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Joyce Huggert,
Incontro al Natale Messaggero Padova 1988
Introduzione
«Caro Dio,
mi piace il Natale perché è il giorno del tuo compleanno. La maggior parte della gente ama il Natale a
causa dei regali». Dennis
Non so chi sia Dennis, eccetto il fatto che la sua lettera è stampata nel libro Lettere di bambini a Dio. Ma so che
Dennis ha riassunto i miei sentimenti riguardo al Natale in una maniera deliziosamente concisa e fresca.
Amo il Natale. Son contenta di ricevere cartoline natalizie e spedire una letterina ai nostri numerosi amici.
Mi piace scegliere e incartare regali, come pure decorare la chiesa con agrifoglio ed edera in preparazione
della Notte di Natale. E alla vigilia mi piace allestire l’albero natalizio di famiglia ascoltando alla radio canti e
brani natalizi.
Tutti i preparativi e il contorno che sono parte del conto alla rovescia al Natale - il profumo delle spezie
quando preparo i dolci o acquisto il panettone di Natale - sono sempre una gioia per me. E tuttavia, col passare
degli anni, il «grande affare» attorno al Natale mi irrita profondamente. Queste feste portano con sé così tanta
esteriorità, richiedono così tanto impegno e portano via così tanto tempo che si viene distratti con facilità dalla
ragione reale della festa: la celebrazione, nel giorno di Natale, del più stupefacente evento che sia mai
accaduto nella storia del mondo, la nascita del Figlio di Dio.
Alcuni anni fa, ho deciso che non avrei permesso che la commercializzazione del Natale ne sopraffacesse il
vero significato. Anzi avrei attentamente tenuto le due cose in tensione. Pur gustando il tempo delle festività,
mi sarei presa tuttavia ogni giorno un po’ di tempo per dare spazio alla meraviglia di come, nel primo giorno di
Natale, l’invisibile, l’irraggiungibile Dio si sia fatto veramente visibile e tangibile nel bambino di Betlemme.
Avrei meditato su alcuni passi della Bibbia che avessero posto in risalto queste verità e poi risposto con la
preghiera.
Ho risolto di cominciare le mie meditazioni durante la prima domenica di Avvento - quattro domeniche prima
del giorno di Natale. Per molti cristiani, tradizionalmente, l’Avvento ricorda che, come Gesù un tempo è venuto
su questa terra debole bambino, così ha promesso che un giorno ritornerà - ma questa volta non più
vulnerabile, bensì come un re vittorioso. Quando medito sui passi biblici che presentano questo tema, mi sento
trepidare, poiché mi ricordano la necessità di prepararmi alla seconda venuta di Cristo ancor più accuratamente
di quanto io mi prepari a celebrare la sua nascita.
Giunta la prima domenica e accesa come al solito la mia candela di Avvento, ho letto alcuni versetti della
Bibbia e ho riflettuto su di essi. Sono poi andata alla ricerca di fotografie o immagini che potessero illustrare
quanto avevo letto, per incollarle in un album, a fianco di ogni versetto.
In esso ho inoltre scritto tutti i riferimenti, trovati in commenti o libri, che mi hanno aiutato ad approfondire la
mia comprensione di questi passi biblici. E ho aggiunto la mia risposta personale, con una preghiera che io
stessa avevo composto. Col trascorrere dei giorni, mi son resa conto che stava succedendo qualcosa di
profondo.
Gustavo ancora pienamente i preparativi prenatalizi, ma contemporaneamente, dato che avevo speso del tempo
in compagnia di Dio, afferravo, con freschezza, la profondità, la lunghezza, l’ampiezza e l’altezza del suo amore:
ero riempita di una gioia e di una contentezza ancor più profonda.
Quell’anno ho iniziato realmente ad apprezzare le tre parti dell’annuncio dell’Avvento:
Cristo è venuto
Cristo viene
Cristo verrà.
Per alcuni giorni ho guardato al futuro: Cristo verrà. Poi ho volto il mio sguardo al presente: Cristo viene. Poi,
man mano che si avvicinava il giorno di Natale, ho concentrato la mia attenzione all’antica ma sempre nuova
storia del primo Natale. Quando arrivarono le cartoline natalizie, ne ho scelta qualcuna per il mio libro di
meditazione.
Conservo quell’originale e lo adopero ancora durante il tempo dell’Avvento e del Natale, fino al Nuovo Anno
quando la chiesa secondo la tradizione celebra l’Epifania - la festa in cui ricordiamo alla visita dei magi. Mi
aiuta a concentrarmi su Gesù. So di molta gente che come me cerca di meditare sul Cristo del Natale, e riflette
su come Dio si sia abbassato e sia divenuto Emmanuele, Dio con noi.
Questa è la ragione per cui ho messo insieme in questo libro alcune letture della Bibbia che ho usato, così pure
una meditazione o un pensiero, un inno o una preghiera per il tempo di Avvento e Natale. Il mio desiderio è che
quanti vogliono concentrarsi sul significato del Natale si prendano un po’ di tempo ogni giorno con calma,
aprendo questo libro, per trovare Gesù Cristo che entra nella loro esistenza in un modo nuovo e vitale. In
quella domenica di Avvento quando ho deciso di avere Cristo al centro del mio Natale, ho scritto questa
preghiera:
Ancora una volta, mio Signore, ritorno a te.
Affaticata dalle mille cose che pretendono attenzione,
ma desiderosa di sentire nuovamente il tuo tocco
durante questo tempo del Natale.
Suscita in me un amore per te
che trovi tempo per te,
che risponda a te,
che desideri ardentemente il tuo ritorno.
Fa’ sì che il mio cuore salti di gioia,
mentre volgo il pensiero a quel grande avvenimento del futuro:
il tuo ritorno sulla terra.
Versa dentro di me la certezza che crede
che ogni vita deve esser vissuta sotto il riflesso di quel ritorno miracoloso;
il coraggio di vivere l’esistenza secondo la tua via
e la costanza per rimanere salda in quella speranza
quando i tempi sono duri o il mio corpo è stanco.
Conducimi al giorno del Natale
non irritata per la commercializzazione di cui è circondato,
ma piuttosto rallegrandomi del messaggio degli angeli.
Oggi per me è nato il mio Salvatore.
Alleluia.
1° giorno
Ritorna!
Un mattino di dicembre trovai nella mia cassetta delle lettere una cartolina di Natale da mio fratello in
Australia; come sempre, lessi la sua «lettera annuale» dall’altra parte del globo con avidità. Quell’anno fu
davvero speciale: «Beh, gente! Ecco le notizie che stavate aspettando!
Tomo a casa! Ho prenotato la mia partenza e acquistato il biglietto aereo. Arriverò in giugno e mi fermerò per tre settimane
intere».
Ho letto e riletto quelle righe pensando a ciò che questo implicava. Una folla di pensieri si affacciò alla mia
mente: «Non ci siamo visti per diciassette anni!
Come sarà l’incontro? Dopo tutto questo tempo, saremo capaci di riconoscerci? Cosa faremo?».
Mio fratello arrivò. Certo ci siamo riconosciuti, e quando ci siamo incontrati subito non ci furono parole da
dire: ci siamo semplicemente abbracciati. Ma poi abbiamo avuto un sacco di cose da dirci. Dopo tutto c’erano
diciassette anni di cose da dire, e tantissime cose da ricordare dell’infanzia. La buona notizia su cui ci
concentriamo in Avvento è contenuta nella «lettera» di Dio, come piaceva a sant’Agostino definire la Bibbia. Ed
è questa: Gesù ritorna per prenderci con sé per sempre.
«Infatti in quel giorno sentiremo un ordine,
la voce dell’arcangelo e il suono della tromba di Dio.
Il Signore scenderà dal cielo,
e allora quelli che sono morti credendo in lui risorgeranno per primi.
Noi che saremo ancora vivi,
saremo portati in alto, tra le nubi,
insieme con loro, per incontrare il Signore.
E da quel momento saremo sempre con il Signore.
Dunque, consolatevi a vicenda, con questi insegnamenti».
1 Tessalonicesi 4,16-18
Signore Gesù, talvolta sembra troppo bello per essere vero, che tu ritorni veramente per prenderci e portarci con te.
Altre volte, lo confesso, la vita qui sulla terra sembra essere così bella che non vorrei ancora che tu tornassi.
Perdonami, Signore, per il mio dubitare e per la mia freddezza. Riempimi di stupore durante questo Avvento mentre
contemplo di nuovo i misteri contenuti nella tua Parola: essa ci assicura che tu ritornerai e che ci vuoi pronti. Donami
di risolvermi a cambiare lo stile di vita, così che, in qualunque tempo tu ritornerai, io sia pronta ad accoglierti con gioia
e gratitudine. E pronta anche a lasciare ogni cosa per venire a te.
Ecco! Egli torna, scendendo tra le nubi,
lui, sacrificato un tempo per i peccatori amati;
miriadi di santi al suo servizio
accrescono il trionfo del suo corteo:
Alleluia!
Cristo appare sulla terra per regnare.
(John Cennick, Charles Wesley e Martin Madan)
2° giorno
Vieni, Signore Gesù!
Una sera, mentre ero in vacanza a Cipro, ero seduta sulla riva di un lago salato e ammiravo il tramontar del
sole.
Per quasi un’ora, il sole si rifletté, come una palla dorata, sul placido lago. Mentre guardavo, una linea nera
divise la palla del sole a metà, e questa spaccatura apparente divenne tanto più profonda quanto più le scure
montagne inghiottivano la palla del sole ora divenuta rossa.
Un’ora più tardi, ritornata all’appartamento, stavo ancora pensando allo splendore di quel tramonto, quando
d’un tratto vi fu un forte boato. L’appartamento cominciò a tremare e tutto il vicinato piombò nell’oscurità più
fitta: un terremoto stava scotendo il piccolo porto; appartamenti interi erano sballottati come alberi dal vento e
moltissima gente era terrorizzata. La mia mente riandò al tramonto, e mi ricordai di certe profezie sul ritorno di
Gesù.
Forse Gesù sta per tornare ora, pensai.
Questi avvenimenti insoliti non annunciavano il ritorno di Gesù; servirono però a sottolineare, per me, la
verità che un giorno egli ritornerà, non vestito di povertà e umiltà, come nella sua prima venuta, ma splendente
di gloria e di maestà. Arriverà trionfante e tutti lo vedranno.
«Il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce,
gli astri cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno sconvolte.
Allora comparirà nel cielo il segno del Figlio dell’uomo
e allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra,
e vedranno il Figlio dell’uomo venire sopra le nubi del cielo
con grande potenza e gloria.
Egli manderà i suoi angeli con una grande tromba
e raduneranno tutti i suoi eletti dai quattro venti,
da un estremo all’altro dei cieli».
Matteo 24,29-31
Signore Gesù, fa’ che noi attendiamo la tua seconda venuta colmi di speranza. E quando apparirai, tu ci possa trovare mentre
stiamo conducendo la nostra vita nel modo che tu ci hai insegnato: aspettando con la preghiera incessante sulle labbra,
offrendo la testimonianza di un servizio agli altri carico di frutti, pronti ad accoglierti con amore e fede ardente.
Non posso dirti come lui vincerà le nazioni, come reclamerà la sua eredità terrestre, come soddisferà i bisogni
e le aspirazioni dell’est e dell’ovest, del peccatore e del saggio.
Ma questo io so: ogni carne vedrà la sua gloria, ed egli mieterà il campo che ha seminato, e in un giorno felice
il suo sole splenderà quando lui, il Salvatore, sarà conosciuto come il Salvatore del mondo.
Non posso dirti come ogni terra lo adorerà,
quando ad un suo comando,
ogni tempesta si calmerà;
o chi potrà dire quanto grande sarà il giubilo
quando tutti i cuori degli uomini saranno riempiti
d’amore.
Ma questo io so: i cieli fremeranno d’esultanza e miriadi, miriadi di voci d’uomo canteranno, e la terra al cielo e
il cielo alla terra risponderanno: finalmente il Salvatore, il Salvatore del mondo, è Re!
William Young Fullerton
Amen. Vieni, Signore Gesù!
Apocalisse 22,20
3° giorno
In attesa del giorno
Per secoli, i cristiani hanno cercato di predire la data precisa del ritorno di Gesù. Quando si avvicinava l’anno
Mille, il livello di eccitazione aumentò: il Signore avrebbe scelto di ritornare proprio in quell’anno? Ma non
venne. Nel XII secolo, un certo monaco pensava che il mondo sarebbe finito tra il 1200 e il 1260. Ma non finì.
In tempi più recenti i Testimoni di Geova hanno annunciato che il mondo come noi lo conosciamo avrebbe
cessato di esistere nel 1975, ma non avvenne. E così pure il mondo presente non è terminato nel 1874, 1914 o
1915 come era stato anticipato.
Quei cristiani che spendono ore nel calcolare la data della seconda venuta di Cristo non solo stanno
sciupando tempo, ma stanno perdendo di vista un chiaro e centrale insegnamento di Gesù sul suo ritorno: non
possiamo conoscerne la data.
«Ma nessuno sa quando verrà quel giorno e quell’ora;
non lo sanno gli angeli e neppure il Figlio: solo Dio Padre lo sa. Come è accaduto ai tempi di Noè, così accadrà
anche quando verrà il Figlio dell’uomo. A quei tempi, prima del diluvio, la gente continuò a mangiare, a bere e a
sposarsi fino a quando Noè entrò nell’arca. Nessuno si rese conto di nulla, fino al momento in cui venne il diluvio
e li portò via tutti.
Così accadrà anche quando verrà il Figlio dell’uomo.
Allora, se due uomini saranno in un campo, uno sarà portato via e uno sarà lasciato lì. Se due donne macineranno
grano al mulino, una sarà portata via e una sarà lasciata lì. State dunque svegli, perché non sapete quando
tornerà il vostro Signore. Una cosa è certa: se il capofamiglia sapesse a che ora della notte viene il ladro,
starebbe sveglio e non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti, perché il Figlio dell’uomo
verrà quando voi non ve lo aspettate».
