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ISTITUTO COMPRENSIVO VIA PIAVE 62010 MORROVALLE via Piave 28 – tel 0733/221477 – fax 0733/221417
sito: www.scuolamorrovalle.gov.it email: [email protected] pec: [email protected]
SCUOLA SECONDARIA DI I GRADO «L.CANALE »
GIORNATE DI PRIMAVERA DEL FAI - 24/25 MARZO 2018
CHIESA E CONVENTO DI SAN FRANCESCO
DEI FRATI MINORI OSSERVANTI DETTI ZOCCOLANTI
MORROVALLE (MC)
Prof.ssa Simonetta Torresi
Prefazione
Grazie alla collaborazione della delegazione del FAI in particolare delle prof.sse Maurizia Cirilli e Anna
Lukianowicz, gli alunni delle classi III della scuola secondaria di I grado “L.Canale” hanno potuto partecipare
al progetto formativo “Apprendisti Ciceroni” in occasione delle Giornate di Primavera (Morrovalle 24-25
marzo 2018).
Gli studenti hanno avuto l’occasione di studiare un bene d’arte del loro territorio e di fare da Ciceroni
illustrandolo ad un pubblico di adulti e di coetanei sentendosi così direttamente coinvolti nella vita sociale e
culturale della comunità.
Il FAI ha individuato ed assegnato al nostro istituto probabilmente il sito storico più caratteristico ed
importante di Morrovalle, il Convento di San Francesco, ora in parte ristrutturato e divenuto un auditorium
denominato “Borgo Marconi”.
Ringrazio la dott.ssa Nazzarena Acquaroli per gli approfondimenti storici e la consulenza sulla attuale
dislocazione delle opere che un tempo erano presenti all’interno del Convento francescano ed ora sono
custodite in altri siti cittadini e la prof.ssa Simonetta Torresi per aver elaborato il presente documento che
racconta la storia dalle origini sino ai nostri giorni del Convento, arricchita da fatti ed avvenimenti che lo
hanno reso di grande importanza, mi riferisco in particolare al Miracolo Eucaristico che si è realizzato
proprio in questo luogo nell’aprile del 1560.
Ringrazio infine tutti i docenti della scuola secondaria “L.Canale” per aver preparato didatticamente e
culturalmente i giovani studenti a questo difficile compito, dando loro un’occasione di apprendimento che si
è sviluppata in classe e sul territorio, con momenti di ricerca ed esplorazione dentro e fuori la scuola.
Il presente documento ed una sua sintesi elaborata dal prof. Mirko Marangoni può essere visionata sul sito
dell’Istituto Comprensivo “Via Piave” di Morrovalle: www.scuolamorrovalle.gov.it
Buona lettura.
Il Dirigente Scolastico Prof. Claudio Mengoni
Morrovalle lì 8 marzo 2018
Francesco d’Assisi dopo la “rinuncia al padre” avvenuta intorno al 1206, già verso il 1208 – 1209,
poteva contare su un piccolo numero di fedeli seguaci come Bernardo di Quintavalle, Pietro Cattani,
Leone, Angelo, Rufino. Estimatori del “rivoluzionario” progetto di vita di Francesco, dovettero
esserci, fin dagli inizi, pure nelle terre di Morro, se il primo insediamento di questa fraternità è
attestato nell’odierno comune di Morrovalle intorno al 1210. Nel 1215, Wadding negli “Annales”
dedicati all’Ordine dei Minori, riferisce della venuta di Francesco d’Assisi nel territorio maceratese
e non sembra poter escludere che lo stesso Santo abbia potuto visitare la comunità di Morro. Chiesa
e Convento erano ubicate nella contrada “Fonte dell’Angelo”, detta anche del “Coppo”, prossima ad
una fonte omonima tuttora esistente.
