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La Gioia Fine e mezzo di una vita bella «Questa è la bellezza della consacrazione: è la gioia, la gioia...». La gioia di portare a tutti la consolazione di Dio. «Non c’è santità nella tristezza!» continua il Santo Padre, non siate tristi come gli altri che non hanno speranza, scriveva San Paolo (1Ts 4, 13). Nel mondo spesso c’è un deficit di gioia. Non siamo chiamati a compiere gesti epici né a proclamare parole altisonanti, ma a testimoniare la gioia che proviene dalla certezza di sentirci amati, dalla fiducia di essere dei salvati. «La tristezza e la paura devono fare posto alla gioia: Rallegratevi... esultate... sfavillate di gioia dice il Profeta (66, 10). È un grande invito alla gioia. […] Ogni cristiano e soprattutto noi, siamo chiamati a portare questo messaggio di speranza che dona serenità e gioia: la consolazione di Dio, la sua tenerezza verso tutti. Ma ne possiamo essere portatori se sperimentiamo noi per primi la gioia di essere consolati da Lui, di essere amati da Lui. […] Non abbiate paura, il Signore è il Signore della consolazione, il Signore della tenerezza. Il Signore è padre e Lui dice che farà con noi come una mamma con il suo bambino, con la sua tenerezza.». Papa Francesco

La Gioia - Chi siamo? · traduzione arcaica e imprecisa Poveri in spirito: Matteo, ... questo perché Dio è dalla vostra parte. Beati voi ... di essi è il regno dei cieli mentre

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La Gioia

Fine e mezzo di una vita bella

«Questa è la bellezza della consacrazione: è la gioia,

la gioia...». La gioia di portare a tutti la consolazione

di Dio. «Non c’è santità nella tristezza!» continua il

Santo Padre, non siate tristi come gli altri che non

hanno speranza, scriveva San Paolo (1Ts 4, 13).

Nel mondo spesso c’è un deficit di gioia. Non siamo

chiamati a compiere gesti epici né a proclamare

parole altisonanti, ma a testimoniare la gioia che

proviene dalla certezza di sentirci amati, dalla fiducia

di essere dei salvati.

«La tristezza e la paura devono fare posto alla gioia:

Rallegratevi... esultate... sfavillate di gioia – dice il

Profeta (66, 10). È un grande invito alla gioia. […]

Ogni cristiano e soprattutto noi, siamo chiamati a

portare questo messaggio di speranza che dona

serenità e gioia: la consolazione di Dio, la sua

tenerezza verso tutti. Ma ne possiamo essere

portatori se sperimentiamo noi per primi la gioia di

essere consolati da Lui, di essere amati da Lui. […]

Non abbiate paura, il Signore è il Signore della

consolazione, il Signore della tenerezza. Il Signore è

padre e Lui dice che farà con noi come una mamma

con il suo bambino, con la sua tenerezza.».

Papa Francesco

2

Preghiera O Spirito Santo,

penetra nel

profondo il mio

cuore

e ricolma di gioia le

parti oscure della

mia vita.

Beato chi può

ospitarti,

perché così il

Padre e il Figlio

dimoreranno in

lui.

Rendimi simile a

te, guarda con

benevolenza verso

di me:

perché la mia

piccolezza trovi

grazia di fronte

alla tua grandezza.

Brano Biblico

Beati quelli che sono poveri di fronte a

Dio: Dio dona loro il suo regno.

Beati quelli che sono nella tristezza: Dio

li consolerà.

Beati quelli che non sono violenti: Dio

darà loro la terra promessa.

Beati quelli che desiderano ardentemente

quello che Dio vuole: Dio esaudirà i loro

desideri.

Beati quelli che hanno compassione degli

altri: Dio avrà compassione di loro.

Beati quelli che sono puri di cuore: essi

vedranno Dio.

Beati quelli che diffondono la pace: Dio li

accoglierà come suoi figli.

Beati quelli che sono perseguitati perché

fanno la volontà di Dio: Dio dona loro il

suo regno.

Beati siete voi quando vi insultano e vi

perseguitano, quando dicono falsità e

calunnie contro di voi perché avete

creduto in me.

Siate lieti e contenti, perché Dio vi ha

preparato in cielo una grande

ricompensa: infatti, prima di voi, anche i

profeti furono perseguitati.

(Mt 5, 3-12)

PVA Art. 7. Lo stile di

vita del Salesiano

Cooperatore,

improntato allo

spirito delle

Beatitudini, lo

impegna ad

evangelizzare la

cultura e la vita

sociale.

3

Le beatitudini sono la grande e nuova buona notizia

della legge, ma purtroppo, molto spesso, sono state

erroneamente trasformate in imperativi morali. In

alcuni casi il tranello è facile, ad esempio: dovete

essere poveri, dovete essere misericordiosi. In queste

formule l’idea del dovere può anche funzionare,

ma… “dovete essere afflitti” funziona meno; l’essere

afflitti non è un precetto morale, tanto meno l’essere

perseguitati.

Non ha assolutamente senso che Gesù dica: dovete

essere perseguitati, fatevi perseguitare. È assurdo.

Però, dato che tutte le formule sono analoghe, devono

essere considerate tutte nella stessa luce e allora

l’indicazione che segue alla beatitudine non indica il

dovere morale, ma la condizione per accogliere il

messaggio dell’azione di Dio. Ecco allora che,

anziché il verbo “dovere”, conviene utilizzare il verbo

“potere”. Quindi, non “dovete essere poveri”, ma

“potete essere poveri”. Dio è dalla vostra parte, è lui

che comanda, che ha tutto in mano; siete fortunati ad

avere un amico così potente, potete riconoscere di

essere umili, di essere poveri, di valere poco; potete

lasciarvi andare. Non è questione di essere poveri, di

diventare poveri; è l’atteggiamento di chi riconosce la

propria natura, la propria splendida situazione di eredi

del Regno.

Usando un linguaggio moderno potremmo dire:

potete essere poveri, perseguitati e anche piangere,

ma siete comunque in una botte di ferro; tutte le

vostre sofferenze potete sopportarle benissimo perché

sono nulla a confronto della grande fortuna che avete:

un Padre che vi ama, che non smette mai di amarvi e

Commento Biblico

4

dal quale avrete tutto, dal cielo alla terra. Una

traduzione arcaica e imprecisa Poveri in spirito:

Matteo, rispetto a Luca, ha aggiunto questa

specificazione, è un complemento di limitazione:

poveri “in spirito”. Nel testo parallelo di Luca

troviamo infatti semplicemente “Beati voi poveri”.

Quando è stata fatta la traduzione in greco, il termine

ebraico, che molto probabilmente era „anawîm, è

stato reso con il greco «ptwcoi,» (ptochòi) un termine

greco di tipo popolare che però non rende bene il

concetto. Questo aggettivo, «ptwco,j» (ptochòs), dà

origine in italiano al termine “pitocco” proprio per

indicare uno povero in modo assoluto, che non ha

niente; è il barbone che dorme sotto il ponte. È una

traduzione delle più arcaiche, delle prime che sono

state fatte e un po’ imprecisa. Luca è più conservatore

di Matteo e quindi rispetta i testi arcaici che ha

ereditato e li conserva tali e quali. L’evangelista

infatti lo dichiara espressamente nel preambolo del

suo evangelo: «…così ho deciso anch’io di fare

ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi e

di scriverne per te un resoconto ordinato (Lc 1,3)».

Matteo invece o, meglio, come ben ricordate, la

scuola di Matteo, quell’ambiente di scribi di

Antiochia, ha una capacità di rielaborazione del

materiale e si rende conto che C. Doglio —

Introduzione al Vangelo secondo Matteo la semplice

traduzione «ptwcoi,» (ptochòi) non rende il concetto

ebraico di „anawîm, che certamente indica i poveri,

ma nel senso di umili, di coloro che hanno la

consapevolezza dei propri limiti. Non è una questione

sociale o economica, è l’atteggiamento della persona.

La povertà in spirito, infatti, non significa avere poco

spirito, ma avere lo spirito del povero,

l’atteggiamento del povero, il riconoscimento, la

5

coscienza della propria povertà.

Poveri in spirito non sono, secondo il senso di oggi,

gli sciocchi, gli sprovveduti, i sempliciotti, in

contrapposizione ai furbastri ed agli scaltri. L’essere

povero in spirito è il non avere una propria sicurezza,

è una disposizione interiore che impronta il proprio

agire in ogni circostanza alla disponibilità, all’aprirsi,

all’accettare, all’avere fiducia nel Signore. È la

negazione del proprio orgoglio, è l’ammettere di

essere bisognosi, di non essere autosufficienti, di

dipendere da Dio.

Questo atteggiamento di sincera umiltà interiore è

quello che “giustifica” l’uomo. Povero in spirito è chi

è umile e dolce, chi attende la salvezza solo da Dio,

chi ha animo retto e intenzioni pure, chi lavora per la

giustizia e per la pace. È un po’ lo stato d’animo del

pubblicano al tempio al confronto del fariseo.

Riformuliamo tutta la frase: Dio onnipotente è dalla

vostra parte, siete fortunati, potete riconoscere la

vostra povertà come una realtà passeggera, quasi

trascurabile di fronte al fatto che Dio è il vostro

consolatore.

Siete fortunati, potete affrontare la afflizioni; non

dovete, ma potete accogliere anche le situazioni

difficili perché Dio vi consola, non vi lascia soli,

riempie la vostra solitudine e dà forza alla vostra

azione. Dio vi lascia in eredità la terra ed è il padre

che lascia in eredità la terra ai figli; Dio vi tratta

infatti come figli, vi lascia la terra, la terra promessa

per lascito testamentario. Siete fortunati, siete degli

ereditieri, beati voi, potete essere miti, non avete

bisogno di combattere per conquistare la terra, ve la

lascia in eredità, beati voi.

Dio sazia il vostro desiderio, soddisfa la vostra attesa,

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siete fortunati, potete impegnarvi nella ricerca della

giustizia. Avere fame e sete, desiderare con tutte le

forze quello che Dio vuole. Ricordate che a Giovanni

Battista, che non voleva battezzarlo, Gesù dice:

«bisogna compiere ogni giustizia». Qui una

beatitudine importante ci dice che, dal momento che

Dio sazia il nostro desiderio, noi possiamo

impegnarci nella giustizia, nel progetto di Dio, nel

fare la sua volontà. Dio vi tratta con misericordia,

beati voi, potete fare altrettanto, potete essere

misericordiosi perché avete già ottenuto misericordia.

Dio si fa vedere da voi, siete fortunati, potete essere

puri di cuore. Questa è un’altra indicazione che limita

in qualche modo il concetto di purezza. Il cuore

indica l’intelligenza, la volontà e la purezza di cuore è

la schiettezza, la trasparenza, la totale dedizione per

cui non sono mezzo e mezzo, ma sono senza

doppiezza, senza ambiguità. Quando è che l’oro è

puro? Quando è solo oro. Quindi la purezza dell’oro è

essere tutto oro; se contiene delle scorie o del metallo

non nobile, è impuro. Il puro di cuore è colui che

totalmente aderisce al Signore. Potete essere schietti

perché Dio si fa vedere da voi.

Dio vi chiama suoi figli; non è questione solo di

nome, ma di essenza, perché il nome indica l’essere.

Siete fortunati, Dio vi adotta come figli, vi prende

nella sua casa, vi tratta da figli, vi fa diventare

davvero suoi figli, e questa è una grandissima fortuna.

Potete essere figli di tale Padre: “talis pater, talis

filius”. Potete quindi essere operatori di pace, creatori

di collegamento, di amicizia, di unione; potete

generare buone relazioni perché Dio vi fa diventare

suoi figli. Dio è dalla vostra parte, Lui che regge

l’universo; siete fortunati e potete affrontare la

persecuzione per causa della giustizia. Cioè, facendo

7

la volontà di Dio è possibile che troviate delle

difficoltà, delle opposizioni; potete affrontare tutto

questo perché Dio è dalla vostra parte.

Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno

e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi

per causa mia. Beati voi quando vi insulteranno, vi

perseguiteranno e diranno ogni sorta di male contro di

voi per causa mia, purché mentano. Pensate un

attimo: se dicono qualche cosa di menzognero contro

di noi ci dà fastidio proprio perché mentono. Se fosse

almeno vero…. E no! Se fosse vero sarebbe peggio

perché se ti dicessero che sei un ladro, e fosse la

verità perché effettivamente sei proprio un ladro, è un

problema serio, sei comunque colpevole. Se dicono

che sei un ladro, ma in realtà sei innocente, il

problema per te stesso e per la tua coscienza è minore

perché sei innocente.

