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La Grande e Santa Settimana GRANDE E SANTO SABATO Esperinos Sant’Atanasio dei Greci Via del Babuino 149 Roma 2014 - 2020

La Grande e Santa Settimana Santa... · 2019. 5. 27. · Coro: Kìrie , elèiso n . (e così alle in-vocazioni successive) Coro: Signore, pietà (e così alle invocazioni successive)

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  • La Grande e Santa Settimana

    GRANDE E SANTO SABATO

    Esperinos

    Sant’Atanasio dei Greci

    Via del Babuino 149

    Roma

    2014 - 2020

  • In memoria di

    mons. Eleuterio Fortino

    e di

    p. Oliviero Raquez O.S.B.

  • Esperinos 3

    Esperinos

    (Viene celebrato al mattino del Grande Sabato)

    D. Benedici, Signore!

    S. Benedetto il regno del Padre, del Figlio e del santo Spirito, ora

    e sempre e nei secoli dei secoli.

    C. Amìn C. Amen.

    Let: Venite, adoriamo e prostriamoci al Re, nostro Dio.

    Venite, adoriamo e prostriamoci al Cristo Re, nostro Dio.

    Venite, adoriamo e prostriamoci a lui, il Cristo Re e Dio nostro

    Salmo 103

    L. Benedici, anima mia il Signore. Signore, Dio mio, ti sei gran-

    demente esaltato, di lode e di splendore ti sei rivestito, avvolto di

    luce come di un manto, tu che stendi il cielo come una tenda.

    È lui che copre di acque le sue alte stanze, che dispone per la sua

    ascesa le nubi, che cammina sulle ali dei venti; che fa i suoi angeli

    quasi soffio di vento, e i suoi ministri come fiamma di fuoco; che ha

    fondato la terra sulla sua base sicura: non piegherà per i secoli dei

    secoli.

    L’abisso, come un manto, è la sua veste, su per i monti s’innalze-

    ranno le acque.

    Alla tua minaccia fuggiranno, alla voce del tuo tuono avranno

    paura.

    Salgono sui monti e scendono per le valli al luogo che per loro

    hai fondato.

    Hai posto un confine che non oltrepasseranno, e non torneranno

    a coprire la terra.

    È lui che fa scaturire le sorgenti nelle valli: in mezzo ai monti

    scorreranno le acque.

    Abbevereranno tutte le fiere della campagna, le riceveranno gli

    onagri per dissetarsi.

    Presso di esse gli uccelli del cielo dimoreranno, di tra le rocce fa-

    ranno sentire la voce.

    È lui che dalle sue alte stanze abbevera le montagne: col frutto

    delle tue opere si sazierà la terra.

  • 4 Grande e Santo Sabato

    È lui che fa crescere il fieno per le bestie, e l’erba a servizio degli

    uomini; perché traggano il pane dalla terra; e il vino rallegra il cuore

    dell’uomo; perché rendano gioioso il volto con l’olio; e il pane raf-

    forza il cuore dell’uomo.

    Si sazieranno gli alberi della pianura, e i cedri del Libano che ha

    piantato.

    Là faranno il nido i passeri, la dimora dell’airone li sovrasta.

    Gli alti monti sono rifugio per le cerve, e la roccia per le lepri.

    Ha fatto la luna per segnare i tempi; il sole ha conosciuto il suo

    tramonto.

    Hai posto le tenebre e si è fatto notte; in essa si aggireranno tutte

    le fiere della foresta, i leoncelli ruggenti per far preda, e cercare da

    Dio il loro cibo.

    È sorto il sole: si ritireranno, si accovacceranno nelle loro tane.

    E uscirà l’uomo per l’opera sua, per il suo lavoro fino a sera.

    Come sono grandi le tue opere, Signore: tutto hai fatto con sa-

    pienza, la terra è piena delle tue creature.

    Ecco il mare grande e vasto: ci sono esseri guizzanti senza nu-

    mero, animali piccoli e grandi; vi passano le navi, e questo drago che

    hai plasmato per burlarti di lui.

    Tutti rivolti a te attendono che tu dia loro il cibo a tempo oppor-

    tuno.

    Se tu lo dai loro, lo raccolgono; e se tu apri la mano, l’universo si

    riempie di bontà.

    Ma se distogli il tuo volto, sono sconvolti; se togli loro lo spirito

    vengono meno e ritornano alla loro polvere.

    Manderai il tuo spirito e saranno creati, e rinnoverai la faccia

    della terra.

    La gloria del Signore sia in eterno, si allieterà il Signore nelle

    opere sue; lui che guarda sulla terra e la fa tremare: tocca i monti e

    fumano.

    Canterò al Signore nella mia vita, salmeggerò al mio Dio finché

    esisto.

    Gli sia dolce il mio parlare, e io mi allieterò nel Signore.

  • Esperinos 5

    Spariscano i peccatori dalla terra, e gli iniqui, sì che più non esi-

    stano.

    Benedici, anima mia, il Signore.

    Si ripete:

    Il sole ha conosciuto il suo tramonto. Hai posto le tenebre e si è

    fatto notte.

    Come sono grandi le tue opere, Signore: tutto hai fatto con sa-

    pienza.

    Gloria … ora e sempre … Amen.

    Alleluia, Alleluia, Alleluia. Gloria a te, o Dio. (3 volte.)

    D. In pace preghiamo il Signore.

    C. Kìrie, elèison. (e così alle invo-

    cazioni successive)

    C. Signore, pietà (e così alle invo-

    cazioni successive)

    D. Per la pace dall’alto e la salvezza delle anime nostre, pre-

    ghiamo il Signore.

    Per la pace del mondo intero, per la saldezza delle sante Chiese

    di Dio e l’unione di tutti, preghiamo il Signore.

    Per questa santa casa e per quelli che vi entrano con fede, pietà e

    timore di Dio, preghiamo il Signore.

    Per il nostro vescovo N. Papa di Roma e per il venerabile presbi-

    terio, per la diaconia in Cristo, per tutto il clero e il popolo, pre-

    ghiamo il Signore.

    Per i nostri governanti, e per tutte le autorità, preghiamo il Si-

    gnore.

    Per questa città, per ogni città, paese e per i fedeli che vi abitano,

    preghiamo il Signore.

    Per la mitezza del clima, per l’abbondanza dei frutti della terra,

    perché ci siano dati tempi di pace, preghiamo il Signore.

