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4 ottobre-dicembre 2003 LA PREVIDENZA FORENSE TRIMESTRALE DELLA CASSA DI PREVIDENZA E ASSISTENZA FORENSE SPEDIZIONE IN ABB. POST. 45% ART. 2 COMMA 20/B LEGGE 662/96 - FILIALE DI ROMA CONTIENE I.P. IL BILANCIO TECNICO DELLA CASSA GUIDA PRATICA ALLE ELEZIONI DEL COMITATO LE SCELTE PROFESSIONALI DELLA DONNA AVVOCATO

LA PREVIDENZA FORENSE · La proposta mi piace ed è solo da verificarne la fat-tibilità. AVVOCATURAnovità normative A Il volume raccoglie gli atti di al-cuni seminari che la Cassa

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4 ottobre-dicembre

2003

LA PREVIDENZA FORENSETRIMESTRALE DELLA CASSA DI PREVIDENZA E ASSISTENZA FORENSE

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I.P.

IL BILANCIO TECNICO DELLA CASSA

GUIDA PRATICA ALLE ELEZIONI DEL COMITATO

LE SCELTE PROFESSIONALI DELLA DONNA AVVOCATO

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SLA PREVIDENZA FORENSE

PresidenteMaurizio de Tilla

Direttore ResponsabileDario Donella

Comitato di RedazioneGiuliano Berti Arnoaldi Veli

Massimo BurghignoliLeonardo Carbone

Franco CiprianiMarcello Colloca

Carlo DolciCarlo Martuccelli

Paolo RosaRaffaele Ruggiero

Segreteria del Comitato di RedazioneDonatella Asquino

t. 06.36205665fax 06.32650520

Registrazione del tribunale di Roma18.4.1978 n. 17230

Tiratura 125.000 copie

Direzione e redazioneVia Ennio Quirino Visconti, 8 ROMA

t. 06.362051 fax. 06.32650520e-mail: [email protected]

EditoreIl Sole 24 ORE S.p.A.

Sede legale: via P. Lomazzo, 52 - 20154 (Mi)Redazione: via P. Di Dono, 3/A - 00142 (Rm)

Nuovo progetto graficoDesign e grafica - Il Sole 24 Ore S.p.A.

Area professionistivia Paolo Di Dono 3/A (Rm)

Impaginazione graficaIndustria Grafica F. Failli s.n.c.

StampaF.lli Spada S.p.A.

via Lucrezia Romana, 6000043 Ciampino (Roma)

Concessionaria di PubblicitàHP10 srl

via Andrea Verga, 12 - 20144 Milanotel. 02 48003799 fax 02 48004099

e-mail: [email protected]

Numero chiuso in redazione il 25 maggio 2004Finito di stampare il mese di giugno 2004

Sped. in Abb. Post. - Romacomma 20/b, art. 2, L. 662/96

In copertina:Torre Lazzaroni - v.le di Tor di Quinto (Roma)

(foto M. Barozzi)

SommarioEA

P

G

L

4ottobre-dicembre

2003

LA PREVIDENZA FORENSETRIMESTRALE DELLA CASSA DI PREVIDENZA E ASSISTENZA FORENSE

I

G

EDITORIALEUn fondo di solidarietà infracategorialedi M. de Tilla 290

AVVOCATURAnovità normative

La riforma del diritto societariodi U. Belviso 292Non c’è riservatezza per gli albi professionalidi V. Mormando 294

l’opinioneLe scelte professionali della donna avvocatodi C. Guidi 297

lettureLa mia professioneRubrica di letture professionalia cura di R. Danovi 300

GIURISPRUDENZA FORENSERegioni e “professioni”: individuare le figure professionali spetta al legislatore nazionale?di M. Togna 303

PREVIDENZAl’informazione

Note sul nuovo regolamento elettoraledi M. Colloca 309Guida pratica alle elezioni del Comitato (le scadenze)a cura di M. Colloca e F. Martellone 311È illegittima la restituzione dei contributidi D. Donella 313La Cassa Forense ha i poteri normativi anche per modificare le disposizioni sulla restituzione dei contributidi M. Luciani 317Bilancio tecnicodi G. Orrù 322Appunti per la riforma della previdenza forensedi G. Biancofiore 336Schemi di studi preliminaridi P. Rosa 340

l’opinioneCircolazione degli avvocati europei e previdenzadi M. A. Alberti 352C’è da preoccuparsi?di D. Donella 358Un efficiente servizio di internal auditdi P. Rosa 364

GIURISPRUDENZA PREVIDENZIALEDocenti universitari a tempo pienodi d. d. 367Indennità di maternità e adozione internazionaledi l. c. 370

LETTERE E QUESITI 375

INDICE ANNUALE 380a cura di L. Carbone

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Desidero manifestare l’apprezzamento dell’AdEPPper la qualità del lavoro svolto dalla Commissioneparlamentare di vigilanza sugli enti previdenziali sianel settore pubblico che in quello privato. Per que-st’ultimo settore, che raccoglie le Casse professio-nali, notevole incisività hanno le risultanze contenu-te nel documento conclusivo dell’indagine effettua-ta, in quanto attraverso questa la Commissione nonsi è limitata a svolgere solo un’attività di monito-raggio, ma ha anche esercitato una forte incidenzapropositiva al fine di valutare cosa poter fare permigliorare il sistema previdenziale privato. È noto che la grande riforma della privatizzazioneha conferito alle Casse professionali l’autonomiagestionale, che deve essere compatibile e in asso-nanza con gli equilibri finanziari degli enti. E inquesto senso ci sono i controlli, ma i controlli vannosvolti con il rispetto dell’autonomia che si è rivela-ta un elemento virtuoso, cioè ha determinato ilmiglioramento delle Casse private.Molte indicazioni della Commissione sono condivi-se dall’AdEPP e si sono rivelate utili per dare unasoluzione normativa a problemi reali, come la fis-sazione di un tetto all’indennità di maternità. L’instaurazione di un rapporto di dialogo parteci-pativo tra la Commissione di vigilanza e l’AdEPP èla più grossa lezione politica che si possa dare e chedovrebbe essere presa ad esempio.Va ricordato con soddisfazione che il Ministro delWelfare, nel corso della sua audizione del 20 feb-braio 2002, ebbe a dire che “al momento gli entiprivatizzati presentano tutti una soddisfacentesituazione finanziaria. I bilanci consuntivi e previ-sionali riportano un avanzo economico, il rapportotra entrate contributive e spese previdenziali pre-senta una generale condizione di equilibrio. Neglianni a venire gli enti privati dovranno però sicura-mente adottare interventi più incisivi di autonorma-

zione mirati a garantire la sostenibilità finanziariadelle gestioni”.Ebbene il mondo delle Casse private è un mondovariegato che va appoggiato e sostenuto anche conil rafforzamento dell’autonomia normativa e gestio-nale – come ribadito anche da sentenze delConsiglio di Stato e della Corte Costituzionale –pur con i controlli e con gli obiettivi che sono quel-li di creare un sistema sostenibile. Va tuttavia preci-sato che il sistema sostenibile delle Casse profes-sionali non è quello della previdenza pubblica.Nella previdenza pubblica la sostenibilità cosiddet-ta finanziaria è la sostenibilità del debito, mentre leCasse professionali sono nelle condizioni di poterpagare per almeno trenta anni le pensioni con lesole entrate contributive e le entrate patrimoniali.Ciò non toglie che l’AdEPP e le singole Casse ade-renti stiano già studiando ed applicando modifichenormative di portata tale da garantire il prolunga-mento della stabilità attraverso la leva dei contri-buti e la variazione dei parametri e dei coefficientiper il calcolo delle pensioni. La Commissione parlamentare ha condiviso il dis-senso dell’AdEPP sulla proposta legislativa cheprevede l’estensione di alcune norme in essa conte-nute al sistema previdenziale delle Casse private.Un esempio è dato dall’aumento a 60 anni dell’etàpensionabile per le donne; se tale misura è diretta amigliorare gli equilibri finanziari per la previdenzapubblica, estenderla al mondo dei professionistiprivati (ove il limite di età per uomini e donne è fis-sato ad almeno 65 anni) determinerebbe uno squili-brio finanziario di notevole entità.Anche relativamente alle pensioni di anzianità,estendere alle Casse private il periodo contributivodi 40 anni – quando è noto che i professionisti siiscrivono agli albi non prima di avere compiuto 26,27 anni – significa di fatto abolirle.

ELA PREVIDENZA FORENSE

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Un fondo di solidarietà infracategoriale

di Maurizio de Tilla

EEDITORIALE

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ELA PREVIDENZA FORENSE

Su di un piano diverso devo constatare, anche quicon soddisfazione, che gran parte dei suggerimentidella Commissione parlamentare di vigilanza sonostati accolti dall’AdEPP che si è resa parte attiva diemendamenti al collegato previdenziale.Provo ad indicarne alcuni: la creazione di un polodi assistenza integrativa, l’autonomia gestionaledella previdenza complementare, i fondi immobilia-ri etc. In tema di totalizzazione vorrei ricordare l’eccellen-te lavoro svolto presso il Ministero del Lavoro cheha portato alla firma di un protocollo da parte ditutte le Casse professionali, attraverso il riconosci-mento di una soluzione che non solo estende la tota-lizzazione a chi abbia già maturato i requisiti pergodere di una pensione, ma tutela anche gli equili-bri finanziari delle Casse altrimenti minati dalledisposizioni contenute nell’articolo 71 della legge388 del 2000.Altra questione che è stata sollecitata dalla Com-missione di vigilanza è quella che concerne i com-pensi che un libero professionista percepisce dal-l’attività di sindaco od amministratore di enti esocietà. La normativa attuale comporta che nellagestione speciale dell’INPS vi siano professionistiche vengono considerati “collaboratori coordinati econtinuativi” pur essendo iscritti alle Casse profes-sionali; mentre noi riteniamo che un professionistarimane tale anche quando fa l’amministratore di un

ente o il sindaco di società, per cui il suo compensoprofessionale deve affluire sia fiscalmente maanche previdenzialmente nella sua posizione contri-butiva registrata presso la Cassa professionale. Èuna totale ingiustizia che ancora alcuni professio-nisti vengano assoggettati alla gestione specialedell’INPS con un contributo previdenziale cherischia di non produrre nessuna controprestazione.Inoltre, vorrei sottolineare che quando si affermache le Casse professionali sono private ed hannoautonomia normativa, a tale affermazione deve es-sere data la giusta dignità e legittimità.In conclusione vorrei ribadire che le Casse profes-sionali sono un mondo complesso, articolato, diffi-cile anche da capire. Costituiscono, nel complesso,un mondo virtuoso, capace di autoalimentarsi e digestire per i propri iscritti sia la previdenza chel’assistenza. Voglio ricordare a tal proposito, adesempio, che di tutte le prestazioni che eroga laCassa forense il 15 per cento sono di assistenza enon di previdenza; e ciò riusciamo a farlo attraver-so il versamento di contributi previdenziali perun’aliquota complessiva del 12 per cento.C’è infine da valutare la richiesta, formulata daalcune Casse, di costituire un fondo di solidarietàinfracategoriale per venire in soccorso ai professio-nisti più deboli.La proposta mi piace ed è solo da verificarne la fat-tibilità.

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AAVVOCATURAnovità normative

Il volume raccoglie gli atti di al-cuni seminari che la Cassa Foren-se ha organizzato nel suo audito-rium romano, dal 12 maggio al 10luglio 2003, sul vasto tema dellariforma del diritto civile e proces-suale societario (L. 3 ottobre 2001,n. 366, d.lgs. 17 gennaio 1993, n.5, d.lgs. 17 gennaio 1993, n. 6,questi ultimi ora in attesa di di-sposizioni integrative e correttive).Il volume si rivela prezioso. I do-centi e operatori che hanno parte-cipato ai seminari, accuratamentescelti tra quanti si erano già inpassato segnalati per l’importanzadei contributi dati allo studio deldiritto civile societario e del pro-cesso civile, hanno assicurato atutti gli interventi un livello quali-tativo assai elevato; alcuni di que-sti docenti e operatori avevano, inqualità di componenti della Com-missione per la riforma del dirittosocietario, contribuito a elaborarei progetti di riforma, e hanno per-ciò avuto modo nel corso dei se-minari di raccontare la riforma“dall’interno”, fornendo utili indi-cazioni anche sui lavori prepara-tori (né va dimenticato che i semi-nari sono stati aperti, con una pro-lusione, schiva nel tono, ma riccadi contenuto, del Sottosegretarioalla Giustizia, on. Michele Vietti,presidente della stessa Commis-sione). La sapiente regia degli or-

ganizzatori è riuscita a dare carat-tere unitario allo svolgimento deiseminari, evitando il rischio – fa-cile a realizzarsi di fronte a oltreun centinaio di interventi – delladisarticolazione. Ebbene, tuttequeste positive caratteristiche deiseminari si riflettono ora nel volu-me che ne raccoglie gli atti.La riforma vi risulta studiata, in-fatti, in modo organico e comple-to, nei suoi aspetti di diritto so-stanziale e di diritto processuale(ma è restata fuori, forse perchégià “datata”, la materia degli ille-citi penali e amministrativi, a suotempo riscritta con il d.lgs. 11aprile 2002 n. 61) con una esplo-razione che, vista nel suo insie-me, scava a fondo i principi cheispirano la riforma e gli istituti,molti di nuovo conio, che la rea-lizzano. Gli interventi risultanosistemati in capitoli, che si susse-guono seguendo l’ordine logicodegli argomenti trattati. In parti-colare, nel primo capitolo si con-siderano “i principi generali del-la riforma”, nel secondo “la co-stituzione della società per azionie la disciplina degli strumenti fi-nanziari”, nel terzo “l’assemblea,i patti parasociali, il recesso”, nelquarto “i modelli di amministra-zione”, nel quinto “i patrimoniseparati e i gruppi”, nel sesto “lasocietà a responsabilità limitata”,

nel settimo “le operazioni straor-dinarie”, nell’ottavo le “societàcooperative”, nell’undicesimo“la nuova disciplina processualee gli arbitrati”; a questi, altri sene accompagnano dedicati a ma-terie di confine o ad aspetti parti-colari: e così il nono, intitolato“il nuovo diritto societario e l’in-termediazione bancaria e finan-ziaria” nel quale sono raccolti in-terventi che trattano specificiaspetti propriamente civilistici, eil dodicesimo intitolato, e il tito-lo non richiede commenti, “la re-sponsabilità degli amministratorie quella amministrativa dellepersone giuridiche”.Il numero davvero elevato degliinterventi impedisce di conside-rarli, in questa sede, uno per uno,e solo è possibile raccomandare ditutti la lettura. Poiché essi sonodovuti – come si è detto – a mol-tissimi studiosi, per giunta di di-versi settori, è difficile anche co-gliere una qualche linea guida chetutti li ispiri e tutti li accomuni.Può solo dirsi che di fronte a unariforma che incide drasticamentesugli stessi principi ispiratori del-la precedente disciplina (e si trat-ta, per questi ultimi, di principispesso centenari, che risalgonoagli ottocenteschi codici di com-mercio) e che inoltre adotta solu-zioni e istituti, magari da tempo

ALA PREVIDENZA FORENSE

La riforma del diritto societario“Italia oggi” ha pubblicato in un voluminoso testo le relazioni svolte nei seminari organizzati dalla nostra Cassa.

di Umberto Belviso

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conosciuti in altri Paesi, ma danoi ignorati, se non addiritturaconsapevolmente rifiutati, gli in-terventi trasmettono al lettore lasensazione di una diffusa opinio-ne positiva sulla portata innova-trice della riforma e, nello stesso

tempo, la sensazione di un’altret-tanto diffusa opinione che il suostudio deve procedere senza pre-giudizi, meno che mai di naturadommatica. Anche se – come av-verte lo stesso presidente dellaCommissione che la riforma ha

elaborato – si tratta di «una rifor-ma epocale ma ancora da perfe-zionare», almeno sotto l’aspettotecnico: cosa che, si sa, richiedetra l’altro la verifica dell’applica-zione pratica e della giurispruden-za e perciò tempi non certo brevi.

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AAVVOCATURAnovità normative

Da circa un anno Cassa Forenseha pubblicato sul proprio sito In-ternet l’elenco nazionale degli av-vocati iscritti ai rispettivi Albiprofessionali.Non si tratta di un Albo, essendo,quest’ultimo, riservato in viaesclusiva al Consiglio dell’Ordine.L’elenco comprende tutti indistin-tamente gli avvocati iscritti agliAlbi dei 165 Ordini professionalie viene redatto sulla scorta dellecomunicazioni che periodicamen-te ogni Ordine invia alla Cassaper effetto del rapporto istituzio-nale esistente.L’iniziativa ha riscosso notevolesuccesso ed è stata molto graditadall’Avvocatura e dalla Magistra-tura (l’altra esistente è incompleta eriguarda solo alcuni Ordini – l’Or-dine di Roma, ad esempio, non ècompreso!) ed è testimoniata daimolti accessi al sito Internet chegiornalmente vengono eseguiti.Quando decidemmo di predispor-re questo servizio ci ponemmo ilproblema della compatibilità del-l’iniziativa con la privacy.Optammo per la soluzione positi-va in quanto gli albi sono pubbli-ci e possono essere comunicati ediffusi anche tramite Internet sen-za che ciò possa violare la norma-tiva sulla privacy.Il decreto legislativo 30 giugno2003, n. 196 relativo al “Codice inmateria di protezione dei dati per-

sonali” al Capo II tratta dei “Regi-stri Pubblici e Albi Professionali”ed all’art. 61/2 così recita: “Aglieffetti dell’applicazione del pre-sente codice i dati personali diver-si da quelli sensibili o giudiziari,che devono essere inseriti in unAlbo professionale in conformitàalla legge o ad un regolamento,possono essere comunicati a sog-getti pubblici e privati o diffusi, aisensi dell’articolo 19, commi 2 e3, anche mediante reti di comuni-cazione elettronica. Può essere al-tresì menzionata l’esistenza diprovvedimenti che dispongono lasospensione o che incidono sull’e-sercizio della professione”.Il comma 3 recita: “L’Ordine o ilCollegio professionale, può, a ri-chiesta della persona iscritta nel-l’Albo che vi ha interesse, inte-grare i dati di cui al comma 2 conulteriori dati pertinenti e non ec-cedenti in relazione all’attivitàprofessionale”.Il comma 4, infine, recita: “A ri-chiesta dell’interessato l’Ordine oil Collegio professionale può, al-tresì, fornire a terzi o notizie o in-formazioni relative, in particola-re, a speciali qualificazioni pro-fessionali non menzionate nell’Al-bo, ovvero la disponibilità ad as-sumere incarichi o a ricevere ma-teriale informativo a caratterescientifico inerente anche a con-vegni o seminari”.

Indubbiamente il decreto legisla-tivo introduce elementi nuovi nel-la tenuta degli albi e, principal-mente, sul contenuto degli stessi.L’Avvocatura dovrà effettuaredelle riflessioni e rivedere i rigidicriteri fino ad ora seguiti in mate-ria di informativa sull’attivitàprofessionale uscendo da schemiormai vecchi non più attuali supe-rati dalla normativa di altre nazio-ni europee.È compito questo del ConsiglioNazionale Forense e dei Consigli,da affrontare con sollecitudine;già molto tempo si è perduto e di-versi colleghi premono per unamaggiore “apertura”.Tornando al problema “privacy”con riferimento all’utilizzo di si-stemi on-line, non può porsi indubbio che il Codice autorizzaespressamente la pubblicazionedei dati relativi ai professionistisul sito Internet istituzionale o sualtre reti di comunicazione elet-tronica.Gli Albi, infatti, sono destinati,per loro stessa natura e funzione,ad un regime di piena pubblicità eciò anche a tutela dei diritti di co-loro che, a vario titolo, hanno rap-porti con gli iscritti.A tale specifico riguardo l’Auto-rità Garante della tutela dei datipersonali ritiene che “può essereoggetto di divulgazione anchel’esistenza di provvedimenti di

ALA PREVIDENZA FORENSE

Non c’è riservatezza per gli albiprofessionaliÈ sorto il dubbio che gli albi professionali siano riservati. Ma è infondato. È legittimo pertanto l’elenco nazionale gestito dalla Cassa.

di Vittorio Mormando

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ALA PREVIDENZA FORENSE

sospensione e di altri atti inci-denti sull’esercizio dell’attivitàdel professionista iscritto all’Al-bo, fermo restando il diritto del-l’interessato a che le informazio-ni rese note siano corrette, com-

plete e aggiornate, specie conparticolare riferimento al verifi-carsi di eventuali sviluppi favo-revoli per l’interessato (art. 61,comma 2, ult. periodo e art. 11del Codice)”.

Con questo articolo vorremmoaprire la discussione sull’argo-mento ed iniziare un dibattito cheporti alla modernizzazione ed at-tualizzazione degli Albi in una lo-gica di trasparenza e funzionalità.

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ALA PREVIDENZA FORENSE

AAVVOCATURA

l’opinione

Prime riflessioniPer comprendere il perché dellaprevalente presenza dell’avvoca-tura femminile in alcuni settoriprofessionali, occorre riflettereanalizzando in uno spettro piùampio, come la donna avvocato sicollochi nel contesto generaledella attuale società.In altri termini se l’avvocato don-na privilegia il settore del dirittodi famiglia e dei minori assumen-do in questa materia un ruolo nu-mericamente e qualitativamentedominante, se solo più di recenteessa ha conquistato posizioni dirilievo nel penale e nell’ammini-strativo, se costituisce una assolu-ta rarità per la donna avvocato iltrattare materia bancaria, finan-ziaria, societaria, commerciale, cideve essere un perché, né può ri-condursi il fatto soltanto ad unaattitudine diffusa.

Riflessione antica sul pregiudizioAll’esercizio della professione alfemminile non sussistono vincoligiuridici quali connotavano il mon-do romano dove alla donna era im-pedito di patrocinare nel Foro.È a tutti noto come nel lontano1884 l’Ordine di Torino iscrisse co-raggiosamente la Dott.ssa LidiaPoet di Pinerolo, laureata in giuri-sprudenza in possesso dei requisiti.La delibera fu impugnata dal Pro-

curatore Generale alla Corte d’Ap-pello che revocò l’iscrizione e laCassazione confermò la revoca.Malgrado l’assenza di norme chevietino alla donna l’esercizio del-la professione, questo è per ladonna una conquista recente chepuò ricondursi, per avere unaqualche consistenza numerica, aldopo guerra e che si consolida tragli anni 60 e gli anni 70.Oggi la percentuale delle donneavvocato si aggira sul 50%, per-centuale media che non trova di-versità negli USA ove appunto re-gna il principio del libero merca-to. Altra percentuale ed altra im-portanza di ruolo ha l’avvocaturaal femminile in Francia ove sussi-ste l’obbligatorietà della scuolaforense alla quale si accede perconcorso.L’analisi della professione al fem-minile è contenuta negli studi del-la Cassa di Previdenza Avvocati(più importante è quello del 1997)dai quali, oltre che in termini nu-merici e percentuali, si evidenzia-no i modi di fare la professione daparte della donna avvocato e letendenze per materia.È certo che se la cultura emanci-pazionista ha teso ad occultare ledifferenze nello svolgere l’attivitàtra uomo e donna, ed in genere ladonna ha teso ad amalgamarsi almodello maschile, proprio nell’at-tività forense, trovo che la diffe-

renza ci sia e costituisca una gran-de risorsa positiva da potenziare esviluppare con trasparenza e or-goglio.È di fondamentale rilievo, per in-quadrare il problema in ambitopiù generale, l’indagine effettuatadal CNEL sul ruolo della donnanel lavoro e che evidenzia caren-ze dal punto di vista della referen-zialità, dell’emergenza in ruoli dipotere e di comando sia nel mon-do del lavoro che in quello dellapolitica.Questo essere la donna fuori dallestanze dei bottoni condiziona an-che l’attività professionale.Il CNEL ha affrontato anche l’a-nalisi delle professioni svolte alfemminile e in occasione di un in-contro introduttivo, il presidenteDe Rita ha rilevato testualmente:“Le libere professioniste chesvolgono attività sufficientementeaggregate rappresentano a tut-t’oggi un insieme di grande pesonel panorama del terziario intel-lettuale, ma non sempre hannoancora sviluppato una propria im-magine autonoma, e conseguente-mente strategie di sviluppo appro-priate, poiché difettano talora disedi che offrano loro la possibilitàdi far crescere quella e queste”.È emerso in quella sede, e già dal-le prime indagini, che la grandecapacità del mondo femminile li-bero professionale ancora non

Le scelte professionali della donnaavvocato

Viene sempre più manifestato interesse all’argomento delle donne nell’avvocatura ed assume importanza il tipo del loro impegno.

di Carla Guidi

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AAVVOCATURAl’opinione

ALA PREVIDENZA FORENSE

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emerge all’esterno nei ruoli dirappresentanza. Ritengo che que-sta situazione influisca in modorilevante sulle scelte di settoredella donna avvocato.Vi sono elementi che caratterizza-no l’approccio al lavoro da partedella donna, in qualsiasi settorelavorativo sia esso imprenditoria-le, professionale e politico.La donna in generale si laurea inpercentuale maggiore rispetto al-l’uomo, riporta votazioni migliori,impiega minor tempo a raggiun-gere la laurea, vince più concorsi:costituisce l’ossatura di base delsistema impiegatizio pubblico eprivato, laddove soprattutto si ac-cede con concorso, ove la donnaeccelle primeggiando sull’uomo.Tuttavia, ancora poche, anzi po-chissime, sono quelle che rag-giungono i livelli dirigenziali insettori imprenditoriali, professio-nali, bancari, assicurativi, chesfondano, come si dice nei paesianglosassoni, il tetto di cristallo.Questa situazione si ritrova inogni settore, dal mondo universi-tario al mondo dell’impresa, so-prattutto nella grande e media.Alla donna in genere ed alla libe-ra professionista in particolare so-no riconosciute doti di particolaresensibilità all’aspetto sociale deiproblemi, minor propensione alguadagno ed all’aspetto lucrativodella professione, minor ambizio-ne nell’emergere ai vertici dellarappresentanza, più attenzione allaformazione, all’innovazione e al-l’aggiornamento; la donna è porta-ta all’associazionismo e al lavorodi squadra, privilegiando la part-nership rispetto alla leadership.Se questo è il quadro possiamomeglio capire il perché di certescelte della donna avvocato, per-ché certe materie sono diventateappannaggio prevalente della

donna e perché altri settori si van-no aprendo, mentre per altri anco-ra prevale l’esclusione.

■■■

Da una analisi approssimativapuò dirsi che la materia più tratta-ta dalle donne avvocato è il dirit-to di famiglia e dei minori, segui-to a distanza dal penale di un cer-to tipo, diritto del lavoro ed am-ministrativo.Perché la materia di famiglia ele altre preferite: è la donna chein genere promuove la separazio-ne, che in modo concreto avvertela crisi familiare e cerca sostegno,“un punto di ascolto” nelle pro-prie vicende quindi è la clientedonna che si affida all’avvocatodonna: una specie di solidarietàtra donne che è riprova di alcuneesclusioni che riguardano altrematerie, di cui ho già accennato.Se sono privilegiate in questa ma-teria le attitudini di ascolto pa-ziente e di sensibile attenzionedella donna ai problemi della fa-miglia, senz’altro pesa anche ilfatto di una richiesta provenienteda donne, mogli, madri che privi-legiano nella scelta avvocati delproprio stesso sesso, apprezzandola differenza di approccio al pro-blema da parte dell’avvocato don-na rispetto all’uomo. Si premiaquindi la differenza nel modo difare l’avvocato.Analogamente può dirsi per quan-to riguarda la materia minorile siacivile che penale.Queste materie spesso sono “ri-fiutate” dagli avvocati uomini chele considerano poco remunerativein rapporto al coinvolgimento eall’impegno temporale che richie-dono.Le stesse doti di attenzione al so-ciale, agli interessi collettivi, aiproblemi della famiglia, dei gio-

vani, privilegiano la donna av-vocato per certi tipi di penale,non solo minorile, nei quali sem-pre più la donna si sta facendolargo.Nel diritto amministrativo, nelquale vi è una crescente parteci-pazione di avvocati donne, il mo-vente è secondo me completa-mente diverso: pesa in esso, inmodo particolare l’attitudine delladonna al lavoro di squadra a par-tecipare a studi collettivi e asso-ciati, al privilegiare l’inserimentoin ambiti professionalmente ele-vati e di vaste dimensioni.Il fattore della committenza fem-minile è in questo settore unacomponente secondaria rispetto almodo di affrontare la professioneda parte della donna, che è ten-denzialmente meno individualistae più incline ad inserirsi in strut-ture aggregate.È infatti consueto e abbastanza ri-corrente che la donna avvocatosia presente massicciamente inimportanti studi amministrativistiche fanno capo a professori uni-versitari o comunque a specialistidella materia.Intendo dire quindi in sostanzache la richiesta, il committente oil cliente, determina in gran partele scelte dell’ambito professiona-le che non sono tanto dettate dal-l’attitudine alla materia quantopiuttosto condizionate dalla ri-chiesta e dalla strutturazione dellasocietà ancora in gran parte gesti-ta nei ruoli di potere e di governodall’uomo.È palese che, essendo la donnanon presente nelle mappe del po-tere, sia nel mondo bancario e so-cietario, nelle grandi imprese, chenel mondo della politica, semprepiù difficile sarà l’attribuzione diincarichi professionali all’avvo-cato donna, in modo che essa ab-

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ALA PREVIDENZA FORENSE

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Labriola, in ID, Scritti vari di dirittoprivato, Torino, 1913;

– La questione della donna avvocato inCassazione, in La critica giudiziaria, 1(1913);

– G. OLLANDINI, Le donne e l’avvocatura.Studio storico - giuridico - sociale, Ge-nova, 1913;

– A. COEN, Le donne e l’avvocatura, inRivista di diritto civile, 6 (1914);

– E. ORSI COMANI, Le impressioni di unaneo-avvocatessa, in La toga, 1 agosto1920;

– G. LABOCCETTA, Il femminismo. A pro-posito delle donne avvocato, in La to-ga, Napoli, 20 novembre 1926;

– F. OLIVIERI, La donna nella vita forenseitaliana, in Il giornale della donna, 10(1928);

– SENEX, Varietà giudiziarie. La donna el’avvocatura, 1936, n. 2;

– Il congresso della Fédération Interna-tionale des femmes magistrats et avo-cats (Vienna, 2-5 settembre 1936), rela-zione del vicepresidente Maria LaetitiaRiccio, Napoli, 1937;

– P. ADDEO, Eva togata, prefazione di M.D’Amelio, Napoli, 1939;

– MARIELLA TABELLINI, La donna nelleprofessioni liberali, Roma, 1942 (vinci-trice ai Littoriali della cultura di S. Re-mo 1941);

– Z. ALGARDI, La donna e la toga, Milano1949;

– R. CANOSA, Il Giudice e la donna. Cen-to anni di sentenze sulla condizionefemminile in Italia, Milano, 1978;

– M. DE GIORGIO, Le italiane dall’Unitàad oggi, Roma-Bari, 1992;

– P. RONFANI, Donne con la toga, in Don-ne nelle professioni degli uomini, a cu-ra di P. David e Gentile Sig. ra. Vica-relli, Milano, 1994;

– F. TARICONE, Teresa Labriola. Biografiapolitica di un’intellettuale tra Ottocentoe Novecento, Milano, 1994;

– G. CONTI ODORISIO, La formazione diTeresa Labriola e la libera docenza in fi-losofia del diritto, in Materiali per unastoria della cultura giuridica, 25, 1995;

– M. DE GIORGIO, Donne e professioni, inStoria d’Italia, Annali, 10, I professioni-sti, a cura di M. Malatesta, Torino, 1996;

– F. SEMPRINI, Galleria degli avvocati ri-minesi: Anna Maria Arcangeli. La si-gnora con la toga, intervista in Il Fororiminese, 1999, n. 1;

– A. COLETTA, Convegno a Latina “Don-na: professione avvocato” (Terracina,

maggio 2001), in Notiziario forense acura dell’Ordine degli avvocati di Lati-na, 20, 2001, n. 2;

– Avvocati: le donne guadagnano in me-dia meno della metà dei colleghi, in IlSole24Ore, cit. in htpp:/www.diritto.net(aprile 2002);

– C. GADEA, La liberalità delle libere pro-fessioni: una questione di genere?, inCorpi e professioni tra passato e futuro,a cura di M. Malatesta, Quaderni dellaRassegna forense, 2002;

– G. DI FEDERICO - A. NEGRINI, La Graziae la Giustizia, in Donne nelle professio-ni degli uomini.

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Anche la nostra rivista si è interessatadell’argomento della donna avvocato equesti sono gli scritti più significativi:– La donna avvocato: brevi annotazioni

statistiche per una indagine sulle donneavvocato in Italia, DARIO DONELLA, LaPrevidenza Forense, 1986, n. 3, pag. 46;

– La donna avvocato: la parità tra uomo edonna nell’uso del linguaggio giudizia-rio e forense, La Previdenza Forense,1987, n. 3, pag. 43;

– L’avvocato donna: le donne iscritte aglialbi sono sempre più numerose, DARIO

DONELLA, La Previdenza Forense,1994, n. 2-3, pag. 37;

– Donna e avvocato, ANNA GALIZIA DANO-

VI, La Previdenza Forense, 1995, n. 4,pag. 13;

– Quante donne avvocato, a cura di PIER-

PAOLO VOZZI, La Previdenza Forense,1997, n. 4, pag. 12;

– Sintesi delle risposte pervenute ad unquestionario sulle donne avvocato, LaPrevidenza Forense, 1997, n. 4, pag. 15;

– Alla ricerca della parità, CARLA GUIDI,La Professione Forense, 1998, n. 2,pag. 95;

– Sesso, età e redditi, GIOVANNA BIANCO-

FIORE, La Previdenza Forense, 1999, n.2, pag. 50;

– Quante mamme!, GIOVANNA BIANCOFIO-

RE, La Previdenza Forense, 1999, n. 4,pag. 70;

– Redditi degli avvocati distinti per sessoed età, GIOVANNA BIANCOFIORE, La Pre-videnza Forense, 2001, n. 3, p. 199;

– Riflessioni di una donna avvocato,CONCETTA PETROSSI, La Previdenza Fo-rense, 2003, n. 2, p. 176;

– La professione forense sempre più alfemminile, GIOVANNA BIANCOFIORE, LaPrevidenza Forense, 2003, n. 2, pag.179.

bia l’opportunità di emergere e didimostrare le proprie capacitàprofessionali in certi settori.In conclusione, oggi ed ancora og-gi, malgrado l’inesistenza di vinco-li legali e in regime di piena paritàtra uomo e donna, la donna soffredi alcune barriere invisibili, ma chegiustificano il perché del prevaleredell’attività forense in materie spe-cifiche e l’esclusione totale in altre,talvolta più remunerative.

NotaL’argomento della donna avvocato è statooggetto di un interessantissimo articolo diFRANCESCA TACCHI, pubblicato su Rasse-gna Forense n. 3/2002 col titolo “Donne eavvocatura dall’età liberale ad oggi”.L’articolo della Tacchi è ricco di citazio-ni, di cui vale la pena ricordare le più im-portanti:– C.F. GABBA, Le donne non avvocate,

Pisa, 1884;– D. GIURIATI, Le donne avvocate, in Te-

miveneta- Eco dei tribunali, 9 (1884),n. 4-5;

– A. MARGHIERI, Le donne avvocate,Conferenza detta il 25 novembre 1883nell’Unione Monarchica del Mezzo-giorno, Napoli, 1884;

– F. SANTONI DE SIO, La donna e l’avvo-catura, Studio giuridico-sociale, I, Laquestione giuridica, Roma, 1884;

– E. VIDARI, La donna può fare l’avvoca-to?, lettura all’Istituto lombardo discienze e lettere di Milano del 7 feb-braio 1884, Ivrea, 1884;

– A. BIANCHI, Sull’esercizio delle profes-sioni di avvocato e di procuratore, Tori-no, 1885;

– V. CALENDA DI TAVANI, Le donne avvo-cate, Sunto delle orali conclusioni datedal sottoscritto procuratore generalenella causa Poet. S.l., s.d. , 1885;

– M. FRANK, Lidia Poet e l’avvocatura, inLa donna, 1885;

– G. MASELLI-CAMPAGNA, L’avvocheria ela donna, Bologna, 1885;

– E. OLLANDINI, La donna avvocato, inGazzetta dei tribunali, 24 novembre1900;

– La questione della donna avvocato, inMonitore dei tribunali, 53, 1912, vol.15, n. 17;

– P. COGLIOLO, Le donne avvocate secon-do il diritto italiano, difesa per Teresa

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AAVVOCATURAletture

La verità e il processo: un temainestricabile che vive negli atti enelle coscienze senza appagantisoluzioni. Ma è anche un tema danon abbandonare.

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ETTORE RANDAZZO, L’avvo-cato e la verità, Palermo, Sellerio,2003, 164.È grande merito dell’Autore averposto al centro di queste riflessio-ni la persona, cioè l’imputato, ma-gari l’imputato innocente. Ed è al-trettanto grande merito l’aver tra-sferito sul difensore tutte le la-mentele della società (gli avvoca-ti sono indicati come spregiudica-ti, arruffoni, intrufolati, servili, ar-roganti, inaffidabili: sono solo al-cuni dei giudizi espressi), mentrel’incolpato rimane con la presun-zione di innocenza, senza aggetti-vi infamanti, anche se fosse reodei più gravi delitti.Ed è proprio questa la funzionedell’avvocato. Attrarre su di séperfino i giudizi che dovrebberofar carico ad altri (nella consape-volezza peraltro che l’avvocatodifende la persona e non il reato),per consentire la migliore difesa.Così costantemente l’avvocatodeve valorizzare tutti gli elementiche la vicenda giudiziaria offre infavore del cliente; deve difender-lo con tutte le forze di cui dispo-ne, con la professionalità che ha

acquisito, con la saggezza, l’espe-rienza, lo studio e perfino “la lo-gorante e creativa ansia nottur-na”! Infatti, “noi svolgiamo unafunzione essenziale, splendida erigorosa, che va onorata al megliodelle nostre possibilità, nel rispet-to intransigente dell’interesse del-l’assistito secondo il dettato delleregole normative e deontologi-che”.Occorre dunque osservare il codi-ce deontologico e i principi che adesso fanno riferimento (il doveredi verità, di aggiornamento, dicompetenza, di lealtà e tanti altri),nonché la legge processuale chefissa i comportamenti da tenere,realizzandosi così il principio del-la doppia fedeltà (verso l’ordina-mento e verso la parte assistita),che da sempre rappresenta il cre-do dell’avvocatura.Con tutto ciò l’Autore riconosceche la verità resta “una meta idea-le e irraggiungibile”, qualche vol-ta confinata ai margini della real-tà. Ed è proprio vero, pur nellanostra instancabile ricerca.Ricordo in proposito una favolaorientale che esprime saggiamen-te il dilemma della verità: è la fa-vola dei tre cavalieri che si avvi-cinano a un pozzo nel deserto e unsaggio osserva la scena.Il primo cavaliere arriva al pozzoe, mentre si disseta, perde unaborsa piena di monete d’oro: non

se ne accorge e si allontana perproseguire il viaggio.Arriva un secondo cavaliere: vedela borsa, la raccoglie e si allonta-na.Arriva al pozzo un terzo cavalie-re. Nel frattempo il primo cavalie-re si accorge di aver perduto laborsa; ritorna al pozzo; ritiene cheil terzo cavaliere abbia rubato enascosto il denaro; lo affronta e louccide.A questo punto il saggio che haosservato la scena si rivolge scon-solato al profeta: “quale mai giu-stizia è questa che permette a unladro (il secondo cavaliere) di al-lontanarsi indisturbato e a un as-sassino (il primo cavaliere) di uc-cidere un innocente?”.Ma il profeta risponde: “non par-leresti così se tu conoscessi la ve-rità. Il secondo cavaliere non è unladro, perché la borsa di moneted’oro gli apparteneva, essendoglistata sottratta tempo prima. Equanto poi al terzo cavaliere, que-sti si è macchiato di gravi violen-ze nei confronti dei famigliari delprimo cavaliere, onde giustamen-te è stato ucciso!”.Quale conclusione trarre? È diffi-cile dirlo, ma certo una verità pos-siamo stabilire: quando non vi so-no avvocati e giudici (sono i per-sonaggi che mancano nella favo-la), la verità è senz’altro più diffi-cile da raggiungere.

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La mia professioneRubrica di letture professionali

a cura di Remo Danovi

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STEFANO ZAN, Fascicoli e tri-bunali, Bologna, il Mulino, 2003,131.Tutti sanno che lo scopo del pro-cesso è quello di pervenire all’af-fermazione di un diritto: ed è tan-to essenziale il risultato, che iltempo occorrente per raggiunger-lo non è valutato, o meglio rap-presenta soltanto una variabile in-dipendente, quasi che l’universa-lità dei valori comporti di per sél’atemporalità degli stessi.È forse questa la ragione per cuici si è sempre lamentati della lun-gaggine dei processi, ma con l’oc-culta accettazione del tempo ne-cessario per concluderli, e quindicon una sostanziale rinuncia allasoluzione del problema.Oggi, in questo libro, il processo èrivisto sotto l’aspetto organizzati-vo, il che consente di capire laleggerezza con cui fino ad ora l’a-nalisi su questi temi è stata af-frontata.Sotto il profilo organizzativo, in-fatti, il processo si presenta comeuna sequenza di fasi, tutte conse-cutive l’una all’altra (e nessuna inparallelo), con tempi tecnici, tem-pi giuridici, tempi politici, tempialtrui, tempi di attraversamento,da una udienza all’altra, in cuinulla succede e il processo è “insonno”. Così, la somma dei tempidiventa “l’eternità della lite” (i so-li “tempi giuridici” sono stati cal-

colati in non meno di 346 giorni),imponendo che il processo siascritto, anche perché i lunghi in-tervalli non consentono la memo-ria degli eventi; predomina quindila manipolazione delle carte cheingrossano i fascicoli, carte chedevono essere redatte, depositate,scambiate, archiviate, copiate,spostate, registrate, con la conse-guenza paradossale che non è piùil processo ad essere rilevante mail fascicolo di causa.Ed invero, quanto ai soggetti delprocesso, i cancellieri “sono di-ventati segretari”, che provvedo-no per lo più al carico e allo scari-co dei fascicoli; il giudice “vede”il fascicolo non più di due voltel’anno per certificare presenze,documenti e atti; gli avvocati so-no mossi da contrapposti interessie celebrano un cerimoniale il cuisignificato sfugge alle parti assi-stite, moltiplicando la produzionedelle carte e utilizzando a tal finele udienze (che servono soltanto aregistrare le presenze e appunto ascambiare atti e documenti in unasequenza senza fine: ad esempio ènecessaria una udienza per deci-dere la nomina di un C.T.U.,un’ulteriore udienza per farlo giu-rare e un’udienza ancora per valu-tare il suo parere). E quando poila causa va in decisione, sotto ilprofilo organizzativo questo è “ilcollo di bottiglia, l’imbuto, in cuil’intero sistema si intasa”, dal mo-mento che si deve far conto con il

numero di sentenze che ragione-volmente un giudice può scriverenel corso di un anno, che è di granlunga inferiore al numero dei fa-scicoli che gli sono assegnati.Da un punto di vista organizzati-vo, dunque, non è il processo chedetta le regole, ma è il fascicoloprocessuale; né alcuno è in gradodi valutare i costi di un processo,di un tribunale, della giustizia ingenerale, tutti essendo variamenteproiettati a interpretare ruoli che“complessificano” il sistema enon conducono a soluzioni.Insomma, se questa è la diagnosi,per risolvere i problemi bisognapensare a una molteplicità di in-terventi, che tocchino tutti i livel-li evidenziati: vi è la necessità diridurre il contenzioso (con riferi-mento anche alla qualità delle liti)e di evitare la peregrinazione fisi-ca dei fascicoli (con il processotelematico e la modifica delle pro-cedure per la registrazione dellesentenze); ma vi è soprattutto lanecessità di incidere sulle quattroquestioni fondamentali (la que-stione manageriale, la questioneprofessionale, la questione tecno-logica, la questione normativa),che sono analiticamente prospet-tate. È dall’insieme di queste at-tenzioni e dalle soluzioni proget-tuali proposte che può venire unmiglioramento effettivo della giu-stizia civile.

