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Anno scolastico 1415
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La Bussola del Ciclope
Faccia a faccia con…
Interviste all’ex direttore Dario Berna-
sconi e al nuovo faro della scuola Claudia
De Gasparo
La tecnologia a portata di mano
Alcune app utili provate per voi
Lo scaffale del lettore
Non sapete cosa leggere? Zoe suggeri-
sce…
Curiosità dal mondo
Una nuova materia scolastica: la felicità
Un salto nello sport
Cronaca di una grande impresa sportiva…
E altro ancora…
Anno scolastico 1415
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L’editoriale
Cari lettori,
lo ammetto: sono emozionato. Vi starete chiedendo: per quale motivo? Be’,
per me è come ritornare a grandi balzi nel passato e, per essere più preciso, nel lontano
2000. Allora avevo quattordici anni, ero uno studente di questa sede e avevo scelto
Giornalino come opzione in quarta media. Mi piaceva scrivere, ora ancora di più. Senza
la minima percezione dello scorrere inesorabile del tempo, molti anni sono trascorsi e
parecchie cose, nel frattempo, sono cambiate. Una fra tante, ad esempio, è la consape-
volezza di ritrovarmi dall’altra parte della balaustra; non più allievo, ma docente di Ita-
liano e coordinatore di questo “nuovo” progetto scolastico.
Sono quindi orgoglioso di potervi presentare La bussola del Ciclope, il nuovo gior-
nalino della Scuola Media di Camignolo. Rispetto al passato torniamo con alcune modifi-
che, una nuova veste e una testata completamente diversa. Lo so, a una prima lettura La
Bussola del Ciclope vi sarà sembrato un titolo ermetico, criptico, inspiegabile. Puro di-
vertimento stilistico? No. Dietro a questa scelta c’è un’idea di fondo ben precisa e con-
divisa da tutta la redazione.
Il Ciclope, come tutti ben sapete, è una figura mitologica greca, divinità gigante-
sca con un occhio solo. Proprio questo occhio simboleggia per noi la curiosità, la voglia di
scoprire sempre cose nuove, il desiderio di studiare a fondo ciò che ci circonda, di
guardare oltre le apparenze e, perché no, provare a osservare la vita da prospettive
differenti. La bussola, invece, artisticamente inserita nella pupilla, rappresenta la scuo-
la media di Camignolo: un luogo imprescindibile per la nostra crescita umana, un passag-
gio fondamentale nel nostro percorso scolastico.
Voilà! Credo che, per ora, la spiegazione sia sufficiente. Vi lascio un margine di
manovra interpretativa, cosicché possiate dare libero sfogo alla vostra fantasia.
Anno scolastico 1415
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Concludo l’editoriale ringraziando, in primo luogo, la Scuola media di Camignolo,
che mi ha permesso di dare nuovamente vita a un progetto di scrittura iniziato già nel
lontano 1978; secondariamente mi permetto di ringraziare Giada, Virginia, Guja, Nicolò,
Noelia, Zoe e Chiara, i veri fautori di questo giornalino. Senza la loro disponibilità, il lo-
ro impegno e la loro irrefrenabile curiosità, queste parole non sarebbero mai state
scritte.
Grazie.
Ah, dimenticavo…
BUONA LETTURA!
Maestro Negrini.
Anno scolastico 1415
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La redazione
Caricature eseguite da Zoé Ferrari
Nicolò
Zoé
Virginia
Chiara
Giada
Noelia
Guja
Anno scolastico 1415
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Faccia a faccia con...
Dario Bernasconi
Buongiorno Dario. Innanzitutto grazie di averci concesso del tempo per fare questa
intervista. Come si sente ora che non è più direttore? Le manca il suo vecchio lavoro?
Chiaramente mi manca l’ambiente lavorativo, i colleghi, tutto ciò che riguarda la scuola e il
rapporto con gli allievi. Ritrovarsi da un giorno all’altro senza questa esperienza, ovviamen-
te, non è facile. Cerco così di metabolizzare il tutto e di trovare nuove attività da fare e
nuovi modi per passare il tempo, in modo chiaramente più rilassante di prima.
Se potesse tornare indietro nel tempo, quale momento inerente la scuola le piacerebbe
rivivere?
