28
INTERVENTI E SERVIZI SOCIALI 1. D.P.R. 24 luglio 1977, n. 616. Attuazione della de- lega di cui all’art. 1 della L. 22 luglio 1975, n. 382 (Suppl. ord. alla Gazzetta Ufficiale n. 234 del 29 agosto 1977) avviso di rettifica pubbli- cato sulla Gazzetta Ufficiale n. 269 del 3 otto- bre 1977 ( 1 ). ( 1 Con D.P.R. 19 novembre 1987, n. 526, le dispo- sizioni di questo D.P.R. sono state estese alla regione Trentino-Alto Adige ed alle province autonome di Tren- to e Bolzano. (Estratto) Titolo I Disposizioni generali 1. Trasferimento e deleghe delle funzioni am- ministrative dello Stato. – Il trasferimento delle funzioni amministrative nelle materie indicate dall’art. 117 della Costituzione ancora esercitate dagli organi centrali e periferici dello Stato e da enti pubblici nazionali ed interregionali successi- vamente all’entrata in vigore dei decreti del Presi- dente della Repubblica 14 gennaio 1972, nn. 1, 2, 3, 4, 5, 6, 15 gennaio 1972, nn. 7, 8, 9, 10, 11 e 5 giugno 1972, n. 315 e la delega alle stesse regioni dell’e- sercizio di altre funzioni amministrative, a norma dell’art. 118, secondo comma, della Costituzione, sono attuati secondo le disposizioni del presente decreto per i fini di cui alla L. 22 luglio 1975, n. 382, ed alla L. 27 novembre 1976, n. 894. 2. Attribuzione a province, comuni e comunità montane. – Ai comuni, alle province, alle comu- nità montane sono attribuite le funzioni ammini- strative indicate nel presente decreto, ferme re- stando quelle già loro spettanti secondo le vigenti disposizioni di legge. 3. Settori del trasferimento e delle deleghe. – I trasferimenti e le deleghe, di cui agli articoli pre- cedenti, sono ripartiti secondo i seguenti settori organici: ordinamento e organizzazione ammini- strativa; servizi sociali; sviluppo economico; asset- to ed utilizzazione del territorio. Negli articoli seguenti è usata, per indicare le regioni a statuto ordinario, la sola parola «regione». 4. Competenze dello Stato. – Lo Stato, nelle ma- terie definite dal presente decreto, esercita soltan- to le funzioni amministrative indicate negli arti- coli seguenti, [nonché la funzione di indirizzo e di coordinamento nei limiti, nelle forme e con le mo- dalità previste dall’art. 3 della L. 22 luglio 1975, n. 382] ( 1 ), e le funzioni, anche nelle materie trasfe- rite o delegate, attinenti ai rapporti internazionali [e con la Comunità economica europea] ( 2 ), alla difesa nazionale, alla pubblica sicurezza. [Le regioni non possono svolgere all’estero attività promozionali relative alle materie di loro competenza se non previa intesa con il Governo e nell’ambito degli indirizzi e degli atti di coordina- mento di cui al comma precedente] ( 3 ). Il Governo della Repubblica, tramite il com- missario del Governo, [impartisce direttive per l’esercizio delle funzioni amministrative delegate alle regioni, che sono tenute ad osservarle, ed] ( 4 ) esercita il potere di sostituzione previsto dall’art. 2 della L. n. 328 del 22 luglio 1975. ( 1 Le parole da: «nonché la funzione di indirizzo» fino a: «n. 382», sono state abrogate dall’art. 8, comma 5, lett. b), della L. 15 marzo 1997, n. 59. ( 2 Le parole: «e con la Comunità economica eu- ropea» sono state soppresse dall’art. 8, comma 5, lett. b), della L. 15 marzo 1997, n. 59. ( 3 Questo comma è stato abrogato dall’art. 8, comma 5, lett. b), della L. 15 marzo 1997, n. 59. Tale abrogazione è stata confermata dall’art. 10, comma 10, della L. 5 giugno 2003, n. 131. ( 4 Le parole da: «impartisce direttive per l’eserci- zio . . .» a: « . . . sono tenute ad osservarle, ed» sono state soppresse dall’art. 8, comma 5, lett. b), della L. 15 marzo 1997, n. 59. 5. Atti delegati e sub-delegati – Comunicazioni. – Gli atti emanati nell’esercizio delegato o sub-delegato di funzioni amministrative sono definitivi. Il Governo stabilisce le categorie di atti di cui la regione deve da- re comunicazione al commissario del Governo. VIG_818_CodiceDirittoPenitenziario_2018_1.indb 741 23/07/18 17:18

INTERVENTI E SERVIZI SOCIALI · Art. 6 Interventi e servizi sociali 742 6. Regolamenti e direttive della Comunità econo - mica europea. – Sono trasferite alle regioni in cia -

  • Upload
    others

  • View
    3

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: INTERVENTI E SERVIZI SOCIALI · Art. 6 Interventi e servizi sociali 742 6. Regolamenti e direttive della Comunità econo - mica europea. – Sono trasferite alle regioni in cia -

INTERVENTI E SERVIZI SOCIALI

1.

D.P.R. 24 luglio 1977, n. 616. Attuazione della de-lega di cui all’art. 1 della L. 22 luglio 1975, n. 382 (Suppl. ord. alla Gazzetta Ufficiale n. 234 del 29 agosto 1977) avviso di rettifica pubbli-cato sulla Gazzetta Ufficiale n. 269 del 3 otto-bre 1977 (1).(1) Con D.P.R. 19 novembre 1987, n. 526, le dispo-

sizioni di questo D.P.R. sono state estese alla regione Trentino-Alto Adige ed alle province autonome di Tren-to e Bolzano.

(Estratto)

Titolo IDisposizioni generali

1. Trasferimento e deleghe delle funzioni am-ministrative dello Stato. – Il trasferimento delle funzioni amministrative nelle materie indicate dall’art. 117 della Costituzione ancora esercitate dagli organi centrali e periferici dello Stato e da enti pubblici nazionali ed interregionali successi-vamente all’entrata in vigore dei decreti del Presi-dente della Repubblica 14 gennaio 1972, nn. 1, 2, 3, 4, 5, 6, 15 gennaio 1972, nn. 7, 8, 9, 10, 11 e 5 giugno 1972, n. 315 e la delega alle stesse regioni dell’e-sercizio di altre funzioni amministrative, a norma dell’art. 118, secondo comma, della Costituzione, sono attuati secondo le disposizioni del presente decreto per i fini di cui alla L. 22 luglio 1975, n. 382, ed alla L. 27 novembre 1976, n. 894.

2. Attribuzione a province, comuni e comunità montane. – Ai comuni, alle province, alle comu-nità montane sono attribuite le funzioni ammini-strative indicate nel presente decreto, ferme re-stando quelle già loro spettanti secondo le vigenti disposizioni di legge.

3. Settori del trasferimento e delle deleghe. – I trasferimenti e le deleghe, di cui agli articoli pre-cedenti, sono ripartiti secondo i seguenti settori organici: ordinamento e organizzazione ammini-

strativa; servizi sociali; sviluppo economico; asset-to ed utilizzazione del territorio.

Negli articoli seguenti è usata, per indicare le regioni a statuto ordinario, la sola parola «regione».

4. Competenze dello Stato. – Lo Stato, nelle ma-terie definite dal presente decreto, esercita soltan-to le funzioni amministrative indicate negli arti-coli seguenti, [nonché la funzione di indirizzo e di coordinamento nei limiti, nelle forme e con le mo-dalità previste dall’art. 3 della L. 22 luglio 1975, n. 382] (1), e le funzioni, anche nelle materie trasfe-rite o delegate, attinenti ai rapporti internazionali [e con la Comunità economica europea] (2), alla difesa nazionale, alla pubblica sicurezza.

[Le regioni non possono svolgere all’estero attività promozionali relative alle materie di loro competenza se non previa intesa con il Governo e nell’ambito degli indirizzi e degli atti di coordina-mento di cui al comma precedente] (3).

Il Governo della Repubblica, tramite il com-missario del Governo, [impartisce direttive per l’esercizio delle funzioni amministrative delegate alle regioni, che sono tenute ad osservarle, ed] (4) esercita il potere di sostituzione previsto dall’art. 2 della L. n. 328 del 22 luglio 1975.

(1) Le parole da: «nonché la funzione di indirizzo» fino a: «n. 382», sono state abrogate dall’art. 8, comma 5, lett. b), della L. 15 marzo 1997, n. 59.

(2) Le parole: «e con la Comunità economica eu-ropea» sono state soppresse dall’art. 8, comma 5, lett. b), della L. 15 marzo 1997, n. 59.

(3)  Questo comma è stato abrogato dall’art. 8, comma 5, lett. b), della L. 15 marzo 1997, n. 59. Tale abrogazione è stata confermata dall’art. 10, comma 10, della L. 5 giugno 2003, n. 131.

(4) Le parole da: «impartisce direttive per l’eserci-zio . . .» a: « . . . sono tenute ad osservarle, ed» sono state soppresse dall’art. 8, comma 5, lett. b), della L. 15 marzo 1997, n. 59.

5. Atti delegati e sub-delegati – Comunicazioni. – Gli atti emanati nell’esercizio delegato o sub-delegato di funzioni amministrative sono definitivi. Il Governo stabilisce le categorie di atti di cui la regione deve da-re comunicazione al commissario del Governo.

VIG_818_CodiceDirittoPenitenziario_2018_1.indb 741 23/07/18 17:18

Page 2: INTERVENTI E SERVIZI SOCIALI · Art. 6 Interventi e servizi sociali 742 6. Regolamenti e direttive della Comunità econo - mica europea. – Sono trasferite alle regioni in cia -

742Art. 6 Interventi e servizi sociali

6. Regolamenti e direttive della Comunità econo-mica europea. – Sono trasferite alle regioni in cia-scuna delle materie definite dal presente decreto anche le funzioni amministrative relative all’ap-plicazione dei regolamenti della Comunità eco-nomica europea nonché all’attuazione delle sue direttive fatte proprie dallo Stato con legge che indica espressamente le norme di principio.

In mancanza della legge regionale, sarà osser-vata quella dello Stato in tutte le sue disposizioni.

Il Governo della Repubblica, in caso di accer-tata inattività degli organi regionali che comporti inadempimento agli obblighi comunitari, può pre-scrivere con deliberazione del Consiglio dei Mi-nistri, su parere della Commissione parlamenta-re per le questioni regionali e sentita la regione interessata, un congruo termine per provvedere. Qualora la inattività degli organi regionali perduri dopo la scadenza di tale termine, il Consiglio dei Ministri può adottare i provvedimenti necessari in sostituzione della amministrazione regionale.

7. Norme regionali di attuazione. – Le regioni in tutte le materie delegate dallo Stato possono ema-nare norme legislative di organizzazione o di spe-sa, nonché norme di attuazione ai sensi dell’ulti-mo comma dell’art. 117 della Costituzione.

Le regioni possono altresì emanare norme di legge con le quali è subdelegato alle province, ai comuni ed altri enti locali l’esercizio delegato di funzioni amministrative dello Stato, disciplinando i poteri di indirizzo ed i rapporti finanziari relativi.

8. Gestioni comuni fra regioni. – Le regioni per le attività ed i servizi, che interessano i territori finitimi, possono addivenire ad intese e costituire uffici o gestioni comuni, anche in forma consortile.

Le attività ed i servizi predetti devono forma-re oggetto di specifiche intese e non possono da-re luogo alla costituzione di consorzi generali fra regioni.

9. Polizia amministrativa. – I comuni, le provin-ce, le comunità montane e le regioni sono titolari delle funzioni di polizia amministrativa nelle ma-terie ad essi rispettivamente attribuite o trasferite.

Sono delegate alle regioni le funzioni di poli-zia amministrativa esercitate dagli organi centrali e periferici dello Stato nelle materie nelle quali è delegato alle regioni l’esercizio di funzioni ammi-nistrative dello Stato e degli enti pubblici.

10. Classificazione di beni o di opere. – Salvo di-versa specifica disciplina per ogni provvedimento amministrativo di classificazione di beni o di ope-re riservato allo Stato da cui possa conseguire uno spostamento di competenze tra Stato e regioni si procede d’intesa con le regioni interessate.

11. Programmazione nazionale e regionale. – Lo Stato determina gli obiettivi della programmazione economica nazionale con il concorso delle regioni.

Le regioni determinano i programmi regionali di sviluppo, in armonia con gli obiettivi della pro-grammazione economica nazionale e con il con-corso degli enti locali territoriali secondo le mo-dalità previste dagli statuti regionali.

Nei programmi regionali di sviluppo gli inter-venti di competenza regionale sono coordinati con quello dello Stato e con quelli di competenza degli enti locali territoriali.

La programmazione costituisce riferimento per il coordinamento della finanza pubblica.

Titolo IIOrdinamento

ed organizzazione amministrativi

Capo IOggetto

12. Materie del trasferimento. – Sono trasferite alle regioni le funzioni amministrative dello Stato nel-le materie «ordinamento di enti amministrativi di-pendenti dalla regione» e «circoscrizioni comunali».

Capo IIOrdinamento degli enti

amministrativi locali

13. Ordinamento degli enti amministrativi dipen-denti dalla regione ed enti locali non territoriali. – Le funzioni amministrative relative alla materia «ordinamento degli enti amministrativi dipenden-ti dalla regione» concernono l’istituzione, i con-trolli, la fusione, la soppressione e l’estinzione di enti pubblici locali operanti nelle materie di cui al presente decreto.

Le funzioni amministrative esercitate da orga-ni centrali e periferici dello Stato nei confronti de-gli enti di cui al comma precedente sono trasferite alle regioni.

14. Persone giuridiche private. – È delegato alle regioni l’esercizio delle funzioni amministrative

VIG_818_CodiceDirittoPenitenziario_2018_1.indb 742 23/07/18 17:18

Page 3: INTERVENTI E SERVIZI SOCIALI · Art. 6 Interventi e servizi sociali 742 6. Regolamenti e direttive della Comunità econo - mica europea. – Sono trasferite alle regioni in cia -

743 Art. 15 D.P.R. 24 luglio 1977, n. 616

di organi centrali e periferici dello Stato concer-nenti le persone giuridiche di cui all’art. 12 del c.c. che operano esclusivamente nelle materie di cui al presente decreto e le cui finalità statutarie si esau-riscono nell’ambito di una sola regione (1).

(1) In materia si veda attualmente l’art. 7 del D.P.R. 10 febbraio 2000, n. 361, regolamento per il riconosci-mento delle persone giuridiche private. Il riconosci-mento avviene mediante l’iscrizione nel registro appo-sito istituito presso le prefetture. Il registro è istituito presso la regione se la persona giuridica opera nelle materie attribuite alla competenza delle regioni dal-l’art. 14 del D.P.R. 24 luglio 1977, n. 616.

15. Acquisto di immobili ed accettazione di do-nazioni, eredità e legati. – È trasferito alle regioni l’esercizio delle funzioni amministrative concer-nenti l’acquisto di immobili e l’accettazione di do-nazioni, eredità e legati da parte degli enti e delle persone giuridiche di cui all’art. 13 del presente decreto. È delegato l’esercizio delle funzioni am-ministrative relative agli enti di cui all’art. 14.

Capo IIICircoscrizioni comunali

16. Circoscrizioni comunali. – Le funzioni ammini-strative relative alla materia «circoscrizioni comu-nali» concernono: la determinazione dell’ambito territoriale dei comuni e delle relative denomina-zioni e sedi; la definizione dei rapporti fra comuni conseguenti a variazioni territoriali; il regolamen-to del regime di separazione dei rapporti patrimo-niali e contabili fra comuni e loro frazioni.

[La denominazione delle borgate e frazioni è attribuita ai comuni ai sensi dell’art. 118 della Co-stituzione] (1).

Fino all’entrata in vigore della legge sulle au-tonomie locali non possono essere istituiti nuovi comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti.

(1)  Questo comma è stato abrogato dall’art. 274, comma 1, lett. i), del D.L.vo 18 agosto 2000, n. 267.

Titolo IIIServizi sociali

Capo IOggetto

17. Materie del trasferimento. – Sono trasferite al-le regioni le funzioni amministrative dello Stato e degli enti di cui all’art. 1 nelle materie «polizia loca-le urbana e rurale» e «beneficenza pubblica», «assi-stenza sanitaria ed ospedaliera», «istruzione artigia-

na e professionale», «assistenza scolastica», «musei e biblioteche di enti locali», come attinenti ai servizi sociali della popolazione di ciascuna regione.

Capo IIPolizia locale urbana e rurale

18. Polizia locale urbana e rurale. – Le funzioni amministrative relative alla materia «polizia loca-le urbana e rurale» concernono le attività di poli-zia che si svolgono esclusivamente nell’ambito del territorio comunale e che non siano proprie delle competenti autorità statali.