Matteo 24,36-44
Quando Gesù tornerà, cercherà quelli che, pur essendo impegnati e attivi, lo stanno attendendo con impazienza,
e confidando in lui per la loro salvezza. In essi, egli si aspetterà di trovare un comportamento degno di coloro
che sono stati scelti ad essere rappresentanti del suo regno: bontà, pazienza, tolleranza, saper perdonare e
amare veramente. Come Paolo scrisse ai Colossesi, essi dovrebbero essere quelli che «non hanno nulla a che
vedere con l’immoralità sessuale, una mentalità impura, passioni incontrollabili, desideri cattivi, e la brama
sfrenata di possedere».
«Dobbiamo imparare a comportarci alla presenza del Signore invisibile come se fossimo alla presenza del
Signore che si è fatto visibile a noi. Ciò implica prima di tutto un atteggiamento della mente e poi il suo riflesso
nel corpo. Se Cristo fosse qui, davanti a noi, e noi fossimo completamente trasparenti al suo sguardo, sia nella
mente che nel corpo, proveremmo riverenza, timore di Dio, adorazione o talvolta anche terrore, ma non
saremmo certamente così leggeri nel nostro comportamento come siamo».
Arcivescovo Anthony Bloom
4° giorno
Un barlume della gloria
Sappiamo che la data precisa della seconda venuta di Gesù è conosciuta soltanto dal Padre. Ma ci viene dato di
intravedere come sarà Gesù quando apparirà. Sappiamo, ad esempio, che quando egli tornerà, verrà come un
sovrano dominatore e conquistatore. Giovanni, l’autore del libro dell’Apocalisse, ci aiuta a raffigurarci la gloria,
lo splendore e la maestà di Gesù re glorioso:
«Io vidi... uno simile a figlio di uomo,
con un abito lungo fino ai piedi e cinto al petto con una fascia d’oro.
I capelli della testa erano candidi, simili a lana candida, come neve. Aveva gli occhi fiammeggianti come fuoco, i
piedi avevano l’aspetto del bronzo splendente purificato nel crogiuolo. La voce era simile al fragore di grandi
acque. Nella destra teneva sette stelle, dalla bocca gli usciva una spada affilata a doppio taglio e il suo volto
somigliava al sole quando splende in tutta la sua forza.
Appena lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto.
Ma egli, posando su di me la destra, mi disse:
“Non temere! Io sono il Primo e l’Ultimo e il Vivente.
Io ero morto, ma ora vivo per sempre
e ho potere sopra la morte e sopra gli inferi”».
Apocalisse 1,13-18
La buona notizia dell’Avvento è che quando Gesù tornerà, anche noi lo vedremo, vestito dei suoi abiti regali.
Lo vedremo in tutta la sua purezza e santità. Vedremo, sentiremo e proveremo l’immensità del suo potere che
vince il male. E saremo trafitti dalla sua bellezza.
Alleluia, alleluia!
Aspettiamo il nostro Salvatore,
il Signore Gesù Cristo,
che trasfigurerà i nostri corpi mortali
ad immagine del suo corpo glorioso.
Alleluia!
Dalla liturgia
Signore Gesù, talvolta quando vedo un tramonto meraviglioso o assisto al miracolo dell’alba, sento di cogliere un po’ della tua
gloria. E talvolta, quando la vista di una montagna coperta di neve mi fa trattenere il respiro, tutto ciò mi rammenta la tua
grandezza. Ma questa visione che hai donato a Giovanni mi fa vibrare e mi riempie di amore, di desiderio di essere alla tua
presenza. Grazie per avermi amato tanto da ritornare per portarmi alla tua gloriosa presenza, dove contemplerò, ammutolita
dalla meraviglia, ciò che sei e la tua bellezza.
Signore mio Dio,
quando con riverente meraviglia considero le opere che hai fatto,
vedo le stelle, odo il tuono potente, la tua forza dispiegata in tutto l’universo;
Allora a te canta il mio cuore,
o mio Salvatore e mio Dio:
Quanto grande sei! Quanto grande sei!
Quando tra i boschi e le radure vado errando,
e sento gli uccelli cantare dolcemente tra gli alberi;
quando guardo in basso da maestose montagne,
e odo il ruscello, e percepisco la dolce brezza;
Allora a te canta il mio cuore, o mio Salvatore e mio Dio;
Quanto grande sei! Quanto grande sei!
Quando Cristo verrà, tra grida di acclamazione,
e mi porterà nella sua casa
quale gioia sarà per il mio cuore!
Allora mi inchinerò in umile adorazione,
e là proclamerò: Mio Dio quanto sei grande!
Allora a te canta il mio cuore, o mio Salvatore e mio Dio;
5° giorno
Pronti e in attesa
Oggi una mia amica trasloca, e mentre lei impacchetta le sue cose negli scatoloni, io accudirò al suo bambino.
Ma non so con precisione quando lei avrà bisogno di me. Quando il bambino si sveglierà, lei mi telefonerà. Sono
pronta ad andare appena me lo farà sapere mentre cerco di usare il mio tempo assennatamente, non
sciupandolo.
Anche se noi non conosciamo la data del ritorno di Gesù, sappiamo tuttavia che lui vuole che ci comportiamo
bene durante il periodo dell’attesa:
«Anche voi tenetevi pronti,
perché il Figlio dell’uomo verrà
quando voi non ve lo aspettate».
Matteo 24,44
Altri versetti della Scrittura mettono in risalto lo stesso messaggio:
«Badate bene! Non lasciatevi intontire da orge e ubriachezze!
Non abbiate troppe preoccupazioni materiali!
Altrimenti quel giorno vi piomberà addosso improvvisamente.
Infatti esso verrà su tutti gli abitanti della terra come una trappola».
Luca 21,34.35
«Il regno dei cieli è simile a dieci vergini
che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo.
Cinque di esse erano stolte e cinque sagge;
le stolte presero le lampade,
ma non presero con sé l’olio;
le sagge invece, insieme alle lampade, presero anche dell’olio in piccoli vasi.
Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e dormirono.
A mezzanotte si levò un grido: “Ecco lo sposo, andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e
prepararono le loro lampade.
E le stolte dissero alle sagge: “Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”.
Ma le sagge risposero: “No, che non abbia a mancare per noi e per voi;
andate piuttosto dai venditori e compratevene”.
Ora, mentre quelle andavano per comprare l’olio,
arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze,
e la porta fu chiusa.
Più tardi arrivarono anche le altre vergini
e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”.
Ma egli rispose: “In verità vi dico: non vi conosco.
Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora”».
Matteo 25,1-13
In Israele, al tempo di Gesù, un matrimonio si celebrava in tre fasi. Prima c’era l’impegno, quando veniva
stipulato un accordo formale tra i rispettivi padri dello sposo e della sposa; poi il fidanzamento, una cerimonia
che aveva luogo nella casa dei genitori della sposa, durante la quale venivano scambiate le promesse che
legavano l’uno all’altro la sposa e lo sposo. Circa un anno dopo, si celebrava il matrimonio vero e proprio. Lo
sposo andava alla casa della sposa, accompagnato dagli amici, che ritornavano in processione con la coppia
alla casa dello sposo.
Nel racconto, Gesù ha in mente la cerimonia del matrimonio: lui è lo sposo e il corteo d’onore rappresenta i
cristiani che sono in attesa del suo ritorno. La festa del matrimonio rappresenta la sua seconda venuta. E il
messaggio è chiaro e solenne: i discepoli di Gesù devono far di tutto per esser pronti al suo ritorno. Quelli che
non si preoccupano di prepararsi, scopriranno che l’opportunità è passata per sempre. I testimoni d’onore
vivono sempre pronti, mentre gli stolti si rifiutano di pensare che lo sposo possa arrivare prima di quanto essi
prevedano. Così non hanno più tempo di sistemare le cose. Le ragazze intelligenti, che sono pronte,
sottolineano la semplice verità che essere pronti è un possesso personale e non può essere passato da una
persona ad un’altra.
Signore Gesù, in questo tempo di attesa
Aiutami a vivere ogni giorno in pienezza
e tuttavia a vivere ogni giorno come
se fosse l’ultimo, così che quando tu verrai,
io possa essere pronta per darti il benvenuto
e accoglierti con letizia e amore.
6° giorno
Un tempo per agire
«La speranza del ritorno di Cristo non è un dogma destinato a solleticare i nostri cervelli, ma un fatto per
cambiare la nostra vita. Ogni volta che la Bibbia parla della seconda venuta di Cristo, lo fa sempre per
spingerci all’azione. Noi viviamo “tra i due tempi”: tra il tempo in cui Gesù ha iniziato la nuova era di Dio e il
tempo in cui ritornerà per stabilire il regno di Dio nella sua forma finale. L’attesa di quell’importante evento
non la si vive seduti nel nostro giardino scrutando l’orizzonte al telescopio; non si tratta di ammazzare il tempo
come quando si aspetta un treno in ritardo. E un tempo per agire, un tempo per una vita cristiana significativa».
Stephen Travis
«Voi sapete bene che viviamo in un momento particolare.
È tempo di svegliarsi, perché la nostra salvezza è ora più vicina
di quando abbiamo cominciato a credere.
La notte è avanzata, il giorno è vicino!
Buttiamo via le opere delle tenebre
e prendiamo le armi della luce.
Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno:
senza orge e ubriachezze, senza immoralità e vizi,
senza litigi e invidie.
Non vogliate soddisfare i cattivi desideri del vostro egoismo,
ma piuttosto vivete uniti a Gesù Cristo, nostro Signore».
Romani 13,11-14
L’atteggiamento della prontezza implica «penitenza»: che significa ammettere ciò in cui abbiamo mancato o gli
errori che abbiamo fatto, cambiare la nostra mentalità riguardo a tale comportamento, e compiere
un’inversione di marcia, per vivere in modo differente e senza deviazioni.
E significa, poi, dire a Dio che siamo pentiti, ricevere il suo perdono e chiedere una nuova energia del suo
Spirito in modo da essere equipaggiati per una vita obbediente alla sua volontà.
O Signore,
i miei anni aumentano sempre più e il mio tempo si accorcia.
Fa’ che mi affretti a pentirmi e chini il cuore e la mente.
Fa’ che io non stia un giorno senza correggermi;
e se ci impiegassi troppo tempo
fammi smettere senza indugio di amare i miei peccati,
e abbandonare, senza voltarmi indietro, le opere infruttuose delle tenebre.
Signore, donami nuova attenzione
per scorgere le opportunità del bene;
fa’ che io sia rivestito con le armi della luce,
mettimi tra coloro che lavorano per il loro Signore
con i fianchi cinti, le lampade accese,
finché non passi la notte
e la vera luce non risplenda.
Lasciami cantare il cantico nuovo
seguendo l’agnello dovunque vada,
amando chiunque egli ama,
facendo tutto ciò che comanda,
fino al giorno perfetto, il giorno del vero Avvento,
quando la luce entrerà nel mondo per sempre, nei secoli.
Dean Milner-Whit
7° giorno
Servi di Dio
I cristiani del primo secolo chiaramente avevano preso sul serio e alla lettera l’insegnamento di Gesù sulla sua
seconda venuta. Alcuni di loro erano stati presenti alla sua ascensione e avevano udito i due uomini vestiti di
bianco annunciare:
«Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo,
tornerà un giorno allo stesso modo i
n cui l’avete visto andare in cielo».
Atti 1,11
Essi presero queste parole nel loro senso immediato e attesero che Gesù ritornasse. Nella parabola dei talenti,
riportata nel vangelo di Matteo, al capitolo 25, Gesù ci indica che questa attesa deve essere contrassegnata da
un uso fedele e diligente di tutti i nostri doni e talenti. E una storia con un forte messaggio: «Dovete rimaner
pronti... perché non sapete quando giungerà il padrone...».
E mostra come i tre servi, ai quali il padrone aveva dato delle responsabilità, in diversa misura, hanno fatto uso
o non uso - di ciò che era stato dato loro.
Il padrone in questa storia è Gesù e i servi rappresentano i cristiani. Le somme di denaro significano le
capacità e i beni e la conoscenza di se stessi che Dio ci ha affidato.
Quanto Gesù vuol dire in questo brano è che il popolo da lui prescelto non solo gode di alcuni privilegi, ma
deve accettare anche alcune responsabilità. Mentre attendiamo ardentemente il ritorno di Gesù, è nostra
responsabilità investire averi e talenti al servizio di Dio e degli altri, e obbedire agli insegnamenti di Dio. Ci
sarà un premio per questi investimenti. Ma se al momento dei conti saremo trovati ad aver dissipato questi
tesori, piangeremo anche noi e ci lamenteremo per la nostra ignavia e per le scelte che abbiamo operato.
Padre celeste,
grazie per i talenti che mi hai dato,
specialmente per il dono di……
e…..
Grazie anche per i beni che mi hai affidato: la mia casa,
i miei soldi, i miei libri, il mio tempo.
Che io possa prendere seriamente questa parabola di Gesù
e rioffrire ciascuna di queste cose a te.
Mostrami come posso usarle nel modo migliore
per portare altri al tuo Regno
o per alleviare dolori e sofferenze.
Che io possa vivere, sempre,
in un modo che ti possa piacere.
Seconda settimana - Un nuovo cielo e una nuova terra
8° giorno
Non più dolore
La vita sulla terra è un inevitabile insieme di gioie e di dolori; essa è colma di delusioni e frustrazioni. Talvolta
il dolore per un insuccesso personale, la perdita di una persona cara o la paura del futuro sembra quasi
insopportabile. E proprio allora che il messaggio dell’Avvento, con la speranza che porta con sé, si rivela una
fonte di conforto e di guarigione interiore, poiché ci ricorda che quando Gesù tornerà, la vita sarà molto
differente. Giovanni ci fa intravedere come sarà la vita nell’eterna presenza del Cristo che ritorna:
«Allora io vidi un nuovo cielo e una nuova terra
il primo cielo e la prima terra erano spariti,
e il mare non c’era più –
e vidi venire dal cielo, da parte di Dio, la santa città, la nuova Gerusalemme,
ornata come una sposa pronta per andare incontro allo sposo.
Una voce forte che veniva dal trono, esclamò:
“Ecco l’abitazione di Dio fra gli uomini; essi
saranno suo popolo ed egli sarà Dio con loro.
Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi.
