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EDIZIONE FUORI COMMERCIO LA SICUREZZA SUL LAVORO nelle FORZE ARMATE e nelle FORZE DI POLIZIA Legislazione generale, regolamenti speciali, adempimenti e responsabilità dei Datori di lavoro, dei Dirigenti e dei Preposti Balduino Simone

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EdizionE fuori commErcio

LA SICUREZZA SUL LAVOROnelle

fORZE ARmAtEe nelle

fORZE dI pOLIZIA

Legislazione generale, regolamenti speciali, adempimenti e responsabilità

dei datori di lavoro, dei dirigenti e dei preposti

Balduino Simone

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Introduzione: i modelli organizzativi del lavoro, la tutela dei diritti fondamentali e la cultura della legalità nelle strutture del territorio

Parte primaLA SICUREZZA SUL LAVORO NELLE FORZE ARMATE

E NELLE FORZE DI POLIZIA

a) La legislazione generale ........................................................b) i regolamenti speciali per le forze di polizia e per le forze armate c) i regolamenti adottati per definire le effettive particolari esigenze

connesse al servizio espletato o alle peculiarità organizzative delle forze armate e delle forze di polizia ................................

Parte secondaI MODELLI DI ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO FUNZIONALI

ALLA SICUREZZA SUL LAVORO

a) la sicurezza sul lavoro come obiettivo primario del superiore gerarchico ............................................................................

b) Le gerarchie funzionali alla crescita delle persone e delle strutture ...............................................................................

c) Le “gerarchie” orizzontali che alimentano la cultura del non vedere..................................................................................

d) La cultura del provvedere che alimenta crescita delle persone, efficienza e sicurezza ............................................................

e) La Tutela della Salute e la Sicurezza sul lavoro sta nell’amore per il lavoro ..........................................................................

f) La funzione del lavoro e la tutela della dignità dell’uomo ..........g) Le omissioni che condizionano l’azione di direzione o di

comando ..............................................................................

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INDICE GENERALE

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Parte TerzaLE FIGURE GIURIDICHE E GLI ADEMPIMENTI DI COMPETENZA

a) il datore di Lavoro e il modello di organizzazione e di Gestione . b) La realizzazione del modello organizzativo e Gestionale ........... - b1) Gli altri obblighi del Datore di lavoro.............................................- b2) La delega delle funzioni .................................................................- b3) Le funzioni non delegabili ..............................................................c) il documento di Valutazione del rischio ..................................d) La rilevazione e la valutazione del rischio ...............................e) Le metodologie della rilevazione .............................................- e1) Le figure coinvolte nella valutazione .............................................f) i fattori di rischio da rilevare ...................................................- f1) Rischi da agenti fisici .......................................................................- f2) Normative di riferimento per i fattori di rischio fisico...................- f3) Frequenza della valutazione dei rischi da agenti fisici .................- f4) La eliminazione dei rischi da agenti fisici ...................................... g) i fattori di rischio correlati alle attività operative .......................- attrezzature munite di videoterminali ..................................................- radiazioni ionizzanti ...............................................................................- agenti chimici ......................................................................................... - agenti cancerogeni e mutageni ............................................................- agenti biologici .......................................................................................h) Lo stress da lavoro correlato ..................................................i) il modello di rilevazione funzionale ai rischi tipici delle forze armate e delle forze di polizia .....................................................- i1) Il DUVRI (documento di valutazione di rischio da interferenze) ..l) Le misure Generali ................................................................. - l1) La Formazione ..................................................................................m) Le misure Speciali ................................................................n) Le attrezzature di lavoro e i dispositivi di Protezione individuali .o) L’individuazione delle Aree operative e riservate .....................- o1) Le fonti che individuano le aree operative e riservate................p) La nomina del rSPP ..............................................................q) il Servizio di Prevenzione ........................................................

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ll Dirigente per la Sicurezza sul lavoro ........................................a) l’organigramma per la sicurezza sul lavoro ...............................b) Le norme dedicate alla figura del dirigente ..............................- il Preposto ..............................................................................- il Lavoratore ............................................................................

Le altre figure professionali coinvolte ........................................il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza .......................... il medico competente e la Sorveglianza sanitaria ........................La vigilanza sull’applicazione della legge .....................................Gli adempimenti periodici e la comunicazione degli infortuni .........

Parte QuartaLE VIOLAZIONI ALLE NORME DEDICATE ALLA

TUTELA DELLA SALUTE ED ALLA SICUREZZA SUL LAVORO

a) Le procedure e le competenze ................................................b) La modulistica ufficiale ..........................................................c) Le ipotesi di violazioni, le responsabilità e le sanzioni per: ........- c1) Datore di lavoro ...............................................................................- c2) Datore di lavoro e dirigente ............................................................- c3) Preposto ...........................................................................................- c4) Lavoratore ........................................................................................- c5) Medico competente ........................................................................- c6) L’analisi dei fattori di rischio ..........................................................

Parte QuintaLA GESTIONE DEI MATERIALI PERICOLOSI IN DOTAZIONE O IN USO ALLE FORZE ARMATE E ALLE FORZE DI POLIZIA

Gli agenti chimici .......................................................................Le sostanze pericolose ..............................................................Le merci pericolose ...................................................................i materiali radioattivi ..................................................................La gestione dei rifiuti .................................................................i rifiuti pericolosi .......................................................................

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Gli esplosivi: - normative ...............................................................................................- trasporto ................................................................................................. - atmosfere esplosive ..............................................................................

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Introduzione

INTRODUZIONE

I modelli organizzativi del lavoro, la tutela dei diritti fondamentali e la cultura della legalità del territorio

i modelli organizzativi del lavoro costituiscono settori di primaria at-tenzione sociale, sia per l’acquisita consapevolezza della pericolosità, che alcuni lavori rivestono, ai fini della tutela della salute degli addetti, sia per le sensibilità che tutti i Paesi industrializzati hanno maturato per la tutela dell’ambiente.

i due fattori - sicurezza sul lavoro e tutela ambientale del territorio - sono strettamente legati, specialmente per i lavori che si sviluppano nei grandi siti industriali

nel nostro Paese queste realtà sono state disciplinate, con una legislazione specifica, che definisce le Aziende a rischio di incidente rilevante (Arir), tenute ad adempimenti speciali di sicurezza, per pre-venire incidenti che possono assumere le dimensioni di catastrofi. non a caso, questa legislazione è denominata SEVESo, dal nome della cit-tadina della Brianza, colpita dalla fuoruscita accidentale di un gas dalla fabbrica produttrice. L’attenzione verso questi temi è mantenuta alta dal mondo dell’informazione, consapevole della sensibilità dell’opinio-ne pubblica verso la sicurezza in generale e per la salute in particolare.

così, il lavoro, già oggetto di grandi dibattiti, per i risvolti sociali, che esso acquista ai fini della tutela della dignità dei lavoratori, della giusta retribuzione e di qualità della vita, si connota di un’ulteriore rilevanza, per la tutela della salute e della sicurezza.

Questi temi - salute e sicurezza - sono oggetto di normative inter-nazionali, europee e nazionali, che prevalgono anche su quelle re-lative alla giusta retribuzione. Queste ultime, infatti, dispongono di ammortizzatori, come misure in grado di sopperire in tutto o in parte al venir meno della retribuzione per chi perde il lavoro, misure che, al contrario, non esistono per mitigare i pericoli per la salute e per la sicurezza.

Le attenzioni per la giusta remunerazione sono antichissime; nella Bibbia si legge che “defraudare la dovuta mercede agli operai è colpa così enorme che grida vendetta al cospetto di dio” (cf. Gc 5,4). chi si

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Introduzione

macchia di questo peccato dovrà attendersi la “vendetta di dio”, e la giusta retribuzione esprime la grande funzione che il lavoro dell’uomo, quale fonte di sostentamento proprio e della famiglia. Per giusta merce-de, si intende un corrispettivo dignitoso, che sia in grado di soddisfare le esigenze di vita.

L’etica del lavoro si è interessata invece alla funzione che esso svolge ai fini della realizzazione dell’uomo, che, con la cultura Benedettina, inizia ad abbandonare la visione greca che riservava il lavoro agli schiavi, indi-cando nell’ozio l’occupazione prima degli uomini liberi- La Regola Benedettina, fonte sublime di insegnamenti per ricavare

modelli organizzativi del lavoro, pietra d’angolo di tutta la cultura occi-dentale, fa del motto ORA ET LABORA, l’espressione che sintetizza una visione ascetica del lavoro e, vi dedica i capitoli:

- XLViii - il lavoro quotidiano: “L’ozio è nemico dell’anima, perciò i monaci devono dedicarsi al

lavoro in determinate ore e in altre, pure prestabilite, allo studio della parola di Dio...... Ma se le esigenze locali e la povertà richiedono che essi si occupino personalmente della raccolta dei prodotti agricoli, non se ne lamentino, perché i monaci sono veramente tali, quando vivono del lavoro delle proprie mani come i nostri padri e gli Apostoli. Tutto però si svolga con discrezione, in considerazione dei più deboli....”

- LVii - i monaci che praticano un’arte o un mestiere: “Se in monastero ci sono dei fratelli esperti in un’arte o in un mestie-

re, li esercitino con la massima umiltà…..”La regola benedettina, per secoli, è stata il punto di riferimento di

ogni modello organizzativo e, ancora oggi, costituisce una fonte insupe-rabile di saggezze, per delineare le responsabilità dei capi, su cui poggia l’intera struttura e, quindi, anche la sicurezza, sebbene essa non affronti direttamente il tema, se non come obbligo di rispettare la dignità delle persone e di non imporre lavori non commisurati alle forze fisiche (tutto si svolga con discrezione, in considerazione dei più deboli…..).

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Introduzione

La sicurezza sul lavoro come salvaguardia della dignità della persona

La mancanza di riferimenti espliciti alla sicurezza, nelle fonti citate, e nelle stesse grandi Encicliche dedicate al mondo del lavoro, come: - la rerum novarum di Leone Xiii; - la Gaudium et exercens di Spes di Paolo Vi; - la Laborem Giovanni Paolo ii, dove si sostiene che il lavoro può “ren-

dere la vita umana più umana”, è dovuta al fatto che la tutela della salute e la sicurezza sono comprese in quei valori che si vogliono affermare come principi fondamentali della cristianità: la funzione del lavoro e la dignità dell’uomo.nessun lavoro che mettesse a repentaglio la salute e la vita stessa

delle persone “può rendere la vita umana più umana”.

Questi principi erano e sono riconosciuti nel Codice Civile che all’art 2087 prevede che “L’imprenditore è tenuto ad adottare nell’e-sercizio dell’impresa le misure che, secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro”. L’integrità fisica e la personalità morale sono strettamente correlate ed entrambe possono essere messe in pericolo da condizioni di lavoro, prive della sicurezza necessaria tutelarle.

La tecnologia ha liberato dalla fatiche ma ha portato pericoli nuovii temi della tutela e della sicurezza sul lavoro, paradossalmente, si

sono ingigantiti nell’età moderna, ove la tecnologia ha liberato l’uomo dalle fatiche fisiche, generando però fattori di rischio non presenti in quello manuale. Alcune industrie, come quella chimica, in particolare, costituiscono oggi fonti di potenziali pericoli per la salute dei lavoratori e del territorio ove sorgono. Altre, come quella nucleare, potenzialmente ancora più pericolosa pur giovandosi di tecnologie sofisticate che rendo-no altamente improbabile l’incidente, ma non posso essere considerate immuni da rischi.

Quando l’uomo non disponeva di certe tecnologie, poteva pensa-re, progettare e realizzare solo lavori “a dimensione delle disponibilità note”. certe opere, come la costruzione di gallerie e di ponti, erano ra-rissime ed esclusi i territori sotto il dominio di roma, non erano proprio

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Introduzione

conosciute, tanto che la loro vista suscitava stupore o spavento. nella guerra contro i daci, nel 101, l’esercito romano, comandato dall’impe-ratore Traiano, deviando il corso del danubio e costruendo un ponte sullo stesso in solo otto giorni, ottenne la diserzione nel campo avver-sario di molte tribù, che rinunciarono a combattere, perché terrorizzate dalle capacità del nemico. oggi, la disponibilità di grandi tecnologie offre all’uomo panorami sterminati di opere fattibili, la cui realizzazione, comunque, impegna persone e, molto spesso, gli incidenti gravi non mancano, proprio a ricordare che non si vive di sola tecnologia e che questa, per essere utile, ha bisogno dell’uomo, della sua professiona-lità, fatta di conoscenze e di motivazione.

E, proprio in queste carenze, si annidano le cause di tanti grandi sciagure, come:- Seveso, cittadina della Brianza ove il 10 luglio 1976, a seguito di

un’avaria del reattore chimico di controllo, si sprigionava una nube di diossina. non vi furono morti, ma circa 240 persone vennero colpite da malattie respiratorie e della pelle. il nome Seveso è diventato tristemente noto per definire, in tutto il mondo, una fabbrica che ha al suo interno fattori di rischio chimico, oggetto di una direttiva dell’Europa e di una legislazione nazionale, costituita oggi dal d.Lgs. 334/199 e successive modificazioni, che trova specifici ed appro-fonditi richiami nel d.Lgs. 81/2008;

- Bhopal, (India), ove nel 1984, a causa della fuoriuscita di 40 ton-nellate di isocianato di metile di mic) dallo stabilimento della Union Carbide India Limited (uciL), si formava una nube che in poco tempo portava alla morte di 2.259 persone e avvelenò decine di migliaia di altre. una nota ufficiale del governo della regione del madhya Pra-tesh del 2006 confermava le 3.787 vittime, direttamente correlate all’evento, ma altre stime arrivano a 15.000 vittime; 58.125 per-sone hanno riportato malattie, delle quali circa 3.900, permanen-temente invalidate a livello grave. nel 2006, nelle zone interessate dalla fuoriuscita del gas, il tasso di mortalità era ancora 2,4 volte più elevato che nelle altre adiacenti.

Questi eventi catastrofici, purtroppo, non hanno portato ad una ge-nerale condivisione della necessità di progettare e realizzare modelli di gestione della sicurezza in ogni parte del mondo, che ponessero al primo

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Introduzione

posto la tutela della salute e della sicurezza degli addetti e del territorio, ove sorgono stabilimenti ad alto rischio. La cultura della sicurezza, come valore primario, è condizione ineludibile per salvaguardare valori più gran-di, come la dignità dell’uomo, la vivibilità dell’ambiente, la tutela delle generazioni future. Essa tarda a diffondersi e, specialmente nei Paesi in via di sviluppo, ove la povertà e la disperazione sono diffuse, si assiste ancora a modelli di lavoro, orientati al solo sfruttamento dell’uomo per profitti non giusti.

Approfittando della disperazione, indotta dalla povertà, in molti Pae-si poveri si continua a lavorare in strutture e con modelli organizzativi, senza alcun rispetto per la vita e per la salute degli addetti, come dimo-strano i fatti di cronaca.- febbraio 2010 - in Bangladesh prende fuoco una fabbrica di vestiti.

Gli operai non riescono a fuggire perché le porte di sicurezza sono sbarrate e più di venti muoiono bruciati.

- Settembre 2012 - A Karachi, in Pakistan, una fabbrica di jeans, che lavorava per una grande catena multinazionale di abbigliamento, prende fuoco. muoiono circa trecento operai, che non riescono a mettersi in salvo per mancanza di uscita di sicurezza.

- novembre 2012 - Sempre in Bangladesh prende fuoco una fabbrica di vestiti e muoiono 290 operai, sempre per mancanza di misure di sicurezza.

Anche il nostro Paese ha vissuto sciagure sul lavoro che hanno ri-chiamato l’attenzione dell’opinione pubblica, come quelli di:- dicembre 2007 - a Torino, alla Thyssen, ove un incendio provoca la

morte di sette persone e, per la prima volta, i vertici dell’azienda, multinazionale con sede in Germania, vengono condannati in pri-mo grado per omicidio doloso, con dolo eventuale, nel senso che il pericolo di incendio era noto ed il rischio accettato, pur di non sopportare i costi della messa in sicurezza. La sentenza è oggetto di grandi discussioni perché fortemente innovativa, frutto di una nuova visione degli obblighi imposti e della importanza che la sicurezza sul lavoro ha acquisito in tutte le sedi.

- ottobre 2011 - a Barletta, crolla un capannone adibito a laboratorio di vestiario e perdono la vita cinque giovani donne. il crollo causato

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Introduzione

da lavori edili che interessavano una struttura adiacente erano svolti senza le necessarie misure di sicurezza.

- dicembre 2013 - a Prato prende fuoco un capannone gestito da cinesi, dove lavorano in condizioni disumane molte persone. nell’in-cendio trovano la morte sette persone.

Questi eventi dimostrano che, di fronte al guadagno, imprenditori senza scrupoli, approfittando della disperazione di chi è senza lavoro, organizzano processi di lavoro che causano morte per gli addetti e pe-ricoli per l’ambiente. E, questo, non solo nei Paesi poveri di altri con-tinenti, ma anche nel nostro Paese, nelle aree territoriali ben note per la presenza di organizzazioni criminali, ove lo sfruttamento del lavoro è diffuso e caratterizzato, anche e soprattutto, dalla diffusa inosservanza delle regole di sicurezza, considerate misure inutili. Queste realtà si sviluppano per la disattenzione degli organismi deputati alla legalità ed alla sicurezza del territorio e fanno apparire i criminali, che ne sono a capo, come dei benefattori, perché procurano lavoro. in realtà, sfrut-tando la disperazione di tanta povera gente, specialmente giovani e la poca “attenzione” di tanti organi deputati al controllo del territorio, creano, nell’ordine:- sfruttamento, nel senso biblico del termine; - criminalità, perché i loro prodotti vengono inseriti obbligatoriamente

nel circuito delle commercializzazioni illegali e, quindi, gestite dalle organizzazioni criminali;

- insicurezza, per la mancanza di ogni regola funzionale alla tutela della salute, sino ad offendere anche la dignità umana.È evidente, infatti, che chi non ha scrupoli per sfruttare a proprio

vantaggio economico la disperazione della povera gente e la “disatten-zione” di quanti dovrebbero provvedere e non lo fanno, non potrà mai avere la sensibilità di sopportare oneri per la sicurezza.

Per prevenire e per contrastare questa deriva, le forze di polizia devo-no investire in formazione dei loro quadri, affinché la sicurezza sul lavo-ro sia uno dei settori più presenti nelle attività di controllo del territorio, le cui violazioni sono tra le più significative del livello di legalità generale e della presenza di organizzazioni criminale, che lucrano proprio sulla inosservanza delle prescrizioni di sicurezza per realizzare guadagni il-

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Introduzione

leciti e fare concorrenza sleale agli operatori onesti. La realtà mostra chiaramente che le prescrizioni a tutela della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro sono quelle più disattese, anche per carenze cultu-rali di molti operatori e degli stessi uffici incaricati di vigilare su settori della vita sociale, disciplinati da legislazioni sempre più complesse e non chiare nelle competenze e nelle procedure. Per eliminare questa patologia, che determina annualmente un numero elevato di morti e di feriti gravi, l’art. 9 della Legge 17 dicembre 2010, n. 217, ha previsto che, “in presenza di violazioni gravi o reiterate in materia di tutela del lavoro, di igiene sui luoghi di lavoro e di prevenzione degli infortuni sul lavoro, sia sempre disposta la confisca amministrativa delle cose che servirono o furono destinate a commettere la violazione e delle cose che ne sono il prodotto, anche se non venga emessa l’ordinanza-ingiunzione di pagamento”.

La norma prevede, quindi, una deroga al principio generale, sancito dal comma 1 dell’art. 20, della legge 681/89, che subordina, all’adozio-ne del provvedimento di ordinanza-ingiunzione, la possibilità di disporre, a titolo di sanzione accessoria, la confisca delle cose o dei prodotti delle violazioni amministrative. Questa norma, destinata a introdurre misure per combattere le infiltrazioni delle associazioni criminali nel mondo dell’economia, ha visto, nel rispetto delle prescrizioni a tutela della salute e della sicurezza sul lavoro, settori significativi di devian-ze, da contrastare con grande efficacia, significative anche di possibili infiltrazioni criminose. Tale visione è certamente da condividere, visto che solo atteggiamenti criminali possono scientemente disobbedire a obblighi che sono morali prima che giuridici.

Senza ombra di dubbio, quindi, conoscere ed osservare le prescrizioni a tutela della salute e della sicurezza sul lavoro migliora la professionalità di quanti sono chiamati a garantire legalità e sicurezza al territorio, per-ché la vera particolarità degli operatori della sicurezza sta proprio nella perfetta coincidenza tra l’operare in sicurezza e l’essere efficaci.

