losvolgimento nei 70 e questoperché non mette in discussio-ne la primogenitura dell’ar teamericana. Sappiamo inveceche negli anni cruciali a caval-lo tra la fine degli Anni 50 e iprimissimi 60 c’era un asse di-retto New York-Roma e chenel fertile humus di piazza delPopolo c’erano state precocis-sime anticipazioni.

Questa scelta cronologicadunque penalizza in partepaesi come l’Italia che con ar-tisti come Rotella, Mauri, Fe-sta, lo stesso Kounellis era sta-ta in prima fila nel momento dipassaggio da un decennioall’altro. Ma quella Biennale diVenezia del ’64 che avrebbedovuto portarli sulla scena in-ternazionale vide invece losbarco in grande stile dellapattuglia americana capitana-ta da due geniali mercanti co-me Leo Castelli e Ileana Son-nabend e il gran premio andò aRauschenberg le cui operevennero trasportate dai mari-nes dal Consolato al Padiglio-ne Americano.

In ogni caso gli artisti italia-

R ica r ica

n OPERECOI LEGOPer la primavolta in Italiale opere diNathan Sa-waya, tra imaggiori arti-sti al mondoper le sor-p re n d e n t iopere realiz-zate con im a t to n c i n iLego. La mo-stra “The artof the brick”,che ha otte-nuto un gran-de successoall’estero edè stata inse-rita dalla Cnntra le 10 piùseguite almondo, sarài n a u g u ra t aoggi alle18:30, a Ro-ma, presso lospazio EventiSET. Ottanta-cinque opere,re a l i zza tecon un milio-ne di matton-cini

ni fanno un’ottima figura conMario Schifano e con i duegrandi quadri della serie deiGesti tipici di Sergio Lombar-do (realizzati tra ’61 e il ’63 ).“Particolari di atteggiamentidi personaggi politici in azioneriprodotti dai mass media fu-rono ingranditi oltre la scalanaturale e trasportati su telaper mezzo di una semplice tec-nica di verniciatura a smaltonero su fondo bianco. Non visono deformazioni, né inter-pretazioni soggettive”.

Nella sezione cinema tro-viamo Morire gratis, il film del’68 di Sandro Franchina che haper protagonista Franco An-geli e dello stesso Angeli il filmche fece sulla mostra allaGNAM di Pascali e un estrattoin cui Angeli e Schifano si fil-mano in primo piano ritraen-dosi a vicenda. A proposito diSchifano: la scelta delle cura-trici ha individuato tre operedella serie C om p a g n i , certa-mente belle e significative, mainsufficienti a rappresentare

le meraviglie che la pittura diSchifano avrebbe potuto ri-servare. Sicuramente la sceltaè stata determinata dalla fortevolontà di privilegiare il temapolitico. La mostra valorizzainfatti problematiche relativealla controcultura, ai diritti ci-vili, all’emancipazione fem-minile, alla Guerra Fredda, al-la critica al consumismo…L’altro paese che potrebbe ri-vendicare un maggior ricono-scimento è la Germania.

PER QUESTO è importante lapresenza in mostra di un arti-sta come Thomas Bayrle checon Polke e Richter fu uno deipionieri della Pop tedesca: hadato volto a un’identità ibridaincrociando i linguaggi delConcettuale, della Pop edel l’Op Art, utilizzando sim-bologie della società capitali-sta e di quella comunista ecomponendo un grande puz-zle. Dalla contaminazione traarchetipi e linguaggio con-temporaneo muove Joe Til-son a cui è dedicata una salamolto bella. Sania Ivekovic èstata la prima in Croazia a de-finirsi artista femminista; lascultura di Marisol nasce daimanufatti pre-colombiani; lariflessione di Anna MariaMaiolino riguarda la sua iden-tità di emigrante; Martha Ro-sler inizia con piccoli ambientifatti di oggetti quotidiani tro-vati poi usa il video proprioperché immune dal controllodel circuito commerciale.

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Pic c olaomissio-ne Tra lafine dei 50e i 60 c’eraun assedirettoNew York-Roma

F U M E T TO Dialogo immaginario ma non troppo tra il fumettista e il poeta

L’intervista possibile di Davide Toffoloal “signor Pasolini”, trovato in una chat» STEFANO FELTRI

