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Jules Verne - Claudius Bombarnac

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Racconto

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  • Jules Verne

    CLAUDIUS BOMBARNAC

    Disegni di Leon Benett incisi da T. Delangle, Froment e F. Moller

    Copertina di Carlo Alberto Michelini

    Titolo originale dellopera CLAUDIUS BOMBARNAC

    (1893)

    Traduzione integrale dal francese di GIUSEPPE CASTOLDI

    Propriet letteraria e artistica riservata Printed in Italy Copyright 1975 U. Mursia editore

    1641/AC U. Mursia editore Milano Via Tadino, 29

  • PRESENTAZIONE

    Due aspetti fondamentali della narrativa di Verne caratterizzano i due romanzi che presentiamo qui in un unico volume. Ne Il castello dei Carpazi predomina un tono dichiaratamente romantico, con elementi di suspense che ne rendono l'intreccio ancora pi ricco e avvincente; in Claudius Bombarnac, invece, il registro umoristico e a tratti persino grottesco. In entrambi, poi, si esprime ancora una volta il gusto dell'anticipazione scientifica e tecnica d Verne: nel primo, il fonografo di Edison e la lanterna magica sono alla base della stregonesca invenzione del barone Rodolphe de Gortz che crea fantasmi parlanti; nel secondo viene addirittura anticipata la linea ferroviaria Transiberiana, che al momento della pubblicazione del romanzo era nella sua primissima fase di realizzazione.

    Il primo romanzo ambientato in Transilvania, in un tetro castello che si erge minaccioso sulla catena dei Carpazi. Il villaggio di Werst, ai piedi di questo castello, sotto l'incubo del Chort, come in quella localit viene chiamato il diavolo: tutti tremano di paura nel vedere i ruderi della vecchia costruzione fumare e lampeggiare sinistramente, e nessuno osa avvicinarsi, ha guardia forestale Nic Deck, che tenta di accostarsi alle mura, viene colpita da una specie di fulmine e rimane come paralizzata per alcuni giorni.

    Il giovane conte Franz de Tlek, di passaggio da quelle parti, sente parlare di quanto successo e decide di tentare l'impossibile per svelare il mistero. A ci lo spinge anche una strana coincidenza: il castello di propriet del barone Rodolphe de Gortz il cui nome suscita in lui il doloroso ricordo

  • di un grande amore perduto. Il conte infatti si era innamorato di una giovane e bellissima cantante lirica, la Stilla, di cui si era infatuato anche il barone de Gortz. ha giovane cantante era morta durante la sua serata d'addio al palcoscenico e la sua morte aveva portato Franz de Tlek sull'orlo della follia. Rodolphe de Gortz era scomparso, l'occasione che si presenta dunque quanto mai interessante e invitante per Franz, anche se l'avventura cui va incontro si riveler piena di incognite e pi drammatica del previsto. Il romanzo la storia di questa avventura che si colora sempre pi di mistero, con pagine che hanno a tratti anche il fascino del brivido.

    Il secondo romanzo la storia di un reporter, Claudius Bombarnac, cui il giornale parigino The XXeme Siecle ha affidato l'incarico di inviare un servizio sul viaggio inaugurale della nuova ferrovia transcaspica che collega Tiflis (Georgia) a Pechino. Ma il taccuino di viaggio di questa impresa avventurosa qualcosa di pi di un servizio giornalistico: sotto la penna di Verne si trasforma in un vero e proprio romanzo, o meglio in una sorta di commedia a sorpresa, i cui attori sono Fulk Ephrinell, rappresentante di denti finti, Horatia Bluett, rappresentante di capelli, il ridicolo barone Weiss-schnitzerdrfer, globetrotter sempre in ritardo, il maggiore Noltitz, l'altero signor Faruskiar, il giovane cinese Pan-Chao e il suo precettore Tio-King e tanti, tanti altri, per non parlare del misterioso personaggio che viaggia chiuso in una cassa che reca scritto: Contenuto fragile.

    Tutto un campionario di personaggi che d il via ad una trama intricata e arruffatissima che l'autore sbroglia solo alla fine con la consueta eleganza e disinvoltura.

  • JULES VERNE nacque a Nantes l'8 febbraio 1828. A undici

    anni, tentato dallo spirito d'avventura, cerc di imbarcarsi clandestinamente sulla nave La Coralie, ma fu scoperto per tempo e ricondotto in famiglia. A vent'anni si trasfer a Parigi per studiare legge, e nella capitale entr in contatto con il miglior mondo intellettuale dell'epoca. Frequent soprattutto la casa di Dumas padre, dal quale venne incoraggiato nei suoi primi tentativi letterari. Intraprese dapprima la carriera teatrale, scrivendo commedie e libretti d'opera; ma lo scarso successo lo costrinse nel 1856 a cercare un'occupazione pi redditizia presso un agente di cambio a Parigi. Un anno dopo sposava Honorine Morel. Nel frattempo entrava in contatto con l'editore Hetzel di Parigi e, nel 1863, pubblicava il romanzo Cinque settimane in pallone.

    La fama e il successo giunsero fulminei. Lasciato l'impiego, si dedic esclusivamente alla letteratura e un anno dopo l'altro in base a un contratto stipulato con l'editore Hetzel venne via via pubblicando i romanzi che compongono l'imponente collana dei Viaggi straordinari I mondi conosciuti e sconosciuti e che costituiscono il filone pi avventuroso della sua narrativa. Viaggio al centro della Terra, Dalla Terra alla Luna, Ventimila leghe sotto i mari, L'isola misteriosa, Il giro del mondo in 80 giorni, Michele Strogoff sono i titoli di alcuni fra i suoi libri pi famosi. La sua opera completa comprende un'ottantina di romanzi o racconti lunghi, e numerose altre opere di divulgazione storica e scientifica.

    Con il successo era giunta anche l'agiatezza economica, e Verne, nel 1872, si stabil definitivamente ad Amiens, dove continu il suo lavoro di scrittore, conducendo, nonostante la celebrit acquisita, una vita semplice e metodica. La sua produzione letteraria ebbe termine solo poco prima della morte, sopravvenuta a settantasette anni, il 24 marzo 1905.

  • Indice PRESENTAZIONE _____________________________________________ 3

    CLAUDIUS BOMBARNAC ______________________________ 7 Taccuino di un reporter________________________________________ 7

    Capitolo I______________________________________________________ 8 Capitolo II____________________________________________________ 17 Capitolo III ___________________________________________________ 26 Capitolo IV ___________________________________________________ 34 Capitolo V ____________________________________________________ 44 Capitolo VI ___________________________________________________ 53 Capitolo VII __________________________________________________ 64 Capitolo VIII__________________________________________________ 74 Capitolo IX ___________________________________________________ 83 Capitolo X ____________________________________________________ 91 Capitolo XI ___________________________________________________ 99 Capitolo XII _________________________________________________ 107 Capitolo XIII_________________________________________________ 114 Capitolo XIV_________________________________________________ 123 Capitolo XV _________________________________________________ 132 Capitolo XVI_________________________________________________ 140 Capitolo XVII ________________________________________________ 150 Capitolo XVIII _______________________________________________ 157 Capitolo XIX_________________________________________________ 167 Capitolo XX _________________________________________________ 175 Capitolo XXI_________________________________________________ 181 Capitolo XXII ________________________________________________ 187 Capitolo XXIII _______________________________________________ 197 Capitolo XXIV _______________________________________________ 204 Capitolo XXV ________________________________________________ 212 Capitolo XXVI _______________________________________________ 221 Capitolo XXVII ______________________________________________ 230

  • CLAUDIUS BOMBARNAC TACCUINO DI UN REPORTER

  • CAPITOLO I

    Claudius Bombarnac, reporter "XX Siecle" Transcaucasia

    Tiflis Questo era l'indirizzo del telegramma che il 13 maggio trovai

    arrivando a Tiflis. Ed eccone il testo: "Interrompendo qualsiasi altro incarico, in data 15 corrente,

    Claudius Bombarnac si trovi al porto di Uzun-Ada, litorale est mar Caspio. L prenda treno diretto Grande Transasiatica fra frontiere Europa e capitale Celeste Impero. Trasmetta impressioni sotto forma di cronaca, interviste personalit di rilievo incontrate su percorso, segnalando minimi incidenti a mezzo lettere o telegrammi secondo necessit di buon servizio.

    " 'XX Siecle' conta su zelo, attivit, abilit suo corrispondente al quale apre credito illimitato."

    Questo succedeva la mattina stessa del mio arrivo a Tiflis dove

    avevo l'intenzione di passare tre settimane e quindi proseguire, per visitare le province della Georgia a vantaggio del mio giornale e (speravo) di quello dei suoi lettori.

    Questi sono gli incerti e le alee dell'esistenza di un reporter viaggiante!

    A quell'epoca, le ferrovie russe erano collegate con la linea georgiana Poti-Tiflis-Baku. Dopo un lungo e interessante viaggio attraverso le province della Russia meridionale, avevo varcato il Caucaso e contavo di riposarmi nella capitale della Transcaucasia Ma ecco che la dispotica amministrazione del "XX Siecle" mi concedeva solo una mezza giornata di sosta in quella citt! Appena giunto sarei stato costretto a ripartire senza nemmeno aver avuto il tempo di aprire la valigia! Cosa volete? Bisogna soddisfare le esigenze dei servizi giornalistici e quelle, cos moderne, delle

  • interviste! E dire che mi ero accuratamente preparato e abbondantemente

    fornito di documenti geografici ed etnologici riguardanti la regione transcaucasica. Valeva la pena di aver imparato che i berretti di pelliccia a forma di turbante che portano i montanari e i cosacchi si chiamano papakha, che la veste arricciata in vita dove si appendono le cartuccere laterali chiamata tcherkeska dagli uni e bechmet dagli altri! Valeva la pena di essere in grado di affermare che i georgiani e gli armeni portano il berretto a pan di zucchero, che i mercanti indossano la tulupa, specie di pelliccia in pelle di montone, mentre i curdi o i parsi indossano ancora la burka, di tessuto peloso reso impermeabile dalla sua apprettatura!

    E della cuffia delle belle georgiane, il tassakravi, formata da un nastro leggero, da un velo di lana e da una mussola, che incornicia dei volti cos belli; dei loro abiti dai colori sgargianti con le maniche abbondantemente aperte, dei loro sottabiti allacciati in vita, dei loro mantelli invernali in velluto guarniti di pelliccia e di argento agli alamari, della loro mantiglia estiva in cotonina bianca, lo tchadr, che esse tengono stretta sotto il gomito, di tutte queste mode, infine, di cui avevo cos accuratamente preso nota sul mio taccuino di reporter, che ne avrei fatto ora?

    Andate un po' a imparare che le orchestre del paese sono composte di zurnas, clarini chiassosi, di mandolini con corde di rame che vengono pizzicate con una penna, di tchianuri, violini che si suonano verticalmente, di dimplipitos, specie di cimbali che crepitano come la grandine sui vetri delle finestre!

    Andate un po' a imparare che lo schaska una sciabola sospesa a una bandoliera ornata di chiodi e di ricami d'argento, che il kindjall o kandjiar un pugnale infilato nella cintura e che l'armamento dei soldati caucasici si completa con un lungo fucile a canna damaschinata ornata di convolvoli in metallo cesellato!

    Andate un po' a imparare che il tarantass una specie di berlina poggiata su cinque sostegni di legno relativamente elastici, tra ruote piuttosto distanziate e di media altezza, che questa vettura guidata da uno yemtchik appollaiato sul sedile anteriore a reggere le briglie di tre cavalli e che a lui si unisce un secondo postiglione, il faltre,

  • quando occorre prendere un quarto cavallo dal matritel che poi il mastro di posta delle strade caucasiche!

