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La cooperazione tra amministrazioni nazionali in materia di accertamento e riscossione dei tributi Lezione del 24 marzo 2011 Dott.ssa Giusi Fulghesu

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La cooperazione tra amministrazioni nazionali in materia di accertamento e riscossione dei tributi

Lezione del 24 marzo 2011

Dott.ssa Giusi Fulghesu

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E’ generalmente considerato operante a livello internazionale un principio di non collaborazione tra Stati in materia di accertamento e di riscossione tributaria che trova il proprio fondamento nella esclusività dell’esercizio della sovranità nazionale.

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Quest’ultima non può, infatti, esplicarsi al di fuori del territorio dello Stato: non è ammissibile l’esercizio dei poteri di supremazia nella sfera di sovranità di altri Stati, salvo che questi vi acconsentano.

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La refrattarietà alla collaborazione tra amministrazioni finanziarie di Stati esteri è ancor più evidente in materia di riscossione tributaria di quanto non sia in materia di accertamento, poiché la potestà tributaria di riscossione è considerata la massima espressione della sovranità dello Stato.

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Divieto di esercizio dell’attività amministrativa tributaria all’estero

L'esercizio dell'attività amministrativa può e deve esplicarsi solo all'interno del territorio nazionale.

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Lo Stato può emanare una norma in base alla quale gli stranieri residenti in Italia sono tassati anche per redditi prodotti all'estero. Tuttavia, l'Amministrazione finanziaria non può svolgere un'attività di accertamento e riscossione nel territorio di un altro Stato (come il pignoramento) senza il consenso di quest'ultimo.

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Gli Stati hanno cercato di trovare degli accordi di collaborazione amministrativa in materia fiscale, ma finora tali accordi sono molto limitati perché ogni nazione è reticente a permettere ad altre di esercitare poteri nel suo territorio.

Qualora si riesca a trovare un accordo, non è in ogni caso consentito all'Amministrazione straniera di svolgere direttamente un'attività di accertamento e riscossione nel territorio dello Stato; tale funzione può venire al massimo esercitata per suo conto dall'Amministrazione nazionale.

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Pertanto

L’attività svolta dall'Amministrazione finanziaria trova un naturale ostacolo nelle limitazioni territoriali della sovranità dello Stato e nel principio generale di non collaborazione in materia tributaria tra gli Stati, corollario del principio di esclusività dell'esercizio della sovranità nazionale.

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Tuttavia

In un sistema economico globalizzato, l'impossibilità per l'Amministrazione finanziaria di svolgere attività accertativa all'estero fa sorgere grandi difficoltà per l'efficace esercizio dell'attività di contrasto all'evasione fiscale.Sicché, vi è stata una inversione di tendenza.

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Nell'Unione Europea si è rapidamente diffuso il convincimento che la collaborazione amministrativa costituisca un fattore fondamentale per garantire l’effettivo perseguimento dei principi di libertà economica stabiliti a fondamento dell’integrazione europea.

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Diviene indispensabile l’istituzione di meccanismi di cooperazione tra le amministrazioni finanziarie dei singoli Paesi membri, con lo scopo di intervenire sulle frodi e su fenomeni elusivi ed evasivi, che incidono negativamente sul funzionamento del libero mercato.

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Infatti

L’Unione non è soggetto legittimato ad esercitare attività di accertamento e riscossione direttamente nei confronti del singolo contribuente.

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Ciò è in linea con la connotazione “negativa” della fiscalità comunitaria, volta a contenere e circoscrivere il potere dei singoli Stati laddove possa interferire con le libertà fondamentali, piuttosto che a regolare in termini positivi i rapporti tributari.

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Per tali ragioni, nel tempo sono stati sviluppati strumenti che - partendo dall'attività di scambio di informazioni - consentono di sopperire a tali difficoltà e che trovano regolamentazione nelle convenzioni internazionali contro la doppia imposizione e, per i Paesi membri dell'UE, in Direttive e Regolamenti comunitari.

