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Il mensile di Legambiente Basilicata Onlus - Anno 1 Numero 0
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TERRE
D’ACQUA VERSO UN USO RAZIONALE
DELLA RISORSA IDRICA. DOSSIER
Sommario
2 La coccinella / GENNAIO 2013
DIRETTORE RESPONSABILE:
Anna Martino ([email protected])
GRAFICA E IMPAGINAZIONE:
Lena Pepe ([email protected]);
Gabriele Masi ([email protected])
REDAZIONE:
Marco De Biasi ([email protected])
Valeria Tempone ([email protected])
HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO:
Giusy Lasco, Francesco Laurita, Michele Catalano
EDITORE: Legambiente Basilicata Onlus
PRESIDENTE: Marco De Biasi
SEDE LEGALE E REDAZIONE:
Viale Firenze 60C - 85100 Potenza Tel. 0971441541
Fax 097146699 - [email protected]
Spedizione in abbonamento postale :
D. L. 353/2003 (Conv. In L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 1, DCB Potenza
Stampa: Tipografia Sagittario Franchi Paolo snc di Fanchi Giuseppe & C.
Via Malignani, 7 Bibione (Ve) Cap 30020 Testata reg. al Tribunale di Potenza al n. 475/2012 in data 20/06/2012 Abbonamento 11 numeri 12 euro. Pagamento su ccp 7862556 intestato a Legambiente Potenza. Altre modalità sul sito www.legambientebasilicata.it. L’iscrizione ad un circolo lucano della Legambiente comprende l’abbonamento annuale. Garanzia di riservatezza per gli abbonati. L’Editore garantisce la massima riservatezza nel trattamento dei dati forniti dagli abbonati. Ai sensi degli articoli 7, 8, 9 del Dlgs 196/2003 gli interessati possono in ogni momento esercitare i loro diritti rivolgendosi a: Legambiente Basilicata Onlus, Viale Firenze 60C, 85100 Potenza, tel. 0971441541, fax 097146699, [email protected]. Il responsabile del trattamento dei dati stessi ad uso redazionale è il direttore responsabile.
L’editoriale
Una nuova avventura
S iamo pronti per questa nuova avventura, diversamente
non posso definire la decisione di far nascere un nostro
mensile che ci consenta di raggiungere tutti i soci in Basi-
licata.
Speriamo possa essere per noi un ottimo strumento di lavoro per
far conoscere sempre meglio le nostre attività e per stimolare un
dibattito sulle questioni ambientali in Basilicata basato sul rigore
del ragionamento scientifico, sul coinvolgimento diretto dei no-
stri soci e di chi vuole contribuire a costruire un futuro sostenibi-
le per la nostra regione.
La grande attenzione che esiste, anche in Basilicata, per le tema-
tiche ambientali, per le problematiche connesse all’industrializ-
zazione ed alla tutela del territorio, per la problematica mai risol-
ta della gestione dei rifiuti, per le questioni delle produzioni
energetiche, dell’inquinamento, della tutela del paesaggio, dimo-
stra, da un lato un forte interesse dei cittadini e dall’altro uno
stato di difficoltà della politica e delle amministrazioni locali, che
spesso hanno, nell’offrire soluzione ai problemi, a proporre ed
attuare politiche per la sostenibilità. Conferma la centralità delle
questioni ambientali di fronte ai profondi cambiamenti in atto e
l’incapacità di cercare prima e trovare poi soluzioni al passo con i
tempi ed adeguate alle sfide che abbiamo di fronte.
Anche in Basilicata molte cose stanno cambiando rapidamente e
molte altre potranno cambiare. La strada che questa regione per-
correrà nei prossimi anni dipenderà da molti fattori e, forse, an-
che dalla capacità dell’ambientalismo e degli ambientalisti di
rispondere alle sfide, indicando la via concreta per migliorare il
benessere delle persone, un percorso di crescita collettiva, che
riporti al centro il sapere, il territorio e la comunità, in armonia
con l’ambiente attraverso la condivisione delle scelte e delle stra-
tegie e che possa ridare speranza nel futuro.
È necessario lavorare per conquistare maggiore autonomia e pro-
tagonismo politico e sociale del movimento ambientalista, auto-
nomia e protagonismo che vivono innanzitutto di conflitto, cui
però deve accompagnarsi la proposta del cambiamento. Il con-
flitto, anche quello locale, è da sempre una grande, insostituibile
risorsa dell’ambientalismo, e resta tuttora uno strumento essen-
ziale del nostro agire. Ma un conflitto liberato dall’idea che di-
fendere l’ambiente significhi lasciare tutto com’è, toccare il meno
possibile dell’esistente, teorizzando futuri sostenibili senza mai
provare a praticare un presente sostenibile, cercando spesso di
scaricare i problemi ad altri lontani da noi nel tempo o nello spa-
zio. Il conflitto che non deve mai appiattirsi sull’egoismo locali-
stico perché così ne perderebbe la nostra ambizione ad interpre-
tare l’interesse generale. Per salvare l’umanità dalla catastrofe
climatica, per attuare la riconversione ecologica dell’economia,
non bisogna limitarsi a “conservare” gli equilibri climatici, ma è
necessario intervenire con forza per ristabilirli.
Continua a pag 19...
di Marco De Biasi
Anno I - n. 0 - Gennaio 2013
3 Dossier
Oro Blu. Come razionalizzare
un bene prezioso
Zaino in spalla
Festa delle vigne
37 anni di tradizione
16 Gae (Gruppo d’acquisto ecologico)
Quanti pesticidi ho nel piatto?
14
Ecochic
Borsa tascapane
in pelle
Piantala
La Poinsettia
Euphorbia pulcherrima 18
Cultura
Storia di uomini
e di ombrelli
Il Cigno risponde
La Posta 17
Dossier
La coccinella / GENNAIO 2013 3
ORO BLU
L a chiamano oro blu. Ovvero, elemento indi-
spensabile per la vita e centrale per lo svi-
luppo - pertanto considerata più per la sua
valenza economica che per quella naturale
- e tema da sempre al centro del dibattito nazionale e
internazionale, oggi particolarmente rilevante visti
gli esiti del referendum che l’ha decretata bene comu-
ne: risorsa accessibile a tutti nel rispetto di efficienza,
efficacia ed economicità.
La Basilicata ne è ricca. Non soltanto per la quantità
di metri cubi che attraversano il territorio sottoforma
di fiumi, mari o laghi. La Basilicata ne è ricca perché
ricche sono le opportunità che derivano dagli usi di
questa importante risorsa: in agricoltura, nella vita di
tutti i giorni (la maggior parte della nostra acqua è
infatti potabile).
Tutti questi concetti sono racchiusi in un’unica
espressione: “Terre d’acqua”, il progetto promosso
dalla rete degli Osservatori e dei Centri di Educazione
Ambientale e alla Sostenibilità di Legambiente Basili-
cata (“Il Vecchio Faggio” di Sasso di Castalda, “Oasi
Bosco Faggeto” di Moliterno, “Bosco dei Cigni” di
Grumento Nova, “ I Calanchi” di Montalbano Jonico,
“Melidoro Pollino” di Valsinni) insieme all’Osservato-
rio Ambiente e Legalità, in partenariato con Acque-
dotto lucano e Autorità d’ambito territoriale ottimale
– Servizio idrico integrato Basilicata.
Finanziato dal programma regionale Epos – Pro-
gramma strategico 2010-2013 per l’educazione e la
promozione della sostenibilità ambientale nell’ambi-
to del bando 2011 “A… come acqua”, attraverso una
COME RAZIONALIZZARE
UN BENE PREZIOSO
Dossier
4 La coccinella / GENNAIO 2013
campagna di sensibilizzazione, informa-
zione e animazione territoriale si è propo-
sta di far comprendere l’importanza della
risorsa idrica quale bene rinnovabile ma
limitato e responsabilizzare i fruitori a un
uso razionale dell’acqua, in primo luogo
di quella potabile. L’idea di partenza è
stata quella di mettere in campo azioni
tese non solo a informare, ma a incidere
sugli stili di vita individuali, sulle abitudi-
ni collettive, affinché ciascuno, in varia
misura, si assuma la responsabilità della
tutela di questa risorsa.
“Pensare globalmente, agire localmente”.
E’ stato questo il filo conduttore dell’inte-
ro progetto che non a caso ha puntato su
una rete sinergica e collaborativa tra i
presidi educativi rappresentati dai Cea e
gli enti pubblici, come strumento di pro-
mozione della sostenibilità che mira ad
avere una ricaduta diretta sul territorio.
Partendo dall’analisi delle criticità legate
alla risorsa acqua, si è cercato di innescare
dei processi
virtuosi, tali
per cui i citta-
dini stessi e i
giovani possa-
no essere la
chiave di volta
e i protagoni-
sti stessi dei
cambiamenti
necessari.
