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La globalizzazione, in economia, ha portato grada- tamente tutti i governi a cercare la strada per rag- giungere, il più in fretta possibile, l'obiettivo di ottimizzare i costi dei servizi, tra cui quelli sociali che ne rappresentano una buona parte. Di qui la ricerca delle "sacche di inefficienza", del basso profitto e delle diseconomie che generano costi mal remunerati dalla vendita del servizio stesso nel settore pubblico e, sempre di qui, anche l'av- vento di ministri persecutori dei "fannulloni" come quello che da noi oggi è chiamato ad occu- parsi della cosiddetta "Funzione Pubblica". In questa ricerca del risparmio a qualunque costo, la cultura, la ricerca e la sanità, e per esse quindi la scuola, l'università e gli ospedali con tutte le loro strutture organizzative, son finite nel mirino delle amministrazioni regionali chiamate al riordino dei propri bilanci. E il Lazio, manco a dirlo, era nella sanità la regione decisamente più disastrata. In questo modo nacquero le prime "cartolarizza- zioni" con le quali la pubblica amministrazione iniziò a cedere attività e strutture, un tempo di sua esclusiva pertinenza (si cita a titolo di esempio il caso dei "Monopoli di Stato"), nel nome del realiz- zo di ingenti (ma a volte neanche tanto) somme di danaro con positivi impatti anche sui successivi costi di gestione dei relativi servizi. A Pontecorvo, tanto per ricordarlo, la prima più importante car- tolarizzazione portò alla cessione, e poi alla defini- tiva chiusura, dello storico stabilimento della Manifattura dei Tabacchi di Via Maggio. Stessa sorte probabilmente, in questa logica per- versa, si era prevista anche per il nostro ospedale, già colpito da cartolarizzazione fin dal 2002 e per- tanto destinato alla graduale dismissione. Le conseguenze? Beh sono sotto gli occhi di tutti coloro che oggi, giustamente si oppongono e manifestano contro la perdita di un diritto prima- rio garantito perfino dalla Carta Costituzionale della Repubblica: il diritto alla salute. Già perché l'economia globale, purtroppo, abituata a vedere soltanto i grandi numeri ha come "effetto collate- rale" quello di non salvaguardare gli interessi, a volte troppo piccoli, delle collettività e delle picco- le comunità. La globalizzazione ha creato seri squilibri nell'e- qua distribuzione del reddito e della ricchezza e la borghesia, oggi quasi del tutto inesistente, ha ingoiato e sta ingoiando bocconi amari, amarissi- mi mentre si dirige velocissimamente verso un suo progressivo impoverimento modificando il proprio status di ceto medio abbiente in quello di gran lunga molto più prossimo alle frange del quasi dimenticato proletariato suburbano. “Il mondo in cui viviamo ci appare diviso tra una degradante miseria per la maggioranza del genere umano e un'opulenza senza precedenti per pochi privilegiati, una situazione che, favorita dal dispie- gamento su scala planetaria dell'economia di mer- cato, ci costringe in modo sempre più pressante a riflettere sull'odierna concezione del 'mondo glo- bale'. Con queste parole Amartya Sen, premio Nobel 1998 per l'economia, ci ha aiutato, nelle sue più recenti pubblicazioni, ad analizzare la cosid- detta globalizzazione, senza demonizzarla né esal- tarla, ma descrivendola quale essa è: una straordi- naria opportunità che tuttavia, per essere colta appieno, deve essere accompagnata da una pro- mozione altrettanto globale di ogni forma di libertà politica e sociale”. Perché il vero sviluppo consiste non tanto nel pos- sesso di tecnologie o beni materiali, quanto piutto- sto in un processo di trasformazione sociale che elimini le principali fonti di 'illibertà': fame, povertà, ignoranza, malattia, mancanza di demo- crazia e sfruttamento indiscriminato delle risorse ambientali. Non ci pare che nel nostro mondo, così come nella nostra cosiddetta economia, le cose stiano proprio così. L'impoverimento sociale comincia proprio nel momento in cui i servizi pri- mari vengono meno! DAL 1961 • PERIODICO DELL’ASSOCIAZIONE CULTURALE «LA LUCERNA» F o N D a t o D a b e r N a r D i N o P u L C i N i Numero 18 • QuiNta Serie • ottobre 2010 LALUCERNA I risparmi dell’economia globale di Francesco Bisesti Elaborazione grafica: Maurizio Paolozzi www.lalucerna.info

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numero 18 ottobre 2010

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La globalizzazione, in economia, ha portato grada-tamente tutti i governi a cercare la strada per rag-giungere, il più in fretta possibile, l'obiettivo diottimizzare i costi dei servizi, tra cui quelli socialiche ne rappresentano una buona parte. Di qui laricerca delle "sacche di inefficienza", del bassoprofitto e delle diseconomie che generano costimal remunerati dalla vendita del servizio stessonel settore pubblico e, sempre di qui, anche l'av-vento di ministri persecutori dei "fannulloni"come quello che da noi oggi è chiamato ad occu-parsi della cosiddetta "Funzione Pubblica".In questa ricerca del risparmio a qualunque costo,la cultura, la ricerca e la sanità, e per esse quindila scuola, l'università e gli ospedali con tutte le lorostrutture organizzative, son finite nel mirino delleamministrazioni regionali chiamate al riordinodei propri bilanci. E il Lazio, manco a dirlo, eranella sanità la regione decisamente più disastrata.In questo modo nacquero le prime "cartolarizza-zioni" con le quali la pubblica amministrazioneiniziò a cedere attività e strutture, un tempo di suaesclusiva pertinenza (si cita a titolo di esempio ilcaso dei "Monopoli di Stato"), nel nome del realiz-zo di ingenti (ma a volte neanche tanto) somme didanaro con positivi impatti anche sui successivicosti di gestione dei relativi servizi. A Pontecorvo,

tanto per ricordarlo, la prima più importante car-tolarizzazione portò alla cessione, e poi alla defini-tiva chiusura, dello storico stabilimento dellaManifattura dei Tabacchi di Via Maggio.Stessa sorte probabilmente, in questa logica per-versa, si era prevista anche per il nostro ospedale,già colpito da cartolarizzazione fin dal 2002 e per-tanto destinato alla graduale dismissione.Le conseguenze? Beh sono sotto gli occhi di tutticoloro che oggi, giustamente si oppongono emanifestano contro la perdita di un diritto prima-rio garantito perfino dalla Carta Costituzionaledella Repubblica: il diritto alla salute. Già perchél'economia globale, purtroppo, abituata a vederesoltanto i grandi numeri ha come "effetto collate-rale" quello di non salvaguardare gli interessi, avolte troppo piccoli, delle collettività e delle picco-le comunità.La globalizzazione ha creato seri squilibri nell'e-qua distribuzione del reddito e della ricchezza e laborghesia, oggi quasi del tutto inesistente, haingoiato e sta ingoiando bocconi amari, amarissi-mi mentre si dirige velocissimamente verso unsuo progressivo impoverimento modificando ilproprio status di ceto medio abbiente in quello digran lunga molto più prossimo alle frange delquasi dimenticato proletariato suburbano.

“Il mondo in cui viviamo ci appare diviso tra unadegradante miseria per la maggioranza del genereumano e un'opulenza senza precedenti per pochiprivilegiati, una situazione che, favorita dal dispie-gamento su scala planetaria dell'economia di mer-cato, ci costringe in modo sempre più pressante ariflettere sull'odierna concezione del 'mondo glo-bale'. Con queste parole Amartya Sen, premioNobel 1998 per l'economia, ci ha aiutato, nelle suepiù recenti pubblicazioni, ad analizzare la cosid-detta globalizzazione, senza demonizzarla né esal-tarla, ma descrivendola quale essa è: una straordi-naria opportunità che tuttavia, per essere coltaappieno, deve essere accompagnata da una pro-mozione altrettanto globale di ogni forma dilibertà politica e sociale”.Perché il vero sviluppo consiste non tanto nel pos-sesso di tecnologie o beni materiali, quanto piutto-sto in un processo di trasformazione sociale cheelimini le principali fonti di 'illibertà': fame,povertà, ignoranza, malattia, mancanza di demo-crazia e sfruttamento indiscriminato delle risorseambientali. Non ci pare che nel nostro mondo,così come nella nostra cosiddetta economia, lecose stiano proprio così. L'impoverimento socialecomincia proprio nel momento in cui i servizi pri-mari vengono meno!

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I risparmi dell’economia globaledi Francesco Bisesti

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• Tutto inizia nel maggio 2008 con una grandemanifestazione di protesta contro il declassa-mento del Pronto Soccorso in posto di PrimoSoccorso ovvero da servizio attivo 24 ore su 24,a servizio attivo dalle ore 8 alle ore 20, previstodal direttore generale della ASL di Frosinone.Un'operazione che viene vista come l'inizio deldeclassamento dell'intero ospedale.Il corteo parte dal piazzale dell'ospedale diPontecorvo per giungere, percorrendo a piedivia Leuciana, il casello autostradale per occupar-ne, per circa mezz'ora, le corsie. E' la prima egrande manifestazione in cui l'intera città diPontecorvo, stanca di essere espropriata dei suoiservizi e cosciente di essere priva di una adegua-ta guida amministrativa, decide di diventareprotagonista di quanto accade nel territorio. Dacittà abituata a subire diventa città attiva, decisaa non affidare alla politica (vista l'inadeguezza) ilproprio destino.La mobilitazione continua, con le stesse motiva-zioni, il successivo 18 giugno con centinaia dipersone che, in pulman, si recano a Romadavanti la sede della Regione Lazio governatadal centrosinistra e presieduta da PieroMarrazzo.La protesta ha i suoi effetti perché il mese suc-cessivo la Commissione Regionale della Sanitàchiede al Commissario della ASL di Frosinone dinon declassare il Pronto Soccorso di Pontecorvoche, anzi, viene potenziato.Il 19 Luglio il nuovo Pronto Soccorso viene "sim-bolicamente" inaugurato dalla popolazione e dalComitato Pro Ospedale, che nel frattempo si è

di lionello PriGnani

Foto di SteFano Gerardi

illustrazioni satiriche di Maurizio Paolozzi

costituito per guidare una protesta che vuoleanche ridare dignità ad una città sconvolta dagliscandali giudiziari-amministrativi e derisa neglialtri paesi.Dopo un anno di tregua giungono di nuovo vocisu un declassamento del Pronto Soccorso del"Pasquale Del Prete" che rischia di diventarePresidio monospecialistico con ricovero a ciclodiurno e PTP. La reazione popolare è immediatae l'8 settembre 2009 centinaia di pontecorve-si manifestano davanti la sede della ASL aFrosinone al grido "l'ospedale non si tocca".La città nel frattempo è in piena crisi ammini-strativa a seguito delle dimissioni del SindacoRoscia e la popolazione, coadiuvata dalComitato Pro Ospedale, avverte sempre più lanecessità di far sentire la propria voce ed il pro-prio peso numerico. Due giorni dopo, il 10 set-tembre, il vice Presidente della Regione Lazio,Esterino Montino, visita l'ospedale di Frosinonee, nella stessa mattinata, quello di Pontecorvodove, dopo essersi reso conto dell'imponenza edell'importanza della struttura per il territorio,afferma testualmente: "E' emersa una realtàdiversa e migliore di quella riportata nelle cartedel Piano di riorganizzazione della rete ospeda-liera. Alla luce di questo è quindi esclusa la chiu-sura dell'ospedale di Pontecorvo".La battaglia, per ora, è vinta!La protesta popolare è stata determinante, gliamministratori regionali si sono dimostrati sen-sibili e attenti alle esigenze del territorio.Nel marzo 2010 si vota e le vecchie maggioranzevengono ribaltate sia al Comune di Pontecorvo,

con la vittoria di una lista civica alternativa aquella precedente, sia alla Regione Lazio dove alcentrosinistra guidato da Piero Marrazzo suben-tra il centrodestra guidato da Renata Polverini.Un mese dopo il nuovo Governatore regionale,nonché Commissario straordinario della sanitàlaziale, firma dodici decreti che prevedono lacancellazione di 2492 posti letto ospedalieri daattuarsi con un successivo Piano di riordinodella rete ospedaliera laziale. Nella stessa giornata del 30 maggio la popola-zione di Pontecorvo dà inizio ad una nuovaondata di proteste con una manifestazione inpiazza IV Novembre davanti la sede del PalazzoComunale. Questa volta le proteste, guidate dalComitato Pro Ospedale, trovano un forte soste-gno da parte di una Amministrazione comunalenel pieno dei suoi poteri e cosciente che la perdi-ta dell'ospedale sarebbe, per la sanità e l'econo-mia della città, una vera e propria catastrofe.Nel frattempo le voci di un azzeramento deireparti presenti nel nosocomio pontecorvese sirincorrono ed allora il Comitato Pro Ospedaleorganizza per sabato 18 settembre 2010 unagrossa manifestazione contro questa ipotesisempre più reale. Circa cinquemila persone par-tecipano ad un corteo che parte dal piazzale del-l'ospedale e, come nel maggio 2008, arriva adoccupare le corsie dell'autostrada Roma-Napoli.Alla testa del corteo i Sindaci del comprensorio,per dimostrare che la lotta non è solo della cittàdi Pontecorvo e che la chiusura del nosocomiopontecorvese sarebbe un dramma per un interoterritorio. In questa giornata si da vita forse alla

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Cronistoria di una protesta di popolo

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più grande manifestazione mai tenuta in questaparte della Ciociaria. Il clamore è enorme ma gliesponenti del centrodestra regionale contestanola manifestazione ed anzi accusano i "capipopo-lo" (in pratica il Comitato Pro Ospedale) di stru-mentalizzare una popolazione che, tra l'altro,solo pochi mesi prima aveva dato loro la maggio-ranza dei voti.Martedì 28 settembre i consiglieri regionali delPD anticipano la grossa tegola che sta per abbat-tersi sulla sanità ciociara con la chiusura, decisadal Governatore Polverini, di ben sette ospedali(Anagni, Arpino, Atina, Ceccano, Ceprano,Ferentino e Pontecorvo).Incomprensibilmente, e forse scioccamente, ilGovernatore Polverini, seguita a ruota dalPresidente del Consiglio regionale MarioAbbuzzese, smentisce queste anticipazioni che,pochi giorni dopo, alla presentazione ufficialedel Piano di riordino della rete ospedaliera, ven-gono invece esattamente confermate. L’ufficialità dell'azzeramento dell'ospedale diPontecorvo crea incredulità e sgomento tra lapopolazione e tra gli stessi amministratoricomunali. Ma allo sbandamento iniziale segue una reazio-ne popolare che dà vita ad un presidio perma-nente davanti l'entrata dell'ospedale mentre ilComitato Pro Ospedale e l'Amministrazionecomunale indicono una manifestazione che sitiene domenica 3 ottobre nel piazzale antistan-te l'ospedale ed a cui partecipano tutti i Sindacidel comprensorio. Gli interventi dei rappresen-tanti dei vari Comuni sono anticipati da una fun-

zione religiosa che diventa una nuova forma diprotesta popolare. Nel frattempo si è dato vitaad iniziative anche in altri Comuni ciociari men-tre molti Consigli Comunali deliberano richiestedi modifica del Piano Polverini, ma dalla mag-gioranza di centrodestra arrivano segnali di ina-movibilità e di indifferenza verso le richieste del-l'intera popolazione ciociara.Il Comitato Pro Ospedale risponde con una fiac-colata notturna che alle ore 20 di venerdì 8ottobre parte dal piazzale dell'ospedale e siconclude davanti la sede del Comune dove circa1.500 cittadini gettano la loro scheda elettoralein un'urna in segno di protesta estrema.Lunedì 11 ottobre sono i Sindaci ad organizza-re, a Frosinone, una manifestazione con un cor-teo che parte da piazza VI dicembre e giungedavanti al Palazzo della Provincia. Istituzioni,associazioni, sindacati, comitati e tanti cittadinichiedono a gran voce che il governatore RenataPolverini riveda il riassetto della rete ospedalie-ra nell'intera provincia di Frosinone.Il giorno seguente sono i partiti del centrosini-stra ad organizzare una manifestazione, davantila sede del nosocomio pontecorvese, conclusadal consigliere regionale del PD, EsterinoMontino, che difende i sacrosanti diritti allasalute invocati dagli abitanti di tutte le provincelaziali defraudati da un decreto che lascia inalte-rati i privilegi della sanità romana.Ma è mercoledì 13 ottobre 2010 che il popolodi Pontecorvo alza ancora più alta la propriavoce recandosi a Roma per manifestare davantila sede del Ministero del Tesoro dove il giorno

prima la governatrice Renata Polverini ha depo-sitato il Piano di riordino della rete ospedalieraper l'approvazione da parte del governoBerlusconi. Oltre seicento persone, con la loromaglia gialla con su scritto "Pontecorvo l'ospe-dale non si tocca", assieme ad altre centinaia dicittadini provenienti da ogni parte del Lazio, for-mano un corteo che parte da piazza dellaRepubblica per arrivare in via XX settembredavanti al Ministero del Tesoro. IntervengonoSindaci, Consiglieri regionali di minoranza,associazioni, comitati e semplici cittadini cheelencano tutte le nefandezze del Piano Polverinila quale, mentre la manifestazione è in corso,ribadisce la propria volontà di non tornareindietro dalle proprie posizioni.Per la Polverini il Piano non si tocca, ma ancheper il popolo "giallo" di Pontecorvo l'ospedalenon si tocca.Venerdì 22 ottobre una delegazione di ammi-nistratori comunali di Pontecorvo viene ricevutadal Governatore regionale Polverini ma, con-temporaneamente, oltre mille pontecorvesi, conla loro maglia gialla, sfilano per le vie della lorocittà al grido "l'ospedale non si tocca".Nello stesso momento in cui a Roma il Sindaco,il vice Sindaco ed il consigliere con delega allasanità espongono le ragioni e soprattutto i datipositivi del nosocomio pontecorvese (che, sem-bra, la Polverini non conosceva), il "popolo gial-lo" ribadisce la propria volontà di essere prota-gonista del proprio destino e pronto a respinge-re ogni tentativo di soppressione dell'ospedale"Pasquale Del Prete". La protesta continua.

