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1 ITACA OMERICA PROLOGO L'opera è dedicata alla Unità speciali di assalto delle Forze Armate dello Stato, ai silenziosi ed invincibili incursori di Marina del Comsubin, ai leggendari paracadutisti del IX Battaglione 'Col Moschin' della Brigata Folgore, agli impeccabile paracadutisti della mia scorta in Iraq del Battaglione CC Tuscania, ai coraggiosi Alpini paracadutisti del Battaglione Cervino del IV Reggimento ed a quei troppi Alpini che hanno perso la vita nelle valli pietrose dell'Afganistan. Che trovino pace eterna, che la loro tomba sia per noi un'altare ed incontrino ed interroghino Ulisse in quell'angolo del cielo che il Colonnello degli Alpini Paolo Caccia Dominioni MOVM scrisse ad Alamein essere dedicato agli eroi! Questo libro intende dimostrare che l'isola denominata Itaca nella geografia moderna non corrisponde all'Itaca omerica, che era invece Cefalonia, nonché che Ulisse è veramente esistito, così come lo fu la dinastia omerica dei Laertidi, e che non fu duce di una piccola isola ma un grande re alla pari con i maggiori altri sovrani micenei Agamennone, Menelao, Nestore. Abbiamo finalmente scoperto ove era posta la sua reggia, partendo dalla considerazione che i principi micenei erigevano sempre i loro palazzi in posizioni sopraelevate, come è tutt'oggi evidente a Pilo ed a Micene, a due o tre miglia dal mare, in punti da dove potessero controllare le loro navi ormeggiate solitamente in un sito protetto soprattutto dai venti del Nord e da dove fosse più facile Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

Itaca Omerica

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the real story of Ulyxes and hios island

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ITACA OMERICA

PROLOGO

L'opera è dedicata alla Unità speciali di assalto delle Forze Armate dello Stato, ai silenziosi ed invincibili incursori di Marina del Comsubin, ai leggendari paracadutisti del IX Battaglione 'Col Moschin' della Brigata Folgore, agli impeccabile paracadutisti della mia scorta in Iraq del Battaglione CC Tuscania, ai coraggiosi Alpini paracadutisti del Battaglione Cervino del IV Reggimento ed a quei troppi Alpini che hanno perso la vita nelle valli pietrose dell'Afganistan.Che trovino pace eterna, che la loro tomba sia per noi un'altare ed incontrino ed interroghino Ulisse in quell'angolo del cielo che il Colonnello degli Alpini Paolo Caccia Dominioni MOVM scrisse ad Alamein essere dedicato agli eroi!

Questo libro intende dimostrare che l'isola denominata Itaca nella geografia

moderna non corrisponde all'Itaca omerica, che era invece Cefalonia, nonché

che Ulisse è veramente esistito, così come lo fu la dinastia omerica dei Laertidi, e

che non fu duce di una piccola isola ma un grande re alla pari con i maggiori

altri sovrani micenei Agamennone, Menelao, Nestore.

Abbiamo finalmente scoperto ove era posta la sua reggia, partendo dalla

considerazione che i principi micenei erigevano sempre i loro palazzi in posizioni

sopraelevate, come è tutt'oggi evidente a Pilo ed a Micene, a due o tre miglia dal

mare, in punti da dove potessero controllare le loro navi ormeggiate solitamente

in un sito protetto soprattutto dai venti del Nord e da dove fosse più facile

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monitorare gli attacchi, spesso provenienti dal mare: da sempre il nemico 'ex

fluctibus irruit in hostem' come fece Ulisse emerso dalle onde, solo in un

territorio zeppo di insidie e nemici da annientare.

Ed unendo una esegesi attenta delle fonti omeriche a valutazioni storiche,

cartorafiche, archeologiche e satellitari aggiornate abbiamo voluto eliminare

quel grande errore che lasciava un'ombra di licenza poetica sopra le piu' grandi

opere della classicità. L’Iliade, l’Odissea, Omero ed anche la tragedia antica ci

collegano immediatamente alla grandezza dell’antica Grecia e rappresentano il

principale vincolo culturale che unisce tutti gli umanisti grecisti e la prima

piattaforma della cultura dell'Occidente.

Ogni capolavoro dell’eredità classica ha contribuito alla creazione della

civilta` occidentale ed i temi della tragedia antica hanno ispirato milioni di

persone in tutto il mondo compresi scrittori, poeti e persone di teatro, nonchè

negli ultimi anni, registi del cinema e della televisione. Non e` esagerazione e

neanche sciovinismo culturale ellenico l'affermare che pochissime cose nel teatro

e nell'arte in generale non abbiano le sue radici nell’ eredita` classica.

L'Odissea, tuttavia, ci offre forse il panorama piu` completo dell’ anima

umana. Gli eroi e le eroine, i dei, gli amori, le vendette, i mostri e la catarsi finale

ci parlano con la stessa chiarezza come tremila anni fa. Se Achille e` l’ eroe che

tutti vorremmo essere, Ulisse e` la realta` nascosta di noi stessi. Ulisse forse

rappresenta l’ insicuro, il furbo, l’ astuto, e l’ arrogante ma anche nello stesso

tempo l’ uomo antico e moderno che e` molto umano e fragile. Tanto sedusse

Dante l'Odissea che Ulisse emerge come il più potente personaggio di tutta la

Commedia, una icona dell'umano progresso.Tutti questi contrasti, che pero` si

armonizzano insieme, hanno spinto gli archeologi, i filologi classici e gli amanti

dell'avventura alla ricerca dell’ Omero reale e per estensione dell’ Achille

onnipotente e dell’ Ulisse umano.

Per i Greci moderni la scoperta del passato glorioso aveva sempre un

prezzo. Gli stranieri venivano, scoprivano e andavano via, prendendo con loro le

opere dell’ eredita` dell'Ellade, ed i conflitti relativi a cosa provenga o no dagli

antichi Greci hanno riempito innumerevoli volumi. E` sicuro però che senza

l'accanimento straniero alla rapina e la condiscendenza della autorità ottomane

molte scoperte non sarebbero effettuate.

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La pubblicazione del libro di Henriette Putman Cramer e di Gerassimou

Metaxa, ex govermatore di Cefalonia, iniziò a riempire molti spazi vuoti giacchè

la coppia Metaxa ha lavorato anni a Cefalonia ed i loro sforzi hanno condotto

non solo alla scoperta dell’ultima tomba micenea, ma anche aprirono la strada

ad una comprensione nuova del mondo d’ Ulisse ed essenzialmente del mondo

omerico, indicando nuove strade agli studiosi classici, convincendoci ad

esaminare i testi grecoantichi esistenti con attenzione maggiore e di sfuggire la

tradizione filologica della ristampa di edizioni piu` vecchie che conducevano al

perpetuare di molti errori. L’ analisi metodica dei testi antichi che riguardano

Omero e Itaca antica come anche la comparazione con gli indizi archeologici e

gli elementi topografici rendono il loro libro non solo unico nella sua categoria

ma anche un complemento necessario per gli studi omerici micenei,

specialmente perche` son stati pionieri nella teoria nuova per la geografia

omerica, supportataa anche dal ritrovamento della tomba micenea regale a

Poro di Cefalonia – senza dubbio uno tra i piu` importanti ritrovamenti dell’

archeologia micenea nel ventesimo secolo- che consiste nella riesamina dei testi

antichi con spirito critico e senza supini consensi a quanto fu finora ritenuto

ovvio.

Il grande merito di questo libro è stato appunto il coraggio di esaminare

criticamente le teorie gia` esistenti, proprio mentre nell’ America settentrionale

ed in Europa ogni anno vengono chiusi molti dipartimenti di studi classici e

vengono sostituiti da materie di prosa con argomenti marginali. Dal momento

che ormai Omero e Platone sono sostituiti da materie meno « eurocentriche ».

Se questa situazione continuasse le nuove generazioni occidentali non avranno

nessuna possibilita` di studiare gli scrittori classici e perdereranno un'altro

sostegno alla loro capacità di identificarsi .

Da questo punto di vista il loro libro, che rianima Omero ed Ulisse, fu lo

spunto che mi indusse a creare una barriera all’ abisso culturale che minaccia le

universita` dell’ America settentrionale. E mi fece ricordare i forti dubbi che

avevo da bambino quando rimanevo perplesso di fronte al dogma che

Odisseo/Ulisse fosse il signore, per metà leggendario. di una piccola e

poverissima isola che sull'atlante della prima media già allora mi appariva

incapace di poter fornire molte navi e relativi equipaggi allo sforzo bellico della

coalizione.

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Un ringraziamento pertanto ripetuto allo coppia Metaxas, formata dall'ex

governatore di Cefalonia ed Itaca e dalla sua stakanovista e lucidissima conforte

olandese, ed al loro consulente, il Prof. Gerolimatos, Direttore della Sede degli

Studi Greci presso l'Universita` Simon Fraser in Vancouver, British Columbia in

Canada.

Prima di entrare nella realtà del libro, onde abituare il lettore al mondo

dell'Ellade, riportiamo uno dei tanti miti greci che però è legato indirettamente

all'Itaca omerica ed è forse uno dei più moderni come tema.

Cefalo era bellissimo ed era frutto di uno dei tanti stupri della mitologia, quello

perpetrato da Mercurio su Erse, figlia di Cecrope.

Cefalo aveva sposato, innamoratisimo, Procri figlia di Eretteo re di Atene ma

mentre stava cacciando, il suo passatempo preferito, fu notato da Eos, la dea

ninfomane dell'Aurora, che lo rapì per farne l'ennesimo amante.

Cefalo resistette ed Eos allora spiegò che la fedeltà è una bella cosa purchè

reciproca e di certo procri non avrebbe esitato a concedersi di fronte ad un bel

regalo. Cefalo si indignò ed Eos lo trasformò allora in un tale Pteleo e lo invitò a

tentare Procri con un diadema aureo, e Cefalo/Pteleo si accorse che Eos aveva

ragione; infuriato abbandonò la sposa e ritornò da Eos ormai senza rimorsi e

dalla loro relazione nacque Fetonte che venne adottato da Venere.

Procri gelosa ed umiliata si allontanò da Atene, ove ormai era chiaccherata, ed

approdò nella Creta di Minosse, al quale si concesse e dal quale ricevette in dono

il cane Lelapo, che non mancava mai una preda e una freccia che non mancava

mai il bersaglio, doni che Minosse aveva ricevuto da Diana, dea della caccia.

Temendo però la vendetta della moglie di Minosse cambiò il suo nome in Pterela,

si travestì da ragazzo e tornò ad Atene ove rivide Cefalo che non la riconobbe

ma al quale il cane e la freccia piacquero tanto per la caccia che offrì in cambio

gran quantità di argento.Ma ella era disposta a separasi dai doni di Minosse solo

contro una notte di amore. Cefalo si adeguò ma nel letto Procri si fece

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riconoscere come sua moglie, i due si riconciliarono e Cefalo fu entusiasta dei

doni.

Ma Diana arrabbiata nel vedere i suoi doni fungere da merce di scambio per

degli amori, e non per la caccia, insinuò in Procri il sospetto che ad ogni alba

Cefalo non partisse per la caccia ma per convegni amorosi con Eos.Allora Procri

una notte le seguì ed cefalo udendo rumore tra i cespugli pensò fosse una preda e

la trafisse. Condannato all'esilio per l'omicidio pur colposo si rifugiò a Tebe alla

corte di Anfitrione cui rese vari servigi ricevendone in cambio l'isola di

Cefalonia. Vinto dai rimorsi un giorno a Cefalonia si gettò nel mare dall'alta

scogliera di Leuca invocando la moglie con il nome di Pterela, con il quale

l'aveva di più amata.

Ora usciamo da questa bella leggenda, che anche Ovidio esaltò nelle sue

Metamorfosi, ed andiamo verso la verità.

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INTRODUZIONE

Esausto dopo il suo sforzo sovrumano per sopravvivere dentro le onde

furiose dopo il naufragio della sua zattera nel viaggio di ritorno, Ulisse dorme

presso la foce di un fiume, nella spiaggia della Sceria, nel regno ospitale dei

Feaci. Li` viene svegliato dalle voci allegre della Nafsica e delle altre ragazze che

giocano sulle sue rive, tutto solo senza i suoi compagni e senza neanche una

tunica per nascondere la sua nudita`.

Coprendosi con un ramoscello di palma si presenta a Nafsica, colei che in

italiano viene denominata Nausica, camminando ως τε λέον ορεσιτροφος αλκί

πεποιθώς, ος τ’ εισ’ υόμενος και αημένος, εν δε οι όσσε διαίεται. ( Oδ.ζ 130-132).

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Deformato dalla stanchezza e dal salsedine il suo aspetto è terribile. e le

amiche di Nafsica si disperdono a destra e a sinistra. Solo Nafsica resta nella sua

posizione ;ed allora il polemarco, il quale non ha mai temuto neanche i dei, si

piega e chiede pieta` alla vista di una donna ; αλλά, άνασσ’, ελέαιρε` ( Οδ.ζ 175)

dice pregandola di trasferirlo nella citta` dei Feaci.

Nafsica lo guidera` poco dopo da suo padre, il re Alcinoo. La notte

seguente, fino a tardi, Ulisse comincia la sua « lunga difesa personale » , nella

reggia dei Feaci. E` questa la notte quando Ulisse rivela ad Alcinoo (ed anche

nello stesso tempo al mondo delle generazioni future) la sua identita` e la

posizione della sua patria , Itaca.

Είμ’ Οδυσέυς Λαερτιάδης, ος πασι δόλοισιν ανθρώποισι μέλω

( Οδ. Ι 19-28)

Dopo due giorni, durante la notte , la nave dei Feaci parte dalla Sceria

per l’Itaca, trasportando il re d’ Itaca, mentre il sonno simile alla morte , cadeva

alle palpebre d’ Ulisse. La nave correndo con la velocita` del pensiero alle prime

ore della mattina arriva ad Itaca e getta l’ ancora nel porto conosciuto come

Forchinos. I marinai trasportano Ulisse addormentato com’era, insieme ai doni

che gli hanno dato i Feaci, alla base di un ulivo secolare vicino all’ ingresso di

una caverna dedicata alle Ninfe Naiadi, dov’ era la dimora delle Melisse.

Ulisse e` finalmente arrivato nella sua patria. Il sonno o l’ ipnosi sembra

che sia il mezzo della transizione dal mondo del Omero mitico e ignoto a noi al

mondo conosciuto e familiare della patria dell’ eroe. Il re degli abitanti d’Itaca,

quando si sveglia, e` ormai ritornato dall’ inferno dell’ Occidente mitologico alla

sua patria, chiedendosi in qual luogo e` arrivato, ed insieme a lui , ritornano

anche gli ascoltatori in un luogo familiare e noto, che secondo la dea Atena, la

dea della Sapienza, solo gli sciocchi non lo conoscono.

Νήπιος είς , ω ξείν, η τηλόθεν ειλήλουθας

( Οδ. Ν 237-241)

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Così gli parla la dea disperdendo la nebbia che copriva l’ isola della

patria dell’ eroe astuto, facendo cosi` apparire le coste, i monti ed i paesaggi

conosciuti di fronte ai suoi occhi velati di lacrime.

Da allora sono passati piu` di 3.200 anni e la localizzazione dell’ Itaca

omerica continuava ad essere un problema insolubile. Le parole della dea Atene

continuano a sollecitare fino ad oggi la intelligenza di generazioni di lettori, i

quali non potevano dimostrare che le competenze geografiche del poeta per il

mondo che descrive furono traviate dagli « specialisti » delle ricerche omeriche.

E` fatto certo che Omero ha invocato molte volte gli elementi distintivi

della patria reale d’ Ulisse, come anche ha usato la stessa metodologia per il

riconoscimento di varie persone, di fatti e di luoghi. Se teniamo poi presente che

anche per Penelope, Telemaco, Eumeo, Laerte, Evriclia dovevano essere

presentati prove concrete per giustificare il riconoscimento dell' identita` d’

Ulisse. ovvero le persone piu` amate e familiari per lui, non dovremmo essere

tanto critici per le generazioni successive che ancora non erano riuscite a

riconoscere la patria dell’ eroe.

Sfortunatamente la nebbia che e` caduta nel periodo dei secoli bui sopra la

Grecia micenea non si e`ancora sciolta del tutto. Dentro questo paesaggio

offuscato la comunita` scientifica e letteraria indaga da migliaia di anni , come

anche Ulisse,

Τις γη, τίς δήμος, τίνες ανέρες εγγέγασιν

( Οδ.Ν 233-235)

e quei segni evidenti che saranno invocati per dare la soluzione, segni unici che

marcano il luogo, come la cicatrice che il cinghiale ha lasciato sulla coscia d’

Ulisse. come quando la dea Atene, la dea della sapienza e della conoscenza,

chiama Ulisse e indicandolo i paesaggi inconfondibili e amati dell’ Itaca omerica

gli dice :

Αλλ’ άγε τοι δείξω Ιθάκης έδος, όφρα πεποιθής.

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( Οδ. Ν 344-351)

Ci sforzeremo di cercare la verita` in base a testimonianze moderne

inconfutabili che solo la ricerca archeologica puo` portare alla luce, invocando

anche noi come allora Atena dagli occhi cerulei, la dea della Conoscenza, di

disperdere la nebbia e finalmente rivelare

ως ειπούσα θεά σκεδασ’ ηέρα, είσατο δε χθών

( Οδ. Ν 352)

Il sonno, νήγρετος ήδιστος΄θανάτω άγχιστα εοικώς e` certo che un giorno

sarebbe finito per Ulisse e nella nebbia sara` riascoltata questa domanda che

chiede risposta da secoli

Ω μοι εγώ, τέων αύτε βροτών ες γαίαν ικάνω

( Οδ. Ν 200-202)

Per i Proci moderni della “valle fertile”, i Lotofaghi ed I superficiali

sicuramente questo luogo non ricorda niente della patria che ha lasciato Ulisse

partendo per Troia, ιέμενος και καπνόν αποθρώσκοντα νοήσαι ής γαίης, θανέειν

ιμέρεται. (Οδ. Α 57-58).Ma non per tutti gli altri , specie per quelli che da

millenni portano i geni della grande figura del re dei navigatori di tutto il

mondo, e per coloro che amano con quella patologica e particolare “pazzia

kefalonitica” il luogo che li ha partoriti, che viaggiano tuttora come lui in tutto

il mondo, che vivono con la visione del ritorno alle loro persone amate ed al

luogo che li ha partoriti Sono quelli che anche se hanno conosciuto πολλών

ανθρώπων άστεα και νόον ( Οδ. Α 3), hanno mantenuto i loro usi e costumi e

continuano ad onorarlo; e la sua anima , come l’anima d’ Achille quando viene

informato che suo figlio Neottolemo e suo padre Pelèo saranno onorati dentro

la folla dei greci

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Φοίτα μακρά βιβάσα κατ’ ασφοδελόν λειμώνα

( Oδ. Λ 539-540)

Piu` o meno con le stesse parole Ulisse nella tragedia di Euripide Ekavi,

integrato dentro quell’ epoca caratterizzata da alti ideali, dichiara : τύμβον δε

βουλοίμην αν αξιούμενον τον εμόν οράσθαι, διά μακρού γάρ η χάρις

(Evripidis ,Ekavi 319-320)

Se un luogo poteva essere orgoglioso questo non sarà altro che l’ isola oggi

denominata Itaca, la parte piu` povera e piccola del grande regno isolano che fu

il regno della dinastia micenea dei Laertidi. Gli abitanti d’ Itaca hanno

mantenuto il nome e le tradizioni, come il carbone accesso mantiene la scintilla

del fuoco. Hanno anch'essi onorato l’ eroe e per secoli son stati grandi marinai.

Nei secoli seguenti i piu` ricchi e i piu` potenti tra gli abitanti di Cefalonia,

ove era il centro amministrativo del regno d’ Ulisse, hanno diviso il regno in

citta`-stati, costruendo piu`tardi acropoli potenti per proteggere se stessi

dall’insicurezza che dei tempi oscuri che sono subentrati all’ « epoca eroica »

dei Greci.

E` ormai confermato archeologicamente che la profazione delle tombe

regali dei sovrani micenei nella terra dei Cefalini e` stata compiuta da quelli che

appartenevano alla classe dominante subentrata immediatamente dopo la casa

reale d’ Ulisse. Sicuramente non e` l’ ultima volta che Ulisse e` stato deluso dai

suoi compagni.

L’ oblio e l’ ignoranza hanno dominato quel periodo agitato dopo i fatti

avvenuti a Troia .

E` sicuro che oggi nessuno parlerebbe d’ Ulisse e della grande epopea dei

Greci nelle lontane rotte occidentali se Omero , attraverso la bocca d’ Ulisse che

era l’ ultimo sopravissuto di quella grande flotta che aveva valicato le colonne d’

Ercole, non avesse pensato di fornirci la descrizione precisa dell Itaca micenea

ed a descriverci il suo eroe che

Πολλών δ΄ανθρώπων ίδεν άστεα και νόον έγνω.

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ITACA OMERICA

( Oδ.Α 3-5)

Omero ci informa che Ulisse non e` riuscito a salvare i suoi compagni,

anche se lo desiderava cosi` tanto, perche` erano irrispettosi e sciocchi.

Le sfοrtune che seguirono furono dolorose per i compagni immemori d’ Ulisse,

come continuano ad essere ora per i Lotofaghi moderni che pullulano ovunque

nella terra. E` certo che come allora solo i popoli che hanno memoria storica

sopravivveranno. Gli immemori , gli irrispettosi e gli sciocchi si perderanno

come si sono perduti ed i compagni d’ Ulisse: 'caveat', cara Italia dalla

memoria di fringuello! All’ inizio del terzo milennio la globalizzazione appare

come la speranza, ma nello stesso tempo come anche la minaccia grande per la

societa` delle nazioni, questo studio non puo` essere altro che un ottimo

esercizio di memoria storica non tanto per i Greci bensì per gli Italiani che

hanno sostituito la Befana con Babbo Natale ed hanno ormai eletto Halloween

come la migliore festa della gioventù!

CAPITOLO PRIMO

L’ITACA OMERICA-

UN CENTRO MICENEO NON IDENTIFICATO NELLE

ISOLE DEI CEFALINI

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Itaca, la patria d’ Ulisse, e` ancor un regno miceneo periferico, di cui i limiti

precisi e il centro amministrativo non sono stati accertati nè dalla archeologica

ne` dalle descrizioni che ci da` Omero.

E` certo che la ricerca dell’ Itaca omerica ha dato l’ opportunita` a molte

scuole archeologiche e studiosi isolati, come anche a migliaia di cittadini di tutto

il mondo, di formulare o esprimere il proprio punto di vista, aumentando il

numero delle teorie sulla posizione dell’ Itaca omerica, senza pero` di rivelarci

fino a oggi nessun risultato comunemente accettato.

Se per la patria d’ Omero c’e` una lista che non lascia fuori quasi nessuna

citta` del mondo greco, da Smirne a Chio etc., cosi` anche per la posizione dell’

Itaca omerica c’e` un lungo elenco che non tralascia quasi nessuna area della

Grecia occidentale insulare quale patria d’ Ulisse. Nello stesso tempo pero` non

mancano le eccezioni, come per esempio per quanto riguarda l’ origine d’

Omero, ci sono alcuni che dicono nacque in Egitto , altri in Fenicia o in

Mesopotamia, e ci sono anche avvincenti teorie che vogliono l’ Itaca omerica in

Israele, in Olanda, in Inghilterra e soprattutto nell'estremo nord europeo,

laddove Seneca posizionava l'ultima Thule.

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ITACA OMERICA

Questa situazione ha condotto parecchi archeologi, geografi e storici a

contestare talvolta l’ esistenza di Omero o dell’ Itaca omerica, anche con punti

di vista estremi che rendevano presto famosi coloro che li hanno espressi a

milioni di studenti ed al pubblico ammaliato da tali misteri.

E` sicuro che molti scienziati hanno contestato con saggezza e positività il

mondo che ci descrive Omero, non cioe` con cattiva volontà ma con l' intezione

di contribuire ad una perplessita` esistente da tempi remoti circa Omero e i

suoi Poemi Epici dalla Grecia antica. Accanto a loro pero` si e` sviluppata una

parafilologia , la quale ha gradualmente rigirato la ricerca omerica a punti di

vista molto piu` estremi, a tal punto che oggi spesso sia considerata moderna

ogni cosa che venga opposta alla geografia omerica ed ai principi fondamentali

che abbiamo ereditato dai classici della Grecia antica.

Se si esclude il temporaneo successo degli unionisti nei primi anni degli

scavi che ebbero la fortuna di portare alla luce il mondo miceneo, ovvero il

mondo che Omero descrive, negli anni successivi alla seconda guerra mondiale

i cosiddetti 'horizodes'( separatisti), hanno nuovamente assunto i redini delle

ricerche omeriche tanto che la maggior parte delle sedi universitarie dirette da

esponenti non di Omero ma di « Omiridon », gli Omeridi!

Fu conseguenziale per la comunita` scientifica che la localizzazione della

patria d’ Ulisse fosse considerata una questione che riguardava di piu` la

letteratura e meno l’ archeologia e la geografia storica, perche` secondo loro

Omero aveva traghettato fino a noi attravesro l’Odissea la favola romantica per

un re che abitava in un’ isola , che secondo loro neanche Omero conosce, e che

non c’era ragione di conoscere perche` il suo poema epico era solo letterario.

Hanno preso soprattutto sostegno dall’ insuccesso degli scavi archeologici nell’

isola d’ Itaca e sulla debolozza della comunita` scientifica di verificare la

geografia omerica in funzione della disposizione attuale delle isole nello spazio

della Grecia occidentale.

Solo Schliemann in passato per un attimo aveva intuito la verità, guardando

l'alta montagna e le ricchezza dell'antistante Cefalonia mentre stava salpando

dopo aver desistito, deluso, dal continuare a fare ricerche nella piccola Itaca

moderna: scrisse nei suoi appunti personali in tedesco: e se Itaca fosse invece

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l'isola grande che sta di fronte? Ma ormai tutti i suoi operai erano a bordo, i

bagagli erano stati stivati, e si diressero nel Peloponneso ove li attendeva la

gloria imperitura del ritrovamento delle maschere d'oro degli Atridi a Micene,

tra le quali quella da lui e dal mondo chiamata la maschera di Agamennone

Alcuni pero` piu` pragmatici continuando i grandi sforzi profusi da

Heinrich Schliemann nel 1868 nell’ isola d’ Itaca persistevano a credere che l’

Itaca omerica esistesse, ma ancora il piccone non aveva avuto la fortuna di

trovarla.

Uno tra loro , il direttore generale dell’ archeologia in Grecia di oggi e

allora capo della sesta sovrintendenza alle antichita` preistoriche e classiche a

Patrasso, l’ archeologo Lazaros Kolonas, nel 1987 al primo convegno di

sviluppo svoltosi a Cefalonia ha riportato alla ribalta l’ esigenza di una

campagna per la localizzazione del palazzo reale d’ Ulisse sottolineando che : «

Le due isole , Cefalonia e Itaca, stanno in cime alla lista delle cose che il genere

umano ignora. Ulisse , il re d’ Itaca, l’ eroe piu` importante dei poemi omerici,

non e` considerato al grado adeguato per lo sviluppo culturale della regione. La

localizazzione del palazzo reale d’ Ulisse sta ancora allo stadio della ricerca. Non

e` ancora fatto uno sforzo sistematico su vasta scala per la sua scoperta e

dunque il luogo che meriterebbe di divenire il polo di attrazione piu` importante

dei visitatori della Grecia resta ancora ignoto ».

Quel giorno Lazaros Kolonas dava il segnale di partenza a uno sforzo

nuovo per la ricerca di questo grande centro miceneo nell’ isola di Cefalonia,

dopo una lunga cessazione degli scavi che si doveva tanto alla scarsità dei fondi

quanto allo spazio vuoto che dal 1974 ha lasciato la morte inattesa del grande

archeologo di Cefalonia Spiridon Marinatos, il quale al passato aveva assunto il

maggiore peso degli scavi agli impianti micenei dell’ isola di Cefalonia.

Circa cent'anni dall'inizio dei primi scavi che si sono fatti ad Itaca, a

Lefkada e a Cefalonia un nuovo ciclo degli scavi stava per cominciare nell’

estate del 1991 a Cefalonia. Noi pero`, prima di ipotizzare il posto del centro

miceneo nella Grecia occidentale isolana, possiamo mettere l’ orologio del

tempo indietro e fare insieme un cammino mitologico e successivamente

archeologico riguardante il regno d’ Ulisse, cominciando dall’ epoca micenea e

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arrivando fin all’epoca quando i primi viaggiatori, geografi ed archeologi hanno

ricercato le sue tracce nelle isole dei Cefalini.

La bibliografia universale e` tanto ricca che necessiterebbe una biblioteca

grande e ben organizzata per raccogliere compiti, articoli, libri e studi intorno

al problema della geografia omerica. L'elemento pero` che maggiormente ha

determinato il progresso degli studi sull’ epoca micenea e il mondo che Omero ci

descrive era e restera` la scoperta archeologica. L''intelligence' su dove i

Micenei che invasero la maggiore delle isole ionie avrebbero potuto fondare la

loro capitale, considerando che provenivano da sud est e cercavano un porto

sicuro e protetto dai venti del nord possibilmente sulle coste piu' vicine dell'isola

(che avendo una struttura molto complessa e con molte lunghe penisole li

avrebbe altrimenti obbbligati a molti giorni extra di pericolosa navigazione

prima di giungere a destino) e subito dopo la zappa dell'archeologo hanno

sconvolto teorie, opinioni e punti di vista con elementi inconfutabili. All’ epoca

odierna gli studiosi non debbono più ridursi ad una ricerca cieca e ipotizzata.

Ad esempio la capitale delle colonie iberiche di Cartagine era situata nel punto

più prossimo, ed adeguato a divenire un porto sicuro, alla madrepatria, idem

Paphos capitale romana di Cipro era il porto più vicino a Brindisi, etc. Ma cosa

distingueva i duci micenei da tutti gli altri? La loro reggia doveva essere posta a

circa 3 Kilometri ed a circa 200 metri di altezza dal loro porto, il quale doveva

essere sia chiaramente visibile dalla loro stanza del trono e doveva esser

riparato dai venti del nord. Esattamente così erano le regge di Agamennone a

Micene, di Nestore a Pilo, perchè un duce del medesimo rango come Ulisse

(rango che non avrebbe avuto se fosse stato il signore di un'isola cosi' povera ed

insignificante) non avrebbe dovuto avere un suo palazzo in funzione di quanto

sopra riassunto?

La nostra guida era e restera` un esercizio faticoso procedendo pari passu

tra l'analisi attentissima del testo antico e la valutazione moderna della storia e

della navigazione in tutto quel settore geografico.

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

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ITACA OMERICA

CAPITOLO SECONDO

LA CIVILTA` MICENEA

La civilta` micenea era la civilta`piu` celebre del periodo preistorico ellenico,

cioe` dell’ Epoca Bassa del Rame ( 1600-1100 p.c). Ha preso il suo nome da

Micene, il centro del cosiddetto mondo miceneo che si e` sviluppato soprattutto

nella Grecia centrale, ancor più nel Peloponeso, ed infine nelle isole del mare

Egeo e Ionio (eccetto pare Corfu`) ed anche a Creta. Questa civilta` è dei Greci,

di un popolo che da allora fino a oggi conserva ininterrottamente la sua

presenza sui luoghi ove si sono sviluppati i centri micenei tanto centrali quanto

periferici, la base da 3.500 mila anni di un successivo mondo greco ampiato.

Il sangue degli abitanti delle citate zone è lo stesso, pur rinvigorito da una

fortissim iniezione di sangue slavo iniziata quando nel VI secolo dopo Cristo la

Grecia si era completamente spopolata, ma i Greci non son felici di parlarne.

La civilta` micenea e` in relta` sia la prima civilta` europea ad alto livello sia il

seme della nazione greca ad anche l’ alimentatore continuo della civilta` greca.

E` quella civilta` a formare la civilta` dell'occidente, nei suoi miti ci sono tutti i

valori indoeuropei, di quegli uomini robusti che erano i più intelligenti, i più

feroci di ogni altra razza del pianeta nel combattimento, i piu' amanti del bello e

dei piaceri fuori dalle battaglie, i primi che seppero forgiarsi armi di ferro (in

sanscrito 'ar', da cui il nome di coloro che sapevano usare il ferro) e gli unici che

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

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ITACA OMERICA

partendo in pochi dagli altopiani al centro dell'Asia impararono anche a

navigare e dominarono il mondo fino a pochissimi anni fa per oltre 3 millenni.

L’ epoca micenea e` registrata nella memoria della Grecia classica come

l’ « epoca eroica » dei Greci, l’ epoca dei cicli mitologici che hanno esaltato e

hanno cantato le generazioni sono subentrate all’ epoca d’ oro della Grecia

preistorica. Micene, Tebe, Sparta, Pilos, Itaca, Orcomenoo, Creta, la guerra di

Troia come anche tanti luoghi naturali eccellenti facevano parte dei cicli

mitologici presenti in tutte quelle opere o frammenti di opere che si sono

preservati dai periodi pro-omerici, omerici e dopo- omerici.

I Poemi Epici Omerici , ma anche le opere dei grandi scrittori e poeti

classici, pittori e scultori della civilta` grecoantica e grecoromana, sono le fonti

che registrano e riproducono l’ epoca eroica del mondo miceneo in tutte le sue

forme. Le opere letterarie e le opere d’ arte di quell’ epoca , da allora fin ai

nostri giorni, non hanno mai smesso di influenzare ogni forma della creazione

spirituale a livello universale.

Nell’ epoca del Rinascimento i poemi epici d’ Omero diventano di nuovo la

macchina a vapore degli studi classici in Europa. Circa alla seconda meta` del

190 secolo Heinrich Schliemann, trascinato dalla sua passione per Omero e i

suoi eroi e contro tutti quelli che volevano essere il mondo omerico frutto di

licenza poetica , comincia il suo grande viaggio per scoprire il mondo d’ Omero.

Si sussegue una serie degli scavi ad Itaca, a Micene, a Troia, ad Orchomenos, a

Pilo, ed in altri posti in Grecia con la presenza di Schliemann e poi di una

nuova generazione di archeologi che continuano fino ad oggi a scavare nel

territorio descritto da Omero, per scoprire di nuovo l'essenza dell’ uomo

moderno rincorrendo ancora una volta la letteratura greco antica, cioe` le sue

radici.

I Greci classici non avevano nessun dubbio che il mondo d’ Omero

esistesse, come ci dice il grande omerista Stubbings: 'Schliemann non ha

scoperto Micene e Troia, queste non erano mai perse. Se Kimon si sbagliò per

quanto riguarda l’ accertamento delle ossa reali di Thisea a Skiro, ed anche

Acragadinos con quelle di Minosse, che riportò dalla sua patria a Creta, il loro

punto di vista storico era esatto'.

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

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ITACA OMERICA

Alla fine del XX secolo e del secondo millenio si chiudono 130 anni dall’

epoca in cui si iniziarono gli scavi nei grandi centri micenei eponimi.

Gli ultimi cinque secoli dell’ Epoca di Rame erano destinati a

contrassegnare per sempre la storia di Grecia e per estensione tutta la civilta`

occidentale. Le relazioni tra gli stati, il mercato, l’ economia, le arti, la

formazione militare nonchè la scrittura micenea decifrata solo mezzo secolo or

sono da Michael Ventris, mettono in risalto un popolo che col suo contatto con l’

altra civilta` greca, quella minoica, ha creato quella grande civilta` che ha

influenzato per sempre la fortuna e l’ evoluzione dei popoli nel bacino del

Mediterraneo.

Era questa la civilta` celebre che ha creato i presupposti per la formazione

di un tronco nazionale ellenico e ha ispirato centinaia di aedi, durante l’ epoca

eroica dei greci. Non e` affatto strano come in quest’ epoca nasca il poeta piu`

grande della storia, Omero.

1. A.Wace & Fr. Stubbings, « Omero »- A companion to Homer, pagina XI, edizioni

Cardamitsa,1984.

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ITACA OMERICA

CAPITOLO TERZO

IL MONDO D’ OMERO

Nel «catalogo delle navi» e in generale nell’ Iliade Omero ci presenta il mondo

dell’ epoca preistorica

conosciuto da noi grazie agli

scavi archeologici, con molte

aree ancora non identificate

nella nostra epoca, prove che

in nessun caso possono ormai

ammettere dubbi circa

l’immagine reale della Grecia

micenea.

Una immagine quasi uguale

della Grecia micenea ci viene

presentata anche nell’

Odissea. Dietro pero`alle

descrizioni d’ Ulisse e di

Menelao Omero sembra che

ci presenti un altro mondo, il

quale si muove fuori dei limiti

dei luoghi micenei a noi noti e

archeologicamente riconosciuti dell’ epoca preistorica.

Per la maggioranza questo mondo e` mitico, e percio` la sua delimitazione

e` irragiungibile. Per altri pero` il mondo d’ Omero a noi ignoto e` esistente e la

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

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ITACA OMERICA

sua localizzazione si estende sia dentro sia fuori del Mediterraneo, arrivando

fino anche in India per Menelao.

Gli scavi archeologici, la conferma delle informazioni ottenute leggendo

attentamente Omero ed una moderna e profonda analisi storico-geografica

gradualmente ci han fornito parecchie risposte per quanto riguarda la geografia

omerica.

Dopo tanti anni di scavi e studi comparati una cosa e` sicura : Omero sia

che abbia vissuto lontano dall’epoca che descrive, sia che vissuto vicino, nella

sua mente ha solo un’ epoca, la cosidetta epoca eroica, cioe` l’ epoca della guerra

di Troia, che affronta come un passato molto vicino.

Il «catalogo delle navi» descrive la geografia del mondo miceneo, della

quale gradualmente riveliamo piano piano l’ origine autentica.

Secondo Page, circa nell’ 1963, «dai 164 luoghi che il catalogo nomina

almeno i 96 sono piu` o meno identificati con certezza e l’ archeologia ha gia`

provato la loro presenza micenea in circa 48 dei 96. Per quanto riguarda gi altri

48 la testimonianza dei toponimi o dei legami stretti con miti antichissimi

registra circa il ¼ di questi nel periodo miceneo, nel mentre il numero dei luoghi

la cui posizione conosciamo approssimativamente è 33 ed almeno per il ¼ di

questi sappiamo che erano luoghi micenei. Restano ancora circa 35 posti la cui

posizione e` sconosciuta o molto incerta. I nomi pero` di molti di loro rafforzano

il punto di vista che sono precedenti l'arrivo dei Dori. In poche parole, dalle

citta` identificate oggi neanche una e`stata edificata, da tutto quello che

conosciamo, dopo la discesa dei Dori. E almeno una meta` di tutte le zone

scavate sappiamo ora esser state abitate durante il periodo basso miceneo.

Questo significa che il catalogo dipinge la realta` vera».

L’ Iliade e l’ Odissea per i Greci antichi erano testi sacri, confrontati con un

rispetto assoluto e non ne hanno mai contestato la origine autentica. E per i

Greci antichi non c’ era nessun dubbio che queste opere le ha scritte Omero ;

pero` anche se si sono trovati molto più vicini di noi alla sua epoca non sono mai

riusciti a concordare ne` su quali fossero i suoi genitori ne` su quando e` nato ne`

in quale luogo.

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

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ITACA OMERICA

La fioritura degli studi greci nel periodo del Rinascimento e il ritorno degli

Europei all’ educazione classica ha molto presto messo in discussione la

questione omerica. La valutazione degli informazioni che abbiamo ricevuto dall’

epoca alessandrina, durante la quale emersero grandi diatribe intorno a Omero,

i poemi epici omerici e la sua origine, ha dato spunto ad un nuovo ciclo di

discussioni, questa volta piu` avanzato e piu` innovato.

Figura centrale delle nuove opinioni intorno al mondo d’ Omero e` emerso

il grande Wolf, il quale nel suo libro 'Prolegomena ad Homerum' (1795) ha

sostenuto la redazione orale dei poemi epici omerici, come anche e la

composizione graduale di alcune rapsodie da aedi vari, i quali li chiama

«Omirides», una specie di menestrelli medioevali, i 'minnesinger' del mondo

germanico.

Per ancora una volta Omero e i suoi poemi epici si sono trovati al centro di

un confronto lungo, che vediamo svolgersi fin’anche oggi, soprattutto tra i

cosiddetti «unionisti» e «separatisti». I separatisti con a capo Lachman, Robert,

Murray, Hagne e altri sono venuti in conflitto con gli unionisti Knight, Nitzsche,

e piu` tardi con Grote e Herrmann che credevano all’ evoluzione graduale tanto

dell’ Iliade quanto dell’ Odissea. A questo punto di vista si e` aggiunto piu` tardi

anche Kirchhoff.

Gli scavi a Troia, a Micene e in altri luoghi da Heinrich Schliemann, come anche

la materia archeologica che si è resa disponibile, hanno dato una dimensione

nuova alla cosidetta questione omerica. Nitzsche soprattutto dalla parte degli

«unionisti» e Wilamowitz dalla parte dei «separatisti» hanno dato spunto a un

nuovo ciclo di confronti all’ inizio delle prime edizioni archeologiche. In questo

grande confronto D. Mulder si e` sforzato di poter uscire dai vicoli ciechi in cui

si era confinata la ricerca intorno al problema omerico, accettando il grande

attacco dei separatisti.

Negli anni successivi una serie di figure eccellenti del mondo spirituale

hanno espresso il loro punto di vista con libri e articoli, come Scott, Sheppard,

Ruegg, Bolling, Lorimer, Nilsson, Page, Finley ed altri.

Per quanto riguarda il periodo in cui i poemi epici d’ Omero furono scritti,

quando e` vissuto Omero, se c’era scrittura e da quando, se Odissea e Iliade sono

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ITACA OMERICA

opere d’ Omero, la comunita` scientifica non e` ancora giunta ad un risultato

certo.Secondo la mia modesta opinione inoltre il suo nome deriva dalla frase ' O

mè oròn',colui che non è vedente, ma ci sono tante altre teorie che al momento

tralasciamo per non andar fuori tema.

Noi non ci occuperemo in questo studio ne` della questione omerica ne` di

quel mondo d’Omero mitico ed ignoto, e neanche prenderemo posizione sulla

goegrafia dei regni micenei conosciuti che sono il fulcro della presenza micenea

nel Peloponeso e nel resto dell' Ellade anche se dei suoi centri amministrativi

continuano ad occuparsi ricercatori, storici ed archeologi, come Sparta, Pilos e

recentemente anche Micene.

Questo studio si occupera` di un centro miceneo periferico ed insulare della

Grecia occidentale, culla del mito d’ Ulissee : si tratta d’Itaca, la quale

necessariamente trascina con se` il regno vicino del Megitos, cioe` del Dulichio

omerico. Queste informazioni sono contenute soprattutto nel «catalogo delle

navi», un catalogo, come abbiamo riferito prima, la cui attendibilita` ed

autenticità autenticita` e` stata confermata dalla maggior parte della comunita`

scientifica.

Cominceremo dunque con il «cammino mitologico nel regno d’ Ulisse», per

richiamare alla nostra memoria una serie di informazioni che sicuramente

contengono molti miti ma nascondono anche molte importanti verità storiche.

CAPITOLO QUARTO

CAMMINO MITOLOGICO NELL’ REGNO D’ ULISSE

Secondo Omero, Ulisse era il figlio unigenito del re dei Cefalini Laerte, re della

regione del Parnaso. Secondo questa tradizione, Adiclia fu sposata a Laerte

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ITACA OMERICA

quando era ancora incinta del famoso Sisifo, re di Corinto, durante il periodo

che lo ospitarono nel palazzo reale di suo padre Aftolikou.

Si dice che Ulisse non sia nato ad Itaca ma nel sito di Alalkomenes durante

il viaggio di ritorno di sua madre dal Parnaso, e per questa ragione l’ hanno

chiamato «Alalkomenio». Questa citta` secondo Strabone ( C 456.17) era nell’

isola di Asterida, informazione che ritroviamo in Apollodoro. Secondo altri

Alarcomenes era una cittadina in Beozia oppure in Arcadia, mentre in epoca

storica era la piu` grande citta` d’ Itaca , il sito di Aetos.

Adiclia chiese a suo padre Aftolico di venire ad Itaca per dare un nome a

lui gradito al figlioletto, e perche` Aftolicos era stanco e triste prima di arrivare

ad Itaca gli diede il nome Ulisse / Odisseos ( da οδύσσομαι, οδύνη ecc.).

Fu allevato dalla famosa Evriclia, la servitrice del palazzo reale di Laerte,

la prima che lo riconobbe dopo il suo ritorno da Troia a causa della cicatrice

della ferita provocata da un cinghiale feroce durante una caccia nel Parnaso,

nel regno di suo nonno Aftolikos.( Οδ. τ 465).

Ulisse sposò Penelope, figlia d’Icario, fratello di Tindareo, re di Sparta,

secondo alcuni di Acarnania e di Perivoia o secondo altri di Policasti.

Icario si sforzo` di convincere Ulisse a restare con Penelope a Sparta, ma

con il suo silenzio sua figlia non accetto` la proposta di suo padre e cosi` parti`

per Itaca con Ulisse.

Ulisse fu quello che consiglio` Icario che i pretendenti della bella Elena

pronunciassero il giuramento che avrebbero rispettato la scelta e avrebbero

difeso, se ci fosse stato bisogno, l’ onore del marito futuro. In funzione di questo

giuramento i Greci dovettero in seguito intraprendere insieme una campagna

militare dopo che Paride aveva rapito Elena a Menelao.

Ulisse e Penelope ebbero un figlio, Telemaco, proprio nel perido del ratto

di Elena, ed Ulisse secondo il mito voleva restare con la sua famiglia ad Itaca e

non partire contro Troia, ma Agamemnone, Menelao e Palamidis ritenendo la

sua presenza indispensabile viaggiarono fino ad Itaca per convincerlo; e al

momento della visita dei re micenei Ulisse, per evitare la sua partenza da Itaca,

facendo il pazzo , semino` sale invece di grano nel campo che aro` con i suoi

buoi. Palamidis concependo l'astuzia butto` il piccolo Telemaco davanti all’

aratro e allora Ulisse dovette cedere e seguire con dodici navi l’ esercito greco

contro la Troia.

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ITACA OMERICA

Ulisse, secondo Omero, fu colui che diede la soluzione all’ assedio

decennale di Troia, come ispiratore della costruzione del cavallo e dopo aver

errato per dieci anni perdendo tutte le sue navi e tutti i suoi compagni in molti

luoghi ritornando nella sua patria ristabili` il trono uccidendo i 108 Proci che

volevano sposare sua moglie Penelope.

Omero ci tramanda che Ulisse morira` ad Itaca anziano, con gloria

completa, pero` altre informazioni dicono che sia stato ucciso da Telegono, il

figlio che ha avuto con Circe. Altre oppure che parta da Itaca e traslochi in

Arcadia, per altri in Thesprotia dove sposa la regina Callidice.

Al trono subentra Telemaco, il quale secondo alcuni sposa Nausicaa, la

figlia d’ Alcinoo, per altri Policastio o Iocasti, la figlia di Nestore. Da questo

matrimonio ha un figlio di nome Persepoli. C’e` anche l’ oracolo dei Delfi che

vuole Omero figlio di Telemaco e nipote d’ Ulisse :

Όπερ δε ακηκόαμεν επί του θειοτάτου αυτοκράτορος Ανδριανού

ειρημένον θπό της Πυθίας περί Ομήρου, εκθησόμεθα.

( Vita Herodotes, 32-40).

Secondo Pausania (Αττικά 1.3-37.6), gli ultimi discendenti della

generazione d’ Ulisse, Halchinos e Dietos, ritornarono ad Atene, per essere

purificare la loro generazione dall’ omicidio preterintenzionale di Prokri da

parte di Cefalo e diventarono di nuovo cittadini d’ Atene.

Padre d’ Ulisse fu Laerte, figlio d’ Archisios e di Halcomedousa, il quale

estese la sfera d’ influenza dei Cefalini fino alla citta` di Nirico a Lefkada (Οδ.ω

373-380) e che viene caratterizzato da Omero come « ταφήτος ήρως», cioè

vincitore dei Tafii nella battaglia di Nirico.

Laertis prese parte alla spedizione degli Argonauti nella Colchide, come

anche alla caccia del cinghiale Caledonio, evidentemente perche` sua madre

Halcomedousa era di Plevrona.

Il padre di Laerte era Archissios, secondo alcuni figlio di Giove, come ci

dice Omero, per altri figlio di Cefalo. In particolare, secondo un’ informazione

riportata da Aristotele nell’ Ιθακήσιων πολιτεία Cefalo non avendo ancora un

successore al trono per le «isole dei Cefalini» visito` l’ oracolo dei Delfi, e gli fu

stato dato l’ ordine di ritornare alla sua patria e qualsiasi fanciulla avesse

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ITACA OMERICA

incontrato per prima di copularsi con lei, e il figlio che avesse avuto sarebbe il

successore al trono dei Cefalini. Infatti Cefalo ritorno` e incontro` un' orsa.

Ubbidendo all’ ordine dell’oracolo dei Delfi, si copulo` con lei, dopo che l’ orsa

era stata trasformato da Giove in una fanciulla, e con essa ottenne Archissios,

cioe` il nato da un orso. (άρκτος).

Archissios si sposo` con Halcomedousa, la figlia del re Icario di Acarnania.

E per questa ragione possibilmente Omero comprende nel regno d’ Ulisse anche

parte dell’ Epiro (Acarnania), perche` come sembra Archissios con il suo

matrimonio con Halcomedousa ebbe territori in Etoloacarnania.

Tucidide (B` 30) preserva un’ informazione, che la citta` di Astacos fu sotto

la sfera d’ influenza dei Cefalini, tiranno del quale fu Evarcos che era stato

scacciato dagli abitanti d’ Atene.

Fino a questo punto Omero riconosce la strirpe d’ Ulisse ; pero` non ci

riferisce niente per quanto riguarda Cefalo, forse perche` la nascita d’ Archissos

dall’ oracolo e poi la trasformazione di Arktu in figlia da Giove da` il diritto ad

Omero ad esclamare che della stirpe d’ Ulisse fu Diogenes :

Ώδε γαρ ημετέρην γενεήν μούνωσε Κρονίων.

( Οδ. π 117-120)

Cefalo , il capostipite della strirpe d’ Ulisse e fondatore della terra delle

isole dei Tafii, delle successive «isole dei Cefalini», era destinato ad essere uno

tra i piu` importanti eroi della mitologia greca. Il riferimento del suo nome in

molti miti locali ingrandisce ancora molto la sua presenza impetuosa e lo mette

in risalto come uno tra le persone piu` drammatiche del periodo miceneo.

Cefalo fu il figlio di Dioneo, re di Fokida-per altri di Thoricu- e di

Diomeda. Da bambino ebbe un inclinazione per la caccia. Una volta andando a

caccia a Thorico dell’ Attica incontro` Prokri , una delle figlie del re d’ Attica, e

fu affascinato dalla sua bellezza di Prokrida, come anche lei dalla bellezza di

Chefalo. Molto presto si sposarono , ma non accadde che fossero fortunati

insieme come abbiamo premesso nel prologo del libro.

Una versione leggermente divera del mito racconta che Eos era riuscita a

seminare la gelosia tra la coppia, che a causa degli dubbi reciproci si separo`

provvisoriamente, e Prokri (detta anche Procrida) ricorse alla dea Diana (invece

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ITACA OMERICA

che secondo i più al re di Creta Minosse) per diventare la sua sacerdotessa. La

dea Diana non accetto` la sua offerta e la consiglio` di ritornare ad Atene

dandole come dono il giavelloto infallibile e il cane invincibile Lelapa.

Un giorno Prokrida andando a caccia all’ area di Thotiku d’ Attica con

altre sembianze incontro` Cefalo, il quale, ignaro della sua identità, le chiese l’

acquisto del giavellotto (o freccia infallibile) e del cane Lelapa. Ella rispose che

non li vendeva ma barattava contro il suo e Cefalo accetto` l’ offerta e allora gli

si rivelo` Prokrida. Dopo che ebbero dato spiegazioni reciproche decisero di

riallacciare il loro rapporto.

Cefalo avendo ormai il cane Lelapa e il giavelloto infallibile continuo` con

ancor piu` grande interesse la caccia. La fine del mito coincide in tutte le

versioni, anche in quella molto sentimentale di Publio Ovidio Nasone nelle

Metamorfosi: un giorno mentre riposava all’ ombra di un albero, cantando una

canzone per la brezza che rinfresca le persone dal caldo, Prokrida considerando

che Cefalo cantava per una donna con il nome di Brezza, si nasconde dietro lui

per ascoltare meglio. Chefalos vedendo il cespuglio muoversi e ritenendo che un

cervo si nascondesse, punta contro il cespuglio il suo giavelloto infallibile e

uccide per sbaglio Prokrida, la quale prima di esalare l’ ultimo respiro chiede

da Cefalo di non sposarsi vita natural durante con un’ altra donna e di restare

fedele a lei.

Cefalo contrito dalla morte di Prokrida ritorna ad Atene, dove viene

condanato dall’ Areopago per l’ omicidio pur involontario alla pena di

allontanarsi dall’ Attica.

Nello stesso periodo Anfitrione si prepara per la guerra contro i Tafii

pressato da Alchmene, la quale voleva vendicare l’ omicidio dei suoi fratelli da

parte dei Tafii che abitava nelle isole Ionie alla parte occidentale dell’ Elide e

dell’ Etolia. Anfitrione pero` non poteva intraprendere una campagna militare

contro i Tafii se prima Creonte non liberava la citta` di Tebe da una volpe

terribile che distruggeva la sua zona. L’ aiuto di Cefalo fu allora chiesto anche

da Anfitrione per uccidere la volpe sapendo che aveva in suo possesso il

giavelloto infallibile e il feroce ed invincibile cane Lelapa. Cefalo fu convinto a

partecipare alla caccia della volpe mostruosa pretendendo come compenso una

parte dei bottini che Amfitrion avrebbe ottenuto dalla sua attesa vittoria contro

i Tafii.

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ITACA OMERICA

Poiche` la volpe era destino che nessuno potesse arrestarla, e d’ altra parte

Lelapa era anche destino che arrestasse ogni cosa che avesse cacciato, Giove

diede la soluzione al problema pietrificando tutti e due gli animali.

Accettando poi Cefalo l’ invito di Anfitrione prese parte insieme ad Elio di

Elos dell’ Elide, Creonte di Tebe e Panopea di Fochida alle lotte che Anfitrione

condusse contro Pterelao, re dei Tafii e Tilevoi.

Finchè Pterelao avesse mantenuto il vello d’ oro sui suoi capelli Anfitrione

e i suoi alleati non avrebbero mai conquistato le isole dei Tafii. Quando pero`

Comato tolse con dolo il vello d’ oro dal capo di suo padre Pterelao e lo diede ad

Anfitrione, del quale nel frattempo si era innamorata, le isole dei Tafii furono

conquistate dagli alleati. Anfitrione, dopo essere partito per Tebe con il bottino,

assegno` le isole dei Tafii ai due suoi alleati che avevano partecipato all'impresa

con lui, i predetti Elio di Elos e Cefalo da Thoriko d’ Attica ( di Fokida), i quali

costruirono delle citta` omonime e le abitarono( Απολλόδωρος, Βιβλιοθήκη, Β

ΙV 7)

Την μέν ούν Κομαθώ κτείνει Αμφιτρύων και την λείαν έχων εις Θήβας

έπλει, και τάς νήσους Ελείω και Κεφάλω δίδωσι. Κακείνοι πόλεις

αυτών επωνύμους κτίσαντες κατώκησαν.

La continuita` dei miti e` gia` nota. A Cefalo successe Arkissios, quindi

Laerte e poi Ulisse che era il re dell’ Itaca omerica ed una delle persone piu`

centrali dei Poemi Omerici.

In questo capitolo abbiamo fatto riferimento sommariamente ai miti che

riguardamo la regione ov’era il regno dell’ Itaca omerica. Nel capitolo seguente

ci dedicheremo alla ricerca della base storica che i miti hanno, raccogliendo

materiale informativo capace di condurci dal mondo mitologico ai tempi storici.

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CAPITOLO QUINTO

DAL MONDO DELLA MITOLOGIA

AL MONDO DELLA STORIA

Siamo alla meta` del periodo basso Elladico ( 1350 a.c circa), l’ epoca nel

quale le isole del mare Ionio ad occidente dell'Elide e dell'Etolia,sono abitate

dai Tilevoi e dai Tafii.

Il re dei Tafii e dei Tilevoi e` Pterelao, il figlio di Tafio che , secondo

Apollodoro, e` nato nelle isole Echinades da Ippothichi e Nettuno:

Εκ μεν ούν Αλκαίου και Αστυδαμείας της Πέλοπος, ως δε ένιοι

λέγουσι Λαονόμης της Γουνέως.

( Απολλόδωρος, Βιβλιοθήκη, Β ΙV 5)

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ITACA OMERICA

I Tafii ed i Tilevoes, avendo da Pterelao ereditato diritti relativi alla

successione al trono di Micene, hanno chiesto il ritiro d’ Electrione dal potere ad

Argo e la consegna del regno a loro :

Ηλεκτρύονος δε βασιλεύοντος Μυκηνών,μετά Ταφίου οι Πτερελάου

παίδες ελθόντεςτήν Μήστορος αρχήντου μητροπάτορος απήπτουν.

( Απολλόδωρος, Βιβλιοθήκη, Β IV 6)

Anfitrione nel suo tentativo di vincere Pterelao e gli indomiti Tafii e

Tilevoi va ad Atene e prega Cefalo di aiutare Creoda/Creonte nella caccia della

volpe feroce e in seguito iniziare insieme una campagna militare contro i Tafii e

i Tilevoi proponendo come compenso una parte della preda di guerra.

Anfitrione forma ad hoc un'esercito enorme per la sua epoca, composto da

Tebani, Beoti, Focei, Elidi, Alicarnani e Locridi:

Απαλλαγείς ούν Αμφιτρύων είς Αθήνας προς Κέφαλον τον Δηιονέως,

Συνέπειθεν επί μέρει των από Τηλεβοών λαφύρων.

( Απολλώδορος, Βιβλιοθήκη,Β IV 7)

Anfitrione con l’ aiuto di Comato, della quale nel frattempo si e`

innamorato, togliendo il vello d’ oro che Pterelao aveva sui suoi capelli, occupa

le isole dei Tafii e dei Tilevoi , che consegnerà , come già detto, subito dopo ad

Eleo e Cefalo.

Άχρι μέν ούν έζη Πτερέλαος, ουκ εδύνατο την Τάφον ελείν.

( Απολλόδωρος, Βιβλιοθήκη, Β IV 7)

Strabone conferma le informazioni di Apollodoro circa la partecipazione

di Cefalo alla guerra:

Αι δε των Ταφίων νήσοι, πρότερον δε Τηλεβοών, ών ήν και η Τάφος

( Στράβων, C 459,20)

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ITACA OMERICA

Anche Esiodo nell’ Ασπίδα Ηρακλέους descrive la guerra contro i Tafii e i

Tilevoes.( 1-27)

Ή οιή προλιπούσα δόμοις και πατρίδα γαίαν ήλυθεν ες Θήβας

μετ’ αρήιον Αμφιτρύωνα Αλκμήνη, Θυγατήρ λαοσσόου Ηλεκτρύωνος.

La storicita` di una guerra fatta da Anfitrione contro le isole dei Tafii e

Tilevoi ce la testimonia anche Esiodo ( E 59), il quale ci menziona che lui stesso

ha letto nel tempio di Apollo di Isminio a Tebe sopra in un tripode votivo un

epigramma scritto in dialetto ionico che diceva che era stato dedicato da

Amfitrion quale voto dopo il ricco bottino bellico della guerra contro i Tilevoi.

Είδον δε και αυτός Καδμεία γράμματα εν τω ιερώ του Απόλλωνος

του Ισμηνίου εν Θήβησι.

Quale verita` nasconde questo ciclo mitologico per quanto riguarda la

guerra contro i Tafii e Tilevoi?

Quale centro miceneo periferico – non identificato ancora per la sua

estensione- era tanto potente da rivolgersi contro Micene rivendicando il

dominio del mondo miceneo e si rese necessaria la furberia di Comathus oltre

alla presenza dell’esercito coalizzato di Anfitrione, Elio, Creoda, Panopea e di

Chefalo ?

Quale relazione puo` avere con i successivi centri micenei periferici dell’

Itaca omerica e del Dulichio omerico? E se tale legame esistesse la potenza dei

nuovi centri micenei e` veramente all'altezza del mito che li circonda e

specialmente dell’ Itaca omerica? Oppure e` immaginaria e la loro proiezione si

deve soltanto al Ulisse e la posizione importantissima che il poeta dedica ad

Ulisse tanto nell’ Iliade quanto all’ Odissea?

Chi erano dunque quei celebri e sfrontati Tafii e Tilevoi, i Φιλήρετμοι e

Ληίστορες , come li chiama Omero, gli agitatori del mondo miceneo che

abitavano quelle isole della Grecia occidentale che piu` tardi vengono chiamate

«isole dei Cefalini» che avevano la forza di trasformare sia prima sia dopo la

guerra la Saga della Grecia occidentale ?

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

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ITACA OMERICA

In precedenza abbiamo riferito che dietro ogni ciclo importante e

mitologico c’e` sempre un importante centro miceneo o viceversa. Non ci

sarebbe pero` ragione di elogiare un luogo insignificante. La storia registra i

potenti, sfortunatamente i deboli di solito soccombono al discredito e all’ oblio.

Anche in questo caso quasi tutti i miti parlano degli uomini potenti, di forti

πτολίεθρα, di interventi degli dei per far basculare la bilancia in favore di uno o

dell’ altro, in altre parole abbiamo la Saga di una regione che possiede la forza

di trasformarla e di imporla.

Le informazioni che abbiamo sui Tafii e Tilevoi sono importanti ed la loro

presenza getta una forte luce sulla prima colonizzazione a noi nota delle isole di

Cefalonia, di Zante, di Lefkada e di Echinades da parte di Acarnani, Elidi ed

Arcadi all’ inizio del periodo Basso Elladico.

In particolare Strabone ( C 322 e C 461) riferisce che i Tafii ed i Tilevoi

erano un popolo dell' Acarnania che aveva colonizzato le isole Ionie che si

trovano all’ ovest di Peloponeso.

Ευθύς επί της Ακαρνανίας ότι μέν αυτήν ο Λαέρτης και οι Κεφαλλήνες

κατεκτήσαντο είρηται ημίν.

Tilevοas si chiama uno dai figli di Licaone, re d’ Arcadia. (Απολλόδωρος,

Βιβλιοθήκη, Γ , VII 1):

Επανάγωμεν δε νύν πάλιν επί τον Πελασγόν, όν Ακουσίλαος μέν Διός

λέγει και Νιόβης.

Secondo Stefano di Bisanzio, detto anche Stefano Bizantino, geografo del

VI secolo D.C. vissuto a Costantinopoli, che aveva avvuto accesso alle opere di

tutti i grandi geografi dell'antichità a partire da Tolomeo, era denominata

Tilevoia una parte d’ Arcadia, dove c’ era la prima sede dei Tilevoi.

Τηλεβοίς , μοίρα της Ακαρνανίας, από Τηλεβόου΄ή πρότερον Ταφίων

εκαλείτο, οι οικήτορες Τηλεβόαι, έστι και Τηλεβόας ποταμός προς τάς

πηγαίς του Τίγρητος.

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ITACA OMERICA

Apollonio di Rodi nell’ Αργοναυτικά ( Α 742-751) , descrivendo il mantello

di Giasone cita che i Tilevoes erano banditi da Tafo.

Εξείης δ΄ήσκητο βαθυπλόκαμος Κυθέρεια Αρεος οχμάζουσα θοόν σάκος.

Secondo Pausania, Tilevoas era figlio del re Lelega e di Libia ( I 44,4 e III

12,5):

Κατάβασι δε έκ της ακροπόλεως μνήμα έστι προς θαλάσση Λέλεγος

Secondo Aristotele , per ancora una volta , Tilevoas era nipote di Lelega

( Στράβωνας Γεωγραφικά, Βιβλ. 1)

εν δε τη Λευκαδίων και αυτόχθονα τινα Λέλεγα ονομάζει

Da un’ informazione che riporta Meletios ( volume B , pag. 304, par.7) i

Tafii si sarebbero stabiliti nelle isole dei Cefalini provenedo da Tafo di Cipro.

Per questa ragione Omero vuole che Medi, re dei Tafii, commerci con Tamessi

importando rame da Cipro.

Stefano Bizantino parla della citta` di Tafiussa a Cefalonia :

Τάφος, πόλις Καφαλληνίας, νυν δε Ταφιούσσα. ‘ έστι και νήσος από

Τριάκοντα σταδίων Ταφιάς καλουμένη’. Και ετέρα, οι πολίται Τάφιοι

Της δε Ταφιούσσης Ταφιουσσαίος, ως Σκοτουσσαίος Πιθηκουσσαίος.

Questa localita` molto probabilmente si trova alla parte occidentale della

penisola di Paliki vicino al monastero omonimo del Tafiou ( Σπ. Μαρινάτος,

Κεφαλληνία, Ιστορικός και Αρχαιολογικός περίπατος, 1962):

Αορίστως μας διέσωσαν οι μύθοι τα περί υπάρξεως ενός μυκηναικού

βασιλείου με θαλάσσιον χαρακτήρα.

Euripide colloca i Tafii nelle isole Echinades ( Ιφιγένεια ήν εν Αυλίδι, 283-

287)

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ITACA OMERICA

Λευκήρετον δ’Άρη ταφιον ήγεν

Come anche menziona per la citta` dei Tafii, περίκλυστον (Ηρακλής

μαινόμενος)

Ώ πρέσβυ, Ταφίων ός πότ’ εξείλες πόλιν

( στ. 60-62)

ΧΟ. Τότε θανείν σ’εχρήν, ότε δάμαρτι σά

( στ. 1078-1080)

Strabone riporta l’ informazione che tutta l'isola di Cefalonia era chiamata

Tafos. ( C 456.14) :

Ουκ ώκνησαν δε τινες την κεφαλληνίαν την αυτήν τω Δουλιχίω φάναι.

Alla fine Spiridon Marinatos confermando le informazioni che si sono

registrate nella letteratura grecoantica grazie agli scavi che ha svolto nella

Grecia occidentale riferisce che a Cefalonia « κατέληξαν Αχαιοί

Αρκαδομινυακής καταγωγής , εκ της Δυτικής ακτής της Πελοποννήσου»:

Κατά ταυτα δυνάμεθα τώρα να συλλάβωμεν το νόημα:

( Κεφαλληνία, Ιστορικός και Αρχαιολογικός περίπατος, σελ.26, 1962)

Dal contesto degli storici e geografi antichi non c’e` nessun dubbio circa la

relazione dei Tafii e dei Tilevoes con la regione delle isole all’ occidente di Etolia,

Acarnania e di Peloponneso.

Al nome dei Tafii e Tilevoi colleghiamo pertanto essenzialmente la prima

colonizzazione a noi nota delle isole soprattutto da parte di Achei di origine

arcadica nonche' di popoli provenienti da Elide e da Etolia-Acarnania.

La fine di questa guerra e` anche l’ inizio della presenza di Cefalo, di Elio e

dei loro discendenti nella regione delle isole occidentali, e la colonizzazione delle

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ITACA OMERICA

«isole dei Cefalini», come sono chiamati piu` tardi, si inserisce nei cambiamenti

generali e nelle rotte di quel periodo nel mondo miceneo.

Prendendo come pretesto questa guerra la stirpe degli Atridi si stabilisce a

Micene e nello stesso periodo una nuova generazione di capi assume il governo

dei centri micenei. Sono le ultime dinastie che dominano nel bel mezzo del

periodo basso Elladico in quasi tutto il mondo miceneo.

Sono quelle dinastie che poi intraprenderanno una campagna militare

contro Troia e vivranno il crollo del mondo miceneo intorno alla fine del basso

periodo ( IIIΓ periodo miceneo).

Elios e Cefalo sono ormai i capi naturali e gli eredi del grande stato di

Pterelao. Piu` potente si distingue Cefalo, il cui nome piu` tardi prende la

maggior parte delle isole dei Tafii che verranno chiamate« isole dei Cefalini». E`

il nuovo fondatore delle isole e il capostipite della strirpe d’ Ulisse, e da sempre

gli abitanti della regine di tutte isole che gravita intorno a Cefalonia vengono

chiamati con il nome di Cefalini.

Elios, figlio di Perseo e re, come abbiamo detto sopra, nell'Elide, ha

continuato e molto prababilmente ha rafforzato la presenza (colonia) degli Epii

in una parte delle isole dei Tafii che aveva il nome Dulichio.

Elios fu il padre di Augeas. Augeao ebbe un figlio con nome Fileas, il quale

litigo` con lui e parti` per il Dulichio perche` suo padre Augeas non mantenne i

patti con Ercole ( Απολλόδωρος, Βιβλιοθήκη, Β V 5):

Μαρτυράμενος δε Ηρακλής τον Αυγείου παίδα Φυλέα

Fileas con la morte di suo padre Augeas ritorna al trono ’ Elide, ma

secondo Pausania ( V, 3, 3), gli piaceva molto di piu` soggiornare a Dulichio e

cosi` ritorna di nuovo in questa localita`:

Φυλέως δε, ως τα εν τη Ηλίδι κατεστήσαντο, αύθις ες Δουλίχιον

αποχωρήσαντος

Elio e Cefalo esprimendo evidentementegli gli interessi dei centri

metropolitani, che avevano rapporti di parentela con gli abitanti delle isole di

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ITACA OMERICA

Zante, Cefalonia, Itaca, Lefcada e Echinades in funzione delle colonizzazioni

precedenti, sono inviati come luogotenenti e garanti del mantenimento dei

rapporti di sangue con le metropoli, che appunto in greco sono le citta' madri;

dopo aver sgombrato i luoghi dall' insubordinato e pericoloso Ptereleo, il quale

oltre alle scorrerie aveva avuto la sfrontatezza di rivendicare anche il governo

del centro metropolitano dei Micenei, cioe` Argo ( Micene) e Tirinto!

La potenza di Pterelao e l’ indisciplina dei Tafii ha costretto il centro

metropolitano miceneo ad una guerra con molti morti ed in seguito con il

principio “divide et impera” a dividere il suo regno in due parti, credendo che

così questa zona isolana che sostanzialmente controllava le comunicazione

marittime verso l’ ovest sarebbe finalmente stata sotto il suo controllo.

Circa alla meta` del periodo basso Elladico il regno dei Tafii e Tilevoi, che

era la paura e il terrore delle navi cabotanti e naviganti nella zona della Grecia

occidentale, e` ormai diviso in due e ceduto ai nuovi capi. Un piccolo nucleo,

come Omero ci informa, esiste ancora sulle isolette che sono vicino a Lefkada.

Nei secoli seguenti i discendenti di Cefalo contribuiscono con la loro

presenza alla formazione del nuovo mondo che sorge dai viaggi degli

«Argonauti» verso i confini del mondo conosciuto, ad oriente ed ad occidente.

Non e` fortuito che in ogni mito importante del periodo miceneo, dove

sono presenti gli uomini eponimi che rappresentano i regni potenti, c’e` sempre

la partecipazione degli esponenti della Grecia occidentale isolana.

Non e` anche fortuito che membro dell’ equipaggio nella spedizione degli

Argonauti nella Colchide e` riportato Laerte, come anche nella caccia del

cinghiale caledone, e piu` tardi Ulisse e Megis nel catalogo delle navi nella

grande spedizione degli Achei contro Troia.

E` evidente che gli eroi dei Cefalini partecipano attivamente in ogni azione

dei Micenei di quell’ epoca e sono ben presenti nei cataloghi, dove vengono

registrati gli esponenti dei potenti centri micenei.

La presenza d’ Ulisse nella spedizione contro Troia e` ritenuta dal

comandante supremo dei Micenei Agamemnone ed anche da Menelao molto

importante. Per convincerlo di partire insieme a loro a Troia viaggeranno fino

ad Itaca al fine di includere nel corpo d’ armata degli Atridi uno dei re piu`

capaci del mondo miceneo di allora. La sua partecipazione alla guerra contro i

Troiani e alla presa dell’ acropoli d’ Ilio si rivelerà determinante e necessaria. E`

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ITACA OMERICA

fatto certo che Ulisse emerge come una tra le figure piu` eccellenti della guerra

troiana. La fine di questa guerra si trova all’ inizio di una disavventura nuova,

che lo terra` lontano da Itaca per ancora dieci anni. Ritornando ad Itaca dorà

affrontare i Proci che aspirano a sua moglie e per estensione al trono del suo

regno.

In realta` abbiamo una specie di agitazione interiore nel regno d’ Itaca

come agitazioni corrispondenti abbiamo in altri centri micenei in quell’ epoca.

Tucidide ( A` , 11-13 ) scrive:

Επεί και μετά τα Τρωικά η Ελλάς έτι μετανίστατντο τε και κατωκίζετο

Sintetizzando tutte queste informazioni importanti diremo che diverse

conclusioni possono essere dedotti.

Nelle isole del mare Ionio ( tranne Corfu`) esisteva un regno molto potente

alla meta del periodo basso elladico, che si accompagna al ciclo mitico della

guerra di Anfitrione contro i Tafii.

Nella parte occidentale di Cafalonia Palichi appare conservare alla

memoria delle generazioni posteriori l’esistenza di una citta` con il nome di

Tafiussa, come anche di un principato piccolo ed indipendenti dei Tafii nelle

isole Echinades occidentali, durante il periodo basso miceneo.

Questo piccolo “residuo” dello stato potente nei tempi passati dei Tafii non

ha dimenticato i suoi usi vecchi e le scorrerie rapinose contro i suoi vicini.

Omero ci tramanda l’ informazione che compievano azioni di disturbo ai

Thesproti e che Laerte durante la sua giovinezza occupò la citta` di Nirico allo

scopo presumibile di domare i Tafii Ληίστορες che compievano azioni di

pirateria contro la navigazione libera negli stretti dell’ isola di Lefcada ( Οδ. π

425-427).

Durante l’ epoca d’ Ulisse il loro re era Meghis, amico e collaboratore della

famiglia d’ Ulisse, il quale continua la tradizione marina dei Tafii facendo viaggi

transoceanici.

I Tafii dovevano evidentemente essere limitati dalla loro coabitazione

obbligatoria con i nuovi vicini, pero`fecero ereditare ai loro discendenti

naturali, i Cefalini successivi, tutte quelle caratteristiche della loro presenza,

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ITACA OMERICA

come il non tollerare la schiavitu` comuni a quella estremita` del mondo

miceneo.

Chiudendo questo capitolo crediamo che ora possiamo fare i primi passi

per la ricostruzione storicogeografica della regione delle isole ad occidente di

Peloponneso e di Acarnania.

CAPITOLO SESTO

LA STORICOGEOGRAFIA DELLE ISOLE DEI

CEFALINI DURANTE IL PERIODO PREISTORICO

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ITACA OMERICA

La denominazione iniziale di tutte le isole e isolette che cominciano dal

nord da quella quasi penisola di Acarnania che è l’odierna Lefkada e terminano

alle isole Strofades, che sono al sud di Zante, prima della loro colonizzazione da

parte di Achei e Epei sembra che siano stata quella di isole Echinades. Questo

viene rivelato dalle fonti seguenti:

Απολλώδορου Βιβλιοθήκη, Β ΙV 5

Εκ μέν ούν Αλκαίου και Αστυδάμειας της Πέλοπος, ως δε ένιοι

λέγουσι λαονόμης της Γουνέως

Απολλώνιου Ρόδιου, Αργοναυτικά, Δ 1228-1231

Ήδη μέν ποτε κόλπον επώνυμων Αμβρακίων

Ύμνος Καλλίμαχου εις Δήλον, 155 κ.ε.

Η και πολλά πάροιθεν επεί κάμεν, έστιχε ωήσους εινιαλίας

La piu` grande di queste isole dopo le prime immigrazioni, com’ era

naturale, devono il loro nome a quello dei capi dei gruppi colonizzanti oppure

alla morfologia del loro territorio o alla mitologia.