19. Polizia amministrativa. – Sono attribuite ai co-muni le seguenti funzioni di cui al testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, approvato con R.D. 18 giugno 1931, n. 773, e successive modificazioni:

1) il rilascio della licenza prevista dall’art. 60 e dalle altre disposizioni speciali vigenti in mate-ria di impianto ed esercizio di ascensori per il tra-sporto di persone o di materiali;

2) il rilascio della licenza per l’esercizio del me-stiere di guida, interprete, corriere o portatore alpi-no e per l’insegnamento dello sci, di cui all’art. 123;

3) [la ricezione dell’avviso preventivo per le riprese cinematografiche in luogo pubblico o aperto al pubblico, previsto dall’art. 76] (1);

4) il rilascio della licenza temporanea di eser-cizi pubblici in occasione di fiere, mercati o altre riunioni straordinarie previsti dall’art. 103, primo e secondo comma;

5) la concessione della licenza per rappresen-tazioni teatrali o cinematografiche, accademie, fe-ste da ballo, corse di cavalli, altri simili spettacoli o trattenimenti, per aperture di esercizio di circoli, scuole di ballo e sale pubbliche di audizione, di cui all’art. 68;

6) la licenza per pubblici trattenimenti, esposi-zioni di rarità, persone, animali, gabinetti ottici ed altri oggetti di curiosità o per dare audizioni all’a-perto di cui all’art. 69;

7) i poteri in ordine alla licenza per vendita di alcoolici e autorizzazione per superalcoolici di cui agli artt. 3 e 5 della L 14 ottobre 1974, n. 524;

8) la licenza per alberghi, compresi quelli diur-ni, locande, pensioni, trattorie, osterie, caffè o altri esercizi in cui si vendono o consumano bevande non alcooliche, sale pubbliche per biliardi o per altri giochi leciti, stabilimenti di bagni, esercizi di rimessa di autoveicoli o di vetture e simili, di cui all’art. 86;

9) la licenza di agibilità per teatri o luoghi di pubblico spettacolo, di cui all’art. 80;

VIG_818_CodiceDirittoPenitenziario_2018_1.indb 743 23/07/18 17:18

Page 4: INTERVENTI E SERVIZI SOCIALI · Art. 6 Interventi e servizi sociali 742 6. Regolamenti e direttive della Comunità econo - mica europea. – Sono trasferite alle regioni in cia -

744Art. 20 Interventi e servizi sociali

10) i regolamenti del prefetto per la sicurezza nei locali di pubblico spettacolo, di cui all’art. 84;

11) le licenze di esercizio di arte tipografica, li-tografica e qualunque arte di stampa o di riprodu-zione meccanica o chimica in molteplici esempla-ri, di cui all’art. 111;

12) i provvedimenti del prefetto ai sensi del-l’art. 64, terzo comma, relativi alle manifatture, fabbriche e depositi di materie insalubri o peri-colose;

13) la licenza temporanea agli stranieri per mestieri ambulanti di cui all’art. 124;

14) la registrazione per mestieri ambulanti (venditori di merci, di generi alimentari e bevande, di scritti e disegni, merciaiolo, saltimbanco, cantan-te, suonatore, servitore di piazza, facchino, cocchie-re, conduttore di veicoli di piazza, barcaiolo, lustra-scarpe e mestieri analoghi) di cui all’art. 121;

15) la licenza per raccolta di fondi od oggetti, collette o questue di cui all’art. 156;

16) i provvedimenti per assistenza ad inabili senza mezzi di sussistenza di cui agli artt. 154 e 155;

17) la licenza di iscrizione per portieri e custo-di di cui all’art. 62;

18) la dichiarazione di commercio di cose anti-che od usate di cui all’art. 126.

Fino all’entrata in vigore della legge di rifor-ma degli enti locali territoriali, i consigli comunali determinano procedure e competenze dei propri organi in relazione all’esercizio delle funzioni di cui al comma precedente.

In relazione alle funzioni attribuite ai comuni il Ministero dell’interno, per esigenze di pubblica sicurezza, può impartire, per il tramite del com-missario del Governo, direttive ai sindaci che sono tenuti ad osservarle.

I provvedimenti di cui ai nn. 5), 6), 7), 8), 9), 11), 13), 14), 15) e 17) sono adottati previa comunicazio-ne al prefetto e devono essere sospesi, annullati o revocati per motivata richiesta dello stesso (2).

Il diniego dei provvedimenti previsti dal pri-mo comma, nn. 5), 6), 7), 8), 9), 11), 13), 14), 15) e 17), è efficace solo se il prefetto esprime parere conforme (3).

(1)  Questo numero è stato abrogato dall’art. 164, comma 1, lett. c), del D.L.vo 31 marzo 1998, n. 112.

(2) Questo comma era stato dichiarato illegittimo dalla Corte costituzionale, con sentenza n. 77 del 24 marzo 1987, nella parte in cui non limita i poteri del prefetto, ivi previsti, esclusivamente alle esigenze di pubblica sicurezza. Il medesimo comma è stato abro-gato dall’art. 164 del D.L.vo citato, nella parte in cui

prevede la comunicazione al prefetto e i poteri di so-spensione, revoca e annullamento in capo a quest’ul-timo in ordine: all’articolo 19, comma 1, numero 13), in materia di licenza agli stranieri per mestieri ambulan-ti; all’articolo 19, comma 1, numero 14), in materia di registrazione per mestieri ambulanti; all’articolo 19, comma 1, numero 17), in materia di licenza per iscri-zione per portieri e custodi, fermo restando il dovere di tempestiva comunicazione al prefetto dei provve-dimenti adottati.

(3) Questo comma era stato dichiarato illegittimo dalla Corte costituzionale con sentenza n. 77 del 24 marzo 1987 e poi abrogato dall’art. 164, comma 2, del D.L.vo 31 marzo 1998, n. 112, nella parte in cui si riferi-sce ai numeri 13), 14) e 17) del primo comma.

20. Controlli di pubblica sicurezza. – Resta fer-ma la facoltà degli ufficiali ed agenti di polizia di pubblica sicurezza di accedere in qualunque ora nei locali destinati all’esercizio di attività soggette ad autorizzazione di polizia a norma dell’articolo precedente, al fine di vigilare sull’osservanza delle prescrizioni imposte da leggi o regolamenti dello Stato, delle regioni e degli enti locali.

21. Regolamenti comunali. – Il presidente della giunta regionale trasmette al commissario del Go-verno copia dei regolamenti comunali in materia di polizia urbana e rurale e degli eventuali atti di modifica degli stessi, dopo che essi siano divenuti esecutivi.

Capo IIIBeneficenza pubblica

22. Beneficenza pubblica. – Le funzioni ammini-strative relative alla materia «beneficenza pubbli-ca» concernono tutte le attività che attengono, nel quadro della sicurezza sociale, alla predisposizio-ne ed erogazione di servizi, gratuiti o a pagamen-to, o di prestazioni economiche, sia in denaro che in natura, a favore dei singoli, o di gruppi, qualun-que sia il titolo in base al quale sono individuati i destinatari, anche quando si tratti di forme di as-sistenza a categorie determinate, escluse soltanto le funzioni relative alle prestazioni economiche di natura previdenziale.

23. Specificazione. – Sono comprese nelle funzio-ni amministrative di cui all’articolo precedente le attività relative:

a) all’assistenza economica in favore delle fa-miglie bisognose dei detenuti e delle vittime del delitto;

b) all’assistenza post-penitenziaria;

VIG_818_CodiceDirittoPenitenziario_2018_1.indb 744 23/07/18 17:18

Page 5: INTERVENTI E SERVIZI SOCIALI · Art. 6 Interventi e servizi sociali 742 6. Regolamenti e direttive della Comunità econo - mica europea. – Sono trasferite alle regioni in cia -

745 Art. 24 D.P.R. 24 luglio 1977, n. 616

c) agli interventi in favore di minorenni sog-getti a provvedimenti delle autorità giudiziarie minorili nell’ambito della competenza ammini-strativa e civile;

d) agli interventi di protezione sociale di cui agli artt. 8 e segg. della L. 20 febbraio 1958, n. 75.

24. Competenze dello Stato. – Sono di competen-za dello Stato le funzioni amministrative concer-nenti:

1) gli interventi di primo soccorso in caso di catastrofe o calamità naturale di particolare gra-vità o estensione;

2) gli interventi di prima assistenza in favo-re di profughi e di rimpatriati in conseguenza di eventi straordinari ed eccezionali e, per i profu-ghi stranieri, limitatamente al periodo di tempo strettamente necessario alle operazioni di identi-ficazione e di riconoscimento della qualifica di ri-fugiato, ai sensi della convenzione di Ginevra del 28 luglio 1951, ratificata con la L. 24 luglio 1954, n. 722, e per il tempo di attesa per il trasferimento in altri paesi;

3) gli interventi di protezione sociale presta-ti ad appartenenti alle Forze armate dello Stato, all’Arma dei carabinieri, agli altri Corpi di polizia ed al Corpo nazionale dei vigili del fuoco e ai lo-ro familiari, da enti ed organismi appositamente istituiti;

4) i rapporti in materia di assistenza con or-ganismi assistenziali stranieri ed internazionali, nonché la distribuzione tra le regioni di prodot-ti destinati a finalità assistenziali in attuazione di regolamenti della Comunità economica europea;

5) le pensioni e gli assegni di carattere conti-nuativo disposti dalla legge in attuazione dell’art. 38 della Costituzione, ivi compresi le indennità di disoccupazione e gli assegni a carico della Cassa integrazione stipendi e salari;

6) l’attività dei CPABP strettamente limita-ta all’esercizio delle funzioni di cui al preceden-te punto 5) fino al riordinamento dell’assistenza pubblica.

25. Attribuzioni ai comuni. – Tutte le funzioni amministrative relative all’organizzazione ed alla erogazione dei servizi di assistenza e di beneficen-za, di cui ai precedenti artt. 22 e 23, sono attribuite ai comuni ai sensi dell’art. 118, primo comma, del-la Costituzione.

La regione determina con legge, sentiti i co-muni interessati, gli ambiti territoriali adeguati al-

la gestione dei servizi sociali e sanitari, promuo-vendo forme di cooperazione fra gli enti locali territoriali, e, se necessario, promuovendo ai sensi dell’ultimo comma dell’art. 117 della Costituzio-ne forme anche obbligatorie di associazione fra gli stessi.

Gli ambiti territoriali di cui sopra devono con-cernere contestualmente la gestione dei servizi sociali e sanitari.

Allorché gli ambiti territoriali coincidono con quelli delle comunità montane le funzioni di cui al presente articolo sono assunte dalle comunità montane stesse.

Le funzioni, il personale ed i beni delle isti-tuzioni pubbliche di assistenza e beneficenza operanti nell’ambito regionale sono trasferite ai comuni singoli o associati, sulla base e con le mo-dalità delle disposizioni contenute nella legge sul-la riforma dell’assistenza pubblica e, comunque, a far tempo dal 1° gennaio 1979 (1).

Entro sessanta giorni dall’entrata in vigore del presente decreto il presidente del Consiglio dei Ministri nomina una commissione composta da quattro rappresentanti delle regioni, quattro dell’ANCI - Associazione nazionale dei comuni d’Italia, tre dell’ANEA - Associazione nazionale fra gli enti comunali di assistenza ed un rappresen-tante dell’UNEBA - Unione nazionale enti di be-neficenza ed assistenza, avente il compito di deter-minare, entro un anno dalla nomina, l’elenco delle I.P.A.B. - Istituzioni pubbliche di assistenza e be-neficenza che sono da escludere dal trasferimento ai comuni in quanto svolgono in modo precipuo attività inerenti la sfera educativo-religiosa (1).

L’elenco di cui al comma precedente è appro-vato con decreto del presidente del Consiglio dei Ministri. Ove, entro il 1° gennaio 1979, non sia ap-provata la legge di riforma di cui al precedente quinto comma, la legge regionale disciplina i modi e le forme di attribuzione in proprietà o in uso ai comuni singoli o associati od a comunità monta-ne dei beni trasferiti alle regioni a norma dei suc-cessivi artt. 113 e 115, nonché il trasferimento dei beni delle I.P.A.B. di cui ai commi precedenti (1), e disciplina l’utilizzo dei beni e del personale da parte degli enti gestori, in relazione alla riorganiz-zazione ed alla programmazione dei servizi dispo-ste in attuazione del presente articolo.

Le attribuzioni degli enti comunali di assisten-za, nonché i rapporti patrimoniali ed il personale, sono trasferiti ai rispettivi comuni entro e non ol-tre il 30 giugno 1978. Le regioni con proprie leggi

VIG_818_CodiceDirittoPenitenziario_2018_1.indb 745 23/07/18 17:18

Page 6: INTERVENTI E SERVIZI SOCIALI · Art. 6 Interventi e servizi sociali 742 6. Regolamenti e direttive della Comunità econo - mica europea. – Sono trasferite alle regioni in cia -

746Art. 26 Interventi e servizi sociali

determinano le norme sul passaggio del persona-le, dei beni e delle funzioni dei disciolti enti comu-nali di assistenza ai comuni, nel rispetto dei diritti acquisiti dal personale dipendente.

Fino all’entrata in vigore della legge di rifor-ma della finanza locale, la gestione finanziaria del-le attività di assistenza attribuite ai comuni viene contabilizzata separatamente e i beni degli ECA - Enti comunali di assistenza e delle I.P.A.B. di cui al presente articolo (1) conservano la destinazione di servizi di assistenza sociale anche nel caso di lo-ro trasformazione patrimoniale.

(1) La Corte costituzionale, con sentenza n. 173 del 30 luglio 1981, ha dichiarato l’illegittimità dell’art. 25, quinto comma, del D.P.R. 24 luglio 1977, n. 616. Ha di-chiarato inoltre, a norma dell’art. 27, L. 11 marzo 1953, n. 87, l’illegittimità costituzionale:

a) del sesto comma dello stesso art. 25;b) del settimo comma dello stesso art. 25 limita-

tamente alle parole: “L’elenco di cui al comma pre-cedente è approvato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri. Ove, entro l’1 gennaio 1979, non sia approvata la legge di riforma di cui al precedente quinto comma” e alle parole: “nonché il trasferimen-to dei beni delle I.P.A.B. di cui ai commi precedenti”;

c) del comma nono dello stesso art. 25 limitata-mente alle parole: “e delle I.P.A.B. di cui al presente articolo”.

26. Attribuzioni alla provincia. – La provincia nell’ambito dei piani regionali approva il pro-gramma di localizzazione dei presidi assistenziali ed esprime il parere sulle delimitazioni territoriali di cui al precedente articolo.

2.

D.L.vo 31 marzo 1998, n. 109. Definizioni di criteri unificati di valutazione della situazione eco-nomica dei soggetti che richiedono prestazio-ni sociali agevolate a norma dell’articolo 52, comma 51, della legge 27 dicembre 1997, n. 449 (Gazzetta Ufficiale Serie gen. - n. 90 del 18 aprile 1998) (1).(1) Questo provvedimento è stato abrogato dall’art.

15, comma 1, del D.P.C.M. 5 dicembre 2013, n. 159, a far data dai trenta giorni dall’entrata in vigore del provve-dimento, di cui all’articolo 10, comma 3, di approvazio-ne del nuovo modello di dichiarazione sostitutiva unica concernente le informazioni necessarie per la determi-nazione dell’ISEE.

1. [Prestazioni sociali agevolate. – 1.  Fermo re-stando il diritto ad usufruire delle prestazioni e dei servizi assicurati a tutti dalla Costituzione e

dalle altre disposizioni vigenti, il presente decreto individua, in via sperimentale, criteri unificati di valutazione della situazione economica di coloro che richiedono prestazioni o servizi sociali o assi-stenziali non destinati alla generalità dei soggetti o comunque collegati nella misura o nel costo a determinate situazioni economiche. Ai fini di tale sperimentazione le disposizioni del presente de-creto si applicano alle prestazioni o servizi sociali e assistenziali, con esclusione della integrazione al minimo, della maggiorazione sociale delle pensio-ni, dell’assegno e della pensione sociale e di ogni altra prestazione previdenziale, nonché della pen-sione e assegno di invalidità civile e delle indenni-tà di accompagnamento e assimilate. In ogni caso, ciascun ente erogatore di prestazioni sociali age-volate utilizza le modalità di raccolta delle infor-mazioni di cui al successivo articolo 4 (1).

2. Gli enti erogatori, entro sessanta giorni dal-la data di entrata in vigore del presente decreto, individuano, secondo le disposizioni dei rispettivi ordinamenti, le condizioni economiche richieste per l’accesso alle prestazioni agevolate, con possi-bilità di prevedere criteri differenziati in base alle condizioni economiche e alla composizione della famiglia, secondo le modalità di cui all’articolo 3. Gli enti erogatori possono altresì differire l’attua-zione della disciplina non oltre centottanta giorni dall’entrata in vigore delle disposizioni del decre-to di cui all’articolo 2, comma 3. Entro la mede-sima data l’I.N.P.S. predispone e rende operativo il sistema informativo di cui all’articolo 4 bis (2).

3.  Con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro delle finan-ze, di concerto con il Ministro per la solidarietà sociale, il Ministro dell’interno, il Ministro del te-soro, del bilancio e della programmazione econo-mica ed il Ministro del lavoro e della previden-za sociale, sono individuate le modalità attuative, anche con riferimento agli ambiti di applicazione, del presente decreto. È fatto salvo quanto previsto dall’articolo 59, comma 50, della legge 27 dicem-bre 1997, n. 449.

3 bis. Nell’àmbito della normativa vigente in materia di regolazione dei servizi di pubblica utili-tà, le autorità e le amministrazioni pubbliche com-petenti possono utilizzare l’indicatore della situa-zione economica equivalente risultante al Sistema informativo dell’indicatore della situazione eco-nomica equivalente gestito dall’I.N.P.S. (3) ai sensi del presente decreto per la eventuale definizione

VIG_818_CodiceDirittoPenitenziario_2018_1.indb 746 23/07/18 17:18

Page 7: INTERVENTI E SERVIZI SOCIALI · Art. 6 Interventi e servizi sociali 742 6. Regolamenti e direttive della Comunità econo - mica europea. – Sono trasferite alle regioni in cia -

747 Art. 2 D.L.vo 31 marzo 1998, n. 109

di condizioni agevolate di accesso ai servizi di ri-spettiva competenza] (4).

(1)  L’ultimo periodo di questo comma è stato ag-giunto dall’art. 1, comma 1, del D.L.vo 3 maggio 2000, n. 130.

(2) Il secondo e il terzo periodo di questo comma sono stati così sostituiti dall’art. 1, comma 2, del D.L.vo 3 maggio 2000, n. 130.

(3)  Le parole: «calcolato dall’I.N.P.S.» sono state così sostituite dalle attuali: «risultante al Sistema in-formativo dell’indicatore della situazione economica equivalente gestito dall’I.N.P.S.» dall’art. 1, comma 344, lett. a), della L. 24 dicembre 2007, n. 244.

(4) Questo comma è stato aggiunto dall’art. 1, com-ma 3, del D.L.vo 3 maggio 2000, n. 130.

2. (1) [Criteri per la determinazione dell’indicato-re della situazione economica equivalente. – 1. La valutazione della situazione economica del richie-dente è determinata con riferimento alle informa-zioni relative al nucleo familiare di appartenenza, come definito ai sensi dei commi 2 e 3 e quale ri-sulta alla data di presentazione della dichiarazio-ne sostitutiva unica di cui all’articolo 4.

2. Ai fini del presente decreto, ciascun sogget-to può appartenere ad un solo nucleo familiare. Fanno parte del nucleo familiare i soggetti com-ponenti la famiglia anagrafica. I soggetti a carico ai fini I.R.P.E.F. fanno parte del nucleo familiare della persona di cui sono a carico. I coniugi che hanno la stessa residenza anagrafica, anche se ri-sultano a carico ai fini I.R.P.E.F. di altre persone, fanno parte dello stesso nucleo familiare. Il figlio minore di 18 anni, anche se risulta a carico ai fini I.R.P.E.F. di altre persone, fa parte del nucleo fa-miliare del genitore con il quale convive.

