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numero 2 - dicemnbre 2011. Iscrizione Tribunale di Brindisi 11.11.2011 - N. Reg. Stampa 9/2011 NUOVA PIAZZA www.lanuovapiazza.com MENSILE DI INFORMAZIONE POLITICO-CULTURALE SPECIALE ECONOMIA IL COMMERCIO INTERVISTA A FIORELLO RITRATTO A TONINO SAPONARO

La Nuova Piazza - Dicembre

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Nuovo numero della rivista politico-culturale LA NUOVA PIAZZA

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NUOVAPIAZZA

www.lanuovapiazza.comMensile di inforMazione politico-culturale

Speciale economiail commercio

interviSta afiorello

ritratto atonino Saponaro

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LA NUOVA PIAZZA CRESCE CON TEQUOTA SOSTENITORE 25 €QUOTA BENEMERITO 50 €

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C’è una short stories irlandese in cui si parla di un guidatore il qua-le ferma la sua auto e chiede a un passante: “Mi scusi signore, po-trebbe cortesemente dirmi come posso arrivare a Dublino da qui?”.Il passante si ferma, si gratta la testa e dopo un po’ risponde: “Bene, caro signore, se dovessi andare a Dublino non partirei da qui”. Il mondo dal quale partia-mo “diretti a Dublino”, qualsiasi cosa Dublino voglia dire, è pieno di sfide e di compiti urgenti, in so-stanza improcrastinabili. Se quindi il XX secolo è stata l’epo-ca in cui le persone si chiedevano “cosa” bisogna fare, il XXI secolo sarà l’era nella quale le persone si faranno la domanda su “chi” farà ciò che va fatto. E chi se ne occu-perà, se a domande e ad esigenze nuove si risponde con strumenti vecchi? Esiste una discrepanza tra gli obiettivi e i mezzi a nostra di-sposizione. E allora potrà essere un solo uomo al comando, il Mario Monti di tur-no, il salvatore della patria? Questo non è dato saperlo. Certo è, che leggendo gli status fb e twitter di molti amici, ossia il pensiero socia-le della rete, la barzelletta corrente riflette questo stato d’animo: ogni 20 anni deve arrivare in Italia un tecnico per realizzare un “ordine nuovo”. Dopo Ciampi ora Monti. E allora un’altra domanda alla Bau-man: questa crisi cosa ci lascia in consegna? Alcune opportunità. Una su tutte? Edward Lorenz, af-fermava che persino gli eventi più piccoli, minuscoli e irrilevanti po-trebbero svilupparsi in catastrofi enormi e scioccanti. C’è un’allego-ria che spiega bene questo concet-to. C’era una farfalla, a Pechino, che scuoteva le ali e cambiava il percorso degli uragani nel Golfo del Messico sei mesi più tardi. Con questo cosa voleva insegnarci Lo-renz? Bisogna essere contrari alla teoria del “tutto”, che molte volte vuol dire anche improvvisazione.

Del conoscere senza sapere, del predire senza avere minima cono-scenza dei processi che ci sono die-tro. Perché tanto c’è la tecnologia che ci aiuta a sapere “tutto”: c’è Google, c’è Wikipedia, enciclope-dia e motore di ricerca a portata di clic. Consideriamo dunque cosa sa fare una farfalla; una grande quantità di cose. Non trascuriamo quindi i piccoli movimenti, gli sviluppi mi-noritari, locali, marginali e perife-rici. Ricominciamo ad immagina-re, perché probabilmente questa azione, seppur poco figurata, va ben oltre la nostra abilità di fare e disfare le cose. Perciò iniziamo sin da ora ad aiutare le farfalle a sbat-tere le ali. Ci sono donne e uomini, intelligenti e operose, pronte a fare tutto questo. Ci sono le comunità intermedie, le famiglie, le associazioni cultu-rali, le parrocchie, il mondo del volontariato pronti a raccontare buone pratiche. C’è un sistema e un tessuto sociale da riconnettere. Un tessuto produttivo da ripensa-re. C’è una città futura da idea-re. Una città futura, si. Perché noi odiamo gli indifferenti, e ci indi-gniamo. Ma come sappiamo l’indi-gnazione non basta. Serve agire. Ecco che ritorna il nostro colore di fondo: l’arancione. Non è il rosso sbiadito di rivoluzioni novecente-sche. È il colore dei riformisti, e dei grandi movimenti popolari 2.0. E noi de La Nuova Piazza, vogliamo essere questo con la nostra rivista. Di parte si, ma mai un’informazio-ne contro. Insomma un’informa-zione per. Perché dalla nostra passione per la carta stampata, come mezzo per promuovere il confronto, svilup-pare la coscienza critica e favorire la cittadinanza attiva, possa nasce-re in voi, amici e nostri lettori, un nuovo senso di civismo anche qui ad Ostuni. Ed è l’augurio col qua-le vi salutiamo guardando al 2012 che ormai è alle porte.

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un battito d’ali puòcambiare il mondo

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di Nicola [email protected]

fede, liturgia e arte

più viciniallaSantità

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22 novembre 2011la cattedrale di ostunidiventa basilica

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Venerdì 9 dicembre , presso il Cinema Teatro Roma, l’Amministrazione Comunale di Ostuni, insieme con l’Università delle Tre Età e l’Istituto del Nastro Azzurro hanno voluto ricordare con una commossa cerimonia tutti i decorati al valor militare e i caduti in guerra di Ostuni insieme ai Sindaci che si sono succeduti alla guida della nostra Città dal 1961 ad oggi.Il significato della serata è stato illustrato dal prof. Lorenzo Cirasino che, in qualità di Presidente del-la UNITRE, ha ricordato le tante iniziative orga-nizzate dalle Associazioni e dalle Scuole per cele-brare degnamente i 150 anni dell’Unità d’Italia e ricordare i tanti sacrifici fatti per assicurare a tutti libertà, democrazia e progresso sociale ed economico. L’avv. Stefano Cavallo, in qualità di Presidente della locale Sezione del Nastro Azzurro ha pre-

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sentato il volume che raccoglie i nomi e le testi-monianze più significative di quanti sono caduti combattendo per la Patria insieme alle foto e ai dati anagrafici dei decorati al Valor Militare con le relative motivazioni legate ad atti di eroismo vero e proprio.Il Sindaco, avv. Domenico Tanzarella, si è soffer-mato sul valore civile e morale di una pubblica-zione che rende onore al merito di tanti giovani ostunesi che hanno combattuto per un ideale comune e sono caduti per donare a noi un fu-turo migliore. Richiamandosi poi alla ricorrenza dei 150 anni dall’Unificazione, ha sottolineato il ruolo avuto dalle Istituzioni locali per il consolida-mento della democrazia.A tutti i Sindaci è stata consegnata una perga-mena che attesta il loro impegno al servizio della comunità.

Storia di ieri e di oggidai campi di battaglia allo Scranno più altodi palazzo San franceSco.

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direttore responsabile

Nicola [email protected]

editore

Associazione La Nuova Piazza

fotografia

Marcello Carrozzo - PhotoeditorDaniela CardoneMarta Tomaselli

progetto grafico

Letizia TaveriSandro Bagnulo - Factory18 Studio

stampa

Stampa Sud SpaVia Borsellino n.7 Mottola

redazione

Vincenzo Cappetta, Michele Carriero, Lorenzo Cirasino, Giuseppe Moro, Maria ConcettaNac-ci, Gianluca Zurlo.

hanno collaborato:Guglielmo Cozzolino, Enzo Farina, Giuseppe Tagliente, Paola Cirasino, Antonella Greco, Danilo Santoro, Francesco Roma.

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Speciale economia:il commercio

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25 anni di impegno civile

di Antonella Greco14

Ringraziamo il Prof. Oronzo SadiKper la sua preziosa collaborazione.

paSSione e profeSSione

di Vincenzo Cappetta18

interviSta a fiorello

di Francesco Roma22

la Storia de “LU UEGGHJE“

di Lorenzo Cirasino 28

aSSi baSket:la Storia continua

di Danilo Santoro26

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di Michele Carrieroe Giuseppe Moro

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“quale vetrina” peril commercio ad oStuni?

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Più di ottocento licenze commerciali, show room mo-nomarca come lungo le vie dello shopping delle grandi città, i più importanti brand nazionali e internazionali del settore moda e design. Non sembra di parlare di Ostuni. Eppure, ad una proposta commerciale di buon livello, non corrisponde una percezione dell’offerta altrettanto interessante, con risultati economici, denunciati dagli operatori, che sembrano non essere allineati con i numeri letti nelle ultime setti-mane sulle presenze turistiche. Un settore, quello com-merciale, che in Ostuni, rappresenta senza dubbio la fetta di “valore aggiunto”, da sempre, più importan-te, ma che, a dispetto dei numeri non trova nei suoi na-turali interlocutori, soggetti intelligenti, svegli, capaci di interpretare dinamiche semplici, preparati nell’affron-tare una programmazione di marketing territoriale in grado di invertire il trend. Quella che dovrebbe essere la Via dello Shopping, Viale Pola, è uno straordinario esempio di architettura spontanea, dove a marciapie-di sconnessi, sui quali è possibile procedere solo in fila indiana, si susseguono differenti pavimentazioni, dalla pietra al marmo, al cemento, in un turbinio di colori e percezioni che lasciano quanto meno perplessi. Per non parlare del pressoché inesistente arredo urba-no. Per finire ad una viabilità che produce, soprattut-to nei giorni dello shopping, solo ingorghi e traffico. Sembra la fotografia di un girone di Dantesca memo-ria, dove però, come per la legge del contrappasso, ad un luogo inospitale, poco accogliente, freddo, privo di identità, incapace di confermare il proprio spiritus loci, corrisponde un settore, un insieme di operato-ri, che, anche se con grande fatica, soprattutto negli ultimi anni, difende a denti stretti il proprio ruolo, la propria mission. A dispetto di un contesto così diffi-cile, la propria vision. Orgoglio, quello degli operatori commerciali, venuto fuori con forza e determinazione in un brain storming organizzato presso la redazione del nostro giornale, solo alcuni giorni fa. Interessanti gli spunti emersi durante l’incontro, che ha visto la parte-cipazione di rappresentanti commerciali delle differenti zone del Paese, da Viale Pola al Centro Storico, da Via Giovanni XXIII a Viale degli Emigranti. Chi scrive, ha

seguito i lavori come uditore, suggerendo solo l’impor-tanza di darsi un metodo nell’approccio alla discussio-ne, ha percepito con forza alcuni elementi che sem-brano ormai ineludibili al fine di garantire continuità competitiva al settore economico più importante per la nostra comunità. Due le questioni affrontate e che sembrano prioritarie nella scaletta delle cose da fare: la riqualificazione urbanistica di Viale Pola, in uno con l’importanza di riconettere luoghi percepiti come di-stanti da chi vive il contesto urbano, ovvero il centro storico con il resto del Paese; due programmazioni, che confermandosi reciprocamente, se da un lato tendono a stigmatizzare la leadership commerciale della Zona Nuova del Paese, dall’altro, attraverso un processo di rivitalizzazione urbanistica, hanno come primo obiet-tivo quello di creare le condizioni per far vivere l’intero contesto urbano come un unico grande centro com-merciale “diffuso”. È semplice, in fondo, interpreta-re questi processi, basterebbe chiedersi quali siano i bisogni di chi si concede allo shopping, quali siano i presupposti per confermare la leadership commerciale di Ostuni, rispetto ai Paesi limitrofi, quali le dinamiche di acquisto. Le risposte al dialogo, che proprio non sembra essere stato il punto di forza, fra i protagonisti che si muovono in questo scenario. Ad un’Ammini-strazione distratta e che distrae (dove sono finiti i trecentomila euro destinati alla riqualificazione urbanistica di Viale Pola dal triennale delle opere pubbliche?), corrisponde un settore che fino ad oggi non è riuscito a fare sistema, a fare squadra, con l’iniziativa lasciata da sempre ai singoli, perce-piti appunto come tali e pertanto assolutamente ininfluenti rispetto alle scelte. Forse qualcosa sta cambiando, un primo manipolo di commercianti che piuttosto che tornare a casa dopo il lavoro, decide di riunirsi e discutere, è un segnale, sicuramente, non tra-scurabile. L’auspicio è, pertanto, che sia solo l’inizio di una programmazione che possa affrontare compiuta-mente la riqualificazione urbana, come liberalizzazione degli orari, l’accesso al credito, come la sicurezza, la viabilità, come la programmazione degli eventi.