Fonte del Coppo
Non stupisce l’introduzione precoce di questa nuova fraternità in Morro, pure in Macerata questa si
dovette insediare molto presto se nel catasto della città datato 1268, compare, in una contrada
ubicata in seconda senata, la dicitura “ubi steturunt frates minores”. Non si hanno notizie circa la
datazione del trasferimento di quella comunità dal primitivo luogo al centro della città ma questo
dovette avvenire prima del 1241 quando, nel convento ubicato dentro le mura cittadine, morì Paolo
da Spoleto compagno della prima ora di Francesco il quale dimorava in Macerata dal 1219 da
quando, il Santo di Assisi, lo aveva nominato Ministro Provinciale della Marca. Tale nomina
effettuata da Francesco quando aveva avuto dal Papa solo una sorta di approvazione orale della sua
Regola, è segno evidente di un precoce insediamento, in tutto il territorio marchigiano,
d’innumerevoli conventi legati alla nuova spiritualità.
Esponente di spicco dei frati di Morro fu Giovanni Minio che nel 1296 venne nominato, da Papa
Bonifacio VIII, Ministro Generale dei Frati Minori e, nel successivo 1302, cardinale di Santa
Romana Chiesa, vescovo Portuense e di Santa Rufina. Nel 1304 Papa Benedetto XI lo nomina
“Cardinale Protettore dell’Ordine Francescano”. Minio dovette nascere intorno al 1230 – 1240,
nulla si conosce del primo periodo della sua vita e l’unica notizia certa è datata 1272 quando
accoglie un giovane tredicenne nella comunità dei frati di Fermo in qualità di Ministro Provinciale
dell’Ordine dei Frati Minori della Marca la cui sede, come si è detto, era in Macerata. Minio, all’età
di 45 – 50 anni s’iscrive alla facoltà di Teologia della Sorbona di Parigi e, una volta ultimato il
corso, diventa docente proprio di Teologia presso lo stesso ateneo. Nel 1291, Papa Nicolò IV,
l’ascolano Girolamo Masci, appartenente al medesimo Ordine del Minio, lo nomina Maestro del
Sacro Palazzo, cioè teologo del Papa e della Curia Romana.
Ritratto di Giovanni Minio da Morrovalle (Museo Civico di Morrovalle)
In concomitanza con la nomina, il Papa, volendo fare cosa gradita al frate di Morro, attraverso la
Bolla, “Vitae Perennis Gloria”, concede una particolare indulgenza a tutti coloro che avessero
visitato la chiesa ed il romitorio della zona “Coppo” detta pure “Fonte dell’Angelo” presente nella
città di origine di Giovanni Minio. L’attaccamento del Minio al romitorio del “Coppo” è
testimoniato da Tossignano dove, nella sua “Historiarum …”, scrive: “forte soluta usque uc
Francisci claustra fuissent, ni supposita illis vis tua Mure foret”. Il primo Papa francescano però,
prima di concedere la Bolla a favore della chiesa e del romitorio del “Coppo”, l’anno precedente,
1290, dovette dare l’opportunità ai frati che vivevano abbastanza isolati, di potersi avvicinare alla
città concedendo loro d’insediarsi appena fuori le mura, lì dove era una chiesa ed un ospizio di
proprietà dell’antichissima e prestigiosa abbazia di San Firmano ubicata nel territorio comunale di
Montelupone. A questa storiografia locale, se ne contrappone un’altra, sempre locale, che vuole lo
spostamento dei frati dal “Coppo” all’odierno sito, intorno al 1389 – 1390, quando, il comune, a
proprie spese, edificò un nuovo convento con lo scopo di trasferire i frati da “Fonte dell’Angelo”.
Tale discrepanza, può essere colmata, con un mirato scavo archeologico che andrebbe a verificare la
presenza di un costruito precedente alla chiesa francescana. Non è comunque da escludere lo
spostamento dei frati, nel 1290, in una chiesa già esistente ed un successivo ampliamento della
stessa e delle sue pertinenze, oppure, la costruzione, nel 1390, di un nuovo convento, in altro sito,
sempre nel territorio di Morro, fatto a spese del comune.