Apocalisse 21,1-4
Quando abbiamo sperimentato ciò che il salmista descrive in un passo: «le lacrime sono il mio pane giorno e
notte», il pensiero di un tempo e di un luogo dove lacrime, privazione, dolore e pianto termineranno per
sempre, sembra quasi troppo bello per essere vero. Ma Giovanni ci rassicura: quando Gesù che attendiamo
ritornerà, proprio questa sarà la nostra esperienza.
Anche Isaia ci ricorda la tenerezza di Dio, che porterà grande gioia, quando Gesù ritornerà per reclamarci
quale sua eredità:
«Come un pastore egli fa pascolare il gregge
e con il suo braccio lo raduna;
porta gli agnellini sul seno
e conduce pian piano le pecore madri».
Isaia 40,11
Signore Gesù,
grazie perché tu mi ami
non in modo distante o impersonale,
ma con lo stesso tenero amore che una madre
riversa sul figlio;
con lo stesso protettivo amore
con cui un pastore difende un agnellino vulnerabile
e con lo stesso sollecito amore
con cui un buon padre si rallegra del suo primogenito.
Grazie per il tuo amore
che da tanto tempo soffre per me.
Fedele e generoso,
immutabile,
inestinguibile.
E grazie ancora,
perché in quel giorno glorioso
quando ti vedrò faccia a faccia,
io sperimenterò quell’amore in misura sovrabbondante,
e vivrò inondata da quell’amore per l’eternità.
9° giorno
Non più fatica
Di Trina Paulus ho letto il racconto del bruco, di nome Giallo, che sognava di diventare una farfalla, ma
dubitava che tale cambiamento potesse accadere: ”Come posso credere che c’è una farfalla dentro di me, se tutto ciò
che vedo è un verme grinzoso?" Ma un giorno Giallo incontrò un altro bruco che lo incoraggiò a credere che
poteva trasformarsi. Così decise di rischiare: perdere la vita che conosceva (la condizione di bruco) e tessere
attorno a sé il bozzolo da cui sarebbe emerso come farfalla. I suoi amici attesero... finché la loro pazienza fu
premiata: davanti ai loro occhi spuntò una splendida creatura gialla alata. Alzatosi in volo nel cielo, volteggiò e
fu felice nell’aria che ora aveva conquistato. La sua libertà era un incanto.
L’apostolo Paolo, scrivendo ai Romani, ci ricorda che anche noi, per la fine di questa esistenza che ci attende,
siamo simili al bruco: «Gemiamo nell’intimo in attesa che Dio... ci liberi totalmente, con il nostro corpo». Paolo
ci incoraggia inoltre a credere che al ritorno di Gesù, non avremo più bisogno di faticare per assomigliargli e
che la trasformazione sarà istantanea e completa:
«Ecco io vi annunzio un mistero:
non tutti, certo, moriremo, ma tutti saremo trasformati,
in un istante, in un batter d’occhio,
al suono dell’ultima tromba;
suonerà infatti la tromba e i morti risorgeranno incorrotti
e noi saremo trasformati.
È necessario che questo corpo corruttibile
si vesta di incorruttibilità
e che questo corpo mortale si vesta di immortalità.
Quando poi questo corpo corruttibile si sarà vestito di incorruttibilità,
si compirà la parola della Scrittura:
“La morte è stata ingoiata per la vittoria.
Dov’è, o morte, la tua vittoria?
Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?”... S
iano rese grazie a Dio che ci dà la vittoria
per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo!».
1, Corinzi 15,51-57
In altre parole, con il ritorno di Gesù saremo finalmente liberi: liberi dalla morte, dagli affanni e dalle fatiche;
liberi di essere ciò che Dio vuole che noi siamo.
Vieni, o Gesù, da lungo atteso,
nato per far libero il tuo popolo;
liberaci dalle paure e dal peccato;
fa’ che troviamo la pace in te.
Nato per salvare il tuo popolo,
nato come bambino, e già re.
Nato per regnare sempre in noi,
ora mostraci il tuo regno benigno.
Con il tuo eterno Spirito
tu soltanto governa i nostri cuori.
Con il tuo immenso merito
innalzaci al tuo glorioso trono.
Charles Wesley
10° giorno
Non più peccato
Mentre sto scrivendo queste meditazioni, settanta persone sono trattenute in ostaggio in un aereo dirottato, e a
due di queste è appena stato sparato. Alcuni giorni fa un tassista è stato assassinato mentre accompagnava un
minatore al lavoro. Il Medio Oriente diventa sempre più sconvolto; il terrorismo e il vandalismo aumentano di
giorno in giorno; il numero di coloro che vengono rapiti sta causando inquietudine; anziani e donne hanno paura
di uscire di notte da soli. Contemporaneamente gli atti di violenza in casa aumentano sempre più. Riceviamo
puntualmente notizie di migliaia di persone che muoiono ogni giorno nell’Africa colpita dalla fame, mentre la
gente in Occidente vive nell’abbondanza. Ma quando Gesù ritornerà per portarci con sé, tutto questo cambierà.
Scrive s. Giovanni:
«Allora io vidi un nuovo cielo e una nuova terra ...
Vidi la santa città...
Non vidi nessun santuario nella città perché il Signore Dio onnipotente
e l’Agnello sono il suo santuario.
Inoltre la città non ha bisogno di sole né di luna per rischiararla,
perché la illumina lo splendore di Dio,
e l’Agnello è la sua luce.
Le nazioni cammineranno alla sua luce
e i re della terra verranno a lei con il loro splendore.
Di giorno le porte non saranno mai chiuse, e non ci sarà più notte...
Nulla di impuro vi potrà entrare,
nessuno che pratichi la corruzione o commetta il falso.
Entreranno soltanto quelli che sono scritti nel libro della vita che appartiene all’Agnello».
Apocalisse 21,1.22-27
L’Agnello, la cui luce illuminerà la città, è lo stesso Gesù, e Giovanni registra la sua promessa: il suo regno
sarà libero da ogni contaminazione. Puro. Senza peccato.
«Beati quelli che lavano i loro abiti nel sangue dell’Agnello:
essi potranno cogliere i frutti dell’albero che dà la vita,
e potranno entrare nella città di Dio attraverso le sue porte.
Fuori i cani, i porci, gli assassini, gli idolatri
e tutti quelli che amano e praticano la menzogna».
Apocalisse 22,14-15
Il messaggio dell’Avvento è chiaro: la purezza di Dio e la sozzura del peccato non possono coesistere.
Nella nuova Gerusalemme non saranno più necessarie misure di sicurezza perché non esisterà più il peccato.
La sfida dell’Avvento è questa: se vogliamo vivere in quel luogo senza peccato che è il paradiso, dobbiamo
fare ogni sforzo per contrastare il peccato che troviamo nella nostra vita e che ci tormenta. Come ci ricorda s.
Agostino: «Il giorno ultimo è nascosto, affinché ogni giorno sia preso in considerazione».
Al nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi,
ogni lingua lo confessi ora
Re della gloria;
è questo il volere del Padre,
che lo proclamiamo Signore,
lui che dal principio fu la Parola potente.
Umiliato per una stagione,
ricevette un nome
dalle labbra dei peccatori
tra i quali egli venne;
lo portò fedelmente senza macchia
fino alla fine;
ritornò vittorioso
passando attraverso la morte.
Innalzatelo nei vostri cuori,
lasciate che in essi soggioghi
tutto ciò che non è santo,
tutto ciò che non è vero:
coronatelo vostra guida
nell’ora della tentazione;
lasciate che la sua volontà
vi avvolga nella sua luce e potenza.
O fratelli,
questo Signore Gesù
ritornerà ancora
con la gloria di suo Padre,
con il suo corteo angelico;
poiché la corona del dominio
ben si addice alla sua fronte
e i nostri cuori lo proclamino
Re della gloria.
Caroline Maria Noel
O eterna Luce, risplendi nei nostri cuori,
eterna Bontà, liberaci da ogni male,
Potenza eterna, sii il nostro sostegno,
Sapienza eterna, dissipa le tenebre della nostra ignoranza,
Compassione eterna, abbi misericordia di noi;
così che con tutto il nostro cuore, mente, anima e forze
ricerchiamo la tua faccia
e siamo portati dalla tua infinita misericordia alla tua santa presenza.
Per Cristo nostro Signore.
Alcuino di York
11° giorno
Gesù il giudice
Nel primo Natale, Gesù entrò nel mondo senza clamore, non cercato né atteso dalla massa. Quando ritornerà, il
suo arrivo sarà similmente inatteso. Ma questa volta non verrà come un bimbo indifeso e dipendente: verrà
come il Giudice del mondo intero. Molti cristiani oggi trovano scomoda questa verità e preferirebbero
ignorarla.
«Viviamo, in questo secolo XX, in un mondo senza giudizio, un mondo dove all’ultimo posto di frontiera
semplicemente si esce senza che accada nulla. E come giungere alla dogana e trovare che essa non esiste
proprio. E il sospetto che in realtà avvenga proprio così, si diffonde rapidamente: dato che questo è proprio
quanto tutti noi desidereremmo credere».
John Robinson
Ma gli autori del Vangelo non ci permettono di accettare queste credenze. Al contrario, mostrano che il
giudizio è inevitabile, serio, giusto e che in certo modo è già cominciato. Il nostro atteggiamento nei confronti
di Dio, le scelte che facciamo oggi, lo stile di vita che abbiamo oggi, determineranno il nostro destino. Il
giudizio non è come un esame finale: o si passa o si fallisce; il giudizio si può paragonare piuttosto a una
valutazione continua. Questa è la ragione per cui, in Avvento, i cristiani si preparano non soltanto per il Natale,
ma per l’eternità riflettendo sulle ammonizioni di Gesù. Il vangelo di Matteo indica che cosa accadrà quando
Gesù ritornerà come re.
Le nazioni si raduneranno ai suoi piedi e Gesù inviterà alcuni a «prendere possesso del regno» poiché:
«“Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare,
ho avuto sete e mi avete dato da bere;
ero forestiero e mi avete ospitato,
nudo e mi avete vestito,
malato e mi avete visitato,
carcerato e siete venuti a trovarmi”.
Allora i giusti gli risponderanno:
“Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato
e ti abbiamo dato da mangiare,
assetato e ti abbiamo dato da bere?
Quando ti abbiamo visto forestiero
e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito?
E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”.
Rispondendo, il re dirà loro:
“In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose
a uno solo di questi miei fratelli più piccoli,
l'avete fatto a me”».
A quelli che si saranno rifiutati di aiutare
“uno di questi ultimi (meno importanti)”,
dirà: «“Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno
preparato per il diavolo e i suoi angeli!...”.
E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna».
Matteo 25,35-40.41.46
Grazie, Signore Gesù, per questo rimprovero
che mi stimola ad uscire dal mio falso autocompiacimento.
Perdonami perché, mentre cerco di organizzare la cena,
mi dimentico che un quarto del tuo mondo soffre di povertà.
Perdonami perché quando impulsivamente compro degli abiti nuovi
di cui non ho bisogno,
mi scordo che trenta milioni di bambini
moriranno di fame quest’anno.
Hai stimolato la mia coscienza.
Ora spingimi all’azione.
Dirigi il mio atteggiamento
e diventa il Signore della mia esistenza.
Fa’ che le scelte che compirò
siano ponderate anziché impulsive;
che tutti quelli che incontrerò
siano toccati dalla sovrabbondanza del tuo amore;
e che tutto quello che farò sia gradito ai tuoi occhi ora,
in questa vita,
così che io possa godere della tua presenza
per l’eternità
.
12° giorno
La caduta di Satana
Quando pensiamo al nuovo cielo e alla nuova terra futuri, pensiamo anche al tempo in cui Satana - nemico di
Dio - sarà completamente e definitivamente vinto.
La Bibbia ci invita a credere in «un Satana - e in una schiera di ausiliari satanici - dalla malvagità
veramente inimmaginabile: più crudele, maligna, carica di superbia e disprezzo, più pervertita, distruttiva,
disgustosa, più immonda e spregevole di tutto quanto la nostra mente può concepire», come lo descrive Jim
Packer.
Anche l’apostolo Pietro nella sua lettera ci indica come il diavolo è il nemico della nostra anima:
«Il vostro nemico, il diavolo,
si aggira come un leone affamato,
cercando qualcuno da divorare».
1 Pietro 5,8
Paolo mostra chiaramente che dobbiamo stare in guardia
contro questo mentitore di professione,
il cui potere è immenso ed esercitato efficacemente:
«Noi non dobbiamo lottare contro creature umane,
ma contro spiriti maligni del mondo invisibile,
contro autorità e potenze,
contro i dominatori di questo mondo tenebroso».
Efesini 6,12
Attualmente, Satana è all’opera per contraffare miracoli, suggerire pensieri impuri alla nostra mente,
mascherare la tentazione per renderla attraente, portare disgrazie alla gente e tenerla in schiavitù spirituale.
Ma quando Gesù verrà nella gloria, tutto questo cambierà. Quando Gesù finalmente assumerà il suo potere
per regnare, assisteremo alla caduta di Satana.
E questa liberazione dal male la ragione prima per la quale Gesù è venuto sulla terra:
«Gesù, il Figlio di Dio,
è venuto proprio per distruggere le opere del diavolo».
1 Giovanni 3,8
Ma, come spiega Michael Green, quando Gesù morì sulla croce inferse a Satana una ferita mortale, strappando
il mondo al dominio del diavolo:
«Cristo è vincitore su ogni potere del nemico, e sulla croce ha inflitto una così grave sconfitta al demonio, che
quando il suo nome è invocato con fede, Satana è costretto a fuggire».
Nonostante questo, a Satana è concesso qualche dominio; ma Giovanni anticipa in visione il giorno in cui questa
drammatica vittoria del bene sul male sarà completa:
«Vidi poi un angelo che scendeva dal cielo
con la chiave dell’Abisso e una gran catena in mano.
Afferrò... Satana e lo incatenò, lo gettò nell’Abisso,
ve lo rinchiuse e ne sigillò la porta sopra di lui,
perché non seducesse più le nazioni...
E il diavolo... fu gettato nello stagno di fuoco e zolfo...
e (sarà) tormentato giorno e notte per i secoli dei secoli».