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Di recente, inoltre, è entrata in vigore una convenzione multilaterale, la Convenzione di Strasburgo del 25 gennaio 1988, che prevede un'ampia ed articolata collaborazione tra le amministrazioni finanziarie dei Paesi aderenti. Tale Convenzione è stata ratificata dall’Italia con L. 10 febbraio 2005, n. 19.

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Scambio di informazioni

Era in origine previsto nelle convenzioni internazionali contro le doppie imposizioni al fine di impedire o limitare tale fenomeno.

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Oggi, è invece soprattutto strumento utilizzato per:

la corretta applicazione degli ordinamenti tributari dei singoli Stati

la prevenzione dell’evasione, dell’elusione, delle frodi fiscali

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Lo scambio di informazioni europeo riguarda un complesso di dati fiscalmente rilevanti in grado di garantire un adeguato patrimonio conoscitivo alle amministrazioni fiscali dei vari Stati con il fine precipuo di ricostruire i comportamenti e le situazioni patrimoniali dei contribuenti ed in specie delle imprese che agiscono a livello transnazionale.

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Convenzioni contro le doppie imposizioni (art. 26 modello OCSE)

Tale articolo prevede che le autorità degli Stati contraenti si scambino le informazioni finalizzate all'applicazione delle disposizioni convenzionali e «quelle della legislazione interna degli Stati contraenti relativa alle imposte di ogni tipo nella misura in cui la tassazione che tali leggi prevedono non sia in contrasto con la Convenzione».

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Limiti

Le disposizioni sullo scambio di informazioni non possono condurre uno Stato contraente ad essere obbligato a:

adottare provvedimenti amministrativi non ammessi nel proprio ordinamento o nell'ordinamento dell'altro Statocontraente;

fornire informazioni che non potrebbero essere acquisite in base alla legislazione propria o dell'altro Stato contraente;

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fornire informazioni che potrebbero rivelare «segreti commerciali, di affari, industriali, professionali o processi commerciali oppure informazioni la cui comunicazione sarebbe contraria all’ordine pubblico».

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Lo scambio di informazioni disciplinato in ambito convenzionale non si è manifestato sempre efficace nel tempo.Ciò in quanto le convenzioni legano solamente due Stati e perché le regole del modello OCSE sono tutt'altro che dettagliate (basti pensare che non sono previsti termini temporali per l'adempimento delle richieste di scambio di informazioni).

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Alcuni Stati hanno sottoscritto accordi amministrativi bilaterali per l'effettuazione di verifiche simultanee a carico di contribuenti tra loro collegati.Si tratta di accordi di natura tecnica, siglati dalle rispettive Amministrazioni, che disciplinano i criteri selettivi e le modalità esecutive da seguire nell'ambito delle verifiche a carico di contribuenti (società multinazionali, gruppi di imprese, ecc.) che hanno legami con i due Paesi contraenti.

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… segue

L'Italia ha stipulato accordi con il Belgio, la Finlandia, gli Stati Uniti d'America, la Francia, l'Austria, la Danimarca, l'Ungheria, la Svezia, la Slovacchia, la Polonia e la Norvegia. L'elenco completo ed aggiornato degli accordi in oggetto è reperibile nel sito del Ministero dell'economia e delle finanze: www.finanze.it.

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Fonti di diritto comunitario

Giova premettere che il Trattato istitutivo della CE non reca previsioni in materia di assistenza amministrativa in materia fiscale.

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La fonte principale in materia è la Direttiva n. 77/799/CEE del 19 dicembre 1977 (imposte sul reddito, sul patrimonio, imposte sui premi assicurativi).Ulteriore dettaglio nei Regolamenti n. 92/218 (imposte dirette), nn. 92/3046 e 2002/792 (IVA), n. 97/515 (tributi doganali).

