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Inerari narran nel Parco Parco Regionale dei Gessi Bolognesi e Calanchi dell’Abbadessa con il contributo di:

Itinerari Narranti Parco

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parco gaibola

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  • Itinerarinarrantinel Parco

    Parco Regionale dei Gessi Bolognesie Calanchi dellAbbadessa

    con il contributo di:

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    La sua memoria inesauribile abbracciava con lo sguardo la citt, la valle del fiume e tutto il circondario; sapeva orientarsi dapper-tutto, conosceva strade e vie fluviali, paesi, villaggi, poderi, ricoveri accoglienti per la notte. Riflett intensamente e ide litinerario del prossimo viaggio. H.Hesse

    Lo scopo fondamentale di questo opuscolo di suggerire ad altri quanto abbiamo sfiorato, toccato, udito, provato.Non ci accontentiamo di emozionarci, ma nostro desiderio condividere quello che abbiamo scoperto.Itinerari narranti nel Parco rappresenta dunque un invito a ri-scoprire quelle emozioni che giacciono impolverate in noi, pro-muovendo una dimensione turistica conviviale e un rapporto con il territorio autentico e dinamico.

    Itinerari narranti nel Parco nasce dallesigenza che tutti abbia-mo di sfuggire, almeno per un giorno ai ritmi frenetici e caotici della nostra vita, per gustarci una passeggiata avvicinandoci alla natura. Percorriamo sentieri, pi o meno conosciuti, guardando non solo il paesaggio per il suo aspetto naturalistico, ma scoprendo-ne le tradizioni, le storie pi o meno fantastiche.Siamo convinti che la riscoperta di antiche storie e leggende del territorio in cui viviamo aumenti il senso di appartenenza ad esso e stimoli un incontro profondo tra l uomo e la natura.

    Itinerari

    GAIBOLA La Buca di Gaibola

    IDICE Lungo il torrente Idice

    SETTEFONTI Settefonti e dintorni

    SPIPOLA Intorno alla Dolina Sentiero natura

    ALBERI DEL PARCO Percorso tra gli alberi

    CARTINA CON I PERCORSI tuttiisentieriCAIsonocontrassegnatidasegnaviarosso-bianco,conindicatoilnumerodelsentiero

    Introduzione

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    Percorso:

    In auto e a piediDa Bologna superato labitato della Pulce e terminato il lungo rettilineo che fiancheggia Villa Salina, dopo una curva a sinistra, raggiungiamo la localit Farneto e i nostri occhi si aprono sulla collina incantata del Farneto, con in primo piano la sugge-stiva chiesa di San Lorenzo, mentre sullo sfondo appaiono i con-torni delle Doline di Gaibola e dellInferno.La chiesa di San Lorenzo del Farneto stata edificata nel 1733, mentre il campanile del 1500. Allinterno (chiedere al custode se chiusa) merita particolare attenzione la pregevole tela dalta-re, opera del 1600 di un artista della Scuola del Guido Reni, che rappresenta Ges crocifisso affiancato dai Santi Lorenzo e Lucia, racchiusa in una ricca cornice in legno. Sulla parete sinistra si nota il dipinto della Madonna della Cintura con Ges bambino.Al Farneto presente il Centro culturale Don Giulio Salmi luogo di accoglienza e di incontro fra generazioni ospita inizia-tive culturali, sociali, ricreative e formative.Nei campi antistanti il complesso parrocchiale e il Centro G.Salmi, si sta sviluppando il Parco di San Lorenzo.La localit Farneto prende nome da alberi di farnia, una variet di querce che popolavano le colline circostanti. Per ricordarne la presenza, stato messo a dimora un esemplare di farnia di 40 anni di et, alto 10 metri. Poco oltre, in via Jussi 171, si raggiunge il Centro Parco Casa Fantini, al cui interno sono a disposizio-ne dei visitatori allestimenti, attrezzature multimediali e mate-riale informativo sulle particolarit geologiche e naturalistiche del Parco. Un ideale anticipo alla visita speleologica della Grot-ta del Farneto.

    In autodalla localit Farneto, dopo circa 500 mt, oltrepassato il Centro Parco saliamo a sinistra per via dellEremo.Dopo circa 2 km, in prossimit di alcune ville, voltiamo a sinistra e parcheggiamo. Quindi a piedi ci inoltriamo per il sentiero CAI 806 - Dolina Gaibola.

    modalit Percorribileapiedidifficolt Facile;fareattenzionesugliaffioramentigessositempo circa4orelunghezza del percorso circa3kmstagione consigliata percorribileintuttelestagioni,

    consigliatoinprimaveraperlefioriture

    indirizzi utili B&BMurolungoViaJussi,121 localitFarneto-SanLazzarodiSavenaAziendaAgricolaLaColombarolaViaZena,231PianoroCooperativa Sociale Agriverde - Via del Seminario,1 - SanLazzarodiSavena

    cosa vedere Chiesa di San Lorenzo del Farneto Via Jussi,131 - Farneto San Lazzaro di Savena

    Dolina Gaibola Buca dellInferno Centro Parco Casa Fantini Grotta del Farneto (solo su prenotazione)

    collegamento alla citt, come raggiungere

    InautoolineaATC126finoalCentroParco-CasaFantini

    LaBucadiGaibolaPercorsogeologico-naturalistico

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    A piediDalla localit Farneto, dopo circa 500 mt, raggiunto il Centro Visita Casa Fantini, si parcheggia nellarea di sosta antistan-te e, oltrepassato il cancello, ci inoltriamo per il sentiero CAI 804 in salita, che si congiunge, successivamente, nel sentie-ro CAI 806 - Dolina Gaibola.Dopo una ripida salita in mezzo al bosco, arriviamo alla lo-calit Coralupi e quindi in via Gaibola.In primavera, ci accoglie una bella fioritura di primule, viole, ranuncoli gialli, scilla bifolia, bucaneve, dente di cane, ane-mone fior di stella, elleboro, corniolo ed possibile assapo-rare il piacere del silenzio e del contatto con la natura.Lungo il nostro cammino incontriamo la Buca di Ronzana (cartello informativo del Parco), un complesso di due cavit che mostrano chiari segni di scorrimento idrico.Sui costoni che chiudono la valle, percorriamo il crinale che separa la Dolina dellInferno a sinistra dalla Buca di Gaibola a destra, dove si sviluppa una rada boscaglia, interrotta a tratti da affioramenti gessosi, tra i quali compaiono rove-relle, perastri e ornielli. Sulla sinistra del sentiero, si apre un campo coltivato dai cui margini si pu godere di un sug-gestivo belvedere sulla citt. Lasciamo il sentiero, voltando a destra ( presente una catena e divieto di transito alle moto) e arriviamo alla localit nota come Casone di Gaibo-la, un edificio rurale in stato di abbandono, dove si trovano un bel cipresso, che segna il punto pi alto dellitinerario e un piccolo stagno ricco di vita vegetale e animale (tife, can-ne palustri e anfibi). Si apre davanti a noi la Buca di Gaibola (cartello informativo del Parco) con spettacolari affiora-menti gessosi e bolle di scollamento, che include la Grotta Novella, sede di un laboratorio per lo studio e monitoraggio dellambiente e degli organismi presenti.Le bolle di scollamento, sono rigonfiamenti determinati dal sollevamento degli strati pi superficiali dei cristalli di gesso. Tutte le pareti della Buca della Gaibola sono caratterizzate da un denso arbusteto e da un giovane bosco. Le acque che vi scorrono, confluiscono nel fondo della dolina e successi-vamente, dopo un lungo percorso sotterraneo, si riversano nel Torrente Idice.Proseguiamo, scendendo verso sinistra e costeggiamo un campo coltivato; quindi ci inseriamo nel sentiero CAI 817, che diventa poi asfaltato.Arriviamo a via dellEremo e giriamo a destra, fino al primo bivio. Se siamo saliti a piedi (sentiero CAI 804), partendo dal Centro Visita Casa Fantini, giriamo a destra (sentiero CAI 806), per ripercorrere il medesimo sentiero, in discesa.Se siamo arrivati in auto da via dellEremo, torniamo dove abbiamo parcheggiato.