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GIURISPRUDENZA FORENSE

Corte costituzionale, sent. 12 dicembre 2003, n.353, Pres. Riccardo Chieppa – Rel. Piero AlbertoCapotosti, ric. Presidenza del Consiglio dei Ministri

Riparto di competenza legislativa tra Stato eRegione – Modifica del Titolo V della Costitu-zione – Materia delle professioni sanitarie –Legislazione concorrente – Mancata formula-zione da parte dello Stato dei principi fonda-mentali – Conseguenze – Legge Regione Pie-monte 24 ottobre 2002, n. 25 – Individuazione eregolamentazione di figure professionali eser-centi pratiche sanitarie non convenzionali –Violazione del criterio di riparto di competenzalegislativa – Sussiste

La potestà legislativa regionale in materia di profes-sioni sanitarie deve rispettare il principio, già vigen-te nella legislazione statale, secondo cui l’individua-zione delle figure professionali, con i relativi profilied ordinamenti didattici, deve essere riservata alloStato. Né si può dire che trattandosi di nuove prati-che terapeutiche e di discipline non convenzionaliquel principio non trovi applicazione, ed infatti lalegge della Regione Piemonte n. 25 del 2002 vienesoprattutto ad incidere su aspetti essenziali delladisciplina degli operatori sanitari senza appuntorispettare, in violazione dell’art. 117, terzo commadella Costituzione, il principio fondamentale cheriserva allo Stato la individuazione e definizione del-le varie figure professionali sanitarie.

Con la sentenza in commento la Corte costituziona-le fornisce indicazioni utili per cominciare a delimi-tare i confini della competenza legislativa concor-rente relativa alle “professioni”, una delle più sfug-genti fra le nuove materie affidate al legislatoreregionale1.

Nel caso sottoposto al giudizio della Corte la ricor-rente Presidenza del Consiglio dei Ministri lamen-tava che il riconoscimento, con legge della RegionePiemonte, di professioni aventi ad oggetto l’eserci-zio di pratiche terapeutiche non convenzionali, “nonancora previste ed istituite dalle norme statali”,eccedesse la competenza della Regione.Ne sarebbe stato violato, secondo la difesa erariale,l’art. 117, terzo comma, della Costituzione, essen-do riservata allo Stato la formulazione dei principifondamentali attinenti all’individuazione, nell’am-bito della materia “sanità”, delle figure professio-nali di operatori di pratiche terapeutiche non con-venzionali.La legge impugnata (l. r. Piemonte, 24 ottobre 2002,n. 25) regolamenta le “pratiche terapeutiche e lediscipline non convenzionali”. Per il suo contenutoconcreto, tuttavia, ne restavano disciplinati diretta-mente diversi punti essenziali per la delimitazionedell’ambito e delle modalità di esercizio delle pro-fessioni sanitarie, quali ad esempio l’istituzione,“nell’ottica del pluralismo scientifico e della libertàdi scelta da parte del paziente”, di un registro per lepratiche terapeutiche e per le discipline non con-venzionali, oppure la costituzione di una Commis-sione permanente col compito, fra l’altro, di defini-re i requisiti minimi per il riconoscimento degli isti-tuti deputati alla formazione degli operatori, di veri-ficare il possesso, a seguito del superamento diapposita prova teorico-pratica, dei requisiti occor-renti alla iscrizione in un apposito registro regiona-le, nonché di verificare, nel periodo transitorio, l’i-doneità degli operatori che già esercitassero sul ter-ritorio regionale tali pratiche non convenzionali, aifini dell’iscrizione in tale registro.La Corte inizialmente, preso atto che “i contenutiprecipui della legge... si focalizzano sui requisiti deinuovi operatori”, riconduce l’oggetto della questio-

Regioni e “professioni”: individuarele figure professionali spetta

al legislatore nazionale?(Commento a C. cost. n. 353/03)

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GIURISPRUDENZA FORENSE

ne di legittimità costituzionale in esame “essenzial-mente alla materia delle professioni sanitarie”.Dopo questo primo inquadramento, richiamata laconsolidata legislazione in materia di esercizio del-le professioni sanitarie e delle “arti ausiliarie delleprofessioni sanitarie”, la Corte sottolinea che, nelvigore del vecchio testo dell’art. 117 Cost., unavasta serie di atti normativi assegnava tale ambito diintervento, “nell’ambito della materia «assistenzasanitaria», alla competenza statale, anziché a quel-la regionale”2.La Corte richiama in particolare le disposizioni3 perle quali “il campo proprio di attività e di responsa-bilità delle professioni sanitarie” è determinabile“in base alle specifiche norme istitutive dei relativiprofili professionali e degli ordinamenti didatticidei rispettivi corsi di diploma universitario”.A questo punto, la motivazione della sentenza com-pie uno scarto che desta nel lettore una certa per-plessità, ed afferma che “a seguito dell’entrata invigore del nuovo Titolo V della Costituzione, ladisciplina de qua è da ricondurre... nell’ambito del-la competenza concorrente in materia di «profes-sioni» di cui all’art. 117, terzo comma, della Costi-tuzione”, sicché, poiché “i relativi principi fonda-mentali, non essendone stati, fino ad ora, formulatidei nuovi”, sono “quelli risultanti dalla legislazio-ne statale già in vigore”4, “non pare quindi dubbioche, anche oggi, la potestà legislativa regionale inmateria di professioni sanitarie debba rispettare ilprincipio, già vigente nella legislazione statale,secondo cui l’individuazione delle figure professio-nali, con i relativi profili ed ordinamenti didattici,debba essere riservata allo Stato”.La sentenza sottolinea poi che “la legge dellaRegione Piemonte n. 25 del 2002 – istituendo, tral’altro, un registro dedicato sia agli operatori medi-ci sia a quelli non medici, prevedendo percorsi for-mativi di durata pluriennale, nonché il rilascio dititoli professionali - viene soprattutto ad incidere suaspetti essenziali della disciplina degli operatorisanitari senza appunto rispettare, in violazione del-l’art. 117, terzo comma della Costituzione, il prin-cipio fondamentale che riserva allo Stato la indivi-duazione e definizione delle varie figure professio-nali sanitarie”.Tornando sui passaggi appena citati, si coglie laragione di quella perplessità.La Corte, in sostanza, dopo aver ragionato inizial-mente della competenza concorrente in materia di

“professioni” (sulla scorta delle considerazioni fattedalla difesa erariale nel ricorso introduttivo), finisceper decidere sulla base della considerazione che sitratta di “professioni sanitarie”, e fonda in definiti-va la decisione sulla diversa competenza (parimen-ti concorrente) relativa alla tutela della salute5.La Corte, in altre parole, individua ciò che il legis-latore regionale non può fare nella materia delle“professioni”, ma lo fa invocando le esigenze unita-rie che sottendono la materia “tutela della salute”, laquale resta diversa ed autonoma, per quanto in que-sto caso si intersechi (anche) col campo delle “pro-fessioni” sanitarie.La tecnica argomentativa è singolare, ma sembra dainquadrare in una tendenza che si va consolidando.Anche nel caso deciso con la sent. n. 338 del 2003(relativo alle disposizioni di due leggi regionali cheponevano limiti o divieti all’utilizzo della TEC, del-la lobotomia e di altri simili interventi di psicochi-rurgia), la Presidenza del Consiglio dei Ministriaveva lamentato la violazione dell’art. 117 (fra l’al-tro, anche) quanto alla competenza in materia diprofessioni; e anche in quel caso la Corte, dopo averinizialmente ragionato di “scelte legislative dirette alimitare o vietare il ricorso a determinate terapie –la cui adozione ricade in linea di principio nell’am-bito dell’autonomia e della responsabilità dei medi-ci, tenuti ad operare col consenso informato delpaziente e basandosi sullo stato delle conoscenzetecnico-scientifiche a disposizione” (con toni cherichiamano, in generale, la delimitazione della sferadi autonomia del professionista), ha poi concluso“che interventi legislativi regionali, posti in esserenell’esercizio di una competenza legislativa concor-rente, come quella di cui le Regioni godono in mate-ria di tutela della salute (art. 117, terzo comma,Cost.), sono costituzionalmente illegittimi ove pre-tendano di incidere direttamente sul merito dellescelte terapeutiche in assenza di – o in difformità da– determinazioni assunte a livello nazionale”.Nella sent. n. 19 del 2004 la Regione ricorrenteinvocava la violazione della competenza in materiadi professioni da parte dei regolamenti governativiche regolavano la formazione e l’accesso alla pro-fessione di “restauratore” e “collaboratore restaura-tore”; la censura è stata dichiarata inammissibile pergenericità, ma va detto che la Corte ha comunquedeciso in base alle esigenze unitarie sottese allatutela dei beni culturali (segnatamente, affermandoche “la norma impugnata concerne l’acquisizione

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della qualifica di restauratore ai fini dell’esecuzio-ne dei lavori di manutenzione e restauro dei beniculturali mobili e delle superfici decorate di beniarchitettonici ricadenti nella disciplina della leggen. 109 del 1994 e perciò – rientrando nella norma-tiva relativa al restauro di tali beni – fa parte di unambito riservato alla legislazione esclusiva delloStato”).Questo andamento argomentativo non aiuta, va detto,a chiarire i limiti della materia “professioni”, e susci-ta anzi il dubbio che si tratti di una materia da rica-vare de relato, in base al contenuto degli ambiti dicompetenza materiale (come la salute o la tutela deibeni culturali) che di volta in volta la intersecano.L’improvvida vaghezza lessicale del nuovo art. 117(che si limita ad inserire nell’elenco delle materie dicompetenza concorrente la locuzione “professioni”,senza alcuna specificazione) rende invece evidentel’opportunità di un simile chiarimento. È noto infat-ti che il termine “professioni” è, preso in sé, “poli-semico, designando in modo generico le professioniintellettuali e non”6. Secondo la dottrina, in partico-lare, “un primo significato che il termine può assu-mere è quello generico di attività lavorativa eserci-tata con continuità; un secondo è quello riferitoall’esercizio di una attività dove la componenteintellettuale prevale su quella materiale ed è condi-zionata al possesso da parte del professionista dideterminati requisiti”7.Nell’uso corrente, d’altronde, si parla di “professio-ni” nel senso in cui si parla di “libera professione”,o “professione liberale”, per quanto questa termino-logia non sia accolta nel codice civile, il quale par-la di professioni “intellettuali”. Nessun dubbio, tut-tavia, che l’ambito disciplinato dall’art. 1229 c.c.comprenda quello delle libere professioni tradizio-nali.Altra distinzione fondamentale da tenere presentenel delimitare il campo rimesso all’intervento dellegislatore regionale è quella che attiene al “grado”di protezione che l’ordinamento statale offre a cia-scuna attività professionale. Da questo punto divista si distingue comunemente fra “professioni«protette» o regolate; professioni riconosciute; pro-fessioni non regolate”8.In questo senso, resta da chiarire se alle Regioni siastata attribuita semplicemente la competenza a det-tare la disciplina di dettaglio relativamente alle pro-fessioni già riconosciute e/o regolate a livello nazio-nale o se, invece, il legislatore regionale possa rico-

noscere e regolare, nel solo ambito regionale, unaattività professionale sulla quale il legislatore nazio-nale non sia ancora intervenuto.La tecnica argomentativa della Corte, in definitiva,non consente di sciogliere neppure il nodo fonda-mentale della questione, che sta tutto nella doman-da se la competenza legislativa regionale riguarditutte le professioni, e dunque anche quelle cosiddet-te “nuove”, o “non regolamentate”.Può starsi, insomma, alla definizione fornita daglistudi di sociologia del diritto, secondo la quale “iltermine «professionista», entrato nel vocabolarioitaliano nei primi del ‘900, è sinonimo di esercenteuna libera professione; le caratteristiche di taleattività possono essere rintracciate in una profes-sione autonoma, non salariata, organizzata, peresercitare la quale è necessario un titolo di studiosuperiore, un’abilitazione e l’iscrizione all’albo”9,oppure deve intendersi la locuzione “professioni”nel senso più largo?Al di là delle possibili estensioni semantiche (le piùampie), in sostanza, il vero terreno di confronto sul-la portata della competenza legislativa regionale èchiaro: si tratta (soltanto, per così dire) di deciderefino a che punto l’attribuzione alle Regioni dellacompetenza legislativa in esame possa giustificareuna disciplina differenziata su base territoriale dellelibere professioni tradizionali, tutelate da uno degliordini istituiti e regolati finora da leggi nazionali,oppure deve anche stabilirsi se le Regioni possonoistituire e regolare figure professionali nuove (mairegolate prima, cioè, dalla legge statale)?Può essere indicativa al proposito la vicenda dellaprima esperienza di legislazione regionale nel cam-po delle professioni che abbia destato l’attenzionedell’opinione pubblica e della dottrina, la legge del-la Regione Calabria, 26 novembre 2001, n. 27,recante “Costituzione e disciplina della consulta perla valorizzazione degli ordini, collegi, associazioniprofessionali”10. Questa legge regionale calabreseha in effetti tentato di affermare l’estensione dellacompetenza regionale anche al di fuori del campodelle professioni regolamentate tradizionali: l’arti-colo 1 specifica infatti che essa riguarda “gli ordiniprofessionali, collegi, associazioni professionaliistituiti e disciplinati dalla legge” (e dunque nelsenso visto fin qui), ma anche tutti gli altri “rappre-sentati nel consiglio nazionale dell’economia e dellavoro”. La Consulta delle professioni del CNEL,come è noto, comprende anche le rappresentanze di

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GIURISPRUDENZA FORENSE

professioni non regolamentate, e i primi commentinon hanno mancato di sottolinearlo11; nonostantetale attenzione dei commentatori, tuttavia, la leggeregionale calabrese non è apparsa meritevole diimpugnazione davanti alla Corte (soprattutto, deveritenersi, per il fatto che apprestava essenzialmenteistituti e strumenti per una azione di sostegno e pro-mozione delle attività professionali e mirava a isti-tuire una sorta di organo consultivo di settore, manon incideva direttamente su aspetti essenziali dellemodalità di svolgimento delle professioni)12.Resta sostanzialmente indifferente, in fondo, che leRegioni regolamentino “professioni” più o meno“nuove”, quali quella di guida subacquea o didivulgatore agricolo. Il problema che, anche in que-sta occasione, ha attirato l’attenzione del Governoattiene invece ai possibili effetti di una disciplinadifferenziata delle professioni rispetto a interessicostituzionalmente tutelati, affidati alla presunzionedi competenza e diligenza di professionisti abilitatie “protetti”.Si proietta così nelle decisioni sulla competenzarelativa alle “professioni” la logica per la quale laCorte tende a limitare l’ambito di azione del legi-slatore regionale tutte le volte che vi siano partico-lari esigenze di unitarietà della disciplina: quantoalla “tutela della salute”, ad esempio, nella sent. n.338 del 2003 la Corte ha affermato che il diritto delmalato ad essere curato efficacemente, secondo icanoni della scienza e dell’arte medica, e quello adessere rispettato nella propria integrità fisica e psi-chica costituiscono “diritti la cui tutela non può nondarsi in condizioni di fondamentale eguaglianza sututto il territorio nazionale”13; in generale quantoalle materie di competenza legislativa concorrente,poi, la Corte ha escluso l’intervento legislativo del-le Regioni ogni volta che siano in gioco “esigenzeunitarie alla cui tutela sono preordinate le compe-tenze legislative dello Stato”14. Si pensi infine all’af-fermazione, fatta dalla Corte, della sussistenza di un“principio di continuità” (richiamato ad es. nellesentt. nn. 370 del 2003 e 13 del 2004), in forza delquale la fissazione del riparto di competenze tra Sta-to e Regioni deve assicurare la salvaguardia dell’ef-fettività di “prestazioni che richiedono continuità inrelazione ai diritti costituzionali implicati”.Per converso, quando si discuta di una “professione”legata a materie o ambiti nei quali la Regione ha mag-gior libertà di movimento, possono espandersi anchei limiti della materia concorrente “professioni”.

È il caso delle professioni turistiche, riguardo allequali, rilevato che “il quadro normativo è mutatocon l’emanazione... del decreto del Presidente delConsiglio dei ministri 13 settembre 2002”, che harecepito integralmente “l’accordo sottoscritto insede di Conferenza permanente per i rapporti traStato e Regioni in data 14 febbraio 2002, nel cuiambito, tra l’altro, si è espressamente concordatotra le parti che «il turismo è materia di esclusivacompetenza regionale»”, la Corte ha ammesso paci-ficamente che, “a decorrere dall’entrata in vigoredel nuovo Titolo V della Costituzione, le Regioni benpossono esercitare in materia di turismo tutte quelleattribuzioni di cui ritengano di essere titolari,approvando una disciplina legislativa, che puòanche essere sostitutiva di quella statale (cfr. sen-tenza n. 510 del 2002)” (sent. n. 197 del 2003).La sentenza in commento conferma, in definitiva,l’impressione che quella in materia di “professioni”sia una competenza difficilmente applicabile, eancor più difficilmente giustiziabile: nella sent. n.353 del 2003, infatti, la Corte indica con chiarezzauna cosa che il legislatore regionale non può fare(individuare i requisiti per l’accesso alle professio-ni regolamentate), ma lascia all’interprete il compi-to non facile di stabilire se il limite valga per l’inte-ra materia delle “professioni”.La testuale elencazione della materia delle profes-sioni nell’art. 117 Cost. non consente di giungere anegarle ogni autonomia (come la Corte ha fatto inaltri casi: cfr. l’affermazione della sent. n. 12 del2004, per la quale “la competenza sanzionatoriaamministrativa non è in grado di autonomizzarsicome materia in sé, ma accede alle materie sostan-ziali (cfr. sentenze n. 361 del 2003; n. 28 del 1996;n. 85 del 1996; n. 187 del 1996; n. 115 del 1995; n.60 del 1993)”); ma ne risulta trattarsi, più che inaltri casi, di una materia da definire per sottrazione(stabilendo, cioè, di volta in volta cos’è che il legi-slatore regionale non può fare).Si tratta, naturalmente, di una conseguenza dellaparticolare tecnica di ripartizione delle competenzenormative fra Stato e Regioni adottata nella riformadel Titolo V della Costituzione.Dato il rovesciamento di tale tecnica di ripartizione(per cui spetta ora alle Regioni la potestà legislati-va, cosiddetta residuale, in tutte le materie che nonsiano espressamente attribuite al legislatore statale),la vera attribuzione di competenza va individuatanel secondo comma dell’art. 117 della Costituzione

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5È l’ordine di considerazioni fatte con particolare lucidità, acommento di questa medesima pronuncia, da A. GENTILINI,La materia concorrente delle "professioni" e il rebus dell’indi-viduazione delle singole figure professionali, in Giur. Cost. n.6/2003, il quale parla anzi di “un parametro (le "professionisanitarie") allestito per l’occasione”, e conclude essere “Condi-visibile, per riassumere, l’impostazione della Corte, per la qua-le l’individuazione delle figure professionali sanitarie debbaessere riconosciuta allo Stato; meno condivisibile l’assunto percui quello enunciato sia un principio fondamentale della mate-ria concorrente «professioni». La sua riconduzione alla materia«tutela della salute» sarebbe stata probabilmente praticabile edavrebbe comportato il non secondario vantaggio di mantenereintatto il parametro costituzionale delle «professioni»”.6F. RABOTTI, Le professioni intellettuali, Milano, Giuffrè,2003.7P. TACCHI, Professioni: I. Professioni, arti e mestieri. Dirit-to amministrativo, in Enc. Giur., XXI, Roma, 1991.8S. CASSESE, L’ordinamento delle professioni: problemi italia-ni e modelli stranieri, in: S. CASSESE (a cura di), Professioni eordini professionali in Europa, Milano, Il Sole-24 ore, 1999.9F. RABOTTI, Le professioni intellettuali, Milano, Giuffrè, 200310Questa vicenda è assunta qui come esemplare, ma devesegnalarsi che sono intervenute in materia di professioni, adesempio, anche le Regioni Lombardia, Friuli-Venezia Giulia eToscana.11Cfr. ad es. G. SOTIROVIC, Federalismo professionale, inItalia Oggi, 14 febbraio 2002; N.T., Gli Albi: limiti alle com-petenze legislative delle Regioni, in Il Sole-24 ore, 23 febbraio2002.12Si vedano comunque le ragioni di perplessità segnalate sullalegge calabrese da M. LUCIANI nel suo commento Leggiregionali e professioni, in questa Riv., 2001, 108 ss. L’A., d’al-tronde, ha più volte sostenuto la tesi che le Regioni non potes-sero cominciare ad esercitare le nuove competenze legislativeprima dell’adozione dei necessari atti normativi di trasferi-mento delle funzioni e delle relative risorse: cfr. ad es. Le nuo-ve competenze legislative delle Regioni a statuto ordinario.Prime osservazioni sui principali nodi problematici della l.cost. n. 3 del 2001, Relazione al Convegno su “Il nuovo Tito-lo V della Costituzione. Lo Stato delle autonomie”, tenutosi aRoma il 19 dicembre 2001.13Cfr. anche la precedente sent. n. 282 del 2002, in tema dideterminazione dei livelli essenziali delle prestazioni afferentiai diritti civili e sociali.14Sent. n. 324 del 2003. Nella sent. n. 308 del 2003 la Corte fasalva la competenza del legislatore statale a dettare “criteri uni-tari” e “normative omogenee” quando si tratti di perseguirefinalità di interesse intrinsecamente generale, fra le quali “sonocomprese la tutela della salute, dell’ambiente e del paesaggio”.

m. t.

(il quale non contiene una riserva in favore dellegislatore statale), mentre l’inclusione della mate-ria “professioni” fra quelle di cui al successivo ter-zo comma ha l’effetto di precisare che si tratta dicompetenza concorrente, per cui la Regione è legit-timata a porre la sola normazione di dettaglio.In conclusione, se qualche indicazione può trarsi daquesta pronuncia, è la conferma che, per la Corte, èil contenuto, per così dire, di ciascuna attività pro-fessionale a dettare, di volta in volta, i limiti dellacompetenza legislativa regionale in materia di “pro-fessioni”; solo quando l’esercizio della professionein questione non sia suscettibile di incidere su inte-ressi costituzionalmente tutelati, che richiedano unatutela uniforme, il legislatore regionale potrà muo-versi con una certa discrezionalità, fino a individua-re professioni “nuove”, o a modificare la fisionomiadi professioni già diffuse, conformandone i requisi-ti di accesso in base alle esigenze del mercato loca-le dei relativi servizi.

Note1Va precisato che, in queste brevi riflessioni sulla giurispru-denza costituzionale, non si terrà conto dei possibili contenutidel decreto legislativo di “ricognizione” dei principi fonda-mentali in materia di professioni, esaminato in via preliminaredal Consiglio dei Ministri il 7 maggio scorso (c.d. d.lgs. LaLoggia). Per un resoconto sull’iter di approvazione si rimandaa C. Morelli, Riforma federale per le professioni, in ItaliaOggi, 8 maggio 2004, 41.3In particolare il d. lgs. n. 502 del 1992, che all’art. 6, comma3, riservando alla competenza statale il relativo potere, ha dis-posto che le figure professionali da formare ed i connessi pro-fili, nonché i rispettivi ordinamenti didattici fossero definiti daapposite disposizioni, secondo un principio poi confermatodall’art. 124, comma 1, lettera b), d. lgs. n. 112 del 1998 e dal-l’art. 1, comma 2, della legge n. 42 del 1999.4I limiti alla competenza regionale in materia di “professioni”possono dedursi, dunque, anche dalle pronunce che la Corte hareso nel vigore del vecchio testo dell’art. 117. Nessun dubbio,per esempio, che quello affermato nella sent. n. 189 del 2001,circa la compatibilità fra attività di dipendente pubblico part-time e l’esercizio di tutte le professioni intellettuali, sia un prin-cipio fondamentale della materia “professioni”, che nessunadisposizione regionale potrebbe rimuovere. La Corte, in quelcaso, giudicava infatti della legittimità costituzionale di dispo-sizioni (l’art. 1, commi 56 e 56-bis della L. n. 662 del 1996) cherimuovevano “l’incompatibilità tra l’attività di dipendentepubblico part-time e l’esercizio di tutte le professioni intellet-tuali”.

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PPREVIDENZA

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LA PREVIDENZA FORENSE

Il Comitato dei delegati ha deli-berato un nuovo regolamento, il-lustrato da Marcello Colloca.Tra le novità più importanti, vi èla modifica dei termini per i variadempimenti.La novità dei nuovi termini indu-ce ad indicare, per le prossimeelezioni fissate per il settembre diquest’anno, le varie scadenze, perfacilitarne l’osservanza ed evitareerrori.Si è constatato che, fissate le ele-zioni per la fine di settembre, iltermine per molti adempimentiviene a scadere nel sacro periodoferiale di agosto.Poiché i termini indicati sono ter-mini finali, non è necessario prov-vedere ai vari adempimenti all’ul-timo momento, come è consuetu-dine per gli avvocati nella loro at-tività professionale.Il suggerimento, che può esseredato per tutelare la sacralitàdelle ferie, è pertanto di provve-dere, per quanto possibile, conlargo anticipo rispetto alle sca-denze che in questo scritto ven-gono indicate.

Comitato dei DelegatiNuovo Regolamento ElettoraleLa modifica del regolamento perle future elezioni dei componentiil Comitato dei delegati è stata lanaturale conseguenza della ri-

scrittura delle norme statutariedella Cassa privatizzata.Il numero degli iscritti in continuoaumento, infatti, quale effetto cer-tamente positivo della nuova im-magine della Fondazione, cuiconcretamente hanno contributoproprio le attività degli organicollegiali realizzando quelle azio-ni di governo che, dopo la priva-tizzazione, non hanno mancato didarle anche un corpo politico, hasuggerito la via per evitare il ri-schio di un costante aumento deicomponenti il Comitato dei dele-gati, certamente fuori misura e,come tale, limitativo delle prima-rie funzioni deliberanti, di pro-grammazione e di indirizzo.Da qui l’idea, trasferita nelle nor-me statutarie richiamate e, quindi,nel nuovo regolamento elettoraleattuativo, di fissare in ottanta ilnumero invariabile dei delegati daeleggere dagli iscritti a tutti gli ef-fetti, così innovando quanto pre-visto sia dalla legge 22 luglio1975 n. 319 sia dal regolamentoapprovato con DM 27 aprile1976.Non più quindi collegi elettoraliche possono comprendere uno opiù distretti di Corte d’appellocon assegnazione di un delegatoogni mille iscritti o frazione supe-riore a trecento, bensì collegi elet-torali coincidenti con i singoli di-stretti di Corte d’appello, indipen-

dentemente dal raggiungimentodel “numero base”.Tutto attraverso quattro semplicioperazioni:– la individuazione da parte del

Consiglio di Amministrazionedel “numero base” determinati-vo dei collegi elettorali, unavolta che il Presidente dellaCassa ha indetto le elezioni, di-videndo per ottanta il numerodegli iscritti a pieno titolo alladata del giorno antecedente allaindizione delle elezioni;

– la divisione del numero degliiscritti di ciascun collegio elet-torale per il “numero base”, ilcui quoziente, se pari o superio-re ad uno, rappresenta il nume-ro dei delegati da assegnare aciascun collegio;

– l’assegnazione di un seggio, equindi di un delegato, anche aicollegi con un quoziente infe-riore ad uno;

– la individuazione dei seggi, equindi dei delegati, da assegna-re con il conto dei maggiori re-sti ad esaurimento, sottraendo alnumero invariabile di ottanta ilnumero dei seggi già attribuitiai collegi elettorali.

Rimangono invece confermati:– la durata in carica degli eletti,

per quattro anni dalla data di in-sediamento, e non più dalla pro-clamazione;

– l’elezione a suffragio diretto,

Note sul nuovo regolamento elettorale

Il regolamento ministeriale del 1976 è stato di recente modificato con interessanti innovazioni.

di Marcello Colloca

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sulla base di liste rigide concor-renti e con un numero di candi-dati pari a quello dei delegatispettanti al collegio;

– la esclusione di più candidaturein liste diverse e in collegi elet-torali diversi da quello nel qua-le è compreso l’albo e l’ordinedi appartenza;

– il diritto di elettorato attivo epassivo per gli iscritti a tutti glieffetti alla data del giorno pre-cedente a quello di indizionedelle elezioni, compresi i pen-sionati non cancellati dagli albi;

– il diritto di elettorato passivoper gli elettori che sono anchein possesso dei requisiti previstidall’art. 13 dello Statuto.

Modifiche infine sono state previ-ste anche per gli organi che pre-siedono alle operazioni di voto eper i termini.Quanto agli organi, mentre sonoconfermate, presso ogni Consigliodell’Ordine, la Commissione elet-torale designata dal Consigliostesso, e, presso il Consiglio del-l’Ordine del capoluogo del distret-to, la Commissione elettorale delCollegio, è invece di nuova istitu-zione, sempre presso lo stessoConsiglio dell’Ordine del capo-luogo del distretto, la Commissio-ne elettorale di appello, composta

da tre componenti nominati daiPresidenti degli Ordini che com-pongono il collegio distrettuale;infine permane presso la Cassa laCommissione elettorale centrale,composta di cinque membri, dicui due designati dal Presidentedella Cassa, uno dal Presidentedel Consiglio Nazionale Forense,due dal Ministro della Giustizia.Quanto ai termini, gli stessi sonostati raddoppiati, soprattutto perun più agevole svolgimento delleoperazioni preliminari.Le elezioni vengono infatti indet-te dal Presidente della Cassa cen-toventi (e non più sessanta) giorniprima della scadenza del mandatoe nei cinque giorni successivi neviene dato avviso ai Presidenti deiConsigli dell’Ordine, al ConsiglioNazionale Forense e al Ministerodella Giustizia, con l’indicazionedei termini entro cui le operazionidi voto devono svolgersi, il nume-ro dei delegati spettanti ad ognicollegio elettorale e con la tra-smissione dell’elenco definitivodegli iscritti con diritto di voto,appartenenti ad ogni Collegio;la Commissione elettorale cural’affissione all’albo del Consigliodell’Ordine, almeno ottanta (enon più quaranta) giorni primadelle elezioni, del manifesto con

la indicazione delle modalità e deitermini per la presentazione delleliste e per la votazione;le liste dei candidati, sottoscritteper accettazione dai candidati me-desimi e da almeno 50 iscritti, segli elettori sono meno di 1.500 eda 100 iscritti se gli elettori supe-rano tale numero, sono presentatepresso un Consiglio dell’Ordinedel collegio entro il sessantesimogiorno (e non più entro il venti-quattresimo) antecedente all’ini-zio delle operazioni di voto;quindi, nei dieci giorni successivi,le liste stesse devono pervenire al-la Commissione elettorale del col-legio, per il controllo della regola-rità delle sottoscrizioni e della pre-sentazione, per la loro numerazio-ne e, infine, per la pubblicazionenei successivi trenta giorni.L’augurio è che anche questa in-novazione valga a portare in Co-mitato dei delegati nuovi entusia-smi e nuove esperienze, certa-mente utili per il conseguimento,nella continuità dei programmi, diquelle attività proprie della Fon-dazione, che già oggi ne caratte-rizzano sensibilmente l’immagineeconomica e politica.

Il testo del Regolamento è stato pubblica-to nel n. 1/2003 della rivista, alle pagg.64 e segg.

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Guida pratica alle elezioni del Comitato (le scadenze)

a cura di Marcello Colloca e Franca Martellone

Elezione componenti Comitato dei delegati Cassa ForenseScadenze Adempimenti C.O.F. Adempimenti C.O.F. Distretto

31 dicembre 2003 decreto elezioni

entro 20 gennaio 2004 Costituzione commissione Costituzione commissione elettorale composta da: elettorale (anche con funzioni

di commissione elettoraledel collegio)

- Presidente- V. Presidente- 2 titolari idem- 2 supplenti

COF con più di 1.000 iscritti idempossibilità di sottocommissioni

Costituzione commissioneelettorale di appello composta di tre membri nominati dai Presidenti COF del collegio. Presiede più anziano Cassa

entro 10 luglio 2004 Commissione elettorale(80 gg. prima) cura l’affissione dei manifesti idem

con le modalità e i terminidi presentazione delle liste

(per i COF con più di 1.000 iscritti idempubblicazione su giornale locale)

entro h. 12.00 31 luglio 2004 presentazione delle liste idem (60 gg. prima) presso uno dei COF del collegio

immediatamente trasmissione liste alla Commissionedel collegio presso il distretto

entro 10 agosto 2004 ricezione liste dalla Commissione stessa commissione (50 gg. prima) del Collegio presso il distretto

entro 11/13 agosto 2004 Commissione collegio decide l’am-(tre giorni successivi) missione delle liste e dei candidati;

provvede quindi alla stampa deimanifesti da affiggere entro e nonoltre il 9 settembre

entro il giorno successivo Comunica al COF di presentazione l’ammissione o l’esclusione delle listee/o dei candidati

non oltre il giorno successivo Presidente del COF comunica idemla ammissione o la esclusioneal presentatore della lista

entro e non oltre il 9 settembre 2004 affissione liste idem

(segue)

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PPREVIDENZA l’informazione

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PLA PREVIDENZA FORENSE

Modalità presentazione liste1) sottoscrizione candidati con dichiarazione di accettazione della candidatura2) dichiarazione possesso requisiti ex art. 13 statuto3) sottoscrizione 50 iscritti Cassa appartenenti al Collegio elettorale non candidati;

sottoscrizione 100 iscritti se il Collegio elettorale ha più di 1500 elettori iscritti Cassa;la sottoscrizione vale per una sola lista

4) autenticazione firme o alligazione copia documento d’identità5) presentazione lista a COF del collegio da iscritto Cassa o ad un Albo del Collegio6) attestazione Presidente del COF data e ora presentazione7) invio immediato dal Presidente del COF alla Commissione elettorale del Collegio presso il distretto8) ricezione dalla Commissione elettorale del Collegio presso il Distretto entro 10.8.04 (50 giorni prima del-

le elezioni)

Scadenze Adempimenti C.O.F. Adempimenti C.O.F. Distretto14 settembre 2004 (ultimo giorno) reclami alla commissione

di appello avverso le decisioni dellecommissioni elettorali COF

entro 3 gg. dalla presentazione del reclamo decisione

nel periodo tra 29/9 e 9/10/2004 votazioni idemcomposizione seggio stessi componenti

commissione elettorale idem

spoglio entro 48 ore verbale 2 originali ideminvio entro 48 ore invio Cassa copia verbale idem

entro 60 giorni chiusura seggi pubblicazione eletti su G.U.entro 15 giorni pubblicazione G.U. ricorsi comm.ne centrale Cassa

(continua)

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LA PREVIDENZA FORENSE

Il Comitato dei delegati della Cas-sa ha approvato una modifica delregime della restituzione dei con-tributi soggettivi, contenuto nel-l’art. 21 della legge 20 settembre1980 n. 576.La modifica, che è in attesa dellaapprovazione ministeriale, è delseguente contenuto.

1. Tutti i contributi versati legitti-mamente alla Cassa Nazionaledi Previdenza ed AssistenzaForense non sono restituibiliall’iscritto o ai suoi aventi cau-sa, ad eccezione di quelli rela-tivi agli anni di iscrizione di-chiarati inefficaci ai sensi del-l’art. 22 ultimo comma L. n.576/80.

2. Gli iscritti che abbiano com-piuto il sessantacinquesimo an-no di età e maturato più di cin-que ma meno di trenta anni dieffettiva iscrizione e contribu-zione alla Cassa Nazionale diPrevidenza e Assistenza Foren-se, hanno diritto a chiedere laliquidazione di una pensionecalcolata con il criterio contri-butivo, salvo che non intenda-no proseguire nei versamenticontributivi al fine di raggiun-gere una maggiore anzianità omaturare prestazioni di tipo re-tributivo.

3. La pensione contributiva de-corre dal primo giorno del me-se successivo a quello di pre-sentazione della domanda.

4. La pensione contributiva di cuial presente articolo viene cor-risposta anche nel caso in cuil’iscritto si sia avvalso della fa-coltà di totalizzazione di cui al-l’art. 71 della L. n. 388/2000 enon abbia maturato un’anzia-nità di trenta anni di iscrizionepresso la Cassa Forense.

5. La pensione contributiva è cal-colata secondo le modalità sta-bilite dal Consiglio di Ammini-strazione in rapporto al mon-tante dei contributi soggettiviversati entro il tetto redditualedi cui all’art. 10 comma 1 let-tera a) della L. n. 576/80 e nondà diritto a minimi garantiti1.

Va chiarito che non sono mai sta-ti restituibili i contributi integrati-vi (art. 11 della legge 576/80), perla loro finalità solidaristica e nonprevidenziale (cioè non pagati perottenere le prestazioni previden-ziali) (v. Cass. Civ. 21 ottobre1998, n. 10458, Prev. For. 1999,1, pag. 68).La modifica adottata dalla Cassasul regime della restituzione deicontributi soggettivi si rende ne-cessaria per un insieme di ragioni.

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Obbligatorietà della pre-videnza, l’illegittimità della restituzione dei con-tributi previdenzialiCon la legge 335/95, si è afferma-to il principio della obbligatorietàdella previdenza per tutti i lavora-tori. In precedenza, vi erano alcuni tipidi lavoro autonomo, per i qualinon era prevista alcuna tutela pre-videnziale.Con la citata legge, la tutela pre-videnziale è divenuta obbligatoriaper tutti e ogni reddito di lavoro,anche autonomo, è divenuto red-dito imponibile del contributo do-vuto ad un ente previdenziale.Non vi può essere perciò alcun ti-po di lavoro, neppure autonomo,per il quale non vi sia una tutelaprevidenziale.L’art. 21 della legge 576/80, checonsente la restituzione dei con-tributi soggettivi, confligge inmodo insanabile con questoprincipio e deve considerarsi di-venuta illegittima.Infatti se chi, prima della matura-zione del diritto a pensione divecchiaia si cancella dall’albo (econseguentemente dalla Cassa),riceve la restituzione dei contri-buti soggettivi, rimane del tuttoprivo di tutela previdenziale.Questa constatazione comporta lanecessità di escludere la possibi-

È illegittima la restituzione dei contributi

Il Comitato dei delegati, molto opportunamente, ha adottato una modificadella norma che disciplina la restituzione dei contributi soggettivi. Il provvedi-

mento e’ all’esame dei ministeri vigilanti.

di Dario Donella

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lità di restituzione dei contribu-ti soggettivi.Vi sono, per vero, casi in cui l’i-scritto alla Cassa non può matura-re l’anzianità minima di trent’an-ni per ottenere la pensione di vec-chiaia.Ciò significa che i pagamenti fat-ti alla Cassa e non restituibili re-sterebbero privi di causa, se l’i-scritto non iniziasse un nuovo la-voro e non ricorresse agli istitutidella ricongiunzione e della tota-lizzazione.Per evitare questa conseguenza, ilComitato dei delegati ha delibera-to di istituire un nuovo tipo dipensione denominata “contri-butiva” (cioè calcolata sulla basedei contributi soggettivi pagati),ottenibile da chi, avendo pagato lacontribuzione dovuta alla Cassa,non ha maturato una anzianità mi-nima per conseguire il diritto allaordinaria pensione di vecchiaia.