Nel frattempo, l’Ordine dei Minori, fondato da San Francesco, si divise in Minori Conventuali e
Minori Osservanti, a quest’ultimo “gruppo” si associarono i Francescani del convento di
Morrovalle. L’ispiratore dei Minori Osservanti fu Bernardino da Siena che, secondo una tradizione
locale, non supportata, per ora, da documenti, fece visita alla città di Morro. Al Santo di Siena si
associarono, in breve tempo, anche San Giacomo della Marca e San Giovanni da Capistrano; il loro
emblema era il nome di Gesù espresso con le lettere “IHS” spesso queste venivano raffigurate
all’interno di una particola che emanava raggi. Proprio questa iconografia si trova sulla facciata
esterna delle mura di Morrovalle sopra Porta San Bernardino detta, per questa effige, “Porta del
Sole”.
Porta di San Bernardino
Tra le diverse opere dei Minori Osservanti vi fu quella d’istituire i “Monti di Pietà” e, secondo una
lapide presente in città, uno, venne aperto in Morro nel 1448, sebbene, una tradizione locale, lo
voglia fondato nel 1475. Molti oggetti del Monte si possono oggi vedere all’interno di Palazzo
Lazzarini affacciato sulla piazza principale del centro storico.
Nella notte tra il 16 ed il 17 aprile 1560 scoppiò nella chiesa del convento un grande incendio che,
secondo quanto fin qui conosciuto, distrusse completamente il luogo di culto. Della struttura pare
che si dovette salvare solo la torre campanaria che ancora oggi si può vedere. Dalle macerie della
chiesa venne estratto un magnifico crocifisso di autore anonimo che, nel successivo, venne
posizionato in un altare della nuova chiesa, eretta di lì a poco ed oggi custodito all’interno della
chiesa di Sant’Agostino.
Crocifisso opera lignea del XV sec. conservato presso la chiesa di Sant’Agostino. Crocifisso appartenuto alla chiesa
francescana e sottratto alle fiamme la notte dell’incendio del 1560
A dieci giorni dall’incendio, padre Battista da Ascoli, il 27 aprile, entrato all’interno della ormai
fatiscente chiesa, nel rimuovere un pezzo di marmo dell’altare maggiore, scorse in una cavità del
muro la pisside con il corporale appena intaccato dal fuoco, all’interno, intatta ed integra, si
presentava l’Ostia Magna consacrata. Tale incomprensibile fatto fece gridare al miracolo ed in molti
accorsero ad ammirare e pregare. Per tre giorni il Santissimo Sacramento rimase esposto per
l’adorazione dei fedeli poi, arrivato a Morro il Padre Provinciale, Evangelista da Morro d’Alba,
l’Ostia rimasta intatta, venne posta all’interno di una cassetta d’avorio.
Il Papa, venuto a conoscenza del prodigio, per indagare sui fatti, inviò immediatamente a Morro
mons. Ludovico da Forlì, vescovo di Bertinoro. A seguito del resoconto di questo, Pio IV giudicò
l’evento, accaduto nella chiesa di Morro, superiore ad ogni causa naturale e con la Bolla
“Sacrosanta Romana Ecclesia” nel settembre del 1560, autorizzò il culto dichiarando festivi i giorni
17 e 27 aprile che vennero chiamati “dei due Perdoni”.
“Il 27 dello stesso mese di aprile il diletto figlio Battista di Ascoli, di quell'ordine, che
aveva avuto l'incarico, insieme ad un altro confratello dal guardiano di quel convento, di
ripulire quell'altare dalle macerie, uomo, come abbiamo saputo anche da altri testimoni
degni di fede, che nel precedente sabato Santo, celebrando in quello stesso altare, aveva
consacrato la Sacrosanta Eucaristia, e l'aveva riposta in quello stesso tabernacolo e vaso;
questi era nato da genitori Ebrei, e ancora fanciullo, illuminato dalla grazia divina, si era
convertito alla vera fede di Cristo, dalla cecità e perfidia giudaica e poi entrato nel
predetto Ordine, e con il suo esempio, la sua dottrina, e la persuasione aveva convertito
alla fede Cattolica altri 22 Ebrei, il Padre Battista, accintosi a quell'opera, salito
sull'altare, tentando così di rimuovere un grande frammento di marmo, che era stato
spaccato dalla violenza del fuoco, abbassando gli occhi, vide nella cavità del muro, prima
coperto da quel frammento, la Sacra Ostia, e spaventato dal grande stupore, e implorando
con tante lacrime la misericordia di Dio, gridò al miracolo…"
Dalla Bolla di Papa Pio IV , "Sacrosanta Romana Ecclesia" data 19 settembre 1560, ad perpetuam rei memoriam.