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    Percorso:

    La prima parte del percorso, fino alla passerella pedonale-cicla-bile sul Torrente Idice, percorribile anche in auto.Il percorso comincia dallarea di sosta di via Pedagna, in pros-simit dellarea attrezzata, sotto una grande quercia, nei pressi del torrente. Percorriamo il ponte sul Torrente Idice e la strada che passa ai piedi della collinetta di Pizzocalvo (122 m slm) sulla cui som-mit si erge la chiesa di S. Maria Assunta, raggiungibile sia dalla strada asfaltata che anche tramite un sentiero alberato.Superato lincrocio tra via Fond e via Tomasella, proseguiamo a sinistra per via Montebello, lasciamo alla nostra destra Via Gaibola, che sale verso lomonima dolina (sentiero CAI 806) e ci inoltriamo per la strada sterrata fra campi coltivati e roverelle, costeggiando il Torrente Idice.Un cartello ci segnala che recenti scavi archeologici hanno por-tato alla luce una villa romana.A 1400 m dallinizio del percorso, da un alto argine sul torren-te, possiamo osservare un tratto particolarmente spettacolare dellalveo fluviale, costituito da rocce di gesso levigate dallo scorrere dellacqua.La strada prosegue ai piedi di alte pareti rocciose in parte coper-te di vegetazione, con evidenti formazioni in gesso e cespugli di ginestre.Sul lato sinistro della strada, un cartello segnala un innovativo intervento realizzato nellambito del Progetto Pellegrino Life Na-tura 98 finalizzato al ripristino della continuit fluviale prima in-terrotta dalla briglia, tramite una rampa che permette ai pesci di risalire il fiume. Poco dopo giungiamo alla passerella pedonale-ciclabile (sentiero CAI 801D) che attraversa il torrente Idice.A questo punto termina la parte del percorso che possiamo compiere in auto; proseguiamo a piedi o in bicicletta. (via Mon-tebello prosegue verso Mercatale, sentiero CAI 817 contrasse-

    LungoilTorrenteIdicePercorsogeologico-naturalistico

    modalit Percorribile parzialmente in auto, consigliato a piedi o inbicicletta

    difficolt faciletempo circa4hapiedilunghezza del percorso circa5kmstagione consigliata percorribileintuttelestagioni

    cosa vedere affioramentigessosi chiesaS.MariaAssuntaaPizzocalvo OasidelMolinoGrande,gestitadalW.W.FdiSanLazzaro Cartelliinformativipercorsogeologicoda mare a mare CartelloinformativoProgettoPellegrinoLifeNatura98 ParticolarefaunadellazonaumidaaCadeMandorli AreaarcheologicadiepocaromanainviaMontebello

    collegamento alla citt, come raggiungere

    InautodaSanLazzaro

    indirizzi utili: B&B fattorie didattiche ristoro

    PodereMaletoCentroIppico,ViaMontebello,34SanLazzarodiSavenaCircoloCadeMandorliViaIdice,24SanLazzarodiSavena

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    gnato Castel de Britti, mentre sulla destra a fianco di una recinzione, inizia il sentiero CAI 817, che in salita conduce alla Buca di Gaibola).Superiamo la passerella e proseguiamo a sinistra sulla sponda destra orografica del torrente (sentie-ro CAI 801). Da questo punto possiamo godere di una vista suggestiva sul corso dacqua e si possono facilmente osservare esemplari di airone cenerino.Il sentiero costeggia il torrente e diversi cartelli (Itinerario geologico da mare a mare) offrono spiegazioni circa la successione di strati geologici scolpiti nel tempo dallopera di scavo del torrente.Giunti a C dei Mandorli, ammiriamo come una ex cava di ghiaia sia stata recuperata, dando origine a zone umide che offrono rifugio a molte specie di fauna.Proseguendo, troviamo un sentiero delimitato da staccionate, che termina nellarea attrezzata ac-canto al ponte sul torrente Idice, in Via Pedagna, da cui aveva avuto inizio il nostro percorso.

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    Percorso:

    Da Bologna seguiamo la via Emilia Levante direzione di Imola. Dopo Ozzano seguiamo le indicazioni per Settefonti e percor-riamo via dei Billi e via Tolara di Sopra, strada il cui tracciato esisteva gi in epoca Medievale, probabilmente un ramo della mitica Flaminia Minor.Passiamo davanti alla Facolt Universitaria di Medicina Veterina-ria, allinterno della quale un museo ospita pi di 4.300 prepara-ti, disegni a colori, modelli in gesso, creta e cera, che riproduco-no fedelmente reperti patologici ed anatomici. Proseguiamo per via Tolara e sulla sinistra notiamo un viale di pini domestici che porta al Palazzo del Collegio di Spagna o del Conte Bianchetti. La costruzione del XVI secolo si sviluppa su tre piani e presenta una facciata maestosa ed aristocratica.Dopo circa 4 km, sulla destra visibile il Palazzo Guidalotti di sotto, una corte fortificata del XVI secolo, dove sono presenti grandi esemplari di quercia.A sinistra si dirama via delle Armi, dove si trova la suggestiva Fontana delle Armi, di probabili origini romane. Si pu quindi raggiungere in breve il borgo medioevale di San Pietro, con la bella torre e uno scavo archeologico nel quale sono state rico-struite case medioevali. Ritornati su via Tolara di Sopra incon-triamo sulla sinistra una parete di sabbia gialla dove in estate nidificano i gruccioni, piccoli e variopinti uccelli.Dopo circa 5 km, troviamo Villa Favorita o Palazzo Guidalotti di Sopra un fabbricato del XVI secolo.