di Michele Carrierofoto di Daniela Cardone

speciale economia

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speciale economia

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Continuano gli Speciali de “La Nuova Piazza”. In questo numero ci occupiamo ancora dell’economia cittadina, con una riflessione su uno dei settori, così come l’agricoltura su cui ci siamo soffermati nel numero scorso, tra i principali del tessuto produttivo cittadino: il COMMERCIO.In questo Speciale i nostri lettori troveranno uno spaccato del set-tore, per nulla esaustivo, solo una prima occasione di discussione, a cui seguiranno altri momenti. Questa volta, non troverete nu-meri ma un’idea. L’idea che lo sviluppo commerciale di una città è assolutamente un tutt’uno con un ambiente cittadino, dall’arredo urbano alla viabilità alla qualità della vita, che sia attrattivo. Un ambiente che stimoli l’integrazione urbana e, nel contempo, sia occasione per il cittadino-consumatore di trovare piacevole, oltre che conveniente, vivere l’esperienza dello shopping in questa città anziché altrove.E oggi, a Ostuni, questo ambiente non c’e. Ne vogliamo parlare?

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speciale economia

Realizzare una politica organica di valorizza-zione del commercio nei centri urbani. Pro-muovere l’aggregazione fra operatori per la realizzazione di politiche e di servizi comuni. Incrementare la collaborazione fra le ammini-strazioni locali, gli operatori commerciali e dei servizi favorendo il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati allo sviluppo e alla promo-zione del territorio. Favorire la collaborazio-ne fra comuni in un ottica di ottimizzazione delle risorse e di copianificazione territoriale per l’ottimizzazione del servizio distributivo ai cittadini. Valorizzare le specificità territoria-li ed elevare il livello di servizio commerciale presente e atteso nei diversi ambiti concorren-ziali. Favorire l’interrelazione fra commercio e turismo e la valorizzazione dei prodotti del ter-ritorio. Costruire un sistema di governance, di competenze e di conoscenze per lo sviluppo del distretto. Migliorare la qualità degli spazi pubblici e la loro fruibilità con interventi strut-turali di riqualificazione urbana.Ecco gli obiettivi del Regolamento della regio-ne Puglia, del 15 luglio scorso, che istituisce anche in Puglia il c.d. D.U.C. (distretto uni-co urbano), come da regolamento attuativo

dell’art. 16 della L.R. 1 agosto 2003, n. 11.Far ritornare il commercio, da quello dello shopping a quello enogastronomico, sogget-to propositivo di una nuova politica di svilup-po urbano. Quindi il Distretto come elemento trainante delle promozione del territorio, an-che in ottica turistica. E’ quindi un vero e pro-prio polo attrattore i cui benefici si estendono dall’ambito commerciale ad altri ambiti con-nessi con la qualità della vita cittadina. Come ad esempio l’arte, la cultura e il tempo libero. Un ampio progetto di sviluppo economico e sociale diffuso che trova la sua massima forma espressiva nelle sinergie tra pubblico e priva-to. Favorendo una sintesi virtuosa tra sviluppo urbano, commercio, arte-cultura e turismo, mira alla valorizzazione del commercio di “vicinato”. Comunicazione e marketing di di-stretto; promozione e animazione; interventi strutturali di qualificazione urbana; accessibi-lità e mobilità; sicurezza; gestione di servizi in comune. Una strategia condivisa tra Comune, Provin-cia, Regione, Camera di Commercio, GAL, Consorzio ASI e le principali associazioni di ca-tegoria della città, attività commerciali, e asso-

ciazioni di commercianti. Iniziative e progetti per qualificare l’offerta in modo sempre più unica, nel suo genere, e perciò competitiva, con altre realtà, appagando il visitatore anche dal punto di vista dell’accoglienza e del com-fort così da poter scegliere nel modo migliore.Sono tante le esperienze in giro per l’Italia dal DUC di Brescia a quello di Brera, Pavia, Varese. Unico obiettivo: rendere i propri spazi pubbli-ci più vivi, attraenti e funzionali alle esigenze delle imprese, dei consumatori, dei residenti e dei turisti, attraverso interventi di promozione, animazione, marketing, riqualificazione urba-na, accessibilità, mobilità e sicurezza.Se non ora quando? Se lo sono chiesti gli esercenti ostunesi, qualche settimana fa, in una riunione presso l’Associazione Culturale La Nuova Piazza. Dopo aver denunciato le diverse criticità con cui hanno a che fare quo-tidianamente, hanno immaginato ad un pos-sibile percorso. Ad un nuovo protagonismo. Dopo le buone pratiche come “welcome viale pola”, “borgoostuni”, “girogola”, oggi un distretto urbano del commercio ad Ostuni è possibile?

per un nuovo protagoniSmo del Settore,i diStretti urbani del commercio.dalla criSi nuove opportunità.

di Giuseppe Morofoto di Daniela Cardone

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Attivo l’Avviso Pubblico “Aiuti ai programmi di investi-mento promossi dalle Micro e Piccole Imprese del setto-re commercio, artigianato, industria e servizi”L’obiettivo del bando è di favorire lo sviluppo delle attività economiche attraverso la concessione di un contributo mi-sto (fondo perduto e agevolazioni in c/interessi) per la realiz-zazione, riqualificazione, ammodernamento, ampliamento di iniziative economiche nei settori indicati.Per maggiori informazioni e copia del bando potrete contatta-re lo Sportello Informativo c/o Assessorato Attività Produttive del Comune di Ostuni oppure la redazione del giornale all’in-dirizzo internet [email protected]

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speciale economia

L’Associazione BorgOstuni si è costituita nel febbraio 2007 ad opera di un intraprendente gruppo di commer-cianti, imprese e cittadini del centro storico di Ostuni che sentivano il bisogno di unirsi con il fine di promuovere e valorizzare tutte le iniziative necessarie ad incrementare la qualificazione del commercio e del turismo.L’interesse dell’associazione è rivolto anche a dare mag-giore impulso alla creazione di servizi comuni e ad ini-ziative, programmi e progetti tendenti al miglioramento dell’assetto urbano, avere un confronto con i cittadini e con la pubblica amministrazione sui temi più importanti per lo sviluppo e per il miglioramento della vivibilità della Città Bianca. Nel 2009 ha allargato i propri orizzonti, ri-volgendosi anche a realtà imprenditoriali fuori dal centro storico. Nello stesso anno ha creato un infopoint, che offre informazioni gratuite e servizi ai turisti fra cui assi-stenza multilingue ed in una fascia oraria molto ampia che raggiunge la mezzanotte nel periodo estivo.Lo scor-so novembre BorgOstuni ha partecipato alla costituzione della fondazione per la dieta mediterranea,come socio fo-datore. Un altro fine dell’associazione è produrre eventi, il fiore all’occhiello in questo settore si chiama “Mercatino delle eccellenze alimentari” che lo scorso luglio, solo alla sua seconda edizione, dopo la prima di dicembre 2010 ha raggiunto i 55 espositori vantando un successo di visitato-ri paragonabile ad eventi di livello e consolidati.

La rassegna itinerante “Girogola” è un percorso a tap-pe tra vino, musica, arte e buona tavola che si svolge contemporaneamente in sei locali del centro storico di Ostuni: “Sapere & Sapori”, “Casa San Giacomo”, “Eno-teca Divino”, “XXL Pub”, “Osteria Monacelle” e “Pausa Café”. Il circuito di degustazione prevede l’acquisto di un buono grazie al quale è possibile partecipare ad un per-corso enogastronomico presso le sei attività commerciali.Ogni assaggio è accompagnato da un bicchiere di vino, scelto tra le etichette prodotte dalle cantine che aderisco-no all’iniziativa, e da prodotti alimentari tipici locali e da pietanze preparate dai singoli ristoratori. Puntano sulla riqualificazione del rione storico e per questo anche d’in-verno hanno deciso di proporre iniziative affidandosi alla reciproca collaborazione: “sarà un modo per conoscere nuovi e antichi sapori – spiegano i promotori – voglia-mo rendere vivo il borgo durante la settimana e per chi viene a trovarci sarà un’ottima occasione per conoscere le produzioni vinicole e alimentari del nostro territorio.” La quarta edizione invernale ha anche visto il patrocinio dell’assesorato comunale alle attività produttive.