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La Direttiva n. 77/799 è stata inizialmente recepita nel nostro ordinamento con il D.P.R. 5 giugno 1982, n. 506, che è andato ad integrare il D.P.R. n. 600 del 1973 ed il D.P.R. n. 633 del 1972. Dopodiché, sono stati operati ulteriori interventi normativi che hanno portato all'introduzione nel D.P.R. n. 600 del 1973 degli artt. 31-bis (Assistenza per lo scambio di informazioni tra le autorità competenti degli Stati membri dell'Unione europea) e 60-bis (Assistenza per le richieste di notifica tra le autorità competenti degli Stati membri dell'Unione europea).

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Tre forme di scambio di informazioni (Direttiva n. 77/799/CEE)

Scambio su richiesta Scambio automatico Scambio spontaneo

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Scambio su richiesta (art. 2)

Rappresenta la modalità di scambio principale e si concretizza nella richiesta da parte dell'autorità di un Paese all'autorità dell'altro Paese di determinate informazioni. L'autorità competente dello Stato cui la richiesta di informazioni è rivolta non è tenuta ad ottemperare a tale richiesta se risulta che l'autorità competente dello Stato richiedente non abbia esaurito le «abituali fonti di informazione che avrebbe potuto utilizzare, secondo le circostanze, per ottenere le informazioni richieste senza mettere in pericolo i risultati dell'inchiesta» (c.d. principio di sussidiarietà).

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Scambio automatico (art. 3)

Consiste nello scambio sistematico e regolare di predeterminati dati o informazioni, senza che siano operate specifiche richieste.Tale strumento, in origine poco utilizzato, è divenuto meccanismo informativo fondamentale della politica di contrasto delle pratiche elusive poste in essere sul mercato finanziario.

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Infatti (direttiva risparmio)

Direttiva n. 2003/48 impone che le Amministrazioni fiscali nazionali acquisiscano le informazioni relative ai rapporti contrattuali intercorrenti tra persone fisiche non residenti e soggetti pagatori di interessi e le trasmettano all’Amministrazione dello Stato di residenza.

Tassazione nello Stato di residenza del percettore.

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Scambio spontaneo (art. 4)

E’ quello che avviene su iniziativa di un Paese membro, senza che vi sia stata una specifica richiesta da parte dell'altro Paese.

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… segueÈ previsto, in via esemplificativa, che questo meccanismo di cooperazione venga attuato in alcune situazioni giudicate fiscalmente "a rischio": sussistenza di fondati motivi per presumere un anormale riduzione dell'imposta; trasferimenti fittizi di utili intragruppo; relazioni d'affari idonee a generare indebite diminuzioni del carico fiscale. Lo scambio spontaneo è dunque utilizzabile anche in assenza di prove concrete di evasione fiscale, purché sussistano elementi indiziari che ne lascino supporre la possibile esistenza.

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Limiti allo scambio di informazioni (art. 8)

Lo Stato membro al quale sono richieste informazioni non ha alcun obbligo di «effettuare indagini o di comunicare informazioni, se la legislazione o la prassi amministrativa di tale Stato non consente all'autorità competente di condurre tali indagini o di raccogliere le informazioni richieste» (c.d. principio dell'equivalenza).

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Limiti

Reciprocità Sussidiarietà Equivalenza

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Lo scambio di informazioni disciplinato dalla Direttiva n. 77/799 è certamente più efficace rispetto a quello previsto nell'ambito delle convenzioni - in quanto disciplinato in modo maggiormente dettagliato e di natura multilaterale - ancorché permangano fattori di impedimento, quali l'assenza di termini tassativi per il perfezionamento dello scambio informativo.

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Ambito Iva (Regolamento n. 1789 del 2003)

Sistema VIES (vat information exchange system): è un sistema di scambi automatici tra le amministrazioni finanziarie degli Stati membri dell'Unione Europea. Attivo dal 1° gennaio 1993, la finalità del VIES è il controllo delle transazioni commerciali in ambito comunitario e dei soggetti passivi IVA che le pongono in essere.

