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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PERUGIA Facoltà di Lettere e Filosofia Corso di laurea in Lettere La Fornace “Volponi” di Urbino Breve storia dell’area e dei progetti per il suo recupero a.a. 2008/2009 Vaccaro Francesca

La fornace "Volponi" di Urbino

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Breve storia dell'area e dei progetti per il suo recupero.

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Page 1: La fornace "Volponi" di Urbino

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PERUGIA

Facoltà di Lettere e Filosofia

Corso di laurea in Lettere

La Fornace “Volponi” di Urbino

Breve storia

dell’area e dei progetti per il suo recupero

a.a. 2008/2009

Vaccaro Francesca

Page 2: La fornace "Volponi" di Urbino

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Sommario

1. Urbino: notizie introduttive ..................................................................................................... 3

1.1 Cenno storico. ................................................................................................................. 3

1.2 Cenno demografico ed economico. .................................................................................. 4

1.3 Lo sviluppo urbanistico. .................................................................................................. 5

2. Le aree dell’ex Fornace Volponi e dell’ex Consorzio Agrario di Urbino. ............................... 6

3. Storia e attività della Fornace Volponi; Sua importanza nella realtà socio-economica di

Urbino. ....................................................................................................................................... 8

4. Situazione della fornace dopo la chiusura. ............................................................................. 14

Considerazioni ambientali e paesaggistiche. ............................................................................. 14

4.1 Situazione ...................................................................................................................... 14

4.2 Ambiente e paesaggio .................................................................................................... 14

5. Piani di recupero .................................................................................................................. 16

5.1 I progetti di ILAUD ........................................................................................................... 16

5.2 I progetti del Comune di Urbino ........................................................................................ 17

5.2.1 Il Piano Particolareggiato 1999-2003 ....................................................................... 20

5.2.2 Il Piano di Recupero 2007 ........................................................................................ 22

6. Notizie sullo stato di attuazione del piano ............................................................................ 28

Figure ................................................................................. Errore. Il segnalibro non è definito.

Indicazioni bibliografiche ................................................... Errore. Il segnalibro non è definito.

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1. Urbino: notizie introduttive

“Città e capoluogo di provincia (con Pesaro) delle Marche, [Urbino] è situata sullo spartiacque fra le valli

appenniniche dei fiumi Foglia e Metauro, che scendono al mare Adriatico.”1

Si trova a 485 m sul livello del mare, ed ha un’estensione di Kmq. 227,99 con soli 15.459

abitanti (1 gen 2008 - ISTAT), per una densità di 68 abitanti/Kmq. Nel centro storico (poco

più di un chilometro quadrato), risiede circa la metà degli abitanti. I rimanenti abitano nelle

numerose frazioni e località (più di trenta) o in case sparse; infatti molti possessori di

appartamenti ubicati nel centro storico hanno preferito darli in affitto agli studenti,

trasferendosi in zone più periferiche e confortevoli.

“Suggestiva cittadina, è uno dei centri artistici e turistici più importanti dell’Italia centrale per valori

ambientali e testimonianze tra le più significative della civiltà del Rinascimento; è inoltre un noto ed

apprezzato centro di studi e di ricerche.

Mirabilmente conservati sono l’impianto urbanistico e la stessa severa, omogenea fisionomia della città, quali

si sono delineati dalla metà del Quattrocento grazie alla costruzione dello splendido Palazzo Ducale sulla

precedente struttura medievale, poco turbata in seguito dalle espansioni e dalle integrazioni dei secoli

successivi fino a oggi.”2

Cenno storico.

“Di origine romana, Urbinum Metaurense (questo era l'antico nome) fu un importante municipio e venne

successivamente occupata dai goti e nel 538 dai bizantini, dai longobardi (che la ingrandirono) e dai franchi,

che la donarono alla Chiesa nell'VIII secolo.

Nel 1155 passò sotto la signoria dei conti di Montefeltro che, conquistando le terre circostanti, formarono

uno stato relativamente esteso e la governarono fino al 1508. I Montefeltro la cinsero di mura, la arricchirono

di splendidi edifici e vi istituirono l'Università (il principale esponente della famiglia fu Federico II, nominato

duca nel 1474 da papa Sisto IV, che ospitò alla sua corte i massimi artisti e umanisti dell'epoca).

1 "Urbino," Enciclopedia® Microsoft® Encarta ‘98© 1993-1997 Microsoft Corporation. 2 AA.VV., L’Italia (guida rossa), Touring Club Italiano e La biblioteca di Repubblica, Touring editore, Milano,

2005, (vol.23 – Marche), (cap.7 – Urbino)

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Ceduta dal papa Giulio II al nipote Francesco Maria della Rovere, rimase ai nuovi signori fino al 1626,

quindi tornò alla Chiesa, decadendo rapidamente. Nel 1797 venne occupata dai francesi, e nel 1860 fu

conquistata dalle truppe italiane.

Cenno demografico ed economico.

“L'economia locale si basa prevalentemente sul turismo e sulle attività universitarie. La provincia di Pesaro-

Urbino, che comprende 67 comuni ed è per due terzi collinare e per il resto montuosa, è dedita all'agricoltura,

alla pesca, a varie attività industriali (stabilimenti alimentari, meccanici, tessili, del legno) e al turismo, in

particolare balneare.”1

“La popolazione dell’intero Comune nel 1861 ammontava a 15339 abitanti, nel 1901 a 18224 e dopo aver

raggiunto la punta più alta nel 1951 (22956 abitanti) è scesa nel 1971 a sole 16206 unità, a 16166 al 31

dicembre 1976 fino alle odierne (2003) 15489. Da notare però che il centro storico vero e proprio comprende

non più di 8000 abitanti. Nel periodo 1961-2003 la popolazione residente è diminuita di quasi 3000 persone.

Le cause di tale decremento vanno imputate alla crisi dell’agricoltura e alla mancanza di un’adeguata

industrializzazione. Poche e di modeste dimensioni sono le industrie presenti[…]. Anche le attrezzature

ricettive, pur migliorate negli ultimi anni, sono tuttora inadeguate rispetto alle necessità e alle richieste.”2

A questo proposito nel 1966 l’architetto Giancarlo De Carlo scriveva:

“[..] il processo di industrializzazione non ha mai neppure sfiorato il territorio di Urbino e questa circostanza

si spiega col fatto che non esistono nell’area né fonti di energia né – malgrado lo spopolamento della

campagna – attraenti disponibilità di manodopera; ma soprattutto non esiste un livello di infrastrutturazione

viaria abbastanza elevato da consentire localizzazioni di investimenti produttivi dotate di collegamenti

efficienti con le principali linee di flussi e di interessi che percorrono la linea costiera.”3

Dopo più di quarant’anni quello della scarsità di infrastrutture viarie resta uno dei problemi

che più affliggono la città: la ferrovia è stata dismessa ormai da molti anni, e le strade

verso ovest sono per lo più strette, tortuose e dispersive. Procedono a rilento da lunghi anni

i lavori per la costruzione della Fano - Grosseto, cui Urbino dovrebbe allacciarsi attraverso

1 Encarta ’98, cit. 2 Guida TCI, cit.

3 De Carlo G., Urbino – La storia di una città e il piano della sua evoluzione urbanistica, Marsilio, Padova 1966,

(cap. 2), (par. IV).

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una bretella in via di completamento, dopo una lunga e travagliata “gestazione”.

Nonostante sia notoriamente “mal collegata”, la locale Università ospita studenti da altre

regioni.

“La scarsa importanza economica della città è compensata dalla crescita delle attività culturali (gli studenti

[...] sono in numero maggiore rispetto agli abitanti) e dal flusso turistico in grande espansione. Oggi

rappresentano voci significative anche in campo economico e caratterizzano la vita intera di Urbino.[...]”1

Lo sviluppo urbanistico.