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DUE BUONE PRATIChE AD OSTUNI

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attualità

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I lavoratori della Valtur e i sindacati, stretti nella morsa della crisi azienda-le, si sono mobilitati per tentare, nel più completo caos, di capire quale sarà il futuro della gestione della struttura ostunese. Nonostante i plurimi tentativi di dialogo tra le sigle rappresentative dei lavoratori e gli attuali vertici commissariali, non si è giunti ad una chiara definizione della stra-tegia di rientro e rilancio, così che, ad oggi, i dipendenti continuano a vivere nell’incertezza più assoluta rispetto al futuro. In seno alle rispet-tive assemblee, Uil e Cgil hanno ribadito la necessità che istituzioni e lavoratori restino uniti per il bene della struttura e della città, invitando la politica ad approfondire la reale situazione societaria e finanziaria del Tour Operator. Il sindaco di Ostuni, Domenico Tanzarella, ha esposto dinanzi ai lavoratori convocati dalla Uil, le potenziali prospettive, non na-scondendo una forte preoccupazione per il presente ed il futuro di Valtur dichiarando piena disponibilità ad avviare un confronto con i futuri vertici societari al fine di sostenere un piano di ristrutturazione e riqualificazione per il villaggio ostunese. La Cgil, dal canto suo, ha evidenziato la cattiva ed imprudente passata gestione, sottolineando gli sprechi che hanno di fatto condotto il colosso Valtur in questa situazione. Il sindacalista della Cgil, Vincenzo Valente, ha più volte ribadito quanto sia necessario risol-vere il grave problema dei crediti che i circa centocinquanta lavoratori, vantano nei confronti del Tour Operator, con riferimento a retribuzione e TFR non ancora soddisfatti.Da Roma, peró, giungono notizie nuove. Il senatore del Partito Demo-cratico, Salvatore Tomaselli, membro della X Commissione Industria, Commercio e Turismo del Senato, ha formulato una richiesta di audi-zione dei Commissari Straordinari di Valtur Spa, al fine di conoscere e comprendere quale sia la strategia per il salvataggio della società, non-ché di capire quale sarà la sorte del Villaggio della Città Bianca. Mante-nimento o abbandono della gestione? I commissari hanno optato con determinazione per la prima scelta dichiarando che il Villaggio Valtur di Ostuni rappresenta per il Gruppo una struttura strategica, a cui sarà assegnata particolare attenzione sia nei programmi di riqualificazione strutturale che di salvaguardia e consolidamento dei livelli occupazio-nali. Una notizia molto positiva che potrebbe contribuire a ricreare un clima di fiducia verso le operazioni finanziarie che metteranno in campo i commissari. Lo scorso 15 dicembre, intanto, è scaduto l’avviso pubblico promosso dai commissari al fine di raccogliere manifestazioni d’interesse per rilevare le attività di Valtur Spa. A quanto trapela sarebbero quattro le società che si sono mostrate disponibili in tal senso tra le quali spicca il nome di Alpitour. C’è da dire che la crisi della Valtur si ripercuote a livello locale sulle spalle dei lavoratori che hanno dedicato gran parte della loro vita alla gestione ed al mantenimento della struttura, fiore all’occhiello dei villaggi organizzati in Italia. E’ anche grazie a queste persone che oggi Ostuni può affermare nettamente una propria primaria vocazione turistica ed è per questo che con i lavoratori, oggi più che mai, dobbiamo stringere un patto di collaborazione, per seguire attentamente l’avvicen-darsi dei cambiamenti a livello societario nazionale e per innescare un virtuoso dibattito nella città sul ruolo di Ostuni nel panorama turistico nazionale ed internazionale, partendo dalla fondamentale considerazio-ne che parlare di “turismo” vuol dire valorizzare e promuovere lavoro, diritti e sviluppo.

la Storia della valtur

Era il 1964 l’anno in cui la Italconsult di Raimondo Craveri, con il contributo di Ali-talia, Fiat, Sara Assicurazioni, Cit e Banque Lambert, lanciò per la prima volta in Italia l’idea turistica dei Villaggi organizzati per vacanze. La Valtur Spa, con il passare degli anni, divenne il marchio d’eccellenza delle vacanze per le famiglie italiane e fucina di grandi talenti come il grande showman Fio-rello.Alla fine degli anni sessanta anche Ostuni diventa protagonista in questo processo di innovazione turistica, con l’inaugurazione del Villaggio Valtur che sarà per sempre ri-cordato come il primo reale polmone turisti-co della città. Nel 1998 la proprietà di Valtur Spa passa al Gruppo guidato da Carmelo Patti, uno dei principali fornitori del Gruppo Fiat, dopo una serie infinita di stravolgimen-ti e cambi di vertice a livello societario che hanno, di fatto, indebolito il grande marchio del Tour Operator, e messo in difficoltà la stessa filosofia originaria dell’azienda, basa-ta sull’offerta di vacanze organizzate rispon-denti ad alti standard qualitativi che oggi, purtroppo, sono stati accantonati dall’egoi-smo dei pochi potenti di turno che hanno visto in questa straordinaria realtà soltanto lo strumento principe per ricchi investimenti commerciali.

la vicenda dei 200 lavoratori della valtur di oStuni.di Giuseppe Tagliente

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la vicenda dei 200 lavoratori della valtur di oStuni.

“La nuova politica agricola comunitaria e il Mezzogiorno: opportunità e pericoli “.Questo il tema di un convegno organizzato da La Nuova Piazza e PugliaEuropaMed.La forte riduzione del budget (1,4 miliardi di euro in meno) a favore del bilancio agricolo italiano insieme a misure assolutamente contrarie agli interessi del Mezzogiorno rischiano di compromettere un patri-monio prezioso per la economia e per la civiltà delle nostre terre. Di questo si è occupato il prof. Francesco Pruden-tino che, in veste di esperto dell’olio DOP “Collina di Brindisi“, ha tratteggiato la storia e la cultura dell’ ulivo. Grande rilievo ha poi dato alle qualità organo-lettiche e alle proprietà salutistiche dell’olio extraver-gine di olivo, concludendo che è interesse di tutta la comunità regionale sostenere la produzione delle piante secolari, fonte di lavoro e di reddito di una consistente fascia di popolazione. Dal canto suo il presidente della CIA, Luigi D’Ami-co ha molto insistito sulla necessità che la cosidetta integrazione sia sempre più legata alla coltivazione dell’ulivo e alla produzione effettiva di olio, miglio-rando la filiera e valorizzando il nostro prodotto. E’ assurdo che nei nostri ristoranti non si faccia uso e promozione dell’olio dop del territorio.Oggi quegli agricoltori che hanno salvato gli ulivi se-colari, la storia e la cultura dei nostri paesi, la bellez-za dei nostri paesaggi, sono in grande difficoltà. Le loro aziende rischiano l’abbandono se non ricevono il sostegno economico dell’Europa e della Regione Puglia. Bisogna fare sistema e sostenere la commer-cializzazione della produzione di qualità.

L’on. Enzo Lavarra, presidente del Fo-rum Agricoltura nazionale del PD, ha illustra-to le linee guida della Commissione Europea, in materia di Politica Agricola Comunitaria. L’asse prioritario poggia su 3 A : una Agricoltura capace di produrre Alimenti di qualità e di tute-lare l’Ambiente. Solo producendo alimenti di qualità si può trovare spazio sul mercato e vedere crescere il reddito degli agricoltori. Oggi, per molti alimenti, l’Italia rischia di dipendere dalle importazioni e contemporaneamente si assiste all’abbandono della terra per mancanza di reddito adeguato. La nuova politica agricola deve ribaltare questa si-tuazione e sostenere le produzioni primarie, a partire dall’olio extravergine di oliva. Il premio di incentivazione deve sostenere i produttori e va migliorata la capacità di commercializzare i pro-dotti occupando tutti i canali del mercato.I supermercati devono sottoscrivere accordi per ga-rantire la presenza dei prodotti locali sui loro scaffali di vendita e questo vale anche per il settore della ri-storazione.Così come Il mondo rurale rappresenta una risorsa importante per il turismo. Bisogna fare sistema se si vuole garantire reddito agli agricoltori ed evitare l’abbandono delle produzioni alimentari con danno certo a tutto il territorio e a tutti i settori produttivi.La nuova politica agricola comunitaria non può dimenticare una coltura arborea come l’ulivo.Il sen. Salvatore Tomaselli ha sottolineato lil valore ai fini dell’export commerciale dei prodotti tipici del

Mezzogiorno e in questo senso devono essere orien-tati gli sforzi che il Governo nazionale e quello regio-nale saranno chiamati a compiere nei prossimi anni. In Europa lo Stato Italiano deve riaffermare la sua presenza ed il suo prestigio evitando di battersi in di-fesa dei produttori di latte che non hanno rispettato le direttive comunitarie, ma affermando le ragioni di chi produce alimenti di qualità. L’augurio è che il go-verno italiano torni a farsi sentire autorevolmente sui tavoli europei delle trattative.Tra gli interventi , meritano di essere segnalati quelli di alcuni imprenditori agricoli che, stanchi di pa-role e promesse chiedono misure urgenti, pena il rischioconcreto di abbandono delle terre e delle colture.Sono stati ricordati alcuni numeri che riguardano la produzione olivicola del territorio ostunese: su 18.500 ettari di superficie agraria circa 2/3 sono oc-cupati da uliveti, che nelle annate buone producono circa 60.000 quintali di olio. Il 50% è extravergine e circa 1500 quintali è D.O.P.Il costo dell’extravergine (250/300 euro al quinta-le) non copre le spese di produzione. Se si riduces-si, o peggio, si annullasse l’integrazione sul prezzo dell’olio sarebbe la fine dell’agricoltura nel Mezzo-giorno e ad Ostuni. Di qui la necessità che ognuno, per la parte di pro-pria competenza, intervenga a sostegno di proposte utili a favorire l’impegno degli olivicoltori nel miglio-rare la qualità del prodotto e nell’intraprendere iniziative utili , anche di carattere agrituristico, a va-lorizzare il patrimonio storico e ambientale.

3A:AGRICOLTURAALIMENTAZIONEAMBIENTEdi Enzo Cappetta

foto Marcello Carrozzo

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attualita’

La rivoluzione digitale è arrivata in provincia di Brindisi, o me-glio è arrivata in una parte del nostro territorio. Il presiden-te Massimo Ferrarese ha dato il via libera alla realizzazione di impianti WI-FI in quattro piazze del brindisino. Si tratta - a dire dell’amministrazione provinciale - di una iniziativa a titolo sperimentale che in questa prima fase riguarderà le città di Brindisi (piazza Vittoria), Mesagne (Villa Comunale), Oria (piazza Lorch) e Francavilla Fontana (piazza Umberto I). «Da gennaio - ha assicurato Ferrarese - anche Latiano avrà l’attivazione del WI-FI gratis». Quindi in queste piazze sarà possibile navigare in rete grazie agli impianti messi a disposizione dall’amministrazone provinciale. Ferrarese ha tenuto a precisare che gli impianti WI-FI saranno finanzia-ti utilizzando il taglio operato alle indennità del presidente e dei componenti la giunta provinciale ed i fondi rivenienti da una cospicua riduzione dell’utilizzo dei telefoni mobili di servizio dello stesso esecutivo. Questa notizia ha sollevato critiche soprattutto da parte dei cittadini di quella porzione di territorio che, ancora una volta, è ignorata dai progetti dell’amministrazione provinciale. Nonostante la provincia di Brindisi sia la prima nel sud italia a realizzare impianti di questo tipo, questa lodevole iniziativa si sviluppa solamente, almeno per il momento, sull’asse Brindisi - Taranto, lasciando scoperte sia la zona a nord che quella a sud del capoluogo. Da tempi non sospetti si parla di una proposta di wi-fi li-bero nel nostro territorio comunale per venire incontro alle esigenze dei cittadini e dei turisti che giungono numerosi nella città bianca. Internet libero è stato riproposto con forza anche dai Giovani Democratici di Ostuni sul loro documento programmatico apparso anche sulla nostra rivista. Il silen-zio degli amministratori, siano essi comunali o provinciali, è però assordante. Non è stato mosso un dito su nessuna delle iniziative che l’amministrazione provinciale ha messo in cantiere, alcune delle quali hanno deliberatamente igno-rato grosse porzioni del territorio provinciale. Le parole del presidente dell Provincia potrebbero apparire però rassicu-ranti: “Partiamo da quattro città - afferma Ferrarese - ma l’obiettivo è di realizzare delle aree dove si potrà navigare gratuitamente in ogni comune della provincia di Brindisi. In questo modo andremo incontro alle esigenze di migliaia di internauti che fino ad oggi hanno dovuto limitare l’accesso alla rete per il costo della connessione”. Dovremmo atten-dere fiduciosi ma raccogliamo l’ammonizione del sommo Seneca che dicendo: “Si volge ad attendere il futuro solo chi non sa vivere il presente”, ci invita a lanciare una nostra proposta. Vista la ritardata attenzione dell’amministrazione provinciale chiediamo agli amministratori comunali di dare la possibilità ai cittadini della Cittá Bianca di navigare gratuita-mente almeno in Piazza della Libertà. Come? Installando un hot-spot wifi. Con quale denaro? Con quello ricavato da un micro taglio alle indennità degli assessori. Non sarebbero troppi i soldi da investire e, soprattutto, farebbero un gran regalo a tutti gli ostunesi.

