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LA REPLICA IDEOLOGICA DEGLI EBREI DELLA PENISOLA IBERICA ALL'ANTISEMITISMO DEI RE CATTOLICI. LA TESI DI ISAAC ABRAVANEL SULLE ORIGINI DEL CRISTIANESIMO E DEL CATTOLICESIMO ROMANO Author(s): Jacqueline Genot-Bismuth Source: La Rassegna Mensile di Israel, terza serie, Vol. 58, No. 1/2 (Gennaio - Agosto 1992), pp. 23-46 Published by: Unione delle Comunitá Ebraiche Italiane Stable URL: http://www.jstor.org/stable/41286947 . Accessed: 24/04/2014 14:42 Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at . http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp . JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. . Unione delle Comunitá Ebraiche Italiane is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to La Rassegna Mensile di Israel. http://www.jstor.org This content downloaded from 88.22.24.184 on Thu, 24 Apr 2014 14:42:46 PM All use subject to JSTOR Terms and Conditions

La Replica Ideologica Degli Ebrei Della Penisola Iberica All'Antisemitismo Dei Re Cattolici. La Tesi Di Isaac Abravanel Sulle Origini Del Cristianesimo e Delcattolicesimo Romano -

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  • LA REPLICA IDEOLOGICA DEGLI EBREI DELLA PENISOLA IBERICA ALL'ANTISEMITISMO DEI RECATTOLICI. LA TESI DI ISAAC ABRAVANEL SULLE ORIGINI DEL CRISTIANESIMO E DELCATTOLICESIMO ROMANOAuthor(s): Jacqueline Genot-BismuthSource: La Rassegna Mensile di Israel, terza serie, Vol. 58, No. 1/2 (Gennaio - Agosto 1992), pp.23-46Published by: Unione delle Comunit Ebraiche ItalianeStable URL: http://www.jstor.org/stable/41286947 .Accessed: 24/04/2014 14:42

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  • LA REPLICA IDEOLOGICA DEGLI EBREI DELLA PENISOLA IBERICA ALL'ANTISEMITISMO DEI RE CATTOLICI.

    LA TESI DI ISAAC ABRAVANEL SULLE ORIGINI DEL CRISTIANESIMO E DEL CATTOLICESIMO ROMANO

    Jacqueline Genot-Bismuth

    Di recente, ho mostrato in che misura, nella Spagna della Riconquista, l'infatuazione per la storia e per la rievocazione del passato fosse diventata una potente arma di propaganda per ciascuno dei contendenti (1). Se il racconto del passato ha come finalita essenziale l'esaltazione del popolo che ne b l'eroe, e quindi la legittimazione della superiority della sua fede su tutte le altre, e perche tutti, nella fattispecie, cristiani ed ebrei, condividono la stessa visione prowidenzialista della storia, e perche, in fin dei conti, gli eventi, come nei testi profetici (2), sono gli indizi di un discorso divino, che precorre il fiituro, e che e quindi anch'esso oggetto di esegesi (3). II Messianismo o la Parusia rimangono i momenti finali della storia; e, quando ci volgiamo a quei tempi di umanesimo e di ri- nascimento il nostro interesse non sta piu nell'evidenziare come le

    (*) Traduzione di Sever J. Voicu; revisione di Myriam Silvera. Un particolare ringraziamento a Rav Umberto Piperno per aver cortesemente riletto il testo italiano.

    (1) J. Genot-Bismuth, L argument de I histoire dans la tradition espagnole de polimique judio-chritienne d' Isidore de Seville a Isaac Abravanel et Abraham Zacuto, in New Horizons in Sephardics Studies, II, Alabama Press (in corso di stampa).

    (2) Sotto il profilo tipologico 1 'Apocalisse appartiene a questa categoria, e l'opposizione tra letteratura profetica e letteratura apocalittica non & giustificata da alcuna differenza funzionale. Si tratta di un'invenzione della filologia biblica, condizionata dalla necessity di non rimettere in discussione la definizione dei testi detti canonici. Su tali questioni, cfr. F. C. Kappler et al., Apocalypses et Voyages dans I'au Deld , Paris 1987.

    (3) J. Genot-Bismuth, Le Mythe de I' Orient dans I' eschatologie des Juifs d'Espagne a I'ipoque des conversions forcees et de 1' expulsion, Annales 4, 1990, pp. 819-838.

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  • 24 LA RASSEGNA MENSILE DI ISRAEL

    esigenze intellettuali sfocino di fatto in un rinnovamento degli studi biblici e dell'esegesi, che, con un pizzico di anacronismo, si direbbe impegnato (4). La battaglia ha luogo attraverso una guerra fra in- terpretazioni delle presunte chiavi del futuro, vale a dire delle grandi profezie.

    Ma se, durante la prima meta del secolo XV, il problema centrale rimane la conversione degli ebrei (perseguita attraverso l'esempio di personality di prestigio (5), sebbene poi questo effetto rimanga circoscritto e individuale, o tutt'al piu familiare) e la resistenza che provoca per contraccolpo, l'attuazione di una politica di sradicamento sistematico del giudaismo iberico, che culmina con il decreto di espulsione generalizzata, costituisce per gli esiliati oppure per coloro che scelsero quella che inizialmente ritennero essere una conversione di comodo, un trauma la cui ampiezza ha indubbiamente come unico parallelo la sciagura che desto gli ebrei tedeschi l'alba del giorno che segui la notte dei cristalli.

    E se la Disputa di Tortosa rimane un buon indicatore della prima fase, le sue conseguenze si riveleranno ben piu dannose quando si arrivera ai fenomeni che i sociologi chiamano di seconda generazione. Attraverso la vicenda delle comunita ebraiche di Aragona e di Castiglia, cio che viene messo in discussione e proprio lo spazio fisico degli ebrei e della loro religione nel mondo. L'antisemitismo dottrinale dei frati predicatori, e di quello che possiamo considerare il loro manuale, il F ortalitium fidei contra Iudeos, Saracenos et alios christiane fidei inimicos (6), cerca consapevolmente e volontariame di rientrare in un grande affresco universale: la Spagna, liberata e restituita per intero ad un cristianesimo esclusivista e trionfalistico, e chiamata a diventare la testa di ponte di una moderna crociata contro i turchi, che sara l'ultima e portera a compi- mento la storia con la riconquista definitiva di Gerusalemme e dei luoghi santi giusti. Non possiamo trascurare il peso di tal sorta di fantasticherie nella politica di Filippo II, che finira nel vicolo cieco di Lepanto (7).

    (4) J. Genot-Bismuth, Les 'Septuaginta Hebdomades' de Daniel: un enjeu ideologique majeur dans I'histoire de T antisemitisme iberique, in: En torno a Sefarad, Toledo diciembre 1991 (in corso di stampa).

    (5) Come nel caso esemolare di Pablo de Bureos: cfr. nota Drecedente. (6) Norimberga 1494. L'autore era un frate francescano, Alonso de Espina. Su questi

    aspetti specifici della Disputa di Tortosa, cfr. F. A. Pacios LOpez, La Disputa de Tortosa , Madrid 1957. Cfr. Genot-Bismuth, art. cit., supra , nota 4.

    (7) Vedi in mento i lavon fondamentali di Fernand Braudel.

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  • LA TESI DI ISAAC ABRAVANEL 25

    Parimenti, il contagioso spirito di crociata, di cui sono pervase le retoriche del momento, suscita, per reazione dialettica, ondate successive di irrazionalismo e di messianismi che - e stato dimostrato - costituivano una reazione spontanea sia dei marrani che degli ebrei, da un capo all'altro del Mediterraneo. In questo senso la sorte degli ebrei diventa in qualche modo il sintomo di una globalizzazione della politica europea alle soglie della modernity. Sappiamo che, sotto questo profilo, la presa di Costantinopoli ha avuto un peso simbolico determinante nella mobilitazione di ciascuno dei due campl. In questo articolo, non ci proponiamo di studiare questo aspetto, peraltro gia sufficientemente analizzato, quanto piuttosto la mobilitazione intellettuale delle elites.

    L'Ebraismo iberico, consapevole del suo alto livello culturale, b infatti ricco di personality di spicco, in grado di condurre una riflessione critica e di proporre, in reazione alle teorizzazioni antiebraiche, articolate repli- che dottrinali. E di fatto, i due o tre decenni successivi al 1492 vedranno fiorire nelle loro terre di accoglienza, in Italia, in Turchia e, sia pure in minor misura, in Africa, la generazione degli esiliati e quella dei loro figli, che contrassegnano in tal modo il vigoroso rinnovamento della storiografia e dell'esegesi.

    Ma e senz'altro la figura di Isaac Abravanel che domina, nei pri- missimi anni dopo l'esilio. Sia per la sua produzione, che non e esagerato definire enorme, sia per l'ampiezza delle sue vedute e l'acutezza di molte sue analisi, egli puo essere considerato il testimone esemplare e rappresentativo di un'epoca e di un ambiente. Indubbiamente la sua condizione di uomo politico, in un primo momento frequentatore abituale della corte del Portogallo, tanto da finire coinvolto in una congiura di stato, poi di quella dei re di Aragona e di Castiglia, gli consent! di capire meglio i veri problemi di un mondo europeo in gestazione, che si nascondevano dietro un discorso volontaristico e alienato, formulate in termini di guerra di religione. Ma, al tempo stesso - ed & una delle grandi contraddizioni dell'epoca - lo vedremo, partecipe della mentality comune del suo tempo, replicare a sua volta con un discorso politico-religioso, nel quale si intrecciano in modo singolare lucidita e prospettiva politica da un lato, e un 'quasi fondamentalismo' dall'altro. Certo, siamo ancora parecchio lontani da quella crisi della coscienza europea, oggetto delle acute analisi di Paul Hazard, che avrebbe scalzato definitivamente il divino a beneficio dell'ordine naturale (8).