Sicuramente il primo giorno di scuola, perché avevo venti anni e tutta la vita davanti. Un al-
tro è sicuramente la festa organizzata per la fine dell’anno scolastico 2013-2014.
Durante tutti questi anni sia da direttore che da insegnante avrà di certo vissuto mol-
ti momenti divertenti, singolari o bizzarri. Ce ne può raccontare uno che le sta parti-
colarmente a cuore?
In questi trentadue anni, di situazioni particolari ce ne sono state molte. Ricordo certe bel-
lissime passeggiate scolastiche e, soprattutto, le uscite delle quarte; in particolar modo
quando si andava al mare.
Anno scolastico 1415
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Perché ha deciso d’intraprendere una carriera d’insegnante? Lo sognava già da piccolo
o allora aveva altri progetti?
Già all’età di quattordici o quindici anni, ovvero quando stavo terminando il ginnasio, l’idea
d’insegnare mi sembrava interessante, anche perché una vita di comunità l’ho sempre trova-
ta positiva. Successivamente sono andato alla scuola magistrale e sono diventato docente.
Fin dalla prima classe che ho avuto, era una quarta e quinta elementare ad Origlio, mi sono
sentito subito a mio agio e poi non ho più cambiato.
Quali altri interessi ha all’infuori del contesto scolastico?
Per quel che riguarda l’attività giornalistica, mi sono sempre occupato di pallacanestro, an-
che se adoro lo sport in generale. Sono presidente delle colonie dei sindacati e mi interesso
anche di altre associazioni no-profit alle quali cerco di dare un aiuto. Tuttavia, la mia pas-
sione più grande è senza dubbio la cucina.
Quali valori deve trasmettere la scuola oggi?
I valori più importanti, secondo me, sono il rispetto, la voglia di dare il massimo e l’onestà,
perché credo che essere onesti sia sempre appagante. Io credo che quando qualcuno dà il
massimo, che sia nello sport, nella scuola o nel lavoro, non ha niente da rimproverarsi, anche
se il suo risultato non è il sei. Può essere anche un quattro, ma se è il risultato del suo mas-
simo ha lo stesso valore del sei per uno che è bravo e che riesce.
Le piaceva andare a scuola quando aveva la nostra età?
Mi appello alla facoltà di non rispondere! Scherzi a parte, non ero sicuramente un allievo
modello, questo è poco ma sicuro. Forse è per questo che ho sempre capito gli allievi che a
scuola facevano casino.
Qual era la sua materia preferita? Quale quella più odiata?
Io credo che la materia sia collegata al docente, perché le materie in sé sono tutte belle.
Se c’è il docente che è una carogna, e io ne ho conosciute tante di carogne, la materia non
sarà sicuramente tra quelle preferite. Se invece il docente è disponibile, ti rispetta e c’è
coerenza in quello che dice e fa…la materia sarà sicuramente più attraente.
Qual è la nota più bassa che ha mai ricevuta?
In una verifica non ricordo, ma penso che era sotto il 2 perché davano le note così. Sul li-
bretto in quarta elementare, invece, avevo il 3.5 in calligrafia.
Anno scolastico 1415
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Faccia a faccia con...
Claudia De Gasparo
Buongiorno Claudia, innanzitutto grazie del tempo che ci concede per questa intervista.
Partiamo con la prima domanda: quando ha cominciato ad insegnare? In quale sede?
Ho cominciato nel 2003 a Camignolo. A parte qualche breve supplenza che avevo fatto pri-
ma, ho sempre insegnato qui.
Si trova meglio a lavorare in ufficio o tra i banchi di un’aula?
È difficile rispondere perché sono due aspetti complementari. A me piace tantissimo inse-
gnare, stare in aula con gli allievi. Questo è l’aspetto che più mi manca, avendo così tanto
lavoro d’ufficio. Quest’anno ho infatti solo quattro ore d’insegnamento. Mi piace anche sta-
re dietro questa scrivania (quella della direzione, ndr.) perché penso che sia un altro modo
per dare un contributo alla buona riuscita della vita della sede e del vostro insegnamento.
Come si è sentita la prima volta che ha chiamato qualcuno in direzione?
