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Il nostro Il nostro Il nostro verde verde verde Tesoro da custodire Tesoro da custodire Tesoro da custodire Dossier Dossier Le azioni possibili Le azioni possibili per difendere e tutelare per difendere e tutelare il territorio il territorio

La Coccinella - marzo/aprile

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il mensile di Legambiente Basilicata Onlus Il nostro Verde. Tesoro da Custodire Dossier. Le azioni possibili per difendere e tutelare il territorio

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Page 1: La Coccinella - marzo/aprile

Il nostro Il nostro Il nostro verdeverdeverde Tesoro da custodireTesoro da custodireTesoro da custodire

Dossier Dossier Le azioni possibili Le azioni possibili per difendere e tutelareper difendere e tutelare il territorio il territorio

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Sommario

Anno I - n. 2 Marzo-Aprile 2013

DIRETTORE RESPONSABILE:

Anna Martino ([email protected])

GRAFICA E IMPAGINAZIONE:

Lena Pepe ([email protected])

REDAZIONE:

([email protected])

Marco De Biasi ([email protected])

Valeria Tempone ([email protected])

HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO:

Antonio Nicoletti, Francesco Laurita, Michele Catalano, Marco Lombardi

EDITORE: Legambiente Basilicata Onlus

PRESIDENTE: Marco De Biasi

SEDE LEGALE E REDAZIONE:

Viale Firenze 60C - 85100 Potenza Tel. 0971441541

Fax 097146699 - [email protected]

Spedizione in abbonamento postale :

D. L. 353/2003 (Conv. In L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 1, DCB Potenza

Stampa: Tipografia Sagittario Franchi Paolo snc di Fanchi Giuseppe & C.

Via Malignani, 7 Bibione (Ve) Cap 30020

Testata reg. al Tribunale di Potenza al n. 475/2012 in data 20/06/2012

Abbonamento 11 numeri 12 euro. Pagamento su ccp 7862556 intestato a Legambiente Potenza.

Altre modalità sul sito www.legambientebasilicata.it.

L’iscrizione ad un circolo lucano della Legambiente comprende l’abbonamento annuale.

Garanzia di riservatezza per gli abbonati. L’Editore garantisce la massima riservatezza nel trattamento dei dati forniti dagli abbonati. Ai sensi degli articoli 7, 8, 9 del Dlgs 196/2003 gli interessati possono in ogni momento esercitare i loro diritti rivolgendosi a: Legambiente Basilicata Onlus, Viale Firenze 60C, 85100 Potenza, tel. 0971441541, fax 097146699, [email protected]. Il responsabile del trattamento dei dati stessi ad uso redazionale è il direttore responsabile.

Responsabile nazionale Aree protette e biodiversità di Legambiente

S ono i polmoni verdi della Terra, nonché una delle bellezze d’Italia di cui ricoprono oltre un terzo del territorio nazionale. Una ricchezza, questa, fondamen-

tale per ridurre le emissioni di Co2, principale causa del cambiamento climatico, ma anche per prevenire il dissesto idrogeologico, mitigare il fenomeno della desertificazione, salvaguardare la biodiversità e mantenere gli equilibri del nostro Pianeta. Per questi motivi la recente legge n.10 del 14 gennaio 2013 oltre a dettare regole per lo sviluppo degli spazi verdi urbani, ha rafforzato la tutela degli alberi monumenta-li, patrimonio paesaggistico e ambientale di grande pregio. Ma quali sono le novità previste dalla legge? Innanzitutto il riconoscimento di una Giornata nazionale degli alberi, individuata nel 21 novembre di ogni anno. Durante la giornata, che ogni anno sarà intitolata a un tema di rilevante valore etico, culturale e sociale (e che Legam-biente ha sempre promosso) verranno svolte iniziative per promuovere la conoscenza dell’ecosistema boschivo, il ri-spetto delle specie arboree ai fini dell’equilibrio tra comunità umana e ambiente naturale e l’educazione civica e ambienta-le sulla legislazione vigente. Il coinvolgimento di scuole e studenti servirà inoltre a stimolare un comportamento quo-tidiano sostenibile al fine della conservazione delle biodiver-sità. Grazie all’articolo 2 della legge 10/2013 le città italiane saranno più verdi. I Comuni con popolazione superiore a 15mila abitanti avranno infatti l’obbligo di piantare entro 6 mesi un albero per ogni nuovo nato e ogni minore adottato residente. I Comuni, entro un anno dall’entrata in vigore della Legge, dovranno quindi censire e classificare gli alberi piantati nell'ambito del rispettivo territorio. Due mesi prima della scadenza naturale del loro mandato i sindaci dovranno invece rendere noto il bilancio arboreo del Comune. Seppure questo bilancio non preveda sanzioni, rappresenta comunque uno dei pochi fatti amministrativi che i cittadini possono misurare per giudicare un buon sin-daco. Particolarmente importante e attuale il tema del con-sumo di suolo che la Legge tenta di arginare promuovendo l’incremento degli spazi verdi urbani e delle cinture verdi periurbane. Attraverso la contabilità ambientale i Comuni insieme alle Province dovranno dare annualmente conto del contenimento o della riduzione delle aree urbanizzate e dell’acquisizione delle aree destinate a verde pubblico. Infi-ne, una novità importante della Legge è la tutela specifica per gli alberi monumentali, per i quali si fornisce la defini-zione, principi e criteri per il loro censimento e periodico aggiornamento degli elenchi. Il nuovo elenco degli alberi monumentali d’Italia, gestito dal Corpo Forestale dello Stato, riconosce quindi a questi “monumenti verdi” un valore am-bientale e culturale: non solo simboli di importanti eventi, storici o culturali ma anche elementi che identificano l’iden-tità e le tradizioni di un luogo e della gente che ci vive. Ma su questo argomento, in Basilicata, siamo già avanti: grazie al nostro impegno e al Corpo forestale dello Stato la Carta degli alberi padri è stata già realizzata.

L’editoriale

di Antonio Nicoletti 3 Dossier Alberi padri Perché tutelare i nostri patriarchi verdi

16 Zaino in spalla

Il carnevale di Satriano di Lucania 18 L’Accento

Uscire dal petrolio? Si può! Cultura

L’albero della felicità 19 Il Cigno risponde

La posta Gae spa lla La ricetta contro le frodi alimentari

21 Ecochic

Sedia con erbe naturali

2 La coccinella / marzo - aprile 2013

Una legge per tutelare meglio gli alberi

20

23 Piantala La Cicerchia

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Dossier

La coccinella / marzo - aprile 2013 3

Sono fonte di benefici a livello socio-

culturale, contribuiscono in maniera essen-

ziale alla conservazione della biodiversità e

attenuano gli effetti del cambiamento clima-

tico. Dire che gli alberi sono fonte di vita non

è una forzatura. Troppo spesso, però, lo di-

mentichiamo. La costruzione di una società

sostenibile passa anche dalla presa di co-

scienza del ruolo fondamentale che rivesto-

no, sia per la stabilità ambientale che per la

conservazione della biodiversità. Eppure

siamo ben lontani dall’aver maturato la con-

sapevolezza del loro valore ambientale, pae-

saggistico e socio-culturale, dall’aver adotta-

to pratiche sostenibili di gestione.

Un cambio di rotta oltre che auspicabile è

ormai divenuto improrogabile. Un orienta-

mento più “ecologico” sia della politica che

della società civile, improntato alla tutela e

alla conservazione, avrebbe dei vantaggi

sull’intera collettività. Partendo da queste

considerazioni Legambiente Basilicata ha

messo in atto una serie di azioni che mettono

al centro non solo l’albero, risorsa naturale

da preservare e

tesoro da custodire, ma tutti gli spazi verdi

presenti in città, che allo stesso modo contri-

buiscono ad arricchire il nostro patrimonio

paesaggistico e ambientale.

Patrimonio Patrimonio

da difendereda difendere Gli alberi, come protettori

della biodiversità e testimoni

del nostro tempo. Ma anche gli spazi verdi delle

nostre città, da proteggere dall’invadenza dell’uomo

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Dossier

4 La coccinella / marzo - aprile 2013

La superficie forestale in Basilicata è di 306.427 (fonte Infc – Inventario naziona-le delle foreste e dei serbatoi forestali di carbonio). Un dato destinato a crescere se si pensa ai numerosi appezzamenti agricoli abbandonati. Tuttavia nel resto

del mondo le cose vanno molto diversa-mente. Il contesto globale è poco rassi-curante. Il patrimonio forestale, duran-te gli ultimi cinquant’anni, è stato pro-fondamente intaccato a causa di un’ec-cessiva deforestazione. Una conferma arriva dal Global Forest Resources As-sessment 2010, la valutazione sullo stato delle foreste del mondo, pubblicata di recente dalla Fao. Ne emerge innanzi-tutto che i processi di disboscamento hanno ridotto la superficie forestale del mondo a 4 miliardi di ettari dagli oltre 6 miliardi esistenti fino a 10.000 anni fa. Numerosi paesi continuano a sfruttare le proprie risorse forestali molto al di sopra delle capacità naturali di recupero, con la perdita netta soprattutto di foreste pluviali. Le ragioni del disboscamento sono diverse, ne analizziamo alcune.