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Parte Prima

LA SICUREZZA SUL LAVORO NELLE FORZE ARMATE

E NELLE FORZE DELLE POLIZIE

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Parte Prima: la sicurezza sul lavoro nelle Forze Armate e nelle Forze delle Polizie

a) La legislazione generale

ll d.Lgs. n. 81/2008 ha operato l’assimilazione, sul piano della pre-venzione e della sicurezza tra il lavoro privato ed il lavoro pubblico, salva la necessità di specifici adeguamenti, da adottare attraverso disposizio-ni normative regolamentari, in relazione alle peculiarità di determinate attività della Pubblica Amministrazione. Pertanto, anche per la pubblica amministrazione, la disciplina primaria per la tutela della salute e la si-curezza sul lavoro è costituita dal d.Lgs 9 aprile 2009, n. 81, un vero e proprio Testo unico che disciplina, in maniera organica, l’intera materia e sostituisce quella adottata con d.Lgs 626/1994. delle normative pre-cedenti, dedicate alla prevenzione degli infortuni e all’igiene del lavoro, restano in vigore, per quanto non previsto dal decreto legislativo, il d.P.r. 04.55, n. 547 - norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro e il d.P.r. 19.03.56, n. 303 - norme generali per l’igiene sul lavoro, che pre-vede le caratteristiche minimali degli ambienti di lavoro: altezza-cubatura e superficie, coperture, pavimenti, pareti e aperture, locali sotterranei, ricambio dell’aria, illuminazione, temperatura, ecc. nonostante il legisla-tore volesse comprendere in un solo Testo unico tutte le disposizioni a tutela della salute e della sicurezza sul lavoro, restano fuori dalla sua por-tata alcune disposizioni speciali di primaria importanza (1), e tutti i decreti integrativi, di cui all’art. 304, comma 2, del d.Lgs. 81/2008 “con uno o più decreti integrativi attuativi della delega prevista dall’articolo 1, comma 6, della legge 3 agosto 2007, n. 123, si provvede all’armonizzazione [ove necessario] delle disposizioni del presente decreto con quelle contenute in leggi o regolamenti che dispongono rinvii a norme del decreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626, e successive modificazioni, ovvero ad altre disposizioni abrogate dal comma 1”.

1) d.Lgs. 25.11.96, n. 624 - Attività minerarie ed estrattive;d.Lgs. 17.3.95, n. 230 - Attività con impiego di radiazioni ionizzantid.Lgs. 4.8.99, n. 345 - Tutela del lavoro dei minorid.Lgs. 8.4.03, n. 66 - Tutela del lavoro notturnod.Lgs. 26.3.01, n. 151 - Tutela del lavoro femminile e della maternitàd.Lgs. 27.7.99, n. 271 - Tutela del lavoro marittimo e portualed.Lgs. 10.9.03, n. 276 - Tutela dei lavoratori atipici

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Parte Prima: la sicurezza sul lavoro nelle Forze Armate e nelle Forze delle Polizie

b) I regolamenti speciali per le forze di polizia e per le forze armate

Ai sensi dell’art. 3, comma 2, del d.Lgs. 81/2008, fonte normativa primaria dedicata alla Tutela della salute ed alla Sicurezza sul Lavoro, “Nei riguardi delle Forze armate e di Polizia, del Dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile, dei servizi di protezione civile, nonché nell’ambito delle strutture giudiziarie, penitenziarie, di quel-le destinate per finalità istituzionali alle attività degli organi con compiti in materia di ordine e sicurezza pubblica, delle università, degli istituti di istruzione universitaria, delle istituzioni dell’alta formazione artistica e coreutica, degli istituti di istruzione ed educazione di ogni ordine e grado, delle organizzazioni di volontariato di cui alla legge 1° agosto 1991, n. 266, degli uffici all’estero di cui all’articolo 30 del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, e dei mezzi di trasporto aerei e marittimi, le disposizioni del presente decreto legislativo sono applicate tenendo conto delle effettive particolari esigenze connesse al servizio espletato o alle peculiarità organizzative ivi comprese quelle per la tutela della salute e sicurezza del personale nel corso di operazioni ed attività condotte dalla Forze armate, compresa l’Arma dei carabinieri, nonchè dalle altre Forze di polizia e dal Corpo dei vigili del fuoco, nonchè dal Di-partimento della protezione civile fuori dal territorio nazionale, individua-te entro e non oltre ventiquattro mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto legislativo con decreti emanati, ai sensi dell’articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, dai Ministri competenti di concerto con i Ministri del lavoro e della previdenza sociale, della salute. ….omissis…”

Le regolamentazioni speciali, che definiscono le effettive particolari esigenze connesse al servizio espletato o alle peculiarità organizzative, le forze Armate, le forze di Polizia e gli altri organismi citati, costituisco-no i riferimenti normativi specifici, ma resta valida la normativa genera-le per tutto ciò che non è compreso nei regolamenti e tutto ciò che è escluso dal loro campo di azione, come le responsabilità e le sanzioni, previste per le violazioni alle prescrizioni. I Regolamenti possono defini-re i contenuti degli adempimenti previsti dalla normativa generale, ma non possono escluderli, né eliminare le responsabilità previste per le singole figure giuridiche, come Datore di Lavoro, Dirigente, Preposto e Lavoratore.

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Parte Prima: la sicurezza sul lavoro nelle Forze Armate e nelle Forze delle Polizie

c) I regolamenti adottati per definire le effettive particolari esigenze connesse al servizio espletato o alle peculiarità organizzative delle for-ze armate e delle forze di polizia

C1) per le forze armate

Le forze Armate, con grande puntualità temporale, hanno adottato le previste norme regolamentari di adeguamento, favorite anche dal riassetto globale delle fonti normative di riferimento. Questo riassetto, iniziato con la legge 28 novembre 2005, n. 246, la c.d. “taglia leggi”, prevedeva, previo parere del consiglio di Stato, la rivisitazione dell’inte-ro comparto dell’ordinamento militare. Esercitando il proprio potere di iniziativa in materia di semplificazione e di riassetto normativo (art. 14 della legge 246/2005 e art. 20, comma 9 della legge 59/1997), il mi-nistro della difesa promuoveva la nuova codificazione dell’ordinamento militare e dell’Amministrazione della difesa, che vedeva la luce con il d.Lgs. 15 marzo 2010, n. 66, recante il “codice dell’ordinamento mili-tare”, il cui regolamento era adottato con decreto del Presidente della repubblica del 15 marzo 2010, n. 90, recante il “Testo unico delle disposizioni regolamentari in materia di ordinamento militare”.

- il codice militare, d.Lgs. 66/2010 dedica alla materia l’art. 184, che così recita:“Art. 184 Tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro per le

Forze Armate1. La normativa in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luo-

ghi di lavoro, di cui al decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, si applica alle Forze armate nei limiti di compatibilità con gli speciali compiti e attività da esse svolti, tenuto conto delle insopprimibili esigenze con-nesse all’utilizzo dello strumento militare, come valutate dai competenti organismi militari sanitari e tecnici.

2. I limiti di compatibilità e le esigenze connesse all’utilizzo dello strumen-to militare sono individuati nel regolamento, in questa parte emanato nel rispetto delle procedure previste dall’art. 3, comma 2, 1° periodo del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81.”in attuazione di quanto previsto dal comma 2, dell’articolo 3, il re-

golamento militare, adottato con d.Lgs. 90/2010, dedicava al tema gli

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Parte Prima: la sicurezza sul lavoro nelle Forze Armate e nelle Forze delle Polizie

articoli 244/259, dando disciplina ad ogni settore di specificità e co-ordinando perfettamente le due normative, a dimostrazione di come la sicurezza del personale è la pietra d’angolo che regge l’intero sistema organizzativo ed operativo delle forze Armate.

All’Arma dei carabinieri, quale Forza armata e Forza militare di polizia in servizio permanente di pubblica sicurezza, ai sensi dell’art. 155 del codice militare, si applicano, in quanto compatibili con il regolamento militare, anche le eventuali ulteriori disposizioni adottate in materia dal Ministero dell’interno, ai sensi dell’art. 3, comma 2, del decreto legislativo n. 81 del 2008 (art. 264).- art. 245 Individuazione delle particolari esigenze connesse al ser-

vizio espletato o alle peculiarità organizzative delle Forze armate “1. Ai sensi dell’articolo 3, comma 2, del decreto legislativo 9 aprile 2008,

n. 81, costituiscono particolari esigenze connesse al servizio espletato o alle peculiarità organizzative delle Forze armate i principi e le peculiarità istituzionali finalizzati a salvaguardare la funzionalità dell’intera struttura militare, da cui dipende la potenzialità operativa delle forze, quali, fra l’altro:

a) l’unicità di comando e controllo;b) la capacità e la prontezza d’impiego della forza militare e il relativo

addestramento, in territorio nazionale e all’estero; c) la tutela delle informazioni riguardanti le materie di carattere militare

o, comunque, concernenti l’efficienza dello strumento militare, le mate-rie concernenti la tutela dell’ordine, della sicurezza e della incolumità pubblica ovvero il contrasto alla criminalità per le quali, nell’interesse della sicurezza nazionale, è ritenuta vietata la divulgazione di notizie, ai sensi delle vigenti norme unificate per la protezione e la tutela delle informazioni classificate e la tutela del segreto di Stato, di cui ai decre-ti del Presidente del Consiglio dei Ministri 3 febbraio 2006 e 8 aprile 2008 e successive modifiche o integrazioni, nonchè la tutela degli atti e documenti comunque sottratti all’accesso, a norma dell’articolo 24 della legge 7 agosto 1990, n. 241;

d) le particolarità costruttive e d’impiego di equipaggiamenti speciali, armi, munizioni, sistemi d’arma, materiali di armamento, mezzi militari operativi, quali unità navali, aeromobili, mezzi armati o di trasporto e relativo supporto logistico, nonchè delle aree, infrastrutture e appre-stamenti sia fissi che mobili e delle installazioni addestrative speciali, quali i poligoni di tiro e le palestre addestrative, anche ((con riferimen-

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Parte Prima: la sicurezza sul lavoro nelle Forze Armate e nelle Forze delle Polizie

to al disposto di cui all’articolo 74)), comma 2, lettera c), del decreto legislativo n. 81 del 2008.

2. Ai fini di cui al comma 1, negli immobili e nelle aree di pertinenza dell’Am-ministrazione della difesa, comprese le strutture e aree in uso, ancorchè temporaneamente, all’Arma dei carabinieri per l’esercizio dei compiti con-cernenti l’ordine e la sicurezza pubblica ovvero di contrasto alla crimina-lità e quelle in uso al Corpo delle capitanerie di porto per l’esercizio dei compiti d’istituto, devono essere salvaguardate, fra l’altro, le caratteristi-che strutturali, organizzative e funzionali e le procedure destinate a:

a) realizzare la protezione e tutela del personale, delle sedi di servizio, in-stallazioni e mezzi, nonchè degli impianti e delle apparecchiature, in re-lazione alle rispettive specifiche condizioni di impiego, contro il pericolo di attentati, aggressioni, introduzioni di armi ed esplosivi, sabotaggi di sistemi, che possano compromettere l’assolvimento dei compiti d’istituto;

b) tutelare la riservatezza e la sicurezza delle telecomunicazioni e dei trattamenti dei dati;

c) garantire misure di sicurezza idonee a prevenire l’evasione di persone sottoposte a misure restrittive delle libertà personale presso le struttu-re penitenziarie militari ovvero presso i locali dell’Arma dei carabinieri destinati a tale esigenza.

C2) per le forze di polizia

Le forze di Polizia, non appartenenti alle forze Armate, vivono una si-tuazione non idilliaca perché le loro regolamentazione sono ancorate alla disciplina della precedente legislazione, facente capo al d.Lgs. 626/1994, ora sostituito dal d.Lgs. 81/2008. La cosa non è priva di effetti perché alcuni fattori di rischio, come lo stress da lavoro correlato, è stato inserito nell’ordinamento solo dal d.Lgs. 81 ed era assente nel 626.

Alla luce di tale realtà, resta comunque invariato l’obbligo di rileva-zione dei rischi e gli altri adempimenti che dovranno avere riferimenti diretti alla legislazione primaria introdotta, laddove non trovassero di-sciplina nelle regolamentazioni “resuscitate” dal d.L. 57/2012, che, va ricordato, ha cercato di sanare una situazione paradossale, che vedeva nella mancata adozione delle regolamentazioni “sulle effettive partico-lari esigenze” di cui al comma 2 dell’art. 3, la cancellazione delle stes-se e l’applicazione integrale della nuova disciplina legislativa.

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Parte Prima: la sicurezza sul lavoro nelle Forze Armate e nelle Forze delle Polizie

L’attuale situazione merita grande attenzione per far si che tutti gli adempimenti siano assicurati, anche per evitare che il giudice, interes-sato da eventuali denunce di omissioni, si trovi a dover applicare la legislazione primaria, valida per tutti, senza poter riconoscere esigenze particolari, eventualmente invocate e, non applicabili, perché non adot-tate. La mancata regolamentazione non comporta l’inapplicabilità della legislazione primaria; al contrario, la mancanza di regolamenti speciali fa sì che i fatti, oggetto di giudizio, siano riferiti unicamente alla legisla-zione generale, che è l’unica fonte normativa disponibile.

La propensione a pensare che la mancata adozione delle regolamenta-zioni, che dovevano definire le “effettive particolari esigenze”, di cui al com-ma 2 dell’art. 3, del d.Lgs. 81, comporti la non applicabilità della legislazio-ne generale, è molto diffusa, come dimostra il fatto che, escluso le forze Armate e la Protezione civile, tutti gli altri Enti e organismi elencati dalla norma non hanno ancora provveduto ad emanare i regolamenti dovuti.

il fatto è paradossale, se si pensa che gli stessi avevano chiesto con forza ed ottenuto di essere inseriti tra le Strutture cui erano riconosciute le “effettive particolari esigenze”, in realtà, la sicurezza sul lavoro, per buona parte della P.A., è considerata un obbligo a cui devono obbedire gli altri, i comuni mortali, quelli che devono rispettare le leggi. La P.A, se-condo questa “visione” è la legge e, quindi, non deve rispettarla, salvo riscoprirla per tensioni interne, quando sono denunciate “situazioni al-larmanti e di grave pericolo”, come quello espresso dalle organizzazioni sindacali dei “lavoratori” della reggia di caserta e riportato da tutti i quotidiani nazionali. Secondo questa denuncia, “il direttore permane nella struttura fino a tarda ora, senza che nessuno abbia comunicato e predisposto il servizio per tale permanenza. Tale comportamento mette a rischio l’intera struttura. Il clamore mediatico, seguito alla nota di protesta, non si sa se più comica o più tragica, portava i vertici delle Organizzazioni sindacali a prenderne le distanze, ma anche ad afferma-re che “La denuncia, riportata da tutti i media, dei sindacati nei confronti del direttore del monumento, (omissis), non è condivisibile ed è contraria ai principi di ragionevolezza e buon senso, anche se per alcuni aspetti ha ragioni fondate” - da “il Fatto Quotidiano” del 5 marzo 2016.

Validità dei contenuti delle norme regolamentari delle Forze Armatei principi, espressi nella regolamentazione delle forze Armate, circa

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Parte Prima: la sicurezza sul lavoro nelle Forze Armate e nelle Forze delle Polizie

la priorità della sicurezza del personale, sono culturalmente validi an-che per tutte le forze di Polizia nazionali e Locali, che devono riferirsi ai contenuti generali del d.Lgs. 81/2008, in modo compatibile con le “particolari effettive esigenze di servizio e con le particolarità organiz-zative e gestionali”. È evidente, infatti, che gli operatori della sicurezza, alla luce della oggettiva ed inconfutabile constatazione che la loro pro-fessionalità è la prima condizione di sicurezza e di efficienza funzionale, più di ogni altro “lavoratore” devono orientare i modelli organizzativi, gestionali ed operativi verso i principi sanciti dal d.Lgs. 81/2008. il termine ultimo per l’adozione dei provvedimenti previsti dal comma 2 dell’articolo 3, purtroppo è stato prorogato sine die, non si sa quanto intenzionalmente, dal d.L. 57 del 2012, dedicato ai provvedimenti ur-genti per il trasporto marittimo e ferroviario e per le imprese che hanno fino a dieci collaboratori.

il nuovo testo della norma dell’articolo 3, a seguito della modifica apportata dal d.L. 57/2012, fa salve le disposizioni adottate in appli-cazione della legge 626/1994, sino a quando non saranno emanati i provvedimenti previsti. Questa modifica, lungi dal risolvere il problema, lo aggrava perché, eliminando il termine finale, determina che tutti que-gli organismi, compresi nel testo del comma 2 dell’articolo 3, che non abbiano ancora adottato i prescritti provvedimenti, possono pensare di poter continuare per sempre ad operare secondo le regole precedenti. Se passasse questa interpretazione si darebbe conferma al sospetto che vuole la P.A., di fatto, esclusa dall’obbligo di rispettare leggi della sicurezza sul lavoro. Sarebbe veramente troppo, anche alla luce della constatazione che la sicurezza è innanzitutto cultura del rispetto delle regole, giuridiche, etiche e funzionali. E, chi istituzionalmente deve prov-vedere a prevenire ed a contrastare la violazione delle regole, non può essere educato a sentirsi escluso dall’obbligo di osservarle.

Attualmente, le Forze di Polizia hanno tutte regolamentazioni relative alle particolari effettive esigenze connesse al servizio, di cui al comma 2, dell’art. 3, del D.Lgs. 81/2008, emanate sotto l’egida del D.Lgs. 626 del 1994. In particolare:- il D.M. 14 giugno 1999, n. 450, per la Polizia di Stato e i Vigili del fuoco- il D.M. 6 febbraio 2001, per il Corpo Forestale- il D.M. 13 agosto 1998, n. 325, per la Guardia di Finanza- il D.M. 13 novembre 2011, n. 231, per la Protezione Civile.

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Parte Prima: la sicurezza sul lavoro nelle Forze Armate e nelle Forze delle Polizie

DECRETO MINISTERIALE 14 GIUGNO 1999, N. 450

Regolamento recante norme per l’individuazione delle particolari esigenze connesse al servizio espletato nelle strutture della Polizia di Stato, del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e degli uffici centrali e periferici dell’Amministrazione della pubblica sicurezza, comprese le sedi delle autorità aventi competenze in materia di ordine e sicurez-za pubblica, di protezione civile e di incolumità pubblica, delle quali occorre tener conto nell’applicazione delle disposizioni concernenti il miglioramento della sicurezza e salute dei lavoratori nei luoghi di lavoro. (GU n. 283 del 2-12-1999)

iL miniSTro dELL’inTErno di concerto con

i miniSTri dEL LAVoro E dELLA PrEVidEnzA SociALE, dELLA SAniTà E PEr LA funzionE PuBBLicA

Visto l’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626, come sostituito dall’articolo 1 del decreto legislativo 19 marzo 1996, n. 242;

Visto l’articolo 30, comma 2, del decreto legislativo 19 marzo 1996, n. 242;

Visto l’articolo 6, comma 1, lettere v) e z), della legge 23 dicembre 1978, n. 833, concernente l’istituzione del Servizio sanitario nazionale;

Visto l’articolo 27, secondo comma, lettera d), del decreto del Presi-dente della repubblica 24 luglio 1977, n. 616;

Visto l’articolo 17, commi 3 e 4, della legge 23 agosto 1988, n. 400; considerato che l’attività della Polizia di Stato e del corpo nazionale

dei vigili del fuoco, nonchè del personale dipendente comunque incari-cato delle funzioni e dei compiti in materia di ordine e sicurezza pubbli-ca e di protezione civile, si esplica in strutture, anche mobili, funzionali al servizio espletato;

udito il parere del consiglio di Stato espresso dalla sezione consul-tiva per gli atti normativi nell’adunanza del 27 luglio 1998;

Vista la comunicazione al Presidente del consiglio dei ministri a nor-ma dell’articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400;

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Parte Prima: la sicurezza sul lavoro nelle Forze Armate e nelle Forze delle Polizie

A d o t t a

il seguente regolamento:

Art. 1. Edifici, strutture e mezzi 1. nelle strutture della Polizia di Stato, del corpo nazionale dei vigili del

fuoco e degli uffici centrali e periferici dell’Amministrazione della pubbli-ca sicurezza, comprese le sedi delle autorità aventi competenze in ma-teria di ordine e sicurezza pubblica, di protezione civile e di incolumità pubblica, le norme e le prescrizioni in materia di sicurezza dei luoghi di lavoro, contenute nel decreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626, e successive modificazioni e integrazioni, nonchè quelle delle altre dispo-sizioni di legge in materia, sono applicate nel rispetto delle caratteristi-che strutturali, organizzative e funzionali preordinate a realizzare:

a) la tutela del personale operante, in relazione alle rispettive spe-cifiche condizioni di impiego, anche con riguardo alla prontezza ed efficacia operativa;

b) la protezione e tutela, commisurata al rischio effettivo, delle sedi di servizio, installazioni e mezzi, contro il pericolo di attentati, sabotag-gi o aggressioni, ovvero di interruzione di servizi essenziali;

c) la prevenzione della fuga delle persone legittimamente arrestate o fermate, ovvero trattenute, nei casi previsti dalla legge, in una strut-tura dell’Amministrazione;

d) la riservatezza e la sicurezza delle telecomunicazioni e dei tratta-menti dei dati personali.

