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INDICE

PREMESSA pag. 2

CAPITOLI:

1. FISIOLOGIA DELLO STRESS pag. 3

2. COMBATTI O FUGGI pag. 5

3. VACCINO: ALLENARSI ALLO STRESS pag. 6

4. STRESS POST-TRAUMATICO pag. 7

5. STRESS: GRUPPO E BRANCHI pag. 9

6. RIGIDE RELAZIONI pag. 10

APPENDICE pag. 12

RINGRAZIAMENTI pag. 13

BIBLIOGRAFIA pag. 14

Tesina a cura di Bonizzoli Maria, Debora pag. 1

PREMESSA

Una donna, indipendentemente dall'età e dalla struttura fisica, si accosta al Krav Maga per svariati motivi: acquisire tecniche semplici di difesa, accrescere l'autostima, per sentito dire o perché va la sua amica... fosse anche per dimagrire. La difficoltà di un insegnante è far emergere il bisogno di mantenere un allenamento che non può essere finalizzato solo alla difesa personale in caso di aggressione: non ci si allena per anni aspettando di essere aggredita sperando che l'azione sia risolutiva. Infatti spesso, nei corsi rivolti alle donne, partono in molte, ma successivamente il numero di chi decide di non portare a termine il percorso è considerevole; per non parlare di chi si iscrive a corsi aperti: spesso vi è un'unica donna tra diversi uomini. L'allieva, a volte, vissuta con disagio per la fisicità, inevitabilmente diversa, ritenuta poco allenante, non cogliendo nella diversità un'opportunità. E' importante per una donna conoscere, imparare ed affrontare il contatto fisico con il maschio affinché l'allenamento sia in più realistico possibile; colpendo i punti vulnerabili dell'aggressore ed imparando ad utilizzare anche oggetti di uso quotidiano. Se non si riesce a cogliere il potenziale formativo attraverso l'allenamento è molto probabile che nel tempo altri impegni diventino prioritari rispetto a un'ora in palestra per praticare il Krav Maga. La difesa insegnata è un difesa adattiva, non portata a caso ed in modo confuso, ma una risposta automatica che tenga conto di una rapida analisi del contesto, di un riassestamento emotivo, e della successiva concretizzazione attraverso poche e semplici tecniche note e non improvvisate.La preparazione che il sistema di difesa del Krav Maga propone non è soltanto fisica, ma è applicabile anche a livello mentale. Fisicamente si spera di non venir mai aggredite, ma quotidianamente viviamo relazioni aggressive: al lavoro, in fila in posta, per strada, alla guida, in casa... . Nel Krav Maga si insegna il grado di pericolosità di una distanza fisica, è importante saper riconoscere la stessa pericolosità dal punto di vista mentale: le aggressioni sono sì fisiche, ma anche psicologiche, celebrali ed emotive. In palestra si impara tecnicamente a mettere in leva un' articolazione dell'aggressore, mentalmente è importante trovare i punti di forza che possano permetterci, ad esempio, di sostenere riunioni non sempre di facile conduzione. Negli allenamenti si simulano situazioni di stress fisico, mentalmente la sensazione è analoga come quando si avverte disagio nel contesto lavorativo o in un locale; per esempio quando si viene convocati, non sempre preparati, a dibattere soli con uomini di potere. La dinamica è simile a quella che si manifesta in un branco con i ruoli che identificano ogni individuo: l'aguzzino, il o i testimoni silenti, il leader. Nella pratica si insegna ad affrontare un individuo/aggressore singolarmente, uno ad uno, iniziando da chi può favorire la propria fuga o creare nuovi equilibri tra vittima ed aggressori facendosi anche scudo di uno di loro. Nella situazione specifica, precedentemente descritta, in una riunione non è sempre possibile rivolgersi a tutti, è uno spreco di energie: è necessario focalizzare l'attenzione su chi sembra essere il più vulnerabile.Il percorso del Krav Maga mi ha insegnato a non esitare, rompere un equilibrio per crearne un altro a me favorevole, capovolgendo situazioni e ruoli: da vittima ad aggressore (dal lat.: ad gradi: andare verso); ci sono diverse possibilità di intervento, di risposta ad una stessa azione aggressiva. La mia pratica non si limita agli orari di allenamento, ma è pratica quotidiana per mantenere il controllo, l'autostima, la motivazione: anKe Rischiando consApevole viVo Migliorando tenAcemente riGide relAzioni (stereotipi radicati ed alimentati in alcuni individui che fan parte di una comunità sociale).

