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1 LA MENOPAUSA d.ssa e-martinelli 1. LA MENOPAUSA 1.1 Meccanismo di regolazione ormonale 1.2 Effetti e disturbi della menopausa 2. TERAPIA FITOESTROGENICA 2.1 La Soia 2.2 Il Trifoglio rosso 2.3 La Cimicifuga racemosa 3. TERAPIA OMEOPATICA 3.1 Lachesis mutus

LA MENOPAUSA - Scuola di Omeopatia Smb Italia … in circolo rappresentavano un fattore di protezione. Ci possono essere disturbi urologici e ginecologici, come infezioni ricorrenti

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LA MENOPAUSA d.ssa e-martinelli

1. LA MENOPAUSA

1.1 Meccanismo di regolazione ormonale

1.2 Effetti e disturbi della menopausa

2. TERAPIA FITOESTROGENICA

2.1 La Soia

2.2 Il Trifoglio rosso

2.3 La Cimicifuga racemosa

3. TERAPIA OMEOPATICA

3.1 Lachesis mutus

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1. LA MENOPAUSA

Con l’invecchiarsi della popolazione in Italia, 400.000 donne circa

raggiungono ogni anno l'età della menopausa. La speranza di vita delle donne

italiane dopo la menopausa si valuta a più di trent’anni, quindi una donna

vivrà tanto tempo in menopausa quanto il periodo durante il quale ha avuto

dei cicli mestruali!

Prima della menopausa, la maggior parte delle donne entra in una importante

fase fisiologica: il climaterio.

Si tratta di un periodo particolare che dura 5 anni in media durante il quale, le

funzioni endocrine femminili sono considerevolmente modificate.

È un periodo di grande sconforto psicologico, risentito molto male, sopratutto

dalle donne nella attuale civilizzazione occidentale. La conseguenza di ciò è

una grande irregolarità del ciclo. I cicli possono essere allungati. Il mestruo

può essere più debole (ipomenorrea) o più abbondante (metrorragia). Da

questa fase di transizione della vita della donna si passa ad una successiva,

nella quale tutto questo quadro sintomatologico appare di gran lunga

accentuato: la menopausa. La menopausa viene definita come l'evento

fisiologico che nella donna corrisponde al termine del ciclo mestruale e

dell'età fertile. Solitamente la menopausa si presenta intorno ai 50 anni in

modo generalmente graduale. Quando compare tra i 40 ed i 45 anni si parla di

menopausa prematura, prima dei 40 anni si parla di menopausa precoce, dopo

i 53 anni si parla invece di menopausa tardiva. Qualora sia conseguente a

interventi di isterectomia (cioè in seguito all'asporto dell'utero) si parla di

menopausa chirurgica dovuta fondamentalmente alla cessazione dei naturali

cicli ormonali. Il sistema di regolazione del funzionamento delle ovaie si basa

su interazioni complesse che coinvolgono il sistema nervoso centrale,

l'ipotalamo e l'ipofisi.

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1.1 Meccanismo di regolazione ormonale.

A livello dell’ipotalamo vengono prodotte delle sostanze (releasing hormones,

RH tra cui il Gonadotropin Relasing Hormone GNRH) che agendo sull'ipofisi

stimolano la produzione di ormoni particolari (le gonadotropine) che, a loro

volta, agiscono sulle ovaie e sull'utero regolandone la funzione (produzione di

estrogeni e progesterone, induzione dell'ovulazione, regolazione del ciclo

mestruale e della funzione placentare in gravidanza). All'interno del circuito,

il ritmo di secrezione è costantemente modulato dagli effetti di feed-back

lunghi (provenienti cioè dalle ovaie), corti (provenienti dall'ipofisi) e

ultracorti (provenienti dall'ipotalamo stesso), creandosi un flusso inverso di

regolazione delle ovaie sull'ipofisi e dell'ipofisi sull'ipotalamo. La produzione

di estrogeni, progesterone e l'ovulazione sono influenzati direttamente da due

ormoni (gonadotropine) elaborati dall'ipofisi: l’ormone follicolo stimolante

FSH e l’ormone luteinizzante o luteotropo LH. L’ormone follicolo-stimolante

(FSH, follicle-stimulating hormone) è un ormone sintetizzato dalle cellule

gonadotrope dell’adenoipofisi Nelle ovaie l’FSH stimola la progressione

verso la maturazione dei follicoli di Graaf. Mentre il follicolo cresce, esso

rilascia inibina che per feed-back negativo ostacola il rilascio di ulteriore FSH

da parte dell’adenoipofisi. L'FSH produce estrogeno e progesterone, mentre

l'LH permette la maturazione della mucosa uterina, la zona dell'utero dove si

incontrano normalmente la cellula uovo e gli spermatozoi.