Nel giusto. In realtà, come vi sarete accorti non viene più chiamato nessuno con
l’altoparlante; ciò non vuol dire che nessuno viene più in direzione, ma solo che cerchiamo di
Anno scolastico 1415
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usarlo il meno possibile, perché ci siamo accorti che disturba le lezioni. Preferiamo alzarci e
andare direttamente nelle aule a chiamare l’allievo. Non è mai una cosa bella, meno lo si fa e
meglio è, anche se in alcune situazioni è necessario. Se ci sono delle regole e ci sono dei pa-
letti, è importante che vengano rispettati e che la direzione intervenga per far sì che
ognuno si comporti come deve. Trovo che ciò sia educativo e che aiuti anche a rispettare
poi le regole che ognuno incontrerà quando uscirà dalla scuola media.
Se potesse tornare indietro nel tempo quale momento inerente alla scuola le piacereb-
be rivivere?
Una cosa che mi viene subito in mente è stata la giornata delle Porte Aperte che abbiamo
fatto il 29 novembre 2012; è stata una bellissima possibilità per far conoscere meglio ai
genitori, alla popolazione e alle autorità quello che si fa dentro la nostra scuola.
Cosa ne pensa del giornalino scolastico? Pensa sia una buona iniziativa?
Penso che sia una bellissima iniziativa. Da una parte è un’occasione per voi di allenare il me-
stiere complesso ed impegnativo del giornalista, perché implica la riflessione sul tipo di ar-
ticoli che si vogliono fare e su quali valori si vogliono mettere in evidenza. Il vostro lavoro
verrà poi condiviso con altri ed esso lascia anche una memoria storica nella scuola, come per
il giornalino degli anni passati. Trovo sia davvero un’iniziativa molto bella.
Qual era la sua materia preferita? E quale quella più odiata?
Da studentessa le mie materie preferite alle scuole medie erano matematica ed italiano;
quella che mi piaceva di meno, invece, era lavoro femminile, materia che facevano solo le
ragazze mentre i ragazzi facevano lavoro manuale (quella che oggi è arti plastiche).
Sappiamo che il Kenya le è rimasto nel cuore… cosa l’ha colpita di più di
quest’esperienza?
Due cose: la passione reale che questi bambini e ragazzi hanno per la scuola e il fatto di ve-
derli dopo cena tutti nelle aule che studiano e fanno i compiti spontaneamente, spesso an-
che il fine settimana, senza un adulto a controllarli e avvolti in un silenzio assoluto. Penso
che siano davvero coscienti della fortuna dell’incontro con l’associazione, nonostante la
sfortuna del luogo in cui sono nati. L’altra cosa che mi ha colpito è l’estrema gioia davanti a
delle piccolezze: quando gli abbiamo consegnato degli accessori, donati dagli studenti della
nostra scuola, hanno provato una gioia immensa.
Anno scolastico 1415
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Lo scaffale del lettore
Il drago di ghiaccio
Il drago di ghiaccio disseminava la morte nel mondo: morte, quiete e freddo. Ma Adara non
aveva paura. Lei era una bambina dell’inverno, e il drago di ghiaccio era il suo segreto.
“Il drago di ghiaccio” è un libro scritto da George R. R.
Martin, autore statunitense già noto per aver pubblicato
bestellers quali “Le cronache del ghiaccio e del fuoco”.
Il libro in questione narra del forte legame d’amicizia tra
una bambina e un drago. Questa bambina, Adara, è specia-
le. Nata durante il peggior inverno che si possa mai ricor-
dare, è rimasta segnata in maniera irreversibile. La ra-
gazza, infatti, è priva di emozioni, fredda sia al tatto che
nel comportamento e l’unico essere con il quale riesce a in-
teragire è proprio il glaciale Drago di ghiaccio. Quando un
imminente pericolo si abbatte sul villaggio, toccherà ad
Adara e al drago risolvere la situazione.
Ho apprezzato molto questo libro anche perché ricco di
illustrazioni funzionali per comprendere meglio le varie
ambientazioni e facilitare l’immedesimazione con i personaggi. La storia è originale e com-
movente: merito forse dei personaggi ben caratterizzati e definiti. Lo scrittore ha uno sti-
le di scrittura molto particolare, ricco di descrizioni ma molto fluido.