3.  Con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri sono stabiliti i criteri per l’individua-zione del nucleo familiare per i soggetti che ai fini I.R.P.E.F. risultano a carico di più persone, per i coniugi non legalmente separati che non hanno la stessa residenza, per i minori non conviventi con i genitori o in affidamento presso terzi e per i sog-getti non componenti di famiglie anagrafiche.

4.  L’indicatore della situazione economica è definito dalla somma dei redditi, come indicato nella parte prima della tabella 1. Tale indicatore del reddito è combinato con l’indicatore della si-tuazione economica patrimoniale nella misura del venti per cento dei valori patrimoniali, come defi-niti nella parte seconda della tabella 1.

5.  L’indicatore della situazione economica equivalente è calcolato come rapporto tra l’indi-

catore di cui al comma 4 e il parametro desunto dalla scala di equivalenza definita nella tabella 2, in riferimento al numero dei componenti del nu-cleo familiare.

6. Le disposizioni del presente decreto non mo-dificano la disciplina relativa ai soggetti tenuti alla prestazione degli alimenti ai sensi dell’art. 433 del codice civile e non possono essere interpretate nel senso dell’attribuzione agli enti erogatori della fa-coltà di cui all’articolo 438, primo comma, del codice civile nei confronti dei componenti il nucleo familia-re del richiedente la prestazione sociale agevolata].

(1) Questo articolo è stato così sostituito dall’art. 2, del D.L.vo 3 maggio 2000, n. 130.

3. [Integrazione dell’indicatore della situazione economica e variazione del nucleo familiare da par-te degli enti erogatori (1). – 1. Gli enti erogatori, ai quali compete la fissazione dei requisiti per fruire di ciascuna prestazione, possono prevedere, ai sen-si dell’articolo 59, comma 52, della legge 27 dicem-bre 1997, n. 449, accanto all’indicatore della situazio-ne economica equivalente, come calcolato ai sensi dell’articolo 2 del presente decreto, criteri ulteriori di selezione dei beneficiari. Fatta salva l’unicità della dichiarazione sostitutiva di cui all’articolo 4, gli en-ti erogatori possono altresì tenere conto, nella disci-plina delle prestazioni sociali agevolate, di rilevanti variazioni della situazione economica successive alla presentazione della dichiarazione medesima (2).

2.  Per particolari prestazioni gli enti erogatori possono, ai sensi dell’articolo 59, comma 52, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, assumere come unità di riferimento una composizione del nucleo familia-re estratta nell’àmbito dei soggetti indicati nell’arti-colo 2, commi 2 e 3, del presente decreto. Al nucleo comunque definito si applica il parametro appropria-to della scala di equivalenza di cui alla tabella 2 (3).

2 bis. In deroga alle disposizioni di cui al com-ma 2, per le prestazioni erogate nell’àmbito del diritto allo studio universitario, il nucleo familia-re del richiedente può essere integrato, dall’am-ministrazione pubblica cui compete la disciplina dell’accesso alle prestazioni sociali agevolate, ai sensi dell’articolo 4 della legge 2 dicembre 1991, n. 390, e successive modificazioni, con quello di altro soggetto, che è considerato, alle condizioni previ-ste dalla disciplina medesima, sostenere l’onere di mantenimento del richiedente (4).

2 ter. Limitatamente alle prestazioni sociali age-volate assicurate nell’àmbito di percorsi assisten-ziali integrati di natura sociosanitaria, erogate a

VIG_818_CodiceDirittoPenitenziario_2018_1.indb 747 23/07/18 17:18

Page 8: INTERVENTI E SERVIZI SOCIALI · Art. 6 Interventi e servizi sociali 742 6. Regolamenti e direttive della Comunità econo - mica europea. – Sono trasferite alle regioni in cia -

748Art. 4 Interventi e servizi sociali

domicilio o in ambiente residenziale a ciclo diurno o continuativo, rivolte a persone con handicap per-manente grave, di cui all’articolo 3, comma 3, del-la legge 5 febbraio 1992, n. 104, accertato ai sensi dell’articolo 4 della stessa legge, nonché a sogget-ti ultra sessantacinquenni la cui non autosufficien-za fisica o psichica sia stata accertata dalle aziende unità sanitarie locali, le disposizioni del presente de-creto si applicano nei limiti stabiliti con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta dei Ministri per la solidarietà sociale e della sanità. Il suddetto decreto è adottato, previa intesa con la Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, al fine di favorire la permanenza dell’assistito presso il nucleo familiare di appartenenza e di evidenziare la situazione eco-nomica del solo assistito, anche in relazione alle mo-dalità di contribuzione al costo della prestazione, e sulla base delle indicazioni contenute nell’atto di in-dirizzo e coordinamento di cui all’articolo 3 septies, comma 3, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e successive modificazioni (4).

3. Restano ferme le disposizioni vigenti che at-tribuiscono alle amministrazioni dello Stato e al-le regioni la competenza a determinare criteri per l’uniformità di trattamento da parte di enti eroga-tori da esse vigilati o comunque finanziati].

(1) Questa rubrica è stata così sostituita dall’art. 3, comma 1, del D.L.vo 3 maggio 2000, n. 130.

(2) Questo comma è stato così sostituito dall’art. 3, comma 2, del D.L.vo 3 maggio 2000, n. 130.

(3) Questo comma è stato così sostituito dall’art. 3, comma 3, del D.L.vo 3 maggio 2000, n. 130.

(4)  Questo comma è stato aggiunto dall’art. 3, comma 4, del D.L.vo 3 maggio 2000, n. 130.

4. (1) [Dichiarazione sostitutiva unica. – 1.  Il ri-chiedente la prestazione presenta un’unica dichia-razione sostitutiva, ai sensi del testo unico delle di-sposizioni legislative e regolamentari in materia di documentazione amministrativa, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, di validità annuale, concernente le informa-zioni necessarie per la determinazione dell’indi-catore della situazione economica equivalente di cui all’articolo 2, ancorché l’ente si avvalga della facoltà riconosciutagli dall’articolo 3, comma 2. È lasciata facoltà al cittadino di presentare entro il periodo di validità della dichiarazione sostitutiva unica una nuova dichiarazione, qualora intenda far rilevare i mutamenti delle condizioni familiari ed economiche ai fini del calcolo dell’indicatore della

situazione economica equivalente del proprio nu-cleo familiare. Gli enti erogatori possono stabilire per le prestazioni da essi erogate la decorrenza de-gli effetti di tali nuove dichiarazioni.

2. La dichiarazione di cui al comma 1 è pre-sentata ai comuni o ai centri di assistenza fiscale previsti dal decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, o direttamente all’amministrazione pubblica alla quale è richiesta la prima prestazione o alla se-de dell’Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS) competente per territorio.

3.  È comunque consentita la presentazione all’INPS, in via telematica, della dichiarazione so-stitutiva unica direttamente a cura del soggetto ri-chiedente la prestazione agevolata.

4.  L’INPS determina l’indicatore della situa-zione economica equivalente in relazione ai dati autocertificati dal soggetto richiedente la presta-zione agevolata.

5.  In relazione ai dati autocertificati dal sog-getto richiedente, l’Agenzia delle entrate, sulla ba-se di appositi controlli automatici, individua l’esi-stenza di omissioni, ovvero difformità degli stessi rispetto agli elementi conoscitivi in possesso del Sistema informativo dell’anagrafe tributaria.

6. Gli esiti delle attività effettuate ai sensi del comma 5 sono comunicati dall’Agenzia delle entra-te, mediante procedura informatica, all’INPS che provvederà a inoltrarli ai soggetti che hanno rice-vuto le dichiarazioni ai sensi del comma 2, ovvero direttamente al soggetto che ha presentato la di-chiarazione sostitutiva unica ai sensi del comma 3.

7.  Sulla base della comunicazione dell’INPS, di cui al comma 6, i comuni, i centri di assisten-za fiscale e le amministrazioni pubbliche ai quali è presentata la dichiarazione sostitutiva rilascia-no un’attestazione, riportante l’indicatore della situazione economica equivalente, nonché il con-tenuto della dichiarazione e gli elementi informa-tivi necessari per il calcolo. Analoga attestazione è rilasciata direttamente dall’INPS nei casi di cui al comma 3. L’attestazione riporta anche le eventuali omissioni e difformità di cui al comma 5. La dichia-razione, munita dell’attestazione rilasciata, può essere utilizzata, nel periodo di validità, da ogni componente del nucleo familiare per l’accesso al-le prestazioni agevolate di cui al presente decreto.

8.  In presenza delle omissioni o difformità di cui al comma 5, il soggetto richiedente la presta-zione può presentare una nuova dichiarazione so-stitutiva unica, ovvero può comunque richiedere la prestazione mediante l’attestazione relativa alla

VIG_818_CodiceDirittoPenitenziario_2018_1.indb 748 23/07/18 17:18

Page 9: INTERVENTI E SERVIZI SOCIALI · Art. 6 Interventi e servizi sociali 742 6. Regolamenti e direttive della Comunità econo - mica europea. – Sono trasferite alle regioni in cia -

749 Art. 4 bis D.L.vo 31 marzo 1998, n. 109

dichiarazione presentata recante le omissioni o le difformità rilevate dall’Agenzia delle entrate. Tale dichiarazione è valida ai fini dell’erogazione del-la prestazione, fatto salvo il diritto degli enti ero-gatori di richiedere idonea documentazione atta a dimostrare la completezza e veridicità dei dati indicati nella dichiarazione. Gli enti erogatori ese-guono, singolarmente o mediante un apposito ser-vizio comune, tutti i controlli ulteriori necessari e provvedono ad ogni adempimento conseguente alla non veridicità dei dati dichiarati.

9.  Ai fini dei successivi controlli relativi alla determinazione del patrimonio mobiliare gestito dagli operatori di cui all’articolo 7, sesto comma, del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 605, l’Agenzia delle entrate, in presenza di specifiche omissioni o difformità rile-vate ai sensi del comma 5, effettua, sulla base di criteri selettivi, apposite richieste di informazio-ni ai suddetti operatori, avvalendosi delle relative procedure automatizzate di colloquio.

10. Nell’ambito della programmazione dell’at-tività di accertamento della Guardia di finanza, una quota delle verifiche è riservata al controllo sostanziale della posizione reddituale e patrimo-niale dei nuclei familiari dei soggetti beneficiari di prestazioni, secondo criteri selettivi.

11.  I nominativi dei richiedenti nei cui con-fronti emergono divergenze nella consistenza del patrimonio mobiliare sono comunicati alla Guar-dia di finanza al fine di assicurare il coordinamen-to e l’efficacia dei controlli previsti dal comma 10.

12.  Con apposita convenzione stipulata tra l’INPS e l’Agenzia delle entrate, nel rispetto del-le disposizioni del codice in materia di protezione dei dati personali, di cui al decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, sono disciplinate le modalità attuative e le specifiche tecniche per lo scambio delle informazioni necessarie all’attuazione delle disposizioni del presente articolo.

13. Al fine di consentire la semplificazione e il miglioramento degli adempimenti dei soggetti ri-chiedenti le prestazioni agevolate, a seguito dell’e-voluzione dei sistemi informativi dell’INPS e dell’A-genzia delle entrate possono essere altresì previste specifiche attività di sperimentazione finalizzate a sviluppare l’assetto dei relativi flussi di informazione.

14.  Ai fini del rispetto dei criteri di equi-tà sociale, con decreto del Ministero dell’econo-mia e delle finanze, sulla base delle valutazioni dell’INPS e dell’Agenzia delle entrate, si provve-de alla razionalizzazione e all’armonizzazione dei

criteri di determinazione dell’indicatore della si-tuazione economica equivalente rispetto all’evo-luzione della normativa fiscale].

(1) Questo articolo è stato, da ultimo, così sostitu-ito dall’art. 34, comma 1, lett. a), della L. 4 novembre 2010, n. 183.

4 bis. (1) [Sistema informativo dell’indicatore del-la situazione economica equivalente. – 1.  L’INPS per l’alimentazione del sistema informativo dell’in-dicatore della situazione economica equivalente può stipulare apposite convenzioni con i soggetti di cui all’articolo 3, comma 3, lettera d), del rego-lamento di cui al decreto del Presidente della Re-pubblica 22 luglio 1998, n. 322 (2).

2.  L’ente erogatore, qualora il richiedente la prestazione sociale agevolata o altro componen-te il suo nucleo familiare abbia già presentato la dichiarazione sostitutiva unica, richiede all’Istitu-to nazionale della previdenza sociale l’indicatore della situazione economica equivalente. L’ente erogatore richiede all’Istituto nazionale della pre-videnza sociale anche le informazioni analitiche contenute nella dichiarazione sostitutiva unica quando procede alle integrazioni e alle variazioni di cui all’articolo 3, ovvero effettua i controlli di cui all’articolo 4, comma 8 (3), o quando costitui-sce e gestisce, nel rispetto delle vigenti disposizio-ni sulla tutela dei dati personali, una banca dati re-lativa agli utenti delle prestazioni da esso erogate.

3. L’Istituto nazionale della previdenza sociale rende disponibili le informazioni analitiche o l’in-dicatore della situazione economica equivalente relativi al nucleo familiare, agli enti utilizzatori della dichiarazione sostitutiva unica presso i qua-li il richiedente ha presentato specifica domanda].

(1) Questo articolo è stato aggiunto dall’art. 5, del D.L.vo 3 maggio 2000, n. 130.

(2) Questo comma è stato così da ultimo sostitu-ito dall’art. 34, comma 1, lett. b), della L. 4 novembre 2010, n. 183.

(3) Le parole: «comma 7» sono state così sostituite dalle attuali: «comma 8» dall’art. 1, comma 344, lett. c), n. 2), della L. 24 dicembre 2007, n. 244.

5. [Coordinamento istituzionale e monitoraggio (1). – 1. La commissione tecnica per la spesa pubblica elabora annualmente un rapporto sullo stato d’at-tuazione e sugli effetti derivanti dall’applicazione dei criteri di valutazione della situazione economica disciplinati dal presente decreto. A tale fine l’INPS (2), le amministrazioni e gli enti erogatori e quelli responsabili delle attività di controllo delle dichia-

VIG_818_CodiceDirittoPenitenziario_2018_1.indb 749 23/07/18 17:18

Page 10: INTERVENTI E SERVIZI SOCIALI · Art. 6 Interventi e servizi sociali 742 6. Regolamenti e direttive della Comunità econo - mica europea. – Sono trasferite alle regioni in cia -

750Art. 6 Interventi e servizi sociali

razioni sostitutive dei richiedenti comunicano alla commissione le informazioni necessarie dirette ad accertare le modalità applicative, l’estensione e le caratteristiche dei beneficiari delle prestazioni e ogni altra informazione richiesta. Il Ministro del te-soro, del bilancio e della programmazione economi-ca trasmette il rapporto al Parlamento.

1 bis.  Con decreto del Presidente del Consi-glio dei Ministri, è istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri un comitato consultivo per la valutazione dell’applicazione della discipli-na relativa agli indicatori della situazione econo-mica equivalente. Del comitato fanno parte rap-presentanti dei Ministeri interessati, dell’Istituto nazionale della previdenza sociale, degli enti ero-gatori, delle regioni e della commissione tecnica per la spesa pubblica] (3).

(1) Questa rubrica è stata così sostituita dall’art. 6, comma 1, del D.L.vo 3 maggio 2000, n. 130.

(2) Le parole: «l’INPS» sono state aggiunte dall’art. 6, comma 2, del D.L.vo 3 maggio 2000, n. 130.

(3)  Questo comma è stato aggiunto dall’art. 6, comma 3, del D.L.vo 3 maggio 2000, n. 130.

6. (1) [Trattamento dei dati. – 1. Il trattamento dei dati di cui al presente decreto è svolto nel rispetto delle vigenti norme in materia di tutela dei dati personali e in particolare delle disposizioni della legge 31 dicembre 1996, n. 675, e successive mo-dificazioni (2), nonché del decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 135. Si applicano le disposizioni sulle misure minime di sicurezza, emanate ai sensi dell’articolo 15 della citata legge n. 675 del 1996.

2.  I dati della dichiarazione sostitutiva unica su cui è effettuato il trattamento da parte di sog-getti di cui all’articolo 4, comma 2 (3), del presente decreto sono specificati dal decreto di cui al me-desimo articolo 4, comma 12 (3). Gli enti erogatori possono trattare, nel rispetto delle disposizioni di cui al comma 1, ulteriori tipi di dati quando stabi-liscono i criteri ulteriori di selezione dei beneficia-ri di cui all’articolo 3, comma 1.

3. Ai fini dei controlli formali di cui all’articolo 4, commi 8 e 9 (4), del presente decreto, gli enti ero-gatori, l’Agenzia delle Entrate (5) e l’Istituto nazio-nale della previdenza sociale possono effettuare l’interconnessione e il collegamento con gli archivi delle amministrazioni collegate, nel rispetto della disciplina di cui al comma 1 del presente articolo.

4. I singoli centri di assistenza fiscale che, ai sen-si dell’articolo 4, ricevono la dichiarazione sostituti-va unica possono effettuare il trattamento dei dati,

ai sensi del comma 1 del presente articolo, al fine di assistere il dichiarante nella compilazione della dichiarazione unica, di effettuare l’attestazione del-la dichiarazione medesima, nonché di comunicare i dati all’Istituto nazionale della previdenza socia-le (6). I dati acquisiti dalle dichiarazioni sostitutive sono conservati, in formato cartaceo o elettronico, dai centri medesimi al fine di consentire le verifiche del caso da parte dell’Istituto nazionale della pre-videnza sociale e degli enti erogatori. Ai centri di assistenza fiscale non è consentita la diffusione dei dati, ne altre operazioni che non siano strettamen-te pertinenti con le suddette finalità. Dopo due an-ni dalla trasmissione dei dati all’Istituto nazionale della previdenza sociale (6), i centri di assistenza fi-scale procedono alla distruzione dei dati medesimi. Le disposizioni del presente comma si applicano, altresì, ai comuni che ricevono dichiarazioni sosti-tutive per prestazioni da essi non erogate.

5. L’Istituto nazionale della previdenza sociale e gli enti erogatori effettuano elaborazioni a fini statistici, di ricerca e di studio in forma anonima; l’Istituto nazionale della previdenza sociale prov-vede alle elaborazioni secondo le indicazioni degli organismi di cui all’articolo 5. Ai fini dello svolgi-mento dei controlli di cui all’articolo 4, i dati sono conservati dall’Istituto nazionale della previdenza sociale, dall’Agenzia delle Entrate (7) e dagli enti erogatori per il periodo da essi stabilito].