Beati voi quando diranno male di voi, ma mentendo,

perché se dicono male e hanno ragione… addio

beatitudine. Rallegratevi ed esultate, perché grande è

la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno

perseguitato i profeti prima di voi. Avete

probabilmente notato che la prima e l’ultima

motivazione sono formulate al presente, di essi è il

regno dei cieli mentre tutte le altre, sono otto in tutto

(il numero della pienezza celeste), quindi le altre sei,

sono al futuro: saranno consolati; erediteranno la

terra; saranno saziati; troveranno misericordia;

vedranno Dio; saranno chiamati figli di Dio. C’è

quindi una dinamica presente–futuro. Dio adesso è

dalla vostra parte e sta cominciando a fare quello che

compirà nell’eternità. È pertanto già una realtà

presente, in via di compimento futuro, ma la

beatitudine è un fatto presente infatti le beatitudini

sono incorniciate dalla prima e dall’ottava che hanno

8

la stessa motivazione: vostro è il regno dei cieli.

Quando Gesù annuncia la presenza del regno di Dio

intende proprio questo, intende affermare che nella

sua persona è presente Dio. Il regno di Dio è qui

perché ci sono io; la persona di Gesù è il regnare di

Dio e Dio è dalla vostra parte. Il Dio–con–noi

annuncia il Dio che è per noi e con questo i discepoli

possono affrontare tutte le difficoltà. Questo è il

grande quadro introduttivo, meraviglioso portale di

ingresso del discorso della montagna, l’annuncio

della felicità possibile.

(Don Claudio Doglio)

Attilio Giordani

Da ragazzo scopre Don Bosco

Attilio Giordani nacque a Milano il 3 febbraio 1913.

Il padre Arturo lavora in ferrovia e la madre Amalia è

costretta a letto in seguito alla nascita di uno dei figli.

Attilio è un ragazzo solare e dinamico. Dopo la

scuola elementare frequenta i tre anni della scuola

tecnica. Da ragazzino scopre don Bosco e l’oratorio

salesiano di Milano, di cui sarà sempre un grande

appassionato.

L'amore di Dio e del prossimo Riceve lì la sua prima formazione e, giovane per i

giovani, si impegna con costanza nell’animazione

gioiosa dei gruppi: per decenni è un solerte catechista

e un animatore salesiano geniale, semplice e sereno.

Da buon salesiano cooperatore conosce e usa tutti gli

strumenti educativi del Sistema Preventivo per

animare i suoi ragazzi: cura della liturgia, formazione,

Santità Salesiana

9

presenza e gioco in cortile, valorizzazione del tempo

libero, teatro. Attilio organizza passeggiate con i

giovani dell’oratorio, compone canti, scenette, si

inventa lotterie di beneficenza, cacce al tesoro

parrocchiali e olimpiadi per ragazzi, senza mai

dimenticare il centro della gioia cristiana: l’amore di

Dio e del prossimo.

Crociata della Bontà

Ama il Signore con tutto il cuore e trova nella vita

sacramentale, nella preghiera e nella direzione

spirituale la risorsa per la vita di grazia. Inizia il

servizio militare nel 1934 terminandolo, con fasi

alterne, nel 1945. Dimostra senso apostolico tra i suoi

compagni d'arma. Trova impiego nell'industria della

Pirelli a Milano, dove pure diffonde allegria e buon

umore, con grande senso del dovere. Nel dopoguerra

sposa Noemi Davanzo, che lo accompagnerà e

sosterrà per tutta la vita.

Per ridare speranza ai ragazzi sconvolti dalla guerra

dà vita alla “Crociata della Bontà”, che si diffonderà

in tutta Italia. Nella propria famiglia è un marito

presente, ricco di grande fede e serenità, in una voluta

austerità e povertà evangelica a vantaggio dei più

bisognosi.

Meditazione, Eucaristia, Rosario

Ogni giorno è fedele alla meditazione, all'Eucaristia,

al Rosario. I suoi tre figli partirono per il Brasile per

un periodo di volontariato missionario. Decise egli

stesso - d'accordo con la sua Noemi - di partire

insieme, marito e moglie, per condividere totalmente

la sua paternità e la vocazione dei figli al

volontariato. Anche in Brasile continua ad essere

catechista e animatore. Il 18 dicembre 1972, a Campo

Grande, nel corso di una riunione sta parlando con

entusiasmo e con ardore del dovere di dare la vita per

10

gli altri, quando improvvisamente si sente venir

meno.

"Ora, continua tu!"

Fa appena in tempo a dire al figlio: "Pier Giorgio, ora

continua tu...", e muore stroncato da un infarto. La

sua salma, trasportata in Italia, riposa ora nella

basilica di sant’Agostino a Milano. Nell’omelia il

parroco disse: “A ciascuno di noi Attilio ripete la

frase che, morendo, ha detto a suo figlio: «Continua

tu!»”.

Volevo dirvi una parola e la parola è gioia. Sempre

dove sono i consacrati, i seminaristi, le religiose e i

religiosi, i giovani, c’è gioia, sempre c’è gioia! È la

gioia della freschezza, è la gioia del seguire Gesù; la

gioia che ci dà lo Spirito Santo, non la gioia del

mondo. C’è gioia! Ma dove nasce la gioia?

(Papa Francesco)

11

Avere confidenza con Dio La lectio divina

Un accumulo di termini intensi: rallegratevi, esultate,

sfavillate, ma anche consolazioni, delizia, abbondanza,

prosperità, carezze, ecc. Era venuto meno il rapporto di

fedeltà e di amore, ed erano finiti nella tristezza e nella

sterilità; ora la potenza e la santità di Dio ridà senso e

pienezza di vita e di felicità, esprimendole con termini

che appartengono alle radici affettive di ogni essere

umano, e risvegliano sensazioni uniche di tenerezza e

sicurezza.

Lieve ma vero profilo di un Dio che riluce di

vibrazioni materne e di emozioni intense che

contagiano. Una gioia del cuore (cf. Is 66, 14) che

passa da Dio – volto materno e braccio che solleva – e

si diffonde in mezzo ad un popolo storpiato da mille

umiliazioni, e per questo dalle ossa fragili.

Papa Francesco

12

Brano Biblico

Rallegratevi con Gerusalemme, esultate

per essa quanti la amate. Sfavillate di

gioia con essa voi tutti che avete

partecipato al suo lutto.

Poiché così dice il Signore: «Ecco io

farò scorrere verso di essa, come un

fiume, la prosperità; come un torrente in

piena la ricchezza dei popoli; i suoi

bimbi saranno portati in braccio, sulle

ginocchia saranno accarezzati.

Come una madre consola un figlio, così

io vi consolerò; in Gerusalemme sarete

consolati.

Voi lo vedrete e gioirà il vostro cuore, le

vostre ossa saranno rigogliose come

erba fresca. La mano del Signore si farà

manifesta ai suoi servi».

Isaia 66, 10-14

Preghiera Vieni o Spirito Santo, vieni nel

mio cuore e nella mia mente.

Accordami la Tua intelligenza,

perché io possa conoscere il

Padre

nel meditare la parola del

Vangelo.

Accordami il Tuo amore,

perché anche quest’oggi,

esortato dalla Tua parola,

Ti cerchi nei fatti e nelle

persone che ho incontrato.

Accordami la Tua sapienza,

perché io sappia rivivere e

giudicare,

alla luce della tua parola,

quello che oggi ho vissuto.

Accordami la perseveranza,

perché io con pazienza

penetri il messaggio di Dio nel

Vangelo.

San Tommaso d’Aquino

PVA

Art. 19 I Salesiani Cooperatori sono convinti che, senza l’unione con Gesù

Cristo, non possono nulla. Invocano lo Spirito che li illumina e dà forza giorno

per giorno. La loro preghiera, radicata nella Parola di Dio, è semplice e fiduciosa,

gioiosa e creativa, impregnata di ardore apostolico aderente alla vita, e si prolunga

in essa.

Per alimentare la vita di preghiera i Salesiani Cooperatori ricorrono alle fonti

spirituali offerte dalla Chiesa, dall’Associazione e dalla Famiglia Salesiana.

Partecipano attivamente alla liturgia, valorizzano le forme di pietà popolare che

arricchiscono la loro vita spirituale.

13

Poiché Dio vuole, nel suo amore, parlare agli uomini

e solo la sua Parola è capace di far ardere il cuore

umano illuminandolo sulla via del bene, la Chiesa ha

sempre desiderato che tutti possano accostarsi a

questa Parola per esserne nutriti.

Da questa esigenza è nata, nella tradizione cristiana,

la meditazione della Parola di Dio con la pratica della

lectio divina.

Che cos’è la lectio divina? È ascoltare Dio che ci

parla attraverso la sua Parola. È dedicare un po’ di

tempo alla lettura e mediante la lettura alla preghiera

con la Parola di Dio.

L’ascolto silenzioso e umile del Signore è il centro e

lo scopo della lectio divina. Dio che ci parla nelle

Sante Scritture è al primo posto. La lectio divina ci

aiuta così a comprendere a poco a poco che non

bastiamo a noi stessi: abbiamo bisogno di aprirci a

Colui la cui «parola è lampada ai nostri passi e luce

sul nostro cammino» (cfr. Sal 118,105). La lectio

divina può essere proposta a tutti, perché la Parola di

Dio non è «troppo alta per noi, né troppo lontana da

noi» (cfr. Dt 30,11-14).

Come si fa la lectio divina?

Ordinariamente la lectio divina si sviluppa attraverso

quattro momenti che non sono rigidi, sono successivi

e possono intersecarsi l’uno con l’altro, sviluppando

un dinamismo interiore che anima la lectio,

dall’ascolto alla vita. Qualche parola per illustrare i

quattro momenti.

1/ La lettura del testo (lectio) Dopo qualche momento di silenzio e di raccoglimento

per creare un clima favorevole alla preghiera, è bene

invocare lo Spirito Santo con una preghiera o con un

La lectio divina

14

canto, perché sia Lui a parlare. Gli autori medioevali

hanno chiamato questo primo momento lectio. Si

comincia a leggere il testo scelto in modo pacato e

tranquillo, ponendosi alla fine una domanda di

conoscenza del suo contenuto reale: che cosa dice il

testo biblico in sé? È l’atteggiamento dell’ascolto,

proprio come avviene dinanzi ad una persona che

parla: la si ascolta con attenzione, cercando di capire

quello che vuole dirci. A questo fine, può aiutare il

rimando ad altri brani biblici, secondo i riferimenti

che troviamo sulla nostra Bibbia. La lectio divina

utilizza qui un’antichissima regola

dell’interpretazione biblica che afferma: la Bibbia si

comprende con la Bibbia stessa, poiché ogni brano è

illuminato dagli altri testi della Sacra Scrittura.

2/ Meditazione del testo (meditatio) Questo secondo momento ha lo scopo di avvicinare la

Parola di Dio alla nostra vita. Così la domanda che

dobbiamo porci è questa: che cosa dice il testo biblico

a noi, a me? Non si legge il testo semplicemente per

conoscerlo, ma perché esso sia luce per la nostra vita.

Sostare dinanzi alla Parola di Dio, apre la mente a

tanti pensieri. Non sarà difficile capire che la Parola

ascoltata è rivolta a me, ha qualcosa da dire alla mia

vita, almeno in qualche sua parte. La voce di Dio è

inconfondibile. Chiama alla conversione, vuole

condurci ad una maggiore conformità con Cristo. È

molto opportuno assecondare questo filo di pensieri,

sostando in essi e meditandoli. Gli autori medioevali

hanno chiamato questo secondo momento della lectio

divina con il nome di meditatio.

3/ Il tempo della preghiera (oratio) Si giunge così alla preghiera (oratio) che suppone

quest’altra domanda: che cosa diciamo noi al Signore

in risposta alla sua parola? La lettura della Parola di

Dio farà nascere la necessità di parlare a Lui. È

questo il momento nel quale, dopo aver ascoltato,

15

l’uomo risponde a Dio e gli parla. Gli dice il proprio

assenso e insieme chiede l’aiuto della grazia per

realizzare la Sua volontà. Nella parola rivolta a Dio è

compresa anche l’intercessione per altri, perché Dio li

illumini nel cammino. È opportuno dedicare a questo

momento un congruo tempo. A partire dal Medioevo

questo terza tappa della lectio divina è stata chiamata

oratio.

4/ La gioia della contemplazione (contemplatio) In questo ultimo momento della lectio divina

assumiamo come dono di Dio lo stesso suo sguardo

nel giudicare la realtà e ci domandiamo: quale

conversione della mente, del cuore e della vita chiede

a noi il Signore? Man mano che maturerà l’esperienza

della preghiera ci si accorgerà che diventa meno

importante comprendere ogni volta qualcosa di

nuovo. Crescerà invece il desiderio di contemplare

l’opera già compiuta da Dio. Sarà come quando due

innamorati non si preoccupano più di dirsi cose

nuove, ma stanno in silenzio sapendo di amarsi

profondamente. Questa semplificazione della

preghiera è un dono del Signore, secondo i tempi che

non possono essere stabiliti in anticipo. Gli antichi

autori chiamavano questo momento contemplatio.

