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Indice 9 Introduzione 11 CAP. 1 Dislessia: qualche definizione 21 CAP. 2 Eziologia, diagnosi e alcune osservazioni 39 CAP. 3 Il trattamento della dislessia 119 CAP. 4 Suggerimenti per lavorare con i dislessici 147 Conclusioni 149 Bibliografia, normativa e documenti scolastici

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I n d i c e

9 Introduzione

11 CAP. 1 Dislessia: qualche definizione

21 CAP. 2 Eziologia, diagnosi e alcune osservazioni

39 CAP. 3 Il trattamento della dislessia

119 CAP. 4 Suggerimenti per lavorare con i dislessici

147 Conclusioni

149 Bibliografia, normativa e documenti scolastici

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INTRODUZIONE 9

Introduzione

Questo lavoro intende prendere in esame una delle problematiche che possono insorgere durante il processo evolutivo dello sviluppo del linguaggio, la dislessia evolutiva, e fornire a genitori e insegnanti indicazioni pratiche e stru-menti per intervenire nel suo trattamento. La dislessia è dovuta essenzialmente al mancato sviluppo della dominanza emisferica o ai conflitti di dominanza tra i due emisferi.

Le funzioni linguistiche si articolano su due versanti: il versante gnosico, della comprensione e del riconoscimento del simbolo verbale, e quello prassico, o di realizzazione del linguaggio, funzione strettamente connessa allo schema corporeo, alle strutture temporali e spaziali.

Vedremo quanto la dislessia sia frequente nei bambini (e nei futuri adulti) e come una mancata o tardiva diagnosi porti fatalmente alla disortografia. Capita, comunque, che anche un dislessico rieducato abbia difficoltà in ortografia e ne-cessiti pertanto di un aiuto specialistico. Il dislessico è, infatti, un disortografico in potenza, in quanto le difficoltà risolte sul piano orale si ritrovano al livello del linguaggio scritto. Il bambino che legge male tra l’altro sarà impacciato nel-l’apprendere le lezioni e nel leggere l’enunciato delle consegne: la sua riuscita scolastica sarà inevitabilmente compromessa e ciò potrà far nascere in lui un rifiuto della scuola con conseguenti disinteresse, instabilità, passività, problemi comportamentali.

Il testo si articola in quattro capitoli: il primo definisce il disturbo nella sua complessità; il secondo si sofferma sulle cause eziologiche e sull’importanza di una diagnosi precoce; il terzo affronta il trattamento didattico della dislessia e

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10 LA DISLESSIA

della disortografia e il quarto, e ultimo, propone suggerimenti rivolti ai genitori e agli insegnanti che giornalmente si relazionano con figli o alunni affetti da tale disturbo specifico di apprendimento per un loro training proficuo.

I più vivi ringraziamenti vanno per la loro disponibilità e preziosa collabo-razione alla professoressa Geneviève de Weck, direttrice dell’Istituto di Ortofo-nia dell’Università di Neuchâtel, facoltà di Lettere e Scienze Umane (Svizzera), formatrice dei logopedisti, al Dott. F. Benso, al Prof. C. Cornoldi, alla Dott. A. Alcetti (psicologa dell’A.I.D.), alle Dott. L. Ferlino e M. Ott del CNR di Genova, al Dott. Elia Pesenti, direttrice Consultorio Genova, a Cerruti Elettra, logopedista e delegato AID di Savona, a Lorenzo Caligaris, pedagogista e insegnante, a Riccarda Dell’Oro, docente di scuola superiore, alla Dott. S. Frasconi (neurop-sichiatra infantile del Centro Motorio di Imperia), alla logopedista L. Conio, al Prof. G. Allegro, alle carissime colleghe di sostegno L. Formichi e P. Rossi, a una coppia di genitori affiatata e consapevole Sigg. Bassi M. e A., a N. Frumento, C. Lavorel, R. Mazzola, M. Pesce, i miei alunni L. Marenco e S. Ramoino, nonché al personale della Biblioteca Civica di Imperia.