Produzione di carta La richiesta di polpa di cellulosa per la produzione di carta vergine è una delle cause principali del disboscamento, dovuta all’irresponsabilità di alcune aziende e dai loro clienti. A ciò si aggiun-

ge una cattiva gestione del ciclo integra-to dei rifiuti con la conseguente scarsa attenzione nel differenziare carta e car-tone. Scegliere di utilizzare carta pro-dotta con cellulosa vergine, significa in termini ambientali: abbattere 15 alberi

per produrne una ton-nellata, sprecare 440.000 litri d’acqua e consumare 7.600 kWh di energia. Al contrario per produrre una ton-nellata di carta riciclata bastano: 0 alberi da abbattere, 1.800 litri d’acqua e solo 2.700 kWh di energia.

Bisogno di legname La scarsa attenzione al risparmio e all’efficienza energetica, unita a stili di vita e processi pro-duttivi poco attenti ad

un uso razionale delle risorse, determina una sempre crescente domanda di ener-gia. L’utilizzo di legname a fini energetici deve essere necessariamente governato da politiche volte alla salvaguardia del patrimonio forestale. In questo ragiona-mento s’inserisce anche la necessità di regolamentare l’utilizzo delle biomasse in modo da minimizzare l’impatto am-bientale. Le biomasse sono sostenibili solo se provengono da materiali di scar-to e se sono consumate in luoghi prossi-mi a quelli di produzione. Non è pensabi-le migliorare il bilancio energetico, an-che regionale, importando biomasse connesse talvolta anche a processi di “deforestazione illegale”.

Zone agricole La causa principale della deforestazione resta la conversione delle aree forestali in zone agricole, con 13 milioni di ettari convertiti ogni anno. A causa della sem-pre crescente domanda di olio di palma, soia, cacao, caffè e carne bovina, infatti, enormi terreni che prima erano occupati da foreste naturali, sono riconvertiti a

15 alberi, 440.000 litri

d’acqua e 7.600 kWh di energia per una tonnellata di carta

4 i miliardi in meno

di ettari negli ultimi 10.000

anni

13 milioni di ettari con-vertiti in aree agrico-

le ogni anno

500.000 ettari di foreste di-strutti dagli incendi ogni anno in Europa

289

miliardi di tonnellate di CO2 assorbiti

ogni anno

Predatori di foreste Il contesto globale

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Dossier

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21 marzo 2013 Giornata mondiale delle foreste Tutelare le foreste per garantire la salute della Terra

e un futuro ecosostenibile alle prossime generazioni .

Le foreste rappresentano il più importante serbatoio

di biodiversità, garantiscono la protezione del suolo,

la qualità dell'aria e delle acque, forniscono impor-

tanti beni e servizi.

Mitigano gli effetti dei cambiamenti climatici, poiché

funzionano come serbatoi di assorbimento del car-

bonio, e forniscono una protezione naturale contro

gli effetti del dissesto idrogeologico.

1,6 miliardi le persone nel mondo che vivono grazie

ai prodotti delle foreste; 80% la percentuale globale

di biodiversità protetta dalle foreste; 350 kmq le

foreste distrutte ogni giorno dal taglio indiscriminato

del legname, dalla cattiva gestione della terra e dalla

conversione in terreni agricoli. Tutelare le foreste

significa garantire un futuro più verde.

piantagioni o pascoli. Su questi terreni s’instaura in genere un’agricoltura con monocoltura intensiva e pascolo eccessi-vo con assenza di rotazioni, tutte prati-che agronomiche che distruggono la sostanza organica del terreno che non può ricostituirsi per l’assenza della co-pertura forestale. Oltre ad intaccare la biodiversità, questa pratica aumenta l’erosione del suolo e limita di molto la sua capacità di trattenere l’acqua. L’im-patto negativo dell’uomo è aggravato anche dalla riduzione dei terreni foresta-li per scopi urbani o industriali e per la creazione d’infrastrutture di grandi di-mensioni.

Inquinamento atmosferico Cambiamenti climatici e foreste sono strettamente connessi. Le foreste gioca-no un ruolo importantissimo nell’imma-gazzinamento di anidride carbonica. Gli alberi sono fra i principali serbatoi di carbonio, con 289 miliardi di tonnellate di CO2 assorbiti ogni anno. D’altro canto la foresta, però, può risentire dei muta-menti climatici sotto vari aspetti. L’inqui-namento atmosferico riduce la vitalità degli alberi con un forte decremento della produttività forestale, e secondo le stime, ha causato alterazioni visibili in circa un terzo delle foreste europee.

Incendi boschivi Ogni anno in Europa da 350.000 a 500.000 ettari di foreste sono distrutti dagli incendi. Complessi-vamente l’1% della superficie totale subisce il passaggio del fuoco. Nel 2010 in Italia si sono verificati 4.883 roghi che hanno percorso una superficie di 46.537 ettari. Nel 70% dei casi si tratta di episo-di di origine dolosa. Secondo l’ultimo rapporto “Ecosistema incendi” di Legambiente, in Basi-licata sempre nel 2010, sono 27 i comuni coinvolti, per un totale di 2.119 ettari di terreno andati in fumo: di questi 481 ettari sono boschi. Un dato in aumento ri-spetto al 2009, con 142 roghi per una superficie di 1.041 ettari.

Protezione civile Legambiente Potenza in azione nello spegnimento di un incendio

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6 La coccinella / marzo - aprile 2013

Dossier

L’albero che racconta Un viaggio fino alle radici della nostra storia Il censimento degli esemplari lucani

V eri e propri “monumenti della natura”, voci narranti di un territorio e testimoni del pas-sato. Eroi sopravvissuti per centinaia di anni alle avversità naturali, all’uomo. Ecco cosa

sono gli alberi, protagonisti assoluti di “M’appare il bosco”, l’iniziativa realizzata nell’ambito del progetto “Madre foresta” promosso dall’Osservatorio Ambiente e Legalità, dai Centri di Educazione Ambientale “Il Vec-chio Faggio” di Sasso di Castalda, “Basilicata 1799” e dall’“Università delle Tre Età” di Avigliano, insieme al Corpo forestale dello Stato e sostenuto dal programma Epos 2010 – 2013 per l’Educazione e la promozione della sostenibilità ambientale del Dipartimento Am-biente della Regione Basilicata. Ogni esemplare con le proprie specificità e caratteristi-che è presente nella “Carta degli alberi padri”, che può essere scaricata in formato digitale dal sito www.legambientebasilicata.it o ritirata in formato cartaceo presso la sede di Legambiente Basilicata a

Potenza. Si tratta del censimento di 105 esemplari esistenti sul territorio lucano con relative schede descrittive, leggen-de e curiosità ad essi legati. La sua realizzazione ha visto la partecipazione attiva dei cittadini che hanno segnala-to l’esistenza di questi alberi monumentali nei propri comuni, riportandone aneddoti, curiosità, leggende. Sfogliando la “Carta degli alberi padri” si può andare alla scoperta dell’al-bero monu-mentale più alto della Basili-cata (il faggio di Terranova del Pollino alto 40 metri), o di quello con il tronco di diametro maggiore (il castagno di Marsico Nuovo con 7,6 metri di circonferen-za). La specie più rara, è la sequoia gigante di Campo-maggiore, specie non autoctona, importata dall’Ameri-ca, radicata sui ruderi di Campomaggiore Vecchio da 150 anni. La specie più segnalata è, invece, la roverella. Tantissimi infine gli aneddoti legati a questi alberi narranti. Dai briganti alle apparizioni delle Madonne, dalla presenza dei fantasmi a quella dei “munaciedd”, gli gnomi di-spettosi. “Ogni albero ha la sua storia, la sua memoria, le sue tradizioni, perché ogni albero è un po’ come la vita delle persone”, afferma in proposito il Comandante regionale del Corpo forestale dello Stato Francesco Curcio, rimar-cando il significato sociologico di questi “patriarchi ver-di”. Negli anni ’60, con la Festa dell’albero, gli alberi