Proprio perché la Parola del Signore ha posto radici

nel nostro cuore, produrrà frutto nella vita quotidiana.

Scopo della lectio, infatti, è la trasformazione

dell’essere e dell’agire, resi nuovi dallo Spirito Santo.

Beata Eusebia Palomino

Nella famiglia di Eusebia si lavora, si prega e ci si

vuole bene

Eusebia Palomino Yenes nasce a Cantalpino in

Santità Salesiana

16

provincia di Salamanca, nell’ovest della Spagna, il 15

dicembre 1899. La famiglia di Agostino Palomino,

autentico uomo di fede, è molto povera. In alcuni

periodi dell’anno Eusebia e il padre sono costretti a

chiedere

l’elemosina nei paesi vicini, ma lo fanno con una

gioia e una fede davvero singolari. In quei lunghi

viaggi Agostino racconta il catechismo alla figlia,

avida di imparare i misteri del Signore. Nella famiglia

di Eusebia si lavora, si prega e ci si vuole bene.

Condotta misteriosamente all'oratorio delle suore

Il giorno della prima comunione fu vissuto da

Eusebia con grande intensità. Subito dopo si recò a

servizio presso una famiglia benestante. Non cedette

alle tentazioni dell’adolescenza, mettendo sempre al

primo posto il suo amico Gesù. Fu mandata a

Salamanca, prima come bambinaia, poi come

assistente in un ospizio. Desiderava tanto diventare

religiosa. Un giorno, zappando, trovò una medaglia di

Maria Ausiliatrice. Poco dopo un’amica misteriosa la

condusse all’oratorio delle suore.

Queste la invitarono a rimanere con loro come

collaboratrice. Stranamente la cucina diventava meta

delle educande, che andavano a trovare quella cuoca

ignorante che aveva sempre una buona parola per

loro.

Diventa Figlia di Maria Ausiliatrice

Giunge a Salamanca la Madre Vicaria, che la accetta

tra le postulanti. Eusebia fece il noviziato a

Barcellona, edificando le compagne con la sua umiltà

e con il suo sorriso. Divenuta Figlia di Maria

Ausiliatrice nel 1924, fu inviata a Valverde del

Camino con l’incarico di cuoca e aiutante domestica.

Iniziò a vivere il suo servizio ordinario

straordinariamente bene, come voleva don Bosco,

tanto che il Signore volle ricolmarla di doni.

17

Predisse la guerra civile Anche qui le ragazze cominciarono ad avvicinarla,

attratte dal suo fascino spirituale. Iniziò a lavorare

nell’oratorio. Seminaristi, adulti e sacerdoti le

chiedono consiglio, stimolati dal suo spirito di

preghiera e di fede convinta e convincente. Propagò

la devozione alle Sante Piaghe del Signore e la

cosiddetta “schiavitù mariana” di san Luigi M.

Grignion de Montfort. Si raccontano molti fatti

speciali che avvennero nella sua vita. Come don

Bosco, ricevette dal Signore il dono della profezia.

Predisse la guerra civile spagnola e si offrì come

vittima per la Spagna. Cominciò a star male. La sua

direttrice, suor Carmen Moreno, poi martire e beata,

la accudiva, mentre raccoglieva i suoi pensieri. Suor

Eusebia le profetizzò il martirio.

Prima di morire ebbe momenti di estasi e visioni.

Raggiunse il Signore il 10 febbraio 1935. La sua

salma riposa a Valverde del Camino.

Guarda nel profondo del tuo cuore, guarda

nell’intimo di te stesso, e domandati: hai un cuore che

desidera qualcosa di grande o un cuore addormentato

dalle cose? Il tuo cuore ha conservato l’inquietudine

della ricerca o l’hai lasciato soffocare dalle cose, che

finiscono per atrofizzarlo? Dio ti attende, ti cerca: che

cosa rispondi? Ti sei accorto di questa situazione

della tua anima? Oppure dormi? Credi che Dio ti

attende o per te questa verità sono soltanto “parole”?

(Papa Francesco)

18

Discernere Come si sceglie secondo Dio

«Nel chiamarvi Dio vi dice: “Tu sei importante per me,

ti voglio bene, conto su di te”. Gesù, a ciascuno di noi,

dice questo! Di là nasce la gioia! La gioia del momento

in cui Gesù mi ha guardato. Capire e sentire questo è il

segreto della nostra gioia. Sentirsi amati da Dio, sentire

che per Lui noi siamo non numeri, ma persone; e

sentire che è Lui che ci chiama».

Si tratta di rinascere per vocazione. « Invito ogni

cristiano […] a rinnovare oggi stesso il suo incontro

personale con Gesù Cristo, almeno, a prendere la

decisione di lasciarsi incontrare da Lui, di cercarlo ogni

giorno senza sosta ».

Paolo ci riporta a questa fondamentale visione: nessuno

può porre un fondamento diverso da quello che già si

trova (1Cor 3, 11). Il termine vocazione indica questo

dato gratuito, come un serbatoio di vita che non cessa

di rinnovare l’umanità e la Chiesa nel più profondo del

loro essere.

Papa Francesco

19

Preghiera

O Spirito Santo, amore del Padre e del Figlio,

ispirami sempre ciò che devo pensare, ciò che devo

dire e come devo dirlo; ciò che devo tacere, ciò che

devo scrivere, come devo agire e ciò che devo fare.

Per cercare la Tua gloria, il bene delle anime e la

mia santificazione. O Gesù, è in Te tutta la mia

fiducia.

Card. Merciè

Brano Biblico

Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio

in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una

vergine, promessa sposa di un uomo della casa di

Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava

Maria. Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di

grazia, il Signore è con te». A queste parole ella

rimase turbata e si domandava che senso avesse un

tale saluto. L'angelo le disse: «Non temere, Maria,

perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco

concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai

Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo;

il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padree

regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo

regno non avrà fine». Allora Maria disse all'angelo:

«Come è possibile? Non conosco uomo». Le rispose

l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te

stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo.

Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato

Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente,

nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è

il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è

impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Eccomi,

sono la serva del Signore, avvenga di me quello che

hai detto». E l'angelo partì da lei. (Lc 1, 26,38)

20

PVA Art. 2

Impegnarsi come

Salesiani Cooperatori è

rispondere alla vocazione

apostolica salesiana, dono

dello Spirito, assumendo

un modo specifico di

vivere il Vangelo e di

partecipare alla missione

della Chiesa.È una libera

scelta, che qualifica

l’esistenza.

Art. 16

I Salesiani Cooperatori

promuovono le novità

con senso critico

cristiano. Integrano nella

loro vita “tutto ciò che è

buono”, mettendosi in

ascolto soprattutto dei

giovani nel discernimento

dei segni dei tempi. Di

fronte alle sfide e

difficoltà socioculturali

assumono un

atteggiamento critico e

costruttivo.

Alberto Marvelli

Braccio destro dei salesiani all'oratorio

Alberto Marvelli nasce il 21 marzo 1918 a Ferrara,

secondogenito di sette fratelli. Quando con la

famiglia si trasferisce a Rimini inizia a frequentare

l’Oratorio salesiano.

Sempre disponibile, diventa catechista e animatore: il

braccio destro dei salesiani. Ama e pratica ogni

genere di sport. Prende come modelli Domenico

Savio e Pier Giorgio Frassati.

Santità Salesiana

21

Azione Cattolica, studente d'ingegneria

A 17 anni scrive nel suo diario un progetto di vita che

rinnoverà strada facendo. Entra nel gruppo oratoriano

dell’Azione Cattolica diventandone in breve tempo il

presidente parrocchiale. Presta il suo servizio nella

Chiesa di Rimini come vice presidente diocesano di

AC. Studente d’ingegneria a Bologna, partecipa

attivamente alla FUCI, rimanendo fedele con

sacrificio all’eucaristia quotidiana. Nel giugno del

1942 si laurea e inizia a lavorare alla Fiat di Torino.

Svolge il servizio militare a Trieste, e riesce a

trascinare all’Eucaristia molti suoi compagni. Durante

la seconda guerra mondiale diventa apostolo tra gli

sfollati e una vera provvidenza per i poveri.

Assessore comunale a Rimini

Dopo l’entrata degli alleati a Rimini viene nominato

Assessore comunale all’Ufficio alloggi e

ricostruzione, e ingegnere responsabile del Genio

Civile: “I poveri passino subito - diceva -; gli altri

possono aspettare”. Accetta di partecipare alle

elezioni nelle liste della Democrazia Cristiana. Da

tutti è riconosciuto cristiano impegnato, ma non

fazioso, tanto che un avversario comunista dirà: “Può

anche perdere il mio partito. Basta che diventi

sindaco l’ingegner Marvelli”. Il vescovo lo nominò

presidente dei laureati cattolici.

“Che mondo nuovo mi si è aperto contemplando

Gesù sacramentato"

La devozione mariana e l’Eucaristia furono

veramente le colonne della sua vita: “Che mondo

nuovo mi si è aperto contemplando Gesù

sacramentato - scrive nel suo diario -. Ogni qualvolta

mi accosto alla santa Comunione, ogni qualvolta

Gesù nella sua divinità e umanità entra in me, a

contatto con la mia anima, è un accendersi di santi

22

propositi, una fiamma che brucia e che consuma, ma

che mi rende così felice!”. Morì investito da un

camion militare il 5 ottobre del 1946. Fu, come

voleva don Bosco, un buon cristiano e un onesto

cittadino, impegnato nella Chiesa e nella società con

un cuore salesiano. In giovinezza fece suo il motto: O

vivere salendo o morire.

Vorrei dire a chi si sente indifferente verso Dio, verso

la fede, a chi è lontano da Dio o l’ha abbandonato,

anche a noi, con le nostre “lontananze” e i nostri

“abbandoni” verso Dio, piccoli, forse, ma ce ne sono

tanti nella vita quotidiana: guarda nel profondo del

tuo cuore, guarda nell’intimo di te stesso, e

domandati: hai un cuore che desidera qualcosa di

grande o un cuore addormentato dalle cose? Il tuo

cuore ha conservato l’inquietudine della ricerca o

l’hai lasciato soffocare dalle cose, che finiscono per

atrofizzarlo?

Noi siamo vittime di questa cultura del provvisorio.

Io vorrei che voi pensaste a questo: come posso

essere libero, come posso essere libera da questa

cultura del provvisorio? (Papa Francesco)

23

Preghiera davanti al Presepe

Il pellegrinaggio interiore inizia nella preghiera:

«La prima cosa, per un discepolo, è stare con il

Maestro, ascoltarlo, imparare da Lui. E questo vale

sempre, è un cammino che dura tutta la vita. […] Se

nel nostro cuore non c’è il calore di Dio, del suo

amore, della sua tenerezza, come possiamo noi,

poveri peccatori, riscaldare il cuore degli altri? ».

Coltiviamo la dimensione contemplativa, anche nel

vortice degli impegni più urgenti e pesanti. E più la

missione vi chiama ad andare verso le periferie

esistenziali, più il vostro cuore sia unito a quello di

Cristo, pieno di misericordia e di amore ».

Lo stare con Gesù forma ad uno sguardo

contemplativo della storia, che sa vedere e ascoltare

ovunque la presenza dello Spirito e, in modo

privilegiato, discernere la sua presenza per vivere il

tempo come tempo di Dio.

La contemplazione apre all’attitudine profetica. Il

profeta è un uomo « che ha gli occhi penetranti e

che ascolta e dice le parole di Dio; […] un uomo di

tre tempi: promessa del passato, contemplazione del

presente, coraggio per indicare il cammino verso il

futuro ».

Papa Francesco

24

Preghiera Vieni, o Spirito Santo

e donami un cuore puro,

pronto ad amare Cristo Signore

con la pienezza, la profondità e la gioia

che tu solo sai infondere.

Donami un cuore puro,

come quello di un fanciullo

che non conosce il male

se non per combatterla e fuggirlo.

Vieni, o Spirito Santo

e donami un cuore grande,

aperto alla tua parola ispiratrice

e chiuso ad ogni meschina ambizione.

Donami un cuore grande e forte

capace di amare tutti,

deciso a sostenere per loro

ogni prova, noia e stanchezza,

ogni delusione e offesa.

Donami un cuore grande,

forte e costante fino al sacrificio,

felice solo di palpitare con il cuore di Cristo

e di compiere umilmente, fedelmente

e coraggiosamente la volontà di Dio.

Amen. (Paolo VI)

Brano biblico

In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò

che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo

primo censimento fu fatto quando era governatore

della Siria Quirinio. Andavano tutti a farsi registrare,

ciascuno nella sua città. Anche Giuseppe, che era

della casa e della famiglia di Davide, dalla città di

Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di

25

Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare

insieme con Maria sua sposa, che era incinta. Ora,

mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per

lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio

primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una

mangiatoia, perché non c'era posto per loro

nell'albergo.