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… segueLe informazioni contenute nel sistema VIES, agevolmente acquisibili per via telemalica riguardano innanzitutto l'identificazione soggettiva dei contribuenti (c.d. dati di primo livello) così come alcune specificazioni relative all'attività economica svolta, quali ad es. l'elenco dei fornitori residenti in un dato paese e l'ammontare delle cessioni ricevute dai medesimi (c.d. dati di secondo livello). Più complessa è l'acquisizione di informazioni concernenti le singole operazioni economiche (genere merceologico, mezzo di trasporto, tipo di paga mento) o i dati formali delle medesime (numero di fattura, data di emissione), essendo richiesta una articolata procedura subordinata peraltro a tre condizioni: rispetto della reciprocità tra Stati, esaurimento dei poteri di indagine interni, rispetto della capacità operativa dell'amministrazione interpellata.

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Termine per la comunicazione delle informazioni

L'autorità interpellata esegue le comunicazioni di informazioni ... al più presto e comunque entro tre mesi dalla data di ricevimento della richiesta. Tuttavia, se le informazioni di cui trattasi sono già in possesso dell'autorità interpellata, il termine è ridotto ad un periodo massimo di un mese (art. 8 del Regolamento).

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Altre forme di cooperazione amministrativa

Nell'ambito del Regolamento, infine, sono previste forme di collaborazione tra le Amministrazione dei diversi Paesi membri, tra cui la partecipazione (con limitate funzioni) di funzionari di uno Stato membro alle verifiche compiute dall'Amministrazione finanziaria di un altro Stato membro e l'effettuazione di controlli simultanei.

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Verifiche simultanee

Sono dirette a verificare simultaneamente, ciascuna autorità sul proprio territorio, la situazione fiscale di una o più persone con interessi comuni o collegati al fine di scambiare le informazioni utili in tal modo ottenute.

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Regole sostanzialmente analoghe sono previste in materia di accise dal Reg. n. 2073 del 2004. In materia doganale sono previste particolari forme di cooperazione, in ambito tributario e non (contrasto alla contraffazione, sicurezza, ecc.)

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Programma Fiscalis

La cooperazione amministrativa è oggetto di una ambizioso programma di sviluppo comune da parte degli Stati membri riguardante la formulazione di un approccio strutturato e generale al tema dell'integrazione dell'attività delle amministrazioni fiscali nazionali.

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… segue

È presumibile che tale programma verrà implementato ed ulteriormente rafforzato nei prossimi anni allo scopo di avviare la costituzione di una sorta di nucleo di una amministrazione europea per il controllo delle attività economiche fiscalmente rilevanti svolte nello spazio dell'Unione Europea.

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Autorità competenti In materia di imposte dirette è il Ministero delle Finanze ovvero, per la Direttiva CEE 77/799, il Capo dipartimento per le politiche fiscali.Con una Direttiva del Ministero delle Finanze è stato designato il Comando generale della Guardia di Finanza unitamente all'Agenzia delle entrate quale Autorità abilitata ad attuare lo scambio di informazioni a richiesta ai sensi della Direttiva citata.Riguardo, invece, allo scambio automatico e spontaneo, la competenza è stata attribuita rispettivamente all’Agenzia delle Entrate ed all’Ufficio Relazioni Internazionali del Dipartimento delle Politiche Fiscali.Non vi sono procedure operative codificate a livello nazionale, ulteriori rispetto alle prescrizioni contenute nei testi convenzionali.

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Tutela del contribuente

La regolamentazione dello scambio di informazioni appare concepita considerando principalmente gli interessi degli Stati.In nessuna parte delle convenzioni o delle direttive si fa cenno ai diritti dei contribuenti.

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Da tempo sono state avvertite esigenze di tutela, sotto il profilo procedurale e processuale, delle situazioni soggettive del contribuente coinvolto nell’attività di scambio di informazioni.