    (8) P. Hazard, La crise de la conscience europeenne, Paris 1961 (rist.). Per quanto riguarda la cultura di Abravanel, cfr. infra , nota 25.

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  • 26 LA RASSEGNA MENSILE DI ISRAEL

    Non dobbiamo quindi meravigliarci che colui che e stato, sotto alcuni aspetti, una sorta di nuovo intellettuale di matrice umanistica, lettore assiduo di Cicerone o di Seneca, d'Isidoro di Siviglia o delle Cronicas, e non prigioniero della sola tradizione rabbinica, riveli tuttavia nelle sue reazioni al nuovo ordine cristiano un miscuglio, a noi ormai estraneo, di esigenze critiche e di sconcertante credulita. II fatto e che Isaac Abravanel, come chiunque al suo tempo, e anzitutto uomo di fede: non dubita nemmeno per un istante che i libri della Bibbia ebraica costituiscano veramente un discorso di rivelazione, sebbene trovi legittimo ricorrere spesso alia Volgata geronimiana (9), oppure non disdegni la consultazione delle opere di Nicola di Lira e della Glossa Ordinaria al pari di quella di Abraham ibn Ezra, Selomo Yizhaqi o dei commentatori della scuola spagnola piu recente come Nahmanide, Nissim di Gerona oppure Bahya. E quindi nel corpus delle profezie, presso i profeti maggiori, ma anche presso quelli minori, e persino nel libro di Daniele (che, assieme alia Volgata, pone tra i profeti), che andra a cercare le chiavi per decifrare quel presente che gli appare premonitore di un futuro prossimo, il quale segnera, anche per lui, la fine e l'epilogo della storia, sia pure, ovviamente, non alio stesso modo che per i suoi avversari.

    Da questo punto di vista sarebbe senz'altro errato assimilare Abravanel al parsan, al commentatore della scuola ebraica, a uno di quegli esegeti che costituiscono, quasi simmetricamente ai chierici cristiani, una classe di chierici ebrei. La prassi dell'esegesi e per lui solo un mezzo, non un fine: non ha lo scopo primario di produrre uno strumento che consentira al semplice fedele la lettura pia e guidata del testo scritturistico. Contrariamente a Rasi, impegnato a fornire ai suoi correligionari, di lingua romanza in quel momento, una sorta di traduzione o di edizione 'bilingue' con annotazioni (10), il suo proposito non e ne didattico ne, tanto meno, pastorale; e piuttosto, o forse dovremmo dire esclusivamente, argomentativo e dimostrativo. Cio si evidenzia d'altronde attraverso il metodo da lui utilizzato: mai un

    (9) Segno di un'eccezionale apertura, in cui si intravede la mentalita dell'umanista. Si tratta di un atteggiamento scarsamente diffuso nelle scuole ebraiche piu tradizionali, soprattutto fra gli esegeti del suo tempo.

    (10) Cfr. E. Touitou, Quelques criteres pour servir a I etablissement du texte original du Commentaire de Rashi sur le Pentateuque, in: Congres International Rashi, Troyes, 8- 13 juillet 1990 (in corso di stampa).

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  • LA TESI DI ISAAC ABRAVANEL 27

    commento sistematico al testo, volto a risolvere punti difficili, come un'edizione volgarizzata e annotata che deve accompagnare lo sguardo del lettore, togliendo davanti a lui gli ostacoli in cui potrebbe imbattersi; ma, al contrario, un commento sintetico, fatto di grandi insiemi, che tenta di ricostituire l'organizzazione logica dei testi, e non teme di indicarne le incoerenze (come la rottura della successione cronologica, oppure gli inserimenti narrativi errati dal punto di vista logico), che isola le grandi sequenze alia luce di problematiche unitarie, e che privilegia l'analisi delle grandi tesi e dei procedimenti retorici adottati dagli scribi sacri per accrescerne 1'impatto e l'efficacia dimostrativa.

    Ma cid appare meglio di fronte a un repentino mutamento tattico quando, dopo averlo iniziato a Corfu, interrompe bruscamente il suo commento al libro d'Isaia (che riprendera solo tre anni piu tardi a Monopoli), per comporre una serie di quattro trattati apologetici (11), Ma'yene ha-Yesu'a Fonti della salvezza (cfr. Is 12,3), concluso verso dicembre 1496-gennaio 1497, Ros 'Amanah L'Amana nella sua cima (vale a dire la vetta della fede; cfr. Cant. 4,8), verosimilmente prima del 1498, e due trattati composti di seguito tra l'autunno del 1497 e marzo 1498, che affrontano la questione esplosiva del messianismo: Yesu'ot Mesilw Le redenzioni del Suo messia (cf. Ps 28,8) e Masmi a Yesu'a L'annunciatore della redenzione (cf. Is 52,7). Allora, e solo allora, pensera di essere in grado di riprendere e di portare a compimento il suo Commento a Isaia, concluso nell'autunno del 1498 (agosto-settembre). Seguira il Commento a Geremia, che sara ultimate per la primavera del 1501 (maggio-giugno). Nel frattempo Abravanel lascia Monopoli per raggiungere uno dei suoi figli a Venezia.

    Dei suoi altri commenti biblici, solo il testo sull'Esodo e datato (finito nell'autunno del 1506 a Venezia), ma possiamo supporre che quelli alia Genesi e al Levitico, come a Giosue e ai Dodici profeti minori siano stati composti a Venezia, di seguito, tra Testate del 1501 e il 1508, data della sua morte (12).

    (11) L'unica attivit& propriamente esegetica di questo periodo riguarda il Commento al Deuteronomio, iniziato verso il 1475 a Lisbona, ripreso poi nel rifugio di Corfu. E solo dopo averlo finito, verso dicembre 1495, che inizia, in modo non sistematico, per uno dei suoi figli, due brevi opere, di cui una, Zevah Pesah Sacrificio di Pesah (cfr. Es. 12,27), conclusa la vigilia della Pasqua di marzo-aprile 1496, b una riflessione sul senso della celebrazione del Seder di Pesah. L'altra b un commento al celebre trattato Avot dei Nahalat Avot eredit& dei Padri (cfr. Prov. 19,14), finito a luglio dello stesso anno. In quel momento Abravanel si b gi& trasferito a Monopoli, in Puglia. Sul metodo esegetico di Abravanel, cfr. il nostro contributo sul Sefer ha-Yasar (in corso di stampa); cfr. infra , note 40 e 41.

    (12) E ancora una serie di altre opere, alcune delle quali sono andate perdute.

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  • 28 LA RASSEGNA MENSILE DI ISRAEL

    Abravanel si esprime esplicitamente sul senso che conferisce alia sua lettura dei testi, poiche ci lascia capire di essersi sentito frustrate* nella sua ricerca del senso di Isaicr, allora percorre febbrilmente il Pentateuco, i Profeti, gli Agiografi e finisce per soffermarsi su Daniele, alia ricerca della chiave di lettura di questi profeti, convinto che riguardino la fine della storia (la fine dei tempi); a tal punto quella espulsione che lo ha tanto sconvolto gli appare contrassegnare l'inizio dei tempi messianici:

    Mi sono detto: e tempo di agire per la gloria di Dio ( Ps 119,126), tempo di rafforzare le mani indebolite ( Giobbe 4,3), le ginocchia malferme (Ps 109,24), di ridare forza e consolazione agli esiliati vacillanti... tempo di scrutare, nel libro di Dio, la sua buona parola, emessa tramite i suoi servi, i profeti... di interrogarli (per) sapere quando sara il termine prefissato per (la realizzazione) delle meraviglie... (Ma'yene, Premessa) (13).

    Enunciato della tesi

    Cosi Abravanel si rivolge al testo per decifrare e analizzare il suo tempo; questo gli appare tanto sconvolgere l'ordine del mondo che egli, da fermo credente, non pud non essere convinto di riconoscervi quei famosi segni precorritori della salvezza messianica sui quali i rabbini mai hanno smesso di discettare fin dai tempi dell' av ventura pseudomessianica di Bar Kokhba' (14). Come non rimanere colpiti a questo proposito dall'identita di atteggiamento con i settari dei manoscritti di Qumran, esperti del peser, del sollecitare i testi, come chiave interpretativa dell'attualita in cui vivevano.

    Contrariamente alia maniera rabbinica piu tradizionale, Abravanel cerca meno una lettura utilitaria e consolante, una lettura midrasica e omiletica, quanto piuttosto, al di la della scorza degli eventi, l'intelligenza della storia tutta intera che viene conclusa dall'avvento messianico. II grande dramma che si doveva concludere aveva avuto inizio all' alba della creazione; il mondo nuovo annunciato da Geremia (31, 31), che Gesu

    (13) Perns' al nevi'im uketuvim, Tel Aviv 1960, III, 274b (dicembre 1496-gennaio 1497).

    (14) Abravanel dedica il Yesu'ot Mesiho Le redenzioni del Suo Messia alio studio sistematico dei passi messianici del corpus del Talmud , dei Midrasim e della collezione tardiva dei Pirqe de-Rabi Eliezer. Questo trattato segue il Ma'yene Yesu'a; cfr. J. Genot- Bismuth, Le scenario de Damas, Paris 1992, pp. 233, 275-278.

