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1 UNITÀ 6 La persecuzione degli ebrei tedeschi (1933-1939) APPROFONDIMENTO D F.M. Feltri, La torre e il pedone © SEI, 2012 La struttura di potere nazista A differenza di quanto si pensa di solito, il sistema di potere nazionalsocialista non era affatto una macchina perfetta, bensì una struttura caotica e confusa, il cui funzionamento era spesso difettoso e problematico, a causa di quella che il sociologo Franz Neumann, ha chiamato policrazia: la presenza simultanea di molte strutture di comando. Nel Terzo Reich, era assolutamente normale che numerosi organismi e figure si occupassero delle medesime questioni. Ciò provocava sovrapposizione di competenze, problemi di ogni ge- nere circa l’efficienza dei diversi servizi, ma soprattutto contrasti e rivalità acutissime fra i massimi dirigenti del regime. La prima causa di questi contrasti si trova nel fatto che – mentre i bolscevichi ereditaro- no uno Stato allo sfascio – la Germania prenazista possedeva una solida struttura stata- le. Questa non venne affatto smantellata dai nazisti, che si limitarono a occuparne i po- sti chiave. Tuttavia, nello stesso tempo, il partito nazista chiedeva spazio e iniziativa po- litica, e ciò provocò frequenti scontri con le strutture statali nazificate. Si trattava di scon- tri interni al regime, non di lotte fra nazisti e antinazisti; malgrado ciò, i toni erano mol- to spesso durissimi e violentissimi. Il quadro era ulteriormente complicato dal comportamento di Hitler, che di moltis- sime faccende non si occupava minimamente. In questo spazio vuoto, ciascun espo- La persecuzione degli ebrei tedeschi (1933-1939) Joseph Goebbels Heinrich Himmler Joachim von Ribbentrop Albert Speer Ministro della Propaganda Comandante delle SS Capo della polizia = Ufficio centrale per la Sicurezza del Reich Ministro degli Esteri Responsabile della produzione di armamenti durante la guerra I PRINCIPALI DIRIGENTI DEL REGIME NAZISTA E LE LORO FUNZIONI Caos e confusione Scontri interni al regime Adolf Hitler Führer del popolo tedesco e del Partito nazionalsocialista Presidente del Reich = capo dello Stato Cancelliere del Reich = primo ministro Comandante in capo delle Forze Armate Hermann Göring Responsabile della pianificazione economica Comandante supremo dell’Aviazione CULTURA E IDEOLOGIE Riferimento storiografico pag. 9 1

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La struttura di potere nazista A differenza di quanto si pensa di solito, il sistema di potere nazionalsocialista non eraaffatto una macchina perfetta, bensì una struttura caotica e confusa, il cui funzionamentoera spesso difettoso e problematico, a causa di quella che il sociologo Franz Neumann,ha chiamato policrazia: la presenza simultanea di molte strutture di comando. Nel TerzoReich, era assolutamente normale che numerosi organismi e figure si occupassero dellemedesime questioni. Ciò provocava sovrapposizione di competenze, problemi di ogni ge-nere circa l’efficienza dei diversi servizi, ma soprattutto contrasti e rivalità acutissime frai massimi dirigenti del regime. La prima causa di questi contrasti si trova nel fatto che – mentre i bolscevichi ereditaro-no uno Stato allo sfascio – la Germania prenazista possedeva una solida struttura stata-le. Questa non venne affatto smantellata dai nazisti, che si limitarono a occuparne i po-sti chiave. Tuttavia, nello stesso tempo, il partito nazista chiedeva spazio e iniziativa po-litica, e ciò provocò frequenti scontri con le strutture statali nazificate. Si trattava di scon-tri interni al regime, non di lotte fra nazisti e antinazisti; malgrado ciò, i toni erano mol-to spesso durissimi e violentissimi.

Il quadro era ulteriormente complicato dal comportamento di Hitler, che di moltis-sime faccende non si occupava minimamente. In questo spazio vuoto, ciascun espo-

La persecuzionedegli ebrei tedeschi(1933-1939)

Joseph Goebbels

Heinrich Himmler

Joachim von Ribbentrop

Albert Speer

• Ministro della Propaganda

• Comandante delle SS• Capo della polizia = Ufficio centrale

per la Sicurezza del Reich

• Ministro degli Esteri

• Responsabile della produzione di armamentidurante la guerra

I PRINCIPALI DIRIGENTI DEL REGIME NAZISTA E LE LORO FUNZIONI

Caos e confusione

Scontri interni al regime

Adolf Hitler • Führer del popolo tedesco e del Partitonazionalsocialista

• Presidente del Reich = capo dello Stato• Cancelliere del Reich = primo ministro• Comandante in capo delle Forze Armate

Hermann Göring • Responsabile della pianificazione economica• Comandante supremo dell’Aviazione

CULTURAE IDEOLOGIE

R i fe r i me n t os t o r i o g r af i c o

pag. 91

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nente del regime cercava di imporre il proprio orientamento, di intuire la volontà diHitler e di ottenerne l’approvazione, che in genere andava a chi aveva fatto la sceltapiù drastica. In molti campi e su molte questioni, dunque, Hitler non prese iniziati-ve decisionali, ma diede solo indicazioni di massima e ratificò a posteriori la scelta ef-fettuata – operando di propria iniziativa – da uno dei suoi subordinati (tra vari con-correnti in gioco).Hitler poté permettersi di agire secondo questo singolare stile politico (molto diverso daquello di Stalin o di Mussolini) per il fatto che – tolto di mezzo Röhm – il suo ruolo dicapo carismatico non fu più messo in discussione da nessuno. Pur essendo in brutalecontrasto reciproco, tutti i principali esponenti del Terzo Reich erano legati da una co-mune venerazione per il dittatore e davano per scontato che la decisione ultima spettas-se a lui: nel momento in cui Hitler si pronunciava su un problema, la linea da prenderepoteva essere solo quella indicata da lui. Hitler tenne per sé le decisioni più importanti, quelle davvero fondamentali (l’espansioneverso Est, la guerra, l’annientamento degli ebrei ecc.). Tuttavia, anche in questo caso,il dittatore, amava dare ordini orali, vaghi e generici, che i suoi subordinati doveva-no trasformare in provvedimenti concreti. In questo caso, prendendo spunto dal MeinKampf e ispirandosi ai principi centrali della concezione del mondo hitleriana, tutti isubordinati si sforzavano – come si diceva allora – di «lavorare in funzione del Füh-rer», cioè di agire sforzandosi di intuire quello che era l’obiettivo finale del Capo su-premo.