    Per i naviganti, per quelli che sono in viaggio, per i malati, i sof-

    ferenti, i carcerati e la loro salvezza, preghiamo il Signore.

    Perché siamo liberati da ogni tribolazione, ira, pericolo e angu-

    stia, preghiamo il Signore.

    Soccorrici, salvaci, abbi pietà di noi e custodiscici, o Dio, con la

    tua grazia.

  • 6 Grande e Santo Sabato

    Facendo memoria della santissima, immacolata, più che bene-

    detta, gloriosa Sovrana nostra, la Madre di Dio e sempre Vergine Ma-

    ria, insieme a tutti i santi, affidiamo noi stessi, gli uni gli altri, e tutta

    la nostra vita a Cristo Dio.

    C. Sì Kìrie. C. A te, Signore.

    S. Poiché a te si addice ogni gloria, onore e adorazione: al Padre,

    al Figlio e al santo Spirito, ora e sempre e nei secoli dei secoli.

    C. Amìn C. Amen.

    Salmo 140

    C. Kìrie ekèkraxa pròs sè, isà-

    kusòn mu, isàkusòn mu, Kìrie.

    Kìrie, ekèkraxa pròs sè, isàkusòn

    mu, pròsches ti foni tis dheìseòs

    mu, en to kekraghène me pròs sè

    isàkusòn mu, Kìrie.

    C. Signore, ho gridato a te, esa-

    udiscimi, o Signore. Signore, ho

    gridato a te, esaudiscimi: volgiti

    alla voce della mia supplica

    quando grido a te, esaudiscimi, o

    Signore

    Katefthinthìto i prosevchì mu,

    os thimìama enòpiòn su, eparsis

    ton chiron mu thisìa esperinì,

    isàkusòn mu, Kìrie.

    Si elevi la mia preghiera come

    incenso davanti a te, l’alzarsi del-

    le mie mani come sacrificio ve-

    spertino, esaudiscimi o Signore

    Ghenithìto tà otà su prosèchonda is

    tìn fonìn tis dheìseòs mu.

    Siano le tue orecchie attente alla

    voce della mia supplica.

    Tàs esperinàs imon evchàs, prò-

    sdhexe aghie Kìrie kè paràschu

    imin, afesin amartion, oti mònos i

    o dhìxas, en Kòsmo tìn Anàstasin.

    Accogli, o santo Signore, le no-

    stre preghiere vespertine, e con-

    cedici la remissione dei peccati:

    perché sei il solo che ha manife-

    stato la risurrezione al mondo.

    Eàn anomìas paratirìsis, Kìrie, Kì-

    rie tìs ipostìsete; oti parà sì o ilasmòs

    estin.

    Se osservi le iniquità, Signore, Si-

    gnore, chi potrà resistere? Sì, presso

    di te è l’espiazione.

    Kiklòsate laì Siòn, kè perilàvete

    aftìn, kè dhòte dhòxan en afti, to

    anastàndi ek nekron, oti aftòs e-

    stin o Theòs imon, o litrosàmenos

    imas, ek ton anomion imon

    Circondate, popoli, Sion, ed ab-

    bracciatela : in essa rendete gloria

    al risorto dai morti. Egli è il no-

    stro Dio , colui che ci ha redenti

    dalle nostre iniquità.

  • Esperinos 7

    Eneken tu onòmatòs su ipèminà se,

    Kìrie, ipèminen i psichì mu is tòn lò-

    gon su, ilpisen i psichì mu epì tòn

    Kìrion.

    Per amore del tuo nome a lungo ti

    ho atteso, Signore, ha atteso l’anima

    mia la tua parola. Ha sperato l’anima

    mia nel Signore.

    Dhefte laì imnìsomen, kè pro-

    skinìsomen Christòn, dhoxàzon-

    des aftu tìn ek nekron Anàstasin,

    oti aftòs estin o Theòs imon, o ek

    tis plànis tu echthru, tòn Kòsmon

    litrosàmenos.

    Venite, popoli, celebriamo e a-

    doriamo Cristo, glorificando la

    sua risurrezione dai morti: egli è

    il nostro Dio , colui che ha reden-

    to il mondo dalla frode del ne-

    mico.

    Apò filakis proias mèchri niktòs,

    apò filakis proias, elpisàto Israìl epì

    tòn Kìrion.

    Dalla veglia del mattino fino a

    notte, dalla veglia del mattino speri

    Israele nel Signore.

    To Pàthi su Christè, pathon ilef-

    theròthimen, kè tì Anastàsi su, ek

    fthoras elitròthimen. Kìrie dhòxa

    sì.

    Per la tua passione, Cristo, dalle

    passioni siamo stati liberati, e per

    la tua risurrezione, dalla corru-

    zione riscattati: Signore, gloria a

    te.

    Stichirá idiómela.

    Oti parà to Kirìo tò eleos kè pollì

    par' afto lìtrosis kè aftòs litròsete tòn

    Israìl ek pason ton anomion aftu.

    Perché presso il Signore è la mise-

    ricordia, e grande è presso di lui la

    redenzione, ed egli redimerà Israele

    da tutte le sue iniquità.

    Sìmeron o Adhis stènon voa, Si-

    nèferè mì, i tòn ek Marìas ghen-

    nithènda, mì ipedhexàmin, el-

    thòn gàr ep' emè, tò kràtos mu

    elise, pìlas chalkas sinètripse, psi-

    chàs as katichon tò prìn, Theòs on

    anèstise. Dhòxa Kìrie to Stavro

    su, kè tì Anastàsi su.

    Oggi l’Ade gemendo grida: Me-

    glio per me se non avessi accolto

    il Figlio di Maria! Perché, venen-

    do contro di me, ha distrutto il

    mio potere, ha spezzato le porte

    di bronzo, e ha risuscitato, poiché

    è Dio, le anime che prima posse-

    devo. Gloria, Signore, alla tua

    croce, e alla tua risurrezione.

    Enite ton Kìrion panta ta etni epe-

    nésate afton pàntes i laì

    Lodate Dio o genti tutte, lodatelo, o

    popoli tutti.

  • 8 Grande e Santo Sabato

    Sìmeron o Adhis stènon voa,

    Katelìthi mu i exusìa, edhexàmin

    thnitòn, osper ena ton thanèndon,

    tuton dhè katèchin olos uk ischìo,

    all' apolo metà tùtu, on evasìle-

    von, egò ichon tùs nekrùs ap' eo-

    nas, allà utos idhù pàndas eghìri.