    Sulla destra, i ruderi della Pieve di Pastino, 284 m slm., in splen-dida posizione panoramica sulla pianura. Si dice che la Pieve sia stata eretta sopra un preesistente tempio pagano eretto in ono-re del dio degli armenti e della pastorizia - Pan o Pastus o Paste-nus, ma non si trovata documentazione certa. tuttavia noto che nel 1077 la chiesa era gi pieve ed era chiamata S. Johannis

    modalit Percorribileapiedi,inauto,inbiciclettadifficolt facile

    tempo DaOzzanoinautocirca45minuti

    Inbicicirca2orelunghezza del percorso Km.17daOzzano(ViaTolara)eritorno(ViaS.Cristoforo)stagione consigliata percorribileintuttelestagionicosa vedere PalazzodelCollegiodiSpagnaodelConteBianchetti

    ViadelleArmiFontanadelleArmiBorgodiSanPietroPievediPastinoAgriturismoDulcamara(punto panoramico)CentrovisitadelParcoVillaTorreCampanilediSettefontiVia del Pilastrino, Calanchi dellAbbadessa ( punto panoramico)OratorioSantaMariadelleGrazie-CiagnanoRuderidelcimiterodellaChiesaS.DonatodiCiagnanoMuseodiVeterinaria

    leggende BeataLuciadaSetteFonticollegamento alla citt, come raggiungere

    DaBolognaseguirelaViaEmiliaLevantedirezioneImola;adOzzanoseguireleindicazioniperSettefonti(ViadeiBillieViaTolaradiSopra)

    indirizzi utili: B&B fattorie didattiche ristoro

    BentivoglioSocietAgricola-Caseificioproduzionelattedi bufala (chiuso la domenica) Via Tolara di Sopra,73OzzanoAgriturismoDulcamaraViaTolaradiSopra,78SettefontiOzzanoB&BCalanchiViadelPilastrino,7SettefontiOzzanoAziendaAgricola - trattoria LaPalazzinaViaBianchina,1CiagnanoOzzanoOsteriaSanPietro-S.PietrodiOzzano

    SettefontiedintorniPercorsostorico-naturalistico

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    in Toraciano; lattuale denominazione risale al 1189. Da notare alcuni grossi conci di gesso presenti allinterno delle murature.Dopo un breve strappo in salita, sulla destra incontriamo lAgri-turismo Dulcamara e poco pi avanti a sinistra il Centro Visita del Parco Villa Torre, allinterno del complesso di Ca la Tor-re, di epoca tardo medievale, con annessa cappella gentilizia intitolata a S. Luigi Gonzaga, che rimasto intatto nonostante i bombardamenti particolarmente cruenti dellultima guerra. Il palazzo noto anche come Torre dei Fava o dei Viaggi. Nel po-dere C la Torre, all interno di uno stagno, si trova una fontana di origine romana ora completamente sommersa dallacqua. La Villa stata ristrutturata dal Parco nel 2005 per adibirla a Centro Visita dellArea Protetta.La struttura ospita anche il percorso museale Da Mare a Mare dedicato alla geologia del territorio del Parco e un aula attrez-zata per attivit di Educazione Ambientale.Nel 2009 stata ristrutturata la Foresteria, attrezzata con una sala convegni, cucina e 16 stanze per un totale di 32 posti letto, disponibile per soggiorni.Proseguiamo per via Tolara di Sopra e raggiungiamo larea di sosta di Settefonti. Dallarea di sosta, attraverso un sentiero al-berato (quercia, robinia, ailanto e cespugli di nocciolo, corniolo e biancospino), saliamo ai ruderi della seicentesca chiesa di San-ta Maria Assunta. Nel XII secolo esisteva un castello, il Castrum Septem Fontium, eretto per sfruttare la posizione strategica,

    abbandonato e demolito nel corso del XV secolo, del quale sono rimasti parte dei ruderi dellantico muro di cinta.Il toponimo Settefonti fa riferimento a sette leggendarie fon-tane che scaturivano nelle vicinanze, ormai quasi tutte can-cellate dalle erosioni e dalle frane. Il colle caratterizzato da un affioramento di arenaria pliocenica.Il campanile stato restaurato dal Parco nel 2001; da notare, ai quattro angoli del pavimento della chiesa (quasi total-mente distrutta dai bombardamenti del 1944) le testate d Angolo (v. La pietra scartata dai costruttori divenuta testata dangolo (Sal 117[118],22)) di selenite (gesso) e nella parte centrale della navata una pietra quadrata di arenaria con un foro centrale.In prossimit del campanile sono stati collocati alcuni pan-nelli informativi e didattici relativi alla storia e alla biodiver-sit del luogo.Tornando verso Villa Torre, voltiamo a sinistra per via del Pila-strino, strada sterrata e sentiero CAI 801. Un pilastrino indica che nei dintorni sorgeva lantico Monastero Camaldolese di Santa Cristina, risalente al 1099.Pi avanti si raggiunge larea di sosta via del Pilastrino, un bellissimo punto panoramico da cui si possono ammirare a sud le cime del Monte delle Formiche, il Corno alle Scale e il Monte Cimone e a nord gli spettacolari calanchi e il Passo dellAbbadessa (si passa dalla zona B - protezione generale

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    alla zona A - protezione integrale del Parco). Nelle limpide gior-nate invernali non raro scorgere allorizzonte le cime innevate dellarco alpino.Proseguiamo fino allincrocio con via Bianchina, oltrepassato il quale si raggiunge la localit Ciagnano; su strada asfaltata si ar-riva al piccolo Oratorio della Madonna delle Grazie.Questo oratorio venne fatto costruire nel 1677 a seguito di una prodigiosa apparizione della Madonna, che sarebbe avvenuta nelle vicinanze di un pero. Oggi a testimonianza dellevento, sono esposti allinterno delloratorio limmagine sacra e un tron-chetto dellalbero.Da qui torniamo indietro verso Ciagnano e, imboccando a sini-stra la strada asfaltata, incontriamo i resti di un piccolo cimite-ro di fronte al quale, sulla cima di un poggio, sorgeva la Chiesa Parrocchiale di Ciagnano, definitivamente distrutta durante la seconda guerra mondiale. Scendiamo quindi verso Ozzano, percorrendo via del Poggio, strada stretta e ombreggiata durante lestate, fino allincrocio con via San Cristoforo. Svoltando a sinistra, dopo aver percor-so da Ciagnano circa 3 km, incontriamo a destra il podere Ca Bassa e arriviamo in breve ad Ozzano, dove si conclude il nostro percorso.