(1) Questo articolo è stato così sostituito dall’art. 7, del D.L.vo 3 maggio 2000, n. 130.

(2) Si veda ora il D.L.vo 30 giugno 2003, n. 196, Co-dice in materia di protezione dei dati personali, le cui disposizioni entrano in vigore il 1° gennaio 2004.

(3) Le parole: «comma 3» sono state così sostituite dalle attuali: «comma 2» dall’art. 1, comma 344, lett. d), n. 1), della L. 24 dicembre 2007, n. 244.

(4) Le parole: «comma 7» sono state così sostituite dalle attuali: «commi 8 e 9» dall’art. 1, comma 344, lett. d), n. 2), della L. 24 dicembre 2007, n. 244.

(5) Le parole: «, l’Agenzia delle Entrate» sono state inserite dall’art. 1, comma 344, lett. d), n. 2), della L. 24 dicembre 2007, n. 244.

(6) Le parole: «Istituto nazionale della previdenza sociale» sono state così sostituite dalle attuali: «Agen-zia delle Entrate» dall’art. 1, comma 344, lett. d), n. 3), della L. 24 dicembre 2007, n. 244. L’art. 34, comma 1, lett. c), della L. 4 novembre 2010, n. 183, ha di nuo-vo sostituito le parole: «Agenzia delle entrate» con le attuali: «Istituto nazionale della previdenza sociale».

(7) Le parole: «, dall’Agenzia delle Entrate» sono state inserite dall’art. 1, comma 344, lett. d), n. 4), della L. 24 dicembre 2007, n. 244.

(Si omettono le tabelle)

VIG_818_CodiceDirittoPenitenziario_2018_1.indb 750 23/07/18 17:18

Page 11: INTERVENTI E SERVIZI SOCIALI · Art. 6 Interventi e servizi sociali 742 6. Regolamenti e direttive della Comunità econo - mica europea. – Sono trasferite alle regioni in cia -

751 Art. 1 D.L.vo 31 marzo 1998, n. 112

3.

D.L.vo 31 marzo 1998, n. 112. Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle regioni ed agli enti locali, in attuazione del capo I della legge 15 marzo 1997, n. 59 (Suppl. ord. alla Gazzetta Ufficiale Serie gen. - n. 92 del 21 aprile 1998) ed avviso di rettifica nella Gazzetta Ufficiale Serie gen. - n. 116 del 21 maggio 1998.

(Estratto)

Titolo IDisposizioni generali

Capo IDisposizioni generali

1. Oggetto. – 1. Il presente decreto legislativo di-sciplina, ai sensi del capo I della legge 15 marzo 1997, n. 59, il conferimento di funzioni e compi-ti amministrativi alle regioni, alle province, ai co-muni, alle comunità montane o ad altri enti locali e, nei casi espressamente previsti, alle autonomie funzionali, nelle materie non disciplinate dal de-creto legislativo 4 giugno 1997, n. 143, dal decreto legislativo 19 novembre 1997, n. 422, dal decreto le-gislativo 18 novembre 1997, n. 426, dal decreto legi-slativo 23 dicembre 1997, n. 469, dal decreto legisla-tivo 8 gennaio 1998, n. 3, dal decreto legislativo 11 febbraio 1998, n. 32, nonché dal decreto legislativo recante riforma della disciplina in materia di com-mercio, dal decreto legislativo recante interventi per la razionalizzazione del sostegno pubblico alle imprese e dal decreto legislativo recante disposi-zioni in materia di commercio per l’estero.

2. Salvo diversa espressa disposizione del pre-sente decreto legislativo, il conferimento com-prende anche le funzioni di organizzazione e le attività connesse e strumentali all’esercizio delle funzioni e dei compiti conferiti, quali fra gli altri, quelli di programmazione, di vigilanza, di accesso al credito, di polizia amministrativa, nonché l’ado-zione di provvedimenti contingibili e urgenti pre-visti dalla legge.

3.  Nelle materie oggetto del conferimento, le regioni e gli enti locali esercitano funzioni le-

gislative o normative ai sensi e nei limiti stabiliti dall’articolo 2 della legge 15 marzo 1997, n. 59.

4. In nessun caso le norme del presente decre-to legislativo possono essere interpretate nel sen-so della attribuzione allo Stato, alle sue ammini-strazioni o ad enti pubblici nazionali, di funzioni e compiti trasferiti, delegati o comunque attribuiti alle regioni, agli enti locali e alle autonomie fun-zionali dalle disposizioni vigenti alla data di entra-ta in vigore del presente decreto legislativo.

2. Rapporti internazionali e con l’Unione euro-pea. – 1. Lo Stato assicura la rappresentanza uni-taria nelle sedi internazionali e il coordinamento dei rapporti con l’Unione europea. Spettano allo Stato i compiti preordinati ad assicurare l’esecu-zione a livello nazionale degli obblighi derivanti dal Trattato sull’Unione europea e dagli accordi internazionali. Ogni altra attività di esecuzione è esercitata dallo Stato ovvero dalle regioni e dagli enti locali secondo la ripartizione delle attribuzio-ni risultante dalle norme vigenti e dalle disposi-zioni del presente decreto legislativo.

Titolo IVServizi alla persona

e alla comunità

Capo IIServizi sociali

128. (1) Oggetto e definizioni. – 1. Il presente ca-po ha come oggetto le funzioni e i compiti ammi-nistrativi relativi alla materia dei «servizi sociali».

2. Ai sensi del presente decreto legislativo, per «servizi sociali» si intendono tutte le attività rela-tive alla predisposizione ed erogazione di servizi, gratuiti ed a pagamento, o di prestazioni economi-che destinate a rimuovere e superare le situazio-ni di bisogno e di difficoltà che la persona umana incontra nel corso della sua vita, escluse soltanto quelle assicurate dal sistema previdenziale e da quello sanitario, nonché quelle assicurate in sede di amministrazione della giustizia.

(1) Per le funzioni delle regioni in materia di inter-venti e servizi sociali, si veda l’art. 8 della legge 8 no-vembre 2000, n. 328, legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali.

VIG_818_CodiceDirittoPenitenziario_2018_1.indb 751 23/07/18 17:18

Page 12: INTERVENTI E SERVIZI SOCIALI · Art. 6 Interventi e servizi sociali 742 6. Regolamenti e direttive della Comunità econo - mica europea. – Sono trasferite alle regioni in cia -

752Art. 1 Interventi e servizi sociali

4.

L. 8 novembre 2000, n. 328. Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali (Suppl. ord. alla Gazzetta Uffi-ciale Serie gen. - n. 265 del 13 novembre 2000).

Capo IPrincipi generali

del sistema integrato di interventi e servizi sociali (1)

(1) Si veda la L. 1° agosto 2003, n. 206 recante le di-sposizioni per il riconoscimento della funzione sociale svolta dagli oratori e dagli enti che svolgono attività si-milari e per la valorizzazione del loro ruolo.

1. Principi generali e finalità. – 1. La Repubblica assicura alle persone e alle famiglie un sistema in-tegrato di interventi e servizi sociali, promuove interventi per garantire la qualità della vita, pari opportunità, non discriminazione e diritti di cit-tadinanza, previene, elimina o riduce le condizio-ni di disabilità, di bisogno e di disagio individuale e familiare, derivanti da inadeguatezza di reddito, difficoltà sociali e condizioni di non autonomia, in coerenza con gli articoli 2, 3 e 38 della Costitu-zione.

2. Ai sensi della presente legge, per «interventi e servizi sociali» si intendono tutte le attività pre-viste dall’articolo 128 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112.

3. La programmazione e l’organizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali compete agli enti locali, alle regioni ed allo Sta-to ai sensi del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, e della presente legge, secondo i principi di sussidiarietà, cooperazione, efficacia, efficienza ed economicità, omogeneità, copertura finanziaria e patrimoniale, responsabilità ed unicità dell’am-ministrazione, autonomia organizzativa e regola-mentare degli enti locali.

4. Gli enti locali, le regioni e lo Stato, nell’am-bito delle rispettive competenze, riconoscono e agevolano il ruolo degli organismi non lucrativi di utilità sociale, degli organismi della cooperazio-ne, delle associazioni e degli enti di promozione sociale, delle fondazioni e degli enti di patronato, delle organizzazioni di volontariato, degli enti ri-conosciuti delle confessioni religiose con le quali lo Stato ha stipulato patti, accordi o intese operan-ti nel settore nella programmazione, nella organiz-zazione e nella gestione del sistema integrato di interventi e servizi sociali.

5. Alla gestione ed all’offerta dei servizi prov-vedono soggetti pubblici nonché, in qualità di sog-getti attivi nella progettazione e nella realizza-zione concertata degli interventi, organismi non lucrativi di utilità sociale, organismi della coope-razione, organizzazioni di volontariato, associa-zioni ed enti di promozione sociale, fondazioni, enti di patronato e altri soggetti privati. Il sistema integrato di interventi e servizi sociali ha tra gli scopi anche la promozione della solidarietà socia-le, con la valorizzazione delle iniziative delle per-sone, dei nuclei familiari, delle forme di auto-aiu-to e di reciprocità e della solidarietà organizzata.

6.  La presente legge promuove la partecipa-zione attiva dei cittadini, il contributo delle orga-nizzazioni sindacali, delle associazioni sociali e di tutela degli utenti per il raggiungimento dei fini istituzionali di cui al comma 1.

7. Le disposizioni della presente legge costitu-iscono principi fondamentali ai sensi dell’articolo 117 della Costituzione. Le regioni a statuto specia-le e le province di Trento e di Bolzano provvedo-no, nell’ambito delle competenze loro attribuite, ad adeguare i propri ordinamenti alle disposizio-ni contenute nella presente legge, secondo quanto previsto dai rispettivi statuti.

2. Diritto alle prestazioni. – 1.  Hanno diritto di usufruire delle prestazioni e dei servizi del sistema integrato di interventi e servizi sociali i cittadini italiani e, nel rispetto degli accordi internaziona-li, con le modalità e nei limiti definiti dalle leggi regionali, anche i cittadini di Stati appartenenti all’Unione europea ed i loro familiari, nonché gli stranieri, individuati ai sensi dell’articolo 41 del testo unico di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286. Ai profughi, agli stranieri ed agli apo-lidi sono garantite le misure di prima assistenza, di cui all’articolo 129, comma 1, lettera h), del decre-to legislativo 31 marzo 1998, n. 112.

2. Il sistema integrato di interventi e servizi so-ciali ha carattere di universalità. I soggetti di cui all’articolo 1, comma 3, sono tenuti a realizzare il sistema di cui alla presente legge che garantisce i livelli essenziali di prestazioni, ai sensi dell’arti-colo 22, e a consentire l’esercizio del diritto sog-gettivo a beneficiare delle prestazioni economiche di cui all’articolo 24 della presente legge, nonché delle pensioni sociali di cui all’articolo 26 della legge 30 aprile 1969, n. 153, e successive modifica-zioni, e degli assegni erogati ai sensi dell’articolo 3, comma 6, della legge 8 agosto 1995, n. 335.

VIG_818_CodiceDirittoPenitenziario_2018_1.indb 752 23/07/18 17:18

Page 13: INTERVENTI E SERVIZI SOCIALI · Art. 6 Interventi e servizi sociali 742 6. Regolamenti e direttive della Comunità econo - mica europea. – Sono trasferite alle regioni in cia -

753 Art. 3 L. 8 novembre 2000, n. 328

3. I soggetti in condizioni di povertà o con li-mitato reddito o con incapacità totale o parziale di provvedere alle proprie esigenze per inabili-tà di ordine fisico e psichico, con difficoltà di in-serimento nella vita sociale attiva e nel mercato del lavoro, nonché i soggetti sottoposti a provve-dimenti dell’autorità giudiziaria che rendono ne-cessari interventi assistenziali, accedono priorita-riamente ai servizi e alle prestazioni erogati dal sistema integrato di interventi e servizi sociali.

4. I parametri per la valutazione delle condi-zioni di cui al comma 3 sono definiti dai comu-ni, sulla base dei criteri generali stabiliti dal Piano nazionale di cui all’articolo 18.

5. Gli erogatori dei servizi e delle prestazioni sono tenuti, ai sensi dell’articolo 8, comma 3, della legge 7 agosto 1990, n. 241, ad informare i desti-natari degli stessi sulle diverse prestazioni di cui possono usufruire, sui requisiti per l’accesso e sul-le modalità di erogazione per effettuare le scelte più appropriate.

3. Principi per la programmazione degli interventi e delle risorse del sistema integrato di interventi e servizi sociali. – 1. Per la realizzazione degli inter-venti e dei servizi sociali, in forma unitaria ed in-tegrata, è adottato il metodo della programmazio-ne degli interventi e delle risorse, dell’operatività per progetti, della verifica sistematica dei risultati in termini di qualità e di efficacia delle prestazio-ni, nonché della valutazione di impatto di genere.

2.  I soggetti di cui all’articolo 1, comma 3, provvedono, nell’ambito delle rispettive compe-tenze, alla programmazione degli interventi e del-le risorse del sistema integrato di interventi e ser-vizi sociali secondo i seguenti principi:

a) coordinamento ed integrazione con gli in-terventi sanitari e dell’istruzione nonché con le politiche attive di formazione, di avviamento e di reinserimento al lavoro;

b) concertazione e cooperazione tra i diversi livelli istituzionali, tra questi ed i soggetti di cui all’articolo 1, comma 4, che partecipano con pro-prie risorse alla realizzazione della rete, le orga-nizzazioni sindacali maggiormente rappresentati-ve a livello nazionale nonché le aziende unità sa-nitarie locali per le prestazioni socio-sanitarie ad elevata integrazione sanitaria comprese nei livelli essenziali del Servizio sanitario nazionale.

3. I soggetti di cui all’articolo 1, comma 3, per le finalità della presente legge, possono avvalersi degli accordi previsti dall’articolo 2, comma 203,

della legge 23 dicembre 1996, n. 662, anche al fine di garantire un’adeguata partecipazione alle ini-ziative ed ai finanziamenti dell’Unione europea.

4. I comuni, le regioni e lo Stato promuovono azioni per favorire la pluralità di offerta dei servizi garantendo il diritto di scelta fra gli stessi servizi e per consentire, in via sperimentale, su richiesta degli interessati, l’eventuale scelta di servizi socia-li in alternativa alle prestazioni economiche, ad esclusione di quelle di cui all’articolo 24, comma 1, lettera a), numeri 1) e 2), della presente legge, nonché delle pensioni sociali di cui all’articolo 26 della legge 30 aprile 1969, n. 153, e successive mo-dificazioni, e degli assegni erogati ai sensi dall’ar-ticolo 3, comma 6, della legge 8 agosto 1995, n. 335.

4. Sistema di finanziamento delle politiche sociali. – 1. La realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali si avvale di un finanziamento pluri-mo a cui concorrono, secondo competenze differen-ziate e con dotazioni finanziarie afferenti ai rispettivi bilanci, i soggetti di cui all’articolo 1, comma 3.

2. Sono a carico dei comuni, singoli e associati, le spese di attivazione degli interventi e dei servi-zi sociali a favore della persona e della comunità, fatto salvo quanto previsto ai commi 3 e 5.

3.  Le regioni, secondo le competenze trasferi-te ai sensi dell’articolo 132 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, nonché in attuazione della presente legge, provvedono alla ripartizione dei fi-nanziamenti assegnati dallo Stato per obiettivi ed interventi di settore, nonché in forma sussidiaria, a cofinanziare interventi e servizi sociali derivanti dai provvedimenti regionali di trasferimento agli enti lo-cali delle materie individuate dal citato articolo 132.

4. Le spese da sostenere da parte dei comuni e delle regioni sono a carico, sulla base dei piani di cui agli articoli 18 e 19, delle risorse loro assegnate dal Fondo nazionale per le politiche sociali di cui all’articolo 59, comma 44, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modificazioni, nonché degli autonomi stanziamenti a carico dei propri bilanci.

5.  Ai sensi dell’articolo 129 del decreto legi-slativo 31 marzo 1998, n. 112, competono allo Sta-to la definizione e la ripartizione del Fondo nazio-nale per le politiche sociali, la spesa per pensioni, assegni e indennità considerati a carico del com-parto assistenziale quali le indennità spettanti agli invalidi civili, l’assegno sociale di cui all’articolo 3, comma 6, della legge 8 agosto 1995, n. 335, il reddito minimo di inserimento di cui all’articolo 59, comma 47, della legge 27 dicembre 1997, n. 449,

VIG_818_CodiceDirittoPenitenziario_2018_1.indb 753 23/07/18 17:18

Page 14: INTERVENTI E SERVIZI SOCIALI · Art. 6 Interventi e servizi sociali 742 6. Regolamenti e direttive della Comunità econo - mica europea. – Sono trasferite alle regioni in cia -

754Art. 5 Interventi e servizi sociali

nonché eventuali progetti di settore individuati ai sensi del Piano nazionale di cui all’articolo 18 del-la presente legge.

5. Ruolo del terzo settore. – 1. Per favorire l’attua-zione del principio di sussidiarietà, gli enti locali, le regioni e lo Stato, nell’ambito delle risorse di-sponibili in base ai piani di cui agli articoli 18 e 19, promuovono azioni per il sostegno e la qualifica-zione dei soggetti operanti nel terzo settore anche attraverso politiche formative ed interventi per l’accesso agevolato al credito ed ai fondi dell’U-nione europea.

2.  Ai fini dell’affidamento dei servizi previ-sti dalla presente legge, gli enti pubblici, fermo restando quanto stabilito dall’articolo 11, pro-muovono azioni per favorire la trasparenza e la semplificazione amministrativa nonché il ricorso a forme di aggiudicazione o negoziali che consen-tono ai soggetti operanti nel terzo settore la piena espressione della propria progettualità, avvalen-dosi di analisi e di verifiche che tengano conto del-la qualità e delle caratteristiche delle prestazioni offerte e della qualificazione del personale.

3. Le regioni, secondo quanto previsto dall’ar-ticolo 3, comma 4, e sulla base di un atto di in-dirizzo e coordinamento del Governo, ai sensi dell’articolo 8 della legge 15 marzo 1997, n. 59, da emanare entro centoventi giorni dalla data di en-trata in vigore della presente legge, con le modali-tà previste dall’articolo 8, comma 2, della presente legge, adottano specifici indirizzi per regolamen-tare i rapporti tra enti locali e terzo settore, con particolare riferimento ai sistemi di affidamento dei servizi alla persona.