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Le frodi con la restituzio-ne dei contributiLa possibilità di ottenere la resti-tuzione dei contributi soggettivipagati alla Cassa ha determinatoalcuni eventi onerosi per la Cassa,talvolta fraudolenti, sempre im-morali.È accaduto, ad esempio, che unavvocato si sia cancellato dall’al-bo, e conseguentemente dalla Cas-sa, al solo fine di ottenere la resti-tuzione dei contributi soggettivi.Tanto è vero che quell’avvocato siè subito reiscritto all’albo e hacontinuato l’esercizio professio-nale.L’avvocato fu sottoposto a proce-dimento disciplinare e il Consi-glio Nazionale Forense, con sen-tenza 20 luglio/29 novembre1995, n. 136 (Prev. For. 1997, 2,pag. 17 e segg.) ha affermato:

“Costituisce infrazione disciplina-re, per violazione del principio disolidarietà, il fatto dell’avvocatoche chiede la cancellazione dal-l’albo professionale e subito dopochiede la reiscrizione e che ciò hafatto al solo fine di ottenere dallacassa di previdenza la restituzionedei contributi versati. Sanzionecongrua è la sospensione per me-si due”.Su ricorso dell’avvocato, è interve-nuta la sentenza delle Sezioni Uni-te della Corte di Cassazione 19febbraio 1997, n. 1528 (Prev. Fo-rense, 1997, 2, pagg. 19 e segg.),secondo la quale: “Non è censura-bile la sentenza del Consiglio Na-zionale Forense che, con appagan-te motivazione, abbia indicato leragioni del suo convincimento”.Il fatto giudicato dal C.N.F. e dal-la Cassazione è di particolare gra-vità perché, se tutti o molti degliiscritti si comportassero nel mo-do censurato, la Cassa non sa-rebbe in grado di funzionare. Evi è difficoltà per la Cassa di re-primere questi comportamentifraudolenti.La cancellazione e l’immediatareiscrizione all’albo possono co-stituire un mezzo per impedirel’operatività della norma previ-denziale, soprattutto se richiestein prossimità della maturazionedel diritto a pensione.La questione della restituzionedei contributi soggettivi assumeparticolare rilievo quando l’iscrit-to ha pagato anche contributi oltreil tetto, contributi che non concor-rono al calcolo della pensione eche, determinati nella misura ri-dotta del 3%, hanno un solo finedi solidarietà.È stato sostenuto che l’iscritto hadiritto anche alla restituzione diquesto contributo di solidarietà ela Corte di Cassazione ha giudica-

to legittima questa pretesa (Cass.Civ. 2/4/2003 n. 5098).Il Consiglio di amministrazionedella Cassa, nel motivare la nonrestituibilità del contributo di so-lidarietà, aveva, tra l’altro, cosìmotivato: “…la restituzione di uncontributo pagato al fine di soli-darietà ne snaturerebbe il conte-nuto e impedirebbe l’attuazionedel principio solidaristico costitu-zionalmente protetto e che carat-terizza la previdenza forense. Nonsarebbe inoltre conforme ai prin-cipi costituzionali imporre allaCassa la restituzione di sommeche le sono state pagate per un fi-ne (solidarietà) che non viene me-no “a posteriori” con la cancella-zione da essa, cosicché non vi èalcuna causa che giustifica la re-stituzione. Si deve, infine, consi-derare che i doveri di solidarietà,che hanno anche natura deonto-logica, coinvolgono iscritti allaCassa ed iscritti agli albi (acco-munati dall’obbligo di pagare ilcontributo integrativo) e l’adem-pimento dell’obbligo di pagamen-to di contributi di solidarietàesaurisce i suoi effetti nel perdu-rare dell’iscrizione, senza che lacessazione del rapporto di iscri-zione alla Cassa e agli albi facciavenir meno retroattivamente ilvincolo di solidarietà”.La grande maggioranza degli av-vocati, che pur hanno pagato ele-vati o anche elevatissimi contri-buti di solidarietà, non è ricorsaall’artificio della cancellazionedalla Cassa, mentre altri, menosensibili ai doveri morali che ob-bligano i componenti dell’ordineforense, hanno fatto prevalere laegoistica interpretazione di unanorma errata e comunque male in-terpretata.Si deve ritenere errata la senten-za che ha interpretato l’art. 21

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È intervenuta la Corte Costituzio-nale con sentenza 5 marzo 1999,n. 61 (Prev. For. 1999, 2, pag. 64,con nota), secondo la quale: “So-no costituzionalmente illegittimi,per violazione degli artt. 2, 3 e 38Cost., gli artt. 1 e 2 della legge 5marzo 1990, n. 45 (Norme per laricongiunzione dei periodi assi-curativi ai fini previdenziali per iliberi professionisti), nella partein cui non prevedono, in favoredell’assicurato che non abbiamaturato il diritto ad un tratta-mento pensionistico in alcunadelle gestioni nelle quali è o è sta-to iscritto, in alternativa alla ri-congiunzione, il diritto di avva-lersi dei periodi assicurativi pre-gressi nei limiti e secondo i prin-cipi indicati in motivazione”.Per suggerimento della Corte Co-stituzionale è stato dunque intro-dotto l’istituto della “totalizza-zione”.Secondo questo istituto, il lavora-tore, che cambia tipo di lavoro epassa da un ente previdenziale al-l’altro, può, alla fine, maturare undiritto a pensione, considerando,quale anzianità di iscrizione e dicontribuzione, la somma dei pe-riodi di iscrizione e delle contri-buzioni definiti con ciascun enteprevidenziale.A differenza della ricongiunzione,questa riunificazione fittizia ègratuita.Per la Cassa Forense, sono staterichieste delle modificazioni alladisciplina della totalizzazione perattenuare gli effetti dell’applica-zione della norma generale, chesarebbero per la nostra Cassatroppo onerosi.Ricongiunzione e totalizzazionefanno in modo che chi cessa dal-l’iscrizione alla Cassa Forense(presumibilmente per passare adaltro lavoro) non perda i contribu-

ti pagati e l’anzianità maturata,ma possa trasferirli ad un nuovoente previdenziale e sommare inesso l’anzianità di iscrizione e dicontribuzione (ricongiunzione);oppure (a sua scelta) possa con-servare la contribuzione presso laCassa, con diritto di sommarel’anzianità maturata presso di es-sa a quella maturata presso il suc-cessivo o i successivi enti previ-denziali, senza ulteriori oneri con-tributivi.La opportunità della scelta tra to-talizzazione e ricongiunzione va-ria da caso a caso, dovendosi con-siderare molti fattori variabili.È certo che, con questi istituti,l’importanza della restituzionedei contributi è ridotta e rimaneper casi limitati, ai quali, con lenorme approvate dalla Cassa, sipone rimedio con il riconosci-mento di una speciale pensione“contributiva”.

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ConclusioniOccorre dunque prendere attoche:1. la restituzione dei contributi

priverebbe l’iscritto, che la ot-tiene, di ogni tutela previden-ziale in contrasto con l’indero-gabile principio enunciato dallalegge 335/95 della obbligato-rietà della previdenza per ognilavoratore;

2. gli istituti della totalizzazione edella ricongiunzione consento-no di attribuire, in ogni caso, ri-levante efficacia ai contributiversati alla Cassa Forense, an-che per chi non matura unapensione presso di essa;

3. al di fuori della applicazionedella totalizzazione e della ri-congiunzione, i contributi ver-sati danno diritto ad una pen-sione “contributiva” al compi-

della legge 576/80 nel senso cheanche il contributo di solidarietàvada restituito a chi si cancelladalla Cassa senza aver maturatoil diritto a pensione. Questa sen-tenza costituisce uno stimolo inpiù a modificare la norma ingiu-sta.

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Rilevanza degli istitutidella ricongiunzione e della totalizzazioneDopo l’entrata in vigore della leg-ge 576/80, sono state approvatenorme, collegate al principio del-la obbligatorietà della previdenzaper tutti i lavoratori, che hanno fa-cilitato la maturazione del dirittoa pensione per coloro che, nelcorso della attività lavorativa,hanno cambiato tipo di lavoro econseguentemente si sono iscrittiad istituti previdenziali diversi.Una prima regola è stata introdot-ta con il principio della “ricon-giunzione”.Con la ricongiunzione, è possibilesommare periodi di iscrizione e dicontribuzione presso diversi isti-tuti previdenziali al fine di unifi-carli nell’ultimo, per conseguire ildiritto a pensione e per utilizzaretutti i periodi per i quali siano sta-ti pagati i contributi.La ricongiunzione avviene nel-l’ultimo ente previdenziale diiscrizione (eventualmente anchecon successive ricongiunzioni),con l’effetto di trasferire i contri-buti soggettivi pagati da un enteall’altro, ma anche con l’obbligo(eventuale, ma frequente) di doverpagare contributi onerosi per equi-parare la contribuzione versata aquella degli iscritti al nuovo ente.È talvolta accaduto che la contri-buzione da versare per la ricon-giunzione sia risultata troppo ele-vata.

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mento dell’età prevista per lamaturazione della ordinariapensione di vecchiaia.

La restituzione dei contributi sog-gettivi ha perso, pertanto, ognigiustificazione ed anzi può rite-nersi che sia divenuta illegittima(perché contraria al principio del-la obbligatorietà della previdenzaper tutti i lavoratori) o superflua(in relazione ai diritti di chi li haversati).Deve, conseguentemente, esseregiudicata con favore la novitànormativa, che qui si commenta, esi deve altresì auspicare che essaottenga quanto prima la necessa-ria approvazione ministeriale.

NOTA1In precedenza, su suggerimento dellaCassa, nel disegno di legge n. 3483 del

senatore Calvi e di altri, comunicato al-la Presidenza del Senato il 29 luglio1998, vi era un articolo del seguentecontenuto:

Art. 5(Restituzione dei contributi)

1. L’articolo 21 della legge 20 settembre1980, n. 576 è sostituito dal seguente:«Art. 21. - (Restituzione dei contributi) -1. Chi cessa dall’iscrizione alla Cassa apieno titolo, prima che siano trascorsi 10anni di iscrizione ha diritto ad ottenere ilrimborso nella misura del 70 per centodei contributi soggettivi di cui all’artico-lo 10, primo comma, lettera a), fino al li-mite del tetto.2. I superstiti che non possono consegui-re pensione indiretta ai sensi dell’art. 7hanno diritto al rimborso di cui al com-ma 1 con le modalità di cui al comma 3.3. Sono rimborsati a richiesta, al mo-mento del pensionamento, nella misuradel 70 per cento con gli interessi del 4,5per cento, i contributi indicati nel com-ma 1 relativi a quegli anni di iscrizione

che vengono a risultare inefficaci al finedel pensionamento.4. Salvo in ogni caso il trasferimento deicontributi ad altro ente previdenziale incaso di ricognizione, i contributi non so-no restituiti al di fuori delle ipotesi pre-viste nei commi da 1 a 3.5. Al compimento del sessantacinquesi-mo anno di età, sempreché non vi sia sta-ta reiscrizione alla Cassa a pieno titolonegli ultimi dieci anni o dopo decorsoquesto tempo, all’avvocato spetta, a do-manda, una pensione contributiva secon-do i criteri dell’articolo 2, commisurataalla media dei redditi per l’intero perio-do di contribuzione e al numero degli an-ni di effettiva iscrizione contributiva,esclusa in tal caso l’applicazione del-l’articolo 2, terzo comma.6. Il rimborso dei contributi è soggettoall’IRPEF a norma degli articoli 16,comma 1, lettera n-bis), e 18 del decretodel Presidente della Repubblica 22 di-cembre 1986, n. 917, e successive modi-ficazioni».

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LA PREVIDENZA FORENSE

1. - La nuova versione dell’art. 4del Regolamento Generale (hincinde: Regolamento) della CassaNazionale di Previdenza e Assi-stenza Forense (hinc inde: Cassa),nel testo deliberato dal Comitatodei Delegati del 28 febbraio 2003(ma non ancora approvato dai Mi-nisteri vigilanti), stabilisce che:– “Tutti i contributi versati legitti-mamente alla Cassa Nazionale diPrevidenza e Assistenza Forensenon sono restituibili all’iscritto o aisuoi aventi causa, ad eccezione diquelli relativi agli anni di iscrizio-ne dichiarati inefficaci ai sensi del-l’art. 22 ultimo comma L. n.576/80” (comma 1);– “Gli iscritti che abbiano compiu-to il 65° anno di età e maturato piùdi cinque ma meno di trenta anni dieffettiva iscrizione e contribuzionealla Cassa Nazionale di Previden-za e Assistenza Forense hanno di-ritto a chiedere la liquidazione diuna pensione calcolata con il crite-rio contributivo, salvo che non in-tendano proseguire nei versamenticontributivi al fine di raggiungereuna maggiore anzianità o matura-re prestazioni di tipo retributivo”(comma 2);– “La pensione contributiva decor-re dal primo giorno del mese suc-cessivo a quello di presentazionedella domanda” (comma 3);“La pensione contributiva di cui alpresente articolo viene corrisposta

anche nel caso in cui l’iscritto sisia avvalso della facoltà di totaliz-zazione di cui all’art. 71 della L.388/2000 e non abbia maturatoun’anzianità di 30 anni di effettivaiscrizione e contribuzione presso laCassa Forense” (comma 4);– “La pensione contributiva è cal-colata secondo le modalità stabili-te dal Consiglio di Amministrazio-ne in rapporto al montante dei con-tributi soggettivi versati entro il tet-to reddituale di cui all’art. 10 com-ma 1 lettera a) della L. n. 576/80 enon dà diritto a minimi garantiti”(comma 5).In questo modo si innova quantoprevisto dall’art. 21 della L. 20 set-tembre 1980, n. 576, a tenor delquale “Coloro che cessano dall’i-scrizione alla Cassa senza avermaturato i requisiti assicurativi peril diritto alla pensione hanno dirit-to di ottenere il rimborso dei con-tributi di cui all’art. 10, nonché de-gli eventuali contributi minimi epercentuali previsti dalla prece-dente legislazione, esclusi quelli dicui alla tabella E allegata alla L.22 luglio 1975, n. 319” (così ilcomma 1; i commi successivi rego-lano le modalità della restituzione ei diritti degli eredi dell’iscritto). Siinnova, va precisato, stabilendo ilprincipio della non restituibilità deicontributi versati e affiancando taleprincipio con una misura (che benpossiamo dire compensativa), co-

me quella della pensione “calcola-ta con il criterio contributivo”.Ci si deve chiedere se la Cassa pos-sa dettare le disposizioni sopra ri-portate nell’ambito della sua auto-nomia normativa.2. - La questione dell’autonomianormativa degli Enti previdenzialiprivati è nota nei suoi termini ge-nerali, sicché ci si deve qui limita-re a poche notazioni di sintesi:a) l’art. 2, comma 1, del d. lgs. n.509 del 1994 dispone che gli entitrasformati hanno “autonomia ge-stionale, organizzativa e contabi-le”, anche se “in relazione alla na-tura pubblica dell’attività svolta”;b) poiché l’attività svolta è quelladi erogazione di prestazioni agliiscritti, relative a diritti costituzio-nalmente rilevanti, si deve ritenereche l’autonomia possa (e anzi deb-ba) essere esercitata le quante volteciò sia necessario per il miglioresvolgimento di tale attività (la Cor-te costituzionale, del resto, ha piùvolte valorizzato la “necessità diinfluire sull’andamento tendenzia-le della spesa previdenziale, al finedi stabilizzare il rapporto tra lastessa e il prodotto interno lordo”:da ultimo, ordd. nn. 18 e 319 del2001);c) l’art. 2, comma 2, dello stesso d.lgs. n. 509 del 1994 dispone che“La gestione economico-finanzia-ria [degli Enti previdenziali priva-ti] deve assicurare l’equilibrio di

La Cassa Forense ha i poteri normativianche per modificare le disposizioni

sulla restituzione dei contributiSull’argomento della restituzione dei contributi Massimo Luciani ha espresso

per la nostra Cassa il parere che pubblichiamo.

di Massimo Luciani

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bilancio mediante l’adozione diprovvedimenti coerenti alle indica-zioni risultanti dal bilancio tecnicoda redigersi con periodicità alme-no triennale” (analoghe previsioninegli artt. 3, comma 12, della L. n.335 del 1995; 59, comma 20, dellaL. 27 dicembre 1997, n. 449);d) la stabilità finanziaria deve esse-re assicurata perché gli Enti sono“autofinanziati” (Corte cost., sent.n. 248 del 1997) e tale autofinan-ziamento comporta uno specificodovere di attenzione quanto alleentrate e alle uscite. Come ha riba-dito la stessa Corte costituzionalein riferimento al trattamento previ-denziale erogato dall’ENPAF, e inparticolare all’ipotesi di una ridu-zione delle pensioni al di sotto delminimo: a) “la disposizione si inse-risce nel peculiare sistema dellaprevidenza di categoria, il qualepresenta un’autonomia organizza-tiva, contabile e finanziaria, tale daescludere – salvo casi eccezionali –il concorso dello Stato e, dunque,della collettività generale, fondan-dosi sulla regola... dell’autofinan-ziamento..., che viene a realizzarsi,eminentemente, attraverso l’obbli-go contributivo posto a carico de-gli iscritti”; b) “con tale regola ap-pare del tutto coerente la clausoladi salvaguardia delle «disponibili-tà finanziarie delle rispettive ge-stioni», la quale, nell’ambito deldenunciato art. 7 [della L. 29 di-cembre 1988, n. 544], vale a preci-sare che i competenti organi diCasse e Fondi sono tenuti – nell’e-sercizio di poteri-doveri la cui por-tata ed i cui limiti vanno desuntidai rispettivi ordinamenti – adadottare tutti i provvedimenti ne-cessari per l’adeguamento dei trat-tamenti pensionistici, senza trascu-rare, però, la provvista delle risor-se occorrenti ad assicurare, secon-do criteri di corretta gestione, il

mantenimento dell’equilibrio fi-nanziario...” (ord. n. 340 del2000);e) garantire la stabilità è doverespecifico degli amministratori de-gli Enti, come risulta chiaramentedall’art. 2, commi 4, 5 e 6, del d.lgs. n. 509 del 1994, in tema di re-sponsabilità (v. anche la pronunciadella Corte costituzionale citata alpunto che precede);f) l’autonomia normativa riguardatanto le funzioni, quanto l’organiz-zazione, come è stato affermato dalConsiglio di Stato e dalla Corte co-stituzionale. Il primo, nel parereSez. II, 9 luglio 1997, n. 1530/97(in Foro it., 1998, III, 503), ha con-sentito a tali enti di aumentare, conautonoma normativa, il periodo diriferimento per il calcolo della pen-sione al di là di quanto stabilito dal-le leggi previgenti. La seconda,nella sent. 5 febbraio 1999, n. 15(in Giur. cost., 1999, 136), ha te-stualmente affermato che gli entiprevidenziali privati debbono tenerfermi i criteri di composizione deiloro organi collegiali, stabiliti dallalegge, solo in occasione della pri-ma adozione del loro Statuto (cosìcome previsto dall’art. 1, comma 4,lett. a), del d. lgs. n. 509 del 1994,che ha consentito la privatizzazio-ne), mentre possono modificare aloro discrezione (ancorché conl’approvazione del Ministero vigi-lante) detti criteri in occasione disuccessive revisioni statutarie.3. - Tanto premesso, si deve osser-vare che, per quanto concerne spe-cificamente i rapporti tra atti nor-mativi espressione dell’autonomiadegli Enti previdenziali privati eleggi previgenti, il d. lgs. n. 509 del1994 dà per scontato che i primipossano derogare alle seconde (so-stituendosi ad esse, ancorché limi-tatamente ai rapporti con gli iscrittio i loro aventi causa).

Anzitutto, l’art. 1, comma 4, lett.a), stabilendo che lo statuto disci-plina la composizione degli organicollegiali, ma “fermi restando i vi-genti criteri di composizione degliorgani stessi”, presuppone (per tut-to ciò che non resta “fermo”) la de-rogabilità della legislazione vigen-te da parte dello statuto.In secondo luogo (ed è quanto quimaggiormente interessa) l’art. 3,comma 4, che fa espressamentesalva l’attuale disciplina della con-tribuzione previdenziale, così co-me l’art. 1, comma 3, che fa salvol’obbligo di iscrizione e contribu-zione, contengono previsioni chehanno senso proprio perché si con-sente agli Enti (nel rispetto di queilimiti) di derogare alle leggi vigen-ti.Una conferma inequivoca si ha dal-l’art. 3, comma 12, della L. 8 ago-sto 1995, n. 335, ove si stabilisceche, per “assicurare l’equilibrio dibilancio”, gli enti previdenziali pri-vati possono adottare tutti i neces-sari “provvedimenti di variazionedelle aliquote contributive, di ripa-rametrazione dei coefficienti direndimento e di ogni altro criteriodi determinazione del trattamentopensionistico nel rispetto del prin-cipio del pro rata in relazione alleanzianità già maturate rispetto al-l’introduzione delle modifiche de-rivanti dai provvedimenti suddet-ti”. In questo modo la derogabilitàdelle leggi è evidenziata con asso-luta chiarezza, tanto è vero che si èritenuto necessario limitarla stabi-lendo il principio del pro rata.4. - Tali essendo i princìpi generali,quanto alla questione che qui piùpuntualmente ne occupa, si può di-re quanto segue.4.1. - Quella in commento è unadelibera in materia (oltre che diprestazioni) di contribuzione obbli-gatoria. Il fatto che essa riguardi la

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gli organi della Cassa o su richiestadi essi: art. 13 L. n. 576 del 1980) edi prestazioni in loro favore (sem-pre per la Cassa Forense, v. quantodisposto ad es. dall’art. 2, ult. co.,L. n. 576 del 1980); f) alla luce diquanto sin qui detto, il regolamen-to di autonomia, non essendo unprovvedimento (una “delibera”)singolare e puntuale, è esattamenteuna delle fonti che entrano a com-porre il “singolo ordinamento vi-gente”.Acquisito, dunque, che il regola-mento di autonomia può discipli-nare la contribuzione e le presta-zioni anche in deroga alla legge, sitratta di comprendere in che limiticiò gli sia consentito. A tal proposi-to, si deve ritenere che i due limitiprincipali siano i seguenti: a) stru-mentalità al miglior funzionamentodell’Ente, in particolare sotto ilprofilo della sua stabilità finanzia-ria; b) ragionevolezza.Quanto al primo limite, non sem-bra dubbio che la decisione di eli-minare la restituzione dei contribu-ti versati sia funzionale alla garan-zia dell’equilibrio finanziario dellaCassa, che potrebbe essere seria-mente compromesso qualora moltiprofessionisti decidessero di can-cellarsi. Per converso, la “compen-sazione” introdotta con la pensione“calcolata con il criterio contribu-tivo” non sembra (proprio in ragio-ne della natura contributiva dellaprestazione) essere frutto di oneritali da mettere potenzialmente inpericolo la stabilità finanziaria del-l’Ente.Quanto al secondo limite, è statogià osservato, nei “lavori prepara-tori” del nuovo testo del Regola-mento, che la restituzione dei con-tributi costituisce un’anomalia inun sistema previdenziale di tipo re-tributivo (e con metodo a riparti-zione), fondato sul principio soli-

daristico e non su quello della cor-rispondenza tra contribuzione eprestazione (v. la Relazione del-l’Avv. Rosa, in accompagnamentodell’emendamento all’art. 4). L’eli-minazione della restituzione non fache ricondurre a logica l’attuale si-stema (sul fatto che la previdenzadelle categorie professionali sia ba-sata sulla solidarietà infracatego-riale non vi sono dubbi: cfr., a mo’di esempio, Corte cost., sentt. nn.132 e 133 del 1984; 259 del 1992;450 del 1993; 88 del 1995; 248 del1997; ord. n. 667 del 1988; Cass.,sentt. nn. 6638 e 6640 del 1986;2864, 2858 e 3590 del 1988).Anche la Corte di cassazione (Sez.lav., 2 aprile 2003, n. 5098) ha af-fermato che “Il meccanismo di de-terminazione della pensione di vec-chiaia degli avvocati è ancora im-prontato al criterio c.d. retributivo,ed il sistema di reperimento deifondi è ancora legato al criterioc.d. a ripartizione, sicché tutti icontributi versati dai professionistiiscritti confluiscono, senza distin-zioni legate a particolari destina-zioni, in un unico fondo con il qua-le la Cassa deve provvedere al pa-gamento delle pensioni ed alle pre-stazioni assistenziali”. Se ne evinceche la restituzione dei contributi di-minuisce la provvista a disposizio-ne della Cassa per l’erogazionedelle prestazioni di sua competen-za, mentre la restituzione stessanon è affatto doverosa in via diprincipio, appunto in un sistemanon contributivo.Certo, nemmeno l’eliminazionedella restituzione è, in sé, doverosa.Sempre la Corte di cassazione, nel-la sentenza ora citata, dovendo sta-bilire se fosse costituzionalmentelegittima la scelta del legislatore diconsentire la restituzione, pur riba-dendo che la previdenza forense èfondata sul principio solidaristico,

restituzione dei contributi versatinon deve ingannare: anche la disci-plina della (eventuale) restituzioneentra ovviamente a comporre il re-gime della contribuzione previden-ziale.4.2. - L’art. 3, comma 2, del d. lgs.n. 509 del 1994 dispone che “Nel-l’esercizio della vigilanza il Mini-stero del Lavoro e della previdenzasociale, di concerto con i Ministeridi cui al comma 1, approva i se-guenti atti:a) lo statuto e i regolamenti nonchéle relative integrazioni o modifica-zioni;b) le delibere in materia di contri-buti e prestazioni sempre che la re-lativa potestà sia prevista dai sin-goli ordinamenti vigenti”.Da tale previsione normativa sievince che: a) gli Enti possono as-sumere delibere in materia di con-tributi (oltre che di prestazioni); b)conseguentemente, è loro consenti-to derogare alle leggi vigenti, atte-so che proprio delle leggi regolano(minuziosamente) la contribuzionedei professionisti e le prestazioni inloro favore; c) le delibere in mate-ria di contributi e prestazioni pos-sono essere assunte solo se ciò èprevisto dai singoli ordinamenti vi-genti; d) per “singolo ordinamentovigente”, con piana evidenza, si in-tende il complesso delle norme le-gislative e regolamentari pubbli-che, nonché di quelle statutarie eregolamentari di privata autono-mia; e) ove così non fosse, la pre-visione in commento non avrebbesenso, poiché nella generalità deicasi le leggi vigenti all’epoca del-l’entrata in vigore del d. lgs. n. 509del 1994 non prevedevano un auto-nomo potere deliberativo delleCasse in materia di contributi degliiscritti (in particolare, per la CassaForense, le relative determinazionierano assunte dal Ministro, sentiti

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ha affermato che il sistema a ripar-tizione “non impone certo che ilpeso delle prestazioni previdenzia-li debba essere posto a carico disoggetti non aventi diritto alle me-desime prestazioni previdenziali,restando in ogni caso demandatoalla discrezionalità del legislatoredi stabilire le forme ed i modi di ta-le partecipazione”. In quella occa-sione, è ovvio, era la discrezionali-tà del legislatore a venire in consi-derazione. Oggi è quella della Cas-sa (legittimamente esercitabile inderoga alla legge, per le ragioni giàviste), ma le conclusioni non cam-biano. La misura della solidarietàpuò essere discrezionalmente de-terminata in via normativa, ed èquanto qui ha fatto la Cassa, limi-tando la restituzione ai soli “anni diiscrizione dichiarati inefficaci aisensi dell’art. 22 ultimo comma L.n. 576/80”.4.3. - Da quanto precede si devededurre che la deliberazione incommento appare senz’altro legit-tima. Non si può obiettare che es-sa incide su posizioni degli iscrittigià consolidate. A tal proposito sideve infatti ricordare quanto se-gue, in ordine ai limiti generalidella modificazione nel tempo(anche in peius) dei trattamentiprevidenziali.Dopo una prima fase di maggiore“larghezza”, la Corte costituziona-le afferma, oggi, che i diritti previ-denziali possono essere modificatie anche ridotti, in quanto debbonoessere correttamente “bilanciati”con l’interesse al contenimentodella spesa e al mantenimento del-l’equilibrio di bilancio (tra la nu-merosa giurisprudenza, cfr. sentt.nn. 99 del 1995; 417 del 1996; 127del 1997). Il contenimento dellaspesa e l’equilibrio del bilancio, sibadi, non sono concepiti come va-lori contrapposti ai diritti, poiché si

ritiene che solo il raggiungimentodi quegli obiettivi possa garantireil godimento degli stessi diritti pre-videnziali anche nel futuro (sent.n. 2 del 1994). Si deve pertanto af-fermare che la modificazione deidiritti previdenziali è senz’altropossibile e che tale possibilità èaperta anche per le modificazioniin peius, purché giustificate dall’e-sigenza di garantire la stabilità fi-nanziaria.Nemmeno può obiettarsi che colo-ro che richiedono la restituzione ola nuova forma di pensione oggisiano discriminati (rispettivamentein peius e in melius) rispetto a quel-li che lo hanno fatto in passato. Atal proposito, la Corte costituziona-le ha affermato che il “naturalefluire del tempo” rende legittimo ildiverso trattamento di situazionianaloghe in momenti temporali di-versi (cfr. ex plurimis, sentt. nn. 65del 1979; 38 del 1984; 618 del1987; 243 del 1993), ovviamentenei limiti della ragionevolezza (co-sì, ad es., sentt. nn. 1 del 1991 e127 del 1996).V’è, anzi, di più. Per costante giu-risprudenza della Corte costituzio-nale (ribadita, ora, dalla recentissi-ma sent. 12 marzo 2004, n. 91),nella determinazione dei regimiprevidenziali debbono essere con-temperate le “esigenze della finan-za pubblica” e le “esigenze minimedi protezione della persona”. Nel-la specie, sembra evidente, un pro-blema di tutela di tali “esigenzeminime” neppure si pone, poichénon si tratta della riduzione di untrattamento pensionistico oltre unacerta soglia minima, bensì dellamera soppressione della restituibi-lità di contributi già versati dall’i-scritto (epperciò già sottratti allasua disponibilità). Ciononostante, la Cassa sembraessersi comunque preoccupata di

contemperare le esigenze finan-ziarie con gli interessi degli iscrit-ti. Come si è visto, infatti, lo stes-so art. 4 del Regolamento (com-ma 2) dispone che “Gli iscritti cheabbiano compiuto il 65° anno dietà e maturato più di cinque mameno di trenta anni di effettivaiscrizione e contribuzione... han-no diritto a chiedere la liquida-zione di una pensione calcolatacon il criterio contributivo...”.In questo modo, è evidente, si ri-duce di molto l’eventualità che icontributi versati siano “inutili”,poiché anche molti di coloro chenon avrebbero diritto alle ordina-rie prestazioni pensionistiche divecchiaia (art. 2 L. n. 576 del1980) o di anzianità (art. 3 L. n.576 del 1980) possono, ora, chie-dere la corresponsione di una pen-sione “calcolata con il criteriocontributivo”. Vero, pertanto, chei contributi non si restituisconopiù, ma non meno vero che lasoppressione della restituzione ècomunque compensata (nel con-testo di un ragionevole bilancia-mento) dall’istituzione di unanuova forma di trattamento pen-sionistico (del quale potrannofruire proprio coloro che, cancel-landosi, non avrebbero accessoalle prestazioni pensionistiche giàora previste).Non risultano ragioni, pertanto,per discostarsi dalla conclusioneprima raggiunta, quanto alla legit-timità della delibera sottoposta almio esame. D’altro canto (e con-clusivamente) si deve tener contoche, a quanto risulta alla Cassa, ilMinistero vigilante ha già avutomodo di approvare una delibera-zione analoga, per contenuto, aquella qui in commento (adottatadalla Cassa Geometri).

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1. ConsiderazionipreliminariLa Cassa Nazionale di Previdenzae Assistenza Forense (di seguito“Cassa”), istituita con la legge 8gennaio 1952 n. 6, è stata trasfor-mata, a decorrere dall’1.1.1995,in ente con personalità giuridicadi diritto privato, ai sensi dellalegge 24 dicembre 1993 n. 537 edel d.lgs. 30 giugno 1994 n. 509.La Cassa gestisce la previdenza el’assistenza a favore degli avvo-cati iscritti agli albi e dei loro fa-miliari e superstiti, secondo leforme e le modalità indicate dalloStatuto e dal Regolamento, appro-vati dal decreto interministeriale28 settembre 1995 e successivemodifiche e integrazioni. La normativa in materia di previ-denza e assistenza forense è con-tenuta nella legge 20 settembre1980 n. 576, modificata e integra-ta dalla legge 2 maggio 1983n.175 e dalla legge 11 febbraio1992 n. 141, oltre che nella legge8 agosto 1995 n. 335 che, tra l’al-tro, contiene disposizioni riguar-danti gli enti previdenziali.In seguito a delibera del Comitatodei Delegati del 19 gennaio 2001,approvata dai Ministeri vigilanticon D.M. 27.11.2001, a decorreredal 1° gennaio 2002 è entrata invigore la nuova disciplina riguar-dante il periodo di riferimento da

prendere a base per il calcolo del-le pensioni che è stato ampliato aventicinque anni (tenendo contodei migliori venti redditi), in luo-go dei quindici anni (tenendo con-to dei migliori dieci redditi) previ-sti dalla normativa previgente.Peraltro, essendo prevista l’appli-cazione del pro rata per coloroche al 31.12.2001 hanno almeno45 anni di età e 10 anni di anzia-nità, tale nuovo criterio entrerà aregime nel 2021. Inoltre, con delibera del Comitatodei Delegati del 28 febbraio 2003è stato abolito l’istituto del rim-borso dei contributi soggettivi nelcaso di cancellazione dalla Cassasenza aver maturato il diritto apensione. È prevista però la possi-bilità di erogare, su richiesta del-l’interessato, un trattamento pen-sionistico di tipo contributivo(“pensione di vecchiaia speciale”)al compimento dei 65 anni di età,avendo comunque maturato più dicinque anni di iscrizione e contri-buzione alla Cassa. Tale deliberaè in attesa di approvazione da par-te dei Ministeri vigilanti.Ai sensi dell’art. 33 dello Statuto,la Cassa è soggetta alla vigilanzadei Ministeri della Giustizia, delLavoro e delle Politiche Sociali edell’Economia e delle Finanze.In ottemperanza alle disposizionidi cui all’art. 41 dello Statuto ecome previsto dal d.lgs. 30 giu-

gno 1994 n. 509, la Cassa ha affi-dato a questo Studio l’incarico diredigere il bilancio tecnico al31.12.2002. Il 4 novembre 1999 ilMinistero del Lavoro e della Pre-videnza Sociale ha inviato agliEnti di previdenza di cui al pre-detto decreto le linee guida perl’impostazione dei bilanci tecnici,con l’obbligo di redazione alme-no triennale sulla base della legi-slazione vigente e tenendo conto,per le ipotesi e basi tecniche, del-le indicazioni fornite dalle stesselinee guida.Le valutazioni attuariali al31.12.2002 sono state realizzatecon riferimento al periodo 2003-2042, determinando anno per an-no, per i quaranta anni considera-ti, le entrate per contributi e leuscite per prestazioni, oltre al red-dito del patrimonio, alle speseamministrative e alle uscite perprestazioni assistenziali. La sceltasull’ampiezza del periodo di valu-tazione (40 anni) è tale da ricom-prendere entrambe le indicazioniministeriali di 15 e 40 anni.Inoltre si ricorda che la Cassa, es-sendo ente di diritto privato aisensi del d.lgs. n. 509/1994, è te-nuta ad osservare le disposizionidel citato decreto, con particolareriferimento al disposto dell’art. 1,comma 4, lettera c), integrato dal-l’art. 59, comma 20, della legge n.449/1997, che prevede la costitu-

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Bilancio tecnicoCon il rispetto delle scadenze imposte dalla legge è stato redatto il bilanciotecnico dall’attuario prof. Giuseppe Orrù, il cui contenuto è di particolare inte-resse e meritevole di attenzione.

di Giuseppe Orrù

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zione di una riserva legale pari al-meno a cinque annualità dellepensioni in essere per l’anno.Scopo della presente relazione èquello di illustrare i risultati dellevalutazioni attuariali al 31.12.2002e di fornire ogni elemento utile perun corretto apprezzamento deglistessi da parte degli Organi di am-ministrazione e di controllo internied esterni; pertanto nei successiviparagrafi saranno illustrati, oltre airisultati degli accertamenti attua-riali, anche le principali disposi-zioni regolamentari vigenti, le ipo-tesi adottate e le metodologie se-guite.

2. Le collettività assicurate al 31.12.2002I competenti Uffici della Cassahanno fornito i dati di natura de-mografica ed economica relativialla collettività partecipante allaCassa che, in base alle principalinorme che regolano la gestione,può essere suddivisa nei seguentigruppi:a) avvocati attivi iscritti alla Cassa

non ancora pensionati (di segui-to “attivi iscritti alla Cassa”);

b) pensionati ancora iscritti allaCassa (di seguito “pensionaticontribuenti”);

c) pensionati che hanno interrottol’attività professionale e quindinon più iscritti alla Cassa (di se-guito “pensionati non contri-buenti”).

La data di riferimento per la rile-vazione dei predetti dati è il31.12.2002; i dati stessi sono statipoi sottoposti ad un attento con-trollo di congruità e, conseguente-mente, in qualche caso sono stateintrodotte opportune rettifiche.Al riguardo si tenga presente chei dati più recenti relativi ai redditiimponibili IRPEF e ai volumid’affari IVA sono riferiti all’anno

2001 e pertanto, ai fini delle ela-borazioni, si è proceduto ad ag-giornare gli importi rilevati me-diante stime effettuate anche sullabase dell’esperienza passata; infi-ne, gli importi dei contributi ver-sati anno per anno da ciascuniscritto, non essendo disponibili,sono stati desunti da una statistica1996 fornita dalla Cassa, opportu-namente aggiornata al 2002.Al 31.12.2002 gli attivi iscritti al-la Cassa sono 87.764, con età me-dia di 42,7 anni e anzianità mediadi iscrizione e contribuzione allaCassa di 11,8 anni. La suddivisione per sesso eviden-zia che il gruppo è costituito di57.057 uomini, con età media di44,8 anni ed anzianità media di13,6 anni, e di 30.707 donne, conetà media di 38,7 anni ed anziani-tà media di 8,4 anni; si rileva per-tanto che le donne rappresentanoil 35% degli attivi iscritti, controun’incidenza del 30% registrata al31.12.1999; al riguardo è da sot-tolineare il rapido aumento di pe-so della numerosità delle donnepartecipanti alla Cassa che fa pre-sumere il raggiungimento in bre-ve tempo di una composizione persesso paritaria.Il reddito medio ai fini IRPEF di-chiarato per il 2001 dagli attivi èrisultato di 45.271 euro (56.865euro per gli uomini e 23.729 perle donne), mentre il volume d’af-fari medio ai fini IVA è di 66.663euro (84.494 per gli uomini e33.531 per le donne).Rispetto alle analoghe rilevazionieffettuate in occasione della reda-zione del bilancio tecnico al31.12.1999 si evidenzia un incre-mento numerico degli attivi al31.12.2002 di 16.465 unità, parial 22,2% (mediamente il 7,4% an-nuo) che mantengono peraltro lastessa età media e anzianità me-

dia; si rileva poi che, nel triennio1998-2001, l’importo medio delreddito IRPEF degli avvocati èaumentato del 9,7% (mediamenteil 3,1% annuo, mentre quello delvolume d’affari IVA è aumentatodel 16,6% (mediamente il 5,3%annuo).Riguardo alla numerosità degliiscritti attivi al 31.12.2002 si av-verte che, oltre ai predetti 87.764professionisti sono stati rilevati2.830 iscritti (di seguito denomi-nati “differiti”); si tratta di 1.951uomini e 879 donne con età mediadi 47,3 anni e anzianità media di13,5 anni che presentano un red-dito ai fini IRPEF nullo per il2001 e per almeno due anni pre-cedenti. La distribuzione degli attivi iscrit-ti alla Cassa al 31.12.2002 perclassi di età e per sesso è riportatanella Tavola 1; da notare comequasi i due terzi degli iscritti haun’età inferiore ai quarantacinqueanni; si osserva inoltre che nellestesse classi di età le donne inci-dono per il 44% mentre nelle etàsuccessive la loro incidenza si ri-duce al 17,6%.Nella Tavola 2 sono indicati i datiessenziali di natura anagrafica edeconomica relativi agli stessi atti-vi suddivisi per classi di età. Daidati della tavola si può desumereche l’età media di ingresso allaCassa è di 31 anni e varia tra 30 e33 anni per le età comprese tra 35e 64 anni, mentre per le classi dietà da 24 a 34 l’età media di in-gresso è di 28,1 anni. Le classi piùanziane non hanno valori signifi-cativi in quanto influenzati dall’e-poca di costituzione della Cassa.I pensionati ancora iscritti allaCassa al 31.12.2002 (pensionaticontribuenti) sono 7.929 (7.709 divecchiaia e 220 di invalidità) conun’età media di 72,5 anni, mentre

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soggettivi a carico di tutti gliiscritti, per 224 milioni di euro daicontributi soggettivi eccedenti ilminimo, per 31 milioni di eurodai contributi integrativi minimi eper 105,5 milioni euro dai contri-buti integrativi oltre il minimo.Nel corso dell’esercizio la Cassaha erogato prestazioni previden-ziali per 363,4 milioni di euro(compresi i contributi rimborsati)e prestazioni assistenziali per 8,4milioni di euro, oltre alle indenni-tà di maternità che ammontano a13,4 milioni di euro.Un’ultima notazione riguarda iltasso di rendimento del patrimo-nio: nell’ultimo decennio il tassodi rendimento nominale, al nettodelle spese, calcolato con la for-mula di Hardy su dati di base for-niti dai competenti Uffici dellaCassa, è risultato in media del7,1% nel prospetto che segue siriportano, oltre al tasso di rendi-mento nominale, il tasso di infla-zione e il tasso reale.Si può osservare come il tassomedio di rendimento reale del-l’ultimo decennio è pari al 4%; li-mitando l’esame al triennio 2000-2002 si rileva che il tasso realemedio annuo scende allo 0,7%; illivello particolarmente ridotto èstrettamente connesso alla negati-va situazione nel predetto periododei mercati finanziari nazionali einternazionali.

4. Impostazione delle valutazioni attuarialiLe valutazioni, effettuate con ilsistema tecnico-finanziario dellaripartizione, sono state estese aglianni 2003-2042; per ciascuno deipredetti anni di valutazione sonostati determinati gli oneri e i con-tributi della gestione in relazioneall’evoluzione numerica degli at-tivi e dei pensionati.Partendo dalle rilevazioni al31.12.2002 riguardanti gli avvo-cati attivi, i pensionati contri-buenti e i pensionati non contri-buenti, si è seguita l’evoluzionenel tempo di ciascuno dei predettigruppi.I dati economici di ciascun indivi-duo sono stati seguiti nel temposecondo le norme regolamentari ele ipotesi evolutive descritte neiparagrafi 6 e 7. Al riguardo si ten-ga presente che, come già detto,sia per gli attivi sia per i pensio-nati contribuenti non è stato pos-sibile rilevare il reddito ai fini IR-PEF e il volume d’affari ai finiIVA per il 2002 e pertanto, ai finidelle elaborazioni, si è procedutoall’attribuzione di un reddito sullabase delle informazioni desuntedai dati rilevati (come meglio spe-cificato nel paragrafo 6).In definitiva, proiettando per unarco temporale di quaranta annile posizioni previdenziali dei sin-goli professionisti, sono stati de-terminati, anno per anno, i proba-bili oneri e contributi della Cassa,oltre ai redditi del patrimonio, al-le spese di amministrazione e alleuscite per prestazioni assistenzia-li (escluse le indennità di mater-nità).In tal modo è stato possibile redi-gere il bilancio previsivo dellaCassa, illustrato nel paragrafo 8,che ha lo scopo di evidenziare levicende attive e passive della ge-

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alla stessa data i pensionati nonpiù iscritti alla Cassa (pensionatinon contribuenti) sono 12.322, dicui 3.036 per limiti di età, 273 diinvalidità, 462 per limiti di anzia-nità, 8.551 nuclei superstiti di at-tivo o di pensionato (per le pen-sioni indirette e di reversibilità“pensionato” è considerato l’inte-ro nucleo superstite).