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IL TRATTAMENTO DELLA DISLESSIA 73

SCHEDA 4 Alcuni esercizi di ortografia

Proponiamo di seguito un elenco di esercizi che può essere utile sia come lavoro domestico che scolastico:

– Assegnare un colore specifico a una determinata lettera (ad esempio, scrivere la A in giallo, la B in rosso, la C in verde e così via)

– Associare a ogni parte del discorso logico una figura geometrica, nonché spaziare le parole tra di loro:

= consonante

= vocale

= verbo

= nome

= spazio

Es.:

– Trovare delle parole di 6 lettere contenenti vocali– Trovare delle parole di 8 lettere di cui 2 sono doppie– Dire il nome di un frutto che inizia con la «P»: es. PERA– Trovare un verbo di 4 lettere di cui 3 sono uguali alla parola «PERA»: PELA– Giocare a scrivere delle non-parole, ad es.:

PATO Ñ PITO Ñ POTO Ñ PUTOCAI Ñ TAI Ñ CHIATRI Ñ TRUS Ñ TROI Ñ TRU

– Cercare di anticipare le seguenti parole finendo di scriverle o verbalizzarle:

ZAI_ _(ni) PAU_ _(ra) BU_ _(oi) MIE_ _(le) PAU_ _(sa) BU_ _(io)

FINI_ _(ti) NO_ _(ia) LAT_ _ (te)

– Scrivere come dettato o autodettato parole e frasi su schede già predisposte dall’in-segnante, in cui ci sia una lineetta per ogni lettera dettata: questo tipo di esercizio favorisce il controllo ortografico anche per quanto riguarda errori di doppie e di pun-teggiatura:

L A SCUOLA È U T I L E

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74 LA DISLESSIA

Es.: _ _ _ _ _ _ _, _ _ _ _ _ _ _ È ESTATE, FA CALDO

_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ E I RAGAZZI VANNO

_ _ _ _ _ _. _ _ _ _ _ _ _ _ AL MARE. LA SCUOLA

_ _ _ _ _ _ _! È FINITA!

– Cercare in un testo una lettera nelle sue due versioni: minuscolo e Maiuscolo– In una tabella impostata con i nomi principali scritti in STAMPATELLO MAIUSCOLO,

cerchiare nella riga a fianco la stessa parola scritta in minuscolo:

ROSA resa rasa rose rosa

VEDO veto vedo dove devo

CASE cose casi case sera

NOTO nota tono voto noto

MESI semi mesi mise mese

TANA tata tana tane tema

LOTO tela lite loto lato

FICO fico feci baco tace

NOCE voce pace cena noce

L’obiettivo di questo esercizio è il riconoscimento visivo-lessicale con ricerca visiva.

– Dividere le parole in sillabe usando la sbarra /: es.: SA/PO/NE

PATATA BEFANA MATITA SEDILE PARETE MELONE

PECORA MULINO LIMONE FARINA NUVOLA BUDINO

SIRENA RUMORE SALUME MOTORE CABINA PAROLA

– Modificare una sola lettera per ottenere un’altra parola:

VALORE Ñ VALERE SOLARE Ñ POLARE

MATITA Ñ PATITA TAVOLA Ñ FAVOLA

RAPACE Ñ CAPACE PODERE Ñ POTERE

MALATO Ñ SALATO FORATO Ñ DORATO

– Completare le seguenti frasi:

1. Il cane ..................................................................................................................................................................

2. Laura è ................................................................................................................................................................

3. Luca deve ..........................................................................................................................................................

4. Questa penna è proprio ............................................................................................................................

5. .............................................................................................................................................................. al mare.

6. ......................................................................................................................................................... un panino.

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IL TRATTAMENTO DELLA DISLESSIA 75

– Collocare le parole al posto giusto: CASA, MATTONI, LA, È, FATTA, COI

– Fare parole crociate con disegni

1 2 3 4 5

1 R A G N O

2 E N C

3 C C

4 O H

5 R I

6 A O

– Formare delle parole con le lettere messe a disposizione: es.: LGLAO Ñ GALLO– Fare una sintesi fonetica attraverso il «blending», ossia la mescolanza dei suoni: Es.: «Che parola ottieni se metti insieme questi suoni: /L/ /U/ /N/ /A/?».

VERTICALI

1.

2.

5.

ORIZZONTALI

1.

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76 LA DISLESSIA

– Per imparare a differenziare F/V: prova a fare questo percorso:

a) pensa a parole con la F es., FARFALLAb) pensa a parole con la V es., VINOc) costruisci 2 cartellini, uno con scritto F e uno con scritto Vd) ascolta le parole e alza il cartellino corrispondente alla lettera che sentie) colora con colori diversi le figure che contengono la F e la Vf) scrivi alcune parole con FA FE FI FO FUg) scrivi alcune parole con VA VE VI VO VUh) cerca le F in questa tabella:

F Z X B Q P

P V Z F K O

K G F Z Q P

V Z G P F K

P F Z K O F

i) cerca le V in questa tabella:

F Z X V Q P

P V Z F K O

V G F Z Q P

O Z G V F K

P F V K O F

j) impara a memoria queste parole:

FOGLIA-VOGLIA FANGO-VANGO INFERNO-INVERNO

FESTE-VESTE FINO-VINO FOCE-VOCE

FANNO-VANNO FITTO-VITTO FIALE-VIALE

k) completa le seguenti frasi:

• IO SCRI__O UN AV__ISO

• MI PASSI IL SALE PER FA__ORE?