    La leggenda della Beata Lucia da Sette Fonti

    Il monastero femminile di S. Cristina di Settefonti o di Pstino fu fondato dopo il 1097 da Cunizza Badessa del cenobio camaldolese di S. Pietro in Luco, nel Mugello orientale. Il monastero bolognese ricevette numerose donazioni di terre da privati devoti, e presto divent ricco e potente. Tuttavia linsicurezza delle campagne e la franosit del terreno, costrinsero le monache di insediarsi a Bologna e nel 1245 vi si trasferirono, nella contrada della Fondazza. Oggi a ricordo del monastero, ormai scomparso, rimane un pilastrino fatto porre dal nobile bolognese Paolo Fava nel 1679 per ricordare il luogo dove il suo avo Diatagora fu salvato dalla beata Lucia. Questa iscrizione, restaurata nel 1922, si riferisce alla leggenda secondo la quale un nobile giovane, innamoratosi della monaca Lucia, si rec a combattere in Terrasanta nella terza crociata, per dimenticare la giovane religiosa. Fatto prigioniero degli infedeli, una notte sogn che Lucia lo liberava dalle catene e lo trasportava su quel calanco nei pressi del monastero, che tante volte il cavaliere aveva percorso per recarsi a visitare la donna amata. Svegliatosi, si ritrov i ceppi aperti ai piedi, miracolosamente libero nei pressi di Settefonti. Recatosi al monastero, vide solo la tomba di Lucia, morta durante la sua lontananza.

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    LaDolinadellaSpipolaintorno alla DolinaPercorsogeologico-naturalistico

    Percorso in auto:

    vi sono due alternativeda Bologna : percorriamo via Toscana e arriviamo a Rasti-gnano; dopo il cartello segnaletico di inizio localit voltiamo a sinistra, in salita, per via Monte Calvo. Dopo alcune curve raggiungiamo un incrocio, giriamo a sinistra per via Madonna dei Boschi e parcheggiamo nellarea di sosta.

    da San Lazzaro di Savena : percorriamo via Bellaria e di fronte al Parco della Resistenza (Circolo Arci) ci immettiamo in via Croara. Proseguiamo tenendo sulla sinistra la chiesa di Santa Cecilia, voltiamo a destra per via Madonna dei Boschi e raggiungiamo, allincrocio con via Buozzi, larea di sosta dove parcheggiamo.

    Descrizione:La Dolina della Spipola unarea carsica, fra le pi estese in Eu-ropa. Litinerario proposto consente di percorrerne tutta la cir-conferenza toccando numerose localit di interesse sia storico che naturalistico.Dal parcheggio di Madonna dei Boschi, dal quale possiamo am-mirare uno splendido panorama della citt di Bologna, parte un sentiero che costeggia le abitazioni fino ad arrivare ad uno dei pi antichi fronti di cava della zona, la Palestrina, probabilmente di epoca romana, cos chiamata in quanto utilizzata come pale-stra di roccia per arrampicata.Osservando la parete di cristalli di gesso, si comprende come possa essere stato imponente nel tempo il fenomeno di deposi-zione e sedimentazione dei sali.Proseguiamo verso il Buco delle Candele, il cui nome prende origine dagli effetti provocati sul gesso dall erosione verticale; Le acque, che vengono assorbite in questo inghiottitoio, ali-mentano il sistema Spipola-Acquafredda.Proseguiamo, quindi, verso la localit Palazza dove, di fronte a due antichi edifici rurali, si trovano una fontanella e alcuni pan-nelli informativi. Dalla Palazza seguiamo a destra la strada asfal-tata fiancheggiata da un filare di cipressi, che in breve diventa

    modalit Percorribileapiedidifficolt Facile

    tempo Circa2,30ore

    lunghezza del percorso Km4stagione consigliata percorribileintuttelestagioni

    cosa vedere AltopianodiMiserazzano BucodelleCandele Palestrina OratoriodiMadonnadeiBoschi ChiesaeconventodiS.CeciliaallaCroara ValleciecadellAcquafredda ExCavaFilo

    collegamento alla citt, come raggiungere

    Auto,daSanLazzarooRastignanoAreadisostaattrezzataMadonnadeiBoschi(parcheggioauto,giochiperbambini,fontanella,cartelliinformatividelparco,cestini,tettoiaepanchine)

    indirizzi utili AziendaAgricolaBonazzaViadelPozzo,2SanLazzarodiSavena(Bo)TrattoriaCroaraViaS.Ruffillo25Croara(Bo)

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    sterrata. Dopo la prima casa che incontriamo, saliamo a destra per un sentiero tra cespugli e seguiamo lindicazione sentiero CAI 802, Il Monte Castello, che confluisce nella strada asfaltata di via Madonna dei Boschi. La percorriamo per un breve tratto, poi lattraversiamo e ci inoltriamo per il sentiero a sinistra.Da questo sentiero, volendo, con una piccola deviazione a de-stra (non segnalata) possiamo raggiungere la ex-Cava Filo, fron-te di cava nel quale il gesso veniva tagliato con il filo elicoidale, senza utilizzo di esplosivi. Nel corso dei lavori stato tagliato verticalmente un inghiottitoio e al suo interno sono stati ritro-vati reperti fossili (tra cui uno scheletro di bisonte) risalenti a 25.000 anni fa, ora esposti nel Museo della Preistoria Luigi Do-nini di San Lazzaro.Dalla cava ritorniamo sul sentiero lasciato precedentemente e proseguiamo fino ad arrivare ad un punto panoramico dal qua-le possiamo ammirare Monte Calvo e il Rio Acquafredda, che scompare sotto il monte Croara.Proseguiamo in direzione Madonna dei Boschi, dove trovia-mo un piccolo oratorio del XVII secolo, restaurato nel 2001. Un esemplare di quercia secolare delimita il suggestivo sagrato.Al suo interno presente un affresco di buona qualit, attribu-ibile ad un maestro del manierismo bolognese, della seconda met del XVI secolo. Il nostro percorso si sta per concludere: arriviamo in via Madon-na dei Boschi, proseguiamo per la Palestrina e riprendiamo a sinistra il sentiero che abbiamo percorso allandata, fino al par-cheggio.

    La commovente storia tramandata dai vecchi abi-tanti della Croara, legata alla chiesetta di Madonna dei Boschi, ricavata da una poesia di Enrico Pan-zacchi intitolata la Leggenda.Si dice che loratorio gi esistesse nel periodo delle crociate, arricchito da doni preziosi ed ex-voto por-tati dai pellegrini che vi si recavano per domandare grazie o per averne ricevute.Un eremita, fuggito dalla vita mondana, viveva in una vicina grotta, luogo adatto per pregare e medi-tare nel raccoglimento di un luogo naturale isolato.Leremita era stato chiamato Prete Santo, dalla gen-te della Croara, e vestiva miseri stracci e viveva di bacche, radici, frutti selvatici e carit.Il vecchio eremita, durante una notte tormentata, ebbe un incubo atroce; vide il figlio di suo fratello, partito crociato per la Terra Santa che era prigio-niero dei mussulmani, e che sarebbe stato ucciso se non fosse pagato un oneroso riscatto. Per prendere ispirazione dalla luce del sole nascente, il Prete Santo usc dalla sua grotta allalba. Il Prete si sentiva privo di idee, quasi una botte asciutta. Una voce interna,

    quasi folgorante lo ispir ad entrare nella chiesetta dove port via dalla statua della madonna tutto il tesoro, che gli poteva servire come riscatto, per la prigionia del nipote.Non pass molto tempo, che fu scoperto il furto, con-siderato come un sacrilegio.Fu accusato leremita, e giudicato. Quando gi pen-deva sulla sua testa la scure, tra la folla si fece largo una bellissima signora di bianco vestita, contornata da raggi di luce.Tutti lascoltarono: Rub perch io lo indussi a far-lo!.La folla presente, liber subito leremita, il quale non ebbe pace e cominci a mendicare a Bologna, per reintegrare il Tesoro della Vergine.Si narra che un tempo, nei pomeriggi estivi, quando la calura rendeva tremolanti le sagome degli alberi e dei cespugli, intorno al sagrato delloratorio, si udiva il suono del campanello del Prete Santo, che con il capo chino precedeva la Madonna dei Boschi in una sorta di mini processione diretta allinterno della chiesetta.