OSTUNI FUTURA:MA ChE CITTà è SENzA wIFI?di Gianluca Zurlo

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di Gianluca Zurlo

Una passeggiata per le vie del centro sto-rico di Ostuni è diventata per me, che vi ho a lungo vissuto, un’esperienza dolorosa e insostenibile. Di questo mi è capitato di scrivere anche in passato ma il delitto che quotidianamente si consuma in quei vicoli non può essere dimenticato e vale la pena correre il rischio di ripetersi. Anche trent’anni fa una porta in alluminio, un’insegna in plastica o un gradino in grani-to mi ferivano nei miei consueti tragitti. Pur nella consapevolezza che alcune di quelle scelte fossero dettate dalla necessità degli abitanti di impiegare materiali poco costosi, si finiva comunque con il constatare amara-mente come quella cultura popolare, che nel tempo aveva elaborato un linguaggio architettonico articolato e coerente, aves-se smarrito quel dono prezioso introdu-cendovi note improvvisamente dissonanti. Come era possibile non avvertirne la profonda estraneità in quell’universo di architetture “spontanee”, silenziose, semplicemente semplici? A dire il vero, nonostante la questione fos-se sollevata più volte e da più parti, non si è fatto molto e forse ci saremmo affidati al tempo e alle future generazioni per la ri-soluzione di questi problemi, se non fosse sopraggiunto in questi ultimi anni un cata-clisma i cui guasti il tempo non può sanare: la tendenza scellerata a rimuovere i vecchi intonaci esterni e le secolari stratificazioni di scialbatura di calce, allo scopo di mettere a nudo la pietra sottostante. Questi nuovi barbari avevano cominciato già molti anni addietro concentrando inizialmente la loro furia distruttrice sulle pareti interne: insensi-bili a qualsiasi forma di rispetto delle tipolo-gie e delle abitudini tramandateci, davano avvio ad un processo rapido ed indiscrimi-nato di rimozione degli intonaci.Purtroppo, come in una malattia dege-nerativa, il processo si è esteso alle pareti esterne: prima la sostituzione delle antiche finiture con intonaci lisci, graffiati, spugnati, “ a buccia d’arancia “, fino ad arrivare alla scelta della pietra a facciavista. Oramai, non vi è strada della vecchia Ostuni che non sia stata deturpata da recen-ti interventi di spicconatura dei vecchi paramenti murari. In alcuni casi, in tota-le spregio delle tecniche costruttive tradi-zionali e di qualsiasi richiamo alle norme elementari di teoria del restauro architetto-nico, il delitto viene consumato con parti-

colare perfidia e narcisismo progettuale: le nostre vecchie case sono costrette a subire soluzioni miste, leziose e agghiaccianti, ca-ratterizzate da un intonaco rifatto, antica-to, finto e interrotto da inserti di porzioni di muratura con conci a vista. Come può essere possibile non accor-gersi che le tradizionali scialbature di calce costituiscono la pelle delle nostre vecchie case? Una pelle scabrosa, aspra, rugosa, che si anima di continue, cangianti vibrazioni chiaroscurali , seguendo i raggi di incidenza della luce del sole. Il grande pit-tore francese Claude Monet affitterà una stanzetta a Rouen, di fronte alla grande cat-tedrale gotica, e lavorerà contemporanea-mente su trenta tele diverse per registrare le infinite variazioni che la luce determina su di una facciata irregolare in funzione delle ore del giorno, delle stagioni, del grado di umidità dell’aria o nuvolosità del cielo. La rimozione della calce annulla per sempre questo effetto, le superfici delle case ces-sano di vivere e di reagire alla luce, ma ci rimandano un’immagine piatta e uniforme. Appare stupefacente che una comunità che è cresciuta enormemente in questi anni in termini di prestigio internazio-nale e di benessere economico grazie alla sopravvivenza delle sue storiche architetture, fregiandosi di appellativi da vendere sul mercato dell’offerta tu-ristica (“La bianca Regina degli ulivi“, “La città bianca “), assista distratta ed impotente ad un assalto che rischia di ridurla ad un cumulo di macerie, can-cellando i segni della sua specificità. L’appello va rivolto all’Amministrazione Comunale, alle forze politiche di mag-gioranza e di minoranza, agli abitanti del centro storico, a tutti i cittadini: troviamo il modo di fermarli, sono pericolosi, osti-nati ed indifferenti a qualsiasi disposizione normativa. Il problema, purtroppo, non si risolve solo con una intensificazione dei controlli da parte della Polizia municipale - anche perché sono sufficienti poche ore per rimuovere un intonaco secolare da una intera facciata - ma va smossa la coscienza collettiva della città.A tutti deve essere chiaro che quei colpi di piccone, giorno dopo giorno, stanno grattando via la nostra storia e, se questo non dovesse bastare, la nostra fortuna.

IL PESO DELLA BELLEzzA,COSA CI RIMANE DELLA CITTà BIANCA.di Guglielmo Cozzolino

attualita’

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Chissà se Biagio Nobile, presidente del SEROSTUNI, aveva immaginato, nel 1987 che quell’associazione appena nata sarebbe cresciuta, diventando nel tem-po un punto di riferimento nell’ambito dell’associazionismo e del volontariato ostunese.Il prossimo 7 gennaio l’Associazione, che oggi fa parte del coordinamento provin-ciale della Protezione Civile, si prepara a tagliare il traguardo dei 25 anni di attivi-tà. In questi anni tanto è stato fatto e si continua a fare, nell’ottica del volontaria-to inteso nell’accezione etimologica del termine: ossia a far dono, in maniera gra-tuita e disinteressata, del proprio tempo e delle proprie competenze per metterle al servizio di chi ne ha bisogno. “Inizialmente eravamo un gruppo di amici appassionati di elettronica e tele-comunicazioni che decisero di mettersi insieme e formare un’Associazione, con lo scopo di migliorare le nostre conoscen-ze in materia e metterle al servizio della collettività”- racconta il presidente, che ricopre la carica da allora. “Inizialmente, il discorso non coinvolgeva la Protezione Civile; pagavamo le quote sociali e pren-demmo in affitto un piccolo locale, per avere un punto di ritrovo. Dopo un po’ abbiamo iniziato a collaborare con il Co-mune, ma in maniera estemporanea”.Con il passare degli anni, ed entrando a far parte dell’ambito della Protezione Ci-vile, l’Associazione è cresciuta nei numeri e nei servizi offerti non solo in ambito lo-cale ma anche nazionale. “Siamo stati tra i primi a intervenire a

Sarno, dopo l’alluvione, così come a L’Aquila, poche ore dopo il terremoto dell’aprile 2009, eravamo già lì”- ricorda Roberta Rodio, responsabile del progetto di formazione nella scuola dei Minivo-lontari SER, bambini che frequentano la scuola media e vengono sensibilizzati al tema del volontariato. La maggior parte di loro, chiede poi di entrare a far parte dell’associazione a tutti gli effetti.Oggi le attività sul territorio si sono arric-chite di ulteriori servizi, soprattutto nel periodo estivo: “Offriamo un Servizio antincendio boschivo, dal 15 giugno al 15 settembre, e dal 1 luglio al 31 ago-sto, un Servizio di Assistenza ai Bagnanti, svolto da dipendenti specializzati , grazie al finanziamento del Comune. Siamo poi sempre pronti a intervenire per qualsiasi calamità o evento che richiedano la no-stra presenza”. Tra non molto, il SERO-STUNI, grazie a un progetto finanziato dal Dipartimento di Protezione Civile, avrà in dotazione anche un sistema di localizzazione radio e ricerca persone molto sofisticato. “ Non appena sarà completo- aggiunge il presidente Nobile - lo metteremo a disposizione delle forze dell’ordine e di altre associazioni a livello nazionale, per favorire appunto l’attività di ricerca persone. Da quel che sappia-mo, oggi in Italia ce ne sono solo due, il nostro dovrebbe essere il terzo”. L’entusiasmo e l’orgoglio con cui il pre-sidente parla di questo nuovo progetto sono palpabili e fanno capire come la passione e la dedizione di 25 anni fa sia-no, realmente, rimaste intatte.

25 anni di impEGno civiLE

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L’associazione SEROSTUNI nasce, per iniziativa di un gruppo di amici appassionati di elettronica, computer e telecomunicazioni, il 7 gennaio del 1987 con il nome di l’Associazione Radio CB “Città Bianca”. Fin dall’inizio aderisce alla FIR-CB-SER - Federazione Italiana Ricetrasmis-sioni Servizio Emergenza Radio. Il 25 aprile del 1999 l’assemblea straordinaria dei soci delibera la modifica del nome dell’associazione e di alcuni articoli dello statuto per adeguarlo alla Legge quadro sul Volontariato (legge 11 agosto 1991, n° 266). Diventa così l’ASSOCIAZIONE VOLONTARI SEROSTUNI. Nel nuovo statuto si evidenzia maggiormente che l’organizzazione di volontariato persegue il fine della solidarietà civile, culturale e sociale senza finalità di lucro e che per la realizzazione dei suoi fini statutari si avvale delle prestazioni volontarie, personali e gratuite dei propri aderenti.Nel 2009 viene sottoscritto un accordo di collaborazione tra la Scuola Secondaria di 1° grado “ N. Orlandini Barnaba” di Ostuni e l’Asso-ciazione affinché tutti gli allievi che abbiano seguito nel corso dell’anno scolastico 2008/2009 il corso di formazione per minivolontari SER, possano consolidare gli apprendimenti attraverso percorsi pratici. L’iniziativa riscuote talmente tanto successo che il SEROSTUNI convalida la costituzione al proprio interno del gruppo MINISER per offrire la possibilità, a chi lo richieda, di continuare la loro esperienza all’interno dell’Associazione.L’associazione SEROSTUNI svolge principalmente attività di: - Gestione ed attivazione della sala radio del C.O.C. di Ostuni (Centro Operativo Comunale); del C.O.M. 2 (Centro operativo Misto); della S.O.P. Brindisi (Sala Operativa Provinciale);- Previsione e prevenzione in caso di calamità naturali;Soccorso in caso di calamità dovute a fenomeni meteorologici;Promozione e partecipazione a corsi di formazione;Divulgazione della cultura del volontariato, della solidarietà sociale e del rispetto dell’ambiente e dei beni culturali.

