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Sommario 1. La scuola che voglio essere 2/3. Le scarpe bianche di Lorenzo... ... che sognava di andare a scuola. 4.L’immensa ricchezza della diversità. 5. Avigliana sul lago: un’eperienza unica! 6. La scuola ci riguarda tutti 7. Florian del cassonetto Cari colleghi, si, abbiamo ripreso...e siamo di nuovo con l’acqua alla gola. Aria, vacanze, non ce le ricordiamo più. Ritagliamo le foto del depliant dell’ agenzia viaggi, vi rendete conto? Fare scuola è più faticoso che andar in fabbrica (almeno lì si può sperare nella cassa integrazione, ma noi...). Anno nuovo e solite scocciature: genitori invadenti, pesanti e pressanti, inopportuni; e allievi maleducati, ignoranti; non parliamo poi di quelli che se ne arrivano adesso (a questo punto dell’anno!) da chissà dove, trasferiti o mai frequentanti da Paesi impronunciabili o anche solo pluriripetenti di altri istituti. Qualcuno mi spieghi come posso portare avanti il programma in queste condizioni? Almeno studiassero gli allievi più bravi, ma non va proprio più di moda approfondire ed è già tanto se non s’addormentano sui banchi mentre spiego. Se solo potessi gettare la spugna... Anche perchè, poi, quale riconoscimento? Il preside non sa neppure cosa sto fa- cendo. I colleghi sono così indaffarati nei loro registri. Meno male che c’è la mac- chinetta del caffè: almeno ci vediamo! (Atto primo - Monologo di un insegnante di una scuola seconda- ria di 1° e 2° grado, nell’atrio della scuola) Cari colleghi, si, abbiamo ripreso...e siamo proprio contenti! Queste vacanze ci hanno rigenerato e possiamo ripartire con più entusiasmo. D’altronde siamo ben consapevoli della grande oppor- tunità che abbiamo: incontrare chi si affaccia alle esperienze dalla vita per accompagnarlo nel percorso della co- noscenza. Esiste forse mestiere migliore? Gli allievi si fidano di noi e noi di loro. Insieme proviamo ad essere una buona scuola. E non accompagnamo solo i ragazzi, ma anche il loro mondo e ci intrec- ciamo con i loro riferimenti. Il nostro isti- tuto sta facendo nascere un comitato genitori perchè molti di loro ci stanno dando una mano: da quando ab- biamo spiegato che cammiamo in- sieme perchè i loro figli possano vivere esperienze e apprendere meglio, non siamo mai stati lasciati soli. E’ un aiuto costante: chi aggiusta, chi dipinge, chi fa volontariato negli intervalli e nella mensa, chi accoglie, chi ascolta a se- conda delle competenze e delle di- sponibilità. In vacanza si sta benissimo, ma...avevo voglia di tornare. (Atto secondo - monologo a più voci: 1 insegnante, 1genitore, 1volontario, dirigente di scuola secondaria 1°grado) News 15 Gennaio 2012 ... La scuola che voglio essere ... La scuola che voglio essere Vi sono momenti in cui uno si Vi sono momenti in cui uno si trova nella necessità di trova nella necessità di scegliere fra il vivere la pro scegliere fra il vivere la pro - - pria vita piena, intera, com pria vita piena, intera, com - - pleta, o trascinare una falsa, pleta, o trascinare una falsa, vergognosa, degradante vergognosa, degradante esistenza quale il mondo, esistenza quale il mondo, nella sua grande ipocrisia, gli nella sua grande ipocrisia, gli domanda. domanda. Oscar Wilde Oscar Wilde Immaginate un palco: entra in scena 1 attore e recita il primo testo. Esce. Ne entrano altri 4 che recitano il secondo brano. Escono. Entri tu... Eccovi 2 testimonianze ascoltate davvero in due scuole d’Italia. La stessa Italia... Ma è così: scegliamo noi cosa vogliamo essere a partire proprio dai nostri pensieri e dalle parole con cui ci circondiamo. 1

INSEGNAREDUCANDO. N ° 15 - 1/2012

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Una voce diversa nel mondo della scuola. La proposta di chi si impegna in prima linea per creare una comunità educante.