    Andate un po' a imparare che la versta corrisponde a un chilometro e sessantasette metri; che le svariate popolazioni nomadi dei governatorati della Transcaucasia si dividono in famiglie: calmucchi discendenti degli eleuti, quindicimila; chirghisi, d'origine musulmana, ottomila; tartari di Kundrof, undicimila; tartari di Sartof, dodicimila; nogai, ottomilacinquecento; turcomanni, circa quattromila!

    Ed ecco che, dopo aver sgobbato cos minuziosamente sulla mia Georgia, un ukase mi costringe ad abbandonarla! E non avr nemmeno il tempo di vedere il punto del monte Ararat in cui il quarantesimo giorno del diluvio approd l'arca di No, il primitivo cargo del famoso patriarca. E dovr rinunciare a pubblicare le mie impressioni su un viaggio in Transcaucasia, rimetterci al minimo mille righe per le quali avevo a mia disposizione le trentaduemila parole della nostra lingua attualmente riconosciute dall'Acadmie Franaise!

    duro, ma non si pu discutere! E per prima cosa, a che ora parte da Tiflis il treno per il mar

    Caspio? Alla stazione di Tiflis fanno capo tre linee ferroviarie: la linea

    ovest che finisce a Poti sul mar Nero, che il porto dove sbarcano i passeggeri provenienti dall'Europa; la linea est che si ferma a Baku, dove si imbarcano i passeggeri che devono attraversare il mar Caspio; e infine la linea di centosessantaquattro chilometri che i russi hanno appena costruito fra la Circaucasia e la Transcaucasia, da Vladikarkaz a Tiflis, passando dal colle di Arkhot, a quattromilacinquecento piedi di altezza, che unisce la capitale georgiana alle linee ferroviarie della Russia meridionale.

    Vado di corsa alla stazione e mi precipito alla biglietteria. A che ora il treno per Baku? chiedo. Andate a Baku? risponde l'impiegato. E attraverso lo sportello mi lancia quello sguardo pi militaresco

    che borghese che balena invariabilmente sotto la visiera dei berretti moscoviti.

  • Immagino dico io forse un po' troppo vivacemente che non sia proibito andare a Baku.

    No, mi risponde lui seccamente a patto che si sia in possesso di regolare passaporto.

    Avr un regolare passaporto rispondo a quel poco socievole funzionario che, come tutti quelli della Santa Russia, mi sembra foderato d'un poliziotto.

    Poi mi limito a tornare a chiedere l'ora di partenza del treno per Baku.

    Le sei di sera. E si arriva? Il giorno dopo alle sette del mattino. In tempo per prendere il piroscafo per Uzun-Ada? In tempo. E l'uomo dello sportello risponde al mio saluto con un saluto di

    meccanica precisione. La faccenda del passaporto non mi preoccupa affatto; il console di

    Francia sapr darmi tutte le referenze richieste dall'amministrazione russa.

    Le sei di sera e sono gi le nove del mattino! Bah! Se si pensa che certi itinerari vi permettono di esplorare Parigi in due giorni, Roma in tre e Londra in quattro, sarebbe abbastanza strano che fosse impossibile vedere Tiflis in mezza giornata, e quando dico vedere, intendo de visu. Diamine, sono un reporter o no?

    Inutile dire che se il mio giornale mi ha mandato in Russia perch parlo correntemente il russo, l'inglese e il tedesco. Pretendere che un cronista conosca tutte le migliaia di idiomi che servono a esprimere il pensiero nelle cinque parti del mondo, sarebbe veramente esagerato! Del resto se alle tre lingue gi ricordate aggiungo il francese, si pu andar lontano attraverso i due continenti. E vero, ci sono il turco di cui ricordo solo alcune locuzioni, e il cinese di cui non capisco una sola parola. Ma non devo temere di restare a bocca spalancata sia nel Turkestan sia nel Celeste Impero. Lungo la strada non mancano gli interpreti e faccio conto di non perdere il bench minimo dettaglio del mio percorso lungo la Grande Transasiatica. So vedere, e vedr. Del resto, perch nasconderlo?

  • Sono di quelli che pensano che tutto oggetto di cronaca, che la terra, la luna, il cielo, l'universo sono fatti per redigere articoli e non sar la mia penna a restare disoccupata.

    Prima di visitare Tiflis, definiamo la faccenda del passaporto, Per fortuna, non si tratta di ottenere quel poderojnaia che una volta era indispensabile a chiunque viaggiasse in Russia. Quelli erano i tempi dei corrieri e dei cavalli di posta, e la potenza di quel documento ufficiale appianava tutte le difficolt, garantendo il pi rapido cambio di cavalli come pure le pi gentili cortesie dei postiglioni e la massima rapidit dei trasporti, a tal punto che un viaggiatore ben raccomandato poteva superare in otto giorni e cinque ore le duemilasettecento verste che separano Tiflis da Pietroburgo. Ma quante difficolt per procurarsi quel passaporto!

    Al giorno d'oggi basta un semplice permesso di circolazione: un permesso che comprovi in certo qual modo che non siete n un assassino n un condannato politico, che siete insomma ci che in un paese civile si definisce un galantuomo. Grazie all'aiuto che mi prester il nostro console a Tiflis non tarder a essere in regola con l'amministrazione moscovita.

    E questione di due ore e di due rubli, dopo di che mi dedico corpo e anima all'esplorazione della capitale georgiana, senza prendere nessuna guida: non le posso soffrire. Per la verit, sarei stato in grado di guidare qualsiasi forestiero per i dedali di questa capitale che avevo tanto minuziosamente studiato prima. un dono di natura.

    Girando a caso ecco che cosa individuo: prima di tutto la duma, che poi il municipio dove risiede il golova, cio il sindaco. Se mi aveste fatto l'onore di accompagnarmi, avrei rivolto i vostri passi verso la Krasnoia-Gora, la passeggiata lungo la riva sinistra del Kura, che corrisponde ai Champs Elyses locali (qualche cosa che sta fra il Tivoli di Copenaghen e la fiera dei bastioni di Belleville, con i suoi katchli, deliziose altalene le cui ondulazioni saggiamente studiate fanno venire il mal di mare). E dappertutto, fra il groviglio di baracconi da fiera, le donne in abito di festa che circolano a volto scoperto e di conseguenza georgiane o armene che siano tutte appartenenti a un culto cristiano.

    In quanto agli uomini, sono dei veri Apolli del Belvedere, vestiti

  • per meno semplicemente; sembrano tutti principi e mi domando se non lo siano in realt. Infatti, non discendono forse da? Ma lasciamo la genealogia per pi tardi e continuiamo a grandi passi la nostra visita. Un solo minuto perso vuol dire dieci righe di servizio in meno e dieci righe di servizio in meno significano Beh, dipende dalla generosit del giornale e del suo consiglio d'amministrazione.

    Ed ora svelti, al grande caravanserraglio. L soggiornano le carovane provenienti da tutte le parti del continente asiatico. Eccone una in arrivo, composta di mercanti armeni, ed eccone un'altra che parte, formata da trafficanti della Persia e del Turkestan russo. Avrei voluto arrivare con la prima e partire con la seconda. Ma impossibile e mi rincresce. Dopo l'istituzione delle ferrovie transasiatiche raro incontrare ancora quelle interminabili sfilate di cavalieri, pedoni, cavalli, cammelli, asini, carri. Bah! Per non temo che il mio viaggio attraverso l'Asia centrale debba peccare di mancanza d'interesse.

    Ed ora eccoci ai bazar con i mille prodotti della Persia, della Cina, della Turchia, della Siberia, della Mongolia. Stoffe a profusione di Teheran, Sciraz, Kandahar o Kabul; tappeti meravigliosi per tessitura e colori; seterieche non valgono quelle di Lione.

    Far acquisti? No! Caricarsi di bagagli per un percorso dal mar Caspio al Celeste Impero mai! Valigetta in mano, borsa a tracolla basteranno. Biancheria? me la procurer strada facendo, come gli inglesi.

    Sostiamo davanti alle celebri terme di Tiflis dove le acque termali possono raggiungere i sessanta centigradi. L si praticano i massaggi pi perfezionati secondo le pi recenti tecniche, il raddrizzamento della spina dorsale, lo stiramento degli arti. Ricordo quello che ne ha detto il nostro grande Dumas, le cui peregrinazioni non sono mai state prive d'incidenti: al caso, li inventava, quel geniale precorritore del servizio giornalistico a tutto vapore. Ma io non ho il tempo n di farmi massaggiare, n di farmi stirare.

    Guarda un po'! L'Hotel de France. Dove mai non c' un Hotel de France? Entro e mi faccio servire la colazione: una colazione georgiana, innaffiata da un certo vino della Kachelia che si dice non ubriachi mai, a meno che non lo si aspiri bevendolo da quelle

  • bottiglie dal collo largo dove il naso entra ancora prima delle labbra. Ai russi, generalmente sobri, basta il loro infuso di t, sembra, per con una discreta aggiunta di vodka che la grappa moscovita per eccellenza.

    Io, francese e guascone per giunta, mi contento di bere la mia bottiglietta di vino della Kachelia come si beveva una volta il nostro Chteau-Lafitte ai tempi sempre rimpianti in cui il sole ne distillava sulle colline di Pauillac. Per la verit questo vino del Caucaso per quanto un po' asprigno si accompagna decentemente alla gallina lessata, diciamo al pilau, il che permette di trovargli un sapore particolare.

    Argomento chiuso. Torniamo a confonderci con i sessantamila abitanti che ospita attualmente la capitale georgiana. Perdiamoci nel labirinto delle sue strade in mezzo alla popolazione cosmopolita. Molti ebrei che chiudono le loro giacche da destra a sinistra (cos come scrivono) al contrario delle razze ariane. Forse che i figli d'Israele non sono i padroni in questo paese come lo sono altrove? Secondo un proverbio locale ci dipende certamente dal fatto che ci vogliono sei ebrei per ingannare un armeno e nelle province transcaucasiche gli armeni sono molto numerosi!

    Giungo ad una piazza sabbiosa, dove giacciono a centinaia i cammelli con le zampe anteriori ripiegate, le teste allungate. Una volta erano a migliaia. Ma dopo la costruzione della ferrovia transcaspiana che risale a qualche anno fa, il numero di questi portatori forniti di gobba diminuito in proporzione molto notevole. Provatevi un po' a far concorrenza ai bagagliai o ai carri merci con delle semplici bestie da soma!

    Seguendo le strade in discesa, sbocco sul viale che segue il Kura il cui letto divide la citt in due parti disuguali. Da entrambe le parti si arrampicano case che si mettono in mostra, si accatastano, si superano. Fanno a gara a chi riesce a guardare sul tetto del vicino. Nelle vicinanze del fiume i quartieri sono molto commerciali con gran movimento di venditori di vino, dagli otri gonfi come palloncini, e di venditori d'acqua con i loro recipienti di pelle di bufalo ai quali sono applicati dei tubi simili a proboscidi d'elefante.

    Ed ora eccomi andare alla ventura. "Errare humanum est" dicono

  • volentieri i collegiali di Bordeaux quando se ne vanno bighellonando lungo la Gironda.

    Signore mi dice un buon ebreuccio mostrandomi una casa che mi sembra comunissima, siete straniero?