L’ isola piu` grande di Echinades ( Cefalonia dei tempi storici) e` chiamata

Tafos da Tafio, il figlio di Nettuno ( Strabone C 459.20)

Αι δε των Ταφίων νήσοι, πρότερον δε Τηλεβοών, ών ήν και η Τάφος

νύν δε Ταφίους καλουμένη

Dopo la caduta di Pterelao e la colonizzazione delle isole da parte di Cefalo

ed Elio i loro nomi cambiano e nella loro posizione incontriamo piu` tardi il

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ITACA OMERICA

regno d’ Ulisse con denominazione Itaca e il regno di Megito con

denominazione Dulichio.

L’ isola piu` meridionale si chiamava gia` Zante da Arcada fondatore dell’

isola di Zante ( Pausania , III, 24,3) :

Έστι δε και Ζακυνθίων τη ακροπόλει Ψωφίς όνομα

Le isolette piu` settentrionali si chiamano Strofades, perche` secondo il

mito li` hanno voltato e cambiato direzione le Arpie ( Απολλώδορος,

Βιβλιοθήκη, Α ΙΧ 21):

Ήν δε ταις αρπυίας χρεών τεθνάναι υπό των Βορέου παίδων

Le piu` piccole tra queste isole che c’ erano nella parte nord-orientale delle

isole di Echinades, dal momento che erano aride e disabitate ( consistevano in

un gruppetto di isole all’ occidente dell' Acarnania), hanno mantenuto il loro

nome iniziale e fino a oggi sono chiamate isole Echinades.

In seguito furono suddivise in gruppi ancora piu` piccoli avendo nomi

come Oxies, Echinades centrali e settentrionali.

Nel corso dei secoli ogni isoletta avra` il suo nome, anche se alcuni nomi

loro hanno cambiato denominazione con il passare dei secoli.

E` certo che le isole di Echinades piu` grandi furono inizialmente

colonizzate da popolazioni dell' Arcadotrifilia, Elide ed Acarnania e nello stesso

periodo ricevettero le prime denominazioni conosciute a noi.

Da un parte Zante e` colonizzata soprattutto dagli Achei, dall’ altra

Cefalonia e` anche colonizzata da Achei di origine arcadotrifilica, ma anche

dagli Epii dell'Elide ed in piccolo grado da Acarnani, Etoli e Thesproti. Lefcada

ed Echinades dagli Acarnani, Etoli, Thesproti ed Epii .

Quando il regno di Pterelao e` diviso in due parti, la prima parte si e`

posto sotto la sfera d’ influenza degli achei con re Cefalo e la seconda parte nella

sfera d’ influenzadegli degli Epii con re Elio.

I discendenti di Cefalo o i suoi successori erano la strirpe d’ Ulisse, di cui

Omero ci descrive l’ estensione del suo regno con centro Itaca ed l’ αριπρεπές

monte Nirito ( Ιλιάς Β 631-637):

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ITACA OMERICA

Αυτάρ Οδυσσεύς ήγε Κεφαλλήνας μεγαθύμους

Gli abitanti sono chiamati Cefalini ed hanno legami di razza con gli Achei.

Questo fu dimostrato anche dalla presenza della statua d’ Ulisse al “pubblico

degli Achei”, in un complesso di nove statue di eroi antichi del periodo omerico

che furono scolpite da Onatas il figlio di Miconas ed erano nell’ antica Olimpia.

In particolare Pausania ( v, 25,8) menziona:

Έστι δε και αναθήματα εν κοινώ του Αχαιών έθνους

Discendente di Epio Elio o dei suoi successori e` la strirpe di Megita, ed

Omero ci descrive l’ estensione del suo regno con al centro il Dulichio che

insieme alle altre isole Echinades ci da una misura del suo territorio( Ιλ. Β 625-

630):

Οί δ’ έκ Δουλιχίοιο, Εχινάωνν θ’ ιεράων νήσων

Gli abitanti sono chiamati Dulichii, ma quando Omero li comprende in un

complesso piu` generale, chiama anche loro Cefalini:

Ώ φίλοι, ή μέγα έργον ανήρ όδε μήσατ’ Αχαιούς

( Οδ. ω 426-432)

Questo puo` essere interpretato dal fatto che la divisione violenta del

regno di Pterelao in due parti sostanzialmente ha separato uno stato

confederato che preeesisteva e aveva avuto una certa connessione con tradizioni

ed azioni comuni. Per questa ragione al momento della rivendicazione del trono

d’ Ulisse la meta` dei Proci poteva essere di Dulichio, ne fanno parte i αρίστους

των Κεφαλλήνων che abitavano εν Κεφαλλήνων πολίεσσιν. Pero` dovevano essere

due i gruppi di popolazione principali che rappresentavano gli interessi dei loro

centri a causa della piccola distanza che li separava dalle metropoli : Gli Achei

di origine arcadotrifilica ( che , come abbiamo visto , consideravano Ulisse come

il loro eroe includendolo nel 'pubblico degli achei'), con centro l’ Itaca omerica,

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ITACA OMERICA

e gli Epii con Megito, i discendenti di Elio, quali capi del secondo gruppo che

dominava la seconda parte del regno di Pterelao con centro Dulichio e che

avevano legami di parentela con gli Etoli ( Strabone C 464 e Apollodoros A VII

5 ).

Questo si spiega anche con la presenza di una statua ad Olimpia dedicata

al Ilio Timopoli, figlio di Labido, mostrata al pubblico degli Epii dai Pali, la

quarta squadra dei Cefalini che e` stata chiamata Dulichii ( Pausania, VI, 15,

7 ).

Ανέθεσαν δέ και Ηλείον άνδρα Τιμόπολιν Λάμπιδος Παλείς

La relazione di parentela tra gli Epii e gli Etoli è confermata da Strabone

( C 464):

Την μέν ούν συγγένειαν την προς αλλήλους των τε Ηλείων και των

Αιτωλών ορθώς επισημαίνεται διά των επιγραμμάτων

Come anche da Apollodoro( Βιβλιοθήκη, Α VII 5) :

Καλύκης δε και Αέθλιου παίς Ενδύμιων γίνεται,

Όστις εκ Θεσσαλίας Αιολέας αγαγών Ήλιν ώκισε.

Una questione che ci preoccupa, ma pensiamo che non abbiamo ancora

sufficenti elementi scientifici ed archeologici, nell'ambito degli studi comparati

del materiale archeologico di Peloponneso e delle isole del mar Ionio, e` se i

Tilevoi, che sono soprattutto venuti dall’Arcadia, avevano come base il centro

futuro del regno d’ Ulisse, cioe` l’ Itaca omerica, come anche se i Tafii che

mantenevano relazioni con Elide ed Etolia (ed i quali si riducono alla meta` del

periodo miceneo al controllo delle isole delle Echinades del nord che

appartenevano alla regione di Dulichio) erano la radice del secondo regno,

quello sotto Megita, cioè del Dulichio omerico.

Quello che possiamo intravedere e` che la divisione del regno di Pterelao

avvenne violentemente ma non fortuitamente. Presumibilmente la

confederazione iniziale dei Tafii e dei Tilevoi si è evoluta in una una

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

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ITACA OMERICA

confederazione non rigida, che Omero ci offre le prove sia consistita in regni

distinti ma essenzialmente con un re, il βασιλεύτερον Ulisse che era il capo di

tutti gli abitanti che avevano il nome Cefalini.

Il nostro punto di vista per quanto riguarda questo è che ci fosse una

relazione distintiva tra i tilevoei-ithachesi e tra i taffii-dulichioti.

Questa relazione distintiva si intraveda chiaramente dalle alleanze delle

citta`-stati del periodo storico che hanno mantenuto le vecchie relazioni di

parentela anche durante i tempi storici. Questo sembra particolarmentedi

essere valido da una parte tra gli abitanti di Palichi della parte occidentale di

Cefalinia e dall’ altra delle altre citta`-stati delle isole con quei loro alleati

tradizionali che avevano dall’ antichita` molto lontana.

Questa separazione sostanzialmente ha continuato ad essere in vigore

anche fino ai nostri giorni, dividendo in modo tangibilissimo l’ isola di Cefalonia

in due « citta`- stati », da una parte c’e` Lixuri, dall’ altra Argostoli.

Gli abitanti delle due citta' che distano poche miglia è come se abitassero in due

diversi continenti, fenomeno evidentissimo anche ai nostri giorni.

Alla questione che abbiamo posto all’ inizio di questo capitolo, cioe` quale

relazione puo` avere il regno di Pterelao con i successivi centri micenei dell’

Itaca omerica e del Dulichio Omerico, la risposta e`che questi due regni in

sostanza compongono quello che era stato il dominio di Pterelao.

La seconda parte della questione che riguarda il vigore dei nuovi centri

micenei e particolarmente dell’ Itaca omerica, se cioe` e` in linea con la

proiezione che si ricava dalle descrizioni d’ Omero, trovera`risposta nel corso di

questo studio.

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ITACA OMERICA

CAPITOLO SETTIMO

UN CAMMINO ARCHEOLOGICO NEL REGNO D’

ULISSE

E` certo che tra tutti i centri micenei della Grecia occidentale uno era il

luogo che ha costituito la pietra dello scandalo ed il pomo della discordia, l’

Itaca omerica, e la ricerca di verità al riguardo ha occupato tutta la vita non

solo per molti ricercatori ma anche per persone normali. Riassumeremo il piu'

possibile il corso di queste ricerche, cercando di limitarci a quelle filologiche e

archeologiche, iniziate già in epoca alessandrina.

Sin dall'inizio di queste geografi e storici hanno sospettato che la Itaca

descritta da Omero Itaca non fosse l’ Itaca dei tempi storici. Dai testi antichi che

ci son pervenuti constatiamo che gia` dall’ epoca di Strabone c’era una grande

problematica circa la posizione precisa dell’ Itaca omerica, di Dulichio, di Sami

e degli altri luoghi nel regno d’ Ulisse. In particolare Strabone nella sua opera

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ITACA OMERICA

Γεωγραφικά ( C 454) dopo aver cominciato la presentazione dello stato d’ Ulisse,

rifacendosi anche ai dubbi di Apollodoro relativi a quale luogo geografico

intendesse Omero con il termine Sami e Samo, conclude:

Ού γάρ αποδίδωσιν ο ποιητής ούτε περί της Κεφαλληνίας ούτε

περί της Ιθάκης και των άλλων πλησίον τόπων, ώστε και οι

εξηγούμενοι διαφέρονται και οι ιστορούντες.

Questo dissenso, che peraltro sembra preesistesse all’ epoca alessandrina,

ha trovato terreno adatto alla fine del 19mo secolo per rivenire a galla con

intensita` maggiore, dopo che il periodo del Rinascimento e la teoria di Wolf

sulla cosidetta “questione omerica” da una parte, come anche il fallimento

degli scavi per la delimitazione del palazzo reale d’ Ulisse da Schliemann e

Dorpfeld alla fine del 19o secolo dall’ altra, avevano creato una nuova

atmosfera

Il problema si era gia` complicato ancora di piu` quando i cartografi e i

viaggiatori del 15mo, 16mo e 17mo secolo, trascinati soprattutto dalla fioritura

degli studi classici e influenzati dalle informazioni riportate da Strabone nellla

sua opera « Γεωγραφικά» ed anche Tolomeo nella sua opera « Γεωγραφία»,

hanno cominciato a redigere la cartografia di quell’ epoca, le cosidette

“isolarie”, avendo come base per dare i nomi alle isole della Grecia occidentale i

termini storicogeografici della geografia omerica, mettendo cosi` sullo spazio

dell’ isola d’ Itaca dei tempi storici il porto di Forchino, la pietra di Conaca, il

monte Nirito, il campo di Laerte, ecc, arrivando anche fino al punto di

registrare e disegnare isole inesistenti, almeno in epoca storica, come Asterida,

Dulichio, Crochilia e Egilipa, superando molte volte in fantasia lo stesso Omero.

A questo basamento cartografico si riferirono piu` tardi ricercatori,

viaggiatori, storici e letterati per localizzare e in seguito per cercare di

identificare i luoghi omerici nel territorio dell’ Itaca odierna, ricercando

inutilmente il palazzo reale d’ Ulisse, la caverna delle Ninfe o la casa di

campagna di Laerte!

La delusione iniziale degli ammiratori d’ Omero per l’ inesistenza di resti

di costruzioni micenee e siti naturali che potessero corrispondere alle

descrizioni di luoghi omerici fu comunque velocemente compensata con l’

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

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ITACA OMERICA

euforia che aveva in loro provocato la bellezza e le grazie dell’ isola d’ Itaca, che

indusse molti di loro quasi con fanatismo a voler localizzare con esattezza

assoluta e la citta` e il campo di Laerte e la τυκτή κρήνη e i porcili di Eumeo ed

ogni luogo che Omero descrive, considerando se stessi dei fenomeni per la

grande scoperta e l’ Omero un poeta divino per la fedelta` nella descrizione dei

luoghi sopraddetti.

Il particolare clima positivo che si era creato per la Grecia classica in quel

periodo e il fascino che esercitavano i testi d’ Omero sui cultori delle scoperte ha

contribuito alla nascita, per il centro dell’ Itaca omerica, di due teorie

dominanti: l’ una da William Gell1 che sosteneva che la citta` c’ era al centro

dell’ isola, nella zona Aetos ( alle Alalkomenes antiche) , e l’ altra da William

Martin Leake2, il quale sosteneva che la citta` c’ era al punto settentrionale dell’

isola, alla posizione dell’ insediamento Stavros.

1. W.Gell, The Geograrhy and Antiquites of Ithaca, London 1807

2. W.M.Leake, Travels in Nothern Greece, τόμ.3,σελ.44 κ.ε.,London 1835

Nello stesso tempo avevamo alcune altre teorie che si sono differenziate

per quanto riguarda la posizione dei luoghi omerici secondari in vari punti

dell’ isola, senza pero`aggiungere un’ altra posizione per quanto riguarda la

citta’ tranne Filippo Iconomou3 , il quale ha piu` tardi localizzato una terza

posizione per la citta` dell’ Itaca omerica, questa volta sudorientale presso la

citta` di Vathi, in località Vunos.

Certamente c’ erano anche degli scettici che osservando il paesaggio con

maggiore lucidità non tardavano a pensare che, eccetto il nome, l’ Itaca

descritta da Omero non aveva nessuna relazione con l’ odierna, con primo che

ha espresso questo punto di vista Rudolf Hecher4.

Nello stesso periodo, nel 1868, il celeberrimo Henrich Schliemann5,

trascinato dalla sua passione per Omero salpa per la Grecia per porgere l’

estremo salute ai luoghi che Omero descrive sui suoi poemi epici. Nel luglio del

1868 arriva a Corfu` e da li` a Cefalonia e in seguito sbarca ad Itaca. Alla

posizione Aetos e sopra i ruderi della citta` degli Alalcomenon dei tempi classici

crede di aver delimitato il palazzo reale d’ Ulisse. Permane nella piccola Itaca

per molte settimane facendo diversi scavi ed in seguito parte per Argo e Micene,

dopo piu` tardi era destinato di disseppellire l’ eccelente acropoli di Micene con

la Porta dei leoni, le maschere d'oro attualmente fiore all'occhiello del Museo

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ITACA OMERICA

nazionale ad Atene e le altre scoperte impressionanti per l’ epoca micenea. Ad

Itaca ritorna nell’ anno 1878 per cercare confermare con l’ esperienza che ha

avuto e la autorevolezza conquistata che ci fosse stata una abitazione micenea

dell’ isola. Scava la zona intorno ad Aeto , ma non trova niente di miceneo e

deluso va via lasciando al suo collaboratore Dorpfeld la responsabilita` degli

scavi.

Dorpfeld6, deluso anche lui dai risultati degli scavi ad Itaca, un tardo

pomeriggio osservando il panorama dell’ isola Lefcada pensa allora di aver

riconosciuto Itaca.

3. Φίλιππος Οικονόμου, Ιθάκη η Αμφίαλος, Αθήναι 1937.

4. R. Hergher, Ο Όμηρος και η αληθής Ιθάκη, μετάφρ. Σπ. Παπαγεωργίου, 1883

5. H. Schliemann, Ithaka der Peloponness und Troja, Leipzing 1869

6. W. Dorpfeld, “Leukas” Zwei aufsatze uber das homerische Ithaca, Athen, 1905

Nel 1901 in una sessione dell’ Istituto tedesco Dorpfeld esprime la sua

nuova teoria che l’ Itaca omerica e` Lefcada! Per la conferma della sua teoria

comincia nel 1904 scavi nella zona di Nidri, dove scopre tumuli preistorici pero`

non dell’ epoca micenea ma del periodo mesoelladico.

Un anno prima, nel 1903 ad Itaca, l’ archeologo olandese Carl Wilhelm

Vollgraf, a spese del filoelleno olandese A.E.H. Goekoop, continua gli scavi di

Schliemann non solo all’ area Aetos ma anche in tutta l’ isola senza pero`

neanche lui riuscire a trovare qualcosa di miceneo, come anche a Lefcada.

Goekoop1 deluso anche esso dai risultati degli scavi ad Itaca e a Lefcada,

comincia gradualmente di formulare una sua nuova teoria, che l’ Itaca omerica

e` il tronco centrale di Cefalonia. Allora si sposta a Cefalonia, credendo che nella

zona che delimita il castello veneziano di San Giorgio, vicino ad Argostoli, ci

fosse il centro dell’ Itaca omerica. Nello stesso periodo pubblica il suo studio in

un libro con il titolo Ithaque la Grande e finanzia lui stesso gli scavi con come

obiettivo la localizzazione del palazzo reale d’ Ulisse.

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ITACA OMERICA

Gli scavi li ha condotti nel 1908 Panagis Cavadias2, il quale nel 1899 in

carotaggi di prova aveva localizzato antichita` micenee nella zona di Levathus e

scriveva che con questi scavi era stato dimostrato che tra tutte le isole ove furon

effettuati scavi solo Cefalonia custodiva antichita` del periodo miceneo

(Ανασκαφαί γενόμεναι εν Ιθάκη).

Μετά την ανακάλυψην της Τροίας και των βασιλικών τάφων των

Μυκηνών, μετά τα έκπληκτα εν γένει ευρήματα των ανασκαφών της

Τροίας , των Μυκηνών και της Τύρινθας.

Π. Καββαδίας, Προϊστορική Αρχαιολογία, σελ.352

1. A.E.H. Goekoop, Ithaque la Grande, Athe`nes, 1908.

2. Π. Καββαδίας, «Κεφαλληνιακά», Αρχαιολογικό Δελτίο, 1919.

Questi scavi li continuera` piu` tardi Nicolaos Chiparissis, finanziato anche

lui da A.E.h. Goekoop, con lo scopo di localizzare il centro del palazzo reale d’

Ulisse. Egli scavera` nella zona dell' antica Crani dove constatera` l’ esistenza di

una indubbia abitazione micenea, come ha constatato anche Panagis Cavadias

scrivendo :

Τέλος ως προς το ζήτημα της πατρίδος του Οδυσσέως , ο

καθορισμός της οποίας υπήρξεν ο σκοπός των ανασκαφών

Ν. Κυπαρίσσης, από το Αρχαιολογικό Δελτίο 1917, σελ.122

All’ inizio pero` della sua sua pubblicazione, dopo aver fatto un riferimento

agli scavi precedenti ad Itaca e a Lefcada, segnala l’ importanza dello studio di

Nicolaos Pulato d’Itaca Η πατρίς του Οδυσσέως (1906) come anche la

monografia del libro Η ομηρική Ιθάκη (1908) che questi studi « χρήζουσι

μεγάλης προσοχής και διά τα σπουδαία και πολλαχού ακαταμάχητα επιχειρήματα

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ITACA OMERICA

και διά του πολυθρυλήτου ομηρικού χωρίου επιτυχήκαι δεξιοτάτην ερμηνεία του

συγγραφέως υποστηρίζοντας την ταυτότητα της ομηρικής Ιθάκης».

E mentre questo accadeva a Cefalonia e ad Itaca, la teoria di Dorpfeld ha

provocato cambiamenti nel settore degli studi omerici.

Il suo punto di vista che Lefcada fosse l’ Itaca omerica era l’ argomento

dominante gli incontri archeologici ed ha provocato molte agitazioni tra i cicli

filologici ma sopratutto tra i cittadini e tra le comunità locali delle due isole.

Un confronto intenso e` scoppiato soprattutto tra Lefcada ed Itaca e

secondariamente tra Cefalonia e gli altri due rivendicatori della patria d’ Ulisse.

Gli abitanti di Lefcada si attaccano con il fanatismo del neofita e gli

abitanti d’ Itaca fanno quadrato fortemente, difendendo l’ identita` omerica

dell’ isola , quali depositari della patria «reale ed unica» d’ Ulisse.

Centinaia di articoli e libri vengono scritti, esponendo tutte le tendenze e le

teorie nuove. E` ovvio che si fa un grandissimo sforzo da tutte le parti, da una

per controbattere le argomentazioni dell’ avversario e dall’ altra parte con

elementi nuovi e «scoperte nuove» per promuovere il punto di vista che «la loro»

Itaca fosse la patria reale d’ Ulisse.

In questa guerra filologica e storicogeografica gli abitanti d’ Itaca si sono

trovati ad avere un grande problema contro gli attacchi degli abitanti di

Lefcada. Rimanendo imprigionati per colpa di Gell e di Leake, i quali, da una

parte il primo volendo la citta` nell’ area Aetos e dall’ altra il secondo volendola

nell’ area Stavros, si sforzavano di sostenere, confutandosi però reciprocamente

data la presenza non piu' di due ma ormai addirittura di tre pretese

localizzazioni della 'capitale' di Ulisse, che l' unica Itaca omerica, con adesione

assoluta alle parole d’ Omero fosse l'odierna Itaca.

Gli abitanti di Lefcada trincerati dietro la teoria di Dorpfeld intanto

continuavano con fanatismo a sostenere che la capitale predetta fosse situata

presso l'odierna Nidri..

Indicativamente presentiamo una serie di studi di quell’ epoca, molti dei

quali sono realmente compiti meritevoli indipendentemente dal fatto che le loro

conclusioni non si raccordano tra loro :

H. Dracheim, Die Ithaka, Berlin 1903

Γεράσιμος Βολτέρας, Η ομηρική Ιθάκη, Εν Αθήναις 1903

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P. Coessler, Leukas-Ithaka, Stuttgard 1904

L. Salvator-G. Lang, Η Πατρίς του Οδυσσέως, Εν Αθήναις 1906

Ιακ. Θωμόπουλος, Ιθάκη και Όμηρος , Αθήνα 1908

Νικ. Παυλάτος, Η Ομηρική Ιθάκη, Εν Αθήναις 1909.

La prima guerra mondiale interrompe gli scavi nelle isole del mar Ionio, ma

nello stesso tempo spezza il filo della vita dell’ imprenditore olandese A.E.H.

Goekoop, il quale muore nella sua patria nel 1914, compianto a Cefalonia come

un altro Schliemann, giacchè trascinato dalla sua passione per Omero e la

Grecia aveva speso somme enormi non solo per le ricerche archeologiche per la

localizzare l’ Itaca omerica ma anche per la difesa nazionale della Grecia e per le

famiglie dei caduti greci nella guerra della Grecia come anche a favore della

Croce Rossa greca.

Il giornale Εστία nel numero del 31 dicembre 1912 scrive in particolare :

Ο φιλλέλην Ολλανδός Α.Ε.Η. Goekoop πλήν της γενναίας εισφοράς αυτού

Υπέρ του κατελθόντος εις Ελλάδα Ερυθρού Σταυρού έπεμψεν

Εις τον κύριον Πρωθυπουργόν δι’ επιστολής του 50.000

Φράγκα υπέρ των οικογενειών των θυμάτων του πολέμου

Διά της Πρεσβέως της Ολλανδίας εις όν γράφει και τα εξής

Χαρακτηριστικά: « Παρακαλώ νε με βεβαιώσετε περί της λήψεως

Της επιστολής μου μετά της επιταγής διά τηλεγραφήματος εκ μιάς

Μόνης λέξεως ήτις με απασχολεί νύκτα και ημέραν:διά της λέξεως

Ελλάς».

L’ opera del grande filelleno sarà continuata da sua moglie J. Goekoop de

Jongh, la quale sosterra` economicamente gli scavi che Spiridon Marinatos ha

fatto dal 1932 al 1935, scoprendo nella zona di Levathus ed in altre parti dell’

isola antichita` micenee destinate a classificare Cefalonia quale uno dei centri

piu` importanti del periodo basso miceneo, cioe` dell’ epoca della guerra troiana.

Dopo la fine della prima guerra mondiale, l’ archeologo N. Kiparissis

continua i suoi scavi ad Itaca cominciati da P. Cavadias sulla base della teoria di

F.N. Iconomou e l’ 11 agosto del 1930 annuncia che ha trovato la prova suprema

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ITACA OMERICA

che secondo Omero l’avevano costruita Ithacos, Niritos, e Polictor. Con un

telegramma all Ministero della Pubblica Istruzione N. Kiparissis annuncia:

Ευχαρίστως αγγέλω την αποκάλυψην κρήνης του Οδυσσειακού

άστεως.

( Εφημερίδα Πρωία , 11η Αυγούστου 1930)

Il ritrovamento, di cui parleremo tra breve, della τυκτής κρήνης dal reparto

archeologico del Ministero della Pubblica Istruzione venne considerato come un

grande fatto archeologico. E per questa ragione chiesero all’ ambasciatore della

Grecia in Inghilterra di annunciarlo in tutto il mondo con una sua lettera che

venne pubblicata presso il giornale Times della Londra il 21 agosto 1930.

Pero` la sua scoperta l’ hanno resa al sorvegliante dello scavo N. Kiparissi e

non al ricercatore F.N. Iconomou, pertanto l’ archeologo Wilhem Dorpfeld con

un telegramma specifico chiese il ristabilimento della verita`.

Nello stesso tempo , e mentre gli abitanti d’Itaca credevano che con il

ritrovamento della cosidetta τυκτής κρήνης l’ argomento della patria d’ Ulisse

fosse definitivamente chiarito, nella vicina Cefalonia l’ archeologo Spiridon

Marinatos comincia nel 1930 una nuova serie di scavi con la sponsorizzazzione

gentile della signora J. Goekoop i cui risultati vengono pubblicati nell’

Αρχαιολογική Εφημερίδα del 1933 e 1935 con il titolo Ανασκαφαί Goekoop εν

Κεφαλληνία 1 e 2 .

Nell’ Αρχαιολογική Εφημερίδα del 1933 i risultati raggiunti durante i primi

tre anni, 1930-1932 evidenziano come per la prima volta questo famoso

archeologo presenti Cefalonia come un potente e fiorente centro miceneo nell’

epoca della guerra troiana scrivendo:

Κατά ταυτα η Κεφαλλήνια αποδεικνύεται εν ισχυρόν και

ακμάζον κέντρον, εν αντιθέσει προς την παντελή έλλειψην

αξιόλογων μυκηναικών ιχνών εξ όλων των υπολοίπων Ιόνιων νήσων.

Σπ. Μαρινάτος, «Ανασκαφαί Goekoop εν Κεφαλληνία 1», Αρχαιολογική Eφημερίς

1933,σελ.47

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ITACA OMERICA

La seconda fase degli scavi che e` pubblicata nel 1935 porta reperti nuovi

che attestano l’ intensa abitazione micenea dell’ isola. Spiridon Marinatos

conclude con il paragrafo seguente :

Τα νέα ευρήματα των καφαλληνιακών ανασκαφών , τα οποία ως όλον

είναι σύγχρονα και όμοια προς τα της Λακκίθρας, αποδεικνύουν εκ

νέου την σπουδαιοτάτην θέσιν την οποίαν κατέχει η νήσος μεταξύ

των επαρχιακών κέντρων της υπομηκαναϊκης Ελλάδος.

Σπ. Μαρινάτος, « Αι εν Κεφαλληνία Ανασκαφαί Goekoop 2», Αρχαιολογική Εφημερίς

1933,σελ.100

In quell’ epoca, come si legge negli articoli relativi, la “scoperta” della τυκτής

κρίνης da parte di F. Iconomou ad Itaca e la scoperta delle antichita` micenee a

Cefalonia da parte di S. Marinatos hanno dato agli abitanti d’ Itaca il pretesto di

criticare Marinatos il quale risponde dal giornale Ελεύθερο Βήμα scrivendo:

… κατά τους χρόνους του Τρωικού πολέμου, η Κεφαλλήνια

αποτελεί το κέντρον ακμαίου μυκηναϊκού βασιλείου …

Però tra le due isole discese il silenzio con l’inizio della seconda guerra

mondiale.

Il 25 novembre 1946 fu annunciata dall' Olanda la morte improvvisa di J.

Goekoop de Jongh nell’ eta` di 69 anni. La grande sostenitrice degli scavi a

Cefalonia non scomparve senza un lascito: gli scavi Goekoop costituiscono ormai

una memoria per un’ isola che nel frattempo era stata ferita irreparabilmente dai

terremoti catastrofici del 1953.

Nell’ epoca successiva ai terremoti gli abitanti di Cefalonia si sono sforzati

con difficolta` enormi di ricostruire la loro vita e le loro case, ed in questa

situazione triste una coppia attiva e operosa, Marinos Cosmetatos e Eleni

Cosmetatu-Cabitsi, hanno lottato per la protezione dell’ identita` culturale dell’

isola. Una lotta che supera tutti i limiti per non perdere niente di quanto

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ITACA OMERICA

dovrebbe essere salvato in un’ isola che si e` trovata sull’ orlo della catastrofe

totale.

Nel mentre Spiridon Marinatos era divenuto uno tra i piu` grandi nomi

nell’ ambiente archeologico e rettore presso l’ Universita` d’ Atene, Marinos

Cosmetatos costituisce l’ Associazione degli Archeofili: l’ uomo potente di quell’

epoca è di origine cefalina ed è il Rettore che incoraggia a continuare gli scavi e

aiuta la ricostruzione del nuovo museo archeologico ad Argostoli.

Spiridon Marinatos manda un rapporto a Marinato Cosmetatos, in base al

quale gli fa noto che e` pronto a continuare gli scavi se sara` trovato la somma

minima necessaria per questo scopo, perche` ,come scrive, tutti gli scavi che ha

effettuato si erano svolti con l’ aiuto economico della signora filarchea J.

Goekoop de Jongh,«la quale sfortunatamente era morta».

Questa lettera evidenzia l'entità della perdita degli aiuti economici degli

scavi dalla signora Goekoop nonchè quanto fosse impari la lotta degli

archeologhi greci di quell’ epoca per la protezione del patrimonio culturale del

loro paese.

Athenes, Le 22/5/58

Η αρχαιολογική έρευνα της Κεφαλληνίας προσδοκάται

να λύση πολλά προβλήματα…

Molto velocemente Marinos Cosmetatos si rivolge al Ministero per la

Pubblica Istruzione e ad ogni cittadino amante dell’ antichita`. Con l’ aiuto di

Spiridon Marinatos trova alcuni soldi e gli scavi ricominciano a Cefalonia dopo

un’ interruzione di 25 anni.

In una sua lettera a Marino Cosmetatos il 26 febbraio 1961 Spiridon

Marinatos dice :

Ανασκαφαί εν Κεφαλληνία κατά το 1960. Μετά διακοπήν 25 ετών,

ετών κατά το πλείστον φοβερών διά την πατρίδα, επανελήφησαν αι

ανασκαφαί Καφαλληνίας….

Gli scavi proseguono a Sami, a Pali, ai Pronus ed alla caverna delle Melisse,

riconfermando l’ intensa abitazione micenea dell’ isola di Cefalonia.

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ITACA OMERICA

Spiridon Marinatos le conclusioni dei suoi scavi , con l’ esortazione di

Marino Cosmetatuche era allora presidente della Commissione Locale del

Turismo di Cefalonia, le ha pubblicate nella guida turistica per Cefalonia

stampata dalla C.L.T di Cefalinia in tre lingue straniere ( il testo greco della

guida sara` inserito alla fine di questo studio honoris causa, perche` consiste una

dei testi piu` completi sinteticamente che mai siano stati pubblicati sul periodo

preistorico e storico dell’ isola).

Questi pero` erano destinate ad essere gli ultimi scavi sistematici per

Cefalonia fino all’ inizio del 1991, quando sono cominciate nuove ricerche nella

parte orientale di Cefalinia dall’ archeologo Lazaro Colona.

Spiridon Marinatos intanto parte per Santorini, dove scopre, sepolta dalla

lava, la famosa citta` preistorica accanto al vulcano di Thira, unico angolo della

grande e ricca isola 'rotonda' non disintegrato dalla immane catastrofe che

distrusse anche la civiltà minoica.

Nell’ estate del 1974 trova li' la morte nel corso degli scavi in condizioni non

chiarite. Lo scopo della sua vita , come diceva, era appena conclusi gli scavi di

Thira di venire di nuovo a Cefalonia per chiudere il ciclo degli scavi che lui stesso

ha cominciato nel 1930.

Nelle sue discussioni private parlava della grande scoperta archeologica

relativa alla Cefalonia micenea, che sfortunatamente, come sembra, non riuscì

mai ad annunciare.

L’ isola di Cefalonia intorno al 1968 registra per poco tempo la presenza di

una altra grande figura della comunita` archeologica, quella dell’ archeologo

Petro Calliga1, allora Soprintendente alle antichita` di Corfu`.Egli si occupa della

Crani micenea e del tempio di Demetra e della Figlia prima di andare via

definitivamente dalle isole. Atene sfortunatamente per Cefalonia aveva attirato la

preferenza dell’ archeologo, il quale piu` tardi e`divenne il capo di una tra le piu`

importanti sopraintendeze archeologiche di Grecia.

Ad Itaca dopo la fine della seconda guerra mondiale gli scavi furono ripresi

dalla Facolta` Archeologica inglese con a capo W.H. Hartley2 e piu` tardi con

Sylvia Benton3 e H. Waterhouse4.

La presenza della Facolta` Archeologica inglese ad Itaca ha portato ai suoi

abitanti un’ informazione nuova sull’ abitazione micenea dell’ isola.

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

Page 54: Itaca Omerica

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ITACA OMERICA

Le notizie brutte erano che le teorie che avevano formulato

precedentemente Schliemann, Dorpfeld, Vollgraf, Chiparissis ed Iconomou

intorno all’ Itaca omerica e l’ abitazione preistorica dell’ isola non avevano

nessuna relazione con gli impianti micenei organizzati del periodo basso elladico.

1. Πέτρος Καλλιγάς, « Ιερό Δήμητρας και Κόρης στην Κράνη Κεφαλλονιάς», Αρχαιολογική

Εφημερίς , 1980, σελ. 136.

2. W. H. Hartley, BSA 35 ( 1934-35) σελ. 42-44

3. S. Benton, BSA 35 ( 1934-35), σελ. 45-73 e BSA 39 ( 1938-39) , σελ. 1-51.

4. S. Benton- H. Waterhouse, BSA 68 , 1973, σελ. 1-24.

Le notizie nuove erano che negli scavi che ha fatto Sylvia Benton nell' Itaca

settentrionale, e particolarmente nella caverna cosidetta del Loiso, era stato

trovato un coccio del 20 secolo a.c. con la dedica ευχήν Οδυσσεί , nonchè parti di

tredici tripodi votive di bronzo del periodo classico. La caverna sembrava essere

stata usata nel periodo protoelladico e anche nei tempi romani . Si sono anche

trovati tracce di culto ed altri reperti.

Sylvia Benton ha creduto che per queste testimonianze l’ Itaca omerica deve

essere l’ Itaca odierna. Il fatto che la descrizione geografica dell’ Itaca omerica

non accordasse con l’ Itaca dei tempi storici Sylvia Benton l’ ha attribuito all’

ignoranza d’ Omero per la posizione reale dell’ Itaca omerica e al fatto che

Omero ha conosciuto Itaca solo grazie alle descrizione dei marinai.

Negli ultimi anni gli scavi continuarono ad Itaca diretti dal professore dell’

universita` St. Louis degli Stati Uniti, l'archeologo Saradi Simeonoglu, nel sito

di Aetos e Marmarospilia, e dal professore dell’ universita` di Ioannina

l'archeologo Ioannis Papadopulo nell’ Itaca settentrionale nel sito di Stavros e

alla «scuola d’ Omero», con risultati interessanti, senza pero` aver ancora

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

Page 55: Itaca Omerica

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ITACA OMERICA

trovato incontestabili impianti micenei o reperti che testimonino un centro

miceneo organizzato nell’ isola.

Un rapporto circostanziato e` stato presentato al sesto Congresso di tutte le

isole Ionie svoltosi a Zante nel 1997 dall' archeologo professore e accademico

Sporidona Iacovidi1. La sua opinione ha un certo peso a causa del suo grande

prestigio e della conoscenza specializzata che ha della civilta` micenea; circa la

presenza degli impianti micenei alle isole Ionie Spiridon Iacovidis dice in

particolare :

...H εξαγωγή και διατύπωση γενικών συμπερασμάτων με

βάση το υλικό αυτό δεν είναι ούτε εύκολη ούτε ασφαλής….

1. Σπυρίδων Ιακωβίδης, «Πρακτικά ΣΤ΄Πανιόνιου Συνέδριου», τομ. Α΄

Cent’ anni dopo i primi scavi fatti nelle isole Ionie per la localizazzione di

impianti micenei, la conclusione finale dell’ accademico e archeologo Spiridon

Iacovidi e` quasi uguale alla conclusione iniziale dell’ archeologo P. Cavadia,

pubblicato al volume Προϊστορική Αρχαιολογία , il quale sottolinea che : «

Ανασκαφαί γενόμεναι εν Ιθάκη δεν εβεβαίωσαν την εν τη νήσω ταύτη ύπαρξιν

μυκηναϊκου πολιτισμού. Ού εν Λευκάδι εγένοντο μυκηναϊκά ευρήματα ή

απεκαλύφθησαν κτίσματα οία τα χαρακτηρίζοντα τον εν Αργολίδι πολιτισμόν.

Τοιούτου πολιτισμού λείψανα ανεφάνησαν μόνον εν Κεφαλληνία».

Dopo la presentazione sintetica delle ricerche archeologiche negli ultimi 130

anni e senza neppur riferire circa le scoperte archeologiche piu`recenti nella

Cefalonia orientale, non c’ e` nessun dubbio che l’ isola con il maggior numero di

impianti micenei e` la grande, la boscosa, la piena di caverne, la ricca in acque e

territori fertili Cefalonia.

Dall’ altra parte l’ isola che porta il nome Itaca e` l’ isola vicina alla parte

orientale di Cefalonia. Questa denominazione l’ha dai tempi storici e la conserva

fino ai nostri giorni.

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

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ITACA OMERICA

Queste due ammissioni le teniamo come nota a pie` di pagina per la ricerca

che seguira` piu` tardi e saranno usati per la formulazione delle conclusioni alla

fine di questa ricerca.

Peraltro, sfortunatamente per i locali abitanti che ci tengono moltissimo

anche per motivi economici di richiamo turistico e residenziale, finora la zappa

archeologica non ha dato nessun reperto che dia la possibilita` di identificare

l'Itaca odierna con quella omerica.

Il reperto firmato nella caverna del Loiso in Itaca con l’ epigrafe ευχήν

Οδυσσei ha il suo valore per il tempio ove probabilmente era adorato anche

Ulisse nei tempi storici. Pero` tempi dedicati ad Ulisse o a Penelope li abbiamo in

Arcadia, in Thesprotia e in Evritania. Dunque questo reperto da solo non

dimostra l’ identita` dell’ Itaca omerica come anche di nessun luogo.

In questa fase dello studio sarebbe logico ipotizzare che il centro dell’ Itaca

omerica a causa dei molti impianti micenei sia nell’ isola di Cefalonia e di

conseguenza argomentare intorno a questa ipotesi.

Pero` noi seguiremo una strada differente. Dapprima dovremo dimostrare

se la geografia d’ Omero dei mari del Mediterraneo descrive luoghi esistenti e

con il giusto ordine di classificazione, come anche se l’ orientamento dei luoghi e

le rotte delle navi secondo la direzione dei venti e` nella posizione giusta in

relazione alla realta`. Dopodichè, passo per passo , ci sforzeremo di aumentare il

numero dei luoghi micenei che consideriamo come ancoraggi sicuri della

geografia micenea e che non sono messi in dubbio dalla maggioranza

schiacciante dei ricercatori, storici e archeloghi( per es. Zante, Elide, Thesprotia,

Etolia ecc.).

Alla fine del nostro studio con il metodo della sottrazione ci sforzeremo di

arrivare ad un'unico luogo suggerito come il centro dell’ Itaca omerica,

argomentando per questa scelta.

E` molto importante di poter ipotizzare l’ identificazione di un luogo,

sapendo che Omero conosce molto bene quello che descrive in altri casi relativi,

che han trovato piena conferma, dentro i limiti del mondo miceneo a noi noto,

mentre e` ben diverso ipotizzare l’ identificazione di un luogo della geografia

omerica quando sappiamo bene che Omero descrive altre cose come noi

constatiamo in realta`. Per esempio, se Omero dice che dopo il capo Malea si

trovano Kithira, la Cerigo dei Veneziani, ed al meridione di Kithira e` Creta,

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

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ITACA OMERICA

abbiamo un’ ordine giusto dei luogi ed Omero e` considerato attendibile. Se

pero` dice che al sud di Kithira c'è Egina o Zante, in tal caso abbiamo un poeta

che avendo la «licenza poetica» dice quello che vuole, e una ricerca di questo

tipo non ha senso.

Un’ argomentazione seria puo` in realta` essere espressa dopo che

constatiamo che la geografia d’ Omero ha fondamenti solidi e ogni calcolo si

fonda su un basamento stabile che ne garantisce l’ attendibilita`. Crediamo che

questa sia la unica metodologia giusta.

Andiamo dunque avanti alla terza fase di questo studio esaminando quanto

nel giusto sia Omero nei casi di correlazione di isole e di distanze, distanze e

tempi, orientamento e direzione dei venti, come anche quanto vicino alla realta`

siano gli aggettivi dei luoghi, isole e citta` che Omero menziona in Iliade e

Odissea e nell’ inno per l’ Apollo Pizio.

I risultati di questo studio, nel grado che verranno valutati positivamente ,

verranno confrontati con casi relativi e analoghi che riguardano Itaca.

CAPITOLO OTTAVO

VIAGGIANDO CON OMERO NEI MARI DEL

MEDITERRANEO

Omero descrivendo il viaggio di una nave nei mari del Mediterraneo ci da,

di solito semplici ma qualche volta anche complicate, lezioni di geografia ed

etnografia. Questi viaggi tratteggiano il mondo dell’ epoca micenea di allora,

quando Micenei, Cretesi, Fenici, Egiziani ed altri popoli hanno incrociato le loro

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ITACA OMERICA

rotte nei mari del Mediteranneo trasportando prodotti, persone e conoscenze in

un mondo dove il mare era l’ elemento coesivo.

Protagonisti in questa lotta perpetua con le onde si sono distinti i Micenei

che insieme a Cretesi e Fenici hanno gareggiato per la conquista dei porti

mercantili e dei mercati nel bacino del Mediteranneo.

Le loro navi nel periodo basso del rame sembra che abbiano navigato

anche nell'Atlantico con un relativa facilità ( Strabone , C 48).

Studiandο i testi d’ Omero constatiamo che un lungo viaggio marino per i

Micenei era molto piu` facile che per i marinai dei tempi storici, perche` le navi

di quell’ epoca cabotavano più che navigare in mare aperto, in άπειρον πόντο.

Omero ci ha descritto viaggi con lunghe distanze ed in mari burrascosi

dove compare una grande capacità dei Micenei nella navigazione. Usano con

grande disinvoltura le vele e dirigono le loro navi sfruttando il vento favorevole

e le correnti marine ( Οδ. μ 1, ι 80, ξ 254). Conoscono ottimamente con quale

vento possono dirigere il vascello a destinazione e possono definire la loro

posizione come anche la posizione di altri luoghi in base al sole, l’ est e l’ ovest, il

nord e il sud o la direzione dei venti ( Ιλ. Μ 237-249). La notte si orientano con

le stelle conoscendo molto bene il cielo stellato e l’ importanza che la stella

polare ha per la navigazione ( Οδ. ε 270-277).Conoscono anche i mutamenti del

sole e definiscono i luoghi che sono inseriti in una zona particolare in relazione

al movimento del sole ( Oδ. ο 404).

I marinai ed i viaggiatori quando viaggiano riconoscono ogni luogo con i

suoi segni distintivi ed alla vista di ogni paesaggio definiscono il luogo con l’

aggettivo che di solita lo accompagna, come per esempio:

Αυλίδα πετρήεσσαν ( Ιλ. Β 496).

Πολυτρηρωνά τε Θίσβην ( Ιλ. Β 502).

Πολυστάφυλον Αρίνην ( Ιλ. Β 507).

Αθήνας ευκτίμενον πτολίεθρον ( Ιλ. Β 546).

Άργος και Τίρυνθα τε τειχιόεσσαν ( Ιλ. Β 559).

Αμπελοέντ’ Επίδαυρον ( Ιλ. Β 561).

Μυκήνας ευκτιμένον πτολίεθρον ( Ιλ. Β 569).

Πολυχρύσοιο Μυκήνης ( Οδ. Γ 305)

Αιπεινήν Γονόεσσαν ( Ιλ. Β 573).

Ελίκην ευρείαν ( Ιλ. Β 575).

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ITACA OMERICA

Αρκαδίην υπο Κυλλήνης όρος ( Ιλ. Β 603).

Ορχομενόν πολύμηλον (Ιλ. Β 605).

Νήριτον εινοσίφυλλον ( Ιλ. Β 632).

Αιγίλιπα τρηχείαν ( Ιλ. Β 633).

Αργινόεντα Λύκαστον ( Ιλ. Β 647).

Κρήτην εκατόμπολιν ( Ιλ. Β 647).

Κρήτη γαία έστι μέσω ενί οίνοπι πόντω καλή και πίειρα, περίρρυτος

( Οδ. Τ 172-173).

Λακεδαίμων κοίλη και κητώεσσα ( Ιλ. Β 581).

Μαλειάων όρος αιπύ ( Οδ. Γ 287).

Πύλον ημαθόεντα ( Οδ.β 359).

Σάμος παιπαλόεσσα (Οδ. Δ 671).

Ζάκυνθος υλήεσσα ( Οδ. Ι 21).

Σούνιον το ιερόν ( Οδ. Γ 278).

Ιθώμην κλωμακόεσσαν ( Ιλ. Β 729).

Αστερίς πετρήεσσα ( Οδ. Δ 844).

Ιθάκη αμφίαλος , ευδείελος, κραναή (Οδ. Ι 21).

Δουλίχιον ποιήεν και πολύπηρον ( Οδ. Π 396). ecc.

Le rotte marittime del Mediteranneo erano strade conosciute, e le isole,

come anche le citta` sul mare che si trovavano nella rotta delle navi, erano i

luoghi piu` noti ed eponimi dell’ epoca preistorica.

Montagne ed acroteri utili per il riconoscimento della rotta giusta erano i

paletti di confine o i fari marittimi di quell’ epoca avendo un valore ed un’

utilita` particolare.

Il cavo di Malea, il capo Gerastos dell’ Eubea, il capo Mimas dell’ Asia

Minore, le alte cime del Taigetos che si vedono da tutti i lati del Pepoponneso,

Samotracia pur piccola con la montagna piu' alta di tutte le isole greche a parte

Creta e l'Eubea, che son le due isole maggiori della grecia, Lemno, Deli, Rodi,

Cipro, Creta, l’ isoletta Faros dell’ Egitto, il capo Sunio, il verdissimo monte

Pilio, Fees, Itaca con il εινοσίφυλλον Νirito,la vetta piu' alta delle isole ionie,

erano alcuni tra i luoghi conosciuti ed eponimi che ogni marinaio greco

dovrebbe necessariamente conoscere come punti di riferimenti stabili per i

viaggi mediterranei.

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ITACA OMERICA

Le rotte delle navi sono tracciate sopra questo basamento conosciuto, che

Omero usa per descriverci i viaggi marittimi d’ Ulisse, di Telemaco, di Nestore,

di Menelao, di Agamemnone, come anche di tutti gli altri eroi dell’ epoca

micenea.

Nell’ Odissea Omero ci descrive una serie di percorsi marittime facendo

riferimento a molte isole e luoghi costieri mentre la nave li costeggia, collocando

in fila ordinata un luogo dopo l’ altro in relazione alla direzione della nave. La

nave si muove di solito secondo la direzione del vento ed con velocita` analoghe

della sua intensita`. La velocita` media di una nave di quell’ epoca non supera di

solito le sei miglia.

I venti ad Omero sono quattri : βορέης ( nord), νότος ( sud), ζέφυρος

( ovest) e εύρος ( est) ( Οδ. ε 295). Nell’ anemologhio omerico il nord puo` essere

vento settentrionale, nord-occidentale o nord- orientale, la stessa cosa non e`

valida per gli altri tre venti.

L’ anemologio dei tempi classici non è conosciuto da Omero.

Per l’ osservazione e lo studio dei viaggi che il poeta ci descrive crediamo

opportuno registrare schematicamente i punti degli orientamenti, le

denominazioni e la direzione dei venti come riferiti nei testi d’ Omero.

In base a questo anemologio e i mutamenti del sole, l’ est e l’ ovest, l’ uso

delle stelle e della stella polare e sopratutto il corso del sole, i marinai micenei

determinavano con molta facilita` e sicurezza i punti cardinali e sfruttando

anche le correnti marine percorrevano i lungo e in largo i mari , non solo del

Mediteranneo ma anche dell’ oceano Atlantico, come il nostro studio intende

dimostrare.

Questo studio sforzera` di tener conto tutti i viaggi che Omero descrive

nell’ Iliade e nell’ Odissea , come anche nell’ inno di Apollo Pizio, registrando le

conclusioni positive o negative dal controllo dei percorsi marini, escludendo per

ora i viaggi che hanno relazione con la geografia dell’ Itaca omerica nello spazio

dello Ionio.

Le conclusioni di questo studio comparato costituiranno il primo indizio

per l’ esattezza delle descrizioni d’ Omero, se cioe` la geografia omerica e`

attendibile e quanto possiamo considerarla come una base per confermare l’

esattezza della geografia dell’ Itaca omerica e degli altri percorsi marini che

hanno come loro punto di riferimento l’ isola d’ Ulisse.

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ITACA OMERICA

Pilota e narratore sia Ulisse: crediamo che sia venuto il momento di

viaggiare insieme a lui nel primo percorso marino, quando ritornava con le sue

navi da Troia ad Itaca.

Percorso marino 1

Il viaggio del ritorno d’ Ulisse da Troia ad Itaca

Percorso : Troia – Tracia – Lotofaghi

Fermate : Troia- Ismaros di Traccia ( Chicones) – Capo Malea – Kithira -

Lotofaghi

Tempo : Troia – Tracia = compatibile

Tracia – Capo Maleas = 2 giorni

Kithira – Lotofaghi = 9 giorni

Venti : Nord - nord orientali potenti

Mare : agitato

Distanza : Troia – Ismaros di Traccia 30 miglia nautiche

Traccia – capo Maleas 120 miglia nautiche

Maleas – Lotofaghi ( Africa nord occidentale) circa 450 miglia

nautiche

Velocita` media : circa 5-6 miglia all’ ora

Ει δ’ άγε τοι και νόστον εμόν πολυκηδέ’ ενίσπω,

όν μοι Ζεύς εφέηκεν από Τροίηθεν ιόντι.

( Οδ. ι 37 – 86 )

Ulisse parte per Troia con vento favorevole ed arriva in Tracia, nel paese

dei Cicones, dove distrugge la citta` di Ismaro che era vicino alla odierna citta`

di Maronia. Omero non ritiene opportuno menzionarci il tempo. La modesta

distanza che separa Troia dalla Tracia viene descritta da Omero come un viaggio

assolutamente normale tra due luoghi geograficamente reali.

Nella seconda parte di questo viaggio Ulisse rocambolescamente parte

dalla Tracia e, con tempi che Omero non determina esattamente e facendo un’

interruzione del suo viaggio per due giorni a causa del mare agitato, doppia capo

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ITACA OMERICA

Malea al terzo giorno con un vento settentrionale favorevole e forte. Il luogo

geografico seguente sarà Kithira. Le navi spinte dal vento settentrionale forte

non possono dirigersi al nord dove si trova Itaca e si dirigono verso sud

navigando in mare aperto per nove giorni dentro il mare tempestoso del

Mediteranneo, per arrivare al decimo giorno nel paese dei Lotofaghi (coste dell’

Africa nordoccidentale).

Il paese dei Lotofaghi e il tempo del corso delle navi non costituiscono

termini di paragone, perche` le navi si dirigono verso una rotta senza

orientamento e destinazione, spinte dai venti e non dalla volonta` dei loro piloti.

L’ ordine dei luoghi geografici Tracia – acroterio Maleas – Kithira –

Lotofaghi , con vento forte, nord-nordorientale, e` assolutamente nella norma.

Omero sa che dopo il capo Maleas il successivo luogo esistente e`appunto

Citèra, e non per esempio Zante, e che da li` con un vento favorevole cambiando

direzione la nave va verso Itaca, ma con un forte vento settentrionale si va

invece verso il sud.

Conclusione :

Fedelta` assoluta nell’ alternanza dei luoghi geografici secondo la rotta

della nave e la direzione dei venti.

Percorso marino 2

Il viaggio del ritorno di Nestor da Troia

Percorso : Troia – Lesbo – Eubea – Pilo

Fermate : Troia – Tenedo – Lesbo - Chio – Psara` -

Acroterio Gerestos Evias – Argo – Pilo

Tempo : Troia – Tenedo = compatibile

Tenedo – Lesbo = compatibile

Lesbo – Eubea = un giorno

Eubea – Argo = compatibile

Argo – Pilo = compatibile

Tenedo – Argo = 3 giorni

Venti : Favorevoli

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ITACA OMERICA

Mare : Tempestoso

Distanza : Troia – Tenedo = 10 miglia nautiche

Tenedo – Lesbo = 35 miglia nautiche

Lesbo – Eubea = 85 miglia nautiche

Eubea – Argo = 110 miglia nautiche

Argo – Pilo = 170 migli nautiche

Tenedo – Eubea = 120 miglia nautiche

Velocita` media : 5,5 – 6 miglia all’ ora

Ηώθεν δ’ οι νέας έλκομεν εις άλα δίαν

κτήματα τ’ εντιθέμεσθα βαθυζώνους τε γυναίκας.

( Οδ. γ 153 – 185 )

Ogni commento su questo viaggio crediamo che sottovaluti il testo con la

splendida descrizione di Omero. La descrizione del viaggio del ritorno di Nestore

da Troia a Pilo non potrebbe realmente essere piu` dettagliata e precisa.

Una mappa moderna con indicati i luoghi che Omero descrive e la rotta

delle navi non sarenne potuta esser più precisa.

La questione grande che si pone a questo punto è come conosce Omero che il

percorso Lesbo – Eubea interseca il Mare Egeo a meta`? Come era possibile

conoscere in quell’ epoca un simile dettaglio che al tempo stesso è la verita`?

Questa informazione la puo` menzionare un poeta senza una conoscenza ottima

dell’ Egeo ?

Il viaggio del ritorno di Nestore da Pilo non lascia nessun dubbio che

Omero conosce molto di piu` di quello che conoscevamo noi prima della fioritura

della cartografia all’ inizio del 15o secolo.

Conclusione :

Fedelta` assoluta nell’ alternanza dei luoghi.

Conoscenza ottima dell’ Egeo e delle sue molte isole.

Conoscenza ottima della direzione dei venti per navigazioni dal nord al sud e dal

sud al nord.

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ITACA OMERICA

Compatibilita` impressionante del tempo della navigazione in rapporto alla

distanza ( Tenedo – Eubea velocita` media circa 5 miglia all’ ora ).

Percorso marino 3

A. (Falsi)viaggi d’ Ulisse da Creta ad Egitto e da Egitto a Fenice e Libia via

Creta.

Ulisse mentito descrive due viaggi, uno da Creta all' Egitto ed uno dall'

Egitto alla Fenicia ed in seguito alla Libia sorpassando da distanza Creta.

Percorso 1 : Creta – Egitto ( Οδ. ξ 245-258)

Fermate : Creta – Egitto ( fiume Nilo )

Tempo : Creta – Egitto = 4 giorni, arrivo al quinto giorno

Venti : Nord favorevoli – nord occidentali

Mare : Agitato con correnti marine forti

Distanza : Creta – Egitto circa 500 miglia

Velocita` media : Circa 5,5 miglia all’ ora

Αυτάρ έπειτα

Αιγυπτόνδε με θυμός ανώγει ναυτίλλεσθαι,

νήας εύ στείλαντα συν αντίθεοις ετάροισιν.

( Οδ. ξ 245 – 258, 285 – 317 )

Nel primo viaggio Ulisse con vento nord-nordoccidentale , sfruttando le

correnti marine, guida la nave da Creta all' Egitto percorrendo una distanza di

circa 500 miglia in quattro giorni , cioe` la nave viaggia con media oraria di circa

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ITACA OMERICA

5 miglia all’ ora, velocita` che sappiamo essere assolutamente compatibile per le

navi di quell’ epoca.

Qui Omero non solo conosce la relazione piu` ideale tra distanza – tempo e

velocita` della nave, ma anche ci informa sulle correnti marine che i marinai

conoscevano e sfruttavano per aiutare la loro navigazione.

Conclusione :

Fedelta` assoluta nell’ alternanza dei luoghi.

Esattezza impressionante che conferma la relazione ideale tra distanza – tempo e

velocita`.

Conoscenza ottima della direzione giusta del vento in relazione alla direzione

della nave.

Percorso 2 : Egitto – Fenicia – Libia ( Οδ. ξ 285-317)

Fermate : Egitto – Fenicia – Creta – Libia – Thesprotia

Tempo : Egitto – Fenicia = compatibile

Fenicia – Creta = compatibile

Creta – Thesprozia = 9 giorni

Venti : Favorevoli, nord – nordorientali potenti

Mare : Agitato, alla fine del viaggio tempestoso

Distanza : Egitto – Fenicia = Fenicia – Creta = 400 miglia

Creta – Thesprozia = 350 miglia

Velocita` media : Compatibile, velocita` del naufragio 2,5 miglia all’ ora

Ένθα μέν επταετές μένον αυτόθι, πολλά δ΄άγειρα

Χρήματ’ αν’ Αιγυπτίους άνδρας , δίδοσιν γάρ άπαντες.

( Οδ. ξ 285 – 317 )

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ITACA OMERICA

Nel secondo viaggio con vento nordorientale la nave parte dalla Fenicia e

viaggia con direzione ovest per la Libia passando per il mare aperto di Creta,

dove fa naufragio a causa della forte tempesta.

La rotta della nave dalla Fenicia a Creta e Libia con vento nordorientale e`

assolutamente giusta come anche l’ alternanza dei luoghi. I nove giorni e notti

che son trascorsi finchè le onde hanno deposto Ulisse sulle spiagge della

Thesprozia e` un tempo corrispondente alla velocita` di un pezzo di legno alla

deriva condotto solo dalle correnti marine e dall’ intensita` dei venti, coprendo

una distanza di 350 miglia con velocita` media 2,5 migli all’ ora.

Conclusione :

Fedelta` assoluta all’ alternanza dei luoghi.

Conoscenza ottima della direzione giusta della nave in relazione alla direzione

del vento.

B. ( Falso ) viaggio d’ Ulisse da capo Malea a Creta e da Creta verso Troia.

Percorso : Itaca – capo Maleas – Creta

Creta – Troia

Fermate : Capo Maleas – Amnissos di Creta – Troia

Venti : Capo Maleas – Creta : nord forti

Creta – Troia : sud favorevoli

Mare : Agitato

Την δ’ απαμειβόμενης προσέφη πολύμητις Οδυσσεύς

ώ γύναι αιδοίη Λαερτιάδω Οδυσήος,

ουκέτ’ απολλήξεις τον εμόν γόνον εξξερέουσα.

( Οδ. τ 164 – 207 )

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ITACA OMERICA

Ulisse con il pseudonimo Ethon, mentendo questa volta a Penelope, le dice

che ha incontrato Ulisse a Creta, perche` dopo esser partito da Itaca con

destinazione Troia, all’ acroterio Maleas dei venti forti del nord lo spinsero verso

Creta, dove dovette ormeggiare le sue navi per dodici giorni aspettando nella

cita` di Amnisso i venti del sud, mentre ci informa anche che il porto della citta`

era molto pericoloso, come in realtà è. Tanto le informazioni per la posizione di

Creta, che cioe` e` μέσω ενί οίνοπι πόντω (nel mezzo del Mediterraneo), quanto le

informazioni che ci trasporta per le novanta citta` e i cinque tribu` che abitavano

la καλήν, πίειραν, περίρρυτον Κρήτην, cioe` gli Achei, gli Eteocrites, i Chidoni, i

Dori e i Pelasgi, non ci lasciano nessun dubbio che Omero non solo conosce molto

bene la posizione e la geomorfologia di Creta, ma anche ci fornisce l’

informazione che a Creta nel 1250 A.C. abitavano già anche i Dori!

Superfluo commentare questa informazione preziosa e degna di ricerca così

come le altre importanti informazioni sulla rotta delle navi con vento nord da

capo Maleas verso Creta e l’ informazione che le navi per dirigersi da Creta a

Troia aspettavano per dodici giorni l’ arrivo di un vento favorevole. La

geomorfologia dell’ Isola di Creta, in comparazione anche con le informazioni

che ci da` Omero per il viaggio di Menelao per Creta e Egitto, confermano la

conoscenza ottima di Omero circa la posizione, la geografia, l’ etnologia e la

geomorfologia dell’ isola di Creta nel bacino del Mediterraneo.

Conclusione :

Fedelta` assoluta nell’ alternanza dei luoghi: Itaca – capo Maleas – Creta con

vento del nord come anche e nell’ alternanza dei luoghi Creta – Troia con vento

del sud favorevole. Conoscenza ottima delle particolarita` geomorfologiche e

etnologiche di Creta e della sua posizione nel bacino del Mediterraneo.

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ITACA OMERICA

Percorso marino 4

Il viaggio del ritorno di Menelao da Troia a Sparta e la dispersione della flotta

verso Creta e Egitto.

Percorso 1 : Troia – Egitto ( Οδ. γ 276-302)

Fermate : Troia – Sunio – capo Maleas – Festos di Creta – Egitto

Tempo : compatibile

Venti : Troia – capo Maleas – Creta = Nord forti

Mar cretese – Festos = sud

Creta – Egitto = nord- nordoccidentali forti

Mare : tempestoso

Distanza : Troia – capo Maleas – Creta ( Festos ) = 400 miglia

Creta (Festos ) – Egitto = circa 500 miglia

Velocita` media : compatibile ( circa 5,5 miglia all’ ora )

Ημείς μέν γάρ άμα πλέομεν Τροίηθεν ιόντες,

Ατρείδης και εγώ, φίλα ειδότες αλλήλοισιν.

( Οδ. γ 276-302)

Il viaggio di Menelao da Troia all' Egitto e` ancora un viaggio di descrizione

meravigliosa da Omero simile alla descrizione del viaggio di Nestora da Troia a

Pilo.

Le navi partono da Troia con un vento favorevole, doppiano capo Sunio

presso Atene, dove si erge il tempio di Poseidone (che pochi si accorgono essere

uno dei 3 vertici di un perfetto triangolo equilatero insieme al Partenone ed al

tempio di Egina) e in seguito si dirigono al sud verso il capo Maleas nel

Peloponeso. Il forte vento nord- nordoccidentale spinge le navi a sud,

disperdendo la flotta di Menelao, mandando alcune navi verso Creta ed altre

verso Egitto. Dopo peripezie varie i venti del sud spingono la maggior parte delle

navi al porto di Festo, all’ estremita` di Gortinos, ove i Romani porranno la loro

capitale dopo la conquicsta da parte del generale Metello, dove c’e` uno scoglio

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ITACA OMERICA

liscio ed alto. Menelao non puo` seguire il resto della flotta ed arriva in Egitto,

dove effettuera` quei viaggi strani in di Oriente di cui ci parla lui stesso anche a

δ 81-85 dell’ Od issea.

La conoscenza d’ Omero per il porto di Festo e lo scoglio liscio di fronte e`

assolutamente giusta, fotografica possiamo dire in relazione alla realta` odierna.

Conclusione :

Fedelta` assoluta nell’ alternanza dei luoghi ( Troia – Sunio – capo Maleas –

Creta – Egitto) con vento nord- nord occidentale.

Conoscenza ottima dei mari cretese e libico come anche del porto di Festo e dei

venti del sud necesssari per l’ avvicinamento delle navi alla costa cretese

meridionale.

Percorso 2A : Egitto – Fenicia– Cipro ( Οδ. δ 78-93)

Percorso 2B : Egitto – Libia

Percorso 2Γ : Egitto – Ethiopes – Sidonii – Eremvi

Tempo : compatibile

Venti : propizii

Distanza :

Percorso 2A : 900 migli

Percorso 2B: indeterminata

Percorso 2Γ : indeterminata

Velocita` media : compatibile

Τέκνα φίλ’ , ή τοι Ζηνί οθκ αν τις έριζοι,

Αθάνατοι γάρ του γε δόμοι και κτήματ’ εάσσιν.

( Οδ. δ 78 – 93 )

Nella seconda parte di questa descrizione Omero ci parla di una serie di

viaggi che Menelao con punto di partenza l'Egitto intraprende ai limiti del

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ITACA OMERICA

mondo miceneo verso l' Oriente sconosciuto. L’ alternanza dei luoghi Cipro –

Fenicia – Egitto e` assolutamente giusta come anche la direzione della nave. La

relazione tra Egitto – Ethiopon – Sidonion – Eremvon e` ancora non chiarita

come anche resta non chiaro lo scopo di questi percorsi marini esplorativi. Forse

Omero tramite questi viaggi marini di Menelao ci fa arrivare delle informazione

sulle rotte sconosciute delle missioni esplorative verso l'Oriente.

Al momento questa questione non ci preoccupera`, dovendo esaminare l’

esattezza delle informazioni di Omero nell'ambito del mondo miceneo

conosciuto a tutti noi. Il mondo sconosciuto d’ Omero e l’ esattezza delle sue

informazioni e` parte di un altro studio che ci occupera` nel futuro.

La relazione tra Egitto – Libia e` anche assolutamente giusta.

Conclusione è che riguardo al mondo d’ Omero a noi conosciuto il poeta

presenta una fedelta` assoluta nell’ alternanza dei luoghi e una conoscenza

ottima della direzione giusta del vento in relazione alla direzione della nave.

Percorso marino 5

A. Il viaggio della dea Iride da monte Olimpo a Samotraccia ed a Imvro

Percorso: Olimpia – Samo – Imvros

Tempo: compatibile

Distanza: 150 miglia nautiche

Ως έφατ΄, ώρτο δε Ίρις αελλόπος αγγελέουσα,

Μεσσηγύς δε Σάμου τε και Ίμβρου παιπαλοέσσης

La dea Iride parte da Olimpia per trasportare il messaggio di Zeus alla dea

Theti , che abita in una caverna marina tra Samotracia e Imvro. La posizione e

la relazione delle due isole e` espressa in modo corretto. Queste due isole dell’

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Page 71: Itaca Omerica

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ITACA OMERICA

Egeo settentrionale formano un gruppo di isole assolutamente armonizzato sia

per la geografia omerica sia per la realta` geografica odierna.

Conclusione : conoscenza ottima delle isole dell’ Egeo settentrionale e della

relazione e interdipendenza tra loro.

B. Il viaggio della dea Iride dal monte Olimpo al monte Ida di Troia

Percorso: Olimpo – Ida di Troia

Fermate: Olimpo – Pieria – Imathia –Tracia – Penisola di Athos – Lemno –

Imvros – Monte Ida

Distanza : 200 miglia nautiche

Η μέν έβη προς δώμα Διός Θυγάτηρ Αφροδίτη

( Ιλ. Ξ 225 – 230 )

Αυτάρ επεί ρ’ ομοσέν τε τελεύτησαν τε τον όρκον

( Ιλ. Ξ 280 – 293 )

La dea lascia le vette di Olimpo che sono a Pieria e passando da Imathia (

zona costiera di Macedonia ) vola sopra le montagne coperte di neve della Tracia

e dopo aver sorpassato la penisola del Monte Athos atterra sulle isole di Limnos

ed Imvros. Da li, volando sopra l’ Egeo settentrionale, arriva alle cima del monte

Ida di Troia.

La serie della successione dei luoghi Olimpo – Pieria – Imathia – Tracia –

Athos – Limnos – Imvros- monte Ida e` assolutamente nell’ ordine giusta e

registra con esattezza assoluta le geografia della Grecia settentrionale.

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ITACA OMERICA

Conclusione : Omero ha una conoscenza ottima dei luoghi geografici della

Grecia settentrionale e registra con esattezza assoluta la loro successione.

Percorso marino 6

Il viaggio del ritorno di Agamennone da Troia al palazzo reale di Thiesti

( Micene ?)

Percorso : Troia – Palazzo reale di Thiesti ( Micene?)

Fermate : Troia – Eubea – Capo Maleas – Micene ?

Tempo : compatibile

Venti : nord forti

Mare : agitato

Distanza : 250 miglia nautiche

Velocita` media : compatibile

Σός δε που έκφυγε κήρας αδέλφεος ηδ’ υπάλυξεν

Εν νηυσί γλαφύρησι , σάωσε δε πότνια Ήρη.

( Οδ. δ 512 – 537 )

A prima vista sembra che il viaggio e` veramente la grande eccezione alla

identificazione finora perfetta dei luoghi che Omero descrive nello spazio dell’

Egeo, come anche in tutto il Mediterraneo centrale ed orientale ( con eccezione

lo spazio del Ionio per cui segue un riferimento speciale ), con la geografia dei

tempi storici.

Non ci vuole molto per stupirsi che Agamemnone, andando a Micene con

vento favorevole veleggi al punto piu` meridionale di Peloponeso, al capo

Maleas !

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Page 73: Itaca Omerica

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ITACA OMERICA

Per quale ragione il comandante supremo si trova almeno a 60 miglia

nautiche piu` a meridione di Argos, dove teoricamente era Micene? Ha perso la

strada e si e` trovato al punto piu` meridione del Peloponeso spinto dalla

tempesta che l’ ha investito in Eubea? Anche se le cose fossero cosi`, perche`

Omero non ci descrive il suo sforzo di ritornare da capo Maleas e di trovarsi di

nuovo in rotta con direzione nord? O forse molto bene per Omero si trova li` - e

quindi due cose possono succedere:

a. Omero ( cosa improbabile ) forse non sa dove si trovasse esattamente Micene,

e quindi finalmente possiamo denigrarlo, un Omero talmente ignorante di

geografia da non conoscere l'ubicazione della capitale del comandante

supremo dei greci nonchè centro del mondo miceneo!

b. Omero conosce esattamente quello che descrive, così come aveva conoscenza

assoluta dei luoghi e dei posti geografici dei precedenti viaggi marini.

Per il secondo caso possono essere espresse due punti di vista dominanti:

1. La flotta di Agamemnone non si dirige a Micene, ma come ci descrive

Omero alla zona dove si trovano i palazzi reali di Thiesti, in cui

Egisto aveva trasportato Clitemnestra ( Oδ. γ 272) ed i quali

dovevano essere collocati fuori dello spazio di Micene e molto

possibilmente nel Peloponneso sudorientale.

2. La flotta di Agamemnone veleggiando a Malea si dirige per Micene,

che pero` in questo caso non dovrà trovarsi nel Peloponeso nord

orientale ma nella sua parte sud orientale.

Di questo argomento si sono occupati ogni tanto scienzati e ricercatori

eccellenti, ultimamente e` stato pubblicato il libro del Dottore di Storia Evagelliu

Pantasi con il titolo Ομηρική Γεωγραφία και Ομηρική Εποχή ΄ ο εξομηρισμός της

αρχαίας Ελλάδας και το πρόβλημα των Μυκηνών.

Νoi, anche se concepiamo che questi versi creano realmente problemi

complessi intorno alla geografia omerica e le problematizzazioni di E. Pantasi

sono anche le nostre, non tenteremo in questa fase dello studio di approfondire

oltre questa questione contestata per non coinvolgerci inopportunatamente col

problema della geografia omerica tanto del Peloponeso quanto d’ Itaca.

Come abbiamo riferito all’ inizio di questo capitolo, ci limiteremo di

analizzare qui solo i viaggi che hanno come punto di riferimento o fermata ogni

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

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ITACA OMERICA

luogo fuori d’ Itaca e generalmente lo spazio dello Ionio ( la geografia omerica

dello Ionio sara` argomento di un’ analisi dettagliata al seguito di questo studio).

Aspettando dunque l’ analisi degli altri percorsi marini nello Ionio, dove

realmente c'è un grande interesse a vedere cosa succede, noi accettiamo

temporaneamente il viaggio di Agamennone come un viaggio che deve essere

giudicato alla fine di questo studio insieme agli altri viaggi che Omero descrive

nello Ionio. Pero` ora possiamo trarre le prime conclusioni relative ai percorsi

marini.

Conclusione generale :

Omero in tutti i viaggi che descrive eccetto il viaggio del ritorno di Agamemnone

da Troia a Micene (o altra sua destinaziione) era corretto :

Nell’ alternanza dei luoghi omerici secondo la rotta delle navi.

1. Troia – Ismaros di Tracia – Capo Maleas –Citera – Africa settentrionale

2. Troia – Tenedo – Lesbo – Chio – Psara` - Capo Gerastos di Eubea – Argo

– Pilo

3. Creta – Egitto

4. Egitto – Fenicia– Creta –Libia – Thesprotia

5. Troia – Sunio – Capo Malea – Festos di Creta – Egitto

6. Egitto – Fenicia – Cipro

7. Egitto – Libia

8. Olimpo – Samothraccia – Imvro

9. Olimpo – Pieria – Imathia – Thraccia – Penisola di Athos – Limnos –

Imvros – monte Troada

10. Troia – capo Sunio – Capo Maleas

Nella compatibilita` della relazione tra distanza, tempo e velocita` delle navi.

Per esempio il percorso Creta – Egitto di distanza circa 500 migli si copre in

tempo di quattro giorni che ci da` velocita` media 5,5 migli all’ ora, cioe` la

velocita` media all’ ora di una nave di quell’ epoca. La stessa coerenza è presente

in tutti i viaggi dove Omero ci da` il tempo della navigazione e le velocita` delle

navi oscillano tra 6-4,5 migli all’ ora in relazione all’ intensita` del vento.

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Page 75: Itaca Omerica

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ITACA OMERICA

Nella conoscenza della direzione giusta del vento in relazione alla direzione

delle navi. Omero ci descrive il movimento delle navi verso i quattro punti

cardinali , secondo la direzione dei venti, conoscendo molto bene la rotta in

relazione al vento e al porto di destino.

Nella conoscenza dell’ Egeo e delle isole che si trovano disseminate nel

tragitto.

Iniziando dall’ Egeo settentrionale Omero ci descrive con fedelta` completa l’

alternanza delle isole di Samothracia, Imvro, Limno, Tenedo, Lesbo, Chio,

Psara`, Eubea, Kea, Citèra ecc., sapendo anche che la linea immaginaria che

comincia da Lesbo e finisce a Eubea divide l’ Egeo a meta` !

Nella conoscenza dell’ uso dei venti, dei punti cardinali, delle stelle e dei

mutamenti del sole per la definizione corretta della rotta delle navi.

L’ anemologio omerico in combinazione ai quattro punti cardinali copre

sufficientemente le necessita` dell’ orientamento di un marinaio di quell’ epoca e

da la sensazione dello spazio che lo circonda. L’ osservazione del movimento del

sole durante la mattina, del cielo stellato durante la notte, come anche la

conoscenza della posizione delle stelle fisse, dei mutamenti del sole e delle

correnti marine lo aiutano a tracciare la rotta giusta e a dirigere la nave alla loro

destinazione.

Riassunto sintettico della geografia omerica nel Mediterraneo orientale

Viaggiando con Omero sui mari del Mediterraneo orientale abbiamo

conosciuto il Ponto Icario(Β 145), il Ponto Thriichio( Ψ 230), il Ponto Melana( Ω

79), l’ Ellesponto( Η 86, Ω 545 , Β 845 , Ι 360) ed in generale il Ponto Apiron,

cioe` il Mar Egeo e tutto il Mediterraneo( A 350).

Con piloti e narratori quali Ulisse, Nestore e Menelao siamo passati per

luoghi che fin dall epoca del rame continuano ad avere lo stesso nome e lo stesso

valore diacronico e la stessa utilita`.