• LA __OCE DEL PRO__ESSORE ERA ALTA

• IN AUTUNNO LE __OGLIE SI __ANNO GIALLE

• HAI __OGLIA DI __ARE UNA __ESTA?

– Per differenziare D/T e P/B, fai un lavoro simile a quello che hai fatto con la F e con la V, usando queste parole:

SCHEDA 5 Esempio di scheda operativa di discriminazione

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IL TRATTAMENTO DELLA DISLESSIA 77

D T P B

DOPO TOPO POLLO BOLLO

SEDE SETE PELLE BELLE

CORDA CORTA PANCA BANCA

FRONDE FRONTE PELARE BELARE

DUE TUE PALESTRA BALESTRA

DETTO TETTO CAMPI CAMBI

DESTA TESTA

RADE RATE

FONDE FONTE

ATTENDO ATTENTO

– Per riconoscere il nesso GN, gioca con la figura del ragno: RA O

a) disegna un ragnetto sopra ogni GN che incontri;b) impara queste parole che non presentano la GN, bensì la NI:

CERNIERA PANIERE GERANIO NIENTE GENIO MINIERACRINIERA ARNIA TIMONIERE STEFANIA ANTONIO

c) cerca in un brano i trigrammi GNA/GNE/GNI/GNO/GNU

– Per lavorare con le doppie, allenati con le coppie di parole che si differenziano proprio di una lettera e la lista di parole con le doppie delle figure 3.8 e 3.9.

– Per individuare le consonanti «sorelle gemelle», scopri la consonante ripetuta e conta quante volte la incontri nella parola (adattato da Ragnoli, 2000, p. 95). Segui questo esempio: COCCIO Ñ C 3 (ossia la «c» è presente 3 volte).

ParolaConsonante

+ numero di volteParola

Consonante + numero di volte

FIFA F 2 UFFA F 2

MIMO M 2 MAMMA M 3

PAPÀ P 2 PAPPA P 3

TETTO T 3 TORTA T 2

ZIA Z 1 TOZZA Z 2

PIPA P 2 POPPA P 3

LILLI L 3 LOLA L 2

CICCIA C 3 COCCO C 3

ULULO L 2 ALA L 1

BABBO B 3 BÉBÉ B 2

CACCIA C 3 CACAO C 2

VIVO V 2 EVVIVA V 3

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78 LA DISLESSIA

Coppie di parole

Quando sei sicuro del significato, disegna l’oggetto a fianco della parola.

CASA Ñ CASSA

PANI Ñ PANNI

NOTE Ñ NOTTE

TORI Ñ TORRI

CANE Ñ CANNE

CASETTA Ñ CASSETTA

Fig. 3.8 Esercitarsi con le doppie.

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IL TRATTAMENTO DELLA DISLESSIA 79

– Per riconoscere e discriminare le consonanti in stampato minuscolo, lavorando contemporaneamente sulla lateralizzazione, usa tabelle come questa, in cui sono riportate tutte le consonanti dell’alfabeto:

b d f n l b pc f c m s t cd b q t h l df d h f g l fg d n g c g nh m r s p z hl p s l m z sm n z r t m mn r t l n m pp c p c z l pq r q s f q gr z r c r b rs z d s r p st d q t z t mv d v h z p lz r z v b q z

Fig. 3.9 Esercizio di scrittura con le doppie.

Lista di parole

Esercitati a scriverle e ricorda che hanno la doppia TT.

GATTA GATTO MOTTO TATTO BETTINA SOTTILE

MATTA LATTE PATTO TETTO BATTERE SOTTANA

BOTTE LETTO PETTO TUTTO DOTTORE MATTINA

COTTO LOTTO RATTO VITTO DETTATO INTATTO

DOTTO LUTTO RITTO ZITTO DITTATORE CARLETTO

DETTO MATTO ROTTO ZITTA FATTORE BLATTA

FATTO ATTO RUTTO SAETTA LOTTERIA ATTENTO

FETTA ETTO SETTO FITTO MATTONE SOFFITTA

FITTA METTO SOTTO FITTA ROTTURA ZATTERA

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SUGGERIMENTI PER LAVORARE CON I DISLESSICI 119

4 Suggerimenti per lavorare

con i dislessici

Ai bambini serve anche poter spaziarefuori dalla pista tracciata, per scoprire e sviluppare capacità non strettamente

scolastiche che potrebbero diventare, un giorno, le basi della loro carriera. Così concluderebbero

l’esperienza scolastica senza ferite, ma in possessodi quelle capacità che definiscono positivamente

la loro differenza e unicità.