    Dhòxa Kìrie to Stavro su, kè tì

    Anastàsi su.

    Oggi l’Ade gemendo grida: È

    stata distrutta la mia potenza, ho

    accolto un mortale come un mor-

    to qualsiasi, ma questo non riesco

    in nessun modo a trattenerlo, an-

    zi con lui sarò privato dei tanti su

    cui regnavo: da secoli possedevo

    i morti, ma, ecco, costui li risu-

    scita tutti! Gloria, Signore alla tua

    croce, e alla tua risurrezione.

    Oti ekrateòthi tò eleos aftu ef' imas,

    kè i alìthia tu Kirìu mèni is tòn eona.

    Perché più forte si è fatta per noi la

    sua misericordia, e la verità del Si-

    gnore rimane in eterno.

    Sìmeron o Adhis stènon voa,

    Katepòthi mu tò kràtos, o Pimìn

    estavròthi, kè tòn Adhàm anèsti-

    sen, on pèr evasìlevon estèrime,

    kè us katèpion ischìsas, pàndas

    exìmesa, ekènose tùs tàfus o

    stavrothìs, uk ischìi tu thanàtu tò

    kràtos. Dhòxa Kìrie to Stavro su,

    kè tì Anastàsi su.

    Oggi l’Ade gemendo grida: È

    stato inghiottito il mio potere, il

    pastore è stato crocifisso e ha ri-

    suscitato Adamo! Sono privato di

    coloro su cui regnavo, e quelli che

    con la mia forza avevo inghiottiti,

    li ho vomitati tutti. Il crocifisso ha

    svuotato le tombe! Non ha più vi-

    gore il potere della morte . Gloria,

    Signore, alla tua croce, e alla tua

    risurrezione.

    Dhòxa... Gloria...

    Tìn sìmeron mistikos, o mègas

    Moisis prodhietiputo lègon. Kè

    evlòghisen o Theòs, tìn imèran tìn

    evdhòmin, tuto gàr esti tò evlo-

    ghimènon Sàvvaton, afti estìn i tis

    katapàvseos imèra, en i katèpav-

    sen apò pàndon ton ergon aftu, o

    Monoghenìs Iiòs tu Theu, dhià tis

    katà tòn thànaton ikonomìas, tì

    Il grande Mosè prefigurava mi-

    sticamente questo giorno quando

    disse: E benedisse Dio il settimo

    giorno . È questo infatti il sabato

    benedetto, è questo il giorno del

    riposo, nel quale l’Unigenito Fi-

    glio di Dio si è riposato da tutte le

    sue opere , celebrando il sabato

    nella carne secondo l’economia

  • Esperinos 9

    sarkì savvatìsas, kè is o in, pàlin

    epanelthon, dhià tis Anastàseos,

    edhorìsato imin zoìn tìn eònion,

    os mònos an, athòs kè filàn-

    thropos.

    della morte e ritornando a ciò che

    era; con la risurrezione ci ha do-

    nato la vita eterna, perché solo lui

    è buono e amico degli uomini.

    Ke nìn... Ora e sempre.

    Theotokion Tono 1

    Tìn pangòsmion dhòxan, tìn ex

    anthròpon sparisan, kè tòn Dhe-

    spòtin tekusan, tìn epurànion pì-

    lin, imnìsomen Marìan tìn Parthè-

    non, ton Asomàton tò asma, kè

    ton piston tò engallòpisma, afti

    gàr anedhìchthi, uranòs kè naòs

    tis theòtitos, afti tò mesòtichon tis

    echthras kathelusa, irìnin andisi-

    xe, kè tò vasìlion inèoxe. Tàftin un

    katèchondes tis Pìsteos tìn anghi-

    ran, ipèrmachon echomen tòn ex

    aftis techthènda Kìrion. Tharsìto

    tìnin, tharsìto laòs tu Theu, kè gàr

    aftòs polemìsi, tùs echthrùs os

    pandodhìnamos.

    Cantiamo la Vergine Maria,

    gloria del mondo intero, nata da-

    gli uomini e Madre del Sovrano,

    porta del cielo , canto degli incor-

    porei, decoro dei fedeli: essa è di-

    venuta cielo e tempio della Divi-

    nità. Abbattuta la barriera dell’i-

    nimicizia , ha introdotto in suo

    luogo la pace, e ha aperto il re-

    gno. Possedendo dunque questa

    ancora della fede , abbiamo quale

    difensore il Signore nato da lei.

    Coraggio dunque, coraggio, po-

    polo di Dio: egli combatterà i ne-

    mici, egli, l’onnipotente.

    Ingresso col vangelo.

    D. Sapienza! In piedi.

    Fos ilaròn aghìas dhòxis atha-

    nàtu Patròs, uranìu, aghìu, màka-

    ros, Iisu Christè, elthòndes epì tìn

    ilìu dhìsin, idhòndes fos esperi-

    nòn, imnumen Patèra, Iiòn, kè

    aghion Pnevma, Theòn. Axiòn se

    en pasi keris imnisthe fones esìes,

    Iiè Theu, zoìn o dhidhùs· dhiò o

    kòsmos se dhoxàzi.

    Luce gioiosa della santa gloria

    del Padre immortale, celeste, san-

    to, beato, o Cristo Gesù! Giunti al

    tramonto del sole, e vista la luce

    vespertina, cantiamo il Padre, il

    Figlio e il santo Spirito, Dio. È co-

    sa degna cantarti in ogni tempo

    con voci armoniose, o Figlio di

    Dio, tu che dai la vita: perciò a te

  • 10 Grande e Santo Sabato

    dà gloria il mondo.

    Non si dice il prokìmenon, ma si dice subito:

    D. Sapienza!

    L. Lettura del libro della Genesi (1,1-13).

    D. Stiamo attenti.

    L. In principio Dio fece il cielo e la terra: la terra era invisibile e

    non strutturata e la tenebra era sopra l’abisso; e lo Spirito di Dio aleg-

    giava sopra l’acqua. E Dio disse: Sia la luce, e la luce fu. E Dio vide

    che la luce era cosa buona, e Dio separò la luce dalla tenebra. E Dio

    chiamò la luce giorno, e chiamò le tenebre, notte. E fu sera, e fu mat-

    tina: giorno primo.