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Page 76: Itaca Omerica

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ITACA OMERICA

Non e` fortuito il fatto che la base della geografia omerica e gli ancoraggi

piu` sicuri hanno a che vedere con i capi, i monti, i fiumi grandi e le isole che si

trovano sulle rotte delle navi in lungo e in largo per il Mediterraneo.

Non e` cambiato niente da quell’ epoca. Le isole dell’ Egeo e del

Mediterraneo orientale restano li per migliaia di anni con gli stessi nomi stabiliti

nella memoria e nei testi delle generazioni che si sono succedute.

Η Ίμβρος η παιπαλόεσσα ( Ν 33, Ξ 281, Ω 753, Ω 78)

Η Σάμος η θρηϊκίη ( Σαμοθράκη) , η παιπαλόεσσα και υλήεσσα ( Ω 78, Ω

753)

Η Λήμνος η αμιχθαλόεσσα και ευκτιμένη ( Ω 753, Α 593, θ 301, Ξ 281)

Η Τένεδος ( Α 38, Λ 625, γ 159, Ν 33)

Η Ψυρίη ( Ψαρά ) ( γ 171)

Η Λέσβος η ευκτιμένη ( δ 342, Ω 544)

Η Χίος η παιπαλόεσσα ( γ 170)

Οι Κάλυνδαι νήσοι( Κάλυμνος) ( Β 677)

Η Κώς η ευναιομένη και ευρύπυλος ( Ξ 255, Β 677, Ο 28)

Η Κάσος ( Β 676)

Η Κράπαθος ( Κάρπαθος ) ( Β 676)

Η Νίσυρος ( Β 676)

Η Σύμη ( Β 671)

Η Πόδος ( Β 654, Β 667)

Τα Κύθηρα ( Ο 432, ι 81)

Η Αίγινα ( Β 562)

Η Σαλαμίς ( Η 199)

Η Εύβοια η ιερή ( Β 535), η 321, γ 174)

Η Σκύρος η αιπεία ( Τα 326, λ 509)

Η Δήλος ( ζ 162)

Η Κρήτη η ευρεία, η περίρρυτος, η εκατόμπολις, η καλή και πίειρα ( τ 172,B

649, ξ 199, π 61, τα 186)

Η Κύπρος ( δ 83)

Η Φάπος ( της Αιγύπτου) ( δ 355)

Dai monti :

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ITACA OMERICA

Ο Όλυμπος ( Ξ 225, λ 315, Ε 404, ζ 240, Β 30 κ.τ.λ.)

Η Όσσα ( Κίσσαβος) ( λ 315)

Το Πήλιον το εινοσίφυλλον ( Β 757, Π 144, λ 315)

Ο Τίτανος ( Β 735)

Ο Αθόως ( Άθως ) ( Ξ 229)

Ο Πάρνησός ( Παρνασσός ) ( τα 432, τα 394)

Ο Ευρύμανθος ( ζ 103)

Η Κυλλήνη ( Β 603, ω 1)

Ο Ταϋγετός ( ζ 103)

Η Πλάκος ( Ζ 396, Ζ 425)

Η Ίδη ( Μ 19, Ψ 117, Ξ 293)

Η Πράμνη Ικαρίας ( Λ 639, κ 235)

Το Φθιρών ( όρος Καρίας ) ( Β 868)

Dai capi :

Ο Γέραστος Ευβοίας ( κάβο Μαντίλι) ( γ 177)

Το Σούνιον το ιερόν ( γ 278)

Η Μάλεια ( Μαλέας ) ( ι 80, γ 287, δ 514)

Ο Μίμας ( Μικράς Ασίας) ( γ 172)

Το Λέκτον ( Ξ 284)

Dai fiumi:

Ο Αξιός ( Φ 141, Β 489, Φ 157)

Ο Πηνειός ( Β 752)

Ο Ενιπεύς ( λ 238)

Ο Τιταρησσός ( Σαρανταπόρος) ( Β 751)

Ο Σπερχειός ( Π 174, Π 176, Ψ 142)

Ο Βοάγριος ( Β 533)

Ο Κηφισσός ( Μαυρονερι) ( Β 522)

Ο Ασωπός ( Δ 383)

Ο Ιαρδανός ( ποταμός Κίρκης ) ( γ 292)

Ο Αίσηπος ( ποταμός Φρυγίας) ( Μ 21, Β 825)

Ο Κάρησσος ( ποταμός Μυσίας) (Μ 20)

Ο Γρηνικός ( Γρανικός ποταμός Τροίας) ( Μ 21)

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ITACA OMERICA

Ο Ρήσος ( ποταμός Τροίας) ( Μ 20)

Ο Σατνιόεις ( ποταμός Μυσίας) ( Ξ 445, Φ 87, Ζ 34)

Ο Σαγγάριος ( ποταμός Φρυγίας) ( Γ 187, Π 719)

Ο Παρθένιος ( ποταμός Παφλαγονίας και Βιθυνίας) ( Β 854)

Ο Επτάσπορος ( μικρός ποταμός Μυσίας) ( Μ 20)

Ο Ρόδιος ( ποταμός Τροίας) (Μ 22)

Ο Σκάμανδρος ( ποταμός Τροίας) ( γ 74, Ξ 434)

Ο Σιμόεις ( ποταμός Τροίας) ( Μ 22)

Ο Σελλήεις ( ποταμός Τροίας) ( Μ 97, Β 839)

Ο Μαίανδρος ( ποταμός Καρίας) ( Β 869)

Ο Αχελώιος ( ποταμός Φρυγίας) ( Ω 616)

O Kαλύστριος ( ποταμός Λυδίας και Ιωνίας) ( Β 461)

Ο Έρμος ( ποταμός Λυδίας και Ιωνίας) ( Υ 392)

Ο Ύλλος ( ποταμός Ιωνίας) ( Υ 392)

Ο Ξάνθος ( ποταμός Λυκίας, Β 877 και ποταμός Τροίας, Ξ 434)

Ο Αίγυπτος ( Νείλος Αιγύπτου) ( γ 300, δ 355)

Questa e` l’ imagine dell’ epoca micenea, con i nomi delle isole, dei fiumi, dei

mari, delle monti e dei capi che ci riporta Omero per il Mediterraneo orientale,

separandola dal Mediterraneo occidentale con un asse verticale immaginario che

passa dal capo Tenaro.

In relta`, che cosa e` cambiato da allora fin oggi ?

Come anche voi avete constatato non e` cambiato niente da allora. Quello

che sicuramente e`cambiato sono le posizioni delle citta` ed nomi che

volutamentr non abbiamo ancorariferito.

Le citta` dell’ epoca bassa del rame e` ormai confermato che per la maggior

parte si siano spostate piu` tardi all’ interno delle zone dove erano costruite o

ancora in altre posizioni molto lontane a causa del pericolo della pirateria

crescente e soprattutto dei rimescolamenti causati dalle migrazioni dei popoli e il

cambiamento della struttura delle societa` locali durante i cosidetti secoli bui.

Per questa ragione abbiamo evitato di menzionare in questo studio le

posizioni possibili ed i nomi delle citta` dell’ epoca micenea. Questo e` un compito

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

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ITACA OMERICA

polisemantico da una parte, ma lungo, faticoso e difficile nascondendo molte

trappole e sorprese, cui solo gli scavi possomo dar chiarezza.

L’ immagine sintetica della geografia omerica si completera` con la

descrizione delle isole, dei luoghi, delle monti, dei capi e dei mari del

Mediterraneo occidentale e centrale alla fine della fase del nostro studio con

argomento la geografia dell’ Itaca omerica.

Avendo come eredita` l’ informazione che abbiamo avuto prima dentro il

cammino breve, mitologico, storicogeografico e archeologico nel regno d’ Ulisse,

e` arrivato il momento con il vento propizio del sud di doppiare il capo Malea e

Tenaro lasciando la nave d’ Ulisse a guidarci nel mar Ionio, li` dove si dice che

Omero conosceva poco della posizione reale delle isole e della geografia d’ Itaca

d’ Ulisse.

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ITACA OMERICA

CAPITOLO NONO

LA GEOGRAFIA DELL’ ITACA OMERICA

Prima di cominciare la parte presente determinante del nostro studio, e`

importante sottolineare che i cicli mitologici che si focalizzano nello spazio della

Grecia occidentale fotografano centri micenei esistenti e conosciuti dei quali uno

continua ad essere il grande mal di testa della comunita` scientifica, e questo non

e` altro che l’ Itaca omerica, il regno isolano d’ Ulisse che come e` noto , era la

situazione ereditata da quello stato un tempo potente di Pterelao, re dei Tafii e

dei Tilevoi.

Il re dell’ Itaca omerica e` descritto da Omero al «catalogo delle navi» dell’

Iliade ( B 631) :

Αυτάρ Οδυσσεύς ήγε Κεφαλλήνας μεγαθύμους,

οί ρ’ Ιθάκην είχον και Νήριτον εινοσίφυλλον.

Ulisse, come abbiamo riferito prima, e` re, il quale attrae l’ origine da una

stirpe eponima, che partecipa a quasi tutti i momenti importanti dell’ epoca

micenea, cioe` alla battaglia contro i Tilevoes, alle spedizioni degli Argonauti,

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ITACA OMERICA

alla caccia della cinghiale caledone, ai pretendenti della bella Elena, alla guerra

troiana ecc.( cfr.le liste relative).

A. La geomorfologia e la topografia dell’ Itaca omerica

Itaca, il luogo d’ origine d’ Ulisse, e` una zona molto conosciuta secondo

Omero e particalormente lo è a tutti quelli che viaggiano dall’ Oriente e si

dirigono verso l’ Occidente «con la foschia fitta». E` νήπιος ( sciocco) chi non la

conosce ( Οδ. ν 237-241, ν 248-249):

Νήπιος εις, ως ξείν’ η τηλόθεν ειλήλουθας

Se questa dunque è l'Itaca che Omero considera sciocco chi non conosce e

la cui fama e` arrivata fino a Troia, uno si domanda se e` mai possibile che

Omero dedichi un’ intera opera per un re immaginario di un centro miceneo

inesistente, descrivendo nello stesso tempo con ogni dettaglio i confini, la

fisionomia, i frutti della terra e la topografia di questo luogo insieme con

tantissime informazioni specializzate ( peraltro conosciamo il rispetto assoluto

che avevano i greci antichi per Omero e la verita` delle sue informazioni,

specialmente quelli che erano piu` vicini a lui, del periodo classico).

Se raccogliamo le informazioni di Omero sull’ Itaca omerica constateremo

con sorpresa che descrizione piu` completa e piena di un luogo non si potrebbe

mai trovare. Una cosa che conferma la nostra affermazione e` che Itaca e`

descritta da Omero con otto aggettivi distintivi – determinati e tre aggettivi

qualificativi !

Itaca e` dunque caratterizzata come :

1. αμφίαλος ( α 386, α 394 , α 401, β 292, φ 251)

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

Page 82: Itaca Omerica

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ITACA OMERICA

2. ευδείελος ( β 167, ξ 344, ι 21)

3. εϋκτιμένη ( χ 52)

4. κραναή ( Γ 201, α 247, φ 346)

5. παιπαλόεσσα ( λ 480)

6. τρηχεία ( ι 27, ν 242)

7. αιγίβοτος ( δ 606, ν 246)

8. βούβοτος ( ν 246)

9. αγαθή ( ι 27, ο 507)

10. κουροτρόφος ( ι 27)

11. επήρατος ( δ 606)

Questi complementi sono riferiti insieme ad una serie di informazioni che

hanno relazione con la fruttificazione della terra e la fisionomia dell’ Itaca

omerica :

Η τοι μέν τρηχεία και ουχ ιππήλατος έστιν

(Οδ. ν 242-249)

Eν δε Ιθάκη ούτ’ άρ δρόμοι ευρεές ούτε τε λειμών

( Οδ. δ 605-608)

Dalla descrizione del regno d’ Ulisse sembra che la comunita` d’ Itaca

comprenda ancora due grandi unita` edilizie, Crochilia e Egilipa ( Ιλ. Β 632-633):

Οί ρ’ Ιθάκην είχον και Νηριτόν εινοσίφυλλον

και Κροκύλει’ ενέμοντο και Αιγίλιπα τρηχείαν.

L’ Itaca omerica viene caratterizzata soprattutto come αιπύ, αριπρεπές,

εινοσίφυλλον και καταειμένον ύλη monte, con la denominazione Niriton ( Ιλ. Β

631, Οδ. ι 21, ν 344, inno dedicato all’ Apollo Pizio):

Αυτάρ Οδυσσεύς ήγε κεφαλλήνας μεγαθύμους,

oι ρ’ Ιθάκην είχον και Νήριτον εινοσίφυλλον.

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ITACA OMERICA

( Ιλ. Β 631-632)

Eίμ’ Οδυσσεύς Λαερτιάδης

( Οδ. ι 19-22)

Άλλ’ άγε τοι δείξω Ιθάκης έδος, όφρα πεποιθής.

( Οδ. ν 344-351)

Ευτέ Φέρας επέβαλλον αγαλλομένη Διός ούρω

και σφιν υπέκ νεφέων Ιθάκης τ’ όρος αιπύ πέφαντο,

δουλίχιον τε Σάμη τε και υλήεσσα Ζάκυνθος.

( Ύμνος εις Απόλλωνα Πύθιο, 427-429)

Itaca ha almeno due porti; il porto di Forchino, vicino a questo si trova la

caverna delle Ninfe:

Φορκυνός δε τις έστι λιμήν, αλίοιο γέροντος.

( Οδ. ν 96-112)

Αλλ’ άγε τοι δείξω Ιθάκης έδος, όφρα πεποιθής.

( Οδ. ν 344-350)

e il porto di Pithro ( Οδ. α 186) che viene caratterizzato come ημέτερος

λιμήν( Οδ. π 473) και πολυβενθής ( Οδ. π 352):

Νηύς δε μοι ήδ’ έστηκεν επ’ αγρού νόσφι πόληος,

εν λιμένι Πείθρω, υπό Νηΐω υλήεντι.

( Οδ. α 185-186)

Άλλο δε τοι το γε οίδα, το γάρ ίδον οφθαλμοίσιν

( Οδ. π 471-474)

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ITACA OMERICA

Ού πω πάν είρηθ’, ότ’ άρ Αμφίνομος ίδε νήα

( Οδ. π 351-353)

Sopra la citta` c’ era un’ altura che era chiamata collina Ermeos

Άλλο δε τοι το γε οίδα, το γάρ ίδον οφθαλμοίσιν

( Οδ. π 470-475)

Nella citta` prima del palazzo reale c’ era un mercato:

Αυτοί δ’ εις αγορήν κίον αθρόοι, αχνυμένοι κήρ.

( Οδ. ω 420-422)

Come anche un circolo ed una strada di rame:

Ξείνε, τάλαν, σύ γέ τις φρένας εκπεπαταγμένος εσσί

( Οδ. α 327-331)

Vicino alla citta` c’ era la fonte dell’ approvvigionamento idrico centrale, la

predetta τυκτή κρήνη , che e` stata costruita da Ithaco, Nirito e Polictor:

άλλ’ ότε δή στείχοντες οδόν κατά παιπαλόεσσαν

( Οδ. ρ 204-211)

Come anche un’ altra grande fonte vicino al palazzo reale che e` chiamata

μελάνυδρος:

ταί δε μέθ’ ύδωρ έρχεσθαι κρήνηδε , και οίσετε θάσσον ιούσαι

( Οδ. υ 153-159)

L’ Itaca omerica era anche piena di fonti d’ acqua inesauribili :

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ITACA OMERICA

Ή τοι μέν τρηχεία και ουχ ιππήλατός εστίν

( Οδ. ν 242-249)

Fuori della citta` c’era il boschetto sacro dedicato al dio Apollo, dove gli

abitanti d’ Itaca compievano i sacrifici soliti.

Ως έφατ’ Αντίνοος, ο δ’ άρ ουκ εμπάζετο μύθων

( Οδ. υ 275-278)

La citta` si trovava vicino al mare, come anche il palazzo reale d’ Ulisse :

Νηύς δε μοι ήδ’ έστηκεν επ΄αγρού νόσφι πόληος,

εν λιμένι Ρείθρω, υπό Νηΐω υλήεντι.

( Οδ. α 185-186)

Εύμαι’ , η μάλλα δή τάδε δώματα κάλ’ Οδυσήος

( Οδ. ρ 264-268)

Lontano dalla citta` Laerte aveva il suo giardino ed i suoi campi.

Πατήρ δε σος αυτόθι μίμνει

( Οδ. λ 187-191)

Οί δ’ επεί εκ πόλεως κατέβαν, τάχα δ’ αγρόν ίκοντο

( Οδ. ω 205-210)

Τον δ’ οίον πατέρ’ εύρεν ευκτιμένη εν αλώη

( Οδ. ω 226- 231)

Il campo era buono e con alberi di ogni sorta.

Ως οι μέν τοιαύτα προς αλλήλους αγόρευεον

( Οδ. ω 203-207)

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ITACA OMERICA

Ώ γέρον, ουκ αδαημονίη σ’ έχει αμφιπολεύειν

( Οδ. ω 244-247)

Vicino a Laerte abitava Eumeo il porcaio, in una localita` περίβλεπτον e

molto protetta con il nome Κόρακος πέτρη , dove c’ era anche la fonte irrigatrice

Arethusa:

Αυτός δε πρώτιστα συβώτην εισαφικέσθαι

( Οδ. ν 404-410)

Τον δ’ άρ’ ενί προδόμω ευρ’ ήμενον

( Οδ. ξ 5-12)

Questa località si trovava vicino alla prima costa d’ Itaca ( quella piu` a

sud), dove Telemaco ha ormeggiato la sua nave ritornando da Pilo:

Αλλά εκάς νήσων απέχειν ευεργέα νήα

( Οδ. ο 33-42)

La localita` dove si trovavano Eumeo e Laerte era collegata con la citta`

dell’ Itaca omerica con αρισφαλή οδόν ( Οδ. ρ 196) , una strada che alla sua fine

viene caratterizzata come παιπαλόεσσα ( Οδ. ρ 204), e con il porto Forchinos con

τρηχείαν ατραπόν ( Οδ. ξ 1).

Τον δ΄απαμειβόμενος προσέφη πολύμητις Οδυσσεύς.

( Οδ. ρ 192-207)

αυτάρ ο εκ λιμένος προσέβη τρηχείαν αταρπόν

( Οδ. ξ 1-4)

La localita` dove si trova il palazzo reale, la citta` e il porto e` caratterizzata

come υπονήιος :

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ITACA OMERICA

Ώ Νέστορ Νηληϊάδη , μέγα κύδος Αχαιών

( Οδ. γ 79-82)

Νηύς δε μοι ήδ’ έστηκεν επ’ αγρού νόσφι πόληος

Εν λιμένι Πείθρω, υπό Νηΐω υλήεντι.

( Οδ. α 185-186)

Il punto pero` determinato del riconoscimento dell’ Itaca omerica era l’

αριπρεπές monte Niriton e la caverna delle Ninfe dove era anche l’ abitazione

delle api:

Άλλ’ άγε τοι δείξω Ιθάκης έδος, όφρα πεποιθής

( Οδ. ν 344-352)

Come appare anche da quella descrizione eccellente e dettagliata d’ Itaca

che Ulisse recita al re dei Feaci Alchinoo:

Είμ’ Οδυσσεύς Λαερτιάδης, ός πάσι δόλοισιν

ανθρώποισι μέλω, και μευ κλέος ουρανόν ίκει.

( Οδ. ι 19-28)

Descrizione ultima d’ Itaca, dentro i testi che sono resi ad Omero, e` la

descrizione della patria d’ Ulisse e degli altri luoghi intorno ad Itaca nell' inno al

dio Apollo Pizio ( versi 425-429) , dove per la prima volta sembra chiaramente

che il monte svettante Niriton era specialmente visibile dalla localita` marina che

si trovava vicino a Fees ( Feras), cioe` da Catacolo d’ Ilia odierno.

Βή δε παρά Κρουνούς και Χαλκίδα και παρά Δύμην

ηδέ παρ’ Ήλιδα δίαν όθι κρατέουσιν Επειοί

ευτέ Φεράς επέβαλλεν αγαλλομένη Διός ούρω

και σφιν υπέκ νεφεών Ιθάκης τα’ όρος αιπύ πέφαντο,

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ITACA OMERICA

Δουλίχιον τε Σάμη τε και υλήεσσα Ζάκυνθος.

Certamente da quella localita` e da questa distanza l’ unico monte che puo`

essere visibile e` l’ Enos di Cefalonia! L’ isola odierna d’ Itaca da questa posizione

e` coperta completamente dal grande volume del tronco montuoso di Cefalonia

che sovrasta il mar Ionio con la catena di Eno con l'altezza 1.628 m. Su questo

argomento ci rifereremo di piu` nel corso di questo studio.

Nonostante la raffica delle informazioni che ci trasporta Omero e il gran

numero dei luoghi geografici esistenti di qua e di la` dell’ Itaca omerica,

sfortunatamente fin ai nostri giorni non era stata possibile l'identificazione di

questo centro miceneo meraviglioso nell'isola odierna di Itaca con una conferma

della sua esistenza con ricerche archeologiche sul terriorio, malgrado gli sforzi

di volonta` di centinaia di scienzati.

In questa fase dello studio noi non ripetiamo il percorso dell’ analisi

conosciuta, continuamente battuto dagli scienzati illustri che si sono occupati di

tutte le questioni che riguardano la geografia omerica e son giunti alla

conclusione quasi unanime che nell’ odierna isola d’ Itaca e` inutile ogni sforzo

di identificazione con la geografia e la geomorfologia dell’ Itaca omerica, almeno

cosi` come ce la descrive Omero.

Per il momento noi riassumiamo la conclusione finale di tutte queste

ricerche, tanto nel settore filologico che archeologico:

1. Omero descrive erroneamente le posizioni delle isole nello spazio della

Grecia occidentale.

2. Antichita` molto importanti del periodo basso del Rame non si sono

trovate nell’ isola che porta il nome Itaca dai tempi storici, ma esistono

invece nell’ isola vicina che è molto piu` grande.

3. Il poema epico dell’ Odissea e` accreditato al poeta di Ionia Omero ed e`

considerato una creazione spirituale della Ionia.

Pero` il grande archeologo e professore Spiridon Marinatos, il quale era di

Cefalonia e conosceva molto bene la civilta` micenea ed il basamento mitologico

della Grecia preistorica sono anche ottime, non esita a dire che il poema epico

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ITACA OMERICA

dell’ Odissea e` creazione spirituale della Grecia isolana occidentale e in

particolare dei Cefalini !

Nel 1963 in una sua conferenza inedita all’ Associazione dei Archeofili di

Cefalonia, con pretesto gli scavi alla caverna di Melissani, menziona in modo

riassuntivo qualcosa che, come sembra, era preparato da molti anni fa anche se

sfortunatamente i risultati finali della sua ricerca non riuscì mai ad annunciarli a

causa della sua morte improvvisa.

Riportiamo alla lettera un brano della sua conferenza relativa dall’ archivio

di Marino Cosmatatu, anche se sappiamo che provochera` molti commenti e

molte polemiche, specialmente dopo gli ultimi risultati degli scavi di Lazzaro

Colona nella Cefalonia orientale :

Προσπαθώ κατά τα τελευταία έτη να σθνδέσω

ακριβώς την Κεφαλληνίαν προς έναν ευρύτερον

κύκλον μύθων της Σαγα των παραδόσεων της ηρωικής

εποχής υπό των οποίων ήτο κεκριμένη η μεγάλη σημασία

την οποίαν είχε ολόκληπος αυτή η περιοχή.

Se condividiamo le ragioni che Spiridon Marinatos cita, allora il brano

relativo dalla sua conferenza ci aiuta a comprendere meglio che il nucleo storico

e la geografia dell’ Odissea definitivamente contiene descrizioni di luoghi

esistenti sulla base delle quali Omero ha costruito la trama di tutta la sua opera.

E` noto che la debolezza della comunita` scientifica nel decifrare

completamente la geografia omerica, nonchè l’ assenza di importanti scavi

archeologici nelle localita` menzionate da Omero, ha conservato fino ad oggi il

punto di vista piu` verosimile, che cioe` Omero descrive erratamente le posizioni

delle isole nella Grecia occidentale.

Pero` Spiridone Marinatos ha concepito che c’ e` una divergenza tra la

realta` geografica odierna e la geografia e la posizione delle isole cosi come la

descrive Omero, lo stesso sicuramente hanno compreso e sostenuto ogni tanto

centinaia di ricercatori e archeologi. Necessiterebbe forse un libro a parte per

menzionare i punti di vista di tutti questi i scienzati che poi arrivano alla stessa

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ITACA OMERICA

conclusione, che cioe` qualcosa non quadra con il regno d’ Ulisse, Itaca e la

geografia d’Omero riguardante lo spazio della Grecia occidentale isolana.

In questo caso due cose possono succedere:

a. o Omero non conosce la posizione reale delle isole e le descrive in modo

errato, dal momento che abita e scrive nella Ionia, la parte opposta della

Ellade;

b. oppure noi non abbiamo ancora tradotto correttamente i testi relativi

dell’ Odissea e dell’ Iliade e non possiamo finora comprendere l’ immagine

reale della geografia omerica.

Cominciando il gran viaggio della ricerca della patria d’ Ulisse con la sola

scorta delle informazioni d’ Omero e` inizialmente obbligatorio localizzare lo

spazio in cui Omero definisce precisamente la posizione dell’ Itaca micenea.

Secondo appunto le descrizioni d’ Omero, la Itaca d’ Ulisse si trova insieme

o vicino a isole e luoghi diversi che hanno i nomi Zante, Sami, Dulichio, Elide,

Fees, isole Thoes, Echinades, Samos, Niricos, Crochilia, Egilips, Etolia, Epiro,

Asteris, Thesprotia e, molto piu` al sud, Pilo e Sparta.

E` ovvio che Itaca omerica si trova nella Grecia occidentale isolana, all’

ovest dell'Etolia e dell'Elide.

Gli abitanti delle isole che si trovano sotto il potere d’ Ulisse e quelli che

provengono da Dulichio, Sami e Zante Omero li chiama tutti Cefalini ( Οδ. ω

429, ω 355, α 210).

L'isola con il nome di Cefalonia sembra che Omero non la conosca , come

anche non conosce la denominazione di Acarnania. I Cefalini, come abbiamo

riferito piu` sopra, daranno il loro nome piu` tardi all’ isola piu` grande della

regione. Pero` che cosa conosce Omero dell'isola che in seguito sarà chiamata

Cefalonia ? E` per lui Sami o Samos , come la maggioranza crede ?E quale isola

era per lui Dulichio e quale Asteris ? L’ Itaca odierna e`l’ Itaca d’ Omero o tutti

questi posti sono una descrizione immaginaria per una storia romantica, che

Omero ha descritto in un paesaggio ignoto per lui situato nella parte piu`

estrema del mondo miceneo ?

Prima di procedere alla definizione finale dell’ Itaca omerica, e` obbligatorio

percorrere le fonti piu` antiche della letteratura greca e latina ricercando alcune

informazioni che possibilmente ci aiutino nella localizzazione e identificazione

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ITACA OMERICA

dell’ Itaca omerica (anche se l’ unica fonte che descrive la posizione e la geografia

d’ Itaca dei tempi micenei e` Omero).

B. Riferimenti per Itaca dalla letteratura grecoantica e latina.

E` fatto certo che i geografi e gli storici greco antichi e latini si sono

occupati poco del luogo che portava il nome Itaca, e le volte che se ne sono

occupati era di solito in qualche descrizioni geografica riferendo il nome d’ Itaca

dei tempi storici insieme ai nomi degli altri luoghi che si trovavano vicino a

questa.

Sfortunamente i trattati che di certo menzionavano l’ Itaca omerica e la

storia delle isole che si trovano alla parte occidente di Peloponneso sia sono

andati perduti quasi completamente sia si sono conservate solo minime

informazioni da questi.

Dai pochi frammenti dell’ Ιθακήσιων Πολιτείας di Aristotele che si sono

conservati attingiamo molti informazioni che riguardano l’ Itaca omerica ma

niente di preciso sulla sua posizione.

I grandi storici e geografi greci Tucidide, Erodoto, Polibio, Pausania etc.

ignorano completamente Itaca e non menzionano niente per il periodo storico e

neanche per il periodo omerico, mentre ci danno poche ma importanti

informazioni sulle isole vicine di Lefcada, Cefalonia e Zante.

Anche gli storici antichi ignorano Itaca e solo sporadicamente la riferiscono

come la patria d’ Ulisse.

L’ unico storico greco che si occupa anche se per poco di Itaca e` Plutarco (

Αίτια Ελληνικά , 43) , il quale ci informa che la citta` degli abitanti d’ Itaca si

chiama Alalcomenes e che Istro da Alessandria nella sua opera Υπομνήματα

menziona che Ulisse era nato vicino a Alalcomeno di Beozia e per questa ragione

la citta` d’ Itaca ha avuto piu` tardi questo nome :

Πόθεν η των Ιθακήσιων πόλις Αλαλκομεναί προσηγορεύθη.

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Anche Plutarco ( Αίτια Ελληνικά, 14) ci informa riguardo alla fuga d’ Ulisse

da Itaca e alle generazioni che si sono succedutexs nell’ Isola d’ Itaca nell’ epoca

dopo Ulisse.

Τίνες οι παρ’ Ιθακήσιοις Κοιλιάδαι και τις ο φάγγιλος.

Alcuni frammenti dai commentatori antichi dell’ Odissea sono in realta`

informazioni importanti che ci sembrano utili nel corso di questo studio. Un

passo che e` stato preservato dei commenti antichissimi dell’ Odissea(

Ακουσίλαος παρά τω Σχολ. Οδ. Ρ 207) ci parla della costruzione della citta` dell’

Itaca omerica da parte dei figli di Pterelao Ithacos e Niritos.

Πτερελάου παίδες Ίθακος και Νήριτος ώκουν την Κεφαλληνίαν.

Secondo anche un altro testo che e` stato preservato ai commenti

antichissimi ed e` stato collegato a Erodoto o Irodoro di Eraclea ( V, 96) è citato

l’ arrivo della divinità marina Forchino a Cefalonia e in seguito il suo stabilirsi in

un adeguato luogo portuale d’ Itaca con la denominazione di Amos.

Φόρκυς δαίμων θαλάσσιος, το πρότερον διατρίβων προς τω

Αρύμνιω

λεγόμενω όρει της Αχαΐας , οικών τε την Φορκυνός απ’ αυτού

καλουμένην βήσσαν.

( Ιωάννης Δαμασκηνός , παρά Στοβαίω [Ανθολόγιον IV,40 Gaisf.].)

Stefano Bisantino alla parola Κροκύλειον ci riferisce informazione di

Eraclio di Glafco, il quale ci informa che l’ Itaca omerica era separata il quattro

parti:

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Κροκύλειον , νήσος ιθάκης. Θουκιδίδης Τρίτη. Το εθνικόν

Κροκυλεύς

Però la la maggior parte dei riferimenti per l’ Itaca di Omero le abbiamo da

Strabone ( C 454), il quale ci informa sui grandi conflitti scoppiati tra i geografi e

gli storici di quell’ epoca circa cosa precisamente intendeva Omero. Queste

discussioni nacquero, dice, perche` il poeta non si e` espresso con chiarezza sia

per Cefalonia sia per Itaca e gli altri posti che si trovano vicino a queste; cosi`

tanto i commentatori quanti gli storici dissentono tra loro:

Έχει δε ταύτα λόγον. Ού γάρ ευκρινώς αποδίδωσιν

ο ποιητής ούτε περί της κεφαλληνίας ούτε περί της

Ιθάκης και των άλλων πλησίον τόπων, ώστε και οι

εξηγούμενοι διαφέρονται και οι ιστορούντες.

Questo il primo riferimento importante che gia` dall’ antichita` c’era un

confronto intenso circa la posizione e la denominazione delle isole in relazione

alla geografia omerica. Strabone ( C 455), dopo aver fatto un riferimento ai

luoghi omerici esprimendo il suo punto di vista sui luoghi constatati, conclude

dicendo che il perimetro d’ Itaca e` circa ottanta stadi:

Κύκλος δε της Ιθάκης εστίν ως ογδοήκοντα σταδίων.

περί μέν Ιθάκης ταύτα.

Strabone ( C 60) riferito anche alla caverna delle ninfe, che Omero rievoca,

ci informa che una tale caverna non esiste nell' Itaca dei tempi storici:

Έν τε τη Ιθάκη ουδέν εστίν άντρον τοιούτον ουδέ

νυμφαίον , οιόν φησιν Όμηρος.

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Per lo stesso argomento il filosofo neoplatonico Porfirios, il quale ha scritto

l’ opera Περί του εν Οδυσσέα των Νυμφών άντρου, ci informa anche lui che tutti

quelli che hanno scritto di pellegrinazioni nell’ isola (attuale) d’ Itaca non

menzionano l’ esistenza di nessuna simile caverna in quest’ isola. Questa

informazione la conferma il viaggiatore e filosofo Cronios :

Ότι μεν ου καθ’ ιστορίαν ειληφώς μνήμην των παραδοθέντων

Πεποιήται, δηλούσιν οι τας περιηγήσεις της νήσου γράψαντες,

Ουδενός τοιούτου κτά την νήσον άντρου μνησθέντος , ως φήσι

Κρόνιος

Schilacs ( vers. 34), geografo che e` vissuto intorno al 400 , scrive:

Μετά δε ταύτα ( Λευκ

Ιθάκη σταδίων ογδοήκοντα στενή, ύψος δ’ έχουσα

άδα) πόλις Φαρά και κατά ταύτα

νήσος εστίν Ιθάκη και πόλις και λιμήν.

Dionissios Callifon parla d’ Itaca insieme alle isole dei Cefalini, dicendo che

Itaca ha lungezza 80 stadi, e che e` alta ed ha tre porti : και

λιμένας τρείς , εχόμενη εσπέραν δ’ οικούσι της Αιτωλίας.

Il viaggiatore Schimnios da Chio( Περιηγήσεις , 464-466) fa una semplice

menzione d’ Itaca insieme a Cefalonia:

Κείνται δε και νήσοι κατά ταύτην πλείοντες Λευκάς μεν

Εν πρώτοις Κορινθίων κτήσις , είθ΄η κεφαλλήνων Ιθάκη δε

πλησίον

Tolomeo( Γ΄, 13, 14) scrive per Itaca i seguenti:

Και η Ιθάκη, έν ή και ομώνυμος πόλις.

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Dionisio il Viaggiatore scrive alla sua opera Περιήγησις της οικουμένης i

seguenti:

Και λιπαρή Κέρκυρα φίλον πέδον Αλκινόοιο τη δ’ εστί,

Νηρικίης Ιθάκης έδος εστήρισται.

Stefano Bisantino alla lemma “Itaca” menziona:

Ιθάκη νήσος προς τη Κεφαλλήνια. Από Ιθάκου ήρωος,

αφ’ ής Οδυσσεύς έστι.

Menziona anche che ad Itaca c’ e` una citta` con il nome Chinetha:

Κύναιθα πόλις Ιθάκης υπό τω Νηρίτω όρει.

Adipatros alla Παλατινή ανθολογία (X 25) menziona l’ esistenza di un

tempio dedicato ad Apollo nella citta` di Panormo a Cefalonia( Fiscardo odierna,

così chiamata da quando nel Medio Evo vi mori' Roberto, il re gigantesco

normanno detto il Guiscardo) e la distanza che la nave deve percorrere fino alla

terra opposta dove c’ era l’ isola d’ Itaca :

Φοίβε, Κεφαλλήνων λιμενοσκόπε, θίνα Πανόρμου

ναίων τρηχείης αντιπέριν Ιθάκης.

Porfirio anche commentando le informazioni di Artemidoro alla sua opera

Περί του εν Οδυσσέα των Νυμφών άντρου ci informa:

Οι δε τας Γεωγραφίας αναγράψαντες ως άριστα και

ακριβέστατα και ο Εφέσιος Αρτεμίδωρος εν τω

πέμπτω της εις ένδεκα συνηγμένης αυτώ πραγματείας γράφει

ταύτα.

Dai latini geografi e scrittori le informazioni per Itaca sono minime.

Pomponio Mela ( De situ Orbis II, VII, 91) riporta Itaca insieme ad altre

isole del Mar Ionio :

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In Ionio Prote , Asteria, Cephalenia, Neritos, Same, Zacynthos,

Dulichium; et inter non ignobiles , Ulissis nomine Ithaca maxime

illustris.

Virgilio ed Ovidio geografando secondo la geografia d’ Omero, descrivono

Itaca insieme a Zante, Dulichio, Sami e il monte scosceso Nirito :

Fugimus spumantibus undis qua cursum ventusque

gubernatorque vocabat.

( Virgilio, Enea , III, 268-277)

Strophadumque recepros portubus infidis exterruit ales Aello.

( Ovidio, Metamorfosis, VII, 709-715)

Plinio ( IV, 54-55) menziona Itaca insieme a Dulichio, Sami e Crochilia

descrivendo Zante e Cefalonia.

Ante eas in alto Cephallania, Zacynthus, utraque libera,

Ithaca , Dulichium, Same, Crocyle. a Paxo Cephallania

quondam Melaena dicta x p. Abest, circuitu patem xciii;

L’ Hineraricum di Antonino Augusto ( Hiner. Ant. 519) riporta che Itaca si

trovava tra la Sicilia e l’ Africa insieme ad altre isole.

Insulae : Cephalaniae, Zacinthos et Dulichia : hic est mons

Ithacos , ubi est patria d’ Ulixis.

Anche il retore romano Cicerone menziona la citta` d’ Itaca

ως μικράν φωλέαν επί τραχυτάτων βράχων

προσπεπηγμένην

Durante il periodo del dominio franco in Grecia, la storiografa Anna

Comnini, narrata la malatia e la morte di Roberto il Guiscardo che aveva

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ITACA OMERICA

conquistato Cefalonia ai Bizantini (VI. 6) menziona che dal porto di Cefalonia

Ethera venne indicato da un contadino un luogo che portava il nome Itaca, in cui

c’ era una grande citta` con il nome Agia Ierussalim, vicino alla quale c’ era una

fonte di acqua inesaurabile.

Αυτός δε ( ο Ροβέρτος ) εις μονήρη γαλέαν εισελθών

την Κεφαλληνίαν κατέλαβε και πριν η ταις λοιπαίς

δυνάμεσι και τω υιω αυτού ενωθήναι εγκαρτερών

έτι περί τον Αθέραν ακρωτήριον τι της Κεφαλληνίας.

Questa informazione di Anna Comnini e` assai strana e` degna di ricerca

perche`:

1. Dal porto di Atheros non si vede l’ Itaca odierna, del tutto coperta dal

monte Enos.

2. Citta`con il nome Agia Ierussalim ( Santa Gerusalemme) ne esiste solo

una a Cefalonia, al centro dell’ isola, ed in particolare alla zona dei

Omalon, dove piu` tardi venne costruito il monastero di Agios

Gerassimou (il santo protettore dell'isola) .

3. Fonte con εσαεί ψυχρόν ύδωρ c’e` infatti di fronte alla pianura di

Omalon, vicino alla zona di Pirghi, dove ci sono le grandi sorgenti dei

laghi della piccola e grande Acoli, dove irrigano i luoghi del campo di

Sami e di Pronnon rispettivamente.

4. Fonti con εσαεί ψυχρόν ύδωρ non ci sono ad Itaca.

Di piu` per quanto riguardo questa informazione riferemo al capitolo

speciale dove commenteremo anche i precedenti.

Durante il Medioevo l’ isola d’ Itaca resta isolata e soprattutto circa alla

meta` del 15o secolo ha perduto il suo nome ed e` chiamata Val de Compare e

Cefalonia piccola o Anticephalonia. I greci la chiamano Thiaki e i turchi Phiadu.

Lo stabilimento di nuovo della scrittura corretta come Itaca avvenne durante il

periodo del Rinascimento e da allora l’ isola si chiama Itaca e Thiaki in neogreco

comune.

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ITACA OMERICA

Dalle descrizioni degli storici e geografi greci e latini, possiamo dedurre

molte conclusioni :

1. C’ e` un isola con il nome Itaca durante i tempi storici vicino alle isole di

Cefalonia, Zante e Lefcada e la sua lunghezza e` circa di 80 stadi.

2. Dai riferimenti di Strabone si rivela che grandi conflitti sono stati

scoppiati intorno alla geografia omerica nella Grecia occidentale.

3. Nell’ Itaca c’e` una citta con il nome Alalcomenes, dedicata ad Ulisse, il

quale e` chiamato Alalcomenios. Secondo pero` il mito, Ulisse non e` nato

ad Itaca ma alla posizione Alalcomenes! (Questa contraddizione forse

nasconde e` il luogo reale della nascita dell’ eroe).

4. Nell’ isola che si e` riferita con il nome Itaca non c’e` nessuna caverna

dedicata alle ninfe, simile a quel Omero descrive.

5. Nessun elemento che rivela il collegamento e la continuita` dell’ Itaca

omerica con l’ Itaca dei tempi storici ci hanno tramandato i grandi storici

e geografi greci e latini dei tempi classici, ellenistico e romano, con solo

Plutarco il riferimento per la citta` di Alalcomenes.

6. Dai commenti antichi dell’ Odissea, come anche dal riferimento di

Plutarco per Cefalonia, si intravede la relazione delle due isole, senza però

essere chiarito il ruolo e la posizione della Cefalonia ignota ad Omero.

Nel loro totale queste informazioni hanno più oscurato che illuminato il

quadro offuscato della posizione, la misura e la potenza di questo eccellente

centro miceneo con il nome Itaca.

I ricercatori e gli storici che speravano che nei riferimenti dei geografi e

storici antichi avrebbero trovato materiale informativo sufficiente sono

rimastidelusi, come si sono perduti d’ incanto tutti questi testi che sicuramente

esistettero per l’ Itaca omerica e la sua relazione con l’ Itaca dei tempi storici.

Anche se la maggioranza della comunita` scientifica ha ormai ammesso che

la topografia dell’ Itaca odierna dista da molto della topografia di quella

omerica, e non ha niente di comune con le descrizioni d’ Omero oltre il nome, noi

tenteremo passo a passo una approssimazione della topografia omerica,

cominciando la ricerca da un punto zero senza esclusioni.

La continuita` di questa ricerca , con requisiti il basamento mitologico della

zona, i testi d’ Omero, le informazioni dei geografi antichi, la posizione

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Page 99: Itaca Omerica

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ITACA OMERICA

geostrategica degli impianti micenei che si sono registrati dalla ricerca

archeologica, e i paralleli studi e compiti di importanti ricercatori, storici e

archeologi, nasce con l’ ambizione di aggiungere ancor una strada e di allargare

una sillogistica che si e` gia` sviluppata soprattutto da A.E.H Goekoop, Spiridon

Marinato e ultimamente da Lasaro Colona.

La nostra intenzione e` anche in questo studio di allargare la panoramica

degli ancoraggi sicuri (riconosciuti come luoghi micenei) che fino ad oggi

abbiamo a nostra disposizione, come contributo allo sforzo generale che si e`

fatto sia in campo filologico che archeologico per trovare un luogo non

identificato dei tempi micenei o storici.

C. Geodesia della posizione dell’ Itaca omerica allo spazio del mar Ionio

Cominceremo la quarta fase del nostro studio con il metodo della

eliminazione riferendoci a quelli che credono che l’ Itaca omerica si trova nello

spazio dello Ionio ( per fortuna e` la maggioranza).

La logica dice ( come naturalmente anche Omero) che l’ Itaca omerica si

trova all'interno di un poligono che e` formato dagli «ancoraggi sicuri» ( secondo

le nostre considerazioni) che finora conosciamo dalla geografia omerica nello

spazio della Grecia occidentale, cioe`:

1. Zante

2. Elide

3. Le isole Echinades-Thoes

4. La citta` Niricos , Lefcada – Acarnania, per le seguenti fondate ragioni :

1. ZANTE

Zante e` l’ isola piu` meridionale dello stato d’ Ulisse ed e` descritta tanto

all’ Iliade quanto all’ Odissea ( Ιλ. Β 631, Οδ. ι 24):

Αυτάρ Οδυσσεύς ήγε Κεφαλλήνας μεγαθύμους

( Ιλ. Β 631)

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ITACA OMERICA

Είμ’ Οδυσσεύς Λεαρτιάδης , ός πάσι δόλοισιν ανθρώποισι μέλω

( Οδ. ι 19-24)

Zante , dal periodo miceneo fin ai nostri giorni non ha mai cambiato nome.

La sua denominazione non e` contestata da nessun ricercatore o storico serio, ne`

durante l’ antichita` ne` durante i tempi moderni. Secondo alcuni ha preso il suo

nome da Zachintho, eroe degli Arcadi, che ha costruito Zante provenendo da

Psofida di Arcadia (per questo Pausania ci menziona che l’ acropoli di Zante si e`

chiamata Psofis), secondo altri dal fiore sacro degli spartani Giacinto, perche` la

forma di Zante e` simile alla forma del fiore di Giacinto.

Strabone ( C 458) descrivendo Zante , dice che in relazione al Peloponneso

era inclinata verso l’ ovest poco di piu` da Cefalinia, mentre conferma il

complemento d’ aggettivo υλύεσσα, che Omero da`a Zante tramite l’ aggettivo

υλώδης ( boscosa) :

Λοιπή δ’ εστί των υπό τω Οδυσσεί τεταγμένων νήσων η Ζάκυνθος

Tucidide ( B, 66) ci menziona anche che Zante e` stata abitata dagli Achei

migranti dal Peloponneso:

Οι δε Λακεδαιμόνιοι και οι ξύμμαχοι του αυτού θέρους

La presenza delle antichita` micenee conferma Omero che riferisce che

Zante era abitata dai Micenei i quali hanno mandato venti pretendenti alla citta`

dell’ Itaca omerica rivendicando il trono d’ Ulisse (peraltro se Zante poteva

albergare una ventina di nobili pretendenti come poteva la ben piu' piccola Itaca

attuale averne cresciuti molti di più!):

Μνηστήρων δ’ ούτ’ άρ δεκάς ατρεκές ούτε δύ’ οίαι

( Οδ. π 245-253)

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L’ abitazione micenea era localizzata da Silvia Benton nella Zante

settentrionale, vicino ai luoghi Alicana e Catastari (al varco che guida le navi

verso l’ ovest tra Cefalinia e Zante), come anche al capo piu` meridionale, quello

di Geraca, alla posizione Vassilico. Impianti micenei, soprattutto delle tombe che

sono datati dal 14o all’ 11o secolo p.c. furon trovati in località Cheri e Vigla dall’

archeologa P. A Angelopoulo e in località Plano dall’ archeologo P. Calliga.

Zante e` considerata come uno tra gli ancoraggi piu` sicuri della geografia

micenea, in base ai quali piu` tardi diventera` la subordinazione dell’ Itaca

omerica.

2. ILIS

L'Elide, e` descritta da Omero nell’ Iliade, al “catalogo delle navi”( Iλ. B

615), come anche nell’ Odissea, come la regione che comincia dal capo Fees

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(Catacolo odierno) ed arriva fin ad Aracso, cioe` la Dimi antica. E` caratterizzata

come ευρύχορος( Οδ. δ 635) , δία( ν 275 , ο 298, ω 431), ιππόβοτος ( φ 347):

Οί δ’ άρα Βουπράσιόν τε και Ήλιδα δίαν έναιον

( Ιλ. Β 615-624)

La geografia e la topografia dell’ Elida omerica e` la stessa di oggi e non

dubita nessuno che Omero conosce ottimamente la geomorfologia di questa zona.

Verso sud conosce le località di Cronus e Chalchida ( Oδ.o 295) e il fiume

Alfio , al di la` di questo c’ erano Pilo ed il regno vicino di Nestore. Verso il nord

sa che la nave passando Elida incontra le isole dei Thoon, cioe` le Ocsetes

odierne, sulla cui identificazione ci sforzeremo in seguito:

Βάν δε παρά Κρούνους και Χαλκίδα καλλιρέεθρον.

( Οδ. ο 295-300)

L'Elide e` per gli abitanti dell’ Itaca omerica un luogo conosciuto , dal

momento che hanno delle mandrie con cavalle e possibilmente altri animali in

questa zona.

Secondo Omero, Noimon ha lasciato libera nell'Elide una mandria di cavalli

(a proposito solo sull'altopiano presso il Monte Nero di Cefalonia si posson

vedere ancor oggi gruppi di cavalli selvaggi) e vuole prendere un puledro da

queste per trasportarlo con la nave ad Itaca:

Αντίνο’, ή ρά τι ιδμέν ενί φρεσίν, ήε και ουκί.

( Οδ. δ 632-637)

L'Elide e` inoltre descritta da Omero come il luogo piu` vicino di fuga dall’

Itaca omerica, quando i parenti dei Proci hanno fretta di uccidere Ulisse prima

che lui vada via con una nave per questa area:

Ω φίλοι, ή μέγα έργον ανήρ όδε μήσατ’ Αχαιούς

(Οδ. ω 426-431)

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L'Elide delimita i confini orientali della zona dove dobbiamo ricercare l’

Itaca omerica ed e` un tra i piu` incontestabili paletti di confine della topografia

omerica.

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3. ISOLE ECHINADES – THOES

Le isole di Echinades vengono descritte da Omero al “catalogo delle navi”

come parte del regno di Megita:

Οί δ’ εκ Δουλιχίοιο, Εχινάων θ’ ιεράων νήσων.

( Ιλ. Β 625-630)

Anche le isole dei Thoon sono riferite da Omero nel viaggio del ritorno di

Telemaco da Pilo ad Itaca; Thoes com’ e` noto, sono una parte particolare delle

isole Echinades vicino alle foci del fiume Acheloo e sono un punto chiave per

quanto riguarda la comprensione della rotta della nave di Telemaco e piu` tardi

della localizzazione del centro dell’ Itaca omerica:

Βάν δε παρά Κρουνούς και Χαλκίδα καλλιρέεθρον.

( Οδ. ο 295-300)

Queste isole si sono chiamate Echinades , sia per la ragione del grande

numero di echinon, sia a causa delle οξυκορύφων ακρωρίων delle isole, e da

questo e il nome Ocsies delle isole che si trovano prima di Acheloo, che Omero

ha chiamato Thoes ( Strabone). Durante il periodo antico dovevano essere molte

di piu` , ma il materiale portato dal fiume Acheloo deve aver trasformato in

continente molte di queste ( cfr.Strabone, Schilacs, Pausania,ecc.).

Una di queste con il nome di Dolicha (la Macri odierna), Strabone,

trascinato dal nome e non avendo lui personalmente un’ idea dell’ isoletta, fa il

grande errore di identificarla con la Dulichio omerica :

Και ταύτης δε και της Κεφαλληνίας προς έω τάς Εχινάδας

ιδρύσθαι νήσους συμβέβηκεν.

( Strabone , C 458)

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ITACA OMERICA

Il risultato dell’ errore di Strabone si riproduce piu` tardi su altri geografi,

creando cosi` la grande confusione intorno alla geografia omerica. Queste isole

formano un totale di isole che comincia dal capo Marathia di Etolia e finisce al

capo Scrofa nel golfo di Patrasso. Nel punto piu` meridionale del gruppo delle

Echinades c’ e` un particolare gruppo di isolette con il nome Ocsetes, dove nel

1571 si combattè la grande battaglia navale di Lepanto (Naupactos in greco, che

significa la fabbrica delle barche e che prende nome dal luogo dove i Dori

provenendo indubbiamente dal nord costruirono le zattere per passare in Morea)

nella quale la flotta turca venne distrutta dalla flotta cristiana per merito

soprattutto delle sei galeazze veneziane del Comandante Barbarigo inserite nella

flotta veneziana di Sebastiano Venier, poi Doge. Di queste isolette ne parla anche

Eliodoro ( 5, 17). Antonio Miliarachis nel suo libro Γεωγραφία Πολιτική Νέα και

Αρχαία του νομού Κεφαλληνίας ci riferisce in particolare:

Οξείαι . Τας νήσους ταύτας ο Στράβων κατατάσσει

μεταξύ των Εχινάδων, ορίζει δε ότι πλησιάζουσι

εις την αρχήν του Κορινθιακού κόλπου και εις τάς

εκβολάς του Αχελώου.

…………………………………………………………

Το νεώτερον όνομα των νήσων Κουρτσολάρι,

Curzolari, Kurzolaires άγνωστον πόθεν καθιερώθη.

Le denominazioni odierne delle isole piu` importanti sono Dragonara,

Caloghiros, Calonissi, Provati, Ponticos, Modi, Sofia, Pistros, Labrinos, Petalas,

Vromonas, Macri, Glaronissi, Tsacalonissi e Ocsies ( si guardi la mappa relativa).

Queste isole sono aride e pietrose e sicuramente non hanno nessuna

relazione con il πολύπυρον και ποιήεν Dulichio d’ Omero, come erratamente

aveva supposto Strabone, delimitano pero` dall’ Est ad Ovest la zona dove si deve

ricercare l’ Itaca omerica e sono certamente anche queste isole dei paletti di

confine sicuri nella topografia micenea.

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ITACA OMERICA

4. NIRICOS ( LEFCADA – ACARNANIA)

La citta` di Niricos e` menzionata solo un' unica volta da Omero, quando

Laerte nella rapsodia ω ( στ. 375-378) si inorgoglisce per l’ epoca quando era

giovane e essendo re dei Cefalini aveva attaccato e occupato quella citta` che si

trovava in ακτήν ηπείροιο:

Τον δ’ αύ Λαέρτης πεπνυμένος αντίον ηύδα.

( Οδ. ω 375-378)

La citta` di Niricos si e` nominata da Tucidide come citta` di Lefcada, dove

gli ateniesi sbarcarono con il loro generale Assopio :

Κατά δε τον αυτόν χρόνον του θέρους τούτου Αθηναίοι

και περί Πελοπόννησον ναύς απέστειλαν τριάκοντα και

Ασώπιον των Φορμίωνος στρατηγόν.

( Γ, 7 -10)

Strabone ( C 59, 452, 461) precisa che Lefcada durante gli anni antichi era

penisola della terra dei Acarnani, che Omero la chiama ακτήν ηπείροιο e che con

questo termine il poeta chiama la costa che e` di fronte a Cefalonia e Itaca ed

anche che la citta`di Niricos era citta` di Lefcada, che ha cambiato posizione

quando Chipselos , tiranno di Corinto ( 657-628 a.c.), ha deciso di dividere con

un istmo Lefcada da Acarnania. Sempre Strabone ci dice che Lefcada ha preso il

suo nome dalla roccia Lefcata che si trovava al punto meridionale dell’ isola, l’

odierno capo di Chiras ( capo Lefcatas). In questo luogo Strabone scrive che si

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ITACA OMERICA

trovava il tempio di Apollo, come anche l’ Alma, cioe` la roccia da dove e`

precipitata Saffo come anche Cefalo. Ci informa anche che colui che ha scritto l’

Αλκμαιωνίδα , come anche Eforo, credevano che Lefcada ha preso il suo nome

dai fratelli di Penelope Alisea e Lefcadio, che insieme al loro padre Icario hanno

governato l'Acarnania dopo la loro fuga dalla Laconia:

Τον τε Πειραιά νησιάζοντα πρότερον και πέραν της

ακτής κείμενον ούτως φασίν ονομασθήναι.

( Στράβων , C 59.18)

Αύτη δ’ ήν το παλαιόν μέν χερρόνησος της Ακαρνάνων γής.

( Στράβων , C 452.8, 9 )

Ευθύς επί της Ακαρνανίας ότι μέν αυτήν ο Λαέρτης και

οι Κεφαλλήνες κατεκτήσαντο είρηται ημίν.

( Στράβων , C 421.24)

La citta` di Niricos era ευκτιμένον πτολίεθρον e ovviamente non ha relazione

con l’ εινοσίφυλλον Νήριτον , che era monte dell’ Itaca omerica ( come anche

Πήλιον το εινοσύφιλλον, che era monte della regione di Magnesia). Questo lo

sottolinea anche Strabone ( C 454), il quale menziona :

Ο μέντοι αντί Νηρίτου γράφων Νήρικον, η ανάπαλιν,

παραπαίει τελέως.το μέν γάρ εινοσίφυλλον καλεί ο

ποιητής , το δ’ ευκτιμένον πτολίεθρον, και το μεν εν

Ιθάκη, το δ’ ακτήν ηπείροιο.

Se non c’ era la teoria di Lefcadiston , che Lefcada e` l’ Itaca omerica, l’

argomento avrebbe finito qui e la citta`di Nirico in Lefcada verrebbe considerata

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ITACA OMERICA

il terzo ancoraggio sicuro della geografia omerica. Poiche` pero`molto si è

discusso tra gli abitanti di Lefcada su questa citta`, per sostenere la teoria che

Lefcada e` l’ Itaca omerica, sfruttando da una parte l’ errore degli scrittori latini

(i quali parallelamente con Itaca , Dulichio e le altre zone hanno menzionato

anche Neritum, non chiarendo se questa parola si riferisce al monte Nirito o alla

citta` Nirico) e dall’ altra la teoria di Dorpfeld, ci siamo impegnati, dopo aver

riassunto tutti i rinvii dei geografi e storici latini qui di seguito, ad esprimere il

nostro punto di vista su queste informazioni ricercando la verita` storica.

Ovidio, descrivendo la rotta della nave che trasporta Enea da Troia all’

Italia, al momento che si avvicinano le isole Strofades, menziona :

Strophadumque recepros portubus infidis exterruit ales Aello

( Ovidio, Metamorfossis, VIII, 709 – 715 )

Virgilio anche nell' Eneade, descrivendo anche lui la rotta della nave che

trasporta Enea, menziona :

Fugimus spumantibus undis qua cursum ventusque

gubernatorque vocabat.

( Virgilio, Eneade, III , 268 – 277 )

Dall’ analisi di questi due testi, dove i poeti latini si basano sulla geografia

omerica dell’ epoca micenea, in nessun caso si rivela che Neritum e` citta` di

Lefcada. A Neritum , che evidentemente riguarda il monte Nirito dell’ Itaca

omerica, si e` riferito molto prima di iniziare la descrizione di Lefcada che

comincia con il capo Lefcata e termina con il riferimento della citta` Actio al

nord di Lefcada.

La confusione e` provenuta soprattutto dal riferimento di Plinio ( IV, 3 -5 ),

il quale menziona la parola Neritum insieme ad altre citta` ed isole alla spazio del

Ionio :

Acarnaniae , quae antea Curetis vocabatur , oppida Heraclia.

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ITACA OMERICA

Pomponio Mela ( De situ Orbis II, VII, 91) menziona la parola Neritos

insieme ad altri luoghi del Mar Ionio

In Ionio Prote, Asteria, Cephalenia , Neritos , Same, Zacynthos,

Dulichium ; et inter non ignobiles , Ulyssis nomine

Ithaca maxime illustris.

Stefano Bizantino alla lemma « Niritos » aggiunge che Lupercos, scrittore

che e` vissuto ai tempi dell'imperatore Claudio , la citta` Niricon la chiama

Niriton :

Νήρικος , πόλις Ακαρνανίας , ήν Όμηρος ακτήν φησιν

Ηπείροιο, ήτις εστίν Ακαρνανία. Λούπερκος δε ταύτα

Νήριτος φησίν, ή Νήριτον, ως το όρος. ο πολίτης Νηρίκιος

Και νηρίκια, και το κτητικόν του όρους Νηρίτιος.

Dionisio il Viaggiatore ( ο Περιηγητής) alla sua opera Περιήγησις της

οικουμένης

al verso 496 cita di «Νηρικίης Ιθάκης»:

Και λιπαρή Κέρκυρα φίλον πέδον Αλκινόοιο τη δ’

έστι, Νηρικίης Ιθάκης έδος εστήρισται.

Dai riferimenti precedenti e` ovvio che gli scrittori latini piu` moderni,

sforzandosi di geografare lo spazio dell’ Ionio ed avendo in mente le descrizioni

omeriche, le complicano con le denominazioni moderne con il risultato nei tempi

romani di avere in uso il toponimo Dulichio, quando e` noto che questo toponimo

e` gia` dimenticato da molto tempo, già dai Greci dei tempi storici. Inoltre

confondono le parole Niriton e Nirico scrivendo alcune volte Neritum ed altre

Nericum senza di conoscere in realta` se questo che descrivono e` il monte Nirito

d’ Itaca o la citta` Niricos di Lefcada.

La confusione della scrittura corretta della parola Niritos e Niricos, in

correlazione alla teoria di Dorpfeld per l’ Itaca omerica, ha costretto gli abitanti

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ITACA OMERICA

di Lefcada di trasportare obbligatoriamente la citta` Nirico quanto piu` all’

oriente potevano, lontano dalla penisola di Lefcada , senza possedere

assolutamente tale informazione e venendo in contrapposizione totale con lo

storico Tucidide, il quale dice chiaramente che la citta` Niricos era citta` costiera

ad Itaca e non citta` in Acarnania (anche se nell’ antichita` consideravano

Lefcada prolungamento di Acarnania).

Dichearcos , geografo dei tempi ellenistici ( 320 p. C.), riferito ad Acarnania

annovera la citta` di Lefcada tra le citta` degli Acarnani :

Πόλεις δε ούτοι ( Ακαρνάνες) έχουσι πλείονας και

Λευκάδα εφ’ ής μέγας έστι κόλπος εις Ισθμόν φέρων.

( Βίος Ελλάδος, 47)

Se supponiamo che la citta` Niricos , che e` provatamente citta` di Lefcada,

fosse contestata da noi e localizzata fuori di Lefcada, e andando di pari passo con

la teoria dei lefcadisti fossero contestate anche le cose evidenti, la geografia

omerica non cambierebbe in niente. Il tronco montuoso di Lefcada continuera`

ad essere estensione di Acarnania come ακτή ηπείροιο ed in nessun caso si

giustifica una spedizione del re dei Cefalini Laerte alcuni chilometri fuori dal suo

palazzo reale, per vincere i Tafii, i quali, come conosciamo, agli inizi del 13o

secolo A.C. abitavano la zona vicino a Lefcada e le isole che si trovavano vicino a

questa. Anche se in realta` qui non abbiamo una spedizione di Laerte con

riferimento a delle marce ma un’ incursione marina contro un’ altra area,

lontano dall’ Itaca omerica, come ci sforzeremo di dimostrare in seguito.

Gustav Lang1, che si e` occupato attentamente con questo argomento, scrive

al suo studio con il titolo Η πατρίς του Οδυσσέως:

Ο Όμηρος εν τη τελευταία αυτού παψωδία αναφέρει

πόλιν Νήρικον, ακτήν ηπείρου , ήν οι αρχαίοι ωσαύτως

άνευ του ελαχίστου δισταγμού επί της Λευκάδος σημειούσιν!

…………………………………………………………………….

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ITACA OMERICA

Το Ομηρικόν όμως όνομα Νήρικος , παρά την παρακμήν της

πόλεως , ως εκ της υποσκελίσεως αυτής υπό της Κορινθιακής

Λευκάδος και απώλειας των πρωτείων αυτής, διετηρήθη του

Θουκιδίδου εν τη αρχική αυτού θέσει…

1. Ludwig Salvator και Gustav Lang, Η πατρίς του Οδυσσέα ( μετ. Ν. Παυλάτου),

Αθήνα 1906, σελ. 57-59.

Da quello che ha scritto tanto Tucidide quanto Strabone, pensiamo

che non esista nessun dubbio che la citta` Niricos era citta` di Lefcada e

che Lefcada era il luogo che ha ricevuto l’ incursione marina del re dei

cefalini Laerte come ακτή ηπείροιο.

Se supponiamo che nel 12o secolo A.C. l’ Itaca omerica era Lefcada

( la quale era comunque ακτή ηπείροιο dal momento che nel 7o a.c. secolo

si e` trasformata da Chipselo in isola sia pure con questo piccolo istmo),

quindi Laerte come ha fatto un attaco in ακτήν ηπείροιο , dal momento

che Lefcada ( l’ Itaca omerica , secondo i lefcadisti) era nel 12o secolo a.c.

ακτή ηπείροιο, cioe` penisola di Acarnania?

Consecutivamente dunque giungiamo al risultato che la citta` Niricos

era la citta` antica di Nidri vicino alla citta` odierna di Lefcada e ακτή

ηπείροιο era tutta la penisola di Lefcada come parte continua del tronco

di Acarnania.

In un modo o nell’ altro Laerte per intraprendere una campagna

militare con lo scopo di conquistare la citta` Nirico e` venuto da un luogo

isolano al sud di Nirico (al nord c’erano i Thesproti).

Questo e` dimostrato dai passi σ 84 e σ 115 dell’ Odissea, dove

Antinoo minaccia Iro che la mandera` con una nave al re del Epiro

Echeto:

Αλλ’ έκ τοι ερέω, το δε και τετελεσμένον έσται

( Οδ. σ 82-87)

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ITACA OMERICA

Ζεύς τοι δοίη, ξείνε, και αθάνατοι θεοί άλλοι

( Οδ. σ 112-116)

e dal φ 305 dell’ Odissea, dove di nuovo Antinoo minaccia questa

volta Ulisse, ripetendo le stesse minacce, che cioe` mandera` anche lui con

una nave al re di Epiro Echeto :

Ως και σοί μέγα πήμα πιφαύσκομαι

( Οδ. φ 305-310)

Come diventa subito percettibile se l’ Itaca omerica era Lefcada

come parte continua di Acarnania, cioe` d’ Epiro, non ci sarebbe

necessita` di trasporto navale in Epiro per Iro e Ulisse.

Omero giustamente rievoca un trasporto via mare, perche` l’ Itaca

omerica e` un’ area isolana che ha bisogno di una nave per comunicare

tanto con la Thesprotia e l'Epiro ( Acarnania) quanto con il Peloponneso.

Gli scavi archeologici non hanno ancora trovato nessun impianto

miceneo importante a Lefcada. I tumuli preistorici che si sono scavati da

Dorpfeld nel 1901-1910 sono tumuli del periodo protoelladico e

mesoelladico e non hanno nessuna relazione con i reperti che possono

essere resi all’ epoca micenea, ed in particolare al periodo miceneo medio

o basso, cioe` l’ epoca della guerra troiana.

Sfortunatamente da allora gli scavi si sono fermati a Lefcada, senza

localizzare l’ incontestabile abitazione micenea dell’ isola.

Omero non conosce l'Acarnania, conosce pero` l'Etolia, che in quel

periodo occupava la zona che oggi chiamiamo Acarnania o

Etoloacarnania. Re di questo luogo e` Thoas e citta` piu` centrali sono

Plevrona,Olenos, Pilini, la costiera Calchida e Calidona vicino ai luoghi

moderni omonimi dei tempi storici :

Αιτωλών δ’ ηγείτο Θόας Ανδραίμονος υιός.

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ITACA OMERICA

( Ιλ. Β 638-644)

Omero il totale dei volumi montuosi di Lefcada- Acarnania- Etolia e

soprattutto

dell’ entroterra lo chiama con il termine geografico Epiro, come si e` chiamato

piu` tardi la stessa parte con il termine Sterea Ellada.

Rispettivamente al termine geografico ακτή ηπείροιο , Omero si intende la

parte di terra che entra al mare o penisola , come ci testimonia anche:

Και μοι τούτ’ αγόρευαν ετήτυμον, όφρ’ ευ ειδώ.

( Οδ. ν 232-235)

L’ abitazione micenea dell' Acarnania e` confermata specialmente dopo gli

ultimi riusciti scavi che ha fatto l’ archeologo Lazzaro Colonas e che sono

continuati fino ai nostri giorni.

Cosi` dunque come parte piu` settentrionale del poligono e` definita la

penisola di Lefcada che non puo` essere considerato in relazione con l’ Itaca

omerica per una serie di ragioni che hanno a che fare con la distanza che separa

Lefcada dal Peloponeso e dall'Elide e che saranno spiegate nel corso di questo

studio ( in questa fase non c’ è ragione di riferirle).

Le coste occidentali della Etoloacarnania insieme alle isole delle Echinades e

dei Thoon delimitano i lati orientali del poligono, che tocca le coste dell'Elide e

finisce avendo come estremo settentrionale la penisola di Lefcada.

Conclusione finale

Dopo dunque aver delimitato i quattro punti del poligono con i luoghi Zante

– – Elide/Echinades – Thoes – Nirico ( Lefcada – Acarnania), vediamo che all’

interno di questo sono inserite due isole, Cefalonia ed Itaca (vedi la mappa

relativa). La logica dice che in una di queste isole deve essere localizzato il centro

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ITACA OMERICA

dell’ Itaca omerica, cioe` la citta`, ed intorno a questo devono essere riconosciuti

ed in seguito identificati gli altri luoghi e isole che descrive Omero.

A queste due isole dunque, di Cefalonia e di Itaca, dobbiamo riconoscere,

secondo Omero, almeno quattro! Cioe`, l’isola di Dulichio, l’ isola di Sami,

possibilmente l’ isola di Samo, Itaca e secondariamente Crochilia, Eghilipa, il

monte Niriton e tra o in una distanza media da due di queste, e in particolare da

Samo ed Itaca, l’ isola misteriosa ed il luogo piu` decisivo per la decifrazione

della geografia omerica, un’ isola non grande, come Omero ci informa, Asterida.

E` ovvio che in questo caso se non v'e` stato un errore tragico di Omero

allora puo` succedere qualcosa di molto interessante, che e` o molto difficile di

concepire o molto facile, dunque... molto difficile.

E` noto a tutti quelli che si occupano di ricerca che quanto piu` semplice e

facile e` il problema tanto piu` difficile spesso e` la sua soluzione.

Cominceremo dunque dalla parte teoricamente piu` difficile della geografia

omerica che si collega con la definizione geografica dell’ isola Asterida. Questa

isola fantasma la comunita` universale scientifica, dopo piu` di 150 anni di

discussioni e ricerche intense, l’ha classificata nel mondo mitico d’ Omero,

insieme alle isole Oghighia, Eea, Eolia, Thrinachia ecc.

E` l’ isola misteriosa dove i Proci hanno tenso una trappola a Telemaco per

ucciderlo durante il ritorno della sua nave da Pilo ad Itaca. L’ importante Asteris

d’ Omero, con i ναύλοχα e αμφίδυμα porti e le cime sferzate dal vento, dove c’ era

uno stretto marino a meta` distanza da Itaca e Samo.

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ITACA OMERICA

CAPITOLO DECIMO

ASTERIS

Έστι δε τις νήσος μέσση αλί πετρήεσσα,

μεσσηγύς Ιθάκης τε Σάμοιό τε παιπαλοέσσης,

Αστέρις , ου μεγάλη.λιμένες δ’ ενί ναύλοχοι αυτή

αμφίδυμοι. Τη τον γε μένον λοχόωντες Αχαιοί.

( Οδ. δ 844-847)

Con questi versi Omero ci informa che esiste una qualche isola che si trova

dentro nel mare, rocciosa, appunto a meta` distanza da Samo ed Itaca , ed il suo

nome e` Asteris. Non e` una grande isola ma ha due porti sicuri, uno dalla parte

opposta dall’ altro. Li` Omero ci informa che i Proci avevano tenso un agguato a

Telemaco per ucciderlo quando lui sarebbe ritornato con la sua nave da Pilo.

In parole povere se questa isola si trova tra Pilo e la odierna Iraca allora

questa è la parei di Telemaco, se trova tra Pilo e Poros allora Cefalonia è la

patria dei Laertidi.

E` fatto certo che uno tra i piu` grandi problemi della geografia omerica e`

la localizzazione e il riconoscimento di Asteridos , la quale secondo Omero si

trovava εν πορθμώ Ιθάκης τε Σάμοιό τε παιπαλοέσσης( Οδ. δ 671, π 29). La sua

localizzazione sicura renderebbe indiscutibilmente la geografia omerica

attendibile e valida, e dall’ altra parte le dipendenza dei luoghi omerici Samo ed

Itaca in relazione a quest’ isola incontestabili.

Da allora son passati 3.200 anni, e Asteris si vaga ancora come una fantasma

nello spazio dello Ionio, ricercando la sua identita` perduta` in ogni isoletta,

isolotto e scoglio allo spazio tra Cefalonia, Itaca e Lefcada.

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Centinaia di ricercatori, archeologi, filologi, geografi, storici e letterati che si

sono occupati dello lo studio della geografia omerica non sono riusciti ad

accordarsi su quale isola o isoletta dello Ionio possa essere riconosciuta con

certezza come l’ Asterida d’ Omero.

Questa isoletta con gli eccellenti ναύλοχους και αμφίδυμους λιμένες e άκριας

ηνεμόεσσας ( cime sferzate dal vento) , dopo il passare di tanti anni di vane

ricerche e a causa delle informazioni confuse che abbiamo dall’ antichita`, la

maggioranza della comunita` scientifica essendo priva di dimostrazioni

sufficienti la confina al mondo mitico d’ Omero.

E` vero che i geografi e storici antichi non si sono riusciti a chiarirci l’

esistenza o no d’ Asterida, cosi come ce la ha descritta Omero.

Strabone , il quale non ha mai visitato la Grecia occidentale isolana per avere un’

immagine personale della geomorfologia della zona, avendo l’ illusione di poter

geografare secondo la geografia omerica, ci riporta per Asterida i suoi punti di

vista informandoci nello stesso tempo che cosa dicevano di questa isola il

viaggiatore Dimitrios da Sipsi e Apollodoro:

Μεταξύ δε της Ιθάκης και της Κεφαλληνίας η Αστέρια νησίον

( Στράβων , C 457.16)

Strabone ( C 453) considerando che Samos omerica e` Cefalonia e avendo l’

informazione che tra Cefalonia ed Itaca c’ e` un isolotto ( scoglio), quello che oggi

si chiama Dascalio, si convince che finalmente deve essere l'Asteris di Omero.

Il suo punto di vista l’ ha accettato Stefano Bizantino, il quale ripete tutti

quello che Omero dice per Asteris, con la differrenza che invece di μεσσηγύς

Ιθάκης τε Σάμοιό τε scrive μεταξύ Κεφαλληνίας και Ιθάκης.

Έστι και νησίον Αστέρια μεταξύ Κεφαλληνίας και

Ιθάκης . Όμηρος Αστέριδα ταύτην φησίν.

Isichios al suo vocabolario menziona Πειριείς νήσος ή και Αστερία.

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ITACA OMERICA

Efstathios sottolinea che “ secondo il geografo ( Strabone) su Asterida c’ e`

anche una cittadina, da altri si e` chiamata ed Asteria”.

L’ isola Asteris insieme all’ isoletta Prote è rievocata anche da Plinio ( IV ,

54-55), il quale scrive che Asteris insieme all’ isoletta Proti si trovava in mar

aperto 15 miglia fuori da Aracso!

Ab ea Araxum Peloponnesi

promunturium XV.ante hanc in alto Asteris, Prote.

Negli anni seguenti l’ opinione di Strabone, che Asteris era lo scoglio

Dascalio, e` diventato il punto di vista dominante intorno alla posizione di questa

isoletta allo spazio dell’ Ionio. Lo scoglio odierno Dascalio da quell’ epoca si e`

fatto «la pietra dello scandalo» della geografia omerica, sul quale hanno

'naufragato' tutte le teorie che la volevano essere l’ Asteris d’ Omero con i

ναύλοχους και αμφίδυμους λιμένες και τις άκριας ηνεμόεσσας.

Da allora gli interpreti moderni dei testi omerici non si sono riusciti ad

accordare ne` per la sua posizione ne` per l’ identificazione dell’ Asteridos

omerica con lo scoglio odierno Dascalio. Ancoranche il tanto filomerico

Schliemann ha esitato a ammettere che lo scoglio Dascalio, che si trovava tra

Cefalonia ed Itaca, era l’ isola dei Proci, come scrive al suo libro con il titolo

Ithaque, le Peloponnese, Troie, pag. 75:

Selon Homere ( Od., IV, 844-845), l’ ile d’ Asteris avait un

Double port ;

.....................................................................................................

il est inadmissible que de telles modifications aient pu survenir

dans la topograrhie de l’ ile.