I. Stubbs, genitore di un bambino dislessico, (in «La Repubblica delle donne», 12.11.2005)

Cosa devono fare i genitori

Elisa era una bambina docile, riflessiva, di poche parole. Affrontava, anzi subiva, la sua vita scolastica senza ribellione, senza capricci, senza mostrare in-sofferenza. Così piccola, sembrava un soldatino rassegnato al suo dovere.

A chi le chiedeva della scuola, rispondeva sincera: «Come sono le tue maestre?», «Brave». «E i tuoi compagni?», «Simpatici». «E ti piace andare a scuola?», «No».

Da parte mia, vivevo malissimo gli insuccessi di Elisa. Perdendo il senso della realtà, nutrivo risentimento verso tutto l’universo scolastico: le maestre mi parevano ostili, abilissime a rovinarci il week-end con carichi esagerati di compiti. Per non parlare dei testi scolastici: sospettavo fossero scritti da gente che odiava i bambini, tanto erano contorti nel linguaggio e difficili per mia figlia.

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120 LA DISLESSIA

Per quanto mi riguarda, ancora oggi mi chiedo com’è stato possibile che io non sapessi nulla della dislessia. A cosa serviva la TV, se mai avevo incrociato un programma, un documentario, l’annuncio di un convegno su questo disturbo? Perché leggevo il giornale tutti i giorni se poi mi mancava l’informazione su ciò che è necessario conoscere?

E infine, tutte le guide mediche sui bambini di cui circondavamo la casa: perché tra un capitolo sull’otite e quello sulla sesta malattia nessuno aveva mai aggiunto una riga di avvertimento del tipo: «Genitori, attenti. Esistono disturbi non fisici: il vostro bambino potrebbe soffrire di disturbi di appren-dimento»?

Poi, un giorno, ho incontrato un’amica che non vedevo da molto tempo. Mi ha raccontato della figlia, che frequenta la seconda media dopo anni di difficoltà alle elementari, fino alla diagnosi: dislessia.

Io l’ascoltavo esterrefatta, perché mi stava raccontando una storia che già conoscevo. Vuoi vedere che…? È stato così che abbiamo incontrato Su-sanna, una logopedista che ha subito buttato all’aria le nostre idee sbagliate: macché immatura, macché svogliata, questa bambina ha bisogno di aiuto. Basta con le letture ad alta voce, ma sì agli esercizi al computer e ai giochi di parole. Ora siamo sereni.

La mamma di Elisa

Ai normali problemi che accompagnano l’infanzia e l’adolescenza, si aggiungono, come in questo caso, tutte le difficoltà legate alla dislessia. Infatti, il bambino dislessico può reagire in vari modi al suo disagio, mostrando depressione, tendenza all’isolamento, aggressività. Come dimostra la testimo-nianza sopra riportata e tratta da un articolo dell’Espresso (Ovadia, 2000, pp. 159-160), anche i genitori reagiscono al disturbo e non sempre è facile affrontare il problema in maniera equilibrata. Nei confronti dei propri figli bisogna essere positivi, pazienti, perseveranti, consapevoli, pratici. Sia per il bambino che per i genitori talvolta può essere utile un sostegno psicologico.

Ecco alcuni suggerimenti pratici suggeriti dall’A.I.D.: informarsi il più pos-sibile sul problema; cercare una valutazione diagnostica appropriata; scambiare esperienze con altri genitori; discutere del problema con tutti gli insegnanti; cercare un aiuto per le attività scolastiche; intervenire adeguatamente nell’aiuto a casa (per esempio, leggere i testi a voce alta); favorire abilità specifiche, che possono svilupparsi normalmente; supplire la lettura con altre fonti di informazione (per esempio cassette video e audio, CD-ROM).

Kurnoff (in Grenci, 2004, p. 57) consiglia ai genitori di individuare un metodo che possa interessare ai loro figli. Per fare ciò occorre: 1) pensare fuori dagli schemi, 2) imparare a cercare dappertutto, 3) evitare la competizione e il disordine, 4) riconoscere il successo e non il vincitore; 5) convincersi che lo sviluppo naturale di un bambino non è mai prevedibile.