Occorre cam-
biare l’approccio, che fino a oggi ha guida-
to la pianificazione della risorsa, passando
dalla “politica della domanda” a una piani-
ficazione fondata sulla corretta gestione
della risorsa disponibile. Ciò si traduce da
una parte in una riduzione della domanda
stessa e dei consumi, dall’altra in un in-
cremento dell’efficienza degli usi.
I cambiamenti climatici hanno determina-
to una parziale alterazione del ciclo
naturale dell’acqua - lo scambio
senza sosta fra atmosfera,
suolo, acque di superfi-
cie, acque profonde
ed esseri viven-
ti - facen-
dolo
diven-
tare più
intenso
a causa
dell’incre-
mento dei tassi di
evaporazione e di precipitazione registrati
a partire dal secolo scorso. La crescente
pressione demografica, l’evoluzione degli
stili di consumo, l’inquinamento, l’incre-
mento del fabbisogno di energia sono tra i
principali acceleratori della crisi delle ri-
sorse idriche: già oggi un miliardo e 200
milioni di persone non hanno accesso
all’acqua potabile e altri due miliardi di
esseri umani sono privi dei servizi igienici.
L’acqua sta diventando una risorsa sempre
più scarsa, preziosa, e sempre più al cen-
tro di conflitti e tensioni sociali.
Dossier
La coccinella / GENNAIO 2013 5
T anto a livello globale quanto a livello
locale emergono varie criticità legate
a un uso non sostenibile della risorsa idri-
ca. Nello specifico, partendo da una più
attenta analisi del nostro contesto territo-
riale, si è arrivati ad individuare alcuni
nodi problematici:
* Gli stili di vita e le abitudini indivi-
duali sono spesso in contrasto con
la tutela e la salvaguardia della
risorsa idrica. Da un lato si evi-
denzia un consumo eccessivo di acqua
negli usi domestici,
dall’altro si tende
ad adottare prati-
che scorrette che
finiscono per con-
taminare i bacini idrografici. Si pensi ad
esempio che un solo rubinetto che perde
30 gocce al minuto spreca circa 2400 litri
di acqua all’anno. Se si utilizzassero gli
elettrodomestici a pieno carico, si potreb-
bero risparmiare tra gli 8000 e gli 11000
litri di acqua annui per famiglia. E ancora,
installare economizzatori idrici consenti-
rebbe un risparmio della quantità di acqua
erogata del 50%. L’uso eccessivo di detersi-
vi e detergenti o la pratica scorretta di
versare gli oli vegetali di scarto diretta-
mente negli scarichi domestici determina-
no una riduzione dell’efficienza dei sistemi
di depurazione, con il conseguente afflus-
so di quantità elevate di questi agenti in-
quinanti in laghi, fiumi e mari.
* Le attività antropiche rappresenta-
no spesso una minaccia per gli
ecosistemi acquatici. L’inquina-
mento degli habitat fluviali, lacu-
stri e marini determina una pericolosa
perdita di biodiversità e causa un’altera-
zione della catena alimentare. L’eccessiva
cementificazione degli argini e dei letti dei
fiumi, dovuta non solo alle opere idrauli-
che, ma soprattutto all’abitudine di inse-
diare attività per lo più industriali e arti-
gianali negli alvei dei fiumi, con deviazio-
ne del corso degli stessi, oltre che a rap-
presentare un fattore di rischio idrogeolo-
gico mina i fragilissimi equilibri di questi
ecosistemi. Anche le falde acquifere subi-
scono fattori di forte stress dovuti all’im-
patto delle attività antropiche, con conse-
guente abbassamento delle falde stesse e
riduzione della disponibilità di acqua.
* La gestione non sempre efficiente
delle reti di distribuzione deter-
mina elevati sprechi. La rete ac-
quedottistica
nazionale - poco più di
291mila chilometri - è
vecchia: mediamente gli
acquedotti in Italia han-
no 32 anni di vita, un
terzo di questi non vede
interventi di manuten-
zione straordinaria da
circa un ventennio, al-
meno 50mila chilometri
andrebbero completa-
mente rifatti. In alcuni
casi andrebbe rivista
anche la rete fognaria, in
particolar modo il siste-
ma di collettatura delle
acque piovane con le
acque reflue, che deter-
mina un inutile appesan-
timento di carico degli
impianti di depurazione.
Direttamente legato alla
vetustà degli impianti e
alla diminuzione degli
investimenti è il proble-
ma delle perdite di rete,
un mix di perdite fisiche involontarie,
volontarie, allacciamenti abusivi e usi
non contabilizzati. Secondo le stime dai
dati di Ecosistema Urbano 2011 ben 51
capoluoghi di provincia su 101 (per cui il
dato è stimabile) perde più del 30%
TRASCINATI DALLA CORRENTE
QUESTIONE DI CATTIVE ABITUDINI
Il canale nella Piazza di Tramutola – Alcune donne lava-
no i piatti come si usava un tempo.
Dossier
6 La coccinella / GENNAIO 2013
dell’acqua messa in rete. In Basilicata si
riscontra una perdita del 50% circa. Un
altro fattore spesso non calcolato, non
direttamente legato all’impiantistica e che
influisce sulle dispersioni idriche, è l’eleva-
to numero di fontane pubbliche per acqua
potabile, non do-
tate di rubinetti e
pertanto aperte a
getto continuo.
* L’uso agri-
colo im-
patta no-
tevolmente sulle
riserve idriche,
perché appena un
terzo delle quanti-
tà prelevate rien-
tra nel ciclo
dell’acqua. Il 60%
dell’acqua prele-
vata in Italia è
destinata all’agri-
coltura, fotografia
di una realtà nota
agli addetti ai
lavori ma poco
conosciuta al di
fuori di questa
cerchia ristretta.
Anche nella no-
stra regione, per
cui il dato è in
linea con quello nazionale, si registra un
ingente utilizzo della risorsa idrica per usi
irrigui. Tale stima, dal nostro punto di
vista, non deve colpevolizzare il settore
agricolo, ma diventare il punto di partenza
per innescare un’inversione di rotta. I
quantitativi elevati di acqua sono imputa-
bili in primo luogo alle tecniche di irriga-
zione. Basti pensare che i metodi impiega-
ti principalmente sono l’aspersione e l’in-
filtrazione laterale, mentre risulta margi-
nale il ricorso a tecniche di microirrigazio-
ne come i sistemi a goccia. Scarsamente
impiegati anche i sistemi di recupero
dell’acqua piovana che contribuirebbero
ad aumentare l’efficienza del sistema. A
ciò si aggiunge il ricorso a coltivazioni che
scarsamente si adattano ai nostri terreni e
che necessitano al tempo stesso di quanti-
tà di acqua elevate e superiori rispetto ai
cultivar autoctoni.
* I cambiamenti climatici alterano il
ciclo dell’acqua. I rischi correlati ai
cambiamenti climatici indotti
dall’uomo e il loro impatto poten-
ziale determinano scenari a dir poco in-
quietanti: vaste aree a rischio di inonda-
zioni e alluvioni, eventi meteorologici
estremi, emergenza idrica, scioglimento
dei ghiacciai, solo per citare quelli più
strettamente correlati alla matrice am-
bientale acqua. I paesi dell’Europa del Sud,
e tra questi l’Italia, scopriranno il proble-
ma della scarsità dell’acqua con gravi ri-
percussioni sull’agricoltura, sul sistema
industriale ed energetico, sul turismo e
sulla vita quotidiana di ogni cittadino.
* L’Italia è il paese più ricco di risor-
se idriche dell’Europa meridionale
ma nonostante l’elevata disponibi-
lità naturale e la buona qualità, è
uno dei più importanti consumatori mon-
diali di acqua in bottiglia. Circa 200 litri
l’anno a testa, un primato dagli alti costi
ambientali ed economici. Ma quali sono le
conseguenze di tale scelta sull’ambiente?
Produzione, trasporto, smaltimento: ognu-
na delle fasi che accompagna la bottiglia di
acqua minerale è caratterizzata da un forte
impatto sulla qualità ambientale. Aumen-
tano le bottiglie di plastica monouso e,
quindi, il consumo di petrolio per fabbri-
carle e le conseguenti emissioni inquinan-
ti, i camion per trasportarle, con il gasolio
consumato e le relative emissioni atmosfe-
riche, gli imballaggi destinati alle discari-
che.