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  • LA TESI DI ISAAC ABRAVANEL 29

    aveva preteso di inaugurare, stava per nascere. La storia che, in quel Mediterraneo movimentato, Abravanel aveva sotto gli occhi era proprio questa gestazione. E questa la prospettiva in cui va riletto il suo grande affresco delle grandi forze in campo nella lotta per il dominio del mondo del suo tempo, che rimaneva essenzialmente quello del Mediterraneo romano:

    Romani e cristiani, - scrive Abravanel - pur essendo parole diverse, rinviano a un'unica e sola nazione, la cui lingua e il latino. Ma poiche la grande metropoli che t Roma non fu solo la capitale dell'impero e il simbolo della potenza e del dominio universali, ma e diventata per loro [vale a dire i cristiani], il centro del governo della loro religione e della loro fede [dat e ' emunah ], poiche e li che si trova la sede sulla quale troneggia il papa e dalla quale esercita la funzione pastorale su tutti i popoli di Edom. E questo il motivo per cui l'insieme dei cristiani vengono detti romani. Parimenti, arabi ed ismaeliti [Saraceni secondo la terminologia del Fortalitium ] costituiscono un'unica nazione, per quanto riguarda sia la loro filiazione, sia la loro religione e fede [dat e ' emunah ], poiche tutti aderiscono insieme alia dottrina [tora] di Maometto e alia fede [parafrasi di islam] nella sua religione ['emunat-datd'. Orbene, e per mezzo della religione [dat] che le nazioni sono unite al punto da formare una sola carne (cfr. Gen. 2,24). Ma ho detto che i cristiani erano stati integrati nell'impero, poich quando l'imperatore Costantino il grande adotto la dottrina [tor ah] di Gesu il Nazareno, il suo dominio si estendeva allora su tutta l'Africa e sulla maggior parte dell'Asia; allora costrinse tutte le famiglie della terra che si trovavano sotto il suo impero ad abbracciare la religione di Gesu il Nazareno e la sua fede. Ed & cosi che l'insieme dei figli d'Ismaele, come quelli di Qeturitfi [gli arabi, secondo Gen. 25,1 e 4] e tutti gli altri popoli sottoposti ai Romani si trovarono a far parte della cristianit&, condizione nelle quale rimasero per circa 500 anni, confessando questa religione fino alia comparsa di Maometto, profeta degli ismaeliti, che e stato seguito da numerosi popoli, emancipandosi in tal modo dalla dominazione romana e lasciando la comunit& di fede cristiana (15). Ma, sebbene se ne siano separati spiritualmente, fra le idee

    (15) Cfr. Ma'yene, p. 310, che b ancor piu esplicito. Cfr. Crdnica de Alfonso el Sabio (ed. MenSndez Pidal II, 328) per la lista delle diciotto province cristiane conquistate dair Islam: Todas estas provincias eran de cristianos, e despu6s fueron e son las mas dellas metidas so el sennorio et la secta de Mahomat. Vi annoverano la Persia, le due Sirie, la Fenicia, la Giudea, l'Egitto, rAfrica e la Spagna. Si noti che le espressioni usate da Abravanel dat Yesu fede di Gesu, fede cristiana oppure dat Muhamad sono all'evidenza calchi dallo spagnolo secta de Mahomat. Abravanel distingue quindi fra tor at- alio stato costrutto e Ha-Torah : il primo termine vale come nome comune, applicabile alle religioni nate dal giudaismo, e il secondo ha valore di nome proprio per designare il Pentateuco.

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  • 30 LA RASSEGNA MENSILE DI ISRAEL

    religiose dell'Islam, sono sempre rimaste molte che si collegano alia religione di Gesu il Nazareno e che sono condivise sia dai cristiani che dagli ismaeliti [= musulmani]. Per quanto riguarda la religione, gli ismaeliti fanno quindi parte della cristianita, senza trascurare il fatto che sono rimasti a lungo sotto il potere cristiano. E cio che ci indica la Torah, ricordando che Esau sposo Basmat, figlia d'Ismaele, per spiegare che la discendenza d'Ismaele e stata veramente inclusa e integrata in quella di Esau. E questi sono i fatti poiche, delle nazioni coeve a Tito e a Vespasiano, alcune hanno adottato la religione di Gesu e hanno ricevuto il nome di cristiani, mentre altre adottarono [piu tardi] quella di Maometto come loro profeta, e sono chiamate attualmente ismaeliti, poiche tutti facevano parte in origine deirimpero romano; gli ismaeliti sono quindi anch'essi discendenti dei distruttori di Gerusalemme, al pari dei cristiani (Ma'yene IV, 290).

    Come ci si potrebbe attendere, questa ricostruzione, alimentata dalla lettura degli storici latini, e che riconduce cristianesimo e Islam a un'unica unita originaria, facendo ricorso alia storia deirimpero romano fino alia sua caduta con le conquiste dell'Islam, naturalmente non e priva di secondi fini. Essa si prefigge di combattere un'interpretazione dei testi che risale ad Abraham ibn 'Ezra, ripresa dalla teologia converso , e che mirava a svuotare tutte queste profezie dall'attualita loro attribuita da Abravanel.

    L'affermazione di Abraham ibn 'Ezra4 nel suo commento a Daniele, secondo cui non ci troviamo piu oggi in esilio in mezzo a Edom e un errore dovuto al fatto che egli ha pensato che Roma designa tutta la storia deirimpero, e che, molto prima che Alessandro (16) stendesse su di essa il suo dominio, la nostra nazione fosse assoggettata a Ismaele. Cio e inesatto, poiche Alessandro non ha mai regnato su Roma e non ha mai conquistato l'ltalia, ed ha invece esteso il suo impero sulla Persia, cosi come in Persia e morto. Ma, invece, i Romani non hanno smesso di combattere i greci, e all'epoca in cui i figli di Giuda ne uscirono vittoriosi, sotto gli Asmonei, conclusero un patto di amicizia con i Romani contro il loro nemico comune, i Greci. Ed e nel nome di questa amicizia che i Romani si immischiarono, successivamente, nei loro affari e finirono per schiacciarli e distruggerli. Orbene, quel Tito che distrusse Giuda era un generale romano; tutto cio e perfettamente chiaro nei loro libri (17). La nostra riduzione all'esilio fu quindi operata da Roma [...] e in passato gli ismaeliti di oggi erano soggetti a Roma e considerati Romani, proprio come

    (16) Cfr. Ma'yene 356a-b. (17) Abravanel si riferisce indubbiamente sia alia versione latina di Flavio, che a

    Tacito.

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  • LA TESI DI ISAAC ABRAVANEL 3 1

    tutti coloro che hanno abbracciato la religione di Gesu il Nazareno dietro ordine dell'imperatore Costantino. E d'altronde proprio ci6 che Abraham ibn 'Ezra' ha spiegato nel suo commento a Daniele. Quindi l'insieme d'Israele, soggetto oggi sia al dominio ismaelita (18), sia a quello dei cristiani, va considerato in esilio in mezzo a Roma e a Edom; e ci6 in virtu del fatto che & proprio contro Edom che i profeti hanno profetato, annunciando che la sua distruzione sarebbe stata contemporanea alia redenzione d'Israele (i Commento adObadia IV, 115b).

    Come si sara intuito, tutto gira attorno al senso cifrato che si da ad Edom negli ambienti rabbinici almeno sin dal tempo delle persecuzioni di Adriano.

    Da Esau a Roma passando per Edom: l'origine idumea degli italiani

    Nel suo Commento ad Obadia, un'opera che presumibilmente risale al periodo veneziano, Abravanel ci presenta la sintesi ultima della sua teoria sulle origini idumee di Roma e della cristianita che le fa seguito. II Commento inizia presentando il problema in termini molto chiari:

    La seconda delle questioni sollevate dal libro di Obadia b quella dell'identificazione di Edom e della citt& di Esau, oggetto della profezia [1,9]. Si tratta forse del paese di Edom contiguo a quello d'Israele, e che era stato attraversato dai figli d'Israele per penetrare nella terra santa, poich6, come riferisce la Torah, lo raggiunsero attraverso il paese di Sihon e di 'Og (19)? Si tratta di quel territorio conquistato da Davide e dove stabili dei governatori (2 Sam . 8,14), e che piu tardi sarebbe stato riconquistato da Nabucodonosor ( Ger 27,2-11) e anatematizzato, prima di essere preso per la terza volta da Ircano (20)? Oppure Edom e Citt& di Esau sono designazioni di Roma e delle terre della cristianita, in conformity con l'uso dei nostri antichi maestri, che spesso designavano Roma con l'espressione Citt& di Edom? (IV, 1 10a).

    (18) Cfr. anche E. Capsali, Divre ha-yamim le-malkhe Romi we-bet 'otman ha-tugar. Poich6 gli "idumei" avevano tolto la Spagna agli "ismaeliti", gli ebrei che risiedevano nel regno di Spagna sono caduti sotto il dominio delle nazioni (Brit. Mus. Add. Or. 19,971, 44v). Cfr. anche Oxford, Ms. F. Mich 138, f. 43b, e Neubauer, Jewish Chronicles 1, 194.

    (19) Deut 2,26-36 (episodio di Sihon, re di HeSbon); Deut 3,1-11 (episodio del secondo re amorreo 'Og, re di BaSan, con 9 e 1 1 glosse). L'argomento di Mos6 consiste nel chiedere lo stesso trattamento che hanno avuto i figli di Esau che risiedono a Se'ir (2,29).

    (20) Cfr. Antichita 13, 257 ss.

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  • 32 LA RASSEGNA MENSILE DI ISRAEL

    L'intenzione generale della profezia che costituisce questo libro e di annunciare la futura distruzione di Edom e di precisare che questa nazione detta Edom era, in origine, ben poca cosa e che solo con il tempo giunse a dominare su tutto il mondo {ibid.).

    Sappi che il profeta [...] non ha profetizzato solo contro quel paese di Edom che e contiguo ad Israele, ma l'ha fatto anche contro la nazione che ne e derivata per espandersi su tutto il mondo, vale a dire contro i cristiani di oggi, che discendono dai figli di Edom (ibid. 111b).