3. Situazione finanziariadella gestioneLa situazione patrimoniale dellagestione della Cassa al31.12.2002, riportata nel bilancioconsuntivo 2002, evidenzia unpatrimonio netto a fine anno di2.647,9 milioni di euro con unavanzo economico di eserciziopari a 56 milioni di euro.Rispetto al 31.12.2001 si registra unaumento del patrimonio netto dellaCassa del 2,2%, mentre rispetto al-l’esercizio chiuso al 31.12.1999l’aumento è pari al 20%.Le attività della Cassa sono costi-tuite essenzialmente da titoli per2.218,9 milioni di euro (70,5%) eda immobili per 382,7 milioni dieuro (12,1%).Le entrate contributive della Cas-sa sono state, per il 2002, pari nelcomplesso (compreso il contribu-to per maternità) a 500,9 milionidi euro, di cui le principali vocisono rappresentate per 100 milio-ni di euro dai contributi minimi

Tabella 1Anno Tasso nominale Tasso di inflazione Tasso reale

1993 10,04% 4,2% 5,60%

1994 8,78% 3,9% 4,70%

1995 8,22% 5,4% 2,68%

1996 12,16% 3,9% 7,95%

1997 10,73% 1,7% 8,88%

1998 7,79% 1,8% 5,88%

1999 4,33% 1,6% 2,69%

2000 4,23% 2,6% 1,59%

2001 2,95% 2,7% 0,24%

2002 2,68% 2,4% 0,27%

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stione e di fornire indicazioni in-dispensabili per il controllo dicongruità delle attività patrimo-niali a fronte, in particolare, degliimpegni connessi alla coperturadelle pensioni e al finanziamentodelle spese di gestione da soste-nere.

5. Evoluzione dei gruppi Come già detto, le valutazioni so-no state effettuate a gruppo apertoper un periodo di quaranta anni.In ogni anno di valutazione si è si-mulata la vita assicurativa di cia-scun individuo appartenente allecollettività partecipanti al Fondo,con le ipotesi di base di cui alparagrafo 4.È stato inoltre necessario stabilirela numerosità futura degli iscrittiin attività; al riguardo, come giàanticipato, la numerosità delgruppo degli attivi, al netto deipensionati contribuenti, è stataipotizzata crescente per i primidodici anni e successivamente co-stante; più precisamente, oltre alreintegro della numerosità, effet-tuato in ogni anno di valutazionein conseguenza delle cessazioniper qualsiasi causa, per il periodo2003-2014 sono stati considerati iseguenti incrementi numerici de-gli iscritti attivi:

– nel triennio 2000-2002 le nuoveiscrizioni alla Cassa sono state:8.295, 8.521, 9.991;

– i nuovi iscritti alla facoltà digiurisprudenza negli anni 1997-1999 sono stati: 49.897, 43.880,39.950;

– il numero dei laureati (e quindidi potenziali nuovi iscritti allaCassa) nel triennio 1997-1999 èstato rispettivamente di 18.624,19.450, 21.223 unità.

Infine, riguardo all’ipotesi di in-varianza numerica della popola-zione attiva dal 2014 in poi è op-portuno sottolineare che nel lungoperiodo aumenta progressivamen-te il numero e il peso dei fattoriche possono far deviare il presu-mibile andamento demograficodella collettività in esame; di con-seguenza il margine d’errore as-sociato alle ipotesi diviene mag-giormente ampio e le previsioniperdono progressivamente il si-gnificato di “futuro probabile”.Pertanto, come d’uso nelle valuta-zioni attuariali riguardanti collet-tività similari a quelle della Cas-sa, si è ritenuto opportuno ipotiz-zare, da un certo anno in poi, lacostanza numerica del gruppo de-gli attivi al fine di attenuare l’in-certezza che accompagna il pro-cesso previsivo su un arco tempo-rale esteso; si tenga presente poiche qualunque altra ipotesi al ri-guardo, non potendo essere suf-fragata da stime attendibili, sareb-be difficilmente sostenibile.Circa la composizione per sessodei nuovi ingressi, si è ipotizzato,sulla scorta del trend riscontratonel recente passato, un gradualeaumento dell’incidenza percen-tuale delle donne sul totale degliiscritti attivi; in particolare, è sta-to previsto che per i primi diecianni di valutazione le nuove iscri-zioni alla Cassa siano ricoperte

per il 60% dagli uomini e dal 40%dalle donne; successivamente taleincidenza è stata ipotizzata identi-ca (50% uomini e 50% donne).Effettuate le proiezioni, si è otte-nuto lo sviluppo numerico degliattivi, dei pensionati contribuentie dei pensionati non contribuenti,distinti per tipologia di pensione,riportato per i quaranta anni con-siderati nella Tavola 5. Dalle cifre si osserva che, nel pe-riodo in esame e nel quadro di ipo-tesi adottato per le elaborazioni, ilgruppo degli attivi aumenta per iprimi dodici anni di valutazioneper attestarsi al livello di 114.264unità dal 2014 in poi; la popolazio-ne dei pensionati contribuenti au-menta ad un tasso medio annuo del3,9%, mentre il gruppo dei pensio-nati non contribuenti si triplica nelperiodo in esame, passando da12.322 unità al 31.12.2002 a41.821 unità alla fine del 2042,con un tasso medio annuo di au-mento del 3,1%.

6. Attribuzione e sviluppodei redditi Riguardo agli attuali iscritti, par-tendo dalle informazioni desumi-bili dalle rilevazioni effettuate, èstata innanzitutto determinata ladistribuzione dei redditi dell’anno2001 per anzianità di iscrizione edi conseguenza sono stati costrui-ti gli incrementi medi dei redditiper anzianità mediante applica-zione di medie mobili semplici atre termini; peraltro, dopo un con-trollo di congruità, alcuni valorinon sono stati considerati validi aifini di tale procedura. Inoltre per iredditi relativi ad anzianità pari auno si è proceduto ad un’attribu-zione casuale secondo una distri-buzione normale.Analogo procedimento è stato uti-lizzato per l’attribuzione dei volu-

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LA PREVIDENZA FORENSE

Anno Incremento

2003 di 4.500 iscritti all’anno

2004-2005 di 4.000 iscritti all’anno

2006-2007 di 3.000 iscritti all’anno

2008-2009 di 2.000 iscritti all’anno

2010 di 1.500 iscritti all’anno

2011 di 1.000 iscritti all’anno

2012-2014 di 500 iscritti all’anno

ciò considerando che: – nel triennio 2000-2002 la popo-

lazione degli iscritti attivi allaCassa è aumentata di circa5.000 unità all’anno;

Tabella 2

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PPREVIDENZA l’informazione

ad un reddito/volume IVA inizialidi 1.000 euro per facilità di lettura.Si avverte che le predette linee so-no state applicate solo ai redditi eagli imponibili IVA degli attivi,mentre per i pensionati contri-buenti sono stati considerati sologli incrementi connessi al costodella vita (indicati nel successivoparagrafo).Si dispone così, in situazione sta-tica, di tutti gli elementi per il cal-colo dei redditi e dei volumi d’af-fari IVA percepiti nell’arco dellavita lavorativa, utili per la deter-minazione delle contribuzioni an-nuali e, all’epoca del pensiona-mento, per il calcolo della pensio-ne spettante.

7. Ipotesi evolutiveeconomico-finanziariePassando ora agli aspetti “dinami-ci”, sono state adottate le seguen-ti ipotesi previsionali di naturaeconomica e finanziaria:– tasso annuo di inflazione mone-

taria: pari al 2% per tutto il pe-riodo di valutazione;

– tasso di interesse legale: pari al3% per tutto il periodo di valu-tazione;

– incremento annuale nominaledei redditi e dei volumi d’affariai fini IVA: pari al tasso di in-flazione monetaria;

– incremento annuale del limitedella media dei redditi, degli sca-glioni di reddito, del contributominimo soggettivo e del limite direddito per la determinazione delcontributo soggettivo: pari al tas-so di inflazione monetaria;

– incremento annuale delle pen-sioni: in base all’ipotizzato tas-so d’inflazione monetaria;

– rivalutazione dei redditi ai finidel calcolo delle pensioni: inbase all’ipotizzato tasso d’infla-zione monetaria;

– tasso nominale di rendimentodel patrimonio: superiore di duepunti al tasso di inflazione (tas-so reale 1,96%).

Circa quest’ultimo punto si ri-chiama l’attenzione sull’analisidel rendimento del patrimonio,effettuata per gli ultimi dieci annie riportata nel precedente paragra-fo 3, da cui emerge che il risulta-to degli investimenti finanziari,più che soddisfacente fino al1999, ha risentito negli ultimi an-ni dello sfavorevole andamentodei mercati finanziari; pertanto lascelta per le valutazioni è stataovviamente orientata ad una di-minuzione del tasso di rendimen-to del patrimonio rispetto all’ipo-tesi adottata per il bilancio tecni-co al 31.12.1999.Riguardo poi al tasso di inflazio-ne si avverte che il livello del2% è stato definito tenendo con-to delle indicazioni del DPEFper gli anni 2003-2006 (tasso diinflazione previsto: 1,7% nel2003 e 1,5% nel triennio 2004-2006), considerando peraltro ilrallentamento, verificatosi a par-tire dal 2001, dell’economiamondiale e quindi di quella ita-liana e di conseguenza le più ele-vate tendenze inflattive in atto,così come emerge anche dallanota di aggiornamento al DPEF2003-2006 presentata in data30.9.2002. Infine, tra le uscite della Cassa,oltre alle erogazioni di pensioni eai contributi restituiti, sono stateconsiderate anche le prestazioniassistenziali e le spese generali edi amministrazione della gestio-ne. Sono state pertanto adottateanche le seguenti ipotesi:– uscite annue per prestazioni as-

sistenziali: pari al 3% delle en-trate correnti (contributi + red-diti da patrimonio);

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PLA PREVIDENZA FORENSE

mi d’affari ai fini IVA per il 2002. Per i futuri nuovi iscritti (che, siricorda, entrano in assicurazionecon età compresa tra i 25 ed i 50anni) è stata determinata, dai datirilevati, la distribuzione degli im-porti di reddito da attribuire ainuovi ingressi, ottenendo una dis-tribuzione variabile da 4.000 a65.000 euro, con diverso peso aseconda del sesso (redditi media-mente inferiori per le donne) econ incidenza percentuale ovvia-mente maggiore per gli importipiù bassi; in definitiva si è attri-buito in media un reddito inizialedi 7.800 euro ai nuovi iscritti uo-mini e di 6.800 euro ai nuoviiscritti donne.Sempre sulla base delle informa-zioni desumibili dalle rilevazionieffettuate, si sono poi determina-te, distintamente per uomini edonne, le linee evolutive dei red-diti ai fini IRPEF e dei volumid’affari ai fini IVA per anzianitàdi iscrizione alla Cassa, per lequali è stato previsto lo stesso an-damento. Le procedure in concreto adottateper ottenere le due linee necessa-rie per le valutazioni hanno ri-chiesto, oltre alle analisi prelimi-nari, la definizione del periodomedio di evoluzione deiredditi/volumi IVA, del rapportotra valori medi finale ed iniziale,dell’andamento degli aumenti diimporto nel predetto periodo dievoluzione; infine i dati grezzi ot-tenuti sono stati assoggettati a pe-requazione analitica.Tali linee variano con l’anzianità eforniscono un quadro “statico”dell’andamento dei redditi e deivolumi d’affari IVA; non tengonoconto cioè degli incrementi legatiall’inflazione. I valori sono ripor-tati a livello quinquennale nellaTavola 6, espressi in riferimento

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– spese generali e di amministra-zione (spese per il personale inservizio, per acquisti ecc.): de-sunte dal bilancio consuntivo2002 della Cassa e forfettaria-mente poste pari, per il 2003, al4,5% delle entrate contributive;e crescenti ogni anno, a partiredal 2004, è stato consideratol’importo dell’anno precedenteincrementato in base al previstotasso di inflazione monetaria. Siosserva che tale voce non com-prende gli oneri derivanti dallagestione patrimoniale, conside-rati già implicitamente nell’ipo-tizzato tasso di rendimento.

8. Risultati delle valutazioni attuarialial 31.12.2002Le valutazioni attuariali, effettuatenel quadro normativo vigente al31.12.2002 (tenuto conto anchedella nuova disciplina riguardantel’ampliamento del periodo di riferi-mento da prendere a base per il cal-colo della pensione) e adottando leipotesi di natura demografica, eco-nomica e finanziaria illustrate neiprecedenti paragrafi, hanno con-dotto alla determinazione, per iquaranta anni in esame, dei flussiin entrata e in uscita della gestionedella Cassa e quindi all’evoluzionedella consistenza patrimoniale.È stato quindi redatto il bilanciotecnico di previsione della Cassaper i prossimi quaranta anni; l’e-voluzione dei flussi finanziari èstata realizzata tenendo conto delpatrimonio al 31.12.2002, pari a2.647,9 milioni di euro, e delleentrate e uscite della gestione, apartire dall’1.1.2003, costituite ri-spettivamente da:

Entrate:

– contributi annui soggettivi e in-tegrativi versati dagli attivi e daipensionati contribuenti;

– reddito del patrimonio, ottenutoapplicando il tasso di rendimen-to previsto alla giacenza mediadel patrimonio.

Uscite:– oneri relativi all’erogazione

delle pensioni dirette e ai super-stiti;

– oneri relativi alla restituzionedei contributi del 10% sul tettomassimo di reddito a coloro checessano dall’iscrizione agli albiprofessionali senza diritto apensione;

– oneri relativi a prestazioni assi-stenziali (escluse le indennità dimaternità);

– spese generali e di amministra-zione.

È stato poi determinato il saldocorrente tra le entrate e le uscite,nonché il saldo previdenziale datodalla differenza tra contributi epensioni.La consistenza patrimoniale allafine di ogni anno è stata ottenutasommando al patrimonio a inizioanno il saldo corrente tra le entra-te e le uscite.Infine si è proceduto a calcolare,per ogni anno di valutazione,l’ammontare della riserva legale,pari a cinque annualità delle ratecorrenti di pensione, e il coeffi-ciente di copertura di tale riserva,dato dal rapporto tra patrimonio epensioni.Nelle Tavole 8 e 9 sono presenta-ti il bilancio tecnico di previsionedella gestione della Cassa e i co-efficienti di copertura della riser-va legale.Dalla Tavola 8 si osserva che, nel-le ipotesi adottate, il saldo previ-denziale rimane positivo per 24anni e cioè sino al 2026; il saldocorrente è positivo per 26 anni ecioè sino al 2028 e quindi il patri-monio netto a inizio anno si incre-menta sino al 2029 e rimane posi-

tivo per 37 anni e cioè sino al2039.Si avverte che l’ammontare delle“prestazioni assistenziali” è parial 3% delle entrate correnti (nelleprecedenti valutazioni attuarialiera pari al 2%).Dalle cifre della Tavola 9 si evin-ce che il rapporto tra il patrimonioalla fine di ciascun anno e l’am-montare delle pensioni erogatenell’anno, pari a 7,318 nel 2003, èsempre crescente (tranne che peril 2004) fino a 9,762 del 2019, an-no dal quale tende a diminuiregradualmente fino ad annullarsinel 2039. Nella tavola 7 si riporta lo svilup-po degli attivi per gli anni 2003-2042.

9. ConclusioniIn conclusione del lavoro svolto,alla luce dei risultati ottenuti sisottolinea quanto segue:a) la situazione economico-finan-

ziaria della Cassa non eviden-zia problemi di instabilità nelbreve-medio periodo;

b) negli ultimi anni di valutazionele proiezioni mostrano, peral-tro, un andamento decrescentedel patrimonio; nel lungo pe-riodo, quindi, si evidenzia unasituazione di squilibrio dellaCassa, anche perché tra 24 an-ni, a partire dal 2027, le entrateper contributi non saranno piùsufficienti a coprire le usciteper prestazioni;

c) come ovvio, le valutazioni at-tuariali hanno piena validitàcon riferimento al quadro diipotesi adottato; pertanto è ne-cessario monitorare nel tempotutte le basi tecniche utilizzateper le elaborazioni, con parti-colare riguardo alla tavola dimortalità e al tasso di rendi-mento del patrimonio;

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LA PREVIDENZA FORENSE

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PPREVIDENZA l’informazione

pensione contributiva al raggiun-gimento dei 65 anni di età; altriprovvedimenti potrebbero riguar-dare, ad esempio, l’aumento del-l’età massima pensionabile, l’au-mento dell’anzianità minima perla pensione di anzianità, l’aumen-to del contributo integrativo.Riguardo al tasso di rendimentodel patrimonio si ricorda che leanaloghe valutazioni realizzatecon riferimento al 31.12.1999prevedevano un tasso pari al 6%,adottato sulla scorta dei positivirisultati ottenuti dalla Cassa intermini di rendimento negli eser-cizi precedenti; il periodo succes-sivo a tale data è stato caratteriz-zato da un difficile andamento deimercati finanziari; tuttavia la pru-dente gestione della Cassa, in par-ticolare della gestione diretta, haconsentito di realizzare per il2002 un rendimento netto del

2,7%; pertanto, per le valutazionial 31.12.2002 si è potuto conside-rare un tasso di rendimento delpatrimonio del 4% (tasso reale:1,96%), senz’altro ragionevolepotendo ritenere che il livello direndimento realizzato nel 2002sia un evento eccezionale nonestensibile al lungo periodo.Si ritiene infine opportuno proce-dere a valutazioni attuariali al finedi verificare se l’attuale sistemadella Cassa garantisce per un nuo-vo iscritto la copertura delle pre-stazioni erogate mediante il getti-to contributivo; in caso di squili-brio tecnico tra contributi e pre-stazioni occorre studiare un prov-vedimento riguardante il gradualeriequilibrio del bilancio dei nuoviiscritti, in modo da raggiungere,in futuro, la stabilità della Cassa atempo indefinito.

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PLA PREVIDENZA FORENSE

d) il protrarsi della tendenza di unprogressivo aumento del nu-mero degli iscritti in attività staancora producendo effetti posi-tivi per l’equilibrio della ge-stione, effetti destinati, peral-tro, ad attenuarsi nei prossimianni.

Pertanto, guardando ad un oriz-zonte più ampio, è opportuno por-re allo studio i necessari provve-dimenti che assicurino indefinita-mente la stabilità della gestione;si ricorda che già a decorreredall’1.1.2002 è stato introdotto,seppure per molti iscritti in proquota, il nuovo criterio per la de-terminazione dei redditi da pren-dere a base per il calcolo dellapensione, mentre è in attesa di es-sere approvato dai Ministeri vigi-lanti il provvedimento riguardan-te il divieto di restituzione deicontributi, salvo a richiedere una

TAVOLA 1Distribuzione degli attivi iscritti alla Cassa al 31.12.2002 per classi di età e per sesso

MASCHI FEMMINE TOTALEClassi di età N. Anz. anni N. Anz. anni N. Anz. anni

25-29 758 2,4 889 2,2 1.647 2,3

30-34 6.950 4,4 8.157 4,1 15.107 4,2

35-39 13.863 6,9 10.702 6,6 24.565 6,7

40-44 10.797 10,7 5.673 10,2 16.470 10,5

45-49 8.118 15,4 3.056 15,0 11.174 15,3

50-54 5.586 20,0 1.128 18,9 6.714 19,8

55-59 4.313 25,2 527 22,9 4.840 24,9

60-64 4.301 29,7 386 27,7 4.687 29,5

65-69 1.672 28,3 149 27,2 1.821 28,2

70-74 457 22,9 31 25,6 488 23,0

75 e + 242 22,4 9 17,5 251 22,3

Totale 57.057 13,6 30.707 8,4 87.764 11,8

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LA PREVIDENZA FORENSE

TAVOLA 2Caratteristiche medie anagrafiche ed economiche degli attivi iscritti alla Cassa al 31.12.2002,per classi di età

Classi di età N. Età in anni Anz. in anni Reddito (a) Volume I.V.A. (b)

24-29 1.647 28,4 2,3 10.689 13.076

30-34 15.107 32,5 4,2 17.877 23.716

35-39 24.565 37,0 6,7 27.877 39.853

40-44 16.470 41,8 10,5 46.482 68.649

45-49 11.174 46,8 15,3 59.157 89.203

50-54 6.714 51,8 19,8 73.751 112.524

55-59 4.840 56,9 24,9 89.480 137.562

60-64 4.687 62,0 29,5 97.639 143.884

65-69 1.821 66,2 28,2 84.899 121.183

70-74 488 71,6 23,0 50.746 72.624

75 e + 251 78,2 22,3 35.301 50.303

Totale 87.764 42,7 11,8 45.271 66.663(a) Reddito medio annuo ai fini IRPEF per il 2001, in euro.(b) Volume d’affari medio annuo ai fini IVA per il 2001, in euro.

TAVOLA 3Caratteristiche medie anagrafiche ed economiche dei pensionati contribuenti al 31.12.2002,per classi di età

Classi di età N. Età in anni Reddito (a) Volume I.V.A. (b) Pensione (c)

< 50 39 44,6 21.052 34.398 7.164

50-54 24 51,9 37.410 59.003 11.871

55-59 45 57,0 47.048 72.885 13.374

60-64 71 62,4 36.306 57.667 12.874

65-69 2.436 67,4 90.632 135.883 29.641

70-74 2.714 71,9 66.460 97.287 26.202

75-79 1.567 76,8 50.821 76.118 22.590

80-84 799 81,4 43.893 66.936 19.269

85-89 201 86,4 39.173 56.918 12.659

90 e + 33 91,9 39.069 48.537 10.735

Totale 7.929 72,5 67.024 99.758 25.109(a) Reddito medio annuo ai fini IRPEF per il 2001, in euro.(b) Volume d’affari medio annuo ai fini IVA per il 2001, in euro.(c) Pensione media annua spettante al 31.12.2002, in euro.

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PPREVIDENZA l’informazione

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PLA PREVIDENZA FORENSE

TAVOLA 4Distribuzione percentuale per età dei nuovi ingressi

Età Maschi Femmine Età Maschi Femmine

25 0,5% 0,6% 38 2,0% 1,0%

26 2,0% 3,0% 39 1,2% 0,7%

27 6,0% 8,0% 40 1,0% 0,5%

28 10,0% 13,0% 41 1,0% 0,4%

29 13,0% 15,0% 42 0,5% 0,3%

30 14,0% 15,0% 43 0,4% 0,3%

31 13,0% 13,0% 44 0,4% 0,2%

32 10,5% 10,0% 45 0,4% 0,1%

33 8,0% 7,0% 46 0,3% 0,1%

34 6,0% 5,0% 47 0,2% 0,1%

35 4,0% 3,0% 48 0,2% 0,1%

36 3,0% 2,0% 49 0,2% 0,1%

37 2,0% 1,5% 50 0,2% –

TAVOLA 5Sviluppo delle collettività partecipanti alla Cassa

Pensionati Pensionati non contribuentiAnno Attivi contribuenti Vecchiaia Invalidità Anzianità Superstiti Totale2003 92.264 6.732 4.636 271 462 8.624 13.993

2004 96.264 6.929 4.774 266 480 8.721 14.241

2005 100.264 7.082 4.895 262 498 8.827 14.482

2006 103.264 7.246 4.988 260 516 8.950 14.714

2007 106.264 7.335 5.078 259 530 9.082 14.949

2008 108.264 7.350 5.201 257 546 9.238 15.242

2009 110.264 7.327 5.299 256 555 9.398 15.508

2010 111.764 7.317 5.471 256 569 9.565 15.861

2011 112.764 7.382 5.644 258 583 9.736 16.221

2012 113.264 7.473 5.779 262 594 9.903 16.538

2013 113.764 7.542 5.908 267 607 10.074 16.856

2014 114.264 7.639 6.012 273 618 10.248 17.151

2015 114.264 7.777 6.121 278 631 10.421 17.451

2016 114.264 7.992 6.219 284 643 10.605 17.751

2017 114.264 8.279 6.291 295 657 10.788 18.031

2018 114.264 8.900 6.095 311 675 10.970 18.051

2019 114.264 9.340 6.246 327 693 11.160 18.426

2020 114.264 9.938 6.396 346 716 11.346 18.804

2021 114.264 10.783 6.651 364 735 11.531 19.281

2022 114.264 11.833 6.922 378 749 11.730 19.779

2023 114.264 12.795 7.161 394 762 11.936 20.253

2024 114.264 13.896 7.424 405 778 12.136 20.743

2025 114.264 15.213 7.702 423 799 12.363 21.287

2026 114.264 16.700 8.088 438 849 12.599 21.974

2027 114.264 18.281 8.576 452 890 12.855 22.773

2028 114.264 20.141 9.122 467 940 13.112 23.641

2029 114.264 22.321 9.798 485 1.002 13.406 24.691

2030 114.264 24.778 10.557 495 1.068 13.711 25.831

2031 114.264 27.205 11.350 507 1.175 14.058 27.090

2032 114.264 29.247 12.134 519 1.253 14.413 28.319

(segue)

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331

LA PREVIDENZA FORENSE

Pensionati Pensionati non contribuentiAnno Attivi contribuenti Vecchiaia Invalidità Anzianità Superstiti Totale2033 114.264 31.228 12.954 527 1.317 14.802 29.600

2034 114.264 32.872 13.767 534 1.377 15.205 30.883

2035 114.264 34.213 14.605 547 1.420 15.631 32.203

2036 114.264 35.102 15.455 556 1.443 16.079 33.533

2037 114.264 35.650 16.271 564 1.446 16.556 34.837

2038 114.264 36.141 17.012 576 1.528 17.029 36.145

2039 114.264 36.520 17.802 583 1.602 17.510 37.497

2040 114.264 36.821 18.653 590 1.671 18.013 38.927

2041 114.264 37.053 19.540 596 1.725 18.497 40.358

2042 114.264 37.036 20.453 597 1.776 18.995 41.821

TAVOLA 7Sviluppo degli attivi per gli anni 2003-2042 (importi in migliaia di euro correnti)

Reddito Volume IVA ContributoAnno N. Totale Medio Totale Medio Totale Medio2003 92.264 4.332.992 47,0 6.361.356 68,9 463.355 5,0

2004 96.264 4.711.547 48,9 6.891.576 71,6 501.243 5,2

2005 100.264 5.118.220 51,0 7.462.138 74,4 540.011 5,4

2006 103.264 5.529.410 53,5 8.036.440 77,8 580.955 5,6

2007 106.264 5.984.094 56,3 8.666.164 81,6 624.853 5,9

2008 108.264 6.446.100 59,5 9.303.070 85,9 669.140 6,2

2009 110.264 6.951.751 63,0 9.995.303 90,6 716.557 6,5

2010 111.764 7.455.136 66,7 10.677.966 95,5 763.762 6,8

2011 112.764 7.967.827 70,7 11.370.643 100,8 810.990 7,2

2012 113.264 8.486.297 74,9 12.059.133 106,5 858.484 7,6

2013 113.764 9.014.875 79,2 12.759.147 112,2 907.112 8,0

2014 114.264 9.568.151 83,7 13.492.478 118,1 957.440 8,4

2015 114.264 10.127.606 88,6 14.228.048 124,5 1.007.403 8,8

2016 114.264 10.671.017 93,4 14.935.586 130,7 1.056.335 9,2

2017 114.264 11.228.983 98,3 15.649.975 137,0 1.106.049 9,7

2018 114.264 11.773.549 103,0 16.329.796 142,9 1.154.227 10,1

2019 114.264 12.299.676 107,6 16.985.294 148,6 1.200.624 10,5

2020 114.264 12.789.807 111,9 17.569.218 153,8 1.243.751 10,9

(segue)

TAVOLA 6Linee dei redditi e dei volumi d’affari IVA

Anzianità Redditi/Volumi d’affari IVAd’iscrizione Maschi Femmine

0 1.000 1.000

5 2.287 1.925

10 4.364 3.362

15 7.420 5.22120 10.501 7.25325 13.401 9.25630 15.839 10.94035 18.362 12.68240 21.286 14.702

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PPREVIDENZA l’informazione

332

PLA PREVIDENZA FORENSE

Reddito Volume IVA ContributoAnno N. Totale Medio Totale Medio Totale Medio2021 114.264 13.206.907 115,6 18.044.497 157,9 1.280.901 11,2

2022 114.264 13.577.402 118,8 18.446.264 161,4 1.314.243 11,5

2023 114.264 13.940.757 122,0 18.834.078 164,8 1.347.044 11,8

2024 114.264 14.217.300 124,4 19.064.841 166,8 1.373.221 12,0

2025 114.264 14.384.633 125,9 19.131.140 167,4 1.390.965 12,2

2026 114.264 14.474.063 126,7 19.114.210 167,3 1.402.813 12,3

2027 114.264 14.448.454 126,4 18.887.879 165,3 1.405.291 12,3

2028 114.264 14.285.778 125,0 18.514.202 162,0 1.398.603 12,2

2029 114.264 14.027.523 122,8 17.982.359 157,4 1.382.747 12,1

2030 114.264 13.650.097 119,5 17.273.674 151,2 1.356.956 11,9

2031 114.264 13.219.810 115,7 16.381.853 143,4 1.325.853 11,6

2032 114.264 12.882.903 112,7 15.761.347 137,9 1.305.120 11,4

2033 114.264 12.595.390 110,2 15.240.473 133,4 1.287.816 11,3

2034 114.264 12.299.997 107,6 14.742.079 129,0 1.273.191 11,1

2035 114.264 12.126.179 106,1 14.388.964 125,9 1.266.876 11,1

2036 114.264 12.090.178 105,8 14.252.146 124,7 1.272.245 11,1

2037 114.264 12.188.733 106,7 14.314.957 125,3 1.287.976 11,3

2038 114.264 12.315.795 107,8 14.433.702 126,3 1.305.690 11,4

2039 114.264 12.471.564 109,1 14.604.700 127,8 1.325.223 11,6

2040 114.264 12.627.135 110,5 14.780.529 129,4 1.344.195 11,8

2041 114.264 12.781.010 111,9 14.956.899 130,9 1.363.509 11,9

2042 114.264 12.971.317 113,5 15.175.656 132,8 1.386.475 12,1

Tavola 8Bilancio previsivo 2003-2042 (migliaia di euro correnti)

SaldoPatrimonio Redditi da Contributi Spese Prestazioni Saldo Riserva previdenz. PatrimonioAnnoinizio anno patrimonio Contributi Pensioni rimborsati amminist. assistenziali corrente legale (contributi- fine anno

pensioni)

2003 2.647.894 107.486 500.267 384.740 14.525 22.512 18.233 167.743 1.923.700 115.527 2.815.637

2004 2.815.637 114.493 541.425 414.055 11.030 22.962 19.678 188.193 2.070.274 127.370 3.003.829

2005 3.003.829 122.260 583.268 442.226 12.291 23.421 21.166 206.423 2.211.132 141.042 3.210.253

2006 3.210.253 130.793 628.239 472.081 13.131 23.890 22.771 227.160 2.360.403 156.158 3.437.413

2007 3.437.413 140.255 675.993 499.301 14.389 24.368 24.487 253.703 2.496.504 176.692 3.691.116

2008 3.691.116 150.819 725.606 526.430 15.627 24.855 26.293 283.220 2.632.148 199.176 3.974.335

2009 3.974.335 162.564 775.219 553.178 17.141 25.352 28.133 313.978 2.765.889 222.041 4.288.314

2010 4.288.314 175.481 826.382 584.152 18.970 25.859 30.056 342.825 2.920.762 242.230 4.631.139

2011 4.631.139 189.583 877.928 615.022 19.677 26.376 32.025 374.409 3.075.112 262.906 5.005.548

2012 5.005.548 204.886 931.127 648.899 22.132 26.904 34.080 403.997 3.244.497 282.228 5.409.546

2013 5.409.546 221.406 985.456 682.243 24.560 27.442 36.206 436.411 3.411.215 303.213 5.845.957

2014 5.845.957 239.265 1.040.700 716.107 25.270 27.991 38.399 472.199 3.580.535 324.593 6.318.155

2015 6.318.155 258.498 1.095.896 751.386 27.380 28.551 40.632 506.445 3.756.932 344.509 6.824.600

2016 6.824.600 279.037 1.152.243 791.340 29.120 29.122 42.938 538.760 3.956.698 360.903 7.363.360

2017 7.363.360 300.794 1.209.173 833.876 32.625 29.704 45.299 568.462 4.169.380 375.297 7.931.823

2018 7.931.823 323.770 1.268.814 879.579 34.095 30.298 47.778 600.835 4.397.893 389.236 8.532.658

2019 8.532.658 347.726 1.326.192 937.451 36.877 30.904 50.218 618.468 4.687.254 388.741 9.151.126

2020 9.151.126 372.152 1.383.217 1.005.225 41.138 31.522 52.661 624.822 5.026.127 377.991 9.775.948

2021 9.775.948 396.537 1.438.182 1.089.261 41.834 32.153 55.042 616.429 5.446.305 348.921 10.392.378

2022 10.392.378 420.372 1.493.543 1.184.366 42.557 32.796 57.417 596.778 5.921.829 309.177 10.989.156

2023 10.989.156 443.359 1.547.637 1.279.443 45.083 33.452 59.730 573.288 6.397.216 268.194 11.562.444

(segue)

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333

LA PREVIDENZA FORENSE

SaldoPatrimonio Redditi da Contributi Spese Prestazioni Saldo Riserva previdenz. PatrimonioAnnoinizio anno patrimonio Contributi Pensioni rimborsati amminist. assistenziali corrente legale (contributi- fine anno

pensioni)

2024 11.562.444 465.153 1.600.601 1.386.019 47.704 34.121 61.973 535.938 6.930.093 214.582 12.098.382

2025 12.098.382 485.066 1.651.033 1.510.895 48.793 34.803 64.083 477.525 7.554.474 140.138 12.575.907

2026 12.575.907 502.267 1.697.702 1.654.935 45.727 35.499 65.999 397.809 8.274.675 42.767 12.973.716

2027 12.973.716 515.756 1.740.613 1.818.684 45.334 36.209 67.691 288.451 9.093.422 -78.072 13.262.167

2028 13.262.167 524.367 1.782.425 2.006.501 44.991 36.933 69.204 149.162 10.032.506 -224.076 13.411.329

2029 13.411.329 526.680 1.821.790 2.228.694 44.085 37.672 70.454 -32.436 11.143.469 -406.904 13.378.894

2030 13.378.894 521.018 1.857.740 2.483.070 43.147 38.425 71.363 -257.247 12.415.350 -625.330 13.121.646

2031 13.121.646 505.941 1.888.183 2.751.568 43.674 39.194 71.824 -512.136 13.757.838 -863.385 12.609.510

2032 12.609.510 480.742 1.919.302 3.015.223 46.017 39.978 72.001 -773.175 15.076.114 -1.095.921 11.836.335

2033 11.836.335 444.946 1.947.264 3.287.620 44.231 40.777 71.766 -1.052.184 16.438.099 -1.340.356 10.784.151

2034 10.784.151 398.111 1.972.875 3.552.291 41.721 41.593 71.130 -1.335.748 17.761.456 -1.579.416 9.448.403

2035 9.448.403 339.963 1.995.362 3.809.927 41.686 42.425 70.060 -1.628.773 19.049.635 -1.814.565 7.819.630

2036 7.819.630 270.511 2.017.915 4.047.289 41.051 43.273 68.653 -1.911.840 20.236.443 -2.029.374 5.907.790

2037 5.907.790 190.175 2.041.390 4.265.175 38.892 44.139 66.947 -2.183.588 21.325.876 -2.223.785 3.724.202

2038 3.724.202 98.828 2.064.102 4.486.995 39.079 45.022 64.888 -2.473.054 22.434.976 -2.422.893 1.251.148

2039 1.251.148 -4.156 2.086.448 4.711.916 38.725 45.922 62.469 -2.776.740 23.559.581 -2.625.468 -1.525.591

2040 -1.525.591 -119.522 2.107.230 4.947.084 38.244 46.840 59.631 -3.104.091 24.735.418 -2.839.853 -4.629.682

2041 -4.629.682 -248.019 2.131.591 5.187.080 38.301 47.777 56.507 -3.446.093 25.935.399 -3.055.489 -8.075.775

2042 -8.075.775 -390.118 2.152.599 5.420.273 37.947 48.733 52.874 -3.797.346 27.101.363 -3.267.674 -11.873.121

(segue)

TAVOLA 9Coefficienti di copertura della riserva legale (migliaia di euro correnti)

Anno Patrimonio Pensioni Patrimonio/ Riserva Differenzaa fine anno Pensioni legale Patr.-riserva

2003 2.815.637 384.740 7,318 1.923.700 891.937

2004 3.003.829 414.055 7,255 2.070.274 933.555

2005 3.210.253 442.226 7,259 2.211.132 999.121

2006 3.437.413 472.081 7,281 2.360.403 1.077.010

2007 3.691.116 499.301 7,393 2.496.504 1.194.612

2008 3.974.335 526.430 7,550 2.632.148 1.342.188

2009 4.288.314 553.178 7,752 2.765.889 1.522.425

2010 4.631.139 584.152 7,928 2.920.762 1.710.377

2011 5.005.548 615.022 8,139 3.075.112 1.930.436

2012 5.409.546 648.899 8,336 3.244.497 2.165.049

2013 5.845.957 682.243 8,569 3.411.215 2.434.742

2014 6.318.155 716.107 8,823 3.580.535 2.737.621

2015 6.824.600 751.386 9,083 3.756.932 3.067.668

2016 7.363.360 791.340 9,305 3.956.698 3.406.662

2017 7.931.823 833.876 9,512 4.169.380 3.762.443

2018 8.532.658 879.579 9,701 4.397.893 4.134.766

2019 9.151.126 937.451 9,762 4.687.254 4.463.872

2020 9.775.948 1.005.225 9,725 5.026.127 4.749.822

2021 10.392.378 1.089.261 9,541 5.446.305 4.946.072

2022 10.989.156 1.184.366 9,279 5.921.829 5.067.327

2023 11.562.444 1.279.443 9,037 6.397.216 5.165.229

2024 12.098.382 1.386.019 8,729 6.930.093 5.168.289

(continua)

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PPREVIDENZA l’informazione

334

PLA PREVIDENZA FORENSE

Anno Patrimonio Pensioni Patrimonio/ Riserva Differenzaa fine anno Pensioni legale Patr.-riserva

2025 12.575.907 1.510.895 8,323 7.554.474 5.021.433

2026 12.973.716 1.654.935 7,839 8.274.675 4.699.041

2027 13.262.167 1.818.684 7,292 9.093.422 4.168.745

2028 13.411.329 2.006.501 6,684 10.032.506 3.378.823

2029 13.378.894 2.228.694 6,003 11.143.469 2.235.425

2030 13.121.646 2.483.070 5,284 12.415.350 706.296

2031 12.609.510 2.751.568 4,583 13.757.838 -1.148.328

2032 11.836.335 3.015.223 3,926 15.076.114 -3.239.778

2033 10.784.151 3.287.620 3,280 16.438.099 -5.653.948

2034 9.448.403 3.552.291 2,660 17.761.456 -8.313.053

2035 7.819.630 3.809.927 2,052 19.049.635 -11.230.005

2036 5.907.790 4.047.289 1,460 20.236.443 -14.328.653

2037 3.724.202 4.265.175 0,873 21.325.876 -17.601.674

2038 1.251.148 4.486.995 0,279 22.434.976 -21.183.828

2039 -1.525.591 4.711.916 -- 23.559.581 -25.085.172

2040 -4.629.682 4.947.084 -- 24.735.418 -29.365.100

2041 -8.075.775 5.187.080 -- 25.935.399 -34.011.174

2042 -11.873.121 5.420.273 -- 27.101.363 -38.974.484

(continua)

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PPREVIDENZAl’informazione

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PremessaLa riforma del sistema previden-ziale italiano continua ad essereun argomento di interesse sia inambiente politico che dottrinale.Una prima fase di riforma, posta inessere dalla L. 335/95 che ha tro-vato principale espressione nell’in-troduzione di un nuovo sistema dicalcolo delle prestazioni di tipocontributivo, risulta oggi essereconclusa senza aver tuttavia ridise-gnato in maniera soddisfacentel’intero sistema. È dunque ancoraaperto il dibattito sulla necessità diintrodurre ulteriori correttivi.È opportuno tener presente chequando si parla di sistema previ-denziale italiano il riferimentoimmediato al sistema pubblico(Inps) è del tutto riduttivo; l’opi-nione pubblica spesso infatti nonrammenta che accanto ad un siste-ma pubblico esiste una realtà pre-videnziale, obbligatoria per alcu-ne categorie professionali, gestitadel tutto privatamente che mostracaratteristiche demografiche e fi-nanziarie completamente diverseda quelle riferite al sistema previ-denziale italiano. Nel contesto italiano così delinea-to risulta evidente come, parlandodi probabili progetti di riforma delsistema previdenziale, il dibattitodeve essere affrontato tenendoconto sia della variegata struttura

del sistema previdenziale, pubbli-co o privato, sia delle peculiaritàche lo caratterizzano.In generale un sistema previden-ziale viene contraddistinto da duecaratteristiche peculiari:• Il sistema con cui viene finan-

ziato che può essere a riparti-zione o a capitalizzazione;

• Il metodo con cui si determina-no le prestazioni previdenzialiche può essere di tipo retributivoo di tipo contributivo.

La convenienza di adottare un si-stema previdenziale rispetto ad unaltro non può che desumersi attra-verso un’analisi di queste caratte-ristiche strutturali, dei diversi ren-dimenti offerti, dei rischi a cui so-no soggetti nonché delle rispetti-ve potenzialità redistributive e disolidarietà.

Sistemi di finanziamentoNel sistema a capitalizzazione isoggetti partecipanti effettuanoperiodicamente versamenti con-tributivi al fondo, in genere affi-dato a gestori specializzati, i qua-li investono tali risorse in attivitàfinanziarie e reali (immobili), pererogare poi prestazioni in formadi rendite vitalizie.La struttura del sistema è indivi-duata dunque da due distinti pe-riodi:1) fase di accumulazione in cui si

acquisiscono i contributi che

vengono investiti e con i quali sicostituiscono le riserve mate-matiche;

2) fase di erogazione delle presta-zioni e smobilizzo delle riservematematiche accantonate.

Uno schema di questo tipo preve-de pertanto, che l’entità delle pre-stazioni sia direttamente collegataal livello dei tassi di rendimentodel mercato finanziario ottenutinel periodo di accumulazione, se-condo la legge dell’interessecomposto. Invece in un sistema previdenzia-le finanziato secondo i criteri del-la ripartizione, gli oneri annui, re-lativi all’erogazione delle presta-zioni vigenti, vengono pagati me-diante l’utilizzo dei contributiversati nello stesso anno da colo-ro che si trovano in attività lavo-rativa, realizzando quello che sidefinisce un patto intergenerazio-nale. La preferibilità di un sistema pre-videnziale (a capitalizzazione o aripartizione) rispetto ad un altropuò essere espressa in termini direndimenti di equilibrio offerti daciascuno.

RendimentiI rendimenti offerti dai sistemiprevidenziali gestiti a capitalizza-zione sono legati all’andamentodei mercati finanziari, quindi ilrendimento di equilibrio viene

PLA PREVIDENZA FORENSE

Appunti per la riforma della previdenza forenseCon l’obiettivo di estendere le previsioni attuariali della Cassa Forense a 40-50 anni

di Giovanna Biancofiore

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sintetizzato dal tasso di rendimen-to finanziario.I rendimenti offerti dai sistemiprevidenziali finanziati secondola ripartizione sono legati all’an-damento dell’economia. Si dimo-stra che il rendimento di questi si-stemi è pari alla somma del tassodi crescita della popolazione con-tribuente e del tasso di crescita delreddito prodotto. In presenza diuna proporzione costante del PILche va a remunerare il fattore la-voro, il tasso di rendimento offer-to da un sistema a ripartizione co-incide con il tasso di crescita delPIL.

