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LA SELVA OSCURA E IL BENE CHE DANTE VI HA TROVATO
• Io non so ben ridir com’i v’intrai,
tant’era piendi sonno a quel punto
che la verace via abbandonai…
Ma proprio in quella selvaselvaggia e
aspra e forte Dante troverà il bene. In
maniera geniale lo scrittore riflette sul
fatto che anche la circostanza più
negativa, anche il peccato più bieco
dell’uomo sono l’occasione per
incontrare la risposta, per scoprire il
senso, per essere salvati.
L’INCONTRO CON VIRGILIO
• La geniale pedagogia di Dante
• Di fronte alla paura di Dante, Virgilio lo
prende per mano con lieto volto e lo
introduce dentro <<a le secrete cose>>. Nei
primi tre canti dell’Inferno, Dante presenta
la sua straordinaria pedagogia. Un discorso
che può avvincere e convincere, non è
sufficiente neanche conoscere le ragioni e le
motivazioni. Dante non avrebbe intrapreso
il viaggio senza la compagnia e la guida lieta
e rassicurante di Virgilio.
Mentre ch’io rovinava in basso loco,
dinanzi a li occhi mi si fu offerto chi
per lungo silenzio parea fioco…Non
omo, omo già fui, e li parenti miei
furono lombardi, mantoani per patria
ambedui. Nacqui sub Iulio, ancor che
fosse tardi, e vissi a Roma sotto’l
buono Augusto nel tempo de li dei
falsi e bugiardi. Poeta fui, e cantai di
quel giusto figliuol d’Anchise che
venne di Troia, poi che il superbo
Ilion fu combusto
CI SI PUÒ EDUCARE AD AMARE?
• Noi leggiavamo un giorno per diletto di Lanciallotto come
amor lo strinse; soli eravamo e senza alcun sospetto…ma
solo un punto fu quel che ci vinse. Quando leggemmo il
disiato riso esser baciato da cotanto amante, questi, che
mai da me fu diviso, la bocca mi bacià tutto tremante.
Galeotto fu ‘l libro e chi lo scrisse.
• In un istante si gioca la libertà di una persona. Un istante
può valere una vita, la salvezza o la dannazione. E’ segno
di maggiore libertà vivere l’istante per l’istante o decidere
tenendo conto della propria strada, del destino, di tutte le
componenti e i fattori?
LA POLITICA NON PUÒ SALVARE L’UOMO
• Nel VI canto dell’Inferno Dante incontra Ciacco. A lui chiede dove sono
coloro « ch’a ben far puoser li’ngegni» come Farinata, Arrigo, Mosca. Dante
offre qui una bellissima definizione del politico: colui che ha usato la sua
intelligenza e i suoi talenti per compiere il bene comune. Ciacco fa intendere
a Dante che non basta il «ben far» per salvarsi, cioè non è sufficiente
dedicare il proprio tempo al vivere associato: occorre che la propria
dedizione sia illuminata, occorre una sorta di purificazione dell’agire
politico.
L’ACCESO SCONTRO TRA DANTE E FARINATA
• Ci troviamo in mezzo alle tombe scoperchiate degli eretici. Mentre discute
con Virgilio sull’importanza di usare poche e ponderate parole, interviene
Farinata che, comprendendo di avere di fronte un avversario politico, inizia
un vero e proprio agone. La tenzone può essere divisa in due tempi, con un
intervallo rappresentato dall’intervento in cui parla Cavalcanti de’
Cavalcanti.
• …non cinquanta volte fia raccesa la faccia de la donna che qui regge, che tu
saprai quanto quell’arte pesa….
• Tutti gli uomini, che ne siano
coscienti oppure no, hanno un
obiettivo comune che coincide con il
seguire la natura dell’animo umano,
quella brama di conoscenza che è
innata nell’uomo, così come
riconosce anche Aristotele e Dante
stesso ricorda nel Convivio.
• La differenza tra Dante ed Ulisse
descrive la distanza tra l’uomo antico
alla ricerca di una verità e l’uomo
cristiano che nasce in seguito
all’incontro con la Verità
• O frati che per cento milia perigli
siete giunti a l’occidente, a questa
tanto picciola vigilia d’i nostri sensi
ch’è del rimanente non vogliate negar
l’esperienza, di retro al sol, del
mondo senza gente. Considerate la
vostra semenza: fatti non foste a
viver come bruti, ma per seguir
virtute e conoscenza.
ULISSE E IL DESIDERIO DELL’ANIMO UMANO