Apocalisse 20,1-3.10
Gesù! Nome più grande di ogni altro, negli inferi, sulla terra e nei cieli; angeli e uomini davanti ad esso si
chinano, e i diavoli tremano e fuggono.
Gesù spezza le catene dello schiavo e schiaccia la testa di Satana; infonde potenza nelle anime deboli, e la vita
in quelle che son morte.
Sarò felice se nel mio ultimo respiro potrò soltanto dire il suo nome; annunciatelo a tutti e invocate morendo:
Ecco! Guardate! L’Agnello!
Charles Wesley
13° giorno
Il grande raduno
Quando muore qualcuno che amiamo, sperimentiamo nel profondo la sua assenza. Il sentimento della perdita e
della solitudine ci può afferrare per molti mesi.
In circostanze così, il pensiero del grande raduno in cui ci ritroveremo con gioia al ritorno di Gesù, può portare
indicibile conforto:
«Fratelli, voglio che siate ben istruiti su ciò che riguarda i morti:
non dovete continuare a essere tristi come gli altri,
come quelli che non hanno nessuna speranza.
Noi crediamo che Gesù è morto e poi è risuscitato. Allo stesso
modo crediamo che Dio riporterà alla vita insieme con Gesù,
tutti quelli che sono morti credendo in lui...
E da quel momento saremo sempre con il Signore».
1 Tessalonicesi 4,13-15.17
«La felicità principale in cielo è questa: essere con il Signore, vederlo, vivere con lui, e gustarlo per sempre.
Questo dovrebbe dare conforto (ai cristiani) quando muore qualche loro amico. Noi e loro... incontreremo il
nostro Signore, e saremo con lui per l’eternità, non più separati né da lui né l’uno dall’altro per sempre».
Matthew Henry
Signore Gesù Cristo,
talvolta chiudo i miei occhi e cerco di immaginare come sarà quando tu verrai nella gloria.
Forse il cielo si accenderà come all’aurora?
Oppure si arroventerà come durante il tramonto?
O la tua gloria squarcerà le nubi con una vampata repentina di luce?
Chi può dirlo?
E chi potrà dire come avverrà
quel grande raduno con le persone amate?
In mezzo a tutte queste cose imponderabili,
grazie per la certezza
che quando tu verrai per portarci a casa,
i nostri cari che ti hanno amato quando erano qui sulla terra, saranno con te,
e anche noi saremo con te
in quel luogo dove la morte ha perso il suo
pungiglione,
dove gli addii saranno una cosa del passato
e dove non ci sarà più separazione
né da quelli che noi amiamo, né da te.
14° giorno
Per sempre con il Signore
Al termine del libro di John Bunyan, Il viaggio del pellegrino, l’eroe della storia, Cristiano, arriva alla fine al fiume
che deve attraversare prima di poter entrare nella santa città: il Paradiso. Angeli buoni vanno da lui per
incoraggiarlo prima che si imbarchi per l’ultimo tratto del viaggio. Gli raccontano come sarà la vita quando
arriverà alla sponda opposta:
«Lì - dicono - c’è il monte Sion, la Gerusalemme celeste, l’innumerevole schiera degli angeli, e gli spiriti dei
giusti resi perfetti; tu ora andrai... nel Paradiso di Dio... e quando vi giungerai, dovrai vestire le bianche vesti
che ti son date, e passeggerai e parlerai ogni giorno con il Re, per tutti i giorni dell’eternità. Lì non vedrai più
quelle cose che hai visto quando eri nella regione più bassa della terra... dolore, malattia, afflizione e morte,
poiché le cose di prima sono passate».
Allora ho sentito durante il sogno, che tutte le campane nella Città suonarono ancora di gioia; e che ad essi
veniva detto: “Entra nella gioia del tuo Signore”. Udii inoltre che gli stessi uomini ad alta voce cantavano dicendo:
“Benedizione, onore, gloria e potenza a colui che è seduto sul trono e all’Agnello nei secoli dei secoli”».
John Bunyan
L’apostolo Giovanni ci apre di nuovo uno spiraglio su quale sarà la nostra gioia quando Gesù ritornerà per
prenderci con sé:
«Dopo ciò, apparve una moltitudine immensa,
che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e
davanti all’Agnello, avvolti in candide vesti, e portavano palme nelle mani... Allora tutti gli angeli che stavano
intorno al trono e i vegliardi e i quattro esseri viventi,
si inchinarono profondamente con la faccia davanti al trono
e adorarono Dio dicendo:
“Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza
al nostro Dio nei secoli dei secoli!”...
Udii poi come una voce di una immensa folla simile a fragore di grandi acque e a rombo di tuoni possenti,
che gridavano:
“Alleluia. Ha preso possesso del suo regno il Signore, il nostro Dio, l’Onnipotente.
Rallegriamoci ed esultiamo, rendiamo a lui gloria,
perché son giunte le nozze dell’Agnello;
la sua sposa è pronta,
le hanno dato una veste di lino puro splendente”.
La veste di lino sono le opere giuste dei santi».
Apocalisse 7,9-12; 19, 6-8
Ci prostriamo ai tuoi piedi,
onnipotente Signore risorto
nel venire al tuo trono per adorarti;
con la potenza del tuo Spirito
tu ora attiri
i nostri cuori,
e udiamo nel trionfo la tua voce
che chiara risuona:
io sono il vivente,
il vivente tra i morti, ecco, io vivo nei secoli
.
15° giorno
Dio viene nella natura
Quando Yuri Gagarin, il primo uomo nello spazio, ritornò a terra, si dice abbia affermato di non aver visto Dio.
Un sacerdote russo commentò: «Se non hai visto Dio sulla terra, non lo potrai mai vedere nei cieli».
Ma come possiamo trovare Dio sulla terra? E una questione molto sentita, su cui tante persone si
interrogano. Qualcuno la espresse così: «Mi sono impegnato per anni, basandomi sulle preghiere scritte nei
libri di devozione. In realtà, ciò che veramente desidero conoscere è come pregare la mia vita, non come usare
un quarto d’ora della mia vita».
La Bibbia ci indica come possiamo vedere Dio sulla terra e come possiamo imparare a pregare
incessantemente. Una cosa che ci esorta a fare è di guardarci intorno con gli occhi aperti e contemplare la
natura, poiché in tal modo noi vediamo le varie espressioni di Dio nelle cose che ha creato.
«I cieli narrano la gloria di Dio,
e l’opera delle sue mani annuncia il firmamento».
Salmo 19,1
«Dio
ha stabilito la terra sulle acque...
ha fatto i grandi luminari...
il sole per regolare il giorno...
la luna e le stelle per regolare la notte...
Lodate il Dio del cielo».
Dal Salmo 136
«Guardate gli uccelli del cielo:
non seminano, né mietono,
né ammassano nei granai;
eppure il Padre vostro celeste li nutre».
Matteo 6,26
«La natura non mi ha mai insegnato che esiste un Dio della gloria e di maestà infinita. Questo ho dovuto
impararlo in un altro modo. Ma la natura mi ha dato il senso per la parola gloria. Non so ancora dove avrei
potuto trovarne un altro».
C. S. Lewis
Orienta il mio sguardo, Signore,
perché io ti possa vedere nel mondo attorno a me,
mentre mi sto preparando
alla nascita del tuo Figlio.
16° giorno
Gioia vera nella vita d’ogni giorno
I giorni che conducono al Natale sono, per molti di noi,
i più frenetici dell’anno. Sembra che ci sia così tanto da fare in così poco tempo. Per il cristiano, che desidera
concentrarsi sul vero significato del Natale, tutto questo affannarsi pone dei problemi. Come possiamo godere
in pienezza le gioie del tempo natalizio: divertirsi, far festa, stare insieme in famiglia, e contemporaneamente
rimanere centrati in Dio?
Gesù ci offre una indicazione quando ci ricorda che, mediante lo Spirito Santo, lui e il Padre verranno e
porranno la loro dimora in noi:
«Se uno mi ama, metterà in pratica la mia parola,
e il Padre mio lo amerà.
Io verrò da lui con il Padre mio e abiteremo con lui».
Giovanni 14,23
Paolo ci dà altre due indicazioni:
«Quel che fate, qualunque cosa sia,
fatelo volentieri, come per il Signore,
e non per gli uomini».
Colossesi 3,23
«Pregate continuamente».
1 Tessalonicesi 5,17
Questo pregare non è tanto un dire parole, quanto piuttosto la consapevolezza di una presenza.
Frate Lorenzo, il cuoco di un attivo monastero del XIII secolo, testimoniava di essere cosciente della
presenza di Dio sia mentre era immerso nel lavoro di cucina, a sbucciare patate, sia mentre era in cappella a
cantare le lodi del Signore. Si riferisce anche di santa Teresa d’Avila, che trovava Dio così facilmente tra le
pentole e le casseruole, che poteva gustare intensamente la vicinanza di Dio, divenuto compagno fedele anche
nella più grande confusione. Quel Dio che si fece presente a questo monaco e a questa suora, si fa presente
anche oggi, se noi abbiamo occhi per vederlo e orecchie per ascoltarlo.
Signore Gesù,
ciò che questi uomini e queste donne
hanno raggiunto -
la consapevolezza di te,
che adombri ogni cosa
e abiti in tutto - anch’io lo desidero.
Dammi, o Signore,
mentre sto lavorando, la percezione
della tua presenza nella stanza.
La consapevolezza, mentre sto guidando,
di un carissimo passeggero al mio fianco.
La sicurezza, anche nella confusione
di un supermercato
o del mio posto di lavoro,
dell’amore di un Dio
che tiene insieme i molti fili
che si congiungono
a formare la mia vita
per fame un intreccio forte e flessibile.
Insegnami, mio Dio e mio Re,
a vederti in tutte le cose,
17° giorno
Nelle pause della giornata
Anche se siamo molto occupati, anche se i nostri giorni sono pieni, tutti interrompiamo di tanto in tanto. C’è la
pausa del caffè, la pausa del pranzo, la pausa del tardo pomeriggio. La dattilografa indaffarata si ferma per
togliere un foglio dalla macchina da scrivere, l’insegnante cammina da una classe ad un’altra, il parrucchiere
attende mentre gli arricciatori per capelli si riscaldano, il dottore si dirige all’ambulatorio.
Possiamo educarci ad usare le pause non soltanto per prendere atto che Gesù è con noi, ma andare oltre e
«scoccare» in alto delle frecce, cioè delle preghiere, verso Dio. Sembra che questo metodo di preghiera fosse
naturale per Gesù. Un giorno, nel bel mezzo di un discorso ai suoi discepoli, interruppe d’improvviso la
conversazione e cominciò a parlare ad alta voce al Padre suo:
«Ti ringrazio, Padre, Signore di tutto l’universo.
Ti ringrazio perché
hai voluto far conoscere a gente povera e semplice
quelle cose che hai tenuto nascoste a
i sapienti e agli intelligenti».
Matteo 11,25
Così pure, prima di dar da mangiare in modo miracoloso a cinquemila persone:
«Prese i cinque pani e i due pesci,
alzò gli occhi al cielo e ringraziò Dio».
Matteo 14,19
In questo modo, anche quando era circondato da gente bisognosa, Gesù si teneva in stretto contatto con suo
Padre. Non è difficile per noi fare lo stesso; renderci conto che Dio ci viene incontro nel mezzo delle nostre
attività, quando volgiamo il nostro cuore e la nostra mente a lui.
Troviamo molte di queste preghiere riportate nella Bibbia, che possono diventare anche preghiera nostra:
«Signore, salvaci,
perché stiamo affondando!».
I discepoli di Gesù durante una tempesta nel mare di Galilea
«Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome».
Salmo 103,1
Quando si trova di fronte a una scelta da compiere:
«Sia fatta la tua volontà,
non la mia».
Gesù nell’orto del Getsemani
O nella tentazione:
«Vattene, Satana!».
Gesù in Matteo 4,10
Quando gridiamo queste brevi invocazioni al Padre nostro celeste, ci sentiamo così sollevati al di sopra delle
cose terrene che diveniamo coscienti di essere sostenuti da Dio. E se impariamo a pregare in questo modo
lungo tutta la giornata, le nostre pause di riposo acquistano un nuovo significato. Dato che il cuore e la mente
non sono stati fatti per vagare troppo lontano da Dio, quando siamo in grado di metterci alla sua presenza per
un certo tempo, con calma, facilmente ci sentiamo meglio, entriamo con gratitudine in sintonia con la sua
presenza e da lui siamo di nuovo guidati nel ricercare la sua volontà e la sua via nelle scelte pratiche
quotidiane.
O riposo del sabato di Galilea!
O calma delle colline,
lassù dove Gesù si inginocchiò
per condividere con te
il silenzio dell’eternità
interpretato dall’amore!
Stilla ancora una rugiada di quiete,
finché il nostro affanno non cessi;
togli dall’anima pene e fatiche,
e le nostre vite rasserenate
proclamino la bellezza della tua pace.
Spandi sui nostri desideri brucianti
la tua freschezza e il tuo balsamo;
che i sensi sian muti,
e la carne indietreggi;
parla nel terremoto, nel vento, e nel fuoco,
oh, ancor sommessa voce di quiete!
John Greenleaf Whittier
Vieni a noi, resta con noi,
Signore nostro, Emmanuele.
18° giorno
Nel silenzio
Dio si fa presente a noi mediante la natura; ci viene incontro nelle nostre attività; si fa vivo nelle persone e nelle cose. Ma Dio viene
a noi in modo ben più efficace nei momenti in cui stiamo in silenzio di fronte a lui.
Quando era maggiormente occupato, Gesù trovava del tempo per rimanere in raccoglimento di fronte al Padre. Allo stesso modo
Dio ci comanda di fermarci in silenzio:
«Fermatevi, e sappiate che io sono Dio».
Salmo 46,11
Anche in questo indaffarato periodo dell’anno, se intendiamo fermarci così, abbiamo bisogno di un tempo e di
un luogo dove possiamo incontrare Dio a tu per tu.
«Dovrebbe esserci almeno una stanza, o un qualche angolo dove nessuno vi possa trovare per disturbarvi o
accorgersi di voi. Dovreste essere capaci di svincolarvi dal mondo e rendervi liberi, sciogliendo tutti i sottili
nodi e legami di tensione che vi avvolgono, con immagini, suoni, pensieri, alla presenza di altre persone.