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Page 1: INSEGNAREDUCANDO. N ° 15 - 1/2012

Sommario

1. La scuola che voglio essere

2/3. Le scarpe bianche di Lorenzo...... che sognava di andare a scuola.

4.L’immensa ricchezza della diversità.

5. Avigliana sul lago: un’eperienza unica!

6. La scuola ci riguarda tutti

7. Florian del cassonetto

Cari colleghi, si, abbiamo ripreso...e siamo

di nuovo con l’acqua alla gola. Aria, vacanze, non ce le ricordiamo più.

Ritagliamo le foto del depliant dell’agenzia viaggi, vi rendete conto? Fare

scuola è più faticoso che andar in fabbrica (almeno lì si può sperare nella

cassa integrazione, ma noi...). Anno nuovo e solite scocciature:

genitori invadenti, pesanti e pressanti,inopportuni; e allievi maleducati,

ignoranti; non parliamo poi di quelli che se ne arrivano adesso

(a questo punto dell’anno!) da chissà dove, trasferiti o mai

frequentanti da Paesi impronunciabili oanche solo pluriripetenti di altri istituti.

Qualcuno mi spieghi come posso portareavanti il programma in queste condizioni?Almeno studiassero gli allievi più bravi, manon va proprio più di moda approfondire

ed è già tanto se non s’addormentano suibanchi mentre spiego. Se solo potessi

gettare la spugna... Anche perchè, poi,quale riconoscimento?

Il preside non sa neppure cosa sto fa-cendo. I colleghi sono così indaffarati neiloro registri. Meno male che c’è la mac-chinetta del caffè: almeno ci vediamo!

(Atto primo - Monologo di un insegnante di una scuola seconda-

ria di 1° e 2° grado, nell’atrio della scuola)

Cari colleghi, si, abbiamo ripreso...e siamoproprio contenti! Queste vacanze cihanno rigenerato e possiamo ripartirecon più entusiasmo. D’altronde siamoben consapevoli della grande oppor-tunità che abbiamo: incontrare chi siaffaccia alle esperienze dalla vita peraccompagnarlo nel percorso della co-noscenza. Esiste forse mestiere migliore? Gli allievi si fidano di noi e noi di loro. Insieme proviamo ad essere unabuona scuola.E non accompagnamo solo i ragazzi,ma anche il loro mondo e ci intrec-ciamo con i loro riferimenti. Il nostro isti-tuto sta facendo nascere un comitatogenitori perchè molti di loro ci stannodando una mano: da quando ab-biamo spiegato che cammiamo in-sieme perchè i loro figli possano vivereesperienze e apprendere meglio, nonsiamo mai stati lasciati soli. E’ un aiutocostante: chi aggiusta, chi dipinge, chifa volontariato negli intervalli e nellamensa, chi accoglie, chi ascolta a se-conda delle competenze e delle di-sponibilità. In vacanza si sta benissimo,ma...avevo voglia di tornare.

(Atto secondo - monologo a più voci: 1 insegnante, 1genitore, 1volontario, dirigente di scuola secondaria 1°grado)

News 15

Gennaio 2012

... La scuola che voglio essere... La scuola che voglio essere

Vi sono momenti in cui uno si

Vi sono momenti in cui uno sitrova nella necessità di

trova nella necessità di scegliere fra il vivere la pro

scegliere fra il vivere la pro--pria vita piena, intera, com

pria vita piena, intera, com--pleta, o trascinare una falsa,

pleta, o trascinare una falsa, vergognosa, degradante

vergognosa, degradante esistenza quale il mondo,

esistenza quale il mondo,nella sua grande ipocrisia, gli

nella sua grande ipocrisia, glidomanda.domanda.

Oscar WildeOscar Wilde

Immaginate un palco:

entra in scena 1 attore e recita il

primo testo. Esce.

Ne entrano altri 4 che recitano il

secondo brano. Escono.

Entri tu...

Eccovi 2 testimonianze ascoltate

davvero in due scuole d’Italia.

La stessa Italia...