RischiPer poter esprimere un giudizioglobale di preferibilità di un siste-ma rispetto all’altro è opportunofare riferimento, oltre ai rendi-menti, anche ai rischi a cui questisistemi finanziari sono sottoposti.I due sistemi hanno capacità direazione molto diverse se sotto-posti al medesimo tipo di rischio.Nel caso di sistemi previdenzialigestiti a ripartizione, dove il ren-dimento è legato ad aumenti dellapopolazione contribuente e al red-dito prodotto, risulta evidente cheil calo progressivo della popola-zione giovane influisce in misuradiretta sul valore di rendimento diequilibrio, diminuendone in misu-ra proporzionale il livello.Si dice infatti che i sistemi previ-denziali a ripartizione siano forte-mente sensibili a rischi di tipo de-mografico.I sistemi previdenziali finanziatisecondo la capitalizzazione nonnecessitano di “patti generaziona-li”, in quanto ogni iscritto, duran-te la fase di accumulazione, ac-cantona una riserva che gli garan-tisce la propria rendita vitalizia.Pertanto sistemi previdenziali co-

sì strutturati sono meno sensibili amutamenti del numero e dellacomposizione per età della popo-lazione assicurata; si dice infattiche i sistemi previdenziali a capi-talizzazione sono sottoposti inmisura ridotta a rischi di tipo de-mografico.Un’altra importante forma di ri-schio è rappresentata dall’infla-zione. Rischi inflativi possonoavere effetti devastanti su presta-zioni erogate da sistemi previden-ziali gestiti secondo la capitaliz-zazione, soprattutto in presenza dieventi esogeni ed inattesi che pos-sono erodere completamente ilpotere d’acquisto delle riserve: intali casi non è sufficiente ricorre-re ad un aumento della contribu-zione per l’integrazione delle ri-serve ma è necessario ricorrere adaltre fonti di finanziamento (peres. la fiscalità generale).I sistemi a capitalizzazione tutta-via affidandosi a particolari stru-menti finanziari di mercato pos-sono agevolmente tenere sottocontrollo l’inflazione inattesa cosìda limitarne gli effetti dannosi.Invece, nel caso dei sistemi a ri-partizione, processi inflativi an-che improvvisi possono in misuramaggiore essere arginati attraver-so un progressivo recupero dellaperdita di potere d’acquisto deiredditi dei contribuenti.

Metodo di calcolodelle prestazioniAll’interno di questi schemi fi-nanziari il calcolo della pensionepuò essere di tipo retributivo o ditipo contributivo o misto nel casoin cui siano adottati entrambi i si-stemi.In generale con il metodo retri-butivo la pensione è calcolata co-me percentuale dell’ultimo reddi-to prodotto in attività; esistono

poi casi particolari di metodo re-tributivo, in cui invece dell’ulti-mo reddito si utilizza una mediadi alcuni redditi o al limite unamedia di tutti i redditi prodotti nelcorso della vita lavorativa.Il sistema retributivo è completa-mente invariante rispetto a dina-miche di tipo demografico inquanto calcola l’importo dellapensione senza tener conto delnumero medio di rate di pensioneche verranno erogate in futuro albeneficiario, corrispondendo cosìin alcuni casi valori capitali dipensione molto diversi; infatti, aparità di reddito medio e a paritàdi anzianità raggiunta, un neopen-sionato sessantacinquenne perce-pirà un valore capitale della pen-sione notevolmente inferiore aquello erogato ad un neopensio-nato di cinquantasette anni!Il metodo contributivo determi-na invece l’importo della pensio-ne secondo il seguente schema: iversamenti contributivi vengonoaccantonati e capitalizzati me-diante un tasso, unico o variabiledi anno in anno, fino al momentodel pensionamento; il frutto di ta-le capitalizzazione, detto “mon-tante finanziario dei contributi”,viene trasformato in rendita vita-lizia tenendo conto della probabi-lità di vita media (o numero di an-ni che in media restano da vivere)all’età al pensionamento.

■ ■ ■

Gli equilibri previdenzialiforensiIl sistema previdenziale forense ègestito secondo lo schema finan-ziario della ripartizione, una ripar-tizione “temperata” perché preve-de l’esistenza di consistenze patri-moniali. Eroga inoltre prestazioniprevidenziali calcolate secondo unmetodo di tipo retributivo con ri-

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LA PREVIDENZA FORENSE

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PPREVIDENZA l’informazione

stenibilità maggior significato as-sume la variazione demograficaipotizzabile per il futuro.Sulla base di una analisi demogra-fica effettuata sulla numerositàdei futuri laureati in giurispruden-za e dei futuri iscritti agli albi fo-rensi, per il futuro si può prevede-re che la categoria degli avvocatiitaliani è destinata ad aumentare,seppure a tassi di incremento de-crescenti, manifestando pertantouna contrazione demografica inritardo rispetto a quella osservataper la popolazione italiana. Il calodemografico della popolazioneitaliana produrrà i suoi effetti sul-la numerosità della categoria fo-rense solo tra qualche anno.Ne consegue che i rapporti demo-grafici che attualmente interessa-no i sistemi previdenziali pubbli-ci, si riscontreranno probabilmen-te per la categoria forense solo traalcuni decenni.

Caratteristiche economicheOltre alle variabili di tipo demo-grafico un indicatore estrema-mente significativo ai fini di unaverifica di stabilità di medio elungo periodo è rappresentato dalreddito professionale annualmen-te prodotto dagli iscritti. Difattisulla base del reddito dichiaratodall’iscritto la Cassa determinal’entità delle entrate contributivee inoltre sulla base degli stessiredditi prodotti durante la vita la-vorativa, viene commisurata l’en-tità della prestazione previden-ziale.Sulla base di queste premesse si èconstatato che negli ultimi anni ilreddito professionale complessi-vamente dichiarato dagli iscrittialla Cassa è notevolmente cre-sciuto, e la sua crescita è stata an-che superiore a quella rilevata sul-l’intera economia visto che i tassidi crescita annui del monte reddi-

tuale sono più elevati di quellimostrati dal PIL italiano.

Equilibri finanziariUltima ma non meno importanteanalisi ai fini della sostenibilitàdel sistema deve essere indirizza-ta verso una verifica degli equili-bri finanziari con riferimento alleentrate e alle uscite presenti e fu-ture. I saldi tra entrate ed usciteannue sono sintetizzati nei risulta-ti di bilancio tecnico.Il bilancio tecnico della Cassa Fo-rense viene redatto almeno ognitre anni e descrive, anno per anno,l’andamento delle poste di entratae di uscita con il rispettivo saldo,al fine di verificare l’esistenza dellivello di copertura finanziaria de-gli oneri maturati.Il bilancio tecnico rappresentapertanto un ottimo strumento permonitorare lo stato di salute di unsistema previdenziale e indica lacapacità dell’ente di assolvere gliimpegni previdenziali assunti congli iscritti.L’ultimo bilancio tecnico fa unaprevisione delle poste sulla base diuna fotografia degli iscritti e deipensionati alla data del31.12.2001. Sulla base di una seriedi ipotesi sottostanti i calcoli di bi-lancio tecnico emerge una situa-zione di solvibilità nel medio pe-riodo che tende a peggiorare con ilpassare degli anni fino ad arrivarenel 2027 anno in cui le uscite perprestazioni previdenziali superanole entrate contributive generandosaldi negativi con conseguente uti-lizzo del patrimonio accantonato.I risultati del bilancio fanno per-tanto emergere la necessità di in-trodurre misure di intervento, sot-to forma di correttivi al sistemaprevidenziale forense, in grado diallontanare nel tempo l’instaurar-si di saldi previdenziali negativi.

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PLA PREVIDENZA FORENSE

ferimento ai migliori venti redditisugli ultimi venticinque dichiarati.Qualsiasi ipotesi di riforma ri-guardante il sistema previdenzialeforense non può essere avanzatase prima non si effettua una anali-si di medio e lungo periodo del li-vello di sostenibilità finanziariadel sistema. Un approccio di que-sto tipo deve essere fatto conside-rando l’evoluzione delle variabilidemografiche ed economico-fi-nanziarie la cui variazione neltempo può influenzare gli equili-bri futuri del sistema.

Caratteristiche demograficheAi fini di un’analisi esaustiva èstata presa in considerazione l’e-voluzione del numero degli iscrit-ti e dei pensionati della Cassa vi-sto che gli equilibri demograficicostituiscono una variabile di fon-damentale importanza ai fini del-la stabilità dell’ente.L’analisi è stata eseguita in primoluogo con riferimento ai dati de-mografici relativi al periodo stori-co che va dal 1980 al 2003. I daticonfermano un favorevole rap-porto demografico: dagli anni diintroduzione della riforma previ-denziale di cui alla L. 576 del1980, il numero dei professionistiiscritti alla Cassa Forense si è piùche triplicato passando da circa30.000 iscritti nel 1980 a oltre100.000 nel 2003. Il numero deipensionati non ha mostrato i me-desimi incrementi osservati pergli iscritti, caratteristica tipica diun sistema previdenziale “giova-ne”; tale fenomeno ha determina-to un rapporto di circa cinquecontribuenti per ogni pensionato.In particolare per l’anno 2003 risul-tavano iscritti un totale di 105.307professionisti, dei quali 9.800 pen-sionati ancora iscritti agli albi, e untotale di pensionati pari a 20.993.Nell’ambito di una analisi di so-

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PPREVIDENZAl’informazione

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1. La previdenza forense:solidarietà e sostenibilità.La Cassa Forense nasce come En-te di sola previdenza tant’è veroche le marche Cicerone eranoespressamente dichiarate non ripe-tibili dalle parti. È solo con la leg-ge 11.12.1939 n. 138, riforma del-l’Ente di previdenza a favore degliavvocati e dei procuratori, chel’Ente, pur restando Ente di previ-denza, deve provvedere oltre allaprevidenza anche alla assistenza.È lo Stato fascista per gli interessisuperiori della giustizia ad afferma-re che la previdenza e l’assistenza,attuate secondo il principio dellamutualità, costituiscono un dove-re di solidarietà professionale tragli avvocati e i procuratori.L’Ente di previdenza per gli avvo-cati e procuratori funzionava peròcon il sistema della capitalizza-zione nel senso che al trattamen-to di previdenza si provvedevacon il provento dei contributi per-sonali annui accreditati agli iscrit-ti in conti individuali ed inoltrecon la ripartizione tra i conti me-desimi degli altri proventi che co-stituivano a tale scopo il fondo diintegrazione.Al trattamento di assistenza siprovvedeva con una quota di mu-tualità prelevata dalla parte dei lo-ro contributi personali che anda-vano destinati per 2/3 al fondo di

integrazione e per il rimanente alfondo di assistenza.Pian piano le marche Ciceronevengono poste a carico delle parti(siamo nel 1948). Si arriva cosìalla grande riforma del 1952quando viene istituita la CassaNazionale di Previdenza ed Assi-stenza con personalità giuridica didiritto pubblico sempre organiz-zata con il sistema di finanzia-mento a capitalizzazione.Con la legge 25.02.1963 n. 289 iconti individuali costituiti dai ver-samenti volontari degli iscritti so-no aboliti e si passa sostanzial-mente al criterio di finanziamentoa ripartizione. Negli anni succes-sivi la Cassa si dà un assetto piùmoderno.Nel 1994 la Cassa si trasforma inpersona giuridica di diritto priva-to continuando a svolgere le atti-vità previdenziali e assistenzialiin atto riconosciute a favore dellecategorie di lavoratori professio-nisti per le quali erano state origi-nariamente istituite, ferma restan-do l’obbligatorietà dell’iscrizionee della contribuzione. All’Ente,così trasformato, non sono con-sentiti finanziamenti pubblicidiretti od indiretti con esclusio-ne di quelli connessi con glisgravi e la fiscalizzazione deglioneri sociali.In sintesi: la Cassa Forense na-sce come Ente di sola previden-

za; ben presto alla previdenzaaggiunge l’assistenza finanziatacon una parte delle marche Ci-cerone ripetibili dal cliente. Nel1994 viene meno l’ombrello pro-tettivo del pubblico, la Cassa di-venta privata ma l’assistenza con-tinua ad essere sostenuta anchedagli iscritti in quanto soltanto ilcontributo integrativo del 2% è ri-petibile dal cliente.Dobbiamo a questo punto affron-tare il problema della solidarietà.Scrive il nostro Presidente nel suo“Egoismi e solidarietà”, che il si-stema previdenziale forense èpermeato da forti elementi di soli-darietà che nessun avvocato devedimenticare. Il prelievo del 3%sui redditi professionali superioriad un certo tetto viene annual-mente utilizzato per supportare leposizioni più deboli ed accrescerealcune prestazioni di base: mini-mi di pensione, assistenza, infor-tuni, malattie, invalidità, pensioniindirette, ecc…Già prima della privatizzazione,come abbiamo visto più sopra, ilsistema previdenziale forense po-teva contare soltanto su risorseproprie.Oggi, dopo la privatizzazione, –continua il nostro Presidente – ilsistema è ancora più dichiarata-mente autofinanziato e deve sop-perire a tutte le esigenze previ-denziali ed assistenziali della ca-

PLA PREVIDENZA FORENSE

Schemi di studi preliminariSono state presentate al Comitato dei delegati importanti relazioni preliminariallo studio della previdenza. Alcune di esse verranno pubblicate nei prossiminumeri della rivista. Ora presentiamo lo schema degli argomenti trattati conuna sua presentazione.

di Paolo Rosa

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tegoria ed infatti il contributo disolidarietà del 3% sul redditosuperiore al tetto pensionabilepartecipa, insieme al contributointegrativo, al finanziamento ditutte quelle prestazioni di natu-ra tipicamente solidaristica chela legge previdenziale forensepone a carico dell’Istituto.Nel quadro del sistema di finan-ziamento a ripartizione il princi-pio solidaristico trova la sua com-pleta applicazione in varie dispo-sizioni normative e regolamentariche, nelle linee generali possonoessere così riassunte:– la previsione di una pensione

minima, inderogabile, per gliavvocati che andrebbero a per-cepire una pensione inferiore;tali previsioni, pari ad 8 volte ilcontributo minimo dell’annoanteriore al pensionamento, ri-guarda tutti i tipi di pensioneerogati dalla Cassa (vecchiaia,anzianità, inabilità, invalidità,indiretta, di reversibilità) (notadell’autore: non è vero che lapensione sia calcolata con crite-ri matematico-attuariali);

– la previsione di un bonus di 10anni aggiuntivi di anzianità fi-gurativa per il calcolo delle pen-sioni indirette, di invalidità o diinabilità, tendenti a tutelare inmodo adeguato situazioni dipremorienza o invalidità perma-nente, sopraggiunte con anzia-nità contributiva relativamentebassa;

– il riconoscimento del diritto apensione in caso di premorienzao invalidità permanente, fermorestando quanto già detto con ri-ferimento al calcolo della pen-sione, il che costituisce un forteelemento di solidarietà, soprat-tutto nei casi di anzianità contri-butiva molto bassa (si pensi chebastano 5-10 anni per acquisire

il diritto a pensione di invalidi-tà, inabilità o indiretta);

– lo stanziamento di un fondo diassistenza costituito dal 3% del-le entrate correnti nel bilancio diprevisione della Cassa (più di 20miliardi di vecchie lire all’anno);

– lo scaglionamento delle aliquo-te di rendimento, da 1,75 finoad 1,15 tese a favorire una mag-giore redditività in termini pen-sionistici delle fasce di redditopiù basse.

Gli oneri, annualmente sostenutidalla Cassa a titolo di solidarietà,con l’attuale sistema previdenzia-le, ammontano a circa 43 milionidi euro pari ad oltre 83 miliardicirca di vecchie lire.Poiché il contributo integrativodel 2% è ripetibile dal cliente, an-che se in molti casi questo nonavviene, ma considerando chel’introito del contributo integrati-vo porta alla Cassa un flusso di250 miliardi di vecchie lire all’an-no si può affermare che tutta lasolidarietà propria del nostrosistema previdenziale forense èabbondantemente coperta dallafiscalizzazione ottenuta attra-verso la ripetizione dal clientedel 2% integrativo.

■ ■ ■

Il leit motiv caratterizzante il di-battito sulle pensioni è il frequen-te richiamo al principio della soli-darietà intergenerazionale ed in-tragenerazionale e ai più generaliprincipi di equità su cui si fonda-no gli istituti dello Stato sociale dicui ogni ipotesi di riforma do-vrebbe rispettare lo spirito.Viene in sostanza evocata unasorta di missione sociale del si-stema pensionistico la cui nobilefinalità di promuovere, attraversoil vincolo solidaristico fra le gene-razioni, una convivenza più giustadovrebbe essere privilegiata in se-

de politica rispetto alle riduttivevalutazioni di corrispondenza at-tuariale tra contributi e prestazio-ni, formulate invece in sede dianalisi economica (Sistema pen-sionistico ed intervento dello Sta-to di Angelo Dedola, Roma, ago-sto 2000).Non condivido questa imposta-zione.Nell’accingerci ad una riformaprevidenziale dobbiamo cercaredi tenere distinta la previdenzadalla assistenza assegnando aicontributi versati dagli avvocati lafunzione che è loro propria e cioèquella di assicurare un evento fu-turo: l’ètà della vecchiaia e la cor-rispondente inabilità al lavoro.Sotto questo aspetto, qualche an-no fa, ha centrato il problema conestrema chiarezza il prof. MarioBaldassarri quando ha affermatoche la pensione in senso strettonon è Stato sociale. È piuttosto unprogramma di risparmio che ga-rantisce un reddito per la vec-chiaia. Da questo punto di vistaoccorre stabilire un rapporto tracontributi versati e rendite riscos-se. Punto. Poi viene l’assistenza icui fruitori devono essere le per-sone che non hanno reddito. Que-sto sì che è Stato sociale.

■ ■ ■

La parola “solidarietà” è un termi-ne abusato e si presta a molteplicisignificati.Nel libro di Canio Lagala La pre-videnza sociale tra mutualità esolidarietà, Bari 2001, la parolasolidarietà viene utilizzata perqualificare istituti previdenziali, oloro particolari caratteristiche, at-traverso i quali si attua una realeredistribuzione del reddito tra chiha di più e chi ha di meno, in con-trapposizione a tutto ciò che ri-sponde ad una logica meramenteassicurativa di proporzionalità tra

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LA PREVIDENZA FORENSE

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PPREVIDENZA l’informazione

debba limitarsi ad essere uno stru-mento per trasferire reddito neltempo per lasciare che l’assisten-za ai più deboli sia assolta, dove-rosamente, dalla fiscalità e daglialtri istituiti del Welfare.Certo che ragionando in terminidi sola previdenza il Legislatoreprevidenziale sarebbe facilitatonella costruzione di un sistema fi-nanziariamente sostenibile purnella consapevolezza che la soste-nibilità finanziaria non è, in sé eper sé, incompatibile con l’equitàe la solidarietà, anzi, come scriveMaurizio Sarti nel suo Sostenibi-lità, equità e solidarietà nei siste-mi previdenziale europei, Bruxel-les 5.12.2002, può essere fattoredi equilibrio, se ben dosato e con-siderato come elemento di uncomplesso e non come solista.Così come anche lo schema con-tributivo non è incompatibile conredistribuzioni di tipo solidale ca-paci di temperarne il carattere in-dividualistico.In piena trasparenza la pensionecontributiva potrebbe, ad esempio,essere integrata se inferiore ad unminimo e decurtata se superiore adun massimo purché si individuinoprima le fonti di finanziamento.La sostenibilità, nell’ottica dellasolidarietà, dovrebbe essere sal-vaguardata coordinando il mini-mo ed il massimo di modo che ilrisparmio generato dal secondosia rigorosamente in grado di fi-nanziare il maggior onere deter-minato dal primo.

Occorrerebbe perciò costruire ilnuovo sistema previdenziale allostato, diciamo così, “puro” per poiadattarlo all’equa solidarietà nel-l’ambito della sostenibilità finan-ziaria di lungo periodo.

2. La trasparenza delle decisioni utilizzando la flessibilità nel sistemaprevidenziale forense.Il Comitato dei Delegati è chia-mato ad un intervento di riformadell’attuale assetto previdenziale.Occorre trasparenza che “consi-ste nell’onere di rendere nota lavisione strategica scelta e nel-l’informare dei metodi di ge-stione finanziaria adottati gliiscritti ed i preposti ai controlliinterni ed esterni” (M. Scarpelli-ni, Finanza previdenziale, Rirea,2002 pagg. 14 e seguenti).Occorre altresì tener presente che“cambiamenti troppo bruschi dif-ficilmente pagano in economia”(Fornero Elsa, Sole 24 Ore del17.02.2004, pag. 6).Il sistema previdenziale forense,come dimostrato nelle tabelle incommento, è caratterizzato dallapresenza di meccanismi di flessibi-lità che lo rendono facilmente etempestivamente adattabile aipossibili mutamenti degli scenaridemografici ed economico-finan-ziari nel medio e lungo termine.Tali meccanismi consentono divariare molti parametri di calcolopresenti nel sistema previdenzialeforense.

342

PLA PREVIDENZA FORENSE

i premi pagati e le prestazioni cor-risposte o attese.Sul piano storico-evolutivo è cer-to che da Otto Von Bismarck(1880) sino ai nostri giorni sia conle prestazione che con le contribu-zioni il sistema previdenziale ingenere, ivi compreso quello fo-rense, ha di fatto realizzato unampio processo di redistribuzionedel reddito.Ma oggi, diversamente da ieri, siavverte forte l’esigenza di trovareuna risposta certa al quesito se nelnostro sistema possa esservi un ri-torno alla corrispettività o, forsemeglio, ad una maggiore propor-zionalità tra i contributi versati ele prestazioni attese.Da più parti, infatti, si sostieneche la solidarietà – nel significatodi redistribuzione del reddito a fa-vore dei meno abbienti – sia unapratica legittima soltanto se attua-ta attraverso la leva fiscale e nongià mediante la contribuzioneprevidenziale perché soltanto laprima (prendendo in considera-zione l’insieme dei redditi delcontribuente e non soltanto quellida lavoro) garantirebbe il rispettodel principio della capacità con-tributiva di cui all’art. 53 dellaCarta Costituzionale.Lo stesso prof. Benedetto Scop-pola dell’Università Tor Vergatadi Roma nelle sue lezioni per ilcorso di Economia della Previ-denza Sociale si domanda se il si-stema pensionistico debba averecontenuti solidaristici, oppure

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LA PREVIDENZA FORENSE

• Il panorama previdenziale italiano è caratterizzatoda una pluralità di Enti pubblici e privati che assi-curano la previdenza e l’assistenza a specifiche ca-tegorie di lavoratori, in attuazione dell’art. 38 del-la Costituzione.

• Ciascuno di questi Enti è dotato di un sistema pre-videnziale con proprie caratteristiche peculiari, an-che con riferimento alle categorie degli iscritti tu-telati.

PREMESSA

Possono essere individuate due tipologie:

• Schemi di gestione a CAPITALIZZAZIONE: prevedo-no che i contributi versati periodicamente dagliiscritti vengano investiti in attività finanziarie ereali fino al momento del pensionamento quandoil capitale e gli interessi verranno restituiti sottoforma di rendite vitalizie.

• Schemi di gestione a RIPARTIZIONE: prevedono chei contributi versati annualmente da coloro che sitrovano in attività lavorativa vengano utilizzati perpagare le prestazioni vigenti, realizzando così quel-lo che si definisce un patto intergenerazionale.

Nell’ambito dei metodi di finanziamento possonosussistere varianti all’interno delle due tipologie

METODI DI FINANZIAMENTO

• La definizione di un sistema previdenziale prevedel’analisi di due caratteristiche fondamentali:

* Il metodo di finanziamento: rappresenta l’insie-me di regole finalizzate al perseguimento dell’e-quilibrio tra le entrate contributive e le uscite perprestazioni previdenziali e assistenziali;

* Il metodo di calcolo delle prestazioni: rappresen-ta la formula con cui viene individuata la misuradel trattamento pensionistico.

CARATTERISTICHE FONDAMENTALI

• Possono essere individuati due metodi:

* Metodo di calcolo CONTRIBUTIVO:prevede che l’ammontare della prestazione previ-denziale sia determinato trasformando in renditavitalizia il montante finanziario dei contributi ver-sati durante la vita lavorativa.

* Metodo di calcolo RETRIBUTIVO:prevede che l’ammontare della prestazione previ-denziale sia individuato da una percentuale dell’ul-timo reddito (o della media dei redditi) dichiaratodall’iscritto.

METODI DI CALCOLO DELLE PRESTAZIONI

RISCHI

RENDIMENTI

CAPITALIZZAZIONE

• Legati a processi inflativi;

• Legati a variazioni improvvi-se e impreviste dei tassi direndimento dei mercati fi-nanziari.

• Pari a quelli ottenibili suimercati finanziari e reali.

RISCHI

RENDIMENTI

RIPARTIZIONE

• Legati a processi di trasfor-mazione demografica;

• Legati a processi di trasfor-mazione del mercato del la-voro.

• Pari alla crescita del numerodei contribuenti e delle lororetribuzioni.

SISTEMI PREVIDENZIALI A CONFRONTO

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PPREVIDENZA l’informazione

344

PLA PREVIDENZA FORENSE

• Possono esistere varie combinazioni tra sistemi di finanziamento (ripartizione e capitalizzazione) e metodi dicalcolo delle prestazioni (contributivo e retributivo).

• Le diverse combinazioni possono essere sintetizzate dallo schema seguente

SISTEMI PREVIDENZIALI A CONFRONTO

CARATTERISTICHE DEL SISTEMAPREVIDENZIALE FORENSECOME SI FINANZIA?

• Mediante l’utilizzo dei con-tributi annualmente versatida tutti gli iscritti alla Cassa;

• Presenza di un patrimonio su-periore alla riserva legale erendimenti di tale patrimonio;

• Ricerca dell’equilibrio tra en-trate e uscite per almeno quin-dici anni (Bilancio Tecnico).

SISTEMI DI FINANZIAMENTO

SISTEMI DI CALCOLODELLA PENSIONE

Ripartizione

Retributivo

Contributivo

Capitalizzazione

A

C

B

D

Schema di finanziamento a

RIPARTIZIONE(temperata)

CARATTERISTICHE DEL SISTEMAPREVIDENZIALE PUBBLICOCOME SI FINANZIA?

• Mediante l’utilizzo dei con-tributi annualmente versatida tutti gli iscritti e trasferi-menti dallo Stato;

• Ricerca annuale dell’equilibriotra entrate e uscite.

Schema di finanziamento a

RIPARTIZIONE

CARATTERISTICHE DEL SISTEMAPREVIDENZIALE FORENSECOME SI CALCOLANO LE PRESTAZIONI?

• A partire dal 1.1.2002 le pensionisono calcolate attribuendo, allamedia dei migliori venti redditi su-gli ultimi venticinque dichiarati,un’aliquota dell’1,75% per ognianno di anzianità maturato pressola Cassa.

• Per coloro che alla data del31.12.2001 avevano compiuto al-meno quarantacinque anni di etàe maturato almeno dieci anni dianzianità, la pensione è calcolatasu due quote, tenendo conto delpro rata.

Schema di calcolo

RETRIBUTIVO

CARATTERISTICHE DEL SISTEMAPREVIDENZIALE PUBBLICOCOME SI CALCOLANO LE PRESTAZIONI?

• Contributivo per gli iscritti succes-sivi al 31.12.1995;

• Retributivo per coloro che alla da-ta del 31.12.1995 avevano matura-to almeno 18 anni di anzianitàcontributiva;

• Misto per coloro che alla data del31.12.1995 avevano maturato me-no di 18 anni di anzianità contri-butiva.

Schema di calcolo

CONTRIBUTIVORETRIBUTIVO

eMISTO

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LA PREVIDENZA FORENSE

PREMESSA

• La riforma di un sistema previdenziale deve esserepreceduta dall’analisi del livello di sostenibilità dimedio e lungo periodo raggiunto dal sistema an-che alla luce delle grandezze economiche e demo-grafiche che intervengono nel processo.

FINALITÀ

• Analisi critica di alcuni indicatori di tipo demografi-co, economico e finanziario, la cui variazione neltempo può influenzare gli equilibri attuali e futuridella Previdenza Forense.

ANALISI DEGLI EQUILIBRI DELLA PREVIDENZA FORENSE

QUAL È LA SITUAZIONE ATTUALE?

• Il sistema previdenziale forense gode attualmentedi un favorevole rapporto tra attivi e pensionati.

• Dagli anni di introduzione della riforma previden-ziale di cui alla L. 576 del 1980, il numero dei pro-fessionisti iscritti alla Cassa Forense si è più che tri-plicato passando da circa 30.000 iscritti nel 1980 aoltre 100.000 nel 2003.

• Il numero dei pensionati non ha manifestato i me-desimi incrementi osservati per gli iscritti, caratteri-stica tipica di un sistema previdenziale “giovane”;tale fenomeno ha determinato un rapporto di circacinque contribuenti per ogni pensionato.

CARATTERISTICHE DEMOGRAFICHE DEGLI ISCRITTI ALLA CASSA

Ai fini di un’analisi esaustiva sono state esaminatele seguenti grandezze.

• Caratteristiche demografiche degli iscritti alla Cas-sa, con particolare riferimento all’evoluzione delnumero dei pensionati e dei contribuenti alla CassaForense.

• Caratteristiche economiche degli iscritti alla Cassa,con particolare riferimento all’evoluzione dei red-diti e dei volumi d’affari dichiarati dagli iscritti allaCassa;

• Equilibri finanziari della Cassa con riferimento all’e-voluzione del saldo tra entrate contributive e speseprevidenziali.

ANALISI DEGLI EQUILIBRI DELLA PREVIDENZA FORENSE

COSA SI PREVEDE IN FUTURO?

• Nell’ambito di una analisi di sostenibilità del si-stema previdenziale forense ancora più interes-santi appaiono i mutamenti demografici ipotizza-bili nel futuro per la popolazione degli iscritti edei pensionati.

• Il calo demografico della popolazione italianaprodurrà i suoi effetti sulla numerosità della ca-tegoria forense solo tra qualche anno. Si stimaper il prossimo decennio tassi di crescita positividella numerosità degli iscritti alla Cassa Forense.

CARATTERISTICHE DEMOGRAFICHE DEGLI ISCRITTI ALLA CASSA

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PPREVIDENZA l’informazione

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PLA PREVIDENZA FORENSE

EVOLUZIONE ISCRITTI E PENSIONATI CASSA FORENSEIscritti Pensionati Totale Totale Variazione % Variazione % Tasso di

Anno attivi contribuenti iscritti pensionati degli iscritti dei pensionati dipendenzacontr./pens.

1984 32.503 3.085 35.588 11.696 3,0

1985 34.329 3.166 37.495 11.884 5,36% 1,61% 3,2

1986 35.225 3.417 38.642 11.860 3,06% -0,20% 3,3

1987 35.426 3.578 39.004 12.310 0,94% 3,79% 3,2

1988 36.091 3.832 39.923 12.577 2,36% 2,17% 3,2

1989 36.546 4.172 40.718 13.033 1,99% 3,63% 3,1

1990 38.040 4.326 42.366 13.563 4,05% 4,07% 3,1

1991 39.994 5.082 45.076 14.166 6,40% 4,45% 3,2

1992 41.712 5.201 46.913 14.464 4,08% 2,10% 3,2

1993 43.244 5.810 49.054 15.144 4,56% 4,70% 3,2

1994 46.497 6.148 52.645 15.713 7,32% 3,76% 3,4

1995 51.897 6.392 58.289 16.537 10,72% 5,24% 3,5

1996 57.555 6.901 64.456 17.295 10,58% 4,58% 3,7

1997 63.792 7.490 71.282 17.858 10,59% 3,26% 4,0

1998 69.732 7.886 77.618 18.471 8,89% 3,43% 4,2

1999 74.490 8.147 82.637 19.114 6,47% 3,48% 4,3

2000 79.908 8.750 88.658 19.595 7,29% 2,52% 4,5

2001 84.987 9.083 94.070 20.010 6,10% 2,12% 4,7

2002 90.726 9.310 100.036 20.231 6,34% 1,10% 4,9

2003 95.507 9.800 105.307 20.993 5,27% 2,53% 5,0

0

20.000

40.000

60.000

80.000

100.000

120.000

140.000

160.000

1984

1987

1990

1993

1996

1999

2002

2005

2008

2011

2014

2017

2020

2023

2026

2029

2032

2035

2038

2041

Anno

ind

ivid

ui

Totale pensionati Iscritti Cassa attivi

PREVISIONE ISCRITTI E PENSIONATICASSA FORENSE

• Il sistema finanziario della ripartizione, adottatodalla Cassa Forense, rende il monte reddituale an-nualmente dichiarato dagli iscritti un indicatore difondamentale importanza ai fini di una valutazio-ne del livello di sostenibilità del sistema.

• Dal lato delle ENTRATE: i contributi versati dai pro-fessionisti sono calcolati come percentuale del red-dito Irpef e del volume d’affari Iva.

• Dal lato delle USCITE: i trattamenti pensionisticierogati dalla Cassa sono determinati sulla base di uncriterio di calcolo di tipo retributivo con riferimentoad una media dei redditi professionali dichiarati.

CARATTERISTICHE REDDITUALIDEGLI ISCRITTI ALLA CASSA

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LA PREVIDENZA FORENSE

CARATTERISTICHE REDDITUALI DEGLI ISCRITTI ALLA CASSAAnno Reddito complessivo Incremento Volume d’affari Incremento

di produzione IRPEF % complessivo - IVA %1985 € 455.586.209 € 763.164.628

1986 € 536.389.366 17,7% € 921.118.572 20,7%

1987 € 641.192.983 19,5% € 1.073.960.255 16,6%

1988 € 738.575.963 15,2% € 1.241.346.886 15,6%

1989 € 914.540.043 23,8% € 1.465.407.275 18,0%

1990 € 1.146.973.056 25,4% € 1.833.971.121 25,2%

1991 € 1.468.218.814 28,0% € 2.354.426.033 28,4%

1992 € 1.720.898.772 17,2% € 2.684.525.319 14,0%

1993 € 1.890.761.118 9,9% € 2.959.258.713 10,2%

1994 € 2.072.434.077 9,6% € 3.273.851.874 10,6%

1995 € 2.257.276.360 8,9% € 3.635.618.437 11,1%

1996 € 2.578.044.619 14,2% € 4.038.799.674 11,1%

1997 € 2.948.635.594 14,4% € 4.552.524.114 12,7%

1998 € 3.253.966.468 10,4% € 4.917.380.931 8,0%

1999 € 3.476.601.590 6,8% € 5.283.888.910 7,5%

2000 € 3.827.748.127 10,1% € 5.760.512.777 9,0%

2001 € 4.147.856.131 8,4% € 6.267.622.899 8,8%

2002* € 4.500.921.876 8,5% € 6.850.543.221 9,3%*dato stimato

0

200

400

600

800

1000

1200

1985 1987 1989 1991 1993 1995 1997 1999 2001

Redditoavvocati

Pil nazionale

EVOLUZIONE DEL PIL NAZIONALE E DEL REDDITO PRODOTTODAGLI AVVOCATI A VALORI CORRENTI(numeri indici; base 1985=100)

• Gli indicatori demografici ed economico-finanziaripossono essere sintetizzati attraverso l’analisi deirisultati di bilancio tecnico.

• Il bilancio tecnico di un sistema previdenziale rap-presenta uno strumento essenziale per monitorarelo stato di salute della gestione e verificare la capa-cità di assolvere gli impegni previdenziali assunticon gli iscritti.

• Il bilancio tecnico della Cassa Forense viene re-datto almeno ogni tre anni e descrive, anno peranno, l’andamento delle poste di entrata e diuscita con il rispettivo saldo, al fine di verificarel’esistenza del livello di copertura finanziaria de-gli oneri maturati.

GLI EQUILIBRI FINANZIARI DELLA CASSA

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PPREVIDENZA l’informazione

348

PLA PREVIDENZA FORENSE

EVOLUZIONE ENTRATE CONTRIBUTIVE E SPESA PREVIDENZIALE PERIODO 1983 - 2002Anno Patrimonio Entrate Spesa Tasso di

a inizio anno contributive previdenziale sostenibilità(spesa/contributi)

1983 € 77.488.566 € 36.525.381 € 27.702.191 75,8%

1984 € 121.611.652 € 46.907.714 € 32.288.783 68,8%

1985 € 178.238.627 € 53.872.652 € 38.100.419 70,7%

1986 € 237.414.565 € 63.247.894 € 42.156.608 66,7%

1987 € 304.076.233 € 76.051.894 € 48.356.461 63,6%

1988 € 371.394.106 € 87.740.346 € 51.956.444 59,2%

1989 € 466.557.116 € 98.628.290 € 63.834.540 64,7%

1990 € 547.092.089 € 118.436.995 € 72.677.390 61,4%

1991 € 672.805.446 € 134.102.682 € 87.174.294 65,0%

1992 € 793.446.162 € 165.881.308 € 95.262.955 57,4%

1993 € 942.582.388 € 189.146.142 € 136.763.587 72,3%

1994 € 1.091.638.563 € 217.341.073 € 156.172.380 71,9%

1995 € 1.255.165.344 € 246.748.646 € 177.040.454 71,7%

1996 € 1.440.882.728 € 265.638.057 € 200.453.318 75,5%

1997 € 1.623.592.268 € 292.228.208 € 224.320.227 76,8%

1998 € 1.819.371.782 € 327.351.703 € 254.504.999 77,7%

1999 € 2.035.472.842 € 357.039.152 € 278.652.999 78,0%

2000 € 2.207.129.171 € 389.072.285 € 301.427.020 77,5%

2001 € 2.440.725.725 € 428.504.704 € 329.134.005 76,8%

2002 € 2.591.669.550 € 460.516.460 € 359.088.287 78,0%

0

1.000.000.000

2.000.000.000

3.000.000.000

4.000.000.000

5.000.000.000

6.000.000.000

1983 1989 1995 2001 2007 2013 2019 2025 2031 2037

Entrate contributive Spesa previdenziale

EVOLUZIONE ENTRATE CONTRIBUTIVE E SPESAPREVIDENZIALE BILANCIO TECNICO AL 31.12.2002

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LA PREVIDENZA FORENSE

• Solidarietà sotto il profilo delle:– prestazioni;– contribuzioni;

• principio solidaristico garantito da varie disposi-zioni normative e regolamentari.

LA SOLIDARIETÀ NEL SISTEMA PREVIDENZIALE FORENSE • Pensione minima: per tutti i tipi di pensione ero-

gati dalla Cassa;

• “bonus” di dieci anni aggiuntivi di anzianità fi-gurativa per il calcolo delle pensioni indirette, diinvalidità e di inabilità;

• fondo di assistenza costituito dal 3% delle entra-te correnti;

• agevolazioni ai giovani: contributo minimo sog-gettivo ridotto alla metà.

PRESTAZIONI

• contribuzione del 3% del reddito dichiarato ai fi-ni Irpef eccedente il tetto pensionabile;

• contribuzione del 3% del reddito effettivamenteprodotto dai pensionati che restano iscritti agli albi.

CONTRIBUZIONI• Integrazione al minimo della pensione:

20 milioni di euro

• Bonus di dieci anni di anzianità figurativa:8 milioni di euro

• Fondo di assistenza:10 milioni di euro

• Agevolazioni ai giovani:5 milioni di euro

LA SPESA PER SOLIDARIETÀ

LA SOLIDARIETÀ NEL SISTEMA PREVIDENZIALE FORENSE

Il termine “flessibilità previdenziale” non ha un si-gnificato univoco.

Si possono individuare almeno tre diversi significati:

• Flessibilità lavorativa (fenomeno collegato alla fles-sibilità del fattore lavoro e ai mutamenti del pro-cesso produttivo);

• Flessibilità geografica (riconducibile all’attuale fasedi integrazione europea e al radicarsi dei principi dilibera circolazione dei servizi e di libera concorrenza);

• Flessibilità regolamentare.

COS’È LA FLESSIBILITÀ PREVIDENZIALE

• Il sistema previdenziale forense è caratterizzatodalla presenza di meccanismi di flessibilità che lorendono facilmente e tempestivamente adattabileai possibili mutamenti degli scenari demografici edeconomico-finanziari nel medio e lungo termine.

• Tali meccanismi si esplicitano nella possibilità di va-riare, in funzione delle particolari esigenze dellaCassa, la molteplicità di parametri di calcolo pre-senti nel disegno previdenziale forense.

• Si possono individuare due livelli di flessibilità:– una flessibilità che si attua attraverso una modi-fica regolamentare;– una flessibilità che si attua attraverso una modi-fica alla legge vigente.

LA FLESSIBILITÀ DEL DISEGNOPREVIDENZIALE FORENSE

LA FLESSIBILITÀ NEL SISTEMA PREVIDENZIALE FORENSE

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PPREVIDENZA l’informazione

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PLA PREVIDENZA FORENSE

• Aliquota di rendimento per il calcolo delle pensioni:in base all’art. 2 L. 576/80, come modificato dal’art.1 della L. 141/92, l’aliquota di rendimento ricono-sciuta per ogni anno di anzianità può essere au-mentata fino a un massimo del 2% ove le condizio-ni tecnico finanziarie della Cassa lo consentano (at-tualmente è pari all’1,75%).

• Aliquota per la determinazione del contributo sog-gettivo: in base all’art. 13, L. 576/80, comma 1, comemodificato dall’art. 7 della L. 141/92, la percentualedi cui all’art. 10, primo comma, lettera a), può esse-re variata, con decreto ministeriale e non può ecce-dere il 15 per cento (attualmente è pari al 10%).

• Aliquota per la determinazione del contributo in-tegrativo: in base all’art. 13, L. 576/80, comma 2, lapercentuale di cui all’art.11, può essere variata condecreto ministeriale e non può eccedere il 5 percento (attualmente è pari al 2%).

• Tasso di rivalutazione dei redditi ai fini pensionistici:la percentuale di cui all’art. 15, L. 576/80 può es-sere variata in base all’andamento finanziario del-la Cassa (attualmente è pari al 100% della rivalu-tazione Istat).

PARAMETRI MODIFICABILI ATTRAVERSO UN REGOLAMENTO

• requisito minimo di età per accedere alpensionamento di vecchiaia pari a 67 anni;

IPOTESI 1 • contributo integrativo pari al 4% sul volu-me d’affari dichiarato ai fini Iva;

• contributo soggettivo pari al 15% del red-dito dichiarato ai fini Irpef.