Trovato questo luogo, siatene contenti... Amatelo, e ritornatevi ogni volta che lo potrete, e non siate troppo
lesti a cambiarlo con un altro».
Thomas Merton
Ricercare il silenzio: ci porta più vicini a Dio.
Nel silenzio: si ode la calma e delicata voce di Dio.
Dal silenzio: nasce vera pace nei nostri cuori.
Il Signore regola il mio cammino,
non mi affannerò.
Mi fa sostare e riposare in pause tranquille.
Mi procura immagini di quiete, con cui recupero la mia serenità.
Mi conduce per vie di efficienza attraverso la calma della mente,
e nella sua guida trovo pace.
Anche se ogni giorno ho moltissime cose da fare,
non mi affretterò,
poiché là è la sua presenza.
Egli è al di fuori del tempo, eppure è l’unica realtà importante:
questo mi terrà in equilibrio.
Prepara ristoro e nuovo vigore nel pieno delle mie attività.
Ungendo la mia mente con il suo olio di tranquillità,
la mia coppa di gioiosa energia trabocca.
Di certo armonia ed efficacia saranno i frutti delle mie ore,
poiché camminerò nel sentiero del mio Signore,
e abiterò nella sua casa per sempre.
Toki Miyashina
Sia in silenzio il mio cuore, o Dio,
perché io sia pronta ad adorarti in questo Natale.
19° giorno
Nelle cose ordinarie della vita
Dio ci viene incontro attraverso cose ordinarie. Ne fece spesso riferimento Gesù, mostrando come esse rivelino
Dio all’opera nel mondo. Nell’ambiente in cui parlava, le donne usavano portare addosso le loro ricchezze, in
corone di monete d’argento attorno alla fronte. Gesù prende un esempio dalla vita d’ogni giorno per mostrare
un aspetto di Dio:
«Se una donna possiede dieci monete d’argento e ne perde una, che cosa fa?
Accende la luce, spazza bene la casa
e si mette a cercare accuratamente la sua moneta finché non la trova.
Quando l’ha trovata, chiama le amiche e le vicine di casa e dice loro:
“Fate festa con me, perché ho ritrovato la moneta d’argento che avevo perduta”.
Così, vi dico, anche gli angeli di Dio fanno grande festa
per un solo peccatore che cambia vita».
Luca 15,8-10
E ancora, si serve di una lampada ordinaria, di ogni giorno, per illustrare un altro carattere del Regno:
«Nessuno accende una lampada per poi metterla sotto un secchio o sotto il letto,
ma piuttosto per metterla in vista
perché chi entra in casa veda la luce.
Così tutto quello che ora è nascosto sarà portato alla luce,
tutto ciò che è segreto diventerà chiaro.
Fate bene attenzione, dunque, a come ascoltate».
Luca 8,16-18
Usava anche realtà casalinghe in apparenza insignificanti, come il lievito, per far capire il suo insegnamento:
«Il regno dei cieli è simile a un po’ di lievito
che una donna ha preso e ha mescolato
ad una grande quantità di farina,
e a un certo punto tutta la pasta è lievitata!».
Matteo 13,33
Gesù fu evidentemente un uomo dall’acuto spirito di osservazione. Adoperò ogni cosa creata dal Padre come
un’occasione per incontrare di nuovo il Padre.
E se siamo sinceri nel pregare che Dio venga tra noi, anche noi lo possiamo trovare attraverso le realtà
terrene.
«Se sapessimo guardare alla vita con gli occhi di Dio, la vedremmo come una serie di segni innumerevoli
dell’amore del Creatore che ricerca l’amore delle sue creature. Il Padre ci ha messi nel mondo non per
camminare in esso ad occhi abbassati, ma per cercare lui nelle cose, nei fatti, nella gente.
Tutto deve rivelarci Dio.
Non v’è bisogno di lunghe preghiere per sorridere a Cristo nei più piccoli dettagli della vita quotidiana...
Se sapessimo ascoltare Dio, e come guardarci attorno, la nostra vita intera diventerebbe preghiera».
Michel Quoist
Anche nelle occupazioni di questo tempo dell’anno,
Signore, fa’ che io mi fermi per sorriderti,
bambino di Betlemme.
20° giorno
Nell’amore
«L’amore è come l’amo di una canna da pesca; il pesce deve abboccare all’amo, altrimenti il pescatore non lo
potrà mai prendere. Dopo aver abboccato, il pesce può dibattersi e anche nuotare lontano dalla riva, ma il
pescatore è sicuro che alla fine lo tirerà a terra.
Io paragonerei questo all’amore. Chi è catturato dall’amore è trattenuto saldamente, anche se si tratta di una
dolce prigionia. Chi ha ricevuto il dono dell’amore divino... sarà colui che più dolcemente sopporterà ogni
sventura che potrà accadergli o minacciare di sopraffarlo; sarà colui che più prontamente perdonerà tutte le
ingiurie che gli sono state inflitte».
John Tauler
«Miei cari, amiamoci gli uni gli altri perché l’amore viene da Dio.
Chi ha questo amore è diventato figlio di Dio e conosce Dio.
Chi non ha questo amore, non conosce Dio, perché Dio è amore...
Anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri. Dio nessuno l’ha mai visto.
Però se ci amiamo gli uni gli altri, egli è presente in noi
e il suo amore è veramente perfetto in noi...
Noi amiamo Dio
perché egli per primo ci ha mostrato il suo amore».
1 Giovanni 4,7-8.11-12.19
I segni dell’affetto dei miei amici mi circondano, mentre mi guardo attorno in casa. C’è un piccolo vaso sul
davanzale del mio studio che mi fu dato da una coppia a cui voglio bene, il candeliere che un amico ha ricavato
per me da un vecchio tronco di tasso, i libri sugli scaffali, con la dedica, inviatimi in dono dai loro autori, la
fotografia incorniciata che mi ha spedito come regalo il fotografo in occasione di un Natale: conservo il
biglietto che l’accompagnava perché porta la scritta Grazie per la tua amicizia.
L’amore di Dio ci viene incontro in modo particolarissimo attraverso la gente. Questa è la ragione per cui il
Natale può essere così speciale: in questo periodo dell’anno facciamo uno sforzo particolare per assicurarci
che gli amici si sentano stimati e amati da noi.
Signore Gesù, grazie perché tu scegli così spesso di farti presente a me
mediante l’affetto manifestato dalle persone amiche:
nel calore del loro abbraccio; nella telefonata inattesa;
nella cartolina arrivata proprio quando ne avevo bisogno.
Talvolta, o mio Signore, sembri così lontano.
Io, però, posso cogliere il linguaggio del contatto umano,
la voce di una persona e il messaggio scritto.
Fa’ che io possa imparare sempre più a dissetarmi a questo amore
che viene da te; a quell’amore perfetto che tu sei;
a quella fonte e compimento dell’amore che tu sei.
Ti ringrazio per ogni espressione del tuo amore nei miei confronti.
Rendimi più degna di ricevere il tuo amore,
non importa come espresso.
E che io vi sia tanto attaccata,
da imparare ad amare,
ad amare te
e permettere a te di amare gli altri attraverso di me.
Divino amore, che sorpassa ogni amore,
gioia discesa dal cielo sulla terra,
poni tra di noi la tua umile dimora,
compi ogni tua fedele misericordia.
Gesù, tu sei la vera compassione,
tu sei l’amore puro e illimitato;
visitaci con la tua salvezza,
entra in ogni cuore che attende.
Vieni, onnipotente, a salvarci,
fa’ che abbiamo la tua vita;
ritorna presto per non più lasciare il tuo tempio umano.
Charles Wesley
21° giorno
Nel suo Figlio
Dio si fa presente a noi in una grande varietà di modi: attraverso la natura, il silenzio, l’amore di persone
amiche. Ma il modo più meraviglioso che finora ha usato è stato la venuta del Figlio di Dio, la «Parola fatta
carne».
«Nei tempi passati Dio parlò molte volte e in molti modi ai nostri padri per mezzo dei profeti.
Ora invece, in questi tempi che sono gli ultimi, ha parlato a noi, per mezzo del Figlio.
Per mezzo di lui Dio ha creato l’universo, e ora lo ha stabilito come Signore di tutte le cose.
Egli è lo specchio della gloria di Dio, l’immagine perfetta di ciò che Dio è.
La sua parola potente sostiene tutto l’universo.
Ora, dopo aver purificato gli uomini dai loro peccati,
il Figlio è salito nei cieli e ha il suo posto accanto a Dio».
Ebrei 1,1-4
GESÙ
splendore della gloria di Dio,
espressione perfetta della natura di Dio creatore dell’universo.
Egli è colui che è venuto sulla terra
nei panni di un piccolo e indifeso bambino!
Dio ci ha mostrato il suo amore permettendo
che questa «parte essenziale» di se stesso entrasse nel mondo
e vivesse tra di noi, uomo come uno di noi.
«Dio ha manifestato così il suo amore per noi:
ha mandato nel mondo suo Figlio, l’Unico,
per darci la vita.
L’amore vero è questo: non l’amore che abbiamo avuto verso Dio
ma l’amore che Dio ha avuto per noi;
il quale ha mandato Gesù, suo Figlio,
per farci avere il perdono dei nostri peccati».
1 Giovanni 4,9-10
«Semplicemente, gli uomini non sapevano come fosse Dio finché non giunse Gesù. I greci pensavano a un Dio
imperturbabile, al di là di ogni gioia e dolore, che guardava agli uomini con un calmo e immobile distacco: non
ne poteva derivare nessun aiuto. Gli ebrei (in genere) pensavano a un Dio esigente, il cui nome era legge e la
cui funzione era quella di giudice: non vi trovavano altro che timore. Gesù venne per svelarci un Dio che era
amore, e gli uomini, guardando stupiti, potevano soltanto dire: “Non abbiamo mai saputo che Dio fosse così”.
Una delle funzioni dell’incarnazione è quella di far conoscere Dio... Il Dio lontano è divenuto vicino e quel Dio
di cui avevamo paura è divenuto colui che ama ogni persona».
William Barclay
Padre celeste,
mentre attendiamo la nascita del Figlio tuo Gesù Cristo,
donaci di assaporare un po’ del mistero dell’incarnazione.
Suscita in noi lo stupore che il creatore dell’universo abbia spogliato se stesso
dello splendore e della gloria divina
e abbia indossato la fragile forma di un bimbo indifeso.
Ridonaci la capacità di fermarci,
la serenità di considerare
e la creatività di contemplare meravigliati
il Cristo bambino - l’irradiazione della gloria di Dio –
l’immagine perfetta della natura divina
nel Dio fattosi uomo, Dio in forma umana,
Dio che si manifesta con una vulnerabilità
che chiede di essere toccata e presa per mano
e vista e conosciuta e amata.
E insegnaci ad amarti senza paure,
affinché in questo Natale l’ardore dei nostri cuori
porti gioia a te, Padre, Figlio e Spirito Santo.
Quarta settimana - Cristo è venuto
22° giorno
Dio prepara la venuta del Figlio
Come Natale è un tempo indaffarato per noi, così il primo Natale fu tempo «movimentato» per Dio. Sapeva che
gli ebrei non erano ancora pronti a ricevere il Salvatore del mondo. I loro cuori induriti, erano spiritualmente
ciechi.
Ma qualcuno doveva pur annunciare la venuta del Messia. Luca ci rivela chi fu quel qualcuno, e ci riferisce
anche la serie di miracoli che ne precedettero la nascita.
Il racconto ci riporta il modo miracoloso in cui Dio intervenne nella vita di Elisabetta e di Zaccaria, un vecchio
sacerdote e sua moglie. Senza figli per molti anni e fedeli a Dio, furono scelti da Dio per essere i genitori di
Giovanni il Battista. Luca ci narra come Zaccaria ricevette il messaggio da un angelo di Dio:
«“Non temere, Zaccaria! Dio ha ascoltato la tua preghiera.
Tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, e tu lo chiamerai Giovanni.
La sua nascita ti darà una grande gioia, e molti saranno contenti.
Il Signore l’avrà in grande considerazione per realizzare i suoi progetti.
Egli non berrà mai vino né bevande inebrianti,
ma Dio lo colmerà di Spirito Santo fin dalla nascita.
Questo tuo figlio riporterà molti israeliti al Signore loro Dio...
Così egli preparerà al Signore un popolo ben disposto”.
Ma Zaccaria disse all’angelo:
“Come potrò essere sicuro di quello che dici?
Io sono ormai vecchio, e anche mia moglie è avanti negli anni”.
L’angelo gli rispose:
“Io sono Gabriele e sto davanti a Dio sempre pronto a servirlo.
Lui mi ha mandato da te a parlarti e a portarti questa bella notizia.
Tu non hai creduto alle mie parole
che pure al momento giusto si avvereranno.
Per questo diventerai muto,
e non potrai parlare
fino al giorno in cui si compirà la promessa che ti ho fatto”.
Passati i giorni del suo servizio al tempio,
Zaccaria tornò a casa sua.
Dopo un po’di tempo, sua moglie Elisabetta si accorse di aspettare un figlio,
e non uscì di casa per cinque mesi e diceva:
“Ecco che cosa ha fatto per me il Signore!
Finalmente ha voluto liberarmi da una condizione
che mi faceva vergognare di fronte a tutti”».
Luca 1,13-20.24-25
Zaccaria era sacerdote, e fu mentre compiva i suoi doveri sacerdotali che Dio gli venne incontro prodigiosamente.
Elisabetta era una casalinga, desiderava vivamente di essere madre, e fu mentre soffriva l’angoscia di molte
donne senza figli che Dio le si fece incontro in modo miracoloso. Così avviene spesso anche per noi: proprio
mentre attendiamo ai nostri compiti quotidiani - preparando i canti natalizi, scrivendo gli auguri del Natale,
comperando i regali - Dio ci viene incontro.
O Padre, grazie perché il miracolo che hai compiuto in Zaccaria ed Elisabetta
ha potenziato la mia capacità di credere in te.
Grazie perché l’èra dei miracoli non è trascorsa
e tu intervieni ancora nella vita degli uomini e delle donne di oggi.
In questo Natale, o Signore, desidero incontrarti nuovamente.