“La città odierna, nota anche per aver dato i natali al pittore Raffaello Sanzio, mostra il suo centro storico, dal

tipico impianto urbanistico medievale di collina (strade maggiori longitudinali, viuzze trasversali spesso a

gradinate), ancora cinto dalle mura bastionate cinquecentesche, fra i primi esempi di fortificazione moderna

in Italia.

cinquecentesche, fra i primi esempi di fortificazione moderna in Italia.

Vi sono conservati i monumenti del passato, massimo dei quali è il Palazzo Ducale, commissionato nel 1465

da Federico II a Luciano Laurana che ampliò un edificio preesistente realizzato nel 1444.”2

“Causa la decadenza politica avvenuta verso la fine del ‘500, lo sviluppo del nucleo edilizio principale della

città si è arrestato a quell’epoca e il Barocco ha alterato poco più che qualche interno di chiesa.[...] Il

materiale generalmente usato nelle costruzioni è, salvo che in alcune parti ornamentali, il laterizio. Rinserra

l’abitato il recinto bastionato[...] fatto iniziare nel 1507 dal duca Francesco Maria I: viene considerato uno tra

i primissimi esempi in Italia dei nuovi modi di fortificazione.[...]

L’espansione moderna, soprattutto in direzione NO, non ha turbato l’ambiente urbanistico di Urbino, rimasto

così nel quadro generale italiano uno straordinario esempio di unità ambientale pur nelle sue stratificazioni

secolari. Notevole episodio di intervento urbanistico moderno è stato la creazione , sul colle dei Cappuccini,

del Collegio Universitario (1966), ideato da Giancarlo De Carlo.

Per le sue caratteristiche monumentali, nel 1998 il centro storico di Urbino è stato incluso dall’Unesco nella

lista dei beni facenti parte del patrimonio dell’umanità.

Nell’anno 2000 è stata istituita la provincia di Pesaro e Urbino3.”4

1 guida TCI, cit. 2 Encarta ’98, cit. 3 Già provincia di Pesaro

4 Guida TCI, cit.

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2. Le aree dell’ex Fornace Volponi e dell’ex Consorzio Agrario di Urbino.

L’ex Fornace Volponi è stata, per buona parte del Novecento, una delle poche attività

industriali di Urbino; nella fabbrica si producevano laterizi, che venivano commercializzati

dalla ditta Volponi insieme ad altri materiali per l’edilizia. Le strutture, abbandonate e in

parte crollate, occupano un’area di 9300 mq, più i terreni circostanti. L’area si trova a sud

est del centro storico, in zona Castagneto. E’ posizionata ai piedi della città, 120 metri sotto

il livello di piazza Rinascimento, e la si può vedere dall’alto del bastione di Santa Chiara1.

La sua posizione, tra la città e il colle di San Bernardino, nella vallata attraversata dalla

strada statale 73bis per Fano e Roma, rende delicato qualsiasi intervento vi si possa

ipotizzare, ma allo stesso tempo è strategica ed è facilmente raggiungibile sia dal versante

di Fermignano (sud) che da Pesaro (nord-est).

Esauritosi da quarant’anni il ruolo economico, resta l’importanza logistica dell’area:

eccezionalmente piana rispetto al territorio circostante, si trova a ridosso del centro storico,

proprio nelle vicinanze del principale nodo viario e di accesso alla città, e perciò si presta a

usi vari: commerciali, turistici, infrastrutturali. A simili usi è adatta anche l’area dell’ex

Consorzio Agrario, che si trova circa trecento metri a nord ovest della Fornace, ancora più

vicino alla cinta muraria e all’incrocio principale di Urbino, in cui converge il traffico

proveniente dalla Strada Provinciale 423 per Pesaro, dalla Statale 73bis, dal centro storico

e dall’espansione settentrionale della città, verso le frazioni di Gadana e Pallino.

Negli ultimi decenni si sono susseguiti numerosi progetti sul recupero delle due aree;

quello attuale, che sembra essere definitivo, si estende a una superficie territoriale di mq.

248.780 e comprende gli immobili che furono sede della fornace Volponi ed altri 7 edifici

1 Ex convento, oggi sede dell’ISIA. Si trova al limite sudorientale del centro storico, proprio sopra la cinta

muraria.

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principali con relativi accessori e pertinenze1. Si tratta di una parte considerevole della

vallata compresa fra le pendici del centro storico e quelle del colle di San Bernardino.

Sono stati ottenuti i primi fondi per una funicolare che collegherà la Fornace a via Santa

Chiara passando anche per l’ex Consorzio, ma non ci sono notizie certe riguardo al resto

dei finanziamenti. Di conseguenza, non è chiaro quando l’opera potrà essere realizzata.

1 accessorio: “nell’edilizia, ognuno dei locali che non possono essere definiti come stanze, e cioè la cucina, i

servizi igienici, i ripostigli ecc.” (da Il grande dizionario garzanti della lingua italiana, Garzanti editore, Milano

1988)

pertinenza: “Sono pertinenze le cose destinate in modo durevole a servizio o ad ornamento di un'altra cosa.”

Codice civile Art. 817.1

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3. Storia e attività della Fornace Volponi; Sua importanza nella realtà socio-

economica di Urbino.

Fino agli anni Sessanta del Novecento, le Marche avevano un’economia prevalentemente

agricola di sussistenza, essendo state toccate solo marginalmente dalla rivoluzione

industriale (molini, piccole industrie alimentari, lavorazione dell’argilla, del legname e

delle pelli per calzature, un cantiere navale ad Ancona, produzione di fisarmoniche a

Castelfidardo). L’industria laterizia marchigiana trova origine nel passaggio dall’economia

agraria basata sulla mezzadria verso la piccola industria: edificare una fornace era facile e

non comportava grandi investimenti; la scelta del sito non presentava problemi, dato che

era sufficiente avere nelle vicinanze una fonte d’acqua, una cava d’argilla e un mercato in

grado di assorbire la produzione.

All’inizio del Novecento, nella provincia di Pesaro e Urbino, l’economia industriale era

basata sull’utilizzo delle locali risorse minerarie (argilla e zolfo) e sulla trasformazione di

alcune produzioni agricole (cereali, bozzoli del baco da seta). Le filande a vapore e le

fornaci della Hoffman (che utilizzavano un nuovo tipo di forno), introdotte alla fine del

XIX secolo, costituirono i primi segni dell’arrivo del sistema industriale nella provincia e

hanno rappresentato un momento di svolta rispetto alle precedenti attività manifatturiere.

L’82% delle fornaci fu costruito prima della Seconda guerra mondiale, la restante parte nel

ventennio successivo.

Le fornaci hanno avuto il loro massimo sviluppo nel periodo della ricostruzione post

bellica; dal 1963, a causa della recessione del mercato laterizio, si arrestò la costruzione di

nuove fornaci e tra quelle esistenti prevalse la Pica, che aveva adottato un sistema di

produzione decisamente industriale, e stava costruendo il suo primo forno a tunnel, più

efficiente e automatizzato rispetto al forno Hoffman. Altre, fra cui la Volponi, finirono per

chiudere.

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L’economia del territorio urbinate è sempre stata caratterizzata da una forte prevalenza

dell’agricoltura e dallo scarso sviluppo del settore industriale, che ha ricevuto la massima

spinta dall’edilizia, attività nominalmente industriale, ma più vicina all’artigianato. Fino

agli anni Cinquanta la provincia di Pesaro e Urbino continuava a essere la più povera della

regione, in senso economico e culturale. La mancanza di ogni supporto culturale, unita alla

povertà e al lavoro, portava la famiglia contadina a rinchiudersi in se stessa dando valore

solo a ciò che possedeva.