C'erano in quella regione alcuni pastori che

vegliavano di notte facendo la guardia al loro

gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a

loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi

furono presi da grande spavento, ma l'angelo disse

loro: «Non temete, ecco vi annunzio una grande

gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella

città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore.

Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto

in fasce, che giace in una mangiatoia». E subito

apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito

celeste che lodava Dio e diceva:

«Gloria a Dio nel più alto dei cieli

e pace in terra agli uomini che egli ama».

Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al

cielo, i pastori dicevano fra loro: «Andiamo fino a

Betlemme, vediamo questo avvenimento che il

Signore ci ha fatto conoscere». Andarono dunque

senz'indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il

bambino, che giaceva nella mangiatoia. E dopo

averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato

detto loro. Tutti quelli che udirono, si stupirono delle

cose che i pastori dicevano. Maria, da parte sua,

serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore.

I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando

Dio per tutto quello che avevano udito e visto,

com'era stato detto loro. (Lc 2, 1-20)

26

PVA

Art. 19 Rinvigoriscono la loro fede nell’esperienza

sacramentale. Trovano nell’Eucarestia l’alimento

della loro carità apostolica. Nella Riconciliazione

incontrano la misericordia del Padre, che imprime

nella loro vita una dinamica e continua conversione e

li fa crescere nella capacità di perdonare.

Rafforzano la loro vita interiore e apostolica con

momenti di spiritualità, programmati anche

dall’Associazione.

La compagnia dell’Immacolata Concezione. Tutta la vita di Domenico si può dire essere un

esercizio di divozione verso Maria Santissima. Né

lasciavasi sfuggire occasione alcuna a fine di

tributarle qualche omaggio. L’anno 1854 il supremo

Gerarca della Chiesa definiva dogma di fede

l’immacolato concepimento di Maria. Il Savio

desiderava ardentemente di rendere tra di noi vivo e

durevole il pensiero di questo augusto titolo dalla

Chiesa dato alla Regina del cielo. Io desidererei,

soleva dire, di fare qualche cosa in onore di Maria,

ma di farlo presto, perché terno che mi manchi il

tempo.

Guidato egli adunque, dalla solita industriosa sua

carità, scelse alcuni de’ suoi fidi compagni e li invitò

ad unirsi insieme con lui per formare una compagnia

Don Bosco, Vita del giovanetto

Savio Domenico

27

detta dell’Immacolata Concezione.

Lo scopo era di assicurarsi la protezione della gran

Madre di Dio in vita e specialmente in punto di

morte. Due mezzi proponeva il Savio a questo fine:

esercitare e promuovere pratiche di pietà in onore di

Maria Immacolata, e la frequente comunione.

D’accordo co’ suoi amici compilò un regolamento e

dopo molte sollecitudini nel giorno 8 di giugno 1856,

nove mesi prima di sua morte, leggevalo con loro

dinanzi all'altare di Maria SS. Io lo trascrivo di buon

grado, nel pensiero che possa servire ad altri di norma

a fare altrettanto. Eccone adunque il tenore.

«Noi Savio Domenico, ecc. (segue il nome di altri

compagni) per assicurarci in vita ed in morte il

patrocinio della Beatissima Vergine Immacolata e per

dedicarci intieramente al suo santo servizio, nel

giorno 8 del mese di giugno, muniti tutti dei SS.

Sacramenti della confessione e comunione, e risoluti

di professar verso la Madre nostra una filiale e

costante divozione, protestiamo davanti all'altare di

Lei e col consenso del nostro spiritual Direttore, di

voler imitare per quanto lo permetteranno le nostre

forze, LUIGI COMOLLO. Onde ci obblighiamo:

1° Di osservare rigorosamente le regole della casa.

2° Di edificare i compagni ammonendoli

caritatevolmente ed eccitandoli al bene colle parole,

ma molto più col buon esempio.

3° Di occupare esattamente il tempo. A fine poi dì

assicurarci della perseveranza nel tenor di vita, cui

intendiamo di obbligarci, sottomettiamo il seguente

regolamento al nostro Direttore.

N. 1. A regola primaria adotteremo una, rigorosa

obbedienza ai nostri superiori, cui ci sottomettiamo

con una illimitata confidenza.

N. 2. L’adempimento dei proprii doveri sarà nostra

prima, e speciale occupazione.

N. 3. Carità reciproca unirà i nostri animi, ci farà

28

amare indistintamente i nostri fratelli, i quali con

dolcezza ammoniremo, quando apparisce utile una

correzione.

N. 4. Si sceglierà una mezz’ora nella settimana per

convocarci, e dopo l’invocazione del S. Spirito, fatta

breve lettura spirituale, si tratteranno i progressi della

Compagnia nella divozione e nella virtù.

N. 5. Separatamente per altro ci ammoniremo di quei

difetti, di cui dobbiamo emendarci.

N. 6. Procureremo di evitare fra noi qualunque

minimo dispiacere, sopportando con pazienza i

compagni e le altre persone moleste.

N. 7. Non è fissata alcuna preghiera giacché il tempo,

che rimane dopo compiuto il dover nostro, sarà

consacrato a quello scopo che parrà, più utile all'

anima nostra.

N. 8. Ammettiamo tuttavia queste poche pratiche:

§ 1° La frequenza ai SS. Sacramenti, quanto più

sovente ci verrà permesso.

§ 2° Ci accosteremo alla mensa Eucaristica tutte le

domeniche, le feste di precetto, tutte le novene e

solennità di Maria SS. e dei Ss. Protettori

dell’Oratorio.

§ 3° Nella settimana procureremo di accostarvici al

giovedì, eccetto che ne siamo distolti da qualche

grave occupazione.

N. 9. Ogni giorno, specialmente nella recita del

Rosario, raccomanderemo a Maria la nostra società,

pregandola di ottenerci la grazia della perseveranza.

N. 10. Procureremo di consacrare ogni sabato in onor

di Maria qualche pratica speciale od atto di cristiana

pietà in onor dell’immacolato suo concepimento.

N. 11. Useremo quindi un contegno viemaggiormente

edificante nella preghiera, nelle divote letture, durante

i divini uffizi, nello studio e nella scuola.

N. 12. Custodiremo colla massima gelosia la santa

parola di Dio e ne rianderemo le verità ascoltate.

29

N. 13. Eviteremo qualunque perdita di tempo per

assicurare l'animo nostro dalle tentazioni che sogliono

fortemente assalirci nell’ozio; perciò:

N. 14. Dopo aver soddisfatto agli obblighi che

appartengono a ciascun di noi, consacreremo le ore

rimaste libere in utili occupazioni, come in divote ed

istruttive letture o nella preghiera.

N. 15. La ricreazione è voluta o almeno permessa

dopo il cibo, dopo la scuola e dopo lo studio.

N. 16. Procureremo di manifestare ai nostri superiori

qualunque cosa possa giovare alla nostra morale

condotta.

N. 17. Procureremo eziandio di fare gran risparmio di

quei permessi, che ci vengono largiti dalla bontà dei

nostri superiori, imperciocché una delle nostre mire

speciali è certamente un’esatta osservanza delle re-

gole della casa, troppo spesso offese dall’abuso di

codesti permessi.

N. 18. Accetteremo dai nostri superiori quello che

verrà destinato a nostro alimento senza mai movere

lamento intorno agli apprestamenti di tavola e

distoglieremo anche gli altri dal farlo.

N. 19. Chi bramerà far parte di questa società, dovrà

anzi tutto purgarsi la coscienza col Sacramento della

Confessione e cibarsi alla mensa Eucaristica, dar

quindi saggio di sua condotta con una settimana di

prova, leggere attentamente queste regole e

prometterne esatta osservanza a Dio ed a Maria SS.

Immacolata.

N. 20. Nel giorno di sua ammessione i fratelli si

accosteranno alla santa Comunione pregando Sua

Divina Maestà di accordare al compagno le virtù

della perseveranza, dell’ubbidienza, il vero amor di

Dio.

N. 21. La società è posta sotto gli auspizi

dell’Immacolata Concezione, di cui avremo il titolo e

porteremo una divota medaglia. Una sincera, figliale,

30

illimitata fiducia in Maria, una tenerezza singolare

verso di Lei, una divozione costante ci renderanno

superiori ad ogni ostacolo, tenaci nelle risoluzioni,

rigidi verso di noi, amorevoli col nostro prossimo, ed

esatti in tutto.

Consigliamo inoltre i fratelli a scrivere i SS. nomi di

Gesù e di Maria prima nel cuore e nella mente, poi

sui libri e sopra gli oggetti che ci possono cadere

sott’occhio.

Il nostro Direttore è pregato di esaminare queste

regole e di manifestarci intorno ad esse il suo

giudizio, assicurandolo che noi tutti intieramente

dipendiamo dalla sua volontà. Egli potrà far subire a

questo regolamento quelle modificazioni, che gli par-

ranno convenienti.

E Maria? Benedica essa i nostri sforzi, giacché 1'

ispirazione di dar vita a questa pia società fu tutta sua.

Ella arrida alle nostre speranze, esaudisca i nostri

voti, e noi coperti dal suo manto, forti del suo pa-

trocinio, sfideremo le procelle di questo mare infido,

supereremo gli assalti del nemico infernale. In simil

guisa da lei confortati speriamo di essere

l'edificazione dei compagni, la consolazione dei

superiori, diletti figliuoli di Lei. E se Dio ci concederà

grazia e vita di poterlo servire nel sacerdotal

Ministero, noi ci adopreremo con tutte le nostre forze,

per farlo col massimo zelo, e diffidando delle nostre

forze, illimitatamente fidando del divino soccorso,

potremo sperare che dopo questa valle di pianto,

consolati dalla presenza di Maria, raggiungeremo

sicuri in quell’ultima ora quel guiderdone eterno, che

Iddio tien serbato a chi lo serve in ispirito e verità.

Il Direttore dell’Oratorio lesse di fatto il sopra

esposto regolamento di vita, e dopo di averlo

attentamente esaminato, lo approvò colle seguenti

condizioni

1. Le mentovate promesse non hanno forza di voto.

31

2. Nemmeno obbligano sotto pena di colpa alcuna.

3. Nelle conferenze si stabilisca, qualche opera di

carità esterna, come la nettezza della Chiesa,

l'assistenza od il catechismo di qualche fanciullo più

ignorante.

4. Si dividano i giorni della settimana in modo che in

ciascun giorno vi siano alcune comunioni.

5. Non si aggiunga alcuna pratica religiosa senza

speciale permesso dei superiori.

6. Si proponga per iscopo fondamentale di

promuovere la divozione verso Maria SS.

Immacolata, e verso il SS. Sacramento.

7. Prima di accettare qualcheduno, gli si faccia

leggere la vita di Luigi Comollo.

San Domenico Savio

La morte ma non peccati

Domenico nacque il 2 Aprile 1842 a S.Giovanni di

Riva, presso Chieri, in provincia di Torino.

Cresciuto in una famiglia ricca di valori, fin da

piccolo impressionò moltissimo per la sua maturità

umana e cristiana. Attendeva il sacerdote fuori dalla

Chiesa, anche sotto la neve, per servire alla santa

Messa. Era sempre allegro. Aveva preso con serietà la

vita, tanto che - ammesso a soli sette anni alla Prima

Comunione - tracciò in un quadernetto il suo progetto

di vita: "Mi confesserò molto sovente e farò la

comunione tutte le volte che il confessore me lo

permetterà. Voglio santificare i giorni festivi. I miei

amici saranno Gesù e Maria. La morte ma non

peccati".

Incontra Don Bosco - va all'Oratorio

A 12 anni incontra don Bosco e gli chiede di essere

Santità Salesiana

32

ammesso nell'Oratorio di Torino, perché desiderava

ardentemente studiare per diventare sacerdote. Don

Bosco, stupito, gli disse: “Mi sembra che ci sia buona

stoffa”. “Io sarò la stoffa: lei sia il sarto, allora”,

aveva risposto Domenico.

Accolto all’Oratorio gli chiese di aiutarlo a "farsi

santo". Mite, sempre sereno e lieto, metteva grande

impegno nei doveri di studente e nel servire in ogni

modo i compagni, insegnando loro il Catechismo,

assistendo i malati, pacificando i litigi...

Ai compagni, appena arrivato all'Oratorio, diceva:

"Sappi che noi qui facciamo consistere la santità nello

stare molto allegri". Procuriamo "soltanto di evitare il

peccato, come un grande nemico che ci ruba la grazia

di Dio e la pace del cuore, di adiempere esattamente i

nostri doveri".

La Compagnia dell'Immacolata

Fedelissimo al suo programma, sostenuto da

un'intensa partecipazione ai sacramenti e da una

filiale devozione a Maria, gioioso nel sacrificio, fu da

Dio colmato di doni e carismi.