Tesina a cura di Bonizzoli Maria, Debora pag. 2

CAPITOLO 1

FISIOLOGIA DELLO STRESS

Per comprendere la fisiologia dello stress è utile pensare ad un circolo che si apre e si chiude.Le informazioni che gli organi di senso acquisiscono sono trasmesse al cervello, e quest'ultimo comunica agli organi interni di prepararsi a reagire. E' il cervello che definisce la natura più o meno pericolosa dell'evento esterno e ad attivare la risposta necessaria per affrontare l'emergenza. In particolare si occupa di questo l'amigdala, gruppo di neuroni coinvolti nella rilevanza emotiva agli stimoli esterni. Il cervello confronta tali informazioni con le precedenti immagazzinate nella memoria e a seconda del risultato di questo confronto determina la risposta dell'organismo all'ambiente esterno. La risposta allo stress è sia ad un pericolo effettivo che alla sua anticipazione. Questo determina la differenza tra paura (pericolo immediato), e ansia (pericolo potenziale).Le risposte fisiologiche in entrambi i casi sono simili. Alcune reazioni fisiologiche (es. battito accelerato, sudorazione...) sono analoghe a molte persone e non esercitiamo apparente controllo su di esse. Sono regolate dal sistema nervoso autonomo che tiene sotto controllo le attività vitali quali il respiro, il battito cardiaco, l'attenzione, la digestione, il ritmo sonno/veglia. Gli effetti di un'aggressione violenta portano conseguenze della paura sul corpo e sulla mente provocando distorsioni cognitive e cambiamenti fisiologici: panico, paralisi muscolare, deterioramento cognitivo, tachicardia... . Con l'allenamento fisico, tecnico e cognitivo, è possibile intervenite positivamente sui processi mentali complessi, consentendo di preparare un individuo a gestire con determinazione e consapevolezza situazioni che potrebbero portare e serie conseguenze. Uno strumento che permette di diminuire la frequenza cardiaca, l'eccessiva sudorazione, il tremore..., è la respirazione diaframmatica: nella quotidianità respiriamo con la porzione superiore delle costole mantenendo un blocco respiratorio ( in parole povere non buttiamo quasi mai fuori l'aria), in questo modo il diaframma rimane bloccato in basso ed i muscoli accessori svolgono il lavoro che in realtà spetterebbe al diaframma stesso. La frequenza cardiaca in un individuo adulto (numero di battiti cardiaci al minuto: bpm) a riposo è di circa 60/100bpm; dai 115 ai 145 bpm si perdono le abilità motorie di precisione; maggiore di 145bpm si perdono le capacità motorie complesse; deterioramento dei processi cognitivi, visione a tunnel ossia perdita della visione periferica, perdita della percezione della profondità/distanza e la percezione dell'udito distorta (percezione del tempo rallentata, con sensazione di pilota automatico) si hanno al raggiungimento dei 175bpm; superiori ai 175bpm si ha la perdita del controllo di sfinteri/vescica, reazioni irrazionali di attacco e fuga, immobilismo/paralisi, sottomissione; questo processo è visibile nello schema allegato pagina n°4.Imparare ad esercitare tale muscolo consente una respirazione controllata e di conseguenza anche gli organi-bersaglio (cuore, polmoni, muscolatura...) risultano meglio gestiti ed è possibile ripristinare il controllo in situazioni nelle quale è sfuggito.Questa tecnica è utilizzata ad esempio anche dai medici chirurghi per mantenere la concentrazione e l'elevata prestazione in un'operazione lunga e complicata. Per comprendere maggiormente il meccanismo di controllo è necessario spiegare la differenza tra il sistema nervoso involontario o autonomo ed il sistema nervoso volontario. Il primo regola la manutenzione generale, automatica e inconsapevole, mentre il secondo le attività che prevedono il controllo cosciente (memoria, cognizione, pianificazione delle azioni...), pertanto il controllo dei ritmi biologici prevede un'azione capillare del sistema nervoso centrale che agisce su molti organi-bersaglio. Il sistema nervoso autonomo si suddivide in sistema simpatico e sistema parasimpatico.Il sistema nervoso simpatico regola le attività eccitatorie che richiedono un dispendio di energie, il sistema nervoso parasimpatico esercita funzioni preposte al recupero di tali energie, paragonabili all'acceleratore e al freno di una macchina. Il sistema nervoso autonomo, tramite le funzioni delle branche simpatica e parasimpatica, esercita questo controllo attivatorio/inibitorio.

Tesina a cura di Bonizzoli Maria, Debora pag. 3

(Ricerca da Google. Schema: Paura, Attivazione Psicologica e Performance: il codice dei colori)

Mentre uno stress lieve o moderato migliora le prestazioni individuali, stress di intensità eccessiva o prolungato ha effetti opposti; infatti l'amigdala risente in funzionalità degli stress esterni e lo stress ha la modalità di attenuare la percezione del dolore. Ha connotazione positiva lo stress quando permette una reazione rapida ad uno stimolo potenzialmente pericoloso, invece il termine stress è associato ad una valenza negativa per le conseguenze che comporta, quali: disturbi dell'umore, depressioni immunitarie, herpes, perdita di memoria, caduta dei capelli... .E' anche lecito pensare che la risposta prolungata ed eccessiva ad uno o più eventi stressanti comporti conseguenze a carico di uno o più organi e/o degli interi sistemi funzionali della persona.Questa è un'apparente contraddizione del sistema biologico che se da una parte favorisce la sopravvivenza dell'individuo, dall'altra contribuisce all'insorgenza di patologie spesso debilitanti. E' legittimo pensare che ci sia un giusto livello di stress in grado di favorire l'adattamento all'ambiente esterno e quindi di renderci resilienti alle conseguenze di eventi stressanti. La resilienza è la capacità di far fronte in maniera positiva agli eventi traumatici, riorganizzare positivamente la propria vita dinnanzi alle difficoltà. La filosofia del Krav Maga è protesa a formare persone assertive ed equilibrate.