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SUGGERIMENTI PER LAVORARE CON I DISLESSICI 121

Informarsi sul problema è certamente la prima cosa da fare per acquisire maggiore consapevolezza e anche per «ridimensionare» il disturbo stesso. Il genitore deve quindi seguire e collaborare sia con gli specialisti che con gli insegnanti.

Leggere con il proprio figlio è un’attività utile, ma non deve diventare mo-tivo di stress o di frustrazione: la lettura deve essere piacevole e facilitata, per cui se dopo qualche secondo il bambino non riesce a leggere una parola, sarà il genitore a farlo. Rileggendo la stessa storia l’indomani, il bambino ricorderà la parola difficile che gli era stata letta, e questo sarà per lui un apprendimento nuovo, per cui positivo.

È importante, inoltre, notare l’uso di diverse espressioni: con l’aiuto delle immagini, il bambino potrà facilmente indovinare il significato della frase che lo si dovrà incoraggiare a usare, in un secondo tempo e nel contesto opportuno.

Un altro metodo efficace è dividersi i compiti: si legge una frase per uno, così il bambino cercherà di prevedere ciò che l’aspetta e si prepara. Se ci sono delle ripetizioni, è bene fargliele notare, affinché le possa memorizzare e riutilizzare qualora le re-incontri nel testo.

Non bisogna disdegnare l’eventuale aiuto per il lavoro domestico di una terza persona, preparata e consapevole delle difficoltà del bambino.

Un gruppo di genitori particolarmente creativo e costruttivo ha scritto un testo davvero interessante: Manuale di sopravvivenza, per non naufragare nella tempesta scolastica, a cura di Claudia Cappa, scaricabile gratuitamente da www.dislessia.genitori-org (cfr. Osella in «La Stampa», 7.12.2005). Si tratta di un libro estremamente efficace e concreto: dopo una «furiosa» quanto (ahimè!) giustificata, invettiva contro la scuola, accusata di non saper riconoscere, gestire e affrontare la dislessia in modo adeguato, il manuale presenta, in 8 puntate, il «Pianeta dei nostri figli», Plutarconio, un mondo ideale e consono ai bambini dislessici, in cui essi si sentono a loro agio, poiché la loro difficoltà è capita, assecondata, presa per mano. Si parla della memoria emotiva dei dislessici, che permette loro di non dimenticare il dove, il quando, il come, il chi e il perché. Si cerca, in sintesi, di creare nel plutarchino fiducia e serenità.

Il testo prosegue poi con una carrellata di idee e strategie nate dalla vita di tutti i giorni che questi genitori esperiscono con i loro figli. Cerchiamo qui di seguito di proporne alcune:

– L’uso del metronomo durante la lettura: su un testo di 10 righe contare le sillabe e farlo leggere secondo il ritmo naturale cronometrando il tempo im-piegato; quindi, farlo leggere sillabando e seguendo il ritmo del metronomo; aumentare la velocità di quest’ultimo gradatamente; ripetere l’esercizio tutti i giorni per 5 minuti; dopo 15 giorni verificare il miglioramento avvenuto;

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122 LA DISLESSIA

– L’uso di fogli di acetato colorato da sovrapporre alla pagina da leggere: si possono provare diversi colori sino a trovare quello ideale (lo stesso colore potrebbe essere sovrapposto anche alle lenti degli occhiali da vista);

– Il metodo per imparare la tecnica della lettura veloce: costruire con la pla-stilina una parola semplice: SOLE; quindi, ricercare tale parola prima in una riga, poi in una frase, poi in una intera pagina;

– Le tecniche di memorizzazione: essendo l’immaginazione vivissima nei dislessici, occorre aiutare a visualizzare nella mente immagini ben definite, coloratissime, in movimento, e azioni paradossali, fantasiose e insensate;

– La tecnica associativa: serve a ricordare nomi difficili e parole straniere: oc-corre seguire 5 regole:

1. capire ciò che si vuole ricordare 2. creare storie assurde e divertenti per concatenare gli argomenti 3. visualizzare ed enfatizzare le parole in questione 4. ripetere l’intera storia con tutte le sfumature5. ripetere solo le nozioni prive delle sfumature.

Pur se macchinoso, tale processo può diventare routinario e giocoso, ma è necessario anche per il controllo dell’immaginazione e dei tempi di lavoro;

– La tecnica dei loci e delle stanze: ideale per ricordare una sequenza di nomi nell’ordine stabilito: anche qui ci sono 5 fasi da seguire:

1. pensare ai luoghi che verranno utilizzati per stabilire i collegamenti2. stabilire il percorso e il suo verso di percorrenza3. convertire la parola da ricordare in forma visiva4. associare la parola/immagine al luogo5. ripetere i punti 3) e 4) sino a finire la lista di parole da memorizzare.

