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N N e e w w s s i i n n s s e e g g n n a a n n t t i i G G r r u u p p p p o o A A b b e e l l e e . Cari colleghi… Ci sono momenti “storici” nella vita in cui si è costretti a riscoprire fortemente il senso di ciò che si sta facendo. Saranno le condizioni precarie o le avversità ad obbligare le persone a prendere coscienza della propria forza politica, ovvero della capacità di occuparsi onestamente del bene pubblico (politica = arte di governare la cosa pubblica)? Di certo accade che in determinati momenti, gli eventi creino un tale scompiglio interiore che le persone si mettano in movimento: scioperi, proteste, manifestazioni… ma anche disponibilità a fare chilometri per ritrovare luoghi, maestri e compagni di viaggio coi quali ritrovare quei valori che hanno da sempre caratterizzato il proprio impegno. Ecco come leggiamo quello che è accaduto a Barbiana dall’8 al 10 aprile 2011: 50 insegnanti, educatori e qualche amministratore sono arrivati da tutt’Italia sulle strade impervie del Mugello per ritrovare i valori su cui venne fondata la “Scuola” , quelle motivazioni sociali e civili che ancora oggi riescono a riaccendere la passione che sembrava spenta e sepolta sotto tonnellate di cenere. Questo appuntamento è stata una “risposta diversa” all’ennesima sparata contro i professori comunisti che alimenterebbero pensieri sovversivi. Forse qualcuno sta ancora immobile a lamentarsi di tanta deficienza! Noi preferiamo muoverci, incontrarci, ritrovare senso e orizzonte insieme, camminando verso altre prospettive e altre politiche di impegno sociale. Solo così la “Scuola” in cui crediamo non si farà soccombere dall’overdose dell’ignoranza, come Marco Lodoli definisce ciò che accade nell’ultimo articolo della news. Molti vogliono reagire, quelli che si sono incontrati a Barbiana e quelli, tanti, che con dispiacere non sono riusciti a venire.. per tutti, stiamo già pensando ad un secondo appuntamento! Numero 7 aprile 2011 SOMMARIO Ritrovare il senso… …a Barbiana Una ricerca del CIDI sugli insegnanti Quando la storia insegna davvero Educare il cuore Non siamo soli! …Insieme si può Test antidroga per gli insegnanti? Ma dai! Eventi Speciali: Ritrovare il senso…. …insieme a Barbiana

INSEGNAREDUCANDO. N° 7 - 04/2011

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Una voce diversa nel mondo della scuola. La proposta di chi si impegna in prima linea per creare una comunità educante.

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Page 1: INSEGNAREDUCANDO. N°  7 - 04/2011

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Cari colleghi… Ci sono momenti “storici” nella vita in cui si è costretti a riscoprire fortemente il senso di ciò che si sta facendo. Saranno le condizioni precarie o le avversità ad obbligare le persone a prendere coscienza della propria forza politica, ovvero della capacità di occuparsi onestamente del bene pubblico (politica = arte di governare la cosa pubblica)? Di certo accade che in determinati momenti, gli eventi creino un tale scompiglio interiore che le persone si mettano in movimento: scioperi, proteste, manifestazioni… ma anche disponibilità a fare chilometri per ritrovare luoghi, maestri e compagni di viaggio coi quali ritrovare quei valori che hanno da sempre caratterizzato il proprio impegno. Ecco come leggiamo quello che è accaduto a Barbiana dall’8 al 10 aprile 2011: 50 insegnanti, educatori e qualche amministratore sono arrivati da tutt’Italia sulle strade impervie del Mugello per ritrovare i valori su cui venne fondata la “Scuola” , quelle motivazioni sociali e civili che ancora oggi riescono a riaccendere la passione che sembrava spenta e sepolta sotto tonnellate di cenere. Questo appuntamento è stata una “risposta diversa” all’ennesima sparata contro i professori comunisti che alimenterebbero pensieri sovversivi. Forse qualcuno sta ancora immobile a lamentarsi di tanta deficienza! Noi preferiamo muoverci, incontrarci, ritrovare senso e orizzonte insieme, camminando verso altre prospettive e altre politiche di impegno sociale. Solo così la “Scuola” in cui crediamo non si farà soccombere dall’overdose dell’ignoranza, come Marco Lodoli definisce ciò che accade nell’ultimo articolo della news. Molti vogliono reagire, quelli che si sono incontrati a Barbiana e quelli, tanti, che con dispiacere non sono riusciti a venire.. per tutti, stiamo già pensando ad un secondo appuntamento!