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CAPITOLO 2

COMBATTI O FUGGI

Definire cosa sia lo stress è impresa assai ardua. Sia nel linguaggio comune che nelle scienze biomediche il termine viene associato tanto all'evento che produce la risposta quanto alla risposta stessa. Il GAD (sindrome generale di adattamento) è l'insieme dei sintomi presentati da chi è stato sottoposto a stress intenso e di lunga durata. Questo indebolisce il sistema immunitario, altera l'umore, la capacità cognitiva, e le attività neurologiche (sonno, perdita di peso...). La risposta allo stress è “COMBATTI o FUGGI” “FIGHT or FLIGHT”.In presenza di uno stimolo potenzialmente pericoloso il corpo ha una reazione immediata: aumento del battito cardiaco, dilatazione delle pupille, aumento della sudorazione e respirazione. Le possibilità sono duplici: individuare la miglior via di fuga o preparare l'organismo al combattimento “combatti o fuggi”. Per entrambe le possibilità l'individuo necessita di una risorsa di energia che non è illimitata. Un evento stressante turba lo stato di equilibrio e la risposta è tesa a ristabilirlo.Il termine equilibrio nel tempo è stato sostituto dal termine “omeostasi”, questo termine definisce l'equilibrio a vari livelli: fisiologico, psicologico e comportamentale. Quando si ristabilisce l'equilibrio non sarà come il precedente, ma sarà un equilibrio ritrovato e costruito sulla base dei nuovi elementi e della nuova realtà creatasi. Questa risposta si definisce “allostatica”.Ritroviamo questo processo in uno dei principi fondamentali del Krav Maga: data un'azione aggressiva la risposta è rompere l'equilibrio per crearne un altro a mio beneficio per un'efficace risposta di combattimento o di fuga. La pratica del Krav Maga mira a preservare la propria incolumità e dei propri cari, difesa di terzi, valutando ed analizzando le possibili opzioni: individuare la miglior via di fuga ove possibile, o guadagnare una posizione di vantaggio rispetto all'aggressore, identificare e scegliere i metodi atti a limitare al minimo le conseguenze fisiche, ferite, in caso di combattimento. Allenare le risposte istintive e sviluppare i riflessi, permettono uno straordinario sviluppo di concentrazione, autocontrollo, di immediatezza delle reazioni, di risolutezza e di combattività in caso di emergenza, da qualunque sia la posizione di partenza e prendendo in considerazione lo stato di sicurezza; in questo lo stress ha una funzione estremamente utile: ci permette di combattere un pericolo immediato e potenzia le nostre capacità emotive.Ciò costituisce il fondamento dell'addestramento ossia l'avanzamento delle capacità limitate a capacità più ampie includendo l'allenamento mentale: da una singola tecnica specifica ad un'azione improvvisata, secondo le dinamiche della situazione. Una maggiore consapevolezza , oltre all'aumento delle proprie capacità e dei propri mezzi, produce una chiara visione dei reali limiti, insegnando a sopravvivere, salvandosi ancor prima di combattere reagendo correttamente agli stimoli esterni stressogeni.La maggior sicurezza in noi stessi che ne deriva si riflette positivamente nelle attività di vita quotidiana: il lavoro, la famiglia, la scuola, la frequentazione di luoghi pubblici.L'asse neurologico e biologico che permette la risposta allo stress, eccitato intensamente e/o troppo a lungo, ha tre funzioni fondamentali:

1. Codifica e filtra le informazioni ambientali: si analizza il contesto ambientale in cui si svolge l'evento stressante. Per il Krav Maga si valuta se l'aggressione avviene: all'aperto, al chiuso, in ambiente affollato, al buio, con ostacoli fisici e strutturali, al freddo..., e si analizza il contesto sociale, ossia ciò che sta attorno a noi e non è statico: folla, isolamento, aggressione da singolo o di gruppo, presenza di terzi da tutelare... ; tenendo presente la propria posizione: seduta, sdraiata, in ginocchio, spalle al muro,...

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2. Permette la risposta allostatica. Nel Krav Maga, come già precedentemente spiegato, la risposta allo stimolo di pericolo deve essere rapida, immediata, efficace e risolutiva, in alcune situazioni aggressive non si presenta una seconda possibilità, o si combatte o si creano le condizioni per la fuga o, nella peggiore delle ipotesi, ci si sottomette all'aggressore.

3. Regola lo sviluppo di un individuo in modo che si possa adattare alle condizioni ambientali esterne. Si intende che l'individuo immagazzina le informazioni esterne, le codifica e confronta con quelle presenti all'interno. Quest' ultime sono sia presenti in memoria attraverso i ricordi, che informazioni riguardanti le condizioni dell'individuo stesso (vigile, sazio, digiuno...).

Lo stress è in grado di modificare sia le capacità fisiologiche quanto le interazioni e relazioni nel rapporto con gli altri.