Ad ogni ciclo mestruale molti migliaia di follicoli ovarici iniziano un viaggio

dal centro dell’ovaio verso la superficie. durante questo tragitto producono

enormi quantità di ormoni femminili (estrogeni), che stimolano la crescita

dell’endometrio, la parte interna dell’utero che viene eliminata ogni mese con

la mestruazione, ed inducono le tipiche modificazioni cicliche della

mammella. Uno solo dei follicoli raggiungerà la superficie dell’ovaio ed

espellerà la cellula uovo che sarà catturata dalle tube uterine e spinta fino

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nella cavità dell’utero. Il follicolo che ha ovulato si trasforma in corpo luteo,

una struttura deputata alla produzione soprattutto di progesterone, l’ormone

che prepara l’utero alla gravidanza. Se la gravidanza non è intervenuta, la

produzione ormonale del corpo luteo si interrompe, compare la mestruazione

e ricomincia un nuovo ciclo mestruale. Quindi, con la cessazione del ciclo

mestruale si ha la brusca caduta dei livelli di estrogeni, la scomparsa della

produzione ciclica di progesterone e lo spiccato aumento delle gonadotropine

FSH e LH. Nelle donne in menopausa una quota importante di estrogeni è

prodotta al di fuori dell’ovaio, soprattutto nel tessuto adiposo.

Essendo quindi la menopausa una conseguenza della ridotta produzione di

ormoni, estrogeni e progesterone, da parte delle ovaie, si associa ad essa una

serie di modificazioni generali, corrispondente alla fine della ovulazione e

della produzione di estrogeni. Il corpo femminile per un fenomeno naturale

comincia a produrre un estrogeno meno potente chiamato estrone a partire

dalla fine dei 40 anni o all’inizio dei 50, e se si gode di un buon equilibrio

psico-fisico, questa transizione e’ spesso graduale e asintomatica.

Ci possono essere fattori che favoriscono la menopausa, come il tabagismo, il

sottopeso, la malnutrizione, l’isterectomia, la legatura delle tube, e fattori che

la ritardano, come il sovrappeso, il fibroma uterino, il diabete mellito.

1.2 Effetti e disturbi della menopausa

Nella maggior parte dei casi la menopausa si può accompagnare a disturbi e

malesseri: a volte sono solo fastidiosi, altre volte possono compromettere la

qualità della vita. I disturbi possono avere un carattere di tipo

neuropsicologico, accompagnato quindi da: insonnia, astenia, irritabilità,

ansietà, depressione, gelosia e forte alterazione dell’umore. Accanto a questi

c’è tutto un quadro di disturbi a carattere per lo più vasomotorio che possono

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quindi dare: vampate di calore, sudori notturni, cefalee, palpitazioni, capogiri.

Nel 70-80% dei casi i problemi più ricorrenti sono le vampate di calore ed i

sudori notturni d’intensità e di frequenza variabili.

Dopo qualche anno la densità ossea comincia a diminuire portando a problemi

di osteoporosi, disturbi osteoarticolari come artrosi, deformità articolari e

dolore articolare; si osserva un assottigliamento della parete vaginale che si

accompagna a secchezza, oltre che a un indebolimento della vescica.

Conseguenti alla menopausa possono però essere anche patologie di maggiore

rilevanza. A distanza di dieci anni si corre il rischio maggiore di morire per

attacco cardiaco o infarto che non prima della menopausa, quando gli

estrogeni in circolo rappresentavano un fattore di protezione.

Ci possono essere disturbi urologici e ginecologici, come infezioni ricorrenti

quali cistite, incontinenza urinaria, prurito, leucorrea, metrorragie, perdite

emorragiche disturbi vasomotori come cefalea, emorroidi, ipertensione.

Per far fronte a tutta questa serie di disturbi indesiderati la medicina naturale

offre sicuramente dei validi rimedi. Tra questi svolgono un ruolo

fondamentale i fito-estrogeni o estrogeni naturali, e la terapia omeopatica.

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2. TERAPIA FITOESTROGENICA.

I fito-estrogeni sono composti vegetali che vengono trasformati in estrogeni

nell'intestino e sono ampiamente propagandati negli Stati Uniti come sostituti

"naturali" degli estrogeni nella terapia della post-menopausa. Sono degli

estrogeni deboli che si trovano in natura nelle piante e devono essere assunti

in larga quantità per avere l'effetto desiderato. In natura i fito-estrogeni,

ovvero i composti non steroidei di origine vegetale, sono presenti in circa 300

piante, sotto forma di precursori, i quali vengono successivamente

metabolizzati nell'organismo, nei corrispondenti principi attivi.