    E Dio disse: Ci sia un firmamento in mezzo alle acque e stia a

    dividere acqua da acqua: e così fu. E Dio fece il firmamento: e Dio

    separò l’acqua che è al di sopra del firmamento dall’acqua che è al di

    sotto del firmamento. E Dio chiamò il firmamento cielo. E Dio vide

    che era cosa buona. E fu sera, e fu mattina: secondo giorno.

    E Dio disse: Si raccolga l’acqua che è sotto al cielo in un unico

    assembramento di acque e appaia l’asciutto: e così fu. Si raccolse l’ac-

    qua che era sotto al cielo nei suoi assembramenti, e apparve l’asciut-

    to. E Dio chiamò l’asciutto terra, e chiamò le raccolte di acqua mari.

    E Dio vide che era cosa buona.

    E Dio disse: La terra faccia germogliare erbaggi che facciano

    seme secondo la loro specie e somiglianza, e alberi da frutto che pro-

    ducano frutti in cui sia il loro seme secondo la loro specie sulla terra:

    e così fu. E la terra produsse erbaggi che facevano seme secondo la

    specie e la somiglianza, e alberi da frutto che facevano frutti in cui

    era il loro seme, secondo la loro specie sulla terra. E Dio vide che era

    cosa buona. E fu sera e fu mattina: terzo giorno.

    D. Sapienza!

    L. Lettura della profezia di Giona (1-4).

    D. Stiamo attenti.

    L. La parola del Signore fu su Giona figlio di Amittai: Alzati e va’

    a Ninive, la grande città, e proclama in essa che il grido della sua

    malvagità è salito fino a me. Ma Giona si alzò per fuggire a Tarsis,

  • Esperinos 11

    lontano dal volto del Signore. Scese a Giaffa dove trovò una nave che

    andava a Tarsis, pagò il prezzo del viaggio e vi salì per navigare con

    loro fino a Tarsis, lontano dal volto del Signore. Il Signore suscitò un

    vento sul mare che produsse una grande burrasca in mare e la nave

    rischiava di sfasciarsi. I marinai furono presi dalla paura e invoca-

    rono ciascuno il proprio dio, e gettarono in mare gli attrezzi della

    nave per alleggerirla. Giona intanto era sceso nel fondo della nave, si

    era messo a dormire e russava. Gli si accostò il capitano della nave e

    gli disse: Perché stai a russare, tu? Alzati e invoca il tuo Dio perché

    Dio ci salvi e noi non periamo. Poi cominciarono a dirsi l’un l’altro:

    Su, gettiamo le sorti, per sapere a causa di chi ci è venuta questa sven-

    tura. Gettarono le sorti e la sorte cadde su Giona. Gli dissero: Spiegaci

    qual è il tuo lavoro, da dove vieni, di quale regione e popolo sei. Ed

    egli disse loro: Io sono un servo del Signore, e adoro il Signore Dio

    del cielo che ha fatto il mare e la terra ferma. Quegli uomini restarono

    spaventatissimi e gli chiesero: Che hai mai fatto? Sapevano infatti

    quegli uomini che fuggiva dal volto del Signore, perché lo aveva loro

    raccontato. E gli dissero: Che dobbiamo fare di te perché si plachi la

    furia del mare contro di noi? Il mare infatti continuava a salire e sol-

    levava violenti marosi. Giona disse loro: Prendetemi, buttatemi in

    mare e cesserà di infuriare contro di voi. So infatti che è a causa mia

    che vi è capitata questa grande burrasca. Gli uomini si sforzavano di

    tornare verso terra, ma non riuscivano, perché il mare continuava a

    salire e si sollevava sempre più contro di loro. Allora gridarono al

    Signore e dissero: Che non ci accada, o Signore, di perire per la vita

    di quest’uomo, e non imputarci sangue giusto, perché tu, Signore,

    hai fatto come tu volevi. Così presero Giona e lo gettarono in mare, e

    il mare cessò di agitarsi. Quegli uomini furono presi da grande ti-

    more del Signore, offrirono un sacrificio al Signore e fecero voti.

    Il Signore ordinò a un grande cetaceo di ingoiare Giona, così

    Giona stette nel ventre del cetaceo tre giorni e tre notti. Giona si mise

    allora a pregare il Signore suo Dio dal ventre del cetaceo e disse:

    Nella mia tribolazione ho gridato al Signore mio Dio e mi ha esau-

    dito. Dal ventre dell’Ade hai udito il grido della mia voce. Mi avevi

  • 12 Grande e Santo Sabato

    gettato nel profondo, nel cuore del mare, le correnti mi avevano av-

    volto, tutti i tuoi marosi e le tue ondate erano passati su di me. E io

    dissi: Sono stato respinto lontano dai tuoi occhi: potrò mai tornare a

    vedere il tuo santo tempio? L’acqua è penetrata sin nell’anima mia, il

    fondo dell’abisso mi ha circondato, il mio capo è sceso sino alle fen-

    diture dei monti, sono disceso nella terra i cui catenacci sono barriere

    eterne. Signore mio Dio, risalga dalla corruzione la mia vita! Mentre

    veniva meno l’anima mia ho ricordato il Signore: giunga a te la mia

    preghiera fino al tuo tempio santo. Quanti si attengono a vanità e

    menzogne, hanno abbandonato la loro misericordia. Ma io con voce

    di lode e di confessione offrirò a te un sacrificio, secondo i voti che ti

    ho fatto, come offerta di ringraziamento a te, Signore. E da parte del

    Signore fu ordinato al cetaceo di rigettare Giona sull’asciutto.

    E per la seconda volta fu rivolta a Giona la parola del Signore:

    Alzati e va’ a Ninive, la grande città, e proclama in essa ciò che ti

    avevo detto la volta precedente. E Giona si alzò e andò a Ninive, co-

    me gli aveva detto il Signore. Ora Ninive era una grande città davanti

    a Dio, una città di circa tre giorni di cammino. Giona cominciò a en-

    trare nella città quanto il cammino di un giorno e si mise a predicare

    dicendo: Ancora tre giorni e Ninive sarà abbattuta. Gli uomini di Ni-

    nive credettero a Dio, bandirono un digiuno e si vestirono di sacco

    dal più grande al più piccolo. La parola giunse anche al re di Ninive

    ed egli si alzò dal trono, si tolse la veste, si cinse di sacco e si mise a

    sedere sulla cenere. Poi fu bandito un proclama e fu comandato a

    Ninive da parte del re e dei suoi grandi: Uomini e bestie, buoi e pe-

    core, non tocchino cibo, non pascolino né bevano acqua. Allora uo-

    mini e bestie si coprirono di sacco e presero a gridare a Dio con tutte

    le forze e ciascuno si convertì dalla propria via malvagia e dall’ingiu-

    stizia che era nelle sue mani, poiché dicevano: Chi sa? Forse Dio mu-

    terà la sua decisione e si ritrarrà dall’ira del suo sdegno e noi non

    periremo. E Dio vide le loro opere, come ciascuno si fosse convertito

    dalle proprie vie malvage, e Dio mutò la sua decisione di fare loro il

    male che aveva detto e non lo fece.