Dossier
La coccinella / GENNAIO 2013 7
P erché l’acqua è un bene fonda-
mentale per la vita e per lo svi-
luppo? Quali gli usi e le caratte-
ristiche? Quali le cause dell’in-
quinamento e soprattutto quali i compor-
tamenti orientati ad un suo uso sostenibi-
le? Sono questi gli interrogativi a cui si è
cercato di dare una risposta nel percorso di
educazione ambientale che ha coinvolto 20
classi delle scuole medie e degli istituti
superiori della regione per un numero
complessivo di circa 400 ragazzi. Perché le
future generazioni sono il perno attorno a
cui ruota il cambiamento, nella veste di
“maratoneti” delle buone pratiche, portato-
ri dentro e fuori casa della staffetta della
sostenibilità. Il percorso formativo ha visto
la realizzazione sia di attività in aula che di
“lezioni” sul campo, privilegiando in questo
modo l’esperienza diretta. Le classi coin-
volte hanno avuto la possibilità di realizza-
re escursioni alla sorgenti dei fiumi, visite a
impianti di captazione e potabilizzazione.
Hanno potuto partecipare all’at-
tività di monitoraggio dello sta-
to dei fiumi Agri, Basento, No-
ce, Sinni e Melandro che ha
consentito di mettere in relazio-
ne i concetti appresi con l’osser-
vazione
diretta.
I ragazzi sono stati così protagonisti di di-
vertenti giochi d’acqua sullo spreco e sulla
“bontà” dell’acqua potabile, di incontri di
gruppo e lezioni interattive supportate
dall’uso di immagini input, “quizzoni”,
“interviste” e altri svariati strumenti ludico
didattici. Un percorso propedeutico alla
parte più
sperimentale, dove armati di pinze, guanti,
provette e lenti di ingrandimento sono
stati accompagnati in un viaggio alla sco-
perta delle proprietà organolettiche dei
fiumi lucani e di eventuali criticità.
Alcune di queste attività sono state poi
riprodotte con gli adulti. La campagna
“Acqua di rubinetto? Sì grazie – che ha lo
EDUCARE ALLA SOSTENIBILITA’
Alcuni
momenti
delle
lezioni
nelle
scuole.
Dossier
8 La coccinella / GENNAIO 2013
scopo di sfatare il mito secondo cui l’acqua
in bottiglia è qualitativamente migliore di
quella che arriva nelle case lucane - ha vi-
sto protagonisti molti lucani invitati a un
divertente “assaggio al buio” durante il qua-
le, bendati, hanno dovuto sorseggiare acqua
di rubinetto e acqua in bottiglia per poi
distinguerle. La campagna, con il diretto
coinvolgimento di Acquedotto Lucano, è
partita da Montalbano Jonico nel mese di
luglio per poi proseguire nel mese di agosto
a Grumento Nova, a Sasso di Castalda e a
Moliterno e finire a Potenza a settembre. Il
risultato? “Come si è verificato già in altre
occasioni – ha spiegato la responsabile della
campagna per Legambiente Valeria Tempo-
ne – il 50 per cento delle persone ha ricono-
sciuto l’acqua di rubinetto, l’altro 50 no.
Tanto basta a sfatare la convinzione secon-
do cui l’acqua in bottiglia è più buona. Non
solo. L’acqua in bottiglia è anche meno si-
cura, dal momento che quella del rubinetto
viene controllata quotidianamente ed è a
chilometro zero: arriva direttamente nelle
nostre case evitando la produzione di ani-
dride carbonica derivante dal trasporto e
dalla produzione di quintali di rifiuti in pla-
stica per via delle bottigliette. Infine è meno
costosa: 10 litri di acqua di rubinetto con-
stano un centesimo contro i circa 30 cente-
simi a litro dell’acqua in bottiglia”.
L’acqua nella storia oltre a rappresentare
una fonte di vita e un fattore di sviluppo,
ha rappresentato un elemento di aggrega-
zione e di socialità. Basti pensare alle fon-
tane, ai lavatoi, agli abbeveratoi, intorno ai
quali si svolgeva buona parte della vita
lavorativa e sociale dei piccoli centri luca-
ni. Molti di questi manufatti legati all’ac-
qua sono in condizioni di degrado e ab-
bandono. Da qui l’idea di riportarli alla
luce attraverso il concorso fotografico
“Fotogoccia”. Un concorso di idee con cui i
cittadini sono stati invitati a inviare foto e
proposte di recupero al fine di riflettere
sul significato dell’acqua nella sua più am-
pia accezione e fornire spunti di approfon-
dimento. Il concorso è stata anche l’occa-
sione per attivare un servizio di segnala-
zione delle fontane di acqua potabile sem-
pre aperte e porre l’attenzione verso que-
sta forma di spreco.
I “suoni dell’acqua” di Giovanna Petro-
ne, vincitrice del concorso. In basso
altre foto del concorso.
CONCORSO FOTOGOCCIA
Dossier
La coccinella / GENNAIO 2013 9
CONCORSO FOTOGOCCIA
I l settore agricolo è quello che uti-
lizza e consuma la maggiore
quantità di acqua ed è quindi
anche quello in cui è maggior-
mente necessario applicare una
seria politica di efficienza, rispar-
mio e tutela della risorsa idrica, non soltan-
to per motivi ambientali ma anche per pre-
servare una risorsa preziosa all’agricoltura
stessa. Per fare questo è prima di tutto ne-
cessario abbandonare le vecchie concezioni
dell’acqua come bene infinito, puntando
sulle più innovative tecnologie di irrigazio-
ne e abbandonando gli ormai obsoleti me-
todi irrigui che utilizzano molta più acqua
di quella realmente necessaria. L’ingente
utilizzo della risorsa idrica del nostro paese
per usi irrigui, non deve far salire per l’en-
nesima volta l’agricoltura sul banco degli
imputati, ma al contrario deve spingere
questo settore produttivo a diventare prota-
gonista, nel suo interesse, di una strategia
complessiva che riduca
i prelievi, porti ad un
uso più efficiente e
aumenti la disponibili-
tà della risorsa.
E’ questo, in sintesi,
quanto emerso dal
workshop "Acqua, agricoltura, ambiente"
organizzato dal Cea "I Calanchi" di Montal-
bano Jonico nell'ambito delle attività del
progetto "Terre d'acqua" e che si è svolto a
Scanzano Jonico presso la sala consiliare di
piazza dei Centomila. Un’occasio-
ne per trattare i temi delle politi-
che di risparmio, di efficienza e di
tutela ambientale in materia idrica
in Basilicata.
Il problema è stato osservato da
diversi punti di vista, dagli aspetti
relativi alla piovosità del nostro
territorio, mutata nel tempo con
precipitazioni meno frequenti ma
più intense, alle nuove tecniche di
irrigazione che permettono, a pari-
tà di risultato, un notevole rispar-
mio idrico, fino ai consigli sulle
potature dei frutteti volti a ridurre
all’essenziale il fabbisogno idrico
delle colture.
Il neo direttore dell’Autorità regio-
nale di bacino, Antonio Anatrone,
ha illustrato le finalità e il ruolo
strategico dell’Autorità per la cor-
retta gestione e la salvaguardia
delle acque lucane.
Un’approfondita relazione sulla
situazione delle acque sotterranee
del bacino idrografico della piana
metapontina e le interazioni con
gli apporti delle acque di superfi-
cie, con il mare e con gli interventi
antropici è stata presentata da
Maurizio Polemio, del Cnr-Irpi. Un
lavoro pluriennale ha evidenziato i
rischi di salinizzazione per una
fascia estesa dei terreni più costieri
in caso di siccità prolungata, di ec-
cessivo emungimento dalla falda o
di drastiche riduzioni delle portate dei fiu-
mi, oggi quasi tutti interessati da dighe.
Salvatore Graziano, del Consorzio di Bonifi-
ca di Bradano e Metaponto, non ha potuto
tacere lo stato di disagio in cui versa il Con-
sorzio, con gravi passività
che minano l’operatività di
un ente strategico non solo
per la gestione dell’acqua in
agricoltura ma anche per il
mantenimento della com-
plessa rete di canali di bo-
nifica presente nel Metapontino e che evita
l’impaludamento di terreni coltivati inten-
samente. Positiva, secondo Graziano, il pro-
getto pilota del Consorzio che in alcuni
comprensori ha introdotto i contatori volu-
ACQUA E AGRICOLTURA
TRA PRESENTE, PASSATO E FUTURO
A Scanzano Jonico un workshop per riflettere su una
migliore ottimizzazione della risorsa
E’ necessario
abbandonare le vecchie concezioni
dell’acqua come bene infinito
Dossier
10 La coccinella / GENNAIO 2013
CONCORSO FOTOGOCCIA
metrici per le utenze agricole e il pagamen-
to a consumo. Questo modo di pagamento
ha stimolato l’utenza all’uso di metodi irri-
gui ad alta efficienza che hanno consentito
un contenimento del consumo d’acqua.