L'8 Dicembre 1854, proclamato il dogma

dell'Immacolata da Pio IX, Domenico si consacrò a

Maria e cominciò ad avanzare rapidamente nella

santità. Nel 1856 fondò con alcuni amici

dell’Oratorio la "Compagnia dell'Immacolata" per

un'azione apostolica di gruppo.

"...nessuno supera il bel cuore e la bell'anima di

Savio Domenico"

Mamma Margherita disse a don Bosco: "Tu hai molti

giovani buoni, ma nessuno supera il bel cuore e la

bell'anima di Savio Domenico". E spiegò: "Lo vedo

sempre pregare, restando in chiesa anche dopo gli

altri; ogni giorno si toglie dalla ricreazione per far

visita al SS.mo Sacramento... Sta in chiesa come un

angelo che dimori in Paradiso".

Morì a Mondonio il 9 Marzo 1857. Don Bosco ne

33

scrisse la biografia, e piangeva ogni volta che la

rileggeva. I suoi resti mortali si venerano nella

Basilica di Maria Ausiliatrice.

La sua festa si celebra il 6 Maggio. Pio XI lo definì

un “piccolo, anzi grande gigante dello spirito”. È

patrono delle mamme in attesa, e per sua

intercessione si registrano ogni anno un numero

sorprendente di grazie.Fu beatificato a Roma il 5

marzo 1950 da Pio XII e canonizzato il 12 giugno

1954 da Pio XII

34

Lo stile relazionale Il sistema preventivo

«La gente oggi ha bisogno certamente di parole, ma

soprattutto ha bisogno che noi testimoniamo la

misericordia, la tenerezza del Signore, che scalda il

cuore, che risveglia la speranza, che attira verso il

bene. La gioia di portare la consolazione di Dio! ».

Nella visione di Gesù la consolazione è dono dello

Spirito, il Paraclito, il Consolatore che ci consola nelle

prove e accende una speranza che non delude. Così la

consolazione cristiana diventa conforto,

incoraggiamento, speranza: è presenza operante dello

Spirito (cf. Gv 14, 16-17), frutto dello Spirito e il

frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, pazienza,

benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé

(Gal 5, 22).

In un mondo che vive la sfiducia, lo scoraggiamento,

la depressione, in una cultura in cui uomini e donne si

lasciano avvolgere dalla fragilità e dalla debolezza, da

individualismi e interessi personali, ci è chiesto

d’introdurre la fiducia nella possibilità di una felicità

vera, di una speranza possibile, che non poggi

unicamente sui talenti, sulle qualità, sul sapere, ma su

Dio. A tutti è data la possibilità di incontrarlo, basta

cercarlo con cuore sincero.

Papa Francesco

35

Brano Biblico

Consolate, consolate

il mio popolo,

dice il vostro Dio.

Parlate al cuore di

Gerusalemme.

Isaia 40, 1-2

Preghiera

Vieni, Spirito Santo, vieni, Spirito della vita e

della gioia, vieni e dona ad ogni uomo la piena

comunione con te,

con il Padre e con il Figlio,

nella vita e nella gioia eterna,

per cui è stato creato e a cui è destinato.

Amen. (San Giovanni Paolo II)

PVA

Art. 10

I Salesiani Cooperatori nel loro impegno educativo:

§1. attuano il “Sistema Preventivo” di Don Bosco, esperienza spirituale ed

educativa che si fonda su ragione, religione e amorevolezza;

§2. favoriscono un ambiente familiare in cui il dialogo costante, la

presenza animatrice, l’accompagnamento personale e l’esperienza di

gruppo aiutano a percepire la presenza di Dio;

§3. promuovono il bene ed educano all’amore per la vita, alla

responsabilità, alla solidarietà, alla condivisione, alla sinergiaed alla

comunione;

§4. fanno appello alle risorse interiori della persona e credono nell’azione

invisibile della grazia. Guardano ogni giovane con ottimismo realista,

convinti del valore educativo dell’esperienza di fede. La loro relazione

con i giovani è ispirata da un amore maturo e accogliente.

36

Più volte fui richiesto di esprimere verbalmente o per

iscritto alcuni pensieri intorno al così detto sistema

preventivo, che si suole usare nelle nostre case. Per

mancanza di tempo non ho potuto finora appagare

questo desiderio, e presentemente volendo stampar il

regolamento che finora si è quasi sempre usato

tradizionalmente, credo opportuno darne qui un cenno

che però sarà come l'indice di un'operetta che vo

preparando se Dio mi darà tanto di vita da poterlo

terminare, e ciò unicamente per giovare alla difficile

arte della giovanile educazione. Dirò adunque: In che

cosa consiste il Sistema Preventivo, e perché debbasi

preferire: Sua pratica applicazione, e suoi vantaggi. 1.

In che cosa consista il Sistema Preventivo e perché

debbasi preferire Due sono i sistemi in ogni tempo

usati nella educazione della gioventù: Preventivo e

Repressivo. II sistema Repressivo consiste nel far

conoscere la legge ai sudditi, poscia sorvegliare per

conoscerne i trasgressori ed infliggere, ove sia

d'uopo, il meritato castigo. Su questo sistema le

parole e l'aspetto dei Superiore debbono sempre

essere severe, e piuttosto minaccevoli, ed egli stesso

deve evitare ogni famigliarità coi dipendenti. II

Direttore per accrescere valore alla sua autorità dovrà

trovarsi di rado tra i suoi soggetti e per lo più solo

quando si tratta di punire o di minacciare. Questo

sistema è facile, meno faticoso e giova specialmente

nella milizia e in generale tra le persone adulte ed

assennate, che devono da se stesse essere in grado di

sapere e ricordare ciò che è conforme alle leggi e alle

IL SISTEMA PREVENTIVO NELLA

EDUCAZIONE DELLA GIOVENTÙ’

Giovanni Bosco

37

altre prescrizioni. Diverso, udirei, opposto è il sistema

Preventivo. Esso consiste nel far conoscere 1e

prescrizioni e i regolamenti di un Istituto e poi

sorvegliare in guisa, che gli allievi abbiano sempre

sopra di loro l'occhio vigile del Direttore o degli

assistenti, che come padri amorosi parlino, servano

di- guida ad ogni evento, diano consigli ed

amorevolmente correggano, che è quanto dire:

mettere gli allievi nella impossibilità di commettere

mancanze. Questo sistema si appoggia tutto sopra la

ragione,"1a religione, e sopra l'amorevolezza; perciò

esclude ogni castigo violento e cerca di tenere lontano

gli stessi leggeri castighi. Sembra che questo sia

preferibile per le seguenti ragioni: I. L'allievo

preventivamente avvisato non resta avvilito per le

mancanze commesse, come avviene quando esse

vengono deferite al Superiore. Né mai si adira. per la

correzione fatta o pel castigo minacciato oppure

inflitto, perché in esso vi è sempre un avviso

amichevole e preventivo che lo ragiona, e per lo più

riesce a guadagnare il cuore, cosicché l'allievo

conosce la necessità del castigo e quasi lo desidera. II.

La ragione più essenziale è la mobilità giovanile, che

in un momento dimentica le regole disciplinari, i

castighi che quelle minacciano. Perciò spesso un

fanciullo si rende colpevole e meritevole di una pena,

cui egli non ha mai badato, die niente affatto

ricordava nell'atto del fallo commesso e -che avrebbe

per certo evitato se una voce amica l'avesse

ammonito. III. Il sistema Repressivo può impedire un

disordine, ma difficilmente farà migliori i delinquenti;

e si è osservato che i giovanetti non dimenticano i

castighi subiti, e per lo più conservano amarezza con

desiderio di scuotere il giogo ed anche di farne

vendetta. Sembra talora che non ci badino, ma chi

tiene dietro ai loro andamenti conosce che sono

terribili le reminiscenze della gioventù; e che

38

dimenticano facilmente le punizioni dei genitori, ma

assai difficilmente quelle degli educatori. Vi sono

fatti di alcuni che in vecchiaia vendicarono

bruttamente certi castighi toccati giustamente in

tempo di loro educazione. Al contrario il sistema

Preventivo rende amico l'allievo, che nell'assistente

ravvisa un benefattore che lo avvisa, vuol farlo

buono, liberarlo dai dispiaceri, dai castighi, dal

disonore. IV II sistema Preventivo rende avvisato

l'allievo in modo che l'educatore potrà tuttora parlare

col linguaggio del cuore sia in tempo della

educazione, sia dopo di essa. l'educatore, guadagnato

il cuore del suo protetto, potrà esercitare sopra di lui

un grande impero, avvisarlo, consigliarlo ed anche

correggerlo, allora eziandio che si troverà negli

impieghi, negli uffizi civili e nel commercio. Per

queste e molte altre ragioni pare che il: sistema

preventivo debba prevalere al repressivo. 2.

Applicazione del Sistema Preventivo La pratica di

questo sistema è tutta appoggiata sopra le parole di S.

Paolo che dice: Charitas benigna est, patiens est;

omnia suffert, omnia sperat, omnia sustinet. La carità

è benigna e paziente; soffre tutto, ma spera tutto e

sostiene qualunque disturbo. Perciò soltanto il

cristiano può con successo applicare il sistema

Preventivo. Ragione e Religione sono gli strumenti,

di cui deve costantemente far uso l'educatore,

insegnarli, egli stesso praticarli se vuol essere

ubbidito ed ottenere il suo fine. I. II Direttore pertanto

deve essere tutto consacrato a' suoi educandi, né

assumersi impegni che lo allontanino dal suo uffizio,

anzi trovarsi sempre co' suoi allievi tutte le volte che

non sono obbligatamente legati da qualche

occupazione, eccetto che siano da altri debitamente

assistiti. II. I maestri, i capi d'arte, gli assistenti

devono essere di moralità conosciuta. Studino di

evitare come la peste ogni sorta di affezione od

39

amicizie particolari cogli allievi, e si ricordino che il

traviamento di un solo può compromettere un Istituto

educativo. Si faccia in modo che gli allievi non siano

mai soli. Per quanto è possibile gli assistenti li

precedano nel sito dove devonsi raccogliere; si

trattengano con loro fino a che siano da altri assistiti;

non li lascino mai disoccupati. III. Si dia ampia

libertà di saltare, correre; schiamazzare a piacimento.

La ginnastica, la musica, la declamazione, il teatrino,

le passeggiate sono mezzi efficacissimi per ottenere la

disciplina, giovarne alla moralità ed alla sanità. Si

badi soltanto che la materia dei trattenimento, le

persone che intervengono, i discorsi che hanno luogo

non siano biasimevoli. Fate tutto quello che volete,

diceva il grande amico della gioventù S. Filippo Neri,

a me basta che non facciate peccati. IV. La frequente

confessione, la frequente comunione, la messa

quotidiana sono le colonne che devono reggere un

edifizio educativo, da cui si vuole tener lontano

la ,minaccia e. la sferza: Non mai obbligare i

giovanetti alla frequenza de' santi Sacramenti, ma

soltanto incoraggiarli e porgere loro comodità di

approfittarne. Nei casi poi di esercizi spirituali, tridui,

novene, predicazioni, catechismi si faccia rilevare la

bellezza, la grandezza, la santità di quella Religione

che propone dei mezzi così facili, cosi utili alla civile

società, alla tranquillità del cuore, alla salvezza

dell'anima, come appunto sono i santi Sacramenti. In

questa guisa i fanciulli restano spontaneamente

invogliati a queste pratiche di pietà, vi si accosteranno

volentieri con piacere e con frutto. V. Si usi la

massima sorveglianza per impedire che nell'Istituto

siano introdotti compagni, libri o persone che

facciano cattivi discorsi. La scelta d'un buon portinaio

è un tesoro per una casa di educazione. VI. Ogni sera,

dopo le ordinarie preghiere, e prima che gli allievi

vadano a riposo, il Direttore, o chi per esso, indirizzi

40

alcune affettuose parole in pubblico dando qualche

avviso, o consiglio intorno a cose da farsi o da

evitarsi; e studi di ricavare le massime da fatti

avvenuti in giornata nell'Istituto o fuori; ma il suo

sermone non oltrepassi mai i due o tre minuti. Questa

è la chiave della moralità, del buon andamento e del

buon successo della educazione. VII. Si tenga lontano

come la peste l'opinione di taluno che vorrebbe

differire la prima comunione ad un'età troppo

inoltrata, quando per lo più il demonio ha preso

possesso del cuore di un giovanetto a danno

incalcolabile della sua innocenza. Secondo la

disciplina della Chiesa primitiva si solevano dare ai

bambini le ostie consacrate che sopravanzavano nella

comunione pasquale. Questo serve a farci conoscere

quanto la Chiesa ami che i fanciulli siano ammessi

per tempo alla santa Comunione. Quando un

giovanetto sa distinguere tra pane e pane, e palesa

sufficiente istruzione, non si badi più all'età e venga il

Sovrano Celeste e regnare in quell'anima benedetta.