E` sicuro che la localizzazione e l’ identificazione di quest’ isola aiuterebbe

molto alla comprensione della geografia omerica e la liberazione delle ricerche

omeriche da una problematica molto grave e senza sbocco che si e` sviluppata da

allora e che si muove soprattutto in quattro direzioni, secondo la teoria di ogni

volta :

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ITACA OMERICA

a. Che Omero scrive con «licenza poetica» per le necessita` del suo

Poema Epico e inventa un’ isola che battezza Asterida, ci mette due

porti sicuri, ναύλοχους e in particolare αμφίδυμους per ogni

eventualita` ( non dobbiamo dimenticare che i proci erano costretti

a permanere li` per 28 giorni), le aggiunge delle cime alte, άκριας

ηνεμόεσσας, per poter consentire ai Proci di osservare il

movimento marino, e cosi per le necessita` dell’ episodio

particolare ha creato un’ isola per lo scenario del poema epico.

b. Omero non conosce il mar Ionio perche` e` di Ionia; ha

eventualmente ascoltato da marinai che viaggiavano nel mare

Ionio (che nulla a che vedere con la regione, anzi la regione della

Ionia è a est della penisola greca mentre il Mar Ionio è a ovest della

stessa della Ionia, lo precisiamo solo per i lettori che poco

conoscano il mondo greco antico) che tra Cefalonia (la Samo

omerica, come la interpreta Strabone) ed Itaca c’ e` uno scoglio

pericoloso con il nome odierno Dascaliio. Omero, trascinato dalle

narrazioni dei marinai e non avendo lui stesso un’ immagine

personale di questo scoglio, lo ingrandisce con la sua fantasia a tal

punto affinche` abbia due αμφίδυμους λιμένες , cime alte per l’

osservazione cosi` con la sua ignoranza la geografia omerica «si

giustifica»anche con questo piccolo scoglio odierno che si trova nel

mare tra Cefalonia.

c. Omero conosce assolutamente quello che descrive. L’ isola Asteris

esisteva, la conosceva molto bene Omero ma sia e`affondata in

qualche variazione geologica sia ha cambiato forma con il passare

degli anni e sfortunatamente oggi non possiamo localizzarla o

riconoscerla e cosi` confermare l’ esattezza della geografia

omerica.

d. Omero conosce assolutamente cosa descrive solo che quest’ isola

non e` lo scoglio odierno con il nome Dascalio, ma diverse isole

secondo ogni teoria , come Arcudi, Vardiani, Atocos, o ancora

Omero non intende necessariamente come isola quando e` riferito

agli αμφίδυμους λιμένες , ma intende terre o isolotti con delle terre

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ITACA OMERICA

che si trovano l’ una di fronte all’ altra nel varco marino tra

Cefalonia ed Itaca.

L' attendibilita` della geografia omerica e dello stesso Omero nel caso di

inesistenza di questa isola subirebbe un duro colpo. All’ opinione pubblica ed alla

comunità dei specialisti possiamo dire che sono dominati due punti di vista:

1.Omero era soprattutto un poeta e non era obbligato di fare riferimenti

geografici dettagliati, ed in seguito non era il geografo grande e infallibile, ma

appunto con «licenza poetica» descriveva quello che considerava piu` ideale per

le necessita` della narrazione. Cosi` dunque la “localizzazione” dell’ Asteridos

omerica seguendo la stessa sillogistica, deve essere ricercata dentro gli ambiti

generali di un testo filologico e di una narrazione che non e` obbligata a dare

lezioni di geografia.

2. Omero ha descritto un’ isola, le cui tracce si sono perdute o che piu` tardi ha

cambiato forma per ragioni non chiarite, e solamente Omero era colui che ha

visto o descritto quello che non sono riusciti a far piu` tardi tutti quelli che si

erano occupati della geografia omerica.

Il punto di vista che Omero e` il solo che conosce la verita` circa la posizione

di Asteridos, una verita` che i posteri non sono riusciti sfortunatamente a

confermare o verificare, non era sufficiente per rovesciare i dubbi che esistevano

già circa l’ esattezza della geografia micenea e la fedelta` delle descrizioni d’

Omero.

Alla fine del 20o secolo Asteris e` gia` inserita nel mondo mitologico insieme

alle isole Oghighia, Eea, Eolia, Thrinachia ecc.

Degno di considerazione e` che durante l’ epoca dell’ Rinascimento, che ha

coinciso con la fioritura della geografia, i cartografi europei, fedeli alla geografia

micenea e trascinati dai geografi latini del periodo romano, hanno cartografato il

mar Ionio disegnando un’ isola con il nome Asteris, come esattamente l’ aveva

descritto Omero, con αμφίδυμους λιμένες, ed assai grande, tra o vicino a

Cefalonia ed a Itaca. Facilmente pero` ognuno puo` immaginare gli occhi

sbalorditi dei marinai greci ed europei, quando navigando vicino a Cefalonia ed

a Itaca alla posizione di Asteris vedevano solo le acque completamente azzurre

dell’ Ionio. Se non c’ era Asteris tanto peggio per lei! Doveva essere qui! ( cfr.

mappe relative).

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

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ITACA OMERICA

Malgrado gli sforzi di volonta` dei cartografi del Rinascimento di

resuscitare un’ isola tra Cefalonia ed Itaca che non e` mai esistita, per tutti quelli

che ancora credono che Omero non userebbe mai un’ isola immaginaria nello

spazio geografico di Grecia la grande questione ha continuato a permanere

tormentosa fino ai nostri giorni: Omero conosceva realmente la morfologia e la

posizione d’ Asteridos, e se si, allora qual e` questa isola ?

La risposta a questa questione dominante crediamo che in sostanaza

giudichi tutta la questione dell' Itaca omerica e non solo. E' costituisce inoltre

una delle 4 prove sovrane contenute nel nostro libro, uno dei quatro assi uno solo

dei quali sarebbe sufficente a dimostare inequivocabilmente che la Ulisse era il

Re di Cefalonia.

Noi ci sforzeremo ora di dare la risposta. che sarebbe positiva, e non solo

questo, ma l’ isola che ipotizzeremo come l’ Asteris d’ Omero si rivelerà nel

nostro studio come uno dai piu` sicuri ancoraggi della geografia omerica.

L’ isola Asteris e` descritta da Omero al δ dell’ Odissea ( 842-847) quando i

Proci si sono imbarcati alla nave, premeditando la morte di Telemaco, dopo l’

idea di Antinoo di tendere un agguato e di uccidere Telemaco allo stretto d’ Itaca

e di Samo:

Αλλ’ άγε μοι δότε νήα θοήν και είκοσ’ εταίρους

( Οδ. δ 669-672)

Ως ειπών εκρίνατ’ εείκοσι φώτας αρίστους

( Οδ. δ 778-786)

Μνηστήρες δ’ αναβάντες επέπλεον υγρά κέλευθα

( Οδ. δ 842-847)

Nello stesso stretto marino d’ Itaca e di Samo la dea Atena informa

Telemaco, mentre lui era a Sparta, che i Proci gli hanno tenso un agguato εν

πορθμώ Ιθάκης τε Σάμοιό τε παιπαλοέσσης . E`degno di osservazione il fatto che

Atena non gli riferisce circa l’ isola Asteris, ma lo consiglia nel viaggio del ritorno

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

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ITACA OMERICA

di star lontano dalle isole, αλλά εκάς απέχειν ευεργέα νήα, inserendo ovviamente l’

isola di Asteridos in qualche generale complesso di isole, e lo informa di evitare il

passaggio da queste isole viaggiando durante la notte e che lei stessa gli

mandera` vento del sud durante il suo ritorno da Pilo per ormeggiare le sue navi

alla prima costa d’ Itaca, cioe` la costa piu` meridionale, cosicche` Telemaco eviti

il passaggio della nave nella zona pericolosa dove c’ era Asteris:

Άλλο δε τοί τι έπος ερέω, σύ δε σύνθεο θυμώ.

( Οδ. σ 27-42)

Telemaco prende la via del ritorno con la sua nave e la dea Atene gli manda

il desideratp vento propizio (meridionale). Navigando durante le ore notturne

fuori dalle coste dell'Elide dirige la nave in modo di evitare le isole che Omero

chiama Thoes, le doppia e aiutato del vento alle prime ore di mattina, prima che

il sole sorga, arriva sano e salvo alla prima costa d’ Itaca (quella piu`

meridionale) :

Τηλέμαχος δ’ ετάροισιν εποτρύνας εκέλευσεν

( Οδ. σ 287-300)

Αίψα γάρ Ηώς ήλθεν έυθρονος

( Οδ. σ 495-506)

I Proci, sia perche` qualche dio gli ha detto che Telemaco li ha superati sia

perche` loro stessi non hanno visto passare la nave e non riuscivano a

raggiungerlo, sono ritornati anche loro ad Itaca il giorno che Tilemaco ha

ormeggiato la sua nave alla prima costa lontano dalla citta`( Oδ . π 355).

Gli sforzi dei Proci di uccidere Telemaco non avevano il risultato desiderato.

Antinoo non puo` capire come Telemaco si sia salvato, mentre loro tutto il giorno

tendevano un’ imboscata presso le cime scoscese e sferzate dal vento, osservando

quando sarebbe passata la nave e di notte facendo dei pattugliamenti

controllavano i varchi marini fino alla mattina :

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

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Τοίσοιν δ’ Αντίνοος μετέφη, Ευπειθός υιός.

( Οδ. π 363-370)

Telemaco mandando la nave in citta`, segue il sentiero che lo guidera` al suo

porcaio Eumeo:

Τηλέμαχος δ’ υπό ποσσίν εδήσατο καλά πέδιλα.

( Οδ. ο 550-557)

Ritorniamo pero` al momento che la nave sorpassa l'Elide e Telemaco si

sforza di evitare il passaggio dalle isole che Omero chiama Thoes. L’ isola Asteris

logicamente si deve trovare tra l'Elide e la prima costa ( piu` meridionale) dell’

Itaca omerica in qualche parte dell'arcipelago delle isole, perche` la dea Atene gli

ha detto che deve evitare il passaggio della nave dalle isole( αλλά εκάς νήσων

απέχειν ευεργέα νήαν), inserendo evidentemente Asterida in qualche intreccio di

isole piu` generale:

Βάν δε παρά Κρούνους και Χαλκίδα καλλιρέεθρον.

( Οδ. ο 295-300)

Secondo dunque il testo d’ Omero , dopo l'Elide si seguono le isole Thoes.

Per la seconda volta continua Omero non ci menziona Asterida ma le

isole(νήσοισιν), che pero` ora per la prima volta chiama Thoes( θοήσιν) ( Οδ. ο

299).

Omero, descrivendo lo sforzo di Telemaco di evitare il passaggio della nave

dalle isole( ένθεν δ’ αύ νήσοισιν) lo presenta preso dal terrore della morte (

ορμαίνων ή κεν θάνατον φύγοι ή κεν αλώη).

Secondo Omero ( o 296-299) il passaggio della nave dalle Fees ( il capo

Catacolo di Ilia) avviene durante le prime ore notturne quando il sole e` appena

tramontato e le strade si sono oscurate :

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

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ITACA OMERICA

Δύσετό τ’ ηέλος σκιόωντό τε πάσαι αγυιαί,

η δε Φέας επέβαλλεν επειγομένη Διός ούρω.

La nave , mossa con una velocita` normale circa 5-6 migli all’ ora e

percorrendo una distanza circa di 40 miglia, logicamente doppia le coste

dell'Elide alle prime ore dopo la mezzanotte (possibilmente la 3a e la 4a ora di

mattino) e non in prima serata. Subito dopo, secondo il testo omerico, seguono le

isole Thoes ( θοήσιν) e molto presto di mattina la nave di Telemaco si presenta

gia` ormeggiata presso la prima costa d’ Itaca!

Αίψα γάρ Ηώς ήλθεν εύθρονος . οί δ’ επί χέρσου

Τηλέμαχου έταροι λύον ιστία, κάδ’ δ’ έλον ιστόν.

( Οδ. ο 495-496)

Il pochissimo tempo rimasto per il resto del viaggio fino alle prime ore della

mattina ( dalle 3 a.m. fino alle della mattina), e il particolare momento quando

Telemaco ha espresso le sue paure (intorno alle prime ore dopo la mezzanotte), ci

obbliga a esaminare se veramente c’e` qualche relazione delle isole che Omero

chiama Thoes con quelle isole che la dea Atena gli consiglia di evitare quando

sarebbe ritornato da Pilo ad Itaca ( Οδ. π 33):

Quali dunque possono essere queste isole con il nome Thoes?

Strabone ( C 458.19) menziona :

Και Oξείαι καλούμεναι, ας Θόας ο ποιητής είπε

identificando le isole Thoes con Oxies odierne.

Per lo stesso argomento Eraclito alla sua opera Ομηρικά Προβλήματα (45) ,

trattando la relazione del senso dei termini θοή e Οξύ , invocato il verso ένθεν δε

αύ νήσοισιν επιπροέηκε θοήσιν sembra avere un chiaro punto di vista per le isole

che Omero descrive, e dice che erano caratterizzate cosi` a causa del σχήμα προς

οξείαν απολήγουσαν αποτελείν γραμμήν. Osserviamo quindi le parole del filosofo,

il quale trattato il rapido della notte in relazione al Sole scrive :

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

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ITACA OMERICA

Ή τε «θοή νύξ» ουκ άλλο τι σημαίνει πλήν το

σφαιροειδές όλου του πόλου σχήμα.

Strabone per ancora una volta ci ripete che Thoes sono le Oxies, che si

trovano insieme alle altre isole Echinades alle foci dell’ Acheloo ( C 351) :

Θοάς δε είρηκε τας οξείας . των Εχινάδων δ’ εισίν

αυταί, πλησιάζουσι τη αρχή του Κορινθιακού κόλπου

και ταις εκβολές του Αχελώου.

Conosciamo anche che “Thoa” i greci antici chiamano il fiume Acheloo e le

isole che si trovavano al suo accanto Thoes , che sono Oxies odierne.

Ricapitolando concludiamo che con il nome «Thoes» i Greci antichi

chiamavano le isole odierne con il nome «Oxies» ed in particolare :

Oxies sono le isole Thoes d’ Omero, come Strabone scrive.

Le isole Thoes si chiamano Oxies per la loro forma, ci informa Eraclito.

Οξείαι γάρ ούτω καλούνται νήσοι περί την Κεφαλληνίαν, menziona Iliodoros

( 5.17)

In base tutti questi quale relazione puo` avere l’ isola odierna Oxia( Oxies)

con le isole Thoes d’ Omero?

Osservazione prima e molto importante : Omero quando si e` riferito a

queste isole si e` espresso al plurale :

νήσοισιν θοήσιν

εκάς νήσων

Al plurale come « Οξείαι» si chiamano le isole « τα οποία Θόας αποκάλεσε ο

Ομηρος», dice anche Strabone.

Osservazione seconda : nella geografia omerica subito dopo l'Elide seguono

le isole Thoes. Ma anche nella geografia moderna subito dopo l'Elide seguono le

isole Oxies. Quindi abbiamo la stessa successione dei luoghi , Elide – Thoes

durante l’ antichita`, Elide– Oxies all’ epoca odierna.

Conseguentemente Thoes = Oxies.

L’ etimologia della parola Thoes deriva dal verbo θοόω che significa οξύνω

(aguzzare), e « διά τας νήσους το οξύ σχήμα απολήγουσας».

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

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ITACA OMERICA

Conclusione: Non c’e` nessun dubbiio che le isole Thoes siano le isole

odierne Oxies. Geograficamente si trovano subito dopo l'Elide come anche Oxies.

Semanticamente non c’ e` un’ identificazione completa dei termini Thoes ed

Oxies. Questa relazione e` stata conservata fin ai nostri giorni, e in particolare al

plurale, Oxies si chiama l’ isola e non l’ Oxia (all’ Oxies , dice il popolo) e questo

perche` nel passato ce n'erano di piu`, come ci dice Strabone:

Και ταύτης δε και της Kεφαλληνίας προς έω τας Εχινάδας

ιδρύσθαι νήσους συμβέβηκεν.

( Στράβων , C 458.19)

Kαι η πρότεραν δε Αρτεμίτα λεγομένη μία των Εχινάδων

νήσων ήπειρος γέγονε.

( Στράβων , C 59-60)

E prima di esaminare quale isola ha i tratti distintivi dell’ isola Asterida, e`

opportuno rispondere alla questione seguente: queste isole si trovano al

passaggio marittimo verso Cefalonia ed Itaca per una nave proveniente dal

Peloponeso ?

La risposta e` spontaneamente positiva ed in particolare possiamo dire che

la nave obbligatoriamente passera` da queste isole. L’ unico modo per non

passare da Oxies e` di avere vento propizio dal sud ( come nel caso di Telemaco )

e di venire con questo vento verso le isole di Cefalonia ed Itaca. Questo pero`vale

solo per quanto riguarda Cefalonia , perche` la rotta della nave verso l'odierna

Itaca non doppia le isole Oxies in nessun caso.

La seconda questione che si pone e`: Oxies si trovano allo stretto Ιθάκης τε

Σάμοιό τε (avendo in mente il punto di vista convenzionale che Itaca e` l’ isola

odierna d’ Itaca e Samos e` Cefalonia) ?

I Greci antichi chiamavano stretto quella parte del mare che aveva da

entrambe le parti terra ed era usato per la traversata frequente delle navi. Era

cioe` un passaggio marino conosciuto per i marinai che lo usavano moltissimo. Il

termine stretto e` usato dagli antichi per passaggi piccoli, per esempio

Apollodoro Rodio all’ Αργοναυτικά lo chiama l’Αδρίαν πορθμόν.

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

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Particolarmente il passaggio marino tra Ilias, il capo Aracso del

Peloponneso, Acarnania e le isole di Zante, Cefalonia , Itaca ed Echinades

Strabone chiaramente lo caratterizza come antistretto:

Η μέν Ηλεία προς άρκτον επιστρέφουσα…

( Στράβων , C 355.2)

Il cosidetto stretto 'Cefaliniacos' ( l’antistretto, come lo chiama Strabone)

che guida le navi verso Cefalonia, Itaca e Lefcada e in seguito verso Corfu` e

l'Italia, e` nello stesso tempo lo stretto che guida le navi verso il golfo di Patrasso

e di Corinto.

Secondo Iossipo, Oxies sono riportate come scalo marittimo principale nel

percorso marino dell’ imperatore Antonino (secondo secolo d. C.). Il percorso

cominciava dal golfo di Corinto ed arrivava fino all’ Italia. Le fermate principali

erano : istmo di Corinto – Lepanto – Oxies – Nicopolis – Vuthroto – isola Sason e

alla fine Calabria ( Ιουδαϊκή αρχαιολογία , αρχ. 7,2,1 percorso di Tito da Ionia a

Iapigia).

Di conseguenza la risposta e` anche qui positiva, senza che il risultato sia

influenzato da quale isola sia l’ Itaca omerica e quale Samos. Oxies si trovano

infatti nella parte piu` centrale dello stretto cefalinico, distando ugualmente da

Cefalonia ed Itaca, conservando in funzione uno dei piu` importanti fari da

navigazione dello Ionio centrale.

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L’ ASTERIS D’ OMERO�L’ ISOLA OXIA secondo A. Miliarachi��E` ού μεγάλη�Έχει περιφέρεια 6

μιλίων και εμβαδόν 5.4 km2��Ha άκριας ηνεμόεσσας�Έχει προς β οξείαν υψηλήν κορυφήν ύψους 426

μ.��Ε` πετρήεσσα�Είναι τραχεία και απότομος καθ’ όλον αυτής το

μήκος��Ηα λιμένες ναύλοχους αμφίδυμους�Σύγκειται εκ δύο τμημάτων συνδεομένων διά στενωτάτου

ισθμού μήκους 300 μ. περίπου, εκατέρωθεν του ου οποίου σχηματίζονται αμφίδυμοι κόλποι��C’e` εν

πορθμώ�Τα παράλια πασών των Εχινάδων ( Οξειές ) και οι μεταξύτούτων πορθμοί είναι βαθύτατοι.��

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Dopo aver risposto a queste domande, e poco prima di collocare se Oxies

siano μεσσηγύς Ιθάκης τε Σάμοιό τε παιπαλοέσσης , e` il momento di esaminare

se effettivamente Oxies hanno tutte quelle caratteristiche morfologiche che

Omero menziona descrivendo l’ isola Asteris.

Ricordiamo un po’ cosa ci dice Omero per Asterida:

Έστι δε τις νήσος μέσση αλί πετρήεσσα…

( Οδ. δ 844-847)

Αnche si trova :

εν πορθμώ Ιθάκης τε Σάμοιό τε παιπαλοέσσης ( Οδ. δ 671)

ha :

άκριας ηνεμόεσσας ( Οδ. π 365)

e :

νήσοισιν επιπρόηκε θοήσιν ( Οδ. ο 299)

Che significa che Asteris :

e` isola ού μεγάλη

e` isola πετρήεσσα

ha porti ναυλόχους αμφιδύμους

ha άκριας ηνεμόεσσας

si trova μέσση αλί εν πορθμώ Ιθάκης τε Σάμοιό τε παιπαλοέσσης

Dunque, Asteris e` un’ isola adattissima per l'agguato, che controlla i

passaggi marini, con le cime sferzate dal vento e piuttosto grande per tenere per

28 giorni i Proci, con due porti αμφίδυμα sicuri. In altre parole, non si tratta di

un’ isola piccola e il termine che Omero usa ού μεγάλη pensiamo che voglia

determinare che Asteris e` un’ isola non molto grande ma neanche molto piccola.

In piu` questa isola deve essere in tale posizione affinche` possa controllare

anche il possibile viaggio marino di Telemaco verso l’ Efira, perche` secondo le

informazioni che avevano i Proci aspettavano che Telemaco ritornando da

Sparta e Pilo avrebbe passato anche da Efira per rifornirsi le frecce avvelenate :

Ή μάλα Τηλέμαχος φόνον ημίν μερμηρίζει.

( Οδ. β 325-330)

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

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ITACA OMERICA

Citta` con il nome Efira durante l’ epoca d’ Omero nello spazio generale

dell’ Ionio ce ne erano tre: Efira di Corinto, Efira di Ilia vicino al fiume Sellienta

e Efira di Thesprotia. Noi non prenderemo posizione circa quale citta` Efira

intendeva Omero tra tutte queste, perche` le isole Thoes ( Oxies odierne) si

trovano in un punto tale che la nave obbligatoriamente passerebbe da li` e per

tutte e tre le citta`.

A tal punto consideriamo che sia opportuno , anziche` descrivere noi quest’

isola rischiando di apparire come se forzassimo la descrizione per l’ interesse dei

nostri punti di vista, lasciare il compianto Antonio Miliarachi a descriverci l’

isola Oxia , che fa parte delle isole Echinades, trascrivendo alla lettera tutti

quanto ciò che 110 anni fa ignaro aveva scritto su quest’ isola nella sua

monografia Γεωγραφία Πολιτική Νέα και Αρχαία του Νομού Κεφαλληνίας ( pag.

163-166).

Per la storia moderna delle isole Echinades ed in particolare di Oxias

scrive :

Είς την Ιθάκην υπάγεται πρό αμνημονεύτων χρόνων και το

άθροισμα των ερημονήσων , των καλουμένων υπό μέν των

αρχαίων Εχινάδων , υπό δε των νεώτερων Κουρτσολάρι, όνομα

δόθεν υπό των ναυτικών και των γεωγράφων της Δύσεως.

……………………………………………………………………

Αι νήσοι αυταί μνημονεύονται εν τη ιστορία του μέσου αιώνος,

διότι εις τα παράλια αυτών εγένετο η διάσημος ναυμαχία τω 1571

η λεγόμενη της Ναυπάκτου ( Lepanto) , ονομασθείσα ούτως εκ της

σημαντικωτέρας τότε πόλεως της Ναυπάκτου εν τω παρακείμενω

Κορινθιακό κόλπο.

Per la storia piu` antica delle isole guardi sopra.

E` infatti impressionante che Antonio Miliarachis, descrivendo ignaro la

geomorfologia particolare dei porti di Oxias , usa la frase αμφίδυμοι κόλποι

ripetendo 3.000 anni dopo le le stesse parole scritte da Οmero con la frase

αμφίδυμοι λιμένες , riferito alla geomorfologia dei porti ναυλόχων dell’ Asterida !

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

Page 129: Itaca Omerica

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ITACA OMERICA

Dobbiamo sottolineare che Omero usa questa frase una unica volta nei suoi

Poemi Epici come anche Antonio Miliarachis nei suoi trattati storici!

A proposito , quanto causale era questo?

Comparando le informazioni d’ Omero per la geomorfologia d’ Asteridos

con la geomorfologia di Oxias cosi` come l’ ha descritta Antonio Miliarachis ,

constatiamo che l’ Asteris d’ Omero presenta la seguente corrispondenza con

Oxia ( Οξιές , Οξειές):

Dopo aver constatato che Oxia in relazione ad Asterida

e` ου μεγάλη = 5,4 m.q

ha άκριας ηνεμόεσσας = cima acuta e alta 426 m.

ha ναύλοχους αμφίδυμους λιμένες = golfi αμφίδυμοι e due tra i porti piu`

sicuri dell’ Ionio.

e` πετρήεσσα = ruvida e scoscesa

si trova εν πορθμώ Ιθάκης τε Σάμοιό τε = si trova allo stretto cefalinico.

non e` difficile convincersi dopo la comparazione dei due luoghi geografici

che i riferimenti d’Omero per Asterida trovano una conferma assoluta nella

geomorfologia e posizione d’ Oxias.

Gli eccellenti porti αμφίδυμα e ναύλοχα d’ Asteridos fanno

dell'identificazione basata sulla geomorfologia d’ Oxias una precisa certezza.

I greci antichi hanno usato il termine αμφίδυμα descrivendo delle localita`

che avevano sia porti sia coste da entrembe le parti ed in posizione opposta l’

uno dall’ altro.

Apollonio Rodio ( Αργοναυτικά , Α 937-941) ha imitato Omero e descrive le

coste αμφίδυμες della penisola di Arctonisso che si trova in Propontida,

scrivendo i seguenti:

Έστι δε τις αιπεία Προποντίδος ένδοθι νήσος.

Uno studio comparato in base alle carte geografiche e alla geomorfologia

delle coste αμφιδύμων dell’ Arctonisso e dei porti d’ Oxias non ci lascia dubbi su

come intendere nella loro lingua originale i cosidetti porti αμφιδύμους , come e`

per esempio d’ Oxias.

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

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ITACA OMERICA

Strabone ( C 257) , descrivendo anche il campo αμφίδυμο di Schileo in

Sicilia, ci da` l’ opportunita` per ancora una volta di comprendere in quale modo

gli scrittori antichi descrivevano i porti che da una parte e dall’ altra sono

separati con uno stretto basso come anche in Oxia.

Από δε του Μεταύρου ποταμού , Μέταυρος έτερος

εκδέχεται δ’ εντευθεν το Σκύλλαιον.

Per quanto riguarda il termine λιμένες ναύλοχοι che Omero usa riferito ai

porti dell’ Asteridos , quelli che hanno la stessa percezione della geomorfologia d’

Oxias constatano la fedelta` indiscutibile della descrizione d’ Omero, avendo in

mente che con questo termine i greci antichi intendevano porti dove poteva

fermarsi la flotta mettendosi in agguato invisibile con sicurezza in caso di

maltempo, senza aver bisogno di tirare le navi in terra.

Per il commentatore antico, ναύλοχοι λιμένες si chiamano quei porti

εν οίς αι νήες λοχώσαι και ενεδρεύουσαι λαθείν δύνανται.

Porti ναύλοχα sono descritti da:

Sofocle, Αίας , 460: Ναυλόχους έδρας

Euripide, Εκάβη , 1015 : Αχαιών ναύλοχοι περί Πτυχαί

Sofocle, Τρώες , 633: Ναύλοχα λουτρά

Erodoto , V II 180, 192.

Callimaco nell’ inno Είς Δήλον ( 155 ) scrive per il nologo dei porti dell’

Echinades , che erano Oxies:

Ού λιπαρόν νήεσσιν Εχινάδας όρμον έχουσαι.

Strabone ( C 459.21 ) descrive anche il nologo dell’ area marina dell’

Echinadi :

πάντα δ’ ευλίμενα τά μεταξύ είτ’ Οινοιάδαι και Αχελώος.

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

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ITACA OMERICA

Oxies , come dimostreremo sotto, era uno tra i luoghi piu` famosi dove le

navi pirate tendevano degli agguati, ma anche veniva usato come porto militare

e rifugio delle navi mercantili in caso di mare agitato, diacronicamente dall’

antichita` fino ai nostri giorni.

Prima di raggiungere a risultati certi , ci resta infine da esaminare l’ ultima

citazione di Omero, se cioe` quest’ isola si trova veramente μέσση αλί e μεσσηγύς

Ιθάκης τε Σάμοιό τε παιπαλοέσσης.

Il termine μέσση αλί denota che Asteris e` un’ isola, pertato bagnata tutto

intorno dal mare, non e` cioe` una penisola – isola. Questo concetto è veramente

soddisfatto daOxia, che dista circa un miglio dalla terra opposta di

Etoloacarnania e circa 17 miglia da Cefalonia ed Itaca e sedici migli da Aracso.

Pero` cosa in realta` intende veramente Omero con il termine μεσσηγύς ?

Il vocabolario omerico di Cofinioti , interprentando il termine μεσσηγύς ,

scrive che è avverbio di luogo tradotto come : εν τω μέσω , μεσάκις, μεσούντος ,

εν τη μεταξύ οδώ.

La maggior parte dei traduttori hanno reso l’ avverbio μεσσηγύς come

avverbio di luogo traducendolo, εν τω μέσω ,cioe` nel mezzo.

Pero` nel mezzo di che cosa ? Di Samo ed Itaca ? O nel mezzo della distanza

( εν τη μεταξύ οδώ ), distando lo stesso da Samo ed Itaca?

La congiunzione τε , tra i due luoghi, come all’ Ιθάκης τε Σάμοιό τε,

raggruppa e collega questi, non li separa.

Omero quando vuole distinguere questi due luoghi inserisce la congiunzione

'e' dopo il τε come :

μεσσηγύς δε Σάμου τε και Ίμβρου παιπαλοέσσης

Il piu` probabile dunque e`che l’ avverbio μεσσηγύς non determini qui il

“mezzo”, ma dichiara che Asteris dista lo stesso da Samo ed Itaca.

Sulla base di tutti i chiaramenti che abbiamo dato sopra per i versi

contestati ci sforzeremo di tradurre il passo relativo dell’ Odissea:

Έστι δε τις νήσος μέσση αλί πετρήεσσα…

Osservando la carta e misurando le distanze crediamo che ci voglia proprio

una capacita` particolare per concepire che l’ isola Oxia dista lo stesso dalla

Cefalonia odierna e dall’ Itaca odierna!

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

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ITACA OMERICA

Lo stesso però sicuramente sarebbe valido se fossero invertiti i ruoli e

fossero chiamate Itaca l’ isola di Cefalonia e Samo l’ isola d’ Itaca.

Lo stesso e` valido se considerassimo la parte settentrionale di Cefalonia ( la

penisola di Sami ) come la Sami o la Samo della geografia omerica e la parte

restante di Cefalonia la considerassimo come il Dulichio omerico.

La cosa piu` importante pero`, secondo il nostro punto di vista, è che Omero

vuole esprimere, usando i due termini μεσση αλί e μεσσηγύς in relazione all’ isola

di Asteridos con Samo ed Itaca, che «quest’ isola si trova nel bel mezzo di un

passaggio marino», cioe` dello stretto marino che unisce le isole Samo ed Itaca

soprattutto con il Peloponneso, luogo di destinazione piu` importante delle navi

che attraversavano lo stretto cefalinico.

Se prendiamo un compasso, mettiamo come centro Oxies ed tracciamo un

cerchio avente come raggio la distanza che separa il Peloponneso da Oxies, allora

vedremo che lo stesso raggio si avvicina esattamente alle coste tanto di Cefalonia

quanto d’ Itaca. In altre parole, Oxia e` secondo una coincidenza strana

μεσσηγύς d’ Itaca, di Cefalonia e del Peloponeso sia separatamente sia anche

contemporaneamente con tutte!

Se osserviamo la carta vedremo che l’ isola Oxia si trova esattamente a

meta` della distanza della rotta che unisce il Peloponneso con Cefalonia ed Itaca,

controllando come posto di guardia e indirizzando come faro le navi all’ entrata e

all’ uscita dello stresso di Patrasso e di Cefalonia. Ed i suoi due porti αμφίδυμα

sono usati in abbondanza come i porti naturali piu` sicuri nel caso del mare

agitato nello spazio dello Ionio.

Il senso e l’ importanza d’ Oxias, nell’ epoca che le navi navigavano con il

vento, un navigatore esperto puo` facilmente capirla. Il passaggio da queste isole

e` obbligatorio per una nave a vela che provenga dal sud e si diriga verso

Cefalonia ed Itaca.

Secondo la tabella che esponiamo, i venti che ci sono nello stretto cefalinico

sono nella loro maggioranza nordorientali – nordoccidenatli. I venti del sud sono

piu` rari. Una nave per essere venuta dal sud quanto il vento e` l’ abituale,

nordorientale – nordoccidenatle esige che il comandante del veliero navighi

lungo la costa del Peloponneso sfruttando «il vento che le montagne portano» ,

come dicono i marinai, ed in seguito «prendendo il vento» e le correnti del golfo

di Patrasso si diriga verso Oxies, sfruttando il vento dello stretto cefalinico con le

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ITACA OMERICA

vele in posizione «δευτερόπρυμα» , e fa rotta verso Itaca o Cefalonia( si guardi la

carta relativa).

L’ unica modo per arrivare immediatamente con una nave con vele di tipo

vecchio alle isole di Cefalonia, Itaca e Lefcada in rotta retta dal sud doppiando

Oxies e` di aver un vento del sud propizio. Questo esattamente ce lo conferma la

dea Atena, sapendo che solamente così Telemaco può evitare il passaggio da

Oxies /Asterida e per questa ragione manda a Telemaco il vento del sud per

arrivare facilmente e con sicurezza alla prima costa d’ Itaca!

Dopo aver visto dunque, che Oxia e ` μεσσηγύς και εν πορθμώ con Cefalonia

ed Itaca ma nello stesso tempo e nel mezzo del passaggio marino ( εν τη μεταξύ

οδώ) che collega queste due isole con Peloponeso, ci concentriamo sulla causa che

fa sì che l’ isola Oxia si chiamava una volta Asteris, in base alla sua etimologia.

Abbiamo esaminato sopra il contenuto del senso del termine Thoes e Oxia,

ed abbiamo raggiunto il risultato che tutti e due i termini descrivono cose o sensi

che hanno “ la figura acuta”.

Come e` noto , la denominazione dell’ isola Asterida e` derivato della parola

αστήρ.

Cioe` , puo` essere descritta come:

a. Un’ isola che assomiglia con stella.

b. Un’ isola che ha delle caratteristiche che assomigliano alle caratteristiche

di una stella.

Omero ancora per una volta ci informa di un luogo con nome affini, la

citta` Asterion ( Iλ. B 735 , «al catalogo delle navi»).

Οι δ’ έχον Ορμένιον , οι τε κρήνην Υπέρειαν

οι τα’ έχον Αστέριον Τιτάνοιό τε λευκά κάρηνα.

Asterio era una citta` antica di Magnissia. Strabone ha collocato la citta`

Asterio vicino alla citta` antica di Arni. Stefano Bizantino ci informa che durante

i suoi tempi Asterio ha cambiato il nome in Piressia. Secondo lui, la

denominazione Asterion e` stata data alla citta` perche` «si trovava su un’ altura,

appariva da lontano nella pianura come una stella ».

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ITACA OMERICA

Αστέριον , πόλις Θετταλίας. Όμηρος « οί τ’ έχον

Αστέριον Τιτάνοιό τε λευκά κάρηνα». Η νύν Πειρεσία.

ούτω δε καλείται διά το λαμπρόν , ότι εφ’ υψηλού όρους

κειμένη τοις πόρρωθεν ως αστήρ φαίνεται. Ή από Αστερίου

τινός [ ήρωος ]. Το εθνικόν Αστεριώτης, και θηλυκόν Αστερηίς,

και Αστεριεύς.

Con il stesso nome pero` , “Asteris”, i greci antichi avevano chiamato una

serie di isole che piu` tardi hanno cambiato nome.

Cosi` dunque il nome Asteris e` stato dato:

A Delo , secondo Plinio ( IV, 66):

Aglaosthenes Cynthiam alii Ortygiam, Asteriam, Lagiam,

Chlamydiam, Cynethum, Pyrpilen igne ibi primum reperto.

Cingitur V passuum, adsurgit Cynthio monte.

A Rodi, ancora una volta secondo Plinio ( V , 36,1) :

Vocitata est antea Ophiussa , Asteria, Trinacrie,

Corymbia, Poeessa, Atabyria ab 133 rege, dein Macaria et Oloessa.

A Creta, secondo Issichio :

Αστερίη . η Κρήτη και η Δήλος ούτως εκαλούντο.

A una citta` di Siria o di Lidia, secondo Stefano Bizantino

Αστερία, πόλις Συρίας . [ Ξάνθος εν Τετάρτη Λυδιακών].

Λέγεται και Αστερίς . ο πολίτης Αστεριώτης και Αστέριος.

Ad una prima vista tanto Creta quanto Rodi, situate al bordo del mondo

greco, Rodi verso l’ oriente e Creta verso il sud, potrebbero infatti portare il

nome Asteris come la prima terra che appare da lontano ai naviganti in mare

aperto di quell’ epoca, dopo un lungo viaggio da e verso lo spazio greco. E` noto

che queste isole erano i ευδείελοι volumi montuosi per il tracciato e la conferma

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ITACA OMERICA

della rotta giusta delle navi alle strade marine del Mediterraneo, avendo cosi` il

ruolo dei paletti di confine ( fari marittimi) per una navigazione sicura.

La terza pero` delle isole , Delo, e` venuta a confermare con il modo piu`

assoluto la relazione semantica del suo nome con il suo nome precedente

( Asteris). L’ isola Delo ha preso il suo nome dall’ aggettivo δήλος , che significa

visibile, evidente, ovvio, avendo una relazione diretta con il valore semantico

della parola Asteris ed i suoi sinonimi.

Delo , l’ Asteria di allora, all’ inno Εις Δήλον di Callimaco e` descritta come

l’ albero delle isole e il centro intorno alla quale le altre isola facevano un ciclo

( per questa ragione si sono chiamate Cicladi).

Ιστίη ώ νήσων , ευέστιε, χαίρε μεν αυτή,

Χαίροι δ’ Απόλλων τε, και ήν ελοχεύσατο Λητώ.

( Καλλίμαχος , Εις Δήλον, 325-326)

αστερίη θυόεσσα, σε μέν περί τ’ αμφί τε νήσοι

κύκλον εποιήσαντο, και ως χορόν αμφεβάλοντο.

( Καλλίμαχος , Εις Δήλον, 300-302)

Strabone pero` e` chiaro. Dice che Delo εν καλώ γάρ κείται τοις εκ της

Ιταλίας και της Ελλάδος εις την Ασίαν πλέουσιν ( C 486.4 ).

Delo cioe`si trova ad un punto strategico per chi viaggia verso l’ Asia dall’

Italia e dalla Grecia.

Non crediamo che sia necessaria ancora un’ altra dimostrazione che Delo

per i marinai di quell’ epoca era una Asteris, cioe` faro di navigazione allo spazio

dell’ Egeo.

Con tutte queste informazioni come requisito dobbiamo esaminare se l’ isola

Oxia puo` essere un’ Asteris, come era Rodi, Creta o Delo , questa volta pero`

nello spazio dell’ Ionio.

L’ isola Oxia e` infatti l’ ultima isola all’ uscita del golfo di Patrasso. In

passato era e tuttoggi permane, a causa della sua unica posizione geostrategica e

dei due porti – rifugio che ha, l’ isola piu` utile e preziosa per le navi che si

dirigono verso l’ Ovest o si sono inserite allo stretto di Patrasso. Specialmente

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ITACA OMERICA

nel caso di mare agitato, Oxies e` ευφυέστερο e ασφαλέστερο rifugio delle navi nel

particolare spazio dello Ionio.

Morfologicamente si e` presentata come il volume montuoso piu` ευδείελος

nello spazio marino all’ entrata e all’ uscita tra golfo di Patrasso e Ionio,

funziona come paletto di confine per la navigazione guidando le navi verso le

isole ionie o il golfo di Patrasso e di Corinto, avendo tuttoggi in funzione alla

parte occidentale dell’ isola uno tra i fari piu` importanti dell’ Ionio.

Lo schema acuto delle cime delle montagne dell’ isola forse piu` tardi ha

dato li suo nome nuovo, all’ inizio come Thoes e piu` tardi come Oxies. E`

veramente di bellezza eccellente sono le formazioni calcaree e le cime acute che

uno puo` vedere in questa isola.

Sommariamente dunque l’ isola Oxia ha tutti questi tratti distintivi per

poter essere identificata, e nello stesso tempo può aver preso la denominazione di

Asteris, come corrispondentemente avevano preso questo nome altre isole o

citta` di Grecia al passato.

Dopo aver dunque risposto affermativamente che l’ isola Oxia

geograficamente, morfologicamente, etimologicamente, semanticamente e

geostrategicamente e` completamente identificata con la geografia d’ Omero, non

abbiamo più nessuna esitazione ad ipotizzare che l’ isola Oxia sia l’ isola Asteris.

Questo nostro punto di vista si allinea con le informazioni tratte da Plinio , il

quale nella sua Naturalis Historia scrive che Asteris , insieme all’ isola Proti ( qui

possibilmente intende l’isola di allora, ed ora invece penisola a causa dei depositi

alluvionali dell’ Acheloo, che porta la denominazione odierna di Curzolari e che

prima del deposito alluvionale era in realta` la prima isola delle Echinades all’

uscita del golfo di Patrasso), si trovano 15 miglia fuori di Aracso.

Ab ea Araxum Peloponnesi promunturium XV, ante hanc

in alto Asteris , Prote, ante Zacynthum XXXV in eurum

ventum Strophades duae, ab aliis Plotae dictae.

E` molto interessante qui osservare che la distanza d’ Asterida, cioe` d’ Oxia,

dal capo Aracso e` 16 miglia!

C’e` anche una ragione addizionale capace di confermare i nostri

ragionamenti.

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ITACA OMERICA

Un’ isola che e` descritta da Omero con tale ampio dettaglio, malgrado

piccola e inabitata, non puo` essere sconosciuta al poeta ed è possibile che abbia

una importanta che trascenda di molto la sua dimensione.

Non ci deve inoltre sfuggire il fatto che tale isola, insieme ad altre isolette

delle Echinadi, erano uno dei luoghi piu` conosciuti e che le navi si rifugiavano

per i porti sicuri che avevano, e specialmenti era covo di quelle pirate, per

derubare le navi dirette da e verso la Grecia, come Tucidide ci testimonia :

Οι γάρ το πάλαι και των βαρβάρων οι τε εν τη ηπείρω..

( Α , 5, 6)

Lo conferma il professore dell’ universita` di Salonicco Giorgio Suris 1.

Riferito alla relazione dei Cefalini con le attivita` piratesche sulle coste di Etolia e

di Acarnania, scrive in particolare :

Το πέρασμα εμπορικών πλοίων ήταν, φαίνεται, ένας πειρασμός

που από πολύ ενώρις οδήγησε τους Κεφαλλήνες σε πειρατικές

δραστηριότητες.

…………………………………………………………………….

Ήσαν οι πιο κατάλληλοι σύμμαχοι για μια πιο αποδοτική

χρησιμοποίηση της κεφαλληνιακής ναυτικής και πειρατικής

εμπειρίας

1.Γεώργιος Σουρής, «Η σημασία της Κεφαλλωνιάς για τα Ελληνιστικά κράτη και τη Ρώμη»,

Κεφ.Χρον.1976,σελ.113

Questo punto di vista conferma anche Joseph Partsch1, il quale sottolinea:

Αλλά το άδοξον τούτο επάγγελμα των πειρατών μετήρχετο η

Κεφαλληνία……………………………………………………

……………………διά της ανοικτής θαλάσσης.

Euripide alla sua tragedia Ιφιγένεια η εν Αυλίδι ( 283-288) sembra di

conoscere anche lui i pericoli che correravano i marinai alle isole Echinades

scrivendo:

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ITACA OMERICA

Λευκήρετμον δι’ Άρη

I pretendenti al trono d’ Itaca, come discendenti legittimi dei ληστήρων

Ταφίων, scegliendo Oxies come il luogo piu` opportuno per l’ agguato e l’

omicidio di Telemaco, in sostanza continuano la grande tradizione della pirateria

marina nello spazio dello Ionio, come testimonia anche Tito Livio ( XXXVII.

13.12).

Questo probabilmente lo sa bene anche Omero, e percio` colloca i Proci a

tendere un agguato in un’ isola che era nota come isola dei pirati dello Ionio e

cosi` «legittimamente» Asteris «ospita» i Proci come il luogo piu` ideale per l’

omicidio di Telemaco.

Non e` fortuito che le isole Oxies siano state scelte come porto militare, a

causa della sicurezza che gli prestavano i due porti αμφίδυμα, dalle flotte

coalizzate delle forze cristiane d’ Europa per dare nel 1571 una tra le battaglie

navali piu` grandi che si sono combattute nel bacino del Mediterraneo e dove

hanno distrutto la flotta turca.

La posizione geostrategica d’ Oxia, il suo ruolo durante il passato, il suo

valore, i suoi ancoraggi naturali sicuri e l’ utilita` o la problematicità della sua

posizione a causa della presenza delle navi pirate e` sicuro che eran cose ben

conosciute sin dai primi anni che le navi e le persone hanno cominciato a

navigare nel mar Ionio, e certamente lo erano ad un poeta della portata d’

Omero che di diede il compito di comporre il grande poema epico di un popolo di

marinai nello spazio della Grecia occidentale.

1. Joseph Partsch,Κεφαλληνία και Ιθάκη, σελ. 112

Asteris d’ Omero , che e` μέσση αλί e μεσσηγύς:

a. con Itaca e Cefalonia

b. con Cefalonia e Peloponeso

c. con Itaca e Peloponeso

d. e nello stesso tempo con tutti insieme in una combinazione unica (non

conosciamo esistere un caso registrato analogo) possiede una posizione

distintiva, ed Omero sembra di conoscerla molto bene.

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Page 139: Itaca Omerica

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ITACA OMERICA

Conoscendo Omero questa caratteristica particolare d’ Oxia e usando due

parole chiavi, μέσση αλί e μεσσηγύς , cerca di trasmettere l’ informazione della

posizione geostrategica che Asteris ha in relazione all’ ambiente isolano generale.

Questa descrizione deve avere una relazione diretta con la diffusione e la

conoscenza delle informazioni geografiche che erano necessarie per coloro che in

quell’ epoca che viaggiavano al pelago Ionio.

In questo caso Omero non fa altro che costituire e trasportare informazioni

geografiche infiorate con dei miti, assolutamenti importanti per l’educazione

corretta dei cittadini; questi ultimi tramite i poemi epici conoscerebbero il

mondo che li circonda per essere in grado in ogni momento di riconoscerlo.

In sostanza la descrizione d’ Asteridos e` un’ istruzione

marittima ai navigatori di quell’ epoca, che li informa

che alla convergenza degli stretti dello Ionio ( di Cefalonia/

Patrasso) c’e` un’ isola il cui nome e` Asteris ( cioe`

faro marittimo) e che in base a quest’ isola si possono fare

con sicurezza le relazioni con gli altri luoghi geografici

( Cefalonia, Itaca, Peloponeso ecc.). Li informa anche che

Asteris in caso di burrasca ha due porti molto sicuri,

ma nello stesso tempo li informa ( nella descrizione dell’

agguato dei Proci) che l’ isola si offre per le agguati delle piraterie

e dunque devono averlo in mente e di essere attenti. Possono

anche doppiarlo se venuti da Peloponeso solo con un vento del

sud propizio.

Dopo 3.500 anni Oxies, l'Asteris d’ Omero, continua ad essere lo stesso utile,

preziosa ed insostituibile nell’ attivita` marinara e crediamo che continuera` a

rimanere tale anche nel futuro finchè navi e persone navigheranno nel greco

mare.

Ipotizando dunque che Asteris d’ Omero sia l’ isola Oxia ( Oxia – Oxies),

che si trova alla convergenza dello stretto di Cefalonia e di Patrasso, sappiamo

ormai che Telemaco si dirige in qualche centro miceneo verso l’ oriente. Ne` il

tempo del viaggio ne` la navigazione della nave ci guida verso le parti occidentali

delle isole.

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Page 140: Itaca Omerica

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ITACA OMERICA

Il riferimento d’Omero che intorno ad Itaca c’erano diverse isole,

denominando anche tre di queste, Dulichio, Sami e Zante, ci obbliga prima di

tutto a seguire quest’ informazione esaminando se e` veramente corretta o no.

A Zante non ci riferiremo d’ ora in poi. Abbiamo riferito precedentemente,

considerandola, come anche la maggioranza schiacciante di storici e ricercatori,

come un paletto di confine indiscutibile della geografia micenea.

Ci restano pero` altre due isole, che vengono di solito descritte insieme con la

frase stereotipata Δουλίχιον τε Σάμη τε , cioe` Dulichio e Sami. La traduzione piu

vicina sembra di essere «το Δουλίχιο μετά της Σάμης» , ma questo lo

analizzeremo piu` tardi .

Cominceremo la fase di questa ricerca con Dulichio. E` un isola che nella

comunita`scientifica ha provocati molti mal di testa e, come dice

caratteristicamente Joseph Partsch , « η απλουστάτη λύσις θα ήτο εάν τις

ηδύνατο να παραδεχθεί ότι η αμφισβητήσιμος αύτη νήσος εξηφανίσθη

βυθισθείσα».

L’ esempio pero` d’ Asteridos docet. Dulichio d’ Omero, come ci sforzeremo

di dimostrare in seguito, non sembra essere tra i problemi piu` difficili della

geografia omerica.

Occorre solo Όμηρον εξ Ομήρου σαφηνίζειν , come direbbe Aristarco di

Bisanzio.

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ITACA OMERICA

CAPITOLO UNDICESIMO

DULICHIO

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ITACA OMERICA

Τύχησε γάρ ερχομένη νηύς…ες Δουλίχιον πολύπυρον

Il regno di Megita con centro Dulichio e` descritto da Omero nel “catalogo

delle navi” dell’ Iliade, subito dopo la descrizione del regno d’ Elide e prima della

descrizione del regno vicino e confinante d’ Itaca:

Οί δ’ εκ Δουλιχίοιο, Εχινάων θ’ ιεράων νήσων

( Ιλ. Β 625-630)

La localizzazione del regno di Dulichio dopo l'Elide e accanto al regno d’

Itaca non e` affatto causale. Questo regno, come abbiamo analizzato al capitolo

sesto, e` sorto dopo la “divisione” del grande regno miceneo isolano dei Tafii e dei

Tilevoes che si trovava all’ occidente del Peloponeso e della Acarnania ed aveva

come suo ultimo re Pterelao.

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Page 143: Itaca Omerica

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ITACA OMERICA

Com’ e` noto, dopo la sconfitta di Pterealo da parte dell’ esercito coalizzato

di Anfitrione questo regno e` stato suddiviso tra Cefalo di Thorico d’ Attica ed a

Elio di Elos di Ilia.

Epios Elios ha tenuto sotto il suo potere Dulichio, che era il tronco del suo

regno, come anche le isole di Echinades. Molto possibilmente gli abitanti di

Dulichio αμφινέμοντο e Samo insieme ai Cefalini d’ Itaca, cosi` come possiamo

concludere dalla descrizione del regno d’ Ulisse :

Αυτάρ Οδυσσεύς ήγε Κεφαλλήνας μεγαθύμους

( Ιλ. Β 631-637)

Primo re e fondatore nuovo di Dulichio era, anche secondo Apollodoro,

Epios Elios, figlio di Persea di Elos di Ilida. Figlio di Elio era il ben conosciuto, a

causa delle fatiche di Ercole, re di Ilia Augeas. Figlio di Augeas era Fileas, il

quale litigò con lui perche` suo padre non aveva rispettato gli accordi con Ercole

e per questa ragione Fileas se ne andò via e si installò permanentemente a

Dulichio, dove sembra avesse dal passato ereditato legami strettissimi con

l'Elide :

Οργισθείς δε Αυγέας , πρίν την ψήφον ενεχθήναι

( Απολλόδωρος, Βιβλιοθήκη, Β V 5)

Kαι κτείνας μετά των παίδων Αυγέαν κατήγαγε Φυλέα,

και τούτω την βασιλείαν έδωκεν.

( Απολλόδωρος , Βιβλιοθήκη, Β VII 2)

Φυλέως δε , ως τα εν τη Ηλίδι κατεστήσατο

( Παυσανίας V , 3.3)

Όν τικτε Διί φίλος ιππότα Φυλεύς,

ός ποτε Δουλίχιονδ’ απενάσσατο πατρί χολώθείς.

( Ιλ. Β 628)

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Page 144: Itaca Omerica

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ITACA OMERICA

L’ emigrazione dei re dall' Elide a Dulichio mostra che Dulichio era ad certo

modo un regno differente dall’Elide ed i re Epii stessi costituivano la classe dei

duci tanto di Dulichio quanto dell'Elide.

L’ ultimo re di Dulichio noto fu Acastos, che era subentrato al trono di

Dulichio al re Megita. Secondo un’ informazione che abbiamo da Πέπλο di

Aristotele, Megis era affogato nell' Egeo durante il viaggio del suo ritorno da

Troia:

Επί Μέγητος απολομένου εν θαλάσση , έχοντος δε

τάφον εν Δουλίχιω.

Μνήμα Μέγητι θοώ μεγαθύμου Φυλέος υιώ

Δουλίχιοι τεύξαν. Σώμα δε πόντος έχει.

Dulichio e` descritto da Omero come isola μάλα σχεδόν αλλήλησιν di Sami:

Αμφί δε νήσοι

Πολλαί ναιετάουσι μάλα σχεδόν αλλήλησι,

Δουλίχιον τε Σάμη τε και υληέσσα Ζάκυνθος.

L’ avverbio μάλα σχεδόν e` interpretato come molto vicino, cioe` secondo il

senso esatto del termine di Dulichio deve essere unito o quasi unito con l’ altra

isola , quella di Sami. L’ espressione stereotipata Δουλίχιον τε Σάμη τε in

combinazione all’ avverbio μάλα σχεδόν intrepretato esattamente significa :

Dulichio dopo Sami.

E` degno di osservazione il fatto che, quando non c’e` ragione per un

riferimento particolare di Dulichio, allora abbiamo quasi sempre Dulichio essere

riferita dopo Sami.

Questo fatto deve creare perplessità specialmente a quella parte della

ricerca che si è dedicata alla localizzazione del Dulichio omerico, sapendo che

Dulichio appare conservare una relazione “siamese” con Sami ( Ύμνος προς

Απόλλωνα Πύθιο στιχ. 429, Όμηρος , Οδ. ι 24, α 246, Οβίδιος, ΧΙΙΙ, 711, Βιγίλιος,

Αινέιας, ΙΙΙ, 271).

Dulichio secondo Omero e` ποιήεν e πολύπυρον ( π 394-397, ξ 334-335).

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ITACA OMERICA

Si tratta dunque di una localita` fertile e pianeggiante dove il grano deve

essere la sua produzione principale.

Τοίσιν δ’ Αμφίνομος αγορήσατο και μετέειπε

( Οδ. π 394-397)

Αλλ’ εμέ πρίν απέπεμψε

( Οδ. ξ 334-335)

Sicuramente il ποιήεν e πολύπυρον Dulichio d’ Omero non ha nessun

relazione con l’ isola Dolicha delle Echinades ( la Macri odierna), che Strabone

erratamente ha considerata a causa della sinonimia come il Dulichio omerico :

Η μεν Ηλεία προς άρκτον επιστρέφουσα……….

……. ών έστι και το Δουλίχιον .

Dolicha di Strabone , la Macri odierna, e` un’ isoletta lunga e stretta piccola,

arida e improduttiva, con un’estensione di 1,4 m.q, con lunghezza di 3.396 m e

con larghezza variabile di 300-750 m. Ed il suo punto piu` alto ha 126 m. Page 1

dice in particolare per quest’ isola : “ Gli antichi trascinati da un’ etimologia

falsa hanno sciolto il problema spostando Dulichio a Dolica delle Echinades, un’

isola piccola, misera e deserta, dove neanche i capretti vivono facilmente”. Al

contrario, secondo Omero, Dulichio e` un regno miceneo popoloso che da un

totale di 108 manda ben 52 pretendenti per la rivendicazione del trono d’ Ulisse e

invia 40 navi con a capo Megita alla campagna militare contro Troia. E` un

numero che paragonato con la flotta piccola delle 12 navi d’ Ulisse ha veramente

creato molte discussioni per la grandezza e il potere del regno vicino d’ Itaca.

Dall’ altra parte pero` e` fatto che Omero nell’ Iliade non ci ha detto

assolutamente niente circa il ruolo di Megita e degli abitanti di Dulichio, mentre

invece il ruolo d’ Ulisse e` importantissimo tanto nell’ Iliade quanto nell’ Odissea.

Nell’ Iliade gli abitanti di Dulichio essenzialmente sono inseriti nella forza dei

Cefalini che ha come capo il re delle isole d’ Occidente che e` Ulisse. Comunque

qualsiasi cosa sia avvenuta in nessun caso il centro miceneo di Dulichio puo`

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Page 146: Itaca Omerica

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ITACA OMERICA

essere collocato a Dolica ( Macri odierna) o qualunque altra isola o isoletta delle

Echinades, malgrado lo sforzo di volonta` di Strabone per` la dimostrazione del

contrario.

Strabone sforzandosi di confutare tutte quelle cose che gli storici e

commentatori piu` antichi dei Poemi Epici avevano menzionato per quanto

riguarda Dulichio, che cioe` Dulichio e` Cefalonia, o parte di Cefalinia o l’ area di

Paleon all’ occidente di Cefalonia, almeno ci informa cosa pensassero di Dulichio

Andron, Ferechidis, Ellanicos ed «alcuni altri».

Ha una grande importanza il poter osservare il ragionamento di Strabone, il

quale non avendo ottenuto un’ immagine personale della zona, e specialmente

dell’ isola Dolica, trascinato evidentemente dal nome dell’ isola e dalle

informazioni false che presumibilmente aveva, si sforza di difendere la geografia

d’Omero giungendo a conclusioni irreali che sfortunatamente gli interpreti e

storici posteriori hanno in parte accettato.

1. Denys L. Page, Η Ιλιάς και η Ιστορία , Εκδόσεις Καρδαμίτσα, 1988, σελ. 186.

Il risultato fu che il regno d’ Ulisse e quello di Megita furono da allora mescolati

dagli interpreti piu` moderni, «in una confusione spiacevole» , come

caratteristicamente dice Page, per ammettere subito dopo che «qualche errore si

manifesta qui ed io non ho assolutamente fiducia nelle interpretazioni famose

vecchie o nuove».

Strabone , sforzandosi di interpretare la geografia omerica cosi` come lui la

«concepiva», con l’ isoletta Dolica (la Macri odierna) che per lui era il Dulichio

omerico, menziona:

Ούκ ώκνησαν δε τινες την Κεφαλληνίαν την αυτήν τω Δουλιχίω

φάναι

( Stravon , C 456.14)

E` sicuro che il tanto filo-omerico Strabone se avesse visto con i suoi occhi l’

isola arida, piccola e rocciosa avrebbe rifiutato indiscutibilmente l’

identificazione, che ha fatto a causa della sinonimia, del Dulichio omerico con l’

isola Dolica (la Macri odierna) delle Echinades, che sicuramente non si trovava a

cento stadi dal capo Aracso di Achaia ed alle foci dell’ Alfio, ma centocinquanta

stadi lontano da Aracso vicino alle foci dell’ Acheloo!

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Page 147: Itaca Omerica

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ITACA OMERICA

E` ovvio che Strabone era rimasto vittima della disinformazione, dicendo

che Dolica dista solo cento stadi da Aracso, così come vittima della stessa

disinformazione era anche rimasto per l’ isoletta di Tafius, che identifica con

Tafo, che pero`, come anche lui dice, alcuni non hanno esitato ad identificare con

Cefalonia: οι δε τη Τάφω και Ταφίους τους Κεφαλληνίους, τους δ’ αυτούς και

Τηλεβόας ( C 456).

Stefano di Bisanzio si accorda con Strabone dicendo «Δουλίχιο μία των

Εχινάδων η και Δολίχα καλουμένη».

Pausania ( VI, 15.7) avendo evidentemente delle informazioni da geografi

piu` antichi di lui scrive , ούτοι δε οι Παλείς εκαλούντο Δουλιχιείς τά αρχαιότερα,

dicendo chiaramente che il Dulichio omerico era nella penisola di Palis a

Cefalonia.

Il vocabolario Suda considera Dulichio come isola.

Issichios come citta` dei Cefalini.

Pomponio Mela come isola o luogo geografico insieme alle altre isole e luoghi

allo spazio dello Ionio come Proti, Asteria, Cefalonia, Nirito, Sami e Zante.

Plinio menziona Dulichio insieme ad Itaca, Sami e Crochilia.

Secondo le informazioni di Strabone:

Andron credeva che fosse la regione di Pali a Cefalonia, un punto di vista che

sostiene, come abbiamo visto sopra, anche Pausania.

Ellanicos credeva che Dulichio fosse Cefalonia.

Lo sforzo di Strabone di confutare le opinioni di Androno, di Ferechidi e di

Ellanico, i quali sia con un modo o sia nell’ altro erano d'accordo che Dulichio

era a Cefalonia, ci rivela comunque le grandi liti per la posizione di Dulichio che

probabilmente esistevano fin dall’ antichita`.

Uno studio pero` attento della terra dove e` descritto lo stato di Megitos dal

«catalogo delle navi» d’ Omero ci guida alla conclusione che Omero fa una

chiara divisione tra Dulichio e le altre isole Echinades, che si trovavano

separatamente da Dulichio nel mare di fronte all'Elide.

Il problema dell’ interpretazione corretta del luogo relativo lo crea una

virgola che deve essere aggiunta alla parola Δουλιχίοιο al verso 625, quindi l’

interpretazione del passo relativo non presenta nessun problema per la

comprensione giusta del testo omerico :

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

Page 148: Itaca Omerica

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ITACA OMERICA

Οι δ’ εκ Δουλιχίοιο, Εχινάων θ’ ιεράων νήσων

La traduzione e` stata fatta con una divisione chiara di Dulichio dalle altre

isole Echinades, perche` e` fatto indubbio che queste isole sono infertili, aride e

piccole, e non possono avere nessuna relazione con il ποιήεν, πολύπυρον e

popoloso Dulichio d’ Omero. Il fatto che Dulichio e` insieme a Sami , e non con le

Echinades, si rivela anche dal percorso della nave che trasporta i sacerdoti di

Apollo da Creta a Crissa nell’ inno omerico all’ Apollo Pizio( vers. 427-429):

Εύτε Φεράς επέβαλλεν αγαλλομένη Διός ουρώ

Dalle Fees antiche (il Catacolo odierno) non solo non sono sembrate essere

Dulichio le Echinades ma neanche sicuramente l’ Itaca odierna. In quale isola o

parte delle isole esiste quella che e` descritto nell’ inno omerico come Itaca,

avendo al suo accanto le isole Dulichio, Sami e Zante, e si separa dal monte

Nirito scosceso e coperto di nubi, lo analizzeremo piu` tardi al corso di questo

studio.

La stessa circa descrizione ripete anche il poeta latino Ovidio nella sua

opera Μεταμορφώσεις ( XII, 709-715):

Strophadumque recepros portubus infidis exterruit ales Aello.

Come anche il poeta latino Virgilio nella sua opera Αινείας ( III, 268-275)

menziona appunto nell'Eneide:

Fugimus spumantibus undis

E` degno di osservazione il fatto che nelle descrizioni delle isole dell’ Ionio

che fatte sia da Greci sia da Romani e riguardanti la geografia del periodo

omerico, Dulichio e` stato sempre riferito subito dopo Zante e sempre insieme a

Sami. Nessuna descrizione ci lascia il sospetto minimo che Dulichio sia descritto

vicino a Echinades.

Dall’ epoca del Rinascimento e dopo alcuni studiosi piu` moderni dei testi

omerici e della geografia omerica, cercando un compromesso con i punti di vista

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

Page 149: Itaca Omerica

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ITACA OMERICA

di Strabone, che diceva che Dulichio era parte di Echinades, ma nello stesso

tempo consci della realta` per l’ infertile e arido suolo di queste isole, hanno

raggiunto il

punto di vista che Dulichio fosse un’ isola di pianura vicino all'Acarnania che si

e` trasformata in continente a causa dalla materia portata del fiume Acheloo e`

oggi e`pertanto terraferma ( Kieperd, Eugen Oberhumer , Burr)!

Secondo altri Dulichio era un’ isola che e` sparita nella zona dove la descrive

Strabone ( al largo del capo Aracso) e vicina alla parte sudorientale di Cefalonia

dove si trovavano le rocce sommerse o le isole Oxies ( Bursian).

Ameis e G. Biedermann si sono accordati con i punti di vista degli storici,

geografi e viaggiatori piu` antichi ed hanno finalmente accettato che Dulichio e`

la parte di Cefalonia piu` remota , cioe` Palichi.

Questo punto di vista l’ ha espresso nel 1833 lo storico Loverdo Costis1,

scrivendo i seguenti:

1. Λοβέρδος Κωστής, Ιστορία της νήσου Κεφαλληνίας, 1888, σελ. 23-24.

Ο Όμηρος τίθησι το Δουλίχιον και τας ιεράς νήσους Εχινάδας

…………………………………………………………………….

…και εις τους από των χώρων τούτων πλέοντας φαίνονται τα

ακρωτήρια Ξύ, Αγ. Πελαγίας και Σκάλας, προ των της Ιθάκης

και των Εχινάδων.

Antonio Miliarachis1 , menziona :

Μετά τα ειρημένα έχοντες υπ’ όψιν τους λόγους του Ανδρώνος,

Φερεκύδους, Παυσανία και Ησυχίου……………………………

ως συνεχωνεύθησαν εις την Τροιζήνα αι προϊστορικαί πόλεις

Υπέρεια και Άνθεια και άλλαι αλλαχού.

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

Page 150: Itaca Omerica

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ITACA OMERICA

Lo storico e geografo Joseph Partsch2, chiedendosi anche lui la posizione del

Dulichio omerico, scrive:

Πού όμως μένει το Δολίχιο; ...............................

ως αναπόφευκτον αντικατάστασιν του ελλειπόντος

έτι γενικού ονόματος Κεφαλληνία.

Da allora sono stati esposti molti punti di vista da parte dagli interpreti

moderni dei poemi epici. Indicativamente citiamo un breve elenco degli scrittori

con il loro punto di vista circa la posizione del Dulichio omerico.

1.Αντώνης Μηλιαράκης, Γεωγραφία Πολιτική Νέα και Αρχαία του νομού Κεφαλληνίας, 1890, σελ.

202-206.

2. Joseph Partsch, Κεφαλληνία και Ιθάκη, 1892, σελ. 93-94

W. Gell = Calamos o Meganissi

W. M . Leake = Echinades

Dorpfeld = Cefalonia

V. Berard = Meganissi

A.E.H Goekoop = Erissos o Palichi

Thomopulos = Cefalinia

Ger. Volteras = Itaca

Th. Curuclis = Lefcada

Dodwell = Caccava

E.S Tsimaratos = Itaca

Meletios = Lefcada

Heinz Warnecke = Corfu`

Enrietta Mertz = Corfu`

Ducas = Cefalonia

Ecc.

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

Page 151: Itaca Omerica

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ITACA OMERICA

Mentre tutte questo è stato elucubrato dagli interpreti moderni dei

Poemi Epici, accordandosi o dissentendo soprattutto con Strabone, noi come

nel caso dell’ Asterida cominceremo la ricerca intorno al Dulichio omerico

sulla base delle informazioni che Omero ci da`, che analizzeremo una ad una,

sia quelle mitologivhe che storico-geografiche, ricercando il nucleo storico e

la verita` che nascondono in sè.

Secondo dunque Omero:

1. Dulichio e` isola μάλα σχεδόν αλλήλησι con Sami:

Αμφί δε νήσοι

( Οδ. ι 22-25)

2. Dulichio e` ποιήεν e πολύπηρον :

Ως έφαθ’ οι δ’ άρα πάντες ακήν εγένοντο σιωπή.

( Οδ. π 393-397)

Ώμοσε δε προς έμ’ αυτόν, αποσπενδών ενί οίκω.

( Οδ. ξ 331-336)

3. Dulichio e` popolosa, nonchè ricca perchè da da famiglie nobili di lì

dovevano provenire quei ben 52 Proci 'mandati' per la

rivendicazione del trono dell’ Itaca omerica, così come anche

Dulichio invia ben 42 navi alla campagna militare contro Troia.

Μνηστήρων δ’ ούτ’ άρ δεκάς ατρεκές ούτε δύ’οίαι

( Οδ. π 245-251)

Οί δ’ εκ Δουλιχίοιο, Εχινάων θ’ ιεράων νήσων

( Ιλ. Β 625-630)

4. Dulichio e` dopo Itaca sulla rotta della nave che viene da Thesprotia:

Αλλ’ εμέ πρίν απέπεμψε

( Οδ. ξ 334-337)

5. Dulichio, secondo le informazioni che abbiamo da Omero, Pausania e

Apollodoro, e` amministrata da Epius :

Των μέν ούν Εχινάδων και των Οξειών

( Στράβων , C 459)

Οργισθείς δε Αυγείας , πρίν την ψήφον ενεχθήναι

( Απολλόδωρος , Βιβλιοθήκη, ΒV 5)

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

Page 152: Itaca Omerica

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ITACA OMERICA

Ιn base alla nostra analisi al capitolo sesto Dulichio sarebbe il centro

amministrativo della seconda parte del regno di Pterelao in passato, mentre

insieme alle isole Echinades, che gli Epii e gli Acarnani avevano colonizzate,

costituiscono insieme ad Itaca il regno marittimo confederale della Grecia

occidentale, avente come re in quell’ epoca Megita e come secondo re Ulisse.

Questo è dimostrato anche dal diritto che hanno gli abitanti di Dulichio di

rivendicare con pari diritti il trono dell’ Itaca omerica, come gli abitanti di

Zante, di Samo e d’ Itaca.

6. Dulichio , come centro miceneo popoloso e potente, logicamente deve

essere localizzato in una zona dove la ricerca archeologica avra` portato alla luce

antichita` del periodo basso elladico.

Prima di analizzare una ad una queste informazioni consideriamo

opportuno dover dare un’ interpretazione del termine geografico Dulichio, in

uno sforzo di avvicinare ancora di piu` il senso del nome che Omero usa

descrivendo il centro amministrativo del re di Megita.

Il termine Dulichio proviene dall’ aggettivo δολιχός ( si collega con il latino

longus), che significa lungo , lungo e stretto. In altre parole, questo aggettivo

caratterizza la geomorfologia di una parte della terra lunga e stretta che si

inserisce nel mare.

Parole sinonime incontriamo in Omero: N 162, O 474, γ 169, λ 172, ψ 243,

come anche e parole composte sinonime:

δολίχαυλος ( δολιχός + αυλός ) = ο μακρόν αυλόν έχων ( ι 156).

δολιχεγχής , - ες ( δολιχός + έγχος ) = ο έχων μακρόν δόρυ ( Φ 155).

δολιχήρετμος , - ον ( δολιχός + ερετμόν ) = ο μακράν κώπην έχων ( θ 191, ν

166, ψ 176)

δολιχόσκιος ( δολιχός + πιθανόν το ξύλο μελία) = εκ μακρού ξύλου μελίας ( Γ

346, Ν 509, Ζ 438, ω 519).

Cioe`, in tal caso, Dulichio deve essere un’ isola o penisola la lunghezza di

cui deve essere assai maggiore della sua larghezza ( almeno 2: 1).

La denominazione Dolica e` stata data a un’ isola dalle Echinades, Macri

odierna (come corrispondetemente e` stata data ad altre isole in Grecia), cosa che

ha indotto appunto Strabone a causa della sinonimia a considerarla

erroneamente il Dulichio omerico.

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

Page 153: Itaca Omerica

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ITACA OMERICA

Come grandi isole nella nostra zona con la forma «dolicho» abbiamo l’ Itaca

moderna, in un punto Lefcada e le penisole di Palichi e di Sami ( Erissu ) di

Cefalinia.

Secondo Omero, Dulichio era μάλα σχεδόν αλλήλησι con Sami. Quindi

dobbiamo ricercare il Dulichio omerico come localita` , isola o penisola che si

tocca o e` molto vicino al luogo omerico Sami e nello stesso tempo questa localita`

deve essere πολύπυρος e ποιήεσσα , cioe` un luogo pianeggiante e fertile,

completamente diverso dall’ Itaca κράνη , la Samo παιπολόεσσα , le isole

Echinades rocciose e i Thoes.

Cominceremo la nostra ricerca con le isole Lefcada, Itaca e Cefalonia,

secondo una serie d’ ordine dal Nord al Sud, cominciando con l’ isola piu`

settentrionale , Lefcada.

CASO PRIMO: LEFCADA COME DULICHIO OMERICO

Se consideriamo che Lefcada e` il Dulichio omerico, allora l’ Itaca omerica

deve essere localizzata piu` al nord da Lefcada (non dobbiamo dimenticare che la

nave che veniva da Thesprotia, cioe` dal Nord, dirigendosi verso il Sud con

destinazione il Dulichio omerico si e` fermata temporaneamente all’ Itaca

omerica).In questo caso l’ Itaca omerica sarebbe collocata piu` al nord di

Lefcada occupando sostanzialmente la zona di Thesproton questo caso pero` e`

irreale e del tutto illogico, dunque e` da rifiutare.

CASO SECONDO: ECHINADES O PARTE DI ETOLOACARNANIA COME

DULICHIO OMERICO

Questa prima opzione l’ ha sostenuta Strabone , il quale ha detto che

Dulichio era l’ isoletta Dolica (la Macri odierna), che si trova alle foci di Acheloo

di fronte alle Echinades :

Και ταύτης δε και της Κεφαλληνίας προς έω τας Εχινάδας

( Στράβων, C 458.19)

Come abbiamo dimostrato prima nessuna isola delle Echinades , ed ancor

piu` l’ isola rocciosa e arida di Macri, puo` essere il ποιήεν e πολύπυρον

Dulichio , che inoltre ha mandato 52 proci ad Itaca e 40 navi a Troia.

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

Page 154: Itaca Omerica

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ITACA OMERICA

Quindi il punto di vista di Strabone che Dolica (la Macri odierna ) e` il

Dulichio omerico e` fuori dalla realta` e sicuramente da rifiutare.

Gli interpreti piu` moderni dei Poemi Epici Omerici e soprattutto quelli che

hanno sostenuto il punto di vista che Lefcada e` l’ Itaca omerica, consci dell’

assurdità delle affermazioni di Strabone, hanno scelto la soluzione media,

dicendo che Dulichio era isola vicino alle foci dell’ Acheloo, che si e` trasformato

in terraferma grazie al materiale traportato del fiume ed ora e`inserito nella

Etoloacarnania.

Per la dimostrazione di queste affermazioni sono stati invocati i testi relativi

di Strabone ( C 59), Erodote ( B, 10), Tucidide ( B , 102), Pausania ( Arcadica K ),

Plinio ( Historia Naturalis IV 2), che parlano delle alluvioni e il material che

trasporta Acheloo con spostamento delle sue foci, come avvenne ad esempio con

il litorale di Ostia, Efeso e tante altre grandi città del momdo antico.

Se consideriamo che Dulichio sia veramente parte di Acarnania e che si sia

trasformato in terraferma, allora teoricamente l’ Itaca omerica puo` essere isola

o luogo che si trova al nord o all’ ovest dalle foci dell’ Acheloo. Queste localita`

possono essere Lefcada, che già abbiamo scartata come Itaca omerica dall’ inizio

di questo studio, la zona di Etoloacarnania, al nord di Acheloo, ed in seguito

Cefalonia settentrionale e centrale, come anche l’ Itaca odierna.

Inizialmente questo caso provoca veramente interesse perche` ci da`

teoricamente una via d’ uscita sia per quanto riguarda l’ identificazione del

Dulichio omerico, con una parte che e` diventata terraferma vicino alle isole

Echinades, sia per quanto riguarda l’ identificazione dell’ Itaca omerica con l’

Itaca odierna.

Questo approccio ha pero` due svantaggi molto seri:

a. Dulichio trasportato in Etoloacarnania non e` ormai μάλα σχεδόν

αλλήλησιν con Sami. Il toponimio Sami con la citta` omonima e`

registrato come uno dai toponimi indiscutibili della Cefalonia antica, che

trae la sua origine dall’ epoca omerica. E` fatto che la frase stereotipata

Δουλίχιον τε Σάμη τε (Dulichio dopo Sami) e` registrato non solo da

Omero ma da tutta la letterattura greca e antica. In tutte le descrizioni

delle navi che viaggiano con direzione dal Sud al Nord Dulichio e`

sempre insieme a Sami e vicino a Zante ed Itaca.