CAPITOLO 3

VACCINO: ALLENARSI ALLO STRESS

Un individuo allenato a confrontarsi con eventi stressanti sarà maggiormente resistente alla perturbazione dell'equilibrio omeostatico rispetto a chi raramente è sottoposto a vigorosi sussulti. Le tecniche di Krav Maga sono state concepite come evoluzione dei riflessi naturali del corpo, con assidua pratica vengono perfezionate, affinate e assimilate per poter incontrare le esigenze di chi deve difendersi da un pericolo. La finalità è acquisire conoscenza di tecniche specifiche correlate da una buona padronanza dei processi mentali e psicologici chiamati in causa durante una situazione di forte stress; la violenza non deve essere utilizzata per sopraffare o punire l'aggressore, ma il suo utilizzo è indispensabile se non vi è altra scelta e per finalità difensiva. In un ambiente protetto quale la palestra si creano situazioni di stress al quale si è chiamati a dare una risposta efficace, rapida ed immediata. Il combattimento in palestra è controllato, mentre una reale aggressione è senza controllo, ma l'elemento comune è: l'ansia. La differenza consiste in ansia funzionale, ossia si trasforma in coraggio, e ansia disfunzionale che sfocia in panico. Provando, riprovando varie tecniche, e diverse risposte ad una stessa aggressione si esercita il corpo all'applicazione della tecnica stessa, tesa alla conoscenza ed all'utilizzo del proprio corpo sia fisico (es. leve, prese...) che nello spazio (es. spostamenti, schivate, distanza...). Nel percorso di formazione è quindi importante avere la possibilità di cambiare partner per avere stimoli diversi: pressione e presa, prestanza fisica, tempi di attacco, ricerca della distanza... .Talvolta l'essere donna, ancora in numero esiguo rispetto alla presenza maschile, ha evidenziato un disagio dovuto fondamentalmente alla fisicità, inevitabilmente diversa, ritenuta poco allenante, non cogliendo nella diversità un'opportunità di confronto e crescita. Preparando gli allievi alla durezza di un vero scontro, simulando il più possibile lo stress dell'aggressione reale, in cui “potrebbe” essere in gioco la stessa vita, scambiando il ruolo di aggressore o vittima, con tenacia, curiosità, a volte titubanza, implica un cambiamento mentale che è preludio di salvezza.E' interessante anche la possibilità di cambiare ambiente, palestre diverse comportano spazi, strutture, riscaldamento, illuminazione e vie di fuga diverse... nuovi dati da analizzare, elaborare ed immagazzinare; per non parlare degli stimoli da cogliere in un allenamento all'esterno, il tutto allena la capacità di resilienza.

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La resilienza è la capacità di una persona di adattarsi efficacemente all'esposizione ripetuta a eventi stressanti. A tale proposito è interessante la “teoria dell'inoculazione dello stress” di Lyons e Parker (2007) che prende in considerazione l'esposizione precoce a eventi stressanti considerando come un vero e proprio “vaccino” contro lo stress. Tale “vaccino” sarebbe in grado di proteggere l'individuo dalle conseguenze negative di ulteriori eventi stressanti e di favorire risposte efficaci. Lo stress percepito durante lo sviluppo può influenzare il nostro stato emotivo e la capacità di risposta ai successivi eventi stressanti. In Israele, paese ove Imre Emerich Lichtenfeld, semplicemente IMI, nel 1948 iniziò ad addestrare militari e civili con il Sistema di Difesa Krav Maga, negli istituti scolastici a vari livelli, il Krav Maga è materia di studio per gli indiscutibili effetti positivi per lo sviluppo psico-fisico di bambini ed adolescenti.Tronick (università di Harvard) propone di considerare l'intero sviluppo di un individuo come un susseguirsi di eventi stressanti. Le tappe della crescita infatti comportano la perturbazione di un equilibrio preesistente (omeostatico) ed il passaggio ad un nuovo stato di equilibrio (allostatico). La capacità di rispondere efficacemente agli eventi stressanti dipende fortemente dalla qualità delle relazioni stabilite durante l'infanzia. Eventi particolarmente fatali portano ad un cambiamento nell'esistenza della persona, comportando il cambiamento d'umore con le conseguenze biologiche: scarso riposo, rallentamento delle capacità motorie, perdita di appetito, aumento del pessimismo e diminuzione dell'interesse. La serotonina è il regolatore neuro-chimico direttamente coinvolto nella regolazione dell'umore, nell'insorgenza della depressione lo stress ha un ruolo fondamentale. Lo stress agisce sia durante la fase di apprendimento che durante la fase di recupero di un ricordo immagazzinato infatti una risposta troppo bassa o troppo alta allo stimolo stressante compromette la prestazione cognitiva. Le reazioni di rossore, sudorazione, respirazione affannosa si riassumono nel termine “arousal”, infatti livelli troppo bassi di arousal (es. sonnolenza, noia...) o troppo alti (ansia, panico...) corrispondono scarse prestazioni, mentre prestazioni ottimali si ottengono in situazioni di arousal moderate.Alla comparsa di un evento stressante vengono attivate le difese immunitarie in base ai meccanismi di feedback attivati, passato lo stress passano anche i disturbi connessi al momentaneo abbassamento delle difese immunitarie (febbriciattole, dimagrimento, dermatite, caduta capelli...). La possibilità di controllare la fonte di stress è fondamentale nel determinare gli esiti normali o patologici di un determinato evento stressante.

CAPITOLO 4

STRESS POST-TRAUMATICO

Lo stress, ossia la non capacità di adattamento alle varie imposizioni, aggressioni, violenze fisiche e psicologiche, a cui malgrado l'individuo viene sottoposto, si rivela la prima fondamentale causa di malattie e squilibri sia emotivi, mentali e fisici (cit. Libro sullo Yoga Maestro Furlan 1999).Ogni passatempo, sport, attività ludica costituisce una buona valvola di sfogo. La consapevolezza di sé ha una profonda influenza sul sistema di reazione allo stress. Significa essere consapevoli del proprio stato emotivo: intelligenza emotiva.L'intelligenza emotiva comprende la capacità di tenere a freno un impulso, di riconoscere e leggere i sentimenti altrui e gestire le reazioni con gli altri: Aristotele nell'Etica Nicomachea descrisse “la rara capacità di colui che si adira per ciò che deve e con chi deve, come, quando e per quanto tempo si deve”.