VIII. I catechismi raccomandano la frequente

comunione, s. Filippo Neri la consigliava ogni otto

giorni ed anche più spesso. li Concilio Tridentino dice

chiaro che desidera sommamente che ogni fedele

cristiano quando va ad ascoltare la santa Messa faccia

eziandio la comunione. Ma questa comunione non sia

solo spirituale; ma bensì sacramentale, affinché si

ricavi maggior frutto da questo augusto e divino

sacrificio (Concilio Trid., sess. XXII, capitolo VI). 3.

Utilità dei Sistema Preventivo Taluno dirà che questo

sistema è difficile in pratica. Osservo che da parte

degli allievi riesce assai più facile, più soddisfacente,

più vantaggioso. Da parte poi degli educatori

racchiude alcune difficoltà, che però restano

diminuite, se l'educatore si mette con zelo all'opera

sua. L'educatore è un individuo consacrato al bene de'

suoi allievi, perciò deve essere pronto ad affrontare

41

ogni. disturbo, ogni fatica per conseguire il suo fine,

che è la civile, morale, scientifica educazione de' suoi

allievi. Oltre ai vantaggi sopra esposti si aggiunge

ancora qui che: I. L'allievo sarà sempre pieno di

rispetto verso l'educatore e ricorderà ognor con

piacere la direzione avuta, considerando tuttora quali

padri e fratelli i suoi maestri e gli altri superiori. Dove

vanno questi allievi per lo più sono la consolazione

della famiglia, utili cittadini e buoni cristiani. II

Qualunque sia il carattere, l'indole, lo stato morale di

un allievo all'epoca della sua accettazione, i parenti

possono vivere sicuri, che il loro figlio :non potrà

peggiorare, e si può dare per certo che si otterrà

sempre qualche miglioramento. Anzi certi fanciulli

che per molto tempo furono il flagello de' parenti e

perfino rifiutati dalle case correzionali, coltivati

secondo questi principi, cangiarono indole; carattere,

si diedero ad una vita costumata, e presentemente

occupano onorati' uffici nella società; divenuti così il

sostegno della famiglia, decoro dei paese in cui

dimorano. III. Gli allievi che per avventura entrassero

in un Istituto con tristi abitudini non possono

danneggiare i loro compagni. Né i giovanetti buoni

potranno ricevere nocumento da costoro, perché non

avvii né tempo, né luogo, né opportunità, perciocché

l'assistente, che supponiamo presente, ci porrebbe

tosto rimedio. Una parola sui castighi Che regola

tenere nell'infliggere castighi? Dove è possibile, non

si faccia mai uso dei castighi; dove poi la necessità

chiede repressione, si ritenga quanto segue: I.

L'educatore tra gli allievi cerchi di farsi amare, se

vuole farsi temere. In questo caso la sottrazione di

benevolenza è un castigo, ma un castigo che eccita

l'emulazione, dà coraggio e non avvilisce mai. II.

Presso ai giovanetti è castigo quello che si fa servire

per castigo. Si è osservato che uno sguardo non

amorevole sopra taluni produce maggior effetto che

42

non farebbe uno schiaffo. La lode quando una cosa 'è

ben fatta, il biasimo, quando vi è trascuratezza, è già

un premio od un castigo. III. Eccettuati rarissimi

casi;. le correzioni, castighi non si diano mai in

pubblico, ma privatamente, lungi dai compagni, e si

usi massima prudenza e pazienza per fare che l'allievo

comprenda il suo torto colla ragione e colla religione.

IV II percuotere in qualunque modo, il mettere in

ginocchio con posizione dolorosa, il tirar le orecchie

ed altri castighi simili debbonsi assolutamente evitare,

perché sono proibiti dalle leggi civili, irritano

grandemente i giovani ed avviliscono l'educatore. V

II Direttore faccia ben conoscere le regole, i premi ed

i castighi stabiliti dalle leggi di disciplina, Affinché

l'allievo non si possa scusare dicendo: Non sapeva

che ciò fosse comandato o proibito. Se nelle nostre

case si metterà in pratica questo sistema, io credo che

potremo ottenere grandi vantaggi senza venire né alla

sferza, né ad altri violenti castighi. Da circa

quarant'anni tratto colla gioventù, e non mi ricordo

d'aver usato castighi di sorta, e coll'aiuto di Dio ho

sempre ottenuto non solo quanto era di dovere, ma

eziandio quello che semplicemente desiderava, e ciò

da quegli stessi fanciulli, cui sembrava perduta la

speranza di buona riuscita. (Torino 1877)

San Giovanni Bosco

Il segreto che tutti sapevano

Il segreto di “tanto spirito d’iniziativa è frutto di una

profonda interiorità. La sua statura di santo lo colloca,

con originalità, tra i grandi fondatori di Istituti

religiosi nella Chiesa. Egli eccelle per molti aspetti: è

l’iniziatore di una vera scuola di nuova e attraente

spiritualità apostolica; è il promotore di una speciale

Santità Salesiana

43

devozione a Maria, Ausiliatrice dei cristiani e Madre

della Chiesa; è il testimone di un leale e coraggioso

senso ecclesiale, manifestato attraverso mediazioni

delicate nelle allora difficili relazioni tra la Chiesa e

lo Stato; è l’apostolo realistico e pratico, aperto agli

apporti delle nuove scoperte; è l’organizzatore zelante

delle missioni con sensibilità veramente cattolica; è,

in modo eccelso, l’esemplare di un amore

preferenziale per i giovani, specialmente per i più

bisognosi, a bene della Chiesa e della società; è il

maestro di un’efficace e geniale prassi pedagogica,

lasciata come dono prezioso da custodire e

sviluppare... Egli realizza la sua personale santità

mediante l’impegno educativo vissuto con zelo e

cuore apostolico, e che sa proporre, al tempo stesso,

la santità quale meta concreta della sua pedagogia.

Proprio un tale interscambio tra ‘educazione’ e

‘santità’ è l’aspetto caratteristico della sua figura: egli

è un ‘educatore santo’, si ispira a un ‘modello santo’

– Francesco di Sales –, è un discepolo di un ‘maestro

spirituale santo’ – Giuseppe Cafasso –, e sa formare

tra i suoi giovani un ‘educando santo’: Domenico

Savio” (Giovanni Paolo II, Iuvenum Patris, n. 5).

In don Bosco tutto questo fu ulteriormente

caratterizzato da una donazione senza riserve al suo

ministero sacerdotale, dall’attenzione preferenziale

per i giovani e per il popolo, da una dolcezza di tratto

amabile e accattivante, da fantasia e intraprendenza

pastorale, dalla capacità di discernere i segni dei

tempi e di intuire i bisogni del momento e i futuri

sviluppi. Egli ebbe una profonda vita interiore e

insieme fu coraggioso, ottimista, capace di contagiare

e di coinvolgere tanti nella sua opera educativa e

pastorale. Questo prete, San Giovanni Bosco, è

rimasto orfano di padre da bambino. Il Signore gli ha

lasciato vicino per tanto tempo un’ammirabile

mamma – mamma Margherita, oggi venerabile – e gli

44

ha concesso anche un’intuizione inesauribile di grazia

sulla presenza di Maria nella vita della Chiesa. La

basilica che il santo ha voluto dedicata all’Ausiliatrice

non sta soltanto a testimoniare una devozione fatta

grande come il suo cuore trasfigurato dalla carità, ma

anche a ricordarci che ogni itinerario cristiano è

aiutato da questa Madre, è sollecitato da questa

presenza ed è trasfigurato da questa soavissima

maternità.

L’inquietudine dell’amore spinge sempre ad andare

incontro all’altro, senza aspettare che sia l’altro a

manifestare il suo bisogno. L’inquietudine dell’amore

ci regala il dono della fecondità pastorale, e noi

dobbiamo domandarci, ognuno di noi: come va la mia

fecondità spirituale, la mia fecondità pastorale? (Papa

Francesco)

45

La missione personale

Il servizio e la propria identità

«La gioia nasce dalla gratuità di un incontro! […] E la

gioia dell’incontro con Lui e della sua chiamata porta a

non chiudersi, ma ad aprirsi; porta al servizio nella

Chiesa. San Tommaso diceva “bonum est diffusivum

sui”. Il bene si diffonde. E anche la gioia si diffonde.

Non abbiate paura di mostrare la gioia di aver risposto

alla chiamata del Signore, alla sua scelta di amore e di

testimoniare il suo Vangelo nel servizio alla Chiesa. E

la gioia, quella vera, è contagiosa; contagia... fa andare

avanti ».

Dinanzi alla testimonianza contagiosa di gioia, serenità,

fecondità, alla testimonianza della tenerezza e

dell’amore, della carità umile, senza prepotenza, molti

sentono il bisogno di venire a vedere.

Più volte Papa Francesco ha additato la via

dell’attrazione, del contagio, quale via per far crescere

la Chiesa, via della nuova evangelizzazione. «La Chiesa

deve essere attrattiva. Svegliate il mondo! Siate

testimoni di un modo diverso di fare, di agire, di vivere!

È possibile vivere diversamente in questo mondo. […]

Io mi attendo da voi questa testimonianza ».

Il Papa ci invita a non privatizzare l’amore, ma con

l’inquietudine di chi cerca: « Cercare sempre, senza

sosta, il bene dell’altro, della persona amata ».

Papa Francesco

46

Preghiera

Spirito di sapienza: donami lo sguardo e l ’udito

interiore, perché non mi attacchi alle cose materiali

ma ricerchi sempre le realtà spirituali.

Vieni in me, Spirito Santo, Spirito dell’amore: riversa

sempre più la carità nel mio cuore.

Vieni in me, Spirito Santo, Spirito di verità:

concedimi di pervenire alla conoscenza della verità

in tutta la sua pienezza.

Vieni in me, Spirito Santo, acqua viva che zampilla

per la vita eterna: fammi la grazia di giungere a

contemplare il volto del Padre nella vita e nella gioia

senza fine. Amen (Sant’Agostino)

Brano Biblico

Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il

sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A

null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato

dagli uomini.

Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta

una città collocata sopra un monte.

Mt 5, 13-14

PVA

Art. 11 Attività tipiche

I Salesiani Cooperatori sono aperti a varie forme di

apostolato. Tra queste privilegiano la vita familiare,

oltre al proprio lavoro e alla vita associativa:

- la catechesi e la formazione cristiana;

- l’animazione di gruppi e movimenti giovanili e

familiari;

47

- la collaborazione in Centri educativi e scolastici;

- il servizio sociale tra i poveri;

- l’impegno nella comunicazione sociale;

- la cooperazione nella pastorale vocazionale;

- il lavoro missionario;

- la collaborazione al dialogo ecumenico e

interreligioso;

- la testimonianza della propria fede nel servizio

socio-politico;

- lo sviluppo dell’Associazione.

Art. 12 Modalità e strutture in cui operare

§1. I Salesiani Cooperatori partecipano alla missione

dell’Associazione nella Chiesa e la rinforzano con il

loro impegno e il coinvolgimento di altre persone.

§2. Normalmente le attività dei Salesiani Cooperatori

si svolgono, in spirito di collaborazione e

cooperazione, nelle strutture in cui la condizione

secolare offre loro maggiori possibilità di inserimento

significativo: civili, culturali, socio-economiche,

politiche, ecclesiali e salesiane.

§3.I Salesiani Cooperatori possono realizzare il loro

impegno apostolico in opere autonomamente gestite

dall’Associazione e mediante iniziative rispondenti ai

bisogni più urgenti del territorio.

Santità Salesiana

Venerabile Vincenzo Cimatti

"Vincenzino, guarda, guarda don Bosco!" Vincenzo Cimatti nacque a Faenza il 15 luglio 1879

da Giacomo e Rosa Pasi, ultimo di sei figli. Dei tre

fratelli superstiti, la sorella, suor M. Raffaella della

48

Congregazione delle Suore Ospedaliere della

Misericordia, è beata; Luigi, salesiano coadiutore e

missionario in America Latina, è morto in concetto di

santità, e lui, Vincenzo, è venerabile.

A 3 anni è già orfano di padre. È portato dalla

mamma nella chiesa dei Serviti dove predica don

Bosco: "Vincenzino, guarda, guarda don Bosco!". Per

tutta la vita ricordò il volto buono del vecchio prete.

A 17 anni diventa salesiano con professione perpetua

e viene mandato a Torino-Valsalice, dove insegna e

accumula titoli di studio: diploma di composizione

presso il Conservatorio di Parma, laurea in agraria, in

filosofia e pedagogia alla Regia Università di Torino.

Giovane prete a Valsalice

A 24 anni viene ordinato sacerdote. Per 20 anni è

insegnante e compositore brillantissimo nel collegio

di Valsalice dove fu anche Preside della scuola

Magistrale. Le sue operette venivano eseguite

ampiamente nelle scuole e oratori salesiani. Viene

chiamato Maestro da generazioni di chierici. Intanto

chiedeva al Rettor Maggiore con tanta insistenza: "Mi

trovi un posto nella missione più povera, più faticosa,

più abbandonata. Nelle comodità io non mi ci trovo".