    La leggenda della Madonna dei Boschi

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    Percorso:Raggiunta in auto o con lautobus n. 11/b la localit Ponticella percorriamo via San Ruffillo, teniamo la destra per via del Colle e quindi saliamo per via Benassi.La ripida salita di via Benassi conduce dopo circa 2 km, alla loca-lit Palazza, che comprende una piccola area parcheggio con fontanella e pannelli informativi e la cartina del Sentiero Natura dei Gessi della Croara.Da questo punto si pu ammirare una suggestiva sequenza di cipressi che corona il bordo della dolina.Il Sentiero natura permette di scoprire uno dei luoghi pi affa-scinanti del Parco allinterno della Dolina della Spipola e dellal-topiano di Miserazzano. La Dolina della Spipola un area carsica gessosa tra le maggiori dEuropa. Percorrendo il sentiero si incontrano 11 stazioni, se-gnalate da una freccia bianca su fondo verde. Partiamo dalla localit Palazza, (stazione n.1) scendiamo per la strada sterrata subito a destra e dopo pochi metri imbocchiamo il sentiero a sinistra.Procediamo su affioramenti gessosi, fino a che a destra trovia-mo una ripida gradinata che scende nel bosco e che ci permette di raggiungere la stazione n.2, la Buca del Calzolaio, ingresso naturale della grotta della Spipola, ora non pi utilizzato. Facciamo qualche gradino ancora e raggiungiamo la stazione n.3, lingresso della Grotta della Spipola, la quale collegata ad altre cavit maggiori che formano un reticolo di gallerie per-corribili per oltre 10 km. La grotta, scoperta nel 1932 da Luigi Fantini, si pu visitare solo con guida, previa prenotazione, rivolgendosi agli uffici del Parco o consultando il sito www.parcogessibolognesi.it. Allinterno si osservano le diverse morfologie che caratterizzano le cavit nei gessi (mammelloni, colate alabastrine, soffitti con canali di vol-ta). La grotta ospita una fauna che comprende diverse specie di chirotteri e invertebrati.Al suo interno si rileva una temperatura media di circa 10-12 e lumidit pressoch costante al 90%. Nel bosco antistante, a causa del fenomeno dellinversione termica riscontrabile nel-

    modalit Percorribileapiedi

    difficolt Facile

    tempo Circa3ore

    lunghezza del percorso Km6circastagione consigliata percorribileintuttelestagioni

    cosa vedere AltopianodiMiserazzano DolinadellaSpipola

    leggende CavalierediMiserazzanocollegamento alla citt, come raggiungere

    AutoBusurbanoATC11B

    LaDolinadellaSpipolasentiero natura Gessi della CroaraPercorsogeologico-naturalisticoaiconfinidiunaZonaA-protezioneintegrale

    la dolina, sono presenti alcune piante che si trovano generalmente a quote pi ele-vate come isopiro, mercorella canina, e il rarissimo giglio martagone. Proseguendo per il sentiero giungiamo alla stazione n.4, Buco delle Lumache, nascosto al margine del bosco, inghiottitoio con erosioni a can-dela, idrologicamente connesso al sistema Spipola-Acquafredda.Proseguendo, incontriamo la stazione n.5, Bosco Fresco, allinterno del quale grazie alla presenza di terreno fertile e di elevata umidit, prevalgono specie quali pungi-topo, nocciolo, orniello, acero campestre mentre, in primavera, si possono ammirare le meravigliose fioriture di scilla e dente di cane. Continuiamo il sentiero e raggiungia-mo la stazione n.6, Affioramenti in ombra, dove notiamo pareti di gesso umide e fre-sche caratterizzate da un particolare micro-clima che favorisce la crescita di muschi, fel-ci, borracina cinerea, di erba di San Giovan-ni dal colore giallo oro. Inoltre si scorgono gli strigoli, dai fiori con calice tipicamente rigonfio e venato, da cui sporgono i peta-li bianchi. Raggiungiamo la stazione n.7: il Bosco a roverella, presente nei versanti caldi e asciutti. Fra gli arbusti compaiono due sempreverdi tipici della macchia medi-terranea come la fillirea e lalaterno.Alla stazione n.8: Affioramenti assolati, la

    copertura vegetale povera e discontinua, in quanto le piante si sono adattate alla aridit dellambiente. Risalendo il pendio gessoso si raggiunge la stazione n.9, Alto-piano di Miserazzano. Larea presenta una sequenza di piccole doline e dossi gessosi, punteggiata da lembi di bosco a roverella. Nella storica e grande villa, che si trova nel-la parte pi alta, sono presenti esemplari di flora caratteristica del clima mediterraneo: ulivo e fico dindia nano. Raggiungiamo, attraverso un sentiero ghiaiato, il cartello della stazione n.10, Buco dei Vinchi. Da qui parte un sentiero pavimentato in legno, percorribile anche da persone diversamen-te abili, dotato di piccole aree di sosta e pannelli informativi in Braille, che arriva fino allinghiottitoio del Buco dei Vinchi. Sulle rocce, allingresso della grotta, appare una colorazione verde, generata da alcune alghe, unica forma vegetale in grado di so-pravvivere nella quasi totale oscurit.Nelle vicinanze del Buco dei Vinchi pre-sente la stazione n.11: Prati e Siepi. Le siepi sono rappresentate da biancospi-no, prugnolo, rosa selvatica e ligustro, ossia le tipiche formazioni vegetali di transizio-ne tra le macchie boscate e i prati, dove i terreni sono pi fertili e pianeggianti. Nei prati sono presenti alcune piante bulbose o rizomatose. In primavera fiorisce lAne-