4. Le regioni disciplinano altresì, sulla base dei principi della presente legge e degli indirizzi as-sunti con le modalità previste al comma 3, le mo-dalità per valorizzare l’apporto del volontariato nell’erogazione dei servizi.

Capo IIAssetto istituzionale

e organizzazione del sistema integrato

di interventi e servizi sociali

6. Funzioni dei comuni. – 1. I comuni sono titolari delle funzioni amministrative concernenti gli inter-venti sociali a livello locale e concorrono alla pro-grammazione regionale. Tali funzioni sono eserci-tate dai comuni adottando sul piano territoriale gli assetti più funzionali alla gestione, alla spesa ed al

rapporto con i cittadini, secondo le modalità stabili-te dalla legge 8 giugno 1990, n. 142, come da ultimo modificata dalla legge 3 agosto 1999, n. 265.

2. Ai comuni, oltre ai compiti già trasferiti a norma del decreto del Presidente della Repubbli-ca 24 luglio 1977, n. 616, ed alle funzioni attribui-te ai sensi dell’articolo 132, comma 1, del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, spetta, nell’am-bito delle risorse disponibili in base ai piani di cui agli articoli 18 e 19 e secondo la disciplina adotta-ta dalle regioni, l’esercizio delle seguenti attività:

a) programmazione, progettazione, realizza-zione del sistema locale dei servizi sociali a rete, indicazione delle priorità e dei settori di innova-zione attraverso la concertazione delle risorse umane e finanziarie locali, con il coinvolgimento dei soggetti di cui all’articolo 1, comma 5;

b) erogazione dei servizi, delle prestazioni economiche diverse da quelle disciplinate dall’ar-ticolo 22, e dei titoli di cui all’articolo 17, nonché delle attività assistenziali già di competenza delle province, con le modalità stabilite dalla legge re-gionale di cui all’articolo 8, comma 5;

c) autorizzazione, accreditamento e vigilan-za dei servizi sociali e delle strutture a ciclo resi-denziale e semiresidenziale a gestione pubblica o dei soggetti di cui all’articolo 1, comma 5, secondo quanto stabilito ai sensi degli articoli 8, comma 3, lettera f), e 9, comma 1, lettera c);

d) partecipazione al procedimento per l’indi-viduazione degli ambiti territoriali, di cui all’arti-colo 8, comma 3, lettera a);

e) definizione dei parametri di valutazione delle condizioni di cui all’articolo 2, comma 3, ai fini della determinazione dell’accesso prioritario alle prestazioni e ai servizi.

3. Nell’esercizio delle funzioni di cui ai commi 1 e 2 i comuni provvedono a:

a) promuovere, nell’ambito del sistema locale dei servizi del sistema sociali a rete, risorse delle collettività locali tramite forme innovative di col-laborazione per lo sviluppo di interventi di au-to-aiuto e per favorire la reciprocità tra cittadini nell’ambito della vita comunitaria;

b) coordinare programmi e attività degli enti che operano nell’ambito di competenza, secondo le modalità fissate dalla regione, tramite collega-menti operativi tra i servizi che realizzano attivi-tà volte all’integrazione sociale ed intese con le aziende unità sanitarie locali per le attività socio-sanitarie e per i piani di zona;

VIG_818_CodiceDirittoPenitenziario_2018_1.indb 754 23/07/18 17:18

Page 15: INTERVENTI E SERVIZI SOCIALI · Art. 6 Interventi e servizi sociali 742 6. Regolamenti e direttive della Comunità econo - mica europea. – Sono trasferite alle regioni in cia -

755 Art. 7 L. 8 novembre 2000, n. 328

c) adottare strumenti per la semplificazione amministrativa e per il controllo di gestione atti a valutare l’efficienza, l’efficacia ed i risultati delle prestazioni, in base alla programmazione di cui al comma 2, lettera a);

d) effettuare forme di consultazione dei sog-getti di cui all’articolo 1, commi 5 e 6, per valutare la qualità e l’efficacia dei servizi e formulare pro-poste ai fini della predisposizione dei programmi;

e) garantire ai cittadini i diritti di partecipazio-ne al controllo di qualità dei servizi, secondo le modalità previste dagli statuti comunali.

4. Per i soggetti per i quali si renda necessario il ricovero stabile presso strutture residenziali, il co-mune nel quale essi hanno la residenza prima del ricovero, previamente informato, assume gli obbli-ghi connessi all’eventuale integrazione economica.

7. Funzioni delle province. – 1. Le province con-corrono alla programmazione del sistema inte-grato di interventi e servizi sociali per i compiti previsti dall’articolo 15 della legge 8 giugno 1990, n. 142, nonché dall’articolo 132 del decreto legi-slativo 31 marzo 1998, n. 112, secondo le modali-tà definite dalle regioni che disciplinano il ruolo delle province in ordine:

a) alla raccolta delle conoscenze e dei dati sui bisogni e sulle risorse rese disponibili dai comuni e da altri soggetti istituzionali presenti in ambito provinciale per concorrere all’attuazione del siste-ma informativo dei servizi sociali;

b) all’analisi dell’offerta assistenziale per pro-muovere approfondimenti mirati sui fenomei so-ciali più rilevanti in ambito provinciale fornendo, su richiesta dei comuni e degli enti locali interes-sati, il supporto necessario per il coordinamento degli interventi territoriali;

c) alla promozione, d’intesa con i comuni, di iniziative di formazione, con particolare riguardo alla formazione professionale di base e all’aggior-namento;

d) alla partecipazione alla definizione e all’at-tuazione dei piani di zona.

8. Funzioni delle regioni. – 1. Le regioni esercita-no le funzioni di programmazione, coordinamento e indirizzo degli interventi sociali nonché di veri-fica della rispettiva attuazione a livello territoriale e disciplinano l’integrazione degli interventi stes-si, con particolare riferimento all’attività sanitaria e socio-sanitaria ad elevata integrazione sanitaria

di cui all’articolo 2, comma 1, lettera n), della leg-ge 30 novembre 1998, n. 419.

2. Allo scopo di garantire il costante adegua-mento alle esigenze delle comunità locali, le re-gioni programmano gli interventi sociali secondo le indicazioni di cui all’articolo 3, commi 2 e 5, del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, promuo-vendo, nell’ambito delle rispettive competenze, modalità di collaborazione e azioni coordinate con gli enti locali, adottando strumenti e proce-dure di raccordo e di concertazione, anche perma-nenti, per dare luogo a forme di cooperazione. Le regioni provvedono altresì alla consultazione dei soggetti di cui agli articoli 1, commi 5 e 6, e 10 del-la presente legge.

3. Alle regioni, nel rispetto di quanto previsto dal decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, spet-ta in particolare l’esercizio delle seguenti funzioni:

a) determinazione, entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente leg-ge, tramite le forme di concertazione con gli enti locali interessati, degli ambiti territoriali, delle mo-dalità e degli strumenti per la gestione unitaria del sistema locale dei servizi sociali a rete. Nella deter-minazione degli ambiti territoriali, le regioni pre-vedono incentivi a favore dell’esercizio associato delle funzioni sociali in ambiti territoriali di norma coincidenti con i distretti sanitari già operanti per le prestazioni sanitarie, destinando allo scopo una quota delle complessive risorse regionali destinate agli interventi previsti dalla presente legge;

b) definizione di politiche integrate in materia di interventi sociali, ambiente, sanità, istituzioni scolastiche, avviamento al lavoro e reinserimento nelle attività lavorative, servizi del tempo libero, trasporti e comunicazioni;

c) promozione e coordinamento delle azioni di assistenza tecnica per la istituzione e la gestio-ne degli interventi sociali da parte degli enti locali;

d) promozione della sperimentazione di mo-delli innovativi di servizi in grado di coordinare le risorse umane e finanziarie presenti a livello loca-le e di collegarsi altresì alle esperienze effettuate a livello europeo;

e) promozione di metodi e strumenti per il controllo di gestione atti a valutare l’efficacia e l’efficienza dei servizi ed i risultati delle azioni previste;

f) definizione sulla base dei requisiti minimi fissati dallo Stato, dei criteri per l’autorizzazione, l’accreditamento e la vigilanza delle strutture e

VIG_818_CodiceDirittoPenitenziario_2018_1.indb 755 23/07/18 17:18

Page 16: INTERVENTI E SERVIZI SOCIALI · Art. 6 Interventi e servizi sociali 742 6. Regolamenti e direttive della Comunità econo - mica europea. – Sono trasferite alle regioni in cia -

756Art. 9 Interventi e servizi sociali

dei servizi a gestione pubblica o dei soggetti di cui all’articolo 1, commi 4 e 5;

g) istituzione, secondo le modalità definite con la legge regionale, sulla base di indicatori ogget-tivi di qualità, di registri dei soggetti autorizzati all’esercizio delle attività disciplinate dalla pre-sente legge;

h) definizione dei requisiti di qualità per la ge-stione dei servizi e per la erogazione delle presta-zioni;

i) definizione dei criteri per la concessione dei titoli di cui all’articolo 17 da parte dei comuni, se-condo i criteri generali adottati in sede nazionale;

l) definizione dei criteri per la determinazione del concorso da parte degli utenti al costo delle prestazioni, sulla base dei criteri determinati ai sensi dell’articolo 18, comma 3, lettera g);

m) predisposizione e finanziamento dei piani per la formazione e l’aggiornamento del persona-le addetto alle attività sociali;

n) determinazione dei criteri per la definizio-ne delle tariffe che i comuni sono tenuti a corri-spondere ai soggetti accreditati;

o) esercizio dei poteri sostitutivi, secondo le modalità indicate dalla legge regionale di cu-i all’articolo 3 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, nei confronti degli enti locali inadem-pienti rispetto a quanto stabilito dagli articoli 6, comma 2, lettere a), b) e c), e 19.

4. Fermi restando i principi di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 241, le regioni disciplinando le proce-dure amministrative, le modalità per la presentazio-ne dei reclami da parte degli utenti delle prestazio-ni sociali e l’eventuale istituzione di uffici di tutela degli utenti stessi che assicurino adeguate forme di indipendenza nei confronti degli enti erogatori.

5. La legge regionale di cui all’articolo 132 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, discipli-na il trasferimento ai comuni o agli enti locali del-le funzioni indicate dal regio decreto-legge 8 mag-gio 1927, n. 798, convertito dalla legge 6 dicembre 1928, n. 2838, e dal decreto-legge 18 gennaio 1993, n. 9, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 marzo 1993, n. 67. Con la medesima legge, le regio-ni disciplinano, con le modalità stabilite dall’arti-colo 3 del citato decreto legislativo n. 112 del 1998, il trasferimento ai comuni e agli enti locali delle risorse umane, finanziarie e patrimoniali per assi-curare la copertura degli oneri derivanti dall’eser-cizio delle funzioni sociali trasferite utilizzate alla data di entrata in vigore della presente legge per l’esercizio delle funzioni stesse.

9. Funzioni dello Stato. – 1. Allo Stato spetta l’e-sercizio delle funzioni di cui all’articolo 129 del de-creto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, nonché dei poteri di indirizzo e coordinamento e di regolazio-ne delle politiche sociali per i seguenti aspetti:

a) determinazione dei principi e degli obiettivi della politica sociale attraverso il Piano nazionale degli interventi e dei servizi sociali di cui all’ar-ticolo 18;

b) individuazione dei livelli essenziali ed uni-formi delle prestazioni, comprese le funzioni in materia assistenziale, svolte per minori ed adulti dal Ministero della giustizia, all’interno del setto-re penale;

c) fissazione dei requisiti minimi strutturali e organizzativi per l’autorizzazione all’esercizio dei servizi e delle strutture a ciclo residenziale e se-miresidenziale; previsione di requisiti specifici per le comunità di tipo familiare con sede nelle civili abitazioni;

d) determinazione dei requisiti e dei profi-li professionali in materia di professioni sociali, nonché dei requisiti di accesso e di durata dei per-corsi formativi;

e) esercizio dei poteri sostitutivi in caso di riscontrata inadempienza delle regioni, ai sen-si dell’articolo 8 della legge 15 marzo 1997, n. 59, e dell’articolo 5 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112;

f) ripartizione delle risorse del Fondo nazio-nale per le politiche sociali secondo i criteri stabi-liti dall’articolo 20, comma 7.

2. Le competenze statali di cui comma 1, let-tere b) e c), del presente articolo sono esercitate sentita la Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281; le re-stanti competenze sono esercitate secondo i crite-ri stabiliti dall’articolo 129, comma 2, del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112.

10. Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficen-za. – 1.  Il Governo è delegato ad emanare, entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, un decreto legislativo recante una nuova disciplina delle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza (IPAB) di cui alla legge 17 luglio 1890, n. 6972, e successive modificazioni, sulla base dei seguenti principi e criteri direttivi:

a) definire l’inserimento delle IPAB che ope-rano in campo socio-assistenziale nella program-mazione regionale del sistema integrato di inter-venti e servizi sociali di cui all’articolo 22, pre-

VIG_818_CodiceDirittoPenitenziario_2018_1.indb 756 23/07/18 17:18

Page 17: INTERVENTI E SERVIZI SOCIALI · Art. 6 Interventi e servizi sociali 742 6. Regolamenti e direttive della Comunità econo - mica europea. – Sono trasferite alle regioni in cia -

757 Art. 11 L. 8 novembre 2000, n. 328

vedendo anche modalità per la partecipazione alla programmazione, secondo quanto previsto dall’articolo 3, comma 2, lettera b);

b) prevedere, nell’ambito del riordino della disciplina, la trasformazione della forma giuridica delle IPAB al fine di garantire l’obiettivo di un’ef-ficace ed efficiente gestione, assicurando autono-mia statutaria, patrimoniale, contabile, gestionale e tecnica compatibile con il mantenimento della personalità giuridica pubblica;

c)  prevedere l’applicazione ai soggetti di cui alla lettera b):

1) di un regime giuridico del personale di tipo privatistico e di forme contrattuali coerenti con la loro autonomia;

2) di forme di controllo relative all’approva-zione degli statuti, dei bilanci annuali e plurien-nali, delle spese di gestione del patrimonio in ma-teria di investimenti, delle alienazioni, cessioni e permute, nonché di forme di verifica dei risultati di gestione, coerenti con la loro autonomia;

d) prevedere la possibilità della trasformazio-ne delle IPAB in associazioni o in fondazioni di diritto privato fermo restando il rispetto dei vin-coli posti dalle tavole di fondazione e dagli statuti, tenuto conto della normativa vigente che regola-menta la trasformazione dei fini e la privatizzazio-ne delle IPAB, nei casi di particolari condizioni statutarie e patrimoniali;

e) prevedere che le IPAB che svolgono esclu-sivamente attività di amministrazione del proprio patrimonio adeguino gli statuti, entro due anni dalla data di entrata in vigore del decreto legi-slativo, nel rispetto delle tavole di fondazione, a principi di efficienza, efficacia e trasparenza ai fini del potenziamento dei servizi; prevedere che negli statuti siano inseriti appositi strumenti di verifi-ca della attività di amministrazione dei patrimoni;

f) prevedere linee di indirizzo e criteri che in-centivino l’accorpamento e la fusione delle IPAB ai fini della loro riorganizzazione secondo gli indi-rizzi di cui alle lettere b) e c);

g) prevedere la possibilità di separare la ge-stione dei servizi da quella dei patrimoni garan-tendo comunque la finalizzazione degli stessi allo sviluppo e al potenziamento del sistema integrato di interventi e servizi sociali;

h) prevedere la possibilità di scioglimento delle IPAB nei casi in cui, a seguito di verifica da parte delle regioni o degli enti locali, risultino essere inat-tive nel campo sociale da almeno due anni ovvero risultino esaurite le finalità previste nelle tavole di

fondazione o negli statuti; salvaguardare, nel caso di scioglimento delle IPAB, l’effettiva destinazione dei patrimoni alle stesse appartenenti, nel rispetto degli interessi originari e delle tavole di fondazio-ne o, in mancanza di disposizioni specifiche nelle stesse, a favore, prioritariamente, di altre IPAB del territorio o dei comuni territorialmente competen-ti, allo scopo di promuovere e potenziare il sistema integrato di interventi e servizi sociali;

i) esclusione di nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.

2. Sullo schema di decreto legislativo di cui al comma 1 sono acquisiti i pareri della Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, e delle rappresentanze delle IPAB. Lo schema di decreto legislativo è successi-vamente trasmesso alle Camere per l’espressione del parere da parte delle competenti Commissio-ni parlamentari, che si pronunciano entro trenta giorni dalla data di assegnazione.

3. Le regioni adeguano la propria disciplina ai principi del decreto legislativo di cui al comma 1 entro centottanta giorni dalla data di entrata in vi-gore del medesimo decreto legislativo.

11. Autorizzazione e accreditamento. – 1.  I ser-vizi e le strutture a ciclo residenziale e semiresi-denziale a gestione pubblica o dei soggetti di cui all’articolo 1, comma 5, sono autorizzati dai co-muni. L’autorizzazione è rilasciata in conformità ai requisiti stabiliti dalla legge regionale, che re-cepisce e integra, in relazione alle esigenze loca-li, i requisiti minimi nazionali determinati ai sensi dell’articolo 9, comma 1, lettera c), con decreto del Ministro per la solidarietà sociale, sentiti i Ministri interessati e la Conferenza unificata di cui all’arti-colo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281.

2. I requisiti minimi nazionali trovano immedia-ta applicazione per i servizi e strutture di nuova isti-tuzione; per i servizi e le strutture operanti alla data di entrata in vigore della presente legge, i comuni provvedono a concedere autorizzazioni provvisorie, prevedendo l’adeguamento ai requisiti regionali e nazionali nel termine stabilito da ciascuna regione e in ogni caso non oltre il termine di cinque anni.

3.  I comuni provvedono all’accreditamen-to, ai sensi dell’articolo 6, comma 2, lettera c), e corrispondono ai soggetti accreditati tariffe per le prestazioni erogate nell’ambito della program-mazione regionale e locale sulla base delle deter-minazioni di cui all’articolo 8, comma 3, lettera n).

VIG_818_CodiceDirittoPenitenziario_2018_1.indb 757 23/07/18 17:18

Page 18: INTERVENTI E SERVIZI SOCIALI · Art. 6 Interventi e servizi sociali 742 6. Regolamenti e direttive della Comunità econo - mica europea. – Sono trasferite alle regioni in cia -

758Art. 12 Interventi e servizi sociali

4. Le regioni, nell’ambito degli indirizzi defi-niti dal Piano nazionale ai sensi dell’articolo 18, comma 3, lettera e), disciplinano le modalità per il rilascio da parte dei comuni ai soggetti di cui all’articolo 1, comma 5, delle autorizzazioni alla erogazione dei servizi sperimentali e innovativi, per un periodo massimo di tre anni, in deroga ai requisiti di cui al comma 1. Le regioni, con il me-desimo provvedimento di cui al comma 1, defini-scono gli strumenti per la verifica dei risultati.