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Da Nang, Vietnam 2009foto di Marcello Carrozzo

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Incontro Tonino Saponaro, insieme a Marcello Carrozzo, la mattina di venerdì 2 dicembre. Ci riceve nel suo studio, in via Salandra. Sede storica di Tele Radio Città Bianca.Opera in questa sede dalla fine degli anni 70, quando colla-borava con Radio Ostuni 104 Mhz (la prima radio libera della provincia di Brindisi). Tonino Saponaro era rientrato in Ostuni per i campionati mondiali di ciclismo del 1976. Era, infatti, partito alla fine degli anni 50 per insegnare prima a Parma e poi a Roma.Aveva lasciato Ostuni per cercare anche uno spazio nella pub-blica informazione.Erano, quelli, anni difficili,anche se aperti a molteplici sviluppi e prospettive; difficili soprattutto per un meridionale che nel Nord Italia desiderava inserirsi nel mondo giornalistico.Fa le sue prime esperienze a Parma, poi a Milano e, infine, a Roma. Comincia a frequentare redazioni di giornali e le prime Radio libere, che a metà degli anni 70 nascono da tutte le parti. Impara il mestiere.Nel 1976 torna ad Ostuni e collabora con Radio Ostuni 104 Mhz fondata da Rosario Bruno, Silvio Carrino e Lorenzo Palma. La Radio racconta i Campionati Mondiali di Ciclismo su strada ad Ostuni e su pista a Monteroni di Lecce; Saponaro è uno dei protagonisti del grande successo delle trasmissioni.

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una vita per il giornalismo

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Nel 1978 si separa da Radio Ostuni, lascia l’insegnamento e la scuola e fonda, in via Salandra, Tele Radio Città Bianca. Inizia la lunga storia che lo vede protagonista ancora oggi. Nel 1980 nasce la televisione, con l’aiuto tecnico di Giacomo Don-naloia.Crescono i collaboratori. All’inizio tutti volontari,tanti giovani.Oggi la Televisione ha un organico di 26 persone che operano quotidianamente su tutto il territorio della Provincia di Brindi-si e nei Comuni di Martina Franca, Locorotondo e Monopoli. Una presenza importante e insostituibile per la informazione e la conoscenza di tutte le notizie e gli avvenimenti del nostro territorio.Il racconto di Tonino Saponaro è pacato e sereno. La sua è stata una vita intensa e le sue esperienze di lavoro mol-teplici. Tanti i sacrifici, gli impegni, le emozioni, i rischi; tante anche le soddisfazioni e i risultati. Molti i collaboratori e gli amici che lo hanno affiancato nella impresa.Una scommessa vinta: è riuscito a realizzare il sogno di un lavoro, nel campo della comunicazione al servizio di una comunità, con serietà, leggerezza e spirito critico.Quest’ultimo anno è stato particolarmente intenso. Prima la pubblicazione del suo libro edito da Schena di Fasa-

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no: “Dall’occhio al cuore” Diario di un cronista. Poi la pre-sentazione a Brindisi nella serata del 25 febbraio 2011 con la consegna del premio “Filia Solis” da parte del Presidente della Provincia Massimo Ferrarese. Infine, il Consiglio Comunale di Ostuni gli conferisce il 25 marzo l’Attestato di Civica Bene-merenza, consegnato dal Sindaco Domenico Tanzarella, nella manifestazione pubblica del 14 aprile del 2011.Tutti gli riconoscono il merito grande di avere svolto un servi-zio di informazione alla comunità brindisina con competenza, professionalità, impegno e continuità.“Una grande soddisfazione che ci gratifica del lavoro svolto in tutti questi anni, insieme ai miei collaboratori” confessa emozionato. Fa piacere che gli altri riconoscano il tuo lavoro e lo ritengano utile per la Città e il territorio. Sono stati anni di profondi cambiamenti e trasformazioni: l’informazione delle Radio e delle Televisioni locali ha modificato profonda-mente i comportamenti, i valori e i costumi della gente. Abbia-mo trascorso, dice, diversi momenti importanti.Il primo ha riguardato il rapporto fra il nuovo mezzo di comunicazione e i cittadini.Risultava veramente insolita la possibilità di conoscere, ascolta-re, porre domande a persone che operavano nel campo socia-le, culturale, economico, politico e nel mondo dello spettacolo.

Prima questa gente appariva lontanissima dai cittadini. Abbia-mo avvicinato i cittadini alle Istituzioni, ricorda con orgoglio Tonino Saponaro. Un secondo momento è rappresentato dalla crescita culturale e civile che si è realizzata grazie alle molteplici trasmissioni relative alla storia locale, al folclore, ai beni culturali e ambientali del territorio, alla poesia dialettale. Ai microfoni si sono succeduti esperti, insegnanti, presidi, sto-rici e poeti che hanno permesso agli ascoltatori di riscoprire la propria identità storica e le risorse culturali e paesaggistiche della propria terra. La terza fase riguarda l’informazione politica.I cittadini, finalmente, potevano ascoltare e dialogare con i po-litici locali. Chiedere conto delle scelte fatte e avanzare propo-ste per i problemi da risolvere.Molti politici hanno tenuto trasmissioni sui temi delle Ammini-strazioni locali, regionali e nazionali. Si è parlato di tutto a tutti. La Radio e la Televisione sono sempre state aperte alla colla-borazione e alla presenza di tutti. Si possono fare centinaia di nomi di collaboratori occasionali e fissi. C’è solo l’imbarazzo della scelta ed il rischio di dimenticare persone importanti. Cer-tamente tantissimi uomini politici e amministratori comunali, provinciali e regionali di tutte le forze politiche hanno frequen-tato gli studi di Teleradio Città Bianca. Tante sono le storie per-sonali che si possono raccontare. Con tutti ho avuto un rapporto di amicizia sincero. Poche sono state le delusioni ricevute.Nel campo sociale Tonino Saponaro ricorda la presenza, negli studi di TRCB, dei sindacati dei lavoratori, dei rappresentanti degli artigiani, dei commercianti e degli imprenditori, dell’INPS e della Azienda Sanitaria Locale. Istituzioni e uomini che in que-sti 30 anni hanno operato nel territorio brindisino e lo hanno trasformato.TRCB ha raccontato tutti i giorni questa storia ed ha permesso ai cittadini di Conoscere tutti gli avvenimenti e di partecipare a tante iniziative. Nel suo racconto traspare il grande amore per la sua terra, oltre che la grande passione per il lavoro di una vita.Saponaro si sofferma particolarmente su Ostuni, sui cambia-menti visibili a tutti di una Città che è punto di riferimento nella provincia di Brindisi. Tutti parlano della nostra Città, delle iniziative, delle manifestazioni, del suo sviluppo culturale, eco-nomico e turistico.Sicuramente, conclude con un po’ d’orgoglio, TRCB ha con-tribuito a questa affermazione. Siamo alla conclusione dell’in-contro. Gli chiedo del futuro suo e dell’azienda TRCB. Riprende – questa volta con un tono appena alterato – rilevando proble-mi legati alla mancanza di risorse economiche. Stiamo organiz-zando con l’ingegnere Luca Montrone di Telenorba iniziative di protesta contro il Governo che, durante la presidenza di Ber-lusconi, ci ha ridotto e ritardato i finanziamenti, previsti dalla Legge 422 del 1993, alle emittenti locali.Sono previsti anche incontri con la Giunta Regionale della Pu-glia per sollecitare gli interventi di sostegno finanziario al pas-saggio dall’analogico al digitale nelle trasmissioni televisive. Si tratta della vita di tutte le emittenti televisive locali, che offrono un servizio di informazione insostituibile alle popolazioni dei diversi territori.Questo impegno è necessario per assicurare futuro alla azienda di TRCB e a tutti i suoi operatori. Il futuro di Tonino Saponaro è, ancora, tutto nel suo lavoro per TRCB.L’ultimo riferimento è un ringraziamento alla Città Bianca, alla sua bella e civile Ostuni, al gesto generoso del Consiglio Comunale che coralmente, senza distinzione di nessuno, ha conferito l’Attestato di Civile Benemerenza ad un cittadino che tanto ha dato alla nostra comunità.

di Enzo Cappettafoto di Marcello Carrozzo

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Vorrei mordere un pezzo di pane. Alla fine degli anni ’80, quando facevo l’animatore in un villag-gio della vostra costa, ogni volta che guardavo lassù sulla collina ammiravo la vostra città bianca incorniciata dal verde degli ulivi e mi veniva voglia di mordere un pezzo di pane buono. Sai, al termine dello spettacolo avevo preso l’abitudine di tagliarmi una fetta di buon pane croccante, possibilmente fatto in casa, ci versavo sopra l’olio buono delle vostre campagne e, subito dopo, un bel pomodoro verace. Per me Ostuni è questo.Fiorello è così, naturale, semplice, senza artifici, come la sua ricetta con la quale si concludeva il nostro incontro. Era l’estate del ’99 e il buon Fiore conduceva la kermesse del Festivalbar insieme ad Alessia Marcuzzi, ora sua concorrente diretta, seppur ampiamente distaccata, nella corsa allo share del lunedì sera; ma all’epoca coppia collaudata ed affiatata. Fiorello era sinceramente orgo-glioso di essere tornato in una delle piazze del suo trionfo ai tempi del Karaoke, ma, soprattutto per aver rivisto la città bianca dove….con l’èquipe dell’animazione del villaggio salivamo a com-prare i pezzi di stoffa e tutto ciò che ci serviva per mettere su lo spettacolo. Era una vera festa. E’ stato un periodo spensierato e di grande divertimento insieme ad amici di Ostuni, Carovigno e San Vito dei Normanni. La Puglia, come la mia Sicilia, hanno in comune il calore della gente, la disponibilità all’accoglienza dimostrata in tantissime occasioni. Voi pugliesi siete capaci di tutto per chi vi chiede accoglienza. Mi sento a casa.Aveva già tutte le caratteristiche dei grandi dello spettacolo sebbene non avesse ancora avuto l’opportunità di dimostrarlo appieno. Non ci sono in Italia artisti del tuo calibro capaci di condurre, cantare, far ridere e recitare. Sarebbe ora che qualcuno se ne accorgesse definitivamente. Meriti un grande show da prima serata.Lo dici tu e io ti ringrazio. Troppo buono.I grandi intrattenitori come te hanno un istinto innato ma, attualmente, non ottengono molto spazio sui media nazionali.Perché in Italia manca la cultura dello showman a tutto tondo come, invece, accade in America dove fare cinema, cantare e presentare, sono qualità molto apprezzate; vedi Billy Crystal; ma a me va bene così.Da intervistatore navigato lo spiazzo citandogli una sua canzone a cui tiene tantissimo ma che, evidentemente, non gli era mai stata citata in precedenti interviste: “Tu, solo tu”. Fiorello incredu-lo che possa aver apprezzato quel disco si infiamma letteralmente e si esibisce in una estempora-nea performance a cappella. Ad un tratto si invertono i ruoli ed è lui ad incalzarmi con domande su qualla citazione e a ringraziarmi per avergli ricordato quel brano. Chiede al suo manager di appuntarsi il mio indirizzo per recapitarmi una copia autografata. Solo i grandi hanno l’umiltà di farti sentire importante. Ma davvero ti piace “tu, solo tu”? Non ci posso credere. E’ probabilmente il disco che ho inciso a cui tengo di più. Solo Red Canzian dei Pooh mi ha detto che era un pezzo forte. Chiedimi qualsiasi cosa.Ti chiedo cosa desideri in questo momento? Un pezzo di pane, olio e pomodoro. Nient’altro.

interviSta a fiorelloPane, olio e pomodoro

di Francesco Roma

le interviste di francesco roma

“ostuni è come un pezzo di pane buono”

i frame sono stati estrapolati da un servizio di trcb

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spazio promozionale

La prima di una lunga serie di percorsi che si articoleranno su tutto il nostro territorio e oltre, percorrendo sentieri di suggestiva bellezza che emozioneranno i nostri amici.L’idea è tentare di riappropriarci di un rapporto con la natura che sempre più le nuove generazioni vittime di un insensato modello di sviluppo hanno perduto, a tal proposito esploreremo boschi sulle nostre selve e sui territori di Martina Franca, passeremo per le gravine di Grottaglie, Statte, Laterza tanto uniche e preziose per i loro ecosistemi e insediamenti rupestri, visiteremo grotte facendovi sentire degli speleologi esploratori, arrampicheremo le falesie sperimentando l’aspetto propedeutico e meditativo del con-tatto con la roccia e tanto altro…..