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Solo oggi, a seguito dell'entrata in vigore dello Statuto dei diritti del contribuente (ma non prima), il contribuente è informato delle attività di scambio delle informazioni che lo riguardano.Per contro è esclusa la possibilità per il contribuente di “accedere” agli scambi di informazioni formulati/inoltrati dall’Amministrazione fiscale ai sensi dei vigenti strumenti giuridici.

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Cass. n. 2390 del 03.03.2000

Condizioni di validità delle richieste di informazioni provenienti da Stati esteri:

documento contenente la richiesta proveniente da un’amministrazione estera;

applicabilità delle norme dello Stato richiedente per la validità formale della richiesta;

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… segue

valutazione della richiesta da parte della amministrazione di destinazione ai fini della compatibilità con la normativa interna.

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Assistenza in materia di riscossione

Importante novità rappresentata dall’inserimento nel modello di convenzione OCSE del 2003 dell’art. 27 espressamente dedicato alla “Assistenza nella riscossione delle imposte”, che si ispira agli articoli dall’11 al 16 della Convenzione di Strasburgo (25 gennaio 1988).

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In ambito europeo, la normativa di riferimento, con riguardo all’assistenza in materia di riscossione, è dettata dalla Direttiva 15 marzo 1976 n. 76/308/CEE che, nella sua formulazione originaria, limitava il recupero dei crediti tributari ai prelievi agricoli, ai dazi doganali e alle restituzioni ed interventi che fanno parte del sistema di finanziamento del Fondo europeo agricolo di orientamento e di garanzia (FEAOG).

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Con le Direttive n. 79/1071/CEE e n. 92/12/CEE si è esteso il campo di applicazione della suddetta direttiva all’imposta sul valore aggiunto e alle accise armonizzate.

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Con la Direttiva n. 2001/44/CE si sono, infine, incluse tra i tributi oggetto dell’attività di assistenza alla riscossione, anche le imposte sul reddito e sul capitale, e le imposte sui premi assicurativi.

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Con effetto dal 30 giugno 2008 la direttiva n. 76/308/CEE, e successive modificazioni, è stata sostituita dalla Direttiva n. 55 del 2008 che non ha introdotto cambiamenti rilevanti.

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La Commissione europea ha però ritenuto che la direttiva non fosse lo strumento giuridico più idoneo a garantire l’uniformità di applicazione da parte degli Stati membri delle norme sull’assistenza in tema di recupero dei crediti fiscali esteri.

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Pertanto, ha emanato il Regolamento CE n. 1179 del 28 novembre 2008, che stabilisce le modalità di applicazione di talune disposizioni della Direttiva n. 2008/55/CE del Consiglio.

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In Italia, la normativa che legittima l’attività di mutua assistenza nella riscossione dei tributi, nell’ambito della Comunità europea, è inserita nel:

d.lgs. 9 aprile 2003 n. 69 - di recepimento della Direttiva 2001/44/CE del Consiglio d’Europa del 15 giugno 2001.

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Ulteriori fonti normative

Decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze n. 179 del 22 luglio 2005, che costituisce il regolamento di attuazione del d.lgs. n. 69/2003.

Provvedimento dell’Agenzia delle Entrate del 23 dicembre 2005, modificato con provvedimento AA. EE. del 9 ottobre 2007.

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La normativa comunitaria prevede che l’attività di assistenza reciproca in materia di recupero dei crediti tributari si articoli in tre fasi consistenti:

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nel fornire all’autorità richiedente le informazioni utili al recupero dei crediti tributari di cui la stessa è titolare;

nel notificare al debitore tutti gli atti relativi a tali crediti;

nel procedere al recupero dei crediti e all’adozione di provvedimenti cautelari.

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Queste forme di assistenza devono essere praticate nell’osservanza delle disposizioni legislative, regolamentari o amministrative vigenti in tali materie nell’ordinamento dello Stato adito.