    Di nuovo l'umanista Abravanel non si limita alia sola tradizione ricevuta; vuole chiarirne 1' origine e dimostrare che tale identificazione deve essere accolta nella misura in cui risale alia tradizione dell'epoca romana, coeva dei fatti, e che, d'altro canto, essa e universalmente accettata anche nell'ambiente dei chierici cristiani:

    L'intelligenza di queste profezie [che riguardano Edom] sta nel fatto che Roma e tutti i popoli dell'Italia, nonche l'insieme dei cristiani, sono figli di Edom. Si tratta di un'opinione generalmente accolta presso gli antichi maestri d'Israele; tra di loro c'e un consenso assoluto, che si tratti sia del Talmud, sia di tutte le produzioni esegetiche [midras', al punto che vi si afferma che i romani discendono dal duca ['aluf' di Magdiel, il quale era uno dei principi di Esau, vale a dire di Edom. Percio hanno interpretato la benedizione con cui Isacco benedisse Esau ecco che la tua dimora sara in terre fertili [Gen. 27,39] come se si riferisse all'Italia greca (o Magna Grecia), e nel primo capitolo di Megillah [TB 6b secondo l'edizione di Venezia], si legge: il giogo dell'Italia Greca (21), e la grande metropoli dell'Impero romano.... Parimenti, in Yelamdenu, si interpreta l'insieme del passo applicandolo a Roma [...]. E nei Pirqe de-Rabi Eliezer, si interpreta alio stesso modo Chi proviene da Edom? e tutto il passo che segue, come se si trattasse di Roma. E cio avviene anche con moltissimi altri esempi, tanto era ovvio per loro che Roma e tutta l'ltalia erano state popolate in origine dai figli di Edom. Alio stesso modo i commentatori cristiani dei testi sacri hanno anch'essi accettato questa tradizione, come e attestato da Nicola di Lira, loro commentatore, a proposito di Magdiele duca di Edom (22), dal quale sono usciti i romani (Masmi'a 461a-462a) (23).

    Merita di essere citato anche un secondo testo, sebbene riprenda il

    (21) Calco di Maena Grecia. (22) Cfr. Masmi'a 462b-464e. (23) Testo finito nel febbraio-marzo del 1498.

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  • LA TESI DI ISAAC ABRAVANEL 33

    primo, nella misura in cui e esemplificativo delle esigenze critiche che contraddistinguono l'umanista, preoccupato di stabilire i fatti storici mediante il confronto delle fonti, a prescindere dalle tradizioni culturali che le hanno trasmesse:

    La natura delle realta ci costringe a credere che queste profezie [contro Edom] non si riferiscono all'Edom geografico, confinante con il paese d'Israele. Ma allora, di quale nazione si tratta?... Dobbiamo ora dimostrare ci6 che i nostri testi affermano dicendo che Roma e l'insieme dei cristiani che abbracciano la religione di Gesu fanno effettivamente parte dei figli di Edom. Si tratta di una tradizione salda e indiscussa presso i saggi d'Israele fin dalla piu alta antichitk; ma spetta a noi, comunit& dei credenti, giustificarla. Dal canto mio, ho cercato, senza successo, presso i maestri sia moderni che antichi le ragioni di questa asserzione. Ho soltanto trovato menzionato, senza giustificazione ne prove, sia in Nahmanide, sia in Davide Qimhi, che i romani appartengono alia discendenza di Edom. Percid mi sono messo in testa di voler chiarire questa questione fidando del mio proprio giudizio e di quello dei cronisti. Ho pensato che, per il fatto che gli annali romani tacciano su questo punto della filiazione delle popolazioni di Roma e d'ltalia dai figli di Edom, si debba di conseguenza mettere in dubbio la tradizione raccolta dai nostri santi saggi, poiche lo stesso Isidoro, uno dei piu grandi sapienti cristiani del passato, ha scritto nel V libro delle Etimologie un passo che vale la pena di citare: Non e conveniente mettere in dubbio e irridere cid che i cronisti antichi ci dicono dei popoli e delle migrazioni degli uni nei territori degli altri, poiche persino nel caso di Roma, la grande metropoli, ignoriamo da quale famiglia umana sia uscito il suo popolo; forse i romani sono venuti da Troia, come afferma Sallustio, oppure sono forse i discendenti di Evandro coloro che hanno edificato Roma, come dice Virgilio, oppure infine quelli di Romolo, come affermano altri? Se per una nazione tanto potente, regina fra gli stati, non conosciamo piu oggi la stirpe da cui ha tratto origine il suo popolo ne la sua famiglia umana di provenienza, cosa avverril, a fortiori, per altre, meno prestigiose, poiche il corso del tempo e Vetk remota di questi eventi ingenerano terrori e stupidit&. Queste sono le sue parole. Noi aggiungeremo che, di fatto, i popoli sono costantemente in movimento; migrano da un luogo aU'altro. In origine 1' Italia era, certamente, la terra dei Kitim e dei figli di Yawan (Gen. 10,4), fin dalla creazione e dai diluvio; ma cosa vieta che, in seguito, con il tempo, altri popoli, nati dai figli di Edom siano venuti a stabilirvisi a loro volta, tanto piu che troviamo una conferma attendibile a tale ipotesi sotto la penna di Giuseppe figlio di Gurion che riporta che quando Giuseppe e i suoi fratelli tornarono dall'Egitto per seppellire il loro padre Giacobbe, accompagnati da un potente esercito egiziano, si scontrarono in cammino con i duchi di Esau e combatterono con loro. Allora Giuseppe ne use! vittorioso e catturo Zefo figlio di Elifaz, figlio di Esau e i suoi prodi che riportb prigionieri in Egitto. Poi Zefo e i suoi

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  • 34 LA RASSEGNA MENSILE DI ISRAEL

    fuggirono dall'Egitto verso 1' Africa, e trovarono rifugio preso Angia, re di Cartagine e deH'Africa, che accolse Zefo con tutti gli onori e gli affido il comando della sua armata. Zefo combatte allora per conto del re durante le guerre contro i Kitim, i quali sono gli italiani, allora nemici degli africani e dei cartaginesi. Successivamente Zefo scappo nuovamente e passo assieme a tutti i suoi dalla parte dei Kitim, vale a dire in Italia. Gli italiani l'accolsero con gioia e gli affidarono il comando della loro armata e quindi combatte contro le legioni dell' Africa e di Cartagine, che mise in rotta. Ebbe la meglio anche sui figli di Tubal che erano istallati a Pisa. E i Kitim, avendo visto sia i suoi successi militari che il suo valore e le sue prodezze, lo elessero re con il nome di Zefo-Ganus, dandogli nome da Saturno, che veneravano in quei tempi, attribuendo a questo pianeta l'origine della sua forza e del suo spirito; regno per cinquant'anni sulla piana della Campania e fu il primo dei re che regnarono in Italia. E secondo numerosi cronisti, e il fondatore di Genova che chiamo con il suo nome; e 11 e sepolto: si tratta della tomba del famoso Ganus, nota ancora oggi (Masmi'a 3,7, 462b-454a).

    Tenuto conto delle conoscenze che si avevano allora sulla geografia e sulla storia del popolamento della terra, la tesi di Abravanel rispecchia lo spirito scientifico dell'epoca. Si era ancora, allora, a una lettura piu o meno attualizzata della tavola delle nazioni {Gen. 10), e l'enciclopedia d'Isidoro di Siviglia rimaneva, come Li Livres dou Tresor di Brunetto Latini (24) in Italia, uno dei classici piu apprezzati della Spagna letterata, dove evidentemente Abravanel aveva ricavato l'essenziale della sua formazione scientifica profana, oltre alia sua buona conoscenza della lingua latina (25).

    Questa tesi sulle origini idumee delle popolazioni italiane viene precisata d'altronde da quella, complementare, delle origini specifiche della citta di Roma:

    Ti ho gia precisato piu volte che da Edom, che e contiguo alia terra d'Israele, sono usciti i re che hanno regnato sull'Italia e che hanno edificato quella grande metropoli che e Roma, e che 1' Italia e tutta la Grecia, come tutte le terre d'occidente, sono state popolate da stirpi nate dai figli di Edom (26). E questo il motivo per cui i Profeti designano l'insieme di questa nazione con i

    (24) W. M. Lindsay (ed.), Isidori Hispalensis Episcopi Etymologiarum sive Originum, I-II, Oxford 1911, 19877; F. Carmody, Li livres dou Tresor, Berkeley 1948 [rist. Slatkine-Reprints, Ginevra 1975].

    (25) Cfr. J. Genot-Bismuth, U integration culturelle des Juifs Iberiques a la veille de 1' expulsion. Le cas de Don Isaac Abravanel, in Peamim (1992) (in corso di stampa).

    (26) Cfr. Masmi a 461-464.