Ma è così: scegliamo noi cosa

vogliamo essere a partire proprio

dai nostri pensieri e dalle parole

con cui ci circondiamo.

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Carlos, è nato nel 1999. In famiglia lo chiamano Danielma lui a se stesso ha dato il nomedi Lorenzo. Si è battezzato così.Ha fatto fino alla terza elemen-tare nel suo paese, poi ha pas-sato tre anni per strada nelnostro. Non va a scuola da anni,ma lui a scuola ci vuole andare.Così la sua mamma, che è unapovera donna che chiede l’ele-mosina davanti al panificioCrippa, chiede aiuto… La suamamma , di cui nessuno sa ilnome e forse non lo sa più nem-meno lei, va alla scuola mediadel centro della bella cittadinadel nord, ma è una stracciona equindi non la fanno entrare dallapreside. La chiameremo Ferma,perché è una che per la nostrabella società è meglio che non simuova, perché nessuno desiderache si muova. Il suo posto è lì,come arredamento del marcia-piede davanti al panificio. Osaandare alla scuola a chiedere

l’elemosina di un posto per il suo Lo-renzo. Le sgherre della preside hannol’ordine di non far passare gli scoccia-tori, che sono i genitori poveri o stranierio vestiti male o che hanno la fatica e ladisillusione stampata addosso. Possonopassare solo quelli con la faccia da stu-diati e con i vestiti stirati, perché quelloè il genere di visitatore che non dà fasti-dio. Resta lì, Ferma, fuori dalla presi-denza, con una specie di penososacchetto all’interno del quale stannoaccartocciati i documenti suoi e di suofiglio. Passa un anno veloce o lento, mail tempo scorre per vie e modi parallelial normale per uno che è abituato a vi-vere davanti a una vetrina. Il pane ognigiorno è uguale, per chi non ce l’ha..Un giorno Nonno Francesco e MariaCarmen vedono il bambino, chiedonoalla madre perché non sia a scuola edecidono di andare a parlare con lapreside della scuola media del centro.Qualcuno dirà “Come mai non se nesono accorti prima?” oppure “Era il mi-nimo che potessero fare”. Però il fatto èche sono stati gli unici a vedere quel

bambino e a pensare di chiedere spiega-zioni a Ferma. Nonno Francesco e MariaCarmen si presentano per parlamentaree vengono fatti passare, perché hanno lecaratteristiche che rendono una personaatta a varcare la soglia dell’ufficio dellaresponsabile dell’istituto. Con loro c’è Lo-renzo, tutto pulito e ordinato, con ai piedile scarpe da ginnastica più bianche chesi siano mai viste ai piedi di un ragazzo diquell’età. Vuole fare bella impressioneperché così magari lo prendono. Per luisarebbe un privilegio, non sa che da noi èun obbligo.La preside ascolta Maria Carmen e diceche non ha posto per il bambino nellascuola del centro, ma è persona disponi-bile. Allora chiama la scuola media di pe-riferia, che è più adatta a un bambinorom che lei è sicura che fino al giornoprima chiedeva l’elemosina. Invece no:Ferma non ha mai voluto che suo figliochiedesse la carità, perché è una cosatroppo umiliante. All’altra scuola rispondela vicepreside (il preside non c’è, perchési vede che in certe zone basta il vice)che lo accetta tra i suoi alunni.

News insegnanti Gruppo Abele

Questa storia è vera, verissima

e Lorenzo esiste, eccome se esiste. Studia, Lorenzo,

perché, per chi deve

salvare se stesso da una situazione

schifosa, ogni giorno passato

a imparare è un nuovo inizio,

è la speranza.

Di Clementina Coppini

Le scarpe bianche di Lorenzo...Le scarpe bianche di Lorenzo...