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Pertanto

non è possibile imporre alle autorità del Paese assistente l’adozione di procedure non disciplinate dal suo ordinamento interno, al fine di evitare che l’attività di cooperazione risulti eccessivamente invasiva e onerosa;

si assicura al credito estero il medesimo trattamento previsto per i crediti nazionali.

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Profili procedimentali e processuali della riscossione dei tributi esteri

Il credito fiscale, da riscuotere in Italia, ha origine, nei suoi presupposti di fatto e di diritto, all’estero.

Quindi dell’esistenza e dell’ammontare del tributo, risponde sempre lo Stato estero.

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Procedimento

L’iter inizia con l’invio al Ministero dell’Economia e delle Finanze, da parte dello Stato straniero, della richiesta di assistenza.Per i tributi esteri analoghi a quelli gestiti dall’Agenzia delle Entrate, la richiesta viene, poi, inviata alla Direzione Centrale Accertamento – Ufficio Riscossione Internazionale – dell’Agenzia stessa.

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La richiesta deve indicare (in lingua straniera con traduzione in italiano)

i dati identificativi del soggetto passivo d’imposta;

la natura del debito; il suo ammontare.

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La Direzione Centrale Accertamento, a sua volta, invia la documentazione:

alla Direzione Regionale competente per territorio, che la trasmette

all’Agente della Riscossione e all’Ufficio Locale, del domicilio fiscale

del contribuente.

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Il titolo esecutivo è costituito dal provvedimento straniero che deve contenere:

l’elencazione delle somme da riscuotere ogni altra informazione utile alla

identificazione del debitore e alla tipologia del credito da riscuotere.Esso é inviato in allegato alla richiesta di assistenza e viene consegnato all’Agente della Riscossione in originale o copia conforme.

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Nel provvedimento straniero é appostala formula di esecutività .Essa è la “certificazione” che il debito é divenuto certo, liquido ed esigibile, ossia che é stato completato l’iter amministrativo di notifica, della eventuale contestazione e dell’esito della stessa.

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La formula esecutiva costituisce il requisito di legittimità formale della pretesa di riscossione.In genere é richiesta dalla Convenzione fiscale o dall’Accordo internazionale, che vanno poi richiamati espressamente nella domanda di assistenza.

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L’agente della riscossione: prima notifica l’atto, poi procede con gli strumenti

ordinari di esecuzione fiscale, in caso di mancato pagamento.

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Eventuali contestazioni

Le contestazioni rilevabili, collegate alle irregolarità formali del procedimento di riscossione di un credito estero, sono:

soltanto quelle relative all’attività demandata all’amministrazione italiana;

non possono essere invece sollevate quelle riferibili all’attività dell’amministrazione estera.

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Negli accordi internazionali non sono previsti termini di decadenza o prescrizione, se non quelli vigenti nello Stato richiedente.

Il procedimento formale di riscossione é disciplinato dal D.P.R. n. 602/1973 e successive modifiche (art. 5 del D.lg. 69/2003).

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Vizi formali del titolo e sospensione della riscossione

I vizi formali del titolo esecutivo estero possono essere eccepiti soltanto dinanzi all’autorità straniera, sia essa amministrativa o giurisdizionale, la quale deciderà in via autonoma.

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L’attività di riscossione non può essere sospesa, a meno che l’autorità straniera o lo stesso contribuente non comunichino, all’autorità italiana, l’eventuale contestazione del credito. In questo caso la riscossione è sospesa ai sensi del d. lgs. n. 69/2003, salvo che l’autorità straniera non dichiari espressamente di voler egualmente proseguire nella riscossione.

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Prescrizione Essa incide direttamente sulla esigibilità del tributo nel

tempo. La prescrizione dei crediti tributari e' regolata dalle disposizioni vigenti nello Stato in cui sono sorti.