I risultati degli effetti favorevoli dei fito-estrogeni nelle donne in post-

menopausa sono principalmente di tipo epidemiologico: è stato visto che

l’incidenza delle vampate è del 70-80% tra le donne europee e del 14-18% tra

le donne orientali che hanno un’alimentazione ricca di soia, la loro azione

principale, infatti, è quella di andare a ridurre le vampate di calore, tipiche

della menopausa. Alcuni studi hanno dimostrato che l’integrazione con farina

di soia può ridurre le vampate del 40% in un periodo di tre mesi. Inoltre è

stato visto che una dieta contenente soia può ridurre la colesterolemia e

l’incidenza di tumore mammario. I fito-estrogeni sono in grado di ridurre

l’incidenza di malattie cardiovascolari. La scoperta dell’esistenza di recettori

di tipo beta per gli estrogeni a livello della parete vasale, ha reso plausibile un

ruolo funzionale a livello dell’apparato cardiovascolare. L’azione protettiva si

realizza sia sui grassi contenuti nel sangue, anche a basse dosi (riduzione delle

LDL-colesterolo e del colesterolo totale), sia sulla parete dei vasi arteriosi

(rallentamento del processo di aterosclerosi, mediante un’azione antiossidante

e una riduzione dell’aggregazione piastrinica). L’eccessivo accumularsi delle

piastrine lungo la parete interna dei vasi favorisce, infatti, i microcoaguli

responsabili poi dell’ostruzione arteriosa che favorisce infarti e ictus. Non

risultano ad oggi documentati effetti di estratti contenenti isoflavoni sulla

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pressione vasale arteriosa, ma è stato dimostrato un significativo incremento

dell’elasticità arteriosa indotto da isoflavoni della soia e del trifoglio rosso,

effetto di pari intensità di quello indotto dalla terapia estrogenica sostitutiva.

Anche recenti studi ex vivo su piccole arterie sub-cutanee di donne in

menopausa con patologie coronariche hanno ben documentato una risposta

dilatativa dei vasi dopo incubazione con fitoestrogeni quali genisteina.

Possono inoltre agire in senso favorevole nella prevenzione della comparsa

dell’osteoporosi. Sempre studi di tipo epidemiologici hanno dimostrato che le

popolazioni orientali hanno una minore incidenza di osteoporosi rispetto alle

occidentali. I componenti attualmente noti da un punto di vista chimico, dei

fitoestrogeni sono i comestoni, gli isoflavoni, i lignami, i lattoni dell'acido

resorcilico. Sono presenti in moltissimi vegetali, quali i legumi, le radici, la

frutta, la verdura, ed hanno una azione simile anche se più blanda

dell'estradiolo prodotto dall'ovaio, ma non per questo sono meno efficaci. I

fito-estrogeni vengono attivati e resi disponibili dall'organismo grazie alla

azione della flora batterica intestinale, e quindi è bene avere un intestino sano

per far si che questi possano essere attivati nell'organismo, è anche facile

pensare come l’assorbimento dei fito-estrogeni possa variare da soggetto a

soggetto e, anche nella stessa persona in relazione all’alimentazione

complessiva, all’uso di antibiotici che alterano la flora batterica intestinale e

alla presenza di patologie intestinali, quali colite o stipsi. I comedoni, si

trovano, in quasi tutti i germogli e in special modo nei fagioli, nei cavolini di

bruxelles, nel trifoglio, nei semi di girasole. Gli isoflavoni, si trovano nei semi

della soia, nel trifoglio rosso e nei legumi. I lignami, si trovano in quasi tutti i

cereali, come il germe di grano, nel frumento, nel riso, nella crusca, nel

luppolo, nei semi di lino, nell'olio di oliva, spremuti a freddo, e in tutte le

sostanze vegetali, con una più alta concentrazione nei semi di sesamo e di

lino, frutti di bosco, mirtillo, ciliegia e pappa reale.

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2.1 La Soia.