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. . . che sognava di andare a scuola .. . . che sognava di andare a scuola .Ferma, il pomeriggio stesso, va in se-greteria con il suo scartoccio di do-cumenti, ma è una straccionaanche per la scuola del quartierepopolare e non le danno retta. Nonpuò ritirare il modulo d’iscrizione per-ché non sa fare la sua firma, cosìtorna alla roulotte pensando chenon si può fare niente. Maria Car-men lo viene a sapere la mattinadopo, chiama la vicepreside, chenon c’è. Richiama più volte, lascia ilsuo numero. Niente, non viene ri-chiamata. Presidi e vicepresidi sonomolto occupati, non hanno tempoda perdere al telefono. Maria Car-men aspetta, Daniel aspetta. I giornipassano e la scuola non chiama perdire quando il ragazzo potrà iniziare.Alcune anime pie intanto gli procu-rano del materiale. Quando vedequella che sarà la sua cartella – uno

zaino usato che non sembra nem-meno usato, ma l’ex proprietario è unbambino che ne ha uno nuovo ognianno, perché noi siamo una civiltàche insegna ai propri figli a buttare, eda noi la misurazione dell’usatezza èquantomai soggettiva – non riesce acredere che sia per lui, perché glisembra troppo bella. Ora che ha ilsuo zaino della Seven, Lorenzo inizia acredere di potersi sedere a un propriobanco, bisogna insistere. E allora viadi nuovo con le telefonate in segrete-ria e, per incentivare la risposta, conlo scrivere qualche mail alle personegiuste. Tempo poche ore la vicepre-side si libera dei gravosi impegni, tro-vando il tempo per avvisare MariaCarmen che la settimana entranteLorenzo comincia la scuola. Fermaviene convocata in segreteria con ilsuo scartoccio di documenti, e sta-

Carlos, Daniele, Lorenzo. 3 nomi per un ragazzo che

ha 1000 volti, tutti quelli che vagano

nelle nostre scuole. Sono storie che disturbano

il tran tran e attendono d’essere ascoltate.

E se Maria Carmen non c’è? Chi lotterà perchè la FATICA

non si perda nei labirinti formali incui ci siamo aggrovigliati?

Questa storia è dedicata a chi si impegna

per un’ALTRA SCUOLAche sa accogliere chi bussa

dopo aver camminato tanto,come uno stimolo a rinnovarsi.

volta qualcuno aiuta questa zingaraanalfabeta. Così l’iscrizione viene per-fezionata e tutto si smuove.È un lunedì mattina di ottobre quandoDaniel entra in classe. Ce la farà?Purtroppo il ragazzo non potrà andarein mensa, non c’è posto. Con tuttoquello che si butta, davvero non sipuò mettere qualche maccherone inun piatto per lui? No, non si può. Man-gerà un panino fuori dalla classe, malui è abituato a stare fuori da qual-cosa, a non appartenere. Almenosarà fuori dalla sua classe, e non dauna classe qualsiasi o dalla classe diun altro. Ferma lo aspetta ogni giornofuori da scuola, non lo lascia mai an-dare in giro da solo. Ha paura per suofiglio, che gira bello e pulito e più in-genuo dei suoi coetanei italiani. Moltopiù ingenuo. Incredibile a dirsi, ma irom hanno paura di noi.

News insegnanti Gruppo Abele

Testo tratto da: http://www.giornalettismo.com/archives/184159/le-scarpe-bianche-di-lorenzo/ - 1 gennaio 2012.

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Daniele è a scuola, le sue scarpe bianche splendono sotto il banco. Questa storia finisce dove avrebbe dovuto cominciare,

con Lorenzo che ascolta la lezione nella sua classe e ha davanti una strada lunghissima, ma ha già iniziato a mostrare di avere un’intelligenza molto brillante.

Il binocolo

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Alcune domande per guardare bene dentro i nostri contesti di lavoro:

1) Una storia come questasarebbe potuta avvenirenella nostra scuola?

2)Qual è il trattamento cheviene riservato ai genitori (soprattutto quando si presentano nelle ore “nonprestabilite”, quando hannoun aspetto “poco raccomandabile” o fannodelle richieste insolite)?

3) Cosa possiamo fare perché la scuola dia sin dalprimo impatto l’impressionedi essere un luogo accogliente?

4) Quali attenzioni, progettistrategie la mia scuola mettein atto per aiutare i ragazziche, come Lorenzo, appa-iono irrimediabilmente svantaggiati e sono inveceportatori dell’immensa ricchezza della diversità?

