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sabbatica La danza del tempo ostara, estia, eostre LE DEE DELLA PRIMAVERA E LA MISTIFICAZIONE DELLA PASQUA www.gorgonmagazine.com issn 2036~8267

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Questo articolo è disponibile in versione di solo testo stampabile suWWW.GORGONMAGAZINE.COM

Chiunque viva con una certa ritrosia la pervasività istituzionale e le continue infiltrazioni del pensiero cristiano nei rituali della vita pubblica si sarà spesso sentito combattuto tra il rispondere o meno agli au-guri di buona Pasqua. A questi auguri è però davvero lecito rispondere, senza correre il rischio di cedere all’omologazione ideologica. Non solo per cortesia o rispetto delle altrui convinzioni, ma soprattutto per-ché le festività primaverili nascono ben prima della loro integrazione da parte del cristianesimo. La ri-sposta sia pure «buona Pasqua», ma pagana.

DAGLI EQUINOZI AI CALENDARI

La Pasqua, nell’ordine liturgico cristiano – autopro-clamatosi il più autentico, ma semplice frutto storico dell’impianto di questa ideologia nella lettura domi-nante della storia – arriva la domenica successiva al primo plenilunio dopo l’equinozio di primavera. Si tratta di una delle maggiori festività cristiane, in cui i credenti celebrano la rinascita di Cristo al terzo gior-no successivo alla sua morte. È una festa oscillante, priva di una data univoca: ma anche così, e nono-stante la maggiore popolarità di feste come il Natale, il suo periodo occupa la fascia temporalmente più ampia dell’economia del ciclo religioso.

L’importanza della Pasqua in questo calendario riflette anche il suo peso storico nella pianificazione strategica dei «conquistatori di anime»: essa rivendica con la sua presenza in primo piano il posto centrale di un sostrato simbolico che in realtà la precedeva. Volendo replicare alla pretesa cattolica di costituire una delle fondamenta storiche della nostra cultura,

sarebbe possibile affermare senza timore che anche per questa festa – come per le Feste di morti o il Na-tale – è possibile trovare radici altrettanto «vere» in sostrati culturali che precedono di gran lunga il pro-getto del tempo cristiano, e senza i quali questo non avrebbe neppure trovato un terreo su cui impiantare la propria predicazione. Nel palinsesto delle feste primaverili, quella cristiana è stata innestata con stra-tegia e forza politica, ed è sufficiente una storia anche superficiale di queste feste per rivelare il sistematico progetto di vampirizzazione dei cicli festivi nel corso della conversione cristiana dell’Europa.

LE FESTE DELLA PRIMAVERA TRA MEDITERRANEO E NORD EUROPA

Le origini della pasqua attuale derivano dall’antica fe-stività di Ostara, nota anche come Eostre nel Nord Europa e presso i popoli anglosassoni – dove è dedi-cata alla dea della fertilità del pantheon di Odino. La festa era nota in Grecia con il nome di Estia e si diffuse nell’area romana in tempi successivi in onore di Vesta. Una dea tutelare corrispondente nell’Europa dell’est è invece Siwa. Le numerose varianti sono distribuite su un arco temporale ampio rispetto all’anno solare, ma tutte le feste «del periodo pasquale» sono caratterizza-te da simbolismi e attività di matrice prettamente natu-ralistica, incentrate sui simbolismi della rinascita della natura in concomitanza con l’equinozio di primavera. Le celebrazioni erano probabilmente al centro di processioni, ierogamie e rituali di fertilità volti a sa-cralizzare e celebrare la vita. Tra gli elementi simbolici di questi rituali se ne annoverano alcuni di cui si ap-

ESTARA, OSTIA, EOSTRELE DEE DELLA PRIMAVERA E LAMISTIFICAZIONE DELLA PASQUA

a cura di Marco Benoît Carbone

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« Il capro di Yule, un simbolo scandinavo associato

ai festeggiamenti di Yule dall’antichità ad oggi »

proprierà successivamente il culto cristiano: l’uovo, simbolo di ferti-lità sacro già per i greci, che veniva consumato e dipinto traendo ispi-razione dalle fantasie delle livree degli uccelli; il cero, simbolo della vita che perdurava in tutta la not-te rituale, spento solo alla mattina successiva; ma anche il coniglio e la lepre, animali celebrati nelle fe-ste del Nord Europa e entrati nella corte di Eostre per via della loro vitalità e della loro famigerata ipe-rattività riproduttiva (il conigliet-to pasquale, immagine tipica della cultura di matrice anglosassone, è

probabilmente una rielaborazione americana dell’importazione dagli immigrati tedeschi, che lo celebra-vano da vari secoli).

L’EOSTRE SINCRETICA

All’interno della Ruota dell’An-no, vale a dire considerando il ciclo degli eventi astronomici uni-versalmente osservati, intorno ai quali si addensa il festivo, Eostre e Ostara hanno un posto ricco di riformulazioni e integrazioni in cui convergono mitologie e prati-

che mediterranee, mitteleuropee e nordiche, con i pantheon politei-stici di riferimento. In età moder-na e contemporanea i praticanti dei culti Wicca e altri movimenti neopagani – come i gruppi rico-struzionisti del Dodecateismo o Ellenismo (pantheon ellenico) e l’Olimpianesimo (paganesimo classico) - hanno riconosciuto in questa festa della vita una matrice fondata sull’osservazione della na-tura e dei cicli astronomici.