    Eccome! Allora non passate davanti a quella casa senza fermarvi per un

    momento ad ammirarla E cosa c' da ammirarvi? Vi ha abitato il celebre tenore Satar, celebre per il suo fa di

    pettoe quanto glielo pagavano! Auguro a quel degno patriarca di poter lanciare un fa ancora

    meglio pagato e risalgo la collina sulla destra del Kura per avere una panoramica generale.

    In cima alla collina, in una piazzetta dove un cantante-declamatore recita gesticolando dei versi del delizioso poeta persiano Saadi, mi abbandono alla contemplazione della capitale transcaucasica. Ci che sto facendo l, mi riprometto di ripeterlo a Pechino fra una quindicina di giorni. Ma, nell'attesa delle pagode e degli yamen del Celeste Impero, ecco che cosa Tiflis offre al mio sguardo: delle mura di fortezze, dei campanili di templi appartenenti a diversi culti, una chiesa metropolitana con la sua doppia croce, case in stile russo, persiano o armeno; pochi tetti, ma tante terrazze; poche facciate ricche, ma tanti balconi-veranda aggrappati ai vari piani; poi due zone nettamente distinte: la bassa, rimasta georgiana, e la alta, pi moderna, attraversata da un lungo viale fiancheggiato da begli alberi fra i quali si intravvede il palazzo del principe Bariatinsky C' tutto un rilievo scorretto, capriccioso, imprevisto, una irregolarit meravigliosa che l'orizzonte delimita nella cornice grandiosa delle montagne.

    Sono quasi le cinque. Non ho tempo di abbandonarmi al torrente rimuneratore delle frasi descrittive. Affrettiamoci a ridiscendere verso la stazione.

    L, trovo una certa affluenza di gente, armeni, georgiani, mingreliani, tartari, curdi, israeliti, russi delle rive del Caspio, gli uni che vengono ad acquistare il biglietto oh, colore orientale! per Baku, gli altri per le stazioni intermedie.

  • Questa volta sono perfettamente in regola. N l'impiegato che pare un poliziotto, n i poliziotti stessi potrebbero opporsi alla mia partenza.

    Mi danno un biglietto di prima classe, valevole fino a Baku. Scendo sul marciapiede d'accesso al treno. Secondo la mia abitudine, vado a mettermi in un angolo di uno scompartimento piuttosto confortevole. Alcuni viaggiatori mi seguono, mentre il popolo cosmopolita invade gli scompartimenti di seconda e terza classe. Dopo il passaggio del controllore, vengono chiuse le portiere. Un ultimo fischio annuncia che il treno sta per mettersi in moto

    Improvvisamente si sentono delle grida: delle grida in cui la collera si unisce alla disperazione e afferro queste parole dette in tedesco:

    Ferma! Ferma! Abbasso il vetro del finestrino e guardo. Un uomo grosso, valigia in mano, berretto a visiera in testa, le

    gambe impacciate nelle pieghe di un'ampia palandrana, corre a perdifiato. in ritardo.

    Alcuni impiegati vogliono trattenerloS, cercate di fermare una bomba nel pieno della sua traiettoria! Ancora una volta il diritto sopraffatto dalla forza.

    La bomba teutonica descrive una curva felicemente calcolata e viene a cadere nello scompartimento accanto al nostro passando per la portiera che un viaggiatore compiacente tiene aperta.

    In quel momento, il treno si mette in movimento, le ruote della locomotiva scivolano sulle rotaie poi la velocit aumenta

    Siamo partiti.

  • CAPITOLO II

    SIAMO partiti con tre minuti di ritardo: bisogna essere precisi. Un reporter non preciso come uno studioso di geometria che trascura di spingere i suoi calcoli fino alla decima decimale. Questo ritardo di tre minuti ha permesso al tedesco di diventare nostro compagno di viaggio. Ho l'impressione che quel galantuomo mi dar materiale per i miei pezzi, ma solo un presentimento.

    Sono le sei di sera e a questa latitudine nel mese di maggio fa ancora chiaro. Mi sono procurato un orario e lo consulto. La carta di cui corredato mi fa conoscere una dopo l'altra le stazioni della ferrovia fra Tiflis e Baku. Mi sarebbe insopportabile non conoscere che direzione prender la locomotiva, se il treno salir a nord-est oppure scender verso sud-est, tanto pi che, scesa la notte, non vedr niente non essendo nictalopo come i gufi, le civette, i barbagianni e i gatti dei tetti.

    L'orario mi dice che all'inizio la ferrovia segue pressappoco la strada carrozzabile che congiunge Tiflis al mar Caspio toccando Saganlong, Poily, Elisabethpol, Karascal, Aliat, Baku, attraversando la vallata del Kura. Non tollerabile che una linea ferroviaria abbia degli scarti: per quanto possibile deve seguire la linea retta. E cos fa appunto la Transgergiana.

    Fra le stazioni che essa mette in comunicazione ce n' una che avrei voluto visitare a mio agio: Elisabethpol. Prima di ricevere il telegramma dal "XX Siecle", avevo progettato di soggiornarvi per una settimana. Averne lette delle descrizioni cos attraenti e fermarvisi per cinque minuti soli fra le due e le tre di notte! Invece di una citt splendente sotto i raggi del sole, avere solamente una vaga visione generale confusamente intravista alla pallida luce lunare!

    Finito di spulciare l'orario, passo all'esame dei miei compagni di viaggio. Siccome siamo in quattro, inutile dire che occupiamo i quattro angoli dello scompartimento! Ho preso uno degli angoli sul lato del corridoio nel senso di marcia.

  • Ai due angoli opposti, sono seduti uno di fronte all'altro due viaggiatori. Appena saliti, calcatisi il berretto sugli occhi, si sono avvolti nelle loro coperte: georgiani, per quanto ho potuto capire. Ma essi appartengono alla razza speciale e previlegiata di coloro che dormono in treno e non si sveglieranno prima dell'arrivo a Baku. Da gente cos non si pu cavare niente; il vagone per loro non altro che un letto.

    Davanti a me, invece, sta un tipo tutto diverso e che non ha niente di orientale: tra i trentadue e i trentacinque anni, una barbetta rossastra, sguardo vivace, naso da cane da ferma, bocca che non chiede che di parlare, mani amichevoli pronte a stringere quelle di chiunque; si tratta di un tipo alto, vigoroso, largo di spalle, busto imponente. Dal modo con cui si sistemato dopo aver accomodato la sua valigia e aver disteso il suo scialle dai colori vistosi, ho riconosciuto in lui il traveller anglosassone, abituato ai lunghi spostamenti, pi spesso su treni o piroscafi piuttosto che comodamente seduto nel suo home, ammesso che ce l'abbia. Deve essere un viaggiatore di commercio. Osservo che ostenta molti gioielli, anelli alle dita, spilla alla cravatta, gemelli da polso con vedute fotografiche, ciondoli rumorosi alla catena del panciotto. Bench non abbia n orecchini n anelli al naso, non sarei sorpreso che si trattasse di un americano dir di pi, di uno yankee.

    E quello che fa per me. Sapere chi sono i miei compagni di viaggio, da dove vengono, dove sono diretti non forse il compito di un reporter che ha bisogno di certe interviste? Comincer dunque dal mio dirimpettaio. Immagino che non mi sar difficile. Egli non pensa n a dormire n a contemplare il paesaggio illuminato ancora dagli ultimi raggi del sole morente. Se non mi sbaglio deve avere tanta voglia di rispondermi, quanta ne ho io d'interrogarlo: reciprocamente.

    Stavo per farlo Un dubbio mi trattiene. Purch questo americano (giurerei proprio che lo ) non sia un cronista per conto di un "World" o un "New York Herald" qualunque, incaricato di viaggiare sul diretto della Grande Transasiatica! Questo mi farebbe andare in bestia! Qualsiasi cosa, ma non un rivale!

    La mia esitazione si prolunga. L'interrogher o non l'interrogher?

  • La notte ormai prossima Finalmente, stavo per aprir bocca, quando fui prevenuto dal mio compagno.

    Siete francese? mi domand nella mia stessa lingua. S, signore gli risposi nella sua. Decisamente, eravamo persone destinate a comprenderci. Il ghiaccio rotto e allora ci scambiamo domande reciproche. Ben

    noto quel proverbio orientale: "Fa pi domande un pazzo in un'ora di quante non ne faccia un

    savio in un anno". Ma poich n io n il mio compagno abbiamo pretese di saggezza,

    ci abbandoniamo vicendevolmente mescolando i nostri idiomi. Wait a bit1 mi dice il mio americano. Faccio notare questo modo di dire, perch nella nostra

    conversazione esso torner spesso come il colpo di corda che d lo slancio all'altalena.

    Wait a bit! Scommetterei uno contro dieci che siete un reporter!

    E vincereste S reporter mandato dal "XX Siecle" per seguire le peripezie di questo viaggio.

    Andate fino a Pechino? Fino a Pechino. Anch'io replica l'americano. Era quello che temevo! Un collega? chiesi aggrottando le sopracciglia con aria poco

    simpatica. No tranquillizzatevi Non commerciamo lo stesso articolo,

    signor Claudius Bombarnac, di Bordeaux, felicissimo di aver come

    compagno di viaggio il signor Fulk Ephrinell, della ditta Strong Bulbul and Co. di New York

    (U.S.A.). Ha proprio aggiunto U.S.A. Ci eravamo reciprocamente presentati. Io, commesso viaggiatore

    di notizie, e lui, commesso viaggiatore di di cosa? Devo ancora

    1 Aspettate un momento (N.d.A.)

  • saperlo. La conversazione continua. Fulk Ephrinell ha viaggiato un po'

    dappertutto, e anche oltre, aggiunge. Conosce le due Americhe e quasi tutta l'Europa! Ma la prima volta che mette piede in Asia. Parla parla e lancia continuamente i suoi wait a bit con facondia inesauribile. Che l'Hudson abbia la stessa caratteristica della Garonna, cio di sciogliere per bene la lingua?

    Di conseguenza lo ascoltai per quasi due ore avendo modo di udire a malapena i nomi delle stazioni che venivano lanciati a ogni fermata: Sagan-long, Poily e altri. E dire che avrei voluto osservare il paesaggio blandamente illuminato dalla luna e scribacchiare qualche osservazione.

    Fortunatamente il mio compagno ha gi attraversato le province orientali della Georgia. Mi indica le localit, le borgate, i corsi d'acqua, le montagne che si profilano all'orizzonte. Le intravvedo appenaMaledette ferrovie! Si parte, si arriva e strada facendo non si visto niente!

    No gridai non c' pi il fascino del viaggiare in diligenza, in troika, in tarantass, con l'imprevisto della strada, l'originalit degli alberghi, il cicaleccio delle stazioni di posta, la bevuta di vodka degli yemtchiks e a volte l'incontro di quegli onesti briganti la cui razza finir per spegnersi

    Signor Bombarnac mi domanda Fulk Ephrinell ma rimpiangete seriamente queste cose?

    Molto seriamente risposi. Con i vantaggi della linea retta della ferrovia, perdiamo il pittoresco della linea curva o spezzata delle strade maestre d'una volta. E ditemi un po', signor Ephrinell, la lettura di racconti di viaggi fatti una quarantina d'anni fa in Transcaucasia non forse fatta per lasciarvi dei rimpianti? Riuscir a vedere anche uno solo di quei villaggi abitati dai cosacchi, soldati e contadini nello stesso tempo? Riuscir ad assistere ad uno almeno di quei "divertimenti" che tanto incantavano il turista, di quelle djinitovkas equestri con i cavalieri in piedi sui cavalli che lanciavano in aria le sciabole e scaricavano le pistole e vi facevano da scorta se eravate in compagnia di un alto funzionario moscovita o di un colonnello della Staniza?