2. L’applicazione delle norme in materia di sicurezza dei luoghi di lavo-ro, contenute nel decreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626, e successive modificazioni e integrazioni, nonchè quelle delle altre di-sposizioni di legge in materia, non puo’ comportare, in relazione alle esigenze di cui al comma 1, l’eliminazione o la riduzione dei sistemi di controllo, anche ai fini della selezione degli accessi del pubblico, e dei sistemi di difesa ritenuti necessari, nè l’omissione o il ritardo delle attività di cui all’articolo 328, primo comma, del codice pe-nale. L’Amministrazione deve comunque assicurare idonei percorsi per l’esodo, adeguatamente segnalati, e verificare periodicamente l’innocuità dei sistemi di controllo e difesa.

3. fatto salvo il dovere di intervento degli appartenenti alla Polizia di Stato e al corpo nazionale dei vigili del fuoco anche in situazioni di personale esposizione al pericolo, il predetto personale deve adotta-re le misure di sicurezza e di protezione anche individuale predispo-

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Parte Prima: la sicurezza sul lavoro nelle Forze Armate e nelle Forze delle Polizie

ste per lo specifico impiego. 4. fermi restando gli obblighi di cui all’articolo 6 del decreto legislativo

19 settembre 1994, n. 626, e successive modificazioni e integra-zioni, anche sulla base di speciali capitolati d’opera, le uniformi, le armi, gli strumenti di lavoro, gli specifici impianti, quali i poligoni di tiro, i laboratori di analisi, ricerche e collaudi, le palestre e le installazioni addestrative speciali, le installazioni di sicurezza e le attrezzature di protezione, individuali e di reparto, ed i mezzi ope-rativi della Polizia di Stato e del corpo nazionale dei vigili del fuoco rimangono disciplinati dalle specifiche disposizioni che li riguardano, previo controllo tecnico, verifica o collaudo da parte del personale tecnico dell’Amministrazione dell’interno, in possesso dei requisiti professionali o culturali previsti dalla normativa vigente.

5. Le disposizioni del presente articolo e quelle delle norme o capitolati richiamati al comma 4 si osservano anche, in quanto compatibili con i rispettivi compiti ed ordinamenti, e salvo che sia diversamente di-sposto sulla base degli ordinamenti che li riguardano, per le struttu-re, le sedi e i mezzi di servizio degli altri organi, anche privati, aventi compiti diretti o ausiliari in materia di sicurezza pubblica.

Art. 2. Funzioni di medico competente 1. nell’ambito delle attività e dei luoghi di cui all’articolo 1, comma 1,

e comunque nelle aree individuate a norma dell’articolo 23, comma 4, del decreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626, e successive modificazioni e integrazioni, le funzioni di medico competente sono svolte dai medici del ruolo professionale dei sanitari della Polizia di Stato e del corpo nazionale dei vigili del fuoco in possesso dei requisiti richiesti dai decreti legislativi 15 agosto 1991, n. 277, e 19 settembre 1994, n. 626, e successive modificazioni e integrazioni, che possono avvalersi dei medici della medesima Amministrazione o corpo che abbiano svolto per almeno quattro anni attività di medico nel settore del lavoro nell’ambito del ministero dell’interno, designa-ti a livello centrale e provinciale.

2. Quando per lo svolgimento di specifici accertamenti medicoclinici relativi all’attività di sorveglianza sia richiesta una specializzazione di cui il personale indicato al comma 1 non sia in possesso, gli accertamenti stessi sono svolti, mediante convenzione, da medici aventi la specializzazione richiesta. Analogamente si provvede negli altri casi in cui non è possibile far fronte alle esigenze con i medici dell’Amministrazione o del corpo.

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Parte Seconda

I MODELLI DI ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO FUNZIONALI ALLA

SICUREZZA SUL LAVORO

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Parte Seconda: i Modelli di Organizzazione del Lavoro Funzionali alla Sicurezza sul Lavoro

a) La sicurezza del personale come obiettivo primario di ogni superiore gerarchico

Le forze Armate e le forze di Polizia, assicurano la massima atten-zione al tema della tutela della salute e della sicurezza sul lavoro, per cultura inveterate e non certo per il timore di controlli esterni, anche perché esse, senza ombra di dubbio sono le Strutture meno visitate dagli addetti al controllo degli adempimenti, previsti dalla legislazione. Va ricordato, in merito, che l’art. 13, comma 1-bis, del d.Lgs. 81/2008, esclude dalla vigilanza degli uffici incaricati, tutte le aree e i luoghi in disponibilità delle ff.AA. e delle ff. di Polizia, riservando questa funzio-ne agli uffici sanitari interni alle stesse. Questa condizione, se da un lato tutela le grandi Strutture da eccessive ingerenze esterne, dall’altro potrebbe portare a disattendere al puntuale adempimento di quanto prescritto. in realtà, questo pericolo non esiste perché, chi è aduso a gestire persone sa che trascurare di adempiere a misure indirizzate a tutelare le persone nell’integrità fisica e morale, valori di primaria im-portanza per la coesione interna e per l’accreditamento del superiore gerarchico, porta inevitabilmente a far esplodere sintomi di malessere organizzativo e gestionale, sino a denunce giudiziali o clamori mediatici. La sicurezza del personale è un obbligo morale e una necessità funzio-nale, che non possono essere scalfiti dalle certezze di essere esclusi da controlli esterni.

b) Le gerarchie funzionali alla crescita delle persone e delle strutture

ogni superiore gerarchico, pubblico o privato, ha l’obbligo di:- formare il personale subordinato alla corretta esecuzione del lavoro

affidatogli;- dare direttive ai collaboratori subordinati su come lavorare in sicurez-

za e in efficienza;- vigilare sulla corretta esecuzione delle disposizioni impartite.

Questi obblighi sono comuni ad ogni tipo di capo, a prescindere dal-la denominazione che assume, compresa la formazione, che spesse volte, è trascurata perché affidata ad altri o a iniziative estranee alla gestione del personale. in realtà, capo e capire hanno la stessa radice e, un “capo” che non capisce, è un mezzo capo, al massimo un “capet-

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Parte Seconda: i Modelli di Organizzazione del Lavoro Funzionali alla Sicurezza sul Lavoro

to”. certo, un capo non può capire di tutto, ma di tutto deve sapere. La sua funzione lo deve spingere all’umiltà di sapere, anche delle cose specialistiche, se non la tecnica per azionarle, ma a cosa servono e il valore che ad esse va affidato per le decisioni a lui spettanti, le cui responsabilità non potranno mai essere scaricate sui tecnici, anche se questi dovessero sbagliare. Essere capo significa doversi far carico anche degli errori altrui, quando sono commessi dai subordinati e, per evitare di doversi trovare nella non invidiabile situazione di dover dar conto di errori, è bene prepararsi a prevenirli e a correggerli, prima che sia troppo tardi.

Questo modello, validissimo per l’intero mondo del lavoro organiz-zato, specialmente per la sicurezza sul lavoro, trova perfetta corrispon-denza non solo nella cultura militare, ma anche nelle normative milita-ri, dedicate ai doveri Propri del Superiore gerarchico, come l’art. 725, comma 2, lettera f) del regolamento militare (Libro iV - Titolo Viii - capo i - Sezione ii, doveri dei superiori).

Art. 725 - Doveri propri dei superiori 1. Il superiore deve tenere per norma del proprio operato che il grado e

l’autorità gli sono conferiti per impiegarli ed esercitarli unicamente al servizio e a vantaggio delle Forze armate e per far osservare dai dipendenti le leggi, i regolamenti, gli ordini militari e le disposizio-ni di servizio. Per primo egli deve dare l’esempio del rispetto della disciplina e della rigorosa osservanza dei regolamenti: dovere tanto più imperioso quanto più è elevato il suo grado.

2. Il superiore deve mantenere salda la disciplina dei militari dipendenti e mirare a conseguire la massima efficienza dell’unità, ente o ufficio al quale è preposto. Egli deve in particolare:

a) rispettare nei rapporti con gli inferiori la pari dignità di tutti e informa-re sempre le proprie valutazioni a criteri di obiettività e giustizia;

b) evitare, di massima, di richiamare in pubblico il militare che ha manca-to. Per riprenderlo, sempre se possibile, deve chiamarlo in disparte e usare, nel richiamo, forma breve ed energica, riferendosi unicamente al fatto del momento;

c) approfondire la conoscenza dei dipendenti, valutarne le precipue qua-lità individuali e svilupparne la personalità;

d) provvedere all’istruzione militare del personale e attuare le misure

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Parte Seconda: i Modelli di Organizzazione del Lavoro Funzionali alla Sicurezza sul Lavoro

intese a promuovere l’elevamento culturale, la formazione della co-scienza civica, la preparazione professionale e la consapevole par-tecipazione;

e) curare le condizioni di vita e di benessere del personale; f) assicurare il rispetto delle norme di sicurezza e di prevenzione per

salvaguardare l’integrità fisica dei dipendenti; g) accordare i colloqui richiesti, anche per motivi di carattere privato o

familiare, nelle forme stabilite e provvedere a una sollecita valutazione delle istanze presentate nei modi prescritti;

h) tenere in ogni occasione esemplare comportamento e agire con fer-mezza, comprensione e imparzialità;

i) porre tutte le proprie energie al fine di mettere l’inferiore nella condi-zione migliore per eseguire l’ordine avuto.”Quanto indicato alle lettere d), e) ed f) è direttamente estensibile

ai doveri imposti ad ogni dirigente per la sicurezza sul lavoro e anche i contenuti degli altri doveri esplicitati nelle altre lettere della norma sono validissimi per adempiere, in maniera efficace, a quanto richiesto a questa figura, che nel modello di gestione, ipotizzato da legislatore, diventa la pietra d’angolo che tutto regge.

Anche l’obbligo di istruzione, definito nel d.Lgs. 81/2008, di forma-zione, ha valenza universale, come confermato dalla corte di cassazio-ne, Sez. iV penale che, con sentenza n. 39765, del 2 ottobre 2015 ha affermato che: “Il datore di lavoro (o il dirigente) che omette di formare il lavoratore risponde a titolo di colpa specifica per l’infortunio occorsogli per una sua condotta negligente, trattandosi di una conseguenza diretta e prevedibile della inadempienza degli obblighi formativi”.

il dirigente per la sicurezza sul lavoro, in strutture pubbliche o priva-te, militari o civili, grandi o piccole è un superiore gerarchico e, come tale, garantisce efficacia alla sua funzione, assicurando i contenuti del-la norma suddetta. La lettura attenta della norma è di sicura utilità per tutti coloro che devono essere formati al corretto esercizio delle funzioni gerarchiche. d’altra parte, la storia insegna che le vere culture della gestione delle persone sono tutte di origine religioso e militare, essendo queste le sole ragioni che per secoli hanno visto l’uomo vi-vere in comunità, condizione che determina la necessità e la utilità di organizzare la vita lavorativa e di comunità, garantendo a tutti dignità, partecipazione, possibilità di migliorarsi attraverso il lavoro e nel lavoro.

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Parte Seconda: i Modelli di Organizzazione del Lavoro Funzionali alla Sicurezza sul Lavoro

Per ragioni diverse da quelle religiose o militari, l’uomo lavora in grandi organismi da meno di due secoli, da quando è nata la grande industria prima e successivamente gli altri grandi organismi finanziari o commer-ciali. Le culture militari e quelle religiose, al contrario, hanno una storia millenaria, che conferisce ai loro principi robustezza e nobiltà, essendo entrambe basate sulla capacità di motivare le persone, attraverso il loro coinvolgimento che porta tutti, anche i più umili a sentirsi protagonisti e a vedere nei loro capi persone in grado di soddisfarli nelle esigenze e nelle aspettative più profonde. Alla base di tutti i modelli che si ispirano a queste culture è posta la tutela della incolumità, della sicurezza e del-la dignità. nessuno può pensare di proporre modelli di lavoro basati sul pericolo di perdere la vita, di ammalarsi o di non rispetto della dignità umana. Le vocazioni al martirio e all’eroismo non si possono chiedere a nessuno e non esiste modello di lavoro che possa fare tali affidamenti. Gli atti di eroismo, quando si realizzano sono frutto di scelte singole, che trovano fonte in motivazioni ideologiche, non certo nei modelli di lavoro. A volte, le condizioni di insicurezza e di vero pericolo nascono, non da scelte operate dal capo o da questi indotte, bensì da negligenze organizzative e gestionali, le cui responsabilità sono proprie delle figure che assumono la denominazione di datore di lavoro o di dirigente de-legato. Per evitare che questo accada, il legislatore ha definito compiti, responsabilità e sanzioni specifiche, che sono applicabili anche senza che si siano verificati pericoli concreti o incidenti di sorta.

c) Le “gerarchie” orizzontali che alimentano la cultura del non vedere La “cultura” del non vedere, da sempre abiurata nelle ff.AA. e nelle

ff. di Polizia, aduse a vivere ancora secondo valori e comportamenti eticamente corretti, ha “conquistato” buona parte della P.A., favorita da una crisi di identità che accompagna l’intera classe dirigente della stessa, formata, non al vigilare e al fare, ma solo al non vedere e al lasciar fare. il dirigente della P.A., tranne rare e lodevoli eccezioni, vive e cresce al suo interno praticando la “nobile” arte del non vedere, non disturbare, lasciar fare ad ognuno quello che vuole.

La “cultura” che sublima questa visione è quella della cosiddetta gerarchia orizzontale, caratterizzata dal bonismo, che trasuda da ogni dialogo, strettamente portato con il tu, senza eccezione alcuna, né per

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i superiori, né per gli anziani e il primo a farlo è proprio il dirigente, che così comunica a tutti la sua visione della gerarchia, resa ancora più esplicita dal chiamare i collaboratori per nome di battesimo, a volte addirittura con diminutivi e vezzeggiativi.

Questa “gerarchia” è funzionale al valore della “fratellanza” e il capo che la pratica è “ricercato”, perché garantisce che tutti possano “la-vorare” come vogliono ma soprattutto dà a tutti la certezza di poter contare sul suo impegno, quando ci sarà da “combattere” per avere ri-conosciuti nuovi privilegi, e consolidare quelli già conquistati, che sono vissuti come veri e propri diritti inviolabili. nella P.A. alcuni suoi funzio-nari scambiano privilegi per diritti, attraverso l’uso di termini non chiari. Esempio tipico è il diritto al salario accessorio. il salario, tutti sanno, che è un diritto riconosciuto che ha anche valenze sociali, essendo il mezzo che assicura il sostentamento proprio e della famiglia. il termine “accessorio” esprime solo che non è principale, ma non indica esat-tamente cosa sia, se non agli interessati alla “trattativa”, che lo deve confermare o rinforzare.

in questo clima, il lavoro diventa uno spiacevole intervallo della vita quotidiana, a sua volta intervallato da molte pause di ristoro dalla “fati-che” e la sicurezza sul lavoro si identifica nella necessità di disporre di poltrone con dispositivi per l’abbiocco laterale, di fantozziana memoria, assolutamente indispensabili per riposare in maniera sicura. mentre gli adempimenti per la sicurezza vera quelli che tutelano la salute e la sicurezza delle persone, che comportano il rispetto delle regole, il rigore morale, la motivazione, l’impegno e il sacrificio, finiscono con l’essere assolutamente trascurati ed invocati solo quando qualcosa va storto a qualcuno, specialmente nell’accesso ai privilegi.

Allora si scoprono le regole giuridiche, le prescrizioni omesse, le mi-sure che mancano, i pericoli corsi, le malattie gravi annunciate come certe ed imminenti, la necessità inderogabili di tutelare le fasce deboli, i bambini e gli anziani, che vanno sempre bene, anche quando non ci sono. Quando invece tutto va bene, perché nessuno controlla ed ognuno fa quello che ritiene comodo fare, compreso l’attivare le registrazioni di presenza quando si è assenti, dandone incarico al collega, al quale sarà sicuramente e con gioia restituito il favore, nessuno avverte il senso etico del dover rispettare regole , specialmente quelle della sicurezza.

in un ufficio, ove la gran parte del personale timbra falsamente il

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cartellino di presenza ed esce per fatti suoi, truffando impunemente e senza vergogna, non potrà mai esserci la visione della sicurezza sul lavoro, ma solo quella della comodità del lavoro. E il dirigente che diri-ge quel personale e tollera tutto ciò ha una dimensione professionale molto piccola e di totale assenza di etica della funzione. Egli potrà solo interpretare il ruolo dell’inutile, dell’insipiente, la cui presenza è giusti-ficata solo dalle visioni assistenziali, alle quali la P.A. pure assolve. La violazione delle regole, quando è fatta in maniera ostentata riflette un degrado etico, che prima o poi coinvolgerà tutti perché chi viola regole etiche, per non vergognarsi, deve spingere gli altri a fare altrettanto e ci riesce perché la “comodità” del violare regole, che impongono corret-tezze, limitazioni e sacrifici, prima o poi conquista tutti.

Tutti si convertono alla comodità senza pericoli. E poi che male c’è allontanarsi per poco dall’ufficio in un Paese dove “tutti rubano”. Que-ste sono le armi usate per convincere, ma la vera certezza del poter fare i propri comodi è la levatura molto bassa del dirigente, che “nulla vede e sa campare”.

in realtà, dove regna la gerarchia orizzontale, esiste ed è nota a tutti un’altra gerarchia, rigidamente verticale, al cui apice non c’è il re-sponsabile istituzionale della Struttura, bensì il leader del gruppo, che primeggia sugli altri per sfrontatezza, arroganza, disprezzo delle regole, capacità di contrastare il vertice istituzionale ed ottenere quello che vuole. Gli adepti delle gerarchie orizzontali sono i più decisi praticanti di quella verticale, che si ferma a loro; il sopra è tutto riportato al loro livello e “orizzontalizzato”, mentre i subordinati restano rigidamente verticalizzati.

d) la cultura del provvedere che alimenta la crescita delle persone, l’efficienza e la sicurezza

Perché ci sia sicurezza sul lavoro nella P.A. si richiede la presenza di dirigenti formati alla cultura del dover provvedere.

Provvedere alla crescita culturale, umana e professionale di tutto il personale, da raggiungersi anche attraverso il controllo e la disciplina, non con la cosiddetta autodisciplina che per alcuni altro non è, che la libera determinazione di cosa sia lecito fare. L’autodisciplina è praticabile solo da chi sa cosa sia la disciplina, che è ordine morale e capacità di

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determinarsi in maniera che nessuno possa rilevare manchevolezze del proprio operato. chi è aduso all’autodisciplina non ha paura dell’eser-cizio delle funzioni disciplinari del capo, anzi le reclama come più lievi rispetto a quelle che chiede a se stesso. Al contrario, l’autodisciplina di chi non sa cosa sia la disciplina è licenza di fare i propri comodi e di scivolare sempre più in basso. cosa che purtroppo è molto frequente nell’ambito della P.A. che, al contrario del privato, ove il controllo, se non altro è correlato alla redditività del lavoro, non ha rendicontazioni da fare e tutto è orientato al lasciar correre, al “saper campare”, fino a quando si arriva a livelli di bassezze comportamentali indegni di un paese civile. La riscoperta degli obblighi correlati alla sicurezza sul lavoro potrebbe esse-re la spinta a riscoprire da parte dei dirigenti la bellezza del provvedere.

“Alcuni esercitando un comando, non fanno in realtà che prestare ser-vizio a coloro cui sembrano comandare; essi difatti non comandano per cupidigia di dominio, ma per dovere di fare del bene ad altri uomini, non per orgoglio di primeggiare, ma per amore di provvedere” (Sant’Agostino - De civititade Dei)

non c’è dubbio che il primo servizio che “chi comanda” deve presta-re è quello di tutelare la salute e la sicurezza sul lavoro dei “comanda-ti”, perché se sono minacciati o offesi questi beni, tutti gli altri sono vanificati. Tutelare la salute e la sicurezza significa educare ad amare il lavoro, anche nell’ovvia considerazione che nessun lavoro che si fa di-strattamente, controvoglia, magari disprezzandolo, potrà fare bene alla salute ed essere sicuro.

Per queste ragioni la lettura dell’art. 725 del regolamento militare sarebbe di sicura utilità per tutti i dirigenti e per tutti coloro che rivesto-no ruoli gerarchici nella P.A.