“Si narra che, all’ombra della quercia, situata in

una piccola valle, si appostavano i briganti che uti-

lizzavano il posto come luogo di vedetta per fare lo

scambio tra il riscatto pattuito e il rapito...“

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Dossier

venivano valorizzati al momento della piantumazione: simbolo dell’ottimismo verso il futuro. Oggi, invece, in un periodo di smarrimento e di perdita di valori, l’albero è il segno di un ritorno alle “radici”. Anche da qui la necessi-tà di aggiornare il censimento degli alberi padri, iniziativa già avviata nel 1982 dal Corpo forestale dello Stato e che in Basilicata ha avuto un seguito nel 1996 con una speci-

fica pubblicazio-ne della Regio-ne Basilicata e ripresa, oggi, dal lavoro pro-mosso dall’Os-servatorio. Par-ticolare rilevan-za ha avuto l’impegno dei cittadini. Il valo-

re del territorio in cui si vive è spesso sottovalutato o guardato con disattenzione. Con la loro partecipazione attiva, invece, si è voluto rendere consapevoli le persone di essere inserite in un sistema complesso di relazioni, in cui interagiscono non solo fattori fisici e biologici, ma anche aspetti che ri-guardano la presenza e le attività dell’uomo. In pochi decenni si è trasformato profonda-mente il rapporto tra uomo e territorio. Assistiamo ora ad un progressivo distacco che si fa più profondo nelle nuove generazio-ni. Questo è da un lato

il risultato positivo della società che si è evoluta, affran-candosi dal duro lavoro manuale, e che dipende meno dall’attività in campagna e in foresta. Dall’altro, è una perdita in termini di conoscenza, di esperienza, di cultu-ra, ma anche di appartenenza, di riconoscimento nel proprio paesaggio culturale e naturale. Partendo dalla considerazione che conservare la natura significa in fin dei conti, anche salvaguardare l’uomo e il suo ambiente di vita, maggiore sicurezza e salute pubbli-ca e quindi, anche progresso economico, culturale e sociale, l’iniziativa ha tentato di ricucire questa frattura, riavvicinando l’uomo alla natura, lasciando spazio e liber-tà responsabile alla ricerca e alla scoperta. Nel bosco è possibile ritrovare il contatto diretto con gli elementi naturali, esplorare l’ambiente usando tutti i sensi, passando dall’esperienza diretta alla comprensio-ne razionale. Conoscere gli aspetti del bosco, comprenderne i mecca-nismi che ne regolano la vita, riconoscerne il valore eco-nomico, sociale, culturale e biologico, individuarne i peri-coli, vuol dire avere gli elementi per diventare cittadini coscienti e rispettosi di un bene ambientale preziosissi-mo.

“Si narra che, all’ombra della quercia, situata in

una piccola valle, si appostavano i briganti che uti-

lizzavano il posto come luogo di vedetta per fare lo

scambio tra il riscatto pattuito e il rapito...“

“Arrivato vicino ad un vecchio e massiccio arbusto, il

pastore restò senza fiato: lo gnomo pareva essersi dis-

solto come fumo. Qualcuno afferma che ci fosse

un’entrata, nascosta ai piedi della grande quercia,

che conducesse a gallerie sotterranee scavate dalle

falde della vicina sorgente…”

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8 La coccinella / marzo - aprile 2013

Dossier

L a questione dei cambia-menti climatici è diventata ormai una priorità dalla

quale non si può più prescindere. Gli scenari che si prospettano sono preoccupanti e molte delle conseguenze che fino a qualche anno fa erano solo teorie, oggi le possiamo riscontrare concreta-mente e non lasciano più dubbi sulla necessità di compiere ogni sforzo possibile per invertire la rotta. Al modificarsi delle condizioni climatiche gli ecosistemi e gli habitat stanno subendo anch’es-si notevoli cambiamenti che possiamo valutare anche dall’os-servazione dei cicli di fioritura e fogliazione delle piante. E’ da queste considerazioni che nasce la “Mappa della Primavera”, un sistema di monitoraggio ambien-

tale partecipato, un’azione di studio e controllo del territorio che coinvolge direttamente la popolazione locale, con attenzio-ne specifica agli aspetti naturali-stici, quali monitoraggio e studio della flora del territorio. In particolare, ci si propone di sensibilizzare la popolazione locale sugli effetti dei cambia-menti climatici sulla biodiversità, attraverso la creazione di un database finalizzato a registrare le date di sviluppo delle parti principali specie vegetali, ponen-do maggiore attenzione a fiori, foglie e frutti. In particolare, la fioritura, oltre ad essere il più vistoso fenomeno della vita delle piante che ogni anno ci affascina con la sua bel-lezza e ci segnala l’arrivo della primavera, è anche un’importan-

tissima “prova biologi-ca” del clima e degli effetti di esso sulle

piante. Data la stretta relazione esistente tra il

clima e la fioritura, la campagna di moni-

toraggio rappre-senta, quindi, un

“test” interessante per comprendere meglio le evi-denti anomalie climatiche regi-strate negli ultimi anni ed i loro effetti sulle piante. Si crea in questo modo uno spazio di “ricerca cooperativa” nel quale si mettono in atto strumenti e stra-tegie non solo per la tutela dell’habitat ma anche per la valorizzazione delle peculiarità e potenzialità naturalistiche del territorio. L’iniziativa rientra nel progetto “Volontari naturalmente in Re-te”, realizzato dalla rete di volon-tariato composta da Servizio Vigilanza Ambientale Legambien-te Potenza, Circolo Legambiente Val d’Agri, Circolo Legambiente di Montalbano Jonico, Basilicata Ambiente Cultura Opportunità (B.A.C.O), Legambiente Basilicata Onlus e Comune di Sasso di Ca-stalda nell’ambito del bando “Sostegno a Programmi e Reti di volontariato 2011” promosso e finanziato da Fondazione con il Sud.

Mappa della

primavera

↗ Chiunque interes-sato, sia esso sin-golo cittadino, istituzione, ente,

associazione o scuola, troverà sul sito di Legambiente Basilicata (www.legambientebasilicata.it) la guida delle specie arboree presen-ti in regione tra le quali potrà scegliere quale osservare. Inoltre, potrà scaricare le schede necessa-rie per il monitoraggio, da compi-lare ogni mese o ogni 40 giorni e da inviare all’indirizzo volontarin-

[email protected].

Come partecipare

Uno strumento per meglio capire gli effetti dei cambiamenti climatici sulla biodiversità

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La coccinella / marzo - aprile 2013 9

Dossier

Nontiscordardime Nontiscordardime operazione scuole puliteoperazione scuole pulite La “cultura del rispetto” una volta appresa va anche trasmessa.

Partendo da queste considerazioni, ci si propone di realizzare

percorsi didattici rivolti alle scuole che affrontino il tema della

“biodiversità” nei suoi diversi aspetti prestando attenzione

all’impatto che ha su di esso l’azione dell’uomo.

Il percorso didattico non prevede il solo ricorso alla classica le-

zione frontale, ma è basato su attività condotte direttamente

“sul campo”, all’insegna di un viaggio alla scoperta dell’ambien-

te, apprezzandone l’importanza e la bellezza. Sono già all’opera

alcune classi dell’Istituto comprensivo “Don Lorenzo Milani” di

Potenza, che contribuiscono alla realizzazione della “Mappa

della Primavera” con l’osservazione di specie arboree presenti in

prossimità dell’istituto: dalla rosa canina al rovo, dal salice pian-

gente fino al mandorlo e ad alcuni alberi da frutto. In occasione

della campagna di Legambiente “Nontiscordardime – operazio-

ne scuole pulite”, i ragazzi hanno approfondito le tematiche

relative al fiore e alle fasi di fioritura e di fogliazione, analizzando

in particolare gli aspetti botanici e morfologici delle piante scelte

e hanno abbellito le loro classi con i colori e le immagini della

primavera, perché la bellezza riguarda qualsiasi ambiente ci

circondi.

Salvaguardare lo straordinario patri-monio di biodiversità naturale presen-te nella nostra regione è sì responsa-bilità delle istituzioni e della politica ma riguarda anche ciascuno di noi.

COME ISCRIVERSI Dal sito di Legambiente Basilicata scarica il bando e la domanda di partecipazione da inviare via fax al n. 097146699 o all’indirizzo mail [email protected]

Legambiente Basilicata, nell’ambito

del progetto “Volontari naturalmente in

rete”, organizza il corso di formazione

gratuito “Riconoscimento delle specie

arboree e vegetali” aprendosi a tutti

coloro interessati a queste tematiche

e disponibili a far parte della “rete

delle sentinelle dell’ambiente”.

IL CORSO Obiettivo del corso è accrescere la capacità individuale nel riconoscere le specie arboree caratterizzanti il pae-saggio lucano.

Sono previste 12 ore di formazione in aula tenute da esperti del settore e 8 ore di attività in campo, con 2 escur-sioni tematiche con esercitazioni per il riconoscimento delle specie.

PERCHE’ DIVENTARE

SENTINELLE

DELLA BIODIVERSITA’

Il corso è l’occasione per accrescere

il proprio percorso di formazione, e

partecipare attivamente alle azioni di

tutela e valorizzazione dello straordi-

nario patrimonio naturalistico lucano.