ESCURSIONE SENTIERO SAN BIAGIO

POSIZIONE: 1,5 Km da Ostuni (Brindisi)ACCESSIBILITA’ DISABILI: NOLIVELLO DI DIFFICOLTA’: E (escursionistico) TRANSFER: 15 minutiTEMPO DI PERCORRENZA: 3 ore 30 minuti circa

ABBIGLIAMENTO E ACCESSORI CONSIGLIATI: cappellino; zaino piccole dimensioni; pantalone lungo di tessuto leggero; scarpa da trekking o in alternativa da ginnastica a suola bassa; 1,5 litri di acqua a testa; snack per ristoro quali barrette energetiche, biscotti, ecc.

Trekking articolato sulla Selva di Ostuni raggiunge i 400 metri di altezza sul livello del mare, altitudine massima della provincia di Brindisi.Dall’alto delle sue colline, ricoperte da flora naturale, costituita, nella parte boschiva, da querce, lecci, pini, castagni e cipressi, e salvaguardata da un clima temperato, la Selva di Ostuni si affaccia sul territorio dei trulli e delle grotte, offrendo numerose vedute panoramiche a chi voglia percorrerne a piedi i sentieri alberati.Nella stagione invernale, in particolare nei mesi di febbraio e marzo, come accade in tutta la zona e/o sub regione cosiddetta della Pre - Murgia pugliese, si presentano delle nevicate, che imbiancano la superficie dei numerosi trulli e degli alberi di alto fusto.Passaggio obbligato lungo la strada detta dei Colli, si trova l’antica chiesa rupestre di S. Biagio,. Le origini della chiesa, laura cenobitica basiliana, e del modesto complesso abi-tativo adiacente, sede dell’oblato (o custode), fino agli inizi del nostro secolo, collocato di fronte alla chiesa, risalgono al XII secolo e diverse pergamene lo stanno ad attestare in modo inconfutabile. I primi ad abitare nel basso medioevo il piccolo insediamento di S. Biagio in Rialbo furono alcuni oblati basiliani che dai vescovi di Ostuni ottennero i terreni circostanti, gli animali ed il sostegno economico per intraprendere le loro attivi-tà.. Il romitorio è formato da una modesta chiesetta in stile romanico addossata ad una cavità rocciosa (parte ipogea) dove fino a pochi anni fa si scorgevano tracce di affreschi alto medievali riconducibili alla presenza dei monaci basiliani. All’interno della chiesa si ammira l’altare in pietra gentile in stile barocco con la statua di S. Biagio, all’esterno invece si trovano modesti corpi di fabbrica tra cui una stanza situata sul lato sinistro della chiesa e di fronte al sacro edificio l’antica dimora dell’oblato, formata attual-mente soltanto da due superstiti stanze con all’esterno due pozzi scavati nella roccia e alimentati da un acquedotto ben visibile all’esterno lungo il crinale della fascia pe-demontana perché tutto realizzato in superficie tra le rocce. Il cortile, situato al centro dei vari ambienti ora descritti, è ancora oggi protetto da muro frangivento. All’esterno dell’insediamento monastico si trova una ampia zona di macchia mediterranea incon-taminata con altre forme di insediamento medievali rappresentate da antichi “acquari” lungo i tratturi di accesso che ancora conservano le forme tradizionali impresse dai loro artefici. Numerosi muretti a secco di epoca remota sono ugualmente visibili in diversi punti e rendono ancora più suggestivo il paesaggio circostante interessato, tra l’altro, da una grava di enormi dimensioni considerata dagli speleologi la più grande cavità sotterranea esistente in Puglia. Dal santuario si osserva la piana degli uliveti che copre interamente tutta l’area compresa tra Ostuni e il mare. Il percorso escursionistico si conclude con la visita alla masseria Donna Nina con degu-stazione di prodotti tipici locali, che ristoreranno i nostri ospiti dalla fatica.

aLLa ScopERTa dEL noSTRo TERRiToRio pERcoRSi SUGGESTivi,RiTmi LEnTi in SimBioSi con La naTURa, Sono LE pRopoSTE di advEnTURE ToUR.

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BrunoVergani, classe 1957, nato in provincia di Mila-no, è quello che potremmo definire un intellettuale a tutto tondo: scrittore e regista. Il suo caso è salito alla ribalta delle cronache nazionali dopo aver rilasciato una intervista a Ferruccio Pinotti nel libro “La lobby di Dio” edito esattamente un anno fa da “Chiare Lettere” e, soprattutto, a seguito della messa in scena del suo testo teatrale autobiografico, “Memorie di un ex monaco”, nel quale racconta la sua esperienza in Comunione e Liberazione negli anni Settanta.Incontro Vergani a Ostuni, in contrada Cervarolo, dove vive e gestisce un’erboristeria. Lo conoscono tutti! Per eliminare ogni tipo di formalità mi chiede subito di dargli del tu.

Bruno da dove nasce la pièce “Memorie di un ex Monaco”?Premetto cha ho sempre amato scrivere. Qualche anno fa il mio amico, il regista, Vincenzo Todesco, mi propose di portare in scena un’opera teatrale di Samuel Beckett: “L’ultimo nastro di Krapp”. In quell’opera il protagonista che ha utilizzato come diario un vecchio registratore, in cui ha descritto tutte le sue giornate, i pensieri e i desi-deri, riascolta il nastro e si ritrova davanti il suo passato. Quell’opera mi ha permesso di contattare un’emozione interna e offrirla al personaggio e, allora, ho capito che sarebbe stato quello il momento di raccontare ciò che mi era successo eliminando quella sensazione di aver “buttato via il bambino con l’acqua sporca” e, scrivendo “Memorie di un ex Monaco”.

Cosa racconti nell’opera?La mia esperienza, negli anni settanta, nei Memores Domini, un’ associazione laicale cattolica i cui membri vivono in case con consigli evangelici sulla povertà, ca-stità perfetta e obbedienza sotto l’egida del movimen-to di Comunione e Liberazione. Ero arrivato lì con una forte domanda di senso sulla mia vita e, dopo qualche tempo mi sono ritrovato a vivere in un contesto di cieca obbedienza che spingeva ad agire seguendo il movi-

mento nel Cristo incarnato. Una prospettiva degenerata nell’annullamento della volontà, nella propaganda poli-tica in nome dell’anticomunismo e del materialismo lai-co. Il pensiero del singolo, in quel contesto, è cosa buo-na che sia in quiete, o sei lì o sei il nulla! A tal proposito è curioso ricordare l’approccio ontologico di Don Giussani esplicato nella frase, quasi agghiacciante, che si ascolta nell’incipit del messaggio di Giussani per il XXV Pellegri-naggio a Loreto: “Quando ci si mette insieme, perché lo facciamo? Per strappare agli amici – e se fosse possibile a tutto il mondo – il nulla in cui ogni uomo si trova.” Il mio commento in risposta è un aneddoto: Ad Am-sterdam avevo incontrato un vecchio misantropo che viveva su un battello con dodici gatti. Preferiva i gatti agli uomini perché, a suo dire, gli volevano bene e non parlavano male di lui alle spalle. Quand’era giovane ave-va scarsa opinione degli uomini, poi invecchiando non gli è bastato più considerarli vermi e li ha giudicati nulla. Non era sano ma neppure pericoloso, non si era messo in testa di strappare l’umanità tutta dal nulla nel quale l’aveva relegata.

Dunque un racconto di quell’esperienza. Che è suc-cesso quando ne sei uscito?Lo strappo è stato violento, non ho sentito più nessu-no del movimento e per circa un decennio ho avuto un avvicinamento con le filosofie orientali salvo poi allonta-narmene: le ritenevo artificiali, eccessivamente intellet-tuali. Per ora non ho avuto nessun riaccostamento con il cristianesimo istituzionale ma leggo periodicamente il vangelo; la figura di Cristo è affascinante e rivoluzio-naria ma non so se è il figlio di Dio. Inoltre da un po’ di tempo ho avviato un percorso artistico e filosofico legato alla “Filosofia di strada” nel quale emerge un assunto fondamentale: il diritto di pensare appartiene a tutti. Con il mio grande amico, il filosofo Augusto Ca-vadi, organizzo qui da me, a Ostuni, degli incontri nei quali ognuno esprime il suo modo di vedere e Cavadi lo identifica nel pensiero dei grandi filosofi

A CoLLoquio CoN BruNo VergANi

PENSIERI DAL “CONO”:O SEI TU O SEI IL NULLA!

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di Gianluca Zurlo

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cultura e territorio

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Quando hai deciso di venire a vivere qui?Un anno dopo l’uscita dai Memores insieme ai miei ge-nitori ho letto una inserzione sul Corriere dell Sera: ven-desi trullo a Ostuni. Pensavo che i trulli fossero solo ad Alberobello. Ho chiamato l’inserzionista che mi ha con-fermato la presenza di questo “cono” e sono venuto per seguirne la ristrutturazione, dopo mi hanno seguito anche i miei. Questa è una terra meravigliosa, piena di luce e con quel meraviglioso bianco della pietra.

Come ti trovi qui?Benissimo! Ormai sono perfettamente integrato. Pensa che ho ricevuto la mia iniziazione, il mio “benvenuto al sud” in occasione di un funerale. In un incidente morta-le, provocato da un giovane in moto, era stato investito un mio vicino che lavorava al mercato, ho passato pa-recchio tempo a pensare se fosse giusto andare alla ca-mera ardente ma poi, mosso da una forza ignota, sono

andato a trovarlo, l’accoglienza da parte della moglie è stata di un calore inaspettato, sembravo uno di famiglia.

La campagna per uno come te non rischia di anda-re stretta?In effetti siamo un po’ isolati ma risolvo il problema con il mio Blog con il quale interagisco con il mondo e poi sono iscritto alla Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari, in provincia di Arezzo, dove seguo spesso le lezioni.

Per concludere cosa consiglieresti ai giovani che sono alla ricerca di un senso della vita?Guarda e’ fondamentale fuggire dal qualunquismo, pensare, attivarsi, agire. Se mio figlio dovesse farmi que-sta domanda gli suggerirei di rischiare in un percorso, anche seguendo un’associazione cattolica, piuttosto che l’omologazione e la stasi.

foto di Enzo Suma

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aSSi BaSKET La SToRia conTinUadi Danilo Santoro

Po. Squadra Pt.

