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La chiusura del processo senza decisione
lezione del 5 maggio 2015
nel corso di Diritto processuale civile I del Prof. G. Trisorio Liuzzi - Dipartimento di
Giurisprudenza -Università degli Studi di Bari «Aldo Moro»
Le ipotesi di chiusura del processo senza decisione sulla
domanda di merito (o su questioni di rito)
La conciliazione giudiziale (art. 185 - 185 bis c.p.c.)
La cessazione della materia del contendere (cfr. art. 46 dleg. 546/1992, rubricato
“Estinzione del processo per cessazione della materia del contendere”)
In caso di intervenuta transazione extraprocessuale, ove le parti non concordino sulla rilevanza
giuridica dell’atto o sul suo contenuto, occorre accertare se la transazione investa o meno
l’oggetto della domanda contenziosa, sicché non può esservi declaratoria di cessazione della
materia del contendere, che costituisce pronuncia processuale per sopravvenuta carenza di
interesse, inidonea a formare giudicato solo processuale, ma va esaminato il merito della
domanda, che va rigettata qualora si accerti che la transazione ha regolamentato tutti i rapporti
contenziosi tra le parti (Cass. 24 febbraio 2015, n. 3598).
La rinuncia all’azione
La rinuncia al diritto
L’estinzione del processo (art. 306 ss. c.p.c.)
La perenzione (art. 35, 2° comma, lett. b, d.leg. 104/2010 nonché art. 25 l. Tar "i
ricorsi si considerano abbandonati se nel corso di un anno non sia compiuto alcun
atto di procedura".
L’estinzione del processo
Forma anomala di chiusura del processo senza decisione
(che opera nel 50/60% dei processi a cognizione piena)
Es. rinuncia dell’attore, inattività delle parti, accordo in corso
di causa (che non si sia tradotto in un verbale di conciliazione)
Forme e termini diversi da quelli predeterminati dal
legislatore per la rimessione della causa in decisione –
anche in rito – (art. 187 ss. c.p.c.)
Gli eventi estintivi
La rinuncia agli atti (art. 306 c.p.c.)
L’inattività delle parti (art. 307 c.p.c.)
Costituiscono il presupposto per la formazione della
fattispecie estintiva che fonda il provvedimento dichiarativo
(di estinzione ) del giudice.
La rinuncia agli atti del processo
≠ dalla rinuncia al diritto (cessazione della materia del
contendere)
≠ dalla rinuncia all’azione
La pendenza della lite persiste perché entrambe le parti
perseguono nella richiesta di tutela (per un verso il processo
prosegue nonostante la contumacia di una delle parti, per
l’altro si arresta se cessa l’esercizio del potere di impulso
alle stesse attribuito)
Art. 306: il processo si chiude in qualsiasi momento se le parti
costituite dichiarano di non avere più interesse al processo.
Il perfezionamento della fattispecie estintiva in caso di
rinuncia agli atti Dichiarazione di rinuncia dell’attore
Accettazione delle altre parti costituite che potrebbero avere interesse alla prosecuzione del
processo
Ai sensi dell’art. 306 c.p.c., ai fini della declaratoria di estinzione del processo, l’accettazione della rinuncia
agli atti del giudizio è necessaria solo quando, nel rapporto processuale già instaurato, vi sia una parte
costituita che potrebbe avere interesse alla prosecuzione del giudizio, non rilevando a tal fine un
interesse a partecipare al giudizio o un interesse dipendente da quello ivi dedotto, in carenza della
posizione prevista dalla legge, ovvero di parte convenuta e costituita. (Cass. 24 marzo 2011, n.
6850).
Forma e contenuto ex art. 306 c.p.c.
Dichiarazione (ordinanza o sentenza) di estinzione del processo (v. art. 307, 4° comma,
c.p.c.)
Ordinanza di liquidazione delle spese del processo estinto per rinuncia agli atti.
Il provvedimento che dichiari l’estinzione del giudizio, a seguito di atto di rinuncia effettuato prima della
costituzione della controparte, non deve contenere alcuna statuizione in ordine alle spese processuali, le
quali vanno poste a carico del rinunciante soltanto nel caso in cui la controparte, già costituita, abbia
accettato la rinuncia, ai sensi dell’art. 306, 4º comma, c.p.c. (Cass. 10 marzo 2011, n. 5756).
L’inattività delle parti
La mera inattività delle parti non è sufficiente (perenzione); perché il
processo si estingua ciò che rileva è il mancato compimento di un
atto processuale in un termine perentorio fissato dalla legge o dal
giudice nelle ipotesi tassativamente previste dall’art. 307 c.p.c.
Estinzione immediata
o Nessuna delle parti si è costituita entro il termine ex art. 166 c.p.c.
o Se nessuna delle parti compare a prima e alla seconda udienza (art
181, 1° comma, e 309 c.p.c.)
o L’attore è contumace e il convenuto non chiede la prosecuzione del
processo (art. 290 c.p.c.)
o L’attore, pur costituito, non compare e il convenuto non chiede che
si proceda senza di lui (art. 181, 2° comma, c.p.c.)