    Ma Giona fu preso da grande dispiacere, si sentì pieno di con-

  • Esperinos 13

    fusione e pregò il Signore dicendo: Signore, non è forse come dicevo

    quando ero ancora nella mia terra? Per questo mi ero affrettato a fug-

    gire a Tarsis, perché so che tu sei misericordioso e pietoso, longanime

    e ricco di misericordia e che ritiri le minacce di castigo. Ma ora, So-

    vrano Signore, prendi la mia vita, perché per me è meglio morire che

    vivere. E il Signore disse a Giona: Ti sei dunque così dispiaciuto? E

    Giona uscì dalla città, andò a sedersi di fronte ad essa, si fece lì una

    tenda e vi si sedette sotto per vedere cosa sarebbe accaduto alla città.

    Il Signore Dio comandò allora a una cucurbitacea di crescere fin so-

    pra la testa di Giona, per far ombra sulla sua testa e ripararlo dalle

    sue pene. Giona ebbe una gioia grandissima per quella cucurbitacea.

    Ma Dio il mattino seguente diede ordine a un verme e colpì la cucur-

    bitacea che seccò. E mentre il sole saliva, Dio diede ordine a un vento

    caldo bruciante: il sole colpì la testa di Giona che ne fu tanto abbat-

    tuto da non voler più vivere, e diceva: È meglio per me morire che

    vivere. E Dio disse a Giona: Sei dunque tanto dispiaciuto per questa

    cucurbitacea? Ed egli: Sì, sono dispiaciuto moltissimo, da morire. E il

    Signore: Tu avresti voluto risparmiare la cucurbitacea, per la quale

    tu non ti eri affaticato, che non avevi fatto crescere tu, che in una notte

    è nata e in una notte è perita. E io non risparmierò Ninive, questa

    grande città nella quale abitano più di centoventimila uomini che

    non conoscono nemmeno la loro destra o la sinistra, e tanti animali?

    D. Sapienza!

    L. Lettura della profezia di Daniele (3,1-56).

    D. Sapienza! Stiamo attenti.

    L. Nell’anno diciottesimo di Nabucodonosor, il re fece una statua

    d’oro alta sessanta cubiti e larga sei, e la collocò nella pianura di Dura

    nella regione di Babilonia. Fece radunare i governatori, i generali, i

    prefetti, i condottieri e i prìncipi, quanti avevano un’autorità e tutti i

    capi delle province perché venissero all’inaugurazione della statua.

    Si radunarono così i prefetti, i governatori, i generali, i condottieri, i

    grandi prìncipi, quanti avevano un’autorità e tutti i capi delle pro-

    vince per l’inaugurazione della statua eretta dal re Nabucodonosor.

    Si posero davanti alla statua e il banditore proclamò a gran voce: Per

  • 14 Grande e Santo Sabato

    voi, popoli, tribù e lingue è questo comando: quando udrete il suono

    della tromba, del flauto, della cetra, della sambuca, del salterio e di

    ogni altro genere di strumento musicale, tutti vi prostrerete e adore-

    rete la statua d’oro eretta dal re Nabucodonosor; e chi non si pro-

    strerà ad adorarla, in quella stessa ora sarà gettato nella fornace col

    fuoco ardente. Così quando le popolazioni udirono il suono della

    tromba, del flauto, della cetra, della sambuca e del salterio, e di ogni

    altro genere di strumenti musicali, da tutti i popoli, tribù e lingue,

    tutti si prostrarono ad adorare la statua d’oro eretta dal re Nabuco-

    donosor.

    Allora vennero dei caldei e cercavano di accusare i giudei presso

    il re: O re, vivi nei secoli. Tu, o re, hai dato il comando che ogni uomo

    che, all’udire il suono della tromba, della zampogna, della cetra, della

    sambuca e del salterio e di ogni altro strumento musicale, non si fosse

    prostrato ad adorare la statua d’oro, fosse gettato nella fornace col

    fuoco ardente. Ci sono dei giudei, ai quali tu hai affidato gli affari

    della regione di Babilonia, e cioè Sadrách, Mesách e Abdénego, che

    non hanno ubbidito, o re, al tuo decreto, non rendono culto ai tuoi

    dèi e non adorano la statua d’oro che hai eretto. Allora Nabucodono-

    sor, pieno di sdegno e ira, comandò che gli fossero condotti Sadrách,

    Mesách e Abdénego, ed essi furono condotti al cospetto del re. E Na-

    bucodonosor disse loro: È vero, Sadrách, Mesách e Abdénego, che

    voi non rendete culto ai miei dèi e non adorate la statua d’oro che ho

    eretto? Or dunque, se quando udrete il suono della tromba, del fla-

    uto, della cetra, della sambuca, del salterio, della zampogna, e di ogni

    genere di strumenti musicali, sarete pronti a prostrarvi e adorare la

    statua d’oro che ho fatto, bene, altrimenti, in quella stessa ora sarete

    gettati nella fornace col fuoco ardente. E quale dio potrà liberarvi

    dalla mia mano?

    Allora Sadrách, Mesách e Abdénego risposero al re Nabucodo-

    nosor: Non abbiamo bisogno di darti risposta in merito a questa que-

    stione. Il nostro Dio che è nei cieli, e al quale rendiamo culto, ha il

    potere di liberarci dalla fornace col fuoco ardente, e ci libererà, o re,

    dalla tua mano. Ma anche se così non fosse, sappi, o re, che noi non

  • Esperinos 15

    renderemo culto ai tuoi dei né adoreremo la statua che hai eretto.