Ecco un piccolo estratto del libro
Non sapeva quand’era la prima volta che l’aveva visto. Era come se avesse sempre fatto par-
te della sua vita, un’immagine fugace in pieno inverno, mentre saettava nel cielo glaciale con
le ali placide e azzurre. I draghi di ghiaccio erano rari anche allora, e ogni volta che veniva-
no avvistati, tutti i bambini li indicavano pieni di meraviglia, mentre i vecchi scuotevano la
testa. L’arrivo di quegli animali annunciava un lungo e gelido inverno. Si diceva che un drago
di ghiaccio era stato visto volare davanti alla luna la notte in cui Adara era nata, e da allora
era tornato ogni inverno, e infatti quegli inverni erano stati rigidi, con la primavera che ar-
rivava ogni anno più tardi.
Anno scolastico 1415
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La bambina che leggeva i libri
Il libro in questione è stato scritto da Pier Domenico Baccalario, scrittore italiano princi-
palmente conosciuto per la saga Ulysses More. Nato ad Acqui Terme nel 1974, è un autore
di enorme successo in tutto il mondo e vincitore del premio White Ravens 2007.
Una ragazzina. Un vecchio signore. Che cosa potranno
mai avere in comune? La passione per i libri e, più pre-
cisamente, la storia che il vecchio signor Antonino sta
scrivendo. Egli, per terminare la stesura, chiede aiuto
a Domitilla, un prodigio della scrittura e della lettura
di romanzi. Insieme, nella biblioteca del paese tra pa-
reri discordanti e mentalità diverse, scrivono di un
giovane fabbro, Naquet, e delle sue avventure che lo
porteranno ad affrontare una misteriosa creatura che
tutti temono: La Bestia.
“La bambina che leggeva i libri” è uno tra i miei libri
preferiti perché, oltre a contenere un lessico prezio-
so e particolare, lo scrittore ha creato una storia dal
ritmo incalzante. Egli è riuscito infatti a suscitare
dentro me curiosità e tensione, grazie all’uso adegua-
to, ponderato e strategico di frasi molto corte alter-
nate ad altre molto lunghe. Il tutto senza provocare un minimo sbadiglio.
Consiglio questo libro a tutti perché non contiene solo elementi fantasy, momenti
d’avventura e di guerra, ma anche una parte più riflessiva, dove si spiegano le emozioni dei
personaggi.
Inoltre, celate con garbo e intelligenza all’interno dei dialoghi che sviluppano la trama, Pier
Domenico Baccalario sembra voler darci delle dritte sulla scrittura, usando Domitilla come
tramite.
La leggenda.
Era vera.
L’anziano viandante non poté fare altro che lasciare la presa sul bastone. Sollevò piano la
testa e i suoi occhi da beccaccia incontrarono quelli scuri e ardenti dell’essere che aveva di
fronte. Il fiato del vecchio si tramutò in rapidi sbuffi bianchi, mentre il suo petto ansante
si alzava e abbassava veloce per l’emozione.
Anno scolastico 1415
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di Zoé Ferrari
Anno scolastico 1415
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Un salto nello sport
Benvenuta Davis, ti stavamo aspettando
CAMPIONI! Nella storia dello sport, domenica 23
novembre 2014 rimarrà una data da ricordare nella
mente e nel cuore degli svizzeri. A Lille, in Francia, la
Svizzera conquista la sua prima Coppa Davis della sto-
ria.
La coppa Davis è il più grande e competitivo torneo di tennis su scala mondiale, il più antico
campionato a squadre nazionali di ogni disciplina sportiva e viene disputato da soli uomini.
Prevede quattro turni di gare distribuiti in quattro
week-end nell'arco dell'anno, composti da cinque
partite disputate in tre giorni, solitamente il ve-
nerdì, il sabato e la domenica.
Il capitano di ogni nazionale può convocare una squadra di quattro tennisti per ogni sfida e
decide quali di questi competeranno nei primi tre incontri. A partire dall'edizione 2009 an-
che la Coppa Davis assegna punti validi per la classifica ATP.