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    mone fior di stella, pianta velenosa, dai fiori rosa-violetti e laglio roseo e maggiore e in autunno il colchico portoghese.Dallaltopiano di Miserazzano, proseguiamo a destra seguendo le indicazioni del sentiero CAI 817. Dopo aver attraversato un boschetto con al-beri di carpino, incontriamo un campo dove nascono spontanee piante di felci, vescicaria e piantaggine. Camminando sugli affiora-menti, dove sono presenti molte ginestre, ar-rivano profumi di alcune piante aromatiche come elicriso, timo serpillo e menta.Inoltre colonizzano la nuda roccia i licheni, composti da due organismi (alga e fungo) e la borracine (appartenente al genere Sedum), che vegetano su un sottilissimo velo di sfat-ticcio, sfruttando i cuscinetti di muschio.Seguendo le indicazioni CAI attraversiamo un boschetto, dove si possono udire fagiani

    e upupe e, con un po di fortuna, avvistare ca-prioli. Costeggiamo quindi in frutteto e giun-giamo ad una strada sterrata che percorria-mo verso destra, fino ad incontrare un sen-tiero che scende sulla sinistra inoltrandosi di nuovo nel bosco, tra grandi massi gessosi. I colori nel periodo primaverile sono innume-revoli: spiccano i fiori azzurri di damigella e lilla di cicerchia.Percorriamo un fitto bosco di rovi, corniolo, sorbo, asparagina, biancospino al cui interno si intravedono affioramenti gessosi. In prima-vera si notano le fioriture di pervinche.Arrivati, infine, presso alcune abitazioni, ol-trepassiamo una cancellata grigia e la loca-lit denominata Siberia; raggiungiamo Pon-ticella, percorriamo via Spipola, via Benassi e quindi via Edera dove termina il nostro percorso.

    Si racconta che nellanno mille, viveva sullaltopiano Carsico della Croara un nobile cavaliere di nome Azzano. Era noto per il suo coraggio in battaglia e la forza delle sue braccia, in tutta la contrada. Il valoroso cavaliere indossava pesantissimi scudi e spadoni di acciaio forgiati.Azzano aveva partecipato ad una rischiosa impresa guerresca, guadagnandosi la stima del Conte di Bologna; ci suscit lammirazione di molte dame, ma linvidia dei cavalieri che servivano limperatore. La fama di invincibilit del cavaliere Azzano dest un forte spirito di competizione.Da Bologna e dalle altre citt situate sulla via Emilia, giunsero ben sette cavalieri per sfidare Azzano, ma tutti dovettero conoscere lumiliazione e dovettero mordere la polvere sotto i colpi vigorosi della spada di Azzano, che lanciava nellaria come unelica.Un giorno giunse nei pressi del castello di Azzano, un giovane proveniente da sud che aveva armi leggere e muscoli poderosi.Nelle vicinanze del ponte levatoio, il giovane sulla sua giumenta bianca, chiam ad alta voce Azzano, perch voleva sfidarlo.

    Azzano, indoss velocemente larmatura e si precipit nel cortile del castello con la spada sguainata, mont su un cavallo baio, e si precipit contro lo sfidante.Si racconta che tutta la valle del Savena rimbomb e per tre giorni per gli echi dello scontro.Ma il terzo giorno Azzano croll dalla sella, perch colpito dallavversario con violenza, che lo salut con un sorriso e scomparve dietro una collina.Azzano, mortificato nello spirito e nel corpo, non sapeva darsi pace per la sconfitta.Chi laveva apprezzato per le sue doti d invincibile guerriero, lo abbandon al suo destino.Il cavaliere Azzano, schivo e depresso, cominci ad errare per lAltopiano della Croara. Un giorno, dopo una lunga folle rincorsa, a cavallo si lanci a capofitto dallalto di una rupe che si affacciava sulla valle del Savena.Il suo grido di autocommiserazione, pronunciato in latino, fu misere Azzane.La tradizione vuole che, da quel grido disperato, trasse il nome la localit Miserazzano, in posizione dominante ai margini della dolina della Spipola.

    La leggenda del povero Azzano

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    TraglialberidelParcoPercorsonaturalistico

    modalit Percorribileinauto,inbiciclettaoapiedidifficolt, tempo e lunghezza Dipende dal mezzo utilizzato e dal percorso

    scelto

    stagione consigliata consigliabile in primavera e autunno perosservarelatavolozzadicolorichelanaturacioffre

    cosa vedere chiese,edicole,villeealtriedificistoriciAbbiamo individuato, allinterno del Parco, alcuni alberi che ci sem-brano interessanti per let, la dimensione e perch si trovano in luoghi di particolare rilievo storico o naturalistico.

    Vi sono particolari esemplari di querce che troviamo isolati o nei boschi. Esistono diverse specie: tra quelle a foglia caduca troviamo la Farnia, con le ghiande appese ad un peduncolo, la Rovere con le ghiande sessili (senza peduncolo), il Cerro con le ghiande protette da una cupola frangiata e la Roverella con le foglie tomentose (rico-perte da una sottile peluria) nella lamina inferiore. Il Leccio invece una quercia sempreverde, tipica dei climi temperati, la cui ghianda di color marrone allungata e la foglia coriacea.

    Presso Villa Salina troviamo un solitario esemplare di albero di ca-stagno, insolito sia perch generalmente queste piante si trovano allinterno di vasti castagneti, sia perch questa specie tipica di altitudini maggiori.

    Lolmo assume nel periodo primaverile una tonalit rosata e suc-cessivamente si copre di piccoli frutti (samare) quasi tondi i quali, distaccandosi quando sono maturi, volano via portati dal vento. Lolmo, insieme al gelso e al pioppo, tra gli alberi che pi caratte-rizzavano il paesaggio agrario padano.

    Lulivo presente nel Parco con alcuni esemplari secolari chespesso sono ubicati presso i giardini di ville private.

    Il cipresso, con le foglie lievemente profumate, i cui frutti (coccole) sono arrotondati a forma di uovo, conferisce al paesaggio del Parco una caratteristica fisionomia dal sapore mediterraneo.

    Il gelso bianco originario della Cina, produce frutti simili a more di colore bianco ed stato importato per nutrire con le foglie ibachi da seta. Tutti gli anni veniva regolarmente potato per accre-scere lo sviluppo di rami e foglie. Una legge del 1930 impediva lab-battimento di tale albero.

    Il giuggiolo originario della Siria, dove viene coltivato da oltre 4000 anni. In Italia venne importato dai Romani, ma oggi viene considerato un albero dimenticato anche per il suo scarso rendi-mento.

    Il pino domestico, una specie tipica del clima mediterraneo, che produce i pinoli, caratte-ristico per la chioma espansa ad ombrello.

    Riportiamo alcune indicazioni per raggiun-gere i singoli alberi, individuati sulla carti-na:

    A CIPreSSO, (Cupressus sempervirens), loc. PalazzaDa Bologna o da San Lazzaro raggiungiamo la localit Ponticella, quindi percorriamo via San Ruffillo, teniamo la destra per via del Col-le e giriamo a sinistra per via Benassi, in ripi-da salita. Prima di arrivare alla localit Palazza, incontriamo il maestoso cipresso, al quale fa da sfondo la citt di Bologna.