DOCUMENT I«Lavorare in funzione del Führer»Il discorso seguente fu pronunciato da un funzionario nazista di medio livello (Werner Willikens) il

21 febbraio 1934. La sua importanza consiste nel fatto che la formula «Lavorare per il Führer» sinte-tizza in modo esplicito quanto il regime si aspettava dai suoi uomini: agire tenendo conto degli obiet-tivi finali dell’ideologia nazista, in tutte quelle situazioni in cui gli ordini delle autorità non erano chiario completi.

Chiunque abbia la possibilità di osservarlo sa che il Führer non può certo dettare dal-l’alto tutto ciò che intende prima o poi realizzare. Al contrario, chiunque oggi rivesta un in-carico nella nuova Germania ha lavorato nel modo migliore quando ha, per così dire, la-vorato in funzione del Führer. Molto spesso e in campi diversi vi sono stati casi – come purenegli anni passati – nei quali gli individui hanno semplicemente atteso ordini e istruzioni. Lastessa cosa, purtroppo, potrebbe ripetersi in futuro; dovere di ciascuno è però cercare dilavorare in funzione del Führer lungo le lineeche egli vorrà. Chi commette errori lo capiràmolto presto. Ma chiunque lavori veramentein funzione del Führer seguendo le sue lineee per i suoi obiettivi, un giorno, oggi o nelfuturo, certamente avrà la migliore ricom-pensa in un inatteso riconoscimento uffi-ciale del suo lavoro.

I. KERSHAW, “Lavorare in funzione del Führer”:riflessioni sulla natura della dittatura di Hitler,

in I. KERSHAW, M. LEWIN (a cura di), Stalinismo enazismo. Dittature a confronto, Editori Riuniti,

Roma 2002, p. 139, trad. it. F. BUZZA

Che tipo di iniziativevenivanoincentivate, grazie al principio del«lavorare infunzione delFührer»?

Per quale motivotale principio potevamettere in moto un processo diradicalizzazione del comportamentoe dell’azione deimilitanti nazisti?Heinrich Hoffmann, Ritratto di Hitler, 1925.

Venerazione per il dittatore

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La persecuzione degli ebrei in Germania Il concetto di policrazia aiuta a comprendere le modalità secondo cui si svolse la primafase della persecuzione nazista contro gli ebrei, in Germania, negli anni Trenta. Agli oc-chi dell’osservatore, essa non appare affatto come un percorso lineare e preciso, in cuisia possibile individuare una precisa strategia. Piuttosto, gli attacchi che colpirono i di-ritti, i beni e le persone fisiche, a seconda delle circostanze, ebbero delle improvvise e bru-sche fiammate d’odio, alternate a frenate e momenti di relativa quiete, che disorienta-rono gli ebrei tedeschi sulle vere intenzioni del gruppo dirigente nazista. In realtà, sia-mo di fronte all’azione di diversi soggetti politici concorrenti, ognuno dei quali per-segue un proprio obiettivo e cerca di ottenere il sostegno del Führer. All’interno del Par-tito, Julius Streicher (direttore della rivista “Der Stürmer”) e Joseph Goebbels (mi-nistro della Propaganda) erano favorevoli ad azioni clamorose e selvagge, che spaventas-sero gli ebrei tedeschi (circa 525 000, nel gennaio 1933) e li spingessero a fuggire in mas-sa dalla Germania. Nel maggio 1934, Streicher dedicò un numero speciale di “Der Stür-mer” alla tradizionale calunnia dell’omicidio rituale, secondo la quale gli ebrei utilizza-vano sangue cristiano per il rito della Pasqua. In copertina, a fianco di una vignetta incui due ebrei muniti di coltello e bacile raccoglievano il sangue zampillante dai corpi deibambini cristiani uccisi, un titolo scandalistico annunciava a caratteri cubitali: Scoper-to piano omicida degli ebrei contro l’umanità non ebraica. Sotto, in evidenza, il solito slo-gan: Gli ebrei sono la nostra disgrazia. Nel mese di marzo del 1933, mentre il regime siconsolidava e la dittatura andava costruendosi e rafforzandosi, le SA compirono nume-rosi atti di violenza a danno di singoli individui ebrei, con aggressioni per strada o in luo-ghi pubblici, irruzioni in casa, distruzione di beni privati. La propaganda cercò di mi-nimizzare questi episodi, affermando che elementi comunisti si erano mascherati da SA,per attribuire ai nazisti la responsabilità delle violenze. La stampa estera (soprattutto ne-gli Stati Uniti) diede ampio risalto alle vicende e ciò offrì a Goebbels il pretesto per ungesto clamoroso: il boicottaggio di tutti i negozi ebraici.

La misura (approvata da Hitler) venne messain atto il 1o aprile 1933. Gruppi di SA si piaz-zarono dinanzi agli ingressi degli esercizicommerciali di proprietà ebraica; in altri casi,un cartello lanciava un minaccioso avverti-mento: Chiunque fa acquisti qui verrà foto-grafato. Tutto sommato, però, il boicottaggiosi risolse in un fallimento. La popolazione te-desca non mostrò alcun entusiasmo nei con-fronti del provvedimento, mentre i dirigentiche si affannavano a rimettere in sesto l’e-conomia ebbero paura della disdetta dellecommesse o di altre misure di rappresaglia daparte delle aziende estere che importavano pro-dotti tedeschi. La società Bosch, ad esempio,perse tutti i suoi contratti in America Latina.Pertanto, i radicali che avevano lanciato le pri-me campagne di antisemitismo selvaggio furono temporaneamente messi a tacere.Il primo importante provvedimento amministrativo preso dal regime nazista nei confrontidegli ebrei fu la riforma della normativa relativa ai funzionari pubblici di carriera. Il7 aprile 1933, uno speciale comma (denominato paragrafo ariano) della nuova legge ob-bligò tutti coloro che non erano ariani a dare le dimissioni e al pensionamento anticipa-to. I provvedimenti successivi colpirono gli avvocati e i medici ebrei, esclusi dai tribuna-li e dagli ospedali pubblici. Uno dei settori più colpiti dall’epurazione fu senza dubbio l’u-niversità: nel solo 1933, furono privati della loro cattedra circa 1200 accademici. In cer-ti atenei, interi dipartimenti si svuotarono: primi fra tutti quelli di matematica e di fisi-

Esponenti delle SA

attaccano sulla vetrinadi un negozio ebraicoalcuni cartelli in cui invitano la popolazione a noncomprare la merce.