Il primo giorno vengono giocati i primi due singoli, normalmente tra i due migliori giocatori
di ogni nazione. La finale di questa edizione è stata disputata a Lille, tra i campioni svizzeri
(Federer, Wawrinka, Lammer e Chiudinelli, allenati e guidati da Severin Lüthi) e quelli fran-
cesi (Tsonga, Monfils, Gasquet e Benneteau).
Venerdì 21 novembre, Wawrinka si è fatto valere con
un fantastico 1-6; 6-3; 3-6; 2-6, contro il francese
Tsonga.
Nel secondo singolo, Federer si è fatto schiacciare da
Monfils perdendo così tristemente da farci sentire in
obbligo di non scrivere neanche il punteggio finale. Questo risultato è probabilmente anche
dovuto ai suoi dolori alla schiena, che gli hanno persino impedito, giusto qualche giorno pri-
ma, di allenarsi e giocare un’importantissima finale.
Il giorno successivo, nella disputa del doppio, il duo Fe-
drinka ha collaborato in modo incredibile e ha letteral-
mente distrutto la coppia francese, battendola 3-6, 5-7;
4-6.
La Coppa Davis viene anche chia-
mata “Insalatiera” perché la sua forma ricorda quella di una cioto-
la per l’insalata.
l’insalata
Wawrinka, dopo la vittoria, durante
la conferenza stampa, era visibilmen-te brillo. Ha confessato di aver bevu-
to, insieme ai suoi compagni di squa-
dra, delle bottiglie trovate negli spo-gliatoi degli avversari.
Oltre al titolo, il premio è di circa 3 mi-lioni di franchi. Federer ha rinunciato alla sua parte.
Per arrivare in finale contro la Francia,
la Svizzera ha dovuto battersi contro la Serbia negli ottavi; il Kazakistan nei
quarti; l’Italia in semifinale.
Anno scolastico 1415
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In questa partita la nazionale francese ha messo in campo i giocatori Gasquet e Benneteau.
Nella terza di queste giornate, gli ultimi due incontri sono dei singoli, nei quali i giocatori
del primo giorno si scambiano gli avversari.
Federer ha giocato il singolo decisivo contro Gasquet. In questo modo a 33 anni e 82 titoli
ATP in bacheca, King Roger torna sul podio con la prima vittoria in Coppa Davis della sua
carriera.
Erano anni che l’ “Insalatiera”, di un peso complessivo di circa 100 chili, aspettava di essere
sollevata e portata nella nostra meravigliosa Svizzera. Possiamo dire con orgoglio che ce la
siamo meritata.
Anno scolastico 1415
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Curiosità dal mondo
A scuola di felicità
In Australia, in Germania e in Bhutan hanno
deciso recentemente di introdurre nel
programma scolastico una nuova materia: la
felicità. Nelle scuole di alcuni paesi del
mondo si sta facendo strada un nuovo me-
todo didattico. È la cosiddetta “Educazione
Positiva”, un approccio formativo psicologi-
co basato sulla felicità ed sul benessere
degli studenti. Ci sono sempre più prove
che l’educazione positiva aiuta a diminuire
l’ansia, promuove l’autostima e aiuta i gio-
vani ad avere migliori rendimenti scolastici.
Riuscire a promuovere questo tipo di inse-
gnamento non è semplice, ma in alcuni paesi
sono in atto i primi esperimenti.
Si stima che in Australia ci siano circa
160’000 giovani all’anno che soffrono di
depressione.
Degli studiosi hanno creato un questionario
online da far completare ai ragazzi; analiz-
zando le risposte, ed anche il cortisolo
presente nella loro saliva, hanno studiato le
loro emozioni. In base a ciò che hanno
scoperto, hanno creato un programma
d’insegnamento basato sul benessere, per
aiutare questi giovani e gli studenti che
hanno avuto dei problemi durante l’infanzia
a superarli. Grazie a questa materia gli
allievi imparano a reagire.
In Germania si fanno delle lezioni per es-
sere felici. Per creare un rapporto di fidu-
cia con i compagni, i docenti hanno “inven-
tato” la caduta dal palco: essa consiste nel
salire in piedi su un cassone della palestra
e lasciarsi cadere all’indietro sulle braccia
dei compagni proprio come fanno i cantanti
quando si lasciano cadere sul pubblico.