Numero 7

aprile 2011

SOMMARIO

Ritrovare il senso…

…a Barbiana

Una ricerca del CIDI sugli insegnanti

Quando la storia insegna davvero

Educare il cuore

Non siamo soli! …Insieme si può

Test antidroga per gli insegnanti? Ma dai!

Eventi Speciali:

Ritrovare il senso….

…insieme a Barbiana

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dal giudizio

all’incontro

Per informazioni: “Un’indagine sugli insegnanti

italiani” a cura di Carlo Palombo e

Luigi Tremoloso del CIDI

http://www.insegnare.es/redazione/DOSSIER_1_2011.pdf

Una ricerca del CIDI sugli insegnanti italiani: a proposito di valutazione

Lo stuzzicadenti …

Il 15 Aprile a Torino è stata presentata l’indagine promossa dal CIDI (Centro Iniziativa Democratica degli Insegnanti) che ha indagato la

professionalità e i valori dei docenti d’Italia e il loro ruolo nella società e nel dibattito pubblico sulla scuola. Le considerazioni di Luigi Tremoloso,

che ha curato la lettura dei dati, hanno suscitato alcune riflessioni.

È curioso osservare, tra i tanti dati raccolti, nel settore riguardante la valutazione, come i giudizi sugli allievi diventino più pesanti a mano a mano che il grado di scuola aumenta. Dalla lettura dei dati emergere la tendenza ad attribuire le responsabilità degli scarsi risultati della Scuola agli studenti, anziché la “crisi” degli adulti su modi, contesti e condizioni da modificare per insegnare meglio. Da quando la riforma ha proposto valutazioni stringate, che molti insegnanti hanno accolto con gaudio - che tristezza! - si timbra con un quattro o un tre chi ha più bisogno di trovare una breccia nel muro di ignoranza e passività dentro il quale vive. È così che la Scuola non ci prova. Dietro un bel giudizio, una grandiosa valutazione, esaltata come “oggettiva” , la Scuola rinuncia a trovare la strada, il modo, il motivo occasionale milaniano per agganciare lo sguardo dell’adolescente annoiato e costringerlo ad innamorarsi della conoscenza. Ma come mai noi insegnanti abbiamo “perso” così tanto l’orizzonte? La scuola di oggi “misura” continuamente gli allievi, li verifica inizialmente, in itinere, in chiusura. Ma misurare = prendere le distanze. Gli allievi non sono stupidi; comprendono benissimo che cosa interessa agli insegnanti e vi si adeguano: se agli insegnanti interessano i voti, gli studenti si concentrano su quelli. Come possiamo rimproverarli se non hanno interesse per la cultura? Ci mancherebbe altro! Allora una domanda: a cosa serve la valutazione? Facciamoci aiutare dagli ingegneri che fanno accurate valutazioni delle auto da corsa: studiano i dati per “cambiare il tiro”, per trovare il “modo migliore”, raggiungere alte prestazioni del motore, per modificare quello che rallenta e ingrippa. Lo scopo è chiaro: a tutti i costi raggiungere il meglio. Avete mai sentito Montezemolo criticare la sua stessa Ferrari perché non ha ottenuto gli obiettivi richiesti nei tempi necessari? Noi insegnanti non dovremmo dare giudizi sugli studenti che non sanno, bensì “andare in crisi” e “criticare” il nostro operato che non è riuscito ancora ad aprire la breccia! A proposito “ Crisi” = il momento che separa una maniera di essere da un’altra differente. Andare in crisi vuol dire modificarsi e modificare. Ma noi sappiamo valutare la nostra capacità di “andare in crisi” ovvero “generare cambiamento”? Osserviamo la seguente linea dei numeri da 0 a 10 e indichiamo qual è il nostro atteggiamento “critico” … Valutiamoci sinceramente: a differenza dei nostri allievi, solo noi stessi sapremo i risultati!

0 I I I I I I I I I 10

0

=

Giudico facilmente. Sottolineo con chiarezza quanto valgono

gli allievi.