Bolla Pontificia Originale di Papa Pio IV custodita presso la collegiata di San Bartolomeo
Croce reliquiario conservata presso la collegiata di San Bartolomeo. Nella croce sono incastonati: una scheggia del
sepolcro di Cristo, una scheggia della flagellazione, una spina della corona di Cristo, una piccola croce di un
frammento della croce del Redentore, un filamento della Sacra Sindone.
Reliquia conservata presso la collegiata di San Bartolomeo. Teca contenente un frammento di coperchio di pisside che
si sciolse nell’incendio del 1560. L’Ostia sacramentata apparve integra ed immacolata sul corporale bruciacchiato.
Il clamore per l’evento “miracoloso” fu grande ed attrasse numerosi fedeli provenienti da ogni parte
per la possibilità di lucrare i “Perdoni” di Morro. Vista l’ingente partecipazione di popolo ai
“Perdoni”, nel 1564, il comune deliberò la ricostruzione della chiesa a proprie spese, sebbene, nel
pratico, si sia fatto aiutare da alcune famiglie nobili come i Collaterali, i Lazzarini, i Marchetti, i
Mazza. A ciascuna di queste casate, nella nuova chiesa, fu concesso un altare con relativa sepoltura
gentilizia.
L’incarico per il nuovo edificio sacro e relativo convento, venne affidato all’architetto Giovanni
Buccolini che portò a compimento i lavori tra la fine del ’500 e gli inizi del ’600. Il tempio di
Buccolini è a croce latina e ad una sola navata, la sua lunghezza, dalla parete d’ingresso al catino
absidale è di 45,70 metri mentre la sua larghezza è di 9,10 metri.
Veduta esterna del’ex convento francescano
Interno dell’ex chiesa San Francesco
La chiesa che aveva un’acquasantiera marmorea con colonnine a balaustra, possedeva tredici altari
arricchiti da fregi, dorature ed intarsi lignei, all’interno di questi vi erano pregevoli tele tra le quali
si ricorda: un Cristo in Croce con San Francesco e San Bernardino da Siena; una Madonna con
Bambino e Santi; una Santa Margherita. Dalla chiesa provengono pure un dipinto su cuoio, di
autore ignoto del XIII secolo, raffigurante una Madonna delle Grazie ed un pregevole organo oggi
custoditi entrambi in Sant’Agostino.
Particolari degli altari
Uno degli altari della chiesa di San Francesco
Madonna in trono con Bambino e Santi. Opera, olio su tela, attribuita al pittore veneto Claudio Ridolfi (1570-1644).
Museo Civico di Morrovalle.
Cristo in Croce con San Francesco e San Bernardino da Siena. Opera firmata dal pittore Filippo Ricci (1715-1793)
posizionata presso l’auditorium Borgo Marconi (ex chiesa San Francesco) dietro l’altare maggiore.
Santa Margherita. Olio su tela, opera attribuita al pittore veneto Claudio Ridolfi (1570-1644). Ora collocata
presso la collegiata di San Bartolomeo.
A distanza di secoli, quasi tutti gli altari sono stati demoliti, molto è stato trafugato e poco si può
ancora vedere all’interno della chiesa francescana. La maggioranza delle opere pittoriche, scultoree
e documentali, sopravvissute alla razzia del complesso di San Francesco, sono conservate nella
chiesa di Sant’Agostino e nella collegiata di San Bartolomeo dove oggi è anche conservata la
reliquia scampata all’incendio del 1560. In tale tempio vi è pure una preziosa croce-reliquario dove
sono incastonati una scheggia del sepolcro di Cristo, una scheggia della flagellazione, una spina
della corona di Cristo, una piccola croce di un frammento della croce del Redentore, un filamento
della Sacra Sindone. Pure nel Museo Civico di Palazzo Lazzarini sono conservate molte opere
provenienti dalla chiesa di San Francesco, come un olio su tela rappresentante una Madonna in
trono con Bambino e Santi, attribuito al pittore veneto Claudio Ridolfi ed uno stemma lapideo
ritrovato nella sagrestia della chiesa in un recente restauro. Lo scudo rappresenta l’arme di Papa
Sisto V, al secolo Felice Peretti, francescano marchigiano regnante nel periodo in cui la chiesa
dovette essere terminata dall’architetto Buccolini.