Un capovolgimento di valori si ebbe intorno agli anni Cinquanta, periodo di mutamenti

politici e di crescita economica: si muovevano i primi passi verso la soluzione di problemi

secolari come la miseria, si introducevano innovazioni tecnologiche, nuovi settori di lavoro

erano in espansione. In questo periodo la percentuale di urbinati attivi nel settore

industriale arrivò al 10,2%, contro il 5% del 1936. Negli anni Sessanta a Urbino le imprese

classificate come industriali erano la Fornace Volponi, due piccole fabbriche e una decina

di imprese semiartigiane per la produzione di manufatti in metallo, legno e cemento.

La Fornace Volponi fu installata nell’Ottocento da un imprenditore di origine tedesca, tale

Uckmar, il quale la vendette ai quattro fratelli Volponi nel 1908. L’impianto disponeva di

un forno Hoffman,un “forno continuo” che, rispetto ai primitivi “forni a fuoco

intermittente”, consentiva di infornare e sfornare i laterizi senza dover attendere il

raffreddamento del forno, aumentando di molto le capacità produttive, il risparmio di

energia e la qualità del prodotto.

“Nel 1929 vennero introdotti i primi macchinari, che permisero di ridurre il costo della mano d’opera, negli

anni Sessanta si aumentarono i giri del forno per produrre un numero più elevato di materiale cercando di

contenere gli sprechi energetici. Dal gennaio 1939 l’attività si estese ed altri prodotti, alla vendita e al

trasporto del materiale laterizio1 di ogni qualità e specie: materiali in cemento, porcellane, calce, calce

1 Qui il termine ‘laterizio’ è usato in senso lato. Propriamente, infatti, è il “nome generico dei materiali ceramici

da costruzione come mattoni, tegole e sim., fabbricati con argilla impastata con acqua. Dal lat. latericiu(m),

deriv, da later –eris, ‘mattone’ (Grande dizionario Garzanti della lingua italiana, Milano 1988)

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idraulica, cemento, gesso, pietra, pietrisco, breccino, legname da costruzione, carbone e ferro; ampliamento

necessario per offrire ala clientela ciò che desiderava. Successivamente però si cercò di ridurre la produzione

per contenere i costi.”1

La lavorazione era stagionale: iniziava a marzo e terminava a novembre, perché in inverno

il clima non permetteva di essiccare i laterizi all’aperto. Negli anni cinquanta fu installato

l’essiccatoio artificiale, alimentato dal calore del forno; ciò nonostante la ditta preferì

continuare a produrre solo nelle stagioni miti, che consentivano di portare avanti la

lavorazione senza interruzioni.

Il ciclo produttivo partiva con l’estrazione dell’argilla e terminava con la vendita del

prodotto finito: inizialmente mattoni pieni lavorati a mano, cui si aggiunsero mattoni forati,

tegole e coppi fatti a macchina. L’argilla veniva estratta nei terreni di proprietà della ditta,

nei dintorni della fornace o a qualche chilometro di distanza; la scelta della terra spettava ai

vecchi, che sapevano, per esperienza, quali caratteristiche dovesse avere per garantire la

buona qualità del prodotto. Fino alla seconda guerra mondiale escavazione avveniva

manualmente, poi si passò agli escavatori. L’argilla veniva trasportata fino al piazzale della

fornace (prima tramite vagoni su rotaie, poi con dei camion) e lì depositata, per essere poi

bagnata e frantumata da un laminatoio a cilindri.

Da questo punto in poi, la lavorazione si differenziava a seconda del tipo di laterizio da

ottenere: per i mattoni fatti a mano l’argilla doveva essere sempre ben umida e molle; gli

operai la lavoravano all’aperto, impastandola con mani e piedi in un’aia; la terra veniva poi

compressa in stampi di legno insabbiati, lisciata in superficie e rovesciata in terra

capovolgendo il telaio, che, nuovamente bagnato e cosparso di sabbia, serviva da stampo

per un nuovo mattone. L’aia veniva riempita di mattoni ancora umidi; non appena si

1 Tutte le citazioni di questo capitolo sono tratte da: Alessandrini Alessandra, Dal crudo al cotto. Fornaci nella

provincia di Pesaro e Urbino nel Novecento. Il caso della Fornace Volponi, tesi di laurea conseguita presso

l’Università degli studi di Urbino nell’a.a. 1995/96, pubbl. con il contributo di Giusto Gostoli - materiali edili,

Sant’Angelo in Vado, 2002.

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rassodavano, alcune donne li disponevano “in gambetta”, formando cioè dei muretti con

due mattoni, fra i quali potesse circolare l'aria.

Si procedeva poi all’“ingrezzatura”: si innalzavano delle colonne coperte da stuoie di

canne, da mattoni e coppi, per proteggere il materiale dall’intensità dei raggi solari, dalla

pioggia e dal vento. I mattoni restavano così impilati fino alla completa essiccazione, cui

seguiva la cottura.

Nel processo di cottura erano indispensabili l’infornatore e il fuochista: il primo sapeva

come disporre il materiale in modo che si cuocesse uniformemente e senza spaccarsi; il

secondo controllava la temperatura del forno e ne regolava il tiraggio;

“Il fuochista era forse l’unica figura che non poteva mai essere sostituita perché conosceva tutte le varianti

che si determinano da cambiamenti atmosferici, da differenti inforniciature, dai diversi gradi di umidità che

può contenere il materiale secco: […].”

Per i mattoni fatti a macchina si usava una pasta argillosa meno umida e più dura, che

veniva introdotta nella mattoniera. Un apparecchio propulsore comprimeva la pasta nella

filiera, un’apertura di forma variabile che modellava l’argilla in uscita dalla macchina; un

apparecchio tagliatore riceveva e tagliava il mattone secondo la lunghezza stabilita. Con

questo tipo di macchina si producevano mattoni pieni e forati, mentre per tegole e coppi si

utilizzava un altro tipo di macchina e l’essiccazione avveniva all’interno a causa della

fragilità del materiale, che da crudo non sopporta il calore del sole.

I mattoni forati sono più vantaggiosi di quelli pieni: resistono meglio alla pressione,

richiedono minore quantità di argilla, si essiccano più velocemente e, a parità di cubatura,

pesano meno, il che riduce le spese di trasporto.

Molto pregiati, anche se meno convenienti dal punto di vista economico, sono i mattoni

pieni fatti a mano:

“La maggior parte degli operai si dedicava alla foggiatura dei mattoni a mano i quali costavano di più di

quelli a macchina, ma erano molto richiesti per interventi di restauro, per la sistemazione di vecchi edifici e

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alcune volte anche per nuove costruzioni. […]. La ‘Volponi’ nel corso degli anni ha cercato di ammortizzare

il costo del lavoro con l’introduzione di alcuni macchinari per la produzione di mattoni in serie anche se il

materiale a mano era più apprezzato […].”

Questo perché, rispetto al mattone prodotto a macchina, era meno friabile, più resistente

alle rotture e al calore del fuoco, più poroso e perciò capace di maggiore aderenza e presa

nelle costruzioni.

La “Volponi” si impose sul mercato puntando sull’alta qualità dei prodotti, con 45 diversi

tipi di laterizi.

“I Volponi definirono la loro produzione in senso artigianale e non industriale, basata sulla manualità e sulla

conoscenza tecnica tramandate da generazione a generazione”.

Furono proprio il suo carattere parzialmente artigianale la mancata specializzazione in un

solo tipo di laterizio, da produrre su più grande scala con tecniche avanzate, a metterla in

svantaggio rispetto a ditte più grandi e all’avanguardia. A ciò si aggiunse lo sgretolamento

della ditta a livello direttivo e amministrativo, che condusse infine alla chiusura. La

produzione è stata interrotta varie volte e poi ripresa a ritmo ridotto - fino alla fine degli

anni 70, quando la Fornace è stata definitivamente dismessa.

Nonostante ciò, è innegabile l’importanza che la Fornace Volponi ha avuto nel contesto di

Urbino: come realtà industriale, contribuì allo sviluppo di una nuova classe operaia

proveniente dalla realtà contadina, dando un impulso di rinnovamento alla città e creando

posti di lavoro in un periodo economico e storico difficile.