• requisito minimo di età per accedere alpensionamento di vecchiaia pari a 67 anni;

• contributo integrativo pari al 4% sul volu-me d’affari dichiarato ai fini Iva;

IPOTESI 2 • contributo soggettivo pari al 15% del red-dito dichiarato ai fini Irpef;

• numero di anni di contribuzione alla Cas-sa per accedere al pensionamento di an-zianità pari a 40 anni.

• requisito minimo di età per accedere alpensionamento di vecchiaia pari a 67 anni;

• contributo integrativo pari al 4% sul volu-me d’affari dichiarato ai fini Iva;

IPOTESI 3 • contributo soggettivo pari al 12% del red-dito dichiarato ai fini Irpef;

• numero di anni di contribuzione alla Cas-sa per accedere al pensionamento di an-zianità pari a 40 anni.

IPOTESI 4 • contributo integrativo pari al 4% sul volu-me d’affari dichiarato ai fini Iva.

ALCUNE IPOTESI DI RIFORMA AL SISTEMA PREVIDENZIALE FORENSE

ALCUNE IPOTESI DI RIFORMA AL SISTEMA PREVIDENZIALE FORENSE: RISULTATISaldo tecnico negativo Saldo corrente negativo Esaurimento patrimonio

Bilancio tecnico di base 2027 2029 2040

Ipotesi 1 2034 2048 —

Ipotesi 2 2035 — —

Ipotesi 3 2034 2041 —

Ipotesi 4 2030 2034 2050

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PPREVIDENZAl’opinione

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La libera circolazione degli avvo-cati non ha ancora trovato una suapiena espressione in Italia, poichéil fenomeno, sia in “entrata” chein “uscita” ha modeste dimensio-ni numeriche.Con l’occasione di questa relazio-ne elaborata per la “Conferenzasulla sicurezza sociale degli avvo-cati europei”, tenutasi c/o l’Audi-torium della Cassa forense il 26marzo scorso, si è cercato di ac-quisire dati precisi, poiché si trat-ta di una realtà che sinora non èstata oggetto di un monitoraggioné di analisi ufficiali. La fram-mentazione sul territorio degliOrdini, che hanno in materia spe-cifica competenza, rende difficileuna visione d’insieme.Abbiamo quindi rivolto l’atten-zione agli Ordini maggiori per nu-mero di iscritti ed acquisito i se-guenti dati: gli avvocati stabiliti aMilano sono 54; a Roma 30; aBologna 5; a Firenze 8. In vari al-tri Ordini si segnala la presenza di2 o 3 colleghi stranieri.A questi colleghi debbono aggiun-gersi gli avvocati che, secondo laprecedente legislazione di cui alladirettiva 21/12/1988 n. 89/48, sisono iscritti all’albo in Italia peraver superato la prova attitudinale.Per costoro non esiste presso gliOrdini un elenco speciale e saperequanti siano richiederebbe una ve-rifica nominativa, per cui non è

stato possibile avere precisi riferi-menti in proposito. In complesso comunque dovreb-be trattarsi di una realtà pari aqualche centinaia di iscritti rispet-to ad un’Avvocatura italiana cheoggi è composta da circa 140.000soggetti. Pare comunque evidenteche la presenza di avvocati stra-nieri esercenti in Italia sia da col-legare alla presenza di una realtàeconomica di rilievo nelle localitàdi elezione, anche con collega-menti all’estero per scambi com-merciali.Ugualmente poco conosciuta è laconsistenza degli avvocati italianiche esercitano all’estero. Esisteper vero una comunicazione chel’Ordine di destinazione invia al-l’Ordine di provenienza, ma sitratta solo di corrispondenza chenon trova poi riscontro in atti uffi-ciali (es. annotazione sull’albo) dacui si possano ricavare dati certisul fenomeno ed i relativi flussi.Dai colloqui avuti con vari Ordiniè emerso che si tratterebbe anchequi di una realtà numericamentepoco consistente. La prima considerazione che si puòsvolgere quindi riguarda le modali-tà con le quali rendere leggibile ilfenomeno non solo a fini statisticio di studio, ma anche per ricercaresoluzioni ai problemi inerenti agliaspetti previdenziali e fiscali.

■ ■ ■

Gli Ordini italiani non hanno se-gnalato particolari difficoltà nelmomento dell’accettazione delledomande di avvocati stranieri. Èstata predisposta una modulisticacon l’indicazione della documen-tazione necessaria e gli adempi-menti vengono rispettati.I problemi nascono in relazione al-l’obbligo previsto dal D.lgs.02.02.01 n. 96 di rinnovare la pre-sentazione del certificato di iscri-zione all’organizzazione professio-nale dello Stato di origine. È adem-pimento prescritto, cui tuttavia nonviene dato corso in via autonomada parte dei colleghi stabiliti.La scelta degli Ordini è stata quelladi sollecitare l’invio senza per oratrarre conseguenze dalle omissioni,conseguenze che peraltro non sonoregolate a livello normativo. Tutta-via la previsione del rinnovo dellacertificazione è collegata alla veri-fica dell’esistenza del presuppostonecessario dell’iscrizione nel paesedi origine per poter mantenere l’i-scrizione nell’albo italiano, per cuivenendo meno la prima, deve esse-re disposta la cancellazione nelpaese di stabilimento.La mancata tempestiva produzio-ne può quindi creare problemi agliOrdini sia quanto ai provvedimen-ti da adottare, sia come aggraviodi adempimenti burocratici.

PLA PREVIDENZA FORENSE

Circolazione degli avvocati europeie previdenzaCome risolvere a livello del CCBE gli eventuali problemi tra le diverse organiz-zazioni previdenziali, tenuto conto delle difficoltà incontrate dagli avvocati eu-ropei nel quadro della libera circolazione all’interno dell’UE?

di Maria Anna Alberti

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La creazione di contatti diretti frale organizzazioni professionali,rendendo obbligatorie alcune co-municazioni fra cui appunto lanotizia dell’accoglimento delladomanda di iscrizione nel paesedi stabilimento e la conferma delpermanere dell’iscrizione nelloStato di origine, risolverebbe que-ste problematiche.

■ ■ ■

La disciplina comunitaria dettanorme particolari per quanto ri-guarda l’esercizio temporaneo diun’attività autonoma in un altroStato membro. Essa, infatti, nondetermina cambiamenti nella le-gislazione previdenziale applica-bile (che resta quella dello Statodi origine), purché la durata di ta-le attività non superi i primi dodi-ci mesi (art. 14-bis, par. 1), lett. a)ovvero, previo accordo col secon-do Stato membro, gli ulteriori 12mesi (art. 14-bis, par. 1), lett. b).Queste norme sull’esercizio tem-poraneo di attività autonome sulterritorio di altri Paesi membri so-no regolarmente applicate dallaCassa di Previdenza Forense Ita-liana, mediante il rilascio del cer-tificato E 101, e non danno luogoa particolari problemi. Si deve peraltro, segnalare che al-cuni avvocati italiani, tempora-neamente trasferiti in altro Paesecomunitario, hanno lamentatopretese di iscrizione e contribu-zione anche per attività professio-nale svolta per brevi periodi, sullabase di specifiche e tassative nor-me nazionali che debbono consi-derarsi in aperto contrasto con iprincipi comunitari espressi nellenorme sopra richiamate.La risoluzione di questo problemarichiede un confronto tra gli entiprevidenziali dei vari Paesi e la ri-cerca di soluzioni concordate.

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Un altro problema, molto sentitoall’interno del mondo forense ita-liano e, quindi, sottolineato giu-stamente da diversi Consigli del-l’Ordine degli avvocati, è quellodel riconoscimento delle qualifi-che professionali all’interno degliStati membri. Sul tema esiste laspecifica direttiva 98/5/CE delParlamento europeo e del Consi-glio che riguarda la professione diavvocato, che è stata ormai rece-pita in quasi tutti i Paesi membri.È, tuttavia, allo studio una nuovaproposta di direttiva generale delParlamento europeo e del Consi-glio che tende a liberalizzare lacircolazione di tutti i professioni-sti mediante riconoscimenti, pres-soché automatici, delle qualificheprofessionali possedute.La proposta originariamente for-mulata dalla Commissione diesentare il professionista, cheeserciti con il titolo del Paese d’o-rigine, dagli obblighi di iscrizionead un’organizzazione od organi-smo professionale e a un ente disicurezza sociale professionalenello Stato membro in cui vuoleesercitare la professione, non puòritenersi condivisibile e creereb-be, di fatto, molti problemi.Innanzitutto rischierebbe di incen-tivare il cosiddetto “qualificationshopping”, vale a dire l’otteni-mento della qualifica nello Statomembro dove ciò risulta meno im-pegnativo (es. la professione non èregolamentata), per poi esercitarein libera prestazione di servizi intutto il territorio dell’Unione. Inquesto modo si otterrebbe una cor-sa al ribasso del livello delle qua-lifiche e si contribuirebbe a vanifi-care l’obiettivo fissato a Lisbona,ossia di fare dell’Unione Europeala più importante economia dellaconoscenza al mondo. Inoltre, le

garanzie offerte al cliente perquanto riguarda la qualità del ser-vizio sarebbero molto ridotte.Le preoccupazioni maggiori nasco-no dal fatto della mancanza di unaarmonizzazione delle condizioniminime di formazione per l’acces-so alle professioni c.d. regolamen-tate. Da qui l’esigenza, ampiamen-te prevista nelle precedenti diretti-ve, di provvedimenti compensatoriproporzionati e che tengano conto,in particolare, dell’esperienza pro-fessionale del richiedente.Il necessario snellimento di una re-golamentazione eccessiva richiede,peraltro, procedure che si adeguinoin modo efficace e flessibile all’e-voluzione del mercato ma che ga-rantiscano, comunque, quegli inte-ressi pubblici di cui molte profes-sioni e, in particolare quella foren-se, sono portatrici. I cittadini confi-dano nel fatto che ogni professioni-sta che eserciti nel loro Paese di re-sidenza soddisfi certi requisiti mi-nimi di formazione. Se gli avvoca-ti “itineranti”, in nome della liberacircolazione dei servizi, venisseroesonerati dal soddisfare questi re-quisiti minimi, la direttiva favori-rebbe la creazione di due categoriedi avvocati che offrono servizi inun Paese corrispondenti a diversilivelli di formazione, senza che ilcittadino possa rendersi conto delladifferenza!In definitiva si ritiene che, almenocon riferimento a particolari pro-fessioni intellettuali nelle quali sirichiedono elevati livelli di cono-scenza teorici e pratici, la previ-sione di misure di compensazionesia inevitabile. La scelta di talimisure dovrebbe appartenere alloStato ospitante e, in alcuni casi,comprendere anche un idoneo ti-rocinio professionale, pur semprenel rispetto del principio di liberacircolazione.

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LA PREVIDENZA FORENSE

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PPREVIDENZA l’opinione

Proprio per questo motivo, a fron-te di circa 140.000 iscritti agli al-bi forensi in Italia, gli iscritti allaCassa di previdenza ammontanosoltanto a circa 108.000 unità.La chiarissima previsione dellalegge italiana, quando imponel’obbligo di inviare la comunica-zione dei propri redditi professio-nali a tutti gli iscritti agli albi fo-rensi, anche in caso di assenza direddito o di dichiarazioni negati-ve, ha una sua precisa ragion d’es-sere. Essa serve per una serie diverifiche e controlli di tipo contri-butivo e per la raccolta di dati, afini statistico-attuariali, indispen-sabili per l’elaborazione dei proprimodelli previsionali e delle strate-gie previdenziali future (cfr. artt.13, 15 e 17 della legge 576/1980).Con la richiesta di tale adempi-mento la Cassa di previdenza fo-rense italiana si limita a pretende-re il rispetto di una norma di or-ganizzazione tipicamente “territo-riale” e diretta a migliorare il fun-zionamento dell’ente. Il modello 5 è lo strumento con ilquale l’avvocato fa conoscere al-l’ente previdenziale i dati fiscalisui quali va conteggiato l’importodei contributi da pagare, sia quel-li previdenziali, sia quelli di soli-darietà nella misura del 2% sulvolume d’affari dichiarato. Anchel’avvocato stabilito è quindi tenu-to ad applicare nell’ambito diogni fattura emessa una maggio-razione del 2% sull’imponibile aifini IVA, che dovrà poi essere ver-sata all’ente previdenziale.Ciò in quanto gli obblighi di mu-tualità e solidarietà incombono incapo ad ogni avvocato nei con-fronti dei suoi “colleghi” e cioè dicoloro che, in quanto iscritti nelsuo stesso albo professionale,svolgano o abbiano svolto nellostesso territorio una stessa profes-

sione. Si tratta di obblighi chevengono in essere in ragione deivincoli di colleganza e che sono,quindi, legati al “territorio” e nonalla “nazionalità”.D’altronde, qualora si ritenesse didovere escludere l’obbligo di pa-gamento del contributo integrativodel 2% da parte di alcuni avvocatisolo perché esercenti anche in altriPaesi della Comunità, si favorireb-be una forma di concorrenza ano-mala nei confronti dei colleghi ita-liani, tenuti, viceversa, ad aggiun-gere tale maggiorazione alle loroparcelle, creando una seria turbati-va alla libera concorrenza con ef-fetti paradossali rispetto ai principitutelati dalla normativa comunita-ria e dallo stesso Trattato di Roma.Sulla base delle argomentazionisopra svolte tutte le controversiesorte in Italia, in particolare nelForo di Milano, si sono conclusefavorevolmente per la Cassa diprevidenza forense italiana.Da rilevare, peraltro, che il versa-mento dei contributi integrativi, atitolo di solidarietà endocatego-riale, consente comunque all’av-vocato comunitario stabilito inItalia di accedere ai trattamentiassistenziali erogati dalla Cassa,nella stessa misura e alle stessecondizioni previste per gli avvo-cati italiani, per cui non può rite-nersi oggetto di alcuna discrimi-nazione.

■ ■ ■

Un forte motivo di preoccupazio-ne, sul fronte delle prestazioni daerogare, riguarda l’attuazione delprincipio della “totalizzazione”,affermato, in via generale per itrattamenti pensionistici, nell’art.45 del regolamento 1408/71.Sulla base di tale istituto, i perio-di di iscrizione compiuti pressoun ente previdenziale di ogni Sta-to membro si computano automa-

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PLA PREVIDENZA FORENSE

In questo senso sembra orientatoanche il Parlamento europeo che,in data 11 febbraio 2004, ha ap-portato una serie di modifiche al-l’originaria proposta della Com-missione, in gran parte riconduci-bili a quanto auspicato nella pre-sente relazione.

■ ■ ■

La peculiarità del sistema previ-denziale forense italiano ha datoluogo ad alcune controversie conavvocati di altri Paesi membri,iscritti in enti previdenziali deirispettivi Paesi di origine edesercenti anche in Italia, i quali,nonostante l’intervenuta iscri-zione in un albo forense italiano,ritenevano di non dover essereassoggettati ad alcuna normaprevidenziale italiana in partico-lare a quelle collegate diretta-mente ad obblighi di comunica-zione e di pagamento di contri-buti non aventi natura stretta-mente previdenziale.La questione nasce dal fatto che lanormativa italiana prevede un ob-bligo dichiarativo consistente nel-la comunicazione annuale di red-dito e volume d’affari professio-nali prodotti – c.d. modello 5 –nonché un obbligo di corrispon-dere alla Cassa di previdenza fo-rense il c.d. “contributo integrati-vo” pari al 2% del volume d’affa-ri, ripetibile nei confronti delcliente, avente natura squisita-mente solidaristica. Tali oneri so-no collegati alla semplice iscri-zione in un albo forense e assolu-tamente indipendenti dall’iscri-zione alla Cassa stessa. Giova ri-cordare, al riguardo, che l’iscri-zione alla Cassa Forense non èautomatica neanche per gli avvo-cati italiani ma diviene obbligato-ria al raggiungimento di determi-nati livelli di reddito (c.d. conti-nuità professionale).

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ticamente ai fini del riconosci-mento del diritto a pensione pres-so lo Stato membro la cui legisla-zione sia ritenuta applicabile, nelcaso concreto, senza oneri ag-giuntivi a carico dell’iscritto e fer-mo restando il pagamento proratadella prestazione da parte deglienti interessati.Per quanto riguarda, però, le libereprofessioni, la legislazione italianaappare ancora carente di una effi-cace disciplina interna dell’istitutoche risponda a criteri di equità e ra-zionalità. Il problema è stato addi-rittura oggetto di esame da partedella Corte Costituzionale italianache, con una pronuncia del 1999,ha invitato il legislatore ad intro-durre lo strumento della totalizza-zione nel panorama previdenzialeitaliano, con riferimento a tutti i la-voratori autonomi e subordinati.La Cassa di previdenza forense,insieme a tutte le altre Casse diprevidenza libero-professionali,ha attivamente collaborato con lecompetenti autorità nazionali allastesura di un testo normativo cherisponda alle aspettative dei sog-getti interessati e ai principi detta-ti in materia dalla normativa co-munitaria. Tale testo è stato og-getto di un accordo presso il Mi-nistero del Welfare, che il gover-no italiano si è impegnato a tra-sformare rapidamente in legge,per disciplinare in modo compiu-to la materia.Per il momento è stata varata solouna parziale disciplina dell’istitu-to, con l’art. 71 della legge388/2000. Tale disciplina deve pe-rò ritenersi del tutto insoddisfa-cente e provvisoria in quanto limi-ta enormemente la platea dei sog-getti interessati e risolve in modoassolutamente iniquo il problemadel calcolo delle prestazioni daerogare in caso di totalizzazione.

La carenza della normativa previ-denziale italiana in tema di tota-lizzazione non appare, peraltro,un caso isolato nel panorama pre-videnziale dei Paesi membri, alpunto di far apparire l’istituto, inmolti casi, come una sempliceenunciazione di principio.Il problema non è di facile solu-zione, anche perché collegato asostanziali differenze nello scena-rio previdenziale italiano ed euro-peo e all’esistenza di una molte-plicità di enti sia pubblici sia pri-vati che gestiscono forme di pre-videnza obbligatoria con regolespesso molto diverse fra loro nel-l’individuazione dei requisiti diaccesso alle prestazioni (età pen-sionabile, anzianità contributiva,requisiti di invalidità, ecc.), neicriteri di erogazione delle presta-zioni (capitalizzazione, retributi-vo, contributivo…).Trovare una disciplina minimacomune dell’istituto a livello eu-ropeo potrebbe agevolare la suapratica attuazione all’interno deiPaesi membri, e soprattutto, nelmondo delle libere professioni. Altro problema da evidenziare è,nell’ambito del calcolo delle pre-stazioni derivanti da totalizzazio-ne, quello che scaturisce dallarealtà, comune a molti Paesi euro-pei, della gestione autonoma dellaprevidenza da parte degli avvoca-ti. In questi casi appare del tuttoevidente l’inadeguatezza e la ge-neralità del meccanismo di calco-lo previsto dall’art. 46, comma 2,del regolamento 1408/71. Occor-rerebbe, viceversa, favorire disci-pline normative che prevedanoomogeneità dei sistemi di calcolodi tali prestazioni con una strettacorrelazione tra contribuzione ef-fettivamente versata dal profes-sionista e misura della pensione alui spettante, a salvaguardia anche

della stabilità finanziaria degli en-ti di previdenza degli avvocatiche, in moltissimi Paesi, non rice-vono alcun contributo da parte delgoverno nazionale.Non si può nascondere il fatto chela scelta del sistema di calcolodelle prestazioni da erogare a se-guito di totalizzazione è anche (einnanzitutto) un problema di ri-partizione finanziaria dei costidella sicurezza sociale fra gli Sta-ti membri e, conseguentemente,fra i diversi enti previdenziali al-l’interno di ogni singolo Stato. In buona sostanza si ritiene chementre potrebbe essere utile unapiù puntuale disciplina in sede co-munitaria degli aspetti legati al ri-conoscimento dei requisiti minimicomuni per l’ammissione a pensio-ne mediante totalizzazione, an-drebbe lasciato più spazio ai regiminazionali per la disciplina del cal-colo di tali prestazioni, fermo re-stando princípi generali quali il pa-gamento prorata da parte dei singo-li enti previdenziali e una correttaproporzionalità fra contributi ver-sati e prestazioni da erogare.Una ulteriore possibile soluzioneda esplorare, potrebbe esserequella di individuare spazi, anchein questa specifica materia, perregolamentare, con accordi bilate-rali fra istituti di diversi Stati, al-cuni aspetti operativi, nel rispettodei principi generali dettati dal re-golamento 1408 del 1971.A puro titolo esemplificativo sirammenta che una norma di que-sto genere è già contenuta nel ci-tato regolamento, all’art. 17, conriferimento alle disposizioni degliartt. da 13 a 16 (determinazionedella legislazione applicabile).

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Un altro aspetto problematico cheriguarda gli avvocati esercenticontemporaneamente la professio-

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PPREVIDENZA l’opinione

slazione sia da ritenersi applicabi-le), esisterebbero dei proventiprofessionali non assoggettati acontribuzione previdenziale, ilche contrasterebbe con i principigenerali fissati dalla legge italianae andrebbe ben oltre il principiodi evitare fenomeni di “doppiacontribuzione” posto a base dellanormativa comunitaria.Il problema merita certamente ulte-riori approfondimenti e, probabil-mente, anche un migliore coordi-namento con la disciplina fiscale.

■ ■ ■

Le proposte per risolvere i proble-mi che in questa prima fase appli-cativa si sono posti all’attenzionepossono così sintetizzarsi: – creare forme stabili di collega-

mento fra gli Ordini con flussidi comunicazioni relative alleiscrizioni degli avvocati stabili-ti ed alla permanenza del requi-sito dell’iscrizione nel Paese diorigine;

– annotare nell’albo di originel’esercizio dell’attività in unPaese della Comunità;

– istituire – per quanto riguardal’Italia – una raccolta di dati insede centrale presso il Consi-glio nazionale forense;

– creare a cura delle Casse previ-denziali dei vari Paesi una pub-blicazione specifica per gli av-vocati stabiliti, da consegnare almomento dell’iscrizione, checontenga adeguata informativacirca le normative previdenzialied eventualmente fiscali appli-cabili;

– studiare nell’ambito di una isti-tuenda commissione tra le Cas-se previdenziali dei Paesimembri le problematiche atti-nenti l’applicazione della tota-lizzazione, il coordinamentodelle discipline, l’individuazio-ne dei redditi tassabili;

– formulare proposte, nell’ambitodel CCBE, da sottoporre all’e-same ed all’approvazione degliStati membri e della ComunitàEuropea circa le tematiche so-pra evidenziate ed il riconosci-mento delle qualifiche profes-sionali.

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PLA PREVIDENZA FORENSE

ne in due o più Stati membri è co-stituito dalla base reddituale di ri-ferimento per il calcolo dei contri-buti ed, eventualmente, delle pre-stazioni. Ovviamente il problemariguarda solo i regimi previden-ziali che prevedono, come avvieneper gli avvocati italiani, una stret-ta connessione fra importo deiredditi fiscalmente dichiarati,quantità dei contributi dovuti emisura delle pensioni da erogare.In questi casi, una volta determi-nata la legislazione applicabile,la misura dei contributi dovutideve fare riferimento all’interoreddito prodotto in tutti gli Statimembri? Sul punto esistono mol-te incertezze anche perché sem-brerebbe disporre diversamente,pur con qualche ambiguità, l’art.23 del regolamento 1408/71, intema di “calcolo delle prestazio-ni in denaro”.Ma se la corretta applicazione delregolamento dovesse essere inte-sa in senso restrittivo (cioè con ri-ferimento ai soli redditi prodottinell’ambito del Paese la cui legi-

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PPREVIDENZAl’opinione

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A) PREMESSEL’attuario prof. Giuseppe Orrùha redatto il bilancio tecnico,che è obbligatorio per la nostraCassa con frequenza di almenotre anni.Il bilancio tecnico contiene le pre-visioni della evoluzione dei bilan-ci della Cassa e della sua situazio-ne patrimoniale per un periodo fu-turo, che l’attuario ha ritenuto op-portuno estendere a quarant’anni.Anche quest’ultimo bilanciotecnico ha indicato una evolu-zione negativa dei bilanci futu-ri, sia pure in tempi relativamentelontani.La Cassa, tuttavia, deve preoccu-parsi di avere una situazione nor-mativa e di bilanci che consentala conservazione degli equilibria tempo indeterminato, pur nelvariare incerto degli eventi futuri.Ci è stato più volte spiegato che laevoluzione negativa dei nostri bi-lanci si manifesterà dapprima conlenta gradualità, ma poi è destina-ta a precipitare.È dunque necessario interveni-re per tempo, prima che la situa-zione diventi difficile: mentre unintervento immediato e gradualeconsente sia di salvaguardare gliequilibri per il futuro, sia di poteroperare con modifiche, che noncreino squilibri troppo gravi e checonsentano di mantenere abba-

stanza equilibrate nel tempo leprestazioni e le contribuzioni.I dati elaborati dall’attuario indi-cano che, con il 2027, il saldo pre-videnziale (rapporto tra ammon-tare dei contributi e ammontaredelle pensioni) sarà negativo (v.Tavola 8, pag. 331).Già, però, a partire dal 2020, la si-tuazione patrimoniale della Cassatenderà a peggiorare, perché di-minuirà il rapporto tra patrimonioe ammontare delle pensioni.Questo rapporto raggiungerà il9,762 nel 2019, per poi decresce-re dapprima lentamente e poi ve-locemente, con integrale consu-mazione del patrimonio nel 2039(v. Tavola 9, pag. 332).Non bisogna dimenticare che laCassa non può intaccare la riservaobbligatoria, mentre deve cercaredi mantenere integra anche la ri-serva facoltativa. Ogni interventomodificativo del regime previ-denziale deve perciò essere effi-cace dal momento in cui tende adiminuire il rapporto patrimo-nio/pensioni (secondo il nostro at-tuario, pertanto, dal 2020), cioènel momento in cui suona forte ilcampanello di allarme.Occorre tener presente che, so-prattutto dovendo rispettare la re-gola del “prorata”, molte modifi-che normative possono esercita-re i loro effetti solo dopo un nu-mero elevato di anni.

Per “prorata” si intende una modi-fica normativa della misura dellepensioni, per la quale l’ammonta-re di queste deve essere calcolatosecondo le vecchie norme perl’anzianità maturata al momentodella modifica normativa e con icriteri nuovi a partire dall’annosuccessivo.Ciò significa, con evidenza, cheuna modifica normativa sullepensioni potrà essere intera-mente efficace solo dopo circa35-40 anni: da ciò, l’esigenza diintervenire con grande tempesti-vità.Nell’esaminare questioni suggeri-te dal bilancio tecnico, occorre te-ner conto degli schemi riassuntivipubblicati assieme all’estrattodella relazione.

■ ■ ■

B) INCOGNITE DEL FUTURO

1) Il numero degli iscritti.

L’attuario ha redatto le sue previ-sioni formulando alcune ipotesi disituazioni future, che, però, po-trebbero avverarsi in modo diffor-me dalle previsioni.Per i bilanci tecnici del passato,abbiamo avuto modifiche di si-tuazioni di fatto, che hanno con-sentito risultati migliori: è aumen-tato oltre ogni previsione il nume-ro degli iscritti (e cioè dei contri-buenti); è aumentato in modo rile-

PLA PREVIDENZA FORENSE

C’è da preoccuparsi?I dati contenuti nella relazione tecnica potrebbero suscitare qualche preoccu-pazione. Che essa sia fondata è argomento sul quale indagare.

di Dario Donella

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vante il reddito medio degli avvo-cati, e, soprattutto, sono aumenta-ti i redditi più elevati, la cui con-tribuzione solidaristica ha un’im-portanza enorme per gli equilibrifinanziari; per un periodo abba-stanza lungo, la remunerativitàdel capitale è stata molto elevataanche in termini reali.Bisogna dunque considerare qualievoluzioni ci potranno essere infuturo nelle varie situazioni di fat-to e di diritto che possono influiresui bilanci della Cassa.L’attuario prevede che il numerodegli iscritti alla Cassa tenda an-cora per qualche tempo ad au-mentare e poi si stabilizzi.Secondo l’attuario della Cassadr.ssa GIOVANNA BIANCOFIORE

(Prev. Forense, 2002, 1, 65), il nu-mero degli iscritti potrebbe anchediminuire.La sua previsione è motivata conla considerazione che è già in attouna diminuzione del numero deinuovi iscritti nelle facoltà di giu-risprudenza (si sta manifestando,però, una inversione di tendenza).Fino a che il numero degli iscrittiaumenta, aumenta anche il nume-ro dei contribuenti e migliora ilrapporto attivi/pensionati.Questo aumento però non puòcontinuare all’infinito; anzi è piùprobabile una diminuzione.E il pensionamento dei nuoviiscritti, quando sarà il loro mo-mento, modificherà, in misurarilevante e negativa, il rapportoiscritti/pensionati.E, nel momento in cui si verifi-cherà il peggioramento del rap-porto iscritti/pensionati, bisogne-rà aver già provveduto con pre-veggenza, per conservare l’equili-brio dei bilanci, che questa varia-zione potrebbe mettere in gravepericolo (vedi CASTELLINO, Prev.Forense, 1999, 4, 54).

Molte sono le ragioni per le qualiil numero degli iscritti potrebbe,in futuro, calare.

1.1) Il rapporto iscritti/domandadi servizi legali.

Secondo le regole del mercato, ilnumero degli addetti ad una pro-fessione può variare in rapportoalla “domanda”.Fino ad ora, si può pensare che unaumento del numero degli iscrittisia coinciso con un aumento delladomanda di servizi legali.Vi sono sintomi vari, che fanno ri-tenere che il mercato sia giuntopressoché a saturazione.

1.2) Evoluzione delle norme cheregolano la professione forense.

La professione di avvocato è re-golata da norme che, in futuro,possono variare (v. DONELLA,Prev. Forense, 1999, 4, 11 e segg.e 2000, 1, 9 e segg.).Alcune modifiche normative, in-dicate a titolo esemplificativo, po-trebbero essere pericolose:a) sarebbe deleterio che venisseeliminata o diminuita la incompa-tibilità tra professione forense elavoro dipendente di ogni genere;b) sarebbe quanto mai pericolosoun intervento normativo che to-gliesse agli avvocati la riserva perla consulenza legale e per la ma-teria stragiudiziale (vedansi imolti scritti sull’argomento sugliultimi numeri della rivista);c) molto nocivo sarebbe ancheche si potessero costituire societàdi capitali per la prestazione diservizi legali.

2) Evoluzione delle norme pre-videnziali.

Le norme che disciplinano la Cas-sa di Previdenza Forense sonostate, con grande frequenza, va-riate dalla fondazione della Cassa(1952) ad oggi.

Nelle previsioni per il futuro, bi-sogna considerare anche possibilimodifiche normative di caratterenegativo.Potrebbero ripetersi eventi, chegià pesantemente hanno influitosul passato quali:– interventi del legislatore (il più

infelice è stato nel 1992 con lalegge n. 141);

– interventi della Corte di Cassa-zione e della Corte Costituzio-nale con sentenze comportantioneri rilevanti per la Cassa.

3) Evoluzione dei redditi degliiscritti.

L’aumento del reddito degli iscrit-ti significa, nell’immediato, un au-mento della contribuzione, mentreavrebbe riflessi ritardati e parzialisulla misura delle pensioni.Gli aumenti dei redditi oltre il tet-to giovano in modo particolare al-la Cassa, perché non influisconosulla misura delle pensioni.Si può pensare che il livello deiredditi (dichiarati) rimanga quel-lo di adesso o addirittura che pos-sa migliorare?O ci si deve preoccupare che essopossa diminuire?È, in ogni caso, certo che una dimi-nuzione dei redditi, che significauna diminuzione dei contributi, èevento negativo anche per la Cassa.

4) Diminuzione della remunera-zione del capitale.

In passato, come già rilevato, laremunerazione del capitale erapiuttosto elevata e ciò ha contri-buito a migliorare i bilanci diesercizio della Cassa.Negli ultimi anni, però, si è verifi-cata una rilevante inversione di ten-denza, per cui il reddito del capita-le (netto da svalutazione) è notevol-mente diminuito e tende ad azze-rarsi (o, addirittura, ad essere nega-tivo, rispetto alla svalutazione).

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PPREVIDENZA l’opinione

■ ■ ■

C) COME INTERVENIRE?Il Comitato dei delegati ha ascol-tato, nel corso di due intense gior-nate, molte relazioni illustrativedelle questioni da affrontare perapportare le modifiche necessariealla nostra disciplina previdenzia-le, con l’indicazione di ipotesi dipossibili modifiche.Nei prossimi numeri della rivistasi darà ampia notizia delle rela-zioni illustrate.In questo numero, abbiamo pub-blicato alcuni schemi orientativi,necessariamente semplificati, maciononostante molto significativi,con i quali sono stati introdotti gliargomenti delle relazioni.Questi schemi sono un ottimopunto di riferimento.

1) Retributivo o contributivo?Non sembrano accettabili leipotesi di passare dal sistemaretributivo (che disciplina laCassa) al sistema contributivo.A seconda di come si disciplinanocontributi e prestazioni, nell’unoe nell’altro sistema le differenzepotrebbero non essere grandi. Se-condo alcune ipotesi, con il con-tributivo la misura delle pensioniverrebbe pressoché dimezzata.Ciò risulta dal confronto tra la di-sciplina previdenziale attuale del-la nostra Cassa e la disciplina del-le Casse che hanno scelto il con-tributivo; ad un diverso risultatosi potrebbe arrivare modifican-do la disciplina della Cassa, purmantenendo il sistema retribu-tivo. Così come il sistema contri-butivo potrebbe offrire una remu-nerazione migliore, con opportu-ne modifiche.Inoltre, il sistema contributivorende molto difficile l’attuazionedella solidarietà, che, invece, èstata sempre considerata una im-

portante regola caratterizzantedella nostra previdenza.Per solidarietà, si intende un siste-ma previdenziale che consente aipercettori di redditi minori di otte-nere una pensione percentual-mente più elevata, rispetto aquanto risulta con il criterio dicalcolo valido per i redditi piùelevati, e di pagare le pensioniminime, di invalidità, di inabilità,indirette e reversibili. Anche l’as-sistenza è una prestazione solida-ristica.Sono fonti per provvedere alla so-lidarietà: a) il contributo integrati-vo, b) il contributo pagato per iredditi oltre il tetto, c) il contribu-to pagato dai pensionati che pro-seguono l’attività oltre il quin-quennio dal pensionamento e d) lariduzione dei coefficienti per ilcalcolo delle pensioni per i reddi-ti più elevati.Entrate queste di entità rilevante,ignote al sistema contributivo edifficilmente conciliabili con esso.

2) Capitalizzazione o riparti-zione?Un “no” fermo va detto per il si-stema a capitalizzazione, che al-cuni economisti hanno suggeri-to con toni enfatici.Due considerazioni sono decisiveper escludere il passaggio al siste-ma contributivo:– per moltissimi anni, bisogne-

rebbe imporre una contribuzio-ne molto (troppo) elevata peraccumulare il capitale necessa-rio alla corresponsione delleprestazioni;

– il sistema a capitalizzazionepresupporrebbe che il capitaledesse redditi percentualmenteapprezzabili; ad esempio, in mi-sura non inferiore al 4/5% alnetto da svalutazione. In questomomento, una remunerazionefinanziaria o di investimenti di

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Le riserve di capitale dovevanosvolgere, nei programmi dellaCassa, una duplice funzione: lafunzione principale di garanzia ela funzione complementare di in-tegrare le entrate contributive permantenere le prestazioni ad uncerto livello.Ora, la remunerazione del capita-le tende a non essere neppure suf-ficiente alla integrazione della ri-serva obbligatoria, alla quale sidovrà provvedere con parte dellacontribuzione.Nel precedente bilancio tecnico,l’attuario aveva ipotizzato una re-munerazione del capitale, al nettoda svalutazione, del 4%; questaprevisione si è manifestata troppoottimistica (come da più parti rile-vato) e oggi le riserve patrimonia-li devono essere considerate se-condo un’ottica del tutto diversadal passato.

5) I grandi eventi dell’economianazionale e mondiale.

Nel considerare le ragioni dellaprudenza, che inducono a sugge-rire una riforma previdenziale ri-gorosa, non bisogna dimenticareil rischio di grandi eventi econo-mici nazionali, ma più ancoramondiali, che potrebbero influirenotevolmente e addirittura scon-volgere tutta l’economia.C’è da sperare che non avvenganocatastrofi, ma non ci si deve trop-po illudere che la situazione di so-stanziale stabilità economica diquesto dopoguerra duri con cer-tezza all’infinito.Terrorismo e guerre, crisi dellefonti energetiche (petrolio e car-bone), espansione economica deipaesi più popolosi (Cina e India),problemi ecologici, sono eventida non trascurare, ma da tenerpresenti per lo meno come sugge-ritori di prudenza.

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tale livello non c’è, e, se la si-tuazione economico-finanziarianon dovesse cambiare, si accu-mulerebbe un enorme patrimo-nio, che non produrrebbe mai imezzi sufficienti per pagare leprestazioni.

3) Modifiche alle norme previ-denziali.

Tutte le modifiche normative del-la disciplina previdenziale offro-no argomenti pro e contro ciascu-na di esse.Possono essere esaminate varieipotesi, estendendo l’analisi an-che a modifiche non consideratenegli schemi di presentazione del-le relazioni esposte al Comitatodei delegati della Cassa, a questoproposito molto sommaria.

3.1) Aumento dell’età pensiona-bile.

Un aumento dell’età pensionabilesi impone per molteplici conside-razioni.È notevolmente aumentata nonsolo l’età media delle persone,ma anche l’età in cui gli avvoca-ti rimangono attivi.Già la disciplina previdenziale at-tuale prevede che venga pagatauna contribuzione ordinaria finoal settantesimo anno di età (o, me-glio, fino a cinque anni dopo ilpensionamento), presupponendocon ciò che, di regola, l’avvocatocontinui a lavorare fino a settan-t’anni. I dati relativi ai redditi de-gli avvocati, riferiti agli scaglionidi età, indicano che la prosecuzio-ne dell’attività fino a settant’anniavviene per la grande maggioran-za degli iscritti, con redditi ap-prezzabili.L’elevazione a settant’anni dell’e-tà pensionabile appare dunque ra-gionevole, mentre costituirebbegià un vantaggio elevarla a ses-santasette/sessantotto anni.

Con l’aumento a settant’anni, nonverrebbero più corrisposti i sup-plementi, ma la pensione verreb-be liquidata un’unica volta.L’aumento dell’età potrebbe esse-re apportato con gradualità; adesempio, di un anno ogni cinque.Non va certo trascurata l’ipotesiche l’aumento della età si fermi asessantasette/sessantotto anni,mentre è certamente troppo bassa(e onerosa per la Cassa) l’attualeetà di sessantacinque anni.Non è invece accettabile l’ipotesiche il pensionamento debba com-portare la cancellazione dall’albo.È un dato ormai scontato che ilpensionamento, in genere, non si-gnifica cessazione di attività lavo-rative, ma, per molti, il passaggioda un’attività ad un’altra.L’avvocato anziano può fare pra-ticamente solo l’avvocato e can-cellarlo dall’albo significa impe-dirgli ogni attività di lavoro. Sal-vo che non si tenga presente lapossibilità di continuare a lavora-re all’interno del proprio studio,utilizzando altri professionisti perle attività che richiedono l’iscri-zione all’albo. E salvo che non sivoglia ritenere che la consulenzalegale e l’assistenza stragiudiziale(specialmente per chi ha esercita-to la professione forense per mol-ti anni) sia lecita anche senza laiscrizione all’albo.Meglio evitare che l’avvocato ul-tra settantenne debba ricorrere asotterfugi, per continuare a lavo-rare (abbiamo segnalato il caso diun avvocato di Alessandria tuttoraattivo a 98 anni!).Si tenga presente, d’altra parte,che la Corte Costituzionale ha giàdichiarato illegittima la riduzionedi un terzo della pensione per gliavvocati che proseguono nell’atti-vità professionale dopo il pensio-namento.

Questione diversa è la cancella-zione dall’albo del pensionato dianzianità, assolutamente necessa-ria se deve rimanere questo tipo dipensione.Il pensionato di anzianità gode diun grosso beneficio consistentenell’anticipazione del pensiona-mento, che attualmente gli consen-te la stessa pensione di chi attendeil sessantacinquesimo anno di età,lucrando anni di prestazioni.

3.2) Eliminazione della pensio-ne di anzianità.

La pensione di anzianità, inrealtà, deve essere eliminata. Es-sa costituisce una gravissima in-giustizia, perché consente di anti-cipare la riscossione della pensio-ne, determinata nella stessa misu-ra della pensione di vecchiaia.In alternativa alla eliminazionedella pensione di anzianità, biso-gnerebbe diminuire l’ammonta-re di essa in funzione dell’anti-cipazione rispetto alla età dellapensione di vecchiaia, con criteriattuariali, di modo che, in via pre-sumibile e con calcolo statistico,l’ammontare complessivo, che ilpensionato è destinato a riceverenell’arco di tutta la vita, sia egua-le tanto con la pensione di anzia-nità quanto con la pensione divecchiaia (questa è una scelta giàfatta dalla Cassa dei ragionieri).È troppo frequente il caso di pen-sionati di anzianità che proseguo-no clandestinamente l’eserciziodella professione, senza che laCassa abbia potuto prendereprovvedimenti sanzionatori.È uno scandalo a cui va posto fine.

3.3) Aumentare le contribuzionio diminuire l’ammontare dellepensioni?

Bisogna fare una scelta di fondotra le ipotesi di aumento dellacontribuzione e le ipotesi di di-

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PPREVIDENZA l’opinione

– l’aumento del contributo sog-gettivo, che è già percepito co-me gravoso dalla maggioran-za dei nostri colleghi, deve es-sere condizionato ad un con-senso maggioritario da verifi-care attraverso ampie consul-tazioni.

Un aumento dei contributi nonrichiederebbe una riforma, per-ché è già nei poteri del Consigliodi amministrazione disporlo entrolimiti congrui (fino al 15% per ilcontributo soggettivo; fino al 5%per il contributo integrativo).Si può ritenere che i giovani (lagrande maggioranza degli iscrit-ti) preferisca non aumentare icontributi, che appaiono già one-rosi, nell’incertezza sulla possibi-lità di ottenere (tra molti anni)prestazioni previdenziali simili aquelle ora corrisposte.Pagare ora di più per poi riceveredi meno sarebbero eventi quantomai ingiusti e dolorosi!La diminuzione graduale dellepensioni (con l’aumento del solocontributo integrativo) rispette-rebbe l’equilibrio di trattamentotra generazioni.

3.4) Aumentare l’anzianità mi-nima di iscrizione alla Cassa?