– La concatenazione: per memorizzare informazioni che non hanno tra loro alcun nesso logico. Si tratta di inventare una storia che leghi tali parole: sce-gliere un’ambientazione che ne ricordi alcune, collegarle tra loro nel modo più insensato possibile, memorizzare la sequenza e visualizzarla.

– I numeri visivi: per memorizzare numeri grandi, occorre associare ciascun numero a un’immagine (ad es.: 0 = salvagente), quindi disegnare la tabella che associa i numeri alle immagini scelte, studiare la tabella e inventare la storiella per riuscire a dire il numero da memorizzare.

– L’alfabeto visivo segue lo stesso procedimento del numero visivo di cui sopra (figura 4.1).

– Il metodo di studio: servono diversi elementi: un approccio giocoso, una verifica intesa come revisione, la lettura e un riassunto orale dei contenuti fatti per il bambino e ripetuti sinché egli stesso non sia in grado di ripetere da solo.

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SUGGERIMENTI PER LAVORARE CON I DISLESSICI 123

A tale scopo sono fondamentali anche le mappe concettuali e i diagrammi di flusso.

– Il libro parlato: si tratta degli audiolibri, ossia di testi scolastici interamente letti. Nel sito www.libroparlato.org, pagando l’iscrizione annuale e il costo della cassetta vuota, in un mese si riceve l’audio-book del libro che si desidera.

– Scrivere la «b» e la «d» con le mani: associando la «b» a un braccialetto sul polso sinistro, il bambino distinguerà la «b» dalla «d» e inoltre la sinistra con la destra:

– La nozione del tempo: per far percepire il tempo che passa può essere utile un calendario, con in ogni pagina il numero del giorno, il giorno della settimana, il mese e l’anno:

naturalmente sarà il bambino a doverlo strappare giorno dopo giorno;– Il lavoro di ortografia: usando le lettere magnetiche sul frigorifero, provare a scri-

vere la lista della spesa; può essere un’attività di stimolo e di apprendimento;– Il telefonino: il T9 dei cellulari consente di scrivere e prevedere diverse soluzioni

ortografiche, ed è indubbia la motivazione dei ragazzi a usare il telefonino per inviare messaggi agli amici.

Le potenzialità dei dislessici

I soggetti dislessici hanno una capacità di elaborazione prevalentemente globale e un pensiero di tipo non-verbale: è come se fossero «pensatori visivi» e «multidimensionali», poiché utilizzano tutti i sensi. Ecco le loro funzioni mentali più comuni:

Lunedì

12GIUGNO2007

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134 LA DISLESSIA

1. identificare gli elementi rilevanti e riflettere sul loro significato2. evidenziarli con un criterio stabilito3. marcare la loro area di estensione.

Cosa devono fare gli insegnanti

Il percorso scolastico del bambino dislessico è, in genere, un percorso in salita: già dal primo anno della scuola primaria, e negli anni immediatamente successivi, le difficoltà di lettura, di scrittura e di calcolo lo portano a un gap con i compagni con i quali si confronta quotidianamente. I dati scolastici non rivelano bocciature nella scuola primaria, mentre il fenomeno assume proporzioni preoccupanti nella scuola secondaria di 1° grado, provocando in alcuni casi di svantaggio culturale e/o sociale l’abbandono della scuola alla fine della scolarità obbligatoria.

Nel combattere, per quanto riguarda i casi di dislessia, la classificazione di disabilità — che a oggi ha dato spesso nei casi più difficili la sicurezza di un inse-gnante specializzato, ma che ha creato frequentemente grossi disagi psicologici all’alunno e ai genitori — si guarda all’autonomia didattica come alla possibilità di far fronte nella maniera più corretta, concreta ed efficace al problema, per restituire serenità a insegnanti, genitori e alunni in difficoltà.

Gli insegnanti potranno ricevere grande aiuto da una diagnosi completa ed esaustiva che determini di conseguenza un progetto educativo e didattico il più mirato possibile. Esso deve tenere conto dei bisogni educativi speciali del soggetto con dislessia e del contesto dei bisogni formativi della classe in cui egli è inserito.

L’insegnante spesso è la prima persona che si accorge del problema, quindi il suo intervento è cruciale. È importante che egli non lo liquidi attribuendolo pregiudizialmente a scarsa intelligenza o a povertà dell’ambiente culturale o ad altre cause. Se l’insegnante ha dei dubbi, deve suggerire alla famiglia di rivolgersi a uno specialista o a un centro diagnostico competente.