10

=

Osservo , rifletto, cerco un modo per riuscire a modificare i risultati

scolastici insoddisfacenti degli allievi

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Siamo quasi sotto elezioni… ma guai a parlarne! A scuola non si deve far politica!!!

Peccato! Il “motivo occasionale” potrebbe essere sfruttato per prendere coscienza di quanto abbiamo ancora da imparare.

Quando la storia insegna davveroQuando la storia insegna davveroQuando la storia insegna davveroQuando la storia insegna davvero Qui ad Atene noi facciamo così. Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia. Qui ad Atene noi facciamo così. Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza. Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri,chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento. Qui ad Atene noi facciamo così. La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo. Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo. Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private. Qui ad Atene noi facciamo così. Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa. E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso. Qui ad Atene noi facciamo così. Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benché in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla. Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia. Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore. Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell’Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice versatilità, la fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero. Qui ad Atene noi facciamo così.

Discorso agli Ateniesi - 461 a.C. Pericle

Ho imparato che il problema degli altri

è uguale al mio.

Sortirne insieme è la politica, sortirne da soli è

l’avarizia.

“Lettera a una professoressa” don Milani

Il binocolo…

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Mario Polito Educare il cuore

La Meridiana

C’è un errore di ortografia che facciamo spesso:

mettiamo per sbaglio una lettera di troppo e il senso delle cose viene frainteso.

Allora stiamo attenti:

la parola giusta non è

inteGrazione,ma

INTERAZIONE!

Luigi Ciotti

La collezione…

Educare il cuore

Spiegatemi perché a scuola si debba formare solo la mente e non il cuore. … A cosa serve conoscere molte nozioni di tipo scientifico e letterario e non conoscere niente delle emozioni del proprio cuore…. e non saper leggere le emozioni degli altri? … Le guerre nel mondo derivano dal fatto che non si conoscono le formule di matematica e di chimica o nascono piuttosto dalla mancanza di giustizia, di solidarietà, di empatia, di amore? Perché queste emozioni sono assenti nella formazione scolastica? … Alcuni rispondono: «La scuola non si deve interessare di queste cose». … Non serve l’educazione alla solidarietà? …. Allora questa vostra scuola non serve. Non serve alla vita. Non serve all’umanità. Questa vostra scuola è inutile. Quante volte avete usato nella vita il teorema di Pitagora? Mai o quasi mai. Eppure, quanto hanno insistito i nostri insegnanti su di esso? Molto. Quante volte avete dovuto ricorrere all'empatia per affrontare difficili situazioni interpersonali? Molte volte al giorno. Quanto ci hanno educato i nostri insegnanti a gestire in modo costruttivo i nostri conflitti? Poco o per niente. …. Quali sono le conseguenze? Cattiverie quotidiane. Violenze crudeli. Intolleranza, odio, guerre. Possiamo fare qualcosa …? Educare il cuore dei nostri figli e dei nostri studenti. Dove cominciare? Dalla famiglia e dalla scuola. La famiglia come luogo di crescita emotiva comunitaria. La scuola come comunità di apprendimento.

IL QUESTIONARIO DEL BENESSERE IN CLASSE Da 1 a 10 A scuola il tempo passa velocemente Gli allievi confidano i loro problemi

Si dedica tempo alle discussioni delle varie esperienze

È facile intervenire per chiedere spiegazioni I ragazzi sanno collaborare in vista di un obiettivo comune

I ragazzi si ascoltano e si interessano dei vari interventi che avvengono

I ragazzi si stimano e si apprezzano l’un l’altro Ascoltano le proposte che vengono fatte da insegnanti e compagni

Ai ragazzi piace studiare

Gli insegnanti apprezzano i ragazzi con cui lavorano I ragazzi apprezzano gli insegnanti con cui lavorano

Le curiosità dei ragazzi emergono e sono soddisfatte In classe si sperimenta il piacere di leggere

I ragazzi si sentono incoraggiati

Gli insegnanti sentono che il loro lavoro è importante C’è in classe un clima sereno

Si sente che i ragazzi sono amici tra loro

Tutti possono esprimersi Insieme si progettano azioni

Insieme si realizzano e si verificano risultati

Totale … su 200

Mario Polito ci interpella con uno dei suoi libri, proponendo lezioni di …cuore.

Il suo messaggio è importante per una Scuola attenta alla vita.