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• In questi anni di protesta prima contro ildeclassamento, e poi contro la chiusura dell'o-spedale di Pontecorvo, è stato spesso evocato ilnome di "Pasquale Del Prete", a cui è intitolatoil nostro nosocomio."Pasquale vieni anche tu" gridavano le donnepassando in corteo davanti al cimitero, dove è latomba di Pasquale Del Prete, durante una delletante manifestazioni di protesta. Una evocazio-ne quasi esorcistica, una speranza che PasqualeDel Prete, dall'aldilà, le aiutasse a salvare ciòche lui stesso aveva consentito di creare.Ma chi era Pasquale Del Prete?Da un articolo di Angelo Nicosia, pubblicato su"La Lucerna" del febbraio 1997, si ricava che il13 maggio 1847 nella parrocchia di San Paoloviene battezzato Nicola Pasquale Del Prete,figlio di Antonio e di Palma Ferrara. Il 24 giugno1869 contrae matrimonio con AngelantoniaRoscia da cui ha una figlia a cui viene dato ilnome Matilde. In seguito parte per l'Americadove riesce ad accumulare un cospicuo patrimo-nio che gli consente di rientrare, intorno al 1918,a Pontecorvo. In quel tempo l'ospedale diPontecorvo era ubicato nel rione Pastine, in

di lionello PriGnani

piazza Annunziata, all'interno dell'edificio deiDomenicani rimasto danneggiato nel terremotodel 13 gennaio 1915 e quindi inagibile.Pasquale Del Prete, evidentemente dotato digrande generosità e altruismo e da un sensocivico che non ha trovato eguali nella nostracittà, si rende conto della necessità di un nuovoospedale e, il 5 dicembre 1920, dona 450.000lire per tale scopo (oggi sarebbero forse oltre500.000 euro). Questa somma viene utilizzatasolo dopo la sua morte, avvenuta il 30 giugno1932 all'età di 85 anni nella sua casa situata nelrione San Nicone (nei pressi del Palazzo comu-nale). La nuova struttura ospedaliera vienecostruita, utilizzando la somma messa a disposi-zione da Pasquale Del Prete, nei pressi di viaXXIV Maggio ed inizia ad essere operativa il 12luglio 1933 e viene intitolata al suo benefattore.Va ancora ricordato che Pasquale Del Prete,nella sua opera sociale a favore dei bisognosi, il10 febbraio 1927 dona 200.000 lire per costrui-re un asilo di ricovero per gli anziani della città.Sono passati esattamente novant'anni dalladonazione per la costruzione dell'ospedale manel popolo pontecorvese la gratitudine per quel

gesto è rimasta immutata ed oggi, dopo l'irre-sponsabile decreto di chiusura stabilito dallaPolverini, è forse cresciuta. La lotta per evitarela chiusura dell'ospedale di Pontecorvo si staportando avanti per garantire, anche nel suddella nostra provincia, il diritto alla salute eall'economia cittadina che rischia un ulteriorecollasso, ma forse inconsciamente, anche perrispettare la volontà di Pasquale Del Prete,benefattore e cittadino esemplare.

Pasquale Del Pretebenefattore e cittadino esemplare

• La presenza di un ospedale a Pontecorvo è anti-ca di quasi mille anni ed è anche per questo chela cittadinanza sta reagendo al decreto Polveriniin maniera compatta e tenace. La presenza, nellanostra città, di una struttura sanitaria è ormainelle radici della nostra cultura sociale e ci portatutti ad una vera e propria identificazione con il"Pasquale Del Prete".Ma da quanto tempo la nostra città, sorta allafine del IX secolo, usufruisce di un servizio ospe-daliero? La storia ci dice che tra l'XI e il XII seco-lo l'Ordine di San Giovanni di Gerusalemmecostruisce a Pontecorvo un ospedale (denomina-to "San Giovanni a Gualdo") in contrada Melfi diSotto allo scopo di ospitare i pellegrini che sirecavano in terra santa ma anche, probabilmen-te, per curare gli abitanti del luogo.Nel XIV secolo i Frati Domenicani gestiscono aPontecorvo un ospedale nel rione Pastine (postoaccanto alla chiesa dell'Annunziata) che operafino a quando, nel 1915, un terremoto rende ina-gibile l'edificio. Nel XVI secolo un altro ospeda-le esisteva sicuramente accanto alla Chiesa diSan Giovannello ed era gestito da religiosi. Foto4 - veduta sul borgo annunziata (libro pro-loco)solo il convento con la donazione di 400.000 lireda parte di Pasquale Del Prete viene poi costrui-to un nuovo ospedale cittadino nel rione Civita,

in via 24 Maggio, che diventa operativo nel 1933e che accoglie i pazienti di tutto il comprensorio.Nel 1986 viene infine inaugurata l'attuale impo-nente struttura, costata circa nove miliardi di lirein opere di muratura e cinque miliardi per leattrezzature, che ingloba il vecchio edificio fattocostruire da Pasquale Del Prete e serve, assiemeall'ospedale di Cassino, un'utenza di oltre120.000 abitanti. Una presenza ospedalieralunga oltre dodici secoli che i calcoli ragionieri-stici e privatistici del Decreto Polverini vorrebbe-ro far sparire dal gennaio del prossimo anno mache la popolazione di Pontecorvo e dintorni nonha nessuna voglia di accettare.

Una cultura ospedalieraantica

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Una protestadal peso inaspettato

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• Il taglio dei costi della sanità nel Lazio, è unascure sotto la quale è finito rapidissimamenteabbattuto anche l’ospedale Pasquale Del Pretedi Pontecorvo. Soppressi tutti i posti letto delledegenze, questo il dato ormai certo sul quale sidibatte non solo a livello politico ed ammini-strativo ma, nel più piccolo, oggi anche in tuttele case, nelle strade e nelle piazze della città.“L’ospedale non si tocca“! E questo hanno urla-to a gran voce i 3.500 pontecorvesi che, conl’apporto di altri manifestanti dei comuni vicinistando ai dati della Questura, sono scesi in piaz-za per manifestare il 18 settembre scorso indifesa del nosocomio cittadino. Un imponentecorteo, in segno di protesta, è partito dal piazza-le antistante il Del Prete attraversando la città

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per poi dirigersi, lungo la via Leuciana, fino alcasello autostradale della A1. La protesta controil declassamento, e quindi la progressiva scom-parsa, dell’ospedale è arrivata al suo culminecon il blocco dell’autostrada su entrambe le cor-sie di marcia. Il blocco, durato all’incirca unaventina di minuti ha causato una paralisi deltraffico normalizzatosi dopo quasi un’ora. Alcentro della contestazione il piano sanitariodella Regione Lazio secondo il quale si è previ-sto un ulteriore ridimensionamento del nosoco-mio e che, con analoghi colpi di scure, colpisce,con l’intento di uccidere, ben 24 strutture sani-tarie del Lazio.Oltre ai sindaci del comprensorio hanno presoparte a quel corteo il vice presidente dellaProvincia di Frosinone, Fabio De Angelis, i rap-presentanti regionali del centro sinistra AnnaMaria Tedeschi e Francesco Scalia.Tutto ciò mentre, sul fronte opposto, gli espo-nenti locali del vertice regionale appaionoquantomeno disorientati e imbarazzati dal suc-cedersi degli eventi.Lo stesso coinvolgimento si è pure riflesso nellamanifestazione svoltasi poi a Roma il successi-vo 13 di ottobre alla quale, anche questa volta,hanno aderito sindaci, esponenti delle ammini-strazioni provinciali e regionali pronti a schie-rarsi tutti in difesa del nostro ospedale come ditutti quelli minacciosamente toccati dal decretoPolverini.Un qualche sconforto, per la verità, è venuto alivello locale nel verificare la disattenzione delleopposizioni in consiglio comunale tenutesi

alquanto lontane dalla protesta come dal pro-blema in sé.Sarebbe stato questo il momento di vedere vici-ne e unite tanto la maggioranza quanto l’oppo-sizione nell’interesse della città, come in quellodei comuni ad essa più vicini, di vedere difeso ilproprio ospedale e con esso il diritto alla salutevantato da ogni singolo cittadino.E, per quanto comprendiamo la necessità didistinguere all’interno della protesta gli atteg-giamenti più apertamente speculativi di quellefazioni interessate a strumentalizzare il proble-ma per cavalcare l’onda della protesta con finidi mero consenso, aldilà dei distinguo, ritenia-mo comunque che la solidarietà con la popola-zione ci sembrava in questo caso un obbligo!

I veri obiettividel Decreto Polverini

• Il Decreto Polverini basa i suoi tagli sul fattoche la sanità laziale ha un disavanzo annuale dicirca un miliardo e mezzo di euro.Vediamo allora, dagli stessi dati diffusi dallaRegione Lazio, quali sono i risultati finanziaridei Presidi Ospedalieri della ASL di Frosinonerapportati al numero di dimissioni (riportate traparentesi) di pazienti durante tutto il 2009:

Alatri 6.654 ricavo € 12.450.786Anagni 4.202 ricavo € 10.088.411Cassino 9.638 ricavo € 23.460.097Ceccano 1.603 ricavo € 2.385.891Frosinone 15.239 ricavo € 36.594.234Pontecorvo 5.143 ricavo € 12.189.401Sora 10.945 ricavo € 23.168.737

In pratica i Presidi Ospedalieri della ASLFrosinone, oltre ad offrire un servizio sanitariocapillare in tutta la provincia, portano nellecasse della Regione Lazio un flusso annuo,lordo, di € 120.337.557. Ovviamente questi datinon tengono conto dei costi ma, se andiamo adaggiungerli, la vera notizia è che la ex ASL diFrosinone chiude il proprio bilancio in sostan-ziale pareggio, laddove le perdite economichemaggiori le registra il presidio ospedaliero diCassino (-12%) contro gli utili di altre struttureche, per quanto modesti, tengono comunque inpiedi la baracca e, udite udite, il nostro vitupe-rato e negletto ospedale ha chiuso il suo ultimoesercizio addirittura con un utile netto dell'1%sui ricavi complessivi di un anno. Dunque ilbuco dov'è? Sono le mega aziende sanitarie dellacapitale a registrare i vertiginosi deficit chepesano nel bilancio regionale. Ciò nonostante ilDecreto Polverini stabilisce la chiusura dei

Presidi ospedalieri di Anagni, Ceccano ePontecorvo, oltre ai Presidi sanitari di Isola Liri,Atina, Ceprano e Ferentino che portanoanch’essi un ulteriore ricavo di oltre due milionidi euro l'anno.

A questo punto la domanda sorge spontanea:perché tagliare rami verdi che portano buonifrutti nel paniere della sanità pubblica e cheoffrono, è bene ripeterlo, un buon servizio sani-tario ad oltre 500.000 cittadini?Il Decreto Polverini afferma, al riguardo, quan-to segue: "L'offerta sanitaria era caratterizzatainfatti da una notevole dispersione di struttureospedaliere sul territorio. Questa realtà deveinvece necessariamente relazionarsi con lamoderna concezione di assistenza sanitaria,basata su volumi maggiori rispetto al passato.Offrire assistenza sanitaria significa oggi esserepiù efficaci, più virtuosi. Al contrario strutturepiccole, che operano su bassi volumi, determi-nano oggettive situazioni di rischio per la sicu-rezza stessa del paziente. Non più "tutto ovun-que" poiché questo genera bassi volumi di pre-stazioni con conseguente scarsa specializzazio-ne e rischio per la salute del paziente che invecedeve essere indirizzato verso strutture comples-se, sede di Dea di I e II livello, dove sono presen-ti le risposte di eccellenza che solo certi volumiriescono a garantire."Una analisi tutta teorica e che presuppone, tral'altro, un ospedale Dea di I livello a Cassino eduno di II livello a Frosinone che però oggi nonesistono e che forse non saranno mai realizzatima che creano il presupposto per il vero obietti-vo che il Decreto Polverini vuole raggiungere:incrementare e far crescere le strutture private! D'altronde sta accadendo analoga cosa nellaPubblica Istruzione, dove il ministro Gelminiriduce sempre più il numero di insegnanti,rispetto agli alunni, impoverendo la formazionescolastica nelle strutture pubbliche a vantaggiodi quelle private. Infatti non è difficile prevedere autorizzazioniregionali di incremento dei posti letto per levarie strutture sanitarie private presenti nel ter-

ritorio quando i Presidi Ospedalieri rimasti(Frosinone, Sora e Cassino) non saranno più ingrado di soddisfare le esigenze sanitarie del ter-ritorio dopo la chiusura delle strutture minori.Ed allora, senza paroloni ad effetto e ragiona-menti artificiosi, si abbia il coraggio, da partedella maggioranza di centrodestra regionale, diesplicitare la propria politica tesa a spostare ser-vizi e risorse finanziarie dal settore pubblico aquello privato,Ogni componente politica ha un proprio pro-gramma ed una determinata visione sociale edha il diritto di applicare le proprie idee una voltaandata al potere, ma che almeno lo faccia conchiarezza e senza prendere in giro i cittadini,salvo che questo programma non nascondainteressi da nascondere alla pubblica opinione!