Anche se non può attuare interventi individuali di riabilitazione specifica, l’insegnante deve tenere conto del problema e agire in maniera coordinata con gli operatori sanitari, i genitori e l’eventuale (nonché auspicabile) insegnante di

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SUGGERIMENTI PER LAVORARE CON I DISLESSICI 135

sostegno. Da questa collaborazione può nascere l’indicazione a dispensare il bambino da alcuni compiti, la concessione di tempi di esecuzione più lunghi, l’uso della calcolatrice o del computer. Alcuni semplici accorgimenti da usare, validi per l’intera classe, sono:

– scrivere alla lavagna in stampatello maiuscolo le parole-chiave;– registrare la sintesi della lezione;– usare nelle verifiche orali solo domande circoscritte e univoche (senza la doppia

negazione);– fare verifiche programmate, non più di una volta al giorno, spiegando ampia-

mente le consegne;– adottare verifiche strutturate e graduate, con domande divise per argomenti;– fare sempre un fac-simile di verifica da portare anche a casa.

È, infatti, estremamente importante che nella scuola abbia luogo anche un adattamento delle tecniche di insegnamento al bambino dislessico, potenzialmente disortografico e disgrafico nello stesso tempo. La scuola deve quindi creare un clima favorevole nell’ambito della classe, promuovere incontri di gruppo per fare socializzare gli alunni e condividere la propria difficoltà, attuare l’apprendimento cooperativo, che facilita lo sviluppo cognitivo. L’insegnante deve spiegare che ciascuno nella classe ha un suo stile di apprendimento e che la «diversità» e/o il pensiero divergente vanno premiati, perché creativi e motivo di arricchimento e di crescita per tutti.

Le strategie da usare nel corso dell’azione educativa possono essere sia compensative (uso di correttore ortografico sul computer oppure della calco-latrice) o dispensative (evitare la lettura ad alta voce, ridurre il carico di lavoro domestico e mnemonico, non far prendere appunti). Per organizzare il lavoro e offrire a tutta la classe un metodo efficace, l’insegnante deve insegnare l’uso del brainstorming e della mappa mentale-concettuale (vedi oltre) nonché presentare il materiale attraverso modalità varie, visive, verbali, cinestetiche. Per finire, il docente userà l’apprendimento per punti, rispetterà i tempi, anche di riposo, della classe e collaborerà con genitori e terapisti. Non bisogna ancora dimenti-care le strategie intrinseche, ossia incoraggiare la metacognizione, dare il giusto feedback del successo ottenuto, provocare e stimolare atteggiamenti positivi e incoraggiare gli sforzi. Un apprendimento attivo, infatti, incrementa il successo e di conseguenza anche la motivazione. Compito arduo dell’insegnante, così come del genitore, è quello di rinnovare sempre la spinta motivazionale rendendo gli obiettivi più accattivanti e facilmente raggiungibili. È con tali accorgimenti e ausili che il dislessico potrà cogliere la propria auto-efficacia, ossia percepirà finalmente la sua capacità di organizzare e compiere un’azione, colmando le aspettative che, come persona, nutre nei confronti di se stesso.

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136 LA DISLESSIA

Nella scuola dell’infanzia

Per facilitare la comprensione del rapporto tra significato e parola scritta, tramite la parola orale, occorre valorizzare attività cognitive, linguistiche e meta-fonologiche, quali ad esempio:

– classificazione, confronto, scelte di criteri con giochi interattivi, racconti di storie e conversazioni;

– filastrocche, rime, confronto tra parole, riconoscimento di sillabe e suoni;– pre-lettura e pre-scrittura, mediate dalla maestra, di favole, manifesti, cartoline

per favorire i tentativi di anticipazione del significato; composizione libera di testi scritti dall’insegnante sotto dettato del bambino, scrittura con supporto e manipolazione di riviste, giornali, etichette; giochi di scrittura spontanea, dettato e descrizione di immagini e oggetti.

L’organizzazione dell’ambiente e dello spazio che circondano i piccoli è fondamentale. Ecco alcuni elementi da tenere in considerazione.

– le pareti parlanti: sulle pareti devono esserci scritte chiare in stampato maiuscolo per l’appello, i nomi dei bimbi, il menu, il calendario, gli incarichi, i numeri, lo spazio della biblioteca, gli angoli del mercatino e dei vari altri giochi;

– i simboli: devono essere semplici e chiari e comparire su contenitori, attacca-panni, armadi e finestre;

– una parete per la scrittura: ogni lettera deve avere un riferimento chiaro e visivo;

– una parete per i numeri: ogni numero deve essere ben visibile, così come la linea dei numeri e le scalette.