Li educherebbe al senso etico del dovere dare l’esempio e non al tollerare tutto, condizione che determina il degrado certo delle persone e della struttura e che si presta anche ad alimentare il sospetto che chi molto perdona a molto da farsi perdonare.

e) La Tutela della Salute e la Sicurezza sul lavoro sta nell’amore per il lavoro

Per salute si intende, secondo la legislazione dedicata alla sicurezza sul lavoro “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, non

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coincidente con l’assenza di malattie”, definizione che indica nell’amore per il lavoro la vera “cura” preventiva e successiva da somministrare per evitare malattie e insicurezze.

L’amore per il lavoro è la pietra che sorregge tutta la nostra civiltà. Esso è frutto della visione cristiana del lavoro, come strumento di rea-lizzazione dell’uomo, che nel corso della sua storia ha costruito opere meravigliose, che hanno migliorato la vita di tanti altri uomini ed opere d’arte di bellezze “divine”. Entrambe sono frutto dell’amore per il la-voro. Secondo Primo Levi “amare il proprio lavoro è una delle migliori approssimazione alla felicità terrena: ma questa è una verità che non molti conoscono”.

il dirigente, se non adeguatamente formato al ruolo, può ritenere utile assecondare la “corrente” prodotta da chi non ama il proprio lavoro, non intervenire per correggere in maniera energica certi atteggiamenti. Altri, ancora, potrebbero essere attratti dalle lusinghe del perdonismo e altri ancora dal “chi me lo fa fare”. Questa miscele hanno prodotto risultati tragici, sotto gli occhi di tutti. La via da imboccare è semplice da indivi-duare, difficile da percorrere. Essa deve iniziare investendo nella forma-zione di capi, dirigenti comandanti, responsabili, o come altro si vogliono definire, coloro che sono preposti alle strutture, affinché vedano, nell’e-ducare all’amore per il lavoro i propri collaboratori, la prima delle loro fun-zioni. Questo seme crescerà rapidamente e farà nascere professionalità nuove, che sono indispensabili non solo per la produttività, ma anche per la tutela della salute, intesa proprio come indicato dal legislatore, una condizione di completo benessere fisico e mentale e per la sicurezza.

Per migliorare la tutela della salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro è necessario investire nei processi motivazionali di tutto il personale. obiettivo che è raggiungibile solo percorrendo le strade maestre dell’a-more per il lavoro e della revisione dei modelli organizzativi, che siano funzionali alla realizzazione delle persone, attraverso la partecipazione ai processi produttivi. Solo così, il lavoro non sarà vissuto come uno spiacevole intervallo della vita quotidiana , ma come strumento di rea-lizzazione e di gratificazione personale.

f) La funzione del lavoro e la tutela della dignità dell’uomoEducare ad amare il lavoro non è cosa difficile, basta richiamare, chi

un lavoro ce l’ha, a cosa esso significhi ai fini della dignità dell’uomo.

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La dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, adottata a Parigi il 10 dicembre 1948, dedica ai temi del lavoro e della sicurezza, ben due articoli, che sintetizzano in maniera sublime la stretta connessione tra gli stessi. il lavoro, infatti, è un diritto e non una benevola elargizione riservata a pochi. Allo stesso modo, un lavoro non sicuro non è un la-voro, ma una condizione che, mettendo a repentaglio la tutela fisica di chi lo esercita, viene meno alle ragioni e alle finalità di questo momento indispensabile alla realizzazione della persona ed alla sua libertà. L’uo-mo privo di lavoro non è libero, manca della condizione fondamentale per sentirsi libero di godere di quanto prodotto e di essere orgoglioso di quanto realizzato.

Articolo 23

1. Ogni individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta dell’impiego, a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro ed alla protezione contro la disoccupazione.

2. ogni individuo, senza discriminazione, ha diritto ad eguale retribuzio-ne per eguale lavoro.

3. ogni individuo che lavora ha diritto ad una remunerazione equa e soddisfacente che assicuri a lui stesso e alla sua famiglia una esi-stenza conforme alla dignità umana ed integrata se necessario, da altri mezzi di protezione sociale.

chi ha un lavoro, specialmente nella P.A. con tutele che non hanno eguali nel panorama dell’intero mondo lavorativo deve essere costante-mente richiamato al dovere di meritare quelle tutele, che spesse volte assumono i contorni dei veri e propri privilegi e a meritarsele, con at-teggiamenti e con comportamenti eticamente corretti in cui siano co-stantemente visibili i segni della correttezza formale e sostanziale, della disponibilità verso il pubblico al quale si deve la funzione di servizio, per la quale esistono le singole Strutture che la compongono, create, non per dare un “posto” agli addetti, ma per soddisfare un’esigenza collettiva.

Questi valori, che orientano atteggiamenti e comportamenti, esisto-no, sono presenti e visibili nel personale tutto, solo se il dirigente pre-posto li condivide e ritiene che la sua funzione sia deputata a custo-dirli e ad accrescerli. Se orienta la sua funzione a queste visioni verrà apprezzato da molti e rispettato anche da coloro che lo ritengono un

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Parte Seconda: i Modelli di Organizzazione del Lavoro Funzionali alla Sicurezza sul Lavoro

ostacolo al poter fare il loro comodo. Se, al contrario, il dirigente ritiene che il suo ruolo sia quello di

consentire ad ognuno di fare ciò che ritiene comodo , finirà con l’es-sere “apprezzato” solo da coloro ai quali consente di fare quello che vogliono e non per sempre. chi non ha il senso etico del dovere, inevi-tabilmente, è portato a chiedere sempre di più, innescando analoghe richieste da parte dei suoi stessi colleghi e prima o poi qualcuno rimarrà scontento. Allora riscoprirà che non è giusto, seppure riferito ad una sua visione del giusto e finirà con l’accusare il dirigente, che pure ha sempre concesso tutto, di non saper fare il suo mestiere. E sarebbe una denuncia vera, specialmente quando è sostenuta da chi da sempre ha goduto di questa insipienza e che intimamente ha sem-pre saputo che quel dirigente non valeva nulla.

La tutela delle persone, la loro crescita, la tutela della salute, la sicu-rezza sul lavoro sono fattori inscindibili di una stessa equazione, quella che fa la dimensione etica del capo.

il dirigente, il comandante, il responsabile sono tutte figure unite dalla necessità di provvedere ad altri ed in questo, e solo in questo, sta la nobiltà e la complessità della funzione. Perché sia preparato alla funzione necessità di formazione e di buoni maestri, di quelli che insegnano:- che nessuno è nato capo;- che capo si diventa con l’umiltà e con la consapevolezza del dover

apprendere;- che per essere capo non basta essere designato;- che si diventa capi quando i subordinati lo riconoscono come tale;- che si è capi quando, senza accusarne il peso, ci si sente responsa-

bile di tutti e pronti a pagare per gli errori di tuttiPer assumere questa dimensione etica, la sola indispensabile alla

crescita delle persone e delle strutture cui esse appartengono, è ne-cessario avvertire la necessità e la volontà di doversi migliorare, altri-menti si imboccherà la facile via del lasciar correre, del consentire a tutti la libertà del degrado morale, culturale ed operativo, del reclamare privilegi come diritti e del disconoscere doveri. Essere capi di persone orientate nei comportamenti da questi valori non è una cosa di cui an-dar fieri.

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Parte Seconda: i Modelli di Organizzazione del Lavoro Funzionali alla Sicurezza sul Lavoro

g) Le omissioni che condizionano l’azione di direzione o di comando

La stretta correlazione tra doveri istituzionali e tutela dell’integrità fisica e morale del personale impone riflessioni attente sulla impos-sibilità di esercitare efficacemente le funzioni di superiore gerarchico, omettendo gli adempimenti specifici, previsti dalla legislazione dedicata alla sicurezza sul lavoro. il superiore gerarchico, che svolge le funzioni di datore di Lavoro (o, per esso, di dirigente per la sicurezza sul lavo-ro), che omette di adempiere a quanto previsto dalla legislazione dedi-cata a questo tema così delicato, vive costantemente una situazione di disagio, che può raggiungere lo stato di paura costante di essere denunciato. Queste condizioni di disagio o di paura sono incompatibili con l’esercizio della funzione istituzionale, propria di ogni superiore ge-rarchico. La paura di esercitare le funzioni gerarchiche è una condizione pericolosa perché toglie serenità di valutazione e condiziona negativa-mente la possibilità di adottare provvedimenti disciplinari. in merito, va ricordato che le omissioni di gran parte degli adempimenti previsti per il dirigente costituiscono reato e chi vive la condizione di paura della relativa denuncia, versa in una condizione penosa, non augurabile a nessuno, che trascina verso il basso l’efficienza funzionale dell’intera Struttura.

il condizionamento e la paura sono incompatibili con qualsiasi azio-ne di direzione o di comando, che dir si voglia. chi è preposto ad una struttura deve avere una visione verticale della gerarchia e delle respon-sabilità e deve adempiere a quanto prescritto anche se impopolare o non gradito a qualcuno. con questa cultura organizzativa e gestionale il lavoro diventa rispetto della dignità, tutela della salute e della sicurez-za, motivo di promozione e di crescita umana e professionale.

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Parte Terza

LE FIGURE GIURIDICHE E GLI ADEMPIMENTI DI COMPETENZA

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

a) Il Datore di Lavoro e il Modello di Organizzazione e di Gestione

Gli obblighi e gli adempimenti funzionali alla sicurezza sul lavoro non si esauriscono con l’adozione di misure occasionali o assunte magari dopo qualche tragedia o qualche pericolo scampato, si richiede la creazione di modello di organizzazione e di gestione, che inizia con la individuazione del datore di lavoro. Nelle forze armate tale adempimento è assicurato dall’art. 246 del D.P.R. 90/2010.

Art. 246 D.P.R. 90/2010 - Individuazione del datore di lavoro “1. Nell’ambito dell’Amministrazione della difesa, le funzioni di datore di

lavoro, salvo quanto previsto ai commi da 2 a 7, fanno capo ai titolari di enti e distaccamenti che, ancorchè non aventi qualifica dirigenziale, siano preposti a un comando o ufficio avente autonomia gestionale e dotati di autonomi poteri decisionali e di spesa.

2. In deroga a quanto previsto al comma 1, nel rispetto delle peculiarità organizzative istituzionali che prevedono l’unicità di comando e con-trollo, assolvono le funzioni di datore di lavoro, limitatamente al perso-nale dipendente, anche i dirigenti e funzionari degli organismi centrali e periferici delle aree tecnico-amministrativa, tecnico-industriale e tec-nico-operativa dell’Amministrazione della difesa e le strutture di diret-ta collaborazione del Ministro della difesa che, ancorchè non siano dotati di autonomi poteri di spesa, sono però competenti a disciplinare l’organizzazione del lavoro e possiedono piena autonomia per effet-tuare la valutazione dei rischi, ferme restando le responsabilità dei dirigenti o funzionari che, per effetto delle disposizioni previste dagli ordinamenti di appartenenza, hanno l’obbligo di provvedere all’adozio-ne di misure di prevenzione per le quali sono necessari autonomi po-teri decisionali e di spesa. I predetti datori di lavoro sono responsabili limitatamente agli effettivi poteri di gestione posseduti.

3. La responsabilità della salute e sicurezza del personale compete an-che ai dirigenti centrali o territoriali delle aree tecnico-operativa, tecni-co-amministrativa e tecnico-industriale che, ancorchè non siano dotati di autonomi poteri decisionali e di spesa, sono però responsabili della pianificazione e gestione finanziaria delle risorse di bilancio ovvero dell’assegnazione ai comandi o uffici di cui al comma 1 delle risor-se per il soddisfacimento della sicurezza, limitatamente a tali attività.

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

Per le unità navali della Marina militare e del Corpo delle capitanerie di porto, la suddetta responsabilità grava, in diversa misura, sia sul comandante, deputato all’impiego del personale dipendente e delle risorse assegnate, sia sulle autorità sovraordinate, competenti a di-sciplinare l’organizzazione del lavoro, che su quelle competenti per la fase di realizzazione e allestimento, manutenzione, condotta e ad-destramento, nonchè ad assegnare le risorse per il soddisfacimento delle norme di sicurezza vigenti.

4. Per il personale dell’Amministrazione della difesa che presta servizio con rapporto di dipendenza funzionale presso gli organismi di vertice centrali delle aree tecnico-operativa, tecnico-amministrativa e tecni-co-industriale della difesa o presso Forza armata diversa da quella di appartenenza ovvero presso altre amministrazioni pubbliche, organi o autorità nazionali, gli obblighi di cui al decreto legislativo n. 81 del 2008, sono a carico del datore di lavoro designato, nel proprio ambi-to, dall’organismo di vertice centrale della difesa, ovvero dalla Forza armata, amministrazione, organo o autorità ospitante, ai sensi dell’ar-ticolo 3, comma 6 del medesimo decreto legislativo.

5. Per le basi e i comandi NATO e UE multinazionali presenti sul territorio nazionale, il comandante del comando nazionale alla sede o quar-tier generale è responsabile, nelle funzioni di supporto della nazione ospite, del rispetto dell’applicazione della normativa nazionale e dei regolamenti in materia di tutela della salute e sicurezza dei lavoratori, assumendo, a tal fine, le funzioni di datore di lavoro ((per il personale, le strutture e i materiali assegnati)).

6. Il Capo di stato maggiore della difesa, i Capi di stato maggiore di Forza armata e il Comandante generale dell’Arma dei carabinieri per l’area tecnico-operativa, nonchè il Segretario generale della difesa per le aree tecnico-amministrativa e tecnico-industriale e il Capo di Gabi-netto del Ministro della difesa per gli uffici di diretta collaborazione, con proprie determinazioni individuano nell’ambito delle rispettive or-ganizzazioni, secondo quanto disposto dall’articolo 2, comma 1, let-tera b), del decreto legislativo n. 81 del 2008, gli incarichi a cui sono associate le funzioni e responsabilità di datore di lavoro, tenuto conto dei criteri recati dai commi 1 - 5, nonchè delle peculiarità organizzati-ve e delle specifiche effettive esigenze connesse al servizio espletato. Analogamente provvede, per il Corpo delle capitanerie di porto, il Co-

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

mandante generale del Corpo. 7. Con il provvedimento di cui al comma 6 possono essere altresì ((attri-

buiti)) alcuni specifici obblighi propri del datore di lavoro a unità orga-nizzative, a livello centrale o periferico, istituzionalmente competenti in materia.”Per la Polizia di stato, dal d.m. 21 maggio 2007;Per il corpo forestale, dal d.m. 11 marzo 2014.

Ai sensi dell’art. 2 lett. dd) per Modello di Organizzazione e di Ge-stione si intende: “modello organizzativo e gestionale per la definizione e l’attuazione di una politica aziendale per la salute e sicurezza, ai sensi dell’articolo 6, comma 1, lettera a), del decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231, idoneo a prevenire i reati di cui agli articoli 589 e 590, terzo com-ma, del codice penale, commessi con violazione delle norme antinfortu-nistiche e sulla tutela della salute sul lavoro”.

b) La realizzazione del Modello Organizzativo e Gestionale

La sicurezza sul lavoro non è soddisfatta con l’adozione di misure singole o sporadiche, magari assunte dopo fatti tragici o pericoli scam-pati. Essa richiede la realizzazione di un modello organizzativo e di Gestione, reso effettivo da una costante applicazione. Questo modello richiede, innanzitutto, la designazione da parte del datore di Lavoro del-le figure giuridiche che dovranno garantirne la effettività e l’efficienza. figure che sono individuate nei dirigenti e nei Preposti, prima di passa-re a quelle professionali, come il rSPP e il medico competente.

nelle forze Armate e nelle forze di Polizia è possibile assumere le vesti di dirigente e di Preposto sia mediante incarico formale del datore di lavoro, sia esercitando di fatto quelle funzioni che ai sensi degli art. 2, lett. dd) e 299 identificano la funzione ai fini della sicurezza sul lavoro. considerata la rilevanza che la figura assume è necessario ed utile che il datore di Lavoro, che in queste Strutture è individuato con decreto del ministro competente o con norma regolamentare (art. 247 del regolamento militare) provveda all’organigramma dedicato alla sicurezza, atto che individua formalmente i dirigenti ed i Preposti ed indichi altresì le funzioni che fanno assumere la veste di dirigente an-che senza formale incarico. Quest’atto formale si impone per evitare

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

contrapposizioni e sovrapposizioni tra le funzioni istituzionali e quelle correlate alla sicurezza che devono coincidere.

La designazione dei ruoli costituisce, per il datore di Lavoro, un obbligo specifico ai sensi dell’art. 28, comma 2, lett. d) del d.Lgs. 81/2008 “d) l’individuazione delle procedure per l’attuazione delle misure da realizzare, nonchè dei ruoli dell’organizzazione aziendale che vi debbono provvedere, a cui devono essere assegnati unicamente soggetti in possesso di adeguate competenze e poteri”, la cui omissione costituisce reato punito con l’am-menda da 2.000,00 a 4.000,00 euro - art. 55, comma 3, d.Lgs. 81/2008.

Esempio di Modello Organizzativo della Sicurezza sul Lavoro per una Questura

datore di Lavoro: Questore - incarico assunto ai sensi del d.m. 21 maggio 2007dirigente delegato: Vice Questore Vicario - Atto di delega formale del Questoredirigenti delegati, con atti formali del Vicario, per la sicurezza dei singoli uffici: - dirigente PASi; - dirigente Anticrimine; - dirigente ufficio Gabinetto; - dirigente ufficio Prevenzione Generale; - dirigente ufficio Tecnico Logistico; - dirigente Squadra mobile; - dirigente diGoS; - dirigente commissariato di ………………….………..…….; - dirigente (altri uffici aventi compiti istituzionali definiti ed autonomia funzionale)Preposti, designati con atti formali del Vicario, per la sicurezza delle unità operative loro affidate come responsabilità funzionali:- capo ufficio ………………………………………………………;- responsabile centrale operativa;- responsabile magazzini;- responsabile armeria;- responsabile area operativa e riservata di ………………………………;- responsabile unità operative di ……………………………………….…;

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

- responsabile corpo di guardia ………………………………………;- responsabile di …………………………………………..……;- rSPPi, designato con incarico formale del Questore del …………….…;- rLS: ………………………………………………………………………..

b) La realizzazione del modello di organizzazione e di Gestione della Sicurezza

Il Datore di Lavoro, con le sue scelte, indirizza l’intera cultura organiz-zativa e gestionale, quella che riflette, in maniera immediata, l’attenzione che è riservata alla sicurezza. Egli ha l’obbligo di creare un Modello di Organizzazione e di Gestione della Sicurezza, come indicato dall’art. 30 del D.Lgs. 81/2008 ed assicurarsi della effettività dello stesso, anche al fine di non incorrere nella responsabilità amministrativa di cui al D.Lgs. 231/2001.

MODELLO DI ORGANIZZAZIONE E DI GESTIONE DELLA SICUREZZA E LA RESPONSABILITà AMMINISTRATIVA

Definizionedd) «modello di organizzazione e di gestione»: modello organizzativo e gestionale per la definizione e l’attuazione di una politica aziendale per la salute e sicurezza, idoneo a prevenire i reati di cui agli articoli 589 e 590, terzo comma, del Codice Penale, commessi con violazione delle norme antinfortunistiche e sulla tutela della salute sul lavoro.

- Altre normative richiamate- D.Lgs. 231/2001: Art. 5: Responsabilità dell’ente “L’Ente è responsabile per i reati commessi nel suo interesse o a suo vantaggio: a) da persone che rivestono funzioni di rappresentanza, di amministra-

zione o di direzione dell’ente o di una sua unità organizzativa dotata di autonomia finanziaria e funzionale nonché da persone che esercitano, anche di fatto, la gestione e il controllo dello stesso;

b) da persone sottoposte alla direzione o alla vigilanza di uno dei sog-getti di cui alla lettera a).

1. L’ente non risponde se le persone indicate nel comma 1 hanno agito nell’interesse esclusivo proprio o di terzi.

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

2. Se il reato è stato commesso dalle persone indicate nell’articolo 5, comma 1, lettera a), l’ente non risponde se prova che:

a) l’organo dirigente ha adottato ed efficacemente attuato, prima della commissione del fatto, modelli di organizzazione e di gestione ido-nei a prevenire reati della specie di quello verificatosi.

- D.Lgs. 81/2008 Art. 30: Modelli di organizzazione e di gestione “1.il modello di organizzazione e di gestione idoneo ad avere efficacia

esimente della responsabilità amministrativa delle persone giuridi-che, delle società e delle associazioni anche prive di personalità giuridica di cui al decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231, deve essere adottato ed efficacemente attuato, assicurando un sistema aziendale per l’adempimento di tutti gli obblighi giuridici relativi:

a) al rispetto degli standard tecnico-strutturali di legge relativi a attrez-zature, impianti, luoghi di lavoro, agenti chimici, fisici e biologici;

b) alle attività di valutazione dei rischi e di predisposizione delle misure di prevenzione e protezione conseguenti;

c) alle attività di natura organizzativa, quali emergenze, primo soccor-so, gestione degli appalti, riunioni periodiche di sicurezza, consulta-zioni dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza;

d) alle attività di sorveglianza sanitaria; e) alle attività di informazione e formazione dei lavoratori;f) alle attività di vigilanza con riferimento al rispetto delle procedure e

delle istruzioni di lavoro in sicurezza da parte dei lavoratori; g) alla acquisizione di documentazioni e certificazioni obbligatorie di

legge;h) alle periodiche verifiche dell’applicazione e dell’efficacia delle proce-

dure adottate. 2. il modello organizzativo e gestionale di cui al comma 1 deve preve-

dere idonei sistemi di registrazione dell’avvenuta effettuazione delle attività di cui al comma 1.