“Attenta nell’assumere personale, avvantaggiava le vedove di guerra; ogni operaio era in regola, gli venivano

pagati i contributi e le paghe erano sindacali. […]. Secondo le testimonianze la fornace occupava un numero

maggiore di donne soprattutto nel periodo di guerra; il lavoro era a volte faticoso e difficile da sopportare ma

rappresentava l’unica possibilità di sopravvivere alle difficoltà economiche. […], si doveva stare attenti nella

lavorazione del prodotto perché se si sfornavano pezzi sbagliati la responsabilità era dell’operaio e il lavoro

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doveva essere ripreso dall’inizio. Comunque, nonostante tutte le implicazioni che il lavoro comportava,

‘colui che era assunto all’interno della ditta si sentiva più fortunato degli altri’1

1 Testimonianza orale di Antonia Pierucci, 1996, 86 anni, operaia alla fornace per 15 stagioni, in Alessandrini A.,

cit.

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Situazione della fornace dopo la chiusura.

Considerazioni ambientali e paesaggistiche.

Situazione

Da quando la Fornace ha cessato la sua attività, le costruzioni che erano nell’area - due

case, il forno, gli annessi e le tettoie – hanno subìto un progressivo degrado prima per

assenza di manutenzione e poi per vero e proprio abbandono. Le piccole tettoie sono

crollate, le coperture dei corpi di fabbrica1 accessori sono pure crollate rendendo

inutilizzabili gli spazi che coprivano; è rimasta quasi intatta la ciminiera e si è conservato il

solido forno del corpo centrale, ma la sua copertura ha subito deterioramenti significativi.

Ora le coperture sormontano vuoti, fuorché nel corpo di fabbrica maggiore dove è rimasta

la forte struttura in muratura del forno.

Tutti i manufatti situati intorno al forno erano in genere provvisori, e comunque

strutturalmente fragili, trattandosi in prevalenza di piccole coperture allineate destinate a

proteggere i mattoni messi ad essiccare. Più avanti nel tempo sono stati costruiti anche

alcuni edifici destinati all’amministrazione e ad alloggi, strutture che oggi non hanno alcun

valore e si confondono nella visione complessiva, come fossero edifici rurali.

Ambiente e paesaggio

L’area intorno alla Fornace è piana, e questo, nell’orografia complessiva del territorio

urbinate, la fa apparire anomala. La sua mancanza di rilievi e pendenze è dovuta al fatto

che fin dalla sua fondazione, e poi a lungo fino a quando ha cessato la produzione, la

fabbrica ha utilizzato la terra sulla quale insisteva, allargandosi sempre di più fino al ciglio

1

Corpo di fabbrica: Porzione di edificio, completa di tutti gli elementi costruttivi (dalle fondazioni alla

copertura) che per motivi di ordine architettonico o distributivo può essere considerata a sé stante.

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della strada e in qualche caso anche oltre.

L’edificio della Fornace, e in particolare il forno dove si cuocevano i mattoni, è

venuto così a trovarsi isolato in un pianoro, quindi è diventato molto visibile ed ha anche

assunto un’evidenza particolare dovuta alle sue grandi superfici di mattoni, alla forma del

suo volume, all’ampiezza della sua copertura1, alla presenza di un’alta ciminiera.

Ad uno sguardo dall’alto, il rudere del vecchio edificio industriale non disturba perché

tutti si sono abituati a considerarlo parte del paesaggio.

E’ da notare che nell’accidentata orografia di Urbino un’area così grande e piana appare

allettante per chiunque voglia costruire a fini speculativi. E infatti negli anni le proposte

sono state numerose, per utilizzazioni che senza dubbio avrebbero snaturato il luogo e

avrebbero cancellato il gioco di riflessi tra la Fornace, il centro storico e gli edifici di san

Bernardino. La discrezione con cui il complesso della Fornace si inserisce nel paesaggio

deve continuare a caratterizzarne il recupero e la sua re-immissione nel circuito delle

attività umane.

1 Copertura: Parte dell'edificio che delimita lo spazio interno verso l'alto, allo scopo di proteggerlo dagli agenti

atmosferici, costituita da una struttura portante e da un manto di copertura. La copertura assume differenti

denominazioni in relazione sia al materiale usato per la struttura o per il manto superficiale, sia alla

configurazione strutturale (a tetto, a terrazza, a cupola, a shed).

Page 16: La fornace "Volponi" di Urbino

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5. Piani di recupero

Il problema del destino della fornace si è posto già alla fine degli anni Settanta, ed ha continuato

ad essere oggetto di studi e progetti vari per tutti i tre decenni successivi, fino a oggi. L’area,

vero pezzo di archeologia industriale, costituisce un nodo architettonico cruciale che ha enormi

potenzialità di sviluppo, e che, nello stato attuale di abbandono e rovina, desta preoccupazioni

dal punto di vista ambientale, architettonico ed estetico.

Nel 1977 e nel 1993 il Corso Residenziale del Laboratorio internazionale di Architettura e

Urbanistica (ILAUD), con l’apporto di docenti e di studenti appartenenti ad Università europee e

nordamericane, ha dedicato due fascicoli della rivista all’analisi e allo sviluppo di ipotesi di

progetti relativi alla Fornace. Anche il Comune di Urbino si è interessato al suo destino,

analizzando il problema in vari piani regolatori e progetti, l’ultimo dei quali, il Piano di

Recupero, è da poco entrato in fase attuativa.

5.1 I progetti di ILAUD

Lo studio di ILAUD del 1977, considerando come l’economia di Urbino avesse perso la sua

impronta di tipo agricolo per basarsi esclusivamente sull’Università e sul turismo, individuava

alcune ipotesi di riuso per il complesso della fornace: nell’area sarebbe stata creata una

cooperativa agricola, centro di ricerca e di educazione ambientale, ma anche di discussione e di

informazione sui problemi relativi al lavoro. Sarebbe stato dotato di sala studio, biblioteca,

refettorio e teatro, in modo da creare un nuovo punto di attrazione per l’intero territorio ed

“espandere l’Università in modo da integrare le sue attività con quelle dei residenti, rendere

pedonale il centro, scoraggiare ogni tipo di speculazione edilizia e fornire una serie di attività

sociali ed educative usufruibili dalla popolazione di Urbino.”17

Questo centro di ricerca e di didattica sarebbe stato integrato con l’area universitaria di via Saffi,

e dei sentieri l’avrebbero collegato alle aree agricole circostanti e al centro storico. I progetti

17 Alessandrini A., cit.

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17

dovevano tenere conto dell’ambiente e del valore “archeologico industriale” degli edifici: perciò

il verde circostante l’area doveva essere trasformato in parco o in giardino, e il forno doveva

essere mantenuto integrale, in quanto simbolo di una realtà che rischiava di andare persa nella

memoria della nuova generazione.

Nello studio del 1993, gli studiosi di ILAUD posero maggiore attenzione agli effetti del riutilizzo

della struttura industriale sul territorio: la città, la periferia, la campagna. Si ipotizzarono alcune

soluzioni legate ai vari interessi economici: completa demolizione e costruzione ex novo di

servizi per il turismo (ristoranti, motel, posti telefonici, negozi, parcheggi), di nuclei residenziali

o di abitazioni per studenti, fornite di attrezzature sportive e ricreative.

Altre ipotesi prevedevano il mantenimento di una parte delle strutture (il forno e la ciminiera,

elementi simbolici), da riconvertire a centro di ricerca sul patrimonio artistico e architettonico

delle Marche; le aree intorno sarebbero state destinate alla coltivazione agricola sperimentale o

ad un orto botanico. Si ipotizzò anche una serie di sentieri che avrebbero collegato la città alla

campagna, in un contesto di potenziamento delle infrastrutture, rivitalizzazione del sistema

ferroviario e recupero di sentieri alternativi.