La soia è una pianta erbacea annuale originaria dell’Asia, della quale se ne

usano i semi. Le foglie sono trifogliate, i fiori dal colore violaceo o bianco

sono riuniti in gruppi di 2-5 a formare delle infiorescenze, dette racemi e sono

situati in posizione ascellare. L'olio e le proteine sono concentrati per la

massima parte nei cotiledoni. La soia rientra nel gruppo dei flavonoidi cui

appartengono gli isoflavonoidi e i fenoli, con struttura simile all'estradiolo. I

più studiati sono gli isoflavoni della soia (soja hispida maxim.): genisteina,

daidzeina e gliciteina. Dal punto di vista chimico sono fenoli eterociclici con

struttura chimica simile a quella dell’estradiolo con azione anche se più

debole simile agli estrogeni. Aiuta ad abbassare i grassi nel sangue, è

energetica, contribuisce alla costruzione cellulare dei muscoli, delle ossa, dei

nervi. E' un potente rimineralizzante ed equilibrante cellulare, contiene inoltre

proteine che in una dieta vegetariana possono sostituire tranquillamente la

carne. La lecitina di soia, favorisce la digestione dei grassi, abbassa il

colesterolo, previene la aterosclerosi, l'infarto e l'ictus cerebrale, evita la

formazione dei calcoli biliari, contribuisce alla depurazione del fegato e dei

reni, riduce le lipoproteine a bassa densità, LDL nocive e fa aumentare quelle

ad alta densità, le HDL benefiche. E' utile nei casi di affaticamento mentale,

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favorisce i processi di memorizzazione, aumenta i livelli del metabolismo

energetico, mantiene la fluidità cellulare; è coadiuvante nelle psicosi affettive,

nelle malattie maniaco depressive, nella cura dell'epatite, svolge anche una

azione antivirale, previene le malattie cardiache, ed è di aiuto nei problemi

dell’apparato genitale femminile e maschile. I fitoestrogeni hanno due tipi di

azione: simil-ormonale e non-ormonale. L’azione di tipo simil-ormonale

permette la protezione da alcuni tumori ormono-dipendenti, dalle malattie

cardiovascolari e dall’osteoporosi. I fitoestrogeni, infatti, si legano ai recettori

degli estrogeni, cioè a quelle strutture chimiche dalle quali dipende l’innesco

di processi cellulari, regolati da questi ormoni. Possono comportarsi da

estrogeni deboli, ossia da agonisti, o da antiestrogeni, ossia da antagonisti, in

base al tipo di recettore, alfa o beta, cui si legano. L’azione non-ormonale

consente di ridurre il rischio di alcuni tumori. I fitoestrogeni sono in grado di

inibire la differenziazione e la proliferazione di cellule maligne, cioè la loro

capacità di moltiplicarsi e di invadere l’organismo; inoltre impediscono la

formazione di nuovi vasi sanguigni, elemento importante perché un tumore

possa crescere. Infine, i fito-estrogeni possiedono anche un’attività

antiossidante, e quindi riducono i radicali liberi che accelerano i processi

d'invecchiamento, e una lieve attività antiinfiammatoria e antiipertensiva.

Non è facile stabilire una dose raccomandata specifica. Per conferire

protezione nei confronti delle vampate di calore sono state utilizzate dosi di

45-90 mg di isoflavoni della soia, che significano circa 2-3 porzioni di cibi a

base di soia al giorno. Essendo quindi molto difficile integrare tale alimento

nella nostra dieta, ed in particolare nei quantitativi da poter avere un’efficacia,

si evince come sia importante l’acquisizione di tali nutrienti attraverso

integratori fitoterapici.

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2.2 Il Trifoglio rosso.

Il trifoglio rosso (Trifoglium Pratense l.) è un altra importante pianta

impiegata per la cura dei sintomi pre e post menopausa. E’ una pianta erbacea

perenne appartenente alla famiglia delle leguminose. La specie T. pratense è

tra le più comuni e nasce spontanea in pianura. E' una pianta alta fino ai 40

cm e presenta uno stelo peloso sui cui si trovano le foglie. I fiori sono delle

infiorescenze color rosso porpora. Il Trifoglio rosso o pratense è

comunemente conosciuto con il nome inglese di 'Red Clover' ed ha oggi fama

di essere un potente fitormone. In Italia il Trifoglio è assai diffuso e ne

esistono decine di specie diverse. Della specie T. pratense si usano le

infiorescenze raccolte in estate al momento della massima fioritura, poi

essiccate, da cui si ottengono le polveri e gli estratti a scopo fitoterapico: in

particolare sono disponibili estratti standardizzati in isoflavoni per la

preparazione di forme orali solide. Il principale impiego terapeutico è nella

sindrome della menopausa e disturbi correlati, rischio cardiovascolare,

affezioni delle vie respiratorie, affezioni della pelle. A questa recente

indicazione si associano le proprietà tradizionali: in Cina ed in Asia era assai

diffuso l'uso come espettorante e negli attacchi d'asma; inoltre era impiegato

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come diuretico, sedativo, antinfiammatorio e bechico. Si tramandano inoltre