Un percorso non lineare

Antisemitismoselvaggio

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ca teorica. Altri docenti, pur non essendo stati licenziati, emigrarono di propria iniziati-va, intuendo il pericolo imminente. Un eloquente segnale del nuovo clima che si respirava nelle università fu il grande rogo deilibri organizzato per la sera del 10 maggio 1933 nelle principali città tedesche. Solo a Berli-no vennero bruciati circa 20 000 volumi, scritti da autori ebrei (come Marx, Freud ed Ein-stein) o da romanzieri disprezzati perché pacifisti e antinazionali (come E. M. Remarque).

Le leggi di Norimberga Fino all’inizio della guerra mondiale, Hitler associò al proprio fanatismo ideologico unanotevole dose di pragmatismo tattico. Pertanto, a fronte dell’antisemitismo volgare e sel-vaggio dei nazisti più estremi (Goebbels e Streicher) seppe opporre la cautela e la mode-razione, ogni volta che un’azione poteva comportare reazioni negative presso l’opinionepubblica, i conservatori tedeschi o i dirigenti dell’economia del Terzo Reich. Nell’estatedel 1935, in alcune città tedesche, i sindaci vietarono agli ebrei l’accesso alle piscine pub-bliche, oppure introdussero di propria iniziativa (senz’alcuna direttiva da Berlino) nor-me antisemite e divieti d’ogni genere. A Erlagen, ad esempio, le tramvie presero ad espor-re scritte del tipo: Gli ebrei non sono graditi. Queste spontanee iniziative periferiche spin-sero Hitler a riprendere la campagna antisemita, ma nel medesimo tempo a far sì che essarimanesse entro precisi canali istituzionali, cioè diretta dall’alto e controllata dallo Stato.Le leggi di Norimberga nacquero in tale contesto e con questa finalità. Il 15 settembre 1935, mentre stava concludendosi l’imponente congresso della NSDAP,il Reichstag si riunì nella sala dell’Associazione culturale di Norimberga. In quella sede,Hitler presentò all’approvazione (o meglio, all’acclamazione) dei delegati alcune leggiche avrebbero segnato in modo profondissimo la vita degli ebrei tedeschi. Il primo prov-vedimento, denominato legge sulla cittadinanza, riservava la pienezza dei diritti ai cit-tadini di sangue tedesco o affine.

DOCUMENT IMinacce di Hitler contro gli ebreiIl 29 aprile 1937, Hitler pronunciò un impetuoso discorso di fronte a un gruppo di alti respon-

sabili del partito. Il leader nazista prese le mosse da un’affermazione a effetto, riportata da un gior-nale locale della NSDAP: «Pretendiamo che i negozi ebrei siano marchiati!». Rispondendo, il Führerribadì che solo a lui spettava dirigere i tempi e i modi della lotta contro gli ebrei, aggredì in modoenergico gli estremisti che chiedevano immediate misure economiche contro gli ebrei, ma d’altraparte, con toni vibranti, lasciò intendere che lo scontro in atto avrebbe potuto avere sviluppi giganteschie terribili.

Che vuol dire pretendiamo? Vi sto chiedendo da parte di chi proviene questa pretesa.Chi è che dà gli ordini? Io soltanto! E così questo signore, l’editore [del giornale di partito,n.d.r.] pretende da me, a nome dei suoi lettori, che io faccia ciò. Vorrei dire innanzitutto que-sto: molto prima che questo editore avesse la benché minima idea di cosa fosse la questioneebraica, io l’avevo già studiata in tutti i dettagli. Secondo, questo problema di marchiare inegozi ebraici è già oggetto di considerazione da due anni, da tre anni, e un giorno verràcertamente risolto in un modo o nell’altro. [...] E lasciatemi aggiungere questo: l’obiettivo fi-nale della nostra politica è ovviamente chiaro a noi tutti. [...] La cosa importante per me ènon compiere alcun passo che potrei poi essere costretto a rimangiarmi, e non fare nullache possa danneggiarci. Sapete che rischio sempre fino al limite del possibile, ma che nonoltrepasso mai tale limite. Occorre un naso tanto fine da saper fiutare: «Fin dove posso spin-germi? Dove debbo fermarmi?» [...]

Non voglio costringere subito un nemico a combattere, ma dico: «Voglio distruggervi!»Con la mia astuzia vi sto stringendo in un angolo in modo tale che non riusciate a sparareun solo colpo; ed è allora che arriverà la coltellata al cuore.

S. FRIEDLÄNDER, La Germania nazista e gli ebrei. Gli anni della persecuzione, 1933-1939, Garzanti, Milano 1998, pp. 193-194, trad. it. S. MINUCCI

Quale principiocentrale delnazionalsocialismoHitler volle ribadire,in ambito politico?

Hitler afferma che«l’obiettivo finaledella nostra politicaè ovviamente chiaroa noi tutti». Qualepoteva essere taleobiettivo, nel 1937?

Quale principiocentrale delnazionalsocialismoHitler volle ribadire,in ambitoideologico?

Legge sulla cittadinanza

Iniziativespontanee

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La legge per la protezione del sangue e dell’onore tedesco, invece, vietava severamente i matrimoni(e più in generale ogni relazione sessuale) tra ebrei e cittadini di sangue tedesco o affine. Inol-tre era vietato agli ebrei esporre la bandiera tedesca e impiegare a servizio donne di età infe-riore ai 45 anni. Quest’ultima proibizione esprime una delle ossessioni di Hitler: l’incubo se-condo cui gli ebrei, dopo aver accolto in casa come domestica una ragazza tedesca bisogno-sa, abusino di lei, cancellandone per sempre la purezza razziale. Il 17 settembre 1935, il quotidiano della NSDAP “Völkischer Beobachter” ammonì che ilFührer, al congresso del partito, aveva rinnovato «l’ordine di continuare ad astenersi dal-l’intraprendere azioni autonome contro gli ebrei». Gli estremisti avevano ottenuto quan-to chiedevano: un’offensiva antiebraica più energica e decisa. L’azione contro gli ebrei, però,doveva proseguire – questo il messaggio del Führer agli attivisti più determinati – soloall’interno dei canali della legge e della procedura amministrativa.