    Allora Nabucodonosor fu preso da grande sdegno e l’aspetto del suo

    volto mutò nei confronti di Sadrách, Mesách e Abdénego, e ordinò di

    aumentare il fuoco della fornace sette volte più del solito, finché fosse

    tutta completamente infuocata. Poi comandò ad alcuni uomini molto

    robusti di legare Sadrách, Mesách e Abdénego e di gettarli nella for-

    nace col fuoco ardente. Allora quegli uomini furono legati, vestiti

    com’erano con le loro ampie brache, turbanti e calzari, e furono get-

    tati nella fornace ardente di fuoco, perché l’ordine del re era stato

    duro. La fornace bruciava in modo eccezionale e questi tre, Sadrách,

    Mesách e Abdénego, caddero legati dentro alla fornace ardente, e

    camminavano tra le fiamme, celebrando Dio e benedicendo il Signo-

    re. E Azaria, in piedi in mezzo a loro, cominciò a pregare così: apren-

    do la bocca in mezzo al fuoco disse:

    Benedetto tu sei, Signore, Dio dei padri nostri, degno di lode e

    glorificato è il tuo nome nei secoli. Poiché sei giusto in tutto ciò che

    ci hai fatto, tutte le tue opere sono veraci, e rette le tue vie, e tutti i

    tuoi giudizi sono veri. Hai fatto giudizi di verità in tutto quello che

    hai fatto venire su di noi e sulla città santa dei nostri padri, Gerusa-

    lemme: con verità e giudizio hai fatto venire su di noi tutte queste

    cose a causa dei nostri peccati. Perché abbiamo peccato e commesso

    iniquità con l’allontanarci da te, e in tutto abbiamo peccato; non ab-

    biamo ascoltato i tuoi comandamenti né li abbiamo osservati, né ab-

    biamo fatto come ci avevi comandato perché ce ne venisse bene.

    Tutto ciò che ci hai fatto e tutto ciò che hai fatto venire su di noi, lo

    hai fatto con giudizio verace; ci hai consegnato nelle mani dei nostri

    iniqui nemici, i peggiori degli empi, e a un re iniquo, il più malvagio

    della terra. Non possiamo dunque aprir bocca: vergogna e vituperio

    siamo divenuti per i tuoi servi e per quanti ti rendono culto. Non

    consegnarci del tutto alla sventura, per amore del tuo santo nome;

    non sciogliere la tua alleanza, e non distogliere da noi la tua miseri-

    cordia, per Abramo tuo diletto, per Isacco tuo servo, e per Israele tuo

    santo. Ad essi avevi detto che avresti moltiplicato la loro discendenza

    come le stelle del cielo e come la sabbia che è sulla riva del mare.

  • 16 Grande e Santo Sabato

    Noi, o Sovrano, siamo diventati meno numerosi di qualsiasi po-

    polo, e siamo oggi umiliati in tutta la terra, a motivo dei nostri pec-

    cati. E non abbiamo ora un principe, un profeta, un capo; né olocau-

    sto, né sacrificio, né offerta, né incenso, né un luogo dove sacrificare

    davanti a te e trovare misericordia. Possiamo dunque essere accolti

    da te con un’anima contrita e uno spirito umiliato. Come con olocau-

    sti di montoni e tori, e come con miriadi di agnelli pingui, così sia

    oggi davanti a te il nostro sacrificio, e possiamo compierlo col seguire

    te: perché non c’è vergogna per quanti confidano in te. Ora ti se-

    guiamo con tutto il cuore, ti temiamo e cerchiamo il tuo volto: fa’ che

    non restiamo confusi. Agisci invece con noi secondo la tua clemenza

    e secondo la ricchezza della tua misericordia. Liberaci, con le mera-

    viglie che tu fai, e da’ gloria al tuo nome, Signore. Restino confusi

    tutti coloro che fanno del male ai tuoi servi, abbiano vergogna per

    ogni atto di oppressione, e sia infranta la loro forza. Sappiano che tu

    sei il Signore, il solo Dio, glorioso per tutta la terra.

    Intanto i servi del re che li avevano gettati nella fornace, non ces-

    savano di far fuoco con nafta, pece, stoppia e sarmenti. Il fuoco si

    alzava di quarantanove cubiti al di sopra della fornace e la fiamma si

    spinse fino a bruciare quanti trovò intorno alla fornace dei caldei. Ma

    l’angelo del Signore scese nella fornace insieme ad Azaria e i suoi

    compagni e scosse via la fiamma del fuoco dalla fornace. E fece sì che

    in mezzo alla fornace soffiasse un vento rugiadoso: il fuoco non toccò

    affatto i giovani, non li fece soffrire in alcun modo né diede loro fa-

    stidio. Allora i tre, a una sola voce, presero a inneggiare, benedire e

    glorificare Dio nella fornace, dicendo:

    Benedetto sei tu, Signore, Dio dei padri nostri, degno di lode e

    sovresaltato nei secoli. E benedetto è il nome santo della tua gloria,

    degno di somma lode e sovresaltato per tutti i secoli. Benedetto sei

    tu nel tempio della tua santa gloria, celebratissimo e più che glorioso

    nei secoli. Benedetto sei tu che guardi gli abissi e siedi sui cherubini,

    degno di lode e sovresaltato nei secoli. Benedetto sei tu sul trono del

    tuo regno, celebratissimo e sommamente lodato nei secoli. Benedetto

    sei tu nel firmamento del cielo, celebrato e glorificato nei secoli.

  • Esperinos 17

    Inno dei tre santi fanciulli

    C. Tòn Kìrion imnite, kè ipe-

    ripsute is pàndas tùs eonas.

    C. Celebrate il Signore, e sovre-

    saltatelo per tutti i secoli.

    Evloghite, panta ta ergha Kirìu,

    ton Kìrion, imnite ke iperipsute aftòn

    is tus eonas.

    Benedite, opere tutte del Signore, il

    Signore: celebratelo e sovresaltatelo

    nei secoli.

    Ton Kìrion, imnite ke iperipsute

    aftòn is tus eonas.

    Celebrate il Signore, e sovresal-

    tatelo per tutti i secoli.

    Evloghite, Angheli Kirìu, urani

    Kirìu, ton Kìrion

    Benedite, angeli del Signore, cieli

    del Signore, il Signore.

    Tòn Kìrion imnite… Celebrate il Signore...

    Evloghite, idata panta ta iperàno

    ton uranon, pase e Dinàmis Kirìu,

    ton Kìrion

    Benedite, acque tutte che siete so-

    pra i cieli, potenze tutte del Signore,

    il Signore.

    Tòn Kìrion imnite… Celebrate il Signore...

    Evloghite, ilios ke selini, astra tu

    uranu, ton Kìrion

    Benedite, sole e luna, stelle del cie-

    lo, il Signore.

