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La revisione interculturale dei curricoli di storia Marina Medi Lesa - Belgirate 26 settembre 2008

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La revisione interculturale dei curricoli di storia

Marina Medi

Lesa - Belgirate

26 settembre 2008

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Perché una storia in senso interculturale?

• rapidi processi di trasformazioni del nostro tempo • presenza nella scuola di alunni stranieri• inserimento in una prospettiva europea• maggiore diversità intergenerazionale dovuta alla

diffusione delle nuove tecnologie della comunicazione che comportano:– nuovi supporti alla trasmissione del sapere

– nuovi linguaggi

– nuove forme del pensiero

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Domande aperte

1) Quale formazione storica è necessaria ai giovani di oggi?

Che cosa stiamo insegnando rispetto ai bisogni formativi degli studenti?

2) Quanto etnocentrismo c’è nel nostro insegnamento?

Quali messaggi e quali valori trasmettiamo?

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Primi tentativi di approccio interculturale nelle scuole

– Confronti su aspetti culturali di paesi diversi

– Introduzione di elementi di storia dei paesi di provenienza degli studenti stranieri

– Progetti di educazione alla cittadinanza europea

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Ma è ormai diventato chiaro che

• non basta affiancare al programma tradizionale alcuni contenuti in più sulla storia, la geografia

e la cultura di altri popoli

• bisogna invece ripensare a un modo nuovo di affrontare lo studio geostorico che:– decostruisca l’impianto etnocentrico tradizionale– costruisca un approccio interculturale

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Il caso della storia: la decostruzione

Necessità di mettere in discussione il “canone” dominante nei manuali, nelle pratiche didattiche e nell’immaginario comune:

- il curricolo implicito, cioè la selezione dei contenuti da trattare e la loro sequenza

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Quale storia “generale” nei manuali e nella nostra testa?

Selezione non esplicitata di fatti e personaggi che privilegia:

- l’Italia (ma non tutta) e il mondo occidentale - la dimensione politico-istituzionale e

(parzialmente) economica- le classi dominanti o comunque vincenti- i maschi- i periodi funzionali alla “biografia” della nazione

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Biografia della nazione,scopo dello studio della storia

• Selezione di fatti e personaggi che hanno contribuito a formare la realtà nazionale attuale (mondo classico… comuni… Rinascimento… Risorgimento… Resistenza…)

• In molti casi questi fatti vengono enfatizzati o inventati (Celti…)

• La storia così sembra essere un percorso coerente che porta all’oggi, giustificandolo

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Oggi “biografia” dell’Europa?

Oggi nei manuali c’è la tendenza a proporre una “storia generale” funzionale alla costruzione di una “biografia” dell’Europa:

- creazione di un soggetto storico, “l’Europa” (ma solo quella occidentale), unitario e fortemente anticipato

- selezione dei fatti che sembrano giustificare la formazione del mondo occidentale

- enfatizzazione dell’attuale processo di unificazione dopo millenni di guerre e massacri, trascurando gli elementi di diversità e tensione nel continente

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Il caso della storia: la decostruzione

Necessità di mettere in discussione il “canone” dominante nei manuali, nelle pratiche didattiche e nell’immaginario comune:

- il curricolo implicito, cioè la selezione dei contenuti da trattare e la loro sequenza

- concetti e modelli di spiegazione

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Il caso della storia: la decostruzione

Necessità di mettere in discussione il “canone” dominante nei manuali, nelle pratiche didattiche e nell’immaginario comune:

- il curricolo implicito, cioè la selezione dei contenuti da trattare e la loro sequenza

- concetti e modelli di spiegazione

- le finalità dello studio della storia

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FINALITA’ DELLO STUDIO DELLA STORIA

Storicizzare esperienze e percorsi biografici

Riflettere sui meccanismi della memoria

Riflettere sui rapporti tra passato, presente e futuro

Saper operare con gli strumentidella conoscenzastorica

Conoscere i processi storici fondamentali della realtà in cui si vive

Comprendere criticamentei principali problemi del mondo attuale

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Che cos’è la competenza storica?