applicazioni topiche su piaghe cutanee ed impacchi nelle affezioni

dell'occhio. Preparazioni di Trifoglio rimangono tutt'oggi un rimedio

importante nel trattamento esterno di eczemi e di altre affezioni cutanee,

nonché come espettorante in caso di tosse e bronchiti. Le prime ipotesi sulle

potenzialità fito-estrogeniche della pianta derivarono dall'osservazione di

'effetti contraccettivi' sul bestiame (pecore). Da qui, l'approfondimento dello

studio del suo fitocomplesso, a metà del secolo scorso, confermò che il

Trifoglio rosso è una fonte concentrata di composti fitoestrogenici. Il

fitocomplesso della pianta è infatti caratterizzato principalmente da sostanze

di natura isoflavonica. Contiene isoflavonoidi (biocianina A) e isoflavoni

(genisteina, daidzeina), derivati cumarinici, glucosidi cianogenici, olii volatili,

acidi fenolici (acido salicilico), sitosterolo, tocoferoli, minerali (calcio, rame,

magnesio,fosforo). Nel fitocomplesso sono state rilevate anche significative

quantità di vitamina E. Il Trifoglio rosso è quindi oggi considerato uno dei

rimedi utili per alleviare i disturbi correlati alla menopausa e una efficace

alternativa naturale alla terapia ormonale sostitutiva. Gli studi farmacologici e

clinici indicano che gli isoflavoni del Trifoglio pratense sono attivi sui

sintomi vasomotori della sindrome della menopausa, bilanciando le

concentrazione degli ormoni sessuali nelle donne nel periodo peri-

menopausale. Osservazioni positive si hanno anche sulla modificazione della

densità ossea, con riduzione della perdita di massa ossea a seguito della

somministrazione a lungo termine di estratti standardizzati di Trifoglio rosso.

Infine, non meno importante, è l'influenza sul quadro lipidico e

cardiovascolare concomitante alla menopausa: il trattamento con estratti di

Trifoglio contribuisce alla prevenzione del rischio cardiovascolare associato

allo sbilancio estrogenico. L'efficacia del Trifoglio è quindi evidente e

ampiamente sostenuta da studi clinici controllati e contro placebo. Sono noti

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anche dati di farmacocinetica che confermano il profilo di assorbimento e

biodisponibilità sia nell'acuto che per trattamenti prolungati. Molto più di

recente, altri approfondimenti farmacologici sulla pianta hanno rilevato

proprietà antivirali e antifungine attribuibili alla produzione di fitoalexine in

risposta all'infezione. Il limite giornaliero stabilito per l'integrazione con

isoflavoni è di 80 milligrammi. Generalmente ben tollerati, gli isoflavoni,

quando assunti in forma di integratori, soprattutto a dosi elevate (escludendo

quindi l'uso alimentare della soia e dei suoi derivati), non sono del tutto esenti

da effetti collaterali, legati prevalentemente alla loro attività estrogenica.

Gli studi farmacologici e clinici indicano il Trifoglio come una pianta sicura.

Possono verificarsi in rari casi, disturbi a livello intestinale (stitichezza e

nausea) e più occasionalmente rash-cutanei, emicrania e perdite vaginali.

Cautela nell'uso va fatta, inoltre, per il possibile potenziamento di attività tra

le varie piante ad attività estrogenica, quali la soia, il trifoglio rosso, la

cimicifuga, la liquirizia. Il rischio di effetti collaterali aumenta quando l'uso

dell'integratore è inserito in un regime dietetico ricco di proteine di soia: in

questi casi diventa, infatti, difficile stabilire la dose giornaliera di isoflavoni

effettivamente assunta. L'uso di integratori a base di isoflavoni in

associazione a un'eventuale terapia estrogenica o contraccettiva, per la

possibile azione di competizione con i recettori degli estrogeni, è di esclusiva

pertinenza medica. Da non sottovalutare sono le possibili interazioni, sempre

relative agli effetti estrogenici di tali integratori, con il tamoxifene: la

genisteina potrebbe infatti antagonizzare gli effetti del farmaco.

Il trifoglio rosso può essere utilizzato in associazione con la soia o da solo.

L’utilizzo del trifoglio piuttosto che la soia può esserci in caso di donne che

manifestano delle reazioni avverse se non casi di allergia conclamata alle

proteine della soia stessa.

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2.3 La Cimicifuga.