Eostre ha dunque generato fe-nomeni di moderno sincretismo, che prende forma per esempio nel caso dell’adorazione simbolica, da parte dei Wicca, di divinità deriva-te da pantheon diversi, come Iside, Astante, Demetra, Ecate. Si riscon-tra in questo caso un neopaganesi-mo eterodosso, che si autodetermi-na riformulando insiemi di pratiche moderne e nuove, ancorché legate a culti ricostruiti dal passato.

Questi fenomeni di sincretismo non sorprendono, in quanto la ri-correnza antropologica, rituale e simbolica delle feste primaverili dif-fuse nell’arco che va dal bacino del mediterraneo all’Europa del nord è rafforzata da forti corrispondenze, legata alla comune osservazione dei cicli naturali, e con essi all’esigenza di mezzi di rappresentazione e libe-razione delle pulsioni vitali e legate alla libertà sessuale delle società che le formularono – una matrice co-mune, che risveglia continui tenta-tivi di sintesi successiva.

Una semplice ricognizione storica dimostra senza bisogno di enormi analisi concettuali che la Pasqua cristiana è una festa che si è impiantata su un palinsesto prima occupato da fenomeni di culto come quello di Ostara, poi denegati, travasati o travisati nella parabola della resurrezione cri-stiana.

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Ostara, Estia, Eostre ~ di Marco Benoît Carbone

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W W W. G O RG O N M AG A Z I N E . C O M

LA POLITICA DELL’EGEMONIA ELA COLONIZZAZIONE DEL PALINSESTO

La vicenda storica della Pasqua è una tra le più riusci-te operazioni di sincretismo culturale «politicamente pilotate» registrate nella storia: essa è stata condotta copiando i costumi, eliminando quanto incompatibi-le con il dogma, assimilando quanto riportabile alle proprie esigenze a detrimento di tutto ciò che avreb-be potuto costituire il precedente principio fondativo dei culti esistenti. Non è estraneo a questo discorso il discorso sulla filiazione della Pasqua cristiana da quella ebraica. Nei paesi anglosassoni o nordici, lo stesso nome della festa (Easter in Inghilterra, Osten in Germania) mantiene l’etimo originale precristiano. In altri paesi (prevalentemente latini) il nome della festa deriva da quello utilizzato dal clero cattolico e derivato da quello della più rituale, antica e elaborata pasqua ebraica, la Pesach. Neppure l’innesto del mito della resurrezione di Cristo e la data in cui celebrare la Pasqua, tuttavia, avviene senza una serie di disac-cordi secolari, storicamente attestata nelle contro-versie quartodecimane. Se le feste pagane di Ostara, Eostre e Estia attingono a un passato quasi mitico, l’intrusione del mito cristiano nel solco di quelle è rintracciabile nella storia. Il problema di questa ap-propriazione non risiede però nello sconfinamento dell’una nella storia o dell’altra nel mito, quanto nella necessità sentita da non pochi di riappropriarsi dei significati di queste feste e dei loro moti verso la vita e la natura – poco importa se «autenticamente» ri-costruiti o se il frutto di una rielaborazione attuale – rifiutando al contempo la forzata centralità dei valori cattolici, inclusi la cultura della colpa, il rimando o la condanna della felicità e della diversità e il coloniali-smo culturale mascherato da universalismo.

RIDIMENSIONARE LA PASQUA

Si fa strada in molti il desiderio di ripensare le feste per intenderle non come habitus anchilosato e mora-listico di cattive coscienze politiche, o come la pigra valvola di sfogo per la logorante normalità del siste-ma del lavoro, ma come occasioni di forza simbolica rinnovata, da iscrivere in un rapporto con il passato privo di nostalgie inutili, al fine di riscoprire la forza di un rituale e di una mitologia fantasiosi e liberi – opponendosi all’invasivo, uniformante tentativo di omologazione delle chiese.

Ironicamente, alcune fazioni cattoliche sono fautrici di rivendicazioni grottesche e ancora più estreme del processo storico con cui il cristianesimo ha alterato le feste della vita: negli Stati Uniti, fanatici religiosi propagandano fantasiose demonizzazioni dei simboli pasquali, come il coniglio o le uova, ricorrendo a in-terpretazioni bibliche che ne dimostrerebbero il «sa-tanismo»; e rifiutano il termine «compromesso» di Easter, in favore di perifrasi come quella del «Giorno della Resurrezione».

Ben venga, a questo punto, lo sforzo di quanti cerca-no di rivivere lo spirito originario di queste festività, anche attraverso la libera rielaborazione ludica e ri-tuale (meglio «satanista» che cristologica: ché il pri-mo è apertamente gratuito, e dedito alla vita, mentre il secondo si crede universale, e celebra solo la morte) e la rivitalizzazione di una propria cultura – un’ope-razione che deve configurarsi come erotica e passio-nale prima ancora che razionalizzante, ma pronta a armarsi di argomentazioni storiche e filosofiche.

Non ci sono ragioni per non auspicare che la Pa-squa cristiana, e i deboli legami che la mantengono ap-pigliata su un più universale e importante palinsesto, possano essere travolti da un colpo di vento improvvi-so, che se li porti via tanto violentemente quanto essi, pervicacemente, si erano arrampicati sulla cima.

LETTURE ULTERIORI

MacMullen, R.,Christianity and Paganism in the

Fourth to Eighth Centuries, Yale, 1997

Altheim. F.,Storia della religione romana,

Settimo Sigillo, Roma, 1996

Momigliano, A. (a cura di), Il conflitto tra paganesimo e cristianesimo nel secolo

iv, Torino, Einaudi, 1975.

www.wikipedia.org: «Eostre».

« Se le feste di Ostara risalgono a un passato quasi mitico, l’impianto del mito

cristiano è storicamente attestato »