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

Page 155: Itaca Omerica

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ITACA OMERICA

Εύτε Φέρας επέβαλλεν αγαλλομένη Διός ούρω

( Ύμνος εις Απόλλωνα Πύθιο, στχ. 427-429)

Strophadumque recepros portubus infidis exterruit ales Aello

( Ovidio, Μεταμορφώσεις, VII, 709-715)

Fugimus spumantibus undis

( Virgilio , Αινείας, ΙΙΙ, 268-277)

Il caso che la località geografica Sami si situi separatamente e da sola

verso l'Ovest, il luogo geografico Dulichio si trovi separatamente e da solo

verso l’ Est, ed Itaca insieme alle altre Echinades siano interposte alla metà

e` fuori di ogni descrizione omerica. Omero infatti descrive Dulichio dopo

Sami (Δουλίχιον τε Σάμη τε), che sempre stanno insieme ( μάλα σχεδόν

αλλήλησιν), ed Echinades essere πέρην αλός Ήλιδος άντα, cioe`

separatamente situate nel mare di fronte all'Elide ( Ιλ. Β 626).

b. Secondo studi geologici fatti da geologi americani e pubblicati nel

Geological Society of America, riguardo alla zona generale della

Etoloacarnania e delle isole Ionie la comunita` scientifica ha raggiunto la

certezza che nessuna alluvione di tale forma e misura possa aver causato la

nascita di una grande isola intorno al 1000 a.c. vicino alle foci d’ Acheloo

(guardi le mappe relative).

Sulle foci d’ Acheloo abbiamo in verità con il passasre dei secoli un

aumento logico e graduale della zona terrestre, ma in nessun caso risulta

negli ultimi 3000 anni una tale trasformazione in terraferma di una parte

importante di suolo insulare pianeggiante .

Come abbiamo detto e si può comunque ben immaginare l’ aumento

della zona costiera di Acheloo avviene molto gradualmente e l’unico suolo

divenuto terraferma , prima o dopo il periodo dei Troiani, sono delle colline

piccole ed infertili vicino ad Oxies, con il nome di Curzolari, soprattutto a

causa del cambiamento della posizione delle foci d’ Acheloo. Questi

cambiamenti sono soprattutto ricordati dai miti che si riferiscono alla

modifica delle foci nella zona παραχεωλίτιδα (la cornucopia) .

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

Page 156: Itaca Omerica

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ITACA OMERICA

Il teoria che la zona di Etolico si separasse durante il periodo degli

avvenimenti troiani con uno stretto che cominciava dalle foci d’ Acheloo ed

arrivava fino al golfo Amvrachico e` un mito geologico. A quell’ epoca

abbiamo in questa zona il regno di Thoada ( Il. B 238) con una serie delle

citta` importanti di Etolia che sono descritte tuttaltro decritte che che come

delle parti di una zona con il nome Dulichio (Calidona, Plevrona, Oleno,

Pilini ecc.).

Concludendo i cambiamenti che si sono rivelati dal periodo dei Troiani

fino ai nostri giorni non giustificano la trasformazione in terra di nessun’

isola pianeggiante in questa zona che possa essere qualificata come il

Dulichio omerico.

Quindi l'opzione di localizzare il Dulichio omerico alle coste di

Etoloacarnania, vicino ed al nord di Acheloo come anche e nelle isole

infertili delle Echinades sia rigettata come geologicamente impossibile e

storicogeograficamente non plausibile.

CASO TERZO : ITACA COME DULICHIO OMERICO

Se consideriamo che l’ Itaca odierna e` il Dulichio omerico, dunque

logicamente Lefcada deve essere l’ Itaca omerica.In questo caso abbiamo

infatti un’ isola che forma «dolica» . Potrebbe cioe` Itaca essere nominata a

causa della sua morfologia Dolica o Dulichio. Geomorfologicamente pero`,

Itaca non e` ne` ποιήεσσα ne` πολύπυρος, anzi contrariamente e` un’ isola

assolutamente rocciosa e arida, e non ha nessuna relazione con le

fruttificazioni della terra che Omero ci descrive per Dulichio. In piu, nel

caso che l’ Itaca odierna fosse il Dulichio omerico, Lefcada dovrebbe essere

l’ Itaca omerica. Pero` Lefcada come Itaca omerica l’abbiamo scartata all’

inizio di questo capitolo, dimostrando che la penisola di Lefcada, ove

provatamente era situata la citta` Nirico, che fu occupata dal re dell' Itaca

dei Cefalini Laerte, e` il paletto di confine stabile piu` a nord della

topografia micenea a questa zona. Quindi anche questo caso va rigettato.

CASO QUARTO: TUTTA CEFALONIA COME DULICHIO OMERICO

Se prendiamo il caso che tutta Cefalonia e` il Dulichio omerico, allora

dobbiamo trovare posizione all’ isola μάλα σχεδόν αλλήλησιν che si trova

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

Page 157: Itaca Omerica

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ITACA OMERICA

sempre insieme a Dulichio ed e` Sami. Se dunque consideriamo che Sami si

trova piu` nord, fuori di Cefalonia, allora questa dovrebbe occupare la

posizione dell’ Itaca moderna, quindi l’ Itaca omerica deve essere Lefcada o

qualche isola dalle Echinades. Lefcada pero` come Itaca omerica l’ abbiamo

appena esclusa, così come dobbiamo escludere ogni isoletta delle Echinades

aride, e da tutto questo teoricamente resta solo il posto piu` a sud , Zante.

Zante pero` e` il paletto di confine stabile piu` sud della geografia micenea

che riguarda la zona di cui ci occupiamo, e non ha mai cambiato nome dall’

epoca d’ Omero fino ai nostri giorni. Quindi la supposizione che tutta

Cefalonia sia il Dulichio omerico e` anche rigettata e per ancora due altre

ragioni :

a. Perche` non c’ e` altra posizione per la Sami omerica, ne` al nord

ne` al sud, eccetto che a Cefalonia, e l'accettazione di questo caso

escluderebbe la localita` unica e indiscutibile che c’e` a Cefalonia

con la denominazione Sami, la cui posizione non e`stata mai

contestata, almeno dai tempi storici.

b. Cefalonia è la base della forza e della presenza dei cittadini cefalini

d’ Ulisse (e non solo di Megito), i quali in un qualche momento

hanno dato il loro nome all’ isola dove abitavano. Non possiamo

cioe` esiliare da tutta Cefalonia i cittadini cefalini d’ Ulisse e

collocarci solo gli Epii, anche se dobbiamo accettare che gli Epii all’

origine erano abitanti della zona ed in generale fanno parte dei

Cefalini, abitando in alcune dalle citta` dei Cefalini.

CASO QUINTO: PARTE DI CEFALONIA COME DULICHIO OMERICO

( Come sostengono i piu` antichi degli storici e geografi: Andron, Ferechidis,

Pausania, Issichios).

Per questo caso :

Andron dice:

«Δουλίχιο ήτο μέρος της Κεφαλλήνίας».

Ferechidis dice:

«Δουλίχιο ήτο η χώρα των Παλέων της Κεφαλληνίας».

Pausania dice :

« Ούτοι οι Παλείς εκαλούντο Δουλιχιείς τα αρχαιότερα».

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Page 158: Itaca Omerica

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ITACA OMERICA

Issichios dice:

«Δουλίχιο πόλις της Κεφαλληνίας».

Secondo dunque il punto di vista dominante, che hanno sostenuto i piu`

antichi degli storici, la penisola di Palichi sembra essere indicata dalla

maggioranza come il Dulichio omerico.

Se quindi Palichi e` il Dulichio omerico, allora la penisola di Palichi deve :

a. essere dolicos

b. essere un’ isola o funzionare come isola ( penisola – isola)

c. essere μάλα σχεδόν αλλήλησιν con Sami

d. essere ποιήεσσα e πολύπυρος

e. avere o aveva relazioni con gli Epii

f. la nave dei Tesproti sorpassando l’ Itaca omerica e continuando il suo

viaggio arrivare al Dulichio omerico

g. nella penisola di Palichi esserci stato qualche ritrovamento do antichita`

micenee che confermerebbero le informazioni d’ Omero circa il Dulichio

popoloso, che ha mandato cinquantadue pretendenti ad Itaca e quaranta

navi a Troia.

Comparando le informazioni d’ Omero con le informazioni che abbiamo per

la penisola di Palichi vediamo che:

I. Infatti la penisola di Palichi e` una dolica, cioe` una parte della terra

lunga e stretta che si inserisce dentro il mare in relazione di

lunghezza a larghezza 3: 1. E` inoltre una dolica ideale, cosi` come

sono caratterizzate dalla terminologia omerica parti della terra

lunghe e strette o isole in casi corrispondenti.

II. Il caso di poter essere Palichi caratterizzata come isola e` possibile,

perche` i greci antichi, come e` noto, chiamavano isole anche le

penisole, specialmente se erano isolate dalla terra e se l’ accesso a

queste avveniva soprattutto dal mare come nel caso nostro.

Il termine χερσόνησος ( penisola) e` stato stabilito subito dopo il terzo secolo

A.D.

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

Page 159: Itaca Omerica

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ITACA OMERICA

Il caso ideale di penisola – isola e` infatti la penisola di Palichi che dai tempi

antichi e fino ai nostri giorni funziona con le qualita` distintive di un’ isola a

causa della sua posizione geomorfologica particolare.

La penisola di Palichi ha infatti il suo porto, Luxuri, dove quotidianamente

ad ogni ora sono effettuati itinerari con dei traghetti che collegano Pali con il

resto di Cefalonia. Da sempre il collegamento è navale tra Argostoli e Luxuri,

rari sono quelli che si recano per via di terra anche oggi che c'è una strada

camionabile (dalla quale nel settembre 1943 furono gettati in mare centinaia di

soldati italiani della Divisone Acqui, ma questa è un'altra storia!).

Il collegamento solo via mare di Palichi con il resto di Cefalonia e con la

Sterea Ellada era inevitabile a causa della grande distanza terrestre che separa

Palichi dal resto di Cefalonia (40km.) ed a causa della separazione naturale dei

luoghi dai volumi montuosi che si sono interposti fra di loro. E` noto solo nel XIX

secolo e` stata aperta una strada, mentre era sotto governo britannico, che ha

unito Palichi con il centro dell’ isola , Argostoli.

La penisola di Palichi e` infatti μάλα σχεδόν αλλήλησιν con l’ altra anche

penisola – isola d’ Erissu, dove e` localizzata nei tempi storici la citta`

- stato di Sami.

La penisola di Erissu con la citta` Sami dei tempi storici e` l’ unico

toponimo che e` stato preservato dalla geografia omerica e appare la prova

prima della relazione diretta e aspettata di sovrapposizione tra Dulichio –

Sami.

Infatti la penisola di Palichi è attaccata al resto di Cefalonia tramite un

istmo basso. Come caratteristicamente dice Strabone,, a Cefalonia c’ e` un

istmo strettissimo che separa gli abitanti di Crani dagli abitanti di Pali :

Κείται δ’ η Κεφαλληνία κατά Ακαρνανίαν

( Στράβων , C 456.15)

Strabone possiede l’ informazione che la localita` che oggi viene chiamata

Livadi ogni tanto veniva coperta dal mare (intende la laguna di Livadi), ma a

causa delle scarsità di informazione ipotizza che il mare copra tutto l’ istmo ,

cosa che sicuramente non e` reale. Questo sbaglio di Strabone ha condotto

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

Page 160: Itaca Omerica

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ITACA OMERICA

ancora una volta molti storici e ricercatori ad ipotizzare che nel periodo omerico

la penisola di Pali fosse un’ isola separata dal resto di Cefalonia.

E` pero` noto che tali cambiamenti geologici non avvennero nell’ isola dall’

epoca del Pleistocene. La geomorfologia dell’ isola resta quasi inalterata almeno

da 15.000 anni.

La stessa morfologia che ha la penisola di Pali osserviamo che l’ ha anche la

penisola di Erissu. La comunanza con la penisola d’ Erissu a causa della linea

divisoria che ha imposto all’ isola la catena di Eno si ripete anche tramite il mare.

Erissos possiede un suo porto indipendente, il porto di Aghia Efimia ( Pilara

antica) ed il porto settentrionale di Fiscardo ( Panormos antica). Questi porti

sono le porte di comunicazione della penisola con Peloponeso, Etoloacarnania e

Lefcada.

La penisola di Palichi e` una penisola indipendente e isolata, «προς το

αυτοτελές της διαγραφής συνεφώνει η ιδιάζουσα φύσις του

εδάφους»,

come caratteristicamente dice Joseph Pertsch.

Ε` una realtà che le formazioni geologiche di Palichi siano completamente

diverse da quelle del resto di Cefalonia.

Le estensioni paludose e erbose della zona di Livadi incontrano subito le

colline basse di terra di Palichi, che sono formate da strati terziarii di terra

fertile, dal nome particolare di Aschilacas.

La coltivazione del grano a Palichi durante l’ antichita` e` testimoniata da

Polibio, il quale ci dice che il paese dei Paleon era pieno di cereali ( V 3).

Ορών ( ο Φίλιππος) δε το τε πολισμάτιον [ τους Πρόννους]

Lo storico e geografo tedesco Joseph Partsch1 ci da` informazioni preziose

per le fruttificazioni della terra all’ isola di Cefalonia specialmente durante il

periodo del Medioevo.

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ITACA OMERICA

1. Joseph Partsch, Κεφαλληνία και Ιθάκη , 1892, σελ. 93-94

Secondo queste informazioni, Cefalonia ha continuato ad essere una localita`

cerealicola con Palichi come granaio principale dell'isola, come ci informa l’

esposizione di Aloys Calvo ( 1458) che sottolinea che Cefalonia e` « εύφορος

σίτου, οσπρίων, λίνου, και άλλων σπαρτών, παράγει δε οίνον, έλαιον, πρινοκκόκι

και μέλιν αρκετόν».

Anche l’ esposizione di A. Calvo ( 1568) ci informa che η νήσος άυτη είναι

λίαν ορεινή και κατά μέγα μέρος άγονος, έχει κλίμα ευκραές, και αφθονεί

σπαρτών, κριθής, σίτου και οίνου, κατά τινα δε έτη και ελαίου αλλά ολίγου.

Iustinianis e Valieris ( 1576) confermano che a Cefalonia c’e` dell’

autosufficienza per i prodotti agricoli e molto grano può esser prodotto« δι’ ό

απεφασίσθη υπό υης εκλαμπρότατης ταύτης Γερουσίας το τρίτον του σίτου

εκείνης να πεμφθή εις Κερκυραν προς διασκεύην διπυρίτου».

Ma anche in tempi più moderni A. Morosini ( 1624) dice che a Palichi « ο

σίτος αποδίδει το εικοσαπλούν , η δε κρίθη το τεσερακονταπλούν τιυλάχιστον».

Durante il 17mo secolo, come ci informa Partsch, e` diminuita la produzione

del grano a causa della aumentata coltivazione dell’ uva passa di Corinto pero` è

continuata la coltivazione dei cereali ed anche durante il 19mo la penisola era il

granaio di Cefalonia.

Dalla tabella statistica che nel 1889 ha pubblicato Antonio Miliarachis per i

prodotti della regione di Cefalonia si osserva l’ abbondanza della coltivazione del

grano e di prodotti agricoli in generale in relazione al resto di Cefalonia.

La produzione di cereali a Palichi e la superiorita` di questa zona in

prodotti agricoli e` stata raffigurata alle monete della Pali antica. Secondo i

cataloghi delle monete antiche di :

1. Evanghelu Tsimaratu al suo compito Αρχαιολογικές σημειώσεις

2. Filippo de Bosset alla sua opera Essai sur les medailles antiquesdel iles de

Ce`phalonie et d’ Ithaque

3. Costi Loverdu alla sua opera Η ιστορία της νήσου Κεφαλληνίας

4. Efstathiu Livieratu alla sua opera Alter tumer von der Insel Kephalonie

5. Postolaca ( catalogo delle monete antiche di Zante , Corfu` , Cefalinia,

Cithira, Lefcada)

6. Ioannu P. Lambru Κατάλογος νομισμάτων Πελοποννήσου.

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ITACA OMERICA

le raffigurazioni delle monete di Palichi sono presentate come seguentemente:

1. Αργυρούν. Κεφαλή νεανίου προς δεξιά και εν τω κενώ. Όπισθεν ο

Κέφαλος, δηλ. ανήρ γυμνός επί ξεπεσμένου λίθου καθημένος και προς

δεξιά βλέπων και φέρων δόρυ εν τη αριστερά χειρί.

2. Αργυρούν . Κεφαλή Δήμητρας, φέρουσα στέφανον εκ σταχέων προς τα

αριστερά.Όπισθεν ως το υπ’ αριθμ.1.

3. Αργυρούν. Κεφαλή γυναικός προς δεξιά και Α. Όπισθεν ανήρ γυμνός, επί

λίθου καθημένος προς δεξιά.

4. Αργυρούν. Κεφαλή Δήμητρος εστεμμένη διά σταχέων προς τα δεξιά και

εν τω κενώ Α. Όπισθεν Κέφαλος ανήρ γυμνός και λίθου, προς τα αριστερά

και δόρυ εις την δεξιάν.

5. Χαλκούν. Κεφαλή γυναικός προς τα δεξιά. Όπισθεν αυτής στάχυς σίτου

και εν τω κενώ Α. Όπισθεν Κέφαλος: ανήργυναικός επί λίθου, προς τα

αριστερά και δόρυ εις τηνδεξιάν.

6. Χαλκούν. Κεφαλή γυναικός προς τα δεξιά. Όπισθεν Κέφαλος: ανήρ

γυμνός επί λίθου καθημένος και προς τα δεξιάν βλέπων.

7. Αργυρούν. Κεφαλή γυναικός φέρουσα καλύπτραν προς τα αριστερά και το

Α. Όπισθεν Πήγασος πτερωτός προς τα αριστερά.

8. Αργυρούν. Κριός προς τα αριστερά και Α. Όπισθεν στάχυς σίτου εντός

τετραγώνου βαθέως.

9. Αργυρούν. Κεφαλή γυναικός φέρουσα ενώτια, προς τα αριστερά και τα

γράμματα ΠΑΛ. Όπισθεν κεφαλήν σχεδόν ουδεμία και το Α.

10. Αργυρούν. Στάχυς σίτου και το Α. Όπισθεν πηδάλιον, δελφίν και μικρά

άγκυρα μετ’ επιγραφής ΦΙΛΙΠΠ.

11. Χαλκούν. Κεφαλή γυναικός προς τα αριστερά. Όπισθεν κόκκος κριθής

εντός Π και κάτωθι άνθος.

12. Χαλκούν . Κεφαλή Δήμητρας προς τα αριστερά όπισθεν μόνο το Α.

13. Χαλκούν. Δελφίν προς τα αριστερά, κάτωθι κύματα και εν τω κενώ ΤΕΙ ή

ΤΕΡ. Όπισθεν Π μετά κόκκου κριθής και εν τω κενώ Α.

14. Χαλκούν. Δελφίν , δεξιόθεν και κάτωθι κύματα. Όπισθεν το Π και εντός

αυτού κόκκος κριθής, εν δε τω κενώ Π.

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15. Χαλκούν. Κεφαλή της Παλλάδας μετά κράνους αντωπός. Όπισθεν

στέφανος δάφνης και εντος αυτού το Π.

16. Χαλκούν. Κεφαλή γυναικός προς τα αριστερά. Όπισθεν κόκκος κριθής

εντός Π και κάτωθι δελφίν προς τα δεξιά εστραμμένος.

17. Αργυρούν. Στάχυς σίτου εν τω κενώ Π. Όπισθεν πηδάλιον.

18. Αργυρούν. Κεφαλή Δήμητρος εστεμμένη στάχυσι και εν τω κενώ Α.

Όπισθεν Πήγασος πτερωτος.

19. Χαλκούν. Κεφαλή Παλλάδος μετά κράνους. Όπισθεν Α εντός στέμματος

εκ δάφνης.

20. Χαλκούν. Κεφαλή Δήμητρος προς τα δεξιά. Όπισθεν ανήρ γυμνός επί

λίθου αξέστου καθημένος, προς τα δεξιά.

21. Αργυρούν. Κεφαλή γυναικός κεκρυφάλου και επί τούτου στέμμα , ενώτια

προς τα αριστερά εν τω κενώ Α. Όπισθεν Πήγασος πτερωτός προς τα

αριστερά.

22. Αργυρούν. Κεφαλή νεανίου προς τα δεξιά. Όπισθεν ανήρ γυμνός επί

λίθουκαθημένος προς τα αριστερά.

23. Αργυρούν. Στάχυς σίτου κα ι Α. Όπισθεν πηδάλιον και δελφίν μετά

αργυρίου.

24. Χαλκούν . Κεφαλή γυναικός προς τα αριστερά. Όπισθεν κόκκος κριθής

εντός Π και άνωθεν δελφίν προς τα δεξιά εστραμμένος.

25. Αργυρούν. Νέος με ανειμένη την κόμη και με περιδέραιον, άνωθεν της

κεφαλής το Π και υπό το γένειον το Α. Όπισθεν Κέφαλος νέος μετά

χλαμύδος επί πέτρας καθήμενος εφ’ ης και την δεξιάν, τη δε αριστερά

φέρει δόρυν επ’ ώμου.

26. Αργυρούν. Κεφαλή Δήμητρας εστεμμένη διά στάχεων προς τα δεξιά και εν

τω κενώ Α . Όπισθεν Κέφαλος: ανήρ γυμνός επί λίθου, προς τα αριστερά

και δόρυ εις την δεξιάν.

27. Αργυρούν. Στάχυς μετά Α . ΄Οπισθεν πηδάλιον μετά δελφίνος προς τα

κάτω εστραμμένου και αιχμής δόρατος.

28. Χαλκούν. Δελφίν, δεξιόθεν και κάτωθι κύματα. Όπισθεν το Π και εντός

αυτού κόκκος κριθής, εν δε τω κενώ Π.

29. Κεφαλή Κεφάλου προς τα δεξιά και εντός ΠΑ. Όπισθεν Κέφαλος γυμνός

καθήμενος επί βράχου.

30. Κεφαλή Πρόκριδος προς τα αριστερά. Όπισθεν δε αυτής πελαργός.

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31. Κεφαλή Δήμητρος προς τα αριστερά και εντός ΠΑ. Όπισθεν Κέφαλος

γυμνός καθημένου επί βράχου.

32. Κεφαλή γυναικός προς δεξιά όπισθεν ΠΑ δελφίν προς δεξιά.

33. Στάχυς και εντός αυτού ΠΑ. Όπισθεν πηδάλιον μεταξύ αιχμής λόγχης και

δελφίνος.

34. Κεφαλή γυναικός προς δεξιά και εντός αυτού ΠΑ. Όπισθεν Κεφαλος

καθημένος επί βράχου προς αριστεράκαι κρατών δόρυ.

35. Κεφαλή Δήμητρος προς τα αριστερά. Όπισθεν ΠΑ εντός στεφάνου εκ

δάφνης.

36. Κεφαλή γυναικός προς δεξιά. Όπισθεν ΠΑ εντός στεφάνου εκ δάφνης.

37. Κεφαλή γυναικός προς αριστερά. Όπισθεν μέγα Π φέρον κόκκο κριθής

κρεμάμενον έσωθεν της άνω γραμμής προς τα κάτω. Άνωθεν δε του

γράμματος δελφίν προς δεξιά.

38. Δελφίν προς δεξιά φερόμενος επί κυμάτων ενίοτε εν τω εμβαδώ ΤΙ.

Όπισθεν μέγα Π φέρον κόκκον κριθής κρεμάμενον έσωθεν της άνω

γραμμής προς τα κάτω.

39. Δελφίν προς δεξιά φερόμενοςεπί κυμάτων . Όπισθεν μέγα Π φέρων

κόκκον κριθής κρεμάμενον έσωθεν της άνω γραμμής προς τα κάτω

εκατέρωθεν δε αυτού Π-Α.

40. Δελφίν προς τα αριστερά φερόμενος επί των κυμάτων, Όπισθεν μέγα Π

φέρων κόκκον κριθής κρεμάμενον έσωθεν της άνω γραμμής προς τα κάτω

έχων τα γράμματα ΠΑ εν τω εμβαδώ.

Lo storico e geografo Partsch , osservando anche lui le raffigurazioni delle

monete di Palichi, sottolinea:

Η καλλιεργία του σίτου κατά την αρχαιότητα εμφανώς επεκράτει.

…………………………………………………………………………

φαίνεται η Περσεφόνη φέρουσα στέφανον σταχύων ή στάχυν

κριθής

μετά μακρών αθέρων.

Qui valga quello che dicono i Cinesi, che «un’ imagine vale quanto mille

parole». E` ovvio che nelle raffigurazioni delle monete di Palichi, dove le spighe e

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gli orzi sono il simbolo principale , si rivela in tutta la sua grandezza il

πολύπυρον e ποιήεν dell’ isola, cosi` come l’ ha caratterizzata Omero.

Avendo dunque in mente la geomorfologia della terra di Palichi, le

testimonianze antiche di Polibio, le testimonianze piu` nuove per le fruttificazioni

della terra e le raffigurazioni delle monete antiche di Pali, non c’ e` nessun

dubbio che il ποήεν e πολύπυρον di Palichi diacronicamente, dall’ antichita` fino

ai nostri giorni, si identifica assolutamente con il ποήεν e πολύπυρον del Dulichio

omerico.

III. La testimonianza della relazione razziale della citta` dei Paleon con

Elide e con gli Epii proviene da Pausania, il quale ha visto nel tempio

di Olimpia una statua di Ilios Timoptolidos, figlio di Labidos, creata

dai Palei, i quali , sempre come Pausania ci informa, erano chiamati

Dulichi durante i tempi antichi.

Ανέθεσαν δε και Ήλιον άνδρα Τιμόπτολιν Λάμπιδος

( Παυσανίας , VI, 15.7)

La collocazione della statua da parte dei Palei testimonia che gli abitanti di

Palichi non hanno mai dimenticato le relazioni razziali che avevano con gli Epii

dai tempi antichi.

Ora diventa molto piu` comprensibile perche` Fileas parta dal Peloponneso

e vada a vivere in una localita` che aveva relazioni di sangue e probabilmente

anche amministrativi con il luogo della sua origine.

Prima di lui Elios aveva gia` ricevuto quella parte del regno di Pterelao,

dove queste relazioni preesistevano dalle prime colonizzazioni delle isole che si

trovavano di fronte all'Elide e l'Etoloacarnania.

Non dobbiamo dimenticare che le relazioni razziali degli Etoloacarnani e

degli Epii sono dati di fatto, come ci informa anche Strabone.

Έφορος δε φησιν Αιτωλόν εκπεσόντα υπό Σαλμωνέως

( Στράβων , C 357)

Την μεν ούν συγγένειαν την προς αλλήλους των τε Ηλείων και

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των Αιτωλών

( Στράβων , C 464.3)

Per questa ragione del regno di Megita fanno parte le Echinades, che si

trovano di fronte all’ Etoloacarnania, come anche il Dulichio.

Se in conclusioneon il termine Dulichio dobbiamo pertanto soprattutto

intendere la penisola di Palichi, quando ci riferiamo al regno di Dulichio

dobbiamo comprendere le Echinades e la parte della penisola di Erissou che

comincia al porto di Agia Efimia ed arriva fino a Fiscardo, estrema punta nord

dell'isola. La Pilaros odierna, la «Pilos cefalinica» durante l’ antichita` dovrebbe

essere il porto orientale della terra generale di Dulichio per la comunicazione con

Acarnania e le isole Echinades. In questo caso e` anche registrato il toponimo

Dolica (dal verbale del vescovato latino).

La zona generale che appartiene alla penisola di Erissou sembra di

αμφινέμεται dagli abitanti di Dulichio e d’ Itaca per motivi chiaramente

comunicativi. Questa relazione la descriveremo piu` dettagliamente alla fine di

questo studio.

IV. Secondo Omero la nave dei Thesproti viaggiando verso Dulichio ha

uno permanente nella citta` dell’ Itaca omerica, e Dulichio sarebbe la

fermata seguente della nave in una rotta di navigazione dal Nord al

Sud – Sudorientale o Sudoccidentale :

Τύχησε γαρ ερχομένη νηύς ανδρών Θεσπρωτών ες Δουλίχιο

( Οδ. ξ 334-344)

Logicamente dunque, come abbiamo detto sopra, Dulichio non puo` essere

ne` la Lefcada odierna ne` l’ Itaca odierna e neanche Zante piu` sud, quindi deve

essere una porzione di Cefalonia, l'isola piu' grande.

La nave superata l’ Itaca omerica si dirige immediatamente dopo alla parte

sudoccidentale e piu` isolata dell’ isola di Cefalnia. Quindi per quanto riguarda le

localita` che si trovano prima il Dulichio omerico, sia che siano di Cefalnia sia d’

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Itaca, teoricamente e praticamente ogni loro parte puo` essere il centro dell’

Itaca omerica.

Quale parte fra queste due isole e` il centro dell’ Itaca omerica lo riveleremo

nel proseguo di questa ricerca quando arriveremo al relativo capitolo.

Omero, dunque, avendo un’ opinione chiarissima della posizione del

Dulichio omerico in relazione alla posizione della citta` d’Itaca omerica, c

informa con precisione che l’ Itaca omerica e` sulla strada della nave dei

'Thesproton' verso il Dulichio omerico.

V. Dopo quanto abbiamo descritto sulle sue fertile pianure e l’importanza di

Palichi nella produzione dei prodotti agricoli di Cefalinia sarebbe

sorprendente che Palichi non ci avesse infatti dato residui importanti

del periodo miceneo. Cimiteri e insediamenti micenei e impianti

infatti sono stati trovati e scavati soprattutto dall’ archeologo S.

Marinato nelle località di Icopeda, Contogenada, Rifi, Cavdata,

Valtsa, Tafio ecc.

Al museo archeologico di Argostoli si conservano i reperti degli scavi di

Palichi , dove e` attestata l’ intensa abitazione micenea di questo luogo.

I ricchi reperti di Palichi, durante l’ Epoca del Rame, giustificano Omero

non solo per la morfologia del suolo e le fruttificazioni della terra, che pare

conosca molto bene, ma anche per il grande numero di abitanti della zona in quel

periodo, come possiamo concludere dal gran numero di insediamenti.

Dunque , dopo aver dimostrato geomorfologicamente, etimologicamente,

etnologicamente, archeologicamente che la penisola di Palichi si identifica

completamente, anche secondo le informazioni d’ Omero, con il Dulichio

omerico, ipotizzeremo ora che la penisola di Palichi sia il Dulichio omerico

anche per un’ altra ragione.

Non e` un segreto che la popolazione di Palichi dai tempi antichissimi fino ai

nostri giorni funzionano come una specie di «stato nello stato» itutta la regione di

Cefalonia. Da sempre affermano di non essere solo cefalini ma anche licsuriotes ;

anzi in verità verita` di essere innanzitutto 'licsuriotes' (palichissiani).

Anche tuttoggi si sentono lontanisssimi dagli abitanti di Argostoli, si

presentano molto più estranei agli abitanti della pur vicinissima (via mare)

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ITACA OMERICA

Argostoli, capitale di Cefalonia, degli abitanti di Zacinto e forse anche di quelli

de Lefcada se quest'isola (detta la 'turca delle Ionie' perchè per secoli i Veneziani

rinunciarioìono a difenderla in quanto troppo vicina alla terraferma) e quando

sbarcano dal traghetto nella attuale capitale di Cefalonia di dissociano dagli

abitanti locali, sembrano dei turisti neozelandesi in visita a Parigi! E comunque

solo in questo nostro studio non diamo solo il lato comico o serio di tutta la

questione; riferemo solo una cosa : nel 1799, quando e` stata presa la decisione di

far diventare Argostoli capoluogo di Cefalonia, sono scoppiati conflitti con dei

roghi tra gli abitanti di Argostoli e quelli di Licsuri, perche` questi ultimi erano

riluttanti ad accettare Argostoli come il capoluogo dell’ isola. Le Grandi Potenze

hanno mandato allora Giovanni Capodistria, che fu anche grandissimo ed

illuminato Ministro degli Esteri della Zar Alessandro I nei momenti di maggior

potenza e peso politico mondiale della Russia zarista nei suoi scitti per primo lo

statista nato a Corfù proiettò l'immagine dell'Unione europea) nonchè il Primo

Ministro del neonato regno di Grecia assassinato a Nauplia nel 1830, allora alla

sua prima missione in Grecia per riconciliare i campi avversari. Capodistria, il

cui volto appariva nelle banconote in dracme, rimase a lungo nell’ isola di

Cefalonia senza pero` neppure lui riuscire a riconciliare le citta` avversarie.

Il confronto aveva le sue cause nella profonda convinzione atavica dei

palichissiani di essere qualcosa di speciale nell’ isola; desideravano che ci fosse

almeno “un'altra capitale” ed in nessun caso esser posti sotto il dominio di

Argostoli.

Quelli che si occupano per la prima volta della storia di Cefalonia leggendo

queste cose possono avere l’ impressione che esista odio o antagonismo tra le due

grandi citta` dell’ isola. In realta` non è così!.Gli abitanti di Licsuri si sentono

molto diversi ed hanno una aprlato diversa, ma hanno un amore smisurato per la

loro isola ed un regionalismo intenso, che e` arrivato fino al punto di ispirare il

grande poeta di Licsuri Andrea Lascaratos a scrivere , il disgraziato, che:

Όντις έπλασε ο Θεός την Οικουμένη, το Ληξούρι

Και τόσους άλλους τόπους είπε στο νού του Α! τώρα

Δε μου μένει παρί να πλάσω γιέ μου και τσ’ ανθρώπους.

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ITACA OMERICA

Dulichio non è stata tanto amata solo dagli abitanti di Palichi ma anche dala

dea Diana, come ci menziona Callimaco nell’ inno a lei dedicato

Alla domana che le fu rivolta circa quale isola, quale montagna, quale porto

e quale citta` le piacesse di piu` la dea Diana risponde che fra tutte le isole le

piace di piu` Dolica ( Callimaco, Ύμνος εις Αρτέμιδα , 183-188):

Τις δε νύ τοι νήσων , ποίον δ’ όρος εύαδε πλείστον.

La penisola di Palichi giustamente porta il titolo dell’ isola piu` amata da

Diana, la dea della caccia, e questo perche` la penisola di Palichi insieme alle isole

Strafodes sono scelte dagli uccelli migratori come delle fermate intermedie per il

loro passaggio da Africa verso Europa.

Ed e` assolutamente comprensibile per quell’ epoca, quando la caccia era

una tra le occupazioni piu` popolari, che dei luoghi con i vantaggi di Dulichio

fossero specialmente amati dai cacciatori e dalla dea della caccia.

Molto interessanti sono le raffigurazioni sul verso delle monete di Palichi,

che insieme alle spighe e l’ orzo se non ci sono raffigurazioni con delfini, ancore o

timoni (a testimonianza della forza marittima dei Paleon) raffigurano degli

archi, frecce e giavellotti, alcune volte con un uomo ed altre con una donna

(possibilmente Diana). Queste raffigurazioni testimoniano le attivita`venatorie

degli abitanti di Palichi. Degno di nota e` il fatto che gli abitanti di Palichi

ancora oggi nei periodi in cui la caccia e` proibita ritengono di avere il diritto

inalienabile di cacciare in base a una legge non scritta valida solo per loro! Forse

in questo mi ricordano alcuni paesi della Barbagia!

Gli abitanti di Palichi funzionando in passato come uno stato autonomo e

conservando la loro omogeneita` a causa del lungo isolamento di Licsuri dal resto

di Cefalnia sono riusciti a conservare con il passare dei secoli le loro abitudini

amate, le loro tradizioni ed il loro carattere speciale, mettendo in risalto Licsuri

come la capitale culturale, se non amministrativa, dell’ isola .

E` infatti impressionante studiando Omero notare che i Proci di Dulichio,

ricordiamo ben cinquantadue di numero (quasi la meta` del totale) erano i soli

che hanno portato con loro sei servi coppieri per essere serviti nelle loro

gozzoviglie e divertimenti:

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ITACA OMERICA

Μνηστήρων δ’ ούτ’ άρ δεκάς ατρεκές ούτε δύ’ οίαι.

( Οδ. π 245-251)

E` noto che gli abitanti di Licsuri compongono la popolazione piu`

omogenea di Cefalonia, e l’ umorismo, gli scherzi, le bisbocce, la danza, la musica

e i divertimenti sono le caratteristiche principali della loro vita quotidiana. Ma

non e` solo questo. Omero ci dice che sono gentili e affabili (come anche gli

abitanti moderni di Pali caratterizzati peraltro da una musicalita` speciale nella

loro parlata, appunto molto diversa dagli altri cefalini).

Amfinomos, il capo dei Proci, il figlio φαίδυμος di Aritiadi, parlava tanto

bene, che μάλιστα δε Πηνελοπείη / ήνδανε μύθοισι, cioe`a Penelope era piacevole

l' ascoltarlo. Anche se Penelope non si era innamorata di lui era sicuramente e`il

pretendente piu` amato di tutti.

Ed Ulisse, parlando sotto mentite spoglie con Amfinomos, si complimenta

perche` proviene da un padre , Nisso, che e` un’ anima gentile e ricca di virtu` ,

capo di Dulichio. Gli augura che se fosse mai venuto Ulisse a vendicarsi sui Proci

un dio lo salvi rimandandolo piu` presto alla sua patria:

Τον δ’ απαμειβόμενος προσέφη πολύμητις Οδυσσεύς.

( Οδ. σ 124-150)

Amfinomo ascoltando le parole d’ Ulisse procede dentro il palazzo triste nel

cuore, chinando il suo capo sotto:

Αυτάρ ο βή διά δώμα φίλον τετιημένος ήτορ,

νευστάζων καφαλή . δή γαρ κακόν όσσετο θυμώ.

( Οδ. σ 153-154)

Concludendo da allora son passati piu` di tre millenni. Gli abitanti di Palichi

partecipando alla comunità dei Cefalini continuano a conservare il loro “stato

nello stato”, come i loro antenati Micenei Dulichiotes, i quali a causa della

morfologia della penisola di Palichi prima di tutto, e secondariamente a causa

della loro origine, hanno delimitato una loro autonomia in seno al grande regno

marino confederale della Grecia occidentale e la conservano ininterrottamente

fino ai nostri giorni.

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ITACA OMERICA

A questa conclusione finale vorremmo avvicinare un argomento importante

al quale abbiamo fatto un breveriferimento al capitolo sesto. Questo argomento

riguarda la relazione razziale di parentela dei Tafii con i Dolichi ed in seguito con

i Palii, che arriva fino ai palichissianus odierni, come anche la parallela relazione

razziale intravista di parentela dei Tilivoes con gli Itachesi ed in seguito con i

vari Proneus, Sameus,Cranius ed Itachisius che arriva fino alle localita`

omonime di oggi.

Dulichio omerico resta ancor un caso di difficile soluzione, come succede

molto spesso alla ricerca.

Recentissimamente tutte le considerazioni e prove sopra descritte in questo

capitolo hanno suscitato in un ottimo studioso inglese, Robert Bittlestone, che

con i suoi colleghi James diggle (professore di greco e latino al Queens'College di

Cambridge) e John Underhill (professore di stratigrafia all'Università di

Edimburgo) in qualità di esperti codiuvatori ha soggiornato a lungo a Cefalonia,

la convinzione esposta dal suo bellissimo libro 'Odysseus Unbound' che

indubbiamente

Ulisse non risiedeva nella odierna Itaca bensì a Cefalonia.

E' però convinto che come citato in questa ultima opzione l'Itaca omerica

fosse la penisola di Palichi, così ricca e popolata e dal carattere diverso dal resto

degli abitanti dell'isola, e che la penisola tre millennni fa fosse separata da un

tratto di mare dal resto di Cefalonia, ovvero che l'istmo sottile che la unisce ora a

Cefalonia sia stato il risultato di un terremoto, peraltro non certo impossibile in

quella zona altamente sismica.

Tutte le sue considerazioni, essendo per esempio egli pervenuto, pur

partendo da un punto di vista diverso da noi, alla medesima conclusione che

l'agguato a Telemaco era stato predisposto su una rotta che da Pilo andava a

Cefalonia e non all'odierna Itaca, sono condivise da noi eccetto che la teoria della

separazione in due isole dell'odierna Cefalonia, giacchè di tale evento comunque

ci sarebbe dovuta essere una qualche testimonianza diretta o indiretta da parte

dei tantissimi scrittori del periodo storico che in questo libro abbiamo

richiamato.

Dopo aver descritto dunque, come il centro del Dulichio omerico, la penisola

– isola di Palichi, e` arrivato il momento di descrivere l’ altra isola, il μάλα

σχεδόν αλλήλησιν di Dulichio, la Sami omerica.

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ITACA OMERICA

CAPITOLO DODICESIMO

SAMI

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Sami e` riferita da Omero nell’ Odissea:

a. Come isola μάλα σχεδόν αλλήλισιν di Dulichio , quando Ulisse

descrive la posizione della sua patria al re dei Feaci Alcinoo :

Είμ’ Οδυσσεύς Λαερτιάδης, ος πάσι δόλοισιν ανθρώποισι μέλω.

( Οδ. ι 19-28)

b. Come luogo (o isola) che ha mandato ventiquattro Proci per la

rivendicazione del trono dell’ Itaca omerica :

Μνηστήρων δ’ ούτ’ άρ δεκάς ατρεκές ούτε δύ’ οίαι

( Οδ. π 245-253)

Όσσοι γάρ νήσοισιν επικρατέουσαν άριστοι

( Οδ. α 245-248)

c. Come il luogo ove Ulisse aveva sposato sua sorella Ctimeni:

Όφρα μέν ούν δή κείνη έην , αχέουσα περ έμπης

( Οδ. ο 361-371)

d. Come il luogo particolare del pretendente Ctissipo:

Ήν δε τις εν μνηστήρων ανήρ αθεμίστια ειδώς

( Οδ. υ 287-290)

e. Come isola o zona presente nell’ inno omerico ad Apollo Pizio:

Εύτε Φεράς επέβαλλεν αγαλλομένη Διός ούρω

( στιχ. 427-429)

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Intorno al nome di quest’ area, come Strabone ci informa, c’era una

divergenza di opinioni, e questo perche` Omero ci da` due quasi simili

denominazioni, Sami e Samo.

Samo , Omero ce la menziona :

a. Come isola situata in uno stretto marino vicino ad Itaca, descrivendo la

posizione di Asterida:

Αλλ’ άγε μοι δότε νήα θοήν και είκοσ’ εταίρους

( Οδ. δ 669-672)

Μνηστήρες δ’ αναβάντες επέπλεον υγρά κέλευθα

( Οδ. δ 842-547)

b. Come isola insieme a Zante alla descrizione d’ Ulisse nel catalogo della

navi:

Αυτάρ Οδυσσεύς ήγε Κεφαλλήνας μεγαθύμους

( Ιλ. Β 631-637)

Α. Riferimenti per Sami o Samo nella letteratura greca e latina.

Strabone, sforzandosi di interpretare che cosa intendesse Omero con il

termine Sami e cosa con il termine Samo, appellandosi anche al punto di vista di

Apollodoro , ci menziona che Omero con il termine geografico Samo intende

tutta la Cefalonia odierna e con il termine Sami la citta` omonima a Cefalonia:

Σάμον δε την νύν Κεφαλληνίαν , ως και όταν φή

( Στράβων , C 453)

Strabone termina il suo ragionamento con quel passo eccellente dalla sua

opera Γεωγραφικά ( C 454) dicendo che “Omero non si esprime chiaramente sia

per Cefalonia sia per Itaca, ma anche per gli altri posti vicino a queste. Cosi` i

commentatori e gli storici dissentono tra loro”:

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ITACA OMERICA

Έχει δε ταύτα λόγον, ου γάρ ευκρινώς αποδίδωσιν.

Queste lite fra gli storici e i geografi quell’ epoca intorno a cosa intendesse

Omero con il termine geografico Samo e quale luogo con il termine geografico

Sami doveva essere intensa, giacche` Strabone, riferendosi di nuovo all’

argomento di Sami, domanda ai suoi biasimatori :

Μάλιστα δ’ εναντιούται Ομήρω ο την Κεφαλληνίαν

την αυτήν τω Δουλίχιω λέγων.

( Στράβων , C 465.14)

L’ affermazione di Strabone che Sami e Samos fanno parte ad un luogo

geografico unito e` diventato piu` tardi accettato dalla quasi totalità dei geografi,

storici e ricercatori. Per la maggioranza Samos o Sami era sicuramente quella

parte dell’ isola che e` diacronicamente chiamata con questo nome dall’

antichita`, cioe` l’ area dove si trova l’ acropoli di Sami con la penisola di Erissou.

Tito Livio ( XXXVI.42.5) per esempio identifica Cefalonia con Sami

dicendo : Samen Zacynthumgue quia partis Aetolorum maluerant esse protinus

depopulatus, altrove anche usa il nome Sami anziche` quello di Cefalonia

scrivendo ( XXXII.16.3) Cum ad Samen insulam adsecutus esset...

Secondo il professore d’ universita` Georgio Suri «responsabile di questa

confusione e` considerato Omero che usa il nome Sami per l’ isola ( B 634, α 246,

δ 671, ι 24, ο 29)», segnala pero` che “poiche` questa confusione non si nota in

nessuna fonte prima del secondo secolo A.C. ( Erodoto 9.28.5, Tucidide 2.30.2,

Xenofon 6.2.31, Diodoro 14.34.2) possiamo ipotizzare che lo stabilimento del

corpo di guarnigione romana nella citta` Sami e il suo uso frequente a causa della

posizione geografica (Livio XXXVIII.28.8 quia opportuno loco urbs posita esset)

come base principale dei Romani all’ isola ha provocato nell’ uso quotidiano la

sostituzione del nome dell’ isola dal nome della citta`. Questa supposizione è

rafforzata dal fatto che nel catalogo dei «θεαροδοκών» di Delfi , il θεαροδόκος

della citta` dei Samei ( prima meta` del secondo secolo) ha un nome romano:

Marco Cornelio Gaio”. M. Cuarducci, Epigr. Graeca II, Roma 1969, pag. 356.1

La confusione dei due nomi si incontra anche in Plinio (N.H. 54).

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La citta` stato della Sami antica per primo viene citata da Tucidide ( B,

30.3), il quale scrive:

Επί τε Κεφαλλήνιαν την νήσον πλεύσαντες.

Tito Livio ( XXXVIII. 20) ci informa che la Sami antica era costruita su due

colline, una delle quali chiamata Chiathos:

Hae fundae Samaeos cohibuerant, ne tam crebro neve tam

audacter erumperent.

Strabone (C 455.13) menziona che le tracce antiche della citta` si trovano a

metà strada della costa davanti alllo stretto davanti ad Itaca e che in questa zona

Gaio Antonio si e` attivato per costruire una nuova citta`:

Την δε Κεφαλληνίαν τετράπολιν ούσαν ούτ΄αύτην

Plinio (IV . 54) ci riporta la stessa trasformazione scrivendo che dopo la

distruzione di Sami da parte dei Romani, fatta nel 188 a.c. dal console romano

M. Fulvio Nobiliore, restavano solo tre citta` a Cefalonia .

Ante eas in alto Cephallania, Zacynthus utraque libera.

1. Γεώργιος Σουρής , «Η σημασία της κεφαλλονιάς για τα Ελληνιστικά κράτη και τη

Ρώμη», Κεφαλληνιακά Χρονικά 1976, σελ .118-119.

Pomponio Mela ( De situ orbis 11.7 91) registra Sami insieme ad altri

luoghi e isole nello spazio dello Ionio.

La posizione di Sami insieme a Dulichio la registrano anche i poeti latini

Ovidio e Virgilio, che abbiamo presentato analiticamente nella descrizione di

Dulichio.

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B.La percezione moderna per la posizione geografica della Sami omerica o

Samo.

La quasi totalità della comunita` scientifica attuale accetta il fatto che la

Samo omerica o Sami coesistano nell’ isola di Cefalonia.

Solo una piccola minoranza di ricercatori colloca la Sami omerica nella

posizione dell’ Itaca moderna intendendo come Dulichio tutta Cefalonia. Questa

teoria veniva sostenita soprattutto dai 'lefcadisti'.

Minimi sono i casi ove sia intesa quale Sami omerica la parte piu`

occidentale di Cefalonia, cioe` la penisola di Palichi.

C. Informazioni per Sami o Samo dalla mitologia

Per quanto riguarda il cosidetto periodo mitologico Sami , secondo

Aristotele, e` considerata la metropoli (in greco la madre patria n.d.r.) di Samos

dell’ Egeo.

Un passo relativo della Σαμίων Πολιτείας di Aristotele che e` stato

preservato da Stefano di Bizanzio, Apollonio Rodio e Strabone ci informa che

Samos dell’ Egeo durante i tempi antichi era chiamata Parthenia, Anthemis e

Melamfillos. E` stata colonizzata da Agheo, il quale viveva a Sami. Agheos ha

ricevuto un oracolo dalla Pizia di viaggiare insieme ad alcuni abitanti di

Cefalonia, d’Itaca ed altri dirigendosi alla Samo odierna nell’ Egeo. Lui, dopo

aver colonizzato l’ isola le ha dato il nome di Samos dal luogo della sua origine:

Λέγεται δή ούν Αγκαίον, τον κατοικήσαντα την Σάμον

την εν τη Κεφαλληνία γεγένησθαι μεν από Διός.

Aristotele per quanto riguarda Agheo all’ Ιθακήσιων Πολιτεία ci riferisce

ancora una informazione, preservata da Apollonio Rodio:

Περθενίης Αγκαίος: Αριστοτέλης φησί , τιθείς επί

Αγκαίον την παροιμίαν

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ITACA OMERICA

Spiridone Marinatos1 commentando questa informazione menziona:

Κατά τάς αραιάς ειδήσεις που έχομεν, την Σάμην της

Κεφαλληνίας κατώκησε ο Αγκαίος , καταγόμενος εκ του Διός.

.......................................................................................................

Ο Αγκαίος σπεύδει προς τον κίνδυνον και τραυματισθείς

θανασίμως

υπό του θηρίου υποκύπτει εις το πεπρωμένον.

E conclude il suo riferimento all’ eroe mitico Agheo scrivendo:

Ημείς τώρα δυνάμεθα από τον μύθον να συνάγωμεν

Ιστορικά στοιχεία……………………………………

…………………… , ότι η νήσος απωκίσθη εκ της κατευθύνσεως

εκείνης.

Secondo un’ informazione riportatta da Iamvlicos da Calcide nella sua

opera Περί του Πυθαγορικού βίου , Mnisarcos ( o Mnimarcos) il padre, e Pithais ,

la madre del grande filosofo e matematico Pitagora, sono originarii dalla strirpe

di Cefalonia di Agheu, del capo della colonia dei Samei del Mar Ionio nella Samo

dell'Egeo.

Του δε τας αποικίας εκ των τόπων των προειρημένων

Συνελθείν σημείον εστιν ου μόνον αι των θεών τιμαί και θυσίαι.

1. Σπυρίδων Μαρινάτος , Κεφαλληνία, Ιστορικός και Αρχαιολογικός Περίπατος , σελ. 23-24.

D. La geografia di Sami o Samo nel periodo moderno.

Durante il periodo moderno ai bordi del porto antico di Sami si e`

sviluppato l’ insediamento moderno con il nome Eghialos. Durante l’ ultimo

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secolo l’ insediamento di Eghialos venne chiamato Sami e Samos, evidentemente

a causa della preminenza del toponimo piu` potente storicamente della zona.

Infatti il toponimo Sami e` roportato in questo posto di Cefalonia dai tempi

più antichi. Non abbiamo delle informazioni che da allora questo toponimo abbia

cambiato posizione e crediamo che non dobbiamo dubitare della stabilita` di

questa denominazione nella parte nordorientale di Cefalonia.

E. Abitazione micenea – ricerche archeologiche

Omero ci informa che da Sami sono venuti 20 dei Proci che rivendicano il

trono d’ Ulisse . La colonizzazione micenea di questo luogo e` un dato di fatto per

Omero. Cosi` dunque la ricerca delle antichita` micenee alla zona omonima di

Sami è stato lo scopo principale degli scavi archeologici nell' isola di Cefalonia.

Nelle ricerche archeologiche effettuate nel 1963 da Spiridone Marinatos e`

stato localizzato un insediamento miceneo in località Agh. Theodoros(San

Teodoro).

L’ archeologo Marinatos parlando all’ Associazione degli Archeofili di

Cefalonia dice riguardo alla delimitazione dei reperti archeologici nella zona di

Sami:

Και έρχομαι εις το δεύτερον μέρος το οποίον είναι πολύ

το πλέον ενδιαφέρον κατά την γνώμην μου, ότι μαζί με την έρευνα

αυτήν ηθέκησα να εξξακριβώσω και ένα άλλο ζήτημα, το εξής:

……………………………………………………………………..

ώστε τώρα μπορούμε να πούμε , ότι η Σάμη παρακολουθεί

ολόλκηρον την ανάπτυξιν του Ελληνικού Πολιτισμού από

της χαραυγής του μέχρι τέλους. 1

1. Dall’ archivio del sign. Marino Cosmetatu

Anche in tutta la zona generale di Sami (Culurata, Musacata, Grisata, Pulata,

Dracopulata, Fiscardo ecc.) vi sono degli impianti disseminati di periodi diversi

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dell’ epoca preistorica che in questo periodo sono scavati e valutati dall’

archeologo Andrea Sotiriu

F. Monete antiche – fruttificazioni della terra

Le raffigurazioni delle monete antiche di Sami ci forniscono alcune

informazioni sulle divinità che gli abitanti adoravano e i loro impegni quotidiani.

Simboli principali erano l’ ariete, il bue, il cane , la dea Atene, la dea

Demetra, il dio Apollo, come anche dei giovani portanti degli allori, il nome dei

quali ignoramo( cfr.il catalogo relativo)

E` ovvio che gli abitanti di Sami si occupavano della navigazione, dell’

allevamento del bestiame, di caccia e dei lavori agricoli.

G. Conclusioni finali

Dallo studio dei testi omerici relativi dove e` riferito a volte il luogo Sami ed

a volte il luogo Samos, non e` possibile verificare con sicurezza assoluta come

Omero lo usi.

La possibilita` che il luogo omerico Sami e Samos siano lo stesso luogo, e`

pari a quella che siano due localita` geografiche differenti e indipendenti .

La registrazione del toponimo Sami almeno dall’ inizio del quinto secolo

A.C. ad Oriente di Cefalonia nella citta` - stato omonima deve comunque

normalmente nascondere la conservazione del toponimo omerico Sami, Samos o

Antisamos dall’ epoca micenea alla Cefalonia dei tempi storici.

Noi avendo un punto di vista concreto riguardo a quale sia l'isola di Samos

(cosi` come e` cantata da Omero, sia per ragioni di misura, sia perche` questo e`

il nome reale di questa isola), riteniamo quasi certo che nel caso in cui Omero

descrive due luoghi differenti con le denominazioni Samos e Sami, il termine

geografico Sami riguardi la zona generale d’ Erissou, che piu` tardi ha dato il suo

nome alla citta`-stato di Sami dei tempi storici, che si trova alla parte nord-

orientale di Cefalonia avendo davanti a se` il luogo Antisamo proprio nell'isola di

Itaca che sta lì di fronte e si vede a occhio nudo anche se c'è nebbia!

Nel caso pero in cui la denominazione Samos e Sami riguardasse lo stesso

luogo, allora questa denominazione definirebbe un’isola indipendente che non e`

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la continuazione della penisola di Dulichio (Palichi) e questo perche` il luogo

Samos e` registrato :

1. Nell’ Iliade come isola, insieme a Zante, nel “catalogo delle navi”:

Και Κροκύλει’ ενέμοντο και Αιγίλιπα τραχείαν

( Ιλ. Β 631)

2. Nell’ Odissea, anche come un’ isola situata in uno stretto marino vicino ad

Itaca, nella descrizione della posizione di Asterida:

Εν πορθμώ Ιθάκης τε Σάμοιό τε παιπαλοέσσης

( Οδ. δ 671)

Εστι δε τις νήσος μέσση αλί πετρήεσσα

( Οδ. δ 844-847)

Da questa descrizione e` ovvio che Omero in questi due casi:

a. non usa il termine geografico Sami ma il termine geografico Samos.

b. Il termine geografico Samos chiaramente determina un’ unita`

geografica generale e indipendente, completamente separata dall’ Itaca

omerica, e questo perche` nel «catalogo delle navi», dove e` descritto il

regno d’ Ulisse dopo la descrizione dell’ Itaca omerica e possibilmente

delle citta` che appartengono a questa, Omero ci descrive un’ isola

completamente differente, e da li` ci trasporta a Samo.

E` ovvio che dopo Zante che e` un’ isola separata dall’ Itaca omerica,

cosi` anche Samos, che viene appunto dopo Zante nella descrizione dello

stato d’Ulisse, logicamente deve esserci un’ isola separata tanto da Zante

quanto anche da Itaca.

Apollodoro, come ci informa Strabone, avendo constatato che il

termine geografico Samos riguardava sicuramente un’ isola separata

sinonimo a Zante, propone la correzione del testo omerico da Δουλίχιον τε

Σάμη τε a Δουλίχιω τε Σάμω τε:

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Απολλώδορος δε τοτέ μεν τω επιθέτω λέγων διεστάλθαι

την αμφιβολίαν ειπόντα

( Στράβων , C 453)

Concludiamo dunque dicendo che al punto che Omero descrive due luoghi

differenti ( Sami e Samo) , il luogo miceneo riferito con il nome Sami e` una

penisola –isola della provincia generale di Erissou che si trova μάλα σχεδόν

αλλήλησιν con l’ altra penisola-isola di Palichi, cioe`il Dulichio omerico. Nel caso

pero` in cui il toponimo miceneo Sami sia identificato con l’ isola di Samo

descritta da Omero, allora questa isola si localizza in un’ altra zona geografica

alla quale ci rifereremo subito dopo la presentazione dell’ αμφιάλου, κραναής , e

ευδειέλου Itaca.

Εσπέριοι δ’ Ιθάκης ευδειέλου έργ’ αφίκοντο

( Οδ. ξ 344)

Siamo dunque arrivati dopo alcune fermate al punto piu` determinante di

questo studio. Con il metodo dell'aferetica ci sono restati due luoghi per la

ricerca, l’ isola odierna d’ Itaca e la zona generale intorno al monte Enos di

Cefalonia, dove si trovano le tre dalle quattro citta`- stati piu` grandi dei tempi

storici: Crani, Pronii e Sami.

Tenendo presente che l’ identita` micenea dell’ isola odierna d’ Itaca

continua ad essere sotto forte dubbio, se non come 'dependance' secondaria

(absit iniuria verbis, già fui minacciato dagli Itachesi!) di una vicina potenza

micenea, e che in questa zona c’è comunque una grande realtà micenea

identificata, la logica dice che dovremmo spostarsi alla vicina Cefalonia e in

questa particolare area, esaminando la sua relazione possibile con l’ epoca

micenea.

Non dobbiamo dimenticare che questo studio, come tutti gli studi fatti

durante il passato e forse tutte quelli che si faranno nel futuro, sono fatti per una

e sola ragione: perche` molto semplicemente l’isola che ha dal periodo storico il

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nome di Itaca non e`stato possibile identificarla ne` archeologicamente ne`

filologicamente con l’ Itaca omerica e perchè non ci si riesce a convincere che una

volta fosse il centro del regno d’ Ulisse. Questa constatazione e scetticismo ha

spinto molto velocemente la comunita` scientifica ad avere dubbi seri non solo

per la posizione dell’ Itaca omerica ma anche in generale per la geografia

omerica e la verita` delle informazioni che Omero ci trasporta tramite i suoi

poemi epici.

Poiche` questo studio e` costretto a muoversi fuori dalla logica delle

esclusioni (anche se negli ultimi anni non e` stato aggiunto niente di nuovo che

possa far emergere l’ Itaca moderna come il centro indiscutibile del regno d’

Ulisse) noi siamo

obbligati a presentare le argomentazioni di ogni parte ed in seguito ad esaminare

ogni luogo che possa darci alcune risposte positive.

Cominceremo presentando le argomentazioni di tutti quelli che credono che

l’ Itaca odierna e` l’ Itaca d’ Ulisse.

Secondo dunque, le loro argomentazioni, Itaca moderna e` l’ Itaca d’ Ulisse

perche`:

1. Ha il nome Itaca, attestato dai tempi storici.

2. Negli scavi che si sono fatti ad Itaca sono trovati delle monete con la

figura d’ Ulisse.

3. Negli scavi che si sono fatti alla caverna di Loisu e` trovato un coccio con

la frase ευχήν Οδυσσεί.

4. Il suolo d’ Itaca e` roccioso ed infertile, in accordo con certi riferimenti d’

Omero riguardanti la morfologia del suolo dell’ Itaca omerica.

5. Non abbiamo nessun testo dall’ antichita` che ci informi che l’ Itaca

odierna non e` l’ Itaca d’ Ulisse.

6. Secondo alcuni traduttori dei versi omerici controversi Omero descrive l’

isola odierna d’ Itaca e non un'altra nello spazio dell’ Ionio.

7. Secondo altri traduttori, anche se Omero descrivesse erratamente l’

ordine delle isole, questo non ha da fare con la posizione dell’ Itaca

omerica ma con l’ ignoranza d’ Omero per la posizione reale delle isola

nello Ionio.

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ITACA OMERICA

Secondo le argomentazioni della parte opposta, l’ Itaca odierna non e` l’

Itaca d’ Ulisse perche`:

1. L’ Itaca odierna eccetto il nome non ha niente di comune con l’ Itaca

omerica e in particolare:

a. Non ha nessuna caverna vicino al mare dedicata alle Ninfe cosi` come la

descrive Omero: questa caverna non c’ e` ad Itaca.

b. Non ha delle fonti inesaurabile con acque correnti tutto l’ anno.

c. Non ha alcun monte «αριπρεπές» che sembrava dal capo Fees d’ Ilia,

Catacolo odierno. Al contrario il solo monte che sia visibile da tale

distanza e` l’ altissimo Eno di Cefalonia.

d. Non e` un’ isola ευδείελος . L’ isola con questa caratteristica e` Cefalonia

che si impone in tutto la spazio dello Ionio con il monte Eno di altezza

1.628 m.

e. Non si trova vicino all'Elide per far pascolare li`gli abitanti d’Itaca le loro

greggi e l'Elide non è il luogo di fuga piu` vicino durante la possibile

partenza d’ Ulisse secondo le considerazioni dei Proci. Contrariamente i

luoghi vicinissimi all’Itaca odierna (esclusa Cefalinia) sono

Etoloacarnania e Lefcada.

2. Non ha le estensioni e la grandezza richiesti per poter essere il centro

miceneo piu` importante delle isole Ionie, specialmente dal momento che

sappiamo che vicino a essa si trovano le isole piu` grandi, potenti, ricche e

popolose di Cefalonia, di Zante e di Lefcada.

3. Dalle ricerche archeologiche finora effettuate non e` stata scoperto nessun

impianto miceneo che possa darci qualche speranza di identificazione

dell’ Itaca odierna con quella omerica. Al contrario grandi impianti

micenei si trovano nell’ isola vicina di Cefalonia, che possiede uno tra i

musei piu` importanti del periodo della guerra troiana.

4. Le monete antiche d’ Itaca storica con la figura d’ Ulisse, come anche lo

coccio firmato con la frase ευχήν Οδυσσεί testimonia una relazione ma

non per necessita` continua. E` noto che le monete con la figura degli eroi

o re sono coniate in loro onore da citta` varie, senza significare questo tali

figure rappresentino un'area concreta. Templi in onore d’ Ulisse li

abbiamo trovati anche in Arcadia, in Thesprotia ed in Euritania.

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ITACA OMERICA

5. Secondo l’ analisi dei versi omerici da molti filologi e archeologi, si e`

giudicato indubbio che Omero descrivendo l’ Itaca omerica non descriva

l’ isola odierna con il nome Itaca ma Cefalonia, e secondo altri Lefcada.

Dopo dunque aver presentato tutti e due i roveschi della stessa medaglia

(dal momento che e` certo che Ulisse era re non solo d’ Itaca, qualsiasi fosse

questa , ma anche delle due zone che ci interessano), constatiamo che i dubbi se l’

Itaca odierna e` quella omerica continuano ad essere validi, quindi da

approfondire.

Per dire la verita`, che cosa succede? Omero sicuramente «non aveva idea»

della posizione reale d’ Itaca? E allora mai come conosce molto bene l’ isola

piccola di Asterida e soprattutto con tali dettagli, come abbiamo analizzato

prima, e dall’ altra parte non conosce Itaca, che pero` descrive con ogni dettaglio

caratterizzandola con ...undici! aggettivi qualificativi diversi?

Se ammetiamo che Omero non conosca Itaca , allora come conosce che

Dulichio e` ποιήεν e πολύπυρον , μάλα σχεδόν αλλήλησιν di Sami e che Zante e`

υλήεσσα, ma anche che dopo Echinades si trova il regno dei Thesproton, dove si

trova l’ oracolo di Dodona?

Accanto a queste constatazioni ci sono anche quelle argomentazioni che

indicano che e`impossibile per un re che controlla Cefalonia, Zante, Itaca ed

Adiperia (nonchè possibilmente parte dell' Etoloacarnania o dell'Elide) abbia

come centro amministrativo l’ isola piu` piccola, più povera di terra agricola e

più arida del suo regno . In piu` la posizione d’ Itaca come centro amministrativo

non serve in nessun caso per il controllo delle rotte marine e soprattutto l’

entrata e l’ uscita del golfo di Patrasso, il passagio marino che conduce le navi

verso l’ Occidente e la Sicilia, che si trova invece tra Cefalonia e Zante, come

anche per il controllo delle navi che si dirigono da e verso il Peloponeso e i grandi

centri micenei di Pilo e di Creta.

Dopo dunque che non siamo riusciti a identificare l’ Itaca odierna con quella

omerica, ne` archeologicamente, ne` morfologicamente, e neanche

geograficamente, obbligatoriamente ci dirigiamo verso quell’ ultima parte che

rimane per la nostra ricerca. E` la parte sud-orientale di Cefalonia, che è

delimitata indiscutibilmente dal tronco del monte Eno e che non abbiamo ancora

identificato.

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ITACA OMERICA

Riverremo dunque per ancora una volta a Cefalonia. Poco prima avevamo

visitato la sua parte occidentale e settentrionale, identificandoli con Dulichi e

Sami correspondentemente. La parte non identificata di Cefalonia e` delimitata

soprattutto dal volume montuoso di Eno, che e` il volume montuoso piu`

ευδείελος allo spazio dell’ Ionio con la cima piu` alta il Megalo Soro, di altezza

1.628 m., dove si trova anche l’ ara di Zeus Enissiu. Questa zona contiene

estensioni di pianura importanti irrigate da fonti naturali con riserve d’ acqua

inesaurabili, quali i campi di Levathus, di Craneas, dei Omalon, d’ Elio, di

Cateliu, dei Coronon, di Scala e del campo Iraclio ( Racli, Aracli).

Questa parte dunque dell’ isola di Cefalonia, la piu` vicino all'Elide ed alle

foci d’ Acheloo, e` ormai confermato archeologicamente che sia quella che

accolse i primi abitanti all’ isola, i quali piu` tardi si sono spostati all’ interno e

verso l’ Ovest (Palichi). Le ricerche archeologiche alla caverna di Drachena di

Poros e quelle precedenti hanno indicato degli importanti insediamenti del

periodo neolitico e paleolitico. I reperti paleolitici presso Scala, la parte piu` sud

della Cefalonia orientale, come anche a Fiscardo, che la parte piu` nord orientale

dell’ isola, confermano che le prime porte d’ ingresso delle genti che emigrarono

nell’ isola di Cefalonia erano nella parte orientale.

Certo non provenivano dal Salento o la Sicilia, terre verso le quali invece i Greci

si diressero sfruttando il profilo del Monte Eno da tenere sempre a poppa finchè

non scompariva proprio nel punto dove sorgeva il sole e dopo aver passato due o

tre giorni 'al buio' cominciare a vedere l'Etna proprio li' dove tramonta il sole!

Era la Magna grecia che si profilava.

Peraltro tali emigranti provenivano da Sud-est e la conformazione dell'isole

avrebbe reso molto piu' lunga e pericolosa la navigazione se si fossero

inizialmente insediati piu'ad Ovest anche nella medesima isola. E` logico che

questi primi piccoli insediamenti piu` tardi durante il primo e medio periodo

miceneo si sviluppassero e divenissero i piu` importanti dell’ isola, e

specialmente durante il periodo arcaico e classico alla loro posizione incontriamo

tre dalle quattro piu` grandi citta`-stato di Cefalonia: di Crani, Pronus e Sami

con le acropoli corrispondenti. Queste zone possedevano estensioni adeguate per

coltivazione, erano ricche in acque e fortificazioni naturali e cosi` potevano

mantenere le loro popolazioni diacronicamente fino ai nostri giorni.

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ITACA OMERICA

All’ inizio di questo studio abbiamo riferito che la ricerca del centro miceneo

che controllava lo spazio insulare della Grecia occidentale doveva diventare il

punto di convergenza delle rotte di comunicazione con gli altri centri micenei e le

isole facenti parte del suo stato , cioe` Zante, Samo, le località di Crochilia e

Egilipa e ogni cosa che intendesse Omero con la parola Adiperea. Presupposto

fondamentale sicuramente e` che questa zona era adatta all'insediamento

miceneo, cioe` possedeva acque, spiaggia sabbiosa per il ricupero delle navi,

visibilita`, fortificazione naturale, volume montuoso per la fuga in caso di

pericolo, suoli pianeggianti per le coltivazioni etc.

E` noto che gli insediamenti micenei funzionasssero con una logica

assolutamente diversa da quelli del periodo arcaico, quando c’erano delle grandi

fortificazioni grandi in luoghi scoscesi ed impervi.

Avendo in mente la collocazione geografica degli altri grandi centri micenei

amministrativi in tutta la Grecia, non e` difficile concepire dove logicamente

possa collocarsi il centro miceneo amministrativo del regno isolano d’ Ulisse.

La logica dice che questo centro miceneo isolano non dovrebbe essere in una

zona che non controllava sufficientemente le rotte nello spazio dell’ Ionio.

Il punto piu` «ingegnoso» e nodo di tutta questa zona isolana e` la parte sud-

orientale di Cefalinia, che controlla assolutamente tutte le strade marine dello

Ionio e nello stesso tempo si trova soprattutto nel punto piu` prossimo ai vicini

centri micenei continentali di Acaia, Etolia, Ilida , Pilo e Thesprotia.

La posizione geostrategica di Cefalonia la conferma anche Polibio, il quale

scrive:

Η γάρ Κεφαλληνία κείται μεν κατά τον Κορινθιακόν κόλπον

( Πολύβιος , Ε , 3,9,-4)

Per ragioni chiaramente funzionali ed amministrative la collocazione di

qualsiasi centro miceneo amministrativo all’ occidente di Cefalnia non puo`

esser stato secondario e satellite del primario centro miceneo, che la logica

colloca appunto nella parte sud-orientale di Cefalonia.

E di questo luogo, dove la logica ci guida, ci sforzeremo di ricercare la sua

relazione possibile con l’ Itaca omerica.

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Page 188: Itaca Omerica

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ITACA OMERICA

CAPITOLO TREDICESIMO

LA ZONA DEI PRONEON

Questa zona generale che occupa la parte sud-orientale di Cefalonia,

avendo nel suo territorio la struttura centrale dell'Eno, si trova alla convergenza

di quasi tutti gli stretti e antistretti marini dello Ionio centrale, cioe`:

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

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ITACA OMERICA

a)Dell’ asse verticale di movimento delle navi che navigano verso il sud

dall’Italia centrale–Corfu` fino a Creta e viceversa, e cabotano lungo le zone

litoranee d’ Epiro, di Acarnania, di Peloponneso.

b) Dell’ asse orizzontale di movimento delle navi verso l’ Ovest ( Sicilia) che

comincia dall’ istmo di Corinto, va fuori del golfo di Patrasso e tramite lo stretto

Cefalinia-Zante dirige le navi verso l’ Italia meridionale.

c) Del punto piu` centrale di controllo di comunicazione fre le isole Ionie,

controllando gli stretti di Zante – Cefalonia, Cefalonia – Ilida ( Chillini –

Catacolo – Pilos), Cefalonia – Acaia ( Patrasso – Aracso), Cefalonia – Etolia

( Astacos – Acheloo), Cefalonia – Itaca, Zante – Itaca.

Il nome della zona si risponde con vari tipi agli storici e geografi antichi:

Pronei secondo Tucidide ( B, 30)

Proni secondo Polibio ( E ` ,3)

Pronissos menziona Strabone ( C 455)

Pronii sottolinea Zezis ( Licofr. 791)

Nesiotae le chiama Tito Livio ( XXXVIII – 28.6).

Il territorio di questa zona comrendeva Elio, Catelio, Scala, Valtes, Coronus,

il campo Iraclio, Pirghi, Poro ed Eno ( con la sua are generale).

Riferimento chiaro alla posizione geostrategica dei Proneon (Pronni) viene

fatto da Polibio ( E` , 3), il quale riferendosi alla spedizione del re dei Macedoni

Filippo contro le citta` di Cefalonia, che si erano alleate in quell’ epoca con gli

Etoli, ci informa che Filippo intendeva occupare la citta` dei Proni, ma vedendo

che la citta` era di difficile accesso e la zona stretta costeggiando con la sua flotta

entrò nel porto della citta` di Paleon:

Αυτός δ’ έτι πρότερον γεγραφώς τοις Μεσσηνίοις και τοις

Ηπειρώταις

La citta` dei Proneon e` stata occupata dai Romani nel 189 A.C. e secondo il

testo ristabilito di Tito Livio inviò a Roma venti ostaggi. Il nome della zona e`

stato registrato da Tito Livio come Nesiotae ( XXXVIII. 28.6):

“Obsides inde imperatos pro viribus inopes populi vicenos

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ITACA OMERICA

Nesiotae , Cranii, Palenses et Samaei dederunt”.

Il Nesiotae fu corretto da alcuni senza necessita`, secondo la nostra

opinione, in Pronnesiotae.

Un’ iscrizione sepolcrale che e` stata trovata a Pronus come registra

Evangelo Tsimaratos1 nel suo libro ποια είναι η Ομηρική Ιθάκη, conferma che i

Pronei sono gli stessi abitanti chiamati Nesiotae da Tito Livio. L’ iscrizione

sepolcrale scrive:

ΚΛΑΥΔΙΑ ΟΝΟΣΙΜΟΙΟ

ΝΗΣΙΩΤΟΥ ΜΗΤΗΡ

ΧΑΙΡΕ

Un’ grande interesse provoca il riferimento di Euripide alla sua tragedia

Ιφιγένεια η εν Αυλίδι ( στ. 203-204) per l’ origine d’ Ulisse, perche` lo invoca come

τον από νησαίων τ’ ορεών Λαέρτα τόκον , cioe` l’ isolano montanaro

( evidentemente perche` la patria d’ Ulisse isolano avrebbe qualche monte

impressionante).

Antonio Miliarachis alla sua opera Γεωγραφία – Πολιτική νέα και αρχαία

του Νομού Κεφαλληνίας ( σελ. 222-223) riferito alla citta` - stato dei Proneon

descrive la posizione della citta` ma anche il totale del suo territorio scrivendo:

1.Ευάγγελος Σπ. Τσιμαράτος , Ποια η ομηρική Ιθάκη, Εκδ. Εταιρία Μελέτης Ελληνικής Ιστορίας,

σελ. 88, Αθήνα 1998.

Προνναίοι. Η πόλις αύτη της Κεφαλληνίας ήτο μεσόγεια όλως

……………………………………………………………………

το όνομα της πόλεως ταύτης απαντά κατά διαφορετικούς τύπους

παρά τοις αρχαίοις , τους εξής: Πρόνναιοι, Πρόννοι, Πρώνησος,

Πρώνιοι, Πρώννοι, Πρωννοί, Πρώνος.

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ITACA OMERICA

J. Partsch1 considerava che la capitale dello stato dei Proneon non era l’

acropoli antica al di sopra della zona dei Coronon (Paleocastro) ma l’ acropoli

sopra il porto antico, ai bordi del torrente Vichina, esattamente sopra l’

insediamento moderno di Poros.