Può essere discutibile l’ipotesi diaumentare l’anzianità minima diiscrizione alla Cassa, necessariaper consentire il diritto a pensione(ad esempio portandola da trentaa trentacinque anni o addirittura aquaranta).In linea di principio, questo au-mento può ritenersi corretto; mabisogna considerare che le regoledella “totalizzazione” potrebberoalterare ancor di più il rapporto at-tualmente esistente tra anzianitàminima secondo alcuni sistemiprevidenziali e il nostro.L’eventuale aumento dell’an-zianità minima andrebbe dun-

que coordinato con le regoledella totalizzazione.

3.5) Modifiche delle pensioniminime.

Un sì incondizionato va espres-so per la eliminazione del rap-porto tra contributo minimo epensione minima, che impediscel’aumento del contributo minimo,perché esso, con le norme attuali,si tradurrebbe in un maggior one-re della Cassa per provvedere alpagamento delle già elevate pen-sioni minime (in rapporto allacontribuzione pagata).La pensione minima può esserestabilita, anche per il futuro, nellamisura attuale, con le stesse riva-lutazioni, delle altre pensioni.In questo modo, potrebbe essereaumentata la contribuzione mini-ma, che attualmente è troppo bas-sa. Una misura ragionevole po-trebbe essere di 2.000 euro all’an-no.Bisognerà disciplinare, in modopiù razionale di quanto non siaadesso, una diminuzione di questacontribuzione per i primi anni diiscrizione alla Cassa.

3.6) Ridurre l’ammontare dellepensioni?

Resta da considerare l’ipotesi diriduzione della misura della pen-sione, che potrebbe essere attuataripristinando il sistema di calcolodella legge del 1980 e cioè elimi-nando l’improvvida modifica del1992.Una modifica in questo senso do-vrebbe rispettare la regola del“prorata”, cioè la pensione do-vrebbe essere calcolata con i coef-ficienti attuali per l’anzianità ma-turata fino all’entrata in vigoredella modifica e in misura ridottaper l’anzianità che sarà maturatanegli anni futuri, quando questicoefficienti fossero stati ridotti.

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minuzione delle prestazioni, po-tendosi anche ricorrere ad entram-bi i rimedi, temperati nell’entità.La scelta dell’aumento dei contri-buti può essere suggerita da inda-gini demoscopiche sull’intera po-polazione, da cui sarebbe risultatauna preferenza per l’aumento del-le contribuzioni rispetto alla dimi-nuzione dell’entità delle pensioni.Per interpretare questa opinionedi massa, occorre però tener pre-sente che, per i lavoratori dipen-denti, la maggior parte della con-tribuzione viene pagata dal datoredi lavoro e un suo aumento nonviene direttamente percepito dal-l’interessato.Ben diversa è la situazione per gliavvocati, che pagano pressochéper intero di tasca loro (salvo ilcontributivo integrativo) i lorocontributi.Si può pensare, pertanto, che gliavvocati non vedano con grandefavore l’aumento dei contributi(soprattutto di quello soggettivo),mentre potrebbero essere mag-giormente disposti ad una dimi-nuzione dell’ammontare dellepensioni diluita nel tempo futuro.La consapevolezza che la diminu-zione delle pensioni è uno deimezzi necessari per conservaregli equilibri finanziari e cioè perconsentire il pagamento dellepensioni, dovrebbe rendere accet-tabili modifiche, che non sianotroppo penalizzanti.Fatte queste premesse, si può rite-nere che:– sia accettabile un aumento della

contribuzione integrativa, che,nella maggior parte dei casi,viene recuperata dal cliente;contrarietà politiche a questoaumento dovranno essere supe-rate, dimostrando la sua neces-sità per gli equilibri finanziaridella Cassa;

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In questo modo, l’effetto della mo-difica sarebbe ottenuto integral-mente solo dopo 30/40 anni. Daciò la necessità di un interventotempestivo, se ritenuto opportuno.La norma dovrebbe essere formu-lata in modo tale da consentire diadottare un provvedimento inproposito con delibera del Consi-glio di amministrazione, sentito ilComitato dei delegati, con la pos-sibilità di eventuali riduzioni deicoefficienti anche in momentisuccessivi, in una previsione tren-tennale, gli equilibri finanziarinon fossero mantenuti, nonostan-te l’adozione di tutte le altre mo-difiche normative, che sarannostate introdotte.

3.7) Allungare il periodo di rife-rimento.

Il Comitato dei delegati ha aumen-tato il periodo di riferimento per ilcalcolo della pensione in misuramolto timida, portandolo dai prece-denti migliori dieci anni degli ulti-mi quindici, ai migliori venti degliultimi venticinque. Ma ciò ha fattocon il rispetto della regola del “pro-rata”, che non può ritenersi obbli-gatoriamente applicabile a questocaso. Gli effetti del “prorata” deter-

minano una dilazione troppo lunganel tempo dei presumibili effettipositivi della modifica.Bisogna avere il coraggio (tenutoconto delle resistenze degli iscrit-ti, bisogna proprio parlare di “co-raggio”!) di aumentare il periododi riferimento fino a raggiungerel’intera anzianità di iscrizione allaCassa, tolti soltanto cinque anni,tenuto conto delle difficoltà ini-ziali della professione e dei possi-bili imprevisti nel corso di essa.Calcolare la pensione solo suiredditi degli ultimi anni toglie ilnecessario collegamento tra misu-ra della contribuzione e misuradella pensione.Bisogna inoltre constatare, congrande disappunto, che molti av-vocati dichiarano i redditi degliultimi anni in misura troppo ele-vata rispetto ai redditi degli anniprecedenti.Trattasi di un fenomeno che va con-trastato (v. BIANCOFIORE-DONELLA,Prev. For., 1997, 4, pag. 38).

3.8) Abolire la restituzione deicontributi.

Va infine considerata l’ipotesi dieliminare la regola della restitu-zione dei contributi.

Per questo argomento si rinvia al-l’ampio scritto pubblicato in que-sto stesso numero della rivista(pag. 313).

■ ■ ■

D) CONCLUSIONISi prospetta, per il Comitato deidelegati, un lavoro molto impe-gnativo e molto difficile, nell’af-frontare il quale sarà necessariotrascurare il diffuso egoismo de-gli anziani, per rivolgere l’atten-zione, con spirito equitativo, allegenerazioni giovani e a quellefuture.Dobbiamo fare in modo che laCassa sia disciplinata da normeche ne consentano la sua so-pravvivenza anche in un lonta-no futuro, con la possibilità diaffrontare e superare tutti glieventi, anche negativi, che po-trebbero verificarsi.Sapranno i delegati risponderepositivamente alle esigenze de-gli equilibri finanziari futuri del-la Cassa e dell’equità tra genera-zioni?Se sì, non v’è ragione di preoccu-parsi.

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In base all’art. 3 del decreto legisla-tivo 30.06.1994, n. 509, la vigilan-za sugli enti previdenziali privatiz-zati è esercitata dal Ministero delLavoro e delle Politiche Sociali, dalMinistero dell’Economia e delleFinanze e dal Ministero della Giu-stizia con la previsione che nel Col-legio dei sindaci deve essere assi-curata la presenza di rappresentantidelle predette amministrazioni.La Corte dei conti esercita poi ilcontrollo generale sulla gestionedelle assicurazioni obbligatorieper assicurare la legalità e l’effi-cacia e riferisce annualmente alParlamento.In caso di disavanzo economico-fi-nanziario il Ministero del Lavoro edelle Politiche Sociali, di concertocon gli altri Ministeri, provvede al-la nomina di un Commissariostraordinario il quale adotta i prov-vedimenti necessari per il riequili-brio della gestione. Sino al ristabi-limento dell’equilibrio finanziariosono sospesi tutti i poteri degli or-gani di amministrazione degli entiprevidenziali privatizzati. In casodi persistenza dello stato di di-savanzo economico e finanziariodopo tre anni dalla nomina delCommissario ed accertata l’impos-sibilità da parte dello stesso di po-ter provvedere al riequilibrio finan-ziario dell’ente previdenziale pri-vatizzato i Ministeri competenti, diconcerto tra loro, nominano un

commissario liquidatore. L’art. 2del decreto legislativo 30.06.94 n.509 prevede poi che nel caso in cuigli organi di amministrazione e dirappresentanza si rendessero re-sponsabili di gravi violazioni dilegge afferenti la corretta gestionedell’ente previdenziale privatizza-to, il Ministero del Lavoro e dellePolitiche Sociali, di concerto congli altri Ministeri, nomina un com-missario straordinario, con il com-pito di salvaguardare la corretta ge-stione dell’ente, che entro 6 mesidalla sua nomina avvia e concludela procedura per rieleggere gli am-ministratori dell’ente stesso. Comesi vede la fonte istitutiva degli entiprevidenziali privatizzati non haprevisto l’obbligo per l’ente stessodi dotarsi di una funzione di con-trollo interno autonoma rispettoalle strutture operative e agli or-gani collegiali. Evidentemente nel1994 non si pensava a questa formadi controllo che oggi invece diven-ta assolutamente indispensabile.Del resto gli enti previdenziali pri-vatizzati erano in ottima compa-gnia perché nemmeno per i fondipensione negoziali era previsto unorganismo interno autonomo dicontrollo. Oggi sia i fondi pensione che glienti previdenziali privatizzati ope-rano sui mercati finanziari e quindidiventa di grande attualità il pro-blema legato al controllo del ri-

schio. Il sistema finanziario italia-no va sempre più assumendo l’as-setto strutturale proprio dei paesipiù avanzati.L’allungamento della vita mediadella popolazione, le riforme deisistemi pensionistici, la più diffusaconoscenza degli strumenti finan-ziari tendono a rafforzare l’orien-tamento al risparmio gestito. Indu-cono a ricercare un elevato gradodi diversificazione anche per inve-stimenti di importo contenuto cosìstimolando la domanda di servizifinanziari sempre più complessi esofisticati. Sia i fondi pensione chegli enti previdenziali privatizzati sisono inseriti in questo sistema del-la new economy che richiede peròcompetenze professionali più spe-cializzate.Consapevole di ciò la COVIP(Commissione di Vigilanza suiFondi Pensione) il 18.03.2003 haadottato una deliberazione aventead oggetto l’enunciazione delle li-nee guida in materia di organiz-zazione interna dei fondi pensio-ne negoziali.Alcuni principi dettati per i fondipensione negoziali mi sembranoesportabili anche negli enti previ-denziali privatizzati chiamati oggi asvolgere, per il perseguimento dellefinalità istituzionali, intensa attivitàdi gestione delle risorse finanziarierappresentate dai contributi obbli-gatoriamente versati dagli iscritti.

PLA PREVIDENZA FORENSE

Un efficiente servizio di internal auditA fianco dei controlli esterni, è opportuno che la Cassa istituisca una funzionedi controllo interno, anche se legislativamente non prevista, in analogia alla di-sciplina vigente per i fondi pensione negoziali.

di Paolo Rosa

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La deliberazione della COVIP im-pone ai fondi pensione negoziali didotarsi di un organismo di control-lo interno autonomo rispetto allestrutture operative e agli organicollegiali. È bene che anche gli en-ti previdenziali privatizzati si ade-guino a questa direttiva e al piùpresto si dotino di una funzione dicontrollo interno autonoma. Dettafunzione avrà il compito di verifi-care che la gestione dell’ente sisvolga nel rispetto delle regole sta-bilite dalle disposizioni normativedi settore e dall’ordinamento inter-no nonché in coerenza con gliobiettivi fissati dall’organo di am-ministrazione, con particolare ri-guardo ai seguenti profili:a) le procedure informative tra

l’ente e i soggetti ai quali è affi-dato lo svolgimento di specifi-che attività;

b) le operazioni in conflitto di inte-ressi;

c) l’esame dell’efficienza e dellafunzionalità dei processi di ge-stione in relazione alle finalitàistituzionali dell’ente;

d) l’esame di eventuali irregolaritàgestionali rispetto alle finalitàdell’ente.

Affinché le scelte amministrativedegli organi dell’ente possano rea-lizzarsi nel quadro degli opportuniprofili di autonomia e indipen-denza è evidente che le funzionidi direzione generale e di con-trollo interno non potranno essereaffidate a soggetti incaricati disvolgimento di quelle attività chesono esse stesse oggetto di control-lo (gestione amministrativa e con-tabile, gestione finanziaria ecc..) néevidentemente a risorse professio-nali che operano nell’ambito deipredetti soggetti. Lo svolgimento delle funzioni ope-rative di controllo interno dovran-no essere affidate a soggetti in pos-

sesso delle competenze e profes-sionalità idonee a prefigurare l’a-deguato svolgimento delle funzionistesse.La struttura di internal audit (ispet-torato interno) avrà come compitoquello di soddisfare le esigenzespecifiche di controllo dei rischi edell’efficienza/efficacia dei proces-si gestionali dell’ente. Il responsa-bile della direzione ispettorato do-vrà predisporre, con periodicità se-mestrale, una relazione contenentela sintesi dell’attività effettuata e diquella svolta in qualità di internalaudit. La relazione sarà presentataal Presidente dell’ente, al Consigliodi Amministrazione e al CollegioSindacale per le rispettive valuta-zioni. L’autorità di controllo inter-no dovrà occuparsi anche della ge-stione degli esposti provenienti da-gli iscritti.

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LA PREVIDENZA FORENSE

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LA PREVIDENZA FORENSE

GIURISPRUDENZA PREVIDENZIALE

TRIBUNALE DI ROMASezione Lavoro, 7 agosto 2003, n. 19065G. dott. F. M. Gallo, Benedetti (avv. R. Aloisio) c.Cassa di Previdenza Forense (avv. G. Vaccari)

Il regime a tempo pieno:è incompatibile con lo svolgimento di qualsiasiattività professionale e di consulenza esterna e conl’assunzione di qualsiasi incarico retribuito e conl’esercizio del commercio e dell’industria; sonofatte salve le perizie giudiziarie e la partecipazio-ne ad organi di consulenza tecnico-scientificadello Stato, enti pubblici e organismi a prevalentepartecipazione statale purché prestate in quantoesperti nel proprio campo disciplinare e compati-bilmente con l’assolvimento dei propri compitiistituzionali.

SVOLGIMENTO DEL PROCESSOCon ricorso depositato in data 3.4.2001, il prof. avv.Giuseppe Benedetti esponeva al Tribunale di Romadi essere iscritto all’Albo degli Avvocati dal16.4.1957 ed alla Cassa di Previdenza Forense dal1980, e di aver optato a partire dall’anno accademi-co 1996/97 per l’insegnamento universitario atempo pieno, comunicando tale scelta al Consigliodell’Ordine degli Avvocati che, con delibera del7.11.1997, iscriveva il ricorrente nell’ElencoSpeciale degli Avvocati Docenti Universitari atempo pieno.Il ricorrente riferiva ancora che la Cassa diPrevidenza Forense cancellava a far data dalnovembre 1996 il prof. Benedetti il quale, ignaro ditale cancellazione, continuava a versare il contribu-to (poi restituito) e nel luglio 1997 formulavadomanda di retrodatazione per il conseguimento –alla maturazione del tempo previsto dalla legge –

del diritto alla pensione, e in data 2.6.1999, la Cassacomunicava di aver respinto la domanda non risul-tando l’avvocato iscritto alla Cassa. Avverso taledecisione il ricorrente proponeva reclamo alConsiglio di Amministrazione, che però conferma-va la delibera di Giunta.Ciò premesso, l’avv. Benedetti chiedeva all’aditogiudice di accertare e dichiarare il suo diritto-obbli-go ad essere iscritto alla Cassa Nazionale diPrevidenza e Assistenza Forense, con ogni provve-dimento conseguente, anche ai fini del trattamentopensionistico.

Omissis

MOTIVI DELLA DECISIONELa domanda è infondata e va rigettata.Come esattamente sottolineato dalla convenuta,l’art. 22 della legge n. 576/80 dispone che l’iscri-zione alla Cassa Nazionale di Previdenza eAssistenza Forense è obbligatoria per tutti gli avvo-cati e procuratori che esercitino la libera professio-ne con carattere di continuità ai sensi dell’art. 2 L.22.7.1975 n. 319, norma che a sua volta determina icriteri per accertare la sussistenza del carattere dellacontinuità individuandoli nella prevalenza dell’atti-vità professionale.Si tratta di una scelta non formalistica, come sostieneil ricorrente, ma dettata dalla volontà di ancorare l’i-scrizione ad una situazione di effettività, riservando iltrattamento di previdenza forense a coloro che in con-creto abbiano esercitato la professione di avvocato.Per contro, la qualità di docente a tempo pieno èincompatibile, sia nel vecchio che nel nuovo testodell’art. 11 del DPR 382/1980, “con lo svolgimentodi qualsiasi attività professionale e di consulenzaesterna” con limitatissime eccezioni.

Docenti universitari a tempo pieno (pag. 367)

Indennità di maternità e adozione internazionale (pag. 370)

Docenti universitari a tempo pieno

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L’iscrizione dei docenti a tempo pieno nell’elencospeciale assolve dunque, oltre che ad un doverosoatto di riconoscimento di professionalità, unicamen-te alla funzione di consentire al docente l’assolvi-mento di quelle attività, previste come compatibilidal citato art. 11 ma che non possono configurareattività professionale in senso pieno, e comunquenon possono mai, per la contraddizione che non loconsente, assumere carattere di prevalenza sull’atti-vità accademica, come richiesto dall’art. 22 dellalegge 576/80.

NotaÈ sorta controversia sul quesito se i docenti universitari atempo pieno debbano essere iscritti alla Cassa di PrevidenzaForense.Le norme contenute nella legge 20 settembre 1980, n. 576,non sono, nel loro insieme, di facile e sicura interpretazione.Vediamo dunque se, nell’interpretazione delle norme vigenti,si può affermare che l’iscrizione alla Cassa dei docenti uni-versitari a tempo pieno, che svolgano attività professionalecon carattere di continuità, sia obbligatoria.La norma fondamentale, circa la obbligatorietà dell’iscrizio-ne alla Cassa Forense, è l’art. 22 della legge 576/1980, nelcui primo comma si stabilisce: “L’iscrizione alla Cassa èobbligatoria per tutti gli avvocati e procuratori che esercita-no la libera professione con carattere di continuità ai sensidell’art. 2 della legge 22 luglio 1975, n. 319”.Anche i docenti universitari a tempo pieno, che esercitanol’attività professionale con carattere di continuità, secondoquesta norma sembrano compresi tra coloro che hanno l’ob-bligo di iscrizione alla Cassa.Anche essi, infatti, sono avvocati e il requisito per la obbli-gatorietà dell’iscrizione sarebbe determinato dal fatto cheesercitino un’attività libero-professionistica con carattere dicontinuità e cioè con redditi e volumi d’affari superiori aiminimi stabiliti dal Comitato dei delegati.Quando il legislatore ha approvato la legge 576/1980, non siè posto il problema dell’iscrizione alla Cassa dei docentiuniversitari a tempo pieno, perché l’ordinamento universita-rio, a quel tempo, non prevedeva per essi la possibilità diesercizio di attività libero-professionistica.Questa possibilità è stata introdotta successivamente conl’art. 3 della legge 18 marzo 1989, n. 18, che ha integrato emodificato l’art. 11 della legge 11 luglio 1980, n. 382.Si può ritenere che il primo comma dell’art. 22 abbia unapotenziale capacità espansiva nel senso di comprendereanche una categoria di avvocati che, al tempo dell’approva-zione della legge, non potevano esercitare la libera profes-sione, ma questa facoltà hanno acquistato successivamente.Vi sono però altre norme che sia dal punto di vista teorico,sia soprattutto dal punto di vista pratico, giustificano idubbi, soprattutto considerando il loro significato letterale.La prima di tali norme è l’art. 17 della legge 576/1980, il cuiprimo comma stabilisce: “Tutti gli iscritti agli albi degliavvocati e dei procuratori… devono comunicare alla Cassacon lettera raccomandata… l’ammontare del reddito profes-sionale… nonché il volume complessivo d’affari”.

L’obbligatorietà di questa comunicazione è il presuppostoper conoscere chi ha l’obbligo della iscrizione (perché supe-ra i limiti prescritti di reddito e di volume d’affari), e poi perdeterminare la misura dei contributi dovuti (i soggettivi dagliiscritti alla Cassa, gli integrativi da tutti gli iscritti agli albi).Sullo stesso piano si pone l’art. 11 della legge 576/1980 chedisciplina il contributo integrativo.Al primo comma di esso, è stabilito: “Tutti gli iscritti aglialbi di avvocato e di procuratore devono applicare una mag-giorazione percentuale su tutti i corrispettivi rientranti dalvolume d’affari ai fini dell’IVA e versarne alla Cassa l’am-montare”.Sia dunque nell’art. 17, sia nell’art. 11 si fa riferimento ad“avvocati iscritti agli albi”.Orbene, i docenti universitari a tempo pieno non sono iscrit-ti all’albo di avvocato, ma in un elenco speciale annessoall’albo.Se, con la parola “albo” si fosse voluto far riferimentoall’albo ordinario con esclusione degli elenchi speciali, idocenti universitari a tempo pieno, anche se svolgono attivi-tà libero- professionistica, resterebbero fuori dall’obbligodelle comunicazioni alla Cassa e non sarebbero obbligati alcontributo integrativo. Basta questo per escluderli dall’ob-bligo di iscrizione alla Cassa?Si può tuttavia pensare che, con la parola “albo”, il legisla-tore abbia inteso riferirsi genericamente ad una iscrizioneche condiziona l’esercizio della libera professione. In talcaso, il significato della norma può estendersi a comprende-re anche l’ “elenco speciale” che, per i docenti universitaria tempo pieno, ha la stessa funzione dell’albo.L’esercizio della libera professione, per i docenti universita-ri a tempo pieno, è limitato perché può essere svolto soltan-to nell’interesse dello Stato o di altri enti pubblici.Va poi considerato il quinto comma dell’art. 22 della legge576/1980 secondo il quale: “Non è ammessa l’iscrizione allaCassa di avvocati e procuratori che, quali iscritti agli elen-chi speciali, esercitano la professione nell’ambito di un rap-porto di impiego”.Questo comma fa chiaro riferimento soltanto agli avvocatiiscritti negli elenchi speciali quali dipendenti di enti pubbli-ci, il cui esercizio professionale è limitato all’assistenza ingiudizio dell’ente da cui dipendono (i quali devono far partedi un ufficio legale regolarmente costituito e non svolgereattività diversa da quella legale, secondo l’art. 3, comma 4,b, dell’ordinamento professionale).Questa norma non può riferirsi ai docenti universitari atempo pieno perché essi non esercitano la professione “nel-l’ambito di un rapporto d’impiego”, ma esercitano (una limi-tata) attività professionale nonostante l’esistenza di un rap-porto di pubblico impiego.Si potrebbe interpretare diversamente questa disposizione,con riferimento ai docenti universitari, solo se questi avesse-ro un obbligo di svolgere un’attività di difesa dello Stato odegli enti pubblici derivante dal rapporto d’impiego, mentrenon dovrebbero esserci dubbi che la (limitata) attività legalesvolta dai docenti universitari a tempo pieno ha carattere diattività libero-professionistica.Se è così, si dovrebbe ritenere che la norma fondamentaleper determinare l’obbligatorietà di iscrizione alla Cassa sia

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il citato art. 22 che prevede tre categorie di avvocati: a)quelli obbligati che svolgono l’attività professionale concarattere di continuità; b) quelli non obbligati per difetto dicontinuità nell’esercizio professionale; e c) quelli non obbli-gati perché iscritti negli elenchi speciali che svolgono attivi-tà nell’ambito del rapporto d’impiego.I docenti universitari a tempo pieno rientrano nella primacategoria e cioè in quella degli obbligati?Per rispondere affermativamente bisognerebbe superare gliostacoli interpretativi degli artt. 11 e 17, come già rilevato.Bisognerebbe cioè interpretare in senso estensivo il riferi-mento agli “iscritti negli albi”, comprendendo tutti gli avvo-cati che possono svolgere un’attività libero-professionisticae che sono iscritti in un albo o elenco, che a ciò li autorizza.La disciplina dell’art. 17 sulle dichiarazioni da inviare allaCassa crea un problema pratico di non facile soluzione, se sivolesse comprendere tra gli obbligati all’invio delle comuni-cazioni, anche i docenti universitari a tempo pieno.Fino ad oggi, si è ritenuto che costoro non avessero l’obbli-go di inviare la comunicazione.Conseguentemente, la Cassa non sa ora quali siano i docen-ti universitari che svolgono un’attività libero-professionisti-ca, perché essi non mandano le comunicazioni ritenendosiesenti (e tali li considera la Cassa).Una volta che la norma citata dovesse essere interpretata nelsenso di estendere l’obbligo di iscrizione alla Cassa anche aidocenti universitari a tempo pieno, la loro individuazionesarebbe estremamente difficile.La questione è diventata di attualità dopo l’approvazionedella legge 5 agosto 1995, n. 335 (riforma del sistema pen-sionistico), la quale ha introdotto il principio che anche ogniattività di lavoro autonomo comporta la necessità della iscri-zione ad un ente previdenziale ed ogni reddito di lavoro auto-nomo costituisce imponibile a favore dell’Ente presso ilquale è fatta l’iscrizione.Prima di questa legge, il reddito libero-professionistico deidocenti universitari a tempo pieno sfuggiva ad ogni obbligoprevidenziale, ritenendosi insussistente l’obbligo di iscrizio-ne alla Cassa forense ed in mancanza di un altro tipo di pre-videnza, per essi previsto.Si ricordi che anche i docenti universitari a tempo definito,per i quali vi è facoltà di esercizio della libera professione ediscrizione in albi ordinari, avevano contestato la loro obbli-gatorietà di iscrizione alla Cassa forense, ritenendo illegitti-mo il dover essere obbligati a due diverse previdenze: comedocenti universitari e come liberi professionisti.La Corte di Cassazione e la Corte Costituzionale hanno peròsempre affermato che anche i docenti universitari a tempodefinito hanno l’obbligo di iscrizione alla Cassa forense(Prev. For. 1997, 4, pag. 76).Prima della legge 335/1995, se la Cassa avesse interpretatole norme nel senso che anche i docenti universitari a tempopieno erano obbligati all’iscrizione, avrebbe trovato unaresistenza accanita con la conseguenza di un contenziosooneroso e di risultato incerto.Le cose sono cambiate dopo l’approvazione della legge335/1995, perché i docenti universitari a tempo pieno, seesercitano un’attività libero-professionistica o si iscrivonoalla Cassa forense oppure devono iscriversi all’INPS.

Alcuni universitari a tempo pieno hanno chiesto di iscriversialla Cassa forense, ma la Cassa non ha ancora accolto que-ste domande perché, se si iscrivono alcuni docenti universi-tari a tempo pieno, bisogna iscriverli tutti, eventualmented’ufficio, per il principio che l’iscrizione alla Cassa forenseo è obbligatoria o è impossibile.I docenti universitari a tempo pieno, che svolgono attività dilibero-professionisti, pertanto: o si devono iscrivere allanostra Cassa o si devono iscrivere all’INPS. Ciò fa sì chel’INPS sia contraddittore della Cassa, il quale potrebbe esse-re indotto a sostenere che, presso di esso e non presso laCassa forense, i docenti universitari a tempo pieno devonoiscriversi.È chiaro che un conflitto tra Cassa privata ed INPS non puòessere risolto dalla prima, ma può essere risolto soltanto dalgiudice o dal legislatore.Deve pertanto essere ritenuto corretto il comportamentodella Cassa forense, che ritiene di dover rigettare la doman-da di iscrizione dei docenti universitari a tempo pieno chesvolgono attività libero-professionistica.A differenza che prima della legge 335/1995, i docenti uni-versitari a tempo pieno non restano privi di previdenza inrelazione ai redditi percepiti con la libera professione,dovendo essere iscritti all’INPS se non possono essere iscrit-ti alla Cassa forense.La sentenza, che si annota, è accettabile nella sua decisione,ma non approfondisce gli argomenti esposti dalle parti ingiudizio.Il Tribunale di Roma ha limitato la motivazione all’esamedell’art. 22 della legge 576/1980, che però è quello chepotrebbe essere interpretato con minore difficoltà a favoredei docenti universitari a tempo pieno che svolgono attivitàlibero-professionistica e che vogliono iscriversi alla Cassaforense.Il Tribunale di Roma ha invece trascurato gli artt. 11 e 17,nei quali il richiamo agli “avvocati iscritti all’albo” costi-tuisce la difficoltà maggiore per riconoscere il contrastatodiritto all’iscrizione alla Cassa.Non è neanche del tutto esatta l’affermazione del Tribunaleche i docenti universitari a tempo pieno, nell’esercizio dellafacoltà ad essi riconosciuta, svolgano di fatto una limitatis-sima attività libero-professionistica.Ce ne sono alcuni, soprattutto nel campo del diritto ammini-strativo, che svolgono un’attività di rilievo nell’assistere glienti pubblici come rientra nelle loro facoltà.Secondo l’art. 3 della legge 18 marzo 1989, n. 118, nonrichiamata dal Tribunale di Roma, si stabilisce che, tra leattività consentite ai sensi della lettera a, 5° comma, dell’art.11 del D.P.R. 31 luglio 1980, n. 382, sono aggiunte: “le atti-vità, comunque svolte, per conto di amministrazioni delloStato, enti pubblici e organismi a prevalente partecipazionestatale purché prestate in quanto esperti nel proprio campodisciplinare e compatibilmente con l’assolvimento dei propricompiti istituzionali;”.La questione è dunque aperta e sarebbe auspicabile un inter-vento del legislatore per evitare un contenzioso senz’altrospiacevole.

d.d.

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CORTE COSTITUZIONALE23 dicembre 2003, n. 371Pres. Zagrebelsky, Est. Contri. Bartesaghi c. Cassanazionale di previdenza e assistenza forense.

Professioni intellettuali – Maternità ed infanzia– Libere professioniste – Lavoratrici madriadottanti –- Diritto all’indennità di maternità,in caso di adozione internazionale - Spettanzanei tre mesi successivi all’ingresso del minoreadottato o affidato, anche se abbia superato i seianni di età – Mancata previsione – Illegittimitàcostituzionale.

È illegittimo, per violazione degli artt. 3, 31 e 37Cost., l’art.72 del d.lgs. 26 marzo 2001 n. 151,nella parte in cui non prevede che nel caso di ado-zione internazionale l’indennità di maternità spet-ta nei tre mesi successivi all’ingresso del minoreadottato o affidato, anche se abbia superato i seianni di età.

Corte CostituzionaleSentenza 23 dicembre 2003 n. 371

Ritenuto in fatto

1. - Il Tribunale di Genova, con ordinanza in data3 febbraio 2003, ha sollevato, in riferimentoagli articoli 3, 31 e 37 della Costituzione, que-stione di legittimità costituzionale dell’articolo72 del decreto legislativo 151/01 (Testo unicodelle disposizioni legislative in materia di tute-la e sostegno della maternità e della paternità, anorma dell’articolo 15 della legge 53/2000),nella parte in cui tale norma non prevede ildiritto della libera professionista che abbiaadottato un bambino a percepire l’indennità dimaternità, anche se il minore abbia superato isei anni e fino al compimento di dodici anni, sedi nazionalità italiana, o della maggiore età, sestraniero.Il rimettente premette che il giudizio a quo haad oggetto la domanda di corresponsione deltrattamento di maternità per l’adozione di unbambino straniero, proposta da una libera pro-

fessionista nei confronti della Cassa nazionaledi previdenza e assistenza forense, la qualeaveva negato il pagamento sul rilievo del supe-ramento dei sei anni di età da parte del minoreal momento del suo ingresso nella famigliaadottiva.Il giudice a quo, dopo aver rilevato che la chia-ra e univoca formulazione dell’articolo 72 deldecreto legislativo 151/01 – che riconosce ildiritto all’indennità di maternità a favore dellalibera professionista, a condizione che il bam-bino adottato non abbia superato i sei anni dietà – non consente interpretazioni diverse daquella letterale, osserva che detta interpretazio-ne appare tuttavia in contrasto con gli articoli 3,31 e 37 della Costituzione, i cui principi sonostati posti a base delle pronunce della Cortecostituzionale, dirette ad ampliare la tutelamedesima, sotto il profilo sia dei soggetti bene-ficiari delle provvidenze, sia dell’entità ancheeconomica di esse.Gli istituti innovativi introdotti dal legislatore asostegno della famiglia, ispirati anch’essi aicitati principi costituzionali, hanno riguardatoprevalentemente i lavoratori dipendenti, mentreil trattamento di maternità alle libere professio-niste è rimasto disciplinato dalla legge 379/90(Indennità di maternità per le libere professio-niste), le cui norme sono state integralmentetrasfuse nel Testo Unico. Queste, nel prevederela condizione del mancato superamento dei seianni dell’adottato al momento di ingresso nellafamiglia, per il sorgere del diritto all’indennità,non tengono conto della circostanza che tale etàcoincide con quella dell’inserimento obbligato-rio del minore nella scuola elementare, da cuideriva un notevole impegno relazionale e intel-lettuale, soprattutto in rapporto ad un bambinoadottato, specie se straniero, che deve affronta-re nuove realtà affettive, culturali, linguistichee ambientali.Tali circostanze sono state considerate solo inrelazione alle adozioni da parte delle lavoratri-ci dipendenti, poiché l’articolo 36 del TestoUnico prevede il congedo parentale fino alcompimento dei dodici anni di età del bambinoe l’articolo 27 stabilisce, nel caso di adozioneinternazionale, il diritto a congedo di maternitàanche se il minore adottato abbia superato i seianni e sino al compimento della maggiore età.

Indennità di maternità e adozioneinternazionale

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Il mancato innalzamento degli indicati limiti di etàin relazione alle adozioni da parte delle libere pro-fessioniste costituisce, ad avviso del rimettente,una palese violazione del principio di eguaglianza,che dà luogo ad una irragionevole disparità di trat-tamento tra le due categorie di lavoratrici.

2. - Con atto depositato il 27 maggio 2003 è inter-venuto nel giudizio il Presidente del Consigliodei ministri, rappresentato e difeso dall’Avvo-catura generale dello Stato, chiedendo che laquestione sia dichiarata infondata.

Considerato in diritto

1. – La questione sottoposta dal Tribunale diGenova all’esame di questa Corte concerne lalegittimità costituzionale, in relazione agli arti-coli 3, 31 e 37 della Costituzione, dell’articolo72 del decreto legislativo 151/01 (Testo Unicodelle disposizioni legislative in materia di tutelae sostegno della maternità e della paternità, anorma dell’articolo 15 della legge 53/2000),nella parte in cui non prevede il diritto della libe-ra professionista che abbia adottato un bambinoa percepire l’indennità di maternità, anche se ilminore abbia superato i sei anni e fino al compi-mento di dodici anni, se di nazionalità italiana, odella maggiore età, se straniero.

2. – Preliminarmente deve essere dichiarata la inam-missibilità dell’intervento del Presidente delConsiglio dei ministri, in quanto effettuato oltre iltermine di venti giorni dalla pubblicazione dell’or-dinanza di rimessione nella Gazzetta Ufficiale.

3. – Il giudice a quo sollecita una pronuncia con laquale si estenda il diritto delle libere professio-niste all’indennità di maternità in caso di ado-zione attraverso l’ampliamento della condizionecui è subordinato il diritto stesso, consistentenell’età dell’adottato, il cui limite dovrebbeessere spostato a dodici anni nel caso di adozio-ne nazionale e al compimento della maggiore etàrelativamente a quella internazionale.La prima delle due questioni poste dal rimetten-te è inammissibile per difetto di rilevanza.Il giudizio a quo, come risulta espressamentedalla stessa ordinanza di rimessione, ha adoggetto la domanda di corresponsione dell’in-

dennità di maternità a seguito di adozione inter-nazionale e pertanto l’ipotesi dell’adozionenazionale rimane del tutto estranea alla fattispe-cie dedotta in quel giudizio.

3.1 – La questione di legittimità costituzionale sol-levata in relazione all’adozione internazionale èfondata.

3.2 – Il trattamento di maternità a favore delle lavo-ratrici adottanti o affidatarie è stato introdotto dal-l’articolo 6 della legge 903/77 (Parità di trattamentotra uomini e donne in materia di lavoro), che, equi-parando all’evento della nascita l’ingresso del mino-re adottato o affidato nella famiglia, ha previsto lafacoltà per le predette lavoratrici di avvalersi dell’a-stensione obbligatoria dal lavoro, contemplata dal-l’articolo 4, lettera c), della legge 1204/71, e del rela-tivo trattamento economico durante i primi tre mesisuccessivi all’effettivo ingresso del minore nellafamiglia; tale norma subordinava il beneficio stessoal mancato superamento dei sei anni di età del mino-re al momento dell’adozione o dell’affidamento.La previsione contenuta nel citato articolo 6 dellalegge 903/77 si riferiva ovviamente alle sole lavo-ratrici dipendenti, poiché al momento della suaemanazione le libere professioniste, così come lelavoratrici autonome, ancora non godevano dell’in-dennità di maternità.Soltanto con le leggi 546/87 (Indennità di maternitàper le lavoratrici autonome) e 379/90 (Indennità dimaternità per le libere professioniste); sono state det-tate norme a tutela della maternità delle sopra indica-te categorie di lavoratrici e si è riconosciuto loro ildiritto all’indennità di maternità anche per l’ingressodel minore adottato o affidato in preadozione, a con-dizione che non avesse superato i sei anni di età.La riforma dell’adozione internazionale, attuatacon la legge 476/98 (Ratifica ed esecuzione dellaConvenzione per la tutela dei minori e la coopera-zione in materia di adozione internazionale, fatta aL’Aja il 29 maggio 1993. Modifiche alla legge184/83, in tema di adozione di minori stranieri), haesteso le condizioni di fruibilità del beneficio, pre-vedendo il diritto all’astensione dal lavoro e al con-nesso trattamento economico di maternità a favoredei genitori adottivi e degli affidatari “anche se ilminore adottato ha superato i sei anni di età” (arti-colo 39 quater, lettera a) della legge 184/83, intro-dotto dall’articolo 3 della legge 476/98).

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Il trattamento di maternità in caso di adozione è oracontenuto nel Testo unico emanato con decretolegislativo 151/01, nel quale sono state riunite tuttele disposizioni in materia di tutela e sostegno dellamaternità e della paternità.

3.3 – Nonostante i ripetuti interventi legislativi, ladisciplina del trattamento di maternità in caso diadozione internazionale risulta peraltro ancora di-somogenea.Il suddetto trattamento è riconosciuto senza alcunlimite di età ma anzi con la espressa previsione chespetta anche se il minore ha superato i sei anni efino al compimento della maggiore età, a favoredelle lavoratrici dipendenti (articolo 27, comma 1),delle lavoratrici autonome, delle coltivatrici dirette,delle mezzadre e colone, delle artigiane ed esercen-ti attività commerciali ed infine delle imprenditriciagricole a titolo principale (articolo 67, comma 2).Alle libere professioniste, invece, la disposizionecontenuta nell’articolo 72 attribuisce l’indennità acondizione che il minore non abbia superato i seianni di età, senza operare alcuna distinzione traadozione nazionale e internazionale; onde il limiteriguarda entrambe le ipotesi.L’irragionevolezza della previsione normativa inesame è manifesta, poiché non è dato individuareelementi che giustifichino la differenza del tratta-mento di maternità delle libere professionisterispetto a quello stabilito nella medesima ipotesidell’adozione internazionale non solo per le lavora-trici dipendenti ma anche per le lavoratrici autono-me, categoria senz’altro più affine a quella de qua.Le ragioni che hanno indotto il legislatore del 1998a superare il limite dei sei anni di età per il tratta-mento di maternità nell’adozione internazionale,come risulta dalla relazione al disegno di legge diratifica ed esecuzione della Convenzione dell’Aja,sono essenzialmente individuabili nella valutazio-ne relativa alle difficoltà derivanti dall’inserimentodei minori stranieri nella comunità familiare ed inquella scolastica, che aumentano in modo esponen-ziale con il crescere dell’età, richiedendo soprattut-to nei primi tempi “un’assistenza particolare daparte dei nuovi genitori”. Se si considera che lemedesime ragioni che hanno indotto all’amplia-mento della tutela ricorrono in tutte le adozioniinternazionali, indipendentemente dall’attivitàlavorativa dei genitori adottanti, risulta evidentecome la limitazione, negli indicati termini, del

diritto delle libere professioniste non solo sia privadi autonoma ratio, essendo piuttosto addebitabilead un difetto di coordinamento delle norme trasfu-se nel nuovo Testo unico, ma urti in modo striden-te con i principi costituzionali che impongono latutela del minore.La disposizione impugnata è quindi costituzional-mente illegittima, poiché nel caso di adozione inter-nazionale non consente alle libere professioniste dipercepire l’indennità di maternità nei tre mesi suc-cessivi all’ingresso del minore adottato nella fami-glia, quando questi abbia superato i sei anni di età.

P.Q.M.

La Corte Costituzionale1) dichiara l’illegittimità costituzionale dell’artico-

lo 72 del decreto legislativo 151/01 (Testo unicodelle disposizioni legislative in materia di tutelae sostegno della maternità e della paternità, anorma dell’articolo 15 della legge 53/2000),nella parte in cui non prevede che nel caso diadozione internazionale l’indennità di maternitàspetta nei tre mesi successivi all’ingresso delminore adottato o affidato, anche se abbia supe-rato i sei anni di età;

2) dichiara l’inammissibilità della questione dilegittimità costituzionale dell’articolo 72 deldecreto legislativo 151/01 (Testo unico delle di-sposizioni legislative in materia di tutela e soste-gno della maternità e della paternità, a normadell’articolo 15 della legge 53/2000), sollevata,in riferimento agli articoli 3, 31 e 37 dellaCostituzione, dal Tribunale di Genova con l’or-dinanza in epigrafe, in relazione all’ipotesi del-l’adozione nazionale.