    Tòn Kìrion imnite… Celebrate il Signore...

    Evloghite, pas ombros ke drosos,

    panta ta pnevmata, ton Kìrion.

    Benedite, piogge e rugiade e venti

    tutti, il Signore.

    Tòn Kìrion imnite… Celebrate il Signore...

    Evloghite, pir ke kavma, psikos ke

    kavson, ton Kìrion.

    Benedite, fuoco e calore, freddo e

    calura, il Signore.

    Tòn Kìrion imnite… Celebrate il Signore...

    Evloghite, drosi ke nifeti, paghi ke

    psikos, ton Kìrion.

    Benedite, rugiade e nevi, ghiaccio e

    freddo, il Signore.

    Tòn Kìrion imnite… Celebrate il Signore...

    Εὐλογεῖτε, πάχναι καὶ χιόνες,

    ἀστραπαὶ καὶ νεφέλαι τὸν Κύρι-

    ον.

    Benedite, brine e acque gelate, ful-

    mini e nubi, il Signore.

    Tòn Kìrion imnite… Celebrate il Signore...

    Evloghite, fos ke skòtos, niktes ke

    imére, ton Kìrion.

    Benedite, luce e tenebra, notti e

    giorni, il Signore.

    Tòn Kìrion imnite… Celebrate il Signore...

  • 18 Grande e Santo Sabato

    Evloghite, ghi, ori ke bunì, ke panta

    tà fiòmena en afti, ton Kìrion.

    Benedite, terra, monti e colli e tutto

    ciò che da essa nasce, il Signore.

    Tòn Kìrion imnite… Celebrate il Signore...

    Evloghite, pighé, thalassa, ke pota-

    mì, kìti, ke panta ta kinùmena en tis

    ìdasi, ton Kìrion.

    Benedite, sorgenti, mare e fiumi,

    cetacei e tutto ciò che si muove nelle

    acque, il Signore.

    Tòn Kìrion imnite… Celebrate il Signore...

    Evloghite, panta ta petinà tu ura-

    nu, ta thirìa ke panta ta ktìni, ton Kì-

    rion.

    Benedite, uccelli tutti del cielo,

    fiere e tutto il bestiame, il Signore.

    Tòn Kìrion imnite… Celebrate il Signore...

    Evloghite, iiì ton antròpon, evlo-

    ghito Israil ton Kìrion.

    Benedite, figli dell’uomo, benedica

    Israele il Signore.

    Tòn Kìrion imnite… Celebrate il Signore...

    Evloghite, Ieris Kirìu, duli Kirìu,

    ton Kìrion.

    Benedite, sacerdoti del Signore,

    servi del Signore, il Signore.

    Tòn Kìrion imnite… Celebrate il Signore...

    Evloghite, pnevmata ke psikè Dhi-

    keon, osii ke tapini ti kardìa, ton Kì-

    rion.

    Benedite, spiriti e anime dei giusti,

    pii e umili di cuore, il Signore.

    Tòn Kìrion imnite… Celebrate il Signore...

    Evloghite, Ananìa, Azarìa, ke Mi-

    sail, ton Kìrion.

    Benedite, Anania, Azaria e Mi-

    saele, il Signore.

    Tòn Kìrion imnite… Celebrate il Signore...

    Evloghite, Apostoli, Profite, ke

    Martires Kirìu, ton Kìrion.

    Benedite, apostoli, profeti e martiri

    del Signore, il Signore.

    Tòn Kìrion imnite… Celebrate il Signore...

    Evlogumen Patera, Iiòn ke àghion

    Pnevma.

    Benediciamo il Padre, il Figlio e il

    santo Spirito.

    Ton Kìrion imnumen, ke iperip-

    sumen is pantas tus eonas

    Celebriamo il Signore, e sovre-

    saltiamolo per tutti i secoli.

    Enumen, evlogumen, ke proski-

    numen ton Kìrion

    Lodiamo, benediciamo e ado-

    riamo il Signore.

    Ton Kìrion imnumen, ke dhoxo- Celebriamo il Signore, e diamo-

  • Esperinos 19

    logumen is pàntas tus eonas. gli gloria per tutti i secoli.

    D. Preghiamo il Signore.

    C. Kìrie, elèison C. Signore, pietà.

    S. Poiché sei santo, o Dio nostro, e noi ti rendiamo gloria: al Pa-

    dre, al Figlio e al santo Spirito, ora e sempre e nei secoli dei secoli.

    C. Amìn C. Amen.

    Al posto del trisagio si canta:

    C. Osi is Christòn evaptìsthite,

    Christòn enedhìsasthe. Allilùia.

    (3 volte) Dhòxa … ke nin...

    Christòn enedhìsasthe. Allilùia.

    C. Quanti in Cristo siete stati

    battezzati, il Cristo avete rivesti-

    to, alleluia. (3 volte) Gloria… ora

    e sempre...

    Il Cristo avete rivestito. Alleluia

    D. Più forte.

    C. Osi is Christòn evaptìsthite,

    Christòn enedhìsasthe. Allilùia.

    C. Quanti in Cristo siete stati

    battezzati, il Cristo avete rivesti-

    to, alleluia.

    Apostolo.

    D. Stiamo attenti.

    L. Acclamate a Dio da tutta la terra.

    D. Sapienza!

    Lettura dell’epistola di Paolo ai Romani (6,3-11).

    D. Stiamo attenti.

    L. Fratelli, quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo

    stati battezzati nella sua morte. Per mezzo del battesimo siamo dun-

    que stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu ri-

    suscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi

    possiamo camminare in una vita nuova. Se infatti siamo stati com-

    pletamente uniti a lui con una morte simile alla sua, lo saremo anche

    con la sua risurrezione. Sappiamo bene che il nostro uomo vecchio è

    stato crocifisso con lui, perché fosse distrutto il corpo del peccato, e

    noi non fossimo più schiavi del peccato. Infatti chi è morto, è ormai

    libero dal peccato. Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che anche

    vivremo con lui, sapendo che Cristo risuscitato dai morti non muore

    più; la morte non ha più potere su di lui. Per quanto riguarda la sua

  • 20 Grande e Santo Sabato

    morte, egli morì al peccato una volta per tutte; ora invece per il fatto

    che egli vive, vive per Dio. Così anche voi consideratevi morti al pec-

    cato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù, Signore nostro.

    Non si canta l’Alleluia, ma il sacerdote celebrante canta subito il

    seguente stico, e intanto sparge alloro lungo la chiesa.