12. Figure professionali sociali. – 1. Con decreto del Ministro per la solidarietà sociale, da emana-re entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, di concerto con i Ministri della sanità, del lavoro e della previdenza sociale, della pubblica istruzione e dell’università e della ricerca scientifica e tecnologica, sulla base dei criteri e dei parametri individuati dalla Con-ferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, ai sensi dell’arti-colo 129, comma 2, del decreto legislativo 31 mar-zo 1998, n. 112, sono definiti i profili professionali delle figure professionali sociali.

2.  Con regolamento del Ministro per la soli-darietà sociale, da emanare di concerto con i Mi-nistri della sanità e dell’università e della ricerca scientifica e tecnologica e d’intesa con la Confe-renza unificata di cui all’articolo 8 del decreto le-gislativo 28 agosto 1997, n. 281, sono definiti:

a) le figure professionali di cui al comma 1 da formare con i corsi di laurea di cui all’articolo 6 del regolamento recante norme concernenti l’au-tonomia didattica degli atenei, adottato con de-creto del Ministro dell’università e della ricerca scientifica e tecnologica 3 novembre 1999, n. 509;

b) le figure professionali di cui al comma 1 da formare in corsi di formazione organizzati dalle regioni, nonché i criteri generali riguardanti i re-quisiti per l’accesso, la durata e l’ordinamento di-dattico dei medesimi corsi di formazione;

c) i criteri per il riconoscimento e la equipara-zione dei profili professionali esistenti alla data di entrata in vigore della presente legge.

3. Gli ordinamenti didattici dei corsi di laurea di cui al comma 2, lettera a), sono definiti dall’u-niversità ai sensi dell’articolo 11 del citato regola-mento adottato con decreto del Ministro dell’u-niversità e della ricerca scientifica e tecnologica 3 novembre 1999, n. 509.

4. Restano ferme le disposizioni di cui all’ar-ticolo 3 octies del decreto legislativo 30 dicembre

1992, n. 502, introdotto dall’articolo 3 del decreto legislativo 19 giugno 1999, n. 229, relative ai profi-li professionali dell’area socio-sanitaria ad elevata integrazione socio-sanitaria.

5.  Ai sensi del decreto legislativo 3 febbraio 1993, n. 29 (1), e successive modificazioni, con de-creto dei Ministri per la solidarietà sociale, del te-soro, del bilancio e della programmazione econo-mica e per la funzione pubblica, da emanare entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono individuate, per le figu-re professionali sociali, le modalità di accesso alla dirigenza, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.

6. Le risorse economiche per finanziare le ini-ziative di cui al comma 2 sono reperite dalle am-ministrazioni responsabili delle attività formative negli stanziamenti previsti per i programmi di for-mazione, avvalendosi anche del concorso del Fon-do sociale europeo e senza oneri aggiuntivi a ca-rico dello Stato.

(1) Si veda ora il D.L.vo 30 marzo 2001, n. 165.

13. Carta dei servizi sociali. – 1. Al fine di tute-lare le posizioni soggettive degli utenti, entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigo-re della presente legge del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro per la solidarietà socia-le, d’intesa con i Ministri interessati, è adottato lo schema generale di riferimento della carta dei servizi sociali. Entro sei mesi dalla pubblicazio-ne nella Gazzetta Ufficiale del citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, ciascun en-te erogatore di servizi adotta una carta dei servizi sociali ed è tenuto a darne adeguata pubblicità agli utenti.

2. Nella carta dei servizi sociali sono definiti i criteri per l’accesso ai servizi, le modalità del rela-tivo funzionamento, le condizioni per facilitarne le valutazioni da parte degli utenti e dei soggetti che rappresentano i loro diritti, nonché le proce-dure per assicurare la tutela degli utenti. Al fine di tutelare le posizioni soggettive e di rendere imme-diatamente esigibili i diritti soggettivi riconosciuti, la carta dei servizi sociali, ferma restando la tute-la per via giurisdizionale, prevede per gli utenti la possibilità di attivare ricorso nei confronti dei re-sponsabili preposti alla gestione dei servizi.

3. L’adozione della carta dei servizi sociali da parte degli erogatori delle prestazioni e dei ser-vizi sociali costituisce requisito necessario ai fini dell’accreditamento.

VIG_818_CodiceDirittoPenitenziario_2018_1.indb 758 23/07/18 17:18

Page 19: INTERVENTI E SERVIZI SOCIALI · Art. 6 Interventi e servizi sociali 742 6. Regolamenti e direttive della Comunità econo - mica europea. – Sono trasferite alle regioni in cia -

759 Art. 14 L. 8 novembre 2000, n. 328

Capo IIIDisposizioni

per la realizzazione di particolari interventi

di integrazione e sostegno sociale

14. Progetti individuali per le persone disabili. – 1. Per realizzare la piena integrazione delle perso-ne disabili di cui all’articolo 3 della legge 5 febbra-io 1992, n. 101, nell’ambito della vita familiare e sociale, nonché nei percorsi dell’istruzione scola-stica o professionale e del lavoro, i comuni, d’inte-sa con le aziende unità sanitarie locali, predispon-gono, su richiesta dell’interessato, un progetto individuale, secondo quanto stabilito al comma 2.

2. Nell’ambito delle risorse disponibili in base ai piani di cui agli articoli 18 e 19, il progetto indi-viduale comprende, oltre alla valutazione diagno-stico-funzionale o al Profilo di funzionamento (1), le prestazioni di cura e di riabilitazione a carico del Servizio sanitario nazionale, il Piano educati-vo individualizzato a cura delle istituzioni scola-stiche (2), i servizi alla persona a cui provvede il comune in forma diretta o accreditata, con parti-colare riferimento al recupero e all’integrazione sociale, nonché le misure economiche necessarie per il superamento di condizioni di povertà, emar-ginazione ed esclusione sociale. Nel progetto indi-viduale sono definiti le potenzialità e gli eventuali sostegni per il nucleo familiare (3).

3.  Con decreto del Ministero della sanità, di concerto con il Ministro per la solidarietà socia-le, da emanare entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono defi-nite, nel rispetto dei principi di tutela della riser-vatezza previsti dalla normativa vigente, le moda-lità per indicare nella tessera sanitaria, su richiesta dell’interessato, i dati relativi alle condizioni di non autosufficienza o di dipendenza per facilitare la persona disabile nell’accesso ai servizi ed alle prestazioni sociali.

(1) Le parole: «o al Profilo di funzionamento» sono state aggiunte dall’art. 7, comma 1, del D.L.vo 13 aprile 2017, n. 66, a decorrere dal 1° gennaio 2019.

(2) Le parole: «, il Piano educativo individualizzato a cura delle istituzioni scolastiche» sono state aggiun-te dall’art. 7, comma 1, del D.L.vo 13 aprile 2017, n. 66, a decorrere dal 1° gennaio 2019.

(3) A norma dell’art. 6 del D.L.vo 13 aprile 2017, n. 66, il Progetto individuale è redatto dal competente Ente locale sulla base del Profilo di funzionamento, su richiesta e con la collaborazione dei genitori o di chi

ne esercita la responsabilità. Le prestazioni, i servizi e le misure di cui al Progetto individuale sono definite anche in collaborazione con le istituzioni scolastiche, a decorrere dal 1° gennaio 2019.

15. Sostegno domiciliare per le persone anziane non autosufficienti. – 1. Ferme restando le compe-tenze del Servizio sanitario nazionale in materia di prevenzione, cura e riabilitazione, per le patolo-gie acute e croniche, particolarmente per i sogget-ti non autosufficienti, nell’ambito del Fondo na-zionale per le politiche sociali il Ministro per la solidarietà sociale, con proprio decreto, emanato di concerto con i Ministri della sanità e per le pari opportunità, sentita la Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, determina annualmente la quota da riser-vare ai servizi a favore delle persone anziane non autosufficienti, per favorirne l’autonomia e soste-nere il nucleo familiare nell’assistenza domiciliare alle persone anziane che ne fanno richiesta.

2. Il Ministro per la solidarietà sociale, con il medesimo decreto di cui al comma 1, stabilisce an-nualmente le modalità di ripartizione dei finanzia-menti in base a criteri ponderati per quantità di popolazione, classi di età e incidenza degli anziani, valutando altresì la posizione delle regioni e delle province autonome in rapporto ad indicatori na-zionali di non autosufficienza e di reddito. In sede di prima applicazione della presente legge, il de-creto di cui al comma 1 è emanato entro novanta giorni dalla data della sua entrata in vigore.

3. Una quota dei finanziamenti di cui al comma 1 è riservata ad investimenti e progetti integrati tra assistenza e sanità, realizzati in rete con azioni e programmi coordinati tra soggetti pubblici e pri-vati, volti a sostenere e a favorire l’autonomia del-le persone anziane e la loro permanenza nell’am-biente familiare secondo gli indirizzi indicati dalla presente legge. In sede di prima applicazione del-la presente legge le risorse individuate ai sensi del comma 1, sono finalizzate al potenziamento delle attività di assistenza domiciliare integrata.

4. Entro il 30 giugno di ogni anno le regioni destinatarie dei finanziamenti di cui al comma 1 trasmettono una relazione al Ministro per la so-lidarietà sociale e al Ministro della sanità in cui espongono lo stato di attuazione degli interventi e gli obiettivi conseguiti nelle attività svolte ai sensi del presente articolo, formulando anche eventuali proposte per interventi innovativi. Qualora una o più regioni non provvedono all’impegno contabi-

VIG_818_CodiceDirittoPenitenziario_2018_1.indb 759 23/07/18 17:18

Page 20: INTERVENTI E SERVIZI SOCIALI · Art. 6 Interventi e servizi sociali 742 6. Regolamenti e direttive della Comunità econo - mica europea. – Sono trasferite alle regioni in cia -

760Art. 16 Interventi e servizi sociali

le delle quote di competenza entro i tempi indicati nel riparto di cui al comma 2, il Ministro per la so-lidarietà sociale, di concerto con il Ministro della sanità, sentita la Conferenza unificata di cui all’ar-ticolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, provvede alla rideterminazione e riassegna-zione dei finanziamenti alle regioni.

16. Valorizzazione e sostegno delle responsabili-tà familiari. – 1. Il sistema integrato di interventi e servizi sociali riconosce e sostiene il ruolo peculia-re delle famiglie nella formazione e nella cura del-la persona, nella promozione del benessere e nel perseguimento della coesione sociale; sostiene e valorizza i molteplici compiti che le famiglie svol-gono sia nei momenti critici e di disagio, sia nello sviluppo della vita quotidiana; sostiene la coope-razione, il mutuo aiuto e l’associazionismo delle famiglie; valorizza il ruolo attivo delle famiglie nella formazione di proposte e di progetti per l’of-ferta dei servizi e nella valutazione dei medesimi. Al fine di migliorare la qualità e l’efficienza de-gli interventi, gli operatori coinvolgono e respon-sabilizzano le persone e le famiglie nell’ambito dell’organizzazione dei servizi.

2.  I livelli essenziali delle prestazioni sociali erogabili nel territorio nazionale, di cui all’artico-lo 22, e i progetti obiettivo, di cui all’articolo 18, comma 3, lettera b), tengono conto dell’esigenza di favorire le relazioni, la corresponsabilità e la solidarietà fra generazioni, di sostenere le respon-sabilità genitoriali, di promuovere le pari oppor-tunità e la condivisione di responsabilità tra don-ne e uomini, di riconoscere l’autonomia di ciascun componente della famiglia.

3.  Nell’ambito del sistema integrato di inter-venti e servizi sociali hanno priorità:

a) l’erogazione di assegni di cura e altri inter-venti a sostegno della maternità e della paternità responsabile, ulteriori rispetto agli assegni e agli interventi di cui agli articoli 65 e 66 della legge 23 dicembre 1998, n. 448, alla legge 6 dicembre 1971, n. 1044, e alla legge 28 agosto 1997, n. 285, da re-alizzare in collaborazione con i servizi sanitari e con i servizi socio-educativi della prima infanzia;

b) politiche di conciliazione tra il tempo di la-voro e il tempo di cura, promosse anche dagli enti locali ai sensi della legislazione vigente;

c) servizi formativi ed informativi di sostegno alla genitorialità, anche attraverso la promozione del mutuo aiuto tra le famiglie;

d) prestazioni di aiuto e sostegno domiciliare, anche con benefici di carattere economico, in par-ticolare per le famiglie che assumono compiti di accoglienza, di cura di disabili fisici, psichici e sen-soriali e di altre persone in difficoltà, di minori in affidamento, di anziani;

e) servizi di sollievo, per affiancare nella re-sponsabilità del lavoro di cura la famiglia, ed in particolare i componenti più impegnati nell’ac-cudimento quotidiano delle persone bisognose di cure particolari ovvero per sostituirli nelle stesse responsabilità di cura durante l’orario di lavoro;

f) servizi per l’affido familiare, per sostenere, con qualificati interventi e percorsi formativi, i compiti educativi delle famiglie interessate.

4.  Per sostenere le responsabilità individuali e familiari e agevolare l’autonomia finanziaria di nuclei monoparentali, di coppie giovani con figli, di gestanti in difficoltà, di famiglie che hanno a ca-rico soggetti non autosufficienti con problemi di grave e temporanea difficoltà economica, di fami-glie di recente immigrazione che presentino gravi difficoltà di inserimento sociale, nell’ambito delle risorse disponibili in base ai piani di cui agli arti-coli 18 e 19, i comuni, in alternativa a contributi assistenziali in denaro, possono concedere presti-ti sull’onore, consistenti in finanziamenti a tasso zero secondo piani di restituzione concordati con il destinatario del prestito. L’onere dell’interesse sui prestiti è a carico del comune; all’interno del Fondo nazionale per le politiche sociali è riserva-ta una quota per il concorso alla spesa destinata a promuovere il prestito sull’onore in sede locale.

5.  I comuni possono prevedere agevolazioni fiscali e tariffarie rivolte alle famiglie con speci-fiche responsabilità di cura. I comuni possono, al-tresì, deliberare ulteriori riduzioni dell’aliquota dell’imposta comunale sugli immobili (ICI) per la prima casa, nonché tariffe ridotte per l’accesso a più servizi educativi e sociali.

6.  Con la legge finanziaria per il 2001 sono determinate misure fiscali di agevolazione per le spese sostenute per la tutela e la cura dei com-ponenti del nucleo familiare non autosufficienti o disabili. Ulteriori risorse possono essere attribuite per la realizzazione di tali finalità in presenza di modifiche normative comportanti corrispondenti riduzioni nette permanenti del livello della spesa di carattere corrente.

17. Titoli per l’acquisto di servizi sociali. – 1. Fer-mo restando quanto previsto dall’articolo 2, com-

VIG_818_CodiceDirittoPenitenziario_2018_1.indb 760 23/07/18 17:18

Page 21: INTERVENTI E SERVIZI SOCIALI · Art. 6 Interventi e servizi sociali 742 6. Regolamenti e direttive della Comunità econo - mica europea. – Sono trasferite alle regioni in cia -

761 Art. 18 L. 8 novembre 2000, n. 328

ma 2, i comuni possono prevedere la concessio-ne, su richiesta dell’interessato, di titoli validi per l’acquisto di servizi sociali dai soggetti accreditati del sistema integrato di interventi e servizi socia-li ovvero come sostitutivi delle prestazioni econo-miche diverse da quelle correlate al minimo vi-tale previste dall’articolo 24, comma 1, lettera a), numeri 1) e 2), della presente legge, nonché dalle pensioni sociali di cui all’articolo 26 della legge 30 aprile 1969, n. 153, e successive modificazioni, e dagli assegni erogati ai sensi dell’articolo 3, com-ma 6, della legge 8 agosto 1995, n. 335.

2. Le regioni, in attuazione di quanto stabilito ai sensi dell’articolo 18, comma 3, lettera i), disci-plinano i criteri e le modalità per la concessione dei titoli di cui al comma 1 nell’ambito di un per-corso assistenziale attivo per la integrazione o la reintegrazione sociale dei soggetti beneficiari, sul-la base degli indirizzi del Piano nazionale degli in-terventi e dei servizi sociali.

Capo IVStrumenti per favorire

il riordino del sistema integrato di interventi e servizi sociali

18. Piano nazionale e piani regionali degli interventi e dei servizi sociali. – 1. Il Governo predispone ogni tre anni il Piano nazionale degli interventi e dei ser-vizi sociali, di seguito denominato «Piano nazionale», tenendo conto delle risorse finanziarie individuate ai sensi dell’articolo 4 nonché delle risorse ordinarie già destinate alla spesa sociale dagli enti locali.

2. Il Piano nazionale è adottato previa delibe-razione del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro per la solidarietà sociale, sentiti i Ministri interessati. Sullo schema di piano sono acquisiti l’intesa con la Conferenza unificata di cui all’arti-colo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, nonché i pareri degli enti e delle associazioni na-zionali di promozione sociale di cui all’articolo 1, comma 1, lettere a) e b), della legge 19 novembre 1987, n. 476, e successive modificazioni, maggior-mente rappresentativi, delle associazioni di rilievo nazionale che operano nel settore dei servizi so-ciali, delle organizzazioni sindacali maggiormen-te rappresentate a livello nazionale e delle asso-ciazioni di tutela degli utenti. Lo schema di piano è successivamente trasmesso alle Camere per l’e-spressione del parere da parte delle competenti Commissioni parlamentari, che si pronunciano entro trenta giorni dalla data di assegnazione.