La scuola dell’infanzia ha, inoltre, il delicato e fondamentale compito di favorire e stimolare lo sviluppo psicomotorio, che per le sue componenti toni-co-posturali e di coordinazione risulta essere determinante per l’acquisizione delle abilità di letto-scrittura. Posture, movimenti ed esecuzione di tracciati sono indicativi delle capacità motorie del bambino. Ecco alcune attività da proporre ai bimbi:

– il RITMO: giochi motori che colgono i tratti ritmici dei suoni usando blocchi logici, gettoni, cerchi associati a tamburelli;

– la VOCE: usare la voce come strumento fondamentale per l’aspetto sonoro delle lettere; la voce può essere continua, modulata, cadenzata, attraverso vocalizzi di diversa intensità e associati a musica, gestualità e modalità di comunicazione non verbale; l’insegnante emette suoni che stimolano il bambino:

OOOOOOOOOO, A A A, UUU!

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SUGGERIMENTI PER LAVORARE CON I DISLESSICI 137

– Il GIOCO del TUBO: il movimento delle mani accompagna l’emissione vocalica e simula l’immagine tracciata nell’aria:

EH?! IH IH IH MMMMH!

– gli SCIOGLILINGUA, ad es.:

Fro fro le scarpe hoFru fru mi chino giù

Fra fra altolàFri fro fru che bene sto!

– le RIME, ad es.:

Non son mela non son peraHo la forma d’una sferaIl mio succo è nutrienteÈ una bibita eccellente

Non procuro mal di panciaHo la buccia e son …………

– le ONOMATOPEE: giocare con i suoni e rifl ettere sul loro signifi cato; ecco una tabella per «leggere i rumori» (Ragnoli, 2000, p. 91):

Suono Signifi cato Suono Signifi cato

fl ippp lancio di palla grrrr ruggito

bzzzz volo di mosca ffssss pallone bucato

mmmm imbavagliamento bfffff sbuffo

pumm sparo fump fump pedalata

swsss sibilo zzzzz zzzzz ronzio

tonk colpo in testa groan groan mangiare veloce

splasssh tuffo in mare brrrr brrrr rabbrividire

bla bla bla chiacchierare pffffffui soffi are

dinnn donnn scampanio glu glu bere con rumore

toc toc bussare ssst fare silenzio

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138 LA DISLESSIA

– i CINQUE SENSI: usare occhi, naso, bocca, orecchie e mani per memorizzare le sillabe complesse, avere una parola-chiave per ricordare le sillabe, allenarsi a leggere i suoni difficili:

OCCHI NASO LINGUA ORECCHIO MANO

VISTA OLFATTO GUSTO UDITO TATTO

Nell’approccio alla scrittura occorre anche non sottovalutare la scelta del banco, che deve essere adeguato alla taglia dell’alunno, la posizione del gomito e delle 3 dita della mano (pollice, indice e medio) che andranno a impugnare la penna, nonché il grado di pressione esercitata sulla penna e di flessione-estensio-ne delle dita imputate a tale compito. Poi l’attenzione si sposterà sui movimenti svolti dal bambino quando scrive: lo scorrimento del gesto deve avvenire nel senso sinistra-destra e le modalità di tracciatura dei segni alfabetici devono essere prive di deviazioni, nonché seguire il senso antiorario o sinistrogiro.

In figura 4.3 vediamo due esercizi di pregrafia (Brotini, 2000, pp. 35 e 71): il primo riguarda la scrittura e i suoi parametri (velocità, pressione sul foglio, irregolarità di forme e dimensioni, discontinuità del gesto, ritoccatura, manierismi, difetto della direzionalità, tracciatura in senso orario, legatura inesatta tra i segni, distanza eccessiva tra le parole, omissioni e/o aggiunte di lettere, inversioni di posizione); il secondo serve a facilitare il riconoscimento e la produzione delle 3 dimensioni orizzontale, verticale e obliqua, con tratti di dimensione diversa e linee curve, ossia con tutte le componenti dei segni alfabetici.

La competenza fonologica, ossia la capacità di analizzare separatamente i suoni all’interno di una parola, comincia a 5 anni, quando il bambino sa:

– riconoscere la sillaba iniziale: CASA Ñ CA– segmentare la parola in sillabe: CA – SA– riconoscere la differenza tra un suono e un altro: PA – BA

A 6 anni la sillabazione è normalmente acquisita, ma l’analisi di tutti i suoni non ancora. La competenza fonologica diverrà completa quando contemplerà anche: