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AttUcillte) pounci D'ASSALTO La guerra di Ignazio Le poltrone per gli amici a Roma, una vasta corte a Milano, poca stima nello Stato maggiore. Indagine sul bellicoso ministro della Difesa. Congedato in anticipo alla leva DI GIANLUCA DI FEO E CLAUDIO LINDNER issili anti-radiazioni! Tor- nado antiradar! Caccia an- ti-aerei!». Il giorno del pri- mo attacco alla Libia Igna- 1 zio Benito Maria La Russa sembrava Atlas Ufo Robot: come il Gol- drake dei cartoni animati urlava in diret- ta tv nomi di armi portentose per scaccia- re Gheddafi. Poi la mattina dopo si è pre- sentato ad annunciare che i nostri stormi avevano neutralizzato le difese di Tripo- li. In realtà l'unico ad essere abbattutto è stato il pilota dell'Aeronautica che ha professionalmente spiegato i fatti: non era stato lanciato alcun missile. Lo han- no mandato via a velocità supersonica, per evitare che i sogni fantabellici di Igna- zio ministro d'acciaio venissero spazzati via. Ma chi negli Stati Maggiori deve con- vivere con La Russa ormai è alla dispera- zione, costretto a fare i conti con procla- mi in libertà, iniziative pasticciate e una profonda ignoranza per le questioni mi- litari. Ama le parate, le tute minietiche, i voli dannunziani ma si annoia nei verti- ci operativi e mostra insofferenza per i summit internazionali, aspettando solo il coffee break per mettersi a fumare e in- collarsi al cellulare per parlare del parti- to. Eppure La Russa si era imposto come l'unico titolare della Difesa con un tra- scorso da ufficiale. Per l'insediamento avevano pensato di diffondere il suo sta- to di servizio in pompa magna, poi quan- do hanno recuperato il fascicolo si è de- ciso che era meglio riseppellirlo negli ar- chivi. «Diciamo che aveva servito la pa- tria poco e male...», sussurrano nel pa- lazzone di via XX settembre. Un docu- mento top secret, in cui lo si vede recluta nella scuola di Ascoli, dove gli istruttori faticano a metterlo in riga: «Sono entra- to un po' disordinato ma mano mano ho acquisito una consapevolezza nuova». Quindi lo mandano a Genova e di corsa lo avvicinano a Milano, dislocandolo a Bergamo. Ma nella caserma Montelun- go lo vedono poco, tra permessi a casa e un addio alle armi molto rapido. La voce sul servizio militare "agevola- to" del ministro della Difesa viene rac- colta anche da uno che lo aveva cono- sciuto e frequentato parecchio, Tomaso Staiti di Cuddia, missino della prima ora, consigliere comunale a Milano nei caldi.' anni Settanta, deputato per tré legislatu- re, oggi aderente a Futuro e Libertà: «Quando l'ho visto in televisione parla- re dei Tornado mi è venuto in mente del suo congedo anticipato, ho chiesto a un amico e me lo ha confermato». Forse è nel suo plotone missilistico che La Russa ha imparato a spararle grosse perché - come rivela un cablo di WikiLeaks che "l'Espresso" pubblica in esclusiva - nel a cura dell' Ufficio Stampa e Comunicazione

LA GUERRA DI IGNAZIO - ficiesse.it · collarsi al cellulare per parlare del parti-to. EppureLa Russa si era impostocome l'unico titolare della Difesa con un tra-scorso da ufficiale

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AttUcillte) pounci D'ASSALTO

La guerra di IgnazioLe poltrone per gli amici a Roma, una vasta

corte a Milano, poca stima nello Statomaggiore. Indagine sul bellicoso ministro

della Difesa. Congedato in anticipo alla levaDI GIANLUCA DI FEO E CLAUDIO LINDNER

issili anti-radiazioni! Tor-nado antiradar! Caccia an-ti-aerei!». Il giorno del pri-mo attacco alla Libia Igna-

1 zio Benito Maria La Russasembrava Atlas Ufo Robot: come il Gol-drake dei cartoni animati urlava in diret-ta tv nomi di armi portentose per scaccia-re Gheddafi. Poi la mattina dopo si è pre-sentato ad annunciare che i nostri stormiavevano neutralizzato le difese di Tripo-li. In realtà l'unico ad essere abbattutto è

stato il pilota dell'Aeronautica che haprofessionalmente spiegato i fatti: nonera stato lanciato alcun missile. Lo han-no mandato via a velocità supersonica,per evitare che i sogni fantabellici di Igna-zio ministro d'acciaio venissero spazzativia. Ma chi negli Stati Maggiori deve con-

vivere con La Russa ormai è alla dispera-zione, costretto a fare i conti con procla-mi in libertà, iniziative pasticciate e unaprofonda ignoranza per le questioni mi-litari. Ama le parate, le tute minietiche, i

voli dannunziani ma si annoia nei verti-ci operativi e mostra insofferenza per i

summit internazionali, aspettando soloil coffee break per mettersi a fumare e in-collarsi al cellulare per parlare del parti-to. Eppure La Russa si era imposto comel'unico titolare della Difesa con un tra-scorso da ufficiale. Per l'insediamentoavevano pensato di diffondere il suo sta-to di servizio in pompa magna, poi quan-do hanno recuperato il fascicolo si è de-ciso che era meglio riseppellirlo negli ar-chivi. «Diciamo che aveva servito la pa-tria poco e male...», sussurrano nel pa-

lazzone di via XX settembre. Un docu-mento top secret, in cui lo si vede reclutanella scuola di Ascoli, dove gli istruttorifaticano a metterlo in riga: «Sono entra-to un po' disordinato ma mano mano hoacquisito una consapevolezza nuova».Quindi lo mandano a Genova e di corsalo avvicinano a Milano, dislocandolo aBergamo. Ma nella caserma Montelun-go lo vedono poco, tra permessi a casa eun addio alle armi molto rapido.

La voce sul servizio militare "agevola-to" del ministro della Difesa viene rac-colta anche da uno che lo aveva cono-sciuto e frequentato parecchio, TomasoStaiti di Cuddia, missino della prima ora,consigliere comunale a Milano nei caldi.'anni Settanta, deputato per tré legislatu-re, oggi aderente a Futuro e Libertà:«Quando l'ho visto in televisione parla-re dei Tornado mi è venuto in mente delsuo congedo anticipato, ho chiesto a unamico e me lo ha confermato». Forse ènel suo plotone missilistico che La Russaha imparato a spararle grosse perché -

come rivela un cablo di WikiLeaks che"l'Espresso" pubblica in esclusiva - nel

a cura dell' Ufficio Stampa e Comunicazione

2008 agli emissari del governo america-no ha detto «di avere svolto il breve ser-vizio militare nei paracadutisti della Fol-gore e che per questo aveva cercato l'in-carico di ministro della Difesa».

VISTO DA WIKILEAKS

Quel file riservatodel 23 maggio 2008 de-scrive il primo incontro tra un rappresen-tante di Washington e il politico prossimoalla nomina nel governo Berlusconi. Le sue

s priorità? Tutte rimaste sulla carta, tranne1 un capriccio che gli sta particolarmente aI cuore: la mini-naja «per diffondere un sen-5 so di orgoglio civico». Come? "D'estate leS caserme devono aprire le pone ai giovani| per trenta giorni. Lui sperache questo spin-j ga alcuni verso la carriera militare ma dif-< fonda anche un senso di identità naziona-S le e di servizio al Paese. Ha detto che il pro-

IGNAZIO LA RUSSA E, A SINISTRA. I FUNERALI DI GIORGIO ALMIRANTE NEL 1988

gramma può indirettamente contribuireper combattere la microdelinquenza e il

consumo di droga tra i ragazzi». Annota-no però gli americani: «I suoi trascorsi e il

sostegno a questa proposta profumano unpo' di fascismo...».

La sua biografia trasmessa a Washin-gton recita: «E un gran chiacchierone (tal-kative), energetico e ama fare battute perillustrare il suo punto di vista. È una perso-nalità teatrale (flamboyant) e ammetteapertamente che gli piace stare sotto i ri-flettori». La Russa racconta che già nel2001 Berlusconi gli aveva offerto una pol-trona ma lui aveva preferito restare allaguida del gruppo parlamentare di An: « Iosono innamorato della politica. Mi sonodivertito all'opposizione ed è staro estre-

mamentegratificante mettere in luce le de-bolezze del governo». E prosegue: «Comeavvocato, si è detto forse più adatto per laGiustizia, un ruolo apparentementesugge-rito da Berlusconi. Ma poi ha apertamen-te dichiarato di non volere essere la perso-na che finisce in mezzo tra Berlusconi e i

magistrati, ironicamente notando che illeader nascente del Pdl Gelmini potrebbeesserepiù idonea poiché fa rutto quello cheBerlusconi vuole».

Agli americani Ignazio promette che suipiani per l'espansione delle loro basi «nonci sarà da preoccuparsi» e si «descrive let-teralmentecome filostatunitense. Fa risali-re il suo coinvolgimento nel movimentogiovanile dell'Msi negli anni '60 come unesempio dei suoi sentimenti filoamerica- ^

a cura dell' Ufficio Stampa e Comunicazione

Uèspresso del 07/04/11 Estratto da pagina 6@

ni.Dicecheilmovimentoeradivisoiridue:chi scava con i palestinesi e chi stava con gliUsa (e con Israele). Lui sostiene di esserestato un esponente di punta dei secondi».Strano, perché ha battezzato i tré figli Ge-ronimo, Lorenzo Cochis e Leonardo Apa-che secondo quel filone culturale della gio-ventù nera che esaltava la resistenza deipellerossa contro gli yankee.

IL RISIKO DEL POTERELa carriera politica di La Russa, all'apicetra la responsabilità di un ministero e la

cogestione della segreteria Pdl, in questigiorni ha raccolto frutti abbondanti an-che con le nomine pubbliche. Se alla Ter-na resta Flavio Cananeo, da sempre con-siderato in buoni rapporti con lui (quan-do l'Inter gioca in trasferta loro due van-no a vedere la partita da Ligresti), duenuovi ingressi sono nel segno del mini-stro; Giovanni Catanzaro, già managerdel gruppo Ligresti e presidente dellaConsip è entrato nel consiglio Finmecca-nica, mentre Roberto Petri debutta al-l'Eni. Peccato che martedì il ministro ab-bia dovuto prendersi una censura dallaCamera per il "vaffa" al presidente Fini(che gli rispose «deve essere curato», conun'allusione a un vizietto del quale sichiacchiera molto a Roma e Milano ). Chela sua sia una condotta spesso sopra le ri-ghe lo dimostraanche da giovane militan-te, quando la sua scalata nel Msi si inter-rompe bruscamente nell'aprile 1973. Luiha 25 anni, barba e capelli lunghi, è il lea-der cittadino del Fronte della Gioventù e

organizza un corteo non autorizzato chefinisce^con l'uccisione dell'agente Marinocolpito da una bomba a mano: è la scenacon cui si apre "Sbatti il mostro in prima

pagina", film girato in quei giorni daMarco Bellocchio. Giorgio Almirance,che già ama poco quel leaderino troppoesagitato, scioglie la federazione di Mila-no e La Russa sparisce per una decinad'anni. Riappare alle elezioni regionalidel 1985. Con una curiosa coincidenzatemporale, ricorda Staiti di Cuddia, 79anni, che all'epoca aveva pessimi rappor-ti con Fini e oggi sostiene alle amministra-tive milanesi la futurista Barbara Ciabò:«Raffaella Stramandinoli, già coniugataDe Medici e poi diventata donna Assun-ta Almirante, aveva un figlio reduce daqualche difficoltà economica e in quel pe-riodo riuscì a trovargli un'agenzia dellaSai a Roma. Il merito fu naturalmente diAntonino La Russa, grande amico (direiquasi padrone) di Salvatore Ligresd». Daquel momento tutto si rappacificò e Igna-zio fu messo capolista scavalcandol'uscente Benito Bollati «obbedendo alprincipio della famiglia», aggiunge Staiti,«che non è importante partecipare, mavincere. Ancora prima che il Comitatocentrale del partito avesse formalizzato la

candidatura, Milano era tappezzata di100 mila manifesti con scritto Ignazio LaRussa. E la campagna la diresse il padre».

ILCLANDEICATANESIL'asse storico La Russa-Ligresti nasce dal-la parentela con Michelangelo Virgillito,cognato del vecchio La Russa. Tutti sono diPaterno, nel catanese. Virgillito arriva aMilano nel 1921. Si da molto da fare anchese con alterne fortune tra immobili, cinemae finanza. Con l'aiuto di La Russa conqui-sta la Lanerossi e poi la Liquigas che gira alsuo delfino Raffaele Ursini, ma dopo qual-che anno entra in gioco alla grande Salva-tore Ligresti. Ben tré generazioni di La Rus-sa si sono intrecciate con gli affari dell'In-gegnere. Capostipite a parte, è coinvolto inprimo luogo il figlio Vincenzo, fratellomaggioredi Ignazio, già deputato e senato-re democristiano e autoredi tré biografie daAlmirante a Sceiba e Fanfani, avvocato ci-vilista, consigliere di amministrazione del-la Fondiaria Sai e da un anno della Metro-politana milanese. Ora c'è in pista ancheGeronimo, uno dei tré figli di Ignazio, >

a cura dell' Ufficio Stampa e Comunicazione

Lèspresso del 07/04/11 Estratto da pagina 66

E Pisapia riabilita i socialisti perbene

TOMASO STAITI DI CUDDIA. IN BASSO: GIULIANO

PISAPIA, CANDIDATO SINDACO DELLA SINISTRA

consigliere Premafin, di alcune collegate e

della Gilli, l'azienda del lusso di Giulia Li-

gresri. Da poco è anche vicepresidente del-l'Aci di Milafto. Il terzo fratello, Romano,è assessore lombardo alla Protezionecivile.

Ma l'allargamentoa macchia d'olio delclan familiare va oltre. Marco Osnato ha

sposato Maria Cristina "Cri Cri" La Rus-

sa, figlia di Romano, ed è il coordinatorevicario del Pdl milanese,nonché consiglie-re comunale e dirigente dell'Aler, l'ex isti-tuto delle case popolari. Fu protagonistadi una polemica cittadina per la conces-sione a prezzi stracciati di un locale in af-ritto al gruppo neonazista degli Hammer-skin coperti dalla sigla "Lealtà-azione".Osnato è tra i soci fondatori, assieme al

suocero, di "Fare Occidente", associazio-ne culturale di ex aennini che ha conqui-stato un po' di notorietà quando in gen-naio alcuni militanti hanno oscurato uncartellone in difesa del made in Italy sul

quale è raffigurato Gesù in croce. Altridue larussiani doc sono il vicesindaco DeCerato e l'emergente Marco Clemente. Il

primo, veterano del consiglio comunale,fu reclutato da Ignazio in Regione Lom-bardia (

« Faceva anche il baby sitter di suo

figlio Geronimo» ironizza Staiti) e si ri-candida alle amministrative del 15 mag-gio, numero due dietro Berluscom. E nel-la lista Pdl c'è anche il giovane Clemente,32 anni, estremistadi destra, già consiglie-re di Fiera Milano Congressi.

Frequentatore di "Giannino", il risto-rante battuto da calciatori e ragazze del-

l'entourage berlusconiano Ruby inclusa,il neocandidato conta anche relazioni pe-ricolose tra cui il capo degli ultras Vikinga Milano, Loris Grancini. Il suo nome

appare anche nelle intercettazioni diun'inchiesta sulla 'ndrangheta al Nordanche se non risulta indagato. Intanto il

"clan di Paterno" cresce. Negli affari na-zionali e locali. E non sarà certo una cen-sura alla Camera a fermare la lunga mar-cia su Roma. •

DI ENRICO ANSIO

A Milano tornano di moda piazzaDuomo, la bicicletta e I socialisti. Nelcentrosinistra si va esaurendo la lungastagione dell'ostracismo, che pure haavuto i suoi motivi: dopo la morteviolenta del PsI, tra ruberie e processie II dramma di Bettlno CraxI, I socialistiItaliani furono gli unici In tutta Europaa schierarsi In gran parte con la destraIlliberale e populista. Ma sono passatidiciott'anni da quel terribile 1993 chevide il glorioso Psi milanese chiudere37 sezioni su 38, crollare al 2,5 percento del voti, mentre a Roma siscoprivano 300 miliardi di lire di debiti,preludio alla dissoluzione del partito.Giullano Pisapia, II candidato che sfidaLetizia MorattI, vuoi chiudere con ladamnatio memoriae. In nome di unacoalizione ampia: «Per vincere», diceall'"Espresso", «si deve pone fine alladiatriba tra le componenti più radicalie quelle riformiste del centrosinistra.Milano recuperi II meglio della propriatradizione, ricordando che i grandisindaci, I più amati, da Greppi ad Aniasi,

da Bucalossi a Tognoli, sonostati socialisti, repubblicani,laici e riformatori».Esplicito, no? Certo, Pisapia deverassicurare i moderati per il suopassato con Rifondazione e l'odiernoappoggio di NIchi Vendola. Ma unocome l'ex sindaco craxiano CarioTognoli, che si concede di rado,riconosce: «Confermo: Pisapia è riuscitoa creare buoni rapporti con una partedei socialisti milanesi». La lista MilanoCivica, a sostegno di Pisapia, ha tra glianimatori socialisti doc come Guido

Agnina (presidente), Franco D'Alfonso,Giuliana Nuvoli, manager del terziario,sindacalisti UH, un autore di Canale 5.La Usta Pd guidata da Stefano Boeri haaccolto Roberto BIscardinI, leader delricostituito PsI, che rinuncia al propriosimbolo col garofano In virtù di unaccordo politico. Dalla società civilegiunge l'appoggio di figure come il

sociologo Guido Martinetti, l'architettoMichele Achilli, il costruttore LucaBeltrami Gadola, l'ex sovrintendentedella Scala Carlo Fontana (oggisenatore Pd), tutti variamente legatial socialismo ambrosiano. OsservaFontana, che In questi giorni presentauna biografia di Paolo Grassi, II

fondatore con Strehier del PiccoloTeatro: «L'attenzione di Pisapia perII mondo riformista milanese non èstrumentale. Lui sa che quel mondoprodusse buone amministrazioni. E poidiciamolo: che c'entrano gli eredi diTurati col Terzo polo?».Segnali diversi, vicini e lontani. Il

"Corriere della Sera" riparia dell'.esllte»'di CraxI a Hammamet. Pierluigi BersanIapre la campagna per Pisapia al TeatroParenti di Andrée Shammah. E laregista, amica di famiglia del CraxI,produce "Una notte In Tunisia", piecelucida e dura con un fondo affettuosoper la metanconica fine di Bettlnolontano dall'Italia («morto lo, mortala politica»). Quando II formidabileAlessandro Haber, che lo Interpreta,In un attimo di sconforto si sfoga controun magistrato ben riconoscibile(«Quel contadino Inurbato col sorrisoda mongoloide»), il pubblico nons'Indigna, ma ridacchia. Che vorrà dire?

a cura dell' Ufficio Stampa e Comunicazione