3. Il Piano nazionale indica:a) le caratteristiche ed i requisiti delle presta-

zioni sociali comprese nei livelli essenziali previsti dall’articolo 22;

b) le priorità di intervento attraverso l’indivi-duazione di progetti obiettivo e di azioni program-mate, con particolare riferimento alla realizzazio-ne di percorsi attivi nei confronti delle persone in condizione di povertà o di difficoltà psico-fisica;

c) le modalità di attuazione del sistema inte-grato di interventi e servizi sociali e le azioni da integrare e coordinare con le politiche sanitarie, dell’istruzione, della formazione e del lavoro;

d) gli indirizzi per la diffusione dei servizi di informazione al cittadino e alle famiglie;

e) gli indirizzi per le sperimentazioni innovati-ve, comprese quelle indicate dall’articolo 3, com-ma 4, e per le azioni di promozione della concer-tazione delle risorse umane, economiche, finanzia-rie, pubbliche e private, per la costruzione di reti integrate di interventi e servizi sociali;

f) gli indicatori ed i parametri per la verifica dei livelli di integrazione sociale effettivamente assicurati in rapporto a quelli previsti nonché gli indicatori per la verifica del rapporto costi-benefi-ci degli interventi e dei servizi sociali;

g) i criteri generali per la disciplina del con-corso al costo dei servizi sociali da parte degli utenti, tenuto conto dei principi stabiliti dal de-creto legislativo 31 marzo 1998, n. 109;

h) i criteri generali per la determinazione dei parametri di valutazione delle condizioni di cui all’articolo 2, comma 3;

i) gli indirizzi ed i criteri generali per la ces-sione dei prestiti sull’onore di cui all’articolo 16, comma 4, e dei titoli di cui all’articolo 17;

l) gli indirizzi per la predisposizione di inter-venti e servizi sociali per le persone anziane non autosufficienti e per i soggetti disabili, in base a quanto previsto dall’articolo 14;

m) gli indirizzi relativi alla formazione di base e all’aggiornamento del personale;

n) i finanziamenti relativi a ciascun anno di vi-genza del Piano nazionale in coerenza con i livelli previsti dall’articolo 22, secondo parametri basati sulla struttura demografica, sui livelli di reddito e sulle condizioni della popolazione;

o) gli indirizzi per la predisposizione di pro-grammi integrati per obiettivi di tutela e qualità della vita rivolti ai minori, ai giovani e agli anziani, per il sostegno alle responsabilità familiari, anche in riferimento all’obbligo scolastico, per l’inseri-

VIG_818_CodiceDirittoPenitenziario_2018_1.indb 761 23/07/18 17:18

Page 22: INTERVENTI E SERVIZI SOCIALI · Art. 6 Interventi e servizi sociali 742 6. Regolamenti e direttive della Comunità econo - mica europea. – Sono trasferite alle regioni in cia -

762Art. 19 Interventi e servizi sociali

mento sociale delle persone con disabilità e limi-tazione dell’autonomia fisica e psicologica, per l’integrazione degli immigrati, nonché per la pre-venzione, il recupero e il reinserimento dei tossi-codipendenti e degli alcoldipendenti.

4.  Il primo Piano nazionale è adottato entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge.

5. Il Ministro per la solidarietà sociale predi-spone annualmente una relazione al Parlamento sui risultati conseguiti rispetto agli obiettivi fissa-ti dal Piano nazionale, con particolare riferimento ai costi e all’efficacia degli interventi, e fornisce indicazioni per l’ulteriore programmazione. La relazione indica i risultati conseguiti nelle regio-ni in attuazione dei piani regionali. La relazione dà conto altresì dei risultati conseguiti nei servi-zi sociali con l’utilizzo dei finanziamenti dei fondi europei, tenuto conto dei dati e delle valutazioni forniti dal Ministro del lavoro e della previdenza sociale.

6. Le regioni, nell’esercizio delle funzioni con-ferite dagli articoli 131 e 132 del decreto legislati-vo 31 marzo 1998, n. 112, e della presente legge, in relazione alle indicazioni del Piano nazionale di cui al comma 3 del presente articolo, entro cento-venti giorni dall’adozione del Piano stesso adot-tano nell’ambito delle risorse disponibili, ai sensi dell’articolo 4, attraverso forme di intesa con i co-muni interessati ai sensi dell’articolo 3 della legge 8 giugno 1990, n. 142, e successive modificazioni, il piano regionale degli interventi e dei servizi socia-li, provvedendo in particolare all’integrazione so-cio-sanitaria in coerenza con gli obiettivi del pia-no sanitario regionale, nonché al coordinamento con le politiche dell’istruzione, della formazione professionale e del lavoro.

19. Piano di zona. – 1.  I comuni associati, negli ambiti territoriali di cui all’articolo 8, comma 3, lettera a), tutela dei diritti della popolazione, d’in-tesa con le aziende unità sanitarie locali, provve-dono, nell’ambito delle risorse disponibili, ai sensi dell’articolo 4, per gli interventi sociali e socio-sa-nitari, secondo le indicazioni del piano regionale di cui all’articolo 18, comma 6, a definire il piano di zona che individua:

a) gli obiettivi strategici e le priorità di inter-vento nonché gli strumenti e i mezzi per la relativa realizzazione;

b) le modalità organizzative dei servizi, le ri-sorse finanziarie, strutturali e professionali, i re-

quisiti di qualità in relazione alle disposizioni re-gionali adottate ai sensi dell’articolo 8, comma 3, lettera h);

c) le forme di rilevazione dei dati nell’ambito del sistema informativo di cui all’articolo 21;

d) le modalità per realizzare il coordinamen-to con gli organi periferici delle amministrazioni statali, con particolare riferimento all’amministra-zione penitenziaria e della giustizia;

e) gli indirizzi per le sperimentazioni innovati-ve, comprese quelle indicate dall’articolo 3, com-ma 4, e per le azioni di promozione della concer-tazione delle risorse umane, economiche, finanzia-rie, pubbliche e private, per la costruzione di reti integrate di interventi e servizi sociali;

f) le modalità per la collaborazione dei servizi territoriali con i soggetti operanti nell’ambito del-la solidarietà sociale a livello locale e con le altre risorse della comunità;

g) le forme di concertazione con l’azienda uni-tà sanitaria locale e con i soggetti di cui all’articolo 1, comma 4.

2. Il piano di zona, di norma adottato attraver-so accordo di programma ai sensi dell’articolo 27 della legge 8 giugno 1990, n. 142, e successive mo-dificazioni, è volto a:

a) favorire la formazione di sistemi locali di intervento su servizi e prestazioni complementa-ri e flessibili, stimolando in particolare le risorse locali di solidarietà e di auto-aiuto, nonché a re-sponsabilizzare i cittadini nella programmazione e nella verifica dei servizi;

b) qualificare la spesa, attivando risorse anche finanziarie, derivate dalle forme di concertazione di cui al comma 1, lettera g);

c) definire criteri di ripartizione della spesa a carico di ciascun comune, delle aziende unità sa-nitarie locali e degli altri soggetti firmatari dell’ac-cordo, prevedendo anche risorse vincolate per il raggiungimento di particolari obiettivi;

d) prevedere iniziative di formazione e di ag-giornamento degli operatori finalizzate a realizza-re progetti di sviluppo dei servizi.

3. All’accordo di programma di cui al comma 2, per assicurare l’adeguato coordinamento delle risorse umane e finanziarie, partecipano i soggetti pubblici di cui al comma 1 nonché i soggetti di cui all’articolo 1, comma 4, e all’articolo 10, che attra-verso l’accreditamento o specifiche forme di con-certazione concorrono, anche con proprie risorse, alla realizzazione del sistema integrato di inter-venti e servizi sociali previsto nel piano.

VIG_818_CodiceDirittoPenitenziario_2018_1.indb 762 23/07/18 17:18

Page 23: INTERVENTI E SERVIZI SOCIALI · Art. 6 Interventi e servizi sociali 742 6. Regolamenti e direttive della Comunità econo - mica europea. – Sono trasferite alle regioni in cia -

763 Art. 20 L. 8 novembre 2000, n. 328

20. Fondo nazionale per le politiche sociali. – 1.  Per la promozione e il raggiungimento degli obiettivi di politica sociale, lo Stato ripartisce le ri-sorse del Fondo nazionale per le politiche sociali.

2. Per le finalità della presente legge il Fondo di cui al comma 1 è incrementato di € 551.059.51,13 per l’anno 2000, di € 393.281.928,68 per l’anno 2001 e di € 476.431.489,41 a decorrere dall’anno 2002. Al relativo onere si provvede mediante cor-rispondente riduzione dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 2000-2002, nell’ambi-to dell’unità previsionale di base di parte corrente «Fondo speciale» dello stato di previsione del Mi-nistero del tesoro, del bilancio e della programma-zione economica per l’anno 2000, allo scopo utiliz-zando quanto a € 29.283.106,17 per l’anno 2000, a € 305.484.255,81 per l’anno 2001 e a € 388.633.816,56 per l’anno 2002, l’accantonamento relativo al Mi-nistero del tesoro, del bilancio e della programma-zione economica; quanto a € 25.822.844,95 per l’an-no 2000 e a € 76.952.077,96 per ciascuno degli anni 2001 e 2002, l’accantonamento relativo al Ministe-ro della pubblica istruzione; quanto a € 516.456,89 per ciascuno degli anni 2001 e 2002, le proiezioni dell’accantonamento relativo al Ministero dell’in-terno; quanto a € 10.329.137,98 per ciascuno degli anni 2001 2002, le proiezioni dell’accantonamento relativo al Ministero del commercio con l’estero.

3. Il Ministero del tesoro, del bilancio e della programmazione economica è autorizzato ad ap-portare, con i propri decreti, le occorrenti varia-zioni di bilancio.

4.  La definizione dei livelli essenziali di cu-i all’articolo 22 è effettuata contestualmente a quella delle risorse da assegnare al Fondo nazio-nale per le politiche sociali tenuto conto delle ri-sorse ordinarie destinate alla spesa sociale dalle regioni e dagli enti locali, nel rispetto delle com-patibilità finanziarie definite per l’intero sistema di finanza pubblica dal Documento di program-mazione economico-finanziaria.

5.  Con regolamento, da emanare ai sen-si dell’articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400, il Governo provvede a disciplinare modalità e procedure uniformi per la ripartizione delle risorse finanziarie confluite nel Fondo di cui al comma 1 ai sensi delle vigenti disposizioni di leg-ge, sulla base dei seguenti principi e criteri direttivi:

a) razionalizzare e armonizzare le procedure medesime ed evitare sovrapposizioni e disecono-mie nell’allocazione delle risorse;

b) prevedere quote percentuali di risorse ag-giuntive a favore dei comuni associati ai sensi dell’articolo 8, comma 3, lettera b);

c) garantire che gli stanziamenti a favore del-le regioni e degli enti locali costituiscono quote di cofinanziamento dei programmi e dei relativi interventi e prevedere modalità di accertamen-to delle spese al fine di realizzare un sistema di progressiva perequazione della spesa in ambito nazionale per il perseguimento degli obiettivi del Piano nazionale;

d) prevedere forme di monitoraggio, verifica e valutazione dei costi, dei rendimenti e dei risultati degli interventi, nonché modalità per la revoca dei finanziamenti in caso di mancato impegno da par-te degli enti destinatari entro periodi determinati;

e) individuare le norme di legge abrogate dal-la data di entrata in vigore del regolamento.

6. Lo schema di regolamento di cui al comma 5, previa deliberazione preliminare del Consiglio dei ministri, acquisito il parere della Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislati-vo 28 agosto 1997, n. 281, è trasmesso successiva-mente alle Camere per l’espressione del parere da parte delle competenti Commissioni parlamenta-ri, che si pronunciano entro trenta giorni dalla da-ta di assegnazione. Decorso inutilmente tale ter-mine, il regolamento può essere emanato.

7. Il Ministro per la solidarietà sociale, sentiti i Ministri interessati, d’intesa con la Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legisla-tivo 28 agosto 1997, n. 281, provvede, con proprio decreto, annualmente alla ripartizione delle risor-se del Fondo nazionale per le politiche sociali, te-nuto conto della quota riservata di cui all’artico-lo 15, sulla base delle linee contenute nel Piano nazionale e dei parametri di cui all’articolo 18, comma 3, lettera n). In sede di prima applicazio-ne della presente legge, entro novanta giorni dal-la data della sua entrata in vigore, il Ministro per la solidarietà sociale, sentiti i Ministri interessati, d’intesa con la Conferenza unificata di cui al cita-to articolo 8 del decreto legislativo n. 281 del 1997, adotta il decreto di cui al presente comma sulla base dei parametri di cui all’articolo 18, comma 3, lettera n). La ripartizione garantisce le risorse necessarie per l’adempimento delle prestazioni di cui all’articolo 24.

8. A decorrere dall’anno 2002 lo stanziamento complessivo del Fondo nazionale per le politiche sociali è determinato dalla legge finanziaria con le modalità di cui all’articolo 11, comma 3, lettera

VIG_818_CodiceDirittoPenitenziario_2018_1.indb 763 23/07/18 17:18

Page 24: INTERVENTI E SERVIZI SOCIALI · Art. 6 Interventi e servizi sociali 742 6. Regolamenti e direttive della Comunità econo - mica europea. – Sono trasferite alle regioni in cia -

764Art. 21 Interventi e servizi sociali

d), della legge 5 agosto 1978, n. 468, e successive modificazioni, assicurando comunque la copertu-ra delle prestazioni di cui all’articolo 24 della pre-sente legge.

9.  Alla data di entrata in vigore del decreto legislativo di cui all’articolo 24, confluiscono con specifica finalizzazione nel Fondo nazionale per le politiche sociali anche le risorse finanziarie desti-nate al finanziamento delle prestazioni individua-te dal medesimo decreto legislativo.

10. Al Fondo nazionale per le politiche sociali affluiscono, altresì, somme derivanti da contribu-ti e donazioni eventualmente disposti da privati, enti, fondazioni, organizzazioni, anche internazio-nali, da organismi dell’Unione europea, che sono versate all’entrata del bilancio dello Stato per es-sere assegnate al citato Fondo nazionale.

11. Qualora le regioni ed i comuni non provve-dano all’impegno contabile della quota non spe-cificamente finalizzata ai sensi del comma 9 delle risorse ricevute nei tempi indicati dal decreto di riparto di cui al comma 7, il Ministro per la solida-rietà sociale, con le modalità di cui al medesimo comma 7, provvede alla rideterminazione e alla riassegnazione delle risorse, fermo restando l’ob-bligo di mantenere invariata nel triennio la quota complessiva dei trasferimenti a ciascun comune o a ciascuna regione.

21. (1) [Sistema informativo dei servizi sociali. – 1. Lo Stato, le regioni, le province e i comuni isti-tuiscono un sistema informativo dei servizi sociali per assicurare una compiuta conoscenza dei biso-gni sociali, del sistema integrato degli interventi e dei servizi sociali e poter disporre tempestivamen-te di dati ed informazioni necessari alla program-mazione, alla gestione e alla valutazione delle po-litiche sociali, per la promozione e l’attivazione di progetti europei, per il coordinamento con le strutture sanitarie, formative, con le politiche del lavoro e dell’occupazione.

2. Entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge è nominata, con de-creto del Ministro per la solidarietà sociale, una commissione tecnica, composta da sei esperti di comprovata esperienza nel settore sociale ed in campo informativo, di cui due designati dal Mi-

nistro stesso, due dalla Conferenza dei presidenti delle regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano, due dalla Conferenza Stato-città e autonomie locali. La commissione ha il compito di formulare proposte in ordine ai contenuti, al modello ed agli strumenti attraverso i quali dare attuazione ai diversi livelli operativi del sistema informativo dei servizi sociali. La commissione è presieduta da uno degli esperti designati dal Mini-stro per la solidarietà sociale. I componenti della commissione durano in carica due anni. Gli one-ri derivanti dall’applicazione del presente comma, nel limite massimo di € 129.114,22 annue, sono a carico del Fondo nazionale per le politiche sociali.

3. Il Presidente del Consiglio dei ministri, con proprio decreto, su proposta del Ministro per la solidarietà sociale, sentite la Conferenza unificata di cui al citato articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, e l’Autorità per l’informatica nella pubblica amministrazione, definisce le mo-dalità e individua, anche nell’ambito dei sistemi informativi esistenti, gli strumenti necessari per il coordinamento tecnico con le regioni e gli enti lo-cali ai fini dell’attuazione del sistema informativo dei servizi sociali, in conformità con le specifiche tecniche della rete unitaria delle pubbliche am-ministrazioni di cui all’articolo 15, comma 1, della legge 15 marzo 1997, n. 59, tenuto conto di quanto disposto dall’articolo 6 del citato decreto legisla-tivo n. 281 del 1997, in materia di scambio di da-ti ed informazioni tra le amministrazioni centrali, regionali e delle province autonome di Trento e di Bolzano. Le regioni, le province e i comuni in-dividuano le forme organizzative e gli strumenti necessari ed appropriati per l’attivazione e la ge-stione del sistema informativo dei servizi sociali a livello locale.

4.  Gli oneri derivanti dall’applicazione del presente articolo sono a carico del Fondo nazio-nale per le politiche sociali. Nell’ambito dei piani di cui agli articoli 18 e 19, sono definite le risorse destinate alla realizzazione del sistema informati-vo dei servizi sociali, entro i limiti di spesa stabiliti in tali piani].

(1)  Questo articolo è stato abrogato dall’art. 26, comma 1, lett. a), del D.L.vo 15 settembre 2017, n. 147.

VIG_818_CodiceDirittoPenitenziario_2018_1.indb 764 23/07/18 17:18

Page 25: INTERVENTI E SERVIZI SOCIALI · Art. 6 Interventi e servizi sociali 742 6. Regolamenti e direttive della Comunità econo - mica europea. – Sono trasferite alle regioni in cia -

765 Art. 22 L. 8 novembre 2000, n. 328

Capo VInterventi,

servizi ed emolumenti economici del sistema integrato di interventi

e servizi sociali

Sezione IDisposizioni generali

22. Definizione del sistema integrato di interventi e dei servizi sociali. – 1. Il sistema integrato di in-terventi e dei servizi sociali si realizza mediante politiche e prestazioni coordinate nei diversi set-tori della vita sociale, integrando servizi alla per-sona e al nucleo familiare con eventuali misure economiche, e la definizione di percorsi attivi vol-ti ad ottimizzare l’efficacia delle risorse, impedire sovrapposizioni di competenze e settorializzazio-ne delle risposte.