Organo della chiesa francescana situato oggi nella chiesa di Sant’Agostino
Madonna delle Grazie, opera del XIII secolo, dipinta su cuoio da autore ignoto. Oggi venerata presso la chiesa di
Sant’Agostino.
Stemma di Papa Sisto V. Ritrovato durante il recente restauro all’interno della sagrestia della chiesa di San Francesco
conservato presso Museo Civico di Morrovalle.
D’interesse un affresco, rimasto a lungo presente all’interno della struttura, dove al centro si trovava
un “Ecce Homo”, circondato da più di cinquanta piccole immagini ed alcune figure intere, con
sottostante scritto il relativo nome: SS. Vergine, S. Gregorio, S. Francesco, S. Giovanni e S.
Antonio da Padova. La particolarità di questa opera d’arte è l’anno impresso: 1446. La sorpresa
d’incontrare un affresco con datazione pregressa al poderoso incendio datato 1560 che, secondo
tutte le documentazioni a disposizione, dovette distruggere l’intero edificio sacro, deve stimolare
nuovi studi e nuove ricerche.
Il convento di San Francesco si ergeva fuori le mura di Morro ma a collegarlo con l’interno
dell’abitato vi era una lunghissima galleria sotterranea; questa presentava le uscite dentro specifiche
strutture dove si riunivano le diverse confraternite della città. Tale galleria oggi risulta crollata in
più parti ma testimonia come i frati, benché il loro convento fosse ubicato extra urbe, vivessero
intensamente in contatto con gli abitanti dell’attuale centro storico.
Nel 1741, a causa di un forte evento sismico, la chiesa venne danneggiata e furono necessari alcuni
restauri. Il tempio ed il relativo convento ebbero restauri e/o ammodernamenti anche nel successivo,
sono documentati nel 1789, nel 1793, nel 1794 ed infine, nel 1841. A seguito dei lavori subirono
particolari rimaneggiamenti la pavimentazione e l’altare maggiore.
Con l’epopea napoleonica, la Marca, nel 1808, entrò a far parte del Regno d’Italia con capitale
Milano, la regione venne divisa in tre dipartimenti e l’odierna Morrovalle fu compresa in quello del
Musone con capoluogo Macerata. La chiesa ed il convento di San Francesco, estromessi i frati, nel
1810, divenne un lazzaretto. I frati rientrarono nel convento nel 1825, e vi risedettero fino al 1860-
61, quando, con l’entrata delle Marche nel Regno d’Italia, con capitale Torino, il convento venne
chiuso e si prospettò l’idea di trasformarlo in carcere ma, dopo diverse vicissitudini, la chiesa il
convento, unitamente a molte proprietà terriere annesse all’edificio sacro, vennero vendute a Luigi
Canale conte di Vallorengo, questi trasformò l’interno del convento e la chiesa venne adibita in
parte a cantina in parte a rimessa. Con la morte del conte, per volontà testamentaria, tutti i beni del
Canale vennero lasciati al municipio con la clausola di adibire l’antico convento ad asilo laico per i
figli dei poveri. Nel chiostro del convento si trova un busto di Luigi Canale, opera giovanile di
Cantalamessa. Per collocare il busto marmoreo venne demolito un pozzetto del XVI secolo e
tamponato il colonnato del chiostro.