L’immensa ricchezza della diversitàL’immensa ricchezza della diversità

Don Luigi Ciotti ricorda sempre unamassima di sant’Agostino:

“La speranza ha due figli bellissimi:la rabbia e il coraggio; la rabbia

per le cose come sono e il coraggio di vederle cambiare.”

La storia di Lorenzo ad una primalettura suscita molta rabbia, ver-

rebbe voglia di sapere i nomi, indivi-duare i colpevoli, stabilire le

responsabilità… Crediamo peròche sia importante andare oltre eavere il coraggio dell’autoanalisi edell’autocritica, il coraggio vero del

cambiamento.

News insegnanti Gruppo Abele Lo stuzzicadenti

Dalla storia di Lorenzo alle nostre realtà

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Cosa direste, voi, se suonaste il campanello di una scuola e vi accogliesse un cane che

scodinzola? Se poi una mamma volontaria con un bellissimo sorriso vi facesse accomo-

dare nella hall su un divano comodissimo davanti ad un acquario? Se dopo appena

un minuto si affacciasse da una porta aperta una dirigente altrettanto sorridente con

un gatto in braccio? Se vi facesse visitare la scuola un architetto volontario che non ha

neppure un figlio, ma sa che la scuola è di tutti? Se per le scale incontraste due papà

con un vassoio di mele sbucciate da loro (che hanno un po’ di tempo prima del turno

pomeridiano) per la merenda di tutta la scuola? Se nel laboratorio di espressività tre ra-

gazzini rifinissero gli ultimi pezzi di una mostra sul riciclaggio da soli?

Se altri sistemassero il museo a vista esposto nel corridoio lungo davanti alle classi?

Se un allievo delle medie, pluriripetente, vi diceste con gli occhi che brillano di gioia,

davanti a tutta la classe e a due insegnanti “Non venite in questa scuola perchè fa

schifo”? Se alcune ragazzine rom, piene d’ orgoglio, vi invitassero al ballo in cui

vogliono esibirsi per tutti i genitori, nel teatro dell’Istituto, in occasione del giorno della

memoria del Porrajmos e della Shoah?

...A noi è successo di restare senza parole! Questa scuola esiste davvero e ci insegna

che è possibile una vera comunità educante, viva e partecipata,

se chi la organizza ha il coraggio di scegliere col cuore.

Page 5: INSEGNAREDUCANDO. N ° 15 - 1/2012

18 insegnanti ed educatori hanno condiviso due giorni di giochi e silenzio,uno stage di TdO sull’arte di ascoltare.Sono ritornati a casa col cuore pieno

e la commozione negli occhi.Ecco una vera profonda formazione dell’educare... e dell’educarsi.

Avigliana, sul lago: un’esperienza unica! Avigliana, sul lago: un’esperienza unica!

ma proprie di noi e dell'altro. Non avevo mai sperimentato questotipo di AMORE. Detto questo mi sono già attivataper cercare la nicchia giusta qua aFirenze per ripetere l’esperienza;avevate ragione, ci vuole un passaparola perchè è...TROPPO FORTE!!!!!

(Federica, Firenze)

La scelta della posizione di ascolto,rispetto ai vissuti degli altri, in antitesi,ad esempio, al classico tentativo didare consigli, che rischiano di esserecondizionanti e non obiettivi, è stataper me, non una scoperta, ma unabuona occasione per approcciarmiconcretamente a questa delicata eprofonda visione delle cose.Non ultimo ho apprezzato moltis-simo il provare ad esprimermi, noncon modalità che usiamo tutti igiorni, cioè la parola o anche lavista, bensì con il nostro corpo (cosa che sono abituata a fare ben poco) e con gli altri sensi come

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News insegnanti Gruppo Abele