Interessanti i risultati del lavoro sperimen-
tale dei professori Xiloyannis e Di Chio,
entrambi dell'Università degli studi di Basi-
licata, sulla gestione sperimentale di un
frutteto finalizzata al miglioramento della
fertilità del suolo e dell'immagazzinamento
idrico dell'acqua delle piogge. La tecnica di
"non coltura" del terreno ha molti aspetti
positivi. Il terreno viene rivitalizzato da
sfalci e potature che anziché essere bruciati
vengono fatti assorbire naturalmente dal
terreno che, nutrendosi di questa sostanza
organica, migliora la sua produttività.
Quanto alla lavorazione dei terreni sono
stati presentati dati sulla capacità del terre-
no di assorbire CO2 mostrando che i terre-
ni lavorati con le tecniche tradizionali fati-
cano ad assorbire anidride carbonica a
differenza dei terreni coltivati con la tecni-
ca sperimentale della “non coltura”.
Anche la capacità del terreno di trattenere
l’acqua è migliore nei terreni del campo
sperimentale rispetto a quelli lavorati tradi-
zionalmente.
Nella discussione sono intervenuti diversi
rappresentanti dei comuni metapon-
tini, di associazioni di categorie agri-
cole e di associazioni ambientaliste, i
quali hanno posto l’accento sul ri-
schio di peggioramento della qualità
delle acque di montagna che alimen-
tano le dighe e il bacino metapontino
a causa dell’intensa attività di estra-
zione del petrolio e i rischi di un in-
quinamento irreversibilmente dell’ac-
qua oggi destinata a uso potabile e
irriguo.
Il sindaco del Comune di Montalbano
ha richiamato l’attenzione sulla desti-
nazione dell’acqua delle dighe che
vede a suo parere penalizzata l’agri-
coltura locale a favore della Puglia.
Precisazioni sono state fornite sul
rischio “desertificazione” del Meta-
pontino a cui contribuisce anche
un’errata gestione dell’acqua irrigua.
Infine è stata rilevata la mancanza di
un piano di gestione e di rischio delle
acque, la cui redazione compete
all’Autorità di bacino, che è stata
esortata ad attivarsi per la sua predi-
sposizione.
Il convegno è stato concluso da Gior-
gio Zampetti, responsabile scientifico
nazionale di Legambiente che ha breve-
mente presentato il rapporto 2012 di Le-
gambiente e Ambiente Italia “Acqua: bene
comune, responsabilità di tutti”.
Maurizio Rosito
Cea "I Calanchi", Montalbano Jonico
A cquedotto Lucano ha fatto della necessità di assicurare la qualità dell’ac-
qua distribuita una delle sue priorità. Perché non basta far arrivare l’ac-
qua nelle case ma, bisogna anche assicurare che la risorsa distribuita
abbia tutte le caratteristiche rispondenti alle normative vigenti.
Nel 2011 la quantità di acqua mediamente distribuita dalla rete è di circa
94 milioni di mc, di cui 63 milioni di mc di acqua di sorgente e 31 milioni di mc di acqua
potabilizzata.
Le acque distribuite nei 131 comuni lucani provengono nella maggior parte dei casi da
sorgenti locali la cui falda è, di solito, superficiale. In queste acque, su cui si esegue solo
la disinfezione con ipoclorito di sodio, la quantità di metalli pesanti anche previa clora-
zione è al di sotto dei valori limiti del decreto legislativo n. 31/2001. In quei comuni dove
è distribuita acqua di sorgente miscelata, all’occorrenza, con quella proveniente dal pota-
LA PAROLA D’ORDINE E’ SOSTENIBILITA’ Qualità dell’acqua di rubinetto: le attività di acquedotto lucano
Dossier
La coccinella / GENNAIO 2013 11
bilizzatore del Camastra o nei comuni dove
è distribuita acqua proveniente dal potabi-
lizzatore di Montalbano Jonico, l’azienda
pone particolare attenzione sui valori di
parametro come cloriti, clorati e thm
(parametri che tendenzialmente aumenta-
no con il processo di disinfezione) non ri-
scontrando, fino ad oggi, alcun caso di su-
peramento dei rispettivi limiti nelle acque
distribuite.
Ad occuparsi del controllo e della qualità
delle acque distribuite in Basilicata è la Di-
rezione Vigilanza Igienica di Acquedotto
Lucano che stabilisce i piani annuali di mo-
nitoraggio a disposizione degli organi di
controllo istituzionale Asl, Arpab, Aato ed
indica i parametri chimici e batteriologici
da determinare sulle acque potabili ottem-
perando alle prescrizioni contenute nelle
norme vigenti in materia.
“Le analisi vengono condotte – spiega la
dott.ssa Rosanna Brienza, direttore Vigilan-
za Igienica di Acquedotto Lucano - su para-
metri indicatori come l’odore, il colore, il
sapore, il PH, la durezza; su parametri chi-
mici per accertare la presenza o meno di
sostanze tossiche quali, l’arsenico, il piom-
bo, il bromato, il cromo, il mercurio, il ni-
chel ed altri metalli pesanti; sui parametri
microbiologici per accertare la presenza o
meno di enterococchi, escherichia coli, coli-
formi alghe, funghi, enterobatteri patogeni
e il conteggio delle colonie batteriche a 22
gradi e a 37 gradi”.
Per far conoscere la certosina attività quoti-
diana di controllo dell’acqua, l’azienda oltre
alle campagne di informazione e comunica-
zione, aderisce a diverse iniziative per la
salvaguardia e la valorizzazione della risorsa
idrica. L’ultima che ha visto protagonista
l’azienda a metà novembre è la campagna
“Acqua di casa mia” organizzata dalla Coop
Estense per sensibilizzare i cittadini ad un
consumo consapevole dell’acqua. Non sem-
brerà strano, dunque, trovare nel reparto
acque dell’Ipercoop di Matera, a disposizio-
ne di soci e consumatori, una scheda infor-
mativa con le caratteristiche chimiche e
microbiologiche dell’acqua del rubinetto di
casa propria, in modo da mettere il consu-
matore nelle condizioni di effettuare una
scelta ancora più responsabile.
Perché bere acqua di rubinetto è una scelta
consapevole di vita che aiuta anche a salva-
guardare l’ambiente. La campagna “Acqua
di casa mia” ha messo in luce, infatti, pro-
prio gli impatti che caratterizzano produ-
zione e distribuzione dell’acqua in bottiglia,
a partire dalle emissioni di CO2. Si stima
infatti che l’impatto derivante dalla produ-
zione di 100 litri d’acqua in bottiglie e dal
suo trasporto per 100 km, sia pari all’emis-
sione di 10 kg di CO2, contro gli 0,04 kg di
CO2 (il rapporto è 1 a 250) emessi se si sce-
glie di bere la stessa quantità d’acqua del
rubinetto. Ogni italiano consuma al giorno
237 litri d’acqua (tra quella bevuta e quella
usata per scopi domestici) e ogni anno, per
il solo trasporto di acque minerali in botti-
glia dalle fonti alle tavole, servono oltre 480
mila tir.
Del resto l’interesse di Acquedotto Lucano
nei confronti delle tematiche ambientali si
evince anche dalle diverse partecipazione
dell’azienda alle iniziative organizzate da
Legambiente Basilicata come “Acqua di
Rubinetto? Si grazie” nell’ambito del pro-
getto “Terre d’acqua” conclusosi a settem-
bre 2012, “Trenoverde” nel 2010, “La giorna-
ta mondiale dell’acqua” sempre nel 2010,
per citarne solo alcune. Acquedotto Luca-
no, inoltre, si impegna a fornire acqua, in
bicchieri biodegradabili, durante le manife-
stazioni sportive, ha provveduto ad installa-
re l’etichetta dell’acqua permanente nei
comuni di Potenza e Matera e dal 2008 rea-
lizza l’etichetta dell’acqua di rubinetto (14 i
parametri analizzati, con relativo valore di
riferimento, aggiornati annualmente) di
tutti i comuni della Basilicata.
L’etichetta è scaricabile dal sito internet
www.acquedottolucano.it dove sono inseri-
te, sempre per tutti i comuni lucani, le ana-
lisi idriche complete eseguite dall’azienda e
aggiornate, anche queste, anno per anno.
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12 La coccinella / GENNAIO 2013
T ra i diversi obiettivi di Aato (Autorità d’ambito territoriale
ottimale di Basilicata) e di Acquedotto Lucano, la valorizza-
zione e la salvaguardia del patrimonio idrico lucano.
Q ual è attualmente lo stato di salute delle nostre acque?
Il sistema idrico integrato di Basilicata, attraverso l’Aa-
to e con l’opera di Acquedotto Lucano, assicura la qua-
lità e la quantità della risorsa per uso potabile e quin-
di, per quanto di competenza, possiamo affermare che
lo stato di salute delle nostre acque è ottimo.