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Le conseguenzedel Decreto Polverini

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• Se il primo gennaio del prossimo anno ilDecreto Polverini sarà attuato così com'è qualisaranno le conseguenze pratiche per il Presidioospedaliero di Pontecorvo? Innanzitutto saran-no smantellati i reparti di Chirurgia generale,Gastroenterologia, Geriatria, Medicina generale,Oculistica, Otorinolaringoiatra, Pneumologia eServizio Psichiatrico Diagnosi e Cura (SPDC),con il relativo personale medico ed ausiliariospostato in altri Presidi ospedalieri.Cosa potrebbe rimanere nell'attuale struttura? La riforma prevede, in maniera generica, unOspedale distrettuale di II livello, tipo B, chedovrebbe avere i seguenti servizi ospedalieri:1. Punto di Primo Intervento h24 con la presen-

di LioneLLo Prignani

za di medici che possono decidere se ricoverare ilpaziente nel reparto infermieristico o spostarloin un altro ospedale (un servizio che non daràalcuna garanzia per i casi gravi);2. Reparto infermieristico con 15 posti lettogestito dal medico di base (quindi non ospedalie-ro) dove possono essere assistiti, senza ricovero,i pazienti inviati dal Punto di Primo Intervento;

• Neanche la gravissima tragedia che ha investi-to la comunità cittadina ha interrotto il sit-in diprotesta, ormai permanente, davanti al"Pasquale Del Prete" di Pontecorvo. Quell'ospedale, insomma, non s'ha da chiuderee non esistono riassetti o piani di ristrutturazio-ne che tengano. Molto attivo tra i manifestantidon Lucio Fusco il cui temperamento sanguignoinfiamma letteralmente gli animi. Qualcuno poiha pensato bene di restituire al mittente i certi-ficati elettorali e in un batter d'occhio ne sonostati raccolti più di 1.500. Il presidio è diventatometa ininterrotta di politici, del territorio e non,che fanno a gara per parlare con tutti e per farsiimmortalare davanti al nosocomio.Politici che appartengono tutti alla stessa partepolitica, a quella parte che ha guidato fino apochi giorni fa la regione Lazio e che ha contri-buito con la sua inerzia ad aggravare sensibil-

mente una situazione che già era giunta al puntodi non ritorno. E' stato persino avvistato l'inef-fabile Esterino Montino, colui che si è insediatonello scranno più alto di via della Pisana dopo ledimissioni del buon Piero Marrazzo, travoltodallo scandalo a luci rosse di via Gradoli. E chis-sà che prima o poi anche l'ex governatore nonvenga a fare una capatina nella città fluviale...Allora sì che avremmo trovato la fatidica qua-dratura del cerchio.Ma torniamo alle cose serie. La questione ètroppo delicata per farsi prendere la mano dallestrumentalizzazioni politiche. Non è alzandoquesta o quella bandiera che si riuscirà a risol-vere il problema. Anche perché quelli che hannoamministrato prima sono colpevoli quanto, senon di più, di chi è venuto dopo. Nessuno puòaccogliere con gioia la chiusura o il radicale ridi-mensionamento di un glorioso ospedale come

quello di Pontecorvo. D'altro canto, però, ilpiano di riassetto andava varato. Adesso è toc-cato alla Polverini immergere le mani nell'acquabollente ma sarebbe anche potuto toccare aquelli che oggi strillano così tanto. E che avreb-bero avuto tutto il tempo di deliberare e che,invece, si sono ben guardati dal farlo. Anche perpoter liberamente criticare. Cosa legittima per carità, ma che in circostanzesiffatte dovrebbe lasciare il passo ad azioni inci-sive e costruttive. Come quella di sedersi tuttiquanti assieme attorno ad un tavolo e cercare dilimitare i danni, di salvare il salvabile, di strap-pare qualche reparto o qualche posto letto inpiù. Ormai l'hanno capito tutti: il tempo dellevacche grasse e degli sperperi è finito. Ora biso-gna ricominciare su nuove basi e su nuovi para-metri. Forse la Polverini e la sua giunta paghe-ranno un prezzo molto salato per aver avuto ilcoraggio di varare un riordino che lascerà scon-tenti molti se non tutti. Così come pagherannofio quei politici locali che hanno appoggiato econdiviso la manovra tutta lacrime e sangue.Ma se questo è il prezzo che si deve pagare pervedere finalmente iniziata la tanto auspicata eindispensabile inversione di tendenza, il sacrifi-cio non sarà stato inutile.

di Fernando riccardi

Pontecorvo/OspedaleC’è chi soffia sul fuoco della protesta

3. Postazione del 118 per il trasferimento, conambulanza o elicottero (ve ne sono tre in tutto ilLazio), del paziente in altro ospedale; 4. Poliambulatorio per la specialistica ambulato-riale come, ad esempio, cardiologia, oculistica,pneumologia, radiologia, geriatria, otorinolarin-goiatria ed altro da definire.5. Punto Unico di accesso per le pratiche sanita-rie e amministrative (in pratica uno sportelloamministrativo);6. Guardia Medica per i giorni prefestivi e festivi;7. Servizio di Assistenza Domiciliare Integrata(attualmente presente ad Aquino);8. Centro Dialisi (attualmente esistente nellastuttura ospedaliera);9. Centro di Salute Mentale (attualmente esi-stente nella palazzina alle spalle della strutturaprincipale);

10. Punto di prelievo analisi.Cosa accadrà degli spazi che verranno a liberarsicon lo smantellamento dei vari reparti?Il Decreto Polverini cita testualmente: "Gli spaziche andranno a liberarsi dovranno essere utiliz-zati per attività sociali a valenza sanitaria (allog-gi protetti, Centro diurno, attività fisica adattata)o per altre finalità sociali in base alle specificheesigenze dei cittadini di quel territorio."Tre righe che danno una prospettiva generica elascia spazio ad ogni possibilità di utilizzo chepurtroppo rimane difficile immaginare qualerealmente possa essere.A tutto ciò va aggiunto che nel giugno 2002 lamaggioranza regionale di centrodestra, capeg-giata da Francesco Storace, ha provveduto a ven-dere ben 49 strutture ospedaliere, tra cui quelledi Pontecorvo, alla società San.Im Spa con sede aRoma che a sua volta ha ceduto, subito dopo, aduna società veicolo (Cartesio Srl con sede aMilano) i crediti delle ASL dovuti al pagamentodei canoni di affitto. In quell'anno la RegioneLazio incassò € 1.238.479 per il vecchio edificiofatto costruire da Pasquale Del Prete ed €34.152.955 per la struttura maggiore.Ma oggi, a distanza di otto anni da quella vendi-ta, chi è (o chi sono) i proprietari delle due strut-ture? Vi sono interessi privati dietro la nuova eimponente struttura? C'è già un progetto per ilriutilizzo del "Pasquale Del Prete"? Interrogativi che ci poniamo tutti dopo il DecretoPolverini e a cui oggi la politica regionale dovreb-be rispondere.

Una voce fuori dal coro

Page 7: La lucerna

In campagna elettorale il centrodestra haposto spesso l'accento sulla necessità di opera-re una svolta radicale rispetto al passato. C'èstato effettivamente un qualcosa del genere osi è rimasti, almeno per il momento, nelcampo delle pie intenzioni?"L'unica svolta radicale che io vedo, per ilmomento, è la chiusura radicale di troppi ospe-dali. Per il resto sono in attesa di nuovi input, mami auguro che le altre svolte non siano dello stes-so stampo".Parliamo di sanità. Il piano proposto dallaPolverini prevede in provincia di Frosinone,ma anche altrove, un corposo snellimento dellestrutture ospedaliere con una sensibile ridu-zione dei posti letto. Il che sta provocando larabbiosa reazione dei sindaci e della popolazio-ne locale. Qual è il suo pensiero al riguardo?"Per esprimere tutto il mio pensiero sul pianosanitario servirebbe un'intervista a parte. Dicosolo che è troppo facile e scontato infierire suideboli cioè sulle province. Sappiamo tutti moltobene che il grosso della sanità, e quindi deglisprechi e delle inefficienze, sta a Roma. Perrimettere in sesto i conti della sanità bisognavaintervenire su Roma, sui policlinici e su tantealtre strutture romane, ma evidentemente laPolverini ha avuto direttive diverse. Gli elettinelle province non possono tollerare queste scel-te e anche chi sta in maggioranza dovrebbe avereil coraggio di dirlo apertamente e di comportarsidi conseguenza".Tutti continuano a pretendere l'ospedale sottocasa. Ospedale che poi, magari, non funzionao funziona male. Non è arrivato il momento diinvertire la tendenza e di mantenere aperti intutta la provincia pochi ospedali (Frosinone,Sora, Cassino) che funzionano davvero e chesiano contraddistinti da una elevata professio-nalità?"Sull'ospedale sotto casa le considerazioni com-parative sono tante, anche numeriche, ma nefaccio una sola: a Roma l'ospedale sta addirittu-ra alla porta accanto, non sotto casa, noi delleprovince, invece, dobbiamo fare chilometri daicentri più sperduti per arrivare dove? Ad un

primo soccorso? No grazie, non ci stiamo. Lodicano chiaramente che da noi la salute non è undiritto garantito. Se poi con la storia assurdadelle macroaree vogliono giocare sulla pelle dellagente, ha già risposto il grande Trilussa con lastatistica dei due polli: a Roma ne mangiano due,in provincia zero, ma in media abbiamo mangia-to un pollo a testa. Riguardo i tre poli ho dellegrandi perplessità: il Santa Scolastica di Cassinoè Dea di primo livello solo sulla carta e tutticonoscono in zona il livello di inefficienza. Ilnuovo ospedale di Frosinone non avrà più il Deadi secondo livello, è scritto nel piano, a Soraaddirittura tolgono dei posti. Dove saranno allo-ra le eccellenze? Io non le vedo se non nella pro-fessionalità e nella fedeltà di tanti medici al giu-ramento di Ippocrate. Ma senza mezzi e senzastrutture adeguate non è facile dare seguito con-creto ai giuramenti etici".Se il piano di riordino sanitario predispostodalla Polverini e dalla sua giunta non è adegua-to, cosa si potrebbe e si dovrebbe fare, secondolei, per cercare di risolvere una situazione giun-ta ormai sull'orlo del baratro se non oltre?"La vera anomalia della nostra regione è la pre-senza di ben cinque policlinici universitari suRoma che gravano tutti sui conti della regioneLazio. Considerati gli ottimi rapporti dellaPresidente con il governo centrale, avrebbedovuto far spostare i costi di almeno qualcunodei policlinici sulle casse dello stato centrale. Sedovesse fare quest'operazione in seguito sarebbetroppo tardi perché intanto si sarà azzerata lasanità in provincia. Noi non possiamo essere ilcapro espiatorio di una situazione di criticità lecui vere responsabilità stanno altrove".Passiamo all'amministrazione provinciale.Come giudica l'operato del presidenteIannarilli e della sua squadra di governo?"Quello che si percepisce dall'esterno è una granconfusione da cui non solo non sta uscendo nulladi concreto per la nostra provincia, ma si stadistruggendo quello che aveva fatto la passataamministrazione. Poi la storia infinita del rimpa-sto lascia sgomenti perché è evidente che stannofacendo solo una politica di poltrone mentre l'e-conomia della provincia, come il Titanic, stacolando a picco. Sarebbe opportuno e doverosoun maggiore senso di responsabilità".Come intende caratterizzare, infine, il suoimpegno nel consiglio regionale del Lazio conparticolare riferimento al suo territorio, quellaparte meridionale della provincia di Frosinoneche sta sempre più scivolando verso una gravemarginalità economica, sociale e culturale?"Per me è prioritario ridare slancio vero all'eco-nomia nella nostra provincia e in tutta la regio-ne. Un grande sociologo del secolo scorso,Maslow, ha elaborato una graduatoria dei biso-gni: gli esseri umani devono necessariamentesoddisfare i bisogni primari, poi possiamo parla-re di tutto il resto. La situazione nel nostro terri-torio vede, invece, in prospettiva solo cassa inte-grazione e mobilità. Non è più tempo di cliente-lismi e favori. La nostra economia ha bisogno discelte che incidano a livello strutturale. La globa-lizzazione ha ridisegnato gli scenari: non possia-mo continuare a fare quello che andava beneventi anni fa. C'è bisogno di innovazione, di darespazio ai giovani veramente competenti. Se sidovesse andare avanti con le vecchie logiche fini-remmo per essere terra di conquista di Gheddafie dei cinesi, come sta già avvenendo. Non dob-biamo consentirlo, la nostra gente non se lomerita. Se si riuscirà a rimettere in moto questalocomotiva nel massimo rispetto della legalitàallora contestualmente sarà possibile anche unarinascita culturale. Oggi io ho difficoltà anche adandare a vedere un bel film perché in provincianon arriva tutto. Ritengo che la cultura non siasolo da relegare alle serate estive per consentirela passerella ai politici di turno che hanno elargi-to i fondi per l'evento. La cultura è ben altro ma,soprattutto, è apertura e dialogo. Se invece nonsi arriva a fine mese non ci può essere interesseper il dialogo: per parlare di cosa? Di come frig-gere l'aria per cena?"

Numero 18 • QuiNta Serie • ottobre 2010 7LALUCERNA

di Fernando riccardi

Tedeschi (IdV)La vera svolta di Polverini?La chiusura di tanti ospedali

• Con Annamaria Tedeschi, consigliere regiona-le dell'Italia dei Valori, abbiamo parlato un po'di tutto: di politica, di sanità, di prospettive peril futuro. La sua, chiaramente, è la disamina cri-tica e spietata di chi alla Pisana siede tra i ban-chi dell'opposizione. Ciò non toglie che alcunesoluzioni proposte, specialmente quelle cheriguardano il contestatissimo piano sanitarioregionale, siano da vagliare con la dovuta atten-zione. La sua elezione nel consiglio della Pisana hacolto un po' tutti di sorpresa, forse ancheall'interno del suo stesso partito. Quali isegreti di cotanto successo?"La sorpresa relativa alla mia elezione è più checomprensibile perché non ero conosciuta nelmondo politico. Infatti, come si dice con un'e-spressione che è tutta da discutere, io vengodalla 'società civile'. Dico che l'espressione è dadiscutere perché sembra che invece i politici,quelli di professione, siano sostanzialmenteavulsi dal mondo reale. Per quanto riguarda ilsuccesso ritengo che i segreti siano di facile indi-viduazione: averci messo non solo la faccia, masoprattutto il cuore. E' sempre col cuore che hoparlato e continuo a parlare alla gente: il restonon mi interessa. Ho accettato la candidaturaperché ero stanca di vedere tanta distanza tra ipolitici e la realtà che vive la gente ogni giorno.Nella mia professione di consulente industrialeho potuto girare tutto il centro-sud Italia. Hoconosciuto tante situazioni, ma, soprattutto, hoconosciuto tanta gente e tante storie. Forse ungiorno ne farò un libro, se troverò il tempo. Oggil'impegno prioritario è quello di contribuire arisollevare la nostra terra".Il partito cui appartiene, l'Italia dei Valori, èaccusato da più parti, anche dallo stesso centro-sinistra, di abbaiare troppo alla luna e di nonfornire quasi mai soluzioni adeguate ai proble-mi reali del paese. Cosa c'è di vero in tutto ciò?"Fare la voce grossa a volte è necessario e poisappiamo bene che Di Pietro dice la verità. Lesoluzioni ormai bisogna trovarle in fretta e perfarlo c'è bisogno della collaborazione di tutti,anche di chi sta all'opposizione. Noi dell'Italiadei Valori stiamo facendo la nostra parte. Io, inparticolare, mi sto occupando di economia, dilavoro, di ambiente e penso di averne le compe-tenze, anche se l'emergenza è e resterà per trop-po tempo la sanità. In regione sono vice-presi-dente della commissione piccola e media indu-stria, commercio e artigianato e faccio partedella commissione lavoro, politiche sociali, pariopportunità e politiche giovanili. Ovviamentequeste due commissioni non sono state scelte acaso e testimoniano il mio impegno in ambitiparticolarmente importanti per la ripresa dell'e-conomia nel Lazio".Come giudica, dai banchi dell'opposizione,l'operato del Presidente Polverini e della suagiunta in questi primi mesi di governo?"L'unica questione che la Polverini sta affron-tando di concerto con il governo e non in sededi Consiglio regionale è quella della sanità e sap-piamo bene con quali esiti. Tutto il resto èsostanzialmente fermo".

Per rimettere a posto i conti della sanità bisognava intervenire suRoma e sui policlinici

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Numero 18 • QuiNta Serie • ottobre 2010 8

• Finalmente dopo qualche anno dal suo casua-le ritrovamento, viene riproposta ai lettori un'o-peretta di cui fino a qualche tempo fa si ignora-va l'esistenza ma che è, proprio per la sua origi-nalità, interessante, per la ricostruzione di untassello della storia pontecorvese.Ci riferiamo al libro dal titolo "Il Comitato ProPatria e l'assistenza civile in Pontecorvo duran-te il periodo bellico" ristampato, in formato ana-statico, dalla tipografia Turchetta e ripropostoall'interno della collana pubblicata dal Museodelle Battaglie, curata dal dott. Umberto Grossi,da sempre sensibile cultore della storia locale.Il libro fu pubblicato nel 1922 dal "Comitato ProPatria" pontecorvese, costituitosi il 15 giugno1915, formato dalle personalità di spicco dellasocietà cittadina di allora, con lo scopo di aiuta-re nei modi e tempi possibili tutti coloro cheerano impegnati al fronte e nello stesso tempoaiutare quelle famiglie che, con la perdita deipropri cari, avevano bisogno soprattutto di aiutieconomici. Spiccano tra i tanti nomi quello di

di MaSSiMiliano MaGlione

Annibale Lucernari, di Mattia Sparagana, diAntonio Mazzetti, di Tommaso Ambrifi, diEmilio Sampiero, di Raffaele Santopietro, lacarismatica figura di don Antonio Papa, dotto ezelante professore, di Costanzo Iannone, diErrico Meloccaro. A questi si unì un "manipolo"di "elette dame" pontecorvesi che pure ebberoparte determinante nell'opera assistenziale agliorfani e alle vedove di guerra: si pensi aChiarina (della) Posta, a Linda Amati (sorelladel N.H. S.Ten. Clemente, eroicamente cadutosul Carso), ad Anna e Ida Santopietro, aChecchina Spiriti, a Ninetta Nora, a PinaBergamaschi. (Aggiungiamo, anche se non compare nell'elen-co, il contributo finanziario e morale del piogentiluomo, così ancora ricordato dagli anzianidella città, conte Francesco Saverio AloisiMasella).Alcune pagine del libro esaltano l'incessanteoperato del dott. N.H. Emilio Scafi, sepolto aPontecorvo nella cappella di Famiglia, che tanto

si adoperò come colonnello medico, nei saloniregi del Quirinale trasformati in OspedaleTerritoriale n.1.A tutti questi nomi si aggiunge la lunga teoria dicombattenti eroi, molti sconosciuti anche agliesperti di storia bellica locale, tra i quali spiccail maggiore Giuseppe Longo, già cadetto model-lo presso l'Accademia di Modena, "valorosodecorato della Libia" morto per siluramentodella nave "Verona" nelle acque di Messina esepolto nel cimitero di Reggio. (A tal propositofacciamo voti che qualche uomo "di buonavolontà" si adoperi perché i resti di questo eroi-co concittadino ritornino nella "natia Fregelle"per riposare nel cimitero cittadino!).Furono, gli anni della prima guerra mondiale,segnati da sofferenza e da lutti e per questo cipiace chiudere queste poche righe con le paroleusate dall'ignoto scrittore del libro che invitia-mo tutti a leggere: "….ed i nostri soldati si batte-vano da forti, compiendo prodigi di valore edatti di estrema audacia..."