Nel d.lgs. n. 69/2003 e nella Convenzione di Strasburgo sono previsti dei termini di prescrizione (quinquennali) oltre i quali l’autorità adita (destinataria della richiesta) può rifiutarsi di riscuotere il credito estero.

Ma anche quando è evidente il superamento di tali termini, deve essere l’autorità richiedente il recupero a pronunciarsi, computando il periodo trascorso e le eventuali interruzioni costituite dalla notifica degli atti all’estero e in Italia.

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Le S.S. Unite della Corte di Cassazione

Il R.D.L. 9 settembre 1938, n. 1676 (che ha dato esecuzione al Trattato italo-germanico di collaborazione in materia fiscale, indicando criteri di collaborazione fra Stati che sono oggi recepiti negli artt. 5 e 6 del dlgs 69/2003, di attuazione della Direttiva n. 2001/44/CE, relativa all'assistenza reciproca in materia di recupero di crediti tributari) traccia una precisa ripartizione di giurisdizione, affidando alle Autorità del luogo in cui si è verificato il presupposto impositivo (nel caso di specie, tedesche) il compito di accertare la sussistenza (o meno) del debito tributario disciplinato dalla legge straniera. Spetta pertanto a queste autorità la competenza a pronunciarsi anche sull'eventuale prescrizione del debito, mentre compete all'Autorità giudiziaria del luogo in cui si chiede la riscossione del credito il contenzioso ad essa relativo.”(Cass. civ. Sez. Unite, 17-01-2006, n. 760) 

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Effetti della sentenza

La competenza a conoscere delle contestazioni va riconosciuta a tre diversi giudici:

quello tributario quello ordinario quello straniero.

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La giurisdizione del giudice tributario

E’ limitata alle contestazioni sugli atti formati in Italia e sul procedimento formale seguito per la riscossione.

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La giurisdizione del giudice ordinario

Secondo i principi regolanti la giurisdizione in Italia, ha competenza sull’attività di esecuzione forzata.

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Il giudice straniero

E’ competente, sia nella procedura che nel merito, relativamente agli atti formati all’estero.    

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In conclusione

E’ il giudice nazionale dello Stato (richiedente), dove si è originato il credito tributario, che risolve le contestazioni relative alla sussistenza del credito tributario e alla sua determinazione quantitativa.

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… segue

E’ il giudice nazionale dello Stato richiesto (in Italia il giudice tributario), che risolve le contestazioni relative ai vizi propri del procedimento di riscossione.

Giudice dell’esecuzione è il giudice ordinario.

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Tributi oggetto di esazione

I tributi che possono essere oggetto di richiesta di esazione reciproca fra Stati hanno essenzialmente natura erariale.

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In particolare, l'art. 1 del D.Lgs. 9 aprile 2003, n. 69 elenca:

i finanziamenti erogati dal fondo europeo agricolo

i dazi l'IVA le Accise le Imposte sul reddito e sul capitale le Imposte su premi assicurativi interessi, penali, sanzioni

amministrative e spese collegate

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Non sono azionabili: i tributi locali o altre entrate diverse da quelle

elencate.

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L’attivazione della procedura di assistenza, comunque, è condizionata alla circostanza che lo Stato richiedente abbia, perlomeno, avviato le adeguate procedure interne di recupero.Nello specifico ambito della riscossione dei crediti tributari vantati all’estero, lo scambio di informazioni previsto dalla Direttiva è solamente quello attivabile previa richiesta.

Non è pertanto possibile né lo scambio automatico né quello spontaneo.

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Limiti all’assistenza La Direttiva prevede che la domanda di

assistenza possa essere presentata solamente se l’importo complessivo del credito o dei crediti sia di almeno millecinquecento euro; detto limite è stato posto per un intuibile criterio di economicità dell’azione amministrativa.

L’Autorità adita non è tenuta ad accordare l’assistenza dello scambio d’informazione, qualora la domanda si riferisca a crediti di più di cinque anni.