L’attività di formazione non vorrà solo

fornire informazioni o istruzioni tecni-

che, ma stimolare prese di coscien-

za, indurre a rivedere convincimenti,

modificare atteggiamenti, stimolare lo

sviluppo di sensibilità, rafforzare le

motivazioni e migliorare i comporta-

menti quotidiani.

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10 La coccinella / marzo - aprile 2013

Dossier

N egli ultimi cinquant’anni l’agricoltura ha determinato profondi cambiamenti sull’assetto territoriale e sullo stato delle risorse naturali. In Basilicata ad un’agricol-

tura specializzata di pianura si contrappone l’abban-dono dell’agricoltura nelle zone collinari e montane, con conseguente rarefazione delle colture agrarie, scarsa manutenzione delle sistemazioni idrauliche-agrarie, e diffusione degli incolti. Oggi, molte di que-ste aree più marginali rientrano nei territori protetti, intesi come istituzioni di ambiti territoriali che per emergenze naturali, storico-paesaggistiche e, non per ultimo, agricole, diventano oggetto di una particolare tutela. Proprio nelle aree protette, il concetto di tute-la ambientale è andato evolvendosi rispetto al rigido sistema vincolistico e protezionistico, trasformandosi in un approccio più attivo e pro-positivo. E’ in atto un profondo cambiamento nella visione delle aree protette, che vede le finali-tà di recupero e conservazione del territorio strettamente lega-te all’obiettivo di sviluppo socia-le ed economico delle comunità interessate, nel rispetto dei vin-coli e delle limitazioni imposte dalle normative nazionali e co-munitarie. Queste condizioni sono imprescindibili per supera-re le conflittualità. Le aree natu-rali protette occupano circa il 21% della superficie lucana, con 2 parchi nazionali, 2 regionali, 7 riserve regionali e 8 statali, e la Rete Natura 2000 con 17 ZPS e 50 SIC, che in molti casi già rientrano nelle aree naturali protette. L’esi-genza di conciliare la salvaguardia di tali aree e l’eser-cizio delle attività agro-silvo-pastorali è di primaria importanza per conseguire gli obiettivi di tutela degli ecosistemi, mantenendo e sviluppando un’agricoltura ecocompatibile in grado di ricomporre quell’equilibrio tra produzione e difesa ambientale su basi scientifiche e aderenti a nuovi criteri e tecnologie. Le aree sotto-poste a regime di tutela rappresentano pertanto il luogo dove si possono collaudare nuovi percorsi senza limitarne il ruolo e le funzioni, sperimentare un nuovo rapporto tra società e natura, cultura e cicli naturali, storia, tradizioni e modernità. Un mix di conservazio-ne-innovazione nel quale sperimentare forme nuove e creative di rapporto tra l’uomo e la natura, seguen-

do la traccia e la memoria di paesaggi ancora larga-mente risparmiati dai processi di degrado e di deva-stazione, di erosione e perdita delle biodiversità. Attualmente si punta a localizzare in queste aree atti-vità economiche di alto valore aggiunto e a basso impatto ambientale, come le produzioni dell’artigia-nato di qualità, dell’agricoltura integrata e biologica, delle filiere corte; una sorta di “laboratorio” dove sperimentare processi di gestione e di uso delle risor-se ambientali, compatibili con il loro perpetuarsi, mantenendone invariate le caratteristiche di qualità, presumibilmente da esportare all’esterno. Un ruolo determinante può essere svolto dall’agricoltura multi-funzionale, di tipo sostenibile (integrata e specialmen-te biologica) che sappia conciliare oltre che la funzio-ne produttiva, anche quella ambientale (preservare le

risorse ambientali dalle quali essa dipende), territoriale (controllare e prevenire fenome-ni di dissesto idro-geologico), culturale (custodire testimonian-ze di antiche organizzazioni so-ciali e produttive), paesaggistica (contribuire all’armonico model-lamento del territorio mediante elementi di diversificazione bio-logica), ricreativa (stimolare la funzione turistica). In sostanza un’agricoltura ri-pensata attra-verso i servizi ecosistemici e come bene sociale: a) un’agricol-tura ecosostenibile, con produ-zioni integrate, biologiche e con forte legame alla tradizione, al

territorio e al turismo; la ricerca di varietà e il recupe-ro di specie locali dimenticate; b) un’agricoltura sana in grado di fornire prodotti di qualità, esenti da conta-minanti di origine sintetica, c) un’agricoltura tecnica-mente parsimoniosa nell’impiego di input di energia, attenta al rilascio di inquinanti nell’ambiente, sensibi-le alla rinnovabilità delle risorse impiegate, accorta nella gestione delle colture a fini ambientali e paesag-gistici, indirizzata al recupero delle aree degradate, le aree verdi e i manti erbosi, la “rinnovazione” di aree i cui non vi è più interesse economico per la produzio-ne agraria convenzionale; d) un’agricoltura che valo-rizza le produzioni e gli allevamenti zootecnici, pru-dente nella gestione e mantenimento dei pascoli e dei boschi; e) un’agricoltura capace di conservare e tute-lare le biodiversità e le risorse del territorio.

di ANNA RITA RIVELLI

Scuola di Scienze Agrarie, Forestali, Alimentari e Ambientali. Università degli Studi della Basilicata. e-mail: [email protected]

Il ruolo e l’utilità dell’agricoltura nelle aree protette e nei parchi

Bisogna puntare

su un’agricoltura

multifunzionale

che concili

produttività

ambiente e cultura

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La coccinella / marzo - aprile 2013 11

Dossier

P eriferie che continuano a spostare i propri confini, paesaggi trasformati da nuove case, asfalto e

cemento, ettari di terreno che ogni anno vengono interessati da gran-di interventi o diffuse trasforma-zioni, coste invase da ingombrati porti turistici. Tutto ciò ha un nome: consumo di suolo. Occuparsi di consumo di suolo non significa occuparsi solo di abusivi-smo edilizio ma di progetti che, seppure in “regola”, sono sbagliati, arricchendo solo chi li realizza e lasciando sul territorio degrado e problemi irrisolti. I risvolti negativi vanno oltre l’am-biente in senso stretto. Basti pensare al disagio abitativo, per esempio o, ancora, al turismo: non ha più alcun senso costruire seconde case ma pensare a un’offerta di qualità, alla destagio-nalizzazione, alla tutela delle coste, delle aree alpine e fluviali, dei paesaggi agricoli e non alla costru-zione di centri commerciali, stadi, aeroporti e porti, tutte quelle pro-poste speculative che sono funzio-nali a un’idea ormai troppo vecchia di sviluppo.

* Dietro tutto questo ci sono evidenti ragioni economiche. L’edilizia continua ad essere

uno dei motori dell’economia ita-liana, ma costruisce case di scarsa qualità che si aggiungono ai margi-ni delle periferie italiane senza dare in alcun modo risposta ai problemi dei giovani, delle nuove famiglie, degli immigrati e degli anziani che avrebbero di sicuro bisogno di alloggi più sicuri a prezzi accessibili.

* Il “consumo di suolo” nasce da questo inedito dispiega-mento e livellamento di

forze di un mercato speculativo, in virtù del quale ogni metro quadro di territorio, per quanto distante dal centro urbano, diviene un gia-cimento di volumetrie che, in as-senza di regole a presidio delle città, è passibile di generare pro-fitti dal nulla, investendo superfici territoriali, prevalentemente agri-cole, che poco prima erano sempli-cemente inidonee all'insediamen-to.

* Le dinamiche sono oramai diffuse in tutto lo stivale. Legambiente e Istituto Na-

zionale di Urbanistica da tempo sono impegnati nell’elaborazione di dati attraverso l’azione di un comune Centro di ricerca sui con-sumi di suolo. Dall'estrapolazione di questi dati, così come da infor-mazioni desunte da indicatori Istat, il suolo urbanizzato per l'Italia assume un valore complessivo prudenzialmente stimato in 2,4 milioni di ettari, pari al 7,6% del territorio nazionale (rapporto Am-biente Italia 2011 di Legambiente). Una superficie che risulta dalla

somma di tutte le aree urbanizzate (secondo le definizioni fornite dalla legenda unificata europea CORINE Land Cover) e che è pari a quella di due regioni come Puglia e Molise. Il dato in sé può apparire non allar-mante, ma lo diventa se si conside-ra l’orografia del paese. Il dato rapportato alla superficie utile

depurata da porzioni di territorio interessate da pendii montani e acque interne, è pari al 16%, con una dispersione di valori riferiti a singole regioni tra le quali primeg-giano in negativo la Liguria, la Lom-bardia e la Campania, in cui il suolo consumato si estende per un quar-to dell'intera superficie utile. Come si colloca la Basilicata in questo contesto? Su scala nazionale, nel decennio 2001-2011, secondo l’ultimo rap-porto Istat, la cementificazione è cresciuta in media dell’8,77%, fa-cendosi strada anche in zone fino ad ora interessate solo marginal-mente e mostrando una velocità di trasformazione delle superfici particolarmente accentuata in regioni come Basilicata, Molise e Puglia. In particolare per ciò che concerne la nostra regione, si regi-stra il più alto tasso d’incremento di consumo di suolo (19%) e la provincia di Matera su scala pro-vinciale è la più attiva con il 29% di incremento seguita da Foggia (28%). Se a ciò si aggiunge il deficit di suolo agricolo del nostro paese, è chiaro come il fenomeno del consumo di suolo vada arginato. Subito.