A 46 anni inviato a Giappone a fondare l'opera

salesiana

A 46 anni fu accontentato! Don Rinaldi lo mandò

come capogruppo a fondare l'opera salesiana in

Giappone. Vi lavorerà 40 anni. Conquistò il cuore dei

giapponesi con la sua bontà impegnandosi come don

Bosco nell’apostolato della stampa e della musica.

Sono circa 2000 i concerti da lui tenuti in Giappone,

nella Manciuria, Corea del Nord e del Sud. Fondò

l'Editrice Don Bosco che produsse le traduzioni di

molte opere tra cui la vita di Domenico Savio. In

occasione del 2600° Anniversario della Fondazione

49

dell'Impero Giapponese, fu invitato a comporre una

suonata da trasmettere per radio. Il giornale più

autorevole del Giappone, la giudicò "più giapponese

di quelle giapponesi".

Superiore della Visatatoria, Prefetto Apostolico

Direttore della prima Casa salesiana a Miyazaki,

diventerà, tre anni più tardi, il Superiore della

nascente Visitatoria. Viaggiò molto per incoraggiare

continuamente i primi salesiani in Giappone, aprendo

opere soprattutto per i ragazzi orfani ed emarginati.

Nel 1935 fu nominato Prefetto Apostolico fino al

1940. Dopo i difficili anni della guerra, pieni di

innumerevoli sacrifici, fondò a Tokyo la “Città dei

Ragazzi”, che con scuole elementari, medie e

professionali ospitò in breve 260 orfani.

La sua salma a Chofu

Nel 1949 finì come Ispettore, a 70 anni, e nel 1952

continuò il suo lavoro come Direttore dello

Studentato filosofico e teologico di Chofu per altri

dieci anni. Qui morì, come un patriarca, il 6 ottobre

1965. Ricevette diversi riconoscimenti dalle autorità

italiane e giapponesi. La sua salma - riesumata nel

1977 e trovata perfettamente intatta - ora riposa nella

cripta di Chofu.

Una fede autentica implica sempre un profondo

desiderio di cambiare il mondo. Ecco la domanda che

dobbiamo porci: abbiamo anche noi grandi visioni e

slancio? Siamo anche noi audaci? Il nostro sogno

vola alto? Lo zelo ci divora (cf. Sal 69, 10)? Oppure

siamo mediocri e ci accontentiamo delle nostre

programmazioni apostoliche di laboratorio? (Papa

Francesco)

50

Confessione ed Eucarestia

Mantenere oliato il motore

Chi ha incontrato il Signore e lo segue con fedeltà è

un messaggero della gioia dello Spirito. «Solo grazie

a quest’incontro o re-incontro con l’amore di Dio, che

si tramuta in felice amicizia, siamo riscattati dalla

nostra coscienza isolata e dall’autoreferenzialità». La

persona chiamata è convocata a se stessa, cioè al suo

poter essere. Forse non è gratuito dire che la crisi

della vita consacrata passa anche dall’incapacità di

riconoscere tale profonda chiamata, anche in coloro

che già vivono tale vocazione. Viviamo una crisi di

fedeltà, intesa come consapevole adesione a una

chiamata che è un percorso, un cammino dal suo

misterioso inizio alla sua misteriosa fine. Forse siamo

anche in una crisi di umanizzazione. Stiamo vivendo

la limitatezza di una coerenza a tutto tondo, feriti

dall’incapacità di condurre nel tempo la nostra vita

come vocazione unitaria e cammino fedele. Un

cammino quotidiano, personale e fraterno, segnato

dallo scontento, dall’amarezza che ci serra nel

rammarico, quasi in una permanente nostalgia per

strade inesplorate e per sogni incompiuti, diventa un

cammino solitario. La nostra vita chiamata alla

relazione nel compimento dell’amore può

trasformarsi in landa disabitata. Siamo invitati ad

ogni età a rivisitare il centro profondo della vita

personale, laddove trovano significato e verità le

motivazioni del nostro vivere con il Maestro,

discepoli e discepole del Maestro. Papa Francesco

51

Preghiera

Vieni Santo Spirito,

accendi in me il fuoco del tuo amore.

Vieni Santo Spirito,

vieni per Maria

Brano Biblico

Avverrà infatti come a un uomo che, partendo per un

viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi

beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un

altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì.

Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a

impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche

quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri

due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento,

andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro

del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei

servi tornò e volle regolare i conti con loro. Si

presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne

portò altri cinque, dicendo: "Signore, mi hai

consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati

altri cinque". "Bene, servo buono e fedele - gli disse il

suo padrone -, sei stato fedele nel poco, ti darò potere

su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone". Si

presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e

disse: "Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco,

ne ho guadagnati altri due". "Bene, servo buono e

fedele - gli disse il suo padrone -, sei stato fedele nel

poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia

del tuo padrone". Si presentò infine anche colui che

aveva ricevuto un solo talento e disse: "Signore, so

che sei un uomo duro, che mieti dove non hai

seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto

paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto

52

terra: ecco ciò che è tuo". Il padrone gli rispose:

"Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove

non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso;

avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e

così, ritornando, avrei ritirato il mio con l'interesse.

Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci

talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà

nell'abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche

quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle

tenebre; là sarà pianto e stridore di denti".

Mt 25,14-30

PVA

Art. 9 Compito di educazione cristiana

§1. I Salesiani Cooperatori, come Don Bosco, portano

ovunque l’impegno di educare ed evangelizzare, per

formare “onesti cittadini, buoni cristiani, un giorno

fortunati abitatori del cielo”, coscienti di essere

sempre in cammino verso una maggiore maturità

umana e cristiana.

§2. Condividono con i giovani il gusto di vivere con

autenticità i valori della verità, libertà, giustizia, senso

del bene comune e servizio.

§3. Educano i giovani ad incontrare - nella fede e nei

Sacramenti - il Cristo risorto, perché trovino in Lui il

senso della vita per crescere come uomini e donne

nuovi.

§4. S’impegnano ad aiutare i giovani a maturare una

progettualità di vita per testimoniare la loro presenza

cristiana e salesiana nella Chiesa e nella società.

53

Don Bosco: la Confessione e l’Eucarestia (dalle Memorie

Bibliografiche)

D. Bosco predicava per poter poi confessare: pregava

e faceva pregare per i poveri peccatori, ordinando che

tutti i suoi giovani recitassero ogni giorno una Salve

Regina per la loro, conversione. Ed il tribunale di

penitenza fu per lui luogo di riposo e di delizia, e non

di fatica. Infatti non intermise mai questo sacro

ministero cui destinava d'ordinario due o tre ore al

giorno, e talvolta in occasioni speciali gli accadeva di

impiegarvi giorni interi e talvolta eziandio le intere

notti. Neppur durante le sue infermità cessava dal

confessare. Varie chiese in Torino furono il campo,

nel quale esercitò l'inesauribile suo zelo. Nelle tante

sue predicazioni nei vari paesi e città del Piemonte,

colla sua scienza e dolcezza, colla sua prudente

perspicacia, coi doni soprannaturali dei quali la gente

dicevalo fornito, attraeva a sè le moltitudini. Anche

dalle prime ore del giorno e poi fino a notte avanzata

stava in que' giorni ad ascoltare una folla di penitenti

senza fine; e ciò per anni ed anni dal 1844 fino al

1865. Il suo nome suonava presso tutti quelli che lo

conobbero come sinonimo di confessione. Quindi era

continuo l'accorrere a lui di persone che volevano

riconciliarsi con Dio, in qualunque luogo ei si

recasse...

Il Signore ci ha donato Don Bosco come padre e

maestro.

Lo studiamo e lo imitiamo, ammirando in lui uno

splendido accordo di natura e grazia. Profondamente

uomo, ricco delle virtù della sua gente, egli era aperto

alle realtà terrestri; profondamente uomo di Dio,

ricolmo dei doni dello Spirito Santo, viveva “come se

54

vedesse l’invisibile”. Questi due aspetti si sono fusi in

un progetto di vita fortemente unitario: il servizio ai

giovani. Lo realizzò con fermezza e costanza, fra

ostacoli e fatiche, con la sensibilità di un cuore

generoso. “Non diede passo, non pronunciò parola,

non mise mano ad impresa che non avesse di mira la

salvezza della gioventù… Realmente non ebbe a

cuore altro che le anime!” (Don Rua, suo secondo

successore).

Don Bosco fu l’apostolo della comunione

frequente e della visita quotidiana al SS.

Sacramento.

Non lasciava alcuna occasione per

raccomandarci di non omettere mai la visita

quotidiana aD un Sacramento fosse anche

brevissima, purché costante.

Non vi è cosa che il demonio tema di più che

queste due pratiche: la comunione ben fatta; le

visite frequenti al SS. Sacramento.

Il Sacro Tabernacolo, cioè Gesù Sacramentato

che si conserva nelle vostre chiese, é fonte di

ogni benedizione e di ogni grazia. Egli sta nelle

nostre chiese, egli sta apposta in mezzo a noi

per confortarci nei nostri bisogni. Credetelo

pure, miei cari figlioli, colui che é devoto del

SS. Sacramento, costui ha un pegno sicuro della

sua eterna salvezza.

La venerazione al SS. Sacramento e la

devozione alla Beata Vergine sono due ancore

di salute per la misera umanità.

Io voglio che scuotiate due ali spirituali. La

prima ala é la devozione alla Madonna

Santissima, l’altra é la devozione a Gesù

Sacramentato.

Raccomandate caldamente la devozione a Maria

Ausiliatrice e a Gesù Sacramentato.

(ai missionari) In qualunque grave bisogno vi

55

troviate, ricorrete a Gesù Sacramentato ed a

Maria Ausiliatrice, e state certi che le vostre

speranze non saranno mai deluse.

Quando un giovinetto sa distinguere tra pane e

pane, e palesa sufficiente istruzione, non si badi

più all’età e venga il Sovrano celeste a regnare

in quell’anima benedetta.

Propagate la devozione al sacro Cuore di Gesù.

Abbiate sempre dinanzi alla vostra mente il

pensiero dell’amore di Dio nella santa

Eucarestia.

Il sacro cuore di Gesù é la sorgente di tutte le

benedizioni, di tutte le grazie.

Abbiate fede ed amore in Gesù e sarete forti nel

combattere contro il demonio. In occasione di

tentazione gettatevi ai piedi di Gesù e sarete

subito liberati.

Volete che il Signore vi faccia molte grazie?

visitatelo sovente. Volete ve ne faccia poche?

Visitatelo di rado. Volete che il demonio vi

assalti? Visitate di rado Gesù in Sacramento.

Volete che fugga da voi? Visitate sovente Gesù.

Volete vincere il demonio? Rifugiatevi sovente

ai piedi di Gesù? Volete essere vinti? Lasciate

di visitare Gesù. Miei cari! La visita al

Sacramento é un mezzo troppo necessario per

vincere il demonio. Andate adunque sovente a

visitare Gesù e il demonio non la vincerà contro

di voi.

Si vada ai piedi del Tabernacolo soltanto a dire

un “Pater” Ave e Gloria, quando non si potesse

di più. Basta questo per renderci forti contro le

tentazioni, Uno che abbia fede, che faccia visite

a Gesù Sacramentato, che faccia la sua

meditazione tutti i giorni, purché non abbia

qualche fine mondano, ah! io dico, è

impossibile che pecchi.

56

Credetelo pure, miei cari figlioli, colui che é

divoto del SS. Sacramento cioè va con

frequenza a fare buone comunioni, e colui che

va a far visita a Gesù Cristo nel Tabernacolo,

costui ha un pegno sicuro della sua eterna

salvezza.

Procurerò di recitare devotamente il breviario e

recitarlo preferibilmente in Chiesa, affinché

serva come visita al SS.mo Sacramento.

La frequente comunione e la messa quotidiana

sono le colonne che devono reggere un edificio

educativo.

Quale è il migliore, il più semplice, il più facile

modo di assistere alla Santa Messa? É il modo

proposto dal beato Leonardo, di dividere cioè la

Santa Messa in tre parti, ossia in tre “P”. Il

primo rosso il secondo nero, il terzo bianco.

Cioè, il “P” rosso che è la passione di Gesù

Cristo, e meditarla fino all’elevazione. Il nero

cioè i peccati; fare memoria e dolerci dei nostri

peccati passati, che furon la causa della passione

del nostro divin Salvatore e questo fino alla

Comunione. Il “P” bianco che sarebbe il

proponimento, cioè di fare proposte di non

peccare mai più in avvenire; e ciò andrà fino

alla fine della messa.

La Santa Messa è il grande mezzo per placare

l’ira di Dio e tener da noi lontani i castighi.