Le principali fonti di approvvigionamento in Basilicata
sono le 539 sorgenti sparse su tutto il territorio luca-
no, e solo per pochi comuni gli impianti di potabiliz-
zazione del Camastra, del Pertusillo e di Montalbano
Jonico. Acquedotto Lucano in conformità alle normative europee
e nazionali in materia di acqua potabile, effettua approfonditi
controlli analitici sulle acque sotterranee, superficiali, sulle acque
potabilizzate ed immesse nelle reti di distribuzione.
Non a caso la Regione Basilicata, diversamente da alcune regioni
italiane, non ha mai richiesto al Ministero della salute alcuna de-
roga ai parametri fissati dal decreto legislativo n.31/2001.
A fronte di tutto e proprio perché controllata quotidianamente e
scrupolosamente, si può affermare che l’acqua lucana è sicura al
100%.
Per quanto riguarda la quantità, fortunatamente, non registriamo
particolari criticità. Di solito è in estate che il maggior uso della
risorsa idrica, determinato anche dall’aumento di popolazione nei
nostri comuni, fa abbassare i livelli nei serbatoi costringendoci, in
alcuni casi, a limitare la distribuzione dell’acqua per il tempo ne-
cessario al ripristino dei livelli ottimali.
Q uali le azioni che quotidianamente vengono messe in
campo per raggiungere tale obiettivo?
E’ compito del gestore del sistema idrico integrato
assicurare il mantenimento di standard di qualità della
risorsa che distribuisce, ciò avviene attraverso il con-
trollo costante delle sorgenti e mediante il controllo
fisico-chimico sulla risorsa erogata, a tutela della salute dei citta-
dini lucani e non solo (visto che forniamo anche utenti di altre
regioni limitrofe). Qualche problema di distribuzione lo scontia-
mo in determinati periodi dell’anno, principalmente a causa della
mancata interconnessione tra gli schemi idrici della grande distri-
buzione della risorsa.
Per quanto riguarda la qualità, il lavoro di analisi fatto
dalla nostra Vigilanza igienica è notevole. Basti pensa-
re che nei 131 comuni, circa 591.338 abitanti serviti,
sono dislocati 2.150 punti di prelievo presso i quali nel
corso dell’anno 2011 sono stati effettuati 10.600 prelievi chimici e
microbiologici contro i 901 controlli annui previsti dalla normati-
va vigente decreto legislativo n.31/2001, per un totale di 174.500
parametri chimici e batteriologici suddivisi in 43.500 parametri
chimici e batteriologici sulle acque potabilizzate e 131.000 para-
metri chimici e batteriologici sulle acque di sorgenti.
Il numero maggiore di controlli va, dunque, nella direzione di
assicurare sempre e costantemente una elevata qualità dell’acqua.
U no dei problemi del sistema idrico lucano è infatti la
perdita di rete. Quali le cause e quali invece le soluzio-
ni?
La perdita di rete è un problema che si può dire
“fisiologico” del servizio idrico nel suo complesso e
quindi anche nella distribuzione potabile, dove le reti
hanno mediamente un’ “anzianità” piuttosto alta.
In questi anni (2003- 2012) di funzionamento molto si è investito
sull’efficientamento di tutte le strutture. Solo per dare un ordine
di grandezza, è interessante sapere che sono stati effettuati finan-
ziamenti per circa 550 milioni di euro, di cui circa 520 di natura
pubblica nell’ambito dell’ Accordo di programma quadro del 2002
e circa 25 milioni finanziati con la tariffa.
Ciò detto, in Basilicata, possiamo affermare che la perdita di rete,
inizialmente alta, da qualche anno è nella media nazionale, anche
se taluni danno delle stime più consistenti a causa di errate valu-
tazioni, in quanto non si tiene conto che nella nostra regione vi
sono grandi reti di adduzione (a suo tempo affidate al Sistema
idrico integrato con funzione di trasferimento della risorsa anche
extra Ato, le cui perdite vengono impropriamente caricate sul
Sistema idrico integrato).
Mantenere standard di qualità
in un sistema di gestione complesso Intervista al Commisario di Aato Angelo Nardozza
e al presidente di Acquedotto Lucano Rosa Gentile
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La coccinella / GENNAIO 2013 13
Acquedotto Lucano è un gigantesco sistema di infra-
strutture, collegate da più di 7.000 chilometri di tuba-
zioni che si distinguono fra adduttrici (condotte che
trasportano l’acqua dalla sorgente, o dall’invaso, al ser-
batoio) e distributrici (che trasportano l’acqua dal serbatoio ai ru-
binetti delle abitazioni). Ai complessivi 10.267 chilometri di reti
idriche devono aggiungersi 3.359 chilometri di condotte di acque
miste o nere. Si tratta, in totale di più di 13.500 chilometri di tubi
con i quali non solo è possibile collegare tutti i comuni della regio-
ne, ma sarebbe possibile coprire l’intera distanza che separa la Ba-
silicata dalla Cina, la stessa lunghezza del diametro della Terra. Le
perdite sono inevitabili se si considera che, nella maggior parte di
casi, si tratta di impianti ereditati dai vecchi gestori. I lavori di ma-
nutenzione ordinaria e straordinaria sulle reti di distribuzione ci
consentono di ridurre, quanto più possibile, la dispersione della
risorsa. Sono previsti, comunque, nuovi investimenti, a valere sul
Programma operativo regionale, per l’ulteriore ammodernamento
e costruzione delle reti idriche e fognarie, con l’obiettivo appunto
di ridurre le perdite. Perdita, in alcuni casi, è sinonimo anche di
uso non contrattualizzato della risorsa. Per questo l’azienda, in
questi mesi, ha messo in atto una forte azione di monitoraggio per
portare alla luce queste situazioni che pesano nella gestione del
servizio.
G estire la risorsa acqua sul nostro territorio sembra cosa
complicata. Diversi gli Enti che entrano in funzione nel-
la governance. Quali le differenze tra essi e dove finisce la
competenza dell’uno e comincia quella dell’altro?
La gestione della risorsa idrica, nel complesso, è sicura-
mente cosa non semplice, per il fatto stesso che riguar-
da i diversi usi che la società moderna fa dell’acqua:
agricolo, industriale, potabile. La legislazione nazionale
e quella regionale sono intervenute sulla regolazione dei diversi usi
e quindi sulle competenze dei diversi soggetti. A quelli già citati si
aggiungono i Consorzi di bonifica e i Consorzi industriali. Questi
ultimi nel tempo hanno svolto compiti effettivi di gestione della
risorsa e tutt’ora fanno “fatica” a prendere atto che la Legge Galli
(1994) prima e il decreto legislativo 152/2006 poi, hanno modifica-
to profondamente lo scenario di riferimento. In Basilicata si sono
manifestate forti resistenze al cambiamento, ma ultimamente con
la legislazione di “riordino” delle funzioni e della organizzazione di
tali Enti che la Regione ha adottato, si stanno creando le condizio-
ni per una governance dell’acqua lucana più snella e razionale, nel
contesto ormai codificato anche dagli organismi internazionali e
che impone come assolutamente primario l’uso potabile dell’acqua
rispetto agli altri usi ugualmente importanti. Perciò nel prossimo
futuro, sarà più facile comprendere dove finisce la competenza
dell’uno e comincia la competenza dell’altro soggetto, ciascuno
investito di compiti e responsabilità precisi.
In attuazione della legge Galli (L.36/94) e della legge
regionale (L.R. 63/96) in materia di organizzazione del
servizio idrico integrato, l’Aato Basilicata ha affidato ad Acquedot-
to Lucano dal 2003 la gestione del servizio idrico integrato in tutta
la Basilicata: dal prelievo alle sorgenti, al trasporto attraverso gli
acquedotti e la rete idrica, alla distribuzione nelle abitazioni, fino
alla depurazione negli impianti di trattamento. Nel dettaglio l’a-
zienda gestisce: 66 pozzi, 479 sorgenti, 170 impianti di depurazio-
ne, 142 impianti di sollevamento idrico, 93 impianti di sollevamen-
to fognario, 829 serbatoi di accumulo, circa 2000 fontane pubbli-
che e 2 impianti di potabilizzazione.
T utela e salvaguardia non è soltanto manutenzione delle
infrastrutture e sistema di gestione. E’ anche politiche
agricole e industriali, territoriali, urbanistiche e di tutela del
territorio. Quali le proposte in tal senso?
L’ammodernamento insieme alla manutenzione effi-
ciente e costante delle infrastrutture del Sistema idrico
integrato sono una componente importante di una
seria politica di tutela e salvaguardia della risorsa. Pro-
prio la diversificazione degli usi della risorsa ai quali si è fatto cen-
no, impone al legislatore nazionale e regionale di varare politiche
adeguate, non solo per i diversi settori ma, soprattutto, per la tute-
la complessiva del territorio. Un territorio che anche in Basilicata
presenta grandi “debolezze” e che, ciclicamente, produce danni
umani e materiali sempre più consistenti. L’Aato non ha compe-
tenze specifiche sulla gestione corretta del territorio, ma è coscien-
te che un territorio gestito con accortezza e in sicurezza, preserva
le stesse infrastrutture del Servizio Idrico con evidenti ricadute
positive sui costi di gestione e sulla qualità del servizio al cittadino.