Il Comitato Pro Patriae l’assistenza civile in Pontecorvo

LALUCERNA

Slo scaffale

Una memoria della Prima Guerra Mondiale

• Una figura singolare che ha dato un contributosignificativo e originale, nelle cosiddette artiminori, alla storia di Pontecorvo è stata senzadubbio Vittoria di Folco, nata Favoccia, vissutanella prima metà del secolo appena trascorso, atutti nota come "ignora" Vittoria, considerata, dachi ancora vive e la ricorda con affetto, la piùfamosa sarta della città.Educanda presso le suore brignoline (meglioconosciute come suore di San Biagio per avereuna loro casa attigua alla chiesa parrocchiale disan Biagio), dove tra l'altro apprese le prime lezio-ni di taglio e cucito, si specializzò a Napoli pres-so le più famose casa di moda della città parteno-pea. Tornata a Pontecorvo, sposò Domenico diFolco, di notabile e antichissima famiglia (oggi

Un ricordo... Vittoria di Folco

sbucciandopiselli

estinta) che vantava di discendere dalla stessa"gens" di san Folco pellegrino, già agli inizi delNovecento decaduta, la quale aveva ospitato nellapropria casa palazziata, durante la RepubblicaRomana del 1849, alcuni esponenti in esilio dellanobiltà e del generone romano. La perizia e lafinezza di "gnora" Vittoria fecero sì che in pocotempo divenisse la sarta più ambita dalle signoree signorine della città e del circondario che deside-ravano farsi cucire da lei i modelli copiati dalleriviste di moda dell'epoca, come pure gli abitinuziali. Durante i bombardamenti del '43 fu sfol-lata con la sua famiglia e ritornata in città, distrut-to il palazzo avito, continuò ad esercitare l'antica"ars sutoria" fino alla fine, non riscuotendo, pur-troppo, il successo ottenuto negli anni giovanili.

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Numero 18 • QuiNta Serie • ottobre 2010 9LALUCERNA

• Che cos'è il Propaganda Fide? Semplicementeun Palazzo, possedimento extraterritoriale dellaSanta Sede, che si trova a Roma con affaccio suPiazza di Spagna e che ospita gli uffici dellaSacra Congregazione per la "Propagazione"della fede. Nel 2010 l'edificio si è trovato al cen-tro delle cronache giudiziarie perché il cardina-le Crescenzio Sepe, presidente di PropagandaFide dal 2001 al 2006, è stato iscritto al registrodegli indagati dalla Procura di Perugia insiemeall'ex ministro dei trasporti Pietro Lunardi perdei sospetti e delle incongruenze riguardantiappunto la manutenzione della facciata delpalazzo in Piazza di Spagna. Chi è il clerical vip? Si spaccia per vero cattolicoma è nel mondo e del mondo, a differenza deicattolici autentici che sono nel mondo ma non

del mondo, sa essere un perfetto "cortigiano"ma sa stare anche nell'ombra e colpire. Si cullasu presunte conoscenze in Vaticano e sfruttaogni pettegolezzo a suo vantaggio: il potere è ilsuo unico scopo. Non si parla mai del clerical vipperché nessuno ama parlarne eppure la sua pre-senza fatta di intrighi, lobby economiche egestione del potere è più forte che mai.

È molto facile ostentare conoscenze in Vaticano:basta un titolo nobiliare, la raccomandazione diun alto prelato e si ha il lasciapassare per intra-prendere ogni tipo di affari.C'è tutto un mondo, questo mondo, dietro loscandalo di Propaganda Fide ed è quasi impos-sibile avere un quadro completo dell'inchiestache ora coinvolge il cardinale Sepe. Ciò nono-stante Andrea Gagliarducci, autore del libro,pensa che sarebbe un delitto non cercare alme-no di comprenderne lo scenario: c'è un solomodo per raccontare il clerical vip e cioè con ilgossip, con ricostruzioni "da marciapiede".E in tutto questo il papa che fa? Ratzinger èstato per oltre vent'anni Prefetto dellaCongregazione della Dottrina della Fede ed hauna conoscenza delle cose di chiesa come forsenessun altro. Sa cosa deve fare ma sa che nonpuò farlo con i tempi che vorrebbe. Si muovecon prudenza, comincia a creare una sua squa-

dra: un'azione decisa ma tranquilla. Secondol'autore il papa, in fondo, è schiacciato dallamacchina che sovrintende: si muove sul velluto,sa che una mossa sbagliata può essere fatale."Chi già sa, sorriderà nel leggere queste pagine.Chi non sa potrebbe rimanerne indignato. Chicrede davvero non troverà in nulla intaccata lapropria fede, dato che la Chiesa e la fede esisto-no e continueranno ad esistere nonostantetutto. Chi non crede non subirà alcun cambia-mento di prospettiva.Ma tutti devono impegnarsi nel tentativo dicambiare le pieghe di un sistema che non è vati-cano né italiano ma, semplicemente, clericalvip. Propaganda Fide R.E. Un intrigo clerical vipdi Andrea Gagliarducci, pubblicato da ilSaggiatore, è in libreria al prezzo di 13 euro.

di Federica teSta

Propaganda FIDE R.E.Un intrigo clerical vip

• Fare Verde Pontecorvo anche quest'anno prota-gonista in Kosovo dove l'organizzazione ambienta-lista nazionale ha iniziato diversi progetti già dal1999 quando iniziò la sua opera di volontariatoinstallando otto aree gioco per bambini nelle scuo-le. Presso la scuola tecnico-professionale ShabanShpajia, nella Municipalità di Pejë/Pec, è statorealizzato il primo impianto Led e fotovoltaico.L'iniziativa è stata realizzata da Fare Verde con ilcontributo della Regione Autonoma Trentino -Alto Adige / Südtirol."Un progetto-pilota - ha spiegato GiuseppeFerrara, responsabile Fare Verde Pontecorvo - chevuole dimostrare come l'eliminazione degli spre-chi renda sufficienti e competitive le fonti rinnova-bili. Anche in un paese in via di sviluppo". Le lam-pade al neon esistenti sono state sostituite coninnovativi tubi a LED che hanno ridotto i consumielettrici del 62%. La drastica riduzione dei consu-mi ha permesso di rendere la scuola autosufficien-te mediante un impianto fotovoltaico di appena2,5 kWp. Per alimentare l'impianto di illuminazio-ne sono stati, infatti, sufficienti 15 pannelli invecedei 40 pannelli che sarebbero stati necessari persostenere i consumi del precedente impianto diilluminazione. L'intervento ha interessato la partedella scuola destinata agli uffici e alle aule per glistudenti delle minoranze etniche. L'impianto rea-

lizzato da Fare Verde oltre ad avere una finalitàpratica, sarà anche un utile strumento didatticoa disposizione dei docenti della Scuola TecnicaShaban Spajia. Il progetto ha previsto, infatti,una importante fase di formazione di studenti edocenti, che hanno partecipato ad attività didat-tiche su efficienza energetica e fonti rinnovabilisvolte da Fare Verde in Italia nel corso del 2009in collaborazione con il Polo Solare Organicodella Regione Lazio, l'ARPA Lazio e il CeSAR,Centro per lo Sviluppo Agricolo e Ruraledell'Università di Perugia. "Per me è stata un'esperienza indimenticabile -ha detto Ferrara in missione con le delegazioni diCave e Perugia - far sorridere con poco centinaiadi alunni è un'immensa soddisfazione". Il progetto è stato realizzato con la partnershiptecnica di TEES Impianti e la partecipazionedell'Assessorato all'Ambiente della Provincia diPadova. Per Pontecorvo il collegamento con ilKosovo è sempre più forte, grazie alle numeroseattività che Fare Verde vi svolge, l'associazioneha ricevuto il premio Paola Sarro.In una delle tante visite fatte a Pristina, capitaledel Kosovo, Ferrara ha trovato l'ambulatoriointitolato al medico pontecorvese morto neldisastro in cui l'aereo dell'Onu si schiantò sulMonte Piceli nel 1999.

di Mary Buccieri

Fare Verdeprotagonista in Kosovo

Realizzato il primo impianto Led e fotovoltaico nella scuola tecnico-professionaleShaban Shpajja, nella Municipalità di Peje/Pec.Ferrara: “un’esperienza indimenticabile. Far sorridere con pococentinaia di alunni è un’immensa soddisfazione”

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Numero 18 • QuiNta Serie • ottobre 2010 10LALUCERNA

LA LUCERNAPERIODICO DELL’ASSOCIAZIONE CULTURALE «LA LUCERNA»

FoNDato NeL 1961 Da berNarDiNo PuLCiNiDirettore reSPoNSabiLe FRANCESCO BISESTI - orgaNizzazioNe eDitoriaLe MASSIMO TURChETTA

reDazioNe IgOR PULCINI, STEFANO gERARDI, FERNANDO RICCARDI, LIONELLO PRIgNANI, MAURIZIO PAOLOZZI

HaNNo CoLLaborato a QueSto Numero

G.B. Vincenzo caramadre, mary Buccieri, massimiliano maGlione, irina PoPoVici, alexandra comaniciu,

Tommaso cerro, sandro zonfrilli, PieTro miele, federica TesTa, elVio eVanGelisTa, annarosa franco

[email protected] - [email protected]

StamPa TIPOgRAFIA TURChETTA PoNteCorvo - via buoNarroti, 3 - teL.0776.760498graFiCa gabrieLe PeSCoSoLiDo - [email protected]

aut. tribuNaLe Di CaSSiNo N.2/61 DeL 05.05.1961 • La tiratura è Stata Di 2.000 CoPie

DiFFuSioNe gratuita

PONTECORVOLA PAROLA AL SINDACO

AQUINO

• E' questo uno, anzi forse il primo, degli obiet-tivi del sindaco di Pontecorvo Michele Notaroper il cui raggiungimento ha interessato il nuovoSegretario comunale Simona Tanzi, insediatosiappena il 27 ottobre scorso.Il conseguimento di un simile risultato richie-derà necessariamente di operare una piccolarivoluzione nell'utilizzo del personale interno alPalazzo prevedendo lo spostamento di risorsedagli uffici meno "affaticati" dagli adempimentiamministrativi verso quei settori, magari sguar-niti di addetti, che manifestino invece un mag-gior bisogno di forza lavoro."Penso anzitutto al front office - ha spiegato ilprimo cittadino - intendendo per questo gli ufficiaperti al pubblico e chiamati a fornire ogni gior-no un servizio adeguato alla cittadinanza, motivoper il quale ho incaricato il nuovo SegretarioGenerale di predisporre una accurata mappatura

del numero di addetti per ciascun ufficio misu-randone i rispettivi carichi di lavoro".E' ovvio che questa piantina servirà per indivi-duare le aree di intervento su cui dover agire perun riequilibrio e una redistribuzione delle risor-se umane impiegate."Contiamo di ultimare questo srceening nel girodi qualche mese, augurandoci di avere comun-que un quadro definitivo prima della fine diquest'anno - ha aggiunto Notaro - dopo di chepasseremo alla fase attuativa della riconversio-ne delle risorse".Dunque, anno nuovo vita nuova ci è parso dicapire: se la mappa sarà veramente pronta entroquest'anno il 2011 dovrebbe quindi iniziare nelnome di un efficientamento dei servizi ammini-strativi, particolarmente di quelli a disposizionedegli utenti anche se questo non pare che esclu-da comunque una rivisitazione di quegli ufficiinterni, eccessivamente burocratizzati, sui qualisembra esserci tutta l'intenzione di intervenire,per una semplificazione di tutti i processi.

Più efficienza nei servizi

di Fernando riccardi

Il sindacoGrincia ha dichiaratoil dissesto

• Che la situazione economica del comune diAquino non fosse delle più rosee si sapeva datempo. Al riguardo, anzi, l'opposizione consiliareci tornava su un giorno sì e l'altro pure. Proprio perquesto l'annuncio del sindaco Antonino Grinciache ha ufficialmente dichiarato il dissesto in consi-glio comunale non ha sorpreso quasi nessuno.E così Aquino tornerà alla situazione già vissutaqualche anno fa quando si fu costretti a seguire ilmedesimo iter. "Avevamo un disavanzo di 350milaeuro e non potevamo metterlo negli equilibri dibilancio di quest'anno. Ora si si provvederà a quan-tificare il deficit e si chiederà un mutuo. Quello chesi deve rimarcare con forza è che il comune si trovain questa situazione non per l'eccessiva pressionefiscale ma per la bassa pressione fiscale che non hapermesso entrate adeguate. Abbiamo preso unadecisione difficile e non popolare ma la cifra chenon siamo riusciti a ripianare non è particolarmen-te elevata e ora sarà ripianata con un mutuo con-sentito solo con questa procedura.Questo eviterà per il futuro la sofferenza finanzia-ria determinatasi negli ultimi due anni ma comeconseguenza di diversi anni addietro". Questa, inrapida sintesi, la spiegazione del sindaco Grincia.Che, se da un lato rassicura sulla lieve entità dellosbilanciamento (solo, si fa per dire, 350 milaeuro), dall'altro lascia alquanto perplessi. Sarebbebastato, infatti, seguendo il ragionamento del sin-daco, aumentare un po' le imposte comunali perevitare la procedura del dissesto. E allora ladomanda è la seguente: per quale misteriosomotivo non lo si è fatto? Nei prossimi giorni,comunque, arriverà in comune un commissariostraordinario che si accollerà il non facile compitodi ripianare il disavanzo nei conti pubblici.Intanto l'opposizione non perde l'occasione persparare ad alzo zero sull'operato del primo cittadi-no e del suo esecutivo. "La situazione politico-amministrativa che oggi si sta consumando - esor-disce Libero Mazzaroppi - tinge di vergogna un'in-tera città. Aquino è morta e non sto parlando difatalità, di un incidente amministrativo o di unadisavventura burocratica. La morte di Aquino è unfatto che sporca in maniera indelebile l'immaginedi una intera comunità. Questa morte, però, nonviene per caso ma è il frutto di tutta una serie dierrori sui quali vogliamo che venga fatta pienaluce anche per restituire ai cittadini la piena fidu-cia nelle istituzioni. A questo punto la cosa più giu-sta da fare sarebbe stata quella di dimettersi: nonessendo stati in grado di ripianare il disavanzo,coerentemente, avrebbero dovuto riconsegnare ilmandato nelle mani degli elettori. Invece, cosìfacendo, hanno dimostrato soltanto la loro veraintenzione: quella di non lasciare in anticipo lepoltrone".Come si può notare la tensione tra maggioranza eopposizione è ai massimi livelli. Certo è che perAquino non è un gran bel momento. Prima la clas-sifica redatta dalla Corte dei Conti che ha inseritola città tra gli 82 comuni più indebitati d'Italia. Ora,come immancabile ciligina sulla torta, è giunta,francamente attesa, la dichiarazione di dissesto. Aquesto punto, però, le polemiche servono a poco.Occorre invece mettersi di buzzo buono ed iniziarea lavorare con buona lena per cercare di risalirerapidamente la china in attesa di tempi migliori.

Con otto foto tutte intitolate alla doppia proces-sione sfilata quest’anno nella nostra città neifesteggiamenti in onore del Santo Patrono,Stefano Gerardi si è aggiudicato il primo premionell’edizione 2010 del concorso fotograficoorganizzato dalla Società di San GiovanniBattista di Firenze. Nel racconto per immagini reso dal fotografocambiano gli attori ma non altro, visto che ledue processioni vedevano quest’anno contrap-posti da un lato i sostenitori della tradizionepopolare e dall’altro quanti si sono invece schie-rati alla “riforma” voluta da don Luigi Casatelli.Stefano Gerardi ritirerà il suo premio il prossi-mo 20 novembre nel salone BrunelleschiPalagio di Parte Guelfa a Firenze.