  • Certo, abbiamo perduto tutte queste belle cose riprese il mio yankee. Ma grazie a questi nastri di acciaio che finiranno per circondare il globo come un moggio di sidro o una balla di cotone, andremo in tredici giorni da Tiflis a Pechino. Ecco perch se avete calcolato degli incidenti per distrarvi

    Ma certo, signor Ephrinell! Illusioni, signor Bombarnac! non succeder niente n a voi, n

    a me. Wait a bit,vi garantisco il viaggio pi monotono, pi preciso, pi casalingo, pi terra terra, infine pi piatto come le steppe del Karakum che la grande Transasiatica attraversa nel Turkestan e le piane del deserto di Gobi che attraversa in Cina

    Vedremo risposi io, perch io viaggio per il piacere dei miei lettori

    Mentre io viaggio semplicemente per i miei affari. A questa risposta mi venne l'idea che il signor Fulk Ephrinell non

    sarebbe stato il compagno di viaggio che avevo sognato. Lui ha della merce da vendere, io non ne ho da comperare.

    Da questo momento prevedo che dal nostro incontro non nascer un'intimit sufficiente per tutta la durata del viaggio. Dev'essere uno di quegli yankees di cui si pu dire: quando stringono un dollaro fra i denti impossibile strapparglielo e non riuscirei a strappargli niente di buono!

    Tuttavia so di lui che viaggia per conto della ditta Strong Bulbul and Co. di New York; ignoro per cosa tratti questa ditta. A sentir lui, la ditta Strong Bulbul and Co. dev'essere conosciuta dal mondo intero. Ma allora com' possibile che io non la conosca, io, un reporter della scuola di Chincholle, il maestro di tutti noi! Mi sento in fallo perch non ho mai sentito parlare della ditta Strong Bulbul and Co.

    Mi propongo dunque d'interrogare Fulk Ephrinell su questo argomento, quando egli mi chiede:

    Avete gi visitato gli Stati Uniti, signor Bombarnac? No, signor Ephrinell. Verrete un giorno o l'altro nel nostro paese? Forse. Allora non dimenticatevi di esplorare a New York la ditta

  • Strong Bulbul and Co. Esplorare? E la parola giusta. Va bene. Non trascurer di farlo. Vedrete allora uno dei pi notevoli stabilimenti industriali del

    Nuovo Mondo. Non ne dubito, ma potrei sapere? Wait a bit, signor Bombarnac! risponde Fulk Ephrinell

    animandosi tutto. Immaginatevi uno stabilimento colossale: ampie costruzioni per il montaggio e la messa a punto dei pezzi; una macchina che produce la forza di millecinquecento cavalli; dei ventilatori che fanno seicento giri al minuto; delle caldaie che divorano cento tonnellate di carbone al giorno; una ciminiera alta quattrocentocinquanta piedi; dei capannoni immensi per l'immagazzinaggio dei prodotti fabbricati che noi smerciamo per le cinque parti del mondo; un direttore generale, due vicedirettori, quattro segretari, otto vicesegretari, un personale di cinquecento impiegati e di novemila operai, un'intera legione di commessi viaggiatori (come colui che vi parla) che sfruttano l'Europa, l'Asia, l'Africa, l'America, l'Australia, per concludere un giro d'affari che supera annualmente i cento milioni di dollari! E tutto questo, signor Bombarnac, per fabbricare miliardi S! dico proprio, miliardi di

    A questo punto, il treno incomincia a ridurre la velocit sotto l'azione dei freni automatici; poi si ferma.

    Elisabethpol! Elisabethpol! gridano il macchinista e gli impiegati della stazione.

    La nostra conversazione viene interrotta. Abbasso il finestrino dei mio lato ed apro la portiera, assai desideroso di sgranchirmi le gambe. Fulk Ephrinell, invece, non scende.

    Eccomi dunque, misurare a grandi passi il marciapiede di una stazione ben illuminata. Una decina di viaggiatori sono gi scesi dal treno. Cinque o sei, dei georgiani, si accalcano sui gradini dei diversi scompartimenti. Dieci minuti di fermata a Elisabethpol: l'orario non ce ne concede di pi.

    Subito ai primi tocchi della campana mi avvio verso il mio scompartimento, vi salgo e appena chiusa la portiera, mi accorgo che

  • il mio posto stato preso. S in faccia all'americano si insediata una viaggiatrice con la tipica disinvoltura anglosassone, illimitata come l'infinito. E giovane? vecchia? bella? brutta? L'oscurit non mi permette di giudicarlo. In ogni modo, la galanteria francese m'impedisce di tornare al mio angolo, mi siedo allora accanto a questa signora che non si scusa nemmeno.

    Quanto a Fulk Ephrinell, mi sembra che dorma e cos ecco che devo ancora sapere cos' che fabbrica a miliardi questa benedetta ditta Strong Bulbul and Co. di New York.

    Il treno partito e Elisabethpol sta gi alle nostre spalle. Cosa ho visto di questa graziosa citt di ventimila abitanti a centosettanta chilometri da Tiflis, sul Gandja-tchai, tributario del Kura, che avevo particolarmente studiato? Niente delle sue case di mattoni nascoste fra il verde: niente delle sue strane rovine; niente della sua magnifica moschea costruita all'inizio del XVIII secolo, n della sua piazza di Maidan. Dei platani meravigliosi, rifugio di corvi e di merli, che mantengono una temperatura sopportabile durante gli eccessivi calori estivi, ho appena intravisto i pi alti rami in cui giocavano i raggi lunari e lungo le rive del fiume, che svolge le sue acque argentee e mormoranti di fianco alla strada principale, non ho visto che alcune case con giardinetti simili a piccole fortezze merlate. Nella mia mente rimasta solo una sagoma incerta, presa al volo fra le volute di vapore eruttate dalla nostra locomotiva. Ma perch quelle case sempre sulla difensiva? Perch Elisabethpol era una piazzaforte una volta esposta ai frequenti attacchi dei lesghiani di Chirvan, montanari che, secondo il parere degli storici meglio informati, discendono direttamente dalle orde di Attila.

    Era quasi mezzanotte. La stanchezza mi invitava al sonno, ma, da buon reporter, volevo dormire soltanto con un occhio e un orecchio.

    Caddi per in quella specie di sonnolenza che producono le vibrazioni regolari di un treno in moto, miste a fischi laceranti, a rumori di frenature che precedono i rallentamenti, a frastuoni tumultuosi all'incrociarsi di due convogli. Durante le brevi fermate si sentono gridare i nomi di stazioni e sbattere le portiere che si aprono o chiudono con sonorit metallica

    Fu cos che sentii gridare Gran, Varvara, Udjiarry, Kiurdamir,

  • Klurdane, e poi Karasul, Navagi Mi raddrizzavo, ma non occupando pi l'angolo dal quale ero stato tanto disinvoltamente allontanato, non potevo guardare attraverso il finestrino.

    E allora mi domando cosa nascondono quel mucchio di veli, di coperte, di gonne che intravvedo al mio posto usurpato. Domanda senza risposta.

    Questa viaggiatrice mi sar compagna fino al termine della Grande Transasiatica? Scambier con lei un simpatico saluto, incontrandola nelle strade di Pechino? Dalla mia compagna, il mio pensiero torna al mio compagno che russa nel suo angolo in modo tale da ingelosire i ventilatori della ditta Strong Bulbul and Co. Ponti di ferro o d'acciaio, locomotive, lamiere per corazzature, caldaie a vapore, pompe per miniera? Da quello che mi ha detto il mio americano ne faccio un rivale di Creusot, o di Cokerill o di Essen; insomma qualche formidabile stabilimento industriale degli Stati Uniti d'America. A meno che non me l'abbia data ad intendere poich non mi sembra "verde" come dicono al suo paese, il che significa che non ha precisamente l'aria di un ingenuo, il suddetto Fulk Ephrinell!

    Poi mi sembra di essere caduto a poco a, poco in un sonno di piombo. Sottratto alle influenze esterne non sento pi nemmeno la stentorea respirazione del mio yankee. Il treno arriva a Aliat, vi fa una fermata di dieci minuti e riparte senza che io me ne sia accorto. Mi dispiace, perch Aliat uh piccolo porto e di l avrei potuto dare una prima occhiata al mar Caspio e intravvedere quelle contrade che furono devastate da Pietro il Grande. Avrei potuto scrivere due colonne di cronaca storico-fantastica su questo soggetto mescolando il Bouillet al Larousse Nonostante che non avessi visto niente di questo paese n della sua capitale, non sarebbe stato difficile far scattare la molla della mia fantasia

    Baku! Baku! E questo nome che mi risveglia alla fermata del treno. Sono le sette del mattino.

  • CAPITOLO III

    LA PARTENZA del piroscafo avverr alle tre del pomeriggio. 1 miei compagni di viaggio che devono attraversare il mar Caspio si affrettano a correre al porto. Perch si tratta infatti di prenotare una cabina o di segnare il proprio posto nelle sale del piroscafo.

    Fulk Ephrinell mi ha lasciato precipitosamente con queste sole parole:

    Non ho un minuto da perdere! Devo occuparmi del trasporto dei bagagli

    Ne avete molti? Quarantadue casse. Quarantadue casse! gridai. E rimpiango di non averne il doppio. Permettete, vero? Non sarebbe stato pi frettoloso se avesse dovuto fare una

    traversata di otto giorni invece che di ventiquattro ore, per traversare l'Atlantico anzich il mar Caspio.

    Credetemi, lo yankee non ha pensato nemmeno per un attimo ad offrire la mano alla nostra compagna per scendere dal vagone. Lo sostituisco io. La viaggiatrice appoggiandosi sul mio braccio, salta no, mette lentamente il piede a terra. Come tutta ricompensa ho avuto un thank you, sir pronunciato da una voce secca estremamente britannica.

    Da qualche parte, Thackeray ha scritto che una signora inglese ben educata la pi completa delle opere di Dio sulla terra. Non chiedo che di poter verificare questa galante affermazione nella nostra viaggiatrice. Ha rialzato la veletta. una giovane signora o una vecchia zitella? Con queste inglesi, non si capisce niente! Dimostra venticinque anni, ha un colorito albinesco, un'andatura a scatti, un abito montante come una marea equinoziale, non porta occhiali pur avendo gli occhi azzurrissimi da miope. Mentre piego la schiena inchinandomi, mi onora di un saluto con il capo che fa muovere solo le vertebre del suo lungo collo, e si avvia verso l'uscita con passo regolare.

  • Molto probabilmente ritrover questa signora a bordo del piroscafo. Quanto a me, non intendo scendere al porto che all'ora di partenza. Sono a Baku, dispongo di mezza giornata per visitare Baku e non ne perder un'ora, visto che il caso delle mie peregrinazioni mi ha condotto a Baku.

    E possibilissimo che questo nome non risvegli in alcun modo la curiosit del lettore. Forse per, la sua immaginazione si infiammer, se aggiungo che Baku la citt dei ghebri, dei parsi, la metropoli degli adoratori del fuoco.