3. il modello organizzativo deve in ogni caso prevedere, per quanto ri-chiesto dalla natura e dimensioni dell’organizzazione e dal tipo di at-tività svolta, un’articolazione di funzioni che assicuri le competenze tecniche e i poteri necessari per la verifica, valutazione, gestione e controllo del rischio, nonchè un sistema disciplinare idoneo a sanzio-nare il mancato rispetto delle misure indicate nel modello.

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

4. il modello organizzativo deve altresì prevedere un idoneo sistema di controllo sull’attuazione del medesimo modello e sul mantenimento nel tempo delle condizioni di idoneità delle misure adottate. il riesa-me e l’eventuale modifica del modello organizzativo devono essere adottati, quando siano scoperte violazioni significative delle norme relative alla prevenzione degli infortuni e all’igiene sul lavoro, ovvero in occasione di mutamenti nell’organizzazione e nell’attività in rela-zione al progresso scientifico e tecnologico.

5. in sede di prima applicazione, i modelli di organizzazione aziendale definiti conformemente alle Linee guida uni-inAiL per un sistema di gestione della salute e sicurezza sul lavoro (SGSL) del 28 settembre 2001 o al British Standard oHSAS 18001:2007 si presumono con-formi ai requisiti di cui al presente articolo per le parti corrisponden-ti. Agli stessi fini ulteriori modelli di organizzazione e gestione azien-dale possono essere indicati dalla commissione di cui all’articolo 6.

5-bis. La commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro elabora procedure semplificate per la adozione e la effica-ce attuazione dei modelli di organizzazione e gestione della sicurez-za nelle piccole e medie imprese. Tali procedure sono recepite con decreto del ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali.

6. L’adozione del modello di organizzazione e di gestione di cui al pre-sente articolo nelle imprese fino a 50 lavoratori rientra tra le attività finanziabili ai sensi dell’articolo 11”.

La sicurezza sul lavoro, perché diventi una cultura aziendale e, come tale, determini comportamenti funzionali agli obiettivi, nella consape-volezza che gli stessi siano anche i più produttivi, è necessario che tutti gli adempimenti previsti dal d.Lgs. 81/2008 e da eventuali altre normative richiamate dalla particolarità dei luoghi, delle attività o dei materiali impiegati, siano visti e realizzati nell’ambito di un Sistema in grado di coordinarli, di renderli efficaci e di migliorarli costantemente.

il Sistema di Gestione della Sicurezza (SGS) fa delle unicità e dinamici-tà i fattori idonei a realizzare una cultura aziendale che fa coincidere sicu-rezza ed efficienza, sposando il motto “il giusto è il conveniente”, dove per giusto si intende il fare tutto ciò che la legge e l’etica impongono per tu-telare beni di così alto valore, come la salute e la sicurezza. Ed il richiamo

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

all’etica è fondamentale per rimuovere approcci culturali errati, che vedono negli adempimenti per la sicurezza, interventi costosi, inutili e fastidiosi. Approcci che, purtroppo, persistono e che appaiono anche giustificati, se gli adempimenti funzionali alla sicurezza sono presentati come tante misu-re non legate da una visione unica, di un sistema orientato, innanzitutto, alla crescita della struttura e non al suo appesantimento.

Eppure, la tutela della salute e la sicurezza sul lavoro sono obiettivi che tutti invocano e, nessuno può negare, come fondamentali in ogni lavoro. nonostante questa condivisione, le criticità che si rilevano, sia a livello preventivo che a seguito di sciagure, sono, quasi sempre, riferibili alla non consapevolezza del pericolo, alla sua sottovalutazione ed alla persistente concezione che certe misure di protezione siano costose, superflue e an-tieconomiche. in altri termini, viene ritenuto economicamente più vantag-gioso il rischiare, fidando nelle capacità di arrangiarsi e nella buona sorte.

Proprio per rimuovere questo approccio pericoloso, l’articolo 30 suggerisce l’adozione dei due modelli principali da seguire, la norma BS OHSAS 18001 e le linee guida SGSL UNI-INAIL del 2001, come idonei ad eliminare la responsabilità amministrativa delle strutture che li adottano.

Entrambi i modelli sono caratterizzati dalla dinamicità che lega le diverse fasi in cui si realizza e la costante verifica delle attività già com-piute, per rilevarne la efficacia ed apportare eventuali correttivi, al fine di ottenere il miglioramento costante della sicurezza. Le differenze tra i due modelli sono piccole e senza grande rilievo di contenuti.

La norma BS oHSAS 18001:2007 è finalizzata al conseguimento di una formale certificazione dell’Azienda che l’adotta, rilasciata un ente terzo, certificatore. Le linee guida SGLS uni-inAiL rappresentano un modello di adozione volontaria di un sistema di gestione avanzato, non finalizzato ad alcuna certificazione, frutto di un lavoro di esperti. Tra i due modelli è preferibile scegliere il primo, quando l’azienda vuole conseguire una specifica certificazione, molto utile anche ai fini delle documentazioni da produrre periodicamente all’Ente certificatore, che inducono l’intera struttura a calendarizzare le verifiche e gli interventi migliorativi o di adeguamento.

Questa norma si ispira alla metodologia nota con l’acronimo PDCA (Plan - do - chek - Act), che esprime compiutamente le fasi in cui si articola:- Pianificazione degli obiettivi e dei processi necessari a conseguirli (Plan);

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

- Attuazione dei processi operativi pianificati (do);- Monitoraggio e misurazione dei risultati conseguiti (chek);- Interventi di revisione del Sistema con apporti integrativi per conse-

guire il miglioramento costantemente (Act).Le linee guide uni-inAiL non si discostano molto da questa filosofia

e si sviluppano con le stesse fasi:- stabilire una politica della salute e sicurezza sul lavoro, che definisca

gli impegni generali per la prevenzione dei rischi ed il miglioramento progressivo della salute e sicurezza;

- identificare le prescrizioni delle leggi e dei regolamenti applicabili;- identificare tutti i pericoli e valutare i relativi rischi per tutti i lavora-

tori, compresi i casi particolari, associati con i processi, le attività operative ed organizzative (comprese le interazioni fra gli addetti), le sostanze e i preparati pericolosi, ecc.;

- identificare gli altri soggetti potenzialmente esposti (quali, ad esem-pio i lavoratori autonomi, dipendenti di soggetti terzi ed i visitatori occasionali);

- fissare specifici obiettivi appropriati, raggiungibili e congruenti con gli impegni generali definiti nella politica;

- elaborare programmi per il raggiungimento di tali obiettivi, definendo priorità, tempi e responsabilità ed assegnando le necessarie risorse;

- stabilire le modalità più appropriate, in termini di procedure e prassi, per gestire i programmi;

- sensibilizzare la struttura aziendale al raggiungimento degli obiettivi prefissati;

- attuare adeguate attività di monitoraggio, verifica ed ispezione, per assicurarsi che il sistema funzioni;

- avviare le opportune azioni correttive e preventive in funzione degli esiti del monitoraggio;

- effettuare un periodico riesame per valutare l’efficacia e l’efficienza del sistema nel raggiungere gli obiettivi fissati dalla politica della sa-lute e sicurezza nonché per valutarne l’adeguatezza rispetto sia alla specifica realtà aziendale che ai cambiamenti interni/esterni modi-ficando, se necessario, politica ed obiettivi della salute e sicurezza, tenendo conto dell’impegno al miglioramento continuo”.

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

LA RESPONSABILITà AMMINISTRATIVA

Quando da una azione o omissione si configura un reato, scatta la responsabilità personale di chi ne è riconosciuto colpevole.

Questo principio, che afferma il carattere personale della respon-sabilità penale, per conferire maggiore effettività a norme di grande valenza sociale, è stato accompagnato da quello della responsabilità amministrativa dell’Azienda, nei cui quadri opera il responsabile del re-ato, se questa non è in grado di dimostrare di essersi dotata di modelli organizzativi e gestionali, finalizzati a prevenire i fatti illeciti verificatisi.

Questa condizione, oggetto della disciplina del d.Lgs. 231/2001, che recepisce una direttiva dell’unione europea, comunemente nota come responsabilità etica delle imprese, è estesa alle violazioni penali sanzionate dal d.Lgs. 81/2008.

Sebbene l’adozione di un modello di Gestione della Sicurezza non sia obbligatoria, l’esplicito riferimento dell’articolo 30 del d.Lgs. 81/2008, acquista particolare valenza, ai fini della esclusione della responsabili-tà amministrativa. il legislatore ha voluto, con tale riferimento, spingere tutte le aziende, pubbliche o private, all’adozione di un Sistema di Ge-stione della Sicurezza, ispirato alla norma BS oHSAS 18001:2007 o alle Linee Guida uni-inAiL del 2001, proprio per avere certezze gestio-nali ed operative, orientate alla tutela della sicurezza.

L’adozione di un Sistema di Gestione della Sicurezza certificato è di indubbia utilità ed economicità, per le ragioni che seguono:a) esprime compiutamente una politica aziendale, che pone al primo

posto dei valori perseguiti la tutela della salute e la sicurezza sul lavoro, attraverso:

- l’attenta analisi dei fattori di rischio;- l’adozione di misure generali e speciali idonee ad eliminarne la peri-

colosità;- la formazione costante di tutto il personale;- l’acquisizione delle migliori tecnologie di tutela e di sicurezza che

sono, nel contempo, le più efficienti e, a lungo termine, anche le più economiche;

- il monitoraggio costante dei risultati conseguiti;- la disponibilità al continuo miglioramento dei protocolli operativi as-

sunti;

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

b) garantisce economicità agli investimenti. L’adozione di un model-lo di gestione della Sicurezza richiede, indubbiamente, investimenti sia per il suo sviluppo, che per l’acquisizione delle tecnologie, dei dispositivi di protezione individuale, per la formazione e l’aggiorna-mento di tutto il personale, per l’adozione di protocolli validati, che esprimano valori ove al primo posto ci sia non il profitto immediato, ma la salvaguardia delle persone, per dotarsi di sistemi di monito-raggio dei risultati e, in ultimo, con la disponibilità ad investire per il miglioramento costante del Sistema stesso. nonostante tali oneri, l’adozione di un Sistema di Gestione della Sicurezza è di sicura eco-nomicità per le seguenti ragioni:

- eleva la professionalità del personale, sia dal punto di vista tecnico che motivazionale. Questi due fattori della professionalità - cono-scenze tecniche e motivazione - producono miglioramenti in termini di redditività del lavoro, più di ogni altro investimento;

- comunica all’interno e all’esterno il livello ETico dell’Azienda, che costituisce il patrimonio di maggiore accreditamento e, quindi, di spendibilità, specialmente quelle che fanno della sicurezza il loro obiettivo primario, in ragione del quale ottengono accreditamenti;

- solleva dalla responsabilità amministrativa, come espressamente indicato dall’articolo 30 del d.Lgs. 81/2008. il decreto legislativo 231/2001, ha introdotto, nell’ordinamento giuridico italiano, la re-sponsabilità etica delle imprese conseguente a violazioni di legge, errori o infedeltà dei suoi collaboratori. Questa normativa prevede l’obbligo, per tutte le aziende, di dotarsi di protocolli idonei a rilevare gli errori, le omissioni e le infedeltà dei collaboratori, per prevenirne i comportamenti pericolosi nei settori dell’Antiriciclaggio, della Tutela Ambientale e della Sicurezza sul Lavoro.

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

PRINCIPI GENERALI IN TEMA DI RESPONSABILITà AMMINISTRATIVA

a) Responsabilità dell’Ente“Art. 5: Responsabilità dell’ente 1.L’ente è responsabile per i reati commessi nel suo interesse o a suo

vantaggio: a) da persone che rivestono funzioni di rappresentanza, di amministra-

zione o di direzione dell’ente o di una sua unità organizzativa dotata di autonomia finanziaria e funzionale nonchè da persone che eserci-tano, anche di fatto, la gestione e il controllo dello stesso;

b) da persone sottoposte alla direzione o alla vigilanza di uno dei sog-getti di cui alla lettera a).

2. L’ente non risponde se le persone indicate nel comma 1 hanno agito nell’interesse esclusivo proprio o di terzi.”

b) Modelli di Gestione che escludono la responsabilità amministrativa “Art. 6: Soggetti in posizione apicale e modelli di organizzazione dell’ente.1. Se il reato è stato commesso dalle persone indicate nell’articolo 5,

comma 1, lettera a), l’ente non risponde se prova che: a) l’organo dirigente ha adottato ed efficacemente attuato, prima della

commissione del fatto, modelli di organizzazione e di gestione idonei a prevenire reati della specie di quello verificatosi;

b) il compito di vigilare sul funzionamento e l’osservanza dei modelli di curare il loro aggiornamento è stato affidato a un organismo dell’en-te dotato di autonomi poteri di iniziativa e di controllo;

c) le persone hanno commesso il reato eludendo fraudolentemente i modelli di organizzazione e di gestione;

d) non vi è stata omessa o insufficiente vigilanza da parte dell’organi-smo di cui alla lettera b).

2. in relazione all’estensione dei poteri delegati e al rischio di commis-sione dei reati, i modelli di cui alla lettera a), del comma 1, devono rispondere alle seguenti esigenze:

a) individuare le attività nel cui ambito possono essere commessi reati;

b) prevedere specifici protocolli diretti a programmare la formazione e l’attuazione delle decisioni dell’ente in relazione ai reati da prevenire;

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

c) individuare modalità di gestione delle risorse finanziarie idonee ad impedire la commissione dei reati;

d) prevedere obblighi di informazione nei confronti dell’organismo de-putato a vigilare sul funzionamento e l’osservanza dei modelli;

e) introdurre un sistema disciplinare idoneo a sanzionare il mancato rispetto delle misure indicate nel modello.

3. i modelli di organizzazione e di gestione possono essere adottati, garantendo le esigenze di cui al comma 2, sulla base di codici di comportamento redatti dalle associazioni rappresentative degli enti, comunicati al ministero della giustizia che, di concerto con i ministe-ri competenti, può formulare, entro trenta giorni, osservazioni sulla idoneità dei modelli a prevenire i reati.

4. negli enti di piccole dimensioni i compiti indicati nella lettera b), del comma 1, possono essere svolti direttamente dall’organo dirigente.

4-bis. nelle società di capitali il collegio sindacale, il consiglio di sorve-glianza e il comitato per il controllo della gestione possono svolgere le funzioni dell’organismo di vigilanza di cui al comma 1, lettera b).

5. È comunque disposta la confisca del profitto che l’ente ha tratto dal reato, anche nella forma per equivalente.”

Se questi modelli di Gestione sono validi per l’intero mondo del la-voro, per tutti gli Enti e gli organismi che devono produrre sicurezza, acquistano un valore fondamentale in quanto la professionalità dei sin-goli e l’efficienza della struttura sono misurate solo ed esclusivamente dalla capacità di “lavorare in sicurezza”, nell’ovvia constatazione che nessuno può portare sicurezza agli altri se non è in grado di badare alla propria.

il primo adempimento, necessario alla creazione di un modello di organizzazione e di Gestione, è la formale dichiarazione del datore di Lavoro, nella quale è espresso che la sicurezza costituisce l’obiettivo strategico della struttura. Assumere la sicurezza come modello cultu-rale, verso il quale orientare pensiero ed azioni organizzative, gestio-nali ed operative, non significa sacrificare efficienza, né produttività, bensì mettere al primo posto della scala di valori la tutela della salute del personale; salute intesa come “stato di completo benessere fisco, mentale e sociale”, quindi, pensare a modelli di lavoro come quelli indi-cati nel modello di Benessere organizzativo, adottato dalla Presidenza

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

consiglio dei ministri 24/03/2004 (G.u. 05/04/2004), i soli in grado di garantire l’efficienza e la produttività, attraverso la partecipazione di tutti. Partecipazione che è innanzitutto motivazione e, quindi, fattore che trova fondamento ed effettività nelle capacità del capo (che ai fini della sicurezza assume la denominazione di datore di lavoro) di edu-care il personale all’amore per il lavoro e di proporre modelli di lavoro idonei ad essere amati per le finalità da raggiungere e per le modalità di esecuzione, sicure, partecipative, non alienanti.

Il MODELLO DI GESTIONE PER LE FORZE ARMATE E PER LE FORZE DI POLIZIA

nelle forze Armate e nelle forze di Polizia, organizzate queste ultime secondo modelli analoghi alle prime, la definizione delle figure giuridi-che, che dovranno provvedere alla sicurezza sul lavoro, in possesso di adeguate competenze e poteri, assume importanza strategica non solo per la sicurezza sul lavoro, ma anche per l’efficienza funzionale, per l’ov-via particolarità che le contraddistingue, costituita dal fatto che esse sono destinate a produrre sicurezza. Tutte le organizzazioni deputate alla sicurezza non possono mai disallineare la sicurezza sul lavoro del proprio personale dalla efficienza funzionale, che devono assicurare.

IL DATORE DI LAVORO - Ruolo e funzioniPer questa ragioni, la definizione dei ruoli e l’assegnazione ad essi

di soggetti dotati di adeguate competenze e poteri è il primo adempi-mento del datore di lavoro, senza il quale il modello organizzativo e Ge-stionale della sicurezza sul lavoro non esiste, neanche sulla carta. Per assolvere in maniera adeguata a tale compito, il datore di lavoro dovrà:- definire le figure giuridiche previste, come dirigenti e Preposti, in-

dividuandoli tra i funzionari che hanno gli incarichi all’interno della struttura organizzativa, in modo da far coincidere il più possibile il ruolo funzionale con le competenze professionali. Questa necessità, di far coincidere le due gerarchie, - della sicurezza e della struttura -, nasce dal fatto che la tutela della salute e la sicurezza del persona-le costituiscono doveri propri di ogni superiore gerarchico e, quindi, fattore imprescindibile di efficienza e di efficacia operativa.

- Procedere a deleghe specifiche, potendo, per espressa previsione dell’art. 16, comma 3-bis, del d.Lgs. 81/2008, di consentire anche

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

che il delegato, a sua volta, previa intesa, possa delegare. con que-sto schema, il legislatore ha voluto impedire deleghe all’infinito, che avrebbero svuotato di effettività responsabilità le funzioni, preveden-do per il solo dirigente delegato, previa intesa col datore di lavoro, di poter, a sua volta, delegare compiti specifici.“3-bis. Il soggetto delegato può, a sua volta, previa intesa con il

datore di lavoro delegare specifiche funzioni in materia di salute e sicurezza sul lavoro alle medesime condizioni di cui ai commi 1 e 2. La delega di funzioni di cui al primo periodo non esclude l’obbligo di vigilan-za in capo al delegante in ordine al corretto espletamento delle funzioni trasferite. Il soggetto al quale sia stata conferita la delega di cui al presente comma non può, a sua volta, delegare le funzioni delegate.”