2. Ferme restando le competenze del Servizio sanitario nazionale in materia di prevenzione, cu-ra e riabilitazione, nonché le disposizioni in mate-ria di integrazione socio-sanitaria di cui al decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e successive modificazioni, gli interventi di seguito indicati co-stituiscono il livello essenziale delle prestazioni sociali erogabili sotto forma di beni e servizi se-condo le caratteristiche ed i requisiti fissati dalla pianificazione nazionale, regionale e zonale, nei limiti delle risorse del Fondo nazionale per le po-litiche sociali, tenuto conto delle risorse ordina-rie già destinate dagli enti locali alla spesa sociale:

a) misure di contrasto della povertà e di so-stegno al reddito e servizi di accompagnamento, con particolare riferimento alle persone senza fis-sa dimora;

b) misure economiche per favorire la vita au-tonoma e la permanenza a domicilio di persone totalmente dipendenti o incapaci di compiere gli atti propri della vita quotidiana;

c) interventi di sostegno per i minori in situa-zioni di disagio tramite il sostegno al nucleo fa-miliare di origine e l’inserimento presso famiglie, persone e strutture comunitarie, di accoglienza di tipo familiare e per la promozione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza;

d) misure per il sostegno delle responsabilità fa-miliari, ai sensi dell’articolo 16, per favorire l’armo-nizzazione del tempo di lavoro e di cura familiare;

e) misure di sostegno alle donne in difficoltà per assicurare i benefici disposti dal regio decreto-

legge 8 maggio 1927, n. 798, convertito dalla legge 6 dicembre 1928, n. 2938, e dalla legge 10 dicembre 1925, n. 2277, e loro successive modificazioni, inte-grazioni e norme attuative;

f) interventi per la piena integrazione delle persone disabili ai sensi dell’articolo 14; realizza-zione, per i soggetti di cui all’articolo 3, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104, dei centri socio-riabilitativi e delle comunità-alloggio di cui all’articolo 10 della citata legge n. 104 del 1992, e dei servizi di comunità e di accoglienza per quel-li privi di sostegno familiare, nonché erogazione delle prestazioni di sostituzione temporanea delle famiglie;

g) interventi per le persone anziane e disabili per favorire la permanenza a domicilio, per l’in-serimento presso famiglie, persone e strutture co-munitarie di accoglienza di tipo familiare, nonché per l’accoglienza e la socializzazione presso strut-ture residenziali e semiresidenziali per coloro che, in ragione della elevata fragilità personale o di li-mitazione dell’autonomia, non siano assistibili a domicilio;

h) prestazioni integrate di tipo socio-educati-vo per contrastare dipendenza da droghe, alcol e farmaci, favorendo interventi di natura preventi-va, di recupero e reinserimento sociale;

i) informazione e consulenza alle persone e al-le famiglie per favorire la fruizione dei servizi e per promuovere iniziative di auto-aiuto.

3. Gli interventi del sistema integrato di inter-venti e servizi sociali di cui al comma 2, lettera c), sono realizzati, in particolare, secondo le finalità delle leggi 4 maggio 1983, n. 184, 27 maggio 1991, n. 176, 15 febbraio 1996, n. 66, 28 agosto 1997, n. 285, 23 dicembre 1997, n. 451, 3 agosto 1998, n. 296, 31 dicembre 1998, n. 476, del testo unico di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, e delle di-sposizioni sul processo penale a carico di imputati minorenni, approvate con decreto del Presidente della Repubblica 22 settembre 1988, n. 488, non-ché della legge 5 febbraio 1992, n. 104, per i minori disabili. Ai fini di cui all’articolo 11 e per favori-re la deistituzionalizzazione, i servizi e le struttu-re a ciclo residenziale destinati all’accoglienza dei minori devono essere organizzati esclusivamente nella forma di strutture comunitarie di tipo fami-liare.

4. In relazione a quanto indicato al comma 2, le leggi regionali, secondo i modelli organizzati-vi adottati, prevedono per ogni ambito territoria-le di cui all’articolo 8, comma 3, lettera a), tenen-

VIG_818_CodiceDirittoPenitenziario_2018_1.indb 765 23/07/18 17:18

Page 26: INTERVENTI E SERVIZI SOCIALI · Art. 6 Interventi e servizi sociali 742 6. Regolamenti e direttive della Comunità econo - mica europea. – Sono trasferite alle regioni in cia -

766Art. 23 Interventi e servizi sociali

do conto anche delle diverse esigenze delle aree urbane e rurali, comunque l’erogazione delle se-guenti prestazioni:

a) servizio sociale professionale e segretariato sociale per informazione e consulenza e ai nuclei familiari;

b) servizio di pronto intervento sociale per le situazioni di emergenza personali e familiari;

c) assistenza domiciliare;d) strutture residenziali e semiresidenziali per

soggetti con fragilità sociali;e) centri di acciglienza residenziali o diurni a

carattere comunitario.

Sezione IIMisure di contrasto

alla povertà e riordino degli emolumenti economici assistenziali

23. (1) [Reddito minimo di inserimento. – 1. L’ar-ticolo 15 del decreto legislativo 18 giugno 1998, n. 237, è sostituito dal seguente:

(Omissis).2.  Il reddito minimo di inserimento di cu-

i all’articolo 15 del decreto legislativo 18 giugno 1998, n. 237, come sostituito dal comma 1 del pre-sente articolo, è definito quale misura di contrasto della povertà e di sostegno al reddito nell’ambito di quelle indicate all’articolo 22, comma 2, lettera a), della presente legge].

(1)  Questo articolo è stato abrogato dall’art. 26, comma 1, lett. a), del D.L.vo 15 settembre 2017, n. 147.

24. Delega al Governo per il riordino degli emo-lumenti derivanti da invalidità civile, cecità e sor-domutismo. – 1. Il Governo è delegato ad emana-re, entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, nel rispetto del princi-pio della separazione tra spesa assistenziale e spe-sa previdenziale, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, un decreto legisla-tivo recante norme per il riordino degli assegni e delle indennità spettanti ai sensi delle leggi 10 feb-braio 1962, n. 66, 26 maggio 1970, n. 381, 27 maggio 1970, n. 382, 30 marzo 1971, n. 118, e 11 febbraio 1980, n. 18, e successive modificazioni, sulla base dei seguenti principi e criteri direttivi:

a)  riclassificazione delle indennità e degli as-segni e dei relativi importi, che non determini una riduzione degli attuali trattamenti e, nel comples-so, oneri aggiuntivi rispetto a quelli determinati dall’andamento tendenziale degli attuali trattamen-

ti previsti dalle disposizioni richiamate dal presente comma. La riclassificazione tiene inoltre conto delle funzioni a cui gli emolumenti assolvono, come mi-sure di contrasto alla povertà o come incentivi per la rimozione delle limitazioni personali, familiari e sociali dei portatori di handicap, per la valorizzazio-ne delle capacità funzionali del disabile e della su-a potenziale autonomia psico-fisica, prevedendo le seguenti forme di sostegno economico:

1) reddito minimo per la disabilità totale a cui fare afferire pensioni e assegni che hanno la fun-zione di integrare, a seguito della minorazione, la mancata produzione di reddito. Il reddito minimo, nel caso di grave disabilità, è cumulabile con l’in-dennità di cui al numero 3.1) della presente lettera;

2) reddito minimo per la disabilità parziale a cui fare afferire indennità e assegni concessi al-le persone con diversi gradi di minorazione fisi-ca e psichica per favorire percorsi formativi, l’ac-cesso ai contratti di formazione e lavoro di cui al decreto legge 30 ottobre 1984, n. 726, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 dicembre 1984, n. 863, e successive modificazioni, alla legge 29 di-cembre 1990, n. 407, e al decreto-legge 16 maggio 1994, n. 299, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 luglio 1994, n. 451, ed a borse di lavoro di cui al decreto legislativo 7 agosto 1997, n. 280, da utilizzare anche temporaneamente nella fase di avvio al lavoro e da revocare al momento dell’in-serimento definitivo;

3) indennità per favorire la vita autonoma e la comunicazione, commisurata alla gravità, nonché per consentire assistenza e sorveglianza continue a soggetti con gravi limitazioni dell’autonomia. A tale indennità afferiscono gli emolumenti conces-si, alla data di entrata in vigore della presente leg-ge, per gravi disabilità, totale non autosufficienza e non deambulazione, con lo scopo di rimuovere l’esclusione sociale, favorire la comunicazione e la permanenza delle persone con disabilità grave o totale non autosufficienza a domicilio, anche in presenza di spese personali aggiuntive. L’indenni-tà può essere concessa secondo le seguenti moda-lità tra loro non cumulabili:

3.1) indennità per l’autonomia di disabili gravi o pluriminorati, concessa a titolo della mi-norazione;

3.2) indennità di cura e di assistenza per ul-trasessantacinquenni totalmente dipendenti;

b) cumulabilità dell’indennità di cura e di assi-stenza di cui alla lettera a), numero 3.2), con il red-dito minimo di inserimento di cui all’articolo 23;

VIG_818_CodiceDirittoPenitenziario_2018_1.indb 766 23/07/18 17:18

Page 27: INTERVENTI E SERVIZI SOCIALI · Art. 6 Interventi e servizi sociali 742 6. Regolamenti e direttive della Comunità econo - mica europea. – Sono trasferite alle regioni in cia -

767 Art. 25 L. 8 novembre 2000, n. 328

c) fissazione dei requisiti psico-fisici e reddi-tuali individuali che danno luogo alla concessione degli emolumenti di cui ai numeri 1) e 2) della let-tera a) del presente comma secondo quanto previ-sto dall’articolo 1, comma 1, secondo periodo, del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 109;

d) corresponsione dei nuovi trattamenti per coloro che non sono titolari di pensioni e inden-nità dopo centoventi giorni dalla data di entrata in vigore del decreto legislativo, prevedendo nello stesso la equiparazione tra gli emolumenti richie-sti nella domanda presentata alle sedi competenti ed i nuovi trattamenti;

e) equiparazione e ricollocazione delle inden-nità già percepite e in atto nel termine massimo di un anno dalla data di entrata in vigore del decreto legislativo;

f) disciplina del regime transitorio, fatti salvi i diritti acquisiti per coloro che già usufruiscono di assegni e indennità;

g) riconoscimento degli emolumenti anche ai disabili o agli anziani ospitati in strutture residen-ziali, in termini di pari opportunità con i soggetti non ricoverati, prevedendo l’utilizzo di parte degli emolumenti come partecipazione alla spesa per l’assistenza fornita, ferma restando la conserva-zione di una quota, pari al 50 per cento del red-dito minimo di inserimento di cui all’articolo 23, a diretto beneficio dell’assistito;

h) revisione e snellimento delle procedure re-lative all’accertamento dell’invalidità civile e alla concessione delle prestazioni spettanti, secondo il principio della unificazione delle competenze, anche prevedendo l’istituzione di uno sportello unico; revisione dei criteri e dei requisiti che dan-no titolo alle prestazioni di cui al presente artico-lo, tenuto conto di quanto previsto dall’articolo 4 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, dal decre-to legislativo 30 aprile 1997, n. 157, nonché dalla Classificazione internazionale dei disturbi, disa-bilità ed handicap – International classification of impairments, disabilities and handicaps (ICIDH), adottata dall’Organizzazione mondiale della sani-tà; definizione delle modalità per la verifica della sussistenza dei requisiti medesimi.

2. Sullo schema di decreto legislativo di cui al comma 1 sono acquisiti l’intesa con la Conferenza unificata di cui al citato articolo 8 del decreto legi-slativo 28 agosto 1997, n. 281, nonché i pareri degli enti e delle associazioni nazionali di promozione sociale di cui all’articolo 1, comma 1, lettere a) e b), della legge 19 novembre 1987, n. 476, e succes-

sive modificazioni, delle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative a livello naziona-le e delle associazioni di tutela degli utenti. Lo schema di decreto legislativo è successivamente trasmesso alle Camere per l’espressione del pa-rere da parte delle competenti Commissioni par-lamentari, che si pronunciano entro trenta giorni dalla data di assegnazione.

25. Accertamento della condizione economica del richiedente. – 1. Ai fini dell’accesso ai servizi disciplinati dalla presente legge, la verifica della condizione economica del richiedente è effettuata secondo le disposizioni previste dal decreto legi-slativo 31 marzo 1998, n. 109, come modificato dal decreto legislativo 3 maggio 2000, n. 130.

26. Utilizzo di fondi integrativi per prestazio-ni sociali. – 1.  L’ambito di applicazione dei fon-di integrativi previsti dall’articolo 9 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e successive modificazioni, comprende le spese sociali erogate nell’ambito dei programmi assistenziali intensivi e prolungati finalizzati a garantire la permanenza a domicilio ovvero in strutture residenziali o semi-residenziali delle persone anziane e disabili.

Capo VIDisposizioni finali

27. Istituzione della Commissione di indagine sulla esclusione sociale. – 1. È istituita, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, la Commis-sione di indagine sulla esclusione sociale, di segui-to denominata « Commissione».

2. La Commissione ha il compito di effettua-re, anche in collegamento con analoghe iniziative nell’ambito dell’Unione europea, le ricerche e le rilevazioni occorrenti per indagini sulla povertà e sull’emarginazione in Italia, di promuoverne la conoscenza nelle istituzioni e nell’opinione pub-blica, di formulare proposte per rimuoverne le cause e le conseguenze, di promuovere valutazio-ni sull’effetto dei fenomeni di esclusione sociale. La Commissione predispone per il Governo rap-porti e relazioni ed annualmente una relazione nella quale illustra le indagini svolte, le conclusio-ni raggiunte e le proposte formulate.

3.  Il Governo, entro il 30 giugno di ciascun anno, riferisce al Parlamento sull’andamento del fenomeno dell’esclusione sociale, sulla base della relazione della Commissione di cui al comma 2, secondo periodo.

VIG_818_CodiceDirittoPenitenziario_2018_1.indb 767 23/07/18 17:18

Page 28: INTERVENTI E SERVIZI SOCIALI · Art. 6 Interventi e servizi sociali 742 6. Regolamenti e direttive della Comunità econo - mica europea. – Sono trasferite alle regioni in cia -

768Art. 28 Interventi e servizi sociali

4. La Commissione è composta da studiosi ed esperti con qualificata esperienza nel campo dell’a-nalisi e della pratica sociale, nominati, per un perio-do di tre anni, con decreto Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro per la solida-rietà sociale. Le funzioni di segreteria della Com-missione sono assicurate dal personale del Dipar-timento per gli affari sociali o da personale di altre pubbliche amministrazioni, collocato in posizione di comando o di fuori ruolo nelle forme previste dai rispettivi ordinamenti. Per l’adempimento dei propri compiti la Commissione può avvalersi del-la collaborazione di tutte le amministrazioni dello Stato, anche ad ordinamento autonomo, degli enti pubblici, delle regioni e degli enti locali. La Com-missione può avvalersi altresì della collaborazione di esperti e può affidare la effettuazione di studi e ricerche ad istituzioni pubbliche o private, a gruppi o a singoli ricercatori mediante convenzioni.

5. Gli oneri derivanti dal funzionamento della Commissione, determinati nel limite massimo di lire 250 milioni annue, sono a carico del Fondo na-zionale per le politiche sociali.

28. Interventi urgenti per le situazioni di povertà estrema. – 1. Allo scopo di garantire il potenzia-mento degli interventi volti ad assicurare i servizi destinati alle persone che versano in situazioni di povertà estrema e alle persone senza fissa dimora, il Fondo nazionale per le politiche sociali è incre-mentato di una somma pari a lire 20 miliardi per ciascuno degli anni 2001 e 2002.

2. Ai fini di cui al comma 1, gli enti locali, le organizzazioni di volontariato e gli organismi non lucrativi di utilità sociale nonché le IPAB possono presentare alle regioni, secondo le modalità e i ter-mini definiti ai sensi del comma 3, progetti concer-nenti la realizzazione di centri e di servizi di pron-ta accoglienza, interventi socio-sanitari, servizi per l’accompagnamento e il reinserimento sociale.

3. Entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, con atto di indirizzo e coordinamento deliberato dal Consiglio dei mini-stri, su proposta del Ministro per la solidarietà so-ciale, d’intesa con la Conferenza unificata di cui al citato articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, sono definiti i criteri di riparto tra le regioni dei finanziamenti di cui al comma 1, i ter-mini per la presentazione delle richieste di finan-ziamento dei progetti di cui al comma 2, i requisiti per l’accesso ai finanziamenti, i criteri generali di valutazione dei progetti, le modalità per il moni-

toraggio degli interventi realizzati, i comuni delle grandi aree urbane per i quali gli interventi di cu-i al presente articolo sono considerati prioritari.

4. All’onere derivante dall’attuazione del pre-sente articolo, pari a lire 20 miliardi per ciascuno degli anni 2001 e 2002, si provvede mediante cor-rispondente riduzione delle proiezioni per gli anni 2001 e 2002 dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 2000-2002, nell’ambito dell’uni-tà previsionale di base di parte corrente «Fondo speciale» dello stato di previsione del Ministero del tesoro, del bilancio e della programmazione economica per l’anno 2000, allo scopo parzial-mente utilizzando l’accantonamento relativo al Ministero del tesoro, del bilancio e della program-mazione economica.

29. Disposizioni sul personale. – 1. La Presiden-za del Consiglio dei ministri è autorizzata a ban-dire concorsi pubblici per il reclutamento di cen-to unità di personale dotate di professionalità ed esperienza in materia di politiche sociali, per lo svolgimento, in particolare, delle funzioni statali previste dalla presente legge, nonché in materia di adozioni internazionali, politiche di integrazione degli immigrati e tutela dei minori non accompa-gnati. Al predetto personale non si applica la di-sposizione di cui all’articolo 12, comma 1, lettera c), della legge 15 marzo 1997, n. 59. Le assunzioni avvengono in deroga ai termini ed alle modalità di cui all’articolo 39 della legge 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modificazioni.

2.  All’onere derivante dall’attuazione del comma 1, pari a lire 2 miliardi per l’anno 2000 e a lire 7 miliardi annue a decorrere dall’anno 2001, si provvede a valere sul Fondo nazionale per le poli-tiche sociali, come rifinanziate ai sensi dell’artico-lo 20 della presente legge.

30. Abrogazioni. – 1. Alla data di entrata in vigo-re della presente legge sono abrogati l’articolo 72 della legge 17 luglio 1890, n. 6972, e il comma 45 dell’articolo 59 della legge 27 dicembre 1997, n. 449.

2. Alla data di entrata in vigore del decreto legi-slativo di cui all’articolo 10 è abrogata la discipli-na relativa alle IPAB prevista dalla legge 17 luglio 1890, n. 6972. Alla data di entrata in vigore del de-creto legislativo di cui all’articolo 24 sono abrogate le disposizioni sugli emolumenti economici previste dalle leggi 10 febbraio 1962, n. 66, 26 maggio 1970, n. 381, 27 maggio 1970, n. 382, 30 marzo 1971, n. 118, e 11 febbraio 1980, n. 18, e successive modificazioni.

VIG_818_CodiceDirittoPenitenziario_2018_1.indb 768 23/07/18 17:18