    Circondata da una triplice cinta di mura nerastre e merlate, questa citt costruita vicino al capo Apcheron, sulle ultime ramificazioni della catena del Caucaso. Vediamo un po'! Sono in Persia o in Russia? Senza alcun dubbio in Russia, visto che la Georgia una provincia moscovita; ma lecito credersi in Persia, poich Baku ha conservato l'aspetto persiano. Vi visito un palazzo dei khan, puro prodotto dell'architettura del tempo di Schrahriar e di Sherasade, "la figlia della luna", sua spiritosa narratrice, un palazzo le cui fini sculture sono cos fresche che sembrano aver appena ricevuto l'ultimo colpo di scalpello. Pi lontano alcuni svelti minareti, e non le cupole panciute di Mosca la santa, si ergono agli angoli di una vecchia moschea in cui si pu entrare senza togliersi le scarpe. vero, il muezzin non lancia pi alcuni versetti del Corano quando l'ora della preghiera. D'altronde Baku possiede dei quartieri che sono veramente russi per usi e aspetto, con le loro case di legno senza alcuna traccia del colore orientale, una stazione dall'aspetto imponente, degna di qualsiasi grande citt europea o americana e, al termine di questa strada, un porto moderno dove l'atmosfera annerita dalle volute di fumo di carbone, vomitate dai fumaioli delle navi a vapore.

    Ci si domanda davvero che ci fa, questo carbone, in questa citt di nafta. Perch questo combustibile dal momento che il suolo arido e denudato dell'Apcheron, dove non cresce che l'assenzio pontico, tanto ricco di petrolio? A ottanta franchi ogni cento chili, fornisce la nafta bianca o nera che le necessit di consumo non inaridiranno per secoli.

    Fenomeno veramente meraviglioso! Volete un apparecchio

  • istantaneo d'illuminazione o di riscaldamento? Niente di pi semplice: un buco in questo suolo, il gas ne esce e non avete che da accenderlo. E un gasometro naturale alla portata di tutte le borse.

    Avrei voluto visitare il famoso santuario di Atesh-Gh, ma a ventidue verste dalla citt e non ne avrei avuto il tempo. E l che brucia il fuoco eterno mantenuto da centinaia d'anni da sacerdoti parsi, venuti dall'India, che non mangiano mai cibo animale. In altri paesi questi vegetariani sarebbero considerati semplicemente degli erbivori.

    Questa parola mi rammenta che non ho fatto colazione e poich suonano le undici mi dirigo verso il ristorante della stazione dove non intendo affatto conformarmi al regime alimentare dei parsi di Atesh-Gh.

    Entrando in sala incontro Fulk Ephrinell che ne esce precipitosamente.

    E la colazione? gli chiedo. Fatta mi risponde. E i vostri bagagli? Ancora ventinove da trasportare fino al piroscafo Ma

    scusatemi non ho un minuto da perdere. Quando si rappresenta la ditta Strong Bulbul and Co. che spedisce settimanalmente cinquemila casse dei suoi prodotti

    Andate andate, signor Ephrinell, ci vedremo a bordo. A proposito, avete forse incontrato la nostra compagna di viaggio?

    Che compagna di viaggio? Quella giovane signora che occupava il mio posto nello

    scompartimento C'era una giovane signora con noi? Ma certamente. Ebbene, lo vengo a sapere da voi, signor Bombarnac, lo vengo

    a sapere da voi! Cos dicendo, l'americano varca la porta e sparisce. C' d'augurarsi

    che prima di arrivare a Pechino io riesca a sapere quali sono i prodotti della ditta Strong Bulbul and Co. di New York. Cinquemila casse alla settimana che produzione e che smercio!

    Consumata rapidamente la colazione, mi rimetto in campagna.

  • Durante la mia passeggiata ho avuto modo di ammirare alcuni magnifici lesghiani con la tcherkeska grigiastra con cartuccere sul petto, il bechmet di seta rosso vivo, le ghette ricamate in argento, le scarpe piatte senza tacco, il papakha bianco in testa, il lungo fucile di sbieco sulle spalle, lo schaskae il kandjiar in cintura, in breve veri uomini-arsenale, come ci sono gli uomini-orchestra, ma di aspetto magnifico e che devono fare splendido effetto nei cortei dell'imperatore di Russia.

    Sono gi le due, e mi decido ad andare verso l'imbarcadero passando per la stazione dove ho lasciato in deposito il mio bagaglio.

    Eccomi dunque, valigia in una mano, bastone nell'altra, che prendo una delle strade che scendono verso il porto.

    Alla svolta di una piazza, vicino al punto dove la cinta interrotta per dare l'accesso al molo, due persone che camminano di pari passo attirano la mia attenzione, non so proprio il perch. Si tratta di una coppia in abito da viaggio. L'uomo dimostra da trenta a trentacinque anni, la donna da venticinque a trent'anni;l'uomo bruno ma gi un po' brizzolato, dalla fisionomia mobile, lo sguardo vivace, passo disinvolto e con un certo dondolio delle anche; la donna, bionda, ancora piuttosto bella, gli occhi azzurri, la carnagione un po' appassita, i capelli leggermente arricciati sotto la cuffia, un abbigliamento strano che non di buon gusto sia per il taglio fuori moda, sia per il colore chiassoso. Si tratta verosimilmente di due sposi che il treno ha portato da Tiflis e forse anche, se il fiuto non m'inganna, due francesi.

    Ma nonostante li osservi curiosamente, essi non fanno altrettanto con me. Sono troppo occupati per potermi notare. Fra le mani, in spalla sono carichi di borse, cuscini, coperte, bastoni, ombrelli, parapioggia. Portano una massa di piccoli colli che non vogliono mettere insieme coi bagagli sul piroscafo. Provo il vivo desiderio di aiutarli. Non un'occasione fortunata (e delle pi rare) d'incontrare dei francesi fuori di Francia?

    Nell'attimo in cui sto per abbordarli, ecco riapparire Fulk Ephrinell che mi trascina via, lasciando indietro la coppia. Ma la partita soltanto rimandata; li ritrover sul piroscafo e faremo conoscenza durante la traversata.

  • Ebbene domando allo yankee a che punto l'imbarco del vostro carico?

    In questo momento sta arrivando la trentasettesima cassa, signor Bombarnac

    E finora, nessun incidente? Nessuno. E che cosa contengono le vostre casse, per favore? Che cosa contengono? Ah! ecco la trentasettesima! grid

    Fulk Ephrinell correndo verso un carro che arrivava in quel momento sul molo.

    L, c' un movimento considerevole: l'animazione che distingue gli arrivi e le partenze. Quello di Baku il porto pi frequentato e pi sicuro del mar Caspio. Derbent, che si trova pi a nord, non potrebbe fargli concorrenza, ed esso assorbe quasi per intero il traffico mercantile di questo mare o piuttosto di questo grande lago che non comunica con nessuno dei mari vicini. Inutile dire che la creazione di Uzun-Ada, sul litorale opposto, ha duplicato il transito che una volta si svolgeva attraverso Baku. La linea transcaspiana, aperta alla circolazione di viaggiatori e merci, la via commerciale per eccellenza che allaccia l'Europa al Turkestan.

    In un prossimo avvenire forse una seconda linea costegger la sponda persiana collegando le ferrovie russe meridionali alle ferrovie delle Indie inglesi, il che risparmierebbe ai viaggiatori la traversata del Caspio. E quando questo immenso bacino si sar disseccato in seguito all'evaporazione perch non dovrebbe esserci una ferrovia su quel letto di sabbia per permettere ai treni di andare (senza alcun trasbordo) da Baku a Uzun-Ada?

    Nell'attesa della realizzazione di questo desideratum necessario servirsi del piroscafo come io mi preparavo a fare con una numerosa compagnia.

    Il nostro piroscafo si chiama Astara e appartiene alla Compagnie Caucase et Mercure. E un grosso piroscafo a ruote che fa tre volte alla settimana il servizio da una riva all'altra. Molto largo di scafo, stato sistemato in modo da poter caricare molte merci e i costruttori si sono preoccupati pi dello stivamento dei carichi che non delle comodit dei passeggeri. Ma dopo tutto per una navigazione di

  • ventiquattro ore non il caso di fare i difficili. All'accesso dell'imbarcadero c' un tumultuoso afflusso di gente:

    gente che parte e gente che guarda quelli che partono, tutti provenienti dalla popolazione cosmopolita di Baku. Osservo che la maggior parte dei viaggiatori sono turcomanni ai quali si mescolano una ventina di europei di varie nazionalit, qualche persiano e anche due tipi provenienti dal Celeste Impero. Questi evidentemente diretti in Cina.

    LAstara letteralmente stivato di merci; la stiva non bastata e buona parte del carico rifluita sul ponte. La parte di poppa riservata ai passeggeri, ma dalle passerelle gettate fra i tamburi delle ruote fino al castello di prua sono stati ammucchiati infiniti colli che delle incerate spesse e incatramate devono proteggere contro le ondate.

    L sono stati deposti i bagagli di Fulk Ephrinell. Egli li ha tenuti d'occhio con un'energia da yankee, ben deciso a non perdere di vista il suo prezioso materiale: casse cubiche, alte, larghe e profonde due piedi, ricoperte di cuoio verniciato, accuratamente legate, sulle quali si leggono le parole Strong Bulbul and Co. New York.

    La vostra merce tutta a bordo? chiedo all'americano. Sta arrivando la quarantaduesima cassa mi risponde. Infatti

    un facchino che si trova gi sul ponte dell'imbarcadero la porta sul dorso. Mi sembra per che questo facchino sia un po' vacillante grazie certamente a una troppo prolungata bevuta di vodka.

    Wait a bit grida Fulk Ephrinell. Aggiungendo in buon russo per essere capito meglio:

    Attenzione! attenzione! Il consiglio ottimo, ma tardivo. Il facchino ha messo un piede in

    fallo. La cassa gli scivola alle spalle e cade fortunatamente al di sopra dell'impavesata dell'Astara, si spezza in due lasciando cadere sul ponte una quantit di pacchettini la cui carta, lacerandosi, lascia uscire il contenuto.

    Che grido d'indignazione ha lanciato Fulk Ephrinell! E che pugno poderoso rifila al maldestro mentre ripete disperato:

    I miei denti i miei denti! Ed eccolo trascinarsi sulle ginocchia per raccogliere i pezzettini di

  • avorio artificiale sparsi per tutto il corridoio davanti alle cabine mentre io non posso trattenere il riso.

    S! Sono denti che fabbrica la ditta Strong Bulbul and Co. di New York! Questa fabbrica gigantesca lavora per fornire cinquemila casse alla settimana alle cinque parti del mondo. E per rifornire i dentisti del vecchio e del nuovo continente, per farli arrivare fino in Cina che questa fabbrica sviluppa la forza di millecinquecento cavalli e brucia cento tonnellate di carbone al giorno Questo veramente americano!

    Si dice che la popolazione del globo sia di millequattrocento milioni di anime e calcolando trentadue denti per abitante, ci fa circa quarantacinque miliardi. Quindi se mai capitasse di dover sostituire tutti i denti veri con altrettanti falsi, la ditta Strong Bulbul and Co. non sarebbe nella possibilit di farlo!

    Ma dobbiamo abbandonare Fulk Ephrinell alla caccia dei suoi tesori odontologici. La campana manda gli ultimi rintocchi. I passeggeri sono tutti a bordo. L'Astara sta per mollare gli ormeggi.

    Improvvisamente si sentono delle urla provenire dalla banchina. Le riconosco, sono le grida del tedesco, quelle che ho gi sentito a Tiflis nel momento in cui il treno per Baku si metteva in marcia.