Va ricordato, altresì, che esiste in proposito una perfetta aderenza delle culture gerarchiche, disegnate dalla legge, dedicata alla sicurezza sul lavoro, con quelle presenti all’interno delle strutture militari e di po-lizia. Secondo questa cultura, al fine di garantire effettività alle regole è necessaria una gerarchia verticale, dove le deleghe sono possibili per funzioni specifiche e mai generalizzate. Per questa ragione, è individua-to come responsabile primo il datore di Lavoro, dal quale dipendono i dirigenti; da questi i Preposti e infine, i Lavoratori, soggetti ai quali sono riconosciuti diritti e richiesti doveri, cui adempiere.

il datore di lavoro ha l’obbligo di istituire il modello organizzativo e di Gestione della sicurezza sul lavoro e di vigilare sulla corretta applicazio-ne dello stesso. i subordinati, hanno gli obblighi di adempiere alle fun-zioni proprie, correlate alle competenze proprie e a quelle delegate e di vigilare che tutto sia fatto con piena partecipazione e condivisione degli obiettivi. i Lavoratori hanno obblighi specifici, cui adempiere, funzionali alla tutela della salute fisica e morale, che vanno salvaguardate anche contro la loro volontà, in quanto costituiscono beni e valori indisponibili

b1) Gli altri Obblighi del Datore di lavoro (artt. 17 e 18):

“1.Il Datore di lavoro, che esercita le attività di cui all’articolo 3, e i diri-genti, che organizzano e dirigono le stesse attività secondo le attribu-zioni e competenze ad essi conferite, devono:

a) nominare il medico competente per l’effettuazione della sorveglianza

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

sanitaria nei casi previsti dal presente decreto legislativo; b) designare preventivamente i lavoratori incaricati dell’attuazione delle

misure di prevenzione incendi e lotta antincendio, di evacuazione dei luoghi di lavoro in caso di pericolo grave e immediato, di salvataggio, di primo soccorso e, comunque, di gestione dell’emergenza;

c) nell’affidare i compiti ai lavoratori, tenere conto delle capacità e delle condizioni degli stessi in rapporto alla loro salute e alla sicurezza;

d) fornire ai lavoratori i necessari e idonei dispositivi di protezione indivi-duale, sentito il responsabile del servizio di prevenzione e protezione e il medico competente, ove presente;

e) prendere le misure appropriate affinchè soltanto i lavoratori che han-no ricevuto adeguate istruzioni e specifico addestramento accedano alle zone che li espongono ad un rischio grave e specifico;

f) richiedere l’osservanza da parte dei singoli lavoratori delle norme vi-genti, nonchè delle disposizioni aziendali in materia di sicurezza e di igiene del lavoro e di uso dei mezzi di protezione collettivi e dei dispo-sitivi di protezione individuali messi a loro disposizione;

g) inviare i lavoratori alla visita medica entro le scadenze previste dal programma di sorveglianza sanitaria e richiedere al medico compe-tente l’osservanza degli obblighi previsti a suo carico nel presente decreto;

g-bis) nei casi di sorveglianza sanitaria di cui all’articolo 41, comunicare tempestivamente al medico competente la cessazione del rapporto di lavoro;

h) adottare le misure per il controllo delle situazioni di rischio in caso di emergenza e dare istruzioni affinchè i lavoratori, in caso di pericolo grave, immediato ed inevitabile, abbandonino il posto di lavoro o la zona pericolosa;

i) informare il più presto possibile i lavoratori esposti al rischio di un pe-ricolo grave e immediato circa il rischio stesso e le disposizioni prese o da prendere in materia di protezione;

l) adempiere agli obblighi di informazione, formazione e addestramento di cui agli articoli 36 e 37;

m) astenersi, salvo eccezione debitamente motivata da esigenze di tutela della salute e sicurezza, dal richiedere ai lavoratori di riprendere la loro attività in una situazione di lavoro in cui persiste un pericolo grave e immediato;

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

n) consentire ai lavoratori di verificare, mediante il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, l’applicazione delle misure di sicurezza e di protezione della salute;

o) consegnare tempestivamente al rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, su richiesta di questi e per l’espletamento della sua fun-zione, copia del documento di cui all’articolo 17, comma 1, lettera a), (Documento di valutazione dei rischi) anche su supporto informatico come previsto dall’articolo 53, comma 5, nonchè consentire al me-desimo rappresentante di accedere ai dati di cui alla lettera;

p) elaborare il documento di cui all’articolo 26, comma 3 anche su sup-porto informatico come previsto dall’articolo 53, comma 5, e, su ri-chiesta di questi e per l’espletamento della sua funzione, consegnarne tempestivamente copia ai rappresentanti dei lavoratori per la sicurez-za. Il documento è consultato esclusivamente in azienda;

q) prendere appropriati provvedimenti per evitare che le misure tecniche adottate possano causare rischi per la salute della popolazione o de-teriorare l’ambiente esterno verificando periodicamente la perdurante assenza di rischio;

r) comunicare in via telematica all’INAIL e all’IPSEMA, nonchè per loro tramite, al sistema informativo nazionale per la prevenzione nei luo-ghi di lavoro di cui all’articolo 8, entro 48 ore dalla ricezione del cer-tificato medico, a fini statistici e informativi, i dati e le informazioni relativi agli infortuni sul lavoro che comportino l’assenza dal lavoro di almeno un giorno, escluso quello dell’evento e, a fini assicurativi, quelli relativi agli infortuni sul lavoro che comportino un’assenza dal lavoro superiore a tre giorni; l’obbligo di comunicazione degli infor-tuni sul lavoro che comportino un’assenza dal lavoro superiore a tre giorni si considera comunque assolto per mezzo della denuncia di cui all’articolo 53 del testo unico delle disposizioni per l’assicura-zione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie profes-sionali, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 1965, n. 1124;

s) consultare il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza nelle ipote-si di cui all’articolo 50;

t) adottare le misure necessarie ai fini della prevenzione incendi e dell’e-vacuazione dei luoghi di lavoro, nonché per il caso di pericolo grave e immediato, secondo le disposizioni di cui all’articolo 43. Tali misure

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

devono essere adeguate alla natura dell’attività, alle dimensioni dell’a-zienda o dell’unità produttiva, e al numero delle persone presenti;

u) nell’ambito dello svolgimento di attività in regime di appalto e di su-bappalto, munire i lavoratori di apposita tessera di riconoscimento, corredata di fotografia, contenente le generalità del lavoratore e l’indi-cazione del Datore di lavoro;

v) nelle unità produttive con più di 15 lavoratori, convocare la riunione periodica di cui all’articolo 35;

z) aggiornare le misure di prevenzione in relazione ai mutamenti organiz-zativi e produttivi che hanno rilevanza ai fini della salute e sicurezza del lavoro, o in relazione al grado di evoluzione della tecnica della prevenzione e della protezione;

aa)comunicare in via telematica all’INAIL e all’IPSEMA, nonché per loro tramite, al sistema informativo nazionale per la prevenzione nei luoghi di lavoro di cui all’articolo 8, in caso di nuova elezione o designazione, i nominativi dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza; in fase di prima applicazione l’obbligo di cui alla presente lettera riguarda i nomi-nativi dei rappresentanti dei lavoratori già eletti o designati;

bb)vigilare affinché i lavoratori per i quali vige l’obbligo di sorveglianza sanitaria non siano adibiti alla mansione lavorativa specifica senza il prescritto giudizio di idoneità.”

b2) La delega delle funzioni

Alla possibilità ed alle modalità di delega è dedicato l’art. 16 del d.Lgs. 81/2008:

Art. 16 - delega di funzioni: “1.La delega di funzioni da parte del datore di lavoro, ove non espressa-

mente esclusa, è ammessa con i seguenti limiti e condizioni: a) che essa risulti da atto scritto recante data certa;b) che il delegato possegga tutti i requisiti di professionalità ed esperien-

za richiesti dalla specifica natura delle funzioni delegate; c) che essa attribuisca al delegato tutti i poteri di organizzazione, gestio-

ne e controllo richiesti dalla specifica natura delle funzioni delegate; d) che essa attribuisca al delegato l’autonomia di spesa necessaria allo

svolgimento delle funzioni delegate; e) che la delega sia accettata dal delegato per iscritto.

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

2. Alla delega di cui al comma 1 deve essere data adeguata e tempestiva pubblicità.

3. La delega di funzioni non esclude l’obbligo di vigilanza in capo al da-tore di lavoro in ordine al corretto espletamento da parte del delegato delle funzioni trasferite. L’obbligo di cui al primo periodo si intende as-solto in caso di adozione ed efficace attuazione del modello di verifica e controllo di cui all’articolo 30, comma 4.

3-bis. Il soggetto delegato può, a sua volta, previa intesa con il datore di lavoro delegare specifiche funzioni in materia di salute e sicurezza sul lavoro alle medesime condizioni di cui ai commi 1 e 2. La delega di fun-zioni di cui al primo periodo non esclude l’obbligo di vigilanza in capo al delegante in ordine al corretto espletamento delle funzioni trasferite. Il soggetto al quale sia stata conferita la delega di cui al presente comma non può, a sua volta, delegare le funzioni delegate”.

nella realtà, in ogni grande Struttura, il vero motore del sistema è il dirigente, che è delegato dal datore di lavoro, organo di vertice, che elabora le strategie e dà le deleghe ai singoli dirigenti, preposti alle diverse articolazioni della stessa. Per queste ragioni il legislatore si è preoccupato di stabilire che:- la delega deve essere scritta e con data certa;- il delegato deve avere i requisiti di professionalità e di esperienza

richiesti;- il delegato può, a sua volta delegare specifichi incarichi, previa inte-

sa con il datore di lavoro;- il dirigente delegato deve disporre dell’autonomia di spesa necessa-

ria ad adempiere a quanto richiesto;- la delega non fa venire meno l’obbligo di vigilare sulla corretta ge-

stione del sistema di prevenzione e di sicurezza.Poiché questi principi sono validi anche per le funzioni istituzionali

proprie, è assolutamente necessario che il datore di Lavoro, nell’indivi-duare i dirigenti per la sicurezza, assicuri le stesse linee gestionali del-le prime, altrimenti si verificherebbero sovrapposizioni e disallineamenti nocivi sia per le funzioni che per la sicurezza.

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

B3) Le funzioni non delegabili

Il Datore di Lavoro non può delegare i seguenti adempimenti:a) la valutazione di tutti i rischi con la conseguente elaborazione del

documento previsto dall’articolo 28;b) la designazione del responsabile del servizio di prevenzione e prote-

zione dai rischic) l’autocertificazione dei rischi ex art. 29 comma 5 (per i datori di lavo-

ro che occupano meno di 10 lavoratori, che possono procedere alle valutazioni dei rischi secondo le procedure standardizzate, ai sensi dell’art. 6, comma 8, lett. f).

c) Il Documento di Valutazione del Rischio

costituisce un adempimento, al quale il datore di lavoro, non può sottrarsi e non può delegare. La sua redazione segue gli adempimenti già descritti e costituisce la pietra fondamentale dell’intero modello organizzativo e di Gestione della Sicurezza e richiede:- la rilevazione dei fattori di rischio presenti e di quelli prevedibili;- la definizione delle misure generali di sicurezza;- la definizione delle misure speciali, aggiuntive a quelle generali, e

funzionali ad eliminare o a ridurre a livelli accettabili le parti di ri-schio a queste sopravvissute.Tutte queste informazioni devono essere presenti nel documento di

Valutazione del rischio, atto formale e solenne che tutto deve compren-dere e prevedere.

A questo adempimento, di importanza primaria per la creazione del modello organizzativo e di Gestione, sono dedicate le norme, che, in maniera significativa iniziano con la previsione delle misure, cioè dall’e-lencazione dalle “armi” da impiegare per vincere le tante “battaglie” e la “guerra” finale, contro tutto ciò che può mettere in pericolo la salute e la sicurezza.

d) La rilevazione e la valutazione del Rischio

L’analisi dei rischiTutti i discorsi intorno alla tutela della salute ed alla sicurezza sul

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

lavoro iniziano con la capacità di rilevare i rischi e di gestirli. È evidente infatti che nessuno può tutelarsi da un pericolo che non conosce, né da quello che, seppure conosciuto, era stato trascurato o affidato alla speranza che non si verificasse. La capacità di rilevare rischi e di gestir-li fa la vera dimensione professionale del capo, di ogni capo, militare o civile. Tra l’analisi dei rischi, che sono riconducibili al lavoro di un sol-dato, a quello di un poliziotto o a quello di un operaio addetto ai lavori stradali, le differenze stanno solo nella natura non certo nella necessità di rilevazione, né nella indispensabilità di gestirli a livelli più alti possi-bili. non a caso, la legislazione sulla sicurezza del lavoro, la cui fonte prima è il d.Lgs. 81/2008, colloca al livello di datore di Lavoro, quindi al vertice della struttura, l’obbligo di rilevare rischi e trovare soluzioni e trasferire il tutto nel documento di Valutazione del rischio.

il divieto di delegare al altri questo adempimento, esprime, più di ogni altra valutazione, che la cultura della gerarchia verticale delle re-sponsabilità è stata assunta come fattore di certezze e di tutele. L’im-possibilità di delegare ad altri vuole evitare incertezze, tipiche della P.A., ove non sempre è chiaro chi è responsabile e di cosa.

Secondo la disciplina generale, costituita dall’articolo 28 del D.Lgs. 81/2008:

“1) La valutazione di cui all’articolo 17, comma 1, lett. a), anche nella scelta delle attrezzature di lavoro e delle sostanze o dei preparati chimici impiegati, nonché nella sistemazione dei luoghi di lavoro, deve riguardare tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, ivi compresi quelli riguardanti gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari, tra cui anche quelli collegati:- allo stress lavoro-correlato, secondo i contenuti dell’accordo europeo

dell’8 ottobre 2004;- quelli riguardanti le lavoratrici in stato di gravidanza, secondo quanto

previsto dal decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151;- quelli connessi alle differenze di genere, all’età, alla provenienza da

altri Paesi e quelli connessi alla specifica tipologia contrattuale at-traverso cui viene resa la prestazione di lavoro. 1-bis. La valutazione dello stress lavoro-correlato di cui al comma 1

è effettuata nel rispetto delle indicazioni di cui all’articolo 6, comma 8, lettera m-quater), e il relativo obbligo decorre dalla elaborazione delle

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

predette indicazioni e comunque, anche in difetto di tale elaborazione, a fare data dal 1 agosto 2010.

e) Le Metodologie della rilevazione

La rilevazione dei fattori di rischio può essere fatta con criteri stan-dardizzati secondo la normativa vigente, costituita dall’art. 29 del d.L-gs. 81/2008, ove sono espressamente indicate disposizioni per la loro valutazione, i limiti all’esposizione dei lavoratori e le specifiche misu-re di prevenzione e protezione. Le metodologie da impiegarsi nella va-lutazione dei rischi sono basate su criteri ingegneristici di scienza della sicurezza, relativa ai diversi settori interessati. Per quanto concerne gli edifici e gli altri spazi ed aree destinate ad ospitare le strutture, le valu-tazioni delle condizioni generali sono fondamentali per l’intero Sistema di Prevenzione e di Protezione. È evidente, infatti, che, se un fattore di rischio non viene rilevato, non si attueranno mai misure di sicurezza per eliminarne le potenzialità di pericolo. L’analisi dell’ambiente di lavoro diventa fondamentale per costruire l’intera impalcatura.

Riferimenti normativi in tema di analisi e valutazione dei fattori di rischio

disciplina generale - Art. 28 d.Lgs. 81/2008“1.La valutazione di cui all’articolo 17, comma 1, lettera a), anche nella

scelta delle attrezzature di lavoro e delle sostanze o dei preparati chimici impiegati, nonché nella sistemazione dei luoghi di lavoro, deve riguardare tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, ivi compresi quelli riguardanti gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari, tra cui anche quelli collegati allo stress lavoro-correlato, secondo i contenuti dell’accor-do europeo dell’8 ottobre 2004, e quelli riguardanti le lavoratrici in stato di gravidanza, secondo quanto previsto dal decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, nonché quelli connessi alle differenze di genere, all’età, alla provenienza da altri Paesi e quelli connessi alla specifica tipologia contrattuale attraverso cui viene resa la prestazione di lavoro.

1-bis. La valutazione dello stress lavoro-correlato di cui al comma 1 è effettuata nel rispetto delle indicazioni di cui all’articolo 6, comma 8, lettera m-quater), e il relativo obbligo decorre dalla elaborazione delle predette indicazioni e comunque, anche in difetto di tale elaborazione,

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

a fare data dal 1° agosto 2010.2. Il documento di cui all’articolo 17, comma 1, lettera a), redatto a conclu-

sione della valutazione può essere tenuto, nel rispetto delle previsioni di cui all’articolo 53, su supporto informatico e, deve essere munito anche tramite le procedure applicabili ai supporti informatici di cui all’articolo 53, di data certa o attestata dalla sottoscrizione del documento mede-simo da parte del datore di lavoro, nonché, ai soli fini della prova della data, dalla sottoscrizione del responsabile del servizio di prevenzione e protezione, del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza o del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza territoriale e del medico competente, ove nominato, e contenere:

a) una relazione sulla valutazione di tutti i rischi per la sicurezza e la salute durante l’attività lavorativa, nella quale siano specificati i criteri adottati per la valutazione stessa. La scelta dei criteri di redazione del documento è rimessa al datore di lavoro, che vi provvede con criteri di semplicità, brevità e comprensibilità, in modo da garantirne la com-pletezza e l’idoneità quale strumento operativo di pianificazione degli interventi aziendali e di prevenzione;

b) l’indicazione delle misure di prevenzione e di protezione attuate e dei dispositivi di protezione individuali adottati, a seguito della valutazione di cui all’articolo 17, comma 1, lettera a);

c) il programma delle misure ritenute opportune per garantire il migliora-mento nel tempo dei livelli di sicurezza;

d) l’individuazione delle procedure per l’attuazione delle misure da rea-lizzare, nonché dei ruoli dell’organizzazione aziendale che vi debbono provvedere, a cui devono essere assegnati unicamente soggetti in pos-sesso di adeguate competenze e poteri;

e) l’indicazione del nominativo del responsabile del servizio di prevenzio-ne e protezione, del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza o di quello territoriale e del medico competente che ha partecipato alla valutazione del rischio;

f) l’individuazione delle mansioni che eventualmente espongono i lavora-tori a rischi specifici che richiedono una riconosciuta capacità professio-nale, specifica esperienza, adeguata formazione e addestramento.

3. Il contenuto del documento di cui al comma 2 deve altresì rispettare le indicazioni previste dalle specifiche norme sulla valutazione dei rischi contenute nei successivi titoli del presente decreto.

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

3-bis. In caso di costituzione di nuova impresa, il datore di lavoro è tenuto ad effettuare immediatamente la valutazione dei rischi elaborando il relativo documento entro novanta giorni dalla data di inizio della propria attività.

Modalità di effettuazione della valutazione dei rischi (art. 29)1. Il datore di lavoro effettua la valutazione ed elabora il documento di

cui all’articolo 17, comma 1, lettera a), in collaborazione con il respon-sabile del servizio di prevenzione e protezione e il medico competente, nei casi di cui all’articolo 41.

2. Le attività di cui al comma 1 sono realizzate previa consultazione del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza.

3. La valutazione dei rischi deve essere immediatamente rielaborata, nel rispetto delle modalità di cui ai commi 1 e 2, in occasione di modifiche del processo produttivo o della organizzazione del lavoro significative ai fini della salute e sicurezza dei lavoratori, o in relazione al grado di evoluzione della tecnica, della prevenzione o della protezione o a seguito di infortuni significativi o quando i risultati della sorveglianza sanitaria ne evidenzino la necessità. A seguito di tale rielaborazione, le misure di prevenzione debbono essere aggiornate. Nelle ipotesi di cui ai periodi che precedono il documento di valutazione dei rischi deve essere rielaborato, nel rispetto delle modalità di cui ai commi 1 e 2, nel termine di trenta giorni dalle rispettive causali.

(comma così sostituito dall’articolo 19 del D.Lgs. n. 106 del 2009)4. Il documento di cui all’articolo 17, comma 1, lettera a), e quello di cui

all’articolo 26, comma 3, devono essere custoditi presso l’unità pro-duttiva alla quale si riferisce la valutazione dei rischi.

5. I datori di lavoro che occupano fino a 10 lavoratori effettuano la valutazione dei rischi di cui al presente articolo sulla base delle procedure standardizzate di cui all’articolo 6, comma 8, lettera f). Fino alla scadenza del diciottesimo mese successivo alla data di entrata in vigore del decreto interministeriale di cui all’articolo 6, comma 8, lettera f), e, comunque, non oltre il 30 giugno 2012, gli stessi datori di lavoro possono autocertificare l’effettuazione della valutazione dei rischi. Quanto previsto nel precedente periodo non si applica alle attività di cui all’articolo 31, comma 6, lettere a), b), c), d) nonché g).

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

6. I datori di lavoro che occupano fino a 50 lavoratori possono effettuare la valutazione dei rischi sulla base delle procedure standardizzate di cui all’articolo 6, comma 8, lettera f). Nelle more dell’elaborazione di tali procedure trovano applicazione le disposizioni di cui ai commi 1, 2, 3, e 4.

6-bis. Le procedure standardizzate di cui al comma 6, anche con riferi-mento alle aziende che rientrano nel campo di applicazione del titolo IV, sono adottate nel rispetto delle disposizioni di cui all’articolo 28.

(comma introdotto dall’articolo 19 del D.Lgs. n. 106 del 2009)7. Le disposizioni di cui al comma 6 non si applicano alle attività svolte

nelle seguenti aziende:a) aziende di cui all’articolo 31, comma 6, lettere a), b), c), d), f) e g); b) aziende in cui si svolgono attività che espongono i lavoratori a rischi

chimici, biologici, da atmosfere esplosive, cancerogeni mutageni, con-nessi all’esposizione ad amianto;

c) (lettera soppressa dall’articolo 19 del D.Lgs. n. 106 del 2009)

e1) - Le figure coinvolte nella valutazione

Art. 29 del d.Lgs. 81/2008 “1. Il Datore di lavoro effettua la valutazione ed elabora il documento, in

collaborazione con il responsabile del servizio di prevenzione e pro-tezione e il medico competente, nei casi di cui all’articolo 41 (sorve-glianza sanitaria)

2. Le attività di cui al comma 1 sono realizzate previa consultazione del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza.