Le due proposte esaminate puntavano a migliorare la realtà economica principale della città,

l’Università e il turismo; oltre che per il loro contenuto specifico, sono interessanti per il fatto

che, con esse, “si arrivano a stabilire alcuni elementi essenziali per la progettazione

architettonica: responsabilità ambientale, un uso delle risorse che tenga conto delle generazioni

future, rispetto della storia nel cambiamento e nell’adozione di nuove tecnologie,

consolidamento del rapporto tra città e campagna, necessità locali, impiego dell’area come un

espositore che consente opportunità di apprendimento a vari livelli.”18

5.2 I progetti del Comune di Urbino

Nelle pianificazioni urbanistiche dell’Amministrazione Comunale, dagli anni Ottanta in poi, il

recupero dell’ex fornace ha assunto rilevanza strategica; si sono susseguiti diversi progetti,

18 “ILAUD”, 1993, in Alessandrini A., cit.

Page 18: La fornace "Volponi" di Urbino

18

accomunati dall’intento di trasformare l’area in un nuovo ingresso alla città, in una propaggine

moderna ed efficiente del centro storico, che offrisse servizi e opportunità di sviluppo

economico.

Nel 1983 il Piano regolatore generale19

prevedeva l’utilizzo della zona per attrezzature di

servizio; successivamente si ipotizzò la creazione di un parco pubblico. Il nuovo Piano

regolatore generale, elaborato nel 1994 dall’architetto Giancarlo De Carlo20

, contiene un progetto

di recupero basato sui principi degli studiosi di ILAUD, sempre attenti alla definizione dei valori

storico-artistici della città di Urbino e del suo territorio.

Il nuovo complesso avrebbe ricalcato le tracce degli edifici preesistenti, assumendone le stesse

caratteristiche estetiche; il corpo principale - forno e camino - sarebbe stato conservato,

rimanendo il baricentro del sistema e l’origine delle gallerie coperte e dei percorsi che avrebbero

connesso tutto l’insieme, ricavato dalla ricostruzione di tre corpi innestati sul lato nord del corpo

principale e dalla ricostruzione e risanamento dei due corpi a ovest di esso. Il forno sarebbe stato

caratterizzato come centro espositivo per fiere merceologiche, esposizioni permanenti e mostre

di artigianato e di arte contemporanea, mentre una struttura flessibile avrebbe consentito di

utilizzare gli altri edifici o come ulteriore spazio espositivo, o come sede di attività terziarie. Il

complesso sarebbe stato circondato da parcheggi e da un terreno agricolo: il Piano non ammette

nuove costruzioni in tutto il territorio a nord della fornace, nella grande ansa della strada statale

per Fano. Un percorso avrebbe attraversato questo spazio per raggiungere il nuovo complesso

alberghiero e terziario proposto e progettato per l’area dell’ex Consorzio Agrario.

Per un lungo tempo tali previsioni urbanistiche non hanno dato effetti.

19 Piano Regolatore Generale (PRG): Previsto dalla legge urbanistica 1150/1942, è esteso a tutto il territorio comunale,

ha validità a tempo indeterminato, è lo strumento principale di pianificazione urbanistica. 20

Giancarlo de Carlo (1919-2005) Architetto e urbanista italiano. Qui lo ricordiamo per aver fondato, nel 1976,

l’ILAUD (o I.L.A. & U.D., International Laboratory of Architecture & Urban Design), un forum internazionale di

alcune fra le più prestigiose Università europee e americane dove si svolge un’attività permanente di ricerca teorica e di

progetto. Numerosi i suoi interventi nella città di Urbino: 1952-1960, Sede centrale dell'Università; 1958-1964, Piano

Regolatore Generale; 1962-1965, Collegio del Colle; 1963, Recupero del palazzo degli Anziani; 1966-1968, Facoltà di

Legge; 1967-1969, Quartiere la Pineta; 1969-1972, Operazione Mercatale; 1971-1975, Restauro della rampa di

Francesco di Giorgio Martini; 1973-1983, Collegi universitari; 1977-1982, Ristrutturazione del Teatro Sanzio; 1986-

1999, Recupero Palazzo Battiferri; 1989-1994, Nuovo Piano Regolatore Generale. (fonti: Wikipedia e

www.inarcassa.it/riviste/3_2005/8-36.pdf )

Page 19: La fornace "Volponi" di Urbino

19

Il desiderio di uscire dal campo delle “previsioni” per dare concretezza agli interventi ipotizzati

ha spinto l’Amministrazione Comunale ad avviare una esperienza nuova, coinvolgendo i

proprietari di questi immobili nella progettazione degli interventi: appariva evidente la necessità

di individuare destinazioni d’uso che potessero contribuire allo sviluppo economico della città,

consentire la sostenibilità economica dell’intervento e adeguarsi all’alto valore paesaggistico del

luogo.

Tale esperienza fu avviata nel 1999 con l’approvazione di uno specifico accordo di

concertazione21

cui sono seguiti i seguenti atti di pianificazione:

- La variante normativa al P.R.G. (adottata con deliberazione n° 62 del 29/04/1999), con la

quale sono stati stabiliti i limiti dimensionali dell’intervento, le destinazioni ammesse ed è stato

definito l’importante ruolo di questi immobili per un nuovo sistema di accessibilità pedonale al

centro storico;

- Il Piano Particolareggiato22

redatto dall’architetto Giancarlo De Carlo, adottato con

deliberazione n° 40 del 13/05/2002 ed approvato con deliberazione n° 40 del 21/05/2003;

- La variante normativa al P.R.G. (adottata con deliberazione n° 50 del 12/04/2006 ed

approvata con deliberazione n° 12 del 19/02/2007),con la quale sono stati resi flessibili i limiti

dimensionali posti fra le varie destinazioni d’uso insediabili ed è stato individuato il “Piano di

Recupero” come strumento attuativo più appropriato per questa zona.

21 Concertazione: pratica di governo, ed un approccio alla gestione delle relazioni industriali, basata sul confronto e la

partecipazione alle decisioni politiche ed alla contrattazione in forma triangolare: organizzazioni sindacali,

organizzazioni dei datori di lavoro e autorità pubbliche (a livello nazionale il governo).(fonte: Wikipedia)

22 Piano Particolareggiato: Previsto dalla legge urbanistica 1150/1942; è uno strumento di attuazione del PRG, precisa

l’assetto definitivo delle zone, attraverso limiti e vincoli di trasformazione urbanistica. (fonte: glossario di Urbanistica e

di Architettura, CRIDAUP)

Page 20: La fornace "Volponi" di Urbino

20

5.2.1 Il Piano Particolareggiato 1999-2003

Dalla relazione23

illustrativa del 2001:

Premessa:

Il Piano Regolatore Generale del 1995 ha inserito l'area della Fornace nel territorio del Parco Urbano24 n. 4, dove è

prevista la realizzazione di attrezzature e servizi a scala sovracomunale, capaci di rafforzare l'intero

equipaggiamento urbano. E' noto però che un PRG non basta a assicurare uno sviluppo equilibrato e compatibile con

esigenze più generali se non è rafforzato da uno strumento attuativo più specifico e di dettaglio e infatti il Comune

ha deciso di predisporre un Piano particolareggiato esteso alla parte del Parco Urbano che comprende le Aree della

Fornace e del Tirassegno. Contemporaneamente ha avviato un Piano Particolareggiato di iniziativa pubblica per

l'area del Consorzio Agrario, che pur non essendo inserita nel Parco Urbano, è contigua a quella della Fornace e

comunque a questa connessa da una comunità di problemi di viabilità e di destinazioni, che debbono essere risolti in

modo da generare coerenza e possibilmente sinergia.

Come punto di partenza per arrivare a definire il Piano Particolareggiato di concerto, si è stabilito quanto segue.