La notte dei cristalli Nel 1937, Hitler scatenò una nuova imponente offensiva ideologica, dai toni sempre piùduri e decisi. Le minacce di morte e di annientamento si fecero più frequenti; tuttavia,l’obiettivo prioritario del regime nazista, a quell’epoca, non era lo sterminio, ma l’emi-grazione del maggior numero possibile di ebrei. Questa politica fu proseguita in modoparticolarmente intenso ed efficace dopo l’occupazione dell’Austria (12 marzo 1938): dei190000 ebrei presenti sul territorio austriaco al momento dell’arrivo dei nazisti, circa 100000emigrarono entro il maggio 1939. Nel 1938, l’antisemitismo divenne sempre più diffuso in tutta l’Europa. Il governopolacco, ad esempio, avviò seri negoziati con la Francia, per sondare la possibilità ditrasferire in Madagascar gran parte degli ebrei presenti in Polonia. Il governo di Var-savia, inoltre, nell’ottobre del 1938 emanò un decreto che, di fatto, privò della citta-dinanza polacca circa 16 000 ebrei che da tempo risiedevano in Germania. Il 27-28ottobre, le autorità naziste espulsero questi nuovi apolidi, che però non furono accol-ti dalle guardie di frontiera polacche e quindi vagarono per diversi giorni, senza ciboe riparo, prima d’essere internati in un campo di concentramento polacco vicino allacittadina di Zbaszyn. Tra i 16 000 ebrei polacchi espulsi dalla Germania il 27 ottobre1938, vi erano anche i genitori di Herschel Grynszpan, un giovane che risiedeva a Pa-

Una coppia di sposi, lei tedesca e lui ebreo,viene umiliatapubblicamente a Cuxhaven, città dellaBassa Sassonia. I nazistili hanno obbligati adappendersi al collo deicartelli fortementeoffensivi: la punizioneserviva a scoraggiare le unioni tra “ariani” ed ebrei.

Divieto deimatrimoni misti

L’emigrazionecome obiettivo

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rigi. Furioso per il trattamento subito dalla sua famiglia, il 7 novembre Herschel Gryn-szpan acquistò una pistola, si recò all’ambasciata tedesca e sparò al primo segretario,Ernst vom Rath, che morì due giorni dopo.Appresa la notizia, Goebbels decise immediatamente di sfruttare l’episodio e diramò pre-cisi ordini in modo tale che in tutto il Reich avvenisse uno «scoppio spontaneo di rabbiapopolare», cioè un’azione antisemita quale mai si era verificata sino ad allora in Germa-nia. Hitler diede il proprio assenso, ma cercò di non figurare come l’istigatore del-le violenze. Anzi, al momento opportuno, riuscì a presentarsi come colui che – solo –riusciva a tenere a freno e governare la “legittima” collera del popolo tedesco.

Come al solito, non tutti gli esponenti di primo piano del regime approvarono quantoaccadeva. Himmler accusò Goebbels di mania di grandezza, ma forse era solo invidiosodel prestigio che il ministro della Propaganda avrebbe ricavato dall’operazione. I più ri-soluti nel condannare le violenze furono i responsabili dello sviluppo economico, preoc-cupati – come al tempo del boicottaggio dei negozi ebrei, nel 1933 – delle reazioni all’e-stero. «Ma è matto Goebbels? – sbottò il ministro dell’Economia Walter Funk, quandoebbe notizia delle prime violenze – Fare simili scempiaggini! Ci si dovrà vergognare di es-sere tedeschi. Stiamo perdendo tutto il nostro prestigio all’estero. Io lavoro giorno e not-te per preservare la ricchezza del Paese, e lei, voi non ve ne rendete conto, state per get-tarla dalla finestra. Se questa storia non si ferma immediatamente, io me ne lavo le manidi tutta questa porcheria».Furono i nazisti a chiamare Kristallnacht (notte dei cristalli) l’insieme delle violenze ve-rificatesi la notte tra il 9 e il 10 novembre 1938. L’espressione aveva, in origine, una fi-nalità riduttiva, come se a fare le spese della violenza organizzata fossero state solo le ve-trine dei negozi. In effetti, almeno 7500 esercizi commerciali furono oggetto di atti van-dalici e devastati. La notte dei cristalli, tuttavia, non si esaurì affatto nella distruzione deinegozi. Infatti, migliaia di case furono aggredite e saccheggiate, così come almeno 267 si-nagoghe vennero incendiate o distrutte. I vigili del fuoco avevano l’esplicito ordine di nonintervenire, se non nei casi in cui fossero minacciate delle case di tedeschi ariani. Secon-do il resoconto ufficiale della polizia nazista, gli ebrei uccisi furono 91. Moltissimi altri,però, si suicidarono quella notte o nei giorni immediatamente seguenti. Un numero altodi maschi adulti (20-30 000) fu condotto a Dachau, Buchenwald e in altri lager. Il sog-giorno fu in genere breve, ma estremamente umiliante e brutale.

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Dopo la notte deicristalli, alcune passanti

berlinesi sostano davantia un negozio,

di proprietà di un ebreo,distrutto dai nazisti.

Iniziativa di Goebbels

Critiche dei responsabili

dell’economia

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DOCUMENT ILa riunione al vertice del 12novembre 1938

Il 12 novembre 1938, nel sontuoso edificio del ministero dell’Aviazione, sotto la presidenza di Gö-ring (in rappresentanza di Hitler) si tenne una riunione per decidere come procedere contro gli ebreitedeschi, dopo i drammatici eventi della notte dei cristalli. Erano presenti Goebbels, Frick (Interno), Hey-drich e Daluege (Polizia), Funk (Economia), Schwerein-Krosigk (Finanze). Il verbale stenografico dellaseduta, ancor più dei provvedimenti effettivamente emanati, è indicativo della mentalità nazista e deltasso di violenza antisemita che la caratterizzava.

GOEBBELS: In quasi tutte le città tedesche le sinagoghe sono state incendiate. Il terrenosul quale esse sorgevano potrà essere utilizzato in vari modi. Alcune città vogliono costruirvigiardini; altre, case.

GÖRING: Quante sinagoghe sono state incendiate?HEYDRICH: Sono state incendiate centouno sinagoghe e settantasei demolite; distrutti set-

temilacinquecento negozi.GOEBBELS: Mi pare che questi fatti ci offrano l’occasione per far scomparire le sinagoghe.

Tutte quelle che non sono rimaste perfettamente intatte dovranno essere demolite daglistessi ebrei. Gli ebrei dovranno sobbarcarsi le spese di demolizione. Qui a Berlino sono di-sposti a farlo. Le sinagoghe berlinesi incendiate verranno rase al suolo a operadegli ebrei: questa dovrebbe essere una norma valida in tutto il Reich.