Quinto Concorso FotograficoS.G. Battista a Firenze

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anno a Pontecorvo. Proprio questo tipo di vio-lenze hanno dovuto gestire nell'anno appenatrascorso gli operatori dello sportello antivio-lenza, "molto spesso - ha spiegato la dottoressaRita Marsinano, responsabile della strutturasemplice del pronto soccorso di Pontecorvo - ledonne che arrivano da noi in ospedale diconoche si sono fatte male da sole ma arrivano vera-mente esasperate.

Gli operatori del pronto soccorso oggi, dopoaver seguito vari corsi di formazione, risultanoessere pronti anche a gestire tali situazioni.Il triage in questi casi viene fatto in un postochiuso, per creare empatia tra il medico operan-te e la donna alla quale viene spiegato quali sonoi suoi diritti e che la legge è dalla sua parte. Sitratta di un iter attento e riservato. Adesso, tra ivari codici del Pronto soccorso, esiste anchequello per la violenza sessuale e psicologica"."Quando si rivolgono spontaneamente al nostrosportello antiviolenza, invece - ha spiegato laprofessoressa Mastrantoni -, vengono accoltedalle nostre volontarie per un colloquio, poiavviene un incontro con avvocati e psicologi.Tra gli ultimi casi gestiti dallo sportello antivio-lenza quello di una donna con un bimbo di seianni al seguito, totalmente massacrata, proba-bilmente dal marito, ma continuava a colpevo-lizzarsi, senza ammettere mai la realtà dei fatti enessuna donna lo ammette mai". Tra i relatori anche la professoressa universita-ria Fiorenza Taricone che ha proposto un excur-sus storico sulla situazione della donna che"nonostante le pari opportunità e le tante batta-glie vinte ancora in diverse realtà continua asubire e molto spesso la violenza avviene o inottime famiglie, in famiglie disastrate o ad operadi uomini insospettabili". Il dottor Carlo Recchia del Consorzio dei servizisociali del Cassinate ha rimarcato la pericolositàdi alcuni ambienti familiari "dove la violenzaviene sottaciuta e vissuta come normalità, ènecessario che le donne siano informate costan-temente sui loro diritti". Il Comune di Pontecorvo, rappresentato dall'as-sessore alle Politiche Sociali Christian Proietti,continuerà a sostenere lo sportello antiviolenza,"ora più che mai - ha detto - è necessario creareuna rete forte tra l'amministrazione, le associa-zioni locali e i comuni del territorio". Tra gliospiti il dottor Andrea Orefice del centro anti-violenza di Ferentino; l'Auser di Frosinone; ladottoressa Anna Maria Cacciami, presidenteFidapa Lazio; la dottoressa Giovanna De Marco,associazione "Anna Maria Mozzoni" diPiedimonte San Germano e le dottoresse BrunaCossero, Alessandra Romano e Anita Tarquini,rispettivamente segretarie della Cgil, Cisl e Uildi Frosinone.

di Mary Buccieri

Lo sportello antiviolenzaAd un anno dalla sua apertura, si stila un bilancioMastrantoni e Marsinano: Almeno quaranta i casi registrati sul territorio dove si vivono situazioni davvero drammatiche”.

• Sarebbero almeno quaranta i casi di violenzanei confronti di donne registrati sul territoriodallo sportello antiviolenza di Pontecorvo che,ad un anno dalla sua apertura e in occasionedella Giornata Provinciale contro la violenza alledonne, ha inteso stilare un bilancio. Lo scorso14 ottobre si è svolto l'incontro dal titolo "I voltidella violenza sulle donne. Tra storia e attua-lità", presso la biblioteca comunale.Ad aprire i lavori e a rivolgere un saluto a tuttele socie e sostenitrici la professoressa TeresaMastrantoni, presidente dell'associazione "Pernoi donne. Insieme contro la violenza", che haillustrato la situazione che la realtà diPontecorvo e dintorni si trova ad affrontare inmerito alla violenza nei confronti del gentilsesso che purtroppo è ancora drammatica ed èper questo che un anno fa, grazie al supportodell'attuale consigliere comunale PatriziaDanella (presente all'incontro), sensibile al pro-blema, fu data la possibilità di creare questocentro. Purtroppo, come menzionato dalla giornalistaAlba Spennato, che ha moderato gli interventi,gli ultimi episodi di cronaca nazionale ricordanoche la violenza sulle donne non è solo un abusofisico, sessuale ma anche psicologico e la mag-gior parte delle volte avviene tra le mura dome-stiche; a volte anche i bambini sono vittime didisagi familiari, almeno tre i casi registrati in un

I volti della violenza sulle donne. Tra storia e attualità.

È veramente sconcertante guardarsi intorno enon vedere alcunché di interessante, o meglio, diqualcosa che faccia pensare che il giorno dopo èdavvero un altro giorno!"Mi bone Deus" (è proprio il caso d'invocarLo!),tutto procede ineluttabilmente lento, senza slan-ci emozionali, quasi che l'indole della gentenostrana si sia assuefatta allo scorrere stancodelle torbide e nauseabonde acque del fiumeLiri! Quello che ci viene da pensare, però, è cheuna situazione del genere dovrebbe servire,soprattutto, a coloro che si ritengono "maitres apenser", da spunto per criticare, sindacare, fino abeffeggiare tutto e tutti invece nulla! Allora ilproblema è alla radice, non solo colpa della gio-ventù nostrana, abulica, senza valori, dormiente,fallita ma dei maggiorenti, dei saccenti, di coloroche pensano e hanno vissuto."Ma sì attacca l'asino dove vuole il padrone!Ormai mio caro il mio l'ho fatto, ci penserannogli altri a fare.." Ma, ci chiediamo, a fare cosa?Che avete fatto voi, maggiori, di così speciale e dicosì rivoluzionario, da poter lasciare il testimoneai minori? Certo i risultati non sono così brillan-

ti: il fiume fa schifo, i terreni inquinati, la specu-lazione edilizia ha distrutto campagne e paesag-gi, la quasi totalità della classe insegnante d'ulti-ma generazione fa commuovere, ancora convin-ta che la nozione da sussidiario sia maieutica-mente sufficiente. Ecco, quindi, che di fronte aquesto dissesto etico-idro-geologico avanza Lui,il "salvator mundi", il paladino della giustizia, ilmecenate delle Arti, il senza palle.Non amiamo e non vogliamo darne una descri-zione, come dire, muscolo-scheletrica, nonsarebbe parziale, ma certo è che non si nota néper la sua avvenenza né per il suo passo felpa-to! Si presenta e fa di tutto per essere da tuttireputato dabbene, perché, l'essere dabbene perlui, per il nostro simpatico senza palle, non coin-cide con i triti e ritriti valori, ma, (badate bene!),con l'apparenza che non coincide con l'essenza(e qua dobbiamo riconoscergli il superlativomachiavellico!)È convinto, grazie alle sue mani sempre sudatic-ce, di essere abile in scaltrezza e superiorità cere-brale, dimenticando che, forse, qualcuno (e quaci riferiamo ai pochi intellettuali e uomini di

scienza che ancora sopravvivono) rivede, dejavu, la condotta di alcuni personaggi-cliché, la cuiunica abilità è stata quella di passarsi il testimo-ne, di modo che certe "maschere" continuasseroa popolare il "gran teatro del mondo"(Cervantes). È bugiardo cronico, fintamentepaziente, scioccamente saccente, e dulcis infundo (ma sarà veramente una glassa?) intelli-gentemente idiota da adeguarsi all'antica filoso-fia sabauda, che pensava di contentare tutto etutti e di risolvere tutto con il mezzo sigaro tosca-no e un titolo da cavaliere, sostituendo questicon la promessa di acquistare un'auto a rate e uncellulare d'ultima generazione!Detto questo, come ciliegina sulla torta, nonaggiungiamo niente. Perché? carissimi lettori, èmolto probabile che il vostro candore non riescaa farvi interpretare qualche sibillino pensieroproprio perché il segreto sta nell'essenza di que-ste poche righe, strutturate come una sciarade.Se solo riuscirete a capirne almeno il senso avre-te, questo lo speriamo, cominciato a riflettereche il cambiamento autentico, avviene soltantodivellendo la radice, tout court!

di MaSSiMiliano MaGlione

SATIRA E ANTISATIRA

Déjà vu e abuliaovvero cronachetta semiseria del senza palle

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Numero 18 • QuiNta Serie • ottobre 2010 12LALUCERNA

• Così abbiamo paragonato, anche in un postsulla nostra pagina Facebook, la moderna infor-mazione diffusa attraverso i media televisivi e lastampa, soprattutto quotidiana, il valore appun-to dell'informazione rispetto ai più cruenti fattidi cronaca.La cosa più atroce è che in molti provano disgu-sto nel verificare fino a che punto il pubblicotelevisivo, come i lettori di tutti i giorni, riman-gano invece attanagliati dai contenuti estrema-mente intimi e personali dell'inchiesta sui pro-tagonisti e delle disgrazie che affliggono l'esi-stenza di tante famiglie.Massimo Turchetta, il nostro editore, ci rappre-senta, in una sequenza drammatica, la repulsio-ne avvertita in una pizzeria in uno dei tantisabato sera trascorsi in libertà in famiglia: tutti

i commensali riuniti intorno al desco, arriva ilpiatto tanto atteso in tavola ma, in molti, trascu-rando il contenuto di quei piatti e dimentichidella convivialità propria della serata si dirigonoin schiera verso il televisore situato sulla pareteopposta della pizzeria.E' l'ora del telegiornale, e il fatto del giorno rac-conta i vizi e le pubbliche virtù dei familiari diSarah Scazzi, quindicenne prima scomparsa,che poi si scopre esser stata invece brutalmenteassassinata chissà da chi, nel paese tal dei tali:

lo zio, la cugina Sabrina finita in carcere, lamamma Cosima, che ne sa una più del diavoloma non è coinvolta, chi sarà il vero assassino?E una folta schiera di avventori della pizzeria siallinea pian piano di fronte all'apparecchio deidesideri, attonito, attento: stasera è un'altrasera e forse domani, nella nuova puntata, cidiranno la verità!Ma quale verità cerchiamo nel dolore degli altrisolo perché non ci ha colpito da vicino? Ce losiamo mai chiesto, dopo aver lasciato ad un tavo-lo la nostra moglie e magari anche i nostri figliper seguire le notizie quasi fossero l'ennesimapuntata di una telenovela infinita?La verità è una sola: la società è malata dal didentro! E' anormale anche il nostro atteggia-mento di lasciare incustodita una pizza appenasfornata per seguire le nefandezze di certi fatti dicronaca. L'informazione stessa esce depauperatada quella che dovrebbe essere una sua funzionesociale. I fatti, gli eventi, le possibili cause, i com-

menti, le considerazioni, i pareri degli esperti,passano in secondo piano di fronte al gustosupremo di invadere l'intimità e il dolore deiprotagonisti. Viene meno la necessità di trovarepersino una spiegazione che ci riporti al contestosociale in cui si verificano e si realizzano certiinnominabili delitti. Per i più l'importante è chevenga "nominato" o "riconosciuto" un colpevole,anche se innocente questo poco importa, tantopoi ci saranno le nuove puntate dove ci dirannoil contrario. Ma intanto i giornalisti, per soddi-sfare certi infami desideri, continuano ad inva-dere sempre più la vita privata di tutti gli interes-sati: fanno cronaca o ledono piuttosto la privacytanto reclamata e decantata per ogni dove, com-preso nei moduli in uso negli uffici postali?Il diritto di cronaca è quello che deve garantirciun diritto all'informazione sano, non traviatodalle morbosità, che assicuri il rispetto del dolo-re altrui, che non ne violi i confini. Ma accadetutto questo? Esiste veramente questo rispetto?Esiste se, aggirando il senso della norma, copria-mo i volti degli interessati, ne camuffiamo le vocidopo averli edotti, senza costringerli, sulledichiarazioni da rendere per fare colpo e scena?Secondo noi è solo una presa in giro e questa nonè l'informazione che vogliamo. L'episodio di unagiovane romena, uccisa con un pugno sotto unastazione della Metro, non può lasciarci indiffe-renti di fronte alla necessità di prevenire adegua-tamente certi fenomeni! Poco importa chi era echi fosse quella donna, se avesse o non avesseprovocato le reazioni di colui che l'ha colpita: lareazione è stata eccessiva, sproporzionata, al difuori del prevedibile e chi se ne è reso responsa-bile non può godere di attenuanti è, e rimanecomunque, un assassino!

di FranceSco BiSeSti

Informazionecome telenovelas

• Il cuore del dottor Verardi s'è arrestato il diagosto 2010 tra le dolci colline di Arezzo, dovealti svettano i cipressi. Dove il dottore si recavaspesso, perché ivi sono le origini della sua signo-ra. Dove il dottore andava ad ossigenare il corpoe lo spirito muovendosi nell'aura un temporespirata da Cimabue, da Piero della Francesca,dal Vasari, dal cantore di Laura."erano i capei d'oro a l'aura sparsiche 'n mille dolci nodi gli avolgeae 'l vago lume oltre misura ardeadi quei begli occhi ch'or ne son sì scarsi."Che altro si può aggiungere alle toccanti elo-quenti sincere parole pronunciate nell'omelia daDon Giandomenico Valente nella cattedrale diPontecorvo il giorno dei funerali del nostro dot-tore? Forse poco, forse molto o quanto meno ciòche avrebbe dovuto dire un pontecorvese trac-ciando un profilo della lunga intensa attività diFrancesco Verardi.Era noto che fosse iscritto ai Lions, di cui fu piùvolte presidente, ma molti ignorano che ha pre-sieduto un Comitato Famiglia allorquando mon-signor Carlo Minchiatti era vescovo della diocesiSora-Aquino-Pontecorvo.Era lui, coadiuvato da altri illustri cittadini, aorganizzare incontri culturali di altissimo livelloche purtroppo non si fanno più. Inoltre il dottorVerardi è stato presidente della Corale PolifonicaBasilicale di Pontecorvo che, sotto la direzionedella prof. M. Teresa Pacilio, raggiunse i massimitraguardi nella provincia di Frosinone e fuori.Nel concorso polifonico di Vallecorsa la Coralearrivò prima per due anni consecutivi. E il presi-

dente della giuria era Domenico Bartolucci, com-positore e direttore della Cappella Sistina. LaCorale partecipò a rassegne e ad altri concorsinazionali e internazionali (Pescara, Ravenna).Essendo di casa, sempre lui, accompagnò i cori-sti ad Arezzo per seguire lo svolgimento del con-corso internazionale di canto polifonico. Per fareesperienza, per imparare, per migliorare.Come pontecorvese vorrei sottolineare che iVerardi, provenienti dalla vicina città di Pico,sono entrati a buon diritto e meritatamente nellanostra storia. Ormai sono alla quarta generazio-ne. Per fare un riferimento classico son quasicome i Cacciaguida per il sommo poeta.Cominciò papà Salvatore, direttore didattico trai più longevi del Primo e unico Circolo diPontecorvo. E continuano i nipoti nel settoreospedaliero e nell'amministrazione comunale.Con il dottor Verardi scompare un professionistaunico, che insieme al dottor Guido Melletti costi-tuiva una coppia, che ha dato lustro al nosoco-mio pontecorvese.Ancora oggi il nostro ospedale gode del credito diquesti due primari, che eccellevano in medicinae chirurgia per competenza coscienza serietàprofessionale. Quell'ospedale ridimensionato (odepredato?), che perde continuamente pezzi(reparti) e rischia, malgrado la sua mole e le suemaestranze di qualità, di diventare un "ospitalet-to". Scriviamo queste note con commozione, contristezza.E con rabbia quando facciamo riferimento all'o-spedale sempre appeso ad un filo e sottoposto aicapricci di chi vuol risparmiare sulla pelle dellapovera gente. La famiglia Verardi ha perso unpadre esemplare, Pico ha perso uno dei suoi figlimigliori, Pontecorvo ha perso un altro pezzodella sua storia.

di G.B. Vincenzo caraMadre

Un medico in famiglia

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Numero 18 • QuiNta Serie • ottobre 2010 13LALUCERNA