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  • LA TESI DI ISAAC ABRAVANEL 35

    nomi di Edom e di Esau, nella misura in cui Edom ed Esau costituiscono Torigine della loro stirpe, cos! come designano con quel nome sia gli abitanti del paese vicino a Gerusalemme, sia i romani che da li traggono la loro origine e ne sono discendenti... ma b possibile comprendere ecco che ti ho fatto il piu piccolo tra i popoli [Obadia 1,2] applicandolo al Monte di Esau, dal quale sono originari i re di Edom. Si trattava infatti di un territorio molto piccolo e scarsamente popolato... ma dopo che ne furono usciti i capi e le popolazioni per diffondersi in Italia e in Grecia, come in tutti i paesi dell'occidente, crebbero, si moltiplicarono e divennero molto potenti [Es 1,7]. Allora gli imperatori di Roma, che erano originari di Edom, regnarono suiruniverso [cfr. Megillah 13a], e da allora l'arroganza del loro cuore li condusse a conquistare il mondo intero e ad assoggettarlo alia loro potenza. Ma b anche possibile interpretare questo versetto come se si riferisse alia cittil di Roma, che per le ragioni sopra esposte era anch'essa detta Edom; Roma infatti, era ben poca cosa agli inizi, poiche altro non era che un semplice ritrovo di pastori e un paese dove si allevavano le bestie; solo successivamente, in virtu della sedentarizzazione si giunse alia fondazione di una cittadina molto piccola, della quale b stato detto d'altronde io e niente [Is. 47, 8 e 10; Sof. 2, 15], ed b il motivo per cui qui viene detto [1, 2-3] la superbia del tuo cuore ti ha portata a comportarti come se la tua dimora fosse stata nidi d'aquila (27), ci6 che designa un luogo alto ed eminente... Ma dal canto mio sono convinto che questi versetti vadano commentati riferendo ci6 che b avvenuto al passato e ci6 che deve avvenire in futuro. Per questo motivo, ho gik fatto sapere, piu volte, che l'Edom che b vicina alia Terra Santa b il luogo di origine dei re che hanno regnato in Italia e che hanno edificato la metropoli di Roma, regina delle nazioni, che l'ltalia e tutto il paese dei greci sono stati popolati dai figli di Edom, come tutti i paesi d'Occidente. Per questo motivo i profeti hanno designato tutta la nazione cristiana con il nome di Edom, ci6 che si spiegava con il fatto che ci si riferiva all' origine della stirpe... tutti quindi sono detti Edom dalla Scrittura [e qui si deve interpretare questa parola in 1,2] come riferimento al Monte Esau (28), dal quale sono usciti i re di Edom (IV 1 13a)

    Ormai, nessun ostacolo si oppone alia lettura dell'insieme delle profezie contro Edom, e, alia luce della situazione contingente, l'opposizione fra Edom e Israele viene ridotta al solo riferimento all'impero romano:

    E sappi ora che, quando Tito distrusse Gerusalemme, tutti i popoli si

    (27) lokhne behagwe sela da confrontare con l'oracolo di Biram contro il Qenita. 'etan mosvekha... be-sela' qinekha merom sivto.

    (28) Secondo l autonta del Targumista: /carta raba deEsaw; ibid. 1 17b.

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  • 36 LA RASSEGNA MENSILE DI ISRAEL

    trovavano sotto la legge di Roma: babilonesi, persiani e greci, e tutti erano detti romani, da colui che dominava su di loro, dal loro padrone, vale a dire i romani. E percio tutti presero parte alia rovina del Tempio, dopo di che tutti quei popoli si divisero, secondo la religione, in due categorie, poiche da essi derivano tutti gli occidentali, gli italiani e i greci, che sono stati cristianizzati e hanno adottato la fede in Gesu il Nazareno, e noi li chiamiamo figli di Edom. Ma Babele, l'Egitto, la Persia, la Media, Assur e tutti gli orientali, dal canto loro, hanno adottato la fede di Maometto e sono detti ismaeliti. La terra e stata quindi ricoperta interamente da questi popoli che si dividono tra Edom e Ismaele. Grazie alio spirito divino di profezia [Rabi Eliezer] ne ha avuto la prescienza; e il motivo per cui ha chiamato Edom Roma e Ismaele Babele, in funzione del futuro [che si sarebbe manifestato]. L'adozione della fede in Gesu il Nazareno ha avuto luogo 250 anni piu tardi, e quella della fede in Maometto da parte dei babilonesi, che ne fece dei musulmani, 506 anni dopo. Tutto cio e quindi una prova della forza della tradizione che trae origine da lui in merito alle cose future. E il motivo per cui ha detto: Maledizione alia terra quando il torello stara sotto il giogo assieme alia giovenca e cominceranno a devastare la terra, poiche cio e stato detto solo perche erano collegati a un solo e unico popolo, come te l'ho ricordato, quando i romani distrussero Gerusalemme. II torello e Babilonia e la giovenca e Roma la perversa (29). E se solo loro due sono menzionati e perche si tratta del primo e dell'ultimo di quegli imperi, e poiche ormai la terra santa e stata dominata sia dal torello, vale a dire dai babilonesi-ismaeliti, sia dalla giovenca, figlia di Edom, dai cristiani ( Yesu

    ' ot Mesiho Konigsberg 1861, 102, secondo PRE 29).

    E piu tardi, nella sua sintesi del Commento ad Obadia, Abravanel giungera a proporre uno scenario di fanta-crociata, precorrendo i sogni di Filippo II, che pero si sarebbero infranti a Lepanto:

    Ho gia spiegato piu volte che la nazione di Edom, espressione che designa Tinsieme della cristianita, e di cui Roma e origine e fondamento, sara incitata a partire airassalto di Gerusalemme (poiche e li che si trovano il luogo santo dei cristiani e la tomba di Gesu il loro dio), come ha gia fatto in precedenza, e per gli stessi motivi, vale a dire che oggi ancora, come allora, la totalita della terra d'Israele e sotto il dominio egiziano. E questo il motivo per cui i cristiani combatteranno anzitutto l'Egitto e ne assoggetteranno le folle prima di lanciarsi alia conquista della terra d'Israele. Allora si diffondera sulle terre d'oriente e del settentrione, che in massima parte sono ismaelite, la notizia

    (29) Si tratta dell'espressione rabbinica ben nota malkhut ha-ris'a ( Ber . 61a, ecc.), parafrasi del latino imperium, vale a dire l'impero del male.

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  • LA TESIDI ISAAC ABRAVANEL 37

    che i cristiani, accorsi dai loro diversi paesi, avrebbero distrutto l'Egitto, conquistando la terra d'Israele, e Gerusalemme, la citta santa del loro dio anche per i musulmani. E allora che, dall'oriente e dal settentrione, i figli d'Ismaele si mobiliteranno al grido: Venite e camminiamo nel nome del nostra Dio contro quei cristiani maledetti, per vendicare i nostri fratelli di Egitto, di cui hanno versato il sangue come se fosse stata acqua [cfr. Is. 2,5; Ps. 79,3]. Noi riprenderemo da loro la terra santa, per timore che essi e- stendano il loro dominio su tutta la terra e si facciano avanti per distruggerci a loro volta. E il motivo per cui sta scritto: un messaggero saril inviato in mezzo alle nazioni [1,1], come dice anche Geremia: Un messaggero viene inviato in mezzo alle nazioni: riunitevi e venite a combatterlo [49,14]. Ci6 significa: che notizie e messaggeri partano per far sapere in tutte le nazioni dell'oriente e del settentrione i misfatti commessi dai cristiani in Egitto e in Terra santa, affinch6 questi si sollevino e accorrano a combatterli ( Commento adObadia, IV, 112a-b)

    Storicita e tipologia

    La tesi risultante da un lato dall'esposizione delle origini idumee ed edomite di Roma, prima impero romano, poi intera cristianM, e dall'altro dalla lettura volta verso un futuro storico che la sottende, pu6 essere colloca- ta, dal punto di vista dell'esegesi, nella categoria del pesat, o del nigleh. Questa teoria esegetica, allora d'ispirazione maimonidea, viene sviluppata da Abravanel in particolare a partire dalla consapevolezza della storicita del senso manifesto del testo e poggia essenzialmente sulla tesi delle origini del popolamento delle regioni del mondo conosciuto all'epoca. Tali origini venivano percepite in termini di filiazione naturale, materiale. Per quell'epoca, sia nel mondo ebraico che in quello cristiano, la Genesi restava, relativamente a questo argomento, il referente incontrastato. Tutto ruotava quindi attorno a un lavoro di identificazione tra le famiglie umane delle origini e le loro discendenze all'epoca di Abravanel: vale a dire le nazioni conosciute attraverso il tempo.

    Naturalmente, ci6 conferisce una portata singolare all'impegno esegetico e alle sue premesse, e giustifica le molteplici cautele che Abravanel tentava di usare per dare alia sua esegesi valore scientifico e oggettivo. A tal fine, applica il metodo che molto piu tardi, con la nascita della storia scientifica, sara chiamato del controllo reciproco delle fonti, metodo che mira - egli dice - a che la verity sia stabilita da ogni parte. Lo vediamo impegnato a stabilire mediante l'analisi la convergenza delle fonti di diversa provenienza, siano esse la lezione del Targum detto di Yehonathan che ha sotto gli occhi (e che non coincide esattamente con la nostra), oppure antiche tradizioni di

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  • 38 LA RASSEGNA MENSILE DI ISRAEL

    identificazioni conservate nei grandi corpus rabbinici ( Talmud , Tanhuma, Pirqe de-Rabi Eliezer ; ecc.) oppure lo Iosefon (30), che identifichera con Giuseppe Flavio, confondendo il rifacimento delle Antichita , che risale al secolo X, ed era allora tanto in voga, con Toriginale ebraico della versione latina diffusa in ambito cristiano, vale a dire quella di Rufino, e della quale istintivamente diffida, cosi come diffida della lettura spesso cristianizzata della Volgata, che critica particolareggiatamente.

    Trattandosi di esegesi, non possiamo perd sottovalutarne le premesse teoriche. Sappiamo infatti che Abravanel, sulla scia della lunga tradizione interpretativa che risaliva ai primi secoli, e che in seguito era stata interamente rinnovata dall'opera di Maimonide, aderiva decisamente alle posizioni di quanti sostenevano l'esegesi filosofica; orbene, queste, in particolare grazie alia scuola filosofica di Roma, avevano conosciuto uno sviluppo specifico in Italia, soprattutto grazie a Yehuda e a Immanuel Romano (31). Ad esempio, il Commento ai Proverbi di quest 'ultimo autore, altrettanto noto in Italia durante il Rinascimento quanto Abraham ibn Ezra e Rasi, ne sistematizzava e ne volgarizzava la pratica; mentre il Commento al Cantico dei Cantici ne faceva un'esposizione teorica (BN H 235, 91r-v).