Ogni volta che assistiamo alla Santa Messa

procuriamo di tenerci in tale stato da poter fare

la nostra santa comunione.

L’ascoltar la Santa Messa dissipa tutto il

guadagno del demonio.

Bisogna che i fanciulli si comunichino con

frequenza. Dio vuole che ci nutriamo della

Santa Eucarestia.

57

Santità salesiana

Beata Alexandrina Da Costa

Vivace, scherzosa e affettuosa e molto ricercata

dalle compagneAlessandrina Maria da Costa nasce il

30 Marzo 1904 a Balasar in Portogallo. Venne

educata cristianamente dalla mamma, insieme alla

sorella Deolinda. Alessandrina rimase in famiglia fino

a sette anni, poi fu inviata a Póvoa do Varzim in

pensione presso la famiglia di un falegname, per poter

frequentare la scuola elementare che a Balasar

mancava. Tornata a Balasar lavora come contadina. E'

vivace, scherzosa e affettuosa e molto ricercata dalle

compagne.

per salvare la purezza... paralisi totale

A 14 anni salta dalla finestra nel giardino di casa sua,

per salvare la purezza insidiata dalla passione di

alcune persone male intenzionate. Cinque anni dopo,

la lesione contratta nella caduta si trasforma in

paralisi totale, che la costringe a letto per oltre 30

anni.

Il carisma salesiano vittimaleViene curata dalla

sorella maggiore. Chiede la grazia della guarigione,

ma la Madonna le concede l’accettazione delle

sofferenze e il desiderio di soffrire per la salvezza

delle anime. Il carisma salesiano vittimale, che si

sviluppa con don Beltrami, don Czartoryski, don

Variara e suor Eusebia, ispira anche Alessandrina. Si

offre come vittima a Cristo per la conversione dei

peccatori e per la pace nel mondo: "Non ho altro fine

che dare gloria a Dio e salvargli anime".

Per quattro anni (1938-1942), superando l’abituale

paralisi, scende dal letto, e per 182 volte rivive la

passione di Cristo tutti i venerdì, lungo tre

dolorosissime ore. Chiede e ottiene da Pio XII la

58

consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di

Maria (31 ottobre 1942).

13 anni con nessun alimento all'infuori della

comunione quotidianaDal 27 marzo 1942 alla

morte, 13 anni e 7 mesi, non ingerisce più alcuna

bevanda né alimento di sorta, all'infuori della

comunione quotidiana. Questo fatto inspiegabile fu

verificato scientificamente da diversi medici, a volte

anche in maniera umiliante per Alessadrina. Fu una

grandissima mistica. In unione continua con Gesù nei

Tabernacoli di tutto il mondo, ricevette estasi e

rivelazioni.

Diventa Cooperatrice Il Signore volle che il suo secondo direttore spirituale

fosse un salesiano, don Umberto Pasquale, che

raccolse il suo prezioso diario. Accettò allora di

diventare Cooperatrice. Diceva: "Sento un'unione

grande con i Salesiani e con i Cooperatori di tutto il

mondo. Quante volte fisso il mio attestato di

appartenenza e offro le mie sofferenze, unita a tutti

loro, per la salvezza della gioventù!

Amo la Congregazione. L'amo tanto e mai la

dimenticherò né in terra né in cielo". Migliaia di

persone giungevano al suo letto per ricevere conforto

dalle sue parole. Il 13 ottobre 1955 morì a Balasar,

dove ora è sepolta, rivolta verso il tabernacolo. Folle

di pellegrini si recano a visitarla. Giovanni Paolo II la

beatificò il 25 aprile 2004.

Questa è una responsabilità prima di tutto degli adulti,

dei formatori: dare un esempio di coerenza ai più

giovani. Vogliamo giovani coerenti? Siamo noi

coerenti! Al contrario, il Signore ci dirà quello che

diceva dei farisei al popolo di Dio: “Fate quello che

dicono, ma non quello che fanno!”. Coerenza e

autenticità! (Papa Francesco)

59

Maria

“Senza di lei non avrei fatto nulla”

« Gioiosa di compiere il suo desiderio, delicata nel

suo dovere, premurosa nella sua gioia, si affrettò

verso la montagna. Dove, se non verso le cime,

doveva tendere premurosamente Colei che già era

piena di Dio? ».

In Maria è la Chiesa tutta che cammina insieme: nella

carità di chi si muove verso chi è più fragile; nella

speranza di chi sa che sarà accompagnato in questo

suo andare e nella fede di chi ha un dono speciale da

condividere. In Maria ognuno di noi, sospinto dal

vento dello Spirito vive la propria vocazione ad

andare!

Papa Francesco

60

Preghiera

Vieni Santo Spirito,

illuminami,

apri il mio cuore,

fa che mi sottometta alla Tua Santa Volontà.

Vieni Santo Spirito,

vieni per Maria

Brano Biblico

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la

regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata

nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena

Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino

sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di

Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu

fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A

che cosa devo che la madre del mio Signore venga da

me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei

orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio

grembo. E beata colei che ha creduto

nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».

Allora Maria disse:

«L’anima mia magnifica il Signore

e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,

perché ha guardato l’umiltà della sua serva.

D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno

beata.

Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente

e Santo è il suo nome;

di generazione in generazione la sua misericordia

61

per quelli che lo temono.

Ha spiegato la potenza del suo braccio,

ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;

ha rovesciato i potenti dai troni,

ha innalzato gli umili;

ha ricolmato di beni gli affamati,

ha rimandato i ricchi a mani vuote.

Ha soccorso Israele, suo servo,

ricordandosi della sua misericordia,

come aveva detto ai nostri padri,

per Abramo e la sua discendenza, per sempre».

Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa

sua.

Lc 1,39-56

PVA

Art. 14

§3. Il Salesiano Cooperatore si affida alla Vergine

Immacolata e Ausiliatrice quale guida della sua

vocazione apostolica: essere vero “cooperatore di

Dio” nella realizzazione del Suo disegno di salvezza.

Chiede a Maria, Ausiliatrice e Madre del Buon

Pastore, l’aiuto e la forza necessaria per la salvezza

propria e dei giovani. Il quotidiano affidamento a

Maria caratterizza la spiritualità salesiana.

Art. 20

§1. I Salesiani Cooperatori, come Don Bosco,

nutrono un amore filiale per Maria Ausiliatrice,

62

Madre della Chiesa e dell’umanità. Ella ha cooperato

alla missione salvifica del Salvatore e continua a farlo

anche oggi come Madre e Ausiliatrice del Popolo di

Dio. È guida speciale della Famiglia Salesiana. Don

Bosco ha affidato a Lei i Salesiani Cooperatori,

perché ne ricevano protezione e ispirazione nella

missione.

Il Rosario

Da secoli il Rosario, la “corona di rose”, è preghiera

«amata da numerosi Santi e incoraggiata dal

Magistero» (RVM, 1); «ha la semplicità di una

preghiera popolare, ma anche la profondità teologica

di una preghiera adatta a chi avverte l’esigenza di una

contemplazione più matura». Il Rosario “salesiano”

vuole aiutarci ad amare sempre di più, sull’esempio di

Don Bosco, questa bella e tradizionale preghiera

mariana.

Don Bosco e il Rosario

Il marchese D’Azeglio, dopo aver visitato l’oratorio a

Valdocco suggerì all’amico Don Bosco di «tralasciare

di far recitare quell’anticaglia di 50 Ave Maria

infilzate una dopo l’altra»: gli pareva una perdita di

tempo. Ecco la risposta del Santo: «Io ci tengo molto

a tale pratica; e su questa potrei dire che è fondata la

mia istituzione. Sarei disposto a lasciare tante altre

cose, ma non questa. Signor marchese, se fosse

63

necessario, sarei disposto a rinunziare anche alla sua

preziosa amicizia, ma mai alla recita del Santo

Rosario» (MB III, 294).

La preghiera del Santo Rosario

«Alla preghiera del Rosario la Chiesa ha riconosciuto

sempre una particolare efficacia, affidando ad essa,

alla sua recita corale, alla sua pratica costante, le

cause più difficili» (Rosarium Virginis Mariae, 39).

«Recitare il Rosario è contemplare con Maria il volto

di Cristo» (RVM, 3).

Da secoli il Rosario, la “corona di rose”, è preghiera

«amata da numerosi Santi e incoraggiata dal

Magistero» (RVM, 1); «ha la semplicità di una

preghiera popolare, ma anche la profondità teologica

di una preghiera adatta a chi avverte l’esigenza di una

contemplazione più matura» (RVM,39).

«La famiglia che prega unita, resta unita. Bisogna

tornare a pregare in famiglia e a pregare per le

famiglie, utilizzando ancora questa forma di

preghiera» (RVM, 41).

Santità Salesiana

Beata Maria Romero FMA

A dodici anni entra nel collegio delle Figlie di

Maria Ausiliatrice

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Maria Romero Meneses nasce a Granada di

Nicaragua il 13 Gennaio del 1902 in una famiglia

molto agiata. Il padre, ministro nel governo

repubblicano, era molto generoso con i diseredati.

Maria imparò fin da piccola cosa significa fare la

carità concreta anche nelle difficoltà. Per lei la

famiglia sognava grandi cose: studiò musica,

pianoforte e violino.

A dodici anni entra nel collegio delle Figlie di Maria

Ausiliatrice, dove si dimostra disponibile e gioiosa.

Le sembrava che il carisma di don Bosco fosse stato

creato proprio per lei. In Noviziato insegna musica e

lavora all’oratorio festivo, dove tocca con mano per la

prima volta la povertà delle ragazze. Pronunciati i

voti perpetui, fu inviata a San José di Costa Rica, che

divenne sua seconda patria.

Cercava soprattutto "fanciulli poveri e

abbandonati"

Fu destinata ad insegnare nel collegio delle giovanette

abbienti. Ma lei cercava soprattutto "fanciulli poveri e

abbandonati", come don Bosco. Formò, scegliendole

tra le sue migliori allieve, le discepole per l'Opera

degli Oratori. Le chiamava "las misioneritas".

Andavano nelle capanne dei poveri, aiutavano a

pulire, portavano viveri e vestiti radunati da suor

Maria e facevano catechesi. Inizia poi a fondare gli

oratori festivi per i ragazzi più poveri: ne avvia

trentasei!

Maria Ausiliatrice, che lei chiamava la sua Regina, le

fa arrivare tante offerte, che sostengono le sue opere.

65

Grazie all'opera volontaria di medici specialisti riesce

a dare vita ad un poliambulatorio con varie specialità,

per assicurare assistenza medico-farmaceutica;

durante l'anticamera sono a disposizione sale per la

catechesi e l'alfabetizzazione, e una cappella per

pregare.

Le ciudadelas de María Auxiliadora, un chiesa...

Per le famiglie senza tetto fa costruire casette «vere»,

le ciudadelas de María Auxiliadora: un'opera che

continua tuttora per l'interessamento dei suoi

collaboratori attraverso l'Associazione laica di

Asayne (Asociación Ayuda a los Necesitados).

Per propagare la devozione salesiana a Maria

Ausiliatrice fece costruire una chiesa nel centro di

San José. In realtà operò grandi cose con la sua fede e

con la collaborazione di persone benestanti

conquistate alla causa, dopo aver sperimentato gli

effetti della devozione mariana. Come don Bosco e

Madre Mazzarello fu contemplativa nell’azione. La

sua unione con Dio la rendeva una ricercata

consigliera spirituale. Dei suoi "Escritos Espirituales"

sono stampati già vari volumi.

Morì d'infarto il 7 Luglio 1977. Il Governo di Costa

Rica la dichiarò cittadina onoraria della nazione. La

sua salma è a San José de Costa Rica, presso la

grande opera da lei fondata come "Casa de la Virgen"

e "Obra social".

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Ai piedi della croce, Maria è donna del dolore e al

contempo della vigilante attesa di un mistero, più

grande del dolore, che sta per compiersi. Tutto

sembra veramente finito; ogni speranza potrebbe dirsi

spenta. Anche lei, in quel momento, ricordando le

promesse dell’annunciazione avrebbe potuto dire: non

si sono avverate, sono stata ingannata. Ma non lo ha

detto. Eppure lei, beata perché ha creduto, da questa

sua fede vede sbocciare il futuro nuovo e attende con

speranza il domani di Dio. A volte penso: noi

sappiamo aspettare il domani di Dio? O vogliamo

l’oggi? Il domani di Dio per lei è l’alba del mattino di

Pasqua, di quel giorno primo della settimana. Ci farà

bene pensare, nella contemplazione, all’abbraccio del

figlio con la madre. L’unica lampada accesa al

sepolcro di Gesù è la speranza della madre, che in

quel momento è la speranza di tutta l’umanità.

Domando a me e a voi: nei Monasteri è ancora accesa

questa lampada? Nei monasteri si aspetta il domani di

Dio? (Papa Francesco)