Secondo J. Partsch, « η πόλις εδέσποζε αμέσως της ευκολοτάτης προσόδου

εις τη επικράτεια αυτής δηλαδή της στενής φάραγγος δι’ ής ο ρύαξ του

Ηρακλείου εκ της λεκάνης της χώρας εκβάλλει εις την θάλασσα».

J. Partsch dissente anche con Antonio Miliarachi e per quanto riguarda l’

importanza della citta` - stato dei Proneon scrivendo che :

Και εν τη αρχαιότητα οι Πρόννοι υπήρξεν φανερώς η

ασημοτάτη των μικρών πολιτειών της Κεφαλληνίας.

…………………………………………………………..

ως αι τρείς άλλαι, αλλά πολύ μικρότερον, ούτω πρέπει

να συμπληρώσωμεν το χωρίο.

Per questo argomento la storica Stamatina Zapadi2 alla suo studio

minuzioso per Pronnus controbatte il punto di vista di J. Partsch dimostrando

che almeno in certi periodi non solo non era sconosciuta ma la piu` importante

da tutte le citta` stati di Cefalonia antica sottolineando i seguenti:

1. Joseph Partsch, Κεφαλληνία και Ιθάκη, σελ. 186.

2. Σταματίνα Ζαπάντη, « Η συμμετοχή των Πρόννων Κεφαλληνίας στη Β’

Αθαναϊκή Συμμαχία», Κεφαλληνιακά Χρονικά, τομ. 5 , σελ. 193-200.

La posizione geografica della citta` e della zona che controllava nella

parte sud-orientale dell’ isola e` molto importante, cioe` una

fermata-passaggio sulla rotta marina verso Corfu` ed Italia per la

marina d’

Atene........................................................................................................

................ Miliarachis la determina come una tra le piu` importanti

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ITACA OMERICA

isole, ma era – da tutti quelli che sono riferiti- in qualche periodo la

piu` importante.

Lo storico Loverdo Costis, alla sua opera Ιστορία της Νήσου Κεφαλληνίας,

1888, riferito alle rovine antiche dei Pronon ( secondo l’ ortografia dello

scrittore) scrive che :

Η πόλις έκειτο προς το ΝΑ της νήσου ου λίαν μακράν του Αίνου.

……………………………………………………………………….

Τω 1812 ανεκαλύφθη εις Γραδού εν τω διαμερίσματι των Πρώνων

αρχαίος ναός μετασχηματισθείς εις χριστιανική εκκλησίαν.

Uno tra i viaggiatori piu` importanti del 19mo secolo che ha visitato l’ area e

ha scritto su questa e` Othon Riemann alla sua opera Recherches

Archèologiques. Riferito alle rovine antiche della zona anche lui è d'accordo che

la capitale della citta`-stato dei Proneon era l’ acropoli sopra

Coronon( Paleocastro).

Riemann descrive con molti dettagli i resti archeologici di tutta la zona ed e`

il primo storico archeologo che elabora gli studi delle acropoli e degli edifici

antichi.

Le monete della citta` dei Proneon , secondo J. Partsch « ών η εκτύπωσις

μόλις της 4ης π.χ. εκατ. άρχεται αποδεικνύουσα διά του τύπου του κώνου της

ελάτης ότι η πολύ κατωτέρω τότε καθικνούμενη δασύτης του Αίνου ήτο κυρία

πηγή της μετρίας αύτης ευπορίας».

Ricapitolando le testimonianze di tutti quelli gli storici e geografi che si sono

occupati attentamente delle citta` antiche dei Cefalini constatiamo con sorpresa

che in questa zona ci localizziamo in sostanza tre acropoli, di cui le due piu`

grandi, Paleocastro, al di sopra dell’ area dei Corono, e Poros, distano solamente

quattro chilometri in linea retta l’ una dall’ altra e chiudono ermeticamente ogni

passaggio verso la valle di Eracliou, che si trova ai piedi del monte Eno. Il

controllo di questa zona si conclude con una acropoli di dimensioni minori, ma

dallo stile antichissimo nella zona odierna dell’ insediamento di Pirghi. Vicino a

questa acropoli e piu` a nord, in località Musacata, e verso sud-ovest, vicino al

villaggio di Digaleto, si trovano dappertutto degli impianti di fortificazione, come

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ITACA OMERICA

torri e piccoli castelli. Questi impianti antichi chiudono ogni passaggio da e verso

i due porti centrali di Cefalinia, di Sami e di Poro, e blindano la parte

sudorientale e nordorientale del volume montuoso di Eno sotto il quale si trova la

valle di Ercolio, fertile ed irrigata dalle acque del grande lago Acoli.

Gli impianti di fortificazioni inusitamente troppi per una zona cosi` piccola

sembra che abbiano , secondo la ricerca che segue, un unico scopo: il controllo, la

protezione e l’ amministrazione assoluta del legname navale preziosissimo dei

boschi di abeti dell' Eno.

Gli impianti antichi della comunita` di allora di Pirghi e` sicuro che fossero

abitati soprattutto da boscaioli dei boschi dell'Eno, allevatori di bestiame della

zona e guardiani di quella materia prima molto preziosa all'epoca.

Joseph Partsch alla sua monografia «Κεφαλληνία και Ιθάκη» ( σελ. 230)

sottolinea :

Ήδη εν τη αρχαιόττητι το δάσος των ελάτων της Κεφαλληνίας θα

πάντως μεγάλη φήμην. ……………………………………………..

Ούτοι ενταύθα τα δάση κατέστρεψαν τόσον ολίγον , όσον εν

Δαλματία , διά την αποψίλωσιν της οποίας πολλάκις υπό τω

μη ειδότων θεωρούνται υπεύθυνοι.

Spiridone Marinatos1 riferendosi all’ importanza dei boschi di abete

dell'Eno sottolinea:

Τα απέραντα δάση της ελάτης παρείχον εν αφθονία την

ναυπιγικήν ξυλείαν. ……………………………………

Αυτής της έδωκε τον τόνον του προβαδίσματος ήδη εις

προϊστορικούς χρόνους, καθώς θα ίδωμεν ευθύς αμέσως.

1. Σπυρίδων Μαρινάτος, Κεφαλληνία, Ιστορικός και Αρχαιολογικός Περίπατος, 1962, σελ. 4-50.

Quindi il punto di superiorita` piu` importante di Cefalinia era il legname

dell'Eno e certamente ancor di piu` questo concetto era valido per la zona che

sfruttava e commerciava la legname speciale per la costruzione delle navi, cioe`

la zona dei Proneon.

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ITACA OMERICA

Abbiamo dunque localizzato con molta sicurezza il primo e piu` importante

punto di superiorita` di questa zona.

Il secondo punto importante di superiorità di questa zona in comparazione

alle altre era il fatto che fosse la parte dell’ isola di Cefalonia più vicina alla

'Sterea Ellada' ed al Peloponeso.

Il terzo punto era che si trovava, come abbiamo detto , alla convergenza di

tutte le strade marine di movimentazione nello Ionio centrale.

Il quarto punto di superiorita` era la ricchezza d'acqua, il suolo fertile e gli

alberi di ogni tipo che possedeva.

J. Partsch alla sua opera «Κεφαλληνία και Ιθάκη» (σελ.185) dice

specificamente per la zona dei Proneon :

Mετ’ ενθουσιασμού πολλοί περιηγηταί ύμνησαν την πληθύν

των υδάτων [ …] ευάρεστον τινα εικόνα εις τον διερχόμενον

Οδοιπόρον.

Il quinto e ultimo dei vantaggi grandi e importanti di questa zona erano gli

spazi portuali che possedeva a Catelio, a Scala e soprattutto a Poros, dove si

trovava il porto centrale della citta` antica nel luogo dove e` stato costruito negli

ultimi anni il porto moderno della nuova citta`, fatto sopra gli impianti antichi

dell’ epoca preistorica e piu` tardi storica. Questo porto era il porto centrale

della Cefalonia sud-orientale, che univa tramite la rotta marina piu` breve

Cefalonia con la terraferma.

Il professore universitario Georgio Suris riferito alla posizione geostrategica

di Cefalinia nota:

1. Γεώργιος Σουρής, Η σημασία της Κεφαλλωνιάς για τα Ελληνιστικά κράτη και τη Ρώμη ,

Κεφαλληνιακά Χρονικά, 1976, σελ. 113

Η Κεφαλλωνιά βρίσκεται σε μια γεωγραφική θέση απόλυτα

Επίκαιρη για τον έλεγχο της εξόδου του Κορινθιακού κόλπου

[ …] Ένα καλό πλοίο ταξιδεύοντας με ταχύτητα πέντεέξι μιλίων

θα

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ITACA OMERICA

μπορούσε να καλύψει την απόσταση από την Κεφαλλωνιά έως τις

Συρακούσες σε δύο ή τρεις μέρες περίπου.

Non pensiamo che esista il minimo dubbio per quali ragioni gli abitanti di

questa zona erano costretti a proteggere con ogni mezzo la materia preziosa del

luogo.

L’ importanza di questa preziosissima materia prima per la zona dei

Proneon e` stata evidenziata nelle rapresentazioni delle monete locali, che

avevano come simbolo principale l’ albero e il frutto dell’ abete.

Secondo i cataloghi che sono stati pubblicati ogni tanto per le monete della

zona dei Pronon , le rappresentazioni tra i due aspetti sono i seguenti:

Ricapitolando le informazioni precedenti raggiungiamo la conclusione che la

zona dei Proneon era il luogo in cui si trovava il punto nodale per il controllo

delle rotte nello Ionio centrale e la parte piu` vicina dell’ isola al continente. I

suoi abitanti sfruttavano soprattutto il legname d’abete del monte Eno, e lo

commerciavano dall'unico punto di uscita della legname verso il mare, che era la

foce del torrente Vochina ed altri ruscelli , presso i quali si trovava il porto antico

della regione.

In questo spazio costiero che si estende da Poros fino a Catelio incontriamo

alcune delle denominazioni costriere piu` tipiche delle coste in generale che

caratterizzano l'utilita` di questi luoghi per le comunicazioni marittime.

Cosi` dunque la zona, che si trova esattamente all’ uscita del canyon

impressionante di Poros dove sfocia il torrente Vochinas, era quella del porto

antico ma anche di quello nuovo dell'area di Poros, vocabolo che significa

passaggio.

La zona litorale generale tra Poros e Scala si chiama Limenia o Limionas,

che in greco anche moderno significa area portuale, evidentemente perche`

questa e` la zona marina ( ενάλιος[ ειν-άλιος]) e di sbocco sul mare ( επίνειον [

επί – ναυς]) dell’ per entroterra , nonchè lo spazio che usano le navi come

arsenale temporaneo o permanente.

Piu` al sud incontriamo l’ area con la denominazione Scala. Infatti quest’

area è il punto piu` vicino (stazione di rifornimento temporaneo) per le navi che

sono venute dal sud e dall’ oriente, ma soprattutto e` il primo punto di contatto

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

Page 196: Itaca Omerica

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ITACA OMERICA

delle navi con Cefalonia, quando queste viaggiano attraverso lo stretto di

Cefalonia e di Zante verso l’ ovest.

Vicino agli impianti portuali antichi di Scala è stato localizzato uno dei

templi piu`antichi del periodo arcaico, possibilmente dedicato a Poseidone, che

evidentemente era stato costruito quale perno marino per le necessita` di culto

dei marinai che navigavano negli stretti marini dello Ionio.

E, alla fine, nel luogo dove si trova oggi l’ insediamento odierno di Catelio

con il suo porto piccolo incontriamo la localita` di Caravostassi che

sostanzialmente chiude una serie di luoghi litorali importanti per le

comunicazioni marittime nello Ionio.

L’ entroterra insieme alla zona costiera compongono il territorio dei

Proneon e, come abbiamo riferito all’ inizio di questo capitolo, riscontriamo che

gli storici e geografi dell'antichità lo hanno denominato con vari modo, come

Pronni, Pronissos, Pronii, Nesiotae, Pronissiote ecc.

L’ analisi della denomiazione scritta piu` antica della zona da parte di

Tucidide come Pronnei in combinazione con le altre denominazioni affini ci

guida alla conclusione fondata che la denominazione del luogo e` composta e si

forma dalla preposizione pro + un secondo elemento.

Tale elemento delle parole composte προ-ναίοι, προ – νησιώται, πρώ – νιοι,

πρό – ννοι, ovvero Nesiotae in combinazione alla denominazione della zona

costiera che si chiama Limenia o Limionas, significa che questa zona costiera

funzionava e funziona come il επίνειον-επινήϊον , το νεατόν ( cioe` l’ arsenale, l’

ancoraggio della zona generale) e ci guida alla conclusione che la radice del

secondo elemento sembra di essere trovata nelle parole : νήσος, ναυς, νήϊον,

νησιώτης κτλ. del verbo νέω ή νάω = κολυμπώ (nuotare) νηέω- νηνέω = φορτώνω

τας νήας με ξύλα ( Ιλ. Ι . 358, 137, 279).

Secondo questo approccio il piu` probabile chiariemnto e` che la

denominazione della zona Pronni si forma dalla preposizione προ + il sostantivo

νήιον ο νέαον ( = l’ ancoraggio, l’ arsenale, lo spazio che fa parte delle navi , lo

spazio con la legname marittima). Cioe` Pronnei ( Προνηϊαίοι = Προνναίοι) sono

coloro che abitano la zona προ ο πέριξ του νήιου(arsenale).

Lo stesso accade con il nome nazionale degli abitanti delle altre zone di

Cefalonia che secondo Tucidide sono i Samei, i Cranii e i Palii.

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

Page 197: Itaca Omerica

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ITACA OMERICA

Il riferimento dei nomi nazionali degli abitanti di Cefalonia al nome della

zona dove abitano secondo Tucidide ha la forma seguente :

Palii che abitano a Pali.

Cranii che abitano a Crani.

Samei che abitano a Sami.

Pronnei che abitano ai Pronei.

Il contenuto e il valore del senso della parola ( προ + νήιον) si interpreta

dalla collocazione della citta` dei Pronei che era nell’ entroterra, circa quattro

chilometri in linea retta dallo spazio portuale, το νήιον, che a causa appunto

della sua grande importanza e della sua utilita` per la navigazione caratterizza

tutta la zona costiera in generale.

Pronei ( Προνηϊαίοι = Προνναίοι) erano dunque gli abitanti della zona προ

ο περί το νήϊον (νεάον), cioe` lo spazio del porto, che come abbiamo riferito

prima era una tra le localita` piu` importanti di Cefalonia a causa dell’ esistenza

lì dell’ arsenale dell’ isola, situazione che dava la massima importanza rispetto

alle altre zone.

L’ importanza diacronica del porto di Poros continua anche nei nostri

giorni, perche` il porto moderno di Poro ha il grande vantaggio di essere nella

parte nia sudorientale di Cefalonia, all’ opposto di altre zone dell’ isola, ponendo

sostanzialmente Poros come il portone d’ entrata e di uscita principale della

maggior parte dei viaggiatori da e verso Cefalonia. Figuriamoci ai tempi micenei

laddove le comunicazioni erano principalmete con la 'madrepatria', cioè il

Peloponneso a sud ovest di Poros. Inoltre la struttura geografica di Cefalonia

rende molto piu' lungo e peroglioso il tragitto marittimo verso le altre egioni

dell'isola.

Questo lo confermano tutt'oggi anche le tabelle comparate delle capitanerie

di porto di Cefalonia che indicano il movimento delle navi, dei passeggeri e il

traffico delle merci con dei autocarri.

Se dunque il secondo elemento della denominazione che compone il nome

nazionale dei Proneon era la parola νήϊον , cioe` l’ arsenale, allora forse quella

zona , dei Pronnon, ha relazione con il complemento υπονήϊος che ci da` Omero

descrivendo il porto pincipale dell’ Itaca omerica, quando Medis venuto da Tafo

aveva ormeggiato li`la sua nave ?

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Page 198: Itaca Omerica

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ITACA OMERICA

Μέντης Αγχιάλοιο δαΐφρονος εύχομαι είναι υιός

( Οδ. α 180-186)

Come anche quando Telemaco, rispondendo alla domanda di di Nestore da

dove venga, gli dice :

Ώ Νέστορ Νηληϊάδη , μέγα κύδος Αχαιών

( Οδ. 79-82)

L’ analisi della parola υπονήϊος, -ον ( υπονήϊος Ιθάκη, υπονήϊος λιμήν)

riteniamo sia chiara. Si compone dalla preposizione υπό + il sostantivo νήϊον che

secondo la letteratura greca antica ed Omero significa l’ arsenale( ναύσταθμος) ,

lo spazio destinato esclusivamente alle navi ( ναύς), al legname marittimo etc.

( Οδ. ι 384, 498), ( Ιλ. Ν 390, Γ 62).

Intorno alla parola νήϊον – υπονήϊον ogni tanto son stati fatti studi e

discussioni con oggetto che cosa intendesse Omero.

Strabone ha riferito su questo argomento ( C 454.11) scrive :

Όταν δε ούτω φη. «ημείς εξ Ιθάκης υπό Νηίου ειλήλουθμεν».

Stefano di Bisanzio, seguendo la sillogistica di Strabone, menziona nel suo

vocabolario:

Νήιον , όρος Ιθάκης , αφ’ ού κατά Κράτητα αι νηιάδες. Οι δε τας

Διατριβούσας περί τα νάματα. Το δε Υπονήιον σύνθετον ως το

Επικνημόδιοι . αι δε νηιάδες από του νήιος η από του νηιεύς.

Alla parola pero` Κροκύλειον , basandosi anche sull’ informazione di

Eraclio di Glafco, considera νήϊον zona d’ Itaca, sottolineando che :

Κροκύλειον , νήσος Ιθάκης , Θουκιδίδης Τρίτη. Το εθνικόν

Κροκυλεύς . Ηρακλέων δε ο Γλαύκου τετραμερή φησι την Ιθάκην,

ης το μεν πρώτον επί μεσηβρίαν και θάλατταν….., και το δεύτερον

Νήιον , και το τρίτον Κροκύλειον, το τέταρτον Αιγίλιπα.

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

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ITACA OMERICA

Prendendo come pretesto il punto di vista di Strabone, Omero riferendosi al

νήϊον possibilmente intendeva qualche monte dell’ Itaca omerica, luogo o posto, i

traduttori piu` moderni dei testi omerici e soprattutto Wiliamowitz hanno

imposto il punto di vista che νήϊον e` finalmente qualche montagna d’ Itaca,

omettendo pero` le riserve di Strabone il quale ha scritto che «άδηλον» era quello

che Omero intendeva.

L’ etimologia che e` stata data, soprattutto da Wilamowitz, che cioe` con la

parola νήϊον Omero si riferisca a qualche montagna d’ Itaca, era piuttosto

arbitraria e ingiustificata. Il suo punto di vista pero` e` diventato accettabile per

quasi tutta la totalità dei traduttori e storici fino anche a oggi, ingabbiando in un

grande punto la ricerca sostanziale che dovrebbe essere fatta riguardo a questa

questione controversa.

Secondo la nostra stima la caratterizzazione della zona come προ-νήϊον e

υπό-νηΐου e` piuttosto chiara. Abbiamo in sostanza una zona generale dove il

νήϊον, cioe` lo spazio portuale, l’ arsenale, timbra la sua identita` e la caratterizza

come totale. Cosi` dunque la zona generale si divide in due parti :

α) την προνήϊον περιοχή, δηλ. την προ ή (περί) το νήϊον περιοχή

β) την υπονήϊον περιοχή, δηλ. την παρά το νήϊον περιοχή.

Omero non e` la prima volta che usa il termine υπό + la denominazione di

qualche luogo per definirci qualche luogo che si trova presso una zona.

Al B dell’ Iliade Omero descrive nel regno dei Beoti citta` con la

denominazione Ipotebe ( Υποθήβες) :

Οι τε Κορώνειαν και ποιήενθ’ Αλίαρτον

( Ιλ. Β 503-505)

All’ epoca d’ Omero e durante la guerra troiana e` noto che Tebe era stata

distrutta durante la guerra dei «Επτά επί Θήβας», ovvero i famosi 7 contro Tebe.

La citta` piu` moderna e` stata costruita ai margini della collina di Tebe ed

esattamente sotto le mura antiche di Cadmia. Giustamente dunque Omero

consegna con la denominazione Ipotebe la citta` che si trova sotto (υπό) la Tebe

antica.

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

Page 200: Itaca Omerica

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ITACA OMERICA

Anche al Z 397 dell’ Iliade Omero da il nome di una citta` , di Ipoplachiis,

che era costruita ai piedi del monte Placos vicino a Troia :

Εύτε πύλας ίκανε διερχόμενος μέγα άστυ

La citta` Ipoplachii e` manifesto che si trova sotto il monte Placos, riportato

da Omero con questa denominazione, non lasciando nessun interrogativo su cosa

intendesse Omero quando denominava citta` o luoghi con la preposizione υπό + il

nome della citta` o della zona quando questa zona , la citta` o il monte era il

punto di riferimento principale.

Lo stesso succede con l’ uso della preposizione προ + il nome della zona ,

citta` o luogo, e molti esempi incontriamo nella letteratura non solo antica ma

anche moderna, come Προ-ποντίς, προ-αύλιο, προ-άστιον, πρό-ναος, προ-πύλαια,

πρό-δομος ecc.

Un esempio relativo abbiamo alla parola πρό-ναος, ή πρό-ναιος-α-ον, Ιων,

προ-νήϊος –η –ον ( προ+ναός) che significa ο προ του ναού χώρος, τα έμπροσθεν

του ναού ευρισκόμενα( πρόδρομος).

Seguendo la relazione grammatologica e semantica degi esempi riferiti

sopra concludiamo che lo stesso e` valido anche per la denominazione del

termine geografico Pronni, che ` caratterizzata soprattutto da νήϊον, cioe` l’

arsenale.

La posizione di questa zona particolare in relazione al porto centrale di

Cefalonia, cioe` il νήϊον ,l’ ha dato un certo nome «προ του Νήϊου» περιοχή ως

Προνήϊον = Πρόννοι.

Questa denominazione presumibilmenete e` diventata l’ identita` del quarto

grado dei cefalini durante il periodo arcaico, quando il centro amministrativo si

spostò dall’ acropoli piu` antica di Cefalonia, che era collocata sopra l’

insediamento litoraneo moderno di Poros, all’ entroterra e piu` particolare sulla

collina di Paleocastro dei Coronon, circa quattro chilometri lontano dal mare, li`

dove oggi si trova l’ acropoli dell’ epoca classica dei Pronnon.

Poros , l’ arsenale( επινήϊον) odierno della Cefalonia sudorientale, era come

sembra, la zona υπό το νήϊον , dove viene descritto da Omero il porto di Rithro.

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ITACA OMERICA

CAPITOLO QUATTORDICESIMO

PITHRO, NIION, NIRITON

A.Εν λιμένι Ρείθρω

Dopo dunque aver chiarita la relazione nel senso e nello spazio della zona

che era caratterizzata come προνήϊος( Πρόννοι) con la zona che era

caratterizzata come υπονήϊος esamineremo un’ informazione importante che

riporta Omero per la posizione del porto di Rithro ad Itaca:

Τον δ’ αύτε προσέειπε θεά γλαυκώπις Αθήνη

( Οδ. α 178-186)

Omero dice che nella zona υπονήϊον c'era il porto cosiddetto di Rithro, che

si trovava fuori dalla citta`( Od. a 186).

Perche` Omero volle chiamare il porto che si trova fuori dalla citta` e vicino

al palazzo reale come “porto del Rithro” se non era infatti proprio questo?

Il poeta potrebbe inventarsi qualcosa di speciale, che però innegabilmente

non riscontriamo in nessun altro punto dei Poemi omerici, se in realta` questo

porto avesse avuto questa caratteristica specifica!

Noi crediamo non sia una fantasia poetica e ci sforzeremo di dimostrarlo

subito .

La localita` υπονήϊος, che poco prima abbiamo determinato, riteniamo

debba situarsi παρά τω λιμενικώ χώρω ( ναύσταθμος) e che per questa zona il

porto antico fosse Poros, e constatiamo con grande sorpresa che il porto antico

dei Pronneon era presso i torrenti del Vichina che sfocia le sue acque nello ionio

per mezzo di quel canyon impressionante di Poros( cfr. la relativa foto).

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ITACA OMERICA

Antonio Miliarachis1 descrivendo il paessaggio particolare scrive:

Ρακλί η Ηράκλειον καλείται μεγάλη πολυσύνθετος κοιλάς

………………………………………………………………….

Εις το μερός τούτο, ένθα τα ερίπια των οίκων των Μελιταίων και

υπεράνω του λιμένος ευρίσκονται και βάσεις πολυγωνικαί

αρχαιοτάτων κτιρίων.

Henry Napier2, il luogotenente del governo di Gran Bretagna a Cefalonia,

ha descritto anche lui l’ eccelenza di questo paessaggio scrivendo quanto segue:

Description of the district of Arcali, or Heraclea.

....................................................................................

while woods , hamlets, meadows, and steams, lay sheltered

in the valley, forming a delightful contrast with the rude

grandeur of the surrounding scenery!

J. Partsch, alla sua opera “Cefalonia ed Itaca”, descrivendo anche lui questo

canyon realmente impressionante, sottolinea:

Εκ των πετρωδών υψωμάτων του Πυργίου κατέρχεται

τις προς νότον.[…] και παρέστησαν ως το ωραιότατον μέρος

όλης της νήσου.

Spiridone Marinatos , descrivendo il canyon di Poros, dove si trovava anche

il porto antico dei Proneon, concorda,

1.Αντώνιος Μηλιαράκης, Γεωγραφλια Πολιτική Νέα και Αρχαία του νομού Κεφαλληνίας, σελ. 41-

43

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ITACA OMERICA

2. Henry Napier, Memory on the roads of Cephallonia, London 1825.

Intenzionalmente abbiamo risordato molte pagine di alcuni dei molti

riferimenti all’ unicita` e bellezza impressionante dei torrenti del canyon di

Poros, che nello stesso tempo erano i bordi del porto antico dei Pronneon.

Questa unicita` del porto che si trovava all’ uscita di un fiume-torrente cosi`

impressionante sembra che Omero la conosca, e per questo la menziona.

Per noi non c’ e` nessun dubbio che la relazione : προνήϊον-υπονήϊον e

soprattutto εν λιμένι Ρείθρω mostra di «fotografare» lo spazio del porto antico

alle foci del torrente Vochina dove si trova il porto sia preistorico, sia antico sia

moderno della Cefalonia sudorientale.

Sul porto del Rithro son state scritte molte cose da molti storici e ricercatori

nello sforzo di intepretare che cosa esattamente intendesse Omero con la frase εν

λιμένι Ρείθρω.

Noi crediamo che Omero non intendeva niente di meno o di più di quello che

era, cioe` un porto situato alla foce di un fiume, sotto un canyon impressionante,

cioè alle foci del torrente Vochina.

L’ etimologia della parola ρείθρον ( ρέεθρον) ha come base il verbo ρέω e i

suoi derivati ρεύμα, ρύακες,ecc.

Molti dicono che Ulisse, raccontando ad Alcinoo il suo viaggio nel paese dei

Lestrigoni, in realta` menta e si sforza di giustificare la perdita della sua flotta.

Descrivendo dunque Ulisse il porto dei Lestrigoni sembre di avere in mente

e di descrivere immagini e tratte dal suo porto, che «paradossalmente» e`

descritto con gli stessi riferimenti con i quali e` descritto da Omero il porto del

Rithro, il πολυβενθής e ημέτερος porto della sua citta`.

Vediamo dunque come descrive Ulisse il porto dei Lestrigonon e la zona

generale, comparandolo con l’ immagine e la morfologia del porto in localita`

Raghia, alle foci del torrente Vochina, come anche dai riferimenti relativi dalla

geografia dell’ Itaca omerica:

Εξημάρ μεν όμως πλέομεν νύκτας τε και ήμαρ

( Οδ. κ 80-136)

Tutti quelli che conoscono l’ area del canyon dove si trovavano i limiti del

porto antico, ed in particolare in posizione Raghia, riconosceranno sicuramente i

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ITACA OMERICA

lati scoscesi , διαμπερές, αμφοτέρωθεν, ενάντιαι αλλήλησιν ( cioe` l’un lato

scosceso di fronte all’ altro) e all’ingresso stretto del porto dei Lestrigones il

porto antico dei Pronneon che si trova nel canyon del Poro.

In quell’ epoca il mare arrivava circa fino allo sbarramento odierno che

protegge dall’ inondazione. Nei secoli passati e specialmente dopo i terremoti

del 1953 e` stata realizzata una sopraelevazione del suolo di circa un metro e

mezzo, con il risultato che le acque siano molto diminuite dentro i ruscelli del

fiume, In precedenza, intorno al 1936, il governo di allora preoccupato perche` le

acque del fiume stagnavano creando un focolaio serio di infezione, a causa della

presenza permanente e malsana per gli abitanti di zanzare, cementificò l'area e

da allora lo spazio del porto antico e` divenuto un parcheggio estivo di auto

(cfr.foto).

Nella descrizione dei υψηλών ορέων e del trasporto dei tronchi e degli alberi

κατά γλινεον ύλη alla citta` dei Lestrigonon gli studiosi riconosceranno il

trasporto corrispondente dei tronchi d’ abete dall' Eno al porto del Rithro ai

tempi dell’ Itaca omerica( Οδ. α 186).

La descrizione della καλλιρεέθρου κρήνης, della fonte che si trovava πρό

άστεως dei Lestrigoni, constateranno che si adatta benissimo alla descrizione

della καλλιρρόου κρήνης ( Οδ. ρ 206) dell’ Itaca omerica, che si trova anche

questa άστεως εγγύς ( Οδ. ρ 205).

L’ uso del temine πολυβενθής per il porto dei Lestrigonon e l’ uso dello stesso

termine per il porto d’ Itaca ( Οδ. π 352), come anche la possibilita` che avevano i

Lestrigoni di affondare le navi ormeggiate della flotta d’ Ulisse gettando delle

roccie dai lati scoscesi che erano da entrambe le parti del letto del fiume,

cosstituiscono una vera e propria fotografia del porto antico dei Pronneon, che si

trovava dentro il canyon. Non c’ e` alcun dubbio che tante coincidenze nella

descrizione di un porto, possano essere essere casuali.

Provoca infine ancora impressione il fatto che la zona che si trova all’ uscita

del torrente di Poro oggi si chiami Raghia.

La denominazione Raghia proviene dal verbo ρήγνυμι e i suoi derivati,

come : ρήγμα, ρηγμίν ή ριγμίς, ρώξ, ρωγός( Οδ. χ 143 ανά ρώγας μεγάριο),

ρωγμή-ρωχμός, confermando per ancora una volta che i toponimi della zona

corrispondano assolutamente alla sua immagine geomorfologica e agli usi e

attivita` umane (arsenale, porto ecc.).

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ITACA OMERICA

Anche se abbiamo infatti l’ identificazione impressionante di una zona che

allora era chiamata νήϊον ed oggi λιμένια ο λιμιώνας , da qui anche il προνήϊον e

il nome nazionale degli abitanti della zona (Προνναίοι) , e anche se il porto antico

come quello moderno della citta` si trova ai bordi dell'impressionante ruscello-

fiume di Cefalonia, in localita` Raghia, e mentre tutto mostra che ci troviamo di

fronte al porto omerico della citta` d’Ulisse, che si trovava all’ υπονήϊον d’ Itaca,

noi non identificheremo comunque ancora questo porto prima di sforzarci di

dimostrare che cosa intendesse Omero con i versi υπό Νηΐω υλήεντι και Ιθάκης

υπονηΐου.

Β. Yπό Νηΐω υλήεντι

Prima abbiamo rifiutato la relazione della parola νήϊον con il nome di

qualche monte d’Itaca. La parola νήϊον come sostantivo e` una parola molto

familiare ai testi d’Omero, che la usa di solito per descrivere delle attivita` nell’

arsenale, come il legname marittimo in deposito o da caricare sulle navi. Il verbo

che Omero usa per il caricamento di questo legname e` νηέω , che significa

(raccogliere) συναθροίζω, σωρεύω ύλη-ξύλα, άποινα σώματα ( Ιλ. Ψ 319), πυρ,

επιθέτω, πληρώ εξ απήνης ( Ιλ. Ω 275), φορτίζω, γεμίζω νήας ( Ιλ. Ι 358, 279,

137).

Se dunque il νήϊον e` l’ arsenale (ναύσταθμος) , cioe` l’ area in cui le navi

caricavano legname, allora qual e` il significato dell’ aggettivo υλήεντι e del

sostantivo υπονήϊον?

L’ aggettivo υλήεις –εσσα – εν significa boscoso, pieno di legna, pieno d’

alberi , ecc. Deriva dal sostantivo ύλη, che per Omero significa:

α) Bosco ( Ιλ. Ν 18)

Αύτικα δ’ εξ όρεως κατεβήσετο παιπαλόεντος

b) Legname ( Οδ. ε 63)

ύλη δε σπέος αμφί πεφύκει τηλεθόωσα

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ITACA OMERICA

c) Legna tagliata da ardere ( Οδ. ι 234. ξ 353)

φέρε δ’ όβριμον άχθος

d) Della zavorra , della roba inutile ( Οδ. ε 257)

φράξε δε μιν ρίπεσσι διαμπερές οισυΐνησι

Secondo questa informazione che abbiamo da Omero l’ arsenale, cioe` il

νήϊον , puo` essere boscoso o pieno di legna ( legna marittima, legna tagliata ecc).

Il primo caso, di essere cioe` il νήϊον boscoso, non soddisfa una

corrispondenza logica.

Il secondo caso , di essere νήϊον (cioe` l’ arsenale) pieno di legname

marittimo, è assolutamente compatibile con l’ uso della zona. E` molto logico in

un’ arsenale dove si riparano o si costruiscono delle navi, il legname sia la

materia necessaria prima do ogni altra. E` logico dunque che l’ arsenale non sia

stato considerato boscoso, ma pieno di legname per la riparazione, costruzione o

caricamento delle navi, materia èrima preziosa per quell’ epoca.

Se teniamo in considerazione il fatto che l’ Itaca omerica, come testimoniato

da Omero, aveva un monte altissimo , il Nirito, il quale era καταειμένον ύλη, cioe`

pieno d’ alberi, e durante il periodo storico la zona dei Pronneon era quella che

sfruttava la legname ricca del Eno pieno d’ abete ( avendo in particolare come

simbolo principale alle sue monete l’ albero e il cono d’ abete), che gli alberi

erano trasportati tramite il fiume Vochina fino all’ uscita unica della regione

verso il mare, dove c'era il porto antico della citta`, non ci resta nessun dubbio

che l’ arsenale dei Pronneon, cioe` il νήϊον, era da sempre lo spazio opportuno

per il caricamento e il trasporto della legname d’ Eno sia durante gli anni

preistorici sia durente quelli storici, come evidentemente anche durante quelli

moderni.

Quanto alla ricchezza di acque il nome Niriton non può non riferirsi anche

ad una zona ricca di acque che scendono, portando in sè il seme della parola

acqua in greco; ad esempio in molti posto del mondo greco la parola acqua ha

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ITACA OMERICA

'battezzato' luoghi e città, tra cui la antica città greca di Nardò nel Salento

intorno alla quale ci sono moltissime sorgenti, peraltro rare nelle Puglie.

Crediamo dunque che l’ υλήεν νήϊον non e il boscoso νήϊον ma l’ arsenale

pieno di legname adatto per il trasbordo, come anche lo spazio dove si riparano o

costruiscono delle navi nuove, possibilmente anche per le necessita` di altre

regioni.

Omero ( Οδ. Β 292-293) ci riporta ancora una informazione importante che

ad Itaca c’erano molte navi nuove ma anche vecchie.

Εισί δε νήες πολλαίεν αμφιάλλω Ιθάκη νέαι ήδε παλαιαί….

Il segnale dato da Omero è che ad Itaca c’ erano molte navi, nuove e vecchie,

significa molto semplicemente che Omero si riferiva ad una zona dove ci sono

insieme le navi vecchie e nuove. L’ unica zona che e` adatta e` l’ arsenale, cioe

νήϊον, dove si riparano le navi vecchie e si costruiscono quelle nuove.

Sulla base dell’ informazione che abbiamo ottenuto circa il vero significato

delle parole νήϊον, υπονήϊον, προνήϊον, υλήεν νήϊον e «λιμένας του ρείθρου» ci

sforzeremo di tradurre i versi dalla rapsodia dell’ Odissea ( στ. 185-186) e la

rapsodia γ dell’ Odissea( στ. 79-82).

Νηύς δε μοι ήδ’ έστηκεν επ’ αγρού νόσφι πόληος

( Οδ. α 185-186)

Ώ Νέστορ Νηληϊάδη, μέγα κύδος Αχαιών

( Οδ. γ 79-82)

Per noi non c’ e` in conclusione nessun dubbio che l'area del υπονήϊος ( i

porti odierni) e quella del προνήϊος ( i Pronni odierni) determinino una zona

generale che ha come punto di riferimento il νήϊον, cioe` l’ arsenale, che si

trovava alla foce e serviva per il caricamento e la lavorazione del bene piu`

prezioso della zona : i tronchi dell’ abete dell' Eno!

Questa fonte di ricchezza unica sin dall’ antichita` si provvedette a

proteggerla con una fortificazione mai vista. Se comprendiamo gli interessi degli

abitanti dei Cranio per lo sfruttamento di una parte delle aree occidentali dell’

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ITACA OMERICA

Eno constatiamo che questo monte venne cinto da ben quattro acropoli e una

serie dei torri ed opere di fortificazione che chiudono ermeticamente anche l’

ingresso piu` difficile verso l’ odierno Parco Nazionale di Eno (cfr. la carta

relativa).

Se dunque la zona costiera odierna dei Pronno con il porto del Rithro sono

la zona ricercata come υπονήϊος, allora quindi` è l’ Eno odierno l’ αιπύ,

εινοσίφυλλον, αριπρεπές e κταειμένον ύλη monte dell’ Itaca omerica con la

denominazione di Niriton?!

C. Τούτο δε Νήριτόν εστίν όρος καταειμένον ύλη

Il monte Niriton costitutisce per l’ Itaca omerica un luogo assai speciale e

unico che molto contribuisce a determinarne l'identita`.

E` fatto certo che il monte Niriton segue esattamente ogni descrizione dell’

Itaca omerica, sia fatta da Omero sia piu` tardi dai grandi scrittori e poeti latini,

i quali hanno geografato questa zona con una fiducia assoluta alla geografia

omerica.

Omero , riferito a questo monte eccellente, ci da delle informazioni

importanti, che sono riassunte nei quattro aggettivi qualificativi che gli da. In

particolare : il monte Niriton ( se questa denominazione non compone un

complemento d’ aggettivo di «Μεγίστου όρους», che deriva dall’ aggettivo

Νήριτος-ον + νήριθμος, αναρίθμητος, άπειρος) e`:

a.Secondo Ulisse e il «catalogo delle navi» εινοσίφυλλον e αριπρεπές.

b. Secondo Atena καταειμένον ύλη ( coperto del tutto di alberi).

c. Secondo l’ inno all’ Apollo Pizio αιπύ ( scosceso, alto).

Precisamente :

Ulisse rivelatosi al re dei Feaci Alcinoo gli dice :

Ναιετάω δ’ Ιθάκην ευδείελον

( Οδ. ι 21-22)

La dea Atena per dimostrare ad Ulisse che e` arrivato alla sua patria amata

gli dice:

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ITACA OMERICA

Αλλ’ άγε τοι δείξω Ιθάκης έδος, όφρα πεποιθής

( Οδ. ν 344)

τούτο δε Νήριτόν εστιν όρος καταειμένον ύλη

( Οδ. ν 351)

Nel “catalogo delle navi” dell’ Iliade, al passo che riguarda il regno d’ Ulisse,

e` descritto il monte Niriton come parte integrante dell’ Itaca omerica :

Αυτάρ Οδυσσεύς ήγε Κεφαλλήνας μεγαθύμους

( Ιλ. Β 531)

E alla fine nell’ inno omerico ad Apollo Pizio e` confermata il panorama del

monte scosceso e alto d’ Itaca nello spazio marino a sud di Catacolo ( capo Fees).

Εύτε Φεράς επέβαλλεν αγαλλομένη Διός ούρω

( Ύμνος εις Απόλλωνα Πύθιο, 427-428)

I poeti latini Oratio e Virgilio, seguendo fedelmente la geografia omerica

menzionano il monte Niriton come tratto distintivo principale dell’ Itaca

micenea.

Particolarmente Virgilio all’ Eneade ( III, 268-277) menziona:

Fugimus spumantibus undis

Ovidio ( Bibl. XIII, 705-718) descrive anche il monte scosceso d’ Itaca:

Strophadumque recepros portubus infidis exterruit ales Aello.

Riferimento speciale per la denominazione del monte Niriton e la confusione

che e` stata creata con la citta` Nirico di Lefcada fatta da Strabone ( C 454) :

Έχει δε ταύτα λόγον. Ου γαρ ευκρινώς αποδίδωσιν ο ποιητής

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ITACA OMERICA

Riferimenti intorno a Nirito o Nirico abbiamo soprattutto dai geografi e

storici latini Plinio, Pomponius Mela, e l’ opera Hineraricum di Antonino

Augusto, i quali, come abbiamo analizzato al capitolo nono, altre volte

menzionano il termine “Niriton” e altre il termine “Nirico” senza chiarire se si

tratta di luogo, monte o citta`. Questa confusione e` noto che ha creato molti

equivoci a causa del fatto che non e` stato chiarito in quale monte, luogo o citta`.

Particolarmente Plinio in Historia Naturalis , IV 1,5 menziona:

Qui locus vocatur Dioryctos stadorium longitudine trium

Pomponio Mela ( De situ Orbis II.7, 110) scrive :

In Ionio Prote , Asteria, Cephalenia, Neritos, Same, Zacynthos,

Dulichium

Il Hineraricum di Antonino Augusto ( 519, 524 3) menziona:

Insulae ; Cephalaniae, Zacinthos et Dulichia

Stefano di Bisanzio alla parola Niricos scrive:

Νήρικος , πόλις Ακαρνανίας, ήν Όμηρος ακτήν φησιν ηπείροιο

Il termine Niriton lo nota anche nel suo riferimento alla parola Κροκύλειον:

Κροκύλειον , νήσος Ιθάκης, Θουκιδίδης Τρίτη.

Con la parola Κύναιθα menziona anche :

Πόλις Ιθάκης υπό τω νηρίτω όρει

Dionisio il Viaggiatore alla sua opera Περίηγησις της Οικουμένης scrive

( 494-495):

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ITACA OMERICA

«Και λιπαρή Κέρκυρα φίλον πέδον Αλκινόοιο τω δ’

επί Νηρικίης Ιθάκης έδος εστήρικται».

Efstatio commentando la Περιήγησιν di Dionissio sottolinea intorno al tema

del Nirico e del Nirito:

Εφ’ ή τουτέστιν μεθ’ ήν Κέρκυραν, το της Ιθάκης έδος εστήρικται

L’ etimologia della parola Niriton e` in alternativa molto probabile che

derivi dall’ aggettivo νήριτος –ον (ν+ αριθμός) che significa l’ infinito, l’

innumerevole, cioe` il monte con un numero innumerevole di alberi. Questa

etimologia si identifica completamente con i complementi d’ aggettivo

εινοσίφυλλον ( Ιλ. Β 632) e καταειμένον ύλη ( Οδ. ν 344) che Omero usa per questo

monte.

Un uso corrispondente dell’ aggettivo νήριτος –ον troviamo all’ Έργα και

Ημέραι del grande Esiodo e particolarmente al verso 511, dove l’ uso di questo

aggettivo in combinazione all’ aggettivo ύλη descrive i bosci immensi:

Πολλάς δε δρύς υψικόμους ελάτας τε παχείας

ούρεος εν βήσσης πιλνά χθόνι πουλυβοτείρη

εμπιπτων, και πάσα βοά τότε νήριτος ύλη

La derivazione possibile della parola Niriton dal verbo νέω – νάω ή ρέω , Νη

+ ρέω ή Νη + νάω , νάρος νερό ( νηρόν = ναρόν ) = ύδωρ a causa dei molti

πεόντων υδάτων con parole sinonime possibili: Νέδων – Νηρεύς – Ναυς –

Ναύτης – Ναύσταθμος, forse non e` consacrata all’ uso nel caso del monte Nirito

ma della citta` Niricos di Lefcada, contro la quale come e` noto Laerte aveva

diretto una campagna militare a capo dei μεγαθύμων Κεφαλλήνων.

Ι complementi d’ aggettivo εινοσίφυλλον, καταειμένον ύλη ci conducono

maggiormente all'idea che l’ aggettivo sostantivato Niriton determina le

estensioni infinite d’ alberi di questo monte e meno ad una sua relazione con l’

acqua o qualcosa di simile.

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ITACA OMERICA

La relazione tra Nirito e Nirico( = κοχύλιο, κοχλιώδες) deve anche ormai

essere esclusa.

Concludendo dunque diciamo che il monte Niriton, il quale era αιπύ ,

καταειμένον ύλη, αριπρεπές e εινοσίφυλλον ha questa denominazione dall’

aggettivo sostantivato Niritos –on, che significa che questo monte aveva aveva

degli alberi innumerevoli ed era coperto ( καταείμενον) del tutto da questi.

Cominciando dunque la nostra analisi dalle descrizioni omeriche ribadiamo

che il monte Niriton e` presente ovunque in ogni descrizione dell’ Itaca omerica,

come sua parte integrante. E` piu`che evidente che il monte Niriton, l’

αριπρεπές, εινοσίφυλλον, καταείμενον ύλη ed l’ αίπυ sia il segno del

riconoscimento dell’ Itaca omerica e l’ orgoglio d’ Ulisse.

Ναιετάω δ’ Ιθάκην ευδείελον, ovvero 'abito ad Itaca che appare da lontano

(ai naviganti)' naturalmente a causa della sua monte αριπρεπές e ευδειέλου- εν

δ’ όρος αυτή Νήριτον εινοσίφυλλον αριπρεπές, su questa c’e` un monte grandioso,

il Niriton, dice Ulisse, come se aspetti all’ ascolto di questa parola di riconoscere

Itaca, di cui il monte Nirito a causa della sua fama e del suo valore avrebbe

superato i limiti del mondo miceneo. Di certo nell'odierna Itaca nulla di simile

esiste.

E` lo stesso monte che viene descritto all’ inno ad Apollo Pizio ed e` visibile

dal sud dal capo Fees (Catacolo odierno):

Εύτε Φέρας επέβαλλεν αγαλλομένη Διός ούρω

( Ύμνος εις Απόλλωνα Πύθιο, 427-430)

Quando la nave si avvicina a Fees – ci informa che l’ inno omerico- spinto

dal vento propizio di Giove, appariva da lontano, coperto di nebbia, il monte

altissimo e scosceso d’ Itaca, Dulichio, Sami e la Zante boscosa.

Quale altro monte scosceso e alto d’ Itaca poteva sotto Fees?

Le montagne piu` basse d’ Itaca – in relazione ai monti con il doppio

d'altezza di Cefalonia-si perdono al fondo dell’ orizzonte sovrastate nella loro

maggior parte dall'orografia di Cefalonia – o forse il monte αίπυ d’ Itaca- e` l’

altissimo e coperto di abete Eno di Cefalonia, di altezza 1.628 metri, che

veramente si impone con il suo panorama in tutto lo Ionio?

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ITACA OMERICA

Una rappresentazione schematica dell’ altezza dei monti di Zante, Cefalonia

ed Itaca ci da` l’ immagine seguente.

E` fatto certo che Eno di Cefalinia particolarmente dall’ ottica dello spazio

marino tra Cillini e Catacolo sembri ancora piu` alto in relazione ai monti d’

Itaca , a causa del fatto che e` piu` vicino a quest’ area marina nonchè come

abbiamo premesso da altezza doppia.

Dall’ ottica delle coste dell'Elide la relazione dell’ altezza fra l'Eno di

Cefalonia e le montagne, o meglio colline, d’ Itaca si trasforma da 2: 1 in 4 : 1. Se

ancora calcoriamo il fattore della distanza piu` grande dei 35 miglia, della

copertura parziale della sua vista da parte dell'Eno di Cefalonia , i monti d’ Itaca

appena si distinguono al fondo dell’ orrizzonte (il piu` delle volte non sono mai

distinti a causa del fatto che la distanza da Fees supera la visibilita` media dei 20-

25 miglia).

Cosi` giungiamo alla conclusione fondata che il monte αίπυ d’ Itaca e` altro

che l'Eno di Cefaloniaa, che impressiona con la sua altezza e il suo volume ogni

navigatore nello spazio dello Ionio.

La dea Atene conoscendo l’ importanza e il significato di questo monte, e per

dare ad Ulisse un segno sicuro per riconoscere la sua patria gli dice :

Αλλ’ άγε τοι δείξω Ιθάκης έδος, όφρα πεποίθης

( Οδ. ν 344-351)

Quale isola della Grecia occidentale (e non solo, eccetto Creta, Samo e

Samotracia che distano però oltre 500 miglia) puo` dare questa possibilita`ad un

suo abitante di avere come orgoglio della sua origine e punto di riconoscimento il

monte della sua patria?

La risposta e` una e unica: Cefalonia, con suo simbolo l’ Eno divino, il monte

che ha il nome del compagno amato d’ Ulisse Eno. Lui, secondo il mito, ha

perduto la sua vita alla battaglia con i Cicones vicino al fiume Evro di Tracia, ed

in onore del quale e` stato piu` tardi dato il nome alla citta` che si trova li` , Enos.

E` degno di osservazione il fatto che al monte di Cefalonia secondo in

altezza , il monte della Aghia Dinati, e` stato dato il nome Vea in onore anche di

Vaio, compagno e timoniere della nave d’ Ulisse , il quale e` stato sepolto, secondo

Strabone , a Cimi nell' Italia meridionale:

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ITACA OMERICA

Τάς δε Βαίας επωνύμους είναι λέγουσι Βαίου

( C 245.6 )

Questa informazione la riporta anche Stefano di Bisanzio, il quale

menziona al suo vocabolario : Βαία όρος Κεφαλληνίας.

La localizzazione dei toponimi a Cefalonia che gia` dal periodo arcaico

avevavno relazione immediata con il mito d’ Ulisse e` un fatto da considerare.

Il monte Eno e` menzionato da Esiodo, come riportato nei commenti dell’

Apollonio Rodio ( II, 297):

Ότι δε ηύξαντο οι περί Ζήτην τω Διί στραφέντες, λέγει και

Ησίοδος.

Strabone menziona anche che a Cefalonia c’era Megiston Oros εν ώ το του

Διός Αινησίου ιερό:

Κείται δ΄η Κεφαλληνία κατά Ακαρνανίαν

La soprannome Μέγιστον Όρος che secondo Strabone aveva l'Eno sembra

che preesistesse ed alla fine si sia conservata fino ai nostri giorni. Per questa

ragione il monte Eno anche oggi e` chiamato con la denominazione il “Monte

grande”, senza che sia necessaria l’aggiunta di qualche denominazione speciale. I

riferimenti omerici : εν όρος εν αυτήν , τούτο εστι όρος e specialmente la frase :

Ιθάκης τ’ Όρος αιπύ πέφαντο senza il riferimento alla denominazione del monte

d’ Itaca forse conferma il nostro punto di vista che il “Monte Grande” dei tempi

moderni e` lo stesso monte con il Μέγιστο Όρος dell’ epoca di Strabone e il

Ιθάκης τ’ Όρος dell’ epoca d’ Omero ( con O maiscolo).

Il monte Eno di Cefalonia e` per i suoi abitanti il simbolo della loro isola e il

luogo piu` prezioso e amato da qualunque altro di Cefalonia. Mentre sono

orgogliosi per questo, usano la sua denominazione in una gran quantita` di

associazioni, delle confraternita` , degli unioni e delle loro attivita` , dappertutto

nell'isola.

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

Page 215: Itaca Omerica

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ITACA OMERICA

La specie unica di abete, Abies Cephallenica Loud, che germoglia all' Eno,

ha fatto l’ isola dall’ antichita`un luogo eponimo ed importante tra tutti i luoghi

di Grecia.

L’ abete e` presentato nelle monete coniate dai Pronni come il simbolo della

citta` - stato , της τετάρτης των Κεφαλλήνων μοίρας. E` importante menzionare

qui che l’ abete e il suo cono come simbolo in monete esistono panellenicamente

solo nella zona dei Pronnon!

Se infatti Eno e la sua legname era la fonte principale di ricchezza per lo

sfruttamento dagli abitanti dei Pronnon, allora si completa la relazione υπονήϊου

(dell’ arsenale che era portatore della legname navale) e καταειμένου ύλη

Νηρίτου (coperto di alberi adatti per la costruzione delle navi) cosi` come

veramente ce la da` Omero ai suoi riferimenti relativi.

Spiridon Marinatos1, come abbiamo riferito piu` presto, sottolinea che :

Η σπουδαιότης της Κεφαλληνίας συνίστατο εις την ξυλείαν

του βουνού της. [ ……………………………………………]

[…] αποτελεί και ένα θησαυρό , τον οποίον έπρεπε να προσέξουν

και

να εκτιμήσουν περισσότερον.

I Veneziani hanno compreso l’ importanza e il valore della legname d’ Eno.

Nel il 1501 hanno stabilito una colonia da 200 falegnami a Omala, con l’ obiettivo

di disboscare e di trattare la legname d’ Eno per le necessita` della loro flotta e

dei loro castelli.

Angelo Basadona ( 1590) conferma l’ esistenza della colona dei falegnami a

Omala e Ambrogio Corner ( 1597), governatore del castello d’ Asso, menziona

che ad Omala c’e` una grande quantita` di legname di ogni specie.

Durante il 1517 , come e` stato confermato da Marino Sanuto ( Diarii XXII,

pag. 159) , sono stati disboscati molti alberi dell’ Eno per la fortezza di Zante,

come anche nel 1574, secondo Vic. Da Molin per la ricostruzione della citta` di

Zante e per diversi altri obiettivi.

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

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ITACA OMERICA

1. Σπυρίδων Μαρινάτος, Κεφαλληνία, Ιστορικός και Αρχαιολογικός Περίπατος, 1962.

Da una risoluzione della Gerusia delle Isole Ionie ( Decreto dell’ Ex Senato

del 1534) risulta che ogni tanto sono state prese decisioni importanti per la

gestione della legname d’ Eno, che secondo la decisione corrispondente ήτο

πολύτιμος ναυπηγική ύλη ιδίως διά ιστούς , αντένας και λεπτάς σανίδας

καταστρωμάτων.

Ωσαύτως εν τη αυτή Νήσω υπάρχει όρος [……]

[…..] πάσα δε η προς τοιαύτην χρήσιν ξυλεία επιφυλάσσεται

δια λογαριασμόν της Ημετέρας Κυριαρχίας επί ποινή του

παραβάτου δουκάτων δέκα δι’ εκάστον κοπέν ξύλον.

Εκ του βιβλίου Κοινωτικών αποφάσεων της εν. Κυβ. των ετών

1632-1748.

Βιβλίον Β` έγγραφ. 26.

I Veneziani sono costretti intorno al 1590 per la protezione del bosco a

nominare delle guardia forestali speciali. Questo rivela dalle esposizioni di

Basadona (1590) e di Andrea da Mosto ( 1627).

I boschi d’ Eno con il loro colore d’ ocra profonda hanno dato l’ idea ai

Veneziani di chiamare in quell’ epoca il cosidetto Monte Grande con la

denominazione Monte Nero, quello che Napier chiamava Black Mountain.

A causa del colore dell’ ocra profonda d’ Eno Cefalinia e` stata chiamata

Melena e Schiera`.

Secondo C.M. Samio1, durante la fine del 16mo secolo i boschi d’ abete della

monte d’ Eno coprivano un’ estensione di 72.280 m.q. Da allora si produsse un

diminuzione graduale di questa copertura dei boschi a causa degli incendi che

hanno colpito il Parco Nazionale d’ Eno . La distruzione piu` grande sembra che

sia avvenuta alla fine del 16mo secolo, e seguono piu` tardi altri incendi durante

gli anni 1730 e 1760, con culmine il grande incendio nella primavera dell’ anno

del 1793, descritto da Loverdo Costis2.

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Page 217: Itaca Omerica

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ITACA OMERICA

1. Κ.Μ. Σάμιος , Τα δάση της Κεφαλληνίας, 1908, σελ. 18.

2. Λοβέρδος Κωστής, Ιστορία της νήσου Κεφαλληνίας, 1888, σελ. 180.

Έτει δε 1793 συνέβη ανεπανόρθωτος συμφορά εν Κεφαλληνία.

[ …………………………………………………………………..]

οι ετήσιοι άνεμοι εξήπλουν αυτό, και σήμερον σώζονται πολλοί

κορμοί των υπό του πυρός ξηραθέντων δέντρων.

Questo incendio secondo J. Partsch avvenne nel 1797, durante l’ ultimo

anno della dominazione veneziana in Grecia; la sua opera distruttiva e` durata

per due settimane ed ha bruciato completamente la metà del bosco di Eno che

era rimasta. Anche nell’ anno del 1890 e` stato registrato un altro incendio

distruttivo tra Eno e Rudi, che ha diviso del tutto il parco nazionale unito di Eno

e di Rudi in due parti separate. Da allora alcuni altri incendi scoppiarono, con

piu` distruttivo l’ incendio a Rudi durante la seconda guerra mondiale, che ha

diminuito ancor di piu` l’ area boscosa in questo ecosistema sensibile.

Il Parco Nazionale dell’ Eno odierno oltre al suo grande valore diacronico è

il rifugio piu` importante della flora e della fauna dell’ isola di Cefalonia.

Viaggiatori e scienzati famosi hanno visitato l’ isola per vedere da vicino

questo famoso monte. Nel 1858 ha visitato Cefalonia il professore di fisica

svizzero A. Mousson per ammirarlo da vicino, scrivendo come segue:

Uno dei ragioni della mia visita a Cefalonia era di vedere

da vicino questo bosco con gli abeti[...........].

L’ imagine panoramica che e` dispiegata da questi punti

alti ed eccelenti verso tutti i lati, e` tanto ricca e impotente,

che e` impossibile essere descritta con delle parole.

Nel 1860 ha visitato l’ isola di Cefalonia Fr. Unger, professore dell’

universita` di Vienna, per studiare botanicamente il Parco Nazionale d’ Eno,

come anche K.W.M Wiebel ( 1873) per studiare la geologia e climatologia di

Cefalinia.

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

Page 218: Itaca Omerica

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ITACA OMERICA

Colui pero` che ha realmente dedicato una grande parte dalla sua vita a

questa isola ed ha elogiato la bellezza e la grandezza del Parco Nazionale dell'

Eno e di Cefalonia in generale era J. Partsch ( 1888).

Molte cose si dicono dall’ antichita` intorno all' Eno coperto di abete.

Spiridon Marinatos1 riferito ad esso menziona:

Επί της κορυφής του Κεφαλληνιακού Αίνου υπήρχεν ιερόν του Διός

[………………………………………………………………………

…]

Είναι δυστήχημα, ότι δεν επροτίμησαν να τον βασαλμώσουν, διά

να

πείσουν όλον τον κόσμον περί της υπάρξεως του θηρίου τούτου

της Αποκαλύψεως.

Il mito dell’ esistenza durante il 1509 di «πτερωτού παμμεγίστου δράκοντος»

e` stata registrata nell'archivio delle decisioni del Governo Veneziano ( 1633) ,

che contiene le risoluzioni municipali quando era luogotenete Malipiero.

Questo mito appunto appare nella seguente traduzione dei libri mantenuti

in archivio2:

Αντίγραφον του υπ. Αριθμ. 1 Βιβλ. Σελ. 4 των Κοινωτικών

Αποφάσεων της Ενετικής Κυβερνήσεως (Terminazioni Municipali

Dal 1509).[............................................................................................]

Eν ονόματι του Χριστού, Αμήν. […………………………………..]

[…..] και λερχεται μέχρι της δημοσίας οδού, ήτις φέρει εις ταύτην

την πόλιν και του προρρηθέντος πρώτου ορίου του ειρημένου

Αγ. Νικολάου, του………… ( salvatici et domestici).

ΦΑΝΤΙΝΟΣ ΜΑΛΛΙΠΙΕΡΟΣ

Informazioni favolose e strane intorno alla fauna che esisteva sui monti di

Cefalonia furono gia` registrate in epoca classica.

Aristotele ( Περί θαυμασίων ακουσμάτων , 9 ) ci informa che:

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Page 219: Itaca Omerica

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ITACA OMERICA

Αι εν Κεφαλληνία αίγες ου πίνουσιν , ως έοικεν

1. Σπυρίδων Μαρινάτος , Κεφαλληνία, Ιστορικός και Αρχαιολογικός Περίπατος , 1962

2. Κ.Μ. Σάμιος , Τα δάση της Κεφαλληνίας, 1908, σελ. 30-31

Come anche ( Περί τα ζώα Ιστοριών Θ , 28,1)

Και εν Κεφαλληνία ποταμός εστίν, όσπερ ούν της

τε ευγονίας των τεττίγων και της αγονίας αίτιος.

Elianos ( Περί των ζώων 3, 32) ci menziona anche che :

Αίγες δε άρα αι Κεφαλληνίδες ου πίνουσι μηνών έξ.

Dagli scavi effettuati a Cefalonia e` stato confermata la presenza del cervo e

del cinghiale sui monti dell’ isola. Si dice che gli ultimi cervi di Eno scomparvero

intorno alla fine della presenza veneziana ed in particolare nel periodo dei grandi

incendi che hanno distrutto il 2/3 dei boschi d’ abete del «Monte Grande».

Su Eno continuano a vivere la volpe, gli scoiattoli, le tartarughe, i camosci,

la lepre, la donnola, dei gatti feroci, dei cavalli selvaggi,, le aquile, i falchi, uccelli

rari, mentre anche si incontra una flora rara da abeti, lecci, lentischi, corbezzoli,

querce, cipressi,roveri, pioppi, pini, ecc. che vegetano insieme a una grande

varieta` di erbe aromatiche, anemone, funghi, fiori feroci, confermando

assolutamente la frase di Omero che nell' Itaca d’ Ulisse c’ era ύλη παντοίη (Οδ. ν

247-248).

Ma la specie d’ albero che ha determinato il destino di quest’ isola era l’

abete. Dentro i testi d’ Omero risulta che le navi dei Micenei e i loro ricambi

erano costruti principalmente con legname d’abete. Non e` fortuito che l’ albero

della nave e` chiamato da Omero ειλάτινος ιστός ( Οδ. β 424), mentre anche ed i

remi si chiamano caratteristicamente ελάτη :

Ανστάντες δ’ έταροι νέος ιστία μηρύσαντο

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Page 220: Itaca Omerica

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ITACA OMERICA

( Οδ. μ 170-172)

Il valore e l’ uso d’ abete come materia prima per la costruzione delle navi lo

testimonia Teofrastos nella sua opera Περί Φυτών Ιστορίας ( 5.7.1) , scrivendo

che :

Ελάτη μεν ούν και πεύκη και κέδρος ως απλώς ειπείν ναυπηγήσιμα

Ricapitolando dunque e codificando le informazioni precedenti ci guidiamo

alla conclusione fondata che :

Il monte αιπύ, εινοσίφυλλον, αριπρεπές, καταείμενον ύλη dell’ Itaca omerica

con il nome l’ aggettivo sostantivato Niriton non e` altro che l'Eno di Cefalonia

dell’ epoca dell’ Esiodo, Il Monte Superiore dell’ epoca di Strabone, il Monte

Nero del periodo veneziano, il Black Mountain dell’ occupazione inglese ed alla

fine chiamato Monte Grande dai Cefalini che si trovano in tutto il mondo, che

porta il nome Enos dall’ epoca Geometrica, molto possibilmente in onore

dell'amato compagno d’ Ulisse, Eno.

E` il monte che diacronicamente e` stato il simbolo tanto dell’ Itaca omerica

quando della Cefalonia posteriore, che era allo stesso tempo l’orgoglio tanto d’

Ulisse quanto dei Cefalini, i quali l’ hanno come simbolo principale della loro

presenza sparsa per il pianeta.

Era il monte che con la παντοίην ύλη ma soprattutto con il legname d’ abete,

usato moltissimo per la costruzione delle navi, ha molto contribuito

all'importanza dell'Itaca omerica in epoca micenea, così come anche alla

importanza della zona dei Pronneon durante gli anni storici.

Era il monte che, a causa della sua altezza e della sua posizione all’ uscita del

golfo di Patrasso, e`stato il volume montuoso piu` ιθύς e ευδείελος nello spazio

marino dell’ Ionio, guidando come faro marittimo le navi da e verso l’ Ovest.

Era il monte che ha caratterizzato Ulisse secondo Euripide nella sua

tragedia Ιφιγένεια η εν Αυλίδι ( 203-204) come :

Τον από νησαίων τα’ ορέων Λαέρτα τόκον

Cioe` il figlio di Laerte , il marinaio montanaro!

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Page 221: Itaca Omerica

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ITACA OMERICA

Era alla fine ιθύς quel volume montuoso, οξυκόρυφος δίκην ακίδος , che ha

determinato diacronicamente le fortune e il temperamento degli abitanti di

Cefalonia, simbolizzando il loro status ovunque si fossero trovati.

Ιθεία + ακή = Ιθάκη

Ιθύς – Ιθεία – Ιθύ = dirigo da lontano, di fronte, immediatamente ovvio ( per

monte = scosceso).

Ακή ( ακίς) = punta, cosa aguzza, e per i monti: quelli che hanno delle cime

alte e acute.

CAPITOLO QUINDICESIMO

ΕΝ ΔΗΜΩ ΙΘΑΚΗΣ

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Page 222: Itaca Omerica

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ITACA OMERICA

Aυτάρ επήν πρώτην ακτήν Ιθάκης αφίκηαι

Giungendo dunque al risultato che l'Eno di Cefalnia coperto di abeti e` quel

monte eccellente con la denominazione Niriton dell’ Itaca omerica, e

determinando che il porto antico dei Pronneon ha tutte quelle particolarita` e

somiglianze che Omero descrive per il porto del Pithro, che si trovava vicino al

palazzo reale e poco fuori dalla citta`, abbiamo ormai a nostra disposizione una

base di data stabile.

Dalla prima costa (il punto piu` meridionale) fino al porto del Rithro, che si

trovava verso il nord ( in relazione alla prima costa), Omero descrive e nomina

nove posti - luoghi differenti ed in particolare:

La prima costa.

La pietra del corvo.

Il campo di Laerte.

Il boscetto sacro del dio Apollo.

Il Calliroo τυκτή Κρήνη vicino alla citta`.

La collina Ermeo sopra la citta`.

L’ urbe ( la citta` d’ Itaca).

Lo spazio del palazzo reale.

Il porto del Rithro, l’ημέτερο e πολυβενθή porto.

Ancora piu` al nord e in direzione contraria dalla prima costa si trovava il

porto di Forchinos con la caverna eccelente delle ninfe. La distanza dal porto del

Forchinos fino alla pietra del corvo, dove si trovavano i porcili d’ Eumeo secondo

le descrizioni d’ Omero, deve essere coperta in circa sei ore a piedi.

Per verificare la topografia dell’ Itaca omerica e l’ esattezza delle descrizioni

d’ Omero, riteniamo opportuno schematizzare in ordine lineare i predetti luoghi

con la direzione da sud a nord, collocandoli in tale distanza l’ uno dall’ altro,

cosi` come Omero testimonia nelle sue descrizioni.

A. Πρώτη ακτή

Αλλά τα γ’ ουκ οΐω , πρίν και τινά γαία καθέξει ανδρών

μνηστήρων

( Οδ. ο 31-42)

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ITACA OMERICA

ως οι μέν τοιαύτα προς αλλήλους αγόρευον

( Οδ. ο 493-500)

ενθάδε δ’ αιπόλια πλατέ αιγών ένδεκα πάντα

( Οδ. ξ 103-104)

Telemaco ritornando da Pilo riceve l'ordine dalla dea Atena di evitare il

passaggio della nave dalle isole dei Thoon ( Ocsies) con la promessa di ricevere

un vento propizio (meridionale) per poter dirigere direttamente la sua nave alla

prima costa d’ Itaca (cioe` il punto piu` meridionale dell’ isola), che e` riportato

da Eumeo come εσχατή ( Οδ. ξ 104).

Questa zona e` chiamata fino ai nostri giorni Scala e` questo non è casuale.

Il nome della zona, come abbiamo detto prima, significa luogo usato, così come

tuttora si dice in italano scalo ed in francese 'éscale' , come stazione temporanea

(porto di rifornimento) per le navi che si dirigono verso un altro luogo.

La zona generale di Scala dagli anni piu` antichi serviva le necessita` degli

abitanti di Cefalonia ed in generale dei navigatori, essendo il punto piu`

meridionale dell’ isola e la parte piu` prossima al Peloponeso occidentale,

offrendo facilita` portuali a tutti quelli che viaggiavano da e verso Cefalonia,

come anche alle navi che si dirigevano verso la Cefalonia occidentale, la Zante

settentrionale ed in seguito la Sicilia e la Magna Grecia tutta.

Non e` affatto causale che nella zona di Scala, ed all’ ancoraggio antico che

si trova li`, esattamente accanto al mare, c’e` uno tra i tempi dorici piu` antichi

di Grecia, scavato dal compianto professore ed archeologo Spiridon Marinatos.

Un tempio corrispodente secondo costui doveva essere situato nella zona di

Valtson, dove anche e` stata constatata l’ esistenza di uno spazio sacro dedicato al

Nettuno, protettore dei marinai di tutto il mondo.

Marinatos , riferito al tempio arcaico di Scala come anche di Valtsi,

sottolinea :

Από την εποχήν αυτήν , ήτοι την αρχήν του 6ου π.χ. αιώνος,

προέρχονται τα ερείπια ενός ναού νεωστί επανευρεθέντος

εις θέσιν Γράδου, πλυσίον του χωρίου Σκάλα.[……………]

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ITACA OMERICA

Ψηφιδωτόν από τα Βάλτσα, παριστάνον την τρίαιναν του

Ποσειδώνος , διατηρείται εις το μουσείον Αργοστολίου.

La prima costa dell’ Itaca omerica non era dunque una costa casuale. Era

una zona molto conosciuta ed eponima per i navigatori nello Ionio, perche`

forniva facilitazioni marine e terrestre ai marinai utenti degli stretti di Cefalonia

e di Peloponeso. Funzionava anche come spazio di culto per le cerimonie e le

libagioni necessarie prima ldella partenza della navi. Questo sembra che lo

conosca molto bene anche Omero, e per questa ragione tra l’ altro menziona la

prima costa dell’ Itaca micenea come un luogo eponimo della geografia di allora.

Telemaco diretto al punto piu` meridionale conosce molto bene che la prima

costa si trova fuori dal campo visivo dei Proci ( cioe` dello spazio del palazzo

reale) e molto vicino allo spazio dove e` situato il suo porcaio amato Eumeo.

Secondo il testo omerico Telemaco, dopo aver dato il commando alla sua

nave di continuare senza di lui il viaggio verso la citta`, prendendo la strada

verso l’area che viene chiamata da Omero κόρακος πέτρη e` arrivato ben presto

al posto dove si trovava Eumeo. In questa localita` il giorno prima si era diretto

anche Ulisse venuto dopo un lungo cammino dal porto di Forchinos.

Β. Κόρακος Πέτρη

Αυτός δε πρώτιστα συβώτην εισαφικέσθαι

( Οδ. ν 404-415)

Αυτάρ ο εκ λιμένος προσέβη τρηχείαν αταρπόν

χώρον αν υλήεντα δι’ άκριας

( Οδ. ξ 1-22)

Telemaco, portando i suoi sandali e camminando lungo un sentiero, arriva

molto brevemente ai porcili di Eumeo. Al contrario Ulisse, camminando in un

sentiero irregolare e passando tra cime di montagne imboschite, aveva arrivato

anche lui in breve tempo, dopo un cammino di circa sei ore , il giorno prima, alla

capanna di Eumeo che si trovava in un luogo περίβλεπτο( Οδ. ξ 6) . Da questo

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

Page 225: Itaca Omerica

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ITACA OMERICA

posto Eumeo piu` tardi gli indichera` tutte le localita` dove pascolavano le

pecore, le capre, le mucche e i porci d’ Ulisse( Οδ. ξ 100-108).

E` fatto certo che nella parte sudorientale di Cefalonia si mantengono dall’

antichita` fino ai nostri giorni toponima identici a quelli che da Omero.

Particolarmente il tronco della Cefalonia sudorientale si chiama Coroni. La

denominazione Coroni sembra trarre la sua origine dalla parola κόραξ ( κορώνη)

– κορούνα- κορωνίς. E` cioe` la zona dei corvi ( κοράκων). Omero come e` noto ci

informa che la zona dove si trovava Eumeo era chiamata κόρακος πέτρη, la

roccia dei corvi!

Riguardo a questa zona Stefano di Bisanzio menziona: «Κόρακος πέτρα

τόπος εν Ιθάκη. Όμηρος ο ταύτην ειπών κορακοπετραίως».

E dall’ altra Esichio riferito alla parola «κόρακος πέτρη» sottolinea:

Κόρακος πέτρη ( ν 408) τόπος εν Ιθάκη κλιθείς εντεύθεν

Ότι Κόραξ παίς ων Απεθούσης διώκων λαγωόν κατά κρημνού

ηνέχθη και απέθανεν. Ού φέρουσα δε την λύπην η μήτηρ αυτού

απήγξατο και από τούτου κόρακος πέτρα ονομάσθη από δε της

μητρός κρήνη της Ιθάκης Αρεθούσα.

E` ovvio che esiste una sinonimia tra la localita` omerica e la localita` con l’

eponimia Coroni almeno durante gli ultimi mille anni, cosi` come risulta dai

documenti del verbale del Vescovato latino. In piu` il capo della zona

sopramenzionata si chiama Capo Capros. Capros e`il porco maschile ed

evidentemente questa denominazione e` stata data perche` c‘erano in questa

zona molti porci, diversamente non ci sarebbe una ragione di una tale

denominazione.

Questa zona e` piena di alberi, come esattamente ce la descrive Omero, cioe`

con delle querce, dei lecci, dei carrubi, degli olivi, etc. ed e` chiamata Gradou`.

il toponimo Gradou` e` antichissimo e descrive un suolo roccioso ed irregolare,

corrispondente assolutamente all’ aspetto reale della zona. Degno di osservazione

e` il fatto che ancora nei nostri giorni questa zona ha dei porci in una situazione

semiselvaggia ed e` piena di fonti inesauribili.

Omero descrivendo la localita` κόρακος πέτρη ci da` ancora un’

informazione complementare scrivendo che li` vicino c’ era una fonte con il nome

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

Page 226: Itaca Omerica

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ITACA OMERICA

di Arethusa, come quella poi divenuta famosa nella città di Siracusa, la colonia

fondata in segutio dai Peloponnesiaci e divenuta la città più grande e ricca del

mondo!

Peraltro ricordiamo ancora che i primi navigatori ellenici che adirono il mare

aperto per quella che sarebbe poi divenuta la Magna Grecia partirono dalla

latitudine di Cefalonia all'alba tenendo una rotta precisa a ponente e guardando

sempre a poppa la cima del monte di Cefalonia come punto di riferimento e di

conforto, finchè non scompariva e fin tanto che, solitamente all'alba del terzo o

quarto giorno di mare, intravedevano l'Etna e si rincuoravano dal rischio corso

in tutte quelle ore senza riferimenti geografici.

La maggioranza dei ricercatori ricerca delle informazioni per la fonte con il

nome Arethusa omettendo il fatto che con questo nome si sono registrate altre

fonti nell’ antichita. In realta` questo nome deriva dal verbo άρδω , che significa

αρδεύω ( irrigare), ed è l'aggettivo della fonte. Quindi in questo caso dobbiamo

accettare che la fonte particolare e` chiamata Arethusa, come probabilmente

furono chiamate molte altre fonti d’ irrigazione anche in zone adiacenti.

Delle fonti particolari con possibilita` di irrigazione nella regione dei

Coronon incontriamo le seguenti zone:

Zona Liani campo.

Zona Paleas Scalas.

Zona Pastras ( Chefalovrisso).

Zona Asprogheraca ( Lutro).

Zona Cornelu ecc.