Altra buona fonte di fitoestrogeni naturali è la Cimicifuga racemosa l.. E’una

pianta perenne appartenente alla famiglia delle Ranunculaceae, originaria del

nord–america. Contiene glicosidi triterpenici, in particolare acteina e 27-

desossiacteina. Vi sono poi flavonoidi, acido isoferulico e una percentuale

piuttosto abbondante di tannini. Questa pianta ha azione anti-infiammatoria e

antireumatica, in particolare in pazienti con artrosi, dolori muscolari e

nevralgie conseguenti a fatti reumatici, e sembra piuttosto attiva anche contro

la cefalea, particolarmente in quella di origine muscolo-tensiva. L’azione più

nota di questa pianta è quella sui disturbi neurovegetativi della menopausa, in

particolare sulle vampate di calore. Uno studio nel ratto ha cercato di chiarire

il meccanismo d’azione della cimicifuga per quel che riguarda la sua azione

sui disturbi neurovegetativi della menopausa. Molto interessante è stata

l’osservazione che l’estratto di cimicifuga poteva legarsi assai bene ai

recettori per la serotonina posti nell’ipotalamo (un nucleo di cellule nervose

situato nella parte bassa del cervello), svolgendo così un’azione simile a

quella della serotonina. Questi dati indicano che l’effetto positivo della

cimicifuga sulle vampate di calore può essere dovuto ad un effetto stimolante

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sui recettori per la serotonina a livello ipotalamico. Essa allevia notevolmente

i dolori frequenti in molte donne in vicinanza del ciclo mestruale e veniva

anche usata in passato per preparare la donna al travaglio del parto. Sono stati

fatti 9 studi clinici per valutare l’efficacia e la tollerabilità della Cimicifuga

nei disturbi neurovegetativi della menopausa. In totale si trattava di 1166

donne. La durata media di questi studi è stata di 3 mesi. Si è visto che l’80%

delle pazienti ha ottenuto risposte positive, con significativi miglioramenti nei

sintomi neurovegetativi tipo vampate di calore, sudorazioni, cefalea,

palpitazioni cardiache, ronzii alle orecchie, nervosismo e irritabilità, disturbi

del sonno e stati depressivi. Il 93% delle donne coinvolte non ha notato la

comparsa di effetti collaterali rilevanti. Solo nel 7% delle pazienti sono stati

segnalati moderati disturbi gastrointestinali, prontamente regrediti con la

sospensione della terapia. Altri studi hanno valutato l'effetto della Cimicifuga

sui livelli di calcio e di fosforo nel sangue e sulla densità ossea in ratti privati

delle ovaie. Si è notato che questa pianta tende a ridurre i livelli di calcio e di

fosforo nel sangue e favorisce l'aumento della massa ossea, potendo quindi

essere utile per combattere l'osteoporosi tipica della donna in menopausa. E’

controindicata in gravidanza perché può aumentare la contrazione della

muscolatura liscia uterina. Controindicata anche durante l’allattamento.

La somministrazione per 6 mesi nel ratto di un estratto di Cimicifuga a dosi

90 volte più alte di quella terapeutica non ha provocato segni.

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3. TERAPIA OMEOPATICA.

Lo scopo della terapia omeopatica è quello di individuare ( attraverso indagini

molto diverse da quelle della medicina allopatica) e di correggere, con la

somministrazione di rimedi omeopatici altamente diluiti e dinamizzati, lo

squilibrio che sta danneggiando la struttura energetico-organica

dell’organismo in esame. L’Omeopatia non tratta mai un sintomo

isolatamente, ossia non si contrappone a quello che è un modo di esprimersi

dell’organismo, nel suo sforzo affannoso di ritornare da solo all’equilibrio,

bensì invece cerca, attraverso terapie personalizzate ed individualizzate, di

mantenere se c’è, o di ristabilire se non c’è, l’equilibrio psico-fisico-

energetico di ogni essere vivente. In quest’ottica è chiaro che non esiste un

protocollo terapeutico standard per la menopausa e per i suoi disturbi,così

come per ogni altra patologia. La menopausa è vista come un passaggio

naturale ed obbligato della vita di ogni donna. Alcuni rimedi omeopatici, in

virtù dell’azione generale e profonda che li contraddistingue, possono

diventare un valido trattamento alternativo o complementare per i disturbi

della menopausa. Prima di intervenire con un trattamento omeopatico è utile

ricordare che, se si identifica un rimedio di fondo che corrisponde bene alla

persona nella sua interezza (il che richiede l'assistenza di un medico esperto),

la somministrazione di quel rimedio agisce contemporaneamente su tutte le

funzioni dell'organismo, rendendo inutile l'associazione di più medicamenti.

Questo è valido in particolare per rimedi come Lachesis, Sepia e Graphites,

che agiscono bene sulle vampate ma anche su altre condizioni come

l'osteoporosi e le palpitazioni. Ove questo non sia possibile ci si accontenterà

di agire invece in modo 'misto' sulle varie situazioni di disturbo, scegliendo

uno o due rimedi in base alla descrizione che meglio corrisponde ai sintomi

presentati. Molto efficace può essere anche l’associazione della terapia

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omeopatica con i rimedi che la fitoterapia ci offre, pratica che in genere

consente comunque di evitare o ridurre al minimo l'uso di preparati ormonali

o chimici. In questa tesina è stato preso in esame un trattamento omeopatico a

base di lachesis mutus.