Considerato che la posizione della Fornace è così delicata da rendere difficile e probabilmente controvertibile la sua

riedificazione, ma considerato anche che il PRG la consente avendo riconosciuto l'esistenza di ragioni per

accoglierla, legittimata anche dall'approvazione del PRG da parte della Provincia, l'operazione deve essere

organizzata in modo tale da fornire un esplicito e sostanziale contributo alla qualificazione del Centro Storico; deve

accogliere solo le destinazioni ammesse dal PRG; deve assumere una configurazione non dissimile da quella

esistente.

Quanto agli effetti migliorativi del Centro Storico, dovranno essere generati dall'insediamento di un grande

parcheggio sotterraneo nonché da un sistema di risalita meccanizzato che consenta di raggiungere Porta San Bartolo

per poi proseguire e uscire nel giardino pubblico adiacente a Santa Chiara.

Gli effetti di entrambi i provvedimenti dovrebbero contribuire a rendere possibile l'auspicata eliminazione delle

automobili dal Centro Storico, soprattutto se fossero controbilanciati da concreta iniziativa del Comune per vietarne

la circolazione e la sosta.

23 Relazione (relazione tecnica): Allegato scritto obbligatorio ai progetti urbanistici, in cui si precisano le caratteristiche

del piano, le premesse storiche e culturali, le metodologie, gli obiettivi. (fonte: glossario CRIDAUP) 24 Parco: Area in cui sono vigenti particolari norme di tutela per preservarne i valori naturalistici, sia in senso di

semplice conservazione, sia in modo dinamico (tutela attiva) nel caso di compresenza di fattori turistici, insediativi e

socioeconomici (fonte: glossario CRIDAUP)

Page 21: La fornace "Volponi" di Urbino

21

Quanto alla configurazione, perché non contrasti con quella sopravvissuta, dovranno essere conservati e restaurati la

ciminiera e il corpo di fabbrica che contiene il forno e dovrà essere modellata una grande copertura in cotto alla

quale saranno sottesi tutti i diversi corpi di fabbrica (fuorché uno che, come capitava un tempo, è autonomo e

lievemente discosto).

Il piano in sintesi:

Il corpo di fabbrica principale sotteso alla copertura maggiore è costituito da tre fabbricati divaricati verso nord. Al

piano terreno le divaricazioni sono riunite da una piastra a un solo livello. Nel sotterraneo è sistemata l'autorimessa.

Allo scopo di non solcare l'area di estensioni di strade, ma soprattutto per razionalizzare l'accesso, il raccordo con la

Statale è stato posto a sud in corrispondenza del Fosso della Fornace. Nessun veicolo parcheggerà all'aperto nell'area

se non nel piccolo parcheggio destinato all'approdo con breve sosta, in corrispondenza del nodo di interscambio e

dell'accesso all'autorimessa posti sul limite est dell'area.

Le destinazioni e le loro superfici sono rappresentate nella seguente tabella:

destinazione d’uso superficie

spazio espositivo 1.540 mq.

terziario/commerciale 3.890 mq.

turistico/ricettivo 2.470 mq.

residenza 1.400 mq.

[…]La superficie dell'autorimessa sotterranea è pari ad almeno mq. 22.000.

Il sistema meccanizzato per la risalita e la discesa […]. La scelta è caduta su un sistema misto di scale e marciapiedi

mobili a doppia corsia alternati secondo le pendenze da superare. I percorsi sono quasi totalmente interrati tranne

quando si tratta di superare pendenze non particolarmente ripide, e cioè alcuni tratti tra l’ex-Fornace e il Consorzio

Agrario.

Partendo dalla Fornace il percorso si dirige verso l'area del Consorzio dalla quale è raggiungibile attraverso un

percorso pedonale di pochi metri, poi comincia a salire piegando a nord per arriva a San Bartolo. Da qui si può

proseguire a piedi lungo via delle mura fino a imboccare un'altra serie di scale mobile in galleria per sbucare nel

giardino pubblico tra Santa Chiara e Palazzo Gherardi.

Page 22: La fornace "Volponi" di Urbino

22

5.2.2 Il Piano di Recupero 2007

La riorganizzazione del sistema della sosta e dell’accessibilità pedonale al centro storico.

Il ruolo della Fornace

Attualmente il Mercatale, vecchia piazza del mercato posta ai piedi del complesso monumentale

del Palazzo Ducale e delle antiche stalle ducali, costituisce il principale ed unico nodo di accesso

al centro storico. Ospita il parcheggio interrato realizzato negli anni ’70 ed è il punto di arrivo di

tutti i mezzi di trasporto pubblico e privato. La sosta in superficie di autovetture private e dei

mezzi di trasporto pubblico rappresenta un elemento di pesante impatto visivo in uno degli

scenari panoramici più importanti del centro storico. Analoghe considerazioni valgono per le

aree di sosta localizzate lungo il perimetro delle mura della città ed ancor più per il tessuto viario

interno.

Le azioni attivate integrano l’obiettivo di razionalizzazione della sosta e del traffico con quelli di

ottenere un miglioramento generale dal punto di vista ambientale e paesaggistico, di fornire

ulteriori servizi commerciali e di accoglienza ai cittadini ed ai turisti, di rendere di nuovo vive

aree che attualmente versano in condizioni di forte degrado. (ex fornace Volponi, ex Consorzio

agrario). A tali scopi è stata prevista la realizzazione di nodi di scambio intermodale, ai piedi

della collina che ospita il centro storico.

Questi nodi, individuati già dal P.R.G. in corrispondenza dell’ex fornace Volponi, della porta di

Santa Lucia e, in misura ridotta, dell’ex consorzio agrario, garantiranno ai pendolari ed ai turisti

la possibilità di parcheggiare il mezzo privato, ed ai mezzi di trasporto pubblico di essere accolti

in aree adeguatamente organizzate come terminal di carico e scarico dei passeggeri. Ai cittadini

ed ai visitatori offriranno anche servizi commerciali e ricreativi e la possibilità di accedere senza

fatica al centro storico, utilizzando mezzi meccanici di risalita o servizi di bus-navetta.

Page 23: La fornace "Volponi" di Urbino

23

Nel contesto di tali iniziative, le aree e gli immobili che fanno capo alla ex fornace Volponi

hanno un peso rilevante: infatti risultano prossimi al punto di innesto della “Bretella per Urbino”

sulla viabilità locale e sono in grado di intercettare il flusso di traffico proveniente dalla vallata

del Metauro e dal tracciato della “Fano – Grosseto”.

Coinvolgendo questi immobili nella realizzazione delle infrastrutture pubbliche connesse alla

sosta dei veicoli ed alla risalita meccanizzata al centro storico, si contribuisce a valorizzare e

ampliare le possibilità di riuso di un compendio ormai fortemente degradato.

Complessivamente, fra parcheggi di pertinenza dell’impianto di risalita e quelli di pertinenza

delle attività da insediare nei volumi della fornace, si costituirà un “nodo di scambio” capace di

ospitare circa 800 posti auto. E’ verosimile che l’utilizzo dei parcheggi sarà diversificato durante

l’arco giornaliero: la mattina si avrà una prevalenza di utenze interessate a raggiungere

rapidamente il centro storico; nel pomeriggio prevarranno quelle connesse alle attività

commerciali, direzionali e ricreative da insediare alla fornace.

Solo una ridotta quota di posti auto è prevista in superficie, in zone appositamente individuate;

l’incidenza di tale quota è del 18.9% del complesso dei posti auto e comprende anche gli spazi

destinati alla sosta per carico e scarico dei mezzi di trasporto pubblico o turistico.