Inoltre mi pare necessario emanare un’ordinanza che faccia di-vieto agli ebrei di frequentare teatri, cinematografi e circoli tedeschi;la situazione attuale ce lo permette. I teatri sono pieni in ognimodo: si fatica a trovare posto. Ritengo che non sia possibilepermettere agli ebrei di sedere nelle sale di spet-tacolo a fianco dei tedeschi. In seguito si potràmettere a loro disposizione uno o due cinemato-grafi, dove saranno proiettati film ebraici. Ma chenon ficchino il naso nei teatri tedeschi.

È anche indispensabile che essi scompaianodel tutto dalla circolazione dei mezzi pubblici ditrasporto, poiché esercitano un effetto provoca-torio. Oggi per esempio, è ancora possibile a unebreo servirsi dello stesso scompartimento di untedesco nelle vetture-letto. Il ministro delle Co-municazioni dovrebbe promulgare un’ordinanza inbase alla quale vengano istituiti scompartimentispeciali per gli ebrei, da mettere a loro disposi-zione soltanto quando tutti i tedeschi siano seduti,

I provvedimenti di esclusione Il 12 novembre 1938, presso il ministero dell’Aviazione, Göring convocò una riunionedei principali esponenti del regime, per decidere come sfruttare al meglio la situazione ve-nutasi a creare dopo la notte dei cristalli. Tutti concordarono sul fatto che la violenza sel-vaggia doveva cessare; inoltre il consenso fu unanime – per una volta – sulla neces-sità di emanare una serie di provvedimenti amministrativi durissimi, che avrebbero do-vuto finalmente spingere gli ebrei ad andarsene. A tal fine, i soggetti presenti alla riunionediedero prova di un’inventiva straordinaria: ognuno fece a gara con gli altri nel propor-re misure umilianti e degradanti. «Non vorrei essere un ebreo in Germania», commentòGöring, verso la fine della riunione.Il primo problema che si pose riguardò le assicurazioni. Fu deciso che il Reich avrebbeconfiscato tutti i pagamenti che le compagnie avrebbero dovuto versare agli aventi dirit-to (primi fra tutti i proprietari dei negozi devastati: il costo delle vetrine infrante vennestimato in 6 milioni di dollari). Agli ebrei tedeschi, presi nel loro insieme, fu addossataun’ammenda collettiva di un miliardo di marchi.

Misure umilianti

Una panchinariservata agli ebrei in un giardinopubblico tedesco.Dopo la “notte dei cristalli”l’emarginazione degli ebrei tedeschigiunse al suo massimolivello.

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DOCUMENT I

Quale messaggioera lanciato aitedeschi, per mezzodell’allontanamentodegli ebrei daigiardini pubblici?

Perché la già purrigida normativadiscriminanteavrebbe posto finealle azioniselvagge? Negli spazi a lororiservati, gli ebreisarebbero stati al sicuro?

in modo da evitare ogni promiscuità. Se non ci sarà posto, dovranno restare in piedi nei cor-ridoi.

GÖRING: Mi sembra più logico assegnare loro scompartimenti riservati.GOEBBELS: Non però quando il treno sia completo.GÖRING: Un momento! Non ci dovrà essere che un solo scompartimento per gli ebrei; e,

se questo è completo, gli altri dovranno restarsene a casa.GOEBBELS: E se, per fare un esempio, sul rapido di Monaco non ci fossero abbastanza

ebrei: se ce ne fossero soltanto due, e gli altri scompartimenti fossero pieni? I due ebreiavrebbero così a loro disposizione un intero scompartimento speciale. Bisognerà dunquedire: gli ebrei possono sedersi solo quando tutti i tedeschi abbiano preso posto.

GÖRING: Non c’è bisogno di dirlo espressamente. Se il treno è pieno, state sicuri che nonho bisogno di nessuna legge. L’ebreo sarà schiaffato fuori dalla porta e potrà starsene in la-trina per tutto il resto del viaggio.

GOEBBELS: Un’altra ordinanza dovrà vietare agli ebrei di frequentare le stazioni termali, lespiagge, le località di villeggiatura tedesche... Mi domando se non sia anche necessario proi-bire agli ebrei l’accesso alle foreste tedesche. Attualmente gli ebrei vanno a spasso a frotte nelGrünewald. È una continua provocazione, avvengono ininterrottamente incidenti. Tutto quelloche gli ebrei fanno è così snervante e provocante che nascono continuamente dei tafferugli.

GÖRING: Benissimo; metteremo a disposizione degli ebrei una parte della foresta. Alpersavrà cura di farvi arrivare le varie specie di animali che assomigliano maledettamente agliebrei: il cervo, per esempio, ha il naso adunco come loro.

GOEBBELS: Poi bisogna impedire che gli ebrei vadano in giro pavoneggiandosi per i giar-dini pubblici tedeschi. Segnalo a questo proposito la propaganda mormorata dagli ebrei neigiardini di Fehrbelliner Platz. Ci sono ebrei che non hanno l’aria di esserlo; si siedono vicinoalle madri tedesche e ai bambini tedeschi e cominciano a borbottare lamentele contro di noie ad appestare l’aria.

GÖRING: E non dicono di essere ebrei.GOEBBELS: Mi pare che qui si nasconda un pericolo particolarmente grave. Penso che

sia necessario mettere a disposizione degli ebrei qualche giardinetto – non i più belli, cer-tamente – e annunziare: qui gli ebrei hanno diritto di sedersi sulle panche. Queste avrannoun contrassegno particolare; ci sarà scritto sopra Riservato agli ebrei. Altrimenti, non met-tano i piedi nei giardini tedeschi.

Bisogna poi occuparsi di un’altra faccenda: ancora oggi capita che bambini ebrei fre-quentino scuole tedesche. Mi sembra intollerabile. Mi pare impossibile che mio figlio stia se-duto in un liceo tedesco accanto a un ebreo, mentre gli insegnano la storia tedesca. È as-solutamente indispensabile allontanare gli ebrei dalle scuole tedesche, e lasciare che sioccupino loro stessi, nelle loro comunità, di educare i loro figli.