Quiescenza del processo (la causa è cancellata dal ruolo ma il
processo ancora pende) e estinzione a seguito di mancata
riassunzione ex art. 307, 1° e 2° comma, c.p.c.
Inattività semplicele parti sono rimaste inerti ed è inutilmente decorso il termine
perentorio stabilito dalla legge per il compimento di una
determinata attività processuale.
1) Nessuna delle parti si sia costituita (anche la costituzione tardiva
dell’attore comporta che, se il convenuto non si è costituito, il
giudice deve in ogni caso cancellare la causa dal ruolo)
2) Mancata riassunzione della causa cancellata dal ruolo (art. 307, 1° e
2° comma, c.p.c.)
• Le parti non provvedono alla citazione del terzo, chiamato iussu
iudiciis (art. 270, 2° comma, c.p.c.)
Inattività qualificataMancato compimento di quel particolare atto a cui la legge attribuisce
efficacia sanante del vizio prodotto (art. 307, 3° comma, c.p.c.)
1) Mancato rinnovo della citazione (o della notificazione della) o della
comparsa di risposta contenente la domanda riconvenzionale dall’oggetto
o dal titolo assolutamente incerto (art. 164, 5° comma, art. 291, 2°
comma, art. 167, 2° comma)
2) Mancata prosecuzione del giudizio sospeso o interrotto (art. 302 c.p.c.)
3) Mancata riassunzione del giudizio sospeso, interrotto (art. 303 c.p.c.) o
rimesso ad altro giudice (art. 50 e 392 c.p.c.)
4) Mancata integrazione del contraddittorio nei confronti del litisconsorte
necessario pretermesso (art. 102, 2° comma, c.p.c.)
nel termine perentorio stabilito dalla legge o dal giudice autorizzato a fissarlo.
Il mancato rilievo, su istanza di parte o di ufficio esclude comunque una
pronuncia sul merito: il giudice chiude il processo in rito.
Eccezione di estinzioneL’estinzione per inattività (semplice o qualificata) deve essere eccepita
dalla parte interessata prima di ogni altra difesa,
ma il giudice può rilevare l’estinzione anche di ufficio (l. 69/2009).
N.B.: l’anomalia del sistema (a cui non ha rimediato la l. 69/2009) stanel fatto che, nei casi in cui la causa è stata cancellata dal ruoloovvero nelle ipotesi in cui le parti non si siano costituite in giudizio,il giudice non può comunque dichiarare (d’ufficio) l’estinzione (nelprimo caso la causa non è più sul ruolo, nel secondo non è ancorastato adito un giudice), sicché le parti dovranno riassumere la causaovvero iscrivere la causa sul ruolo al solo fine di sentirsi dichiararel’estinzione del processo.
Nei casi di rinuncia agli atti ex art. 306 c.p.c., il giudice prende attodelle dichiarazioni di rinuncia e di accettazione e dichiaral’estinzione.
La dichiarazione di estinzioneL’estinzione «opera di diritto» (gli effetti retroagiscono al momento in cui si è verificato l’evento
estintivo) e
ed è dichiarata «anche d’ufficio (o su eccezione della parte interessata) con ordinanza del giudiceistruttore ovvero con sentenza del collegio» (art. 307, 4° comma, c.p.c.).
Iter processuale diverso dalle forme tipiche indicate per la rimessione dalla causa in decisione, vuoinelle ipotesi in cui sia la dichiarazione di estinzione provenga dal giudice singolo, vuoicollegiale
Provvedimento dichiarativo della estinzione
Se l’evento estintivo si verifica nelle cause previste dall’art. 50 bis c.p.c. :
• Davanti all’istruttore: ordinanza impugnabile con il reclamo al collegio ex art. 308 c.p.c.
• Davanti al collegio: sentenza (impugnabile nei modi ordinari)
La regola generale è che il giudice (monocratico) decida con sentenza (impugnabile nei modiordinari).
In tema di estinzione del processo quando il giudice istruttore nel corso del giudizio a cognizione piena opera comegiudice monocratico, il provvedimento con cui dichiara che il processo si è estinto non è soggetto a reclamo e,siccome determina la chiusura del processo in base alla decisione di una questione pregiudiziale attinente alprocesso, ha natura di sentenza, anche se emesso in forma di ordinanza, impugnabile con gli ordinari mezzi diimpugnazione; ne consegue che la parte è ammessa a formulare al giudice di appello istanza di rimessione alprimo giudice, ai sensi dell’art. 354, 2 comma, c.p.c. ravvivandosi l’ipotesi di cui all’art. 308, 2 comma, c.p.c.;(Cass. 11 novembre 2010, n. 22917)
Provvedimento di rigetto della eccezione di estinzione: ordinanza revocabile e modificabile(Cass. 26 aprile 2005, n. 8670) o sentenza (Cass. 11 maggio 2010, n. 11352) impugnabile neimodi ordinari?