Oppure gli insegnanti fanno sedere un
allievo con le spalle ai compagni e loro de-
vono dire delle cose positive su di lui/lei;
questo esercizio fa sentire bene gli stu-
denti ed è chiamato doccia tiepida. Dopo
ogni esercizio si fanno delle discussioni.
Anche in Bhutan l’obbiettivo di sviluppo
principale è la felicità. Nelle scuole medie
hanno addirittura introdotto il FIL (felici-
tà interna lorda) al posto del conosciuto
PIL (prodotto interno lordo). Vogliono
rendere felici tutti i giovani, perché in
passato i ragazzi di questo piccolo stato
assumevano droghe, tabacco e alcol.
Questo programma dice che prima di ogni
lezione gli allievi devono fare qualche minu-
to di meditazione e prima di un test la
fanno per dieci minuti.
Adesso alcune scuole della Finlandia stanno
prendendo ispirazione da queste nazioni.
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Abbiamo chiesto ad alcuni allievi della scuola media di Camignolo di rispondere ad alcune suggestioni
inerenti un concetto, la felicità appunto molto sfuggente e apparentemente inspiegabile. Le risposte sono state bizzarre, divertenti e alcune filosofiche.
Anno scolastico 1415
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Il Raccontastorie
Alla ricerca del nido della fenice
Poco tempo fa, in una città di una piccola nazione sconosciuta da tutti, la cui posizione non è
neppure indicata sulle carte, abitava un ragazzo di nome Travis. Lui non aveva a disposizione
nessun genere di tecnologia, ma era una persona speciale, poiché aveva la capacità di vedere
creature mitologiche o leggendarie. Inizialmente pensava che fossero frutto della sua im-
maginazione, visto che a volte le vedeva mentre altre volte no. Un giorno, tuttavia, accadde
una cosa molto strana che gli avrebbe cambiato per sempre la vita.
Quel giorno camminava nella foresta vicino a casa sua, quando per puro caso trovò una
grande porta dorata, con grandi decorazioni di ferro a forma di teste; la aprì ed entrò in
una stanza buia.
Notò, al bordo della parete, uno strano tasto. Lo premette e le luci si accesero.
Si trovava nell’atrio di un palazzo. Nonostante sembrasse disabitato, era pulito e ordinato.
Due rampe di scale con un tappeto di broccato blu che ricopriva ogni singolo gradino si er-
gevano dinanzi a lui. Oltre ad enormi scaffali, pieni di strani utensili di diverse forme e di-
mensioni, c’erano anche armi fra gli oggetti; ai bordi della stanza si notavano delle porte:
una a destra, l’altra a sinistra. Una di esse era aperta. Lui ci guardò dentro e vide una gi-
gantesca biblioteca ordinata, con centinaia di volumi. Subito notò un maestoso libro, ma, es-
sendo incuriosito dall’altra porta, lasciò perdere l’idea di esplorare il resto e decise di
aprirla.
Si avvicinò piano, arrivando sulla soglia della porta e vide che aveva molte decorazioni dora-
te a forma di teschio. Lui non ne fu minimamente colpito, così la spalancò, e vide un grosso
serpente blu con delle zampe ed enormi corna sull’estremità della testa.
In quel momento, qualcuno arrivò…
“Chiudi subito quella porta!”.
Il serpente partì alla carica e, mentre stava per utilizzare il suo leggendario alito di fuoco,
Travis chiuse la porta e si girò. Cercò di capire chi avesse urlato, ma tutto ciò che vedeva
era un giovane cerbero seduto davanti a lui.
Travis chiese:
“C’è qualcuno?”
“Sì, io.”
Il ragazzo sgranò gli occhi quando si accorse che era stato il giovane cerbero a parlare.
“No, devo essermelo immaginato.” Pensò Travis.
Anno scolastico 1415
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“Ah, davvero? Quindi questo non sarebbe reale?” Disse il cerbero colpendolo con la sua co-
da. Il ragazzo cadde e, una volta ripreso, chiese: “Ma quindi tu sei reale?”
La creatura rispose: “Che scortese, non mi sono ancora presentato. Il mio nome è Cerbero,
sono il guardiano del castello mitologico. E tu sei destinato a diventare il nostro re.” Spiegò
brevemente.