Ascolto, empatia, intuizione, as-senza di giudizio... ecco le paroleesplicitate durante lo stage di TdOad Avigliana, sul lago. Altre peròsottese, sgorgavano: presenza, SPE-RANZA, fiducia, cambiamento,tempo, rispetto, sincerità, ricerca,commozione..Teatro dell’Oppresso è un modo difar politica, di far circolare l'idea diimpegno, in primo luogo con sèstessi. E' partecipare, prendersi cura( di sè e dell'altro) sentire di valere,di avere ( comunque) qualcosa dibuono. Self compassion ( e casualmente hotrovato in biblioteca " l’arte di esserepazienti" del Dalai Lama - che cercavo da tempo - in cui ritrovo inparticolare questo concetto diCOMPASSIONE da me mai usato,come le altre 3 parole in maiuscolo),indulgenza per le proprie caratteri-stiche che, ancora, non ci piac-ciono. E' toglierele sovrastrutture eattivare ( e apprezzare) le partivere, autentiche, a volte sofferenti

C’è popsta per...

il tatto, l'udito ed il non-verbale in genere.Il mio giudizio (non giudi-cante!!), insomma, è posi-tivo, anche perchè pensoche man mano che mi allon-tanerò temporalmente daquesta esperienza, mi serviràper affrontare meglio i mieimomenti di vita quotidiana.GRAZIE ANCORA.

(Elisabetta, Torino)

Il settore scuola-insegnanti del

Gruppo Abele organizza corsi di

Teatro dell’Oppresso per adulti che

lavorano nel mondo della scuola.

Chi fosse interessato adavere informazioni scriva a [email protected]

Abbiamo ricevuto per mail 2 riflessioni sullo stage. Grazie!Il feed-back è sempre molto importante in ogni lavoro che conduciamo.

Page 6: INSEGNAREDUCANDO. N ° 15 - 1/2012

La scuola ci riguarda TUTTILa scuola ci riguarda TUTTI

News insegnanti Gruppo Abele

Ogni incontro dei gruppi di auto-mutuo aiuto, cosìcome ogni raduno conviviale, ogni chiacchierata tranoi genitori incrocia il tema della scuola. Scuola vistatroppo spesso come un ring, o come mare agitatoche provoca frequenti naufragi, dopo i quali ognivolta occorre ricominciare; scuola vista come pre-senza ineludibile ed inquietante, il monolite del film“2001:Odissea nello spazio”: qualcosa che condi-ziona il tuo presente e senti che può pregiudicare iltuo futuro.Scuola che ti chiede il conto, scuola che non ti fasconti; scuola a cui senti di dover spiegare, ma lespiegazioni assumono un tono implorante. Posizioneparticolarmente complessa quella dei genitori: noisiamo adulti come le insegnanti (a volte coetanee, avolte amiche o vicine di casa…), ma siamo smarriticome i nostri figli, e spesso la nostra passata espe-rienza scolastica va ad intrecciarsi e a determinarequella dei nostri ragazzi. A volte sarebbe più comodoscappare dal confronto, dall’implacabilità che certiparametri cosiddetti quantitativi – di cui la scuoladegli ultimi tempi si nutre – esercitano nei nostri con-fronti; ma fuggire non si può… non solo, non si deve.Perché la scuola è un esercizio di convivenza, unapalestra di allenamento, una niente affatto virtuale si-mulazione di ciò che aspetta i ragazzi “là fuori”, al-l’uscita della tana familiare. La scuola è la vita. Ainostri figli non basta il solo nostro amore. Se vogliamoche i cuccioli crescano e non rimangano progetti in-compiuti, dobbiamo consegnarli alla scuola con unsorriso di fiduciosa attesa.Fiduciosa attesa: eccoci arrivati al punto.Abbiamo bisogno di guadagnare la fiducia, di averlama al tempo stesso riuscire a darla; il concetto di fidu-cia richiama quello di conoscenza, quindi di dialogoe ascolto; questi ultimi non sono autentici se non c’èriconoscimento di pari dignità tra chi si mette in rela-zione; e la dignità fa venire in mente i diritti e i doveri,e la libertà, e la responsabilità, la padronanza di sé.Diciamo grazie alla Scuola, che ci obbliga a fare unpo’ di chiarezza dentro di noi: ci aiuta a compren-dere ciò che veramente desideriamo trasmettere ainostri figli; tra tanti stimoli futili, tra mille vite possibili, cista a cuore che essi arrivino ad essere liberi e padronidi sé, e che i loro occhi siano capaci di guardare l’al-tro da sé.Nel nostro percorso, allora, è nata l’idea di un Conve-gno; non una Conferenza, né una serie di lezioni ma-gistrali, né una Tavola Rotonda di esperti; bensì un“con-venire”, un essere insieme tra persone interes-sate a qualcosa che le riguarda: perché, infatti, “lascuola ci riguarda tutti”.