La disposizione di questi spazi è stata definita prendendo in considerazione i principali punti di

vista del contesto ambientale: i settori sud e sud-est della cinta muraria del centro storico, il

piazzale antistante il Mausoleo dei duchi, la strada statale 73/bis nel tratto fronteggiante gli

immobili della fornace. Sono state individuate come aree idonee quelle poste a nord e ad ovest

dei volumi della fornace, coperte da questi volumi rispetto a chi percorre la statale verso Urbino,

addossate al colle sulla cui sommità è posto il centro storico e, dunque, defilate per chi si trova

sulla cinta muraria della città. Da San Bernardino tali aree risultano molto lontane, nascoste dalla

vegetazione, dai volumi della fornace e dalle pendici del colle che sale verso Urbino.

Lo studio di compatibilità paesaggistica condotto fornisce inoltre indicazioni in ordine alle

piantumazioni da realizzare e ad ipotesi di copertura delle zone di carico e scarico finalizzate ad

Page 24: La fornace "Volponi" di Urbino

24

ottenere effetti di schermatura, ricomporre i segni del paesaggio agricolo e riprodurre, nelle

coperture, l’ordinata sequenza di tettoie per l’essiccamento del laterizio che caratterizza le foto

storiche della fornace.

Un percorso pedonale, seguendo le curve di livello, connette questo parcheggio e gli immobili

dell’ex Consorzio Agrario alla fermata intermedia dell’impianto di risalita meccanizzata.

L’impianto di risalita meccanizzata al centro storico.

Il Piano di Recupero propone di realizzare l’impianto di risalita al centro storico attraverso una

funicolare a doppia navetta del tipo “va e vieni”: il peso della navetta in discesa fornisce energia

alla navetta in salita. L’impianto avrà tracciato rettilineo che, partendo dall’estremità nord-ovest

degli immobili dell’ex fornace Volponi, ha come stazione di arrivo un vano completamente

interrato nello scoperto di palazzo Gherardi. Le navette corrono su un unico binario, che si

sdoppia in corrispondenza della mezzeria25

dove è localizzata una stazione intermedia a servizio

delle funzioni da insediare all’ex Consorzio Agrario. Il tracciato aderisce al terreno nel tratto

compreso fra gli immobili della ex fornace e la scarpata sottostante la S.S. 73/bis; da qui il

tracciato risulta completamente interrato fino alla stazione di arrivo, anch’essa interrata. Tale

soluzione si pone in alternativa a quella del 2003, sia per tracciato che per scelta tecnologica, e

consegue a riflessioni condotte in merito a tempi di percorrenza, costi di realizzazione e

manutenzione, lunghezza del tracciato ed accessibilità.

Il tempo di percorrenza costituisce un elemento determinante per rendere attrattiva l’idea di

accedere al centro storico lasciando il proprio mezzo alla fornace. Scale e tappeti mobili

rappresentano soluzioni adeguate alle esigenze del visitatore occasionale, ma se si vuole alleviare

la città storica dall’incombenza delle autovetture si deve considerare che, durante l’anno, la

maggior parte di coloro che hanno come meta il centro storico è costituita da studenti, pendolari

che lavorano in questa zona, cittadini utenti degli uffici e delle attività qui insediate. Per questa

fascia di utenza il tempo di percorrenza incide in modo decisivo sulla scelta del parcheggio. Il

25 mezzeria: punto, luogo di mezzo | linea centrale, materialmente tracciata o immaginaria. (Dizionario Garzanti, cit.)

Page 25: La fornace "Volponi" di Urbino

25

tempo massimo di percorrenza, e quindi di attesa, della funicolare è stato calcolato in 5 minuti,

comprensivi del tempo di sosta alla fermata intermedia.

La lunghezza del percorso contribuisce in modo determinante ad aumentare i costi di qualsiasi

soluzione tecnologica. Il percorso diretto, ipotizzato nel Piano di Recupero, risulta 200 metri più

corto ( -40%) di quello previsto dal Piano Particolareggiato del 2003.

Rispetto all’accessibilità la differenza fra le due soluzioni è sostanziale, in quanto la funicolare

consente l’accesso anche ai portatori di handicap, esclusi nell’altra soluzione, e risolve ogni

problematica connessa al riparo dagli agenti atmosferici.

Dal punto di vista paesaggistico, l’impatto sulla pendice che sale al centro storico è

rappresentato dall’unico binario su cui corrono le navette di trasporto. Un segno lineare e

rettilineo che scompare totalmente a valle della strada statale 73bis: da qui il tracciato entra in

galleria fino alla stazione di monte, che risulterà completamente interrata nello scoperto di

pertinenza di palazzo Gherardi. E’ prevista una stazione intermedia a servizio degli utenti

provenienti dal complesso dell’ex Consorzio Agrario. Le sue strutture saranno minimali,

paragonabili a quelle di una fermata d’autobus.

Semplici interventi di schermatura e di sistemazione a verde consentiranno di confondere nel

paesaggio agrario il segno dei binari e le strutture della stazione intermedia. Il tratto in galleria

ottimizza i costi di realizzazione degli interventi di risanamento del versante sud est del centro

storico, trasformando un tunnel, comunque costoso, in un asse attrezzato per facilitare l’accesso

pedonale alla zona monumentale di Urbino.

La vallata della fornace ed il recupero delle sue strutture

Il Piano Particolareggiato, approvato nel 2003, rappresenta la coerente attuazione dei criteri di

tutela e conservazione del paesaggio che stanno alla base dello strumento urbanistico generale.

In relazione a tali criteri, la trasformazione degli immobili della ex fornace è stata inquadrata

nell’ambito di un ampio settore del Parco Urbano comprendente la vallata posta fra il centro

Page 26: La fornace "Volponi" di Urbino

26

storico e la chiesa di San Bernardino. Consapevoli della delicatezza del rapporto esistente fra gli

immobili della Fornace, il contesto ambientale, il centro storico e San Bernardino,

l’Amministrazione comunale ritenne di dover affidare la redazione di detto Piano Attuativo allo

stesso estensore dello strumento urbanistico generale, l’architetto Giancarlo De Carlo, con il

risultato di ottenere indicazioni e prescrizioni particolareggiate, la cui validità è già stata

riconosciuta non solo dal Consiglio Comunale, ma anche dalla Soprintendenza per i Beni

Architettonici e per i Paesaggio delle Marche.

Le mutate scelte di tecnologia e di percorso dell’impianto di risalita al centro storico

rappresentano la variante principale rispetto al Piano Particolareggiato (1999-2003), che, per il

resto, è sostanzialmente confermato.

La conservazione del contesto paesaggistico.

Lo stesso strumento operativo, il “Piano di recupero”, ha per legge l’obiettivo del recupero del

patrimonio edilizio esistente mediante interventi volti alla conservazione, al risanamento, alla

ricostruzione e alla migliore utilizzazione del patrimonio stesso. In questo senso, la normativa

specifica che per tutti gli immobili ricadenti nel settore IV del Parco Urbano, compresi quelli

della fornace, non potranno essere realizzati interventi diversi da quelli del recupero del

patrimonio edilizio esistente, con esclusione di nuove costruzioni. In conclusione l’intera vallata,

con eccezione delle strette pertinenze della ex fornace, sarà assoggettata al regime della tutela

integrale.

Le destinazioni ammesse per la ex fornace.

Il Piano di Recupero conferma le stesse destinazioni d’uso previste dal precedente Piano

Particolareggiato, con la sola eccezione di quella residenziale che ora viene esclusa.

Conseguentemente risultano ammesse le seguenti destinazioni: commerciale, direzionale,

ricreativa e ricettiva.

Le modalità di intervento per la ex fornace.

Page 27: La fornace "Volponi" di Urbino

27

Le norme tecniche di attuazione prescrivono “la demolizione preventiva di tutti gli edifici e

manufatti edilizi che insistono nell’area di intervento del settore n.1, a eccezione dell’ex Forno

della Fornace, ciminiera e relativi annessi.