Quasi sempre presso ogni fonte c’e` oggi uno spazio archeologico

importante. Alla zona Lani campo ci sono delle antichita` del periodo

protoelladico, mesoelladico, basso elladico e romano. A Scala sono registrate delle

antichita` del periodo paleolitico, protoelladico, arcaico e romano. A Pastra si

localizza un’ insediamento del periodo protoelladico, arcaico, classico,

ellenistico, romano e bizantino. In questa zona troviamo degli impianti

importanti e l’ acropoli della citta` - stato dei Prenneon. Nella zona generale di

Asprogheraca-Cornelou, all’ est della citta`- stato antica dei Pronneon, si trovano

anche una serie di antichi insediamenti dello stesso periodo che situati a

occidente di Paleocastro.

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

Page 227: Itaca Omerica

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ITACA OMERICA

In una da queste localita` deve logicamente essere ricercata il posto che

Omero descrive come lo spazio delle stalle di Eumeo. Noi tendiamo di piu` alla

zona che oggi e` chiamata con il toponimo antico Cotilos ( Cotilas). Questa zona

si trova di fronte al capo Capros, dispone un campo visivo completo di qualsiasi

percorso marino da Cillini verso la Scala, e da Scala verso il Poro ed èpiena di

querce ecc. Esiste anche in questa zona particolare un volume di pietra enorme

in forma di Cotilis (ciotola) , con altezza circa 80 metri , che e`anche chiamata

κορακόπετρα. E` indicativo che anche oggi questa roccia e` chiamata

Coracopetra, pero` molte rocce dalle zone scoscese, che sono scelte dai corvi

come luogo per i loro nidi, hanno in tutta la Grecia questo nome. Importante per

noi e` che questo volume enorme di pietra si trova al centro della zona dei

Coronon, e crediamo che questo toponimo abbia un valore diacronico insieme

alla roccia enorme di pietra di Cotila, che è la localita` piu` «facile alla vista» in

questa zona.

Il volume di pietra con la denominazione Cotilas è vicino ad una serie di

luoghi fertili e quasi pianeggianti, con la denominazione di Lani, il campo della

vigna grande, il campio di Eghio ecc., dove anche sono situate parecchie fonti

inesaurabili.

La denominazione «il campo di Lani non ci creerebbe un’ impressione

particolare, anche se la parola Lanis deriva dalla stessa radice la- come anche le

parole Laertis, Laios , se presso questa zona non fossero state trovate antichita`

di circa tutti i periodi storici, quindi la radice della parola Lanis ottiene qualche

valore. In questa zona ci troviamo appena all’ inizio degli scavi archeologici e in

un modo o nell’ altro l’ identificazione esatta di questo luogo non e` l’ oggetto di

questo studio.

Riguardo a questa zona lo storico Antonio Miliarachis1 scrive:

Προς β της Μπάλτας κείται η ορεινή περιοχή των Κορωνών

Ής τα ύδατα εκρέουσιν εις την κοιλάδα του Ηρακλείου.

[ ………………………………………………………………..]

Εθνικά των οικούντων τους Κορωνούς Κορωνισιάνος και

Κορωνίτης.

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

Page 228: Itaca Omerica

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ITACA OMERICA

Una cosa e` sicura, che abbiamo nella zona dei Coronon ( corocos petri) che

si situa presso la prima costa (Scala) una serie di fonti inesaurabili e localita` con

presenza intensa di insediamenti dei tempi preistorici, non molto lontano dalla

citta`( Οδ. ω 250). La zona mantiene molti toponimi simili a quelli omerici (senza

alcuna ragione particolare, senza mai che sia stato fatto durante il passato

qualche sforzo da parte degli abitanti locali di appropriarsi di ciò per lo proprie

località. Questa specifica zona, come e`detto sopra, circonda i siti archeologici

piu` importanti della Cefalonia sudorientale. La ricerca archeologica in futuro ci

dara`risposte numerose e più chiare riguardo a questi siti archeologici ed all’

importanza che avevano nella regione dei Pronnon.

1. Αντώνιος Μηλιαράκης, Γεωγραφία-Πολιτική νέα και αρχαία του νομου Κεφαλληνίας

1980,σελ.40-41

C. La citta`

Secondo le informazioni che Omero ci trasporta la città dell’ Itaca omerica

era fuori del porto del Rithro( Οδ. α 186), vicino all'area del del palazzo reale (

Οδ. ρ 246-268) mentre sopra la citta` c’era qualche collina con la denominazione

Ermeos ( Οδ. π 471). Vicino alla citta` c’era la fonte principale dell’

approvvigionamento idrico, la τυκτή κρήνη ( Οδ. ρ 207), che era stata costruita

da Ithacos, Niritos e Polictor. La posizione della fonte era al sud della citta` e alla

continuita` del sentiero che dagli stazzi di Eumeo portava in citta` e dopo al

palazzo reale( Oδ . ρ 196-204).

Secondo le informazioni che sono state preservate nei commenti antichissimi

dell’ Odissea di Acussilao, Ithacos, Niritos e Polictor erano i primi fondatori d’

Itaca e i costruttori della τυκτής κρήνης secondo Omero:

Ακουσίλαος παρά τω Σχολ. (Οδ. ρ 207): Πτερελάου παίδες ώκουν

την Κεφαλληνίαν αρέσαν δε αυτοίς τούτο.

La citta` come appare dalle descrizioni dell’ Odissea e` al sud del porto del

Rithro, non molto lontano da questo, e al nord della τυκτής κρήνης.

Se ammettiamo che le foci del torrente Vochina erano il porto del Rithro,

come piu` sopra abbiamo descritto, con la spiaggia che continua fino alla

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

Page 229: Itaca Omerica

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ITACA OMERICA

posizione di Poros e con Raghia come spazio per il recupero delle navi e con l’

insenatura meridionale ( Οδ. δ 785) della costa, con le acque piu profonde (dove

oggi si trova il porto moderno di Poro) come spazio di attesa per il caricamento

delle navi, dobbiamo ora ricercare se esiste una fonte d’ acqua capace di essere

considerata corrrispondente alle descrizioni omeriche al sud della citta`. Secondo

Omero, la τυκτή κρίνη si trovava alla base di una roccia dove c’era un’ ara

dedicata alle Ninfe delle acque.

Αλλ’ ότε δή στείχοντες οδόν κατά παιπαλόεσσαν άστεος

εγγύς έσαν.

Infatti a sud dell’ antica acropoli, che si trova esattamente sopra il porto

odierno di Poro, c’e` la fonte principale d’ acqua , ed addirittura l’ acqua sgorga

da una roccia verticale con denominazione odierna «η βρύση στο κολοκάσι».

Questa per molti decenni e` stata la fonte principale dell’

approvvigionamento idrico della citta` nuova di Poros, che e` stata costruita

vicino alle mura della citta` antica, che si trova in localita` “ Pano e Cato Pacni”.

Accanto a questa fonte sono state localizzate delle importanti antichita e gli scavi

archeologici sono in corso.

Logicamente dunque la citta` micenea deve essere trovata all'esterno delle

colline con le denominazioni odierne «Pierovuni» e «Pano Pacni e Kato Pacni».

Su queste colline e` stata identificata una delle due acropoli dei Pronneon, del

periodo arcaico e classico. Di questa acropole si interessarono personalita`

importanti della storia e dell’ archeologia. Secondo Othon Riemann1 questa

acropoli antica presenta l’ immagine seguente :

La forteresse qui de`fendait la vallée de Rakli du coté

du N. était sur une colline située à l’ O. de la baie de Poros.

[.................................................................................................]

Près d’ Anninata est aussi, dit-on, un endroit nommé

Όλυμπους , ou` l’ on a trouvé des mannaies

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Page 230: Itaca Omerica

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ITACA OMERICA

Lo storico e geografo Joseph Partsch2 riferendosi anche lui all’ acropoli

antica che si trovava sopra il canyon di Poro e considerando che questa acropole

e non Paleocastro era la capitale della citta` - stato dei Pronneon, scrive :

Η πόλις εδέσποζεν αμέσως της ευκολωτάτης προσόδου

εις την επικράτειαν αυτής ……. [……………………..]

δια τούτο δε το εμβαδό αυτού δεν δύναται ασφαλώς να

υπολογισθή.

1. Othon Riemann, Les iles Ioniennes, 1879, sel. 56-57.

2. Joseph Partsch, Κεφαλληνία και Ιθάκη, σελ. 187.

Antonio Miliarachis1 , descrivendo gli impianti antichi sopra il porto antico

di Poros, menziona in particolare che :

Επί των προς Μ του δε του Πόρου υψωμάτων του βουνού

Παχνί κείνται ερείπια αρχαιοτάτης ακροπόλεως.[………..]

Εις το μέρος τούτο, ένθα τα ερείπια των οικιών των Μελιταίων

και υπεράνω του λιμένος ευρίσκονται και βάσεις πολυγωνικαί

αρχαιοτάτων κτιρίων.

Sylvia Benton2, la quale ha fatto uno studio particolare sugli impianti

archeologici di Cefalonia degli anni preistorici e storici, sottolinea che quelli che

si trovano sopra Poros sono quasi certamente preistorici, ma e` difficile

determinare quale periodo esattamente appartengano.

When I saw the prehistoric pottery in the Museum of Ergostoli,

I wondered if there could be anything more for me to do in the

island.

[.........] . Evidently thiw great trough in the mountain wall was a

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Page 231: Itaca Omerica

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ITACA OMERICA

prehistoric high-road.

Una misurazione dell’ area di superficie piana ed una registrazione degli

impianti antichi sopra Poros è stata fatta nel 1994 dala facolta` archeologica di

Danimarca con a capo l’ archeologo Klaus Randsborg, in collaborazione alla

sesta sovraintendenza greca delle antichita` preistoriche e classiche sotto la

sorveglianza dell’ archeologo Lazzaro Colona.

L’ acropoli antica sopra Poros si trova nella zona costiera oggi chiamata

Limenia, che, come abbiamo riferito, ha lo stesso significato semantico del

termine υπονήιον , che Omero usa per descrivere la posizione della citta` dell’

Itaca omerica.

Addirittura i Turchi, che provenendo dall'Asia centrale non conoscevano il

mare, e comunque non usavano inizialmente navi, chiamano 'limani' una zona

portuale basandoci sul famoso vocabolo ellenico dato che nella loro lingua

mongola non avevano termini paragonabili.

1. Αντώνιος Μηλιαράκης Γεωγραφία Πολιτική νέα και αρχαία του νομού Κεφαλληνίας, 1890,

σελ.42-43.

2. Sylvia Benton, The Ionian Islands, BSA 32 1931-32, sel. 214-220.

La citta` secondo le descrizioni d’ Omero( Οδ. α 186, ρ 264), si trovava

vicino al mare come anche al palazzo reale d’ Ulisse. C’era prima il mercato (

Οδ. ω 420), e χαλκήϊος δόμος ( Οδ. σ 328). Vicino al palazzo reale sembra che

esista ancora una fonte d’ acqua, che e` chiamata μελάνυδρος ( Οδ.υ 154). Il

punto di vista che il cosidetto ημέτερος λιμήν ( Οδ. π 453) e πολυβενθής ( Οδ. π

352) possa riguardare un porto diverso dal porto del Rithro non e` logico. Come

e` noto i porti piu` sicuri nel periodo miceneo erano le spiagge, che davano la

possibilita` del ricupero delle navi a terra. In questo senso ogni spiaggia era per i

Micenei un porto sicuro. Nel caso pero` del caricamento delle merci ricercavano

delle insenature protette molto bene o delle rive dei fiumi., dove legavano la nave

per poter effettuare il suo caricamento. Dalle descrizioni dei testi omerici in

nessun caso risulta l’ esistenza di due porti separati nella citta` d’ Itaca. Nel caso

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

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ITACA OMERICA

della nave di Medi, secondo una dichiarazione di lui stesso, si era ormeggiato al

porto del ruscello fuori dalla citta` ( Οδ. α 146). Qui esiste un segnalo chiarissimo

che il porto e` dentro torrente. Piu` sopra abbiamo spiegato che il porto aveva

questo nome perche` si trovava alle foci di un fiume ed in particolare ai ruscelli

dell'odierno torrente Vochina. Il senso dell’ aggettivo ημέτερος ( Οδ. π 473) che

determina il porto d’ Itaca e` assai chiar, perche` denota che il porto si trovava

vicino allo spazio del palazzo reale e non in qualche posto lontano, come il porto

di Forchinos. Il senso pero` dell’ aggettivo πολυβενθής ( Οδ. π 352) ha provocato

nel passato dei conflitti intensi tra gli omeristi. Alcuni sostengono che questo

aggettivo denuncia il fondo del mare, cioe` descrive un porto con delle acque

profonde. Altri pero` affermano che questo termine descrive il profondo della

terra all’ ingresso del mare.

L’ aggettivo πολυβενθής e` composto e si forma dalle parole πολύ + βένθος. Il

termine βένθος e` sinonimo della parola βάθος ( fondo).

Omero usa quattre volte l’ aggettivo πολυβενθής :

Per descrivere il mare dove Proteas stava dormendo:

Αμφί δε μιν φώκαι νέποδες καλής αλοσύδνης

( Οδ. δ 404-406)

Il porto della citta` d’ Itaca:

Οι δ’ ότε δή λιμένος πολυβενθέος εντός ίκοντο

( Οδ. π 324-327)

Il porto dei Lestrigoni :

Όφρ’ οι τους όλεκον λιμένος πολυβενθέος εντός

( Οδ. κ 125-127)

Il porto di Troia:

Οί δ’ ότε δή λιμένος πολυβενθέος εντός ίκοντο

( Ιλ. Α 432-433)

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ITACA OMERICA

Omero usa anche l’ aggettivo βαθεία quando vuole descrivere l' interno del

bosco:

Oυ μέν γάρ τι φύγεσκε βαθείης βένθεσιν ύλης

( Οδ. ρ 316-319)

Come sembra dalle descrizioni relative, l’aggettivo πολυβενθής serve a

descrivere il senso del profondo sia orizzontalmente sia verticalmente. La

descrizione del porto dei Lestrigoni, dove l’ uso dell’ aggettivo πολυβενθής rende

la cavita` profonda con le parti rocciose verticali a destra e a sinistra dei ruscelli

del porto, mentre all’ interno del porto esisteva una bonaccia completa , ci

illumina vieppiù.

L’ impressionante pero` di questa descrizione e` che il porto antico dei

Pronnon sia, come abbiamo dimostrato prima, la copia esatta del porto dei

Lestrigoni ( Oδ. κ 87-132). Il porto dunque di Rithro dell’ Itaca omerica e` nello

stesso tempo πολυβενθές . Quindi il πολυβενθής e ημέτερος porto e` lo stesso con

il porto di Rithro.

Il senso del termine πολυβενθής λιμήν forse ha qualche relazione con la

denominazione Vathi che hanno molti porti di Grecia, e evidentemente

caratterizza quelli porti che si trovano in mari fondi, come il porto Vathi di

Samo, il porto Vathi d’ Itaca, il porto Vathi di Meganissi, di Andros e parecchie

altre isole greche.

Secondo le descrizioni d’ Omero sopra la citta` c’era la collina Ermeos (Οδ.

π 471) che evidentemente aveva questo nome perche` era la collina da dove erano

trasmessi dei messaggi ed era controllata la circolazione marittima nello spazio

dello Ionio. Presumibilmenete questa collina e` quella che oggi ha il nome

Pierovuni, e che si trova alla posizione piu` eccellente, controllando tutta la zona

marina ma anche e l’ interno dell’ isola in un raggio piuttosto grande. Il nome

della collina deriverebbe dal verbo περιοράω , che sugnifica guardar intorno, e`

cioe` Periovuni e con anagramma Pierovuni. In altre parole, e` la collina Ermeos

corrispodente dell’ epoca micenea.

Il boschetto sacro di Apollon ( Οδ. υ 277) , di cui e` riferito che era fuori

della citta`, logicamente deve essere trovato nello spazio non inclinato dove oggi

e` costruito il tempietto di Aghiu Nicolau, alla posizione Canalos. Questa

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ITACA OMERICA

posizione è stata durante il passato un centro religioso della Cefalonia orientale.

Nello stesso luogo c’e` la seconda fonte piu` grande dell’ approvvigionamento

idrico nella zona, mentre nel 1992 sono svolti degli scavi di salvataggio dall’

archeologo Andrea Sotiriu in un grande edificio rettangolare del periodo

ellenistico, con delle dimensioni interne 27,75 x 9,90 metri. Sfortunatamente due

anni piu` tardi questo edificio antico e` stato distrutto completamente con l’ uso

di un trattore dal proprietario di questo spazio agricolo.

All’ occidente dell’ acropoli antica dei Pronnon, nel 1990, dopo il deposito

dello studio preparatorio relativo per la delimitazione della citta` dell’ Itaca

omerica e dopo da ricerche sistematiche degli impianti micenei intorno alla

cittadina di Poro, dopo un suggerimento del nostro amico filarcheo Grigori

Constantinu, e` stato localizzato un cimitero miceneo importante vicino alla

localita` Ares dell’ insediamento Zanaton. Nel 1991 l’ archeologo Lasaros

Colonas ha cominciato nello stesso spazio lo scavo della tomba a volta piu`

grande della Grecia occidentale, con il sostegno animoso dei fratelli Miliaressi,

che possedevano questo apprezzamento di terreno coltivabile.

Perimetrale allla citta` antica, che si trova sopra l’ insediamento moderno di

Poro, e` riportata un serie di toponimi con valore storico come: Diipolia (Διός

Ποληέως), Ares ( τόπος ευχών), Ambelus, Gimnia, Racli, Olimpus, Corinthi,

Almiru, Ammes, Gradu, capo Acros, Achrageos, Atros, Lighionas, Peroni,

Ipola,Driades, Ebola, Avithu, Vareos, Coronon, Cotilos, Agrilos ecc.

Abbiamo descritto dunque i possibili siti miceneei della Cefalonia

sudorentale, in un ambiente dove le testimonianze archeologiche, le

identificazioni inaspettabili dei toponimi, geograficamente e linguisticamente,

con i nomi e le posizioni dei luoghi omerici compongono un’ immagine che

fortuita non puo` essere. La legge delle possibilita` non lascia molti margini a

pensare diversamente, specialmente perche` la rivelazione dell’ identita` della

caverna ricercata delle Ninfe e del porto di Forchinos completa in realta`in modo

definitivo l’ identificazioni delle posizioni che Omero menziona nell’ Odissea.

Il poto di Forchinos e la caverna delle Ninfe, insieme al monte Nirito dell’

Itaca omerica, erano come e` noto le prove che la dea Atena ha mostrato ad

Ulisse per fargli capire che si trovava nella sua patria amata.

Allora non ci riferemo qui a qualche luogo causale. Specialmente la caverna

delle ninfe, che era dedicata alle Ninfe Naiadi ed il posto scelto dal dio Forchina

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ITACA OMERICA

come abitazione, che secondo Omero era θαύμα ιδέσθαι, deve corrispondere nel

concreto realta` a queste scelte divine e alle descrizioni omeriche.

Pensiamo che sia arrivato il momento di spostarci piu` al nord, ad una

distanza circa di 6-7 ore di rotta (circa 30 km) dalla prima (la piu` meridionale)

costa (cioè Scala). Teniamo in considerazione che Ulisse, secondo il rapporto d’

Omero, ha cominciato il tragitto la mattina a piedi dalla caverna delle ninfe ed e`

arrivato dove si trovava Eumeo dopo mezzogiorno. Il porto di Forchinos era il

primo luogo εν δήμω Ιθάκης che Ulisse ha visto dopo il suo ritorno dal paese dei

Feaci, dopo un’ assenza di venti anni dalla sua patria amata.

D.Porto Forchinos

Φόρκυνος δε τις έστι λιμήν, αλίοιο γέροντος, εν δήμω Ιθάκης.

( Οδ. ν 96-101)

Il porto Forchinos era un porto conosciuto anche ai Feaci che abitavano

alla estremita` del mondo allora noto (presumibilmente Kerkira):

Ένθ’ οι γ’ εισέλασαν, πριν ειδότες

( Οδ. ν 113)

La ragione per cui questo porto era conosciuto evidentemente aveva a che

fare con il suo uso nella navigazione di quell’ epoca, quando le navi durante le

grandi tempeste erano costrette a ricercare un porto conosciuto e sicuro. Era,

secondo Omero, un porto πάνορμος ( Οδ. ν 195) protetto da due grandi costiere

che smorzavano la forza delle grandi onde. La sua fama sicuramente la doveva

alla sua vicinanza con la meravigliosa θαύμα ιδέσθαι caverna delle Ninfe, che in

particolare era dedicato alle Ninfe, le Naiadi( ninfe delle acque), ed alla relazione

con il dio Forchina.

Questo porto si trovava εν δήμω Ιθάκης , cioe` dentro quello spazio che il

senso stretto del vocabolo riferendosi alla comunita` d’ Itaca puo` determinare e

non nella periferia generale che si definisce con il termine di “municipio dei

Cefalini’, εν ενί δήμω Κεφαλλήνων. Pertanto il porto di Forchinos e` εν δήμω

Ιθάκης , e non solo ad Itaca η νόσφι πόληος come il porto di Rithro, ed Omero

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ITACA OMERICA

precisando che e` εν δήμω Ιθάκης vuole inserirlo in un qualche spazio più

specifico differenziandolo possibilmente da qualcosa di maggiore ampiezza

geografica che sembra esistere insieme al comune d’ Itaca.

Il porto di Forchinos si trovava molto lontano dalla citta` e dalla zona

κόρακος πέτρη , dove Telemaco si e` diretto per incontare Eumeo dopo il suo

sbarco presso la prima costa (meridionale):

Αυτάρ ο εκ λιμένος προσέβη τρηχείαν αταρπόν

( Οδ. ξ 1-4)

Ulisse parte dal porto di Forchinos la mattina, e dopo aver camminato

dentro le cime boscose e i sentieri impervii, arriva dove Eumeo si trovava il

pomeriggio del stesso giorno.

Il fatto che Omero vuole che i Feaci lo abbiano sbarcato lontano dalla citta`

aiuta Ulisse a non esser visto dai Proci, mentre nello stesso tempo, con l’ aiuto

della dea Atena, gli viene data la possibilita` di riconoscere una volta davanti alla

vista della caverna delle Ninfe e del Nirito pieno di alberi l’ isola tanto amata.

Secondo un’ informazione che e` stata preservata pur non richiesta da

Irodoros, questo porto ha preso la sua denominazione Forchina dal «demone»

( dio) del mare, quando decise di traslocare dall' Acaia in Peloponneso

settentrionale a Cefalonia, in una caverna che si trovava in una zona che si

chiamava Ammos.

Σχολ. Οδ. ε 96: Φόρκυς δαίμων θαλάσσιος, το πρότερον διατρίβων

προς τω Αρυμνίω λεγομένω όρει της Αχαΐας , οίκων τε την

Φορκυνός απ’ αυτού καλουμένην βήσσαν.

Molto facilmente uno puo` constatare che i trascrittori piu` moderni di

questo testo antico, avendo in mente che Cefalonia ed Itaca erano due isole

differenti e considerando che qualcosa manca dal testo antico, hanno aggiunto la

congiunzione δε, per poter armonizzare la Itaca d’ Omero con la Itaca dei tempi

storici da loro conosciuta.

Osserviamo dunque la traduzione del testo antico passo a passo. Ha un’

importanza speciale tradurre qui il passo relativo senza l’ aggiunta della

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Page 237: Itaca Omerica

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ITACA OMERICA

congiunzione δε, intrusa al testo, perche`potenzialmente ci fornisce un’

informazione con un significato enorme.

Forkis era un dio marino che prima viveva vicino al cosiddetto

monte Arimnio di Achaia abitando alla valle di Forchinos. Una

volta si decise a abbondare la localita` dove abitava e ad arrivare

a Cefalonia, e dopo aver scelto una localita` opportuna decise di

abitarvi. Questa localita` e` chiamata Ammos. Dopo dunque

asser arrivato «εις τον Ιθάκης λιμένα» ha degnato questo porto di

chiamarsi «λιμένα του Φορκύνος».

La traduzione esatta del testo ci trasporta un’ informazione molto

impressionante ed imporante. Irodoros dice che:

Il dio Forchino e` arrivato a Cefalonia.

Ha abitato a Cefalonia nella localita` chiamata Ammos.

E dopo essere sbarcato al porto d’ Itaca ha degnato questo porto di poter

essere chiamato porto di Forchinos.

La serie del senso delle parole αφίχθη – ώκησεν – προσορμίσας – αξίωσεν e`

assolutamente giusta. Quello che provoca un’ impressione particolare e` che

Irodoros considera Itaca come zona di Cefalonia!

Se nella posizione chiamata nel testo antico «Itaca» collochiamo le aree di

Sami, Pronnus, Crani o Pali , non c’e` assolutamente nessun problema e

sicuramente non ci sara` bisogno di aggiungere la congiunzione δε. Forse pero`

questo riferimento e` giusto e qui infatti emerge l’ informazione importante

seguente: ad alcuni storici di quell’epoca era noto che la zona che aveva il nome

di Itaca durante il periodo omerico era parte dell’ isola che piu` tardi durante i

tempi storici aveva globalmente il nome Cefalonia?

La risposta indirettamente verrà dalla localizzazione della caverna delle

Ninfe, che era prossima al porto di Forchinos. Questi due luoghi segnalavano una

zona importante, che Omero riporta in quella sua descrizione meravigliosa nella

Rapsodia v , versi 96-112.

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

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ITACA OMERICA

D. La caverna delle Ninfe

Secondo le descrizioni d’ Omero la caverna delle Ninfe si trovava εν δήμω

Ιθάκης, vicino al mare, all’ interno del porto Forchinos, e vicino a questo era una

τανύφυλλος ελαίη.

Φόρκυνος δε τις εστι λιμήν, αλίοιο γέροντος, εν δήμω Ιθάκης

( Οδ. ν 96-112)

τούτο δε τοι σπέος ευρύ, ένθα ου πολλάς

( Οδ. ν 349-351)

Informazioni circa l’ esistenza della caverna sfortunatamente non si sono

preservate dagli storici dell’ antichita`. Strabone (I,3,59), riportandoci

evidentemente delle informazioni riferite da altri storici e geografi, ci informa

che ad Itaca non c’e` una tale caverna e la causa deve essere qualche

cambiamento geologico avvenuto e non l’ ignoranza d’ Omero:

Έν τε τη Ιθάκη ουδέν εστιν άντρον τοιούτον ουδέ νυμφαίον

Porfirio alla sua opera Περί του εν Οδυσσεία των Νυμφών άντρου ha

sostenuto che le descrizioni d’ Omero riguardanti la caverna delle Ninfe avevano

un carattere simbolico, che si tratta di una costruzione poetica. Ci informa anche

che i viaggiatori che hanno scritto sull’ isola d’ Itaca non menzionano l’ esistenza

di una caverna simile. Questa informazione la conferma anche il viaggiatore

Cronios.

Ότι μεν ου καθ’ ιστορίαν ειληφώς μνήμην των παραδοθέντων

πεποιήται

Negli ultimi due secoli ad Itaca furono cercate invano delle caverne accanto

al mare che dovrebbero corrispondere alle descrizioni omeriche.

Una caverna, o meglio un baratro, e` stata localizzata da Thriersch ad una

distanza di piu` di un’ ora dal mare e all'altezza di 180 metri, che in nessun caso

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

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ITACA OMERICA

corrisponde alle descrizioni omeriche, e questa e` una delle ragioni perchè e`

stata contestata l’ identita` della caverna e la totale topografia omerica

relativamente all’ isola d’ Itaca.

Come abbiamo riferito prima, la localizzazione e l’identificazione della

caverna che corrisponda alle descrizioni omeriche sarebbe la base, almeno

inizialmente, per il riconoscimento dell’ Itaca omerica.

La caverna dell Ninfe e` descritta da Omero come una parte integrale del

porto di Forchinos, che ha preso il nome dal dio Forchina. Il quale arrivò e

soggionò in una caverna che Omero ci dice dedicata alle Ninfe Naiadi, cioe` le

Ninfe delle acque correnti. Per inciso son le stesse ninfe in 'topless', bellissime e

formose, della celebre fontana tardo ottocentesca di Piazza dell'Esedra a Roma

davanti alla stazione Termini che tanto scandalo fecere nella Roma Umbertina.

Questa caverna, insieme al monte Niriton, era uno degli elementi paesaggistici

piu` distintivi dell’ Itaca omerica, quando la dea Atena invita Ulisse a

riconoscere la sua patria amata:

Αλλ’ άγε τοι δείξω Ιθάκης έδος, όφρα πεποιθής

( Οδ. ν 344-351).

Agli studiosi del testo omerico ha provocato impressione il fatto che Omero,

descrivendo questa caverna dia l’idea al lettore di avere una conoscenza

personale dell’ aspetto della caverna, tanto dalle immagini che descrive quanto

anche per i dettagli che menziona. Un studio particolare sulla caverna delle Ninfe

è stato depositato dal nostro collaboratore, professore di filologia Petros Petratos,

il quale analizza passo a passo il testo omerico , decifrando le informazioni che il

poeta ci riporta per questa caverna.

1.Πέτρος Πετράτος, «Ομηρικό σπήλαιο των νυμφών:Το σπήλαιο της

Μελασσάνης»,Κεφαλληνιακά Χρονικά,τομ,8, σελ.239-265.

Questo studio tratta la caratteristica dominante che la caverna era la base delle

api che producevano la cera dentro la caverna. Noi in questo studio allargheremo

lo studio che ha depositato lo scrittore, aggiungendo una seconda interpretazione

dei sensi che hanno in se` il verbo τιθαιβώσσω e il sostantivo μέλισσαι. Crediamo

che queste parole possano accogliere molte interpretazioni ed è importante

censirle e valutarle a causa del loro valore versatile.

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

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ITACA OMERICA

Pero` sia con l’una delle approssimazioni, che e`stata trattata con successo dallo

scrittore, sia con l’ altra approssimazione che seguira`, la conclusione finale

restera` la stessa, mentre possibilmente c’e` anche una terza approssimazione che

siamo sicuri che la dimensione metafisica della caverna e lo studio piu` in là

mettera` in risalto.

Dal tutto il testo due vocaboli sembrano dare la possibilità di una loro

traduzione alternativa: il verbo τιθαιβώσω e il sostantivo μέλισσαι:

Τιθαιβώσσω = εμφολεύω, εγκάθημαι, [κηροποιώ]

Quasi tutti i traduttori interpretano il verbo τιθαιβώσσω come

«κηροποιώ»(farsi della cera), avendo in mente che le api son gli insetti che

producono il miele, cioe` fanno della cera, e con questo prodotto vengono

riempite le anfore. Durante il periodo miceneo dentro le caverne erano offerte

delle libagioni con del miele e solitamente le caverne era anche il luogo di

collocazione delle api feroci. In questo caso, secondo l’ elaborazione del testo

omerico fatta da Petro Petratos, il passo relativo va tradotto come segue:

103 κοντά δε σε αυτή [ την ελιά] σπήλαιο[υπάρχει] ευφρόσυνο σκοτεινό

104 ιερό των Νυμφών, οι οποίες Ναϊάδες ονομάζονται

105 εκεί δε (=μέσα στο σπήλαιο)κρατήρες και αμφορείς βρίσκονται

106 εκεί δε (=μέσα στους κρατήρες και στους αμφορείς) λοιπόν κατόπιν

αποθέτουν το μέλι οι μέλισσες

107 εκεί δε (=μέσα στο σπήλαιο) [υπάρχουν] αργαλειοί πέτρινοι

στενόμακροι, όπου οι Νύμφες

108 υφάσματα υφαίνουν σκουρόχρωμα, [ και είναι] θαύμα να [τα]βλέπεις

109 εκεί δε, [ρέουν] νερά αστείρευτα. Και δύο είναι σε αυτό [ το σπήλαιο]

οι είσοδοι,

110 η μεν [είσοδος] προς την πλευρά του βοριά [είναι] προσιτή στο

κατέβασμα από τους ανθρώπους.

111 η δε [άλλη είσοδος] προς την πλευρά του νοτιά χρησιμοποιείται από

τους

θεούς, και καθόλου από εκείνο το μέρος(=από εκείνη , τη νότια είσοδο)

112 δεν εισέρχονται άνθρωποι, αλλά [μόνο] των θεών είναι δρόμος.

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

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ITACA OMERICA

In un passato ormai remoto con la parola api si chiamavano le anime.

Porfirio1, alla sua opera περί του εν Οδυσσέα των νυμφών άντρου dice: «Αι πηγαί

και τα αμόλυντα ύδατα είναι οικεία εις τας Νύμφας των υδάτωνν και βεβαίως

ακόμη περισσότερον οικεία εις τας ψυχάς νύμφας τας οποίας ειδικώς οι παλαιοί

εκάλουν μέλισσας». Athanassios Staghiritis alla sua opera Ωγυγία sottolinea

che : «Μέλισσαι προστάτιδες των θυσίων , και όλων των μυστηρίων, και

φαίνεται ότι ονομάσθηκαν από της μελίσσης Ιερίσσης της Δήμητρος. Κατ’

άλλους δε, αυταί ήσαν αι ψυχαί απνοθνησκόντων και η αιτία όλων των ηδονών

εις τους ζώντας, εν ώ ζώσι δηλονότι έτι τα σώματα». Lo stesso anche nel capitolo

περί Νυμφών menziona che la parola Nύμφη deriva da νέος e φαίνεσθαι o dalla

parola λύμφη che significa ύδωρ (acqua) o dal fenicio νέφας , che significa anima,

poiche` in un passato lontano in quella zona credevano che le anime dei morti si

mutassero in ninfe. «Ωνόμαζον δε και μέλισσας τας ψυχάς οι παλαιοί. Διά τούτο

ενιμίσθησαν ύστερον ως ψυχαί των φυτών. Και τοιαύτη είναι η ιδέα των

Νυμφών[…] εθυσίαζον δε εις αυτάς έλαιον, γάλα, μέλι και αρωία, ενομίζοντο και

ιερά αυτών πάντες οι προστατευόμενοι τόποι και μάλιστα τα άντρα(τα σπήλαια).

Ένα από τα επίθετα δε που έφεραν ήταν μελισσοκόμοι».

Se quindi le Ninfe Naiadi, come ci dice Porfirio, «είναι αι ψυχαί αι οποίαι

κατέρχονται εις ενσάρκωσιν[…] κατάλληλον διά αυτάς ιερόν επί της Γής

δύναταινα είναι σπήλαιον αξιαγάπητον, ομιχλώδες, κατ’εικόνα του σύμπαντος,

εντός του οποίουως εις μέγιστον ιερόν αι ψυχαί διαμένουν. Εις Νύμφας δε

προστάτιδας των υδάτων οικείον είναι το σπήλαιον όπου αστείρευτα ύδατα

αναυλίζουσιν», allora la caverna delle Ninfe che Omero ci descrive, dicendo

anche che era l’ abitazione delle api, prende una dimensione nuova e il verbo

τιθαιβώσσω ha il senso di εμφολεύω , e i κρητήρες e αμφιφορείς ricoprono un’

altro ben diverso ruolo di uso pratico.

1. Πορφύριος, Περί του εν Οδυσσέα των νυμφών άντρου, Εκδ. Ιδεοθέατρον

I κρητήρες (crateri)erano dei vasi assai grandi, adatti per le libagioni e per il

mescolamento dell’ acqua, del vino e del miele. Lo stesso nome avevano le

cavita`nelle rocce che avevano la forma di ciotola ( Σοφοκλής, Οιδίπους επί

Κολωνώ, στιχ. 1593).

Επεί δ’ αφίκτο τον καταρράκτην οδόν

( 1590-1599)

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ITACA OMERICA

Gli αμφιφορείς erano dei vasi che avevano due impugnature e si usavano per l’

immagazzinamento del vino ( Οδ. β 290) e la conservazione del miele, ma anche

delle ceneri dei morti come urna mortuaria:

Ως δε και οστέα νώϊν ομή σορός αμφικαλύπτοι

( Ιλ. Ψ 91-92)

αυτάρ επεί δή σε φλόξ ήνυσεν Ηφαίστοιο

( Οδ. ω 71-75)

Prendendo dunque in considerazione:

la caratteristica della caverna come abitazione delle anime,

la caratteristica dei vasi sia per le libagioni che per la custodia delle ceneri,

la caratteristica delle acque correnti perpetue e l’ inclinazione delle anime

verso l'elemento liquido come il portatore intermedio tra l’ etere e la materia,

la relazione tra le api e le anime,

la relazione infine del verbo τιθαιβώσσω con il senso di «εμφολεύω»,

il testo omerico tradotto ci da` un’ interpretazione completamente diversa da

quella che incontriamo circa in tutte le traduzioni. Secondo dunque questo

approccio il testo omerico e` tradotto come segue:

Vicino a questo oliveto c’e` una caverna bellissima e buia.

Tempio delle Ninfe che si chiamano Naiadi

( Ninfe delle acque correnti)

Li` dentro ci sono αμφιφορείς e κρατήρες

di pietra dove dentro ci stanno le api (le anime).

Li` dentro ci sono anche dei telai di pietra lunghi e stretti dove le

Ninfe tessono dei tessuti purpurei ed e` una meraviglia vederli.

Li` corrono delle acque inesaurabili, e le entrate sono due.

L’ entrata che si trova dalla parte del nord e` accessibile alla

discesa

da parte degli uomini

L’ entrata verso la parte del sud e` usata solo dagli Dei.

Da quella parte non possono scendere gli uomini

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

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ITACA OMERICA

ma e` la via solamente per gli immortali.

Sostenendo questa interpretazione siamo portati questa volta, come nel caso

delle api, alla ricerca di una caverna adatta ad usi di culto ( possibilmente di una

porta d’ Ade) dove le api – anime attraverso delle acque correnti discenderanno e

dentro lo spazio buio si muteranno e risaliranno come Ninfe.

Una tale caverna, con un flusso continuo delle acque e dove sia stato

confermato archeologicamente che era luogo di culto, in tutta la Grecia

occidentale c’ e` solo a Cefalonia e si trovall’ area Caravomilos del comune di

Sami.

Al interno del golfo di Sami si localizzano due caverne grandi, accanto al

mare con le denominazioni Servati e Melissani. La piu` impressionante tra

queste due e` la caverna di Melissani, che e` infatti unica (cfr.foto nel testo), di

stupenda bellezza (θαύμα ιδέσθαι), a brevissima distanza dal mare, piena di

stalagtiti, ύδατα αενάοντα, molto profonda, di lunghezza 163 m. circa e di

larghezza media 40-50 m. Il fondo delle acque arriva fino al 30metri e le ricerche

hanno mostrato che queste acque provengono dalla zona Catavothres di

Argostoli, attraversano una distanza di circa 15 km., passando dentro i volumi

calcarei di Eno e arrivano alla caverna di Melissani, e da li` allo costa di

Caravomilo. Al fondo di questa caverna c’e` uno spazio di culto, che occupa

buona parte della porzione coperta della caverna, dove era possibile lo sviluppo

delle attivita` umane.

Degno di curiosita` con questa caverna e` che la sua denominazione

( Melissani) si identifica con delle Ninfe(?) api, che , come testimonia Omero,

abitavano nella caverna eccellente delle Ninfe dell’Itaca omerica. La relazione

del nome della caverna con le api che Omero invoca e` evidente e indiscutibile.

Le ricerche archeologiche che sono state fatte alla caverna di Melissani da

Spiridon Marinatos1 hanno dimostrato la sua relazione con le Ninfe (Naiadi).

Durante gli scavi che sono effettuati dagli archeologi G.S Donta2 e dal Marinato

furono trovate tre lucerne, una statuetta di Pan, un disco a rilievo che

rappresenta delle Ninfe danzanti, con al centro Pan e piccole mattonelle

ceramice con delle figure femminili, ed una di queste Marinatos l’ha battezzata

Ninfa Melissani (Melissanthi).

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

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ITACA OMERICA

La statuetta di ceramica del dio Pan, il disco con la danza di culto e le

piccole mattonelle di ceramica con le figure femminili confermano che questa

caverna era dedicata alle Ninfe, le quali ως επί το πλείστον διέτριβον με τον

Πάνα, θελγόμεναι υπό της Σύριγγος και χορεύουσαι περί αυτόν αείποτε περιχαρείς (

Αθανάσιος Σταγειρίτης Γ` 470). Tutti questi reperti sono offerte votive dell’

epoca classica bassa e della prima fase ellenistica. Finora negli scavi alla caverna

di Melissani non sono state trovate ancora tracce di culto miceneo. mentre invece

nella caverna che si trova accanto, quella di Zervati, sono stati trovati dei cocci

degli anni arcaici e possibilmente dell’ epoca preistorica. Senza dubbio e`

dimostrato l’ uso delle caverne dai primi anni dell’epoca storica. Molto

possibilmente queste caverne a causa della loro bellezza unica erano lo spazio di

culto durante il periodo miceneo. La dea Atena conferma che Ulisse nella

caverna delle Ninfe prima di partire per Troia ha offerto τεληέσσας εκατόμβας.

L’ Ecatombe era una delle feste piu` importanti; durante il periodo storico si

festeggiavano il settimo giorno del mese attico ecatomveonos. Sappiamo che che

gli ateniesi celebravano queste feste in onore del dio Zeus e Apollo Ecatombeo.

Zeus Ecatomveos e` stato adorato anche in Laconia. Ecatombe ne abbiamo

anche in onore del dio Apollo a Mykonos, della dea Atena ad Amorgo e Atene, ad

Egina in onore di Ecatie e ad Argo in onore della dea Era. Di solito si offrivano

dei sacrifici con cento animali macellati, e per questa ragione sono chiamate

Ecatombe.

1. Σπυρίδων Μαρινάτος, « Έρευναι εν Σάμη της Κεφαλληνίας»

2. Γεώργιος Σ. Δοντάς , « Ευρήματα από το παρά την Σάμη της Κεφαλληνίας σπήλαιον

Μελισσάνη», Αρχαιολογική Εφημερίς, 1964.

Se dunque a questa caverna non avevamo il culto di qualche Ninfa con il

nome Melissani o Melissanthi, come Marinatos sostiene e tratta nel suo studio

Petro Petrato, possibilmente che avessimo qualche culto in onore delle Ninfe =

anime = api che attraverso le acque correnti di scendere al mondo di Ade e in

seguito di salire al mondo sopra come delle anime purificate.

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Page 245: Itaca Omerica

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ITACA OMERICA

Il riferimento da Omero che nella caverna c’erano κρητήρες e αμφιφορείς ,

che erano dei vasi per contenere il vino, miele ma anche le ceneri dei morti, ci

spinge a ipotizzare che in questa caverna, a parte i sacrifici che si offrivano con l’

uso del miele, molto possibilmente o si seppellivano i defunti o si buttavano le

ceneri risultate dal rogo dei morti affinchè le anime scendessero all’ altro mondo

e fossero purificate attraverso le acque correnti.

La bellezza impressionante della caverna di sicuro non ha lasciato

indifferenti i greci antichi del periodo storico, come evidentemente non avrebbe

lasciato indifferenti gli abitanti dell’isola durante il periodo preistorico,

specialmente in epoche in cui le caverne erano la prima abitazione delle persone.

La ricerca archeologica ha gia`dato elementi impressionanti per l’ uso delle

caverne nel periodo preistorico. A Cefalonia gli scavi che sono cominciati alla

caverna di Drachena nel canyon del Poro ci offrono delle informazioni nuove e

importanti per l’ abitazione antica dell’ isola e l’ uso da culto. Delle informazioni

corrispondenti si aspettano fra breve tempo dalla continuazione degli scavi alle

altre caverne di Cefalinia dove sono trovati residui archeologici.

Curiosità finale veramente incredibile: degli incursori della marina militare,

nuotando con prudenza per non sollevare una sabbia leggerissima che li avrebbe

accecati, hanno percorso un tunnel naturale proveniente dalla caverna ove era

stato scritto che solo gli Dei potevano transitare e sono arrivati alla spiaggia,

provando sia che l'antico poeta conosceva la quasi impossibilità di percorrere

quel passaggio sia che...gli incursori di marina del Comsubin non sono dei

comuni mortali!!

Quelli che hanno visitato la caverna di Melissani e il monte Eno possono

facilmente comprendere per quale ragione Omero, il quale, come sembra,

conosce molto bene l’ unicita` della caverna come l’ unicita` del monte Eno

(Nirito), usi questi due elementi per la rivelazione dell’ identita` dell’ Itaca

omerica.

Oggi a 3.000 anni dall’ epoca d’ Omero, tanto Eno quanto la caverna di

Melissani continuano ad essere indiscutibilmente i due paessaggi naturali unici

che caratterizzano e distinguono Cefalonia da qualsiasi altro luogo non solo dello

spazio vitale dell'allora mondo miceneo conosciuto ma dell'intero Mediterraneo

centrale ed orientale. La collina denominata Niriton nella parte nord

dell'odierna Itaca non ha l'altezza e la vicinanza di grotte, ha preso il nome

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

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ITACA OMERICA

prestigioso di Niriton perchè gli abitanti locali erano a conoscenza della

denominazione omerica dell'alto monte che sovrastava la sua isola e hanno

voluto applicarla alla loro collina la cui cima è alta la metà del Niriton di

Cefalonia

La conoscenza ottima d’ Omero per i due connotati di Cefalonia ci fa

riflettere su una serie di argomenti che riguardano la geografia omerica in

generale e lo stesso Omero, che questo studio in questo momento non puo`

includere.

Quello pero` che possiamo menzionare in questo studio e` il simbolismo che

ha la localita` che Omero sceglie per porre Ulisse a dormire dopo il ritorno dal

suo grande viaggio all’inferno mitologico dell’ Occidente oscuro. Non e` peraltro

la prima volta che Ulisse si trova di fronte a un ingresso dell’ Ade prima che

succeda qualcosa che cambia drammaticamente la trama dell’ opera. I Feaci,

come e`noto, lo lasciano addormentato all’ ingresso di una caverna dove le anime

(api) scendono e poi purificate risalgono dalla porta che è destinata solo per gli

dei, o semidei come le ninfe Naiadi, al mondo esistente.

Quale simbolismo pero` nascondono questo versi d’ Omero? E` la

purificazione o forse il sonno o l’ ipnosi che funzionano come deus ex machina

per un inizio nuovo?

La risposta non e` facile, neanche se il pensiero filosofico neoplatonico di

Plotino e di Porfirio ci ha dato i pretesti di avanzare un passo oltre. Ora pero`

comprendiamo meglio perche` il dio Forchis ha abbandonato l'Achaia ed e`

venuto ad abitare in questa caverna magnifica accanto al mare. Non sarebbe

quindi logico per i Greci antichi che erano cultori del bello aver scelto per il dio

Forchina e le Ninfe Naiadi come abitazione la piu` bella caverna di Grecia!

In questa caverna Omero si rivela e nello stesso tempo rivela la posizione

reale dell’ Itaca omerica. La grande questione, che rimarra` senza risposta, e`

come sia possibile che, pur in presenza di una caverna che ha il medesimo nome

di quella delle api d’ Omero, con uso di culto dimostrato archeologicamente

(Ninfe Naiadi), che si trova esattamente accanto al mare, piena di ύδατα

αενάοντα, con dei stalattiti e delle pareti laterali αλιπόρφυρα, con un talamo buio

meraviglioso , con un’ ingresso che verso al nord puo` essere attraversato dagli

umani mentre verso il sud e` accessibile solo agli dei, con tutti questi elementi

sufficenti a collegare la caverna delle Ninfe alle teorie che collocavano l’ Itaca

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

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ITACA OMERICA

omerica a Cefalonia solo questo studio abbia scoperto la magica ed unica

caverna? E davanti alla sinonomia evidente e all'identificazione della caverna

delle Ninfe d’ Omero, che era l’ abitazione delle api, con la caverna che e`

chiamata Melissani (e tuttora in greco il miele si chiama 'meli') non sia stato

possibile per tanti anni far nascere una correlazione, ed altrettanto cosa

possiamo dire per l’ identificazione dell’ isola Ocsia con Asterida o del monte Eno

con il monte Nirito dell’ Itaca omerica ?

Abbiamo l’ impressione che l’ evidenza sia stata la cosa più difficile da

afferrare, e questo non è l'uovo di Colombo ma specialmente la conseguenza che

quando il cervello umano si e` predisposto a ricercare delle soluzioni che ha

classificato al grado di difficoltà supremo rifiuta inconsciamente di valutare le

approssimazioni piu` facili perchè non corrispondenti al grado alto di difficolta`

teorica previsto.

Questo ci ricorda il campo visivo dell’ uomo, il quale puo` vedere di fronte

a se` tutto purchè oltre il suo naso! Cosi` anche noi non abbiamo evitato questa

regola. La caverna delle Ninfe d’ Omero era li`, solamente che era molto vicina e

molto reale per essere... reale.

Il porto dunque di Forchinos, del dio che e` arrivato dall' Acaia ed ha

abitato Cefalonia secondo Irodoro, avendo prossima a se` la caverna eccelente

delle Ninfe, Melissani, si identifica ormai con il golfo di Sami di Cefalonia; quale

relazione ora possa avere la zona del Caravomilo odierno con il toponimo

Ammos dei tempi storici e` una questiona da ricerca. Il cambiamento di Αμμος

( con lo spirito aspro) a Σάμος , non da` le soluzioni attese da noi, anche se Sami o

Samos dei tempi storici è la zona dove si trova la caverna di Melissani. La ricerca

della localita`con la denominazione Ammos forse e` la soluzione piu` corretta in

una ricerca che deve essere continuata in base agli archivi storici di Cefalonia e

che noi tuttora non abbiamo concluso.

Una valenza pero` speciale ha l’ informazione dataci da Omero che il porto

Forchinos era έν δήμω Ιθάκης . Quale verita` intende Omero con il termine εν

δήμω Ιθάκης e quale con il termine εν ενί δήμω Κεφαλλήνων?

Avendo ormai descritto circa tutte le localita` che Omero ci menziona nell’

Odisse e riguardano la geografia dell’ Itaca omerica e le isole vicine a questa,

pensiamo che ora possiamo occuparci della questione su cosa intendese Omero

con il termine δήμος Ιθάκης e δήμος Κεφαλλήνων. Il passo seguente sarebbe di

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ITACA OMERICA

passare al poema epico dell’ Iliade e al “catalogo delle navi” per depositare il

nostro punto di vista circa quali luoghi siano Crochilia, Egilips, Antiperia e

Samos, concludendo sostanzialmente il nostro studio intorno alla geografia

omerica.

CAPITOLO SEDICESIMO

COMUNE DEI CEFALINI

Ώ μοι έπειτ’ Οδυσήος αμύμονος, ός μ’ επί βουσίν

είσ’ έτι τυτθόν ενί δήμω.

( Οδ. υ 209-210)

Con l’ uso del termine δήμος Κεφαλλήνων e` ovvio che Omero si e` riferito

allo spazio geografico generale ove vivono i sudditi di Ulisse sia di Itaca sia di

Zante , Cefalonia, Echinades e molto possibilmente quelli delle zone che vengono

caratterizzate da Omero come Antiperia.

Secondo il poeta Ulisse era il capo dei μεγαθύμων Κεφαλλήνων. Lo stesso

tratto distintivo lo ha il suo padre Laerte, il quale come re dei Cefalini aveva

occupato quando era giovane la citta` Nirico a Lefcada. E come re dei Cefalini e`

presentato Ulisse dagli scrittori classici della Grecia antica.

Omero pare conosca il nome degli abitanti e cittadini del regno d’ Ulisse,

che chiama Cefalini, pero` non conosce nessun’ isola con il nome di Cefalonia e

non fa mai uso di questo termine. Per lo spazio geografico generale usa il termine

δήμος Κεφαλλήνων e comprende in questo senso tutti αρίστους των Κεφαλλήνων

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

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ITACA OMERICA

che abitano a Itaca , Dulichio, Sami, Zante e possibilmente Adiperia. Ulisse dopo

la strage dei Proci teme la rivolta delle citta` dei Cefalini (Κεφαλλήνων

πολίεσσιν). Omero include all'elenco delle città cefalin anchee le citta` di

Dulichio, dal momento che la meta` dei Proci, come e` noto , e` di li`. Qui e`

importante osservare due elementi notevoli che emergono dalla ricerca specifica

e riguardano gli abitanti di Dulichio e di Cefalinia..

Nel «catalogo delle navi»dell’ Iliade Omero menziona un regno vicino ad

Itaca , Dulichio, e che in quel epoca il suo re era Epios Meghis.

Οί δ’ εκ Δουλιχίοιο Εχινάων θ’ ιεράων

( Ιλ. Β 625-630)

Secondo pero` il testo dell’ Odissea i dignitarii e nobili di Dulichio sono

compresi nell'elenco dei pretendenti che rivendicano il trono dell’ Itaca omerica e

appartengono allo spazio generale abitato dal popolo dei Cefalini. Re dei Cefalini

era Laertis ed in seguito Ulisse:

Όσσοι γαρ επικρατέουσιν άριστοι

( Οδ. α 245-248)

ώλεσε μεν νήας γλαφυράς, από δ’ λεσε λαούς

( Οδ. ω 428-429)

νυν δ’ αινώς δείδοικα κτά φρένα μη τάχα πάντες

( Οδ. ω 353-355)

Perchè nell’ Iliade gli abitanti di Dulichio sono menzionati separatamente

dai Cefalini, mentre nell’ Odissea insieme?

Infatti questo contrasto provoca delle difficolta` all’ interpretazione esatta

dei versi seguenti. Com’e` dunque possibile che capi di Dulichio possano

rivendicare il trono dell’ Itaca omerica mentre nella descrizione del regno di

Dulichio nel «catalogo delle navi» dell’ Iliade emerge un regno potente con una

forza della flotta almeno quattro volte maggiore dalla flotta d’ Ulisse, ed in tutto

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ITACA OMERICA

il resto del testo dell’ Iliade passano inosservati e con solo due riferimenti

insignificanti fatti su di loro da parte di Omero al N 689-693 e O 300-305?

Qui forse dobbiamo esaminare con attenzione se il «catalogo delle navi» sia

stato compilato prima dell’ Iliade ed inserito nel poema epico per la necessita`di

un richiamo al passato eroico delle regioni che avevano una presenza più o meno

importante o volevano avere una loro partecipazione separata al Pantheon dei

poemi epici omerici, anche perche` probabilmente dall’ epoca quando erano stati

crati i poemi gli equilibri delle forze tra quelle zone diverse erano mutati.

E` infatti degno di curiosita` che Ulisse, il re dei Cefalini, il comandante dei

navigatori, colui per il quale hanno viaggiato fino ad Itaca Agamemnone,

Menelao e Palamidis onde convincerlo a partecipare alla guerra della Troia, colui

che aveva sotto il suo potere le isole di Zante, Samo, Itaca (Cefalonia) e la zona di

Antiperia, uno dei piu` importanti eroi dei Poemi Epici Omerici, sia presentato

nel «catalogo delle nuove» con dodici navi solo! Come mai?

L’ argomento e` assai impervio. Noi cercheremo un approccio che forse sarà

il pretesto per una discussione ed una profonda ricerca.

Il professore e accademico Sp. Marinatos1 nella sua conferenza all’

Associazione degli Archeofili della sua madrepatria menziona:

- Όλα αυτά υπέκειντο υπό την επιρροήν της Πυλου.

[……………………………………………………..]

και από εκεί κατοπινοί μεγάλοι αοιδοί της Ιωνίας τα έκαμαν

σιγά σιγά πανελλήνια.

E` noto che gli Epii e in generale le popolazioni dal Peloponneso occidentale

hanno abitato a Dulichio mantenendo fino ai tempi storici relazioni di fratellanza

con i Palii, i quali appartenevano al razza degli Epii.

Se dunque gli abitanti di Dulichio, i Palii posteriori, erano in qualche modo

uno “stato nello stato” dentro il regno d’ Ulisse a causa del fatto che abitavano

una regione quasi autonoma a causa della morfologia del loro territorio, la

penisola di Palichi, allora molto facilmente uno puo` immaginare che questa

relazione speciale tra Dulichio ed Itaca , cioe` tra la Cefalonia occidentale e

orientale, ha creato il desiderio nei Dulichii di aspirare ad una presenza

particolare ed indipendente nel grande poema Epico della Grecia occidentale.

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

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ITACA OMERICA

Questa relazione speciale ha probabilmente dato ai Dulichii il diritto di

esigere dai loro fratelli Epii di inserirli in una posizione speciale e distinta nel

“catalogo delle navi”, dal momento che il Poema Epico, secondo Sp. Marinato, e`

il poema Epico di tutta la Grecia occidentale, dove forte era il prestigio, il potere

e l’ influenza degli Epii a causa dell’ antica Olimpia.

Sotto dunque queste valutazioni e` possibile che Ulisse abbia intrapreso una

campagna militare contro Troia con 52 navi e non con 12, come capo della

totalità dei Cefalini, cioe` di uno stato confederale, mentre i Dulichii facevano

parte del consistente gruppo dei Cefalini.

1. Dall’ archivio del sign. Marino Cosmetato

E` anche degno di ricerca il fatto che Meghis, secondo Omero, era

governatore solo degli abitanti di Dulichio, non era cioe` re di tutti i Cefalini

come Ulisse. Questo fatto ci mette in mente che possibilmente il regno reale d’

Ulisse era εν ενί δήμω Κεφαλλήνων, che per ragioni relative all’ amministrazione

di una parte separata di territorio e di razza era coamministrato, in quanto

Ulisse governava come re così come anche Meghis governava a Dulichio come re;

alla rivendicazione pero` alla eredità del trono dell’ Itaca omerica tutti avevano,

com’era naturale, dei diritti uguali di partecipazione.

C’ e` anche ancora una approssimazione che riguarda la flotta d’ Ulisse e la

sproporzione della sua grandezza in relazione al suo territorio. E` narrato che

subito dopo la caduta di Troia Ulisse continua con i suoi compagni a fare la

guerra in Tracia, dove combatte contro i Ciconi. Li` perde il suo compagno

amato Eno e piu` tardi in suo onore la citta` che si trovava li` sara` denominata

Enos come anche il monte piu` alto della sua patria durante i tempi geometrici.

E' abbastanza possibile dunque che dalla flotta originaria delle cinquantadue

navi ne abbia trattenuto con se` dodici e con queste abbia continuato i suoi

viaggi, mentre le altre quaranta sotto la sorveglianza di Meghita hanno preso la

strada del ritorno. Possibilmente queste navi vengono«accreditate» piu` tardi nel

«catalogo delle navi» allo stato di Dulichio, dal momento che Meghis aveva

assunto la responsabilita` del ritorno delle navi in patria. Secondo un’

informazione che attingiamo dal Πέπλο di Aristotele, Meghis non e` stato

fortunato: durante il ritorno della sua flotta la sua nave affondò e lui stesso

annegò nell'Egeo, ed il comando di Dulichio fu assunto allora da Acastos. Ulisse

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ITACA OMERICA

sembra conoscere il fatto perche` in una discussione con Eumeo menziona come

re di Dulichio Acasto e non più Meghita ( Οδ. ξ 334-336).

C’ e` anche ed un terzo approccio che ha relazione con il numero dodici delle

navi della flotta d’ Ulisse, come anche con il numero delle greggi, dei compagni d’

Ulisse, ecc. Secondo alcune teorie sembra che questi numeri ubbiddiscano a un

codice che nasconde e tramanda dei simbolismi e delle informazioni ancora a noi

sconosciute e che non hanno nessuna relazione con il numero reale delle navi

della flotta d’ Ulisse. Questi punti di vista sono fatti oggetto di molti discussioni

filosofiche in primis a causa di Eraclito, lo scrittore dei Ομηρικών Προβλημάτων.

Questo argomento in un modo o nell’ altro restera` aperto a molti punti di vista,

specialmente se la bilancia pendesse a favore dei punti di vista di Eraclito e dei

filosofi posteriori.

Α. Εν δήμω Ιθάκης

Οmero con una certa chiarezza contraddistingue il senso del comune dei

Cefalini dal comune d’ Itaca. Con l’ uso del termine δήμος Ιθάκης le piu` delle

volte Omero determina:

La zona geografica che circonda la citta`.

La zona generale che ha come centro amministrativo l’urbe.

Il senso stretto della citta`.

Gli abitanti che vivono ad Itaca, cioe` il popolo.

Il comune d’ Itaca e` ovvio che trovi limite dentro lo spazio geografico

effettivo che determina il luogo geografico di Itaca ed in nessun caso comprenda

altri luoghi, come per esempio Zante, Sami, Dulichio, Antiperia ecc. In questi

casi viene il termine δήμος Κεφαλλήνων a coprire la necessita` della

determinazione di questo spazio geografico generale.

Con l’ uso del termine δήμος Ιθάκης Οmero determina il campo d’ azione

degli episodi come anche il marchio geografico dei luoghi che descrive, come

anche il luogo di derivazione dei cittadini che menziona. Omero per esempio,

descrivendo il porto di Forchinos ci informa che e` εν δήμω Ιθάκης. Per arrivare

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

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ITACA OMERICA

pero`dal porto di Forchinos al luogo dove si trovava Eumeo Ulisse dovette

camminare piu` di cinque ore , tra le cime boscose e sentieri scoscesi. Cosi`

dunque il porto di Forchinos e` εν δήμω Ιθάκης , ma alcune ore lontano dalla

citta` (il centro del comune). Quando Omero usa il termine comune senza l’

aggiunto di un luogo geografico allora si fa riferimento al popolo.

Concludendo possiamo dire che l’ uso del termine Κεφαλλήνων δήμος e

Ιθακήσιων δήμος ci aiuta a comprendere la parte dal tutto, ma nello stesso tempo

ci chiarisce perche` Omero caratterizza i cittadini qualche volta come

Ithachissius ed altre volte come Cefalini.

Gli ithachissii sono , secondo Omero, nello stesso tempo anche cefalini. Tutti

i cefalini pero` non possono essere anche ithachissii. Possono essere :

Cefalini – Dulichiis

Cefalini – Samii

Cefalini – Zachinthii

Per questa ragione Omero chiama ognuno dai Proci con il suo luogo speciale

di origine; per esempio Amfinomo e` di Dulichio, Ctissipos e` di Sami, Efpithis d’

Itaca, come anche Ulisse e` d’ Itaca, ma nello stesso tempo e` cefalino, come

cefalini sono tutti i predetti Proci di Dulichio , di Samo, di Zante e d’ Itaca.

Durante i tempi storici Sofocle ed Euripide riconoscono Ulisse come cefalino e

cosi` lo chiamano :

ΣΙ. Χαίρ’ ω ξένε, όστις δ’ ει φράσον πάτραν τε σην.

( Ευριπίδης , Κύκλωψ, 112-114)

ο του Ποίαντος παίς Φιλοκτήτης

( Σοφοκλής , Φιλοκτήτης, στ. 266-267)

Ω ξένε Κεφαλλήν, είθε σου διαμπερές

( Σοφοκλής, Φιλοκτήτης, στ. 790-791)

Il nome nazionale di Cefalini , che caratterizzava i cittadini del regno d’

Ulisse, abitanti della regione periferica insulare in generale ad Ovest della

penisola ellenica, ha dato piu` tardi il nome Cefalonia all’ isola piu` estesa e

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ITACA OMERICA

potente del suo stato, avendo incluso con la denominazione generale νήσοι των

Κεφαλλήνων le altre isole all’ occidente del Peloponeso e dell' Etolia.

Ότι ες νότον Δωδώνης, υπό σκοπιάν Αρακύνθου

( Ευστάθιος, Παρεκβολαί, 431)

Il luogo di origine con un’ eponomia speciale degli abitanti del regno isolano

d’ Ulisse ha perso importanza a causa del fatto che gli abitanti si sono spostati

dalle coste ed hanno costruito delle acropoli potenti (citta` - stati) nei tempi

storici, durante l’epoca in cui delle potenti 'polis' dominavano delle più vaste

regioni. Come per esempio Attica e`chiamata la regione generale che comprende

Atene, Pireo, l'Imetto e Marathona, insieme ad altri centri subito a Nord ed est

di Atene, e gli abitanti sono caratterizzati come Ateniesi, Pireotes ecc. Lo stesso e`

valido piu` tardi con Pilo o Nirico e Lefcada.

Dioniso il Viaggiatore nella sua opera Περιήγησις της Οικουμένης ( vers.

436) caratterizza come Κεφαλλήνων πτολίεθρα il totale delle isole cefaliniche:

Σύρεται ολκόν άγων Αχελώος αργυροδίνης

Dichearco conclude sotto il caratterismo generale «Νήσοι των Κεφαλλήνων»

( στιχ. 50), cioè isole dei Cefalini, quelle che si trovano all’ occidente della

Etoloacarnania e dell' Acaia:

Νήσοι Κεφαλλήνων δ’ εν αυτώ κείμεναι

Ιθάκη σταδίων δ’ ογδοήκοντα στενή.

Aristotele anche all’ Ιθακήσιων Πολιτεία menziona che :

…τον Κέφαλον οικούντα εν ταις απ’ αυτού

κληθείσας Κεφαλληνίας νήσοις…

Da tutte queste descrizioni e` ovvio che il nome nazionale degli abitanti che

abitavano queste isole Ionie all’ occidente di Etoloacarnania e di Acaia ha dato il

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ITACA OMERICA

titolo generale «Νήσοι των Κεφαλλήνων» non solo a Cefalonia ma anche a tutto

questo gruppo d'isole durante i tempi storici.

B. Κροκύλεια και Αιγίλιψ

Secondo il “catalogo delle navi” , Ulisse possedeva oltre ad Itaca, dominata

dal monte coperto d’ abeti Niriton (Enos), anche Crochilia, e Egilipa rocciosa e

montuosa. Questi luoghi, come risulta dal testo antico, sono parti del comune d’

Itaca e insieme a εινοσίφυλλον Niriton e υπονήιον Itaca componevano il comune

riunito di Itaca .Questo si rileva dalla sintassi del passo specifico, dove la

congiunzione και coniuga e raggrupa queste zone:

Αυτάρ Οδυσσεύς ήγε Κεφαλλήνας μεγαθύμους

( Ιλ. Β 631-637)

In seguito la descrizione si trasporta fuori del comune d’ Itaca, e come ci

informa il poeta oltre a queste zone al regno d’ Ulisse apparteneva l’ isola di

Zante ed evidentemente l’ isola di Samos, come anche le province definite come

Antiperia ed Epiro. Quali dunque erano le zone Crochilia ed Eghilips, che

appartenevano alla periferia generale del comune d’ Itaca?

La logica dice che dobbiamo ricercarle vicino ai siti micenei esistenti ed in

posizioni adeguate all'abitazione micenea nell'area generale del tronco centrale

di Cefalonia, intorno all' Eno boscoso.

Le informazioni che abbiamo da Omero per Crocchilia e Egilipa sono zero.

Per Crochilia non conosciamo niente oltre il nome del luogo, e per Eghilipa il

poeta ci informa che e` τρηχεία , cioe` zona rocciosa e montuosa.

Dai geografi e storici antichi le informazioni che abbiamo sono

controbattute e indeterminate.

Strabone ( C 376) menziona : τα γαρ Κροκύλεια εν τοις Ακαρνάνισιν , mentre

nel C 452.8 considera che Crichilia e Eghilipa sono luoghi di Lefcada, che

considera come parte della Gracia continentale, unita con Acarnania (peraltro

sua la distanza dal continente è di poche decine di metri e questo fu il motivo per

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ITACA OMERICA

cui i Veneziani la abbandonarono ai Turchi difendendo invece tutte le altre

isole.):

Αύτη δ’ ήν το παλαιόν μεν χερσόνησος της Ακαρνάνων γής.

Α Χρηστομάθεια ( 10, 12) menziona pero` che :

Ότι η νύν Λευκάς χερσόνησος ήν πρίν υπό δε Κορινθίων ετιμήθη

Stefano di Bisanzio alla parola «Κροκύλειον» scrive che era penisola d’ Itaca

e riporta anche delle informazioni del letterato Eracleonos di Glafco, il quale nel

suo sforzo di intepretare Omero arriva alla conclusione che Crochilia ed Eghilips

erano posti d’ Itaca, e che Itaca e` divisa in quattro parti.

Κροκύλειον, νήσος Ιθάκης. Θουκιδίδης Τρίτη. Το εθνικόν

Κροκυλεύς . Ηρακλέων δε ο Γλαύκου τετραμερή φησι την Ιθάκην,

ης το μεν πρώτον επί μεσημβρίαν και θάλατταν…, και το δεύτερον

Νήιον, και το τρίτον Κροκύλειον , το τέταρτον Αιγίλιπα.

Il vocabolario Σούδα Crochilia la menziona come nome di una citta`, e

Issichios fa solo riferimento al nome.

Le informazioni che abbiamo per Eghilipa sono ugualmente limitate.

Stefano di Bisanzio riferito alla parola Αγίληψ scrive che si trova vicino a

Crochilia d’ Epiro, come anche Κροκύλεια νήσος Ιθάκης.

Αιγίλιψ , πλησίον Κροκυλείον της ηπείρου. Όμηρος

« και Κροκύλει’ ενέμοντο και Αιγίλιπα τρηχείαν».

Είληχε δε την προσηγορίαν διά το πετρώδες είναι

Και υψηλή και απρόσβατος , το εθνικόν Αιγίλιπος

Ως Κίνυφος Κινύφιος, Άραβος Αράβιος, Φρυγός

Φρύγιος , και των ομοίων.

Σούδα menziona che Αγίλιψ όνομα πόλεως, σημαίνει δε πέτραν υψηλήν.

Έστι δε και πόλις Κεφαλληνίας ούτω καλουμένη.

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ITACA OMERICA

Ricercando dunque le relazioni dei siti micenei con possibili toponimi affini

a Cefalonia constatiamo che uno tra gli impianti piu` grandi dell’ epoca micenea

si trova alla zona detta Crochilia, all’ occidente della catena dell'Eno e vicino alla

citta`- stato antica di Crani. Nella zona di Crochilia, non lontana dalle zone di

Masaracata, Lachithra, Cocolata e Crani, sono state scavate da Marinatos le

tombe micenee più eccelenti, che hanno classificato Cefalonia tra i luoghi piu`

importanti dell’ epoca bassa micenea. Nello stesso periodo, l’ imprenditore

filelleno olandese A.E.H. Goekoop con N. Chiparissi avevano cominciato agli

inizi del '900 degli scavi anche li` dove un secolo prima erano state scoperte delle

tombe micenee all’ epoca di De Bosset. I vasi micenei di quell’ epoca oggi si

trovano al museo di Neuchatel in Svizzera.

Questa zona e` stata considerata da Goekoop come il centro dell’ Itaca

omerica, ed in funzione di ciò ha pubblicato la sua teoria nel libro con il titolo

Ithaque La Grande.

Noi crediamo che infatti il toponimo omerico Crochilia e il moderno

Cochilia hanno la stessa radice e descrivono cioe` una zona che e` conglomerata

(il suolo e` composto da ciottoli che sono stati formati durante il passato quando

questa zona era ancora costiera); in realta` tale e` la composizione del suolo della

Cochilia odierna. Omero la descrive come parte del comune d’ Itaca e secondo i

reperti archeologici sembra che fosse uno tra i centri edificati maggiori del regno

d’ Ulisse. Non e` causale il fatto che non lontano da questa zona micenea si e`

sviluppata piu` tardi la grande citta`- stato della Crani antica ( dei tempi storici).

Antonio Miliarachis, riferito alla citta` antica di Crani, che si trovava nella

Valle dei Cochilion, sottolinea (Γεωγραφία – Πολιτική Νέα και Αρχαία Νομού

Κεφαλληνίας, σελ. 29):

…Διά του ονόματος Κρανιά ονομάζεται η μεγάλη, η εύφορος

και ομαλή κοιλάς , η αποτελούσα μέρος ευρέος λεκανοπεδίου

αναστομούμενου εις τον Κούταβον.[……………………………]

Η περιοχή του λεκανοπεδίου τούτου της Κρανιάς μετά του

Αργοστολίου αποτελούσι τον δήμον Κρανίων.

Omero contraddistingue Eghilipa da Crochilia caratterizzandola come

τρηχεία, cioe` montuosa e rocciosa.

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ITACA OMERICA

La ricerca archeologica fino ai nostri giorni non ha localizzato qualche

impianto miceneo nel tronco montuoso di Cefalonia. C’e`sicuramente la

muraglia ciclopica del periodo preistorico nella zona di Pirghi, dove non si sono

fatti ancora scavi.

E` fatto certo che l’ acropoli preistorica di Pirghi si trova nella localita` piu`

scoscesa e montuosa dell’ isola, alla meta` della distanza che separa il porto di

Sami dal porto di Poros, controllando le strade che conducono verso questi due

porti importanti ma soprattutto controllando l’ accesso verso il monte Eno.

Al punto di vista espresso dallo storico Antonio Miliarachis, che Pirghi sia la

antica città di Eghilips, sembrano allinearsi anche i testi d’ Omero quando

descrivono la transito d’ Ulisse dal porto di Forchinos ( golfo di Sami) alla

Coraco- Petra ( zona dei Coronon). L’ aggetivo τρηχεία. che caratterizza il

sentiero usato da Ulisse, passando dentro una zona che era boscosa χώρον αν

υλήεντα e sopra alle cime delle montagne δι’ ακριάς, sembra che sia identico al

Αιγίλιπος της τρηχείας nel senso e nella scrittura, riferendoci al luogo ove

tuttora si trova l’ acropoli preistorica di Pirghi.

Nel fatto che Αιγίλιψ τρηχεία deve essere identificata con l’ insediamento

antico di Pirghi si avvalora vieppiù un argomento derivato dallo studio e la

distinzione delle citta`-stato antiche di Cefalinia con quelle posizioni micenee

menzionate da Omero nell’ Itaca omerica ed a Dulichio. Secondo il nostro studio:

Dulichio e` la Pali antica dei tempi storici.

Crochilia è l’ antica Cranni – Cochilia.

L’ υπονήιος Ιθάκη e` la citta` costiera antica dei Pronnon ( Poros).

Resta non identificata la Eghilips omerica, ed anche resta non identificato l’

unico insediamento antico che si trova a Cefalonia, nella zona di Pirghi, che

viene a trovarsi nella zona piu` rocciosa dell’ isola, cosi` come e` descritta

morfologicamente e topograficamente l’Eghilips omerica da Omero, vicino a

Sami antica dei tempi storici e romani.

Ricapitolando dunque diciamo che la zona ricercata con il nome Eghilips e`

probabile sia la zona archeologicamente non identificata ancora di Pirghi,

costruita sulla parte piu` montuosa dell’ isola ed e` sicuro che aveva la funzione

di protezione dell’ Eno coperto d’ abeti, di controllo dei passaggi verso questo

monte e di rifugio per boscaioli ed allevatori di bestiame della zona.

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ITACA OMERICA

In questa zona dobbiamo ricercare pure il tempio di Zeus Enissio, che

crediamo debba trovarsi dentro l’ acropoli preistorica nel punto dove si trova

una costruzione rotonda, che sembra la base possibile di una torre senza pero`

esserlo, bensì piu` probabilmente era l’ara del tempio del Zeus Enissiu ricercato

dagli archologi e che doveva essere trovato ai piedi del monte Eno. Il contatto

visivo diretto che questa posizione aveva con l’ altra ara del Zeus Enissiou, che si

trovava sulla cima dell’ Eno (archeologicamente localizzata da Spiridon

Marinatos), nonchè il vantaggio di questa posizione di trovarsi sull'unico

passaggio che univa le due grandi regioni abitate di Sami e di Pronnon, e da

questo punto di controllare il passaggio centrale verso l’ Eno, crediamo che la

renda la posizione ideale per la costruzione di un tempio dedicato al Zeus.