T utti sanno qualcosa diPier Paolo Pasolini, an-che quelli che non han-

no mai visto uno dei suoi filmo letto i suoi libri. È rimastosullo sfondo, in questi 40 anni,presenza ingombrante in unPaese incapace di rimuoverloo di emularlo. Davide Toffoloè un fumettista bravo, uno deimigliori in Italia, anche se ilsuo ultimo libro (Graphic No-vel is Dead) non era riuscito.Tredici anni fa, quando eradavvero un autore under-ground più noto come cantan-te del gruppo dei Tre AllegriRagazzi Morti, ha pubblicatoil suo capolavoro. L’anno è il2002, la casa editrice la Bibliotecadell’Immagine, piccola ma con autoriimportanti, di Pordenone, lassù, inquel Friuli dove era cresciuto Pasolinie nel 1965 nato Toffolo. Un piccolo li-

bro, un po’ verticale, strano. Ancheper il contenuto: c’è Toffolo che co-nosce in una chat un certo signor Pa-solini, che pare davvero Pier Paolo, esoprattutto che parla come lui. Si in-

contrano, registrano in-terviste, dopo l’ultimo in-contro le visioni poetichehanno il sopravvento, lamorte del poeta diventauna sequenza di scenesenza sfondo, in un bian-co assoluto, con Toffoloarmato di mannaia che ta-glia gli arti di Pasolini, susua richiesta. “È la prede-stinazione”, dice PPP, i fi-gli devono essere punitise i loro padri hanno pec-cato. Nessuno è innocen-te della morte di Pasolini,nessuno può considerar-la estranea alla sua espe-rienza di cittadino e di uo-mo. Però il P asolini diToffolo, che torna ora per

Rizzoli Lizard (nuova edizione dopoquella di qualche anno fa per Coconi-no), non è dedicato al polemista,all’autore di Scritti Corsari all’i n c h i e-sta ossessiva di Petrolio. Toffolo cerca

di capire il poeta, che passa dal roman-zo al cinema perché lì era a più strettocontatto con la vita, senza la media-zione della parola. Per questo al suo“sig. Pasolini”, avatar dell’o r i gi n a le ,attribuisce parole che Pasolini ha dav-vero pronunciato o scritto. Il lettorenon può sciogliere del tutto l’a m b i g u i-tà: il Pasolini di Toffolo è un fantasma?O è un costrutto narrativo quasi mo-struoso, un personaggio di immagina-zione che si appropria di pensieri efrasi di un altro, il Pasolini originale?Tutti noi lettori dell’opera di Pasolini,noi contaminati dalle sue idee, nonpossiamo dire di conoscere il vero P-PP, al massimo possiamo procedereper approssimazioni nel tentativo dicostruircene uno nostro, personale.Sempre disturbante. Lui è morto, isuoi libri, i suoi articoli, i suoi film sonoinvecchiati – non sempre bene – maquello sguardo inquieto sulla realtà i-taliana, quell’approccio onesto all’a r-te resistono, senza tempo, necessari esenza eredi.

l Pas oliniDavide ToffoloPagine: 16 8Prezzo: 20 eEditore: Rizzoli Lizard

A ROU N D

• Philippe Parreno.Hy p ot he s i sHangarBicocca, Milano.Fino al 14 febbraio 2016

PRIMA antologica in Italia dedi-cata a Philippe Parreno (1964),uno degli artisti francesi più rile-vanti degli ultimi venti anni a li-vello internazionale, con opereche spaziano tra film, video, mu-sica, scrittura e disegno. Parrenoadotta linguaggi e codici prove-nienti da radio, televisione, cine-ma e, più recentemente, infor-matica, per esplorare i confinidella realtà e della sua rappre-sentazione. “Hypothesis” è con-cepita come uno spazio in cui u-na serie di eventi si svolgono insuccessione tra loro, come sefossero organizzati seguendo u-na coreografia.

• Cy TwomblyP hotog raphe rAccademia Americana, Ro-ma. Fino al 22 Novembre 2015

PRIMA retrospettiva in Italiadedicata alle fotografie di Cy T-wombly, celebre artista statuni-tense che visse a lungo a Roma.La mostra abbraccia oltre ses-sant’anni di lavoro: dai primiscatti del 1951, realizzati al BlackMountain College, fino a quellipiù recenti del 2011. Principal-mente conosciuto per la sua pit-tura e scultura, Twombly ha tro-vato con la Polaroid SX.70 unmedium adatto al suo sguardo.Con uno sfocato intenso hareinterpretato i ‘ge n e r i ’: i motividello still life, i frutti e i fiori deigiardini di Gaeta, i paesaggi e iritratti di amici e famiglia.

• Paul Klee. Mondi animatiMAN, via Satta 27, NuoroDal 30 ottobre 2015 al 14 feb-braio 2016

I N E D I TO in Sardegna, Paul Klee(1879-1940), è uno dei più com-plessiartisti del secolo scorso.Con questa rassegna si intendeesplorare un elemento fonda-mentale nell’opera dell’ar tista,ovvero la percezione della pre-senza di un principio vitale, ge-nerativo, insito nella materiadelle cose.

A CURA DI CL. COL.

Schifano e gli altri Una delle opere di Sergio Lombardo in mostra alla Tate Modern

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Dalla Prima

» MARCO TRAVAGLIO

C’è chi mette in burletta ilverdetto: non per dire che

andava punito anche Marquez(il che non sposterebbe di unmillimetro le sorti del Mondia-le), ma che non andava punitoRossi. Il quale è innocente per-ché –tenetevi forte –non è la suagamba a scalciare Marquez, mala testa dell’astuto spagnolo acolpire la sua gamba. Una bar-zelletta che ricorda Servi dellagleba di Elio e le Storie tese:“Non sono stato molto bene. Mihan detto che c’ho il gomito chefa contatto col ginocchio”.