    Infatti ecco il viaggiatore di cui dicevo. senza fiato, corre, non ne pu pi. La passerella gi stata tolta e il piroscafo si sta gi allontanando dal molo. Come far a imbarcarsi questo ritardatario? Per fortuna un traversino rizzato a poppa dell'Astara trattiene ancora il piroscafo vicino alla banchina. Il tedesco appare nel momento in cui due marinai stanno manovrando i parabordi a sfera di attracco. Gli tendono la mano e lo aiutano a saltare a bordo

    Decisamente l'omone ha l'abitudine del ritardo e perci sarei meravigliatissimo se giungesse a destinazione.

    Intanto, effettuata la manovra, LAstara si messo in marcia sotto l'azione delle sue potenti ruote e ben presto fuori dei passi.

    A circa venti metri di distanza una specie di ribollimento che sconvolge la superficie marina rivela un'agitazione profonda delle acque. In quel momento mi trovavo presso l'impavesata di sinistra e, con il sigaro in bocca, guardavo sparire il porto dietro la punta del capo Apcheron mentre la catena del Caucaso appariva all'orizzonte

  • verso ovest. Poich mi restava fra le labbra un mozzicone del sigaro, dopo

    averne aspirato le ultime boccate lo getto a mare. In un attimo un tappeto di fuoco si propaga intorno allo scafo del

    piroscafo. Il ribollimento proveniva da una sorgente sottomarina di nafta ed bastato quel mozzicone per infiammarla.

    Si sentono delle grida. l'Astara avanza fra volute ignescenti, ma un colpo di timone ci allontana dalla fonte del fuoco e ogni pericolo ben presto scomparso.

    Il capitano, che si era portato a poppa, si limita a dirmi freddamente:

    Avete commesso un'imprudenza. Io gli rispondo come si fa generalmente in questi casi: Perbacco, capitano, non lo sapevo Si deve saper tutto, signore. Questa frase stata pronunciata con voce secca e dura a qualche

    passo da me. Mi volto E la tizia inglese che mi ha dato questa lezioncina

  • CAPITOLO IV

    DIFFIDO per abitudine delle impressioni di viaggio. Queste impressioni sono soggettive (parola che uso perch di moda, bench non abbia mai saputo ci che significa). Un uomo allegro vedr le cose allegramente, mentre uno triste le vedr malinconicamente. Democrito avrebbe trovato un aspetto incantevole tanto alle rive del Giordano che alle spiagge del mar Morto, mentre per Eraclito sarebbero stati uggiosi i paesaggi del golfo di Napoli e le spiagge del Bosforo. Quanto a me, ho un carattere fortunato (perdonate se parlo troppo di me in questo racconto, ma raro che la personalit di un autore non partecipi a quello che egli racconta: come si pu vedere in Hugo, Dumas, Lamartine e tanti altri. Shakespeare un'eccezione, ma io non sono Shakespeare; naturalmente non sono nemmeno Lamartine, Dumas o Hugo).

    Nonostante tutto, per quanto sia nemico delle dottrine di Schopenhauer e di Leopardi, debbo confessare che le rive del Caspio mi sono sembrate tetre e tristi. Nessuna animazione sul litorale, nessuna vegetazione, niente uccelli. Non ci si sente davanti a un grande mare; ciononostante, anche se il Caspio non in realt che un lago sprofondato ventisei metri al disotto del livello del Mediterraneo, questo lago spesso turbato da violente tempeste. Una nave non ha possibilit di "fuggire" come dicono i marinai. Cosa sono poi un centinaio di leghe di larghezza? Con queste bufere, si fa presto a essere sbattuti dalla costa occidentale all'oriente e viceversa e i porti dove rifugiarsi non sono numerosi n in direzione dell'Asia, n in direzione dell'Europa.

    A bordo dell'Astara ci sono un centinaio di passeggeri: molti di questi sono caucasici che commerciano con il Turkestan, e quindi non ci accompagneranno fino alle province orientali del Celeste Impero.

    Infatti gi da parecchi anni in funzione la linea Transcaspiana fra Uzun-Ada e la frontiera cinese. Fra questo porto e Samarcanda ci sono non meno di sessantatr stazioni. E dunque in questo tratto del

  • tragitto che il treno depositer la maggior parte dei viaggiatori. Di essi non mi devo preoccupare e non perder tempo a studiarli. Mettiamo che uno di loro sia interessante: io lo lavoro, lo scavo "fino all'anima", e poi lui, al momento buono mi lascia.

    No! La mia attenzione sar tutta per coloro che fanno l'intero viaggio. Ho gi Fulk Ephrinell e forse anche quell'affascinante inglese che mi sembra diretta a Pechino. A Uzun-Ada trover altri compagni di viaggio. Per ci che riguarda la coppia francese, ancora niente, ma la traversata del Caspio non terminer senza che io sappia come regolarmi sul loro conto. Poi ci sono anche quei due cinesi che, evidentemente, ritornano al loro paese. Se sapessi soltanto un centinaio di parole di konan-hoa (che la lingua parlata dal Celeste Impero) forse potrei cavar qualche cosa da quei due bizzarri individui degni di decorare un paravento. Per dir la verit, mi occorrerebbe un personaggio circondato da un'aureola di leggenda, un eroe misterioso che viaggiasse in incognito, gran signore o bandito che fosse. Ma non devo dimenticare il mio doppio ruolo: di reporter per i fatti e di intervistatore per le persone a un tanto la riga; devo scegliere bene: chi fa una buona scelta generalmente fortunato.

    Per la scala della tuga, sono sceso nei saloni di poppa. Non ci si troverebbe un posto libero. Le cabine sono gi occupate da passeggeri e passeggere che temono il beccheggio e il rullio. Sdraiatisi appena saliti a bordo, non si alzeranno che al momento in cui il piroscafo accoster il molo di Uzun-Ada. In mancanza di cabina, altri viaggiatori si sono installati sui divani, colmi di piccoli bagagli e di l non si muoveranno pi. Trovatelo, se potete, un individuo romantico fra tutti questi addormentati minacciati dal mal di mare!

    Quanto a me, faccio conto di passar la notte sul ponte e a questo scopo risalgo per la scala del boccaporto di prua. L, trovo l'americano che sta terminando di rimettere in sesto la sua cassa.

    Lo credereste grida lo credereste che quell'ubriacone di un mugik ha avuto il coraggio di chiedermi la mancia?

    Spero che non abbiate perso nulla, signor Ephrinell ho replicato.

  • No per fortuna! Posso sapere quanti denti importate in Cina in tutte quelle

    casse? Un milione e ottocentomila, senza contare i denti del giudizio! E Fulk Ephrinell scoppia a ridere su questa facezia che deve aver

    gi pronunciato molte volte. Lo lascio e raggiungo la passerella fra i due tamburi delle ruote.

    Il cielo piuttosto bello e spira un vento del nord che minaccia di aumentare. Al largo, lunghe onde verdastre corrono sulla superficie del mare. E probabile che la notte sia pi dura di quanto non si pensi. A prua del piroscafo, molti passeggeri: turcomanni cenciosi, chirghisi dagli occhi a mandorla, mugik vestiti da emigranti, poveri diavoli insomma, stesi sulle drome, contro le paratie, lungo le incerate. Fumano quasi tutti o sgranocchiano, le provviste che hanno portato per la traversata. Altri cercano gi nel sonno il riposo alle loro fatiche, forse anche di scordare la fame.

    Mi viene in mente di mettermi a camminare avanti e indietro fra quei gruppi. Faccio come il cacciatore che batte i cespugli prima di appostarsi. Eccomi davanti alla montagna dei bagagli su cui lancio un vero sguardo da doganiere.

    Una cassa piuttosto grande, di legno bianco, su cui ricade un lembo d'incerata, attira la mia attenzione. Sar alta un metro e ottanta per un metro di larghezza e di profondit. L'hanno messa l con tutte le cure che richiedono queste parole scritte in russo sui fianchi: Specchi, Fragile, Teme l'umidit. E queste indicazioni: Alto, Basso che sono state rispettate. Poi, un indirizzo cos formulato: Signorina Zinca Klork, viale Cha-Coua Pechino, provincia di Petchili, Cina.

    Come indica il suo nome, questa Zinca Klork deve essere romena; approfitta del treno diretto della Grande Transasiatica per farsi spedire degli specchi. Forse questo articolo manca nei negozi dell'Impero di Mezzo? Come fanno allora le belle celestiali ad ammirare i loro occhi a mandorla e le loro torreggianti capigliature?

    Suona la campana che annuncia il pranzo delle sei. La sala da pranzo a prua. Vi scendo e trovo che una quarantina di convitati sono gi seduti a tavola.

    Fulk Ephrinell s' installato press'a poco al centro del salone.

  • Poich c' un posto libero accanto a lui, mi fa segno di andare a occuparlo e io mi affretto a prenderne possesso.

    Non so se sia semplice combinazione, ma la viaggiatrice inglese seduta alla sinistra di Fulk Ephrinell che parla con lei e si crede in dovere di presentarmela.

    La signorina Horatia Bluett dice. Dirimpetto a me, vedo la coppia francese che sta studiando

    coscienziosamente il menu. All'altra estremit del tavolo, dalla parte della dispensa da dove

    provengono i piatti (cosa che gli permetter di servirsi per primo) si comodamente sistemato il viaggiatore tedesco, uomo di massiccia costituzione, dal volto rossastro come la barba e dai capelli biondi; le mani sono goffe, il naso molto lungo fa pensare alla proboscide dei plantigradi. Ha quell'aria sui generis degli ufficiali della landsturm minacciati da una precoce obesit.

    Questa volta non in ritardo dico a Fulk Ephrinell. Si sempre puntuali per l'ora del pranzo nell'impero

    germanico! mi risponde l'americano. Sapete come si chiama quel tedesco? Barone Weissschnitzerdrfer. E va fino a Pechino con quel nome? Fino a Pechino, e cos pure quel maggiore russo che si seduto

    accanto al capitano dell'Astara. Guardo il personaggio in parola, et circa cinquant'anni, tipo

    molto moscovita, barba e capelli brizzolati, aspetto simpatico. Io so il russo, lui deve sapere il francese. Sar lui il compagno di viaggio che sogno?

    Dite che un maggiore, signor Ephrinell? S, medico dell'esercito russo e lo chiamano maggiore Noltitz.

    Decisamente l'americano meglio informato di me, bench non sia un reporter.

    Poich il rullio non ancora molto sensibile, tutti mangiano di buon appetito. Fulk Ephrinell si intrattiene con la signorina Horatia Bluett e capisco benissimo perch c' stato un ravvicinamento fra queste due nature cos completamente anglosassoni.

    Infatti uno rappresentante di denti, mentre l'altra

  • rappresentante di capelli. La signorina Horatia Bluett rappresenta un'importante ditta di Londra: la Holmes Holme, alla quale il Celeste Impero fornisce annualmente capigliature femminili per due milioni. Ella si reca a Pechino su incarico della suddetta casa, per aprirvi una filiale dove si concentreranno i prodotti raccolti sulle suddite e senza dubbio anche sui sudditi del Figlio del Cielo. L'affare si presenta sotto un aspetto ancor pi favorevole, dato che la societ segreta "Loto Blu" spinge alla soppressione del codino, emblema dell'asservimento dei cinesi ai tartari manci.

    "Suvvia" penso "se la Cina manda i suoi capelli all'Inghilterra, l'America vi invia i suoi denti. uno scambio di cortesie e tutto va per il meglio".

    Siamo a tavola da un quarto d'ora. Non accaduto nessun incidente. Il viaggiatore dal volto glabro e la sua bionda compagna sembrano ascoltarci quando parliamo francese. Manifestano un piacere evidente e un visibile desiderio di unirsi alla nostra conversazione. Dunque, non mi sono sbagliato: si tratta di compatrioti, ma di che categoria?