CONSUMO DI SUOLO Dove il mattone corre veloce

Potenza, via Armellini (foto di Daniela Rosa)

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12 La coccinella / marzo - aprile 2013

Dossier

L a tutela del suolo è uno straordinario investimento nel futuro. Non ci possiamo permette-

re di perdere quella che è una risor-sa unica e non riproducibile. Senza dimenticare le sempre più evidenti e ineludibili conseguenze sul territorio rispetto a questi pro-cessi di degrado. Già oggi assistiamo a eventi dram-matici – inondazioni, fenomeni di siccità e desertificazione – le cui ragioni principali, vanno ricercate nelle innumerevoli modifiche ap-portate agli equilibri naturali. In Italia, ormai, anche fenomeni di maltempo poco fuori dalla norma sono sufficienti per causare eventi catastrofici e per mettere in crisi interi territori. Tutelare il paesaggio significa pre-venire tutto ciò. Significa farsi carico del bene comu-ne, diventarne custodi. Da qui na-sce Custodia del Territorio, un’idea di Legambiente divenuta ormai un movimento a livello mondiale. La custodia è un impegno diretto per fermare la cementificazione di nuove aree verdi e l’uso indiscrimi-nato del suolo, risorsa limitata e bene comune. L’iniziativa nasce dalla necessità di invertire la rotta, cambiare stili di vita per vivere il territorio in modo

più consapevole e responsabile. Cos’è la custodia del territorio Ciascuno di noi può essere la chiave di volta per la tutela della qualità del nostro paesaggio. E’ questo il presupposto. La Custodia si rivolge a persone che hanno cura del terri-torio: possono partecipare gli agri-coltori che usano la terra per pro-durre beni alimentari, i privati che sono motivati da una passione per l’ambiente, gli enti locali che per conto della loro comunità si voglio-no impegnare in un’azione concreta di tutela degli spazi aperti. Diventare custode significa conser-vare volontariamente un luogo che ti appartiene: il giardino della pro-pria casa, un bosco, un prato o un terreno agricolo di proprietà. Aderire alla rete dei Custodi del Territorio permette di costituire un movimento popolare di partecipa-zione e di responsabilità diretta. Il territorio è fondamentale per le prossime generazioni, il suolo è il luogo fisico che ospita la vita, le piante, gli animali e soprattutto produce il nostro cibo. Preservarlo vuol dire prendersi cura del nostro futuro. Essere Custodi significa sottoscrive-re un impegno volontario, un vero e proprio contratto con Legambiente, essere protagonisti di un’azione concreta di cura e manutenzione del territorio. Origini e importanza della custodia Ormai da anni stiamo assistendo all’erosione continua del suolo libe-ro, non solo quello naturale, rap-presentato dai boschi e dai prati, ma anche quello agricolo. La Custodia del Territorio si integra con la rete delle aree protette na-zionali, regionali o locali, per-mettendo ai privati di esercitare in modo attivo e libero la tutela del territorio e soprattutto di contribui-re alla costituzione di reti ecologi-che. Stimola l’azione dei privati e degli enti in modo responsabile.

La custodia

come

strumento di

tutela.

Un’azione

concreta

di cura

e presa

in carico

del

territorio.

Legambiente

Basilicata

e cittadini

stringono un

“patto” per

preservare

il suolo

bene

comune

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La coccinella / marzo - aprile 2013 13

Dossier

La Custodia non si limita a conte-nere il consumo di suolo ma vuole mettere in evidenza come il terri-torio entra in relazione con l’espe-rienza e l’azione di sviluppo uma-no. Tale azione risponde al desi-derio di cura del paesaggio dove viviamo e ci riconosciamo. Tutto questo è direttamente collegato alla necessità di uno sviluppo sostenibile, alla capacità di indivi-duare un limite nell’uso delle risorse naturali. Le trasformazioni edilizie di tipo residenziale, produttivo e infra-strutturale (strade, ferrovie, aree urbane) comportano una imper-meabilizzazione definitiva del terreno e quindi avviano un pro-cesso irreversibile per quanto riguarda il suo recupero naturale e la sua capacità di generare nuo-vo valore ambientale. La Custodia del Territorio è una possibile risposta per contrastare il consumo di suolo e valorizzare così il paesaggio e la biodiversità. Come aderire e diventare custodi Si tratta di sottoscrivere una sorta di contratto con Legambiente, per essere protagonisti di un’azione concreta di cura e manutenzione del territorio. Possono diventare

custodi: privati cittadini, aziende, associazioni, i comuni e gli enti pubblici. Per essere custodi biso-gna necessariamente essere pro-prietari di un terreno, compilare una scheda di custodia e sottoscri-vere una lettera di adesione a “Custodia del territorio”. La lettera sancisce l’impegno che il custode si assume nei confronti di Legambiente Basilicata Onlus e di tutta la comunità a preservare il territorio di cui è proprietario, a non chiederne l’edificabilità e comunque a non edificarvi. Non si intacca in alcun modo il diritto di proprietà, che continua a rimanere in modo esclusivo in capo al custode. La compilazione della Scheda di Custodia è indi-spensabile per conoscere le ca-ratteristiche fondamentali dell’a-rea che verrà custodita e per ren-dere efficace la Lettera, so-prattutto per individuare inter-venti di valorizzazione. Con la firma della Lettera il Custo-de autorizza Legambiente Basili-cata Onlus a inserire il proprio nominativo, i dati identificativi dell’area oggetto della custodia e le caratteristiche fondamentali della stessa sul sito dedicato alla campagna.

La lettera e la scheda di custodia sono scaricabili dal sito ww.legambientebasilicata.it. Una volta compilate devono essere inviate a: [email protected] op-pure via fax al numero 097146699. Quali sono i vantaggi Una volta stabilita l’adesione, cioè compilati e firmati la scheda e il “contratto”, si diventa a tutti gli effetti soci della rete della Custo-dia del Territorio. Questa comunità può rappresen-tare una forza volontaria che am-plia il territorio tutelato e salva-guarda la vita della terra. Legambiente si impegnerà affin-ché i custodi possano rientrare tra i soggetti beneficiari di agevolazio-ni fiscali e finanziamenti finalizzati alla conservazione e valorizzazio-ne dei territori custoditi e che questi possano rientrare all’inter-no delle reti di conservazione della natura e del paesaggio. I Custodi, attraverso questa inizia-tiva, potranno ricevere specifiche consulenze circa le modalità di valorizzazione e tutela del proprio territorio e la realizzazione di specifici Piani di gestione.

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14 La coccinella / marzo - aprile 2013

Dossier

C reare un contesto di solidarietà, di amicizia, di allegria, ma anche di responsabilità e lavoro. Un ambiente ideale dove crescere e iniziare un

percorso di reinserimento sociale. E’ questo uno degli scopi di “Viviamo il territorio”, il progetto promosso da Legambiente Basilicata Onlus in collaborazione con l’Ufficio di servizio sociale per i minorenni (Ussm), che si pone come obiettivo principale quello di rendere i ragazzi in carico all’Ussm di Potenza - per cui l’Autorità giudiziaria ha disposto la sospensione del processo con messa alla prova (art. 28 D.P.R. 448/88) - partecipi di una politica ambientale e protagonisti di un’azione concreta di promozione sociale, con l’intento di inclu-dere una fascia di utenti “deboli” generalmente esclusa da offerte formative di questo tipo. Al progetto, partito nel mese di ottobre, hanno parte-cipato attivamente 10 ragazzi del capoluogo di età compresa tra i 15 e i 21 anni, di cui 3 messi alla prova. Il percorso di educazione ambientale consiste in una serie di incontri volti all’approfondimento di tematiche ambientali proprie dell’associazione, attraverso attivi-tà, giochi interattivi e visione di film e documentari.