• La prima edizione di questo libro di MordecaiRichler risale al 1997 mentre ci vollero ancoraquattro anni per realizzare la sua uscita in Italianel 2001.Fu comunque un successo inaudito con oltre 100mila copie vendute, solo nel nostro paese, e ben300 mila già vendute sull'estero.Il maggior risalto a quest'opera lo si deve al"Foglio", giornale quotidiano diretto da GiulianoFerrara, che riservò grandi spazi ed elogi all'ulti-mo libro dello scrittore canadese morto proprio

se stesso, con gli altri, con la vita, il mondo e letre donne avute per mogli.“La letteratura va giudicata per la sua resistenzaproprio come il vino. Se qualcosa di un librorimane, se non te lo togli dalla testa per anni, behallora significa che è letteratura”. Con questoapparente, banale paragone lo scrittoreAlessandro Piperno annovera l'opera diMordecai Richler tra quelle a maggior titoloappartenenti al mondo letterario.Nel 2009, dopo anni trascorsi nella composizio-ne di una scenografia, Richard J. Levis ne hafatto un film con Paul Giammati, nelle vesti delprotagonista Barney Panofsky, e DustinHoffman nei panni del padre di quest'ultimo.Dopo aver partecipato al Festival del cinema diVenezia, la pellicola è approdata a quello diToronto, svoltosi nella seconda metà dello scor-so settembre."Speriamo l'ironia ci accompagni anche nellenostre versioni". Così riporta una dedica scritta"ironicamente" su di un tavolo in pizzeria dalmio amico Filippo prima che mi regalasse unacopia di questo splendido, meraviglioso libro diRichler. Piccole cose, piccoli piaceri ci riempiono spessola vita: l'importante è saper cogliere queimomenti, quegli attimi, lasciandoli attecchirenella nostra mente per poi riuscire a tramutarliin ricordi. Buona lettura!

nel 2001 mentre il suo libro andava in stampa inItalia. Spregiudicato, ironico, viscerale il raccon-to si prolunga in 469 pagine, nell'edizione italia-na pubblicata da Adelphi; un racconto che, percerti versi, somiglia anche molto ad una vera epropria autobiografia del suo autore. Gli elemen-ti fantastici servono unicamente a comporre,arricchendola, la trama del romanzo. Quest'ultima descrive per filo e per segno la vitadissipata e scorretta di Barney Panofsky, riccoproduttore cinematografico ebreo, alle prese con

di Francesco Bisesti

La versione di Barney

bastaaprireun libro

• Dopo avere, nello scorso numero, dato qualchepiccolo consiglio per "farsi belle" di giorno, fac-ciamo ora la stessa cosa per permettere a tuttevoi di trascorrere piacevolmente qualche orafuori casa al cinema, al teatro, a cena da amici oanche più semplicemente in pizzeria. I nostrisaranno consigli "civettuoli" secondo la visionemaschile ma certo è che loro stessi, gli uomini,badano molto al modo in cui ci mostriamo inpubblico, al trucco che usiamo e alle eventualiesagerazioni. Anzitutto bisogna dire che, di sera, i colori ven-gono percepiti con l'aiuto della luce artificiale e,con essi, pure il nostro viso e i nostri trattisomatici. Ciò costituisce da un lato un vantaggio

della foundation in toni più caldi, ma se preve-diamo di ritrovarci in ambienti illuminati dalampadine incandescenti o anche da semplicicandele potremo invece ricorrere all'uso di toniche più si avvicinano al colore della nostra car-nagione. Gli ombretti dovranno sicuramenteessere forti, intensi e vivaci.Sarà sempre importante ottenere come risultatoun buon contrasto tra i colori usati, quelli dellanostra carnagione e i tratti del viso. I coloridovranno quindi essere adeguati alla luminositàsapendo tuttavia che quelli in tinte scure sonopercepiti dai nostri interlocutori come ombre(blu, verde o anche bordeaux) mentre quellichiari come luci. Si raccomanda quindi di non avvicinare mai dueombretti con la stessa luminosità perché vanifi-cherebbero l'effetto contrasto. I colori più scurivanno nell'angolo esterno dell'occhio, mentrequelli più chiari nell'angolo interno. Giova moltodelineare il contorno degli occhi e quello dellelabbra. Di sera può essere utile usare prodottiriflettenti per aumentare la luminosità del viso:esistono per questo trucchi con l'aspetto cremo-so, metallizzato, sia per gli occhi, sia per gli zigo-mi che per le labbra ma lasciate che i rilievi delviso brillino da soli laddove risultano natural-mente evidenziati: l'arcata e l'angolo interno del-l'occhio, la parte superiore degli zigomi e l'arcodi Venus. Le ciglia finte, per chi le usa, dannouna maggiore profondità allo sguardo.Rispettando queste semplici raccomandazionipotrete trasformarvi in vere dive per le occasio-ni speciali dove essere al centro dell'attenzione.

e, dall'altro, uno svantaggio che ci costringespesso a dover migliorare proprio i nostri tratti.Va detto però che la luce artificiale, molto piùdiffusa rispetto a quella naturale, fa si che idifetti della pelle si possano più facilmentecoprire con dei prodotti tipo concealer founda-tion che possono essere fluidi (per le pelli conpoche imperfezioni) o opachi tipo stick peresempio.Non dobbiamo dimenticare di sfocare la linead'inserzione dei capelli e il bordo del mascellareverso il collo. Per questo possiamo orientarciconoscendo la tipologia di illuminazione allaquale andremo ad esporci. Se sarà una luce fred-da, come quella di un neon, useremo un colore

di aLexandra otiLia comaniciu

Il trucco di sera

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• La prima edizione di questo libro di MordecaiRichler risale al 1997 mentre ci vollero ancora quat-tro anni per realizzare la sua uscita in Italia nel2001. Fu comunque un successo inaudito con oltre100 mila copie vendute, solo nel nostro paese, e ben300 mila già vendute sull'estero.Il maggior risalto a quest'opera lo si deve al"Foglio", giornale quotidiano diretto da GiulianoFerrara, che riservò grandi spazi ed elogi all'ultimolibro dello scrittore canadese morto proprio nel2001 mentre il suo libro andava in stampa in Italia.Spregiudicato, ironico, viscerale il racconto si pro-lunga in 469 pagine, nell'edizione italiana pubblica-ta da Adelphi; un racconto che, per certi versi, somi-glia anche molto ad una vera e propria autobiogra-fia del suo autore. Gli elementi fantastici servonounicamente a comporre, arricchendola, la tramadel romanzo. Quest'ultima descrive per filo e per segno la vita dis-sipata e scorretta di Barney Panofsky, ricco produt-tore cinematografico ebreo, alle prese con se stesso,con gli altri, con la vita, il mondo e le tre donneavute per mogli. La letteratura va giudicata per lasua resistenza proprio come il vino. Se qualcosa diun libro rimane, se non te lo togli dalla testa peranni, beh allora significa che è letteratura. Con que-sto apparente, banale paragone lo scrittoreAlessandro Piperno annovera l'opera di MordecaiRichler tra quelle a maggior titolo appartenenti almondo letterario.Nel 2009, dopo anni trascorsi nella composizionedi una scenografia, Richard J. Levis ne ha fatto unfilm con Paul Giammati, nelle vesti del protagonistaBarney Panofsky, e Dustin Hoffman nei panni delpadre di quest'ultimo. Dopo aver partecipato alFestival del cinema di Venezia, la pellicola è appro-data a quello di Toronto, svoltosi nella secondametà dello scorso settembre. "Speriamo l'ironia ciaccompagni anche nelle nostre versioni". Cosìriporta una dedica scritta "ironicamente" su di untavolo in pizzeria dal mio amico Filippo prima chemi regalasse una copia di questo splendido, meravi-glioso libro di Richler. Piccole cose, piccoli piaceri ciriempiono spesso la vita: l'importante è sapercogliere quei momenti, quegli attimi, lasciandoliattecchire nella nostra mente per poi riuscire a tra-

di Mary Buccieri

mutarli in ricordi. Buona lettura. Trecento volonta-ri impiegati, ventotto organizzazioni territoriali inprima linea, oltre cinquanta mezzi di protezionecivile in azione. Sono questi i numeri vincenti dellaprima edizione "Liri Sar 2010", l'esercitazionedimostrativa di Protezione Civile promossa dall'as-sociazione Umanize Organization di San GiovanniIncarico, in collaborazione con il Nucleo SoccorsoLiri Sar 2010

Terzo settore pronto a ripartire

Avanzato di Aquino. Una simulazione vera e pro-pria tant'è che alle 12.50 di sabato 9 ottobre tutte leorganizzazioni coinvolte sono state allertate con ilcomando di "pronti a partire". Alle ore 15.00 radu-no presso il parcheggio del centro commerciale IlPonte a Pontecorvo, è da qui che alle 16.15 i mezzi diprotezione civile sono partiti in colonna mobile indirezione del campo sportivo di san GiovanniIncarico, dove è stata allestita in serata una tendo-poli e l'area coordinamento dei soccorsi. All'alba del

10 ottobre, dopo un minuto di silenzio per ricorda-re le vittime in Afghanistan, sono partite le primemissioni sul territorio. Le squadre hanno lavoratosu una superficie di oltre 24 chilometri quadrati,affrontando e simulando le stesse criticità deglieffetti del sisma di magnitudo 6.2 che nel 1654 ebbecome epicentro il sud della Marsica provocandonella bassa Valle del Liri circa 3mila vittime. "L'esercitazione - ha spiegato Paolo Sabetta, presi-dente di Umanize Organization - è stata impronta-ta sul comportamento del volontario ovvero sullalogica di comportamento in una reale situazione diemergenza. Le prove più significative sono statequelle di censire le necessità della popolazione col-pita dall'evento sismico, in alcuni casi con sintomidi malessere. Tra gli obiettivi raggiunti l'affiatamen-to dei vari gruppi nell'emergenza. Liri Sar 2010 è lostep iniziale di un progetto più ampio che già ilprossimo anno vedrà protagonisti altri territoridella provincia di Frosinone". L'evento è statopatrocinato dal Dipartimento di Protezione civilenazionale, orgoglioso il sindaco Antonio Salvati cheha espresso parole di elogio nei confronti dei volon-tari intervenuti: "Il Terzo Settore - ha detto - soppe-risce le carenze delle istituzioni. Grazie a UmanizeOrganization San Giovanni Incarico ha accolto ungrande evento e soprattutto un esempio di operati-vità per il bene comune". "Soddisfattissimi per aversostenuto un evento di tale portata" ha detto FabioMatano, presidente del centro commerciale IlPonte, main sponsor dell'iniziativa che ha salutatoalla partenza della missione tutti i volontari, offren-do loro - con il contributo dell'ipermercatoIpersimply - un sacco pranzo. "Sempre vicini alleiniziative del territorio, non potevamo trascurarel'esercitazione di protezione civile, momento fonda-mentale e istruttivo per gli operatori del TerzoSettore che quotidianamente si adoperano per lacollettività, molte volte rischiando la propria vita". Ecco i nomi delle associazioni che hanno partecipa-to attivamente all'evento: Gruppo Comunale diProtezione Civile San Giovanni Incarico; EcVolontari d'Italia Arpinum; Protezione Civile Sora;Nsa Aquino; Cnsas Cassino; Protec Cassino;Associazione nazionale dei Vigili del fuoco in conge-do Pontecorvo; Organizzazione Europea dei Vigilidel fuoco Ripi; Associazione nazionale Vigili delfuoco in congedo Strangolagalli; Protezione CivileCastelliri (Rangers della Valle del Liri); Ec Volontarid'Italia Ceccano; Protezione Civile Maria SS delPianto, Monte San Giovanni Campano; LaBenemerita Onlus Ceprano; Associazione naziona-le Vigili del fuoco in congedo Piedimonte SanGermano; Gruppo Comunale di Protezione CivileAvezzano; Ec Volontari d'Italia Colfelice;Associazione nazionale Vigili del fuoco in congedoSettefrati; Associazione nazionale Vigili del fuoco incongedo Atina; Associazione nazionale Vigili delfuoco in congedo San Donato Valcomino;Associazione Radioamatori Italiani Frosinone;Gruppo Comunale di Protezione Civile Cassino;Gruppo Comunale di Protezione CivileBroccostella; FederVol Ripi; Confraternita diMisericordia Roccasecca.

Numero 18 • QuiNta Serie • ottobre 2010 14LALUCERNA

S. GIOVANNI INCARICO

Il sindaco Salvati: “Fondamentale il mondo del volontariato che spesso sopperiscealle carenze delle istituzioni”.

SODDISFATTA L’ORGANIzzAzIONE

Ottimi risultati nuovi propositi

• Tra gli insediamenti produttivi del Lingotto sparsinella Penisola quello di Piedimonte San Germanosta messo decisamente meglio. Non a caso, dalritorno al lavoro dopo il periodo delle ferie estive, lafabbrica del Lazio meridionale, a differenza di tuttele altre, non ha conosciuto neanche un giorno dicassa integrazione. E ciò fa tirare a tutti un grossosospiro di sollievo. All'orizzonte, però, inizia a scor-gersi qualche nuvolone. Dal prossimo 31 dicembrela Croma uscirà di scena. Secondo le previsionidella dirigenza Fiat la nuova macchina, destinata asostituire la vecchia che va in pensione, non saràprodotta prima del 2012. A questo punto è lecitochiedersi: che fine faranno gli operai impiegati sullalinea che assemblava la Croma?Se cresceranno, come si spera, gli ordinativi deglialtri modelli, essi saranno sicuramente spostatisulle altre catene di montaggio. In caso contrarioper loro potrebbe anche prospettarsi la cassa inte-grazione. Una eventualità quest'ultima che nessu-no, ovviamente, si auspica.

La Croma sta per andare in pensione

PIEDIMONTE S. GERMANO

TIMORI PER LA SORTE DELLE TUTE BLU CHE LAVORANO SU QUELLA LINEA

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Numero 18 • QuiNta Serie • ottobre 2010 15LALUCERNA

• Il nome di Dracula, legato al celebre romanzo diBram Stoker, è da sempre rimasto avvolto in unaria di terrore ammantata di fascino e mistero ma,la vera storia di quello che fu un personaggio real-mente esistito in Romania, è tutt'altra cosa. Egli,infatti, viene ancora oggi considerato un eroenazionale. E la sua vera storia è proprio questa: Vlad, questo il suo nome, nemico dichiarato dellapolitica espansionistica dei turchi, proprio con illoro appoggio, divenne principe della Valacchia(la regione tra il fiume Danubio e i CarpaziMeridionali) nel 1448 assumendo la carica con iltitolo di Vlad III, passato poi alla storia con l'ap-pellativo di Vlad Tepes (l'Impalatore) ovveroDracula.Quest'ultimo soprannome, in particolare, lo ere-ditò dal padre Vlad II, membro dell'Ordine deiDraghi il cui simbolo era appunto quello di undrago. Quest'Ordine aveva come principale scopoquello di difendere il cristianesimo portandoavanti la crociata contro i turchi.Ma il popolo e le sue credenze attribuirono invecea quel simbolo misteriose e tenebrose attitudiniche, travisandone il vero significato, fecero sì cheil nome di Vlad padre si arricchisse dell'appellati-vo Draculea (la radice "drac" di questa parola, inlingua romena, significa demonio) e fu dunquecosì che il povero Vlad Tepes, suo figlio (Dracula),venne per sempre chiamato e ritenuto come figliodel demonio. Quanto all'appellativo di "Tepes" questo gli fu,invece, giustamente attribuito per la sua abitudinedi impalare e uccidere tutti coloro che ostacolava-no il suo progetto di governo, che fossero sospettidi tradimento o che, più semplicemente, si ren-dessero colpevoli di furto, e questo metodo dipunizione da lui preferito venne usato tra il 1456 eil 1462 quando divenne per la seconda volta prin-cipe di Valacchia. Mito, leggende e realtà avvolsero sempre la suavita. La politica estera di Vlad III fu improntataalla difesa degli interessi del suo popolo attraver-so alleanze con altri stati che appoggiavano larepulsione dei turchi per mantenere libero il prin-cipato valacco. In politica interna promosse ilprimo programma di inserimento degli zingaricoinvolgendoli nelle battaglie contro i turchi eincoraggiò la correttezza negli scambi commercia-li. Un'antica leggenda vuole che ad un commer-ciante, a cui avevano rubato 160 monete d'oro, ilprincipe promise che entro sera avrebbe riavutotutti i suoi soldi. E così fu ma, per mettere allaprova l'onestà dell'uomo, quella stessa sera glivennero restituiti i suoi soldi ma con una monetain più. Se il commerciante non avesse restituitoquella moneta sarebbe stato "impalato" per furto.Vlad III, in altri termini, applicò un programma dimoralizzazione della società romena. Secondo un'altra leggenda, organizzò un pranzoper i ladri, i vagabondi e i mendicanti, a conclusio-ne del pasto chiese loro se ambivano a diventarericchi. Alla risposta affermativa fece chiudere tuttele porte e li bruciò vivi. Nei rapporti con la classe dei nobili, Vlad Tepes fumolto attento a non inimicarseli troppo, rappre-sentando questi la vera forza economica del paesee dei potenziali suoi successori, tuttavia non esitò

ad "impalare" i traditori e quelli che minacciasse-ro trame contro il suo potere, perseguendo i patri-moni dei colpevoli che venivano interamenteacquisiti nei forzieri del suo principato. Proprio inobili diffusero, molto più che il popolo, straneleggende su Vlad descrivendolo come un succhia-sangue e, dopo una coalizione in cui coinvolseroRadu il Bello, fratello di Vlad Tepes, il principe"impalatore" finì arrestato con l'accusa di aver tra-dito il paese in virtù di una lettera, falsa, in cuiVlad si riconosceva vicino al sultano turcoMohamed. Dopo 11 anni di ingiusta prigione Vlad Tepestornò per pochissimo tempo a sedere sul tronodella Valacchia ma fu ucciso, non si sa esattamen-te come e per mano di chi, ma è certo che la suatesta fu portata proprio dal sultano. Gli storiciconsiderano che Vlad sia stato seppellito vicino alMonastero Snagov. Oggi il Castello Bran, ritenuto sua dimora e posi-zionato tra le montagne Bucegi e Piatra Craiului,in Transilvania a 30 km dalla città di Brasov, atti-ra i turisti più curiosi e gli appassionati del perso-naggio di Bram Stoker. Anche questa pare essereleggenda visto che alcuni documenti proverebbe-ro in realtà che Vlad non abbia mai dimorato sta-bilmente in quel luogo essendoci passato una solavolta nel corso di un viaggio a Brasov. Tuttaviaquesto castello, avvolto dal fascino del mistero edella leggenda, è oggi riconosciuto tra i primi diecipiù bei castelli medievali del mondo.Certo è che da quelle parti, tra mito, fantasia e sto-ria, Vlad Tepes continua ancora oggi ad esser con-siderato un eroe nazionale.