E’ prevista la realizzazione di una struttura turistico - ricettiva avente superficie massima di

4.900 mq; è inoltre possibile realizzare superfici interrate da destinare ad attrezzature e servizi

per lo sport e per la struttura ricettiva. Le attrezzature commerciali e direzionali dovranno avere

una superficie da un minimo di 4.400 mq a un massimo di 9.300 mq, che equivale all’intera

superficie degli immobili dell’area. Se le strutture commerciali e direzionali occuperanno tutti i

9.300 mq, ciò escluderà la realizzazione di strutture turistico – ricettive. “Per la destinazione

commerciale/direzionale potrà essere utilizzato l’intero Piano terra, il piano primo dei corpi a

due piani dei quali è prevista la ricostruzione e l’intero corpo del forno della vecchia fornace di

cui è previsto il recupero. […] Nell’ex Forno e nella corrispondente superficie del piano

sovrastante, comprese le logge adiacenti, è prevista la realizzazione di un centro espositivo che

recupera la superficie attualmente esistente. In alternativa,[…]dette superfici potranno essere

utilizzate per integrare le funzioni commerciali, direzionali e turistico - alberghiere”.

Sarà possibile realizzare impianti sportivi in superficie e in interrato. La localizzazione di tali

impianti sarà oggetto di uno specifico studio finalizzato principalmente ad assicurare un corretto

inserimento ambientale. Il laghetto preesistente potrà essere adibito alla balneazione, garantendo

i necessari presupposti igienico sanitari.

Page 28: La fornace "Volponi" di Urbino

28

6. Notizie sullo stato di attuazione del piano

Si riportano le notizie più recenti reperibili negli archivi in internet dei quotidiani locali.

30 marzo 2007: “il Ducato”26

titola “In centro con la funicolare. Pronti i 2 milioni per

l’impianto che porterà dalla Fornace a Santa Chiara”. La notizia è che la somma stanziata dal

Ministero dell’Ambiente sarà destinata alla costruzione della struttura in cemento armato su cui

poggeranno i binari e al consolidamento del versante sud-est del centro storico, ma serviranno

altri finanziamenti per realizzare la galleria e posizionare le vetture. Inoltre, si legge che i lavori

per la riqualifica dell’ex monastero di Santa Chiara, punto di arrivo dell’impianto, sono iniziati

“da qualche mese”, mentre “il destino della fornace è ancora oscuro”, tanto più che la sua

ristrutturazione “non rientra tra le competenze del Comune di Urbino ma è affare dei privati che

la possiedono”.

8 febbraio 2008: “il Ducato” pubblica un’intervista al sindaco Corbucci, che, riguardo al

recupero dell’area della Fornace, dichiara: “A Urbino tutto ruotava intorno all’Università. I

progetti in partenza rilanciano l’economia e cambiano il futuro di questa città”.

E poi: “Il costo dell’opera sarà tra gli 8 e i 10 milioni di euro. Dobbiamo trovare gli ultimi

quattro, cinque milioni per partire con i lavori, ma crediamo di poter avere i finanziamenti in

tempi brevi.”. Nello stesso articolo si spiega anche che al posto dell’ex consorzio agrario nascerà

una struttura di 6700 mq “per attività ricreativa, locali per gli studenti, negozi e uffici.” e che

l’amministrazione comunale ha fra le sue priorità il miglioramento dei collegamenti con il resto

delle Marche e il versante tirrenico.

14 marzo 2008, Il Resto del Carlino: “Una parte dei 12 milioni di euro (quattro per ogni anno,

dal 2008 al 2010) destinati dalla nuova legge finanziaria per migliorare la mobilità 'alternativa' nei centri storici delle

città riconosciute dall’Unesco come patrimonio dell’umanità potrebbero arrivare a Urbino e finanziare l’impianto di

risalita che in futuro collegherà l’ex fornace Volponi al convento di Santa Chiara.

26

il Ducato: periodico dell’Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino

Page 29: La fornace "Volponi" di Urbino

29

È quanto emerso dall’incontro del Consiglio direttivo dell’Associazione città e siti italiani patrimonio Unesco,

che si è tenuto oggi pomeriggio. I membri del direttivo (oltre alla città ducale, Ferrara, Andria, Firenze, Noto,

Verona e Vicenza) hanno discusso dell’utilizzo dei fondi previsti dalla Finanziaria e si sono dati un mese di tempo

per presentare una proposta organica al Ministero dei Trasporti.

“Innanzitutto saranno contattati tutti i comuni che fanno parte dell’associazione – spiega Gabriele Cavalera,

addetto stampa del comune di Urbino –saranno messi al corrente dell’iniziativa e gli sarà chiesto di proporre delle

idee. Sarà poi redatto un progetto globale, con all’interno cinque progetti pilota che puntano su diverse tipologie di

mobilità alternativa. In ogni caso saranno favorite quelle città che hanno già piani di mobilità alternativa e di

decongestionamento dei centri storici”.

In tutto i membri dell’associazione sono una quarantina, ma eliminando i comuni dove solo un sito e non

l’intero centro storico è patrimonio Unesco, si riducono della metà. È quindi molto probabile che la città ducale, che

ha già approvato il progetto della funicolare, godrà dei finanziamenti. Altri tipi di intervento portati avanti dagli altri

comuni prevedono invece il potenziamento dei mezzi pubblici ed ecologici e l’incentivazione all’uso delle biciclette.

30 giugno 2008, comunicato stampa del Comune di Urbino: “Da domani 1° luglio il parcheggio

dell’ex Consorzio Agrario non potrà più essere utilizzato per la sosta. L’area è stata infatti

venduta alla ditta “Torelli & Dottori”, la quale avvierà a breve la costruzione di un centro

servizi.”.

Indicazioni bibliografiche

AA.VV., L’Italia (guida rossa), Touring Club Italiano e La biblioteca di Repubblica, Touring

editore, Milano, 2005, (vol.23 – Marche), (cap.7 – Urbino)

Alessandrini Alessandra, Dal crudo al cotto. Fornaci nella provincia di Pesaro e Urbino nel

Novecento. Il caso della Fornace Volponi, tesi di laurea conseguita presso l’Università degli

studi di Urbino nell’a.a. 1995/96, Sant’Angelo in Vado, 2002.

De Carlo Giancarlo., Urbino – La storia di una città e il piano della sua evoluzione

urbanistica, Marsilio, Padova 1966, (cap. 2), (par. IV).

Documenti consultati presso l’Ufficio urbanistica del comune di Urbino:

Relazione ambientale per il “Piano Particolareggiato di attuazione delle previsioni

urbanistiche relative all'area dell'ex-Fornace Volponi e all’area dell’ex Consorzio Agrario”;

Page 30: La fornace "Volponi" di Urbino

30

Relazione illustrativa del “Piano Particolareggiato di attuazione delle previsioni urbanistiche

relative all'area dell'ex-Fornace Volponi (settore 4 del parco urbano)”(2001);

Relazione illustrativa del “Piano di Recupero ai sensi dell’art. 28 della l.457/78 relativo

all'area dell'ex-fornace volponi (settore 4 del parco urbano)” (2007).

Relativi elaborati grafici.

Periodici:

il Ducato, 30 marzo 2007 – anno 17 – numero 4; 8 febbraio 2008 – anno 18 – numero 3

il Resto del Carlino, 14 marzo 2008

Enciclopedie, dizionari e glossari (consultati per le note a piè di pagina):

Il grande dizionario garzanti della lingua italiana, Garzanti editore, Milano 1988

Enciclopedia® Microsoft® Encarta ‘98© 1993-1997 Microsoft Corporation

Wikipedia: it.wikipedia.org

Glossario cartografia, architettura e urbanistica http://cridaup.iuav.it/g_u_menu.htm

Altro:

Cartografia online della regione Marche www.cartografia.marche.it

Comunicato stampa del Comune di Urbino 30-06-2008 (online)

Google maps (per le fotografie aeree)