    B rOVereLLA, (Quercus pubescens), loc. Madonna dei Bo-schi

    Da Bologna percorriamo via Toscana e arriviamo a Rastignano; dopo il cartello di inizio localit voltiamo in salita a si-nistra per via Monte Calvo, dopo alcune curve raggiungiamo lincrocio via Buoz-zi-via Montecalvo e giriamo a sinistra per via Madonna dei Boschi, parcheggiando nellarea di sosta che troviamo subito sulla sinistra.Da San Lazzaro di Savena percorriamo via Bellaria; di fronte al parco della Resi-stenza (circolo ARCI) imbocchiamo via Croara e quindi, oltrepassata la Chiesa di santa Cecilia, prendiamo a destra per via Madonna dei Boschi. Passiamo da-

    vanti alla ex cava a filo e parcheggiamo nellarea di sosta sulla destra, poco prima dellincrocio con via Buozzi.

    Dallarea di sosta seguiamo a piedi un sentie-ro che conduce alla Palestrina, quindi, attra-versata la strada, imbocchiamo il sentiero nel bosco che conduce allOratorio di Madonnadei Boschi , risalente al XVI secolo, situato proprio di fronte alla maestosa quercia.

    C CIPreSSI, (Cupressus sempervirens),loc. Monte Calvo. Da San Lazzaro di Savena percorriamo via Bellaria e di fronte al parco della Resisten-za imbocchiamo via Croara. Oltrepassata la chiesa della Croara, proseguiamo sempre dritto per la chiesa di San Giovanni Battista a Montecalvo, preceduta da un bel viale di cipressi.

    D ULIVI, (Olea europaea), loc. Monte CalvoDa San Lazzaro di Savena percorriamo via Bellaria e di fronte al parco della Resistenza imbocchiamo via Croara.Oltrepassata la chiesa della Croara, prose-guiamo sempre dritto per la chiesa di San Giovanni Battista a Montecalvo. Per vedere gli ulivi, parcheggiata lauto, per-corriamo, sulla destra del viale di cipressi, la sterrata in leggera discesa che, seguendo le indicazioni per il sentiero CAI 817, conduce nei pressi di una baracca di lamiera.Voltando a destra arriviamo nel cortile di una casa colonica (propriet privata, occorre chie-dere il permesso di passare), lo attraversiamo imboccando poi il sentiero in discesa che

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    n QUerCIA, (Quercus pubescens), TorrenteCentonaraDa Bologna seguiamo la via Emilia Levante in direzione Imola. Dopo Ozzano seguiamo le in-dicazioni per Settefonti, percorriamo via dei Billi, via Pertini e la sterrata che costeggia il Torrente Centonara (dietro la facolt di Medicina e Veteri-naria) dove, nei pressi di unabitazione rurale,si trova una quercia monumentale.

    O PInI; (Pinus pinea), Palazzo di Spagna.Da Bologna seguiamo la via Emilia Levante in direzione Imola. Dopo Ozzano seguiamo le indi-cazioni per Settefonti e percorriamo via dei Billi e via Tolara di Sopra; a met di un rettilineo incon-triamo sulla sinistra il viale alberato di pini che conduce al Palazzo.

    P QUerCe, (Quercus pubescens), PalazzoGuidalotti di sotto.Da Bologna seguiamo la via Emilia Levante in direzione Imola. Dopo Ozzano seguiamo le indi-cazioni per Settefonti e percorriamo via dei Billi e via Tolara di Sopra; in prossimit di una curva si innalzano sulla destra le querce del Palazzo Gui-dalotti di sotto.

    Q LeCCIO, (Quercus ilex), S.AndreaDa Bologna seguiamo la via Emilia Levante in direzione Imola. Dopo Ozzano seguiamo le indi-cazioni per Settefonti e percorriamo via dei Billi e via Tolara di Sopra, fino a raggiungere lincrocio con via Del Florio,dove giriamo a destra e quindi a sinistra seguendo le indicazioni per S. Andrea. Parcheggiata lauto, proseguiamo prima per stra-da ghiaiata, poi per il sentiero, dove dopo poco, sulla destra, troviamo un maestoso esemplare di leccio.

    r MAnDOrLI, (Prunus Dulcis), Dulcamara loc. Settefonti Da Bologna seguiamo la Via Emilia Levante in direzione Imola. Dopo Ozzano seguiamo le indi-cazioni per Settefonti e percorriamo via dei Billi e via Tolara di Sopra, fino a raggiungere la localit Settefonti e lindicazione, sulla destra, dellAgri-turismo Dulcamara.

    Oltrepassato ledificio principale si trova il viale di mandorli, che conduce ad una piccola collina, da dove si pu ammirare uno splendido panorama.

    S QUerCIA, (Quercus pubescens), Villa Torre loc. Settefonti

    T GeLSO BIAnCO, (Morus alba), Villa Torre loc. Settefonti

    U GIUGGIOLO, (Zizyphus vulgaris), Villa Torre loc. SettefontiDa Bologna seguiamo la via Emilia Levante in direzione Imola. Dopo Ozzano seguiamo le indi-cazioni per Settefonti e percorriamo via dei Billi e via Tolara di Sopra, fino a raggiungere la loca-lit Settefonti e le indicazioni, sulla sinistra, per il Centro Visita del Parco - Villa Torre.Parcheggiata lauto si prosegue a piedi e, sul bor-do del piazzale, ci troviamo di fronte limponente quercia secolare; il gelso e il giuggiolo si trovano invece rispettivamente dietro e davanti allentra-ta principale della Villa.

    ci conduce su un piccolo terrazzamento, dove sono presenti diversi esemplari di ulivi secolari.

    e QUerCIA, (Quercus pubescens), GiardinoVilla San Camillo. facilmente raggiungibile da San Lazzaro, in localit Mura S.Carlo. Nel giardino osserviamo anche esemplari di cedro, bagolaro, pino Hima-layano.

    F CASTAGnO, (Castanea sativa), Villa SalinaDa San Lazzaro seguiamo le indicazioni per il Centro Parco Casa Fantini, percorrendo via Jus-si in direzione Farneto. Villa Salina, ora casa di riposo per anziani, situata sulla sinistra di via Jussi al civ.117. Allinterno del bel parco storico, con un pregevole giardino allitaliana, si trova un solitario castagno.

    G ULIVO, (Olea europaea), loc.Coralupi- In auto -Da Bologna raggiungiamo la localit Farneto, ol-trepassato il Centro Parco Casa Fantini (via Jus-si,171) saliamo a sinistra per Via dellEremo.Dopo circa 2 km, in prossimit di alcune ville, voltiamo a sinistra per via Gaibola e parcheg-giamo.Ci inoltriamo quindi a piedi per il sentiero CAI 806, fino allincrocio con il sentiero CAI 804, che imbocchiamo in discesa a sinistra, fino ad arriva-re ad un pianoro in localit Coralupi, dove sulla sinistra si pu scorgere lulivo (propriet privata) al centro di una bella radura prativa.-A piedi Da Bologna raggiungiamo la localit Farneto, quindi il Centro Parco Casa Fantini in Via Jussi 171 e parcheggiamo nellarea di sosta prospi-ciente. Oltrepassato il cancello imbocchiamo il sentiero CAI 804 in salita.Dopo un tratto ripido in mezzo al bosco, arrivia-mo alla localit Coralupi, dove nei pressi della casa, ci accoglie il grande ulivo, posto al centro di una radura sulla destra del sentiero (non consentito percorre il prato, perch di propriet privata).