3. La valutazione dei rischi deve essere immediatamente rielaborata, nel rispetto delle modalità di cui ai commi 1 e 2, in occasione di modifiche del processo produttivo o della organizzazione del lavoro significative ai fini della salute e sicurezza dei lavoratori, o in relazione al grado di evoluzione della tecnica, della prevenzione o della protezione o a seguito di infortuni significativi o quando i risultati della sorveglianza sanitaria ne evidenzino la necessità. A seguito di tale rielaborazione, le misure di prevenzione debbono essere aggiornate. Nelle ipotesi di cui ai periodi che precedono il documento di valutazione dei rischi deve essere rielaborato, nel rispetto delle modalità di cui ai commi 1 e 2, nel termine di trenta giorni dalle rispettive causali.

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

4. Il documento deve essere custodito presso l’unità produttiva alla qua-le si riferisce la valutazione dei rischi.

5. I datori di lavoro che occupano fino a 10 lavoratori effettuano la valu-tazione dei rischi di cui al presente articolo sulla base delle procedure standardizzate di cui all’articolo 6, comma 8, lettera f). Fino alla sca-denza del diciottesimo mese successivo alla data di entrata in vigore del decreto interministeriale di cui all’articolo 6, comma 8, lettera f), e, comunque, non oltre il 30 giugno 2012, gli stessi datori di lavo-ro possono autocertificare l’effettuazione della valutazione dei rischi. Quanto previsto nel precedente periodo non si applica alle attività di cui all’articolo 31, comma 6, lettere a), b), c), d) nonché g).

6. I datori di lavoro che occupano fino a 50 lavoratori possono effettuare la valutazione dei rischi sulla base delle procedure standardizzate di cui all’articolo 6, comma 8, lettera f). Nelle more dell’elaborazione di tali procedure trovano applicazione le disposizioni di cui ai commi 1, 2, 3, e 4.

6-bis. Le procedure standardizzate di cui al comma 6, anche con riferi-mento alle aziende che rientrano nel campo di applicazione del titolo IV, sono adottate nel rispetto delle disposizioni di cui all’articolo 28.

f) - I Fattori di rischio da rilevare

il primo fattore di rischio fisico da rilevare, ordinariamente, è quello relativo ai locali che ospitano la struttura, dei quali vanno presi in con-siderazione:- dimensioni e stato d’uso di ogni edificio; - idoneità dei servizi essenziali; - destinazione degli spazi e idoneità specifica; - eventuali carenze strutturali già rilevate e corrette; - aree riservate ed aree operative per le quali valgono normative in

deroga;- l’esistenza delle documentazioni ufficiali che dimostrano i necessari

requisiti di sicurezza di tutti gli impianti, facenti capo alle normative che seguono:

- legge 05.03.1990, n. 46, idoneità dell’impianto elettrico; - d.P.r. 19.03.1956, n. 303, igiene sui luoghi di lavoro; - d.P.r. 27.04.1955, n. 417, Prevenzione da infortuni sul lavoro;

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

- d.P.r. 13 maggio 1998, n. 218, conformità impianto termico; - d.Lgs. 08.03.2006, n. 139 e d.P.r. 01.08.2011, n. 151, certificato

di Prevenzione incendio;- d.Lgs. 193/2007 e regolamento 852/2004, disciplina delle pre-

scrizione igienica per la somministrazione di alimenti e di bevande, secondo il reg. 852/2004;

- d.Lgs. 03.04.2006, n. 152 - disciplina della gestione dei rifiuti.

Per quanto concerne la valenza dei fattori di rischio correlati agli edifici di Strutture pubbliche, ai fini della responsabilità del datore di lavoro, va ricordato che, ai sensi del comma 3 dell’art. 18 del d.Lgs. 81/2008. “Gli obblighi relativi agli interventi strutturali e di manutenzione necessari per assicurare, ai sensi del presente decre-to legislativo, la sicurezza dei locali e degli edifici assegnati in uso a pubbliche amministrazioni o a pubblici uffici, ivi comprese le istituzioni scolastiche ed educative, restano a carico dell’amministrazione tenu-ta, per effetto di norme o convenzioni, alla loro fornitura e manuten-zione. In tale caso gli obblighi previsti dal presente decreto legislativo, relativamente ai predetti interventi, si intendono assolti, da parte dei dirigenti o funzionari preposti agli uffici interessati, con la richiesta del loro adempimento all’amministrazione competente o al soggetto che ne ha l’obbligo giuridico”

una volta analizzato attentamente l’ambiente, vanno poi rilevati i fattori di rischio individuati dal d.Lgs. 81/2008, come meritevoli di par-ticolare attenzione, indicati nei titoli Viii e seguenti:

f1) Rischi da Agenti fisici

rientrano nella definizione di rischio fisico, quelli correlati a:- rumori;- ultrasuoni;- infrasuoni;- vibrazioni meccaniche;- campi elettromagnetici;:- radiazioni ottiche di origine artificiale;- microclima;- atmosfere iperbariche.

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

ordinariamente, di tutti questi fattori, nelle strutture di polizia e delle forze armate possono essere presenti in alcuni locali quelli correlati al rumore, se in essi vengono esercitate attività che comportano supera-menti dei limiti previsti. Ambiente tipico, ove diventano rilevanti i fattori di rischio correlati al superamento dei limiti consentiti di esposizione al rumore, sono i poligoni di tiro. Salvo eccezioni non esistono altre “ef-fettive particolari esigenze organizzative o gestionali” che comportano rischi da agenti fisici di particolare rilevanza, rispetto agli ambienti di lavoro di diversa tipologia.

f2) Normative di riferimento per i fattori di rischio fisico

Art. 180“1. Ai fini del presente decreto legislativo per agenti fisici si intendono il

rumore, gli ultrasuoni, gli infrasuoni, le vibrazioni meccaniche, i campi elettromagnetici, le radiazioni ottiche di origine artificiale, il microcli-ma e le atmosfere iperbariche che possono comportare rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori.

2. Fermo restando quanto previsto dal presente capo, per le attività com-portanti esposizione a rumore si applica il capo II, per quelle compor-tanti esposizione a vibrazioni si applica il capo III, per quelle compor-tanti esposizione a campi elettromagnetici si applica il capo IV, per quelle comportanti esposizione a radiazioni ottiche artificiali si applica il capo V.

3. La protezione dei lavoratori dalle radiazioni ionizzanti è disciplinata unicamente dal decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 230, e sue suc-cessive modificazioni.”

f3) Frequenza della valutazione dei rischi da agenti fisici

Art. 181“1. Nell’ambito della valutazione di cui all’articolo 28, il datore di lavoro

valuta tutti i rischi derivanti da esposizione ad agenti fisici in modo da identificare e adottare le opportune misure di prevenzione e prote-zione con particolare riferimento alle norme di buona tecnica ed alle buone prassi.

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

2. La valutazione dei rischi derivanti da esposizioni ad agenti fisici è programmata ed effettuata, con cadenza almeno quadriennale, da personale qualificato nell’ambito del servizio di prevenzione e prote-zione in possesso di specifiche conoscenze in materia. La valutazione dei rischi è aggiornata ogni qualvolta si verifichino mutamenti che potrebbero renderla obsoleta, ovvero, quando i risultati della sorve-glianza sanitaria rendano necessaria la sua revisione. I dati ottenuti dalla valutazione, misurazione e calcolo dei livelli di esposizione costi-tuiscono parte integrante del documento di valutazione del rischio.

3. Il datore di lavoro nella valutazione dei rischi precisa quali misure di prevenzione e protezione devono essere adottate. La valutazione dei rischi è riportata sul documento di valutazione di cui all’articolo 28, essa può includere una giustificazione del datore di lavoro secondo cui la natura e l’entità dei rischi non rendono necessaria una valuta-zione dei rischi più dettagliata.

f4) La eliminazione dei rischi da agenti fisici

Art. 182“1. Tenuto conto del progresso tecnico e della disponibilità di misure per

controllare il rischio alla fonte, i rischi derivanti dall’esposizione agli agenti fisici sono eliminati alla fonte o ridotti al minimo. La riduzione dei rischi derivanti dall’esposizione agli agenti fisici si basa sui principi generali di prevenzione contenuti nel presente decreto.

2. In nessun caso i lavoratori devono essere esposti a valori superiori ai valori limite di esposizione definiti nei capi II, III, IV e V. Allorché, nono-stante i provvedimenti presi dal datore di lavoro in applicazione del presente capo i valori limite di esposizione risultino superati, il datore di lavoro adotta misure immediate per riportare l’esposizione al di sot-to dei valori limite di esposizione, individua le cause del superamento dei valori limite di esposizione e adegua di conseguenza le misure di protezione e prevenzione per evitare un nuovo superamento.”

g) I fattori di rischio correlati alle attività operative

Superata la fase della rilevazione dell’idoneità dei locali e delle aree in disponibilità, adibite ai processi lavorativi interni alle Strutture, ove

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sono predominati i fattori di rischio fisico, che ordinariamente non as-sumono dimensioni diverse da quelle di altri lavori, si impone la rileva-zione dei fattori di rischio correlati alle operazioni esterne, rientranti nei compiti istituzionali. Questi fattori di rischio rappresentano senza dubbio la parte di maggiore rilievo dell’intero modello di organizzazione e di Gestione della sicurezza e ad essi il d.Lgs. 81/2008, dedica par-ticolare attenzione, occupandosi analiticamente dei rischi correlati agli agenti chimici, a quelli biologici ed allo stress da lavoro correlato.

Prima dei fattori di rischio correlati alle attività operative, è necessa-rio rilevare che gli stessi agenti chimici, biologici, radioattivi e cancero-geni mutageni, così come disciplinati dalla legislazione generale, sono o possono essere presenti anche all’interno delle Strutture, oppure es-sere oggetto di impiego operativo. in particolare, gli operatori delle forze di polizia e delle forze armate sono particolarmente interessati ai fattori di rischio correlati a materiali pericolosi, sia perché per la loro attività ne fanno uso frequente, sia perché molte delle potenziali emergenze di sicurezza sono determinate proprio da incidenti che vedono coinvolti tali materiali. Pertanto, i datori di Lavoro delle forze Armate e delle for-ze di Polizia, devono procedere ad attenta analisi dei fattori di rischio relativi all’attività operativa, tra i quali rientrano quelli riferibili a:a) attrezzature munite di videoterminali (disciplinati dall’articolo 172

e seguenti del d.Lgs. 81/2008)b) radiazioni ionizzanti (disciplinate unicamente dal decreto legislativo

17 marzo 1995, n. 230, e sue successive modificazioni)c) agenti chimici (disciplinati dagli articoli 221 e seguenti del d.Lgs.

81/2008)d) agenti cancerogeni e mutageni (disciplinati dall’articolo 234 e se-

guenti del d.Lgs. 81/2008)e) agenti biologici (disciplinati dagli articoli 270 e seguenti del d.Lgs.

81/2008).

Questi fattori di rischio sono di particolare rilevanza per gli orga-nismi dedicati alla legalità ed alla sicurezza. Essi rappresentano con-cretamente quelle peculiarità organizzative ed operative, per le quali la legislazione generale riconosce la necessità di procedere a regola-mentazioni. Tutti questi materiali hanno discipline di riferimento, che sono storicamente le prime fonti normative dedicate alla sicurezza. nor-

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mative che sono state emanate per consentire l’utilizzo professionale di materiali di grande utilità, ma che rappresentano fattori di rischio elevatissimo, se non sono impiegati e custoditi secondo procedure ela-borate da esperti e contenute in convenzioni internazionali. Per questi materiali, non ci sono dubbi che la sicurezza degli operatori coincide con la professionalità degli stessi e con l’efficacia del materiale stes-so. il caso più significativo è rappresentato dagli esplosivi. chi dovesse avventurarsi a custodire o ad impiegare esplosivi, senza adeguata for-mazione e non rispettando le procedure di sicurezza, resterebbe vittima dei suoi errori e non raggiungerebbe nessuno degli obiettivi desiderati.

nella valutazione dei rischi correlati a questi agenti, il datore di la-voro “tiene conto di tutte le informazioni disponibili relative alle caratteri-stiche dell’agente biologico e delle modalità lavorative, ed in particolare:a) della classificazione degli agenti biologici che presentano o possono

presentare un pericolo per la salute umana quale risultante dall’alle-gato XLVI o, in assenza, di quella effettuata dal Datore di lavoro stes-so sulla base delle conoscenze disponibili e seguendo i criteri di cui all’articolo 268, commi 1 e 2;

b) dell’informazione sulle malattie che possono essere contratte;c) dei potenziali effetti allergici e tossici;d) della conoscenza di una patologia della quale è affetto un lavoratore,

che è da porre in correlazione diretta all’attività lavorativa svolta”

h) Lo stress da lavoro correlato

Per le forze Armate e per le forze di Polizia lo stress da lavoro corre-lato rappresenta uno dei fattori di maggiore specificità e di attenzione e deve costituire la parte primaria del Sistema di Sicurezza sul Lavoro. il lavoro prestato dai loro appartenenti, spesse volte, si materializza con interventi di emergenza o di soccorso a chi versa in condizioni di pericolo di vita e solo la capacità di analizzare lucidamente gli scenari in cui operare e l’adozione di protocolli operativi di elevata professionalità, portano all’efficienza funzionale e alla sicurezza degli attori. inoltre, in ogni momento del loro agire, gli operatori devono garantire:- il rispetto della legislazione;- la deontologia professionale;

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- l’adozione di linee guide validate.Queste condizioni presuppongono livelli di formazione elevati e di-

sponibilità di protocolli operativi, ideati e realizzati per ottenere livelli di professionalità anche in situazioni di criticità emotive. L’analisi degli infortuni e di tutti gli interventi operativi, nella quasi totalità evidenzia carenze nel controllo delle emozioni che hanno influito negativamente sulla lucidità, condizione che spiega gli errori, specialmente quando le condotte attuate non aderiscono alle direttive impartite. Le criticità emo-tive costituiscono uno dei fattori di maggiore attenzione per rilevare e contrastare lo stress da lavoro correlato, non annullando, ovviamente, quello riferibile alla gestione del personale e all’adozione di modelli orga-nizzativi, che si ispirino alle normative richiamate.

Definizione di criticitàLa criticità è una situazione emotiva determinata dal vivere un pro-

blema che è o appare senza soluzione nota, non avendola appresa in precedenza. una situazione appare o è senza soluzione:- quando il pensiero è traumatizzato ed impotente ad agire perché non

riesce ad elaborare una soluzione;- quando l’emozione è così forte, che sommerge ed impedisce di pensare;- quando l’emozione accelera o distorce il pensiero, riducendone la ra-

zionalità, cioè la capacità di ragionare in maniera logica, sia nella rile-vazione del pericolo, che nella determinazione delle vie di soluzione.Gli operatori di polizia, delle forze armate o degli organismi di soc-

corso, possono trovarsi a vivere queste situazioni operative e solo una formazione specifica, articolata su due momenti importanti, come:- la coscienza degli stati di criticità;- la capacità di gestirli, può garantire la conservazione della lucidità

necessaria per agire con professionalità.L’emozione è inevitabile, non potendosi pensare ad uno stato di

completa indifferenza a ciò che ci circonda, condizione che sarebbe patologica. ma chi è destinato ad attività, che inevitabilmente portano a vivere situazioni di stress emotivo, deve avere a disposizione percorsi formativi mirati a rilevarne la presenza e a saperlo gestire. Solo così, l’operatore sarà in grado di lavorare professionalmente ed in sicurezza.

NOTA: Questo capitolo è stato realizzato con il contributo prezioso del Prof. Francesco

Campione, docente di Psicologia Clinica dell’Università di Bologna.

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La consapevolezza delle situazioni operative critiche

Quando il legislatore ha previsto, all’articolo 3, comma 2, del d.Lgs. 81/2008 che certi organismi si dotassero di regolamentazioni tese a consentire l’applicazione dei principi della legislazione generale tenen-do conto delle “effettive particolari esigenze di servizio ed alle pecu-liarità organizzative ed operative”, ha voluto proprio salvaguardare le peculiarità organizzative, gestionale ed operative di attività, che non sono riconducibili a schematismi prestabiliti e ripetitivi. Ed in queste peculiarità rientrano, prima di ogni altra cosa:- le attività prestate in condizioni di emergenza, quando la gerarchia

delle cose da fare vede al primo posto il fare presto;- le attività prestate in condizioni di pericolo per la propria ed altrui

incolumità;- gli interventi con persone in stato di alterazione psicofisica per pa-

tologie o per fatti occasionali, in cui le linee di comunicazione sono diverse rispetto alla razionalità ordinaria.

La gestione delle criticità

una volta acquisita la consapevolezza che l’attività dell’operatore, prima o poi porterà d affrontare situazione di criticità per emergenze, per la vista di scene choccanti o per dover operare con persone in stato di alterazione, diventa importante disegnare percorsi formativi mirati, possibili ed utili.

Percorsi che non sono eguali per tutte le possibili criticità, ma che sono finalizzati a:- conoscere la situazione che potrà portare alla perdita di controllo

emotivo. Questa condizione conoscitiva evita all’operatore di trovar-si di fronte ad eventi sconosciuti, dei quali non ha mai sentito par-lare e che può determinare quel “non sapere cosa fare”, né “cosa succederà”, che porterebbero inevitabilmente alla criticità emotiva. La fase della conoscenza delle singole ipotesi di situazioni di criticità prevedibili, si può giovare dell’esperienza di cui ogni unità di opera-tori dispone, per averle vissute. Queste esperienze devono essere illustrate non da chi le ha vissute, bensì da chi le ha gestite. chi le ha vissute tende a ricorrere al “racconto del reduce”, che è una pato-

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logia della formazione proposta dagli “esperti”, cioè da docenti non formati alle dinamiche dell’apprendimento, ma esperti della materia.Volendo elencare analiticamente le attività di un operatore delle for-

ze Armate, delle forze di Polizia, dei Vigili del fuoco, della Protezione civile, del Soccorso pubblico e del Volontariato, riconducibili alle situa-zioni sopradette, possiamo includervi:- la guida dei veicoli con dispositivi di emergenza;- l’uso di armi da fuoco;- la vista di scene choccanti;- l’agire in presenza di folle in tumulto;- comunicare il lutto;- comunicare con persone in condizioni di alterazione psicofisica- controllarsi di fronte a provocazioni verbali intese a far perdere la lucidità

La guida dei veicoli con dispositivi di emergenza in funzione

Statisticamente, il primo fattore di rischio, per gli operatori della sicu-rezza e, in particolare di quelli di polizia è la guida di veicoli di servizio, come è dimostrato chiaramente dai dati relativi agli infortuni in servizio.

La PoLiziA di STATo, nel periodo 1 gennaio 2000 - 30 agosto 2012, ha subito infortuni sul lavoro per un totale di 98 vittime. di queste:- 68, per incidente stradale;- 14, in operazioni di polizia;- 7, in incidente aereo;- 7, per malore- 2, per folgorazione.

Questi dati dimostrano che, nella Polizia di Stato, la guida dei veicoli di servizio è più “pericolosa” di ogni altro impiego, compreso quelli che, nell’immaginario, appaiono portatori di rischi maggiori, come le scorte a persone minacciate, investigazioni, antiterrorismo, ecc.

La ragione di tale pericolosità sta in una serie di fattori che vede al primo posto la formazione, ancorata, purtroppo, a modelli più attenti alla spettacolarizzazione da fiction televisiva, che alla saggezza che do-vrebbe orientare il comportamento di guida.

Questi modelli spettacolari portano al rifiuto dell’insegnamento te-orico per privilegiare la pratica, ove per pratica si intende esercitarsi a manovre ardite.

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inoltre, risultano trascurate anche normative dedicate, come quelle della legislazione introdotta dall’articolo 41 del d.Lgs. 81/2008, relati-va proprio alla sicurezza sul lavoro.

Ai fini della sicurezza, la guida dei veicoli è considerata un’attività sensibile e, come tale, oggetto di specifiche previsioni di obbligo di vigilanza sanitaria, disciplinata dalla Sezione V del titolo i del d.Lgs. 81/2008.

in particolare, l’art. 41, comma 4, del d.Lgs. 81/2008, così recita:“Le visite mediche di cui al comma 2, a cura e spese del Datore di

lavoro, comprendono gli esami clinici e biologici e indagini diagnostiche mirati al rischio ritenuti necessari dal medico competente.

Nei casi ed alle condizioni previste dall’ordinamento, le visite di cui al comma 2, lettere a), b), d), e-bis) e e-ter) sono altresì finalizzate alla verifica di assenza di condizioni di alcol dipendenza e di assunzione di sostanze psicotrope e stupefacenti”.