C. Οι τε Ζάκυνθον έχον ήδ’ οι Σάμον αμφινέμοντο

( Ιλ. Β 634)

Dopo aver risposto con le predette informazioni per quanto riguarda la

posizione reale dell’ Itaca omerica, e dopo aver ipotizzato:

che per quanto riguarda la sua parte sudorientale con la zona periferica del

monte Eno, il porto antico dei Pronnon che si trova alle foci del fiume Vochina e`

il porto di Rithro vicino alla citta` dell’ Itaca omerica;

che la citta` si trova aii pendii delle colline Pierovuni, Ano e Cato Pacni, dove

si trovano anche ed i residui antichi della citta` costiera dei Pronnon, sopra l’

insediamento moderno di Poro;

che la caverna eccelente delle Ninfe, che era l’ abitazione delle api, e` la

caverna di Melissani, che si trova ai bordi del golfo di Sami, che abbiamo

considerato come il porto di Forchinos;

che l’ isoletta Asteris, che si trovava μεσσηγύς d’ Itaca e di Samo con gli

eccelenti αμφίδυμους e ναύλοχους porti , e` l’ isola Ocsia;

che il primo approdo del ritorno di Telemaco da Pilo e` il punto piu`

meridionale di Cefalonia, ed in particolare la zona di Scala;

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ITACA OMERICA

che la localita` Κόρακος πέτρη, dove si trovava Eumeo, e` la zona dei Coronon

vicino al punto sudorientale di Cefalonia;

è venuto il turno a rispondere ad una questione secondaria ma molto

importante :

Se la Zante odierna, come abbiamo riferito prima, e` la Zante omerica, la

penisola di Palichi il Dulichio omerico, la penisola di Erissou (l’ isola di Dulichio

μάλα σχεδόν αλλήλησι) e` possibilmente l’ isola omerica di Sami e, alla fine, se il

tronco centrale di Cefalinia e` l’ Itaca omerica, quindi l’ Itaca odierna quale isola

e`?

Poco prima abbiamo ipotizzato la posizione dei due siti omerici che sono

rimasti: sono Crochilia, che abbiamo identificate con la localita` di Cochilia

fuori d’ Argostoli, dove si trovano gli importanti impianti micenei ove sono

cominciati gli scavi dall’ inizio del XX secolo; e l’ Eghilipa omerica che abbiamo

identificata con la zona di Pirghi (Cataraco) dove si trova il fortilizio preistorico

di Soldato. Quindi abbiamo identificato tutte le zone ed un solo toponimo resta

non identificato, Samo, come nello stesso tempo resta anche l’ isola che ha il

nome Itaca dai tempi storici.

Come abbiamo riferito ai capitoli 11o e 12o, intorno al luogo Samos o Sami

c’erano delle discussioni filologiche intense ancor prima dei tempi di Strabone.

La questione era se Samos e Sami fossero lo stesso luogo.

In particolare Strabone con pretesto le discussioni che erano state fatte in

quell’ epoca intorno a questo argomento, ha scritto quella massima eccellente ,

che diceva che:

Έχει δε ταύτα λόγον. Ου γαρ ευκρινώς αποδίδωσιν ο ποιητής

( Στράβων , C 454)

Osserviamo pero` per un po’ il ragionamento senza sbocco di Strabone (C

453), il quale riflettendo intorno alla formulazione corretta di Sami e di Samos si

sforza ansiosamente di trovare delle risposte logiche invocando il punto di vista

di Apollodoro, il quale credeva alla correzione del testo omerico proponendo che

la parola Σάμη dovesse nel testo essere corretta in Σάμος , concludendo che

Omero con il termine Samos intende l’ isola e con il termine Sami la citta`.

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ITACA OMERICA

Τετραπόλεως γαρ ούσης της νήσου μία των τεττάρων

Qui sotto Strabone, dubitando ora lui stesso per le sue spiegazioni, continua

il suo ragionamento chiedendo i suoi lettori :

Εί δ’ άρα τούτο δώσει τις, ερησόμεθα τις αν είη η

Σάμη , όταν ούτω φή.

«Δουλίχιον τε Σάμην τ’ ηδ’ υλήεντα Ζάκυνθον».

E dopo aver argomentato su Cefalonia riviene di nuovo al termine

geografico Samos riportandoci delle informazioni sugli altri luoghi che avevano

questa denominazione, ad esempio su come Samotracia, ove fu scoperta la

celeberrima statua della Vittoria alata, fosse la Samo della Tracia :

Καλεί δ’ ο ποιητής Σάμον και Θρακίαν, ην νύν Σαμοθράκη

καλουμένη

E se per Strabone e Apollodoro in quell’ epoca , con tutte le fonti dei testi

antichi che avevano a loro disposizione , era assai difficile rispondere circa quale

isola o luogo Omero descriveva quando si riferiva a Samo nonchè quale isola o

luogo descriveva quando si riferiva a Sami, e` logico che l’ argomento per noi

diventa piu` difficile, perche` la determinazione esatta di Samo e di Sami, anche

se fossero lo stesso luogo, non cambia e non influenza in nessun caso la situazione

dell’ isola di Asterida o la posizione dell’ Itaca omerica. La sfida pero` e`stata

posta e noi crediamo che dobbiamo dare la risposta. C'è un’ isola accanto a

Cefalonia, l’ Itaca odierna, che nel nostro studio resta ancora non identificata, e

noi dobbiamo prendere posizione per questa soluzione. Sarebbe peraltro assai

strano che Omero descriva le Echinades e Asterida e nulla riferisca per un’ isola

comunque piuttosto grande, che era vicino ad Itaca omerica. Una questione che

ha molto coinvolto gli storici e studiosi durante il passato per quanto riguarda

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ITACA OMERICA

Cefalonia è il perche` Omero non abbia mai nominato Cefalonia, che era un’

isola innegabilmente grande e potente, mentre invece ha descritto Zante,

Dulichio, Sami , Asterida ecc. e soprattutto con molti dettagli. Le affermazioni

che con il nome Samos o Sami Omero si e` riferito a Cefalonia in nessun caso

possono basarsi sul fatto che Omero parlando del luogo di Samo lo caratterizzi

come παιπαλοέσσης Σάμου, ovvero senza darci nessun altra informazione.

Il nome d’ Itaca dei tempi storici negli anni dell’ impero romano e`

menzionato sporadicamente e solamente come la patria d’ Ulisse. Durante gli

anni bizantini e` menzionato una volta da Emanuele Comneno. Dopo l'XI secolo i

navigatori italiani la chiamano Val di Compare, Cephalonia Piccola o

Anticephalonia. Dopo il periodo del Rinascimento, quando abbiamo il rinascere

dei toponimi antichi nello spazio greco, l’ isola d’ Itaca ritrova il suo nome

iniziale ed e` registrata come Itaca e nel neogreco comune come Thiachi, senza

che ci fosse alcuna contestazione per l’ identita` omerica dell’ isola. Questo e`

durato fino ai primi scavi archeologici che furono fatti nell’ isola per la

delimitazione del palazzo reale d’ Ulisse. Il fatto che tutti gli scavi archeologici

effettuati non abbiano ancora portato alla luce degli impianti micenei importanti

che giustifichino l’ esistenza di un centro miceneo, nonchè lo studio della

geografia omerica, che dimostrato che l'Itaca dei tempi storici era del tutto

diversa geomorfologicamente e topograficamente dalle descrizioni dell’ Itaca

omerica, hanno portato molto velocemente alla ribalta le prime riserve serie

della comunita` scientifica se realmente l'Itaca dei tempi storici fosse il centro del

regno d’ Ulisse.

Come vediamo i nomi che ogni tanto sono stati dati all’ isola non ci aiutano

molto. Abbiamo un’ isola che ha cambiato nome molte volte, ma nessun

riferimento non e` registrato o correlato con il nome dell’ isola Samos o Sami,

che , come e` noto, presta agli inizi del periodo geometrico il suo nome a

Melamfillo, la Samo odierna di Ionia.

Un problema ancora che si e` presentato con l’ isolamento dell’ isola e` che

sono andati persi dopo la partenza del potenziale umano la maggior parte dei

toponimi che gli abitanti ogni tanto preservavano da una generazione all’ altra;

quelli che si sono mantenuti evidentemente sarebbero utili come punti di

riferimento per gli abitanti delle isole vicine di Cefalonia e Lefcada. Uno dei

toponimi che chiaramente ha origine antica e` il toponimi Samico alla parte

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ITACA OMERICA

settentrionale dell’ isola, ed ha relazione immediata con la denominazione dell’

isola Samos che ci da` Omero. E` pero` bastante questo toponimo determinare e

l’ identita` dell’ isola? Sicuramente no. Un toponimo però a Cefalonia,

esattamente di fronte alla parte meridionale d’ Itaca, ci da` molto di piu` degli

elementi e ci mette in serio contrasto con l'appena menzionato toponimio di

Samico a cui subito siamo tiferiti. E` il toponimo Antisamos di Cefalonia, che si

trova nel golfo omonimo nella parte nordorientale dell’ isola, all’ est della citta`

di Sami ed esattamente di fronte alla parte meridionale d’ Itaca. Il toponimo

Antisamos porta logicamente a cercare nella terra opposta a quella con

toponimo Samos, così come avviene in tutta la Grecia, per esempio: Paxi –

Antipaxi, Rio – Antirio, Kithira – Antikithira, ecc. Pero` di fronte ad Antisamo,

dove dovrebbe essere localizzata Samos, si trova stranamente Itaca! Che cosa

puo` succedere in realta`?Se, come precedentemente abbiamo constatato,

Cefalonia ha mantenuto dai tempi omerici fino ai nostri giorni la maggior parte

dei toponimi con la derivazione omerica, Itaca dopo il suo isolamento

logicamente ha perso ogni contatto con i toponimi d’ origine antica, ed allora la

denominazione geografica di Antisamo a causa della sua origine antica puo`

essere considerata un toponimo potente, mentre contrariamente ad Itaca il

toponimo corrispodente Aghios Andreas non e` e non puo` essere considerato

toponimo con uno sfondo storico, anche se ci sono quelle eccezioni che abbiamo

descritto all’ inizio di questo capitolo.

Uno di questi toponimi che hanno origine antica e` la denominazione Samico

nell’ Itaca settentrionale. Questa denominazione non puo` essere causale, in

combinazione con l' Antisamo che si trova a Cefalonia esattamente di fronte ad

Itaca, pertanto arriviamo alla conclusione che l’ isola di Samos da noi ricercata

dovrebbe essere l’ Itaca odierna, anche perchè nel «catalogo delle navi» e`

descritta un’ isola con la denominazione Samos subito dopo la descrizione dell’

isola di Zante e esattamente prima della descrizione delle localita` chiamate

Antiperia ed Epiro. Quindi l’ isola Samos che segue nella descrizione omerica

l’isola di Zante logicamente deve essere un’ isola che sia interamente bagnata dal

mare e non per esempio una penisola – isola come era il Dulichio omerico

( penisola di Palichi).

Isola con la denominazione Samos e` riferita da Omero ( Oδ. δ 671) quando

descrive la posizione dell’ isola di Asterida, che si trovava nello stretto solcato

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dalle navi da e verso Peloponeso vicino all’ isola d’ Itaca ( cioe` della Cefalonia

odierna).

Αλλ’ άγε μοι δότε νήα θοήν και είκοσ’ εταίρους

( Οδ. δ 669-672)

Come abbiamo analizzato a fondo nel nostro studio per la localizzazione

della posizione di Asterida, la distanza che separa Cefalonia ed Itaca dalle Ocsies

e` esattamente la stessa. Lo stesso e` valido anche per la distanza che separa il

Peloponneso da Asterida ( Ocsies). La stessa distanza e la stessa relazione con l’

isoletta di Asteris ( Ocsies) e` registrata da Omero per le isole di Samos ed Itaca:

Έστι δε τις νήσος μέσση αλί πετρήεσσα

( Οδ. δ 844-847)

Quindi questa relazione ripetuta tra Samo ed Itaca viene ad essere

gemellata con i toponimi dei tempi storici :Itaca e Cefalonia.

Avendo dunque in mente che :

nell’ isola odierna d’ Itaca c’e` il toponimo Samico;

nella Cefalonia orientale ed esattamente di fronte alla parte meridionale d’

Itaca, cìè l’ esistenza del toponimo Samo, secondo appunto lo schema Paxi –

Antipaxi etc.;

Omero descrive l’ isola con la denominazione Samos subito dopo il

riferimento dell’ isola di Zante, quando ha ormai descritto tutte le localita` che

riguardano la divisione interna del comune d’ Itaca ( Crochilia, Eghilips,

Niriton). Quindi il toponimo Samos descrive un’ isola e non una parte o luogo di

un’ isola o del continente ( Sterea Ellada);

il toponimo Samos, come e` noto, e` usato per la denominazione di Samo di

Tracia, di Samo di Ionia e di Samo di Itaca. Durante i tempi storici il toponimo

Samos e` trasportato dalla Grecia occidentale insieme ai coloni cefalini ed

etoloacarnani e corrisponde a Melamfillo, che piu` tardi e` stato chiamata Samo

della Ionia. isola destinata a divenire ricca e potentissima di fronte alle coste

anatoliche.

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ITACA OMERICA

La Samo dunque dell’ Itaca omerica durante i tempi storici eredita il nome

Ιθάκη dal centro miceneo di un tempo, quando il nome Cefalonia domina su tutti

i toponimi che dividevano una parte dal totale, ed il toponimo Sami

corrispodentemente domina con Antisamo all’ est di Cefalinia. Quindi dunque

Dulichio, Sami (o Antisami), Crochilia, Eghilips ed Itaca sono coperti dal nome

dell’ isola che ha la denominazione del popolo che abitava la parte piu` grande

del Comune dei Cefalini.

L’ isola d’ Itaca, cioe` Samos, da allora fino a oggi continua ad avere il nome del

grande centro miceneo che ha perduto la sua coesione e nello stesso tempo il suo

contatto con la continuita` storica di un passato perso possibilmente a causa del

cambiamento dell’ amministrazione e della fuga delle famiglie che avevano

relazione con il vecchio regime, quello della casa reale d’ Ulisse; probabilmente

gli abitanti dell’ Itaca omerica all’ epoca del crollo del mondo miceneo hanno

trasportato, perseguitati, alla parte piu` infertile e piccola del loro stato il nome,

le tradizioni, i culti e le memorie del passato eroico di quella grande forza navale

che ha dominato dal 1450 fino al 1050 A.C. tutta la Grecia occidentale insulare.

La fuga della dinastia d’ Ulisse da Itaca e` registrata molte volte nella

letteratura greco antica.

Plutarco alla sua opera Αίτια Ελληνικά , par. 14 sottolinea:

Τίνες οι παρ’ Ιθακήσιους Κολιάδαι και τις ο φάγιγος

La fuga dgli ultimi discedenti della generazioni di Cefalo e per estensione

della casa reale d’ Ulisse è riferita anche da Pausania:

Κέφαλον γάρ τον Δηίονος συνεξέλοντα λέγουσιν

Αμφιτρύωνι Τηλεβόας την νήσον οικήσαι πρώτον

( Παυσανίας, Αττικά, 37, 6-7)

Nell’ Eπιτομή d’ Apollodoro ( VII, 34-40) si narra dopo l’ omicidio dei Proci

del periodo di transizione e della fuga d’ Ulisse in Thesprotia o secondo altri in

Etolia.

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ITACA OMERICA

Θύσας δε Άιδη και Περσεφόνη και Τειρεσία.

Aristotele in un passo salvato della sua opera Ιθακήσιων Πολιτεία grazie a

Iamblico ( Περί του Πυθαγορικού Βίου) ci riporta l’ informazione dello

spostamento dei popoli dalle isole dei Cefalini all’ isola Melamfillo ( Fillas) di

Ionia, dove nello stesso tempo e` registrato anche e il spostamento del nome

Samos dallo Ionio all’ Egeo orientale.

Λέγεται δη ούν , Αγκαίον, τον κατοικήσαντα την Σάμον την εν τη

Κεφαλληνία.

E` degno di nota il fatto che nei testi dei tempi storici tanto di Plutarco e

Pausania quanto di Apollodoro e Iamblico è l’ isola di Cefalonia soprattutto, e

non di Itaca, il punto di partenza di Ulisse o dei suoi discedenti. E Neoptolemo

per esempio ha condannato Ulisse all’ esilio con la speranza di prendere in suo

possesso Cefalonia e non Itaca!

Infine lo storico Tucidide registra le immigrazioni e gli spostamenti nuovi

che sono avvennero nello spazio greco dopo gli avvenimenti di Troia, perche`

probabilmente in questo periodo ci furono i cambiamenti ed i grandi spostamenti

dei popoli dell regno un tempo unito che governato dalla stirpe d’ Ulisse.

Επεί και μετά τα Τρωικά η Ελλάς έτι μετανίστατό

τε και κατωκίζεται, ώστε μη ησυχάσασαν αυξηθήναι.

( Α, 12)

Avendo dunque in mente il testo relativo di Tucidide, le informazioni

precedenti di Plutarco, Pausania, Apollodoro e Aristotele molto possibilmente

nascondono sia il cambiamento delle persone che amministravano il regno d’

Itaca sia lo spostamento delle popolazioni dalla grande isola di Cefalonia verso

ogni direzione, sotto l’ anarchia crescente che ha dominato dopo gli avvenimenti

di Troia e l’ espansione della pirateria specialmente nelle zone costiere.

E`pertanto molto possibile anche lo “spostamento” del toponimo Samos dalle

isole dei Cefalini alla ex Malemfillo e in seguito Samo di Ionia, e dentro il clima

generale di cambiamenti si è possibilmente inserito cronologicamente anche lo

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ITACA OMERICA

“spostamento” del nome Itaca dalla Cefalonia odierna alla vicina isola di Samo (

l’ Itaca odierna , che nel frattempo aveva prestato il suo nome in un’ altra isola

dello spazio elladico, la Malemfillo di allora).

E` degno di osservazione anche lo spostamento del nome di Alalcomenes.

Come anche e` degno di nota il fatto che la citta` piu` grande d’ Itaca dei tempi

storici

e`chiamata Alalcomenes in onore d’ Ulisse Alalcomeniu. Secondo Plutarco( Αίτια

Ελληνικά, 43) aveva questo nome poiche` Ulisse non e` nato ad Itaca ma a

Alalcomenes di Beozia.

L’ informazione che Ulisse non fosse nato ad Itaca ma a Alalcomenes, citta`

la quale secondo Plutarco si trovava in Beozia ma secondo Apollodoro ( Stravon

C 456.16) e Stefano di Bisanzio ad Asterida, e secondo gli scavi archeologici nell'

Itaca dei tempi storici, forse nasconde il luogo reale della nascita dell’ eroe. E`

dunque molto possibile che Alalcomenes d’ Itaca durante i tempi storici abbia

conservato il culto d’ Ulisse, come anche la sua colonizzazione dai Cefalini, i

quali cacciati si sono rifugiati, come precedentemente abbiamo riferito, nella

parte piu` impervia e infertile del regno dei Cefalini, guidati al luogo di nascita

del loro eroe a causa della forte relazione che li collegavano con Alalcomenes dal

passato.

D. Οι τ’ ήπειρον έχον ήδ’ αντιπέραι’ ενέμοντο

( Ιλ. Β 635)

Omero, come analiticamente abbiamo descritto nei capitoli precedenti, con

il termine Epiro considera il tronco principale della Grecia, che oggi noi

chiamiamo Sterea Ellada. Come ακτήν ηπείροιο considera la penisola di

Acarnania, cioe` Lefcada odierna, che com’ e` noto fu occupata da Laerte

quando scacciò i Tafii dalla citta` di Nirico ( possibilmente Nidri` odierno):

Τον δ’ αύ Λαέρτης πεπνυμένος αντίον ηύδα

( Οδ. ω 375-378)

Secondo Strabone colui che ha scritto l’ Αλκμαιωνίδα dice che Icario, il

padre di Penelope, aveva due figli, Alisea e Lefcadio, e che loro avevano

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ITACA OMERICA

governato l'Acarnania insieme a loro padre. Eforos dice anche che queste citta`

presero nome da essi.

Ο δε την Αλκμαιονίδα γράψας, Ικαρίου του Πηνελόπης

πατρός υίεις γενέσθαι δύο, Αλυζέα και Λευκάδιον.

( Strabone, C 452.9)

Apollodoro conferma la relazione di Icario con l'Acarnania ma ci informa

che Icario sposò Perivia e da questo matrimonio e` nato Thoas, Damassipos,

Imefsimos, Alitis, Perileos ed una figlia, Penelope e che Ulisse l’ aveva sposata.

Dal fratello di Icario, Tindareon e Lida, la quale era figlia di Thestio, re di

Plevrona, e` nata Timandra, Clitemnistra, Filonoi, Castore e con il “contributo”

di Giove la bella Elena e Polidefchis.

Ικάριου μεν ούν και Περιβοίας νύμφης νηίδος Θόας

Δαμάσιππος Ιμεύσιμος Αλήτης Περίλεως , και θυγάτηρ Πηνελόπη

Come sembra, il matrimonio di allora tra Archissio e Calcomedussa, la

quale era di Plevrona di Acarnania, ed il matrimonio d’ Ulisse con Penelope ha

esteso i possedimenti dei cefalini alle citta` opposte di Sterea` Ellada.

L’ esistenza dei possedimenti dei Cefalini nell' Epiro (Acarnania) e`

confermata dai tempi storici quando secondo Tucidide ( B, 30) il generale

Assopio scacciò Evarco, il quale era l’ ultimo tiranno della citta` d’ Astaco:

Οί δε εν ταις εκατόν ναυσίν Αθηναίοι

Con il termine αντιπέραια crediamo che Omero registra i possedimenti dei

Cefalini nella zona di Cillini, che possibilmente giungevano fino alle mura

preistoriche dei Dimeon. Questa zona era d’ importanza strategica per gli

interessi delle isole che si trovavano all’ entrata del golfo di Patrasso

(Cefalonia, Itaca, Zante, Ocsies, Echinades) che insieme al possesso delle

posizioni costiere da Cillini fino ad Aracso controllavano completamente la

circolazione marittima ionica.

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ITACA OMERICA

Questo si evince dai versi ( Οδ. δ 632-637) dove Noimon vuole passare con

una nave in Elide per trasportare da li` le sue cavalle, che aveva lasciate libere

nei campi di Cillini. Questa informazione ci fa immaginare degli interessi degli

abitanti d’ Itaca per la terra opposta ( αντιπέραια), intorno all’ insediamento di

Cillini:

Αντίνο , η ρά τι ίδμεν ενί φρεσίν, ήε και ουκί

Una tale zona sembra piu` chiaramente sia descritta da Patroclo nel

riassunto ddella Tηλεγονίας , dove e` presentato un Ulisse che subito dopo la

sepoltura dei Proci parte per l'Elide per ispezionare i suoi regni che si

trovavano li`. In seguito ritorna ad Itaca, fa dei sacrifici come gli aveva

suggerito Tiresia e parte per la Thesprotia dove sposa la regina dei Thesproton

Callidichi:

Οι μνηστήρες υπό των προσηκόντων θάπτονται

Da questa zona sembra che venga anche il pastore Filitio trasportando

delle mucche sterili e delle capre grazie ad una nave che fa con orari ordinari

la spola con la terra opposta. La nave secondo Omero si muove con marinai di

professione, i quali sono chiamati πορθμήες , trasghettando nello stesso tempo

anche altre persone (evidentemente a pagamento) in un percorso che

e`registrato come la prima linea di traghettamento di uno stretto al mondo:

Τοισί δ’ επί τρίτος ήλθε Φιλοίτιος , όρχαμος ανδρών

( Οδ. υ 185-188)

Questo percorso e` esistito, come confermano i residui archeologici, nel

tratto marino tra la costa piu` meridionale di Cefalonia e la costa opposta del

Peloponneso, cioe` le coste di Cillini ( lo stesso percorso funziona anche oggi

con la linea classica tra Cillini e Poros di Cefalonia!).

Omero mettendo Eumeo a descrivere il patrimonio d’ Ulisse mentre era

nella zona εσχατίη , cioe` il punto sudorientale di Cefalonia ( Itaca omerica) ed

in particolare alla zona Coracopetri ( zona dei Coronon), ed avendo di fronte ai

suoi occhi la vista di Cefalonia, Peloponneso (Elide) e Sterea` Ellada(Epiro),

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ITACA OMERICA

nel momento che da` riferimenti ad Ulisse per la posizione delle sue greggi in

realta` descrive l’estensione della zona di influenza del re dei Cefalini

riferendosi al quale menziona che ha un patrimonio enorme quanto nessun

altro re, e questo tanto ad Itaca quando in Epiro ( Sterea` Ellada) .

Menziona dunque Omero in particolare:

Ανδρών ηρώων , ούτ΄ηπείροιο μελαίνης ούτ’ αυτής Ιθάκης

( Οδ. ξ 96-108)

Un’ immagine piu` chiara per i possedimenti d’ Ulisse tanto ad Acarnania

(Epiro) quanto anche a Cillini-Elide (αντιπέραια) solo lo scavo archeologico

puo` darcela, affinchè possano essere confermate queste relazioni specialmente

dopo il ritrovamento delle tabelle della scrittura lineare B.

CAPITOLO DICIASSETESIMO

ITACA ΕΥΔΕΙΕΛΟΣ. ΚΡΑΝΑΗ Ε ΑΜΦΙΑΛΟΣ

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Page 271: Itaca Omerica

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ITACA OMERICA

Αll’ inizio del capitolo nono avevo registrato gli undici differenti aggettivi

della patria d’ Ulisse, dei quali gli otto erano definiti e tre erano descrittivi. In

particolare Itaca e` caratterizzata da Omero αμφίαλος, ευδείελος, ευκτιμένη,

κραναή, παιπαλόεσσα, τρηχεία, αιγίβοτος, βούβοτος, αγαθή, κουροτρόφος e

επήρατος.

Da tutti questi aggettivi tre sono usati a sazieta` da Omero, cioe`:

αμφίαλος, ευδείελος e κραναή, che sembra descrivere in ogni caso la

geomorfologia dell’ Itaca omerica.

L’ aggettivo κραναή significa che Itaca deve essere rocciosa, aggettivo che

e` confermato dal paessaggio roccioso del tronco principale di Cefalonia con le

catene delle montagne Eno, Rudio, Atro, Aghias Dinatis ecc.

L’ aggettivo ευδείελος significa che Itaca deve essere visibile da lontano e

soprattutto per quelli che viaggiano per mare, come risulta dall’ analisi della

parola ευδείελος , che si compone da εύ + δέελος ( δήλος) ο ευ + δηλώ + άλς =

sono visibile chiaramente da lontano dentro il mare. Questo aggettivo conferma

la particolita` e il significato che aveva per i navigatori di quell’ epoca Itaca,

che , a causa dell'alto monte Eno (Nirito), la cui cima è a 1.628 metri, si

proponeva da lontano e aveva funzione di faro marittimo guidando le navi sulla

rotta giusta, nonchè ha dato il nome ha dato il nome a questa regione d’ Itaca.

L’ aggettivo ευδείελος e` usato anche da Omero nell’ inno all’Apollo Pizio

( verso 434) quando descrive l'area dove si trovava la citta` di Crissa:

Ίξον δ’ ες Κρισήν ευδείελον, αμπελόεσσαν

ες λιμέν’ , η δ’ αμάθοισιν εχρίμψατο ποντοπόρος νηύς.

Pindaro nella celeberrima Ολυμπιόνικο, la Decima Olimpica, ( στ. 178)

chiama la collina Cronio in Olimpia ευδείελο perche` era visibile da lontano. Lo

stesso aggettivo usa riferito alla citta` Iolco ( Π, 4. 136).

L’ aggettivo αμφίαλος e` pero` in realta` quello che ha creato moltissimi

problemi per coloro che si sono sforzati di interpretarlo. La maggior parte

degli analisti e traduttori dei testi omerici lo interpretano come aggettivo che

descrive l’ esistenza del mare intorno all’ isola d’ Itaca, cioe` descrive la «υπό

της θαλάσσης περικυκλούμενη Ιθάκη».

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

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ITACA OMERICA

Omero quando vuole dare questa determinazione per un’ isola che e`

circondata da mare, usa l’ avverbio μέσση αλί e l’ aggettivo περίρρυτος ( Οδ. τα

172).

L’ aggettivo αμφί di solito descrive qualcosa che esiste αμφοτέρωθεν e

non intorno, almeno per quanto riguarda i testi omerici. Se dunque Omero

descrive qualcosa che si trovava in entrambe le parti dell’ Itaca omerica, quindi

quale era questo l’ eccelente situazione che ha fatto caratterizzare ad Omero

Itaca come αμφίαλον ?

Questo aggettivo e` usato da Omero per i passi seguenti:

Οδ. α 386: μη σε γ’ εν αμφιάλω Ιθάκη βασιλήα Κρονίων ποιήσειεν.

Οδ. α 394 : αλλ’ ή τοι βασιλήες Αχαιών εισί κα άλλοι πολλοί εν αμφιάλω

Ιθάκη

Οδ. α 401 : ός τις εν αμφιάλω Ιθάκη βασιλεύσει Αχαιών.

Οδ. β 292 : εισί δε νήες πολλαί εν αμφιάλω Ιθάκη, νέαι ηδέ παλαιαί.

Οδ. φ 251 : εισί και άλλαι πολλαί Αχαιίδες , αι μεν εν αυτή αμφιάλω Ιθάκη.

Dallo studio dei testi relativi sembra che Omero usi l’ aggettivo αμφίαλος

piuttosto come tratto distintivo che un aggettivo descrittivo.

Nell'antica letteratura greca incontriamo questo complemento molto

raramente, mentre al contrario l’ aggettivo αγχίαλος e` presentato piu`

frequentemente quando si descrive una zona costiera.

Qui forse ha un grande interesse studiare le tre sole localita` alle quali e`

attribuito l’ aggettivo αμφίαλος in tutta la letteratura grecoantica.

Sofocle nella sua tragedia Φιλοκτήτης 14- 64 riferito a Limno dice : Χαίρ’

ώ Λήμνου πέδον αμφίαλον.

Pindaro nell’ Ολυμπιόνικο ( ΙΓ` , 40) si e` riferito alle regioni αμφίαλους

presso la città di Corinto:

Εν δ’ αμφιάλοισι Ποτειδάνος τεθμοισίν

Πτοιοδώρω συν πατρί μακρότεραι

Τερψία ο έψοντ’ εριτίμω τ’ αοιδαί.

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ITACA OMERICA

Anche Senofonte ( Ελληνικά Δ , 2, 13-14) riferendosi anche lui al paese del

Corinto, che ben sappiamo giacere tra due mari:

Εν τούτω οι Λακεδαιμόνιοι κα δή Τεγεάτας παρειληφότες

Come anche Euripide nella sua tragedia Τρωάδες , ( 1103-1106):

Η Σαλαμίν ιεράν

η δίπορον κορυφάν

Ίσθμιον , ένθα πύλας

Πέλοπος έχουσιν έδραι.

Efstathios riferendosi all’ αμφίαλον πεδίον di Corinto, nei suoi Σχόλια

( 403) sottolinea che per αμφίαλος si intende la zona che e` εστεμμένη κόλποις

ένθα και ένθα e che questo esattamente determina il termine αμφίαλος .

Continuando dice che questo termine descrive un paesaggio che e` incorniciato

con dei golfi marini di qua e di la` e non un paesaggio circondato dal mare.

Ότι η του Πέλοπος νήσος έστι μεν κυρίως χερσόνησος .

Tale rappresentazione semantica delle coste di Corinto, di Limno e di

Cefalonia ci rivela in modo impressionante che per Omero αμφίαλον πεδίον

erano le zone nelle quali αμφοτέρωθεν, con delle cavita` marine profonde

(εστεμμένοι κόλποις ένθα και ένθα).

Infatti tanto l’ isola di Limno quanto il αμφίαλον πεδίον di Corinto si

rivelano come il αμφίαλον πεδίον di Cefalonia, con le due importanti

insenature di qua e di la` dell’ isola, cioe` del golfo di Sami all’ est e del golfo di

Argostoli – Licsuri all’ ovest, che Omero considera degni di menzione e che,

secondo lui, distinguono la fisionomia dell’ Itaca omerica da qualsiasi altra

isola che non possedeva questa particolarita` impressionante.

Non pensiamo sia necessario uno sforzo particolare per accorgersi,

guardando la carta, che tra tutte le isole dell’ Ionio l’ unica che ha

αμφοτέρωθεν delle insenature profonde come ad esempio l’ αμφίαλον πεδίον

dell’ isola Limno o il διθαλάσσον πεδίον dell’ istmo di Corinto εστεμμένον

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ITACA OMERICA

κόλποις ένθα και ένθα, come anche il αμφίαλον πεδίον dell’ isola Asterida con i

αμφιδύμους porti, sia Cefalonia!

Conclusione

Omero usando degli aggettivi distintivi e definitivi determina con una

chiarezza assoluta le caratteristiche degne di nota dell’ isola di Itaca

(Cefalonia) per la quale usa ben undici aggettivi, che tutti indipendentemente

uno dal'altro descrivono con esattezza impressionante i tratti distintivi

particolari dell’ Itaca di Ulisse.

A. Nαιετάω δ’ Ιθάκην ευδείελον

Nel capitolo precedente abbiamo analizzato quei testi che riguardano

l'aspetto storicogeografico delle regioni che Omero menziona, soprattutto nell’

Iliade, che descrivono lo spazio sotto il dominio d’ Ulisse e abbiamo determinato

il contenuto del senso degli aggettivi αμφίαλος , ευδείελος e κραναή, che Omero

usa riferendosi all' Itaca dell’ epoca eroica.

Dentro questa analisi e` venuto il momento a tradurre il passo piu`

contrastante dei Poemi Epici, che in realta` ha creato la maggior parte dei

problemi ai traduttori e studiosi dei testi omerici.

E ` quel testo famoso dell’ Odissea alla rapsodia ι , versi 19-28, in cui Ulisse

rivela al re dei Feaci Antinoo la sua identita` e la posizione della sua patria,

avendo come base la geografia dei tempi micenei :

Είμ’ Οδυσσεύς Λαερτιάδης, ος πάσι δόλοισιν ανθρώποισι μέλω

Dall’ inizio di questo studio intenzionalmente abbiamo lasciato molti testi

senza traduzione, perche`, se usassimo le traduzioni piu` o meno conosciute,

saremmo costretti ad accettare inizialmente la traduzione relativa (anche se

questo molte volte l’ abbiamo fatto) creando delle difficolta` al lettore a rendersi

conto di quando la traduzione rende giustamente il testo e quando no, oppure a

procedere con traduzioni nostre dall’ inizio di questo studio rischiando pero` di

diventare noiosi e parziali. Cerchiamo ora di raggiungere la verità partendo

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

Page 275: Itaca Omerica

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ITACA OMERICA

dall'analisi dei termini storicogeografici che Omero usa, la cui traduzione

corretta e` in realta` la vera chiave per la decifrazione dei passi contrastanti.

Avendo dunque in mente il contenuto delle parole Νήριτον, νήσοι μάλα

σχεδόν αλλήλησι, Αστέρις, Σάμος, Δουλίχιο, Σάμη, Κροκύλεια, Αιγίλιψ,

Αντιπέραια, Ήπειρος , ευδείελος, αμφίαλος, κραναή ecc, e` venuto il momento a

tradurre il passo famoso, analizzando esaurientemente i punti critici che si

focalizzano nelle parole χθαμαλή, πανυπερτάτη, αύτη δε, αι δε, προς ζόφον, e di

determinare la punteggiatura giusta del testo.

Il compito analitico su questa questione importante la affidammo al nostro

collaboratore , il professore di filologia Petros Petrato il quale ha pubblicato la

sua presentazione relativa nel 1994 nella rivista Αιολικά Γράμματα, numero 6-7

( 140-141) con il titolo « L’ Itaca omerica a Cefalonia ».

Scrive quindi lo scrittore:

I passi principali dai poemi epici omerici sono due, che ,

con modo determinante, localizzano il regno d’ Ulisse e

concretizzano lo spazio della sede di questo regno miceneo:

Iliade B 631-637 ed Odissea i 21-27. Mentre nel

completamento dei dati topografici vengono in aiuto anche

decine di altri versi. Non e` pero` possibile, con i limiti di

questo articolo breve, presentare il totale di quegli elementi,

che giustificano il nostro punto di vista, secondo il quale l’

Itaca omerica si localizza nella parte sudorienatle di

Cefalonia. Per questo staremo al secondo passo.

Ulisse, che si trova al paese dei Feaci, spiega ad Alcinoo

quale e` e dove geograficamente e` collocata la sua patria.

21. Ναιετάω δ’ Ιθάκην ευδείελον, εν όρος αυτή

22. Νήριτον εινοσίφυλλον αριπρεπές, αμφί δε νήσοι

23. πολλαί ναιετάουσι μάλα σχεδόν αλλήλησιν.

24.Δουλίχιον τε Σάμη τε και υλήεσσα Ζάκυνθος

25. Αυτή δε χθαμαλή πανυπερτάτη ειν’ αλί κείται

26. προς ζοφόν, αι δε τα’ άνευθε προς ηώ τα’ ηέλιον τε.

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ITACA OMERICA

27. τρηχεί αλλ’ αγαθή κουροτρόφους , ι 21-27

In seguito commentiamo alcune parole del passo sopra

citato.

· Ευδείελος < ευ + δέελος = φανερός

· Αριπρεπής < αρι + πρέπω = μεγαλοπρεπής

· Ναιετάω = κείμαι

· Χθαμαλός = χαμηλός

· Άνευθε < άνευ = μακριά

· Τρηχεί αλλ΄αγαθή κουροτρόφος = πετρώδης

Gli altri otto aggettivi con i quali e` descritta l’ Itaca cioe` : αυκτιμένη,

παιπολόεσσα, τρηχεία, αιγίβοτος, βούβοτος, αγαθή, κουρoτρόφος, επήρατος,

confermano con il modo migliore la fisionomia e le fruttificazioni della terra,

cosi` com’ e` descritta l’ Itaca omerica sopratutto nella Rapsodia v 237-249:

Νήπιος είς , ω ξείν, η τήλοθεν ειληλούθας.

Chiudiamo il capitolo relativo con quel passo eccelente delle parole della dea

Atena (Oδ. ν 344-351) , la quale rivolta ad Ulisse, e finalmente ad ogni Ulisse di

questo planeta, rivela la patria invocata dell’ eroe con segni inconfutabili e unici

sulla topografia dell’ isola, che la natura ha marchiato solamente in questo luogo,

cioe`:il monte altissimo e pieno di abeti, il Niriton ( Enos), e la caverna θαύμα

ιδέσθαι , dedicata alle ninfe Naiadi, dove era l’ abitazione delle api ( caverna di

Melissani).

Prima di far sparire la nebbia che ricopriva le terra del re dei Cefalini, la

dea Atene dice:

Αλλ’ άγε τοι δείξω Ιθάκης έδος, όφρα πεποιθής.

( Οδ. ν 344-351)

Ως ειπούσα θεά σκέδασ’ ηέρα είσατο δε χθών ( Οδ. ν 352)

Con queste parole della dea Atene spariva la nebbia ed appariva la terra.

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ITACA OMERICA

Vogliamo credere che questi tratti distintivi caratteristici che «marchiano» il

paesaggio della terra di Cefalonia diacronicamente e indelebilmente, creeranno

grattacapi a quelli che non credono ancora che dietro i bei aggettivi descrittivi, la

trama dell’ opera, i messaggi che il poema epico contiene, che appunto dietro lo

scrittore o gli scrittori ci fosse qualcosa di piu` essenziale e reale e non niente

altro che l’ intreccio che uno o alcuni hanno sviluppato sopra questo pur con

molta arte e - perche` no - con le verita` , le necessita` quotidiane e le

rappresentazioni di quell’ epoca dando alla luce una tra le creazioni spirituali

maggiori dell’ umanita`.

Ora che siamo arrivati alla fine dell’ analisi di tutti i termini geografici e

luoghi dell’ Itaca omerica, e` giunto il momento di confermare la posizione della

citta` del regno d’ Ulisse e la posizione vera e propria nello spazio occupata dall

comune d’ Itaca nell'odierna Cefalonia e per estensione allo spazio dello Ionio (in

combinazione ad altri luoghi, isole e zone di Grecia, cosi` come sono menzionate

nei testi omerici) nell'ambito dei viaggi marini che Omero descrive con punto di

riferimento l’ Itaca omerica.

Questi viaggi sostanzialmente determinano in grande grado la geografia e la

topografia del mondo miceneo verso l’ ovest e completano la geografia omerica.

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ITACA OMERICA

CAPITOLO DICIOTTESIMO

VIAGGI MARINI E DESCRIZIONI CON PUNTO DI

RIFERIMENTO L’ ITACA OMERICA

A.Viaggio di partenza di Telemaco da Itaca a Pilo e Sparta

Partenza : Οδ. β 388

Arrivo : Οδ. γ 1-5

Prima di riferirci a questo viaggio, giudichiamo opportuno che dobbiamo

chiederci anche se superficialmente quale consideriamo come la Pilo omerica

verso la quale e` diretto Telemaco partendo dall’ Itaca omerica. E` noto che dall’

epoca di Strabone tre citta` - localita` rivendicavano di essere la citta` di Nestore,

cioe` la Pilo omerica.

Pilo di Ilia.

Pilo di Trifillia.

Pilo di Messenia.

Strabone ( C 397.7) riferendosi alla posizione della Pilo omerica sottolinea:

Μεταξύ δε του Πηνειού και της Σελλήεντος εμβολής.

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ITACA OMERICA

Νοi crediamo che la Pilo di Nestore non debba essere la 'Iliachi Pilos' per le

ragioni seguenti :

a. Secondo Pausania ( 6.22.6) la Iliachi Pilos si trovava sopra l’ Alfio verso il

nord, ed ha subito l’ atttacco di Nestore dal sud, quindi la capitale di

Nestore era piu` meridionale rispetto all'Alfio ed alla 'Iliachi Pilos'.

b. L’ Iliachi Pilos e` una citta` mediterranea, alcuni chilometri all’ interno d’

Ilia, mentre Pilos di Nestore era vicino alla spiaggia.( Οδ. β 77, 214, ι 153,

295, α 93).

La nave di Telemaco partendo da Pilo e prima di arrivare a Fees (

Catacolo), vicino al fiume Alfio, cioe` all’ Iliachi Pilo, passa prima davanti alle

localita` costiere di Crunus e Calcida, che si trova piu` sud della 'Iliachi Pilos',

mentre Omero descrive queste citta` dopo la Pilo omerica e non prima di questa.

Nestore narrando il conflitto tra Epii e Pilei ( Οδ. λ 682-683) ci informa che

era entrato ad Ilia ed aveva trasportato in una notte dei cavalli, porci, cavalle e

pecore a Pilo. Dopo tre giorni, come ci dice Strabone ( 8.2.29) , gli Epii hanno

intrapreso una campagna militare contro la citta` di Thrioessa alle foci dell’

Alfio. Nestore si e` ingaggiato con cavalleria e fanteria per contrattaccare gli

Epii, passando la notte vicino al fiume Minito ( presumibilement l'odierno fiume

Caiafa), prendendo nella tenebre la posizione per la battaglia che si svolse il

giorno seguente.

Tutta la descrizione non lascia nessun dubbio che la Pilo di Nestore sia piu`

al sud, pero` non piu` dei cento chilometri che dista Pilo di Messenia dal luogo

ove Nestore diede battaglia contro gli Epii.

La 'Messiniachi Pilos' viene esclusa anche per le ragioni seguenti:

La Pilo di Nestore e` come abbiamo detto ημαθόεσσα, cioe` sabbiosa, e si

trova tanto vicino alla costa che Pissilaos consiglia Telemaco di partire subito per

Itaca prima che sua padre lo veda e lo obblighi a venire al palazzo reale:

Δύσετό τα’ ηέλιος σκιόντω τε πασαί αγυιαί

( Οδ. ο 185-221)

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ITACA OMERICA

Nestore anche se vecchio, senza l’ aiuto di un bastone, guida a piedi i Pilii

verso il palazzo reale dopo un sacrificio hanno fatto sulla spiaggia di Pilo:

Τοισίν δ’ ηγεμόνευε Γερήνιος ιππότα Νέστωρ

( Οδ. γ 386-389)

Nestore anche manda un messagero ad invitare i compagni di Telemaco a

venire subito al palazzo reale, mentre sappiamo che Pilo di Messenia e il palazzo

reale situato in località Eglianos dista dal mare almeno 5-6 ore cammino, tempo

che esclude un invito immediato ed anche la partenza di Telemaco la mattina del

giorno seguente

Il palazzo reale di Eglianu, secondo i compiti archeologici e` posteriore degli

impianti del palazzo reale che sono stati trovati a Pilo di Trifilia. Se consideriamo

che la Pilos omerica sia Pilos di Trifilia, che si trova davanti alla spiaggia piu`

grande di tutta la Grecia, laddove poi avvenne la battaglia di Navarino e la

eroica resistenza a Sfacterìa dei patrioti greci contro i Turchi , e Pilos di Eglianu

sia stata costruita dopo Pilo di Trifilia, allora l’ informazione che Strabone ci

riporta fa luce sullo spostamento della Pilo di Nestore da Trifilia alla Messenia.

Η δε Μεσσηνία συνεχής εστι τη Ηλεία.

Il punto di vista che la Pilo di Nestore sia Pilo di Trifilia è stata sostenuta da

archeologi eccelenti come Dorpfeld, Meyer, Marinatos ed altri.

Concludendo diciamo che la Pilo dove Telemaco si dirige e` Pilo di Trifilia e

non Pilo di Messenia e in nessun caso Pilo d’ Ilia.

Il fatto che Pilo d’ Ilia e Pilo di Messenia non hanno nessuna relazione con

Pilo omerica e`confortato da una serie di ragioni che non riguardano questo

studio ma hanno a che fare soprattutto con la geografia omerica riguardante la

globalità delle posizioni micenee in Peloponneso.

L’ estensione dello studio al predetto totale della geografia omerica che

riguarda il Peloponneso obbligatoriamente ci trascinera`ad un riferimento

completo del mondo d’ Omero nello spazio elladico. Questo compito puo`

sembrare attraente e interessante ma nasconde molte difficolta`, trappole e

sorprese e non fa parte in nessun modo di questa ricerca.

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

Page 281: Itaca Omerica

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ITACA OMERICA

Andiamo avanti dunque nell’ analisi dei viaggi marini e delle descrizioni con

punto di riferimento l’ Itaca omerica, cominciando con il primo viaggio di

Telemaco da Itaca verso Pilo di Nestore.

B.Percorsi marini

Percorso marino 1

Il viaggio della partenza di Telemaco da Itaca a Pilo

( Οδ. β 388-434, γ 1-12)

Percorso: Itaca – Pilo

Fermate: Itaca – Pilo

Tempo: circa 12 ore

Venti : Nordoccidentali medii

Mare : Poco agitata

Distanza: Itaca – Pilo= 60 migli

Velocita` media: circa 5 migli all’ ora

Δύσετό τ’ ηέλιος σκιόντό τε πάσαι αγυιαί

( Οδ. β 388-434)

Ηέλιος δ’ ανόρουσε, λιπών περικαλλέα λίμνην

( Οδ. γ 1-12)

Telemaco parte la notte dall’ arsenale d’ Itaca quando il sole e` tramontato e

il buio è caduto sulle strade d’ Itaca. Viaggiando tutta la notte arriva a Pilo il

giorno seguente, quando il sole era gia` alto, poche ore dopo il suo sorgere. Nel

momento in cui la nave di Telemaco ormeggiava alla costa di Pilo, Nestore e gli

abitanti di Pilo facevano il solito grande sacrificio in onore di Nettuno. Il tempo

trascorso dal momento che e` partito da Itaca fino al momento che e` arrivato a

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

Page 282: Itaca Omerica

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ITACA OMERICA

Pilo non deve superare le quattordici ore. La distanza che separa il punto

sudorientale di Cefalonia da Pilo trifiliaco e` circa 65 miglia. La nave procedendo

con una velocita` media di circa 5 miglia orarie copre la distanza entro

quattordici ore, come menziona Omero.

La relazione ideale tra distanza e velocita`usuale con il tempo della

navigazione si verifica anche qui in modo perfetto.

Questa relazione non puo` verificarsi invece prendendo come punto di

partenza la Itaca odierna e meno che mai Lefcada , considerata l’ Itaca omerica

secondo la teoria di Dorpfeld.

Pilos di Messenia e` esclusa anche dal fatto che il viaggio di Telemaco verso

Pilo di Messenia e` fuori di ogni parametro circa la relazione compatibile tra

distanza – velocita` e tempo di navigazione secondo le descrizioni d’ Omero. Per

poter Telemaco arrivare ad esempio intorno alle dieci di mattina a Pilo di

Messenia la sua nave dovrebbe procedere con velocita` media di circa 10 migli

all’ora. Una tale velocita` di 10 miglia non e` riportata in nessun caso da Omero,

ed e` peraltro noto che le velocita` superiori raggiunte dalle navi micenee anche

con forte vento propizio non superavano le 7 miglia all’ora. Omero, quando e`

necessario riferirsi ad un viaggio che supera le velocita` abituali, descrive la

nave correre con la velocita` di un’ aquila o di un carro trascinato da cavalli al

galoppo in un campo o ancora correre come il pensiero.

Nel nostro caso pero` abbiamo un viaggio compatibile con vento favorevole,

senza nessuna informazione circa qualcosa di speciale. Quindi il solo percorso

che si verifica una relazione reale tra distanza – velocita` - tempo e` il viaggio

marino tra Poro di Cefalonia e Pilo di Trifilia.

Percorso marino 2

Il viaggio del ritorno di Tilemaco da Pilo ad Itaca

( Οδ. ο 282- 300, 493-506, 547-557)

Percorso : Pilo – Itaca

Fermate : Pilo – Crunni – Calcida – Fees – Ilida – Thoes – Itaca

Tempo : 12 ore

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Page 283: Itaca Omerica

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ITACA OMERICA

Venti : Sud favorevoli

Mare : Poco agitato

Distanza: circa 60 migli

Velocita` media: circa 5 migli all’ ora

Ως άρα φωνήσας οι εδέξατο έγχος

( Οδ. ο 282-300)

Ως οι μεν τοιαύτα προς αλλήλους αγόρευον

( Οδ. ο 493 – 506)

Τηλέμαχος δ’ υπό ποσσίν εδήσατο καλά πέδιλα

( Οδ. ο 547-557)

Quanto descritto riguardo al viaggio di Telemaco da Itaca a Pilo e` valido

anche per il viaggio del ritorno da Pilo ad Itaca; anche qui abbiamo un viaggio

con vento favorevole, questa volta meridionale, mandato dalla dea Atena

affinchè Telemaco possa evitare il passaggio della nave presso le isole Thoes, e

questo perche` con il vento solito nord- nordoccidentale che di solito nel mare

Ionio la navigazione verso Cefalonia e` possibile solo se si naviga di bolina. Il

comandante delle navi in questo caso, sfruttati i venti litorali che le montagne

spingono, navigando fino ad Aracso e prendendo il vento dello stretto di

Patrasso, va di fronte alle isole Ocsies e da lì con una navigazione costriera si

dirige verso Cefalonia.

Questa rotta solita la segue anche Telemaco senza dover però fare uso di una

navigazione costiera a causa dei venti favorevoli. Quando pero` arriva nell'Elide

non ha bisogna di dirigersi alle isole Ocsies ma modificando la rotta della sua

nave verso il punto sudorientale di Cefalonia evita, con l’ aiuto appunto del vento

del sud, le isole dove i Proci hanno teso un agguato e ormeggia la sua nave alla

prima costa di Cefalnia, cioè l'odierna Scala.

Il tempo e` circa lo stesso. Il pomeriggio di un giorno parte da Pilo e all’ alba

del giorno seguente arriva alla prima costa d’ Itaca. La distanza e` circa 60

miglia e il tempo del viaggio circa 12 ore. Questa relazione ci da` di nuovo la

velocita` ideale per le navi micenee di circa 5 migli all’ ora. Quindi anche questo

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ITACA OMERICA

viaggio, in relazione alla Pilo di Nestore, conferma la posizione dell’ Itaca

omerica nella parte sudorientale.

Percorso marino 3

Il viaggio di Menti da Tafo verso Temessi attraverso Itaca

( Οδ. α 169-199)

Percorso : Tafos – Temessi

Fermate : Tafos – Itaca – Temessi

Tempo: Compatibile

Venti: Favorevoli

Mare: Tranquillo

Distanza: Tafos – Itaca = 30 miglia

Velocita` media: Compatibile

Αλλ’ άγε μοι τόδε ειπέ και ατρεκώς κατάλεξον

Il re dei Tafion Mentis e` venuto da Tafo, isola al nord d’ Itaca (possibilmnte

Meganissi di Lefcada) la quale si trova sulla strada del ritorno d’ Ulisse da Efira

di Thesprotia ( Οδ. α 259). Mentis arriva al palazzo reale d’ Ulisse prima di cena.

Omero non ci da` il tempo di partenza di Menti da Tafo. Probabile pero` e` che

Mentis sia partito la mattina del stesso giorno coprendo la distanza di 30 migli

circa in 6 ore con una velocita` media di 5 miglia orarie. La posizione dei luoghi

Efira – Thesprotia – Tafo – Itaca -Temessis ( Cipro o Sicilia) e` nell’ ordine

giusto.

Quindi Omero aveva ragione collocando Itaca al sud di Thesprotia e del

regno dei Taffii, e al nord di Temessi ( Cipro o Sicilia).

Percorso marino 4

Il viaggio (falso) d’ Ulisse da Thesprotia a Dulichio tramite Itaca ( Οδ. ξ 314-359)

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Page 285: Itaca Omerica

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ITACA OMERICA

Percorso : Thesprotia – Dulichio

Fermate : Thesprotia – Itaca – Dulichio

Tempo : 12 ore

Venti : Favorevoli

Mare : Tranquillo

Distanza : Thesprotia – Itaca = 55 miglia

Velocita` media : circa 5 miglia all’ ora.

Εννήμαρ φερόμην, δεκάτη δε με νυκτί μελαίνη

( Οδ. ξ 314-359)

Ulisse mentendo descrive ad Eumeo come si e` trovato ad Itaca scappando

da una nave dei Thesproton che andava verso Dulichio. Lo informa anche che

forse ha sentito che al paese dei Thesproton si trova Ulisse e che si dirigeva verso

l’ oracolo di Dodone per avere qualche vaticinio.

Omero sa che l’ oracolo di Dodona e` vicino al paese dei Thesproton, che si

trova al nord d’ Itaca e che la nave andando da Thesprotia a Dulichio passa dalle

coste d’ Itaca.

Infatti l’ oracolo di Dodona e` vicino al paese dei Thesproton , al nord di

Cefalonia. La nave che parte da Thesprotia, dopo esser prima passata da

Lefcada, doppiando Itaca odierna sia all’ est che sia all’ ovest si dirige verso la

parte meridionale di Cefalonia (l’Itaca omerica ) e subito dopo gira verso la

parte occidentale di Cefalonia diretto al grande golfo di Argostoli – Lixuri dove

si trova la penisola – isola di Palichi, cioe` Dulichio omerico.

Punto di nodo della navigazione delle navi dei Thesproton verso il sud deve

essere la parte piu` interna dell' odierna città di Lefcada. Questo punto, che

univa Lefcada con l'Acarnania, doveva essere durante il passato il punto di

frizione tra Thesproti e Tafii. Le loro navi avrebbero dovuto usare insieme questa

posizione strategica che dava la possibilita` di una sicura navigazione evitando

così il passaggio pericoloso all’ occidente di Lefcada e di Cefalonia, dove non ci

sono dei porti sicuri ma precipizii scoscesi, venti contrari e correnti marine.

Per questa posizione strategica Tafii e Thesproti dovevano avere avuto molti

conflitti durante il passato. Penelope per esempio fa delle osservazioni durissime

ad Antinoo (Οδ. π 418) , il quale voleva uccidere Telemaco, dicendogli di non

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Page 286: Itaca Omerica

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ITACA OMERICA

dimenticare quando Ulisse ha salvato suo padre Efpithi da morte sicura poiche`

lui in collaborazione con i Tafii molestava i Thesproti amici di Itaca.

Ancora prima Laerte , quando era giovane, eveva attaccato ed occupato la

citta` di Nirico, evidentemente perche` i Tafii creavano degli ostacoli seri per la

navigazione libera a questo punto strategico che unisce Lefcada, Acarnania e

Thesprotia.

Concludendo dunque constatiamo che le posizioni Thesprotia- Lefcada –

Itaca – Dulichio sono nell’ ordine giusto dal nord al sud, come anche la relazione

di distanza – tempo e velocita` ideale della nave.

Percorso marino 5

Il viaggio del ritorno d’ Ulisse dall’ isola di Eolo ad Itaca ( Oδ. κ 1-49)

Percorso : Isola Eolos – Itaca

Tempo : 9 giorni

Venti: Occidentali propizii

Mare: Agitato

Distanza: Compatibile

Velocita` media:Compatibile

Αιολίην δ’ ες νήσον αφικόμεθα.

Ulisse parte dall’ isola di Eolo con vento occidentale e viaggia continuamente

9 giorni e notti. Il giorno decimo provenendo da occidente vede da lontano i

monti della sua patria. Avvicinandosi ancora molto vedeva i fumi dai fuochi che

aveva acceso gli abitanti d’ Itaca evidentemente pulendo i loro campi.

Ulisse sicuro del suo arrivo alla sua isola amata dorme per un poco ; in

questo momento i suoi compagni trovano l’ opportunita` di aprire gli otri di Eolo

e cosi` liberare i venti opposti ed ecco allora che l'eroe dopo molti strapazzi

ritorna di nuovo all’ isola di Eolo.

Questo viaggio si svolge nei limiti del mondo d’ Omero allora conosciuto ma

a noi ignoto. Eolia e` un’ isola che non e` localizzta e registrata come punto di

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Page 287: Itaca Omerica

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ITACA OMERICA

riferimento per poter calcolare la distanza in relazione con i dieci giorni di

navigazione continua dall’ ovest.

Un calcolo approssimativo con velocita` media all’ ora circa 5-6 migli all’ ora

per dieci giorni di navigazione continua ci da` distanza totale circa 1.200 – 1.400

miglia da Itaca fino a Eolia.

Questa distanza ci guida vicino alla zona dove si trovano le colonne d’

Ercole, tra la Spagna e l’ Africa.

Possibilmente Omero descrive qualcuna delle isole Baleari. Questa ipotesi

pero` ci interessa solo se potessimo effettuare con certezza questa identificazione,

ma poichè non esiste nessuna informazione che conferma la relazione tra

distanza – tempo e velocita` di navigazione, noi prendiamo in considerazione l’

unico elemento che ci offre questa narrazione . Omero ci informa che Ulisse

venuto dall’ ovest vede da lontano i monti della sua patria. Una nave , pero`,

provenendo dall’ ovest, in nessun caso vede l’ Itaca moderna, perche` l’ unica

cosa che puo` vedere e` il volume enorme dell' Eno di Cefalonia.

La mole dell'Eno insieme ai monti di Erisso e di Pilaro preclude ogni vista

dell'odierna d’ Itaca e del retrostante continente.

Quale dunque era questa terra che apparivaa lle navi venute dall’ ovest ?

Cefalinia o Itaca, la quale si era del tutto nascosta dai monti di Cefalonia ?

Senza nessun dubbio la patria d’ Ulisse era pertanto la Cefalonia odierna,

perche` solamente questa poteva apparire con il suo monte altissimo e pieno di

abeti, il Nirito, l’ Eno odierno, che come un grande scudo di impone

sull'orizzonte marino mentre l’ isola odierna d’ Itaca si trova dietro

completamente nascosta.

In conclusione nel viaggio del suo ritorno dall’ ovest con direzione Itaca

Ulisse fotografa come sua patria Cefalonia che copre la vista dell’ odierna d’

Itaca , l’ isola che allora era Samo.

Percorso marino 6

Il viaggio di andata e ritorno dei Proci da Itaca ad Asterida e ( Οδ. δ 774- 786,

842-847 π 351-370 )

Percorso : Itaca – Asterida – Itaca

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Page 288: Itaca Omerica

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ITACA OMERICA

Fermate : Itaca – Asterida – Itaca

Tempo : Compatibile

Venti : Favorevoli

Mare: Tranquillo

Distanza: 18,5 migli

Velocita` media : Compatibile

Δαιμόνιοι , μύθους μεν υπερφίαλλους αλε’ασθε πάντας όμως

( Οδ. δ 774-786)

Μνηστήρες δ’ αναβάντες επέπλεον υγρά κέλευθα

( Οδ. δ 842-847)

Ου πω πάν είρηθ’ ότ άρ’ Αμφίνομος ίδε νήα

( Οδ. π 351- 370)

Questo viaggio di andata e ritorno per l’ Asterida avviene da e verso l’ Est in

relazione all’ Itaca omerica. La posizione di Asterida infatti si trova all’ est, le

isolette dei Thoon sono al nord dell'Elide e all’ est di Cefalonia.

Omero non ci da` altre informazioni, solamente che la nave dei Proci e`

ritornata sia perche `qualche dio ha mandato loro un messaggio sia perche` essi

non hanno intercettato la nave di Telemaco e non potevano più raggiungerlo. L’

arrivo dei Proci avviene lo stesso giorno in cui Telemaco ritorna da Pilo e la sua

nave si dirige verso il porto della citta`. L’ annuncio della notizia del ritorno dei

Proci è dato da Eumeo a Telemaco, quando camminando sulla collina che si

trovava sopra la citta` Eumeo aveva visto la nave dei Proci dirigersi al porto d’

Itaca ( Οδ. π 470-475).

Conclusione : il viaggio dei Proci verso l’ Asterida, come anche il loro

ritorno, si muove secondo la geografia omerica, cioe` dall’ est dell’ Itaca omerica,

dove si trovano le isolette dei Thoon, all’ incrocio delle strade rotte verso l’ Elide

ed Efira.

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

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ITACA OMERICA

Percorso marino 7

Il viaggio della del dio Apollo da Creta a Delfi ( Inno omerico all’ Apollo Pizio

versi 404-435)

Percorso: Creta – Crissa ( Delfi)

Fermate: Creta – Capo Maleas – Capo Tenaro – Arini – Arghifei – Thrio – Epi -

Pilo – Cruni – Calcida – Dimi – Ilida – Fees – monte d’ Itaca –

Dulichio – Sami – Zante – Crissa.

Tempo:Compatibile

Venti: Forti meridionali

Distanza: 300 migli

Velocita` media: Superiore

Οι δ’ ακέων ενί νηΐ καθήατο δειμαίνοντες

Nell’ inno omerico ad Apollo Pizio (uno dai pochi inni che e` attribuito ad

Omero) e` descritto il viaggio di una nave che viene da Creta e si dirige verso la

Crissa. La nave passando dal Capo Malea si dirige verso Sparta ed il Tenero. In

seguito costeggiando una serie delle citta` e luoghi passa da Arini, Arghifei,

Thrio, Epi e Pilo come anche Cruni, Calcida e Dimi, e quando e` arrivato vicino

all'Elide e si avvicinava a Fees e` apparso nella nebbia il monte scosceso d’

Itaca , Dulichio con Sami e la Zante boscosa. La nave in seguito, dopo aver

costeggiato anche il nord del Peloponeso, ha ormeggiato al golfo di Crissa che e`

vicino a Delfi arrampicata ai bordi del Parnaso, presso l'odierna Galaxidi si

presume.

Pensiamo che non sia necessario qualche miracolo per trovare che da Fees,

l'odierno Catacolo, o al nord di Cillini non esiste un altro monte scosceso visibile

che non sia quello di Cefalonia, che e` il volume montuoso piu` ευδείελος nello

Ionio e che a causa della sua grande altezza e` di solito coperto di nebbia.

Concludendo dunque constatiamo che :

Per ancora una volta Omero insiste a « fotografare » l’ Eno coperto d’ abeti

di Ceaflinia come il εινοσίφυλλο e αριπρεπές monte Nirito dell’ Itaca omerica.

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Page 290: Itaca Omerica

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ITACA OMERICA

E` il monte che Ulisse vede da lontano sull mare, ritornando dall’ occidente e

riconosce con questa vista la sua madrepatria.

E ` il monte stesso che e` appare dal sud ad ogni nave che naviga lungo le

coste di Peloponeso ed e` visibile dal capo Fees dell'Elide.

E` lo stesso monte alla vista del quale Ulisse si rende di essere arrivato all’

Itaca omerica ed e` sicuramenet il medesimo monte che Omero utilizza come

elemento distintivo della sua patria nella sua descrizione al re dei Feaci.

E` il monte grazie al quale Itaca è famosa per tutti quelli che abitano all’ est

e a tutti quelli che si dirigono verso l’ ovest.

E` il ευδείελον, εινοσίφυλλον, αιπύ e καταειημένον monte Nirito che rendeva

l’ isola d’ Ulisse ευδείελον ai navigatori nel mar Ionio, cioe il segno di navigazione

piu` sicuro verso l’ occidente.

E` alla fine l’ ιθύς quel volume montuoso che fungeva da faro alle navi nello

spazio dello Ionio e che ha dato il nome di Itaca a tutta la regione.

C.Itaca – Elide

Omero considera l'Elide come il luogo piu` vicino al comune dell’ Itaca

omerica. Per la prima volta al δ 630-637 dell’ Odissea il figlio di Fronio Noimon si

lamenta che Telemaco gli abbia preso la nave di cui aveva bisogno per

trasportare qualche mulo che aveva nell'Elide ad Itaca :

Τοις δ’ υιός Φρονίοιο Νοήμων εγγυθέν ελθών

Se l’ Itaca omerica fosse l’ Itaca odierna o ancor piu` Lefcada, fosse infatti

assurdo per qualcuno da Itaca e soprattutto da Lefcada trasportare i suoi muli

nell'Elide, un luogo molto lontano per lui, mentre piu` logico sarebbe che avesse

trasportato i suoi muli in Acarnania dove c’erano dei campi infiniti pianeggianti,

molto piu` vicino dell'Elide.

Per la parte pero` sudorientale di Cefalonia l'Elide e` infatti la parte piu`

vicina della terra del continente di fronte.

Per una seconda volta Omero nella rapsodia ω conferma che l'Elide,

secondo i ragionamenti dei Proci, sia il luogo di fuga piu` prossimo per Ulisse; in

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ITACA OMERICA

particolare, quando Ulisse aveva ucciso i Proci nel suo palazzo reale il padre di

Antinoo, Efpithis , chiamando gli abitanti di Itaca in una assemblea dice :

Ω φίλοι, η μέγα έργον ανήρ όδ’ μήσατ’ Αχαιούς

E` chiaro che Efpithis chiede agli abitanti d’ Itaca di correre a raggiungere

Ulisse prima che partisse per l'Elide e Pilo. Perche`questa era la strada di fuga

piu` breve ? Perche` semplicemente era la rotta marina piu` breve tra l'Itaca

omerica e la opposta terraferma, e` lo spazio che separa la parte sudorientale di

Cefalonia con la terra opposta di Cillini, mentre al contrario il luogo di fuga piu`

prossimo a Lefcada o all’Itaca odierna e` l' Etoloacarnania e non l'Elide.

Dunque Omero conoscendo la realta` ne tiene ben conto ritenendo ciò

opportuno per le necessita` del Poema epico, non potendo però prevedere le

incompatibilita` geografiche future che si sarebbero potute verificare a causa del

cambiamento dei nomi delle isole e dei luoghi durante il periodo storico.

Conclusione generale:

Omero conosce bene la posizione dell’ Itaca omerica in relazione agli altri

luoghi del regno d’ Ulisse e ora diventa piu` comprensibile il perche` Ulisse

ritornando dall’ Occidente riconosca alla vista di Cefalonia l’ Itaca omerica ed il

perche` Cillini, l'Elide e Pilo siano il luogo piu` vicino di fuga e di commerci per

gli abitanti d’ Itaca che vivono nella zona sudorientale di Cefalonia proprio di

fronte a questi luoghi.

Ora anche diventa chiaro perche` Proclos nella Τηλεγονία tramanda

l'informazione che Ulisse appena dpo aver ucciso i Proci sia partito subito per l’

Elide per ispezionare le greggi che aveva li`.

Infine per quanto riguarda il problema richiamato nel capitolo ottavo e

particolarmenente quello della posizione di Micene (in relazione sempre con il

palazzo reale di Thesti) abbiamo da notare i seguenti :

1.Dentro il testo omerico risulta una divisione chiarissima del palazzo reale

delle Micene, cioe` di Agamenone dal palazzo reale di Thiesti. Egisto, come e`

noto, porta Clitemnistra al suo palazzo reale , όνδε δόμονδε ( Οδ. γ 272).

2. Egisto avendo assunto in pratica il comando dello stato di Micene con lo

spostamento volontario di Clitemnestra nel suo palazzo reale, secondo il testo

omerico, aspetta l’attacco di Agamemnone al suo ritorno da Troia. Per questa

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

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ITACA OMERICA

ragione da un anno aveva collocato delle guardie per avvisarlo quando

Agamemnone, ritornando da Troia, avrebbe tentato di riprendere il potere ( Οδ.

δ 525-526).

3.Agamemnone ritornando da Troia, essendo stato evidentemente

informato dell’ infedelta` di sua moglie e l’ assunzione del potere da parte di

Egisto, si dirige con le uniche forze militari che realmente ha sotto il suo

controllo non al suo palazzo reale, situato a Micene sicuramente, ma al palazzo

reale di Egisto per chiarire la situazione e di assumere di nuovo l’

amministrazione del regno di Micene ( 514-518).

Pertanto dunque secondo i testi d’ Omero Agamennone non si dirige al suo

palazzo reale che si trovava a Micene. Questo argomento pero` e` aperto per una

ricerca più approfondita, ma la molteplicita` dei punti di vista puo` creare un

nuovo ciclo di conflitti. Quando gli scavi acheologici porteranno alla luce il

palazzo reale di Thiesti , solo allora sara` chiuso l'argomento innescato dallo

storico e ricercatore Evangello Pantasis.

Ci siamo sforzati di lasciare questi argomenti alla fine di questo studio

perche` volevamo “riscoprire di nuovo” un luogo che si trova li` da migliaia di

anni , in una posizione geostrategica, e che stranamente non è stato oggetto di

qualche studio malgrado l'importanza che aveva per il mondo miceneo di allora.

D.Riassunto della geografia omerica del Mediterraneo occidentale

Viaggiando con Omero nei mari del Mediterraneo occidentale e avendo

come piloti Ulisse, Nestore, Telemaco, Menti, I Feaci , i Proci e i sacerdoti di

Apollo a Creta abbiamo conosciuto la geomorfologia, la topografia e la geografia

del bacino occidentale del Mediterraneo.

Per ancora una volta i promontori , i monti , i fiumi e soprattutto le

denominazioni delle isole determinano la base della geografia omerica nel

Mediterraneo occidentale. Questo studio crediamo che abbia aiutato molto la

ricerca in questo settore e specialmente il crollo del mito di un Omero di origine

ionia, sia Chio che Smirne etc., che conosceva poco, proveniendo appunto

dall'Oriente, la geomorfologia della Grecia occidentale.

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

Page 293: Itaca Omerica

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ITACA OMERICA

Il nostro punto di vista e` che Omero conosca molto bene e con moltissimi

dettagli sia la Grecia occidentale che quella orientale, che molti credevano

conoscesse bene a causa della sua origine. Il lettore sicuramente ha ora la

possibilita` di formare una sua opinione, dopo aver studiato nella sua globalità la

geografia omerica, e crediamo che nel prossimo futuro ci sarà maggiore

attenzione degli studiosi a tutto questo.

Dei luoghi e soprattutto delle isole che Omero menziona all’ occidente d’

Itaca, come sono Eei, Eolii, Thrinachii, Sirii, Ortighii, Scheria, il paese dei

Ciclopi, il paese dei Lestrigonon, Tilepilos, Plactes Petres, Scilla e Cariddi,

Ogigia, Sirene ecc. che riguardano soprattutto il cosiddetto mondo omerico

mitologico, questo studio non si occuperà essendo un compito separato di cui ci

occuperemo nel prossimo libro con un riferimento totale alla geografia d’ Omero

ed a tutte le informazioni che lui ci ha tramandato sia riguardo alla geografia del

mondo miceneo conosciuto sia quella al di fuori di questo verso ευρέα νώτα

θαλάσσης ( Οδ. δ 560).

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

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ITACA OMERICA

EPILOGO

Finendo questo studio che riguarda la geografia dell’ Itaca omerica,

crediamo opportuno ripetere che la zona isolana generale che comprende tutte le

isole di allora dei Cefalini, che oggi hanno i nomi Zante, Cefalonia, Itaca,

Echinades, Ocsie ecc. Come anche e i possedimenti dei cefalini a Etoloacarnania ,

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

Page 295: Itaca Omerica

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ITACA OMERICA

a Lefcada e Cillini – Aracso sembra di essere governati da un centro miceneo

potente che la cui capitale si trova nella Cefalonia sudorientale , posto nella

posizione piu` “astuta” dell’ isola per controllare tutti i percorsi marini, gli

stretti e antistretti ed anche tutte le zone generali di questo regno.

Per ragioni razziali, geografici e amministrativi la penisola di Palichi

sembra che sia uno stato nello stato al regno d’ Ulisse. I dulichii αμφινέμονται

delle parti della penisola di Erisso , come anche presumibilmente la parte

settentrionale dell’ isola d’ Itaca che culmina con l'odeirni porto di Fiskardo, che

prende il nome dal Re Normanno Roberto il Guiscardo che trovò la morte a

Cefalonia mentre ne stava completando la conquista ai danni dei Bizantini-

Gli spostamenti delle popolazioni da Elide – Etolia e Arcadotrifilia

obbediscono in una generale rappresentazione schematica che da una parte per i

Cefalini – Achei Arcadotrifilii la sfera del loro influsso e` un cerchio con centro

Poro di Cefalonia e raggio che arriva da Argostoli – Sami – Acheloo – Cillini e

fino a Zante. Dall’ altra parte per i Cefalini – Epii la loro sfera di influsso e` la

zona esterna di un altro cerchio che circonda dall’ ovest all’ est la sfera

d’influenza degli Achei e comincia dalla penisola di Palichi, include la parte

settentrionale di Cefalinia, la parte settentrionale d’ Itaca, le isole Echinades e si

unisce con il centro amministrativo degli Epii che e` Elida.

Ulisse come re dei Cefalini governa questo regno , ove governa anche ogni re

di Dulichio, il quale controllava soprattutto le citta` nordoccidentali inserito in

un’ amministrazione confederale che incontriamo in modo analogo anche nel

regno d’ Agamemnone.

Per meglio comprendere questo sistema federale oggi così diffuso negli stati

moderni con più facili modi di comunicazione inviatiamo a leggere attentamente

i dialoghi di Platone e soprattutto il Crizia, ove chiaramente si accenna al fatto

che Atlantide era un regno con un re supremo che governava su un ricco

territorio strategico ove localmente c'erano però dei sovrani locali, un re dei re

insomma.

La relazione razziale distintiva tra Tafii – Dulichiis con i Palis e Tilevoi –

Ithachission con i Cranis – Pronneus – Sameus – Ithachissius – Zachinthinus,

segue le relazioni di parentela razziali e le alleanze che si mantengono fino ai

tempi storici.

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni

Page 296: Itaca Omerica

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ITACA OMERICA

Questo studio va contro quelli che hanno formulato teorie e creduto a

leggende senza tener conto dell'archeologia, dell'origine dei vocaboli, dei residui

storici tuttora presenti nel carattere e nella tradizione dei popoli locali e di tutte

le forme di scienze e di logica. La localizzazione dell’ Itaca omerica è stata anche

resa possibile da una esagesi molto ampoia ed attenta di tutta la letteratura

grecoantica e latina.

La preziosa collaborazione con l’ ex direttore delle Antichita` di Grecia

Ioanni Zedachi, il direttore odierno delle Antichita` Lasaro Colona, l’ archeologa

Miranda Catsioti, gli archeologi Klavs Randsborg, Ingo Pini, Ioanna Efstathiu,

Ioanni Mosco, Eleni Cozzabopulu , Georgia Stratuli e il direttore della sede degli

studi greci dell’ Universita` Simon Fraser in Canada Andrea Gerolimato ci ha

aiutato non poco ed ha determinato in gran parte la filosofia e l’ argomento di

questo studio.

Il peso pero` piu` grande agli studi di tematica l’ ha assunto il professore di

filologia Petro Petrato, il quale da molti anni continua a studiare le tracce che

hanno lasciato le varie civilta` sull’ isola di Cefalonia.

Questo lavoro ha avuto anche come base il libro « Έλληνες » della casa

editrice Cactos e rendiamo infine il dovuto omaggio minore alla memoria di

A.E.H Goekoop, Johanna Goekoop – de Jongh e Spiridon Marinato per il loro

contributto importantissimo alle ricerche per identificare il grande centro

miceneo periferico che fece poi da ponte alla colonizzazione di quella che divenne

la Magna Graecia. che così come accadde per Cartagine e per gli Stati Uniti,

disponendo di spazi vitali più importanti divenne molto più ricca e potente della

mare patria ma la cui capitale era sempre situata nel punto preciso ove era

situato un porto adeguato ma alla minore distanza possibile dalla madre patria

medesima.

Di Prof. Dott. Bracale Giovanni