L’Aato guarda con attenzione al varo definitivo del Piano di tutela
della risorsa idrica che la Regione ha già adottato, perché lo si ritie-
ne uno strumento indispensabile per il corretto uso del territorio e
per la tutela complessiva della risorsa acqua quale “bene comune”
essenziale e primario.
La Basilicata, con i suoi circa 10 mila metri quadri di
territorio, non è una piccola regione, ma una regione
medio grande, assimilabile alla Liguria o alle Marche.
La differenza sta nella densità di popolazione. La diffi-
coltà di realizzare un chilometro di condotta in una regione dai
grandi spazi, di natura montuosa e dalle demografia contenuta,
resta invariata sia che si servano 10 o 100 utenze. Negli ultimi de-
cenni nonostante le difficoltà oggettive, il sistema idrico integrato
risulta omogeneo in tutta le regione, sia per la distribuzione della
risorsa che per la depurazione. Per il corretto uso della risorsa,
inoltre, il programma di conturizzazione delle utenze idriche, ap-
provato dal Cipe negli anni scorsi e avviato in una prima fase tra
Potenza e la Val d’Agri solo per le utenze agricole, a pieno regime
consentirà di rilevare, a distanza, i dati delle erogazioni civili, in-
dustriali ed irrigue presenti sul territorio regionale necessari per
stimare il consumo idrico. Nuovi investimenti, inoltre, sono previ-
sti per migliorare la qualità delle acque di depurazione e assicurare
la continuità della salvaguardia dell’ambiente.
Zaino in spalla
14 La coccinella / GENNAIO 2013
L a Basilicata è una terra
antica, dove le tradizioni
rivivono attraverso la
celebrazione di feste e
sagre che ripropongono
sapori e costumi del pas-
sato, nonché pratiche e rituali che, con-
trariamente a quanto accade in altri luo-
ghi, non sono stati affatto dimenticati.
Questi eventi, incentrati sulla valorizza-
zione e difesa del patrimonio agroali-
mentare, rinsaldano il legame con la
terra e la memoria accrescendo il senso
identitario delle comunità attraverso la
riscoperta delle proprie origini. Questo
accade anche a Viggiano, in Alta Val
d’Agri, dove, da ben 37 anni, la prima
domenica di ottobre, si svolge la tradi-
zionale Sagra
dell’uva, meglio
conosciuta co-
me Festa delle
Vigne, dal nome
dell’omonima
contrada presso
la quale ha luo-
go, le Vigne, e
dove si trovano i
vigneti che pro-
ducono il Rosso
e il Rosso Riser-
va, i noti vini
della DOC
“Terre dell’Alta
Val d’Agri”, certificata dal 2003 con la
costituzione di un Consorzio di Tutela e
Valorizzazione formato da 6 produttori
locali. La festa trae origine dai festeggia-
menti in onore della Madonna di Pom-
pei, venerata nella piccola cappella sita
in loco, ma col passare degli anni ha as-
sunto sempre più le fattezze di una festa
agraria volta a celebrare l’uva, a vendem-
mia e il vino a cui il territorio di Viggia-
no è particolarmente vocato, non solo a
FESTA DELLE VIGNE
di Giusy Lasco
37 ANNI DI TRADIZIONE
livello produttivo, ma anche per le
connessioni con la sfera musicale,
rispetto alla quale si fregia del titolo di
“città della musica e dell’arpa”. Poco
nota nel resto della Valle, è, forse, la
vera festa dei Viggianesi che a pochi
giorni dalle annuali operazioni della
vendemmia coinvolge grandi e piccoli
con attività e giochi tradizionali che
denotano l’esistenza di un forte sub-
strato culturale.
Alcuni scatti della Festa delle vigne a Viggiano. Prodotti tipici, spettacoli
con i cavalli e raccolta dell’uva. (foto Pro loco Viggiano)
Zaino in spalla
La coccinella / GENNAIO 2013 15
Ci piace parlare di
questo appunta-
mento con il no-
me familiare di
Festa delle Vigne,
proprio per sotto-
linearne la di-
mensione locale
che la caratteriz-
za. La Festa que-
st’anno si è svolta il 7 Ottobre e la giorna-
ta ha avuto un esito positivo, complici le
temperature ancora estive che hanno
anche condizionato, tra l’altro, la produ-
zione e, soprattutto, la maturazione
dell’uva. La giornata, organizzata, come
di consueto, grazie all’impegno profuso
dall’associazione Pro-Loco di Viggiano,
col patrocinio del Comune di Viggiano e
dell’Ente Parco Nazionale dell’Appennino
Lucano (Val d’Agri-Lagonegrese), è stata
divisa in due parti: la mattinata è stata
dedicata principalmente alla SS. Messa,
alla processione lungo le vie di contrada
San Giovanni, presso l’antico lavatoio
pubblico, ed all’espletamento delle prati-
che liturgiche in onore della Madonna di
Pompei; il pomeriggio si è orientato inve-
ce sulla tradizione. Tra gli stand di
prodotti tipici esposti dalle aziende
locali (salumi, formaggi, olive, ma an-
che biscotti, taralli, pane e olio) e d’ar-
tigianato, si sono susseguiti giochi a
cui hanno partecipato tutti, grandi e
piccoli: tiro alla fune, corsa nei sacchi,
corsa a cavallo, gara di organetto e
ciaramella. Certamente più entusia-
smanti sono state la dimostrazione
della tecnica di pigiatura con i piedi, ese-
guita quindi secondo la modalità tradi-
zionale, e la premiazione del grappolo
più bello, effettuata secondo criteri stabi-
liti da un regolamento precedentemente
diffuso. Al termine della serata, al chiaro-
re del fuoco di un falò, si è svolta una
sfilata di costumi tradizionali Viggianesi,
accompagnata dalle note della tipica ta-
rantella. Una festa quindi d’altri tempi,
semplice come solo le feste di paese san-
no essere, ma che, nella sua semplicità,
racchiude l’identità e l’essenza di un ter-
ritorio ancora fortemente legato alla tra-
dizione del vino, divenuto un prodotto
d’eccellenza di cui farsi vanto.
Una festa
d’altri tempi
come solo
le feste
di paese
sanno essere
I festeggiamenti. Il bambino che suona l’organetto e le ragazze che pigiano l’uva secondo tradizione. (foto Pro loco Viggiano)
Cultura / rubriche
16 La coccinella / GENNAIO 2013
A ttenzione alle grandi marche, consumo di
frutta e verdura fuori stagione, poca accu-
ratezza nella scelta di prodotti meno im-
ballati, disinteresse verso certificazione e
provenienza, criterio di giudizio basato sul prezzo e
non sulla qualità. Questi gli errori più comuni quando
sia va a fare la spesa. Si tratta di un consumo a – criti-
co, che non pensa. Incurante delle conseguenze sul
proprio benessere e su quello della collettività.
Da queste considerazioni presso il Circolo Legambien-
te Potenza nasce il Gae, Gruppo di acquisto ecologico.
Si tratta di uno spazio in cui la domanda incontra
l’offerta. I produttori locali interessati e intercettati dai
responsabili dell’associazione in base a dei criteri indi-
viduati dagli stessi, forniscono settimanalmente i loro
prodotti. Agli utenti del gruppo di acquisto, general-
mente soggetti già sensibili a questo tipo di tematiche
– il Gae nasce anche per allargare le maglie della rete -
viene fornita una lista della spesa sulla quale effettuare
gli ordini. Lo “statuto” del Gae si basa sulla legge delle
tre S: sostenibilità ambientale (consumo a “km 0”,
acquisto merce sfusa e non imballata, ricerca di pro-
duzioni da agricoltura biologica o integrata) sostenibi-
lità sociale (attraverso il circuito del Commercio Equo
e Solidale che garantisce la massima trasparenza e il
rispetto dei diritti e delle condizioni dei lavoratori
svantaggiati del Sud del Mondo), sostenibilità econo-
mica (concetto di “filiera corta” che, avvicinando il
produttore al consumatore ed eliminando tutti i pas-
saggi intermedi, garantisce un prezzo più equo per
entrambi). Tra le attività rientrano dunque anche le campagne
nazionali e locali, gli incontri atti a promuovere il consumo criti-
co. E’ in quest’ottica che diamo a tutti voi appuntamento fisso
ogni mese sulle colonne del nostro mensile, per affrontare insie-
me, di volta in volta, le innumerevoli questioni che gravitano in-
torno all’argomento. Per questo primo appuntamento, sul tavolo,
la presenza dei pesticidi nel piatto. Lo spunto di riflessione viene
dall’ultimo rapporto Legambiente nazionale elaborato sulla base
dei dati ufficiali forniti da Arpa, Asl e uffici pubblici regionali com-
petenti.