3.1 Lachesis Mutus.

Lachesis Mutus è il rimedio più utilizzato in menopausa. Appartiene alla

famiglia dei viperidi (Viperidae). Esistono numerosi serpenti del genere

Lachesis, la specie Lachesis muta, nota anche come crotalo muto o surucucù,

è un grande serpente velenoso diffuso in parte del Centro e Sudamerica. Si

tratta di un serpente della lunghezza di circa due metri, dal morso chiaramente

mortale, che vive nella giungla dell'America del sud. Nel 1928 Hering,

famoso omeopata tedesco, poi trasferitosi negli Stati Uniti, si recò nell'alta

Amazzonia allo scopo di catturare un esemplare vivente di Lachesis mutus

per estrarne il veleno e studiarne le eventuali applicazioni in ambito

omeopatico. Dietro promessa di una grossa ricompensa, lo studioso invitò gli

indigeni alla cattura di un esemplare del terribile Surucucù, temuto dagli stessi

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perché considerato letale al solo avvicinarcisi. Essi riuscirono a catturare un

serpente delle dimensioni superiori ai due metri, Hering riuscì così con un

bastone a stordire il serpente e con molta cautela spremette il contenuto della

ghiandola velenosa in un recipiente di vetro. Il semplice fatto di avere

effettuato questa manipolazione lo avvelenò ad un punto tale che fu colto

inizialmente da febbre, poi delirio ed infine coma che durò diversi giorni.

Il veleno del Lachesis irrita le mucose, provoca l’infiammazione e necrosi dei

tessuti, distrugge gli elementi nobili del sangue cioè le emazia, i leucociti e le

albumine del siero, ne deriva che il soggetto presenta disturbi di irritazione,

necrosi, emorragie e suppurazioni. Questo veleno determina accelerazione

della velocità di coagulazione sanguigna seguita da incoagulabilità e rallenta

la velocità di sedimentazione. La dose mortale del veleno di Lachesis è un

centesimo di milligrammo per ogni chilo del peso dell’essere vivente

aggredito. In omeopatia Lachesis, si presenta molto bene come rimedio

prettamente femminile e dalle caratteristiche senz’altro particolari e ben

riconoscibili. Il neonato Lachesis è un soggetto che ha avuto dei problemi

respiratori durante il parto, spesso è stato rianimato appena nato (dobbiamo

ricordarci che il veleno di serpente blocca gli atti respiratori); è sonnolento,

dispnoico, con delle difficoltà ad addormentarsi, con una spiccata

ipersensibilità cutanea (appena lo si tocca piange, il pediatra non riesce mai a

visitarlo), si sveglia spesso di notte con un pianto disperato inconsolabile. Il

bambino Lachesis non riesce molto bene a scuola, è indolente, sempre stanco,

ha poca memoria, candidato ideale ad ogni tipo di ricostituente, timido ed

apatico. La donna Lachesis di solito è bruna e magra. Non ama essere

contraddetta, ma contraddice tutti, non tollera i propri errori facendoli

diventare gli errori degli altri. E’ una persona intrigante e curiosa. Ha una

spiccata memoria soprattutto per i particolari, si ricorda perfettamente

situazioni accadute diversi anni prima con dovizia di particolari a dir poco

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maniacale. Lachesis rappresenta la donna gelosissima che prova sospetti

ingiustificati su chiunque, ha un'aggressività molto marcata. E' invidiosa,

sospettosa fino alla paranoia, con una marcata tendenza a mettersi sempre in

evidenza e non accetta che qualcuno sia meglio di lei. In realtà questo denota

un profondo complesso di inferiorità, un profondo senso di colpa, non si sa

bene di che cosa. Questo deragliamento di sentimenti la spinge verso il delirio

di persecuzione. Molto spesso sono persone che vivono malissimo la malattia,

la vivono come una persecuzione, come un segno divino e cercano in ogni

modo di incolpare gli altri di quanto soffrono. La sua estrema sospettosità la

porta a pensare che si parli male di lei, che si trami contro di lei. Bisogna stare

attenti alle Lachesis arrabbiate in quanto, come i serpenti, attaccano senza

esitazioni. Kent, importante omeopata del 900, scrive: “Lachesis sembra

adattarsi perfettamente all'umanità intera, poiché essa è piena di veleno, ed il

veleno non fa altro che metter in evidenza ciò che è inerente all'uomo; la

mentalità di Lachesis mette in evidenza l'orgoglio, la vanità, l'invidia, l'odio,