Sia che mi trovi raccolta in preghiera,
sia che mi trovi affaccendata tra tutte le cose che devono esser fatte,
tocca il mio cuore e riscaldalo.
Togli dai miei occhi le squame dell’incredulità;
togli da me il cuore di pietra che si rifiuta di risponderti;
preparami, così che sia pronta a riceverti
con timore e meraviglia, gioia e gratitudine.
Tu lasciasti il tuo trono
e la tua corona regale,
quando scendesti sulla terra per me;
ma non si trovò casa in Betlemme
per la tua santa nascita:
oh, vieni nel mio cuore, Signore Gesù;
c’è posto nel mio cuore per te.
Emily E. Steele Elliott
23° giorno
L’annuncio della nascita di Gesù
La cittadina di Nazaret era abbarbicata sulle pendici delle montagne della bassa Galilea. Le sue stradine
movimentate e strette si dipanavano tra le terrazze sopra il mercato; le case erano piccole, con il tetto piatto.
Il paesaggio era avvolto dalla fragranza dei fiori d’arancio, di limone e di altre piante aromatiche. I prati
risplendevano di fiori selvatici: anemoni scarlatti, corolle di pratoline dorate, e margherite bianche. Nodosi
alberi di fico, ulivi dall’argenteo colore, cipressi dall’intenso verde e graziosi alberi di palma formavano un
orizzonte familiare.
In questa borgata viveva una ragazza come tante, di nome Maria. Sappiamo poco di lei; probabilmente era
ancora adolescente. Era fidanzata ad un falegname di nome Giuseppe, quando lo stesso angelo che apparve a
Zaccaria visitò anche lei:
«“Ti saluto, Maria! Il Signore è con te: egli ti ha colmata di grazia”.
Maria fu molto impressionata da queste parole
e si domandò che significato poteva avere quel saluto.
Ma l’angelo le disse: “Non temere, Maria!
Tu hai trovato grazia presso Dio.
Avrai un figlio, lo darai alla luce e gli metterai nome Gesù.
Egli sarà grande e Dio, l’onnipotente, lo chiamerà suo Figlio.
Il Signore lo farà re, lo porrà sul trono di Davide, suo padre,
ed egli regnerà per sempre sul popolo d’Israele.
Il suo regno non finirà mai”.
Allora Maria disse all’angelo: “Come è possibile questo, dal momento che io sono vergine?”.
L’angelo rispose: “Lo Spirito Santo verrà su di te, e l’onnipotente Dio come una nube ti avvolgerà. Per questo il
tuo bambino sarà santo, Figlio di Dio...”. Allora Maria disse: “Eccomi, sono la serva del Signore. Dio faccia con
me ciò che tu hai detto”. Poi l’angelo la lasciò».
Luca 1, 28-38
Osserviamo qui il fatto stupendo del Creatore dell’universo che ricerca la collaborazione di una semplice giovane
donna, per irrompere nella storia del mondo che lui stesso ha creato. E vediamo il bellissimo atto di
sottomissione di Maria. Così ella divenne lo spazio accogliente in cui Dio si fece uomo.
Eccomi,
totalmente disponibile, poiché voglio servire il Signore.
24° giorno
II canto di lode di Maria
Ogni donna ebrea sperava segretamente di essere scelta come la madre del Messia. Questo immenso privilegio
fu dato a Maria. Come capita anche a molti di noi, Maria doveva condividere con qualcuno questa buona notizia:
«In quei giorni Maria si mise in viaggio
e raggiunse in fretta un villaggio
che si trovava nella parte montagnosa della Giudea.
Entrò in casa di Zaccaria e salutò Elisabetta.
Appena Elisabetta udì il saluto di Maria,
il bambino dentro di lei ebbe un fremito,
ed essa fu colmata di Spirito Santo
e a gran voce esclamò:
“Dio ti ha benedetta più di tutte le altre donne,
e benedetto è il bambino che avrai!
Che grande cosa per me!
Perché mai la madre del mio Signore viene a farmi visita!
Appena ho sentito il tuo saluto, il bambino si è mosso in me per la gioia.
Beata te, che hai avuto fiducia nel Signore
e hai creduto che egli può compiere ciò che ti ha annunziato”.
Allora Maria disse: “Voglio lodare il Signore per le sue grandi opere.
Dio è il mio salvatore:
io sono piena di gioia.
Egli ha guardato a me, alla sua povera serva:
d’ora in poi tutti mi diranno beata. Dio che tutto può, ha fatto in me cose grandi: santo è il suo nome.
Egli sarà misericordioso per sempre con tutti quelli chelo servono.
Ha messo in opera tutta la sua potenza: ha mandato in rovina i progetti dei superbi.
Ha rovesciato i potenti dai loro troni, gli umili invece li ha molto innalzati.
Ha colmato di beni gli affamati, i ricchi invece li ha mandati via a mani vuote.
Egli è fedele alle promesse fatte ai nostri padri: è venuto in aiuto a Israele suo servo.
Non può dimenticarsi di essere misericordioso verso Abramo e i suoi discendenti, per sempre”».
Luca 1,39-55
Uno degli aspetti meravigliosi fu che Maria non ebbe bisogno di annunciare la buona notizia, poiché Dio stesso
l’aveva rivelata ad Elisabetta. Tutti i dubbi e i timori che Maria poteva aver avuto si sarebbero dispersi, quando
Dio si servì del benvenuto di Elisabetta per confermarle la verità. L’altro fatto meraviglioso fu che le due
donne hanno potuto rallegrarsi insieme della purissima bontà di Dio.
Nel suo canto di lode Maria magnifica il Signore dalle profondità del suo essere. Nonostante lei fosse povera e
sconosciuta, Dio l’ha scelta per essere madre del Messia. Ella rammenta che questo grande Dio è fedele con
tutto il suo popolo, senza differenze: è colui che riempie la nostra vacuità con la sua pienezza, colui che viene
incontro ai nostri bisogni più profondi per esaudirli
Signore Gesù,
in questo Natale
mentre canto gli inni tradizionali,
ascolto le letture che mi son familiari,
e medito i misteri che conosco,
dammi il dono di una lode pura:
la capacità che Maria ha avuto
di riconoscere a te
la tua vera bontà,
il tuo pieno valore,
la tua inestimabile grandezza.
Insegnami ad essere riverente
e contemporaneamente insegnami
ad esprimere l’amore
che arde nel mio cuore
mentre penso alla tua bontà nei miei confronti:
che tu sei venuto per essere
la luce nelle mie tenebre,
la speranza nella mia disperazione,
la forza nella mia debolezza,
il riparo nella bufera,
sì,
e il mio Salvatore.
25° giorno
II figlio di Elisabetta è nato
Maria rimase presso Elisabetta per circa tre mesi prima di tornare a Nazaret. È bello immaginare i sentimenti
di gioia e di attesa in quelle tre persone: il vecchio sacerdote che aveva pregato per anni affinché avvenisse il
miracolo; la donna già avanti con gli anni che ora portava dentro di sé un bambino che Dio aveva chiaramente
benedetto fin dalla concezione, e quella ragazza ricolma di meraviglia per il privilegio che Dio le stava
concedendo, di diventare la madre del suo Figlio. Luca descrive gli eventi che precedono la nascita miracolosa
del bambino promesso da Dio, e racconta come Zaccaria riacquistò la parola quando diedero al bimbo il nome
Giovanni.
«Riuscì di nuovo a parlare, e subito si mise a lodare Dio.
Tutti i loro vicini furono presi da un senso di paura,
e dappertutto in quella regione montagnosa della Giudea la gente parlava di questi fatti.
Coloro che li sentivano raccontare si facevano pensierosi e tra le altre cose dicevano:
“Che cosa diventerà mai questo bambino?”. Davvero la potenza del Signore era con lui.
Allora Zaccaria, suo padre, fu riempito di Spirito Santo e si mise a profetare:...
“E tu, figlio mio, sarai chiamato profeta del Dio onnipotente,
perché andrai davanti al Signore per preparargli la via,
per annunciare al suo popolo che il Signore lo salva,
perdonandogli i peccati.
Il nostro Dio infatti è molto buono e misericordioso:
farà sorgere su di noi la salvezza, come una luce che scende dall’alto.
Illuminerà quelli che vivono nelle tenebre cupe della morte
e guiderà i nostri passi sulla via che porta alla pace”».
Luca 1,64-67.76-79
Una volta, il padre di un bimbo appena nato provò a comunicarmi le emozioni che aveva provato nel vedere il
suo primo figlio. «Era un miracolo - disse. - Stupendo. Questo bimbo è il bimbo di Dio».
Anche Zaccaria ed Elisabetta sapevano che Giovanni il Battista, come venne chiamato, era un bambino di Dio, e
che la sua missione era quella di preparare la strada a Gesù.
O Padre, mentre penso a Giovanni il Battista e alla sua missione,
di annunciare la tua venuta
e di spingere la gente a preparare i loro cuori per riceverti,
nuovi desideri si agitano dentro il mio cuore:
rendimi attenta, fammi fedele,
portami al pentimento, donami l’amore,
affinché nell’amore e con gioia io ti possa incontrare di nuovo
e darti il benvenuto
quando sorgerà ancora una volta il giorno di Natale.
26° giorno
Il segreto di Maria è rivelato a Giuseppe
Dopo tre mesi fuori villaggio, sulle colline della Giudea, Maria doveva ritornare a Nazaret e spiegare a
Giuseppe di essere incinta. Non ci è riferito con precisione quali furono i sentimenti di Giuseppe nel sentire
questa notizia; ciò che tuttavia sembra chiaro è che non era pronto ad accettare che la sua promessa sposa era
incinta «per virtù dello Spirito Santo». Sarebbe sembrato, infatti, che ella gli fosse stata infedele.
A differenza di Maria, Giuseppe non aveva nessuno con cui condividere il suo disappunto, la perplessità e il
timore. Al suo tempo, il fidanzamento era assolutamente vincolante e poteva essere sciolto solo mediante
divorzio. L’infedeltà, a fidanzamento avvenuto, era considerata adulterio, e l’adulterio era una ragione legittima
di divorzio. Così Giuseppe, nell’apprendere che Maria era incinta, decise di avvalersi del suo diritto e di
rompere il rapporto nel modo più riservato possibile.
«Mentre però stava pensando a queste cose,
ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore
e gli disse: “Giuseppe, figlio di Davide,
non temere di prendere con te Maria, tua sposa,
perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo.
Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù:
egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati”».
Matteo 1,20-21
Anche se al giorno d’oggi noi tendiamo a non dare grande importanza ad un sogno, per Giuseppe questo era un
metodo normale ed efficace con cui Dio voleva comunicare i suoi piani. La visione di Dio in sogno rassicurò
così profondamente Giuseppe, che cambiò i suoi progetti di divorzio in propositi di matrimonio immediato.
In questo modo Giuseppe offrì, sia a Maria che al bambino che sarebbe nato, il più forte sostegno morale e
l’effettiva protezione, anche se questo deve essergli costato non poco, pensando alle malelingue e ai
pettegolezzi.
Maria vacillò tra la paura e la fede,
tra la speranza e la disperazione,
tra il dubbio e l’adesione,
o Signore?
Oppure restò calma e serena nella perplessità di Giuseppe?
Tu questo non ce lo dici,
ma la sicurezza che offri è che tu eri là nella sofferenza,
premuroso, condividendo e chiarendo i tuoi progetti.
Quando gli amici non mi comprendono,
mantienimi salda nella tua fedeltà,
e nella tua capacità di parlare,
di giustificare, di sollevare.
Così che i tuoi progetti perfetti possano compiersi in me,
come si compirono in Maria.
27° giorno
La nascita di Gesù
Quando Dio ebbe preparati Maria e Giuseppe per il miracolo che stava per compiersi - la nascita del Figlio suo
- si assicurò che il bambino giungesse a Betlemme: là, come da lungo tempo i profeti avevano indicato, da una
madre vergine doveva nascere il Messia. All’inizio del suo vangelo, Luca descrive come avvenne la nascita di
Gesù, e traccia gli eventi che condussero a questa nascita.
«Maria... diede alla luce il suo figlio primogenito».
Luca 2,7
Il viaggio da Nazaret a Betlemme era di circa 120 chilometri - non è certo il genere di passeggiata su un asino
che la maggior parte delle donne incinte gradirebbe. Per un tale viaggio, si portavano con sé le provviste e si
poteva disporre soltanto di una sistemazione molto provvisoria. Quando Maria e Giuseppe arrivarono a
Betlemme, trovarono la cittadina già strapiena. Per questa ragione il Salvatore del mondo fece il suo ingresso
tra gli uomini in un’umile grotta. E per questa ragione la sua culla fu una greppia per animali.
Non ricordo di aver mai, nella mia vita, rifiutato con la mente l’idea che Gesù, il Figlio di Dio, è nato in una
umile grotta a Betlemme. Ma soltanto quando ho visitato per conto mio la Terra Santa, ho pienamente capito
questo avvenimento.
Ricordo bene il momento della rivelazione. Accadde nella cripta della chiesa della Natività a Betlemme, la
chiesa che fu costruita sul luogo dove si tramanda sia nato Gesù.
Nella cripta attesi che i miei occhi si abituassero alla fioca illuminazione. Alla luce delle candele notai una
suora in un angolo che pregava silenziosamente. Ma prima ancora che potessi raccogliere i miei pensieri e
cominciare anch’io a pregare, arrivò un gruppo di turisti. Sul primo momento il loro entusiasmo rumoroso mi
irritò; e ancor più mi sentii infastidita quando la loro guida suggerì che, benché si fosse in aprile e non in
dicembre, potevano intonare un canto natalizio. Ma quando questi turisti cominciarono con le parole familiari:
«Là, in una mangiatoia, non una culla per letto,
il piccolo Gesù posò il dolce capo.
Le stelle lucenti guardarono giù dove lui riposava,
il piccolo Signore Gesù, addormentato sul fieno»,
ascoltai, contemplando il luogo esatto dove si pensa fosse posta la mangiatoia, e con mia grande meraviglia
cominciarono a scorrermi sul viso le lacrime. Erano lacrime, lo sapevo, di riverenza e di meraviglia. Nel
profondo del mio essere si era radicata una certezza: Dio ha realmente mandato suo Figlio sulla terra. E questo
è accaduto proprio qui a Betlemme. E si è presentato come un bambino: che dipende in tutto dagli altri, ha
bisogno di essere nutrito e accarezzato e tenuto in braccio ed amato da quelli tra i quali è venuto a vivere.