L. POLIAKOV, Il nazismo e lo sterminio degli ebrei, Einaudi, Torino 1977, pp. 42-44, trad. it. A.M. LEVI

I PRINCIPALI PROVVEDIMENTI ANTISEMITI (1933-1938)1o aprile 1933 Boicottaggio di tutti i negozi ebraici

7 aprile 1933 Licenziamento di tutti gli impiegati pubblici non ariani

10 maggio 1933 Rogo dei libri di autori ebrei

15 settembre 1935 Leggi di Norimberga: vietati matrimoni e rapporti sessuali traariani ed ebrei

27 ottobre 1938 Espulsione dalla Germania di 16 000 ebrei polacchi

9-10 novembre 1938 Notte dei cristalli

12 novembre 1938 Arianizzazione dell’economia

Novembre-dicembre 1938 Divieto di frequentare scuole, teatri, cinema ecc. Ritiro dellapatente di guida

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I principali provvedimenti presi il 12 novembre 1938 riguardarono le attività economi-che. Dal 1o gennaio 1939, gli ebrei avrebbero dovuto cedere a soggetti ariani tutte le loroaziende e le loro imprese, che ovviamente furono vendute, in genere, a prezzi molto in-feriori ai valori di mercato.Dopo la riunione del 12 novembre 1938 Goebbels e altri ministri emanarono vari de-creti, relativi ai diversi settori che erano di loro competenza. Agli ebrei fu vietato l’in-gresso ai cinema, ai teatri, ai concerti, alle mostre d’arte e a qualsiasi altra manifesta-zione di tipo culturale. L’accesso ai parchi pubblici fu severamente regolamentato,mentre gli studenti ebrei ancora presenti nelle scuole furono espulsi (15 no-vembre). Il 3 dicembre, su ordine di Himmler, venne ritirata agli ebrei la pa-tente di guida. Poche settimane più tardi, esplose la questione dei beneficiari del grande pro-cesso di arianizzazione. In gioco non era, ovviamente, il rispetto del dirittodegli ebrei a restare titolari di imprese commerciali o industrie, bensì il pro-blema dei destinatari tedeschi di quei beni, che tutti ritenevano doveroso espro-priare. Il conflitto vide schierati da un lato il partito e il ministero dell’Interno,che speravano di poter frazionare le imprese ebraiche fra numerosi picco-li o medi acquirenti ariani, dall’altro il ministero dell’Economia, ap-poggiato sia dai grandi gruppi industriali, sia da Göring, il qualea sua volta era responsabile di un enorme complesso industrialedi Stato (le Hermann Göring Werke – Industrie Hermann Gö-ring), prevalentemente impegnato nel settore carbonifero e si-derurgico. In questo braccio di ferro, la corrente favorevole a unaredistribuzione popolare dei beni ebraici risultò completamen-te perdente; quasi sempre, l’impresa ariana che acquistò quellaebraica era di proporzioni a essa superiori. In linea generale, sipuò dire che il processo di espropriazione economica degli ebreitedeschi significò solo un rafforzamento dei più forti gruppi in-dustriali germanici.

R i fe r i me n t i s t o r i o g r af i c iIl sistema di potere nel regime nazista

Nel 1942, Franz Neumann sollevò per primo la questione del caos amministrativo che spesso ca-ratterizzava il Terzo Reich. Più recentemente, un altro studioso, Ian Kershaw, ha invece di nuovo insi-stito sul ruolo decisivo occupato da Hitler nel sistema di potere nazista. L’autore di questa pagina, Phi-lippe Burrin, fa il punto sul dibattito storiografico in corso.

Franz Neumann, giurista e politologo di ispirazione marxista, ha offerto con il suo libroBehemoth, terminato nel 1941 e pubblicato l’anno successivo, la critica più incisiva del-l’immagine unitaria proiettata dal Terzo Reich. Lo studioso mette in luce il pluralismo con-genito di un regime lacerato da forze che, dietro la facciata abbellita dalla propaganda, siabbandonavano a lotte feroci per strappare allo Stato le sue prerogative [competenze spe-cifiche, n.d.r.] tradizionali. E così lo Stato classico, lo Stato prussiano, scompariva la-sciando il passo ai «quattro gruppi centralizzati. Ciascuno operante secondo il Führerprin-zip [principio del Führer, secondo il quale gli ordini emanavano sempre e solo dall’alto, daun capo, n.d.r.], ciascuno con un potere legislativo, esecutivo e giudiziario autonomi». Mal-grado la loro rivalità, aggiunse Neumann, tali gruppi, dagli interessi divergenti e dai poterisempre più estesi – il Partito, l’esercito, la burocrazia e la grande industria –, sapevano con-cedersi delle tregue e giungere a compromessi, e Hitler si limitava a ratificarli. Ecco ciò chedi norma il concetto di policrazia designa, ma che in questo caso è ironicamente capovolto.Utilizzato da Carl Schmitt [il più prestigioso giurista tedesco al tempo del Terzo Reich, n.d.r.]negli anni venti per denunciare l’evoluzione del regime democratico verso una giustapposi-

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Heinrich Himmler, il comandante delle SS.

R i fe r i me n t os t o r i o g r af i c o

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zione [un insieme incoerente e caotico, n.d.r.]di istituzioni in grado di eludere un potere dicontrollo e di decisione unica, tale concettoè diretto da Neumann contro una dittaturache pretendeva di aver restaurato siffattaunità di potere, e che lo stesso Schmitt so-steneva con zelo. La figura biblica di Behe-moth, mutuata da Thomas Hobbes, simbo-lizza il caos generato dalla scomparsa delloStato e dalla totale assenza di leggi, figura in-versa di quel Leviatano a cui andavano lepreferenze del filosofo secentesco.

L’interpretazione di Neumann [...] coglienel segno quando sottolinea il pluralismo delregime nazista [...] Con il proliferare di organistraordinari, che si ritagliavano spazi nellecompetenze e negli apparati statali, la strutturadel Terzo Reich andò via via assomigliando alcostume di Arlecchino, composta com’era diamministrazioni tradizionali e di apparati ibridi[misti, n.d.r.] tra Stato, Partito e interessi privati.Una realtà che senza dubbio evoca ciò che unaltro esiliato, Ernst Fraenkel, ha chiamato ladualità dello Stato nazista – ricordiamo cheNeumann contestava la possibilità stessa diparlare di Stato – e che rappresentava piùl’intrico [l’intreccio, n.d.r.] che la giustapposi-zione di uno Stato di diritto e di un regime ec-cezionale, poiché il primo esisteva soltanto invirtù della tolleranza del secondo, ben deter-minato a ingrandirsi a sue spese.