Consumo critico, presentazione del Gruppo d’acquisto ecologico del Circolo Legambiente Potenza e di altre forme alternative di consumo come il commercio equo e solidale, agricoltura sociale, riflessioni sui danni pro-vocati dall’attuale sistema di agricoltura intensiva, biodiversità, produzione biologica, etichette di qualità, “chilometro zero” e filiera corta. E ancora, verde pub-blico, “adozione” da parte di cittadini e associazioni di aree da riqualificare e valorizzare attraverso un impe-

Quando il reinserimento sociale passa attraverso la cura dell’ambiente

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La coccinella / marzo - aprile 2013 15

Dossier

gno attivo e costante, consumo di suolo, buone prati-che da adottare per condurre stili di vita sostenibili. Questi gli argomenti oggetto di discussione e confron-to tra i ragazzi e gli educatori dell’associazione. Dalla teoria alla pratica. I ragazzi, infatti, sono stati attiva-mente coinvolti nell’organizzazione e nella promozio-ne di campagne. Come “Puliamo il mondo”, al Parco Montereale lo scorso 28 settembre, che attraverso la pulizia e la riqualificazione di aree verdi urbane vuole diffondere e ribadire l’importanza della corretta ge-stione del ciclo dei rifiuti o come la “Festa dell’albero”, quando insieme agli alunni dell’I.C. Don Lorenzo Mila-ni, a rione Cocuzzo, hanno piantumato l’orto invernale nell’area verde della scuola. Nell’ambito dei lavori nell’orto sociale di Legambiente nel parco Baden Po-well, i ragazzi hanno poi proceduto alla riconversione dall’orto primaverile/estivo a quello invernale mentre all’interno della campagna “Fai la spesa giusta”, hanno organizzato un aperitivo “equo e sostenibile” utilizzan-do i prodotti biologici e a “chilometro zero” del Grup-po di Acquisto Ecologico del circolo Legambiente di

Potenza. Il progetto è stato realizzato nell'ambito della "Direttiva 2011 per la presentazione di progetti speri-mentali da parte delle associazioni di promozione so-ciale iscritte nei Registri di cui all'art.7, nonché per assicurare il sostegno ad iniziative formative e di informatizzazione, di cui all'art.12, comma 3, lett.d) ed f), Legge 7 dicembre 2000 n.383”, adottata dal ministero del Lavoro e per le politiche sociali. “Viviamo il territorio” è imparare a conoscere il proprio territorio, amarlo, proteggerlo, condividere con gli altri la responsabilità di prendersene cura. E’ socialità, inte-grazione, ingredienti senza i quali non può esistere una società sana, civile ed evoluta.

Riempiamo di colore la nostra città Valorizzare le aree verdi, arricchire il patrimonio urbano

della città, innescare meccanismi di partecipazione e di

presa in carico delle aree comuni. È con questi intenti

che i bambini dell’I.C. Don Lorenzo Milani insieme a

insegnanti e genitori, gli studenti responsabili dell’Edu-

cazione all’ambiente dell’IPSIA “G.Giorgi” e i volontari

del Circolo Legambiente di Potenza hanno effettuato i

lavori di sistemazione dell’aiuola comunale di via del

Gallitello, già adottata dall’associazione come previsto

dal Regolamento del Verde Urbano della Città di Poten-

za. L’iniziativa è l’atto conclusivo del progetto “Viviamo il

territorio” che la Legambiente ha messo in campo per la

tutela dell'ambiente come elemento di coesione socia-

le. È così che l’associazione ha voluto accogliere la prima-

vera. Prendendosi cura di trecento metri quadri di verde

urbano, ora in stato di incuria e abbandono. I volontari

sono stati impegnati in azioni di pulitura del terreno e

nella

piantumazione di circa 100 piante tra lavanda, crespino,

maonia, ligustro e albero di Giuda, forniti dal Vivaio Re-

gionale Basento e da Dichio Vivai Garden. I “custodi”

dell’aiuola si impegneranno inoltre a garantire interventi

di manutenzione ordinaria nel tempo quali irrigazione,

concimazione, sfalcio dell’erba, potatura, osservazione

della crescita delle piante. Gli studenti dell’IPSIA Giorgi, in

particolare, attraverso attività di laboratorio a scuola si

sono occupati della realizzazione della tabella informativa sulle caratteristiche dell’aiuola.

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16 La coccinella / marzo - aprile 2013

Zaino in spalla

H a avuto luogo

il 10 febbraio

scorso il più

antico carne-

vale lucano, quello di Satria-

no di Lucania, che anche

quest’anno, in barba a feno-

meni atmosferici avversi, ha

voluto far rivivere tra i pitto-

reschi vicoli della città del

Pietrafesa questo antico so-

dalizio uomo-natura, volen-

do festeggiare l’unione che

lega i lucani alle proprie radi-

ci e alla propria terra.

Due i reali protagonisti della

manifestazione: l’orso, inter-

pretato da uomini coperti di

pelli e dal volto incappuccia-

to e il romito, una massa di

tralci di edera che lascia diffi-

cilmente immaginare una

persona al proprio interno:

non solo goliardia dietro

queste maschere, ma l’imma-

gine solida della realtà

dell’emigrazione.

Il romito rappresenta chi

rimane in paese, magari po-

vero e quindi coperto di tral-

ci ma felice e rapito dalla

musica impazzita degli orga-

netti che lo fanno ballare

sulle allegre note dei canti di

casa.

L’orso, invece, rappresenta

l’emigrato che, nonostante

sia tornato in paese ricco e

coperto di pelle preziose, ha

perso la propria lingua, le

proprie radici ed è quindi

muto e “bestiale”.

Il carnevale di quest’anno è

stato impreziosito dalla ri-

scoperta di un’antica tradi-

zione, il maneggio comunale.

Il maneggio Miglionico, ge-

stito dall’associazione

“Country Club”, ha messo a

disposizione cavalli e istrut-

tori, organizzando un trek

experience rivolto a chiunque

IL CARNEVALE DI SATRIANO DI LUCANIA L’antico sodalizio tra uomo e natura

““Una volta l’anno gli alberi lasciano le loro silvane abitazioni Una volta l’anno gli alberi lasciano le loro silvane abitazioni

per scendere in paese, e gli uomini si ricoprono di pelli per imbestialirsi”per scendere in paese, e gli uomini si ricoprono di pelli per imbestialirsi”

di Francesco Laurita

Page 17: La Coccinella - marzo/aprile

La coccinella / marzo - aprile 2013 17

Zaino in spalla

ami l’ avventura sugli antichi

sentieri dei romiti, alla ricerca

di edera, che è stata raccolta e

solennemente consegnata

nella piazza principale del

paese.

L’associazione “Country Club”

non è nuova a queste manife-

stazioni, infatti durante tutto

l’anno propone passeggiate a

cavallo all’interno del Parco

nazionale dell’ Appennino

Lucano Val D’Agri Lagonegre-

se, consigliate a chiunque

desideri scoprire le bellezze

della natura in modo entusia-

smante, coinvolgente e total-

mente ecologico.

Page 18: La Coccinella - marzo/aprile

Approfondimenti

18 La coccinella / marzo - aprile 2013

L’accento di Marco De Biasi

L a rivoluzione energetica è già iniziata e in-torno alle fonti rinnovabili si sta mettendo in moto un cambiamento che va ben oltre i

temi energetici, investendo ambiti come quello dell’aumento del tasso di democrazia legato ad un sistema di produzione di energia diffuso sul terri-torio. Oggi le rinnovabili, il risparmio e l’efficienza energetica rappresentano una concreta alternativa alle fonti fossili. Nei prossimi decenni i nuovi scenari energetici, anche in Basilicata, dovranno essere caratterizzati da un modello di generazione distribuita, vicina alla comunità e ai cittadini, che diventano così protagonisti delle scelte energetiche, mutando così i paradigmi del consumo che cominceranno final-mente a guardare alla qualità, alla conservazione e al risparmio. Le fonti di un siffatto modello energetico sono proprio quelle rinnovabili, che per definizione sono risorse diffuse e non monopolizzabili. La politica energetica deve avere, quindi, come priorità l’im-pegno serio per promuovere il risparmio, incenti-vare lo sviluppo delle fonti rinnovabili, favorire la riconversione o la chiusura degli impianti più in-quinanti, ottenere l’abbattimento dell’impatto am-bientale degli usi energetici e ridurre la dipendenza dalle fonti fossili. Purtroppo non sembra tener conto di questi fattori la Strategia energetica nazionale approvata dal Governo Monti, in cui uno dei pilastri è dedicato allo “Sviluppo sostenibile della produzione nazio-nale di idrocarburi”. Legambiente, come ha ribadi-to anche nelle osservazioni presentate al ministero dello Sviluppo Economico, considera profonda-mente sbagliata la scelta di puntare ad aumentare la produzione di idrocarburi nazionali. Settore che già oggi gode di notevoli vantaggi a partire da royalties molto basse e da canoni di concessione irrisori. Se in Italia avessimo delle royalties del 50% nel 2011 ci saremmo trovati invece di un gettito di 209 mi-lioni di euro, con uno da 1.500 milioni di euro. Se invece si aggiornassero i canoni con cifre più ade-guate (almeno 1.000 Euro/kmq per la prospezione,

Uscire dal petrolio? Si può!