Per quanto riguarda la Basilicata, il dato relativo alla presenza di
residui fitofarmaci nei prodotti ortofrutticoli e derivati commer-
cializzati su un numero di campioni superiore allo scorso anno,
non presenta irregolarità. In un campione di melanzane si è regi-
strata presenza di residui Cyprodinil (0,02mg/kg) e Pyridaben
(0,04mg/kg). Nella frutta, invece, 1 campione di pere, 2 di albicoc-
che e 3 di mele sono risultati regolari con 1 residuo, il Boscalid. Il
Cyprodinile e il Bosclaid sono tra i più diffusi. Il primo è classifica-
to come lievemente tossico, non cancerogeno, ma inquinante per
il suolo e le acque. Il secondo , invece, è una sostanza attiva fungi-
cida di contatto, molto attivo nei confronti di numerosi funghi
patogeni. Le regioni di provenienza dei prodotti italiani per il no-
stro territorio sono Basilicata, Trentino, Sicilia, Emilia Romagna,
Campania, Piemonte, Lombardia, Calabria, Valle d’Aosta, Toscana
e Puglia. Per i prodotti stranieri, le nazioni d’importazione sono
Canada, Cina ed Ecuador. La situazione è quindi abbastanza rassi-
curante e in linea con i dati nazionali, che vede i campioni fuori-
legge fermi allo 0,6%; stabili i contaminati da un solo residuo
(18,3%), mentre calano di circa un punto percentuale i campioni
contaminati da più residui contemporaneamente, portandosi al
17,1% (18,5% nel 2011). Purtroppo, però, insieme all’aumento in
percentuale dei campioni in regola, si registrano molti casi in cui il
numero delle diverse sostanze chimiche sono presenti contempo-
raneamente su uno stesso campione. Se la normativa vigente ha
portato a un maggiore controllo delle sostanze attive impiegate
nella produzione dei formulati e all’armonizzazione europea dei
limiti massimi di residuo consentito (LMR) negli alimenti, manca
ancora una regolamentazione specifica rispetto al simultaneo im-
piego di più principi attivi, come pure sulla rintracciabilità di più
residui in un singolo prodotto alimentare. Da questo punto di vi-
sta la situazione è tutt’altro che rassicurante, trattandosi di un
composto che nessuno ha mai studiato e analizzato e che poten-
zialmente potrebbe essere molto dannoso per la salute dei consu-
matori e per l’ambiente.
IL GRUPPO DI ACQUISTO ECOLOGICO (Gae)
Quanti pesticidi ho nel piatto?
Cultura/rubriche
La coccinella / GENNAIO 2013 17
E se gli ombrelli fossero una specie rara, appartenenti alla famiglia dei pipistrelli ma diversi soltanto per quell’unica zampa che gli uomini hanno chiamato
manico? Usa una metafora Alice Uma-na, autrice del libro per ragazzi “La zam-pa dell’ombrello” per parlare di libertà, del rapporto uomo - natura. I protagonisti della storia sono appunto gli ombrelli, che da sempre fanno com-pagnia agli uomini nei giorni più cupi e malinconici. Una funzione, questa, tutt’altro che naturale. Gli ombrelli, infatti, vivevano liberi e spensierati, quando un bel giorno, ammaliati dal loro magnifico canto, gli uomini chie-sero loro di cantare tutti insieme tutti i giorni nelle proprie città. Ma gli om-brelli si opposero. La loro vita andava bene così com’era. Tra gli altopiani delle loro montagne, padroni di poter cantare come e quanto volevano. A quel punto gli uomini presero gli om-brelli con la forza. Seguì una durissi-ma battaglia durante la quale furono gli uomini a prendere il sopravvento, arrestando gli ombrelli con un sempli-ce bottoncino. Fu allora che, ridotti in schiavitù, gli usignoli con le ali da pipistrello persero tutto ciò di cui era-no in possesso: la voce e la libertà. La zampa dell’ombrello è una favola. E come tutte le favole ha in sé una morale, sebbene lontana dall’intento dell’autri-ce. E’ stata la stessa Alice Umana a rac-contarlo, ospite a Potenza per la vota-zione finale del concorso nazionale Un libro per l’ambiente, promosso da Le-gambiente e la Nuova Ecologia. A det-tarne la trama, i caratteri dei personaggi e i linguaggi usati, la fantasia. Fa da con-traltare, però, un messaggio tutt’altro che fantasioso . La libertà non è solo un concetto o un ideale. E’ uno stile di vita, intesa non come arbitrarietà ma come rispetto per gli altri e per se stessi. E’ vivere in armonia con il mondo. Lo spie-ga bene Alice Umana agli alunni delle classi 3, 4 e 5 dell’Istituto Comprensivo Potenza settimo- scuola primaria "Nicola Stigliani" e delle classi 3A-3B-4A
-4B-5A-5B-5C dell’istituto Comprensivo "L.Milani" Potenza quarto- scuola pri-maria "Tullio Trotta"protagonisti del concorso in quanto parte integrante della giuria che ha decretato il vincitore dell’edizione lucana. Nel dare una sua personalissima definizione di ambiente, Alice Umana ha parlato di tutto ciò che ci circonda, uomo compreso. “Ambiente è anche la vostra scuola – ha detto – la vostra casa, la vostra classe. Ed è per questo che è necessario voi ne abbiate cura così come vi prendete cura di una cosa che vi appartiene, di voi stessi”.
Libertà, rispetto, cura, armonia. Principi universali alla base di un qualsiasi rap-porto. A dare maggiore impulso alla storia le illustrazioni dell’artista Agosti-no Iacurci, che ha dipinto le tristi gior-nate degli ombrelli con i toni opachi dell’ocra, del porpora, del carta da zuc-chero. La prima edizione lucana di Un libro dell’ambiente si è conclusa con la vitto-ria di “La banda del mondo di sotto”, di Paola Dalmasso edito da EDT Giralan-golo, sui bambini di Bucarest. Il premio rientra in un progetto promos-so dalla Biblioteca Nazionale di Potenza e dal Centro di Educazione Ambientale “Il Vecchio Faggio” nell’ambito del pro-gramma regionale Epos 2010 – 2013 per l’Educazione e la promozione della so-stenibilità ambientale.
Il “calore di casa”, consigli
per non disperderlo
Salve,
dopo anni di “sacrificante” vita in città
insieme alla mia famiglia (io, mio mari-
to e un bimbo di quasi 6 anni) stiamo
per trasferirci in campagna. Per quanto
possibile vorrei costruire una casa che
sia a prova di energia, ovvero efficace ed
efficiente dal punto di vista del rispar-
mio energetico, in particolare per quan-
to riguarda il riscaldamento. Ho fatto
un giro in rete ma adesso sono più con-
fusa di prima. Sapreste darmi voi delle
indicazioni su cosa tener presente?
Grazie, Francesca
Cara Francesca,
intanto bisogna tener conto dell’orien-
tamento. Le finestre verso sud dovreb-
bero essere più ampie in quanto rice-
vono sole d’inverno, verso nord do-
vrebbero trovarsi finestre più piccole,
muri più coibendati e parti d’abitazio-
ne più fresche (garage, corridoi, scale).
Anche le prestazioni dell’involucro
vanno controllate: i muri e i tetti devo-
no garantire un buon isolamento ter-
mico (nelle zone più spesse si consi-
gliano 40- 50 cm di spessore), le fine-
stre (doppio vetro), una buona tutela e
un buon isolamento acustico.
Coperture: i pavimenti posti al di sopra
di porticati o garage e piani non riscal-
dati possono essere mantenuti caldi
solo applicando pannelli isolanti sotto
la pavimentazione. L’isolamento dei
tetti o dei solai è generalmente l’inter-
vento più conveniente, perché il calore
si disperde verso l’alto. Meglio infor-
marsi sulle novità normative per abita-
zioni nuove e ristrutturate e richiedere
sempre l’attestato di certificazione
energetica. Ricorda, infine, che sono
previste agevolazioni e contributi.
Per info:
www.sviluppoeconomico.gov.it;
www.anit.it e www.viviconstile.org.
STORIA DI UOMINI
E DI OMBRELLI
Alice Umana racconta il difficile rapporto uomo—natura
di Anna Martino
Alice Umana, l’autrice del libro.
Cultura / rubriche
18 La coccinella / GENNAIO 2013
Il cuoio è il materiale più antico usato dall’uomo, è un fasci-no ancestrale quello che gli oggetti in pelle e cuoio riescono ad esercitare su di noi. Spesso questo materiale ha caratte-
rizzato interi periodi storici. Come dimenticare ad esempio le fa-mose borse tolfetane diventate simbolo degli anni settanta. Og-getti in pelle sono presenti quotidianamente nella nostra vita: chi non ha un capo di pelle nell’ armadio, magari un po’ vetusto e rovinato? Ebbene, è da questo che è nata l idea di recuperare vec-chi capi inutilizzati e farne degli oggetti nuovi realizzati a mano.