    Abravanel se ne distanzia chiaramente e riprende letteralmente la teoria sistematica sviluppata da Immanuel di Roma sulla funzione simbolica dei testi sacri (32). Secondo quest'ultimo, essi implicano due livelli di significato: il piano detto manifesto o scoperto (nigleh) che e quello della lettera e della trama narrativa, e il senso nascosto ( nistar )

    (30) V. supra , nota 4. (31) Cfr. J. Genot-Bismuth, Contribution a une recherche sur V elaboration d'un

    metalangage de la poetique dans la pratique hebraique medievale: V exploitation du terme meliza, in Sefarad 41, 1981, pp. 231-271.

    (32) Tuttavia, sebbene questa conoscenza si manifesti un po' dappertutto, non troviamo in Abravanel un'esposizione esplicita e sistematica della teoria della molteplicit& dei sensi della Scrittura, quale era diffusa in ambito cristiano. Si noterk invece che suo figlio Yehud&h (Leone Ebreo), nei suoi Dialoghi d'amore ne fa un'esposizione sistematica, derivata evidentemente dalla lettura di Dante, e che ricalca quella di Immanuel Romano. Date le strette relazioni intellettuali che univano padre e figlio, molte opere del quale furono discusse in comune, secondo la stessa testimonianza di Isaac Abravanel, & possibile che, sempre attraverso Dante, l'uno e l'altro siano stati sensibilizzati a una problematica dei sensi della Scrittura che non poteva non richiamare loro la teoria di Maimonide e di RaSi del nigleh e del nistar, soprattutto sotto la forma nota in Italia grazie alia diffusione dei commenti di Immanuel Romano; cfr. J. Genot- Bismuth, Pommes dor masquees d' argent. Les sonnets italiens d' Immanuel de Rome (in corso di stampa).

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  • LA TESI DI ISAAC ABRAVANEL 39

    propriamente simbolico e generalmente metafisico (33). Immanuel distingueva a livello dell'interpretazione della lettera e della trama narrativa due categorie di validita: la storia propriamente detta, cio il vero, e il masal, vale a dire la finzione o la favola.

    Orbene, non b casuale che anche sotto la penna del figlio e discepolo di Abravanel, Leone Ebreo, si trovi una ripresa sistematica delle tesi di Immanuel da Roma, armonizzate comunque con la teoria stessa di Dante. Significativamente, Leone Ebreo distingueva tra Yistoria ebrea e la fabula platonica (34). Nel primo caso, ad esempio nella storia di Adamo, o ancora in quelle dei patriarchi, il livello letterale era quello del racconto veridico, dotato di verity storica, mentre nel secondo l'invenzione poetica e il mito servono, per cosi dire, da supporto all'espressione di una verity metafisica o filosofica; la superiority dei racconti scritturistici deriva dalla loro capacita di utilizzare la storia come veicolo simbolico. Sono evidenti le basi ideologiche di tale tesi, gi& chiaramente espressa da Immanuel Romano.

    Dal canto suo, Abravanel ne trae autonomamente le conseguenze in merito ai racconti del Pentateuco, ambito privilegiato della storicitk Cosi scriveva nella premessa al suo Commento all'Esodo :

    La saggezza divina ha giudicato buono di distinguere fra questi libri [Genesi ed Esodo], di anteporre la Genesi e di far seguire VEsodo; e ci6 per quattro ragioni. La prima fe che la Genesi b dedicata ai racconti degli eventi e dei fatti riguardanti singoli individui, noti come eroi di grande fama [secondo Gen. 6,4]: Adamo, Nod, Sem, Ever, Abramo, Isacco, Giacobbe e i suoi figli, e anche tutte le altre grandi personality del racconto. E dopo aver concluso il racconto delle prodezze di questi eroi individuali in un primo libra, egli |Mose, l'autore sacro] inizia il secondo [...] per spiegare e riportare gli eventi che riguardano la santa nazione israelita nel suo insieme, il suo esilio e il suo asservimento in Egitto fino alia sua liberazione e la sua uscita, in mezzo a segni e prodigi [...] In questo modo quindi il primo libra b quello dei racconti dedicati ai santi eroi individuali che furono sulla terra, mentre il secondo & quello dei racconti dell'affermazione progressiva della nazione intera. E da questo punto di vista il primo dei due libri avrebbe potuto avere il titolo di Libro degli individui (o degli eroi), e il secondo di Libro della nazione Commento all'Esodo, Premessa, Varsavia 1862, 2a).

    Si capisce quindi che la storia singolare dei patriarchi, pur con-

    (33) Cfr. Abravanel, Commento alia Tor ah, Besalah. (34) Dialoghi d'amore, ed. Caramella, 296-297.

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  • 40 LA RASSEGNA MENSILE DI ISRAEL

    servando la sua piena e totale validita storica, sia stata considerata al tempo stesso, sul piano del senso simbolico, come una sorta di racconto tipologico, che costituiva quello che gli ambienti maimonidei italiani definivano il nimsal [senso riferito dal simbolo], in opposizione al masal [racconto fittizio, favola] o al sipur [racconto vero, fatto reale dimostrato o storico]. E cio che Leone Ebreo, dal canto suo e alia stregua di Dante, chiamava il senso morale (35).

    Come non rimanere colpiti dalla realizzazione nelle opere del padre di questo programma, enunciato senz'altro in modo retrospettivo dal figlio, egli stesso curatore ed editore zelante delle opere d'Isaac Abravanel?

    La mia personale opinione e che, dal punto di vista della credenza e della fede, era conveniente designare i cristiani come figli di Edom e discendenza di Esau, poiche i popoli e le nazioni sono stati qualificati dai profeti secondo la natura delle loro azioni. Ad esempio, Isaia definiva i suoi contemporanei agenti di Sodoma, della nazione di Gomorra (Is. 1,10) ed Ezechiele qualifica Israele di sorella di Sodoma ( Ez . 16,46 ecc.). Si trattava in questo caso di esprimere una parentela metaforica sotto il profilo del comportamento e delle azioni. Parimenti esiste un'analogia fra la relazione che collega i romani ad Israele e quella che esiste fra Giacobbe ed Esau. Come Giacobbe ed Esau discendono da uno stesso padre, cosi i cristiani e gli israeliti risalgono a un'unica fonte: la fede nel monoteismo [...] e il rispetto verso la Legge di Mose. Come Esau gioco di astuzia nei confronti di Giacobbe, il quale era invece un uomo onesto, cosi romani e cristiani servirono e servono Dio mediante astuzie e artifici menzogneri... Come Esau entro in conflitto con i suoi genitori prendendo delle mogli cananee, ittita, urrita o ismaelita, cosi l'impero romano, riunendo delle popolazioni diverse: ammoniti, moabiti, ittiti, ismaeliti e da tutti gli altri popoli, irrito Dio. Come di questi due gemelli solo Giacobbe ebbe il merito della primogenitura e della benedizione, ed Esau dovette accontentarsi della benedizione dei beni materiali, cosi solo Israele ebbe il merito dell'effusione della provvidenza divina e della benedizione spirituale, mentre i cristiani ricevono solo l'abbondanza dei beni materiali, ma sono esclusi da quelli spirituali. Come Esau, per il suo odio verso Giacobbe, cercava solo di ucciderlo, cosi i romani furono i nemici implacabili dei Giudei giungendo al punto di distruggere il

    (35) Dialoghi 98: ... prima di tutti per il senso litterale come scorza esteriore, l'istoria d'alcune persone e de' suoi atti notabili degni di memoria. Di poi... piu appresso a la medolla, il senso morale, utile alia vita attiva degli uomini, approvando gli attri virtuosi e vituperando i vizi. Si tratta di una sintesi di Immanuel Romano, il quale motivava l'utilita del senso morale con argomenti tratti dalla Etica Nicomachea ; cfr. nota 31.

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  • LA TESI DI ISAAC ABRAVANEL 41

    loro paese e di esiliarli. Cos! dunque Roma, e tutta l'ltalia, furono popolate dai Figli di Edom; si assoggettd al loro potere, adotto il loro comportamento, fece sua la religione di Esau e fece sue le sue leggi. Cosa posso aggiungere, tranne che i maestri iniziati detengono per tradizione che l'anima di Esau b trasmigrata in quella di Gesu; per questo motivo frequentava i deserti come uno zotico, cercando la lite con i saggi farisei; ed e forse questo il motivo per cui & stato detto YeSu'a - YeSW'a [Gesu], le cui lettere [Y-S-W-*] sono le stesse del nome di Esau - 'YSW [nella scriptio plena], E questo il motivo per cui e giusto che tutti coloro che aderiscono alia sua fede e rendono un culto alia sua persona meritano di essere detti Figli di Edom. Ci6 avviene perch6 Gesu-Yew'a e Esau-'Ysew ed Esau e Edom, che e Roma, 1'origine di questa religione e il suo fondamento. Gli imperatori romani, seguiti dai re cristiani, sono stati i primi ad adottarla. E questo il motivo per cui tutti i cristiani che aderiscono alia fede di Gesu il Nazareno sono, senza ombra di dubbio, Figli di Edom e Figli di Esau (36) ( Masmi'a 464).