Tesina a cura di Bonizzoli Maria, Debora pag. 7

E' necessario imparare ad identificare, esprimere, controllare i sentimenti, frenare gli impulsi, rimandare la gratificazione, controllare la tensione e l'ansia, mettersi dal punto di vista dell'altro e capire quale comportamento sia accettabile in una data situazione.In situazioni di oggettiva drammaticità, si manifesta lo stress postraumatico. L'evento traumatizzante può essere: un incidente automobilistico, un incendio, catastrofi naturali, aggressioni....Il Krav Maga, per l'evento stressante aggressivo, può costituire uno strumento di prevenzione, in quanto già nello studio della distanza e lo spazio vitale è possibile intervenire per cercare la via di fuga. Non si tratta di attaccare e colpire, ma di parare e contrattaccare, lo spazio minimo per cui una persona ha bisogno per sentirsi al sicuro è denominato spazio vitale: comprende l'intera superficie corporea e si estende a circa 40/50cm da essa. Questa sfera relazionale è quella che più si carica di valenze affettive e psicologiche, solo le persone di cui ci fidiamo possono invadere questo spazio, oltre questa soglia sorge la zona intima, mentre lo spazio personale corrisponde all'estensione e all'apertura delle nostre braccia.Generano stress post-traumatico anche situazioni che si protraggono negli anni quali: guerre, carestie, crudeltà inflitte nell'arco di lunghi periodi come bambini maltrattati o abusati. Tutti gli stress incontrollabili hanno lo stesso impatto biologico. Proprio nell'incontrollabilità, nell'impotenza sperimentata dalla vittima è da individuare il fulcro del problema.Imi, in un periodo di conflitto, elaborò e fondò la risposta efficace del Sistema di Difesa Krav Maga. Nel periodo degli anni '30: le persecuzioni naziste contro la popolazione ebraica imperversavano ed egli cercò di affrontare gli aggressori opponendo resistenza. Fu proprio questa esperienza a far capire ad Imi che la lotta di strada è una situazione ben diversa dal confronto sportivo agonistico: senza regole, rituali, competizioni. Iniziò a sviluppare un sistema pratico atto ad affrontare velocemente ed in modo efficace i pericoli della vita quotidiana ed aggressioni imprevedibili, ma reali, con il corpo e con la mente. Il ricordo di queste situazioni così dolorose si radica nei circuiti del cervello emozionale. L'amigdala diventa iperattiva e secerne dosi altissime di adrenalina. Quest'ultima mobilita l'organismo, preparandolo all'emergenza, e imprimendo ricordi nella memoria con eccessiva intensità, essi divengono così indelebili e continuamente spinti a varcare la soglia della consapevolezza. L'ipersecrezione ormonale mette l'organismo in costante stato di allerta. Il superamento di queste reazione è possibile, seppur difficile, infatti studi sui sopravvissuti all'Olocausto indicano che queste alterazioni celebrali non sono irreversibili. Esiste la possibilità di rieducare i circuiti neurali che elaborano le emozioni. Il percorso non è né semplice né immediato: l'individuo deve diventare consapevole del disturbo di cui soffre, deve riacquistare un certo controllo sugli eventi, dimenticando così il senso di impotenza generato dall'episodio scatenante. I farmaci e tecniche di rilassamento possono, con efficacia, contrastare alcune reazioni alterate dell'organismo.

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CAPITOLO 5

STRESS: GRUPPI E BRANCHI

Siamo animali sociali, nel bene e nel male la qualità della nostra vita dipende in gran parte dalle relazioni che instauriamo con le altre persone. Esploriamo quindi le dinamiche che si instaurano tra gli individui, con il mondo esterno ed in che modo possono influenzare la nostra condizione.Lo stress non è né un effetto collaterale della modernità né ha origine con la nostra specie.Si tratta di un adattamento complesso sviluppatosi nel corso dell'evoluzione, che condividiamo con i parenti più o meno lontani nel nostro albero filogenetico.E' importante rilevare che l'aumento dell'aggressività è legato alla reazione di uno stimolo violento, facendo leva su preesistenti elementi primordiali di istinto alla sopravvivenza.Nelle specie che formano associazioni individualizzate nelle quali ciascun individuo riconosce singolarmente tutti gli altri, sono comuni le gerarchie di dominanza, un ordine dato all'accesso a determinate risorse all'interno di un gruppo. Vi è un individuo che prevale sugli altri, denominato alfa, cui seguono un beta e così via fino ad occupare le posizioni inferiori nella scala sociale, l'ultimo soggetto è detto omega.Le dinamiche possono essere svariate con ranghi che cambiano continuamente o che viceversa si ereditano per la vita. Un individuo di basso rango non ha di certo vita facile, può essere vittima di individui di rango superiore che si comportano come farebbe un bullo a scuola.Meglio essere dominanti e godersi la vita che rimanere subordinati ed infelici perché sono i ranghi a determinare il profilo di stress e non viceversa. Esistono specie dove essere subordinati non è la peggiore delle situazioni, cioè non significa subire stressor fisiologici o psicologici.Gli indicatori dello stress sono elevati se la subordinazione implica frequenti molestie da parte di individui dominanti e non riceve sostegno sociale.Nell'uomo le cose sono più complesse infatti non si può parlare di una gerarchia lineare, unidimensionale. Nella nostra specie esistono tante gerarchie quanti sono i contesti, infatti le fonti di stress possono essere molteplici e integrarsi in modi diversi.Non esiste un'unica gerarchia in cui incasellare una persona ed ogni individuo da un significato diverso alle proprie esperienze ed ai diversi risultati nei diversi ambiti di vita. Esiste però un divaricatore sociale che fa emergere differenze importanti nella risposta di stress: lo stato socio economico.Essere poveri comporta una quantità di stressor fisici e psicologici: lavoro, disagi, mancanza di controllo e prevedibilità degli eventi. Chi è povero ha meno possibilità di trovare sfoghi, e i più disagiati hanno anche meno sostegno sociale. Si può parlare di disuguaglianza economica.La questione non è solo essere poveri, ma sentirsi poveri. Il capitale sociale rappresenta in pratica le energie che la comunità investe su sé stessa. Maggiori sono le diseguaglianze in una società, minore è il capitale sociale, peggiore è la salute ed elevati indici di mortalità. Le reti di sostegno sociale sono un elemento fondamentale per contrastare lo stress, l'amicizia ha un ruolo importante. Le persone socialmente isolate hanno un sistema simpatico troppo attivo e di conseguenza a maggior rischio di cardiopatie. La compassione ed il sostegno non fanno bene solo a chi li riceve: è fondamentale sentirsi necessari, far parte di una rete che permetta un continuo scambio materiale ed emozionale tra individui.Nell'ambiente della palestra l'insegnante di Krav Maga, opportunamente formato, deve conoscere gli elementi fondamentali di un gruppo quali: obiettivi, accettazione delle differenze, ruoli, comunicazione e clima. Il gruppo di lavoro è caratterizzato dalla presenza di obiettivi che devono essere espliciti, perseguibili, articolati in compiti e valutabili per ottemperare ad un risultato.