“Tu non sei il primo umano che può vederci. Ma è fantastico! Pensavo che gli stregoni fos-
sero tutti morti.”
Ci fu un minuto di silenzio in cui lui fissò Travis con molta attenzione.
“Cosa ? No, io non so niente di voi creature.”
“Infatti, il primo stregone ha lasciato il libro supremo in cui sono spiegate tutte le creature
e gli incantesimi che esistono al mondo.”
Travis guardò Cerbero per un paio di minuti, finché egli non riprese a parlare:
“Vuoi stare seduto sul pavimento, o vieni con me fino alla sala del trono?”
Entrambi si diressero alla sala del trono. Quando furono lì, alcuni guerrieri leopardo entra-
rono nella stanza portando il mastodontico libro che precedentemente Travis aveva visto
nella biblioteca. Alzando lo sguardo, il giovane poté osservare il bellissimo panorama al di
fuori di una finestra posta lì vicino. Vide mari, montagne e paesi che non aveva mai visto
prima. Cerbero fece un segno ai giaguari che aprirono il libro alla pagina numero sette. Lì
c’era la cartina delle terre mitologiche.
Il ragazzo la osservò attentamente. Dopo qualche minuto cominciò a sfogliare le pagine
soffermandosi su quelle che rappresentavano le creature che aveva già visto. E scoprì mol-
te cose: ad esempio, che i Cerberi possono parlare e pensare solamente con la testa centra-
le. O che gli Scienglong sono leggendari draghi senza ali, che hanno la capacità di cammina-
re sull’ossigeno.
Un urlo raggelante squarciò il silenzio della valle, come un tuono caduto nel mezzo di una
giornata di sole. Entrambi si affrettarono per guardare ciò che stava succedendo. Videro
una gigantesca fenice corrotta dalle ombre, con ali grandi quanto un palazzo e con piume
fiammeggianti che rompevano i deliziosi colori della valle con quell’oscuro colore simile al
viola. Ma ciò che notarono, una volta che quella creatura spiccò il volo, fu una ragazza in-
trappolata fra i possenti artigli delle zampe della oscura fenice.
…continua nel prossimo numero…
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Le parole non servono
Ipocrisia umana di Virginia Rossi
Anno scolastico 1415
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La tecnologia a portata di mano
Applichiamoci!
Quanti di voi possiedono e utilizzano quotidianamente uno smartphone per comunicare, cer-
care informazioni in internet, scattare fotografie, registrare video o semplicemente gioca-
re? Nel mondo, questi telefoni cellulari con capacità di calcolo, di memoria e di connessione dati
molto più avanzati rispetto ai normali telefoni cellulari, rappresentano oltre il 40% del mer-
cato. Andrea Giuliodori, autore del Blog EfficaceMente – Crescita personale. Esempi Pratici
(che vi consigliamo di visitare: www.efficacemente.com), afferma che gli smartphone sono
“croce e delizia di qualsiasi appassionato. Croce perché quel concentrato di tecnologia che
ci portiamo ogni giorno in tasca può essere una vera e propria arma di distrazione di massa
e di alienazione dal mondo reale che ci circonda; delizia perché, a ben vedere, oggi esistono
applicazioni da scaricare che possono davvero permetterci di essere più organizzati, più in-
telligenti, più efficaci e più…rilassati”.
In questo articolo vogliamo presentarvi proprio alcune app che potranno esservi di utilità
durante lo studio e non. Vuoi esercitarti in matematica? Conoscere meglio la storia o la
geografia? Allenarti nell’apprendimento delle lingue straniere? Migliorare la tua velocità di
lettura? O semplicemente rilassarti? Non devi fare altro che leggere questo articolo.
Abbiamo scoperto che…
In prima media In seconda media In terza media
In quarta media
Su 81 allievi inter-
vistati, 66 hanno
uno smartphone
Su 100 allievi inter-
vistati, 83 hanno
uno smartphone
Su 30 allievi inter-
vistati, 29 hanno
uno smartphone
Su 68 allievi inter-
vistati, 65 hanno
uno smartphone
~82% ~83% ~97% ~96%
Totale allievi con
smartphone
243 su 279
Percentuale
totale
~87%
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Anno scolastico 1415
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Nel prossimo numero…
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E molto altro ancora…