NotaLa “nuova” tutela della maternità per le libere professionisteCon la sentenza n. 371/2003 la Corte costituzionale ha “avvi-cinato” sempre più il regime previdenziale di tutela dellamaternità delle libere professioniste a quello delle “altre”lavoratrici, ed in particolare delle lavoratrici autonome, affer-mando che “non è dato individuare elementi che giustifichinola differenza del trattamento di maternità delle libere profes-sioniste rispetto a quello stabilito nella medesima ipotesi del-l’adozione internazionale non solo per le lavoratrici dipenden-ti ma anche per le lavoratrici autonome, categoria senz’altropiù affine a quella de qua” v. sentenza.Non si può del resto ignorare che per le donne lavoratrici,allorché le stesse procedono all’adozione internazionale, ild.lgs. 26 marzo 2001 n. 151 prevede un regime differenziato a

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seconda che si tratti di lavoratrici dipendenti (art. 27, comma1) ed autonome (art. 67, comma 2), oppure di libere professio-niste (art. 72), per le quali vige una regola più restrittiva inbase a cui il beneficio connesso all’adozione del minore è attri-buito solo a patto che quest’ultimo non abbia più di sei anni dietà. Aggiungasi che la Corte costituzionale è più volte interve-nuta (Corte cost. 29 gennaio 1998, n. 3, Prev. forense, 1998, 1,69; Corte cost. 21 aprile 1994 n. 150, Foro it., 1994, I, 1651;Corte cost. 21 aprile 1993 n. 181, Riv. giur. Lav., 1993, II, 395;Corte cost. 5 febbraio 1986, n. 31, Foro it., 1986, I, 1770) neiconfronti della diversità di trattamento tra le lavoratrici sub-ordinate e quelle autonome (e dei liberi professionisti): allostato, dopo la riportata sentenza della Corte cost. (n.371/2003), è da ritenersi che qualsiasi diversità di trattamento(rapportata alle diverse tipologie di lavoratrici) delle donnelavoratrici in materia di tutela della maternità appare irrazio-nale, discriminatoria ed illegittima (e ciò perché la tutela dellamaternità della donna lavoratrice prescinde dalla natura delrapporto di lavoro).Sul tema affrontato dalla riportata sentenza, A.Quarto, Libereprofessioniste: indennità di maternità in caso di adozione, inDir. e pratica lav., 2004, 5, 366.Con riferimento alla tutela della maternità per le libere pro-fessioniste, occorre evidenziare come la categoria delle libereprofessioniste non è stata “toccata” dalle novità introdotte inmateria di tutela della maternità dalla L. 8 marzo 2000 n. 53e successivi d.lgs. 26 marzo 2001 n.151 e 23 aprile 2003 n.115,atteso che il d.lgs. 151/01 raggruppa negli artt. 70-73 la nor-mativa di cui agli artt. 1.4 della L. 379 del 1990, mentre ilrecente d.lgs. n.115/2003 si limita ad aggiornare l’all. D deld.lgs. n.151 del 2001, ampliando l’ambito di operatività dellaL. n. 379 del 1990.

Innovazioni alla disciplina dell’indennità di maternità dellelibere professioniste sono state introdotte, invece, dalla legge15 ottobre 2003 n. 289, che ha previsto:- la fissazione di un tetto massimo (pari a cinque volte l’im-porto minimo) per l’indennità di maternità, per evitare che,per la particolare dinamica dei redditi professionali, l’inden-nità possa essere sperequata, oltre che per evitare la strumen-talizzazione della norma con liquidazioni “miliardarie” (M.Luciani, L’indennità di maternità con dubbi di legittimità, inPrev, forense, 2002, 171; M. de Tilla, Maternità d’oro per lelibere professioniste?, ibid., 2). È previsto, peraltro, che ognisingola Cassa professionale può elevare l’importo massimo inrelazione alle capacità reddituali e contributive della catego-ria professionale (oltre che ai bilanci delle Casse).- Il cambiamento dei criteri per procedere all’individuazionedel reddito di riferimento; è previsto, infatti, il riferimento alsolo reddito professionale per il calcolo dell’indennità dimaternità e non al reddito di qualunque tipo e natura (vengo-no, così, esclusi altri redditi, quali quelli fondiari, di capitalee di impresa).- Una precisa individuazione del reddito annuo da prendere inconsiderazione per la determinazione dell’indennità, facendosiriferimento al reddito percepito e denunciato nel secondo annoprecedente a quello dell’evento (anziché a quello della domanda).Sulle innovazioni di cui alla L. 289/2003, P. ROSSI, Indennitàdi maternità per le libere professioniste, in Guida al lavoro,2003, 44, 14; M.R. GHEIDO, Fissato un tetto massimo perl’importo da erogare, in Guida normativa, 2003, n. 197, 5.In dottrina, in generale, L. CARBONE, La tutela previdenzia-le dei liberi professionisti, UTET, Torino, 1998, 279 ss.

l.c.

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Bisogna fare qualche cosaper difendere la riservadella consulenza legaleHo letto con particolare interesse idue articoli pubblicati sul n. 2(aprile-giugno 2003) della rivistatrimestrale La Previdenza Foren-se, apprezzandone la scientificitàe la completezza della trattazionee dei riferimenti giurisprudenzialie dottrinali (e le note a volte giu-stamente critiche nei confrontidelle sentenze della Corte di Cas-sazione in materia).Sono un giovane avvocato e mioccupo molto di materia assicura-tiva e di infortunistica stradale.E qui vengono le dolenti note.Le posso assicurare che più voltemi sono trovato in situazioni spia-cevoli grazie all’intervento diquesti “consulenti”, i quali, inmaniera piuttosto sbrigativa, han-no provveduto a farmi revocare ilmandato professionale in relazio-ne a pratiche di infortunistica dame trattate in maniera tecnica-mente ineccepibile.E ciò è avvenuto non solo senza che(contrariamente a quanto previstodalla nostra deontologia) si preoc-cupassero minimamente del miocompenso, ma anche sostenendoche da parte mia vi fosse una catti-va esecuzione della prestazione, opeggio, addirittura dicendo chel’Avvocato (inteso come professio-nista) non fosse idoneo ed indicatoa trattare pratiche di quel tipo.Ora la domanda che Le porgo è laseguente: perché trattando materialegale analoga a quella tipica chetrattano gli Avvocati, a questi “con-sulenti” è concesso di fare tutto ciòche, al contrario, è a noi chiara-mente e giustamente vietato?

Sì perché a quell’elenco che lei faa pag. 123 della Rivista, siaggiungono molti altri gravi ealquanto scorretti comportamentieffettuati dal “non professionistache svolge attività di consulen-za”, tra cui come già detto immo-tivate revoche di incarico concontestuali (e infondati) giudizinegativi, patti di quota lite, acca-parramento di clientela medianteprocacciatori di affari, pubblicitàsui giornali, volantinaggio sel-vaggio negli ospedali o pressoimprese di pompe funebri, e chipiù ne ha più ne metta.Ora concludo per non tediarLa.Come detto ho molto apprezzatola Sua completa ricerca di giuri-sprudenza, ma a mio modestoavviso, non vi è nessuna massimadella Corte Regolatrice che defi-nisca una volta per tutte il proble-ma in oggetto (nonostante gli artt.2229 e 2231 C.C: siano alquantochiari).E allora mi chiedo, perché nonadoperarci (noi tutti appartenentialla classe forense) in prima per-sona per creare un filone giuri-sprudenziale che ripristini lalegalità?In altri termini, grazie anche alsostegno dottrinale dei Suoi duearticoli, la prossima volta che cicapiterà l’occasione, perché nonadire le vie legali nei confronti diquesto o di quel “centro di con-sulenza infortunistica” che ciarrechi pregiudizio, chiedendoalla competente Autorità Giudi-ziaria di inibire l’esercizio del-l’attività di consulenza legale daparte di questi soggetti che dilegale non hanno proprio nulla?Le confermo che seguirò attenta-

mente sulla Rivista PrevidenzaForense gli sviluppi teorici e pra-tici della questione.

(avv. Simone Tisi)

L’argomento della riserva agliavvocati della consulenza legalee dell’attività stragiudiziale èdivenuto di grande attualità equesta rivista lo ha ripetutamentetrattato, da ultimo con gli articoliche hanno attirato l’attenzione eil consenso dell’avv. Simone Tisi.Sarebbe ora necessario passaredall’analisi delle norme, che van-no interpretate nel senso dell’esi-stenza della riserva a favore degliavvocati, ad un’azione concreta adifesa del principio.Si potrebbero intraprendere unastrada giurisdizionale e una stra-da politica.La strada giurisdizionale richie-derebbe che avvocati ben infor-mati sull’argomento ne potesserodiscutere in Cassazione perindurla a pronunciare una senten-za sulla base di una completainterpretazione delle normevigenti sull’argomento e un’esat-ta considerazione della giurispru-denza di merito e di legittimità.La posizione processuale, perdifendere il principio in cui cre-diamo, è però quella della partecivile, che potrebbe essere eserci-tata dagli ordini professionali.Altrimenti, i giudizi arrivano allaCorte sempre su iniziativa di unimputato di esercizio abusivo del-la professione, che ha motivato ilricorso esponendo le tesi contra-rie alla riserva.Si può ritenere che giungere conuna costituzione di parte civilefino al grado di Cassazione siadifficile e raro, perché gli imputa-

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ti di esercizio abusivo della pro-fessione potrebbero patteggiarenel giudizio di merito e bloccarecosì lo sviluppo processuale dellavicenda.Occorre anche considerare che,finora, gli ordini forensi si sonopoco interessati a questa iniziati-va e c’è da temere che questainerzia sia anche imputabile alladiffusa convinzione che “la con-sulenza è libera”.La seconda strada da percorre,per difendere il principio dellariserva della consulenza e del-l’assistenza stragiudiziale, è lastrada politica.Occorrerebbe cioè sollecitarenorme di legge che disciplininola materia, tenendo conto dellenorme vigenti in altri paesi euro-pei, tra i quali soprattutto la Ger-mania.Questa rivista pubblicherà, nelsuo prossimo numero, una bozzadi norme per la disciplina dellaconsulenza e della assistenzastragiudiziale dalla cui letturaemergerà la difficoltà dell’argo-mento.Non bisogna infatti trascurareche molte altre professioni hannospecifiche competenze in partico-lari settori del diritto, ove presta-no abitualmente la consulenza, név’è ragione di vietarlo.Non si può infatti negare che, inmolte professioni, è essenzialeuna specifica competenza giuridi-ca nel particolare settore propriodi ciascuna.Il testo che verrà pubblicatocostituisce un primo tentativo diaffrontare l’argomento e si confi-da che i lettori offrano utili con-tributi.Se ne attende uno anche dall’avv.Simone Tisi, la cui lettera è parti-colarmente interessante per l’in-tento propositivo.

Aprire nuovi spazi per l’avvocaturaÈ con viva amarezza che vengoad esporLe quanto segue.Ho letto anch’io con estrema diffi-coltà la lettera del collega Decol-lanz, sul proprio disagio personaleinerente il pagamento dei contri-buti alla Cassa; debbo però espri-mere tutto il mio sconcerto in rela-zione a quanto la categoria non faper tutelare i proprio spazi.Infatti ho più volte sollecitato,anche gli Organi della Cassa, asostenere le diverse proposte dilegge pendenti, che aprirebberonuovi spazi a tutti i colleghi, spe-cialmente i più giovani.Pende infatti in Senato il pdl817/01 inerente il trasferimentodelle competenze dai notai agliavvocati per ciò che concerne iprotesti cambiari e le autenticheper il trasferimento degli autovei-coli.Quante possibilità in più si apri-rebbero per tanti colleghi (edanche per la Cassa che vedrebbeaumentare i propri introiti)… masembra che ciò non importi a nes-suno.E mentre la Cassa del Notariato,si legge nei lavori parlamentari,ha ritenuto necessario chiedereuna audizione per sostenere leproprie ragioni… non si ha noti-zia delle posizioni prese dai nostriorgani.È triste dire che pur essendo tanti(forse troppi dicono alcuni) nonriusciamo a conquistare nuovispazi, con gravi difficoltà permolti.Non sarebbe ora di fare qualcosa?

(avv. Ernesto Giardino)

Le osservazioni dell’avv. ErnestoGiardino sono interessanti.È quanto mai opportuno che gliorgani rappresentativi dell’avvo-catura operino per tutelare le

competenze attuali della nostraprofessione e per cercare di otte-nere nuovi spazi di lavoro.Sul primo argomento, viene pub-blicata, su questo stesso numerodella rivista la lettera dell’avv.Simone Tisi che giustamente sug-gerisce la opportunità della dife-sa del principio della riserva agliavvocati della consulenza legale.La proposta dell’avv. Giardino èapprezzabile più per l’intento diallargare le nostre competenzeche per la indicazione di nuovecompetenze per gli avvocati.I protesti cambiari e il trasferi-mento degli autoveicoli sono attiche non richiedono una compe-tenza legale, ma solo un affida-mento di serietà nelle attestazioni.E non v’è dubbio che, per questo,si può ritenere che siano attivitàtipiche dei notai.Vi sono però altre attività chepossono essere rivendicate allanostra competenza.Si può pensare, prima di tutto,alla redazione dei verbali delleassemblee straordinarie dellesocietà di capitali.Si è persa, su questo argomento,una occasione con la riformarecente delle norme sulle societàdi capitali, nelle quali è stata con-fermata la competenza dei notai.Orbene, i notai redigono verbali,molto spesso predisposti da avvo-cati e da dottori commercialisti.Per questi verbali, non vi è inrealtà solo una questione di affi-damento nella correttezza dellaredazione dell’atto che deverispecchiare le dichiarazioni delpresidente e dei soci, ma ancheuna questione di redazione delcontenuto delle deliberazioni, cherichiede una specifica competen-za giuridica per il controllo dilegittimità.Sarebbe questo un ottimo stimoloaffinché gli avvocati trattino più

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frequentemente gli argomentisocietari ora troppo spesso delega-ti a notai e dottori commercialisti.Si potrebbe poi chiedere che,negli arbitrati, la presidenza siaobbligatoriamente affidata ad unavvocato o che avvocato sia l’ar-bitro unico, salvo i casi in cui leg-gi speciali impongano che la pre-sidenza sia affidata a magistrati(ad esempio, negli arbitrati perl’appalto di opere pubbliche).C’è invece chi ignora la funzioneessenziale degli avvocati negliarbitrati.Giustamente, le camere civili han-no segnalato, con una circolare,l’assurda affermazione, contenutain un articolo del Sole-24 Oredell’8 marzo 2004 (pag. 33), che icollegi arbitrali, previsti nelleclausole compromissorie di statutisocietari, siano nominati dal presi-dente del Collegio notarile e dalpresidente dell’Ordine dei dottoricommercialisti. Questi, presumi-bilmente, preferirebbero colleghiappartenenti alle loro professioni.Individuare la persona (terza) chedeve nominare i componenti di uncollegio arbitrale per le contro-versie societarie costituisce sceltaassai difficile (probabilmentel’organo più idoneo è una cameraarbitrale). È certamente necessa-rio garantire nei collegi la pre-senza di avvocati, che sono i pro-fessionisti più competenti in unsettore contenzioso in cui preval-gono le questioni di interpretazio-ne delle norme.La necessità della presenza di unavvocato potrebbe essere pre-scritta anche per i collegi dei sin-daci nelle società in cui non vi siail revisore.Tali collegi, infatti, non hanno piùuna competenza di controllo con-tabile, per la quale più competen-ti sono i revisori contabili (tra iquali pure vi sono avvocati), men-

tre assume un rilievo maggiore ilcontrollo di legittimità degli attisocietari, argomento questo nelquale gli avvocati hanno certa-mente più competenza o perlome-no più attitudine nelle valutazioniche non i dottori commercialisti oi ragionieri che godono in materiaun quasi monopolio.Nelle procedure concorsuali, sipotrebbe prevedere la necessitàdella nomina di due professioni-sti: un commercialista, per gliaspetti contabili, ed un avvocato,per gli aspetti legali.Succede infatti che molto spessoal commercialista viene affianca-to un consulente avvocato eall’avvocato viene affiancato unconsulente commercialista. Moltomeglio sarebbe che fosse prescrit-ta la presenza di appartenenti adentrambe le categorie professio-nali, per una maggior garanziadei controlli contabili e dei con-trolli di legittimità.Molte, certamente, potrebberoessere le proposte su questo argo-mento e molte le questioni sullapossibilità di varie soluzioni.Certo è che occorre dare impulsosia all’attività difensiva, quandosi rischia che ci vengano sottrat-te materie a noi riservate (comela consulenza legale), sia nelrivendicare altre competenze inmaterie per le quali gli avvocatioffrano garanzie di serietà e dicompetenza non inferiori (talvol-ta superiori) agli appartenenti adaltre categorie professionali.

Dubbi sulle norme previdenziali futureRitengo di porre un quesito la cuirisposta sia di interesse comune atutti gli iscritti alla Cassa Forensepresenti e futuri.Cosa muterà con questa riformaper noi tutti?

Avrà ancora significato riscattaregli anni di studio e di praticantato?Siamo certi che la nostra Cassanon sarà assorbita dall’INPS e cheil nostro regime rimarrà invariatoanche tra qualche anno?Le domande nel mio caso hannoun risvolto pratico in quantomeditavo di procedere al riscattodegli anni di studio e praticantato,ma non intendo farlo se non ho lacertezza di un tornaconto adegua-to al sacrificio.

(avv. Stefano Procaccini)

L’avv. Stefano Procaccini hascritto una lettera con quesitiall’Ordine degli avvocati diGenova che ce l’ha trasmessa percompetenza.Occorre nettamente distinguerele riforme della previdenza gene-rale, che non dovrebbero interes-sare gli Enti autonomi di previ-denza dei lavoratori autonomi, ela riforma di cui da tempo si dis-cute per il regolamento delle pre-stazioni erogate dalla Cassaforense.Con leggi di carattere generaletalvolta il legislatore ha invaso ilcampo della competenza, chedovrebbe essere esclusiva, degliEnti previdenziali privatizzati,imponendo regole non sempregradite e non sempre opportune.È accaduto con la legge 8 agosto1995, n. 335, che, all’art. 3, com-ma 12, ha dettato prescrizioniagli Enti previdenziali privatizza-ti, alcune precettive, altre pro-grammatiche.Nella stessa legge, vi sono questio-ni trattate per la previdenza gene-rale con norme, che taluno vorreb-be estendere nella interpretazioneanche agli Enti privatizzati.Trattasi, ad esempio del comma 9dell’art. 3, lettera b) che discipli-na la prescrizione degli obblighicontributivi.

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LLETTERE E QUESITI ALA PREVIDENZA FORENSE

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L’estensione agli Enti privatizzatidi questa norma è fonte di grossecomplicazioni e di iniquità.Ricchi di questa esperienza, i rap-presentanti degli Enti previdenzia-li privatizzati stanno operando perevitare che la legge di riforma perla previdenza generale contenganorme valide anche per essi.Trattando, invece, della prospet-tata riforma del regime delle pre-stazioni erogate dalla Cassaforense, nulla si può ancora direcon precisione, perché l’argo-mento è tuttora in fase di studipreliminari.Per il momento, non è prevedibileche venga modificata la discipli-na per quanto riguarda i riscatti.Sulla convenienza di retrodata-zione e di riscatti, l’argomento èstato trattato nella risposta allalettera di Francesca Ronchese,pubblicata sul n. 3/2003 di questarivista alla pag. 282.L’interesse al riscatto è lo stessoche vi può essere per la retrodata-zione.Occorre tener presente che laretrodatazione dell’iscrizione, laquale può comprendere anche glianni di praticantato o i primi annidi iscrizione all’albo di avvocato,può essere chiesta soltanto con ladomanda di iscrizione per la pri-ma volta alla Cassa, col pagamen-to di contributi di entità ridotta.Si noti che non può estendersi laretrodatazione al praticantato peril periodo in cui non vi era abilita-zione, perché, per questo caso, nonè prevista la possibilità di iscrizio-ne alla Cassa di Previdenza.Per quanto riguarda i riscatti,questi possono essere chiesti finoal momento del pensionamento;va però rilevato che un riscattorichiesto mentre i redditi sono dientità ridotta (prevalentementenei primi anni di iscrizione all’al-

bo) costano poco, mentre chiestiin prossimità del pensionamentopossono diventare molto onerosi.Sulla utilità della retrodatazionee dei riscatti rinviamo anchel’avv. Procaccini a quanto scrittoin Prev. For. 1992, 3, 45.

La restituzionedei contributiNel n. 1 de “La Previdenza Foren-se” di gennaio-marzo 2003, leggoche il Collega Dario Donella inter-venendo alla conferenza di Sorren-to, intitolata “La Flessibilità dellaPrevidenza Forense”, abbia accen-nato ai possibili adattamenti delsistema previdenziale sostenendoche bisogna immediatamentemodificare la norma che prevedela restituzione dei contributi a chisi cancella dalla Cassa senza avermaturato il diritto alla pensione.Le motivazioni addotte a soste-gno della modifica appaiono fon-date se limitate alle ipotesi espres-samente formulate, ossia: 1) perevitare l’artificio di cancellarsidalla Cassa per ottenere la restitu-zione dei contributi versati per poireiscriversi; 2) per evitare che l’i-scritto rimanga privo di previden-za obbligatoria quando invecepuò conseguire il diritto o con ilsistema della ricongiunzione oliquidandogli una pensione “con-tributiva” al compimento del set-tantesimo anno di età.Dev’essere però chiaro da subitoche, se non si vogliono violareprecisi diritti che darebbero luogoad inevitabili contenziosi, lamodifica non potrà mai compren-dere la generalità degli iscritti chesi cancellano dalla Cassa senzaaver maturato diritto a pensione,atteso che vi sono situazionidiverse da quelle ipotizzateriguardanti soggetti che nonpotranno mai maturare diritto a

pensione dalla Cassa, né mai ope-rare ricongiunzione contributiva.Io sono uno di questi perché mitrovo nella seguente scomodasituazione:a) ho iniziato la professione di

avvocato e mi sono iscritto allaCassa a gennaio 1986 quandoavevo 64 anni di età ed ero giàpensionato dello Stato Italiano;

b) non potrò avvalermi dell’istitu-to della ricongiunzione contri-butiva perché già pensionato;

c) non ho potuto avvalermi nep-pure dell’istituto del riscattoperché sarebbe stato per meenormemente oneroso ed antie-conomico;

d) non potrò ricevere una pensio-ne “contributiva” al settantesi-mo anno di età perché ne hogià compiuti 77.

La mia posizione pertanto non hasoluzione diversa da quella cheprevede la restituzione dei contri-buti, né appare ragionevole negar-mi tale diritto modificando le nor-me in corso d’opera. Ma se sidovranno modificare sarà quantomeno necessario introdurre nor-me transitorie che salvaguardinodeterminate situazioni o consen-tano a chi è molto avanti con glianni di optare tra la restituzionedei contributi versati e la pensio-ne “contributiva”.In tutti questi anni, sapendo dinon poter maturare diritto a pen-sione, ho fatto affidamento suldiritto alla restituzione dei contri-buti e programmato la cancella-zione dalla Cassa entro il 2004.Ciò premesso, prego la Cassa divolermi comunicare se nella pro-grammata “Flessibilità della Pre-videnza Forense” è prevista, per icasi come il mio, la salvaguardiadel diritto alla restituzione deicontributi.

(avv. Giovanni De Lorenzis)

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to dei delegati vada interpretatonel senso che, dopo cinque anni dieffettiva iscrizione e contribuzio-ne, possa maturare diritto a pen-sione contributiva anche chi si èiscritto in prossimità del sessanta-cinquesimo anno di età o dopo.Questo iscritto “tardivo” potràpagare il contributo ordinario del10% anche per più di cinqueanni, per conseguire una pensio-ne contributiva di maggiorimporto.Dopo la liquidazione della pen-sione contributiva, dovrebbeessere pagato soltanto il contri-buto ridotto del 3%.La norma non è stata ancoraapprovata dai Ministeri compe-tenti e c’è tempo per studiarne la

concreta applicazione. Va tuttavianotato che la situazione dell’avv.De Lorenzis è del tutto particolaree, si può senz’altro dire, “anoma-la”, perché si è iscritto all’alboforense molto tardi e dopo avermaturato un diritto a pensionepresso altro Ente previdenziale.Con l’entrata in vigore della legge8 agosto 1995, n. 335, l’avv. DeLorenzis, se non avesse titolo edobbligo di iscriversi alla Cassaforense (in conseguenza dell’eser-cizio continuativo della professio-ne di avvocato), dovrebbe essereiscritto all’INPS come lavoratoreautonomo non obbligato all’iscri-zione presso un Ente previdenzia-le dei liberi professionisti.

Sull’argomento della restituzionedei contributi, il Comitato deidelegati ha approvato recente-mente una nuova norma, il cuitesto è riprodotto nell’articolo“Illegittimità della restituzionedei contributi”, pubblicato in que-sto stesso numero della rivista(pag. 313).Rinviamo al contenuto di quel-l’articolo per le considerazionisul significato della innovazione,ricordando che la restituzione deicontributi è istituto ignoto allaprevidenza di carattere generaleed esclusivo, perciò eccezionale,della disciplina di alcuni Entiprevidenziali privatizzati.Si può ritenere che il secondocomma della delibera del Comita-

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IINDICE ANNUALE

I Indice degli autoriII Indice della previdenza forenseIII Indice dell’ordinamento forenseIV Tabelle: cassa ed avvocati in cifreV Indice della giurisprudenza

INDICE DEGLI AUTORIContiene l’elenco degli autori in ordine alfabetico,con la contestuale indicazione del titolo dello scrit-to, dell’anno, numero e pagina del fascicolo.

Alberti Maria Anna1. Circolazione degli avvocati europei e previdenza,

2003, 4, 352.

Alpa Guido1. La professione forense tra diritto patrimoniale e

diritti fondamentali, 2003, 2, 102.

Bella Marcello1. Requisiti per l’ottenimento della pensione indi-

retta, 2003, 2, 188.

Belviso Umberto1. La riforma del diritto societario, 2003, 4, 292.

Biancofiore Giovanna1. La professione forense sempre più al femminile,

2003, 2, 179.2. Appunti per la riforma della previdenza forense,

2003, 4, 336.3. Pensionati instancabili, 2003, 3, 268.

Cacciavillani Ivone1. Interessi di massa e captazione della clientela,

2003, 3, 234.

Carbone Leonardo1. I giovani avvocati e la previdenza, 2003, 1, 75.2. La flessibilità delle previdenze categoriali, 2003,

2, 168.3. La base pensionabile nella previdenza forense,

2003, 3, 278.4. La decorrenza delle pensioni nella previdenza

forense, 2003, 3, 281.5. Indennità di maternità e adozione internazionale,

2003, 4, 370.

Carbone Sergio Maria1. L’avvocato e la libera prestazione dei servizi,

2003, 3, 226.

Celotto Alfonso1. Convenzione europea e libere professioni in

Europa, 2003, 3, 230.

Ceprini Marialuisa1. Un sistema previdenziale misto per un futuro

delle Casse professionali in Europa, 2003, 1,72.

Cipriani Franco1. Il processo civile e l’avvocatura nell’Italia del

terzo millennio, 2003, 1, 50.2. L’avvocato e la verità, 2003, 3, 222.

Colloca Marcello1. Il nuovo regolamento elettorale, 2003, 1, 63.2. La previdenza forense tra presente e futuro,

2003, 2, 182.3. Note sul nuovo regolamento elettorale, 2003, 4,

309.4. Guida pratica alle elezioni del Comitato (le sca-

denze), 2003, 4, 311.

Indice annuale anno 2003a cura di Leonardo Carbone

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Danovi Remo1. Sull’unità e sulla rappresentanza dell’Avvoca-

tura (relazione al Congresso di Verona), 2003,1, 7.

2. La mia professione (recensione di: R. Nania - P.Ridola, I diritti costituzionali; I. Cacciavillani,Il disagio costituzionale; E. Gianfrancesco,“Sciopero” degli avvocati e Costituzione),2003, 1, 29.

3. La mia professione (recensione di: D. Marchesi,Litiganti, avvocati e magistrati; G. Pascuzzi, Ildiritto dell’era digitale), 2003, 2, 132.

4. Inaugurazione dell’anno giudiziario, 2003, 3,200.

5. La mia professione (recensione di: F. Tacchi, Gliavvocati italiani dall’Unità alla Repubblica;John Grisham, Il re dei torti), 2003, 3, 237.

6. La mia professione (recensione di: Ettore Ran-dazzo, L’avvocato e la verità; S. Zan, Fascicoli etribunale), 2003, 4, 300.

de Tilla Maurizio1. Difendiamo le istituzioni dei professionisti,

2003, 1, 3.2. Le sfide dell’avvocatura per una moderna pro-

fessione, 2003, 2, 98.3. È abissale la differenza tra previdenza privata e

pubblica, 2003, 3, 194.4. Un fondo di solidarietà infracategoriale, 2003, 4,

290.

Dolci Carlo1. Il nuovo regolamento elettorale, 2003, 1, 63.

Donella Dario1. La flessibilità della previdenza forense, 2003, 1,

43.2. A Torino tutti d’accordo: anche la consulenza

legale è riservata, 2003, 2, 112.3. Per la consulenza legale i giudici dovrebbero

applicare le norme, 2003, 2, 118.4. L’inderogabilità dei minimi, 2003, 2, 135.5. La proposta del CNF per l’ordinamento profes-

sionale, 2003, 3, 206.6. Una proposta per il controllo della professionali-

tà, 2003, 3, 212.7. C’è da preoccuparsi?, 2003, 4, 358.8. È illegittima la restituzione dei contributi, 2003,

4, 313.9. Docenti universitari a tempo pieno, 2003, 4, 367.

Ferraro Giuseppe1. La flessibilità della previdenza (2a parte), 2003,

2, 162.

Graziosi Stefano1. Nel processo tributario il contribuente non deve

essere mai lasciato indifeso, 2003, 1, 26.

Guidi Carla1. Le scelte professionali della donna avvocato,

2003, 4, 297.

Li Gotti Ignazio1. Versamento dei contributi e prescrizione, 2003,

2, 172.

Luciani Massimo1. La Cassa forense ha i poteri normativi anche per

modificare le disposizioni sulla restituzione deicontributi, 2003, 4, 317.

Martellone Franca1. Guida pratica alle elezioni del Comitato (le sca-

denze), 2003, 4, 311.

Martuccelli Carlo1. Modifiche al codice deontologico (2a parte),

2003, 1, 23.2. La decorrenza della sospensione disciplinare,

2003, 2, 139.

Modigliani Franco1. Un sistema previdenziale misto per un futuro del-

le Casse professionali in Europa, 2003, 1, 72.

Mormando Vittorio1. Cassa forense realizza l’elenco nazionale degli

avvocati, 2003, 1, 21.2. Non c’è riservatezza per gli albi professionali,

2003, 4, 294.

Neri Serneri Maria Caterina1. I dati numerici della legge 576/80 rivalutati,

2003, 1, 55.2. Le pensioni del 2003, 2003, 1, 59.

Orrù Giuseppe1. La flessibilità della previdenza, 2003, 1, 35.2. Bilancio tecnico, 2003, 4, 322.

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IINDICE ANNUALE

Pasqualin Andrea1. L’Ufficio del giudice, 2003, 2, 128.

Petrossi Concetta1. Riflessioni di una donna avvocato, 2003, 2, 176.

Pizzigati Mauro1. Regioni e giustizia, 2003, 2, 130.

Proietti Michele1. Condono previdenziale: istruzioni per l’uso,

2003, 1, 68.2. Il regolamento per la riscossione dei contributi,

2003, 2, 152.

Rosa Paolo1. Necessità di riformare, 2003, 1, 79.2. La pensione degli avvocati e le variabili da rego-

lamentare, 2003, 2, 186.3. Il futuro della previdenza forense, 2003, 3, 270.4. Appunti per la riforma della previdenza forense:

schemi di studi preliminari, 2003, 4, 340.5. Un efficiente servizio di internal audit, 2003, 4,

364.

Scassellati Sforzolini Luigi Giacomo1. I professionisti e l’impresa, 2003, 2, 124.

Togna Massimo1. Regioni e “professioni”: individuare le figure pro-

fessionali spetta al legislatore nazionale? (com-mento a Corte cost. n. 353/03), 2003, 4, 303.

Troisi Virginia1. Le pensioni del 2003, 2003, 1, 59.

INDICE DELLA PREVIDENZA FORENSEContiene i documenti – suddivisi secondo la sottori-portata scansione – riguardanti la previdenza foren-se. Per ogni documento viene riportato l’anno dellarivista, il numero del fascicolo, la pagina, nonché lasigla “c” se trattasi di prassi amministrativa, “d” setrattasi di articolo, “g” se trattasi di giurisprudenza.

I. Iscrizione alla Cassa.II. Comunicazioni reddituali obbligatorie.III. Obbligazione contributiva.IV. Prestazioni.V. Tutela giurisdizionale ed amministrativa.VI. Previdenza forense in generale.

I. Iscrizione alla Cassa.1. I giovani avvocati e la previdenza (L. Carbone),

2003, 1, 75, d.

II. Comunicazioni reddituali obbligatorie.1. I giovani avvocati e la previdenza (L. Carbone),

2003, 1, 75, d.

III. Obbligazione contributiva.1. Condono previdenziale: istruzioni per l’uso (M.

Proietti), 2003, 1, 68, d.2. I giovani avvocati e la previdenza (L. Carbone),

2003, 1, 75, d.3. Il regolamento per la riscossione dei contributi

(M. Proietti), 2003, 2, 152, d.4. Versamento dei contributi e prescrizione (I. Li

Gotti), 2003, 2, 172, d.5. È illegittima la restituzione dei contributi (D. Do-

nella), 2003, 4, 313, d.6. La Cassa forense ha i poteri normativi anche per

modificare le disposizioni sulla restituzione deicontributi (M. Luciani), 2003, 4, 317, d.

7. Docenti universitari a tempo pieno (D. Donella),2003, 4, 367, d.

IV. Prestazioni.1. Le pensioni del 2003 (V. Troisi, M. C. Neri-Ser-

neri), 2003, 1, 59, d.2. La pensione degli avvocati e le variabili da rego-

lamentare (P. Rosa), 2003, 2, 186, d.3. Requisiti per l’ottenimento della pensione indi-

retta, 2003, 2, 188, g.4. Si rinnova l’indennità di maternità, 2003, 3, 198, c.5. La base pensionabile nella previdenza forense

(L. Carbone), 2003, 3, 278, d.6. La decorrenza della pensione di vecchiaia (L.

Carbone), 2003, 3, 281, d.7. Indennità di maternità e adozione internazionale

(L. Carbone), 2003, 4, 370, d.

V. Tutela giurisdizionale ed amministrativa.

VI. Previdenza forense in generale.1. Difendiamo le istituzioni dei professionisti (M. de

Tilla), 2003, 1, 3, d.2. La flessibilità della previdenza (G. Orrù), 2003,

1, 35, d.3. La flessibilità della previdenza forense (D.

Donella), 2003, 1, 43, d.4. Il nuovo regolamento elettorale, (M. Colloca-C.

Dolci), 2003, 1, 63, d.

382

LA PREVIDENZA FORENSE

Page 86: LA PREVIDENZA FORENSE · La proposta mi piace ed è solo da verificarne la fat-tibilità. AVVOCATURAnovità normative A Il volume raccoglie gli atti di al-cuni seminari che la Cassa

383

LA PREVIDENZA FORENSE

5. Un sistema previdenziale misto per un futuro del-le Casse professionali in Europa (F. Modigliani-M. L. Ceprini), 2003, 1, 72, d.

6. Necessità di riformare (P. Rosa), 2003, 1, 79, d.7. La flessibilità della previdenza (2a parte), (G.

Ferraro), 2003, 2, 162, d.8. La flessibilità delle previdenze categoriali (L.

Carbone), 2003, 2, 168.9. La previdenza forense tra presente e futuro (M.

Colloca), 2003, 2, 182, d.10. La relazione della Corte dei Conti, 2003, 2, 140,

c.11. Riflessioni di una donna avvocato (C. Petrossi),

2003, 2, 176, d.12. La professione forense sempre più al femminile

(G. Biancofiore), 2003, 2, 179, d.13. È abissale la differenza tra previdenza privata e

pubblica (M. de Tilla), 2003, 3, 194.14. Pensionati instancabili (G. Biancofiore), 2003,

3, 268, d.15. Il futuro della previdenza forense (P. Rosa),

2003, 3, 270, d.16. Appunti per la riforma della previdenza forense

(G. Biancofiore), 2003, 4, 336, d.17. Schemi di studi preliminari (P. Rosa), 2003, 4,

340, d.18. C’è da preoccuparsi? (D. Donella), 2003, 4,

358, d.

INDICE DELL’ORDINAMENTO FORENSEContiene l’indicazione di tutti i documenti – secon-do la sottoriportata scansione - riguardanti l’Avvo-catura e la Giustizia in generale. Per ogni documen-to viene riportato l’anno della rivista, il fascicolo, lapagina, nonché la sigla “c” se trattasi di prassiamministrativa, “d” se trattasi di articolo, “g” setrattasi di giurisprudenza.

I. Ordinamento professionale.II. Amministrazione della giustizia.III. Deontologia-procedimento disciplinare.IV. Congressi-Convegni-Associazioni.

I. Ordinamento professionale.1. Sull’unità e sulla rappresentanza dell’Avvocatura

(relazione al Congresso di Verona), (R. Danovi)2003, 1, 7, d.

2. Il rigore della Cassazione penale per l’attivitàprofessionale caratteristica, anche se non esclu-

siva, svolta da chi non è iscritto in un albo, 2003,1, 31, g.

3. Il processo civile e l’avvocatura nell’Italia delterzo millennio (F. Cipriani), 2003, 1, 50, d.

4. Il nuovo regolamento elettorale della Cassa (M.Colloca-C. Dolci), 2003, 1, 63, d.

5. Le sfide dell’avvocatura per una moderna pro-fessione (M. de Tilla), 2003, 2, 98, d.

6. La professione forense tra diritto patrimoniale ediritti fondamentali (G. Alpa), 2003, 2, 102, d.

7. A Torino tutti d’accordo: anche la consulenzalegale è riservata (D. Donella), 2003, 2, 112, d.

8. Per la consulenza legale i giudici dovrebberoapplicare le norme (D. Donella), 2003, 2, 118, d.

9. I professionisti e l’impresa (L. G. Scassellati Sfor-zolini), 2003, 2, 124, d.

10. Inderogabilità dei minimi tariffari, 2003, 2, 134, g.11. Riflessioni di una donna avvocato (C. Petrossi),

2003, 2, 176, d.12. La professione forense sempre più al femminile

(G. Biancofiore), 2003, 2, 179, d.13. La proposta del CNF per l’ordinamento profes-

sionale (D. Donella), 2003, 3, 206, d.14. Non più avvocati part time, 2003, 3, 210, c.15. Una proposta per il controllo della professiona-

lità (D. Donella), 2003, 3, 212.16. L’avvocato e la verità (F. Cipriani), 2003, 3,

222, d.17. L’avvocato e la libera prestazione dei servizi

(S.M. Carbone), 2003, 3, 226, d.18. Convenzione europea e libere professioni in

Europa (A. Celotto), 2003, 3, 230, d.19. Interessi di massa e captazione della clientela

(I. Cacciavillani), 2003, 3, 234, d.20. Le scelte professionali della donna avvocato (C.

Guidi), 2003, 4, 296, d.21. Regioni e “professioni”: individuare le figure

professionali spetta al legislatore nazionale?(M. Togna), 2003, 4, 303, d.

II. Amministrazione della giustizia.1. Nel processo tributario il contribuente non deve

essere mai lasciato indifeso, (S. Graziosi), 2003,1, 26, d.

2. Il processo civile e l’avvocatura nell’Italia delterzo millennio (F. Cipriani), 2003, 1, 50, d.

3. Il rigore della Cassazione penale per l’attivitàprofessionale caratteristica, anche se non esclu-siva, svolta da chi non è iscritto in un albo, 2003,1, 31, g.

Page 87: LA PREVIDENZA FORENSE · La proposta mi piace ed è solo da verificarne la fat-tibilità. AVVOCATURAnovità normative A Il volume raccoglie gli atti di al-cuni seminari che la Cassa

5. La relazione della Corte dei Conti, 2003, 2, 140, c.6. Il nuovo statuto della fondazione, 2003, 3, 242, c.7. Bilancio 2002, 2003, 3, 254, c.8. Un fondo di solidarietà infracategoriale (M. de

Tilla), 2003, 4, 290, d.9. Note sul nuovo regolamento elettorale (M. Col-

loca), 2003, 4, 309, d.10. Guida pratica alle elezioni del Comitato (le sca-

denze) (M. Colloca-F. Martellone), 2003, 4,311, d.

11. Bilancio tecnico, 2003, 4, 320, c.12. Un efficiente servizio di internal audit (P. Rosa),

2003, 4, 364, d.

INDICE DELLA GIURISPRUDENZA1. Cass., sez. VI, penale 8.10.2002-8.1.2003 (attivi-

tà professionale caratteristica, anche se nonesclusiva, svolta da chi non è iscritto in un albo),2003, 1, 31, g.

2. Cass., sez. II, 7.3.2003 n. 3432 (Inderogabilitàdei minimi tariffari), 2003, 2, 134, g.

3. Cass., sez. un., 6.6.2003, n. 9075 (decorrenzadella sospensione disciplinare), 2003, 2, 137, g.

4. Cass., sez. un., 10.6.2003, n. 9216 (deontologiaforense e avvocato magistrato onorario), 2003, 3,238, g.

5. Cass. 5.8.2003, n. 11822 (base pensionabile nel-la previdenza forense), 2003, 3, 276, g.

6. Corte Appello Catania 3.4.2003 (decorrenza del-la pensione di vecchiaia), 2003, 3, 279, g.

7. Corte cost. 23.12.2003 n. 371 (indennità dimaternità e adozione internazionale), 2003, 4,370, g.

8. Trib. Roma, Sez. Lavoro 7.8.2003, n. 19065(docenti universitari a tempo pieno), 2003, 4,367, g.

9. Corte Cost. 12.12.2003, n. 353 (Regioni e libereprofessioni), 2003, 4, 303.

384

LA PREVIDENZA FORENSE

IINDICE ANNUALE

4. Per la consulenza legale, i giudici dovrebberoapplicare le norme (D. Donella), 2003, 2, 118, d.

5. L’Ufficio del giudice (A. Pasqualin), 2003, 2,128, d.

6. Regioni e giustizia (M. Pizzigati), 2003, 2, 130, d.7. Inaugurazione dell’anno giudiziario (R. Dano-

vi), 2003, 3, 200, d.8. Ciclo di seminari sul Diritto dell’Economia,

2003, 3, 217, c.9. Ciclo di seminari su: il giudizio di Cassazione:

tecniche di redazione del ricorso e regole delprocedimento, 2003, 3, 220, c.

10. La riforma del diritto societario (U. Belviso),2003, 3, 292, d.

III. Deontologia-Procedimento disciplinare.1. Modifiche al codice deontologico (2a parte), (C.

Martuccelli), 2003, 1, 23, d.2. La decorrenza della sospensione disciplinare,

2003, 2, 137, g.3. Deontologia forense anche per l’avvocato magi-

strato onorario, 2003, 3, 238, g.

IV. Congressi-Convegni-Associazioni.1. Sull’unità e sulla rappresentanza dell’Avvocatu-

ra (relazione al Congresso di Verona), (R. Dano-vi) 2003, 1, 7, d.

TABELLE: CASSA ED AVVOCATI IN CIFRE1. Cassa forense realizza l’elenco nazionale degli

avvocati, (V. Mormando) 2003, 1, 21, d.2. I dati numerici della L. 576/80 rivalutati, (M. C.

Neri Serneri), 2003, 1, 55, d.3. Il nuovo regolamento elettorale (M. Colloca-C.

Dolci), 2003, 1, 63, d.4. La professione forense sempre più al femminile

(G. Biancofiore), 2003, 2, 179, d.