A tale labilità dell’organizzazione ammi-nistrativa del Terzo Reich, aggravata dal fatto

che gli organi diventati superflui non venivano mai aboliti (per esempio il piano quadriennale),si affiancava, elemento spesso trascurato, un crescente informalismo giuridico. Innanzitutto, il confine tra decreto, ordinanza e legge si attenuava e gli stessi giuristi arrivavano adaccettare che una dichiarazione orale di Hitler avesse valore di legge: così successe quandoegli, durante un discorso all’inizio della guerra, designò Göring e Hess come suoi succes-sori. Cosa ancor più grave e sintomatica, la legislazione era sempre meno sottoposta al prin-cipio di pubblicità, condizione indispensabile per un’amministrazione efficace. Su 650 ordini,decreti e direttive scritti da Hitler, censiti per il periodo 1939-45, 404 non furono pubblicatisulla «Gazzetta Ufficiale». I litigi e le confusioni che ne seguirono furono facilmente immagi-nabili. Ad esempio, in virtù di un decreto non pubblicato, nel 1939 Himmler fu incaricato del«rafforzamento della razza tedesca», ciò che gli garantì il potere di sequestrare le terre de-gli allogeni [i non tedeschi, n.d.r.] residenti nelle zone annesse. Ne risultarono impugnazionidavanti ai tribunali, i quali non conoscevano, evidentemente, il decreto in questione. Analo-gamente l’eutanasia, cioè la soppressione dei malati mentali, iniziata nell’autunno 1939, diedeluogo a denunce, costringendo il ministero della Giustizia a informare i giudici dell’esistenzadi un ordine segreto con il quale Hitler autorizzava l’operazione.

Sicuramente dunque ci troviamo in presenza, a proposito del regime nazista, di unastruttura sui generis [del tutto speciale e particolare, n.d.r.], che dà adito [permette, n.d.r.]a parlare di disordine, e persino di caos. Ma pur ammettendo le difficoltà incontrate daidirigenti del Terzo Reich ad avere una visione d’insieme e riconoscendo altresì che oc-correva loro un sempre maggiore dispendio di energie per mantenere una qualche coe-renza, il regime restava, a mio avviso, perfettamente gestibile. Rimanevano organi di coor-dinamento, quali la cancelleria del Reich e la cancelleria del Partito, e le questioni piùcomplesse erano oggetto di regolari riunioni interministeriali a livello di segretari di Stato,come avvenne nel gennaio 1942 a Wannsee allo scopo di organizzare lo sterminio degliebrei d’Europa. Il coordinamento era assicurato, anche e soprattutto, da Hitler stesso. Ildisgregarsi dell’unità amministrativa aveva come corrispettivo la concentrazione di tutti ifili del potere nelle sue mani. [...]

L’alternativa tra monocrazia e policrazia appare così limitatamente pertinente poiché nél’una né l’altra di tali nozioni permettono di rendere conto sia dell’evoluzione delle strutture

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Hitler, in piedi a bordodi un’automobile,

saluta la folla,fotografia del 1934.Dietro di lui, seduti

su altre macchine,importanti ufficiali

nazisti assistono alla scena.

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sia del ruolo decisivo svolto dal Führer. Il concetto di carisma elaborato da Max Weber [so-ciologo tedesco, attivo nei decenni a cavallo tra Ottocento e Novecento, n.d.r.] è a tal pro-posito più soddisfacente. Per carisma si deve intendere una qualità straordinaria attribuitada un gruppo di seguaci a un personaggio che si presenta come investito di una missione.Il potere carismatico, inteso in senso ideal-tipico [in linea di principio, come categoria con-cettuale e interpretativa, a prescindere dai casi concreti, n.d.r.], si distingue quindi sia daquello tradizionale, fondato sul principio ereditario e sul prestigio del passato, sia dal poterelegale-razionale, basato su leggi ed esercitato tramite la burocrazia. [...]

Uno dei tratti costitutivi del potere carismatico è un certo tipo di atteggiamento e di di-sposizione. Ian Kershaw ha messo in rilievo quanto vi fosse di emblematico nella formuladi un alto funzionario nazista che esortava a «lavorare in funzione del Führer». Non era suf-ficiente ubbidire, bisognava fare propria, persino anticipare con atti, la politica di Hitler. Ora,una simile condotta si insinuò in gran parte delle istituzioni, ben al di là del nucleo cari-smatico [il gruppo iniziale, relativamente ristretto, che aveva recepito il messaggio di Hi-tler, n.d.r.], e contribuì alla realizzazione di obiettivi che erano letteralmente fuori legge eche talora venivano addirittura presentati come un semplice desiderio del Führer. In talmodo appare più comprensibile la partecipazione di tanti apparati alle imprese criminalidei nazisti.

P. BURRIN, Carisma e radicalizzazione nel regime nazista, in H. ROUSSO (a cura di), Stalinismo e nazismo. Storia e memoria comparate, Bollati Boringhieri, Torino 2001,

pp. 74-75, 79-80, 85-86, trad. it. S. VACCA

Da quale autoreNeumann assunse il termine «policrazia»?In che senso essoveniva usato,originariamente? Qualenuovo significato gliattribuì Neumann?

In che senso «lastruttura del TerzoReich andò via viaassomigliando alcostume diArlecchino»? Qualesignificato occorreattribuire a questabizzarra metafora?

Che ruolo occupavaHitler nel sistema?

L’arianizzazione dell’economia tedesca: moderati e radicali

La questione dell’appropriazione dei beni degli ebrei tedeschi suscitò forti contrasti tra le diverseanime del regime nazista. I moderati, però, non erano meno antisemiti dei radicali. La discussione ver-teva sulle modalità, non sul rispetto, o meno, dei diritti dei cittadini tedeschi non ariani.

Esternamente si registrò, nel 1934, una certa stabilizzazione. Ma questo non vuol direche gli atti di violenza contro i negozi degli ebrei fossero ormai solo un ricordo del pas-sato. In realtà, proprio i fatti dell’estate e dell’autunno del 1935, in larga misura provocatidall’incessante attività propagandistica di Goebbels, tornarono a suscitare all’esterograndi preoccupazioni e proteste. Preoccupazioni e proteste che indussero il ministro del-l’Economia Hjalmar Schacht a prendere posizione, nel corso di una conferenza intermi-nisteriale da lui stesso convocata per il 20 agosto 1935, contro l’arianizzazione ottenutacon la violenza, per la quale non esisteva alcun fondamento giuridico e che dovevaquindi essere considerata alla stregua di una pura e semplice espropriazione. Schacht,però, nulla poté contro il Gauleiter [alto funzionario della NSDAP, comandante di un Gau,cioè un distretto territoriale, n.d.r.] Adolf Wagner, che era presente in veste di rappresen-tante di Rudolph Hess, il sostituto del Führer, e dovette anzi dare il suo assenso a che nonsi aprissero nuovi negozi di proprietà di ebrei e si assegnassero loro commesse pubbli-che solo in via eccezionale.