    In questo momento l'inclinazione dellAstara si accentua; i piatti vibrano fra le caviglie fissate sulla tavola, le posate scivolano tintinnando, i bicchieri rovesciano parte del loro contenuto, le lampade a sospensione si allontanano dalla verticale o piuttosto sono i nostri sedili e la tavola che obbediscono ai capricci del rullio. Effetto curioso da osservare, quando si ha il temperamento abbastanza marino per non sentirsi male.

    Ah! mi dice l'americano ecco quell'ottimo Caspio che incomincia ad agitarsi!

    Soffrite il mar di mare? gli chiedo. Io? mi risponde. Quanto un delfino. E voi, signorina

    fa rivolgendosi alla sua vicina non avete mai avuto il mar di mare?

    Mai risponde la signorina Horatia Bluett. Dall'altra parte della tavola, la coppia si scambia qualche parola in

    francese. Non ti senti male, signora Caterna? No, Adolphe non ancora ma se dovesse continuare

  • confesso che Via, Caroline, sar meglio tornare sul ponte. Il vento passato

    di una quarta a est e lAstara non tarder a ballare. Questo modo di esprimersi indica che il "signor Caterna", poich

    tale il suo nome, marinaio o lo stato. Questo spiega il suo camminare ancheggiando.

    Il beccheggio ora molto forte. La maggioranza dei commensali non pu sopportarlo. Passeggeri e passeggere, una trentina circa, hanno abbandonato la tavola per andare a respirare in coperta. L'aria aperta li rimetter. Non siamo pi che una decina, in sala da pranzo, compreso il capitano che si intrattiene tranquillamente con il maggiore Noltitz. Fulk Ephrinell e la signorina Bluett mi sembrano abituati a questi inevitabili incidenti della navigazione. Il barone tedesco mangia e beve come se fosse seduto a tavola in una birreria di Monaco o di Francoforte: tenendo il.coltello con la destra e la forchetta con la sinistra, fa dei mucchietti di carne che condisce con sale, pepe e salsa e poi introduce sotto il labbro barbuto con l'estremit del coltello Bah, che modi teutonici! Comunque sia, tiene duro e non saranno certo le oscillazioni del rullio, n le scosse del beccheggio che lo faranno rinunciare a un boccone o a una sorsata.

    Un po' pi lontano stanno i due cinesi che osservo curiosamente. Uno, un giovanotto dal portamento distinto, venticinque anni

    circa, fisionomia gradevole nonostante il colorito giallo e gli occhi a mandorla. Alcuni anni passati senza dubbio in Europa hanno certamente europeizzato i suoi modi e persino il suo abito. Ha baffi sottili, sguardo spirituale, pettinatura pi francese che cinese. Mi sembra un ragazzo simpatico, di carattere gaio e che non deve salire spesso la "torre dei rimpianti" per usare una metafora del suo paese.

    Il suo compagno, di cui lui ha tutta l'aria di burlarsi , al contrario, il tipico pupazzo di porcellana dalla testa mobile; da cinquanta a cinquantacinque anni, il viso sornione, la parte alta dell'occipite rasata per met, il codino sulla schiena, l'abito tradizionale: sopravveste, giacca, cintura, pantaloni a sbuffo e babbucce multicolori: una porcellana cinese della "Famille Verte". Lui non pu resistere e, dopo un beccheggio particolarmente forte

  • accompagnato da un frastuono di stoviglie, si alza e sparisce per la scala della tuga. E il giovane cinese si mette a gridare tendendogli un volumetto che ha abbandonato sulla tavola:

    Cornaro! Cornaro! Cosa c'entra quella parola italiana in una bocca orientale? Forse

    che quel cinese parla la lingua del Boccaccio? Il "XX Siecle" ha diritto di saperlo e lo sapr.

    Intanto la signora Caterna si alza pallidissima e il signor Caterna, marito modello, la segue in coperta.

    Finito il pranzo, lascio Fulk Ephrinell e la signorina Bluett chiacchierare di rappresentanze e di prezzi correnti e me ne vado a passeggiare a poppa dell'Astava.

    La notte ormai fonda. Veloci nubi, scacciate dall'est, ricoprono le zone alte del cielo dove fa capolino qualche rara stella. La brezza rinfresca. Il fanale bianco del piroscafo tintinna dondolandosi all'albero di trinchetto. I due fuochi di posizione, seguendo il rullio, mandano sulle onde lunghe strisce di luci verde o rossa.

    Presto rivedo Fulk Ephrinell. Dal momento che la signorina Bluett si ritirata in cabina, va a cercare nel salone di poppa un angolo di divano per distendervisi. Gli auguro la buona notte e egli mi lascia dopo avermi gratificato di un analogo augurio.

    In quanto a me, avvolto nelle mie coperte e addossato a qualche angolo del ponte dormir meglio di un marinaio che non di guardia.

    Sono soltanto le otto. Accendo un sigaro e a gambe divaricate per assicurarmi l'equilibrio contro il rullio, comincio a passeggiare lungo l'impavesata. I passeggeri di prima classe hanno gi abbandonato il ponte e io mi ci trovo quasi solo. Sulla passerella va avanti e indietro il primo ufficiale, sorvegliando la rotta che stata data al timoniere, situato alla barra presso di lui. Le pale delle ruote battono violentemente il mare, emettendo una specie di tuono quando l'una o l'altra gira a vuoto. Un fumo acre volteggia intorno alla parte superiore del fumaiolo che vomita fasci di scintille.

    Alle nove la notte scurissima. Cerco di individuare al largo qualche fanale di piroscafo, ma senza riuscirvi: il Caspio un mare poco frequentato, Non si sentono che grida di uccelli marini, gabbiani e procellarie, che si abbandonano in balia del vento.

  • Durante la mia passeggiata, sono ossessionato da un pensiero: se il viaggio dovesse compiersi senza che possa cavarne per il giornale La direzione me ne riterrebbe responsabile e avrebbe ragione. Come! Nessuna avventura da Tiflis a Pechino! Evidentemente la colpa sarebbe mia. Perci sono deciso a tutto pur di evitare una simile disgrazia.

    Sono le dieci e mezzo quando vengo a sedermi su una delle panchine a poppa dell'Astava. Ma con questa brezza da tergo mi impossibile restarvi.

    Mi rialzo e vado verso prua tenendomi al capodibanda. Sotto la passerella, fra i tamburi delle ruote sono talmente scosso

    dal vento che debbo cercare un riparo lungo i bagagli ricoperti dall'incerata. Disteso fra le casse, stringendomi nella coperta, la testa appoggiata all'incerata non tardo a assopirmi.

    Dopo un po' di tempo di cui non ho nozione esatta, sono risvegliato da uno strano rumore. Da dove proviene? Ascolto con maggior attenzione. Si direbbe che qualcuno russi accanto al mio orecchio.

    " qualche passeggero di prua" penso. "Si sar intrufolato sotto l'incerata fra le casse, e non deve trovarsi troppo male in questa cabina improvvisata".

    Alla luce che filtra dalla parte inferiore della lampada dell'abitacolo, non vedo nulla.

    Tendo di nuovo l'orecchio Il rumore cessato. Mi guardo in giro non c' nessuno in questa parte del ponte,

    poich i passeggeri di seconda classe sono distesi a prua. Via, avr certamente sognato e riprendo la mia posizione per

    dormire Questa volta non mi sbaglio! Il rumore ha ripreso e mi accorgo

    che proviene dalla cassa a cui appoggio la testa. Perbacco! mi dico. L dentro c' un animale! Un animale? Quale? Un cane? Un gatto? No! Perch

    avrebbero nascosto in questa cassa un animale domestico? Una fiera allora una pantera, una tigre, un leone.

    Mi lancio su questa pista Delle fiere che vengono spedite a un serraglio o a qualche sultano dell'Asia centrale. Questa cassa una

  • gabbia e se la gabbia si aprissese la fiera si slanciasse sul ponteche incidente di viaggio che soggetto da cronaca!

    E vedete un po' fin dove pu giungere la sovreccitazione celebrale di un reporter in cerca di un servizio; bisogna che sappia a tutti i costi a chi mandata questa fiera, se diretta a Uzun-Ada o se prosegue fino in Cina Ci dev'essere l'indirizzo sulla cassa.

    Prendo un cerino, lo sfrego e siccome sono sotto il vento, la fiamma si tiene diritta

    Cosa vedo alla sua luce? La cassa contenente la fiera precisamente quella con l'indirizzo:

    Signorina Zinca Klork, viale Cha-Coua, Pechino Cina! Fragile la mia belva! Teme l'umidit il mio leone! E va bene!

    Ma a che scopo la signorina Zinca Klork, questa bella (perch deve essere bella) romena (perch deve essere certamente romena), si fa spedire una belva in scatola con quella qualifica?

    Ragioniamo un po' invece di sragionare. Questa bestia, qualunque essa sia, deve pur mangiare, deve pur bere. Ora, partendo da Uzun-Ada occorrono undici giorni per attraversare l'Asia e giungere alla capitale del Celeste Impero. E allora, chi dar da bere all'animale, e chi gli dar da mangiare se non deve uscire dalla sua gabbia dove deve star rinchiusa per tutto il viaggio? Il personale della Grande Transasiatica non avr per la suddetta fiera che tutte le delicate attenzioni richieste per il trasporto di uno specchio, poich tale il contenuto dichiarato della cassa e quindi la bestia morir d'inanizione!

    Tutte queste cose mi turbinano in testa, le idee mi si confondono. " un bel sogno che mi abbaglia o sono sveglio?" come dice la Margherita del Faust in una frase pi lirica che grammaticale? Non posso pi resistere. Sento un peso di due chili su ogni palpebra; mi lascio cadere lungo l'incerata; avvolto strettamente nella coperta, cado in un sonno profondo.

    Quanto tempo ho dormito? Forse da tre o quattro ore. Ad ogni modo certo che non faceva ancora giorno quando mi sono svegliato.

    Dopo essermi fregato gli occhi, mi sollevo, mi alzo e mi appoggio all'impavesata.

  • LAstara un po' meno scosso dal mare lungo da quando il vento passato a nord-ovest.

    La notte fredda. Mi scaldo misurando il ponte a gran passi per una mezz'ora. Non pensavo neanche pi alla fiera, ma bruscamente me ne ricordo. Non converrebbe che richiamassi l'attenzione del capostazione di Uzun-Ada su quell'inquietante bagaglio? In fin dei conti, non affar mio. Vedremo prima della partenza.

    Guardo l'orologio: sono solo le tre del mattino. Vado a riprendere il mio posto e, con la testa appoggiata alla parete della cassa, chiudo gli occhi

    Improvvisamente, un nuovo rumore questa volta, non mi posso sbagliare uno sternuto semisoffocato ha fatto tremare le pareti della cassa Nessun animale ha mai sternutato in tal modo!