La competenza storica non sta nel saper raccontare eventi e collocarli su una linea del tempo, ma significa:

– saper tematizzare e problematizzare il passato in relazione al presente

– distinguere le diverse scale spaziali e durate temporali dei fatti o dei processi storici

– cogliere i modelli di spiegazione che ne vengono dati

– essere consapevoli di come sono prodotte le conoscenze sul passato

– usare queste conoscenze per mettere in prospettiva il presente e per argomentare i propri punti di vista

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Come rivedere l’insegnamento della storia in chiave interculturale?

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Caratteri di un approccio interculturale

• Riconoscere che la realtà è plurale e che in ciò risiede una grande ricchezza

• Il diverso può essere conosciuto se si è disposti ad avvicinarlo con interesse e rispetto

• Scoprire somiglianze e differenze• Realizzare incontri e scambi• Tener conto che ogni espressione culturale, anche

la propria, è un punto di vista

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Per una storia in dimensione interculturale: l’approccio storiografico

1. Passare dalla “storia generale” a una pluralità di storie, diverse per:

– soggetti sociali (vincitori, vinti, uomini, donne, al potere e non ecc.)

– ambiti spaziali (mondiale, continentale, nazionale, regionale, locale)

– punti di vista (economico, politico, della cultura materiale, dell’immaginario, dei rapporti sociali ecc.)

2. Passare dal modello cronologico-sequenziale a periodizzazioni differenti, intrecci di durate, mappe di contemporaneità

3. Individuare i saperi necessari a tutti gli studenti per una storia non della nazione, ma dell’umanità

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Per una storia in dimensione interculturale: i contenuti

• Temi a valenza interculturale. Per es.:- spostamenti di popolazioni nella storia,- incontri/scontri di culture, - influssi di altre culture nella lingua, musica, arte ecc.

• Approcci e contenuti di storiografie non europee. Per es.: - planisferi non eurocentrici,- letture incrociate di fatti e processi

• Somiglianze e differenze tra le risposte che i popoli hanno dato ad analoghi problemi. Per es.: produzione, gestione del potere, indipendenza nazionale ecc.

• Grandi problemi comuni del presente/futuro. Per es.: ambiente, cittadinanza, globalizzazione, pace, sviluppo

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Per una storia in dimensione interculturale: i metodi

• Partire dai problemi (interdisciplinari) e non da spezzoni disciplinari (= capitoli del manuale)

• Porsi finalità non solo cognitive o procedurali, ma anche socio-affettive (ricerca collettiva a partire da sé e dalle proprie domande)

• Mettere in relazione il passato e il presente

• Dare coerenza verticale alla progettazione = scoprire la complessità, ma anche la sua leggibilità

• Rapportarsi con il territorio

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Uno studio per temi/problemi

Invita ad evitare due rischi (dalle nuove Indicazioni):

• sul piano culturale la frammentazione dei saperi = interdisciplinarità

• sul piano didattico la impostazione trasmissiva = didattica della ricerca

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Il curricolo

AREE DISCIPLINARINuclei fondanti

EDUCAZIONITRASVERSALI

SVILUPPO DI COMPETENZE

STUDIO PER TEMI/PROBLEMI

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EDUCAZIONITRASVERSALI

intercultura

pacesviluppo sostenibile e equo-solidale

ambiente

salute

affettività

cittadinanza,diritti umani,legalitàdifferenza di genere,

pari opportunità

informazione e media

patrimonio

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Un legame particolarmente forte tra

Educazione interculturale

Educazione al patrimonio

Educazione alla cittadinanza

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Che cos’è il patrimonio culturale?

E’ l’insieme di tracce materiali e immateriali che testimoniano l’esistenza culturale di un popolo in un determinato momento storico:

- il territorio plasmato dal suo insediamento,

- gli oggetti della cultura materiale,

- i linguaggi, il folklore, i prodotti artistici,

- i modi di organizzarsi e interagire ecc.

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Patrimonio culturale

• è ciò che una comunità riconosce tale, per cui lo conserva, lo valorizza e lo trasmette alle generazioni successive

• può essere visto come la biografia culturale di un territorio

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L’Educazione al patrimonio

• permette di sviluppare il senso di appartenere a una cultura: radici parentali, linguistiche, territoriali, religiose ecc.