    In tal modo, al di la del piano della validita storica, che viene comunque accettata (37), il racconto della nascita e della storia della complessa relazione fra Giacobbe e il suo gemello Esau funziona come un mito, una favola che consente liberta interpretativa, come il mito di Perseo (38) portato come esempio da Yehudah Abravanel, il gia ricordato Leone Ebreo. Al termine di un singolare percorso, Isaac Abravanel recupera in quel modo l'insieme delle immagini, elevate a modello di percezione e anche a una sorta di terminologia, sviluppate comunemente dai suoi correligionari (39), contemporanei dell'espulsione. Curiosa sintesi di un umanista ebreo scolastico, che in qualche maniera armo- nizza un approccio filosofico derivato da Maimonide e da Rasi, in fin dei conti tributario di Aristotele e della sua Poetica, e una multisecolare tradizione rabbinica, per cosi dire, rivisitata.

    (36) Cfr. Beresit Rabbah che in quello dai capelli rossi vede il primo gemello. (37) In quanto non sopprimeva affatto la storicitk del testo, l'esegesi tipologica di

    Abravanel si distingue da quella cristologica praticata dalla tradizione cristiana. Si trattava peraltro della posizione iniziale di Origene. Su tutta la questione della teoria della molteplicit& dei sensi neiresegesi cristiana, cfr. H. de Lubac, Exegese medievale. Les quatre sens de I'icriture, Paris 1959.

    (38) Dialoghi 99. (39) Cfr. J. Genot-Bismuth, art. cit. a nota 3; testo citato da Abraham ben Ya'aqov

    Saba, Zeror haMor, Venezia 1522, 47r.

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  • 42 LA RASSEGNA MENSILE DI ISRAEL

    Abravanel e il Sefer ha-Yasar

    Con risvolti del tutto inattesi, la tesi di Isaac Abravanel sulla storia delle origini di Roma, ci sembra chiarire in maniera singolare un testo rimasto a lungo misterioso, il Sefer ha-Yasar, che come recenti lavori, - e tra questi il nostro contributo, - hanno dimostrato, e collegato agli ambienti degli esiliati spagnoli in Italia (40). Questa tesi sull'origine storica dei romani e dei loro re, personale sintesi di elementi isolati e disparati, e il prodotto di una razionalizzazione e di una sistematizzazione la cui patemita piena e integrale non gli pud essere contestata. In questa veste, essa e totalmente inedita. Ritrovarla quindi in quel sorprendente rifacimento della storia biblica, dalla creazione dell'uomo alia conquista di Giosue, va considerato come un indizio che deve attirare la nostra attenzione (41).

    Orbene, una delle tesi distintive del Sefer ha-Yasar consiste nel dimostrare che la storia di Israele, fin dalle origini interna al disegno divino, e solo uno degli aspetti, sia pure essenziale, della economia universale. Questo principio si traduce, dal punto di vista narrativo, in una sincronizzazione fra gli eventi biblici e la storia generale della nazioni appresa da altre fonti. Seguendo in cio il metodo gia utilizzato e illustrato dal Sefer ha-Yasar, Iosefon, l'autore anonimo del Sefer ha- Yasar inserisce parola per parola interi blocchi della compilazione medievale delle opere di Flavio, ma, in maniera ancor piu sistematica, si sforza di costruire un rigoroso parallelo fra le storie di Giacobbe e di Esau. Da questo punto di vista cio che piu sorprende e di ritrovare sotto il calamo di Isaac Abravanel quello che, stranamente e a posteriori, appare come una sorta di riassunto della trama narrativa largamente sviluppata nel Sefer ha-Yasar. Piuttosto che perderci in lunghe e laboriose trattazioni, proporremo al lettore un prospetto sintetico, affinche possa avere un'idea della chiara relazione che c'e tra il programma di Abravanel e l'organizzazione sistematica che se ne da nello Yasar.

    (40) Progetto di ricerca, sotto la direzione di J. Genot-Bismuth, del Centre de Recherche sur la Culture de l'lsrael Ancien et Medieval, University de la Sorbonne Nouvelle, che ha prodotto una ristampa in facsimile, ormai esaurita, dell'edizione di Venezia del 1625, con introduzione e note. L'autrice prepara attualmente una nuova edizione con traduzione francese integrale, note, introduzione e studio, che sara pubblicata dalle edizioni Brepols.

    (41) Si conosce per hlo e per segno la vicenda della nascita di questo testo; ctr. J. Genot-Bismuth, Le Sefer Ha-Yasar (Libro Retto), Service des Publications de la Sorbonne Nouvelle, Paris 1986 (2 voll.), I. Introduzione.

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  • LA TESI DI ISAAC ABRAVANEL 43

    L'argomento: Masmi'a secondo lo Iosefon

    Quando Giuseppe e i suoi fratelli salirono a Canaan per seppellire Giacobbe loro padre, accompagnati da una grande scorta militare egiziana, sulla strada vennero loro incontro i capi di Esau.

    Essi lo combatterono, ma Giuseppe ebbe la meglio su di loro; catturd Zefo figlio di Elifaz figlio di Esau e i suoi compagni e li porto prigionieri in Egitto.

    Sefer ha-Yasar: sviluppo narrativo dell'argomento

    113v-115r: Uscita di Esau e dei suoi all'incontro del corteo funebre di Giacobbe, guidato da Giuseppe e dai suoi fratelli e scortato da un distacca- mento egizio. Periodo di lutto condiviso, poi disputa sul diritto di propriety sulla grotta di Hebron.

    La disputa degenera in lotta: i figli di Esau attaccano i figli di Giacobbe. Disfatta e morte di Esau, cattura di Zefo da parte di Giuseppe. Sconfitta dei Figli di Esau, guidati da Elifaz, figlio di Esau, ritorno al Monte Se'ir con la spoglia decapitata di Esau. Zefo e i suoi compagni vengono portati prigioneri in Egitto, da Giuseppe.

    Prima spedizione egizia dei figli di Esau a capo di una coalizione che raggruppa Figli di Se'ir e Figli di Qedem. Sconfitta della spedizione a Ramses.

    Rivolta dei Figli di Se'ir contro i loro alleati sconfitti. Nuova alleanza dei Figli di Esau con Angia re dell'A- frica contro la coalizione Figli di Se'ir -Figli di Qedem . Vittoria di Esau- Angia.

    117r-v: seconda spedizione egizia dei Figli di Esau, guidata dal loro primo re, Bala', alia testa di una coalizione che raggruppa Angia, re dell* Africa, i Figli di Qedem e i Figli d'Ismaele al fine di liberare Zefo. Guerra e morte del re in com- battimento. Yovav secondo re di Edom.

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  • 44 LA RASSEGNA MENSILE DI ISRAEL

    Ma Zefo e i suoi fuggirono dall'E- gitto e andarono in Africa da Angia, re di Cartagine e dell'Africa, che ricevette Zefo con tutti gli onori e lo fece genera- le del suo esercito. E allora Zefo guido le guerre del re contro i Kitim, vale a dire gli Italiani, che a quei tempi erano nemici degli Africani e di Cartagine.

    Poi, assieme ai suoi, Zefo fuggi da 11 verso il paese dei Kitim, che e Tltalia. Vi fu accolto con grande gioia e nominato generale. Allora si batte contro le spedizioni venute dall' Africa e da Cartagine, che riusci a mettere in fuga. Parimenti, sottomise i figli di Tubal che popolavano Pisa.

    Vedendo i suoi successi militari e ammirando sia il suo coraggio che la sua bravura, lo elessero re e lo sopran- nominarono Zefo-Janus; gli diedero infatti il nome del pianeta Saturno, che essi veneravano a quel tempo, convinti che da esso traesse la sua forza e il suo spirito. Regno per cinquant'anni sui Kitim nella pianura campana, e fu il primo re che regno sull' Italia.

    Dopo di lui regno suo figlio. Ecco una chiara prova, tratta da Iosefon, che il re del paese dei Kitim apparteneva effettivamente ai figli di Edom.

    118v-119v: Fuga di Zefo in Africa dopo la morte di Giuseppe, rifugio presso Angia. Zefo, generale di Angia guida le guerre contro i Figli di Kitim.

    120r-v: La politica antiegizia di Zefo non e accettata da Angia. Zefo lascia il servizio di Angia e passa ai Figli di Kitim.

    Zefo mette in mostra il suo coraggio combattendo per i Kitim contro le spedizioni di Angia. Zefo viene proclamato re dei Kitim. Conquista dei Figli di Tubal.

    Coraggio di Zefo, che uccide il Minotauro. Istituzione di una festa annuale in suo nome da parte dei Figli di Kitim e Zefo diventa il nome di un giorno della settimana.

    I cinquant'anni del regno di Zefo. 128r: Giano succede a Zefo (al

    tempo della nascita di Mose)

    (In maniera molto piu sistematica, si puo notare che l'argomento centrale del Sefer ha-Yasar e la storia della relazione fra Giacobbe ed Esau, intesa nella accezione generica della Istoria ebrea. II trattamento in parallelo delle due direttrici storiche e caratteristico. A differenza del racconto della Genesi, che, a beneficio esclusivo dei Figli di Giacobbe-Israele, si disinteressa quasi subito della narrazione relativa alia stirpe dei Figli di Esau, il Sefer ha-Yasar prosegue invece ponendo su linee parallele le due discendenze da un capo all'altro del racconto. Schematicamente, possiamo distinguere nell'organizzazione generale del libro cinque blocchi compatti, i quali, simmetricamente, inse- riscono nella storia dei patriarchi quella - ricostituita - di Esau-Se'ir-Edom:)

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  • LA TESI DI ISAAC ABRAVANEL 45

    1) 53v-57v: le due opposte personality dei gemelli: Esau cacciatore resta nella terra di Canaan, mentre Giacobbe va a studiare da Sem e da 'Ever. La questione della benedizione estorta e delle origini dell'odio di Esau verso Giacobbe.