1. Trenkwalder Reggio Emilia 16 2. Giorgio Tesi Group Pistoia 16 3. Centrale del Latte Brescia 16 4. Givova Scafati 14 5. Enel Brindisi 146. Sigma Barcellona 12 7. Morpho Basket Piacenza 12 8. Aget Service Imola 10 9. Tezenis Verona 10 10. Marcopoloshop.it Forlì 10 11. Fileni BPA Jesi 10 12. Assi Basket Ostuni 8 13. Conad Bologna 8 14. Prima Veroli 6 15. ASS. Pall. S.Antimo 4

22.12.2012

Sigma Barcellona Aget

Giorgio Tesi Group Pistoia

Fileni BPA Jesi

Trenkwalder Reggio Emilia

Centrale del Latte Brescia

Tezenis Verona

Ass. Pallacanestro S.Antimo

Riposa

Prima Veroli

Givova Scafati

Aget Service Imola

Conad Bologna

Morpho Basket Piacenza

Marcopoloshop.it Forlì

Assi Basket Ostuni

Enel Brindisi

sport

foto di Sandro BagnuloFactory18 studio

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aSSi BaSKET La SToRia conTinUa

Il 27 novembre 2011 è un‘altra data da segnare nel calendario dei ricordi e della storia dello sport ostunese: è il giorno della prima vittoria casalinga nel mondo professionistico della palla a spicchi. L’Assi Basket Ostuni batte Scafati 75 a 74. L’applauso finale, questa volta, contiene soddisfazione, orgoglio e può liberare la gioia dei tifosi per il primo successo interno. Una vittoria che coincide con l’esordio in maglia gialloblu di Simone Berti. Il play ex Pistoia, prende il posto di Tommaso Marino accasatosi a Forlì. Già alla vigilia Scafati, si presentava come squadra ostica, ben diretta da coach Griccioli, con ambizioni di vertice ben diverse da quelle ostunesi. L’ equilibrio è l’ elemento costante nei primi 20 minuti di gara: si va al riposo lungo in perfetta parità 38 a 38. Il terzo periodo è il parziale che decide, forse, la gara. I canestri di Klobucar e Jurevicus, l’ottima difesa di Basei e Rossetti, permettono all’ Ostuni di conquistare 11 punti di vantaggio. Gli ospiti, però, con Casini e Marrigney si riportano sotto nel punteggio. Coach Griccioli negli ultimi 10 minuti trova in James Thomas l’uomo ovunque. Il centro americano è determinante in attacco con canestri e falli subiti, e incisivo in difesa soprattutto a rimbalzo. Il cuore dell‘ Ostuni, però, supera anche questo impegnativo ostacolo e negli ultimi due minuti i gialloblu, con Johnson e Klobucar dalla lunetta, trovano i punti decisivi per festeggiare la prima gioia della stagione davanti ai propri tifosi. Dopo Scafati i gialloblu hanno osservato il turno di riposo forzato, derivante dal numero dispari di squadre iscritte al campionato di Legadue. Il ritorno sul parquet, dopo la sosta, è di quelli che presentano un grado di difficoltà notevole: al “PalaPentassuglia” di Brindisi arriva ReggioEmilia. L’esperienza di Chiacig, pilastro per anni della nazionale azzurra, la tecnica di Dawan Robinson, la classe di Donnel Taylor: il presidente Paterlini la scorsa estate ha costruito un rooster ambizioso, ed i risultati fino a questo momento stanno premiando le scelte del suo staff tecnico.Prima della gara un minuto di raccoglimento per ricordare Brent Darby. Il play ex Avellino e Caserta deceduto, all’età di soli 30 anni, qualche giorno fa. Ma l’undicesima giornata verrà ricordata, anche, per la promozione d’iniziative d’aiuto alla popolazione del messinese sconvolta da un tremendo alluvione

foto di Daniela Cardone - Factory18 studio

sport

qualche settimana fa. Tutte le squadre in questo turno, infatti, sono scese sul parquet con le t-shirt prodotte dal Basket Barcellona e recanti la scritta con il numero 45590 per l’sms solidale pro alluvionati della zona del Messinese nell’ambito dell’Iniziativa “Insieme ce la faremo”, promossa dal club siciliano con il sostegno di Fip, Lega A, Legadue e DNA.Ostuni- Reggio Emilia non è stata una partita come le altre per i due allenatori. L’esperienza di Franco Marcelletti, la voglia di emergere di Massimiliano Menetti. Ostuni-. Un tempo erano protagonisti sulla stessa panchina. In questa stagione avversari. Un’avventura condivisa insieme dal 2007 al 2009, proprio a Reggio Emilia: Marcelletti capo allenatore, Menetti primo assistente a scrutare i segreti del mestiere. Per Marcelletti Ostuni rappresenta l’ennesima scommessa di una carriera entusiasmante. Per il giovane Menetti, quella emiliana può essere l’occasione giusta per spiccare il volo nel basket che conta. A vincere la sfida sarà il team emiliano, più esperto e con diversi elementi d’indubbio valore. Per oltre venticinque minuti, però, il giovane quintetto gialloblu gioca alla pari contro l’attuale capolista di questa entusiasmante Lega2. Alla fine per Basei e compagni non resta che raccogliere gli applausi del proprio pubblico. Questa volta purtroppo, a differenza della gara contro Scafati, resteranno solo una magra consolazione.“Sconfitta senza appello per l’Assi Basket Ostuni domenica 19 dicembre. Vince Tezenis Verona per 79 a 72. Poca verve da parte dei ragazzi di coach Marcelletti. Un arbitraggio poco lucido azzera le velleità dei gialloblu sin da subito. Due tecnici fischiati al coach gialloblu e la conseguente espulsione incidono sull’andamento dell’intero incontro. In evidenza Simone Berti e Francesco Basei. Il primo prova a terzo quarto con due bombe di fila a raddrizzare un match opaco il secondo in splendida forma parte nel quintetto base, ma brilla solo nei primi due quarti. Il resto della squadra non pervenuta. Ci si aspettava di più e in fin dei conti nemmeno uno scandaloso arbitraggio può essere un alibi per i ragazzi dell’Assi.Giovedì 22 dicembre alle ore 20,30 l’Assi Basket Ostuni affronterà una diretta concorrente per la salvezza l’Ass. Pallacanestro Sant’Antimo. In Campania i ragazzi gialloblu dovranno fare bottino pieno, per poi concedersi un po’ di meritato riposo”.

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La SToRia dE “ LU UEGGHJE “

l’angolo della tradizione

La storia de lu uègghje, prima che nei libri, è scritta nel DNA di ciascuno di noi, giacchè l’olio, come l’ulivo, fa parte integrante della nostra cultura e della nostra civiltà e rappresenta il caposaldo della dieta mediterranea, che l’UNESCO recentemente ha proclamato patrimonio mondiale dell’umanità.Chi è cresciuto mangiando pane, pemmedòre, uègghje, e salu, saziandosi di fave e fogghje, ma anche di past’e ccìcere o past’e ffasùle insaporiti da olio buono, o gustando avidamente una fumante puccettèdda, appena tirata fuori dall’olio bollente, nei giorni in cui si faceva il pane in casa, o la classica pèttela, alla vigilia delle feste di fine anno, l’olio con i suoi odori e sapori ce l’ha nel sangue oltre che nella memoria. L’olio poi, come già accennato nella storia de l’alìa, ha consentito la costruzione di palazzi, di

chiese e di case ma ha favorito anche matrimoni e nuove nascite, nonché segnato alcuni momenti importanti nella storia di Ostuni: ad esempio il ricavato di una colletta di olio contribuì a mantenere libera la nostra città dal rischio di infeudamento, mentre 20 salme di olio furono il regalo di nozze del nostro vescovo alla regina Bonasforza. Insomma l’olio è capace di raccontare una storia di millenni: non a caso la Regione Puglia, quando si trattò di scegliere un simbolo che meglio potesse rappresentare l’identità regionale, non esitò a mettere al centro della propria bandiera l’albero dell’ulivo che con i quasi 70 milioni di esemplari, dal Gargano al Salento, produce più di 2,5 milioni di quintali di olio, che rappresentano ben il 35% della produzione nazionale.

Ostuni, dal canto suo, sente l’orgoglio della sua ‘foresta’ di ulivi e può menar vanto di aver ottenuto nel 1996, il riconoscimento della Denominazione di Origine Protetta per il proprio olio extravergine di oliva, col nome di ‘Collina di Brindisi‘.Olio prezioso, ricavato quasi esclusivamente dai nostri ulivi secolari e da olive – l’ogliarola in particolare -, possibilmente brucate o “pettinate” con l’ausilio di sistemi meccanici dolci e avviate tempestivamente alla molitura e spremitura. Olio certificato da organismi di controllo, che vigilano nelle campagne ma anche nei frantoi, ottimo per insaporire i cibi e salutare , a parere di medici e scienziati, per ritardare l’invecchiamento delle cellule.Olio di prima qualità che solo ad Ostuni supera i 1.500 quintali, di cui 7-800 commercializzato

di Lorenzo Cirasinofoto di Marcello Carrozzo

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l’angolo della tradizione

a livello locale; quantità ancora ridotta, rispetto ad una produzione totale che si aggira intorno ai 60.000 quintali, ma abbastanza significativa dello impegno profuso dai nostri olivicoltori nel migliorare tecnica e pratica colturali ma anche nel promuovere e commercializzare un prodotto che dà lavoro e reddito ad una fascia consistente di popolazione. Un tempo l’olio, quello buono, era considerato un prodotto di lusso e come tale, oltre che sulle tavole dei ricchi, faceva bella mostra di sé in occasioni importanti: per esempio, al tempo dell’antica Grecia veniva assegnato in premio ai vincitori delle gare ginniche, in anfore riccamente istoriate, fino a 1000/2000 litri.Ma è con la Chiesa che arriva l’ impulso decisivo alla diffusione e al consumo dell’olio: simbolo di purificazione e consacrazione, viene scelto per suggellare con l’unzione i principali sacramenti , ma anche per ordinare sacerdoti o incoronare sovrani, per non parlare della illuminazione votiva che doveva essere a olio d’oliva.Con l’evoluzione economica e sociale, si diffonde l’usanza della provvista di olio, fino ad allora ottimo e abbondante solo nei palazzi di chi era benestante