Il reclamo ex art. 308 c.p.c.Competenza del collegio del tribunale che può
Confermare l’estinzione
• sentenza appellabile nei modi ordinari
procedimento ex art. 130 disp. att. c.p.c. - il collegio decide in camera
di consiglio con sentenza
se dichiara l’estinzione
è ricorribile per cassazione
Se revoca l’estinzione
rimette le parti al primo giudice ex art. 354 ,comma 2, c.p.c. perché il
processo si era erroneamente estinto;
Revocare l’estinzione
• ordinanza che accoglie il reclamo e che nega l’estinzione
• non è impugnabile e né revocabile e modificabile
Gli effetti della estinzione sull’azione Art. 310, 1° comma, c.p.c.
L’estinzione non estingue l’azione, ma
viene meno l’effetto sospensivo della prescrizione del diritto fatto
valere (art. 2945, 3° comma, c.c.) prodotto dalla domanda giudiziale
(sopravvive l’effetto interruttivo)
viene meno l’effetto impeditivo della decadenza prodotto dalla
domanda giudiziale (salvi i casi in cui, per evitare la decadenza, non sia
indispensabile la domanda giudiziale, ma sia sufficiente anche un atto
stragiudiziale – es. impugnazione di una transazione del lavoratore
subordinato ex art. 2113 c.c.)
Gli effetti della estinzione sui provvedimenti del processo estinto
Sopravvivono alla estinzione del processo soltanto alcuni dei provvedimenti del
processo estinto (art. 310, 2° comma, c.p.c.)
Le sentenze non definitive (su domande) di merito
Le sentenze non definitive (su questioni preliminari) di merito: es. eccezione di
prescrizione (cfr. art. 133, 3° comma, disp. att. c.p.c. e, in senso affermativo, cfr. la
giurisprudenza: In tema di efficacia e di durata dell’interruzione della prescrizione per effetto della notificazione di un atto
giudiziario introduttivo di un giudizio, ove questo si estingua, comincia a decorrere un nuovo periodo di prescrizione a partire dalla
data dell’atto introduttivo a meno che nel processo non siano state pronunciate sentenze non definitive di merito, le quali non sono
travolte, per espressa disposizione dell’art. 310, 2º comma, c.p.c., dall’inefficacia che, conseguendo all’estinzione del giudizio, investe
tutti gli atti compiuti; tale salvezza, che pertanto comprende anche il prolungamento degli effetti interruttivi della prescrizione,
riguarda ogni sentenza non definitiva che, pur risolvendo questioni processuali, sia suscettibile di passare in giudicato precludendo
l’esame della stessa questione da parte di qualsiasi altro giudice, come in ipotesi di sentenza che abbia deciso in ordine all’eccezione di
prescrizione, di improcedibilità, di inammissibilità, di improponibilità della domanda, ma non quella che si limiti alla riattivazione del
giudizio dichiarato estinto e cancellato dal ruolo per la irritualità del relativo provvedimento (nella specie: per l’omessa fissazione a
termini dell’art. 309 c.p.c. dell’ulteriore udienza dopo quella di mancata comparizione delle parti in giudizio) Cass. 28 novembre
1986, n. 7040).
I provvedimenti anticipatori di condanna (art. 186 bis, ter e quater c.p.c.)
I provvedimenti temporanei ed urgenti nell’interesse della prole e dei coniugi (art. 189
disp. att. c.p.c.)
I provvedimenti cautelari a carattere anticipatorio (art. 669 octies, 6° comma, c.p.c.)
I provvedimenti che regolano la competenza resi dalla Cassazione
Il decreto di liquidazione del compenso al ct o altro ausiliare
Gli effetti della estinzione sulle prove raccolte nel processo
estinto
(art. 310, 3° comma, c.p.c.)
Le prove costituende degradano ad argomenti di prova (la
confessione giudiziale può valere però come prova legale
alla stregua della confessione stragiudiziale)
Le prove precostituite (i documenti) mantengono la loro
efficacia
Il giudizio circa l’utilità e la pertinenza di un mezzo di prova rientra nei poteri di
valutazione del giudice di merito, il quale può anche utilizzare per la
formazione del proprio convincimento prove raccolte in altro giudizio tra le
stesse parti (fattispecie in cui la suprema corte ha confermato la sentenza di
merito che aveva ritenuto utilizzabile, ai fini della quantificazione del danno
da occupazione appropriativa, una ctu raccolta in un precedente giudizio di
opposizione alla stima tra le stesse parti, poi estinto) – Cass., sez. un., 8 aprile
2008, n. 9040.
Gli effetti della estinzione sulle spese del processo estinto
Le spese del processo estinto sono a carico delle parti che
le hanno anticipate (art. 310, 4° comma, c.p.c.);
se la questione relativa alla estinzione è controversa vale
però il criterio della soccombenza.
In materia di spese, allorquando insorga controversia in ordine alla estinzione del
processo e tale controversia venga decisa con sentenza riprendono vigore i principi
posti dagli art. 91 e 92 c.p.c., e, quindi, il criterio della soccombenza; a tal fine, la
soccombenza costituisce un’applicazione del principio di causalità, che pone le
spese a carico della parte che, col comportamento tenuto fuori del processo, ovvero
col darvi inizio o resistervi in forme e con argomenti non rispondenti al diritto, ha
dato causa al processo stesso e al suo protrarsi (Cass. 26 gennaio 2006, n. 1513).