Sezione ANFAA REGGIO EMILIA

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LA SCUOLA CI RIGUARDA TUTTI

10 MARZO - Reggio Emilia

h.9/17

il programma é sul blog

http://lascuolariguardatutti.blogspot.com

per iscrizioni:

[email protected]

per informazioni:

[email protected]

e [email protected]

Agorà libera

Perchè non ritrovarci a parlarne insieme?

REGGIO EMILIA10 marzo 2012Un convegno per “CON-VENIRE”

e ritrovare la scuola che ci piace.Qui accanto lemotivazioni che hanno dato vita

all’iniziativa. Ora non resta che......partecipare!Non mancate!

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Florian del cassonettoFlorian del cassonetto

News insegnanti Gruppo Abele La collezione

Un libro da leggere in classe. Un’autrice da invitare a scuola. Un’esperienza da sperimentare coi propri allievi.

Florian, dieci anni, è un bambino rom che vive in un campo nomadi di una grande città.

Accolto come un figlio da Violeta, cresce insieme ai fratelli sentendosi uno di loro, fino al giorno in cui guarda per la prima volta con occhi diversi la

vita al di fuori del campo, la vita dei bambini che vanno a scuola, hannotutto e sono coccolati da tutti.

E una volta accesa la curiosità per quel mondo così diverso dal suo, non èpiù possibile tornare indietro…

Questa è la storia della mia vita chemi racconta Violeta, mia mamma.

È lei che mi ha trovato una serad’agosto che piangevo disperato

in un contenitore dei rifiuti. Senza dilei sarei morto. Senza di me loro

potevano morire di fame. Ci aveva unito il destino, un destinodi spazzatura. Avevamo solo la vita,eppure, ci sentivamo molto ricchi,

insieme.

News insegnanti Gruppo Abele

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La diversità vista da dentro.

Sarebbe così semplice!

Basterebbe “farsi invitare” in un

campo rom! Sì, avete letto bene!

Nessun timore, solo

la voglia di sperimentare

un’accoglienza diversa, dove si

cambiano i ruoli:

io sono l’ospite e l’altro quello che

m’accoglie.

Una bellissima lezione per

apprendere che esistono

punti di vista diversi.

Tre persone erano al lavoro in

un cantiere edile.

Avevano il medesimo compito, ma quando

fu loro chiesto quale fosse il loro lavoro,

le risposte furono diverse.

"Spacco pietre" rispose il primo.

"Mi guadagno da vivere" rispose il secondo.

"Partecipo alla costruzione di una cattedrale"

disse il terzo.

(Peter Schultz)

A chi cerca la risposta migliore per godere

del suo lavoro,

a chi si sforza di pensarla ogni giorno,

i nostri auguri di buon cammino.

Cari colleghi, abbiamo voluto lasciarvi qualche stimolo e qualche incoraggiamento. Sono assaggi che incontriamo nel nostro lavoro, nei nostri viaggi, negli incontri con tante realtà diverse. Grazie a chi ci incoraggia continuare. Proseguiamo insieme con chi crede e si impegna per una scuola migliore!Buon lavoro a tutti!

Ornella Libera è ispettore capo presso l’Autocentro della Polizia di Napoli. Si occupa di reati commessi sui minori e di pedofilia.

Ha scritto con Edoardo Bennato e Gino Magurno la canzone “Lo stelliere” , primo premio della 45° edi-zione dello Zecchino d’oro. . Il suo libro “Tredici casi per un’agente speciale” ha vinto il premio Speciale

Elsa Morante ragazzi. La vendita di questo libro sostiene la Fondazione Affido Onlus, per l’affidamento familiare.

(http://rizzoli.rcslibri.corriere.it)