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I gruppi di persone che frequentano un corso sono eterogenei per quanto riguarda l'età, la cultura, lo stato economico e sociale e il genere. É necessario accettare le diversità tra gli allievi ed anche rispetto all'insegnante stesso. L'insegnante deve avere la capacità di riconoscere quali sono i ruoli presenti nel gruppo e da chi vengono ricoperti in modo da poter valorizzare al meglio il potenziale di ognuno. Lo stile comunicativo di un insegnante non deve essere né aggressivo né passivo, ma assertivo: capace di farsi ascoltare e rispettare rispettando il diritto altrui. Il clima è ottimale quando c'è il riconoscimento dei ruoli, una comunicazione aperta e trasparente, sostegno tra i componenti del gruppo, l'insegnante fornisce feedback sui comportamenti degli allievi e i loro risultati più o meno raggiunti.La Psicologia, come scienza dell'anima, ma soprattutto come scienza del comportamento, risulta essere una chiave risolutiva per alcune problematiche e situazioni che si possono verificare durante il “peculiare” insegnamento della pratica del Krav Maga. E' necessario per un istruttore avere conoscenze in diversi ambiti della psicologia e comunicazione:

1. Psicofisiologia: come funziona il corpo sotto stress, come il corpo e la mente reagiscono agli stimoli.

2. Psicologia generale: cosa succede nell'aggressore e nell'aggredito, come reagisce il nostro cervello rispetto al corpo.

3. Psicologia sociale: dinamiche dei gruppi.4. Psicopatologia: quali disturbi aumentano l'aggressività, come capire chi si ha davanti, i

segnali premonitori di un'aggressione.5. Comunicazione: efficacia nella comunicazione: persuasione, trattativa, comunicazione

verbale e comunicazione non verbale. La comunicazione è uno strumento indispensabile a disposizione degli operatori per la prevenzione delle aggressioni.

6. Le emozioni: come reagire ad un evento stressante e come controllare le emozioni.7. Stress e panico: prevenzione e gestione dello stress da combattimento.

L'aspetto psicologico entra in gioco per arricchire il bagaglio personale e professionale di chi intende esercitare l'arte dell'insegnamento.

CAPITOLO 6

RIGIDE RELAZIONI

Le differenze di risposta tra gli uomini e le donne sono relativamente piccole in situazioni caratterizzate da uno stress ambientale di livello basso o moderato e aumentano in ambienti molto stressanti, infatti sul lavoro persistono ampie differenze tra uomini e donne per quanto riguarda lo stress ed è proprio uno dei primi fattori da eliminare per migliorare le prestazioni.In Italia un lavoratore su quattro soffre di stress legato alla propria attività ed è causa di oltre la metà delle giornate perse in un anno. Il lavoro è la prima fonte di stress nelle proprie vite, diverso è il discorso per quanto riguarda i giovani: il mondo del lavoro è instabile, hanno di fronte un panorama diverso da quello dei loro genitori. Tra gli impieghi più stressanti (Health Magazine 2008) al primo posto vi è quello dell'insegnante. La radice della maggior parte dello stress legato al lavoro è la differenza tra lo sforzo troppo grande e la ricompensa troppo piccola. In particolari professioni che suppongono una qualunque forma di aiuto verso il prossimo (insegnanti, medici, vigili del fuoco...) possono vivere eccessivi carichi di stress che se non affrontati in modo adeguati, portano al burnout: una vera e propria sindrome che allontana il lavoratore dal proprio impiego, demotivandolo e facendo vivere sentimenti di profonda frustrazione.

Tesina a cura di Bonizzoli Maria, Debora pag. 10

Lo stress sul lavoro non è da sottovalutare: in un ampio studio pubblicato nel 2008 dall'European Heart Journal (la più importante rivista scientifica cardiologica europea) sono stati esplorati i meccanismi cardiovascolari dello stress sul lavoro e mostrato che questo può portare a problemi cardiaci coronarici. Il rischio di danni in uomini sotto i cinquant'anni aumenterebbe del 68%. Caratteristiche individuali sono fondamentali per determinare il tipo di stress vissuti, ma le condizioni di lavoro sono altrettanto importanti.In generale lo stress emerge quando c'è un divario tra le richieste di un impiego e le capacità, le risorse, l'adattabilità e i bisogni emotivi del lavoratore. Maggiore è il GAP, più grande è lo stress.Tra le fonti di stress nell'ambiente di lavoro troviamo fattori legati alla professionalità stessa: quantità e qualità del lavoro, fattori relativi al ruolo e le relazioni sul lavoro tra i colleghi ed i superiori, i fattori organizzativi. Fondamentale è la percezione del controllo e sostegno, l'interfaccia tra casa e lavoro, la mancanza di sicurezze e garanzie. É stato riscontrato che lo stress legato al lavoro si riflette in livelli più alti di conflitti genitori-figli, anche i bambini vengono colpiti dallo stress del lavoro dei genitori con un effetto a catena difficile da spezzare.Il pendolarismo ha ripercussione sulla vita famigliare. Nei pendolari è stato rilevato un livello di stress più alto e una salute fisica e psicologica peggiore. Non è la distanza e nemmeno il mezzo usato, ma è la difficoltà del viaggio. Questa è una misura data dal rapporto tra il tempo impiegato per arrivare a destinazione e la distanza percorsa. Più stressante ancora è lo stato di disoccupato. La disoccupazione diminuisce la soddisfazione della propria vita, l'autostima, il rispetto di sé peggiorando lo stato di salute fisica e mentale ed aumenta il tasso di mortalità. Anche in questo caso gli effetti negativi si estendono sia in famiglia che in comunità.Le donne subiscono varie forme di discriminazione nell'ambito della propria professione e di conseguenza vivono situazioni di maggiore stress. Sostengono anche un maggior carico di lavoro domestico rispetto agli uomini, così come per le gravidanze. Queste sono quelle che ho definito rigide relazioni: solo per essere donna ereditare alla nascita un fardello simile, ai quali va aggiunto l'inevitabile stress dovuto alla quotidianità della vita ed all'evoluzione della stessa ai quali nessun individuo si può sottrarre. Non ci si può nascondere per evitare, ma si può e si deve affrontare con intelligenza: mettendo in essere tutte quelle strategie che in palestra, dal punto di vista fisico, permettono di restare incolumi o nella peggiore delle ipotesi limitare i danni. Mentalmente e psicologicamente, in altri ambienti, si deve ugualmente valutare quali argomenti, atteggiamenti, silenzi, linguaggi espliciti o impliciti adottare per cercare con tenacia di migliorare queste relazioni e, chissà, poterle non più definire rigide.Leymann (1990) prese in prestito il termine mobbing dall'etologo Konrad Lorenz per descrivere un particolare tipo di comportamento aggressivo negli uccelli. La strategia consiste nel reagire in maniera collettiva, assalendo in gruppo l'eventuale predatore, così da confonderlo e scoraggiare l'attacco. Anche nei bambini non è raro che un gruppo allontani ed escluda un compagno. In questo caso si preferisce parlare di bullismo, riservando il termine mobbing ad ambienti di lavoro adulti. Si definisce come un'attività persecutoria di tipo più sottile rispetto ad una aggressione fisica. Il mobbing può essere verticale: un superiore che tormenta il dipendente per portarlo alle dimissioni;ma esiste anche il mobbing orizzontale: gli stessi colleghi isolano e perseguono il malcapitato per qualche incompatibilità; in entrambi i casa la frustrazione che emerge può rivolgersi su soggetti incolpevoli producendo un pericoloso effetto a cascata. Accostato troviamo anche lo stalking: molestie assillanti portate avanti nei confronti di una persona in modo continuato con appostamenti, pedinamenti, telefonate, messaggi, intrusioni nella vita privata. Lo stalker è una persona nota alla vittima, più raramente si tratta di uno sconosciuto (diverso è se la vittima è una persona famosa). Le donne sono le più colpite e le conseguenze che ciò comporta sono la perdita del senso della propria dignità, la perdita di autostima, peggioramento della salute emotiva e possibilità di essere colpite dal disturbo di stress post traumatico. Internet è la nuova frontiera dello stalking: la rete permette un accesso rapido ed efficace alle varie informazioni e anonimato rendendo difficile l'identificazione dello stalker; i provider fanno troppo poco per difendere i loro utenti.

Tesina a cura di Bonizzoli Maria, Debora pag. 11

APPENDICE

Il non essere e diventare vittima, qualunque sia la natura della violenza, parte prima da noi stessi: dal nostro modo di muoverci, camminare, dalla nostra postura, dal nostro sguardo...Dobbiamo imparare a guardarci dentro, a coltivare ed aumentare la nostra autostima, per uscire dalla nostra “cara” zona di confort, semplicemente normali e tranquilli, sicuri di noi stessi.La violenza fisica è preceduta da quella psicologica: prima ti insultano, ti umiliano, ti minacciano... poi ti aggrediscono. Riuscire a capire ed evitare, con il linguaggio del corpo, con la voce, con un atteggiamento assertivo, che una situazione possa diventare pericolosa prima che lo diventi, effettivamente è la miglior arma di difesa.La mia esperienza della pratica del Krav Maga (Combattimento a Contatto) ed il percorso intrapreso sino ad ora, mi hanno insegnato a non camminare distratta guardando in terra, ma guardare attorno a me, osservare le persone e crearmi una sorta di zona sicura.La difesa personale non è solo calci ai testicoli e colpi alla trachea... il problema più grande in situazione di pericolo è: “Come reagirò?”. Riuscire a gestire l'immane stress generato da una situazioni di pericolo non è cosa facile. In palestra è tutto più semplice, non è una situazione reale, il lavoro più grande non riguarda le gambe o le mani, ma la testa. Si deve affrontare un lavoro psicologico non indifferente. Ci vogliono anni di pratica: bisogna conoscere il maggior numero di tipologie di aggressione, conoscere il maggior numero di tecniche di difesa, ma soprattutto conoscere bene sé stessi, anche se non vi è garanzia della nostra giusta reazione in certe situazioni di pericolo: sono pronta per difesa a ferire? Sono capace di sopportare il dolore delle ferite subite? Bisogna essere preparati ad incassare, metterlo in conto, ma non permettere all'aggressore di avere la meglio. La disperazione di molte vittime è l'impotenza: il fatto di essere rimaste congelate in preda allo shock. Occorre mentalmente prepararsi a questi attimi di black out prima che diventino fatali. Urlate! Fate sentire la vostra voce gridando anche “al fuoco”, purtroppo la parola “aiuto” sortirebbe meno interesse; non solo destabilizzerete l'aggressore, preparato ad una vittima sottomessa, ma vi caricherete di adrenalina. Il silenzio è la prima forma di violenza che fate a voi stesse.In palestra lo scopo non è quello di farsi male, ma imparare a gestire lo stress in svariate situazioni: mi hanno insegnato a cadere, a proteggere le mie parti sensibili, una mano difende e l'altra contrattacca, colpire i punti strategici ( setto nasale, carotide, occhi...), a difendermi a mani nude da una minaccia col coltello, col bastona, esercitata a controllare la paura insegnando al cervello la giusta reazione, tantissimi esercizi con la consapevolezza di poter reagire creando un automatismo (reagisco e scappo). Di solito partecipano a corsi di difesa le persone “per bene”, con figli, con famiglia, con mutuo sulla casa... sono persone che hanno qualcosa da perdere, persone che hanno “paura”; chi aggredisce non ha nulla da perdere, non si fa scrupoli, quindi è in vantaggio su di noi, se non impariamo a gestire la paura difficilmente riusciremo ad uscire da uno scontro illesi o subendo il minimo danno. E' anche vero che ci sono casi in cui la paura sfocia in rabbia e l'adrenalina diventa nitroglicerina che potrebbe salvarci anche senza conoscere le tecniche di difesa, ma è altrettanto vero che il più delle volte sfocia in violenza efferata producendo una risposta esagerata al tipo di aggressione subita. Conoscere le tecniche permette di neutralizzare l'avversario, ma per fare ciò, serve un ottimo controllo della forza e della tecnica stessa: un colpo alla carotide può stordire quanto uccidere. E' importante capire che senza un impegno costante non si arriva da nessuna parte: perché un'azione diventi automatismo va ripassata centinaia di volte in situazioni diverse con gradi diversi di stress e nemmeno allora si è sicuri che di fronte ad un vero pericolo reagirai bene, però si hanno delle buone possibilità di farlo o almeno di non finire in una situazione pericolosa. Ma questo accade piano piano e con tantissimo lavoro.Il combattimento dovrebbe essere sempre l'ultima scelta ed è realmente vincente quello che si riesce ad evitare.

Tesina a cura di Bonizzoli Maria, Debora pag. 12

RINGRAZIAMENTI

E' mia intenzione ringraziare coloro che leggendo questa Tesina riconoscono di aver contribuito in qualunque modo.Strumentalmente: fornendo indicazioni e testi dandomi la possibilità di approfondire lo studio. Materialmente: sbloccando il computer, recuperando file erroneamente salvati; leggendo le bozze ed esprimendo un sincero, anche se non da esperto, parere permettendomi di migliorare l'elaborato in forma e contenuti.Pazientemente: osservando e correggendo, lezione dopo lezione, le posizioni in allenamento e a volte dovendo incassare i mie colpi maldestri in palestra.Ascoltando: questo è uno degli aiuti più preziosi.Sostenendo: il percorso formativo non è terminato, ma lo sconforto che la quotidianità della vita pone, spesso, rallenta, se non vi è un saldo supporto affettivo, ripartire in salita da soli è, quasi, impossibile.Spero con questa Tesina di aver offerto un'opportunità di conoscere e comprendere Debora che anKe Rischiando consApevole viVo Migliorando tenAcemente riGide relAzioni.

Praticante livello “Esperto” di Krav Maga

Bonizzoli Maria, Debora

Tesina a cura di Bonizzoli Maria, Debora pag. 13

BIBLIOGRAFIA

1. SIMONE MACRI', SARA CAPOGROSSI COLOGNESI (2011)CHE COS'E' LO STRESSCarrocci editore S.p.a., Roma

2. DOC. PDF Seminario “PSICOLOGIA, SICUREZZA E DIFESA PERSONALE”Psicologo e Trainer UISP Lecce Dott. MIRCO TURCO

3. DOC. PDF Convegno “PSICOLOGIA DEL COMBATTIMENTO”in data 27/05/2017 a Lecce e pubblicato in data 05/06/2017Psicologo Dott. GIORGIO SPENNATO

4. Dispensa Corso di Antiaggressione FemminilePRODETTO: “SICURAMENTE DONNA”metodo Krav Maga

5. Ricerca da Google schema: PAURA, ATTIVAZIONE PSICOLOGICA E PERFORMANCE: IL CODICE DEI COLORI.

Tesina a cura di Bonizzoli Maria, Debora pag. 14