lo spirito di vendetta e di crudeltà dell'uomo”. Tutti questi sentimenti altro

non sono che una conseguenza dell'orgoglio e di un amore di se stessi mal

riposto. Caratteristica fisica peculiare di Lachesis, è senz’altro la lateralità

sinistra, le faringiti di Lachesis iniziano sempre a sinistra e poi interessano la

parte destra della gola, peggiorano con la deglutizione di liquidi caldi. E’

caratterizzata nell’ avere la testa calda e le estremità fredde, onde per cui non

sopporta il calore del sole sul capo, preferisce degli impacchi freddi ma non

sopporta il freddo in quanto tale. Lachesis non tollera indumenti che

costringono la regione del collo come sciarpe, maglioni a dolce vita, cravatte

e camicie, in quanto le danno la sensazione di non poter respirare; alle volte

non tollera neppure il peso delle coperte perché le provocano una sensazione

di mancamento di respiro. Le gengive di Lachesis sono rosse, gonfie, quasi

violacee (come Mercurius, che presenta però l'impronta dei denti sulla

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lingua), facilmente sanguinabili con sangue rosso scuro, violaceo. L'addome

di Lachesis è globoso e meteorico e per questo motivo non sopporta alcun

tipo di cintura né vestiti stretti in vita. Il colore preferito dalle Lachesis è il

viola.

Lachesis è il grande rimedio omeopatico della menopausa, delle vampate di

calore che si accompagnano ad un freddo glaciale ai piedi, associate a

palpitazioni, cefalee violente (maggiormente alla parte sinistra del capo) e

senso di soffocamento con bisogno di respirare aria fresca. Dal punto di vista

umorale è un ciclotimico: al mattino in genere si presenta depressa, ansiosa e

astenica, nel tardo pomeriggio e alla sera, al contrario, diventa attiva e si

mostra spesso eccitata e piena di energia.

Anche sul piano caratteriale riscontriamo la stessa bipolarità: di indole

sostanzialmente schiva (in genere perché molto diffidente), reagisce con

estrema aggressività a qualsiasi stimolo negativo.

Altra caratteristica fondamentale del Lachesis è la loquacità: parla in maniera

a volte ininterrotta, passando da un argomento all'altro senza apparente

logicità, non dando modo al proprio interlocutore di intervenire e non

ascoltando le sue risposte. A livello terapeutico il Lachesis si segnala

principalmente per i seguenti disturbi:

-sindrome premestruale, vampate di calore, cefalea, ipertensione arteriosa,

sbalzi di umore e altre manifestazioni psichiche (gelosia, depressione, paure)

riferibili alla diminuzione del flusso mestruale del climaterio ed alla

menopausa;

-sinusite, faringiti e tonsilliti che iniziano a sinistra e poi interessano anche la

parte destra della gola, con colorazione purpurea della gola e dolore a seguito

di deglutizione di liquidi caldi

-abuso di sostanze alcoliche con disturbi del carattere, del sonno e della

digestione (il Lachesis viene considerato un inibitore degli effetti dell'alcool)

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-epistassi, ecchimosi ed ematomi ad insorgenza spontanea

-insonnia con risvegli bruschi e vampate di calore

-cefalea con senso di vertigini

- dolori addominali e disturbi gastrointestinali.

Tutti i sintomi Lachesis, che hanno almeno inizialmente una lateralità sinistra,

peggiorano con la diminuzione o la scomparsa dei flussi fisiologici o

patologici (mestruo, sudorazione, rinorrea), con il contatto cutaneo, con il

caldo e al risveglio mentre migliorano all'aria aperta, con la ricomparsa dei

flussi e con un clima temperato. Il Lachesis Mutus, come tutti i prodotti

omeopatici, è disponibile in diverse forme commerciali. Le più utilizzate sono

la Tintura madre e le sue varie diluizioni decimali e i granuli con le differenti

diluizioni centesimali. Un valido approccio terapeutico per donne che

manifestano i sintomi tipici della menopausa, potrebbe essere l’assunzione di

Lachesis 5CH cinque granuli al risveglio, quindi una dose di Lachesis ogni

sette giorni partendo dalla 7,9,15,30CH, quindi 30,200,1000 e 10000CH,

ripetendo questa cura per almeno 5 cicli sino alla riduzione quasi totale dei

sintomi.

Concludendo di può affermare che dagli studi epidemiologici recentemente

condotti Lachesis è il rimedio che più corrisponde con significatività, per la

sua similitudine sintomatologia e per l’efficacia terapeutica, alla sindrome

psichica della menopausa.

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BIBLIOGRAFIA

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