    H ULIVO, (Olea europaea), loc. Casola CaninaIn localit Farneto, oltrepassato il Centro Parco Casa Fantini, svoltiamo a sinistra e percorriamo in ripida salita via dellEremo; raggiunto il crina-le, proseguiamo fino al termine della strada in localit Casola Canina, dove inizia una sterrata (cartello bianco-verde del Parco: Calanchi Ca-sola Canina). Qui parcheggiamo lauto e con-tinuiamo a piedi seguendo le indicazioni del sentiero CAI 831.Percorso un tratto di crinale che attraversa una zona calanchiva, arriviamo ad un magazzino agricolo e proseguiamo a sinistra per il cimitero di Casola Canina.Dalla strada sterrata, prima di arrivare al Cimite-ro, si intravede tra gli alberi un unico esemplare di ulivo.

    I QUerCIA, (Quercus pubescens), Ponte Idice. Da San Lazzaro percorriamo via Palazzetti, su-periamo il ponte sul torrente Idice e giriamo a destra per via Pedagna.Subito dopo la prima curva si trova sulla sini-stra una piccola area attrezzata, nei pressi del torrente, dove si pu sostare sotto una grande quercia.

    L CIPreSSI, (Cupressus sempervirens),Mulino Grande. Da San Lazzaro si percorre via Palazzetti fino allincrocio con via Fond, che imbocchiamo sulla destra, proseguiamo oltrepassando sullo stretto ponticello il torrente Zena e allincrocio successivo proseguiamo dritto per via Tomasel-la, verso lOasi Fluviale del Mulino Grande. Prima di arrivare allarea di sosta sono presenti, in cor-rispondenza di in una curva, 3 grandi cipressi.

    M QUerCe, (Quercus pubescens), MulinoGrande. Da San Lazzaro si percorre via Palazzetti fino-allincrocio con via Fond, che imbocchiamo sulla destra, proseguiamo oltrepassando sullo stretto ponticello il torrente Zena e allincrocio successivo proseguiamo dritto per via Tomasel-la, fino allOasi Fluviale del Mulino Grande.Le querce si trovano subito dopo il cartello in-formativo, scendendo verso il torrente Idice.

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    A cipresso PalazzaB quercia Madonna dei BoschiC cipressi Monte CalvoD ulivi Monte Calvoe quercia Giardino San CamilloF castagno Villa SalinaG ulivo CoralupiH ulivo Casola Canina I quercia Ponte IdiceL cipressi Mulino GrandeM querce Mulino Grande n quercia torrente CentonaraO pini Palazzo di SpagnaP querce Palazzo GuidalottiQ leccio S. Andrear mandorli DulcamaraS quercia Villa TorreT gelso Villa TorreU giuggiolo Villa Torre

    LeGenDA ALBerI CArTInA:

    BIBLIOGrAFIA

    Le Chiese parrocchiali della diocesi di Bologna, ritratte e descritte. Bologna Litografia di Enrico Corty. Tipografia di San Tommaso dAquino 1847, ristampa anastatica di Arnaldo Forni Editore. San Giovanni in Persiceto - BO- 1997

    Giuliano Serra, Adriano Vason, Itinerario storico-turistico del territorio ozzanese, San Lazzaro di Savena, Lions club Ozzano-Valle dellIdice, 1992

    Giuliano Serra, Adriano Vason, Borghi e Parrocchie Ozza-nesi (fra memorie storiche, tradizioni e costumanze-cro-nache e documenti su uomini e fatti fino al XIX secolo) Bologna TIPOARTE 1991

    Parco Regionale dei Gessi Bolognesi e Calanchi dellAbba-dessa, a cura del Centro Villa Ghigi, Editrice Compositori, Bologna 1999

    Stefanelli d.Evaristo, Bologna: Polifonia di voci, Libricoo-per 1981

    Claudio Negrelli, La fontana dallArmi a San Pietro di Oz-zano - ricerche archeologiche e documentarie Ed. Allin-segna del Giglio, Firenze 2004

    Francesca Cerioli, Ilaria Cornia, Bologna di selenite Una pietra racconta Costa Editore, Bologna 2002

  • Il Parco Regionale dei Gessi Bolognesi e Calanchi dellAbbadessa comprende sistemi territoriali di grande valore naturale, scientifico, storico-culturale e paesaggistico. Una realt gestita e organizzata in modo unitario allo scopo di conservare, ripristinare e migliorare lambiente naturale, sviluppare attivit umane compatibili con la protezione degli ecosistemi, svolgere attivit di ricerca scientifica, didattiche e ricreative.Il territorio del Parco stato suddiviso in diverse zone con specifiche destinazioni duso e differenti zone di tutela e protezione.

    ZONA AZona di protezione integralecomprende territori di grande interesse naturalistico e altamente vulnerabili, nei quali lambiente naturale protetto nella sua integrit. Qui sono consentite esclusivamente attivit di tipo scientifico.

    ZONA BZona di protezione generalesebbene siano presenti ambiti naturali di elevato interesse la cui protezione prioritaria, sono compatibili attivit di tipo agricolo e silvo-pastorale tradizionali e una fruizione escursionistica e ricreativa regolamentata.

    ZONA CZona di protezione ambientalesono consentite le attivit agricole, forestali, zootecniche e altre attivit compatibili con le finalit istitutive del Parco.

    ZONA di pre-parco costituita da aree maggiormente modificate dai processi legati alle attivit delluomo, nelle quali possono es-sere svolte attivit compatibili, finalizzate al miglioramento socio-economico delle comunit locali e alla fruizione del Parco, coerentemente con le sue finalit.

    RISPETTA LE NORME DEL PARCO

    Si invita ad attenersi alle norme seguenti e si ricorda che il mancato rispetto comporta una sanzione ammini-strativa

    Mantenersi sul tracciato del sentiero Non accedere con mezzi motorizzati Non inoltrarsi nelle cavit naturali Non abbandonare rifiuti Non raccogliere fiori e altre piante, prodotti del sottobosco, frammenti di roccia e fossili Non disturbare in alcun modo gli animali selvatici Tenere i cani al guinzaglio Non urlare o produrre rumori inutili Non invadere le aree di pertinenza delle abitazioni private e le zone coltivate Non campeggiare e non accendere fuochi

    Parco Regionale dei Gessi Bolognesie Calanchi dellAbbadessa

    Pubblicazione realizzata nel Giugno 2011 dal Parco Regionale Gessi Bolognesi e Calanchi dellAbbadessaCoordinamento generale: Arch. Lucia Montagni - Direttore del ParcoIdeazione, testi e immagini a cura di: Associazione Selenite - Bologna - www.selenitebo.it