Schacht aveva in mente un processo di arianizzazione spontanea per il quale ritenevache occorressero dai cinque ai dieci anni: un lasso di tempo nel corso del quale gli im-prenditori ebrei avrebbero dovuto essere obbligati a vendere le loro aziende. Il ministro,quindi, perseguiva come gli altri l’obiettivo dell’eliminazione degli ebrei dalla vita econo-mica, ma voleva raggiungerlo per via legislativa e, soprattutto, intendeva procedere pergradi. Insomma, Schacht era chiaramente contrario solo a quelle che era solito chiamare«caotiche azioni individuali», mentre la sua «mano protettrice» si mostrò efficace solo inalcuni campi ben precisi. Così, se è vero che difese i direttori ebrei delle filiali della Rei-chsbank e protesse i tre più importanti istituti di credito ebraici fino al 1938, è anche veroche oppose una resistenza tiepida ai dichiarati obiettivi antisemiti dei protagonisti della po-litica razziale.

Nelle sue prese di posizione in veste di ministro, Schacht si limitò a sottolineare le ri-percussioni negative delle azioni antisemite sulla politica estera e sull’export della Germa-nia. Condannò, è vero, le illegali «iniziative individuali» contro gli ebrei, ma non si oppose allaloro graduale eliminazione con gli strumenti offerti dalla legislazione. Il suo atteggiamento am-bivalente favorì il processo di sostituzione in ambito economico ormai in corso. Dopo averlasciato il ministero dell’Economia, nel corso della tradizionale festa che la Reichsbank diedeanche in occasione del Natale del 1938 Schacht definì gli avvenimenti del mese precedente

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[la notte dei cristalli, n.d.r.] un’azione vergognosa e scandalosa, cheavrebbe dovuto «far arrossire di vergogna ogni tedesco perbene».Ma anche lui, in ogni caso, aveva fatto ben poco per arrestare il pro-cesso di radicalizzazione, che riprese in grande stile dopo una fasedi relativa calma che coincise con il periodo in cui si tennero, a Ber-lino, le Olimpiadi (1936). D’altro canto, le sue forzate dimissionidalla carica di ministro dell’Economia sgombrarono il campo da ogniresiduo ostacolo a un intervento generalizzato volto ad allontanaregli ebrei dalla vita economica del paese. Schacht dovette lasciarel’incarico non a causa delle controversie sorte in merito alla que-stione ebraica, ma per via della decisione, da lui non condivisa, diaccelerare la politica di riarmo, politica che a suo parere avrebbebloccato il ritorno della Germania a un regime di normali relazionicommerciali con l’estero. [...]

La campagna di arianizzazione subì una trascurabile battutad’arresto in occasione delle Olimpiadi del 1936. Ma con il supera-mento della crisi economica, i positivi risultati riportati nella lotta con-tro la disoccupazione e i contemporanei successi ottenuti dal regimein politica estera, passarono in secondo piano remore e dubbi so-prattutto di natura economica che fino a quel momento avevanoavuto l’effetto di impedire che si imprimesse una brusca accelera-zione al processo di arianizzazione. Certo è che all’inizio del 1937,

e dunque ancor prima che venisse approvata quell’ondata di leggi antiebraiche che preparòl’arianizzazione forzata del novembre del 1938, l’eliminazione dal mondo economico di ognipresenza ebraica aveva già compiuto notevoli progressi.

All’inizio, il processo di arianizzazione investì soprattutto le piccole e medie imprese in-dustriali e commerciali, al punto che nel luglio del 1938 era già passato di mano tra il 60 eil 70 per cento delle imprese che ancora all’inizio del 1933 appartenevano a ebrei. Dei cin-quantamila tra negozi di vendita al dettaglio e punti di vendita di aziende artigiane che sem-pre nel 1933 erano in mano ebraica, nel luglio del 1938 ne rimanevano solo novemila. Ladiminuzione sul piano quantitativo fu accompagnata da una rapidissima contrazione del girod’affari delle imprese rimaste, con il risultato che pochi mesi prima della notte dei cristalli lapresenza e il ruolo degli ebrei si erano ormai radicalmente ridotti e le loro basi economichepotevano considerarsi seriamente compromesse. [...]

La spinta decisiva all’arianizzazione venne dalle organizzazioni locali e regionali dellaNSDAP, anche perché il partito, in quanto organizzazione di massa, era in larga misura sgan-ciato dalle decisioni del governo. Non a caso, del resto, i rappresentanti del corpo dei diri-genti politici, che in qualità di sostituto del Führer Rudolph Hess riuniva regolarmente allafine dei congressi nazionali, lamentavano immancabilmente il fatto che anche il nuovo statoera nelle mani di una burocrazia reazionaria e avulsa dalla realtà e costituiva senza dubbioun sistema assolutistico. Respinte da quasi tutti gli altri ambiti della politica, le energie ever-sive accumulatesi nel movimento nazista trovarono nella questione ebraica una valvola disfogo e un’occasione di rinnovato impegno. Si può ben dire, anzi, che proprio per i nazistipiù fanatici l’attività antisemita si trasformò in una sorta di surrogato della rivoluzione. [...]

Göring e il ministro dell’Economia Funk volevano evitare che le aziende ebraiche venis-sero cedute, sottoprezzo e in modo surrettizio, al partito o a persone ad esso vicine, e cer-cavano di fare in modo che fosse in primo luogo il Reich a beneficiare dei proventi realizzatigrazie all’arianizzazione, proventi che fino a quel momento erano finiti in prevalenza nellecasse del partito. Con l’aiuto dei consulenti economici distrettuali, invece, il partito intendevaservirsi del processo di arianizzazione per sostenere il ceto medio; in pratica, intendeva dareai nuovi e benemeriti compagni di partito i mezzi necessari per condurre un’esistenza chealtrimenti sarebbe stata al di sopra delle loro effettive possibilità.

H. MOMMSEN, La soluzione finale. Come si è giunti allo sterminio degli ebrei, il Mulino, Bologna 2003, pp. 62-67, trad. it. E. MORANDI

Quale atteggiamento tenne il ministro dell’Economia Hjalmar Schacht nei confronti del processodi arianizzazione dei beni ebraici?

Spiega l’affermazione secondo cui «l’attività antisemita si trasformò in una sorta di surrogatodella rivoluzione».

Quale posizione avevano, nel 1938, Göring e il ministro dell’Economia Funk, nei confronti del processo di arianizzazione dei beni ebraici? Quali speranze, invece, nutrivano molti membridel partito nazista?

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Hjalmar Schacht,presidente della Banca

centrale del Reich negli anni Trentadel Novecento e

ministro dell’economiadal 1934 al 1937.