    I matrimoni cananei di Esau e la sua dimora nel paese di Se'ir. Nascita di Elifaz figlio di Esau.

    Istallazione definitiva di Esau nel paese di Se'ir. 2) 59v-62v: Fuga di Giacobbe dalla casa di Laban. Laban chiede l'aiuto di

    Esau contro Giacobbe. Odio di Esau, richiesta di aiuto accolta, preparativi di attacco contro

    Giacobbe al suo ritorno a Canaan. Colpo di scena. 3) 69v: Quadro simmetrico dei discendenti di Giacobbe e dei Figli di

    Rachele da un lato, e di quelli di Esau nel paese di Se'ir, dall'altro. 4) 92r-v: Testamento di Isacco e doppia benedizione di Giacobbe e di

    Esau. L'eredita condivisa dai due gemelli in modo amichevole: la terra di Canaan a Giacobbe, i beni mobili a Esau, che si istalla definitivamente a Se'ir.

    5) 113v-128r: Morte di Giacobbe ed eventi successivi... (v. sopra). Storia dei figli di Esau.

    Storia di Zefo, figlio di Elifaz, figlio di Esau: re d'italia, guerre contro l'Egitto e contro i Figli di Giacobbe. Morte di Zefo e avvento di Giano.

    6) 131v-141r: La successione dei re di Edom che dominano sui Figli di Esau nel paese di Se'ir.

    7) 150v: Le guerre di Kitim contro Edom in Se'ir: conquista e annessione di Edom. II regno unificato di Kitim e di Edom-Se'ir.

    La rivolta di Edom contro i Figli di Kitim viene schiacciata da Latino: fine dei re di Edom (nel ventiseiesimo anno del passaggio del Giordano sotto Giosu).

    Lo scopo dunque del Sefer ha-Yasar, perseguito con il metodo narrativo che lo caratterizza, e sviluppare la storia dei due gemelli nati da Isacco e da Rebecca, evidenziando in base ai dati psicologici e culturali delle loro rispettive biografie i presupposti del loro futuro antagonismo, e quindi della perenne opposizione delle nazioni che ne sarebbero derivate (42). Vediamo in questo modo opporre ad Esau, uomo barbaro, governato da una logica naturale e istintiva, Giacobbe, uomo di cultura, erede di una tradizione

    (42) Si pensi qui alle suggestive tesi di Weinrich, che distinguono fra il discorso narrativo (mythos nel senso originario di racconto) e il discorso dimostrativo, dove le due vie hanno lo scopo di sfiimare l'argomentazione, obbedendo a due logiche certamente opposte, o almeno diverse. Quindi, se la storia della civile occidentale consiste, molto schematicamente, neU'eliminare il ricorso al mito per esprimere le idee piu sublimi (p. 24), per sostituirvi il metalinguaggio della scienza, sembrerebbe che, avendo conservato un suo proprio tratto, soprattutto mediante il midras, il giudaismo abbia salvaguardato il modo narrativo di articolare l'argomentazione. Da qui deriva, in particolare, lo spettacolare sviluppo della storiografia come discorso propriamente ideologico in reazione all'antisemitismo iberico; cfr. H. Weinrich, Structures narratives du mythe, in Poetique 1970, 1, pp. 25-34.

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  • 46 LA RASSEGNA MENSILE DI ISRAEL

    iniziatica di sapere, che all'istinto venatorio dello stato di natura sostituisce la disciplina etica (43). I matrimoni cananei e ismaeliti di Esau vengono sfruttati in funzione eziologica (44): loro ruolo e dimostrare, con mezzi narrativi, la filiazione storica che assicura la continuita fisica fra Canaan e Roma e l'ltalia attraverso le tappe del Paese di Esau (Edom), del Monte Se'ir e infine di Ismaele. L'eccezionale estensione della storia delle migrazioni di Zefo, figlio di Elifaz e nipote di Esau, oppure ancora l'invenzione della conquista definitiva del paese di Se'ir da parte dei Figli di Kitim , sono finalizzate esclusivamente all'illustrazione narrativa dell'identita storica di Roma e di Edom, mentre Ismaele, in ultima analisi, viene assorbito nell'insieme, attraverso la storia matrimoniale di Esau (45).

    La coincidenza fra le tesi di Abravanel sulle origini Edomite della cristianita, e il senso prodotto dal montaggio dei racconti nel Sefer ha- Yasar diventa manifesta. Le conseguenze che ne derivano, - qui lo abbiamo dimostrato attraverso la storia dei due gemelli, ma avremmo potuto farlo in merito a molti altri aspetti del racconto, - aprono un'ampia gamma di problematiche riguardo a una piu precisa identificazione dell'ambiente e dell'autore di questa opera che si nasconde dietro il velo dell'anonimato. La questione meriterebbe uno studio a parte (46). Abbiamo tuttavia ritenuto necessario accennarvi perche il fatto ci sembra un indizio particolarmente significativo dell'impatto che hanno avuto le tesi di Abravanel. A caldo, queste sono state viste come uno dei capisaldi della strategia di contrattacco, vuoi della reazione di difesa, messa a punto dagli ebrei iberici in risposta all'antigiudaismo radicale dei re cattolici. Nel momento in cui il controllo della monarchia spagnola, allora in piena ascesa sotto il profilo politico, veniva ripreso dall'ala militante della Chiesa, che promuoveva la riforma degli ordini monastici in aperta lotta ideologica contro i nemici dei cristiani, costoro riscrivevano il racconto della genesi di questa inimicizia, riportandone dialetticamente la responsabilita nel campo di Edom (47).

    Universite de la Sorbonne Nouvelle, Paris

    (43) Cfr. Sefer ha-Yasar 51r e 53v-54v. (44) Ibid. 53v-70r. (45) Cfr. soora. (46) Tutti questi problemi saranno approfonditi nella nostra futura edizione; cfr.

    sopra, nota 40. (47) In qualche modo il Sefer ha-Yasar pud apparire come uno strumento di

    rigiudaizzazione della memoria dei convertiti rimasti in Spagna. Esso sembra infatti destinato piu a un pubblico di marrani o di conversos, che agli ebrei ortodossi. E cio che indica l'omissione di ogni riferimento legale, il posto riservato alle preghiere, alle benedizioni e ai testamenti, assieme all'insistenza sulla storia edificante delle origini della nazione; cfr. J. Genot-Bismuth, [La storia come materia prima della riscriture del racconto biblico: il Sefer ha-Yasar], in Istoriya we-sifrut [Storia e letter atur a] , Tel Aviv 1983.

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    Article Contentsp. [23]p. 24p. 25p. 26p. 27p. 28p. 29p. 30p. 31p. 32p. 33p. 34p. 35p. 36p. 37p. 38p. 39p. 40p. 41p. 42p. 43p. 44p. 45p. 46

    Issue Table of ContentsLa Rassegna Mensile di Israel, terza serie, Vol. 58, No. 1/2 (Gennaio - Agosto 1992), pp. I-XIII, 1-241Front MatterBENIAMINO CARUCCI: RICORDO DI UN AMICO [pp. V-VII]INTRODUZIONE [pp. IX-XIII]LA DEFINITIVA SOPPRESSIONE DEL PLURALISMO RELIGIOSO NELLA SPAGNA DEI RE CATTOLICI: LIMITI E EFFICACIA DELL'APPROCCIO 'INTENZIONALISTA' [pp. 1-12]RELIGIOSIT MASCHILE E FEMMINILE PRESSO I "NUOVI CRISTIANI" SPAGNOLI FRA IL 1450 E IL 1550 [pp. 13-22]LA REPLICA IDEOLOGICA DEGLI EBREI DELLA PENISOLA IBERICA ALL'ANTISEMITISMO DEI RE CATTOLICI. LA TESI DI ISAAC ABRAVANEL SULLE ORIGINI DEL CRISTIANESIMO E DEL CATTOLICESIMO ROMANO [pp. 23-46]EBREI SPAGNOLI E MARRANI NELL'ITALIA EBRAICA DEL CINQUECENTO. UNA PRESENZA CONTESTATA [pp. 47-59][Illustration] [pp. 60-60]PROSSIMIT O DISTANZA: ETNICIT, SEFARDITI E ASSENZA DI CONFLITTI ETNICI NELLA ROMA DEL SEDICESIMO SECOLO [pp. 61-74]DOPO LE ESPULSIONI. UN'IMMAGINE DELLA CONTRADA DEGLI EBREI NEI PRIMI DECENNI DEL CINQUECENTO [pp. 75-96]NOTE PER LA STORIA DEGLI EBREI SEFARDITI A PADOVA [pp. 97-110]DOCUMENTI E NOTIZIE SULLE FAMIGLIE BENVENISTI E NASSI A FERRARA [pp. 111-136]DAL COMMERCIO ALLA COLONIZZAZIONE: LIVORNO E AMSTERDAM NELLA PRIMA MET DEL XVII SECOLO [pp. 137-145]LIBRI SEFARDITI IN SPAGNOLO E IN PORTOGHESE PUBBLICATI NEI PAESI BASSI SETTENTRIONALI ANTERIORMENTE A MENASSEH BEN ISRAEL (1584-1627) [pp. 147-162]DEVIANZA E PUNIZIONE NELLA DIASPORA SEFARDITA OCCIDENTALE DEL XVII SECOLO: I PORTOGHESI AD AMSTERDAM [pp. 163-202]LA DIASPORA SEFARDITA NELL'IMPERO OTTOMANO (DAL QUINDICESIMO AL DICIOTTESIMO SECOLO) [pp. 203-241]