    Possibile? Un essere umano nascosto in quella cassa e si fa trasportare dalla Grande Transasiatica in barba alla bella romena? Ma sar un uomo o una donna? Mi sembrato che lo sternuto avesse risonanza maschile. Impossibile dormire, ora. Come tarda a farsi giorno e come sono impaziente di esaminare quel bagaglio! Volevo degli incidenti, ebbene! eccone uno e se non ne ricavo cinquecento righe di cronaca

    Dei biancori incominciano a sfumare l'orizzonte a est. Le nubi dello zenit ne ricevono una prima colorazione, Infine compare il sole umido ancora degli spruzzi delle onde. Guardo, proprio la cassa diretta a Pechino. Osservo che ci sono dei fori qua e l dai quali si rinnova l'aria all'interno. Forse attraverso quei fori un paio d'occhi spia ci che succede fuori! Non devo essere indiscreto

    A colazione si trovano tutti i commensali di ieri che sono rimasti indenni dal mal di mare: il giovane cinese, il maggiore Noltitz, Fulk Ephrinell, la signorina Horatia Bluett, il signor Caterna, solo, il barone Weissschnitzerdrfer e sette o otto altri passeggeri. Mi guarder bene dal confidare all'americano il contenuto della cassa Non avrebbe che da commettere un'indiscrezione e allora addio alla mia cronaca!

    Verso mezzogiorno la terra segnalata in direzione est; una terra piatta e giallastra senza profili di rocce, ma con delle dune: sono i dintorni di Krasnovodsk. Alla una, siamo in vista di Uzun-Ada. Alla

  • una e ventisette metto piede su terra asiatica.

    CAPITOLO V

    UNA VOLTA i viaggiatori sbarcavano a Mikhailov, piccolo porto che allora era testa di linea della Transcaspiana, ma le navi di medio tonnellaggio vi trovavano a mala pena acqua sufficiente. Fu allora che il generale Annenkof, creatore della nuova ferrovia, l'eminente ingegnere il cui nome ricorrer spesso sotto la mia penna, fu portato a fondare Uzun-Ada, e questo abbrevia notevolmente la durata della traversata del mar Caspio. Questa stazione, costruita in tre mesi, venne inaugurata l'8 maggio 1886.

    Fortunatamente avevo letto i resoconti dell'ingegner Boulangier riguardanti la prodigiosa opera del generale Annenkof. Perci non sar troppo disorientato durante il percorso della ferrovia da Uzun-Ada a Samarcanda. Inoltre, conto sul maggiore Noltitz che al corrente di questi lavori. Ho il presentimento che diventeremo buoni amici e in barba al proverbio che dice: Se il tuo amico fosse anche di miele, non leccarlo! mi riprometto di leccare il mio compagno di viaggio per il vantaggio dei miei lettori.

    Si parla spesso della rapidit straordinaria con cui gli americani hanno costruito la loro ferrovia attraverso la pianura del Far West. Ma sia ben chiaro, a questo proposito, che i russi non sono loro inferiori in niente e che forse li hanno anche superati in rapidit e arditezza industriale.

    Nessuno ignora quella che fu l'avventurosa campagna del generale Skobeleff contro le trib turcomanne, campagna di cui la ferrovia transcaspiana assicur il definitivo successo. Da allora la situazione politica dell'Asia centrale si modific profondamente e il Turkestan non fu pi che una provincia della Russia asiatica le cui frontiere confinano con quelle del Celeste Impero.

  • Gi ora il Turkestan cinese subisce visibilmente l'influenza moscovita che nemmeno le vertiginose altezze dell'altopiano del Pamir hanno potuto arrestare di procedere nella marcia civilizzatrice.

    Mi avventurer dunque in quei paesi che Tamerlano e Gengis-Khan hanno un tempo devastati, in quei paesi favolosi dove i russi gi nel 1886 possedevano seicentoquindicimila chilometri quadrati con un milione e trecentomila abitanti. La parte meridionale di questo territorio costituisce oggi la regione transcaspica, divisa nei sei distretti di Fort-Alexandroski, Krasnovodsk, Askhabad, Karibent, Merv e Pendeh governati da colonnelli o da tenenti colonnelli moscoviti.

    Come si pu facilmente immaginare, basta un'ora per visitare Uzun-Ada il cui nome significa esattamente "Isola Lunga". Si tratta quasi di una citt, ma di una citt moderna, tracciata con il compasso e con la squadra in mezzo a un gran tappeto di sabbia giallastra. Nessun monumento, nessun ricordo: banchine di assi, case di legno, alle quali il moderno desiderio di comodit comincia ad affiancare qualche casa di pietra. Si pu immaginare cosa sar fra cinquant'anni questa prima stazione della Transcaspiana: una gran citt dopo essere stata una grande stazione.

    Non pensate che vi manchino gli alberghi. Fra gli altri, l'hotel du Czar, dove si mangia bene, ci sono buone stanze e ottimi letti. Il fatto del letto per, non mi preoccupa, poich il treno parte oggi stesso alle quattro del pomeriggio. Per prima cosa, mi sono affrettato a telegrafare al "XX Siecle", per mezzo del cavo transcaspico, per dire che sono al mio posto di lavoro, stazione Uzun-Ada. Fatto questo, mi dedico alla mia contabilit di reporter.

    Niente di pi facile. L'operazione consiste nell'aprire un libro d'informazione sui compagni con cui entrer in contatto durante il viaggio. il mio sistema di cui mi sono sempre trovato bene: nell'attesa di quelli ancora sconosciuti, incomincio a notare nel mio taccuino i conosciuti dando loro un numero d'ordine:

  • N. 1, Fulk Ephrinell, americano. N. 2, Signorina Horatia Bluett, inglese. N. 3, Maggiore Noltitz, russo. N. 4, Signor Caterna, francese. N. 5, Signora Caterna, francese. N. 6, Barone Weissschnitzerdrfer, tedesco. Per quanto riguarda i due cinesi, essi non avranno il numero che

    pi tardi quando sar sicuro delle loro caratteristiche. In quanto all'individuo chiuso nella cassa ho la ferma intenzione di entrare in rapporti con lui e (chi lo vuole, mi biasimi pure) di essergli utile se mi sar possibile senza tradire il suo segreto.

    In stazione, il treno gi formato: composto da vagoni di prima e di seconda classe, d'una vettura ristorante e di due bagagliai. Le vetture sono dipinte a colori chiari: precauzione eccellente tanto per il caldo che per il freddo. Siccome in queste province dell'Asia centrale la temperatura oscilla fra i cinquanta gradi centigradi sopra lo zero e i venti al disotto con uno scarto quindi di settanta gradi, prudente cercare di attutirne gli effetti.

    Questi vagoni, molto comodi, sono riuniti uno all'altro con delle passerelle secondo l'uso americano. Invece di essere chiuso come in una camerata, il viaggiatore pu circolare per tutta la lunghezza del treno. Fra i sedili imbottiti, si svolge un corridoio che termina alla piattaforma anteriore e posteriore di ogni vagone dove si agganciano le passerelle. Questa facilit di comunicazione, di cui approfitta il personale del treno, garantisce la sicurezza.

    Il nostro treno comprende una locomotiva con carrello a quattro piccole ruote, il che permette di seguire meglio anche le curve pi strette; un tender con serbatoio per l'acqua e per il combustibile, un bagagliaio in testa e uno in coda: in tutto, calcolando anche la locomotiva con il suo tender, si tratta di dodici vetture. Le vetture di prima classe hanno la toilette ed i sedili, grazie a un semplice meccanismo, possono trasformarsi in sdraio, cosa indispensabile per lunghi viaggi. Devo riconoscere che i viaggiatori di seconda classe non sono trattati cos favorevolmente e per di pi devono portar con s il cibo a meno che non preferiscano rifornirsene nelle stazioni.

  • D'altronde, sono pochi quelli che fanno il tragitto completo fra il Caspio e le province orientali della Cina, vale a dire seimila chilometri circa.

    L'apertura di questo tratto della Grande Transasiatica risale solo a sei settimane fa e la Compagnia non ha ancora messo in circolazione che due treni settimanali. Fino ad oggi tutto proceduto regolarmente. Per la verit debbo aggiungere questo dettaglio significativo: gli addetti al servizio sono forniti di un certo numero di revolver di cui, in caso di bisogno, possono armare il viaggiatore. Saggia precauzione, soprattutto per ci che riguarda la traversata dei deserti cinesi, dove se si dovessero verificare delle aggressioni bisogna essere in grado di respingerle. Penso per che la Compagnia abbia preso tutti i provvedimenti necessari per assicurare la regolarit dei treni. Ma la parte cinese amministrata da cittadini del Celeste Impero, e chi conosce il passato di quegli amministratori? Non c' da temere che si siano preoccupati pi dei loro dividendi che della sicurezza dei viaggiatori?

    Aspettando la partenza passeggio avanti e indietro lungo il marciapiede esaminando il treno e guardando attraverso i finestrini delle vetture che non hanno aperture laterali, dato che vi si accede dalle piattaforme. Tutto nuovo: il rame e l'acciaio della locomotiva sono luccicanti, le vetture risplendenti, le molle non si curvano sotto il peso della fatica e le ruote poggiano a perpendicolo sulle rotaie. Ecco dunque il materiale rotabile che attraverser un intero continente. Nessuna ferrovia eguaglia questa, nemmeno in America dove la ferrovia del Canada lunga cinquemila chilometri; quella della Central Union cinquemiladuecentocinquanta; la ferrovia di Santa F quattromilaottocentosettantacinque; quella Atlantico-Pacifico seimilaseicentotrenta e la ferrovia del Nord-Pacifico seimiladuecentocinquanta. Quando sar terminata, una sola linea ferroviaria avr uno sviluppo pi lungo: la Transiberiana che degli Urali a Vladivostock sar lunga seimilacinquecento chilometri.

    Da Tiflis a Pechino il nostro viaggio non durer che tredici giorni e solamente undici da Uzun-Ada. Il treno si fermer alle stazioni secondarie solo il tempo necessario per rifornirsi di acqua e di combustibile. Invece nelle citt principali come Merv, Bukhara,

  • Samarcanda,Taskend, Kasgar, Kokhan, Su-Tchu, Lan-Tchu, Tai-Yuan, si fermer parecchie ore permettendomi di vedere quelle citt a volo di reporter.

    E naturale che lo stesso macchinista e gli stessi fuochisti non potrebbero fare servizio per undici giorni consecutivi, perci essi verranno sostituiti, come opportuno, ogni sei ore. Solo che i russi, che lavoreranno fino alla frontiera turkestana, verranno sostituiti dai cinesi sulle locomotive del Celeste Impero.

    Per c' un agente della Compagnia che non deve abbandonare il suo posto: Popof; il nostro capotreno, un vero russo dall'aspetto militare con la palandrana a pieghe, il berretto moscovita, gran barba e folta zazzera.

    Mi propongo di chiacchierare a mio piacimento con questo brav'uomo, per poco che sia loquace. Se non sdegna un bicchiere di vodka al momento giusto, mi sapr dire tante cose sul paese; da dieci anni al servizio della Transcaspiatica nel tratto fra Uzun-Ada e il Pamir e da un mese segue la linea completa fino a Pechino.

    Nel mio taccuino gli assegno il numero 7 e speriamo che non mi lasci mancare le informazioni. Insomma, non domando incidenti di viaggio, no!, ma solo piccoli guai che siano degni del "XX Siecle".

    Fra i viaggiatori che passeggiano sul marciapiede ci sono molti ebrei pi facilmente riconoscibili dal loro tipo che non dal loro abbigliamento. Una volta, in Asia centrale, essi non potevano portare che il toppe, specie di berretta rotonda, e una semplice corda quale cintura, n potevano avere guarnizioni di seta, pena la morte. E si dice anche che non potessero entrare in certe citt se non a dorso d'asino e in altre a piedi. Ora si coprono il capo con il turbante orientale e viaggiano in carrozza quando lo permette loro la borsa. Chi potrebbe pretendere di impedirglielo dato che sono sudditi dello zar bianco, cittadini moscoviti, e godono di diritti civili e politici egua