i fratelli Giovanni e Marc’Antonio Cimino (Locopagliaro), Bartolomeo Zevallos (Tutosa), Giulio Petrarolo (Rascina), Francesco Palmieri (Rialbo), notaio Antonio Proto (Mogale), diacono Giovanni Carissimo (Casamassima), Monache di San Benedetto (Citro), Mensa Vescovile (Trappeto del Monte).Ma anche in Ostuni ne sono rimasti pochi : la maggior parte sono stati abbattuti o incorporati in nuovi complessi edilizi o strutture alberghiere (Hotel Montesarago , Resort Sant’Eligio) mentre altri sono stati trasformati in esercizi di ristoro, quali ad esempio quello di Felice Greco (Cape de Morte) in via Galilei (Grotta degli Avi) o quello di Erasmo Moro (Figghjetta) nel vicolo cieco a sinistra del Comune, ed altri sono semplicemente chiusi o adibiti a autorimesse, vedi quello di Pietro Anglani (lu Spìrete) in via Lecce angolo via G. Semerano, o quello di Patrizio Putignano in via G. Bruno o quello dei Pecere (Scrascia) negli orti sottostanti Porta San Demetrio .Simile la struttura: una grande vasca circolare, nella quale erano sistemate verticalmente due o tre grosse ruote di pietra (li màscene) azionate da asini, era collocata al centro della grotta ; in essa trovavano capienza dieci/dodici quintali di olive (na mascenatùra). Al termine della prima frangitura, la pasta (la mamma) grondante olio veniva trasferita ind’a lla mattra (una sorta di recipiente di legno rettangolare foderato internamente di zinco), nella quale li trappètare riempivano li f ìsculu (contenitori di steli di giunco) da sottoporre a pressione mediante il torchio . L’operazione di frangitura e spremitura si ripeteva più volte, producendo qualità di olio via via più scadente: da lu uègghje buène de mamma si passava a quello de li fegghjòle, poi a llu lambànde de remàscene ed infine a llu murchjàte, quest’ultimo destinato alla illuminazione e al sapone. La veccàgghja, ossia la sansa, veniva avviata a llu sulfùrie, l’uno di fronte al Foro Boario e l’altro alla Stazione, dove, attraverso solventi chimici, si estraeva l’olio rettificato.Oggi, la maggior parte dei frantoi sono a ciclo continuo e grazie a moderni macchinari, che hanno sostituito macine e presse con gramole e centrifughe, garantiscono livelli qualitativi e quantitativi assolutamente competitivi; l’olio, sulla base dell’acido oleico presente in 100 grammi, viene classificato in extravergine fino ad un massimo di 0,8, vergine fino a 2, lampante più di due. Si potrebbe ancora dire tanto a proposito di olio, sia per decantarne colori sapori ed odori che lo hanno reso così caro a tanti buongustai nel mondo sia per rivelare qualche magagna di gente senza scrupolo, ma, come tutte le storie belle, mi piace concludere il racconto con alcuni versi di Domenico Colucci, il maggiore rappresentante della poesia ostunese tuttora vivente, che sono un vero inno all’olio e all’ulivo, ma anche all’uomo e al suo Creatore: “Benedètte chide fronne/ca l’alìe m’annescìra;/benedètte chide mane/ca da ‘n derra l’accugghjìra; /Paravise a chide uèmme/ca me l’one mascenàte/e rengrazzije lu Segnore/ca stu bànzeme ha criate“.

e magari proprietario di grandi distese di ulivi. La provvista di olio, seppure di qualità meno pregiata e appena sufficiente ai propri bisogni, comincia a far sentire ricca anche la famiglia di modeste condizioni, orgogliosa di avere un prodotto a Km 0, come si direbbe oggi, ricavato quasi sempre dagli alberi, coltivati direttamente, e da olive spelàte e cucchjùte con le proprie mani, consegnate a llu trappìte e mascenate sotto l’attenta regia de lu nagghjìre e de li trappetàre e infine riportato a casa ind’ a ll’utre per essere gelosamente custodito ind’a llu zinche.Del resto l’olio , oltre che in cucina e a tavola, trovava largo impiego nella conservazione di alcuni alimenti: in ogni casa non mancavano, ind’a llu stipe o ind’a lla credènza, buccàcce e cùcheme pieni de merangiàne e scacciòppulu, ma anche de lampasciùne o funge, sott’olio; d’inverno poi era ricorrente l’uso di tagliare nu pizzulu de pane che, svuotato dalla mollica, veniva riempito de pupòne (peperoni piccanti ) grondante olio.Lo stesso olio usato per le fritture veniva riciclato per mille usi: come combustibile p’appeccià lu fuèche o tenere in vita la lamba de na lucerna, o come lubrificante per aver ragione de na scròfela (dado) o de na ‘nzerràgghja (serratura) inchiodate o di una porta ca scàma (stride).Insomma l’olio era così prezioso da alimentare una credenza, ancora oggi molto diffusa nei ceti popolari, secondo cui rompere una bottiglia d’olio equivaleva ad attirare disgrazie gravi per tutta la famiglia. Ovviamente non si può parlare di olio senza parlare de lu trappìte, il luogo simbolo in cui avviene il miracolo: entrano cassette di plastica ben aerate piene di olive ed escono contenitori di latta o di acciaio inox pieni di olio fresco e fragrante, pronto a conquistare il palato e l’olfatto dei consumatori più attenti.Sarebbe lungo da raccontare il passaggio dai sistemi più rudimentali alla moderna industria olearia. Lasciando stare l’epoca del mortaio, possiamo farci un’idea del vecchio frantoio, visitandone qualcuno che ha mantenuto i tratti caratteristici in uso a partire dal 1400/1500; centinaia erano li trappètere nelle nostre campagne, realizzati quasi tutti sotto terra (perciò ipogei), in grotte naturali ingrandite e rese funzionali alla bisogna. Oggi ne sono rimasti pochissimi, diventati in qualche caso veri e propri Musei dell’Olio, grazie ai proprietari che hanno avuto la cura di ripristinare gli ambienti originari dopo lunghi periodi di abbandono e di degrado ma anche la fortuna di conservare e integrare le attrezzature tipiche di una civiltà che rischia di essere dimenticata se non addirittura cancellata. Abbandono favorito dal fatto che , a partire dalla seconda metà dell’800, l’attività di molitura si svolge quasi tutta in paese nei numerosi frantoi ricavati in locali situati per lo più a ridosso della Piazza e nella zona sette-ottocentesca.Quelli più antichi li troviamo annessi alle Masserie appartenute a Nobili, Notai, Dottori, Ordini religiosi o singoli Prelati : fra i nobili ricordiamo don Bartolomeo Lopez y Royo (Lu Spagnulu e Due Trappeti), il conte di Conversano Giulio Antonio Acquaviva (Montalbano),

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Si svolgerà mercoledì 21 dicembre alle ore 17.30, presso l’Auditorium della Biblioteca Comunale, la Cerimonia di Premiazione di Tesi di Laurea, Saggi monografici e Video multimediali partecipanti alla Settima Edizione del Premio di Cultura ‘ Città di Ostuni ‘ intitolato a Leonardo Mondadori.Saranno presentate sette tesi universitarie, di sette giovani ostunesi: Erika Andriola, “Sculture in carta-pesta nel territorio di Ostuni. Aspetti tecnici e stilisti-ci Madia Cariulo, Valorizzazione del territorio attra-verso i beni culturali: il Festival della Valle d’Itria ed il Concorso Pianistico europeo Città di Ostuni”; Ma-riangela Farina, “La catastrofe dell’infeudazione di una civica regia. Ostuni sotto gli Zevallos; Giuseppi-na Francioso, “Sostenibilità del turismo tra valoriz-zazione della cultura locale e sviluppo economico. Il caso di Ostuni”; Angela Loconte, “Le politiche di valorizzazione di Ostuni nell’era della globalizza-zione”; Simona Locorotondo, “Vita economica di Ostuni dal 1880 al 1920”; Francesca Valente, “Lu patrune de lu regne. Etnografia di una devozione popolare. La cavalcata di Sant’Oronzo”.Inoltre saranno presentati sei saggi monografici dei giovani ostunesi: Girolamo De Liguori, “Le sorelle Vadalà. Quattro storie più una”; Giacinto Giglio, “Un programma regionale per architettura in pie-tra a secco”; Erika Grillo, “La Grotta della Maternità nel Parco”; Federica Ricchiuto, “Masserie didatti-che: nuoive frontiere dello sviuluppo rurale”; Vita Maria Soleti, “Il Santuario messapico di Santa Maria d’Agnano. I metalli”; Anna Eleonora Tanzarella - GianMichele Pavone, “Testi in volgare di Ostuni del XV e XVI secolo”.Ed in fine saranno presentati cinque prootti audiovi-sivi degli ostunesi: Luigi Andriola – Mario Pantaleo, “Piante e territorio”; Giovanni Fiordaliso – Gruppo Folk ‘ La Stella ‘ “L’Attarantata”; Giovanni Milone – Gianfranco Ciola “Parco delle Dune Costiere”; Ales-sandro Angelo Sozzi “Intervallo Oronzo Suma, Fiu-me Morelli: 100 anni di acquacoltura sostenibile”.

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le storie del prof. oronzo Sadik di Enzo Farina

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Cara Piazza,

ho seguito con interesse i vostri articoli sulla sanità e sulla fine che dovevano fare i nostri ospedali, di Ostuni e di Fasano. Ma visto che non se parla più e che tutti dor-mono devo concludere che il pericolo è scampato e che tutto resta come prima, anzi peggio di prima? E allora che fate a sprecare tanto inchiostro e tanto spazio se alla fine sappiamo che in Italia non si può toccare niente perché chi tocca muore. Anzi no, le pensioni si possono toccare, perché se i pensionati muoiono è pure meglio.

Giovanni

Caro Direttore Nicola,

mi piace leggere il vostro giornale perchè stanno molte fotografie e anche l’occhio vuole la sua parte. Ma voi gli occhi per segnalare tanti disservizi di questa città li tenete o no? Perché se non li vedete voi, ve li dico io: le strade sono piene di buchi o di dislivelli, dove prendere una storta non ci vuole niente; la pulizia di giardini e di tante strade sembra facoltativa; le lampadine spente non si contano… Perché non fate qualche fotografia anche di queste cose o ve li posso mandare io?

Maria

Caro Direttore,

volevo segnalare una cosa vergognosa. Ormai le macchine e gli automobilisti sono diventati così sfrontati che non pensano due volte a parcheggiare sui marciapiedi, sulle strisce pedonali, davanti agli scivoli. E fin qui è segno di maleducazione e di mancanza di rispetto. Ma i vigili se erano veramente urbani e vigilassero non ad intermittenza non dovevano intervenire per punire chi si comporta così o è normale.

Francesco

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novembre 2011

“Ogni cosa che cresce lentamente metteprofonde radici”. (detto africano)

La redazione deLa Nuova Piazza

vi auguraBuon Natale eBuone Feste.

aL diRETToRE

LANUOVAPIAZZA 30

“Scrivi al direttore” “Write to the editor”

[email protected]

LETT

ERE

dicembre 2011

Caro Direttore,

a proposito della vostra intervista, nel numero scorso, realizzata al direttore del Te-atro Pubblico Pugliese, Carmelo Grassi, come mai Ostuni non ha un teatro degno del suo nome? Ma gli ostunesi o gli amministratori di questa città hanno mai visto cosa c’è ad esempio a Ceglie? Un teatro piccolo con compagnie stabili aperto ogni giorno e con una stagione di prosa a “km 0” eccellente. E noi?

Mimmo F.

Caro Direttore,

ma in questa città si continua a costruire, in lungo e in largo. Quando inizierete a parlare di Piano Regolatore?

Carlo S.

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[email protected] +39 0831 451302 +39 348 60 35 144