«Nel quieto silenzio che avvolgeva ogni cosa,
mentre la notte giungeva a metà del suo corso,
l’onnipotente tuo Verbo, o Signore,
è sceso dal cielo, dal trono regale».
Dalla liturgia
Tu che eri ricco oltre ogni splendore,
ti sei fatto povero per amore di tutti;
abbandonasti troni per una mangiatoia,
palazzi ricoperti di zaffiro per una stalla.
Tu che eri ricco oltre ogni splendore,
ti sei fatto povero per amore di tutti.
Tu che sei Dio oltre ogni lode,
ti sei fatto uomo per amore di tutti;
abbassandoti così, ma innalzando i peccatori
all’eredità dei cieli per tuo progetto divino.
Tu che sei Dio oltre ogni lode,
ti sei fatto uomo per amore di tutti.
Tu che sei l’amore oltre ogni dire, Salvatore e Re,
noi ti adoriamo.
Emmanuele, che abiti tra noi,
compi in noi il tuo volere.
Tu che sei l’amore oltre ogni dire,
Salvatore e Re, noi ti adoriamo.
Frank Houghton
Perché, Signore, perché?
Perché hai voluto cambiare l’immensità dei cieli
e il calore della presenza del Padre tuo
per lo squallore di una mangiatoia sulla terra
e i limiti dell’esistenza di uomo?
Perché, tu che hai fatto i cieli, monti, le stelle, il sole,
ti sei spogliato della tua gloria,
per divenire un bambino indifeso senza dimora?
Perché sei venuto qui,
in questo luogo,
a Betlemme?
Son venuto, bambina mia, perché ti amo:
ti ho sempre amata, ti amerò sempre.
Son venuto per salvarti dalla stretta del Maligno,
per liberarti dal peccato,
per essere il tuo Salvatore,
per condurti nell’immensità della mia gioia.
E venni nel modo che avevan predetto i profeti: a Betlemme,
nel grembo di una vergine,
per abitare in te come ho abitato in lei,
per divenire
Emmanuele,
Dio con te e Dio in te.
28° giorno
Pastori e angeli si rallegrano
Nella Palestina, quando nasceva un bimbo, i suonatori del luogo si radunavano presso la sua casa per dargli il
benvenuto nel mondo con semplici musiche. Poiché Gesù era nato in una stalla, tale cerimonia non potè aver
luogo. Tuttavia non mancò la musica quando il Figlio di Dio entrò nel mondo. Al contrario, una grande schiera
di angeli suonò a questa regale, anche se umile, nascita. Luca ne riporta il tema e tenta di descrivere quella
visione:
«C’erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte
facendo la guardia al loro gregge.
Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce.
Essi furono presi da grande spavento,
ma l’angelo disse loro: “Non temete, ecco,
vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo:
oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore.
Questo per voi il segno:
troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia”.
E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste che lodava Dio e diceva:
“Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama”».
Luca 2,8-14
I pastori, ancora abbagliati dallo splendore del coro angelico, in qualche modo si diressero su per i pendìi di
Betlemme alla grotta dove giaceva il bambino appena nato. La vista del bimbo, Dio in una mangiatoia, cambiò la
loro vita. Ritornarono al loro lavoro di pastori ricolmi di meraviglia, lodando e adorando.
O Padre che mi ami, in questo Natale, come i pastori,
vorrei chinarmi colma di riverenza e stupore davanti alla maestà dei cieli
rivelata nella forma di un bimbo.
Riempimi nuovamente d’amore
mentre contemplo questi misteri.
Rivelati a me così che il mio cuore, come per i pastori e gli angeli,
sia pieno di gioia.
E trasformami, affinché in questo Natale io diventi sempre più
come questo Cristo-bambino che adoro:
pronta a fare la tua volontà in ogni cosa, anche se mi costerà.
Ascoltate, gli angelici araldi cantano:
«Gloria al neonato re, pace in terra, e misericordia,
Dio e i peccatori riconciliati!».
Rallegratevi, voi tutte nazioni, e alzatevi,
unitevi al trionfo dei cieli,
proclamate con le schiere angeliche:
«Cristo è nato in Betlemme».
Ascoltate, gli angelici araldi cantano: «Gloria al neonato re».
Cristo, adorato dai cieli più alti,
Cristo, il Signore eterno,
in questi tempi ultimi, ecco lui viene,
frutto del grembo di una vergine.
Nei veli della carne vedete la divinità;
saluto il Dio incarnato,
che si compiacque abitare tra gli uomini,
Gesù, nostro Emmanuele!
Ascoltate, gli angelici araldi cantano: «Gloria al neonato re».
Quinta settimana - Da Natale a Capodanno
29° giorno
Maria medita
In mezzo a tutta l’agitazione festosa che accompagna gli eventi del primo Natale - il messaggio degli angeli, la
visita dei pastori - vi è una figura raccolta. Luca descrive come «Maria serbava tutte queste cose meditandole
nel suo cuore».
Da allora innumerevoli persone hanno cercato di fare ciò che Maria fece: contemplare il mistero di Dio che si
fa uomo. Molti hanno scritto il frutto delle proprie meditazioni ma nessuno l’ha fatto più profondamente
dell’apostolo Giovanni:
«Al principio, prima che Dio creasse il mondo,
c’era colui che è “la Parola”.
Egli era con Dio; egli era Dio.
Egli era al principio con Dio.
Per mezzo di lui Dio ha creato ogni cosa.
Senza di lui non ha creato nulla.
Egli era la vita e la vita era la luce per gli uomini.
Quella luce risplende nelle tenebre
e le tenebre non l’hanno vinta...
Colui che è “la Parola” è diventato un uomo
e ha vissuto in mezzo a noi uomini.
Noi abbiamo contemplato il suo splendore divino.
E lo splendore del Figlio unico di Dio Padre pieno di grazia e verità...
Nessuno ha mai visto Dio:
il Figlio unico di Dio, quello che è sempre vicino al Padre,
ce l’ha fatto conoscere».
Giovanni 1,1-5.14.18
Questi versetti riassumono quella che era la convinzione di Giovanni, che cioè Gesù è la Parola di Dio. Le
parole ci dicono chi è una persona, cosa essa è. Le parole esistono per la comunicazione e ci permettono di
comprendere. Gesù è la Parola di Dio perché, avendo un’intimità unica con il Padre, soltanto lui è qualificato a
rivelare chi è Dio e cosa in realtà vi è in lui.
«Il bimbo che riposa nella mangiatoia, indifeso e abbandonato all’amore delle sue creature, che dipende del
tutto da loro per avere cibo, vestito e mantenimento, rimane il Creatore e Sovrano dell’universo».
Thomas Merton
Signore Dio altissimo,
io credo,
anche se è fatica comprendere.
Può esser vero?
Tu,il generoso datore dell’essere, il creatore dell’universo,
che sostiene tutto ciò che esiste,
giaci indifeso in una mangiatoia,
avvolto in fasce,
limitato nella nostra umanità,
respinto da coloro che sei venuto a salvare,
senza un luogo che tu possa chiamare tua casa?
Io so che tutto ciò è vero:
ti sei fatto piccolo e debole
perché io potessi diventare grande e forte,
hai accettato di esser avvolto in fasce
perché io potessi esser sciolta dai vincoli della morte,
sei entrato nel mondo
perché io potessi avere accesso al cielo.
Per questo miracolo d’amore, o Dio e vivente Signore,
umilmente ma dal profondo del cuore ti do lode.
30° giorno
Giovanni riflette sulla venuta di Gesù
Il significato della nascita, vita e morte di Gesù sta al centro dei capitoli iniziali del vangelo di Giovanni. Egli ci
dice che Dio fu spinto dall’amore ad inviare il Figlio suo nel mondo:
«[Gesù] era nel mondo,
e il mondo fu fatto per mezzo di lui,
eppure il mondo non lo riconobbe.
Venne tra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto.
A quanti però l’hanno accolto,
ha dato il potere di diventare figli di Dio».
Giovanni 1.10-12
Gli ebrei erano un popolo privilegiato: un popolo eletto.
È stata proprio la nazione ebraica che Dio ha scelto per inviare suo Figlio.
La tragedia fu che questa nazione amata da Dio non ha riconosciuto il Signore dell’universo e, per ignoranza,
ha rifiutato il Figlio stesso di Dio. Cosa ha accecato i loro occhi? Sappiamo che gli ebrei stavano attendendo un
re conquistatore che li liberasse dalla tirannia dei romani.
Ma fu questa la ragione per cui non hanno riconosciuto il loro Messia nel bimbo adagiato in braccio a Maria?
O fu il fatto che Dio appariva troppo umile a determinare il rifiuto: l’assurdità di un Dio nello squallore di una
stalla; un Dio figlio di un falegname di Nazaret e di una povera contadina? Non sapremo mai perché così tanta
gente ha respinto il Salvatore del mondo nel momento in cui si presentò. Ciò di cui possiamo esser certi è la
verità che Giovanni ha proclamato: se noi crediamo in lui e lo accogliamo, possiamo essere contati tra i figli di
Dio, fratelli e sorelle di questo bambino nella mangiatoia.
«Credere in Gesù significa prendere Gesù in parola, accettare i suoi comandamenti come assolutamente
vincolanti, accogliere senza incertezze ciò che lui dice come vero.
Per Giovanni, fede significa la convinzione della mente che Gesù è il Figlio di Dio, la fiducia del cuore che ogni
cosa che dice è vera, significa basare ogni azione sulla incrollabile sicurezza che dobbiamo prenderlo in parola.
Quando facciamo questo, cessiamo di esistere soltanto e cominciamo a vivere. Sappiamo ciò che la Vita, con V
maiuscola, realmente significa».
William Barclay
Dio onnipotente
e, che ti prendi cura di ciascuno di noi come se nessun altro esistesse, e di tutti noi come se fossimo uno solo!
Benedetto chi ti ama. A te affido tutto il mio essere e tutto ciò che ho ricevuto da te. Mi hai fatto per te, e il
mio cuore non trova pace se non riposa in te.
Sant’Agostino
Cosa posso offrirgli, povero come sono?
Se fossi un pastore gli darei un agnello.
Se fossi un sapiente, farei la mia parte.
Ma ciò che posso, glielo do: gli do il mio cuore.
Christina Rossetti
31° giorno
La luce del mondo
Quando un anno sta per terminare e ricordiamo le tragedie che ha recato, e un altro anno si apre e guardiamo
dentro al grande ignoto, ci è facile pensare che sia il dominio del caos. Ma Giovanni ci assicura che in quel
bimbetto di Betlemme è apparsa una luce che non sarà mai spenta nel nostro mondo:
«Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Egli non era la luce, ma doveva rendere testimonianza alla luce. V
eniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo».
Giovanni 1,6-9
Giovanni il Battista era come una candela nelle tenebre.
Ma quando venne Gesù, il mondo fu inondato di splendore, perché egli è:
Dio da Dio,
Luce da Luce.
Quella luce che nessuna tenebra, per quanto minacciosa, potrà scacciare; quella luce che brilla sopra il caos e
crea ordine e bellezza; quella luce che illumina i nostri passi. Gesù, la luce del mondo, il cui arrivo era stato
promesso dai profeti:
«Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce;
su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse...
Poiché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio.
Sulle sue spalle è il segno della sovranità
ed è chiamato «Consigliere ammirabile, Dio potente,
Padre per sempre, Principe della pace».
Isaia 9.1 5
Luce che splende nelle tenebre, luce degli uomini,
luce dal principio, radiosa ora come allora.
Rallegratevi, popoli, la notte è finita,
l’opera di Dio redentore è cominciata
con la nascita del Figlio suo.
Amore che abita tra noi.
Amore fatto carne per ogni uomo,
Amore dal principio, piano del nostro divino creatore.
Rallegratevi, popoli, le catene del peccato,
che vi tenevano avvinti,
Dio ha spezzato con la morte del Figlio suo.
Vita piena di verità e bellezza,
Vita che Dio ha pensato,
Vita dal principio e nell’eternità.
Rallegratevi popoli, danzate e cantate.
Adorate Gesù, Signore e Re,
Luce che brilla nelle tenebre.
Anne Johnson. Paul Herrington e David Stone
Signore Gesù Cristo, sole dei giusti, brilla su di noi,
allontana le tenebre dal nostro cammino,
e donaci pace,
gioia,
e vita senza fine.
«Dissi all’uomo che stava alla porta dell’anno:
“Dammi una luce perché io possa camminare senza pericolo nell’ignoto”.
E lui rispose: “Esci nel buio e poni la tua mano nella mano di Dio.
Questo sarà meglio di una luce e più sicuro di una via conosciuta”».
Minnie Louise Haskins
32° giorno
II suo nome è Gesù
Quando Gesù nacque, vi erano in Palestina alcune cerimonie che seguivano la nascita di un bambino maschio.
Una di queste era la circoncisione. L’ottavo giorno dopo la nascita, un bambino maschio era non solo
circonciso, ma riceveva il suo nome. La cerimonia era così sacra che aveva luogo anche se l’ottavo giorno
cadeva di sabato. Un’altra cerimonia era la purificazione dopo la nascita del bambino.
Quando una donna aveva dato alla luce un figlio era ritenuta impura per quaranta giorni. Durante questo
periodo non le era permesso di entrare nel tempio o di prendere parte ad alcun rito religioso. Alla fine dei
quaranta giorni, le era richiesto di portare al tempio, come offerta, un agnello e un piccione. Se non poteva
permettersi un agnello, le era consentito di portare al suo posto «l’offerta dei poveri», cioè due piccioni. Maria
portò proprio l’offerta dei poveri, come ci racconta Luca:
«Passati otto giorni,
venne il tempo di compiere il rito della circoncisione del bambino.
Gli fu messo nome Gesù,
come aveva detto l’angelo
ancor prima che fosse concepito nel grembo di sua madre».