2 mila per le attività di ricerca fino a 16 mila per la coltivazione) le compagnie petrolifere potrebbero versare alle casse dello Stato oltre 300 milioni di euro rispetto all’attuale milione. La scelta del go-verno appare insensata non solo da un punto di vista ambientale, ma anche rispetto agli obiettivi previsti dal documento di riduzione della dipen-denza dall'estero e della bolletta energetica. Secondo le stime del ministero dello Sviluppo economico vi sarebbero nei nostri fondali marini 10,3 milioni di tonnellate di petrolio di riserve certe che coprirebbero il fabbisogno nazionale per sole 7 settimane. Tutto il petrolio presente nel sottosuolo, concen-trato soprattutto in Basilicata, verrebbe consuma-to in appena 13 mesi. La produzione di energia basata sugli idrocarburi, oltre ad essere una seria minaccia per l’ambiente, appartiene oramai al passato ed è per questo che Legambiente ribadi-sce il no deciso a nuove trivellazioni nel mare e sul territorio lucano, che garantirebbero solo utili per le aziende petrolifere con una grave ipoteca sul futuro delle aree oggetto dell’estrazione petro-lifera. Bloccare nuove ricerche ed estrazioni è una scelta necessaria, perché estendere l’attività estrattiva in altre aree della regione non è sosteni-bile, considerando che ad oggi le attività petrolife-re interessano già un’area di 1.454 kmq e che le nuove richieste interesserebbero una ulteriore area di 2.833 kmq. Le compagnie petrolifere hanno realizzato e rea-lizzeranno, nei prossimi anni, enormi profitti dal-le attività petrolifere già in essere nella nostra regione ed è necessario che diano molto di più ai territori che li ospitano, in primo luogo garanten-do trasparenza delle informazioni e sicurezza, per l’ambiente e i cittadini stessi, ed in secondo luogo restituendo la ricchezza prodotta in termini di investimenti che guardino al futuro, non legati all’attività petrolifera, con attività di ricerca e pro-duzione nel settore delle energie rinnovabili, dell’efficienza energetica e della chimica verde. Per realizzare tutto ciò è però necessario creare nuove condizioni di crescita, proprio coniugando conservazione e sviluppo, tutela e valorizzazione, puntando sulle attività tradizionali legate alla vocazione naturale dell’area (agroalimentare, si-stema forestale, sistema ambientale, turismo), e sulla green economy, la via più innovativa e soste-nibile del sistema industriale italiano, puntando a far prevalere gli investimenti in ricerca, qualità, innovazione e attenzione al territorio e, attraverso questi, rilanciare un’occupazione qualificata e creare un sistema produttivo più moderno e com-petitivo.

Page 19: La Coccinella - marzo/aprile

La coccinella / marzo - aprile 2013 19

Cultura / rubriche

P uò un albero rende-re felice un uomo?

Riesce a convincere ogni scettico “L’uomo che piantava gli alberi”, il romanzo di Jean Giono. Pubblicato nel 1953 è ciò che potremmo chiamare un “sempre verde”. I simboli e i significati dietro la storia del pasto-re Elzéard Bouffier che con un piccolo mucchio di ghiande, solo, riesce a dar vita a una foresta di migliaia di alberi, sono ancora attuali. “Ogni albero è la dimora segreta di mille creature appariscenti o scono-sciute, sorprendenti o sfuggenti – si legge nella prefazione a firma di Franco Tassi, allora di-rettore e sovrintendente dell’Ente autonomo Par-co nazionale d’Abruzzo e Centro Parchi, nell’edi-zione di Salani Editore – in quella rete fittissima di rapporti che forma le fondamenta e la vitalità stessa dell’equilibrio ecologico. Ogni albero racchiude una storia, un mistero, una memoria del passa-to. E offre ispirazione e creatività a quanti sap-piano guardarlo con occhio giovane, libero e aperto. E il prodigio dell’albero

si riflette nella stessa mente e nel cuore dell’uomo”. E’ questo l’insegnamento che Giono vuole lasciar-ci. Le lande desolate della Provenza, grazie alla cura e alla costanza di Elzéard Bouffier, di-ventano terre rigogliose, ricche di querce, faggi, acqua. Anche la gente è cambiata. La comunità un tempo solitaria e agguerrita, si è trasformata in solare, gioiosa, recuperando quel primordiale rappor-to con la natura attraver-so riti popolari e arborei. E’ anche il paesaggio urbano a delinearsi in modo diverso. Le case si moltiplicano, le famiglie aumentano. Ciò nonostante la foresta “naturale”- così viene definita dagli abitanti, ignari del lavoro dell’uo-mo che piantava gli albe-ri – continua a crescere indisturbata. Grazie alla sensibilità di chi ha letto nella sempli-cità d’animo del pastore e nel valore delle cose. Ecco dunque che sì, un albero può rendere felice un uomo. E se ci fosse un albero per ogni uomo, si riusci-rebbe a rendere felice l’umanità.

L’ALBERO

DELLA FELICITA’

Giono e il suo messaggio

d’amore per la natura

di Anna Martino

Estate senza condizionatore Cara redazione, colgo l’occasione per ringraziarvi per questa utilissima rubrica a ser-vizio di tutti i cittadini che come me vogliono ridurre al minimo gli spre-chi e vivere nel rispetto dell’ambien-te. Con l’avvicinarsi della bella sta-gione sto pensando di installare un condizionatore in casa, ma in molti me lo sconsigliano. Voi cosa ne pen-sate? Grazie, Giovanni

Caro Giovanni, esistono diversi modi per raggiungere un buon comfort estivo in modo soste-nibile e con poca spesa. Dalla ventila-zione notturna per sbarazzarsi del calore di troppo alla scelta di protezio-ni e schermi solari appropriati, alla riduzione di fonti di calore accese nei locali durante le ore più calde. Senza trascurare il verde come risorsa impor-tante per difenderci dalla graticola del solleone. Di seguito alcuni consigli: 1) Chiudi le persiane e le finestre di giorno e, se puoi, lasciale spalancate durante la notte. Solo benefici a costo zero 2) Applica tende esterne e schermi solari. Costo indicativo per le tende: da 10 a 150 euro a finestra 3) Realizza una barriera verde piantan-do alberi e rampicanti di fronte alla facciata sud dell'abitazione (basso co-sto, ma non sempre l'intervento è pos-sibile). Se il solaio lo consente, proget-ta una copertura a verde pensile. Costo indicativo: da 70-80 euro a metro qua-dro ad alcune centinaia di euro, in relazione alla tipologia di verde scelto e alla complessità dell'intervento.

Se tra questi suggerimenti non hai trovato nulla che soddisfi la tua richie-sta, puoi sempre usare ventilatori a soffitto, a rotazione lenta, e con pale di grandi dimensioni. [email protected]

Page 20: La Coccinella - marzo/aprile

Cultura / rubriche

20 La coccinella / marzo - aprile 2013

I l sistema delle produzioni alimentari lucano

è variegato e complesso. Come tutti i siste-

mi è esposto a rischi, dalle frodi alle con-

traffazioni, fino all’interessamento delle

organizzazioni criminali che mirano ad inserirsi

nei circuiti economici sani. Una fotografia, in tal

senso, ci viene fornita dall’ultimo rapporto

“Basilicata a tavola”, relativo ai controlli operati

nel settore

agroalimen-

tare lucano.

Redatto con

l’intento di

presentare

un’analisi

approfondita

dell’attività

di controllo,

il dossier

riporta fe-

delmente i dati forniti dai vari Corpi dello Stato:

Carabinieri per la Tutela della Salute, Nas di Po-

tenza, Ispettorato per il Controllo della Qualità

dei prodotti agroalimentari di Potenza, Corpo

Forestale dello Stato - Comando Regionale di Ba-

silicata, Guardia Costiera di Maratea, Assessorato

alla Salute della Regione Basilicata. Dallo studio

emerge una rete capillare ed efficiente di controlli,

spesso condotti congiuntamente dai vari organi di

Stato. Di tutte le informazioni raccolte, desta at-

tenzione l’elevato numero di controlli (pari al 3%

di quelli nazionali), anche se in calo come quello

di molte altre attività ispettive esercitate dallo

Stato.