Sul libro di Mario Polito ci sono tanti spunti per attività con i ragazzi tra i quali una valutazione “del benessere a scuola” da far compilare alla classe. Abbiamo voluto provare a trasformarla per verificare la nostra percezione di insegnanti . Durante il seminario a Barbiana abbiamo provato a compilarla.

I risultati vi preoccupano? Scriveteci le vostre impressioni e idee.

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Il 1° seminario per insegnanti promosso da Albachiara in un luogo incantevole , l’ex convento di Sandetole di Dicomano, in Toscana, è stato un grande “pensatoio”. Per due giorni intensi il gruppo di adulti provenienti da tutt’Italia si è messo in gioco in prima persona per uno scopo preciso: “ritrovare orizzonti di senso” ovvero la bussola di quel lavoro importante che si fa quotidianamente (insegnare = lasciare un segno). Unica proibizione: lamentarsi. Sebbene ci fossero tanti validi motivi per farlo, la lamentazione è stata censurata perché non porta a nulla e, se resta tale, non genera cambiamento. Se è importante partire da ciò che ci sta a cuore, ci colpisce, ci interroga, è altresì fondamentale andare oltre. Ecco il messaggio di questo 1° seminario: oltre il “Vedere” ciò che non va, è necessario “confrontare” la realtà con grandi valori nei quali ci riconosciamo e che condividiamo come fondamento per il nostro impegno quotidiano nella Scuola che è quello di aiutare i ragazzi che ci sono affidati a prepararsi alla vita. Il contributo di Domenico Chiesa del CIDI, di Edoardo Martinelli della scuola di Barbina e di Marcello Cozzi di Libera hanno dato spunti per ritrovare quel senso profondo che oggi pare così smarrito..

Ma la riflessione non basta! Ci vuole anche una terza fase: l’ “agire”,

buone prassi che segnino un cambiamento. In quest’ottica

l’ultimo contributo di Maria Emma Miceli, dirigente dell’I.C don Milani di

Lamezia Terme ha dato il là all’orchestra. Il suo è stato un

esempio che ha commosso perché ha aperto il cuore sulla possibilità di

ritrovare la “Scuola” vera, quella che insegna curando la relazione, quella che alimenta l’interesse a partire dal

motivo occasionale, quella aperta alla comunità educante al

completo, che stimola, incontra, ascolta l’esterno, sperimenta,

approfondisce, responsabilizza e suscita cambiamento nella società

in cui è inserita. Il non-convegno è stato soprattutto

un gran laboratorio che ha permesso di conoscersi un po’ e

condividere riflessioni insieme secondo la modalità

del coopertive learning… Ci fosse stato più tempo!!!

Tutti son partiti col sorriso sulle labbra,

ma ancora tanta acquolina in bocca e molte idee nel cuore che

avrebbero voluto condividere maggiormente.

Ma un Non –Convegno non finisce! Ecco qui di seguito il suggerimento degli organizzatori per proseguire il

cammino.

Idee perIdee perIdee perIdee per non perdersi nella palude dell’ignoranza e ritrovare non perdersi nella palude dell’ignoranza e ritrovare non perdersi nella palude dell’ignoranza e ritrovare non perdersi nella palude dell’ignoranza e ritrovare l’ ”orizzonte”l’ ”orizzonte”l’ ”orizzonte”l’ ”orizzonte” della della della della Scuola.Scuola.Scuola.Scuola. Nella tua scuola o in quella accanto cerca almeno due colleghi che amino la Scuola con la S maiuscola. Formate un gruppo che si trovi periodicamente, almeno una volta al mese, per due ore, suddividendo il tempo nel seguente modo: 10 minuti per salutarvi, dirvi ciò che non vi piace della realtà scolastica, lamentarvi sinteticamente, accennare a ciò che vi fa soffrire. 40 minuti per raccontarvi una bella lettura che avete approfondito, una testimonianza ascoltata, un’esperienza vissuta che vi ha suggerito un’idea, uno sguardo diverso, una reazione allo stato delle cose bloccato e stagnante. (ricordatevi vicendevolmente alcuni “maestri” che nella vostra vita hanno “insegnato” = lasciato un segno) 50 minuti per proporre una possibile soluzione ai problemi emersi, una piccola azione che possa smuovere quello che vi fa soffrire (scrivere insieme un documento, preparare una mozione per il Collegio Docenti, organizzare la marcia su Roma di tutti gli studenti della scuola pubblica…. è troppo!?...qualcosa di fattibile!) 20 minuti per abbracciarvi, salutarvi, assaggiare la torta che avete preparato o un fetta di salame con un buon bicchier di vino e decidere la data del prossimo appuntamento.