Dracula più vicino alla realtàdi irina PoPovici

l’angolodelle fiabe

1ª Biennale Internazionale d’Arte Città di Lecce

Il Premio come Segnalazione Speciale, trofeo in pie-tra leccese e attestato di partecipazione per meritiartistici, sono stati conferiti all’artista GianlucaFumelli.

L’artista pontecorvese ha partecipato alla 1aBiennale d’Arte Internazionale “Città di Lecce”,presieduta dal critico d’arte Paolo Levi e riserva-ta a Pittori, Scultori e Grafici, con lo scopo dipremiare e divulgare la produzione degli Artistiselezionati, inseriti poi nel catalogo ufficialedella Biennale. L’organizzazione della manife-stazione è stata curata dalla AssociazioneCulturale LiberArt, con la collaborazione dellaGalleria StomeoArt di Martano (Lecce),l’Associazione Artistica Il Tempio di Palermo edil Conservatorio Tito Schipa di Lecce. L’opera“L’estate”con cui è stato selezionato GianlucaFumelli sarà esposta a Gennaio presso laGalleria d’Arte Moderna ContemporaneaMen-tana con sede a Firenze.La premiazione è avvenuta sabato 23 Ottobre2010 presso la sala riunioni del Castello Carlo Vdi Lecce.

Premiato l’artista Gianluca Fumelli

Vogliamo scusarci con l’assessore ai servizi

sociali Christian Proietti per la mancata

pubblicazione della sua nota di risposta alla

lettera del comitato cittadino “Una nuova

era”. La sua puntualità nell’inoltrarcela non

è stata pari alla nostra nel recepirla, proba-

bilmente solo per disguidi tecnici sulle

nostre caselle di posta elettronica. Nel pros-

simo numero di dicembre dedicheremo il

dovuto spazio alle sue osservazioni.

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dente del Consiglio fa cappotto di tutto, perché luiè tutto, sa fare tutto rubando anche ai comici laparte di comici. Come quella mamma che ha reci-tato la parte della pezzente in una scuola maternaper ottenere l'esenzione dal pagamento dei pastiper la figlia mentre davanti all'edificio era par-cheggiata la sua Mercedes. Ci poteva almenoandare in bicicletta. Ma noi siamo fatti così. Unasignora ostenta una pelliccia di visone e pare che ilmarito tenga ormeggiato uno yatch in uno deitanti porti della penisola. Chissà perché con lui ilfisco ha fatto fiasco. Tu che le tasse le paghi davve-ro, ti senti ribollire il sangue o no, pro sancteJuppiter!Per scrivere quattro cartoline si spendono circadiecimila delle vecchie lire. Quattro cartolinequattro! Ma ve la ricordate la banconota da dieci-mila com'era bella? E non era mica dei tempi diGaribaldi. I centesimi come se non esistessero?L'altro giorno in uno dei tanti vicoli, che danno sulCorso, ce n'erano sei-sette di quei cosini ramatisparsi per terra e nessuno li raccoglieva. Ormai siarrotonda a dieci, venti e tira avanti. Cinquantacentesimi per una busta e foglietto quando allafonte il costo è meno di dieci centesimi. Ecco per-ché le cartoline, le lettere non si scrivono più oquasi. Si preferiscono i messaggini con i telefoninio i web (agr x ttt" = auguri per tutti) o le scritte suimuri. E non ci guadagnano i cartolai, né la cultu-ra, né i bei palazzi imbrattati. Quelle belle appas-sionate struggenti infuocate lettere d'amore.Perché l'amore non è fatto di solo sesso, ma di sen-timento, di emozioni, di romanticismo, di struggi-mento dell'anima, di poesia.L'amore si fa anche con le parole con la voce conuna bella lettera. In conclusione di quest'euro siparla tanto male dando la colpa al professorMortadella, che ne approvò la circolazione o alCavaliere senza macchia e senza paura, che nonobbligò a mettere accanto alle merci la doppiaindicazione dei prezzi.I maestri di economia però dicono che grazieall'euro le nostre lirette o meglio i nostri risparmihanno un valore altrimenti sarebbero carta strac-cia. Insomma l'euro ci ha salvati dalla bancarotta.Vallo a dire alle nostre donne, che ogni giornovanno a fare la spesa e quello che costava millelire, costa un euro. Se non te la dai a gambe, tifanno mordere dal cane.

• Come si spiega che colazione pranzo e cena, sep-pur con cucina autogestita, abbiano comportatouna spesa di sette euro a persona quasi quanto unpanino imbottito preso alla stazione Termini diRoma? È vero che si era in più di venti cristiani ein un convento, ma il mangiare non era alla fran-cescana bensì alla pontecorvese, presenti sempreil vino e talvolta il gelato. Insomma al rientro acasa la bilancia invece di invertire la rotta, filavadiritta in avanti. Neanche in un convento si riescea perdere qualche chilo, mannaggia la porchettad'Ariccia!Allora il pensiero è volato a quella coppia di giap-ponesi, a cui hanno scucito sette banconote dacento euro solo per una cena. E non è che sianostate servite leccornie a base di caviale con fette ditartufo e bottiglie di Champagne d'epoca napoleo-nica. Insomma non s'è trattato d'una cena allaTrimalcione supportata da eteree danzatrici. Néc'era una chitarra romana.Per riparare i cocci della figuraccia l'esercizio èstato fatto chiudere e la ministra Brambilla hainvitato i due nipponici per un soggiorno a Romaa spese del ministero. La risposta netta è stata: -Noi non intendiamo venire in Italia a spese deicontribuenti. Grazie tante e sayonara.Ma com'è possibile pretendere tre euro e mezzoper una fetta di cocomero e addirittura cinqueeuro per una bottiglietta d'acqua?Nei giorni di grande calura ai turisti bisognerebbeoffrirla gratuitamente. Però anche fuori dei nostriconfini non scherzano. Lasciamo perdere il costoiperbolico di un solo giorno in alberghi extralusso, impensabile per un comune mortale, manormale per i ricchi sfondati. In Francia nel 2006un chilo di ciliegie precoci, le burlot, a Place de laMadeleine, fu venduto per 45 euro. Più del costodi un nostro intero jambon. Non un San Daniele,ma neanche un prosciutto di plastica. Noi posse-diamo una miniera d'oro immensa inesauribile,che si estende dalle Alpi al mare, dalle grandi cittàai piccoli centri fino ai villaggi: il turismo. Lo stia-mo massacrando.Dal primo posto nel mondo siamo scivolati versola quinta-sesta posizione e il peggio verrà se conti-nueremo a trattare i turisti a pesci in faccia.Dovremmo fare loro la papparella, farli sentiremeglio che a casa loro. Un danno enorme all'im-magine dell'Italia. Neanche il fascino di G.

Numero 18 • QuiNta Serie • ottobre 2010 16LALUCERNA

Cassino-Roma: la sofferenza dei pendolari

Un’interrogazionedell’on.Formisano (Udc)

non sblocca l’impasse

• Abbiamo parlato più volte dei disagi inenar-rabili ai quali sono giornalmente sottoposti ipendolari che, per motivi di lavoro o di studio,utilizzano per i loro spostamenti la tratta fer-roviaria Cassino-Roma. Tante parole al riguar-do sono state pronunciate così come tanti pro-ponimenti sono miseramente andati a finirenel libro dei sogni. Nella recente campagnaelettorale molti candidati al consiglio regiona-le si sono alzati di buon mattino e si sono reca-ti in treno a Roma per condividere con i pas-seggeri abituali il doloroso travaglio. Poi, però,dopo aver toccato con mano quanta amara siaquella realtà, passate le elezioni, vincitori evinti, hanno dimenticato in fretta quella spia-cevole parentesi.Rimandando il discorso, magari, alla prossimatornata elettorale. Chi invece ha sentito final-mente il dovere di immergersi in quella pro-blematica è stato l'on. Anna Teresa Formisanoche ha rivolto una specifica interrogazioneparlamentare al ministro dei trasporti AlteroMatteoli. "La situazione che vivono quotidia-namente i pendolari che viaggiano sulla trattaferroviaria Cassino-Roma è diventata ormaiinvivibile e penosa. Spero che dal ministeroarrivi un segnale forte e chiaro": questi i belli-cosi proponimenti della Formisano. Intanto il ministro ha risposto ribadendo l'im-possibilità del governo di scendere in campoper disciplinare una materia che è di compe-tenza delle regioni. Trenitalia, dal canto suo,ha tenuto a precisare che dal 2007 ad oggi iconvogli che viaggiano sulla linea Cassino-Roma sono passati da 64 a 70 e assicuranogiornalmente un'offerta di 70 mila posti. Chepoi si viaggi ammassati come su carri bestiamiquesto all'ente ferrovia importa relativamentepoco anche se c'è l'impegno di procedere intempi rapidi ad un ammodernamento del ser-vizio. Ancora una volta, dunque, il tutto si con-clude con un niente di fatto. La Formisanoperò non ha alcuna intenzione di arrendersi:"Mi attiverò personalmente attraverso i rap-presentanti del mio partito affinché la regioneLazio promuova al più presto un tavolo istitu-zionale con i responsabili di Trenitalia compe-tenti per quella tratta". Ma, nel frattempo,sulla Cassino-Roma si continua a soffrire.

di G.B. Vincenzo caraMadre di Fernando riccardi

Clooney e la dichiarazione d'amore al nostroPaese (in Italia è tutto così idilliaco) della reginaRania di Giordania sono sufficienti a far dimenti-care quella cena salata. Siamo diventati masochi-sti, ci facciamo male da soli. Basta pensare aimiliardi bruciati dall'Alitalia per una commediache non finisce mai.L'Italia poi è il Paese di Pulcinella e l'attuale presi-

Questi pazzi, pazzi prezzi

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• Il rettore dell'università degli studi di Cassino,Ciro Attaianese, ad un anno o giù di lì dal suoinsediamento, traccia un primo bilancio delleattività. Un bilancio che, facendo soprattuttoriferimento ai numeri i quali difficilmente men-tono, non può che essere positivo ed incorag-giante per lo sviluppo futuro.Ad oggi nelle cinque facoltà dell'ateneo dellacittà martire gravitano 12 mila iscritti con 332fra docenti e ricercatori mentre il personale nondocente conta 341 unità.Interessante anche lo screening degli studenti:di essi 9 mila sono laziali, più di 2 mila campanie 600 molisani. Ma, sia pure in misura moltominore, tra gli studenti che risiedono a Cassino

dare che lo scorso anno l'università di Cassinoaveva superato di gran lunga il limite del 90%del Fondo di Finanziameno Ordinario (il datoera del 95,67%) ed era stata collocata tra gli ate-nei meno virtuosi della Penisola. La qualcosaaveva fatto fatto scattare il blocco dei concorsi e,quindi, l'impossibilità di procedere a nuoveassunzioni.Il rettore, al riguardo, pensa positivo e fa trape-lare un cauto ottimismo. Il che porta a pensareche anche su questo versante le cose potrebberofar registrare un netto miglioramento.Anche se il responso finale sarà rimesso, comeda copione, alla stringente essenzialità deinumeri.

(1.142 in totale) sono rappresentate praticamen-te tutte le regioni della Penisola.Positivo soprattutto il dato delle immatricola-zioni: al 30 settembre scorso ammontavano a951 contro le 893 dello stesso giorno dell'annopassato.Un incremento sensibile, pari al 6,5% (+ 58unità), che attesta in maniera tangibile la vita-lità di una università che, dopo un inizio stenta-to, ha finalmente imboccato la giusta via.Adesso dal nuovo rettore e dal suo staff si atten-de un risanamento dei conti attraverso una rigo-rosa razionalizzazione delle spese. Già previsto,a tal riguardo, il taglio dei dipartimenti che, diqui a breve, passerano da 13 ad 8. Occorre ricor-

Numero 18 • QuiNta Serie • ottobre 2010 17LALUCERNA

di Fernando riccardi

La sfida del rettore Ciro Attaianese che punta al riequilibrio dei conti

Cassino. Università: aumentano le immatricolazioni

affrontare argomenti complessi. Era una speciedi sapiente greco innamorato del silenzio e del-l'eremitaggio, un eterno bambino con gli occhibene aperti sul mondo, gli occhi di chi stacreando il mondo proprio in quel momento,guardandolo. Ha scritto molte cose, dipingeva,e soprattutto aveva immaginato e codificato,perché era molto pignolo nelle sue utopie, unsistema sociopolitico universale che aveva bat-tezzato "La Biterna".Domenico credeva nell'uomo e nell'utopia, ilsuo sistema utopistico poneva l'uomo al centro

di ogni azione, aveva inventato i SEP, SeggiElettorali Permanenti, dove i cittadini potevanoin qualsiasi momento andare a votare peresprimere il loro assenso-dissenso su qualsiasifaccenda riguardasse la vita politica del mondo,una sorta di democrazia ateniese su scala pla-netaria. Insomma ogni volta che lo incontravoera un'emozione. Lui, che faceva parte delgruppo fondatore di questo giornale, era perme il riflesso di quella brigata di amici lucerne-schi che così tanto, oggi mi è chiarissimo, hainfluenzato la mia formazione. Quello che soprattutto apprendevo, anzi chedecisamente rubavo, era il piacere assoluto diperder tempo per cose inutili: discussioni inter-minabili su poesia non poesia, ghirigori sullostato di diritto, capriole a perdifiato sul signifi-cato di una parola, di un gesto, di un’azionepolitica. Loro sognavano, era l’epoca del grandesogno italiano, e io adolescente nascostamenteosservavo, e rubavo. A V.S., il timido, ho ruba-to la passione per la cucina e i primi accordi dichitarra. Ad A.D.R., il tenebroso, quel pizzico diartista maledetto. A Domenico, il filosofo, ilgusto di filosofare, e quanto vorrei avergli ruba-to l’ironia, l’arte di non prendersi troppo sulserio, il raffinato eloquio, e la facilità di scrittu-ra! Grazie Domenico e buon viaggio, qualunquesia la tuadestinazione.