Nell’ambito dell’attività del ministero si riporta un

numero di infrazioni di circa il 10% dei controlli

totali, tutte di carattere amministrativo, mentre

per quanto riguarda i controlli sulle produzioni di

qualità, soprattutto nel settore vitivinicolo, il nu-

mero di infrazioni è del 11%. Le irregolarità sugli

impianti di produzione degli alimenti in Basilicata

sono solo il 5%. Il monitoraggio riguarda l’intera

filiera, dalla produzione fino alla commercializza-

zione. L’attività di repressione mirata dei Carabi-

nieri, anche se è diminuita nell’ultimo anno, regi-

stra un 46% di riscontri di irregolarità su un totale

di 778 controlli divise in amministrative e penali

con un solo caso di arresto e un consistente valore

dei sequestri.

Anche i punti di sbarco sono molto controllati,

con 1350 accertamenti. In questo contesto le valo-

rizzazioni delle produzioni locali sono un tassello

fondamenta-

le. Il nostro

sistema

agroalimen-

tare presenta

numerose

tipologie

produttive

con diversi

gradi di con-

centrazione

dell’offerta. I

comparti ortofrutticolo e vitivinicolo sono entrati

in contatto con i mercati nazionali ed internazio-

nali grazie al progressivo inserimento di know

how e innovazioni, nonché al miglioramento dei

modelli organizzativi. Altri comparti, quali ad

esempio quello zootecnico, difficilmente superano

la barriera commerciale regionale e, per alcuni di

essi, alla crescita in termini di aziende e di capi

non è seguito un corrispondente sviluppo del

settore.

La realtà agricola lucana può vantare la produzio-

ne di ben 8 prodotti con denominazione DOP/

IGP e di 6 vini DOC/IGT. Prodotti tipici e di quali-

tà che possono rappresentare un’opportunità per

lo sviluppo delle aree rurali in quanto ne costitui-

scono la sintesi, il vantaggio competitivo e le po-

tenzialità di crescita. Due i principali fattori che

minano questo potenziale: la grande distribuzione

e la concorrenza sleale operata attraverso l’agro-

pirateria. In tal senso una risposta concreta può

arrivare da forme di acquisto alternative (Gruppi

di Acquisto e Farmers Market), basate su un rap-

porto di reciproca fiducia, che permettono di ave-

re consumatori più consapevoli ed informati.

IL GRUPPO DI ACQUISTO ECOLOGICO (Gae) La ricetta contro le frodi alimentari I dati di “Basilicata a Tavola”

Page 21: La Coccinella - marzo/aprile

P arola dal molteplice

significato, con uncon-

ventional nel campo del

design si intendono tutti quegli

oggetti realizzati con materiali

dalla diversa finalità. Esempio

ad hoc sono i “pallet”: prima

trasportavano merci di ogni

tipo e oggi possono diventare

scaffali, sedute, ecc. Unconven-

tional design è anche la Ferula

realizzata dai potentini Diego

Calocero e Marco Lombardi.

LA SEDIA CON ERBE

NATURALI: LA FERULA

Cos’è

Si tratta di una seduta caratte-

rizzata da una struttura in le-

gno imbottito attorno alla quale

si avvolge un elastico.

Occorrente

Lo schienale è formato da una

ferula, appunto, da cui la seduta

prende in prestito il nome.

La ferula è una pianta erbacea

originaria dell’area mediterra-

nea, i cui fusti, molto resistenti

e flessibili,

somigliano

ad un bam-

bù dalla

forma irre-

golare. Un-

conventional

è anche il

materiale

che riveste

la seduta,

presi in pre-

stito dai

divanifici:

fasce elasti-

che di colore

nero (più

rigide) per sostenere la seduta e

di colore bianco/nero (più mor-

bide) per lo schienale.

Fasi di lavorazione

La struttura che costituisce la

seduta ha inizialmente la for-

ma di un grosso rocchetto in

legno. Per renderla più confor-

tevole viene rivestita tutt’intor-

no di schiuma di poliuretano,

assumendo così la forma di un

ciambellone.

Viene poi avvolta dall’elastico

bianco/nero che solitamente

sostiene lo schienale.

Il tutto si completa con una

ferula che, penetrando attraver-

so gli elastici, entra in un cilin-

dro alloggiato all’interno dello

scheletro, assicurandone così

stabilità e comfort per la schie-

na.

Quello che prima era nascosto

all'occhio, in quanto parte

strutturale, qui prende nuova

linfa assumendo un ruolo pre-

ponderante, quasi a volersi

riappropriare dell’estetica della

funzione.

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di Marco Lombardi

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di Michele Catalano Agronomo esperto paesaggista LA CICERCHIA

ORIGINE E DIFFUSIONE

La pianta di cicerchia (Lathyrus sativus L.) è originaria della zona che va dall’Asia centrale fino al Medio Oriente, all’Africa nord orientale e al bacino del Mediterraneo (Europa meridio-nale). Venne domesticata nell’a-rea della penisola balcanica nel 6.000 a.C, con le prime forme di coltivazione, insieme ad altre specie annuali come pisello, lenticchia e cereali, introdotte dal Medio Oriente. In Lucania si seminava in primavera tra il granoturco assieme ai fagioli e ai ceci, e si raccoglieva ad agosto. Resistente alla siccità, era adatta a terre-ni poco fertili e alle tem-perature basse. Dopo la raccolta le piantine erano riunite in piccoli fasci e appese al sole, per poi essere “battute” nell’aia: una buona scorta di cicer-chie era una garanzia per l’inverno. Poi questo le-gume poverissimo è stato abbandonato e, per anni, l’unica cicerchia presente sul mercato è stata quella grande e insipida coltivata nel Centro America. Della sua colti-vazione in Basilicata vi sono molte testimonianze sia verbali che scritte tra cui quella che si legge nelle pagine del settima-nale “L’Eco giornale della Luca-nia” edito a Potenza il 31 agosto 1895. Oggi soltanto qualche contadino di Paola Doce una frazione del comune di Aviglia-no, dove ogni anno a settembre si tiene una degustazione guida-ta di questo legume, ha conti-nuato a coltivare nell’orto di casa la minuta e saporita varietà

lucana. TECNICA COLTURALE

La cicerchia ha la capacità di adattarsi a terreni poveri e pie-trosi e di resistere alle basse temperature. Manifesta un forte potere competitivo nei confronti delle infestanti e offre buone prospettive produttive special-mente in ambienti meridionali nelle vaste aree di collina e di montagna, in cui la primavera non ha un decorso molto sicci-toso e la temperatura non sale sopra i 30 gradi centigradi.

MODALITA’ DI SEMINA

Avendo la cicerchia un buon livello di resistenza al freddo invernale, nel clima mediterra-neo il ciclo biologico è autunno-primaverile con semina autun-nale, (corrispondente all’areale di coltivazione dell’olivo). In ambienti caratterizzati da inver-

no particolarmente rigido sotto il profilo termico, elevate quote dell’Appennino o fondovalle delle zone interne, il ciclo biolo-gico della cicerchia diviene di tipo primaverile, con semina a fine inverno. Nel clima mediter-raneo, il periodo semina-maturazione della cicerchia ha una durata molto variabile in funzione del tipo di ciclo: in semina autunnale la durata può variare da 200 a 240 giorni (comprendenti la lunga fase di vegetazione invernale) mentre in semina primaverile sono

sufficienti 130-150 giorni per completare il ciclo biologico. La semina della cicerchia si effettua impiegando da 100 a 50 Kg di seme ad ettaro, a file piut-tosto distanziate. Per seminarla possono essere utilizzate sia seminatrici universali da fru-mento sia seminatrici di preci-sione, facendo attenzione che la deposizione del seme sia regola-ta su un valore compreso tra i 30 e i 50 millimetri di profondità, evitando eccessi che potrebbero compromettere l’emergere delle plantule. La facilità di coltiva-zione la rende virtualmente bio-logica, praticamente non si uti-lizzano né antiparassitari né fertilizzanti chimici.

CARATTERISTICHE

La cicerchia è una pianta erba-cea annuale, glabra in tutte le sue parti, a portamento sub-

eretto o semi prostrato, abbastanza ramificata. L’altezza è in genere compresa tra 0,30 a 0,70 metri, ma in alcu-ne piante supera 1,70 metri in condizioni ambientali favorevoli allo sviluppo vegetati-vo. I semi si presentano minuti e spigolosi, con colorazioni che vanno dal grigio al marrone chiaro maculato, men-tre il colore dei fiori è bianco, e presentano

una fioritura e una maturazione scalare. Avendo una buccia poco coriacea, un gusto meno amaro delle altre varietà, la cicerchia coltivata a Paola Doce non ha bisogno di lunghi tempi di am-mollo (sono sufficienti cinque ore) e di cottura (bastano qua-ranta minuti). E’ un ingrediente ricco di proteine, ottima in zup-pe e minestre, insieme al farro; in insalata con verdure di sta-gione; ma anche cucinata in purea. Con la farina di cicerchie si preparano fusilli e orecchiette condite col pecorino di Filiano.

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