Non sappiamo a quale scuoladi pensiero s’iscriva Renzi che,con tutti i casini che ha, perdetempo prezioso a impicciarsi digare sportive che non lo riguar-dano. Sappiamo invece da unapposito tweet che, per il sena-tore renziano Andrea Marcuc-ci, “i campionati vanno decisi inpista, non con decisioni arbi-trarie a tavolino”: se ne deduceche un corridore è autorizzatoa scendere in pista armato dikalashnikov senza che nessunosi permetta di sindacare con de-cisioni arbitrarie a tavolino. Ilpresidente del Coni GiovanniMalagò osserva: “Valentino hariconosciuto di essere cascatonella provocazione” (e conciò?), “c’è una responsabilità daparte sua, però io voglio asso-lutamente difenderlo e non perun fatto istituzionale”, bensìper “la poca sportività dimo-strata da Marquez” (qu and o?come? perché?), insomma “si èfalsato il Mondiale e questo nonlo trovo giusto”. Quindi abolia-mo la giustizia sportiva e d’orain poi vale tutto? Mirabile le-zione di sportività dalla massi-ma autorità sportiva. Il Foglio,noto per aver beatificato tutti ivip violatori di leggi dalla prei-storia a oggi, arricchisce la col-lezione: “Non si chiama ‘c al-cio’, quello di Vale Rossi, sichiama solo legittima difesa”,scrive Claudio Cerasa, convin-to che Lorenzo fosse armato.Poteva mancare l’illuminatoparere di Jovanotti? Non pote-va. Eccolo, sempre molto luci-do: “È abbastanza chiaro quelloche è successo”. Mica tanto: “Iprimi giri mostravano una si-tuazione insostenibile e nelmomento in cui Vale ha allar-gato la curva per rallentare l’a t-tività e l’incursione legittimadell’avversario, ma forse un po’al limite, era naturale che suc-cedesse quello che è lì da vede-re”. Cosa? “È un atteggiamentocomune negli esseri umani at-taccare per poi fare la vittima”.Ecco: Marquez fa la vittimaperchè cade, mentre Rossi è lavittima perchè resta in piedi eviene proditoriamente colpitoda “penalizzazione eccessiva,anzi ingiusta”. Perchè lui “èbravissimo, un grandissimosportivo, leale e giustamentevuole vincere”, mentre Mar-quez non ne ha il diritto. Tiè.Stringente anche la logica diArrigo Sacchi: “In Marquez sipercepivano odio ed astio”:Rossi invece è del partito dell’a-more.

Nello sport ridotto a succur-sale della politica, nessuno de-ve permettersi di ricordare chele regole valgono per tutti, an-che per chi è simpaticissimo co-me Valentino. È l’Italia di CettoLa Qualunque: “Figlio mio,quante volte ti ho detto di nonmettere mai il casco: potrebbe-ro pensare che sei timido! Si co-mincia dando la precedenza aun incrocio e finisce che ti pren-dono per ricchione”.

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D ove eravamo rimasti? S’intendecon la Grecia, quel Paese che lascorsa estate ha tenuto compa-

gnia al pubblico europeo con la sua ap-passionante telenovela piena di colpidi scena. Da lontano, si sa, la realtà nondisturba più di tanto: quelli di sini-stra/sinistra sono tornati a dire che T-sipras è il migliore dei leader possibili;quelli di destra (tipo il Pd) dicono lastessa cosa perché la dice Renzi; Oba-ma è contento perché Tsipras ha obbe-dito agli ordini; gli altri se ne fregano.

Bene, ma cosa succede in Grecia?

Beh, intanto da quando il gover-no ha cominciato a obbedire aicreditori i tassi sul debito si sonoabbassati molto (la benevolenza diDraghi conta qualcosa, chiedere aMonti per conferma). E le banche, acui la Bce non dava liquidità perchéerano messe male? Un miracolo: ieris’è saputo che saranno ricapitalizzateentro il 2015 e che lo stato dei bilanci èmigliore del previsto. E Tsipras? Tsi-pras fa ancora sognare la gauche ca-viar dei meglio centri storici d’Euro -pa: governare, però, non è che governi

molto. Lunedì, per dire, ha firma-to un protocollo con l’Ue: ora sa-ranno gli esperti del “Servizio di

sostegno alle riforme strutturali”diBruxelles a scrivergli le leggi.

Quali? Quisquilie: politica fiscale,riforme di sanità, welfare e lavoro,cornice di gestione della spesa pub-blica o dei crediti deteriorati dellebanche... Questa Troika, d’altr onde,non è schizzinosa: non gli interessacome la chiamano o se il governo è didestra o di sinistra, basta che alla finevincano i creditori.

R I M AS U G L I

Beato Tsipras,non deve neanchescriversi le leggi:

ci pensa la Ue

» MARCO PALOMBI