    S. Anàsta, o Theòs, krìnon tìn

    ghìn, oti sì kataklironomìsis en

    pasi tis ethnesi.

    S. Sorgi, o Dio, giudica la terra,

    perché tu avrai eredità in tutte le

    genti.

    C. Anàsta, o Theòs, … C. Sorgi, o Dio, …

    Lo stesso versetto viene cantato ad ognuno dei seguenti stichi.

    S. Sorgi, o Dio, giudica la terra, perché tu avrai eredità in tutte le

    genti.

    C. Anàsta, o Theòs… C. Sorgi, o Dio…

    S. Dio sta nell’assemblea degli dei, e in mezzo ad essa giudicherà

    gli dei.

    C. Anàsta, o Theòs… C. Sorgi, o Dio…

    S. Fino a quando giudicherete con ingiustizia e avrete riguardo

    dei peccatori?

    C. Anàsta, o Theòs… C. Sorgi, o Dio…

    S. Fate giustizia all’orfano e al povero, l’umile e il misero dichia-

    rate giusti.

    C. Anàsta, o Theòs… C. Sorgi, o Dio…

    S. Liberate il misero e il povero, strappatelo dalla mano del pec-

    catore.

    C. Anàsta, o Theòs… C. Sorgi, o Dio…

    S. Non hanno conosciuto né compreso, si aggirano nelle tenebre;

    si scuotano tutte le fondamenta della terra!

    C. Anàsta, o Theòs… C. Sorgi, o Dio…

    S. Io ho detto: Siete dei e figli dell’Altissimo tutti; ma voi come

    uomini morite, e come uno dei prìncipi cadete.

    C. Anàsta, o Theòs… C. Sorgi, o Dio…

    S. Anàsta, o Theòs, … S. Sorgi, o Dio, …

    C. Anàsta, o Theòs, … C. Sorgi, o Dio, …

  • Esperinos 21

    Lettura del santo Evangelo.

    D. Sapienza! In piedi! Ascoltiamo il santo Evangelo

    S. Pace a tutti.

    C. Kè to pnevmatì su. C. E con il tuo spirito.

    D. Lettura del santo vangelo secondo Matteo (28,1-20).

    S. Stiamo attenti.

    C. Dhòxa si, Kìrie, dhòxa si.. C. Gloria a Te, o Dio, gloria a Te.

    D. Passato il sabato, all’alba del primo giorno della settimana,

    Maria di Magdala e l’altra Maria andarono a visitare il sepolcro. Ed

    ecco che vi fu un gran terremoto: un angelo del Signore, sceso dal

    cielo, si accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo

    aspetto era come la folgore e il suo vestito bianco come la neve. Per

    lo spavento che ebbero di lui le guardie tremarono tramortite. Ma

    l’angelo disse alle donne: Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù

    il crocifisso. Non è qui. È risorto, come aveva detto; venite a vedere

    il luogo dove era deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: È

    risuscitato dai morti, e ora vi precede in Galilea; là lo vedrete. Ecco,

    io ve l’ho detto. Abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia

    grande, le donne corsero a dare l’annunzio ai suoi discepoli. Ed ecco

    Gesù venne loro incontro dicendo: Gioite! Ed esse, avvicinatesi, gli

    presero i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: Non temete;

    andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi

    vedranno.

    Mentre esse erano per via, alcuni della guardia giunsero in città

    e annunziarono ai sommi sacerdoti quanto era accaduto. Questi si

    riunirono allora con gli anziani e deliberarono di dare una buona

    somma di denaro ai soldati dicendo: Dichiarate: i suoi discepoli sono

    venuti di notte e l’hanno rubato, mentre noi dormivamo. E se mai la

    cosa verrà all’orecchio del governatore noi lo persuaderemo e vi li-

    bereremo da ogni noia. Quelli, preso il denaro, fecero secondo le

    istruzioni ricevute. Così questa diceria si è divulgata fra i giudei fino

    ad oggi. Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte

    che Gesù aveva loro fissato. Quando lo videro, gli si prostrarono in-

    nanzi; alcuni però dubitavano. E Gesù, avvicinatosi, disse loro: Mi è

  • 22 Grande e Santo Sabato

    stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammae-

    strate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio

    e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho

    comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del

    mondo. Amen.

    C. Dhòxa si, Kìrie, dhòxa si.. C. Gloria a Te, o Dio, gloria a Te.

    Si prosegue con il Grande Introito della Liturgia del grande Basilio.

    Al posto del cheruvikón, si canta il seguente tropario.

    C. Sighisàto pasa sàrx vrotìa, kè

    stìto metà fòvu kè tròmu, kè mi-

    dhèn ghiinon en eafti loghizè-

    stho, o gàr Vasilevs ton vasilevòn-

    don, kè Kìrios ton kirievòndon,

    prosèrchete sfaghiasthine, kè do-

    thine is vrosin tìs pistìs. Proigun-

    de dhè tùtu, i chorì ton Anghèlon,

    metà pàsis archis kè exusìas, tà

    poliòmmata Cheruvìm, kè tà ex-

    aptèriga Serafìm, tàs opsis kalìp-

    tonda, kè voonda tòn imnon. Alli-

    lùia, Allilùia, Allilùia.

    C. Taccia ogni carne mortale e

    se ne stia con timore e tremore.

    Non abbia in sé alcun pensiero

    terrestre: poiché il Re dei re-

    gnanti e Signore dei signori si

    avanza per essere immolato e

    dato in cibo ai credenti. Lo prece-

    dono i cori degli angeli, con ogni

    principato e potestà, i cherubini

    dai molti occhi e i serafini dalle

    sei ali che si velano il volto e can-

    tano l’inno: Alleluia, alleluia alle-

    luia.

    Al posto di “Abbiamo visto la luce vera”, si canta:

    C. Mnìsthiti, evsplanchne, kè i-

    mon, kathòs emnimònevsas tu li-

    stu en ti Vasilìa ton Uranon.

    C. Ricòrdati anche di noi, o pie-

    toso, come ti sei ricordato del la-

    drone, nel regno dei cieli.

    Quindi: “Sia benedetto il nome del Signore”, e il congedo: “Cri-

    sto, vero Dio nostro, che è risorto dai morti...”

    GRANDE E SANTO SABATOEsperinosSalmo 103Salmo 140Ingresso col vangelo.Inno dei tre santi fanciulliApostolo.Lettura del santo Evangelo.