C’è posta per…

Non siamo soli! …insieme si può.

Cos’è un NON – convegno? A Barbiana 50 insegnanti - educatori lo hanno sperimentato per ritrovare il

senso e l’orizzonte che sembravano perduti.

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Gruppo Abele Settore insegnanti

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Per non perdere la rotta

E così, a quanto pare, anche gli insegnanti dovranno farsi un test per dimostrare di non essere drogati. Lo so, fa ridere il solo pensiero della professoressa Ricotti - quella zitellissima, quella con quindici gatti per casa, quella che sembrava vecchia già a trent’anni, figuriamoci ora che ne ha quasi sessanta - che gira di notte nei pressi della stazione alla ricerca di una bustina di eroina. Non riesco proprio a immaginare il

professor Vandami, quello con la sciarpa di lana anche a maggio, quello che ripete da una vita “dove andremo a finire”, quello con la Ritmo pluriacciaccata, che passa di pub in pub sperando di incontrare il Mescalero o Jhonny er matto, i pusher che hanno la coca migliore. Non so, capisco che tutto è possibile, che dietro a ogni vita ce ne può sempre essere un’altra, ma io non la vedo proprio quella cicognona della vicepreside, un’insegnante che non è mai mancata neppure un’ora in cento anni di scuola, puntuale, noiosa, zelante, che si butta giù un paio di pasticche e poi si scatena sotto le luci della tecno più arrembante, la chioma grigia al vento delle casse sbombardanti. I problemi dei professori mi

sembrano veramente altri: sarà che sono tutti over cinquanta, sarà che hanno lasciato le illusioni alle spalle, sarà che hanno mutui da pagare e figli da mantenere, però vi assicuro che le loro geremiadi

Cari colleghi, visti i molti materiali del 1° seminario di Albachiara per insegnanti a Barbiana, abbiamo pensato di preparare un dossier specifico

che speriamo di poter inviare on-line prima della prossima news.

Se volete consultare i numeri precedenti della newsletter, visitate il sito: www.gruppoabele.org

alla pagina http://www.gruppoabele.org/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/1327

Buona Pasqua e buone vacanze a tutti!

non includono il rincaro della droga, la difficoltà di reperirla, il calo di qualità di certi acidi e via dicendo. Nei casi più disperati i professori bevono. Qualcuno che già la mattina odorava di vino l’ho incontrato, qualcuno che faticava a tener testa alla vita giovane e sfacciata dei suoi studenti. E le professoresse a volte prendono tranquillanti, perché non reggono più i vaffa degli studenti, le porte sbattute, le risate in faccia, le pernacchie e l’assoluta indifferenza a ciò che spiegano. Allora magari sgocciolano nel

bicchiere un po’ di lenimento. Ma la droga proprio no, non fa parte dei vizi degli insegnanti e neppure delle vie di fuga possibili. La droga è sempre tragica, e a una certa età è addirittura ridicola. E poi è troppo trasgressiva per chi lavora da anni dentro le regole, per chi ripete “ragazzi, datevi da fare, non mollate, non fate i cretini che la vita è dura e bisogna rimboccarsi le maniche”. Per drogarsi ci vuole troppa infelicità, troppo odio verso se stessi e gli altri: i prof sono solo un po’ tristi e un po’ avviliti, magari finiranno su una panchina ai giardini pubblici a guardare i piccioni, ma mai a ficcarsi un ago nel braccio e a stantuffare ciecamente. I soldi per le analisi del sangue spendiamoli per rilanciare la scuola e il sapere, che rischiano più che mai di schiattare per un’overdose di ignoranza.

Test antidTest antidTest antidTest antidroga anche per gli insegnanti? Ma dai!roga anche per gli insegnanti? Ma dai!roga anche per gli insegnanti? Ma dai!roga anche per gli insegnanti? Ma dai! Di Marco Lodoli

La bussola ….