• fa capire che l’identità culturale - ha aspetti di dinamismo, permeabilità, storicità- può essere riplasmata in modo creativo con nuovi elementi e nuove scelte

• stimola la presa di coscienza dei diritti e doveri che abbiamo rispetto ai beni culturali (responsabilità, valorizzazione, tutela e conservazione)

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Non avere educazione al patrimonio

ha effetti negativi per:

l’educazione alla cittadinanza - inconsapevolezza del proprio patrimonio culturale

- incuria e vandalismo

l’educazione interculturale - errata percezione del proprio patrimonio, concepito come statico e non modificabile

- chiusura verso i patrimoni altrui

- intolleranza verso i soggetti che ne sono portatori

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Educazione al patrimonio ed Educazione interculturale

L’approccio interculturale all’Educazione al patrimonio:

• stimola l’interesse per le espressioni culturali degli altri e quindi anche il rispetto per esse

• permette di scoprire somiglianze e differenze • costituisce un terreno per il dialogo e lo scambio

Invita a realizzare un senso di appartenenza senza esaltare la propria identità e tradizione

contro quella di altri

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Patrimonio italiano e studenti stranieri

Far conoscere e rendere accessibili agli stranieri i beni culturali del nostro paese significa:

• aiutarli a comprendere la società in cui sono arrivati e quindi a inserirsi in essa in modo migliore

• facilitarli nell’acquisizione competente della lingua

• contrastare e ridurne l’esclusione sociale favorendo pari e ampie possibilità di accesso e partecipazione sul piano culturale

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Per una nuova cittadinanza

L’Educazione al Patrimonio è un’opportunità per costituire una:– cittadinanza attiva (appartenenza e responsabilità)– cittadinanza democratica per un dialogo

interculturale (riconoscimento di patrimoni “altri” e di chi li ha prodotti)

– cittadinanza planetaria con una identità culturale a scala mondiale che trova espressione nel patrimonio dell’umanità

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Il posto dove vivo: un segmento del curricolo verticale

• Tematica ricorrente su temi/problemi a carattere storico, geografico, socio-culturale sul piano locale

• Costituita da Unità di apprendimento distribuite nel curricolo e tematizzate in modo adatto alle diverse età

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Lo studio del territorio

Permette di progettare percorsi di apprendimento che - partano dalle esperienze degli studenti

- sviluppino competenze geo-storico-sociali utilizzando metodologie di ricerca attive e motivanti

- valorizzino l’intreccio tra Educazione interculturale, al patrimonio e alla cittadinanza attiva

- favoriscano processi di inclusione e dialogo intergenerazionale

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Un esempio

A San Fermo della Battaglia (CO) un obelisco ricorda la vittoria di Garibaldi sugli Austriaci del 27 maggio 1859.

Costruito nel 1873, trasformato in epoca fascista, ora è monumento ai caduti di tutte le guerre

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A partire dallo studio sul monumento è possibile

• ripercorrere la storia italiana di più di un secolo

• riflettere sulle ragioni e le modalità con cui un popolo conserva la memoria di parti del proprio passato, mentre altre le censura e le oblia

• conoscere che in Italia c’è stato un processo di indipendenza e Garibaldi ne è stato un protagonista

• scoprire che anche altri paesi hanno lottato per l’indipendenza e anche loro hanno avuto degli “eroi”

• riflettere che ogni popolo ricorda e ribadisce la propria indipendenza attraverso elementi simbolici (storie di protagonisti, date festive, monumenti)

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Come rivedere l’insegnamento della storia?

1. Rivedere le finalità dello studio della storia2. Decostruire i modelli di spiegazione e i

messaggi impliciti trasmessi dallo studio della storia che possono portare a giudizi stereotipi ed etnocentrici

3. Individuare gli elementi fondanti della disciplina

4. Superare l’impianto espositivo e cronologico-sequenziale

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Quali i limiti di questo impianto

• “Oggettivizza” i fatti di cui tratta

• Fa sparire il ruolo interpretativo dello storico

• Attribuisce dignità storica solo a quello di cui si parla (il resto non è o non ha storia)

• Rende gli studenti ripetitori passivi

• Riconosce solo lo stile cognitivo centrato sul linguaggio verbale