Luca 2,21
Il nome che fu dato a Gesù è di grande significato. La radice è la parola ebraica yasha che significa «portare in
un ambiente spazioso», «essere a proprio agio», «esser libero di svilupparsi senza ostacoli», «salvezza»,
«pienezza». Gesù venne per donare a tutti noi tutte queste grandi cose: darci la libertà di diventare un popolo
come egli l’aveva sempre pensato e darci inoltre la sicurezza del suo sconfinato amore. Venne per infondere
amore là dove non c’era amore.
Ma venne anche per «salvarci» dalle conseguenze delle nostre scelte sbagliate: di andare per strade diverse
dalla strada di Dio, sciupando così la relazione perfetta che intendeva avessimo con lui, nostro Creatore, con
gli altri, e con la creazione.
È stato perché l’umanità aveva infranto la «regola» di Dio che Gesù venne sulla terra come un bambino, visse
come uomo e morì come un criminale. Sapeva che avremmo dovuto subire la pena di morte, cioè l’eterna
separazione da Dio, perché avevamo interrotto il rapporto con lui. Aveva a cuore sia la giustizia, che la nostra
salvezza.
Così si spogliò della sua gloria e la cambiò con la povertà della terra, dove prese su di sé la punizione che ci
sarebbe toccata in sorte. Lui è il Salvatore del mondo.
Signore Gesù,
mentre affronto un altro anno,
e ricordo il tuo supremo sacrificio che si erge di fronte ai miei occhi,
ti dono ancora una volta me stessa.
Prendimi come sono,
portami dove vuoi,
fa’ di me ciò che tu desideri,
durante questo nuovo anno,
e per sempre.
33° giorno
II cantico di Simeone
Quando nacque Gesù, la speranza nel Messia era fortissima. Molti pensavano che sarebbe arrivato con sfarzo e
solennità, per liberare Israele dai suoi nemici. Solo pochi la pensavano diversamente: non sognavano la
violenza o il potere delle armi; avevano dedicato invece se stessi a una vita di silenziosa preghiera e costante
vigilanza, e attendevano pazientemente il tempo in cui Dio avrebbe inviato il Salvatore promesso. Tra questa
gente di preghiera vi era Simeone:
«Viveva allora a Gerusalemme un uomo chiamato Simeone.
Un uomo retto e pieno di fede in Dio, che aspettava con fiducia la liberazione di Israele.
Lo Spirito Santo era con lui, e gli aveva rivelato che non sarebbe morto
prima di aver veduto il Messia mandato dal Signore.
Mosso dallo Spirito Santo, Simeone andò nel tempio,
dove s’incontrò con i genitori di Gesù,
proprio mentre essi stavano portandovi il loro bambino per compiere quello che ordinava la legge del Signore.
Simeone allora prese il bambino tra le braccia e ringraziò Dio così:
“O Signore, ora che hai mantenuto la tua promessa
lascia che io, tuo servo, me ne vada in pace.
Con questi miei occhi io ho visto il Salvatore
che tu hai preparato e offerto a tutti i popoli.
Egli è la luce che ti farà conoscere a tutto il mondo
e darà gloria al tuo popolo,
Israele”. Il padre e la madre di Gesù rimasero meravigliati
per le cose che Simeone aveva detto del bambino.
Simeone poi li benedisse e disse a Maria, la madre di Gesù:
“Dio ha deciso che questo bambino sarà occasione di rovina o di resurrezione per molti in Israele.
Sarà un segno di Dio, ma molti lo rifiuteranno:
così egli metterà in chiaro le intenzioni nascoste nel cuore di molti.
Quanto a te, Maria, il dolore ti colpirà come colpisce una spada”».
Luca 2,25-35
Cristo Salvatore nostro, dal Padre,
nato per sempre, unico Figlio,
tu eri presente prima della creazione con il Padre sempre uno.
Luminoso splendore del Padre,
chiarore del giorno,
speranza dell’umanità,
fa’ che le preghiere dei tuoi fedeli
in tutto il mondo ti siano gradite.
Gesù, nato da vergine madre,
sia lode in questo giorno a te,
che con il Padre e lo Spirito regni uno per l’eternità.
Abbazia di Prinknash
Secondo Simeone, non soltanto gli israeliti, ma anche i gentili avrebbero ricevuto beneficio dalla nascita di
Gesù e goduto della salvezza attraverso di lui. Simeone profetizza che la vita di Gesù richiederà una risposta
dalla gente. Ci saranno quelli che staranno dalla sua parte e quelli che gli saranno contro. E confida a Maria
che il privilegio di essere la madre di Dio porterà con sé sofferenza.
Signore Gesù, contemplo ammirata l’incessante preghiera di Simeone, che lo portò a quel silenzio in cui la tua
voce viene chiaramente udita. E contemplo ammirata la fiducia serena dimostrata da Maria, mentre la tua
volontà per il Figlio suo, passo passo, veniva rivelata. Mentre il nuovo anno si apre, donami quella quieta
fiducia che è pronta a vegliare e ad aspettare, ad ascoltare e a credere in te in ogni momento e in ogni luogo.
34° giorno
Anna ringrazia Dio per Gesù
«Vi era anche una profetessa, Anna...
Si era sposata giovane, aveva vissuto solo sette anni con suo marito,
poi era rimasta vedova.
Ora aveva ottantaquattro anni e non abbandonava mai il tempio,
e serviva Dio giorno e notte con digiuni e preghiere.
Arrivò anche lei in quello stesso momento
e si mise a ringraziare il Signore
parlando del bambino a tutti quelli che aspettavano la liberazione di Israele».
Luca 2,36-38
Se Anna si era sposata nei primi anni dell’adolescenza, come d’uso in quei tempi, si trovava nello stato
vedovile già da oltre sessant’anni, quando vide il Cristo bambino. Coloro che hanno perso una persona cara
scoprono spesso che la realtà di Dio è talmente forte per loro nella sventura, che donano tutti se stessi a lui in
un modo totalmente nuovo. Sembra che sia accaduto così anche ad Anna. Anziché diventare una vedova
amareggiata, dedicò tutta la sua vita alla preghiera e al digiuno. E ora la sua fedeltà fu ricompensata, nel
momento in cui potè vedere il bimbo che doveva essere il Salvatore del mondo.
Giovanni nel suo vangelo ci racconta che Gesù «venne tra i suoi, ma la sua gente non lo ricevette». In Simeone
e Anna possiamo vedere due persone che non solo lo accolsero, ma gli diedero il loro benvenuto, si
rallegrarono per lui e incoraggiarono altri a credere in lui.
La storia di Anna ci dimostra che Dio ci viene incontro proprio mentre svolgiamo le nostre normali e quotidiane
attività e che si rende presente in modo potente, indimenticabile, a coloro che sanno stare in silenzio di fronte
a lui.
Signore Gesù, vorrei anch’io lodarti come Anna,
in spirito e verità.
Vorrei anch’io, come lei,
sottomettere a te tutto il mio essere,
perché la mia coscienza sia ravvivata dalla tua santità,
la mia mente nutrita dalla tua verità,
la mia immaginazione purificata dalla tua bellezza.
Aiutami ad aprire il mio cuore al tuo amore
e a consegnare la mia volontà al tuo disegno.
Come Anna,
che io possa innalzare il mio cuore a te
in adorazione e amore.
Da una preghiera di George Appleton
Alzati, risplendi, perché la tua luce è giunta,
e la gloria del Signore è sorta.
Oh, alzati, risplendi, perché la tua luce è giunta,
e la gloria del Signore brilla su di te.
Contemplerai e sarai raggiante di gioia!
Il tuo cuore si commuoverà e si rallegrerà,
e saprai che io sono il Signore, tuo Salvatore, il Santo d’Israele.
35° giorno
Guidati da una stella
Cristo è venuto!
Cristo viene!
Cristo verrà di nuovo!
E questo il messaggio dell’Avvento e del Natale. Quando Gesù discese sulla terra come bambino, Dio volle
assicurarsi che ogni genere di persone sapesse che egli stava arrivando. Matteo ci racconta come perfino dei
«sapienti» nella lontana Persia scoprirono il segreto della nascita miracolosa del Messia. Essi giunsero alla
capitale, Gerusalemme, alla ricerca di un re bambino. 1 consiglieri di Erode risposero loro che «il Cristo»
doveva nascere a Betlemme.
«Allora Erode, chiamati segretamente i magi,
si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella
e li inviò a Betlemme esortandoli: “Andate e informatevi accuratamente del bambino
e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo”.
Udite le parole del re, essi partirono.
Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva,
finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino.
Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia.
Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre,
e prostratisi lo adorarono.
Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.
Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, p
er un’altra strada fecero ritorno al loro paese».
Matteo 2,7-12
Questi sapienti, o magi come vengono chiamati, erano degli astrologi professionisti che avevano appreso a
leggere il linguaggio del cielo. In realtà non sappiamo cosa esattamente essi videro nel cielo, che annunciasse
loro la nascita di un re in Palestina. Ciò che sappiamo è che una luce celeste diede ad essi la certezza che un
nuovo «re» aveva fatto il suo ingresso nel mondo. Ancora una volta vediamo come Dio parla efficacemente a
uomini che stagno svolgendo le normali e quotidiane attività, anche quando l’attività è di leggere i segni delle
stelle.
Questi sapienti d’oriente furono guidati a Betlemme, sembra, da una istintiva attrazione a rendere omaggio al
nuovo re, e a deporre ai suoi piedi i doni più preziosi a cui potessero pensare: oro, incenso e mirra.
Padre onnipotente,
hai fatto conoscere la nascita del Salvatore
mediante la luce di una stella.
Fa’ che egli possa guidarci con la sua luce,
illuminarci con il suo splendore
e renderci forti con la sua protezione,
fino a che, con gioia, ci prenda con sé nell’eterna dimora.
Dalla liturgia
36° giorno
Angoscia e gioia
Simeone avvertì Maria, che la venuta di Gesù avrebbe significato sia angoscia che gioia. La gente avrebbe
dovuto rendere esplicita la propria posizione di fronte a lui. Alcuni avrebbero risposto con dedizione e amore,
altri l’avrebbero odiato e respinto. Maria non ebbe da attendere troppo perché la verità di questa profezia si
rivelasse. Matteo riferisce che l’esistenza di Gesù venne sentita come una minaccia da Erode, il re, e che ciò fu
causa immediata di violenza brutale:
«Erode si accorse che i sapienti dell’oriente lo avevano ingannato
e allora si infuriò.
Ricordando quel che si era fatto dire da loro,
calcolò il tempo;
e quindi fece uccidere tutti i bambini di Betlemme e dei dintorni,
dai due anni in giù».
Matteo 2,16
«E la terribile dimostrazione di cosa possono fare gli uomini pur di sbarazzarsi di Gesù Cristo. Se una persona
vuol percorrere le proprie strade e vede in Cristo qualcuno che si permette di interferire con le sue ambizioni
e di biasimare i suoi comportamenti, allora il suo unico desiderio sarà quello di eliminare Cristo; e si
abbandonerà alle cose più terribili, e se proprio non schiaccerà il corpo degli uomini, schiaccerà però il loro
cuore».
0 Padre, mentre il racconto dell’odio di Erode nei tuoi confronti mi risuona negli orecchi,
sarebbe facile segnare a dito soltanto lui e negare che il seme del sospetto, dell’ira e della violenza
germini anche nel mio cuore.
Grazie perché questa vicenda ammonitrice scuote il mio autocompiacimento e mi disturba quanto basta perché
io rinnovi il desiderio che la mia vita sia dedicata a te.
Che io possa davvero prendere sul serio e vivere quelle parole con cui prego:
Dio onnipotente,
donami la grazia di respingere le opere delle tenebre
e indossare l’armatura della luce,
ora, nel tempo di questa vita mortale,
nella quale il Figlio tuo Gesù Cristo
è venuto a me in somma umiltà:
così che nell’ultimo giorno,
quando verrà di nuovo nella maestà della sua gloria,
per giudicare i vivi e i morti,
io possa risorgere alla vita immortale;
te lo chiedo per lui, che vive e regna
con te e con lo Spirito Santo,
unico Dio nei secoli dei secoli.
Dalla liturgia
Questo è il nostro Dio,
il Re servitore.
Ora ci chiama a seguirlo,
a donare le nostre vite,
offerta quotidiana di lode al Re servitore.
Graham Kendrick
37° giorno
La prova dell’amore
Mentre Erode stava compiendo le sue atrocità, cercando di assicurarsi che Gesù fosse assassinato nel
massacro degli Innocenti, Dio era in azione. Mise in allerta Giuseppe, in sogno, ordinandogli di condurre Maria
e Gesù in Egitto, ben lontano dalla mano di Erode.
«Morto Erode, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto, e gli disse:
“Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nel paese d’Israele;
perché sono morti coloro che insidiavano la vita del bambino”.
Egli, alzatosi, prese con sé il bambino e sua madre, ed entrò nel paese d’Israele.
Avendo però saputo che era re della Giudea Archelao al posto di suo padre Erode,
ebbe paura di andarvi.
Avvertito poi in sogno, si ritirò nelle regioni della Galilea
e, appena giunto, andò ad abitare in una città chiamata Nazaret,
perché si adempisse ciò che era stato detto dai profeti:
“Sarà chiamato Nazareno”».
Matteo 2,19-23
L’obbedienza senza discussioni di Giuseppe ad ogni indicazione di Dio sta in netto contrasto con la paura e la
barbarie di Erode. Questa mi sembra una nota adatta con cui concludere queste meditazioni sulla «venuta di
Cristo». Cristo è già venuto, viene e verrà di nuovo. E quando tornerà, cercherà coloro che sono obbedienti
come è stato Giuseppe:
«L’obbedienza è ciò che attesta un carattere cristiano».
Andrew Murray
«Se davvero mi amate,
osserverete i comandamenti che vi ho dato...
Chi conosce i miei comandamenti e li osserva,
è uno che mi ama veramente».
Gesù
Padre celeste, in questo nuovo anno che si apre,
amplia la mia conoscenza di te,
approfondisci la mia fiducia nel tuo amore,
aumenta la mia fede nella perfezione dei tuoi disegni,
così che quando tu parlerai io possa ascoltare e obbedire,
con la gioiosa sicurezza
che tu non permetterai per un tuo bambino
neppure una lacrima che non abbia un senso.