Busto di L.Canale
Nel corso della Prima Guerra Mondiale, nella chiesa lasciata ormai in totale abbandono, avvenne
un altro fatto prodigioso che richiamò nuovamente sul luogo del Miracolo Eucaristico folle di
fedeli. Una donna aveva sognato la Madonna che le ricordò gli orrori della guerra ed il sangue
versato. L’orrore della guerra sarebbe continuato fino a quando, tra le macerie ed il disordine della
chiesa di San Francesco, fosse lasciato il simulacro ligneo del Cristo Morto. Per tre notti
consecutive la donna, di nome Bernardina, che risiedeva in Sambucheto, fece questo sogno e
nonostante la distanza, tutti i giorni si recò a Morrovalle per implorare l’intervento delle autorità
ecclesiastiche e cittadine. Finalmente entrarono nella chiesa e tra le macerie fu trovato il simulacro
del Cristo Morto che venne subito collocato presso la chiesa di Sant’Agostino, dove rimase per
diversi anni. Ora è in San Bartolomeo, sotto l’altare della Madonna dell’Addolorata.
Simulacro del Cristo Morto. Opera scolpita in un unico blocco di legno di olmo. Conservato presso la collegiata di San
Bartolomeo.
Successivamente il Convento fu in parte restaurato tanto che fino all’anno 2000, i locali hanno
ospitato la scuola secondaria di primo grado intitolata a “Luigi Canale”, mentre la chiesa, per
decenni, è stata lasciata in totale abbandono fino a quando, l’amministrazione comunale, con i
proventi della vendita dei terreni ricevuti in eredità dal Canale, ha iniziato un restauro della chiesa
ed ha trasformato l’edificio sacro in auditorium denominato “Borgo Marconi” che è stato
inaugurato il 21 aprile 2012.
Bibliografia
� AA.VV. Guida al Museo Civico. Pinacoteca Palazzo Lazzarini. Morrovalle, 2009
� Nazzarena Acquaroli. Francescani e il miracolo eucaristico a Morrovalle. Articolo
pubblicato sulla rivista “Magazine”.
� Federica Faitelli. San Francesco giullare di Dio. Firenze, 2000.
� E. Fusari - S. Torresi. Dal Trattato di Tolentino al Regno d’Italia. Pollenza, 2017.
� Mario Latini. Il Miracolo Eucaristico e gli atti del processo canonico. Archeoclub d’Italia-
Morrovalle, 2010
� Germano Moroncini. Fra Giovanni Minio da Morrovalle. Pro loco Morrovalle, 2001.
� G. Pasquali – M. Troscè. La Chiesa e il Convento di S. Francesco a Macerata. Macerata,
2012.
� Simonetta Torresi. Storia del Popoli delle Marche ovvero l’Origine d’Europa. Pollenza,
2016.
Ringraziamenti
Si ringrazia la dott.ssa Nazzarena Acquaroli per gli approfondimenti storici e la consulenza sulla
attuale dislocazione delle opere che un tempo erano presenti all’interno del Convento francescano
ed ora custodite in altri siti cittadini.
L’autrice - Prof.ssa Simonetta Torresi
Laureata e specializzata in materie scientifiche è docente delle stesse nelle scuole secondarie statali.
Dal 1990 si occupa di ricerca storica ed ha partecipato, come relatrice, a numerosi congressi e
convegni, inoltre, in qualità di “esperto”, è intervenuta in diverse trasmissioni televisive e
radiofoniche di carattere storico – divulgativo. Nella sua qualità di ricercatrice storica ha pubblicato
i propri lavori su giornali e riviste, ha curato l’organizzazione di alcune biblioteche private e
collaborato con diverse scuole statali.
Ha pubblicato i seguenti saggi di storia:
• La Valle degli Imperatori
• Il Tempio di Santa Maria delle Vergini
• Castelsantangelo sul Nera
• Società Filarmonico Drammatica
• La Massoneria a Macerata e nel suo territorio
• Discorso intorno a Pompeo Floriani
• La classica gara in salita Sarnano – Sassotetto
• La Storia dei Popoli delle Marche ovvero l’Origine d’Europa
In collaborazione con altri autori ha inoltre pubblicato:
• Santa Maria delle Vergini
• Macerata di Carta
• Dal Trattato di Tolentino al Regno d’Italia