BORSA TASCAPANE IN PELLE Occorrente: ago da materasso, fustellatrice o preferibilmente un punteruolo, spago, vecchio giubbotto in pelle, fobici/trincetto, vecchia cinta.
Per prima cosa occorre separare la pelle dalla fo-dera, asportare i bottoni o eventuali cerniere, scucire le maniche e il collo, que-sto per avere sotto gli oc-chi il pezzo di pelle effetti-vamente utilizzabile. La parte più estesa e quin-di più comodamente uti-lizzabile è il dorso. Creare sul cartoncino la sagoma della borsa, que-
sta non sarà composta da un'unica parte ma da più pezzi (è im-portante dunque, in questa fase, essere molto precisi). Stendere la pelle e riportare sul rovescio con un gessetto le sago-me ritagliate dal cartoncino. Una volta ottenuti i pezzi della nostra borsa occorrerà assemblarli. Consiglio se non si è esperti, di usare un po’ di colla per saldare le parti, questo ci aiuterà a mantenere la forma e ci agevolerà nel
cucito. Dato che la pelle è un materiale elasti-co e resistente incontreremo un po’ di diffi-coltà nel far passare l’ago quindi prima di cucire occorre con la fustella-trice-punteruolo praticare dei buchi lungo tutti i bordi. A questo punto dovremmo aver ottenuto la nostra borsa priva, però, di due parti fondamentali: la tracolla e la chiusura. Per la chiusura basterà ri-correre ad un semplice bot-tone realizzato da noi stessi in cuoio e da dei lacci che ne assicurino l’aggancio oppu-re, rivolgendoci ad un calzo-laio, faremo applicare un bottoncino automatico. Per la tracolla occorre una vecchia cinta privata natu-ralmente della fibbia, che cuciremo ai due lati della borsa. Se la cinta non è dello stesso colore della nostra borsa basterà rivestirla con la pelle, consigliabile è l’uso, in questo frangente, delle maniche. In alcune parti la nostra opera presenterà magari delle vecchie cuciture, dei graffi, oppure i segni inequivocabili dell’usura, non sarà un ogget-to perfetto, ma sarà stato realizzato da noi e questo le darà sicura-mente importanza.
di Michele Catalano
Agronomo esperto paesaggista
LA POINSETTIA
(EUPHORBIA PULCHERRIMA)
La Poinsettia o comunemente detta stella
di Natale è originaria del Messico, dove
cresce spontanea nel sottobosco, raggiun-
gendo i 2-3 metri di altezza. I veri fiori della
stella di Natale sono rotondi, minuscoli e
giallastri, al centro della corona di foglie
colorate. Queste foglie modificano il pro-
prio normale colore verde per segnalare
agli insetti impollinatori la partenza dei
fiori.
COME COLTIVARLA
Posizione: in un luogo luminoso, ma non
esposta ai raggi solari diretti. Detesta le
correnti d’aria fredda, che la possono fare
afflosciare in poche ore. Trapiantatela in
un terriccio a base di torba o di tipo univer-
sale. Temperatura: resiste fino a 12°C e
soffre oltre i 20°C, sia
d’inverno sia d’estate.
Acqua: va bagnata in
abbondanza appena il
terreno in superficie
si è asciugato. Non la-
sciate la appassire: per-
derá in fretta le foglie co-
lorate. Non vaporizzate la:
non ama l’acqua sul fogliame.
Concimazione: durante la fioritura, ogni 7-
15 giorni con un prodotto per piante fiorite;
dopo la fioritura, da aprile a settembre
ogni 20-30 giorni con un prodotto per pian-
te verdi.
COME FARLA RIFIORIRE
Per farla rifiorire, in settembre dovete met-
terla in un luogo buio o incappucciarla con
un doppio sacco di plastica nera per 14 ore
al giorno, in modo che non riceva nemme-
no uno spiraglio di luce. Bagnatela con re-
golaritá e somministratele ogni settimana
un concime ad alto tenore di potassio e
fosforo. Quando la pianta perde le
bratte colorate, tagliate i fusti a
un’altezza di 10-30 cm dalla base
(dipende dalla grandezza della
pianta), bagnate un pò meno e,
dopo 10 giorni dalla potatura, som-
ministrate il concime per piante ver-
di. In poco tempo la stella di Natale
si riempirá di grande foglie verdi.
RIMEDI UTILI
Se le foglie scoloriscono, è per un invisibile
acaro che succhia la linfa. Trattate imme-
diatamente con un acaricida, ripetendo
l’intervento dopo 7 giorni. Se notate sulla
pagina inferiore delle foglie e lungo i fusti
piccoli dischetti bruni ben attaccati, si trat-
ta della cocciniglia cotonosa. Intervenite
spruzzando un prodotto anti cocciniglia,
ripetendo dopo due settimane e fino alla
completa scomparsa dei parassiti.
di Francesco Laurita
Retro del pezzo di pelle con accanto
Francesco che cuce due pezzi di una borsa
con ago da materasso e robusto spago.
strumenti da lavoro.
La borsa finita.
La coccinella / GENNAIO 2013 19
segue da pag. 2 … È necessario cambiare il sistema di produzio-
ne dell’energia, i nostri consumi energetici,
la gestione dei rifiuti, il ricorso alla nuova
edificazione che consuma irreversibilmente
grandi quantità di territorio, ad esempio, ma
per arrivare a questo è necessario agire e fa-
re, puntando su nuovi impianti produttivi,
per le energie rinnovabili sugli impianti di
compostaggio, ecc.
La risposta dell’ambientalismo non può esse-
re dei no a tutto, perché dire no a tutto, agli
impianti eolici come alle centrali a carbone,
agli impianti per il compostaggio dei rifiuti
come agli inceneritori, alle nuove ferrovie
come alle nuove autostrade è dire no ai radi-
cali cambiamenti senza i quali l’inquinamen-
to, il degrado ambientale, la perdita di biodi-
versità continueranno sempre a crescere.
Dire no anche a quello che fino a pochi anni
fa era considerato indispensabile per uno
sviluppo sostenibile del Paese non è serio e
non riesce ad essere compreso anche da una
grande parte dei nostri concittadini, portan-
do le posizioni degli ambientalisti ad essere
meno credibili.
Per rafforzare queste scelte è necessaria una
conoscenza dei problemi e delle soluzioni,
una precisa proposta politica e scelte sui ter-
ritori chiare e trasparenti.
Con questo nuovo mensile proviamo a dare il
nostro contributo aprendo discussioni e di-
battiti sulle tante questioni che sono oggi
davanti a noi, affinché le questioni ambienta-
li assumano sempre più un valore strategico,
per realizzare uno scenario che guardi alla
modernità con il metro della sostenibilità, in
cui le opportunità dello sviluppo vengano
interpretate nei limiti della scarsità delle
risorse e vengano scandite con la pratica del
buon governo del territorio.
Epos è un Programma Strategico messo in campo dal Diparti-
mento Ambiente della Regione Basilicata, incardinato al siste-
ma Infea nazionale, finanziato dal PO FESR 2007 — 2013, da fondi
statali e regionali per la diffusione e la sedimentazione della cultu-
ra della sostenibilità.
Il programma prevede proposte educative, moduli formativi, pro-
getti di animazione territoriale, attività scolastiche ed extra scola-
stiche che coniughino conoscenza scientifica e creatività, informa-
zione e comunicazione. Rappresenta pertanto, un valore aggiunto
per tutto il territorio, sia per la scelta strategica di rafforzare e pro-
muovere il tema dell’educazione e della sostenibilità in modo tra-
sversale, sia per l’idea di dare nuova linfa alla rete REDUS, Rete di
Educazione alla Sostenibilità della Basilicata. Il programma, infat-
ti, prevede il coinvolgimento di tutti gli attori della rete REDUS,
composta da Centri (CEAS), Osservatori ambientali per la sosteni-
bilità (OAS) e Amici della Rete (Adr) che operano in simbiosi con i
relativi ambiti territoriali di riferimento per promuovere una mag-
giore responsabilità verso i problemi ambientali e radicare la con-
sapevolezza della necessità di essere coinvolti nelle politiche di
governo del territorio. Ceas, Oas e Adr sono soprattutto organizza-
zioni Onlus/no profit, associazioni culturali e ambientalistiche o
società che evidenziano la propria funzione educativa, ambientale
e alla sostenibilità nel proprio statuto.
Telefono:
0971/480044
Fax:
0971/1900105
Email:
anno 1 - numero 0 - dicembre 2012