• Non ho mai chiesto a Domenico Iacobone ilpermesso di dargli del tu. Ho sempre dato perereditaria la confidenza amicale di mio padreverso di lui, e lui accettava di buon grado quel-la piccola arroganza. In realtà non avevo incon-tri frequenti con Domenico, ci siamo visti qual-che volta e sempre, in quelle rare occasioni, idiscorsi fra noi fluivano leggeri su qualsiasiargomento come se ci fossimo lasciati appena ilgiorno prima: filosofia o politica, letteratura osemplice vita vissuta, Domenico era affascinan-te nel suo modo semplice e disincantato di

DOMENICO IACOBONE

di iGor Pulcini

In ricordo dell’amico

...(s)conosciuto

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Numero 18 • QuiNta Serie • ottobre 2010 18LALUCERNA

• La fame è fortissima, tetragona. Comanda su tuttigli istinti e pur di essere soddisfatta supera i confinimanichei per collocarsi in un limbo senza regole. E'anarchica e faziosa e attiva tutte le aree cerebralipercorrendo sinapsi e nevroglia alla velocità dellaluce. Rende scattanti e vigili allontanando da sé lemalattie perché non ha bisogno di segnali interme-di per capire.Qual è il suo scopo? Invero le malattie sono un lussoper gente sazia. Il pensiero, l'ossessione del ciborende immuni dalle comuni malattie che affliggonoil nostro tempo: un pensionato affamato vivràmolto più a lungo di un altro strasazio. Parlo difame non di difficoltà a procurarsi il companatico.Forse che un gatto selvatico si ammala? Lo stessovale per una mucca libera di pascolare..La sazietà dà il tempo al cervello per pensare a teo-remi inutili, ad argomentare speculazioni filosofi-che, a creare mondi religiosi che sono aspetti didominanza progettati e fantasticati da pance piene.Il vero progresso, quello tecnologico è figlio dellafame. Come esempio eclatante si possono riportarele incidentali affermazioni sullo stato di salute deglisfollati nella valle del Liri durante la seconda guer-ra mondiale dalle quali emerge che, nonostante irifugi precari e la fame, gli sfollati "stranamente"rimasero indenni da malattie.Anzi, da quello che ho avuto modo di sentire in vivavoce, vi furono molti "miracolati" che, per paura dei

di Sandro zonFrilli

Malattie in fuga

le invasionibarbariche

bombardamenti, si alzarono da un letto di dolore efuggirono: tutti d'accordo poi, nel dichiarare chenon vi era tempo per pensare. Proprio così, in unsecondo momento, sulle montagne o nelle campa-gne la fame impediva alle persone di crogiolarsi nelpensiero lasciando tutto all'azione mandando lemalattie in vacanza. In quei momenti per usare unaparafrasi si può solo: "essere o non essere".La fame come la guerra è devastante perché mettea nudo senza imbrogli un progresso di conoscenzain tempo di pace è lungo e poco efficace. Il caos evo-lutivo che essa determina deve essere visto comepropedeutico a nuove battaglie cartina di tornasoledi questo tremendo pensiero. Sono proprio lemalattie. La medialità è fiorente nelle pacifichedemocrazie, l'angoscia di morte è più devastantenel turbare gli animi facendoli soffrire terribilmen-te nel pensiero che si può morire da un momentoall'altro. E' il trionfo delle patologie fino alla piùmiserevole per la dignità umana: il cancro uninconscio desiderio di morte si impadronisce dellapersona che non ha vissuto la sua vita, che ha com-battuto contro i suoi istinti violentandoli nelprofondo fino a creare il marasma del corpo.Oggi vedo malati di cancro felici: per la prima voltanella storia dell'umanità vedo il nemico con tutte leproprie forze, rassicurati dal pensiero d'aver final-mente scoperto il suo nascondiglio. Attingono anuove forze sconosciute, pronti a godere ognimomento della loro vita. E'la loro ultima chance, sesono capaci di portare fino in fondo il loro progettodi conoscenza e seguire il desiderio accederannoalle soglie del piacere e della soddisfazione. Seincautamente dopo i primi mesi di euforia nonsaranno capaci di cambiare ambiente sacrificandoaffetti e lavoro precipiteranno velocemente verso ilbaratro dell'annientamento.L'altra uscita salvifica è la pazzia. Non parlo dellaforma insana paragonabile al tilt di un computerche ripete ossessivamente lo stesso programma. Madi quella dolce che dispone di associazioni improba-bili, che naviga comodamente tra sacro e profanofelice di vivere la vita come un gioco e sguazza nelmettere a nudo la propria ed altrui umanità, un belvivere. Racconta Marco Polo di aver conosciuto nei suoiviaggi una popolazione molto felice e florida che

aveva risolto i suoi problemi esistenziali semplice-mente non negando la propria natura animalesca.Al centro della vita sociale era la promiscuità ses-suale. Un vero sesso libero praticato in qualunqueposto della città, dalla piazza alla strada, per finirenelle abitazioni. Il divieto di questa pratica, volutadalla moglie del Kan, adepta di una setta di ramocristiano nestoriano, portò l'infelicità nella popola-zione che trascurò la coltivazione dei campi e pro-curò l'affievolirsi del commercio, generando patolo-gie fisiche e mentali. Tanto che, per riottenere ricchitributi, il cirrotico Kan dovette ripristinare la prati-ca. Tutti i dominanti sono destinati a cadere. Dominante nella vita quotidiana è anche il successonel nostro lavoro che, in quanto tale, è soggetto allacaduta. Bisogna prepararsi anzitempo e, all'acmedel successo abbandonare, ritirandosi o cambiandogenere. Mantenere la propria forza è faticoso,dispendioso, alfine ci rende deboli e ci fa ammalare.Si deve cambiare. Il successo annega le esigenzedella propria umanità. Il musicista, prima o poi,odierà il proprio strumento, il chirurgo avrà nauseanel vedere sempre corpi aperti da ricucire.Insomma, la conoscenza, la scienza appartengono aPrometeo. E se, pur zoppicanti per le malattie, riu-scissimo a ricombinare il telomero della morte peraffiorare all'immortalità e all'eterna giovinezza?Suvvia, in teoria oggi sarebbe già possibile percorre-re questa via, potremmo avere solo la morte acci-dentale. E poi.. la scoperta sarebbe divulgata a tutti?Torniamo con i piedi per terra: ormai la maggiorparte degli scienziati è convinta che le malattieabbiano un'origine ambientale e che ogni patologiaè speculare al conflitto che ci coinvolge. Già sesapessimo ascoltare meglio questi segnali, potrem-mo vivere la nostra unica vita in maniera spensiera-ta e godibile. Attualmente ci troviamo nella situa-zione in cui i dominati inconsciamente progettanoil cambiamento, adoperando le solite efficaci tecni-che: forse sono vinti da altri veri e pochi dominantisconosciuti che hanno un'altra visione della vita.Per qualche tempo le malattie fuggiranno, per tor-nare ancora più sofisticate e agguerrite. Al congres-so di fine settembre della psichiatria farmacologicatenutosi a Cagliari questa mia ipotesi di lavoro hapreso radici scientifiche: è acclarato ormai che lamalattia è l'espressione del linguaggio dell'anima.

LALUCERNA

GastronomiaG tra giornate di pioggia e di sole. Il nostro orto ha smes-so di produrre e va anch'esso in letargo ma abbiamoancora le scorte degli ultimi raccolti di settembre checi aiutano a non dimenticare del tutto l'estate appenatrascorsa mentre le temperature che scendono ciinvogliano a dedicare più tempo ai fornelli nellapreparazione dei piatti tipici della stagione: funghi etartufi primeggiano tra i condimenti più saporiti deisughi autunnali. E, mentre attendiamo che soprag-giunga il freddo più pungente che preannuncia l'avviodel nostro caminetto e delle grigliate di carni allabrace, come di consueto nel fornirvi i nostri consigliper la tavola auguriamo a tutti un buon appetito!

• Eccoci in pieno autunno, il solleone ha lasciato ilpasso a una natura che tra i colori giallognoli dellefoglie che cadono si appresta al riposo dell'inverno.Noi non ci allontaniamo dalla tavola e dai suoi indis-cutibili piaceri. Tutt’al più conformiamo i nostri piattial cambiamento della stagione sfruttando sempre iprodotti che essa è capace di regalarci. La vendemmiariempie i nostri bicchieri del vino nuovo e quelli diquesta annata si preannunciano particolarmenteinteressanti per la giusta alternanza che si è registrata

TAGLIATELLE AL TARTUFOIngredienti per 4 persone: Tagliatelle 350 gr. Un tartufo intero. Noce moscata q.b. Parmigiano grattugiato q.b. Burro q.b. Sale q.b. Pepe q.b.

• Lessate le tagliatelle in abbondante acqua poco salata, scolatele e disponetele in un piatto da portata caldo. • Condite cospargendole di burro tagliato a pezzettini, parmigiano grattugiato, una macina di pepe, una lieve grattata di noce moscata einfine mescolate. • Distribuite nei piatti individuali cospargendo le porzioni con abbondante tartufo tagliato sottile e servite con altro parmigiano grat-tugiato a parte.

Facciamoci i piatti nostridi Pietro mieLe

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Numero 18 • QuiNta Serie • ottobre 2010 19LALUCERNA

• Abbiamo incontrato il giovane Samuele Cerro,classe 1995, sotto i portici del Municipio diPontecorvo, e dopo i doverosi complimenti gliabbiamo rivolto qualche domanda per cono-scerlo un po' meglio, visto che il suo risultato hasorpreso effettivamente un po' tutti.- Samuele, quali sono state le tappe che ti hannoportato ad ottenere questo prestigioso risultato? Ho iniziato nell'ottobre 2009 con degli allena-menti piuttosto generici di atletica e solo damaggio 2010 più specifici nel salto triplo, con lavittoria ai campionati regionali.- Ti ha scoperto come atleta e seguito finoad ora il prof. Lucio Farletti, com'è ades-so il tuo rapporto con lui?

È un bellissimo rapporto e fin dall'inizio mi haseguito con tanto interesse come fosse unsecondo padre.- Ti aspettavi un risultato così importan-te ai Campionati Italiani Cadetti?

il prof. Farletti pronosticava sicuramente ilpodio, mentre io non ci pensavo proprio. Hopensato innanzitutto a divertirmi, lasciandotuttavia aperta ogni eventuale possibilità dibuon piazzamento, poi tutto è andato per ilmeglio.- Cos'hai provato quando al Palazzettodello Sport di Frosinone hai ricevuto unaTarga Premio direttamente dalle manidel campione Fabrizio Donato? e' stata una grande emozione conoscere e rice-vere i complimenti da chi è al massimo livellosportivo avendo partecipato anche alleolimpiadi.- Come pensi di conciliare, vista la tuagiovane età, gli impegni di studio conquelli sportivi, pensi di dover fare dellescelte e quindi rinunciare a qualcosa? lo studio avrà sempre la precedenza, cercheròcomunque di continuare nello sport e, se ver-ranno, di attendere nuovi risultati!

di annaroSa Franco

L’intervista a Samuele Cerrocampione italiano cadetti al salto triplo

• Non c’è bisogno di essere avanti con gli anni perprovare la nostalgia degli anni d’oro del calcio pon-tecorvese. Non più tardi di diciotto stagioni or sono,lo Sporting Pontecorvo calcava i campi del massimocampionato di Eccellenza e faceva sognare i propritifosi. Oggi la situazione è completamente cambia-ta: il ciclo del glorioso Sporting si è andato lenta-mente esaurendo nell’estate del 2009, contempora-neamente alla nascita di due realtà tutte nuove, ilPontecorvo 09 ed il Real Pontecorvo, partiteentrambe dalla Terza Categoria.A distanza di un anno, il Pontecorvo 09 può già diredi aver aperto un nuovo capitolo. I rossoblu hannosubito centrato l’obiettivo della vittoria del campio-nato e quest’anno competono in Seconda Categoria,con il proposito di inserirsi tra le prime della gra-

duatoria. La dirigenza è molto giovane, mentre l’or-ganico calciatori è stato in buona parte rinnovato.In panchina era stato inizialmente scelto IvanCastaldi, già tecnico della Juniores pontecorvese diqualche anno fa, ma proprio in questi giorni è statoavvicendato con Daniele Fresilli, da una vita allena-

tore delle giovanili pontecorvesi: ha guidato a lungo iGiovanissimi e gli Allievi dello Sporting Pontecorvonegli anni novanta, mentre nelle ultime stagioni hacresciuto i giovani della Virtus Pontecorvo 2002. Sicimenta ora in un’esperienza sì nuova, ma alla guidaproprio di alcuni dei suoi ex allievi. Anche il RealPontecorvo è alla sua seconda esperienza. Competeràancora in Terza Categoria e, dopo aver terminato lascorsa stagione a metà classifica, ora i propositi sem-brano più ambiziosi, visto che la squadra è statarinforzata in tutti i reparti. In queste prime giornatela squadra sta lottando per il vertice: in panchina èstato confermato l’esperto Pio Santamaria, fiduciosoe convinto di poter migliorare notevolmente il risul-tato della scorsa stagione. Un richiamo anche allaVirtus Pontecorvo, che in queste prime giornate stadominando il girone “B” del campionato provincialeAllievi: la squadra allenata da Riccardo Paolozzi nonperde un colpo e comanda il proprio raggruppamen-to, con la speranza di poter arrivare fino in fondo econquistare l’acceso ai regionali.

di toMMaSo cerro

Le due realtà pontecorvesiricominciano con buoneambizioni

www.calciociociaro.com

UN PORTALE CHE SEGNA LA NUOVA ERA DEL CALCIO NOSTRANO

A tutti gli appassionati del nostro calcio va segnalato che dallo scorso luglio è stato attivato il portale www.calciociociaro.com. Un vero e proprio magazine on-line che tratta del calcio della nostra provincia, contenentenon solo i risultati e le classifiche di tutti i campionati a cui partecipano le società ciociare professionistiche e dilettantistiche - dalla Serie B fino alla Terza Categoria passando per le giovanili - ma soprattutto pieno di notizie edaggiornamenti, con una serie di servizi indispensabili quali numeri ed indirizzi utili, un’ampia galleria fotografica e due pagine di cui una riservata ai comunicati ufficiali della FIGC, divisi per categoria, ed una destinata a tutte le designazioni arbitrali. Un portale che non può non essere seguito costantemente e il cui successo è dato dai numeri:ben centodiecimila visite in appena tre mesi e mezzo. Un vero e proprio punto di riferimento per chi “vive” di calcio.

Tra i giovani la Virtuspunta alla vittoria finale

Page 20: La lucerna

Numero 18 • QuiNta Serie • ottobre 2010 20LALUCERNA

come eravamo

Pontecorvo - Torneo amatoriale di calcio anno 1976 - Campo BoarioSquadra giallorossa “Evangelista Tutto per la sposa”In piedi da sinistra: Ferrari Italo, Ugaldi Francesco, Giacomobono Fabrizio, Sarro Bruno, Cerro Franco (Allenatore) Evangelista Elvio (Organizzatore);accosciati da sinistra: Alonzi Sandro, Rocca Antonio, Raimondi Giovanni, Pontarelli Ennio, Ruscito Riccardo, Giacomobono Riccardo.

di FranceSco BiSeSti

Titanic100anni dalla tragedia

• Nell'approssimarsi del centenario della piùgrande tragedia della navigazione, quella delTitanic, scoppiata nella notte tra il 14 ed il 15 diaprile del 1912, partiranno in Irlanda nel prossi-mo maggio 2011 le prime riprese di una serietelevisiva che andrà in onda sugli schermi dellenostre case, proprio in coincidenza della fatidi-ca data, nell'aprile del 2012.La realizzazione dell'idea di Fabrizio Del Noce èstata affidata a una coproduzione internaziona-le di grandissimo livello nel cui ambito figuranoin primo piano per l'Italia la D.A.P. (De AngelisProduzioni dell'omonimo gruppo) e la RAI; perla Francia la Play Productions France;Inghilterra e Irlanda hanno invece schieratorispettivamente la Future Film e The Irish FilmAuthority, mentre Stati Uniti e Canada hannomesso in campo la Wilshire Films USA e TheFremantle Corporation.La notizia è apparsa sul penultimo numero diluglio del settimanale americano di spettacolo e

entertainment "Variety": a darla, in ultima dicopertina, proprio il presidente della italianaDAP Guido De Angelis che, in una intervistarilasciata su Titanic.com, ha poi dichiarato: "ilpubblico di tutto il mondo è rimasto affascinatoper decenni dalla storia del Titanic. Nella nostra

nuova serie televisiva siamo molto orgogliosi dirappresentare al pubblico la storia mai raccon-tata di come tutto è cominciato, fin dalla costru-zione di quella nave maledetta. Il racconto dellaserie TV Titanic, attraverso eventi drammatici, èaffidato ad un cast internazionale e di particola-re rilievo".La serie televisiva si articolerà in dodici puntate,di cui sei della durata di 100 minuti, e, se sirispetterà il budget prestabilito, avrà un costototale di 28 milioni di dollari. Grande risaltoverrà dato proprio alla fase della realizzazionedella nave, durata ben quindici anni, nei cantie-ri Harland and Wolff di Belfast. Quel colossodei mari fu, per quell'epoca, la massima espres-sione della tecnologia navale: era il più grande,veloce e lussuoso transatlantico del mondo.Durante il suo viaggio inaugurale daSouthampton a New York, via Cherbourg eQueentown, lo ricordiamo, entrò in collisionecon un iceberg alle 23:40 (ora della nave) didomenica 14 aprile . L'impatto provocò l'apertu-ra di alcune falle lungo la fiancata destra deltransatlantico, che affondò due ore e 40 minutipiù tardi alle 2:20 del 15 aprile, spezzandosi indue tronconi.La messa in onda della serie televisiva è previstaper il 2012, anno in cui cadrà appunto il 100°anniversario del suo primo ed ultimo viaggio.