Questa previsione completa, per quanto concerne la patente per l’impiego dei veicoli di servizio della Polizia di Stato, un quadro norma-tivo costituito, altresì, dalle seguenti norme:

- articolo 3 del D.M. 05.08.2009 - Nuova patente di servizio:“la patente di guida viene rilasciata al personale appartenente ai

vari ruoli della Polizia di Stato a seguito di un corso teorico pratico, con apposito esame finale, previo accertamento, da parte di un medico del Servizio sanitario dell’Amministrazione della pubblica Sicurezza, dei re-quisiti psicofisici di cui agli articoli 319, 320, 321, 322, 323, e 324 del Regolamento di esecuzione del Codice della Strada, approvato con D.P.R. 16.02.1992, n. 495, relativi all’art. 119 del Codice”.

- articolo 119 del Codice della strada, come modificato dal d.Lgs. 59/2011: requisiti fisici e psichici per il conseguimento della patente di guida.

“Non può ottenere la patente di guida o l’autorizzazione ad esercitarsi alla guida di cui all’art. 122, comma 2, chi sia affetto da malattia fisica o psichica, deficienza organica o minorazione psichica, anatomica o funzio-nale tale da impedire di condurre con sicurezza veicoli a motore.2-ter. Ai fini dell’accertamento dei requisiti psichici e fisici per il primo ri-lascio della patente di guida di qualunque categoria, ovvero di certificato

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di abilitazione professionale di tipo KA o KB, l’interessato deve esibire apposita certificazione da cui risulti il non abuso di sostanze alcoliche e il non uso di sostanze stupefacenti o psicotrope, rilasciata sulla base di accertamenti clinico-tossicologici le cui modalità sono individuate con decreto del Ministero della salute, di concerto con il Ministero delle infra-strutture e dei trasporti, sentito il Dipartimento per le politiche antidroga della Presidenza del Consiglio dei ministri”.

- articolo 50, della legge 120/2010 “Certificazione di assenza di abuso di sostanze alcoliche e di assenza di assunzione di sostanze stupefacenti o psicotrope per chi esercita attività di autotrasporto: 1. Per l’esercizio dell’attività professionale di trasporto su strada che

richieda la patente di guida di categoria C, C+E, D, D+E, (corrispon-denti ai Certificati 3, 4 e 5 della patente di servizio) l’interessato deve produrre apposita certificazione con cui si esclude che faccia abuso di sostanze alcoliche ovvero uso di sostanze stupefacenti o psicotrope.

2. Con decreto del Ministro della salute da adottare, di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, sentita la Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento per le politiche antidroga, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono definite le caratteristiche della certificazione di cui al comma 1, sono individuati i soggetti competenti a rilasciarla e sono disciplinate le procedure di rilascio”.oltre a queste norme, dedicate alla sicurezza stradale, perfetta-

mente valide anche per il rilascio della patente di servizio, così come espressamente previsto dal d.m. 05.08.2009, altre normative, de-dicate alla tutela della salute ed alla sicurezza sul lavoro, si occupa-no degli accertamenti dedicati all’alcol e alle sostanze stupefacenti, come:- La legge 125 del 2001, dedicata all’alcol e alle attività sensibili ai

fini della sicurezza. A seguito della norma, la conferenza Stato-regioni, del 16 marzo

2006, indicava le Attività lavorative ad elevato rischio infortuni e vi com-prendeva:

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

Art. 1. Attività lavorative a rischio. 1. Le attività lavorative che comportano un elevato rischio di infortuni

sul lavoro ovvero per la sicurezza, l’incolumità o la salute dei terzi, per le quali si fa divieto di assunzione e di somministrazione di bevande alcoliche e superalcoliche, ai sensi dell’art. 15 della legge 30 marzo 2001, n. 125, sono quelle individuate nell’allegato 1, che forma parte integrante della presente intesa.” …omissis…

a) addetti alla guida di veicoli stradali per i quali è richiesto il possesso della patente di guida categoria B, C, D, E, e quelli per i quali è richie-sto il certificato di abilitazione professionale per la guida di taxi o di veicoli in servizio di noleggio con conducente, ovvero il certificato di formazione professionale per guida di veicoli che trasportano merci pericolose”

“2. In relazione alla peculiarità dei compiti istituzionali e delle esigenze connesse all’espletamento delle correlate mansioni, al personale del-le Forze armate, delle Forze di polizia, degli altri Corpi armati e del Cor-po nazionale dei vigili del fuoco, si applicano le disposizioni previste dai rispettivi ordinamenti in materia di idoneità fisica, psichica e attitu-dinale al servizio, per gli aspetti disciplinati dalla presente intesa”.

Pur rinviando alle disposizioni dei rispettivi ordinamenti, la normativa introdotta costituisce un riferimento certo, almeno per i requisiti mini-mi, nel senso che, in tema di idoneità fisica, psichica ed attitudinale, non è pensabile che gli Organismi dedicati alla sicurezza abbiano, nei rispettivi ordinamenti, discipline più permissive.

Le stesso divieto di alcol, nelle mense di servizio della Polizia di Stato, è significativo della riconosciuta validità della normativa dedicata.

Analoga valenza deve ritenersi riconosciuta alla legislazione della sicurezza sul lavoro per l’uso di sostanze stupefacenti, che trova sia nel T.u. 309 /1990, articolo 125, che nel codice della Strada e nel d.Lgs. 81/2008, discipline concorrenti.

in particolare, l’articolo 125 del T.U. 309 prevede che:“1. Gli appartenenti alle categorie di lavoratori destinati a mansioni che comportano rischi per la sicurezza, la incolumità e la salute dei terzi, indi-viduate con decreto del Ministro del lavoro e della previdenza sociale, di concerto con il Ministro della sanità, sono sottoposti, a cura di strutture pubbliche nell’ambito del Servizio sanitario nazionale e a spese del Datore

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di lavoro, ad accertamento di assenza di tossicodipendenza prima dell’as-sunzione in servizio e, successivamente, ad accertamenti periodici.”

Le mansioni a rischio sono state individuate con il Provvedimento del 30 ottobre 2007, che così recita:1) Mansioni inerenti per le attività di trasporto:a) conducenti di veicoli stradali per i quali è richiesto il possesso della

patente di guida categoria C, D, E, e quelli per i quali è richiesto il cer-tificato di abilitazione professionale per la guida di taxi o di veicoli in servizio di noleggio con conducente, ovvero il certificato di formazione professionale per guida di veicoli che trasportano merci pericolose su strada, mentre con l’Accordo Stato-regioni del 18 settembre 2008 venivano disciplinate le procedure ed i valori limite di riferimento che determinano la positività al test.

Poiché le “caratteristiche della certificazione di cui al’articolo 119” concernono solo gli aspetti formali e visto che le procedure di accerta-mento e i valori di riferimento sono già stati stabiliti con l’Accordo Stato regioni del 17 settembre 2008, le forze di Polizia e le forze Armate e gli altri organismi indicati al comma 2 dell’articolo 3 del d.Lgs. 81/2008, proprio in virtù della disposizione di cui all’articolo 1, comma 2, dell’Ac-cordo del 16 marzo 2006, dedicato alle misure di sicurezza sul lavoro correlate all’alcol e dell’articolo 1, comma 2, dell’Accordo Stato regioni del 30 ottobre 2007, che ripetono esattamente la stessa disposizione con rinvio ai rispettivi ordinamenti, hanno l’obbligo di scegliere tra:- il recepimento della disciplina generale, contenute nei due Accordi

Stato-regioni, dedicati all’alcol e alle sostanze stupefacenti ai fini della sicurezza del lavoro;

- l’adozione di propri regolamenti, che non potranno mai contenere discipline più permissive.Per tali ragioni, in attuazione del disposto di cui al comma 2, dell’ar-

ticolo 3, del d.Lgs. 81/2008, gli organismi suindicati devono introdurre l’immediata attuazione della normativa per il rilascio e per la convalida della patente di servizio.

Queste misure si impongono, sia per le chiare indicazioni dell’artico-lo 41 del d.Lgs. 81/2008, sia per l’espresso rinvio dell’articolo 3 del d.m. 5 agosto 2009, che indica nella normativa del codice della strada (art. 119), dedicata ai requisiti psicofisici, quella valida anche per le

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patenti di servizio. L’architettura normativa riportata è valida anche per tutti gli altri organismi ed Enti compresi nell’elenco di cui all’articolo 3, comma 2, del d.Lgs. 81/2008.

La validità dell’estensione dell’obbligatorietà degli accertamenti di assenza di tossicodipendenza e non abuso di alcol è fuori di dubbio. non è pensabile, infatti, che gli operatori della sicurezza abbiano limiti più permissivi e, stante la chiara disposizione dell’articolo 3, comma 1, del citato T.u.

“1 Il presente decreto legislativo si applica a tutti i settori di attività, privati e pubblici, e a tutte le tipologie di rischio”, non è pensabile che, nelle more dell’adozione di specifici regolamenti, i cui termini, sono già scaduti, siano categorie di persone non soggette, né tutelate dalla legi-slazione. Va ricordato, infatti, che la legislazione è a tutela anche degli operatori che, in caso di accertata condizione di tossicodipendenza o di abuso di alcol, sarebbero esposti a gravi conseguenze penali e le Amministrazioni di appartenenza avrebbero responsabilità di gestione, altrettanto gravi.

L’uso delle armi da fuoco

L’uso dell’arma da fuoco è una condizione che richiede valutazioni attente di natura giuridica, etica e funzionale. Queste valutazione vanno effettuate in tempi brevissimi e molto spesso manca l’abitudine mentale a farlo. La formazione classica all’uso delle armi, a volte è carente perché finalizzata alla sicurezza, alla manualità ed alla precisione, mentre, in realtà, quello che serve è la lucidità mentale dell’operatore. Se manca questa, tutta la perizia acquisita con la formazione al tiro è vanificata. Per realizzare percorsi formativi al corretto uso delle armi e, ancor più a come agire se si è esposti al fuoco, è necessario, nell’ordine:- educare all’acquisizione condivisa alle regole giuridiche, etiche e

funzionali. Questa è una precondizione essenziale perché educa a pensare all’arma come strumento di difesa e di offesa estrema.

- acquisire determinati automatismi che, se corretti e condivisi sono la prima e più importante garanzia dell’agire in sicurezza. chi mo-stra un eccessivo amore per l’impiego dell’arma va valutato se que-sta propensione sia compatibile con il lavoro cui è destinato. Per le forze di Polizia, l’uso dell’arma giuridicamente è previsto come

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condizione estrema e solo come risposta legittima d una situazione non altrimenti gestibile. Questa previsione giuridica e chiaramente espressa dall’articolo 53 del codice Penale.”

“Ferme le disposizioni contenute nei due articoli precedenti, non è pu-nibile il pubblico ufficiale che, al fine di adempiere un dovere del proprio ufficio, fa uso ovvero ordina di far uso delle armi o di un altro mezzo di coazione fisica, quando vi è costretto dalla necessità di respingere una violenza o di vincere una resistenza all’autorità.

La stessa disposizione si applica a qualsiasi persona che, legalmente richiesta dal pubblico ufficiale, gli presti assistenza.

La legge determina gli altri casi, nei quali è autorizzato l’uso delle armi o di un altro mezzo di coazione fisica”.

La lettera della norma è chiarissima nel fissare alcuni principi che devono costituire punti di fermi del percorso formativo, la cui idoneità al raggiungimento dell’obiettivo, costituito dal creare una coscienza pro-fessionale, ove l’uso dell’arma sia una condizione estrema, è data dalla levatura del docente nel proporre questi parametri legislativi, come vin-coli che nobilitano la funzione.

L’errore maggiore in cui il docente può cadere è quello del proporre una lettura dei vincoli come limitativa del potere di agire o, peggio, come incomprensibile ostacolo al fare giustizia.

Tra queste due percezioni dei limiti all’uso della forza e delle armi si colloca la differenza tra una visione della professionalità eticamente corretta e base fondamentale di una funzione indispensabile per pro-gresso economico, sociale e culturale di un territorio e la visione del “giustiziere”, chiara espressione di funzioni che il tempo ha condannato e cancellato e che in ogni fonte normativa internazionale viene rappre-sentata come il non dover essere. A tal fine, basta citare fonti come la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, il codice europeo di Etica della Polizia o il codice di condotta degli appartenenti alle forze di poli-zia. Particolarmente utile a formare una coscienza improntata a questi principi è il codice europeo di Etica della Polizia, che agli articoli 35 e seguenti così recita:“35. La polizia, e tutte le operazioni di polizia, devono rispettare il diritto

di tutti alla vita.

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36. La polizia non deve infliggere, istigare o tollerare atti di tortura, trat-tamenti o pene inumane o degradanti in qualsiasi circostanza.

37. La polizia può fare uso della forza solo se strettamente necessario e solo nella misura necessaria al raggiungimento di un obiettivo legittimo.

38. La polizia deve sempre verificare la legalità delle azioni che intende mettere in atto.”

La formazione etica deve precedere quella giuridica e quella tecnica. i tre momenti formativi devono procedere nell’ordine per costruire una cultura operativa in grado di orientare al meglio anche nelle condizioni di criticità, quando gli automatismi prevalgono sulla capacità di ragionare.

Acquista la giusta cultura dell’arma, che deve essere considerata ri-sorsa estrema, alla quale bisogna cercare di non dover mai attingere ed operare costantemente per ché non si realizzino le condizioni di dovervi ricorrere, si propongono le conoscenze giuridiche, che devono essere presentate come norme perfettamente allineate a salvaguardare quei valori etici, che nobilitano la funzione e la figura di chi è autorizzato a dotarsi dell’arma. La lettura attenta della norma porta a ritenere che perché ricorra un uso legittimo dell’arma è necessario che:- sia realizzato solo al fine di adempiere ad un dovere di ufficio e mai

per fatti personali o di altra natura;- l’uso sia necessario, cioè inevitabile, non disponendo il pubblico

ufficiale di altre soluzioni alla situazione verificatesi, non imputabile a suoi errori o volontà;

- l’uso sia proporzionato al bene minacciato, per difendere il quale si ricorre. Quando questi parametri non si realizzano, l’uso dell’arma è illegitti-

mo e, come tale, foriero di responsabilità giuridiche, funzionali ed etiche. Esempio tipico di uso illegittimo è quello di sparare ad una persona che fugge. chi omette di arrestarsi all’alt intimato da un operatore di polizia infrange il valore della legalità, mentre l’operatore che spara minaccia la vita della persona. Tra il valore offeso (legalità) e quello minacciato dall’uso dell’arma (vita) non c’è proporzione e l’uso diventa illegittimo, esponendo l’operatore a responsabilità penali e l’amministrazione di ap-partenenza al dovere di spiegare le ragioni di tali comportamenti.

La responsabilità giuridica comprende sia quelle penale che quella civile e coinvolge anche l’Amministrazione di appartenenza.

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La responsabilità funzionale è altrettanto grave perché un uso illegit-timo è un errore dal punto di vista dell’efficacia del servizio.

La responsabilità etica è rilevantissima perché, anche quando non genera morte o lesione, il far uso dell’arma o la sola minaccia di farlo, accredita atteggiamenti violenti, che non si conciliano con quanto ricer-cato come obiettivo funzionale, per conquistare la fiducia dei cittadini ed il loro apprezzamento.

una volta acquisita la coscienza etica e giuridica al corretto uso dell’arma l’operatore va formato alla perizia tecnica. Per evitare di for-mare l’operatore a realtà operative non verosimili, come quelle che si realizzano in un poligono, ove le condizioni di sicurezza impongono esercitazioni guidate, è utilissimo il ricorso a poligoni virtuali, in grado di simulare scenari operativi e misurare l’acquisita capacità di determi-nare lucidamente quando far uso dell’arma e come farlo.

Le realtà virtuali che si possono simulare comprendono tutti gli sce-nari ipotizzabili, ove operatore si troverà nella condizione di dover o di poter far uso dell’arma. nella creazione degli scenari è possibile rico-struire condizioni in cui l’operatore non deve far uso dell’arma, come, ad esempio, la presenza sul luogo dell’evento in cui pure si realizzano le condizioni che astrattamente ne consentirebbero l’uso, di persone che potrebbero restarne coinvolte. L’operatore professionista, che agisce lu-cidamente, fa uso dell’arma solo quando ne ricorrono tutti i parametri indicati e sia utile ed opportuno farlo, ai fini degli obiettivi da raggiungere.

Tra le condizioni che spesse volte la carenza di lucidità non consente di valutare è proprio il rischio di coinvolgere altre persone estranee al fatto criminoso, come presenti occasionali o altre persone da tutelare. Solo avendo la saggezza di costruire scenari, significativi di tutte le pos-sibili variabili, che in una realtà operativa si possono incontrare, si può formare l’operatore all’uso legittimo e corretto dell’arma.

La vista di scene choccanti

Gli operatori della sicurezza possono trovarsi ad intervenire per eventi criminosi, terroristici o accidentali, che coinvolgono più persone o presentano scene terribili per le condizioni delle vittime o per l’alto numero dei coinvolti o per il pericolo incombente che è ancora presen-te. Tutti questi fattori determinano condizioni emotive in grado di alte-

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rare l’equilibrio delle persone, sino ad indurle in errori operativi anche gravi. rientrano in questi eventi:- le emergenze sanitarie conseguenti ad eventi catastrofici naturali

(terremoti, alluvioni, frane, ecc.) o antropici (incidenti rilevanti di siti classificati Arir - aziende a rischio di incidenti rilevanti - incidenti stradali, ferroviari, marittimi ed aeri con merci pericolose);

- le scene di delitti consumati con particolare crudeltà, o atti terro-ristici che presentano all’occhio dell’operatore scenari sconvolgenti per numero di vittime, corpi dilaniati e feriti da soccorrere.

Gli scenari che si presentano negli eventi suddetti possono alterare l’equilibrio psicofisico della persona sino a determinarne effetti scon-volgenti, sintomaticamente espressi anche da segni fisici come:- l’iperventilazione, la dispnea, la respirazione ansimante, la tosse, la

sensazione di mancanza d’aria, gli sbadigli;- deglutizione e l’antiperistaltismo (vomiti);- battiti cardiaci (sensazioni dolorose al petto, tachicardia).

Queste sintomatologie, ed altre ancora, esprimono una situazione di angoscia o di depressione emotiva, che, nel caso dell’operatore della sicurezza determinano affievolimento o annullamento delle capacità professionale, proprio quando di queste si avverte la maggiore esigenza.

Per gli operatori del soccorso è evidente che solo la perfetta lucidità mentale ed efficienza fisica possono determinare le migliori condizioni per soccorrere persone ferite.

Per gli operatori di polizia che intervengono su teatri che presentano scene terribili di vittime deturpate, mancanti di parti anatomiche, corpi carbonizzati, persone agonizzanti o che invocano aiuto, solo una perfet-ta lucidità mentale potrà consentire loro di soccorrere e di vedere segni che saranno poi le basi per la ricostruzione dell’evento e le responsa-bilità dello stesso. Non sempre guardare coincide col vedere le cose che devono essere viste e rilevate.

La naturale ritrosìa a guardare le cose che ci disturbano diventa un ostacolo a vedere ed annotare particolari che sono la prova di come l’e-vento sia stato consumato e, quindi, dell’individuazione della dinamica e della responsabilità.

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

La formazione

ciò che determina gli effetti negativi sulla lucidità mentale e sull’ef-ficienza psicofisica non è solo l’oggettiva efferatezza o la dimensione degli scenari, bensì la straordinarietà delle visioni rispetto ad un’ordi-narietà che non li contempla. La formazione può essere lo strumento con il quale si “somministrano” queste visioni, in modo graduale e, per questa funzione sono utilissimi gli scenari ripresi negli eventi già affron-tati, che vanno inseriti in un contesto funzionale ad evidenziare i modelli comportamentali corretti e quelli errati.

La vista di scene terribili, da sola, non è mai formativa, come hanno dimostrato le tante esperienze inutilmente provate con i cosiddetti vi-deo-choc degli incidenti stradali, proposti per indurre a comportamenti corretti. Per formare bisogna costruire un modello che, nel caso spe-cifico, deve sapere coniugare conoscenze giuridiche, obblighi etici e doveri e funzionali, in modo che l’allievo viva l’esperienza formativa come arricchimento personale, indispensabile ad affrontare e superare prove di grande obiettiva difficoltà. Va ricordato, infatti, che non è pen-sabile arrivare ad una “anestesia somatica” dell’allievo, che lo renda impermeabile ad ogni emozione esterna. non è possibile, né utile pro-fessionalmente, perché lo stesso sarà anche impiegato in attività ove il coinvolgimento emotivo è professionalmente utile, come tutta quella rivolta alla assistenza alle vittime.

Le indagini sulla pedopornografia

uno dei settori di maggiore attenzione per le criticità emotive che pos-sono determinare sono le indagini di contrasto alla pedopornografia, ove le scene di sesso e di violenza sui bambini sono una costante. L’operato-re deve essere formato a conservare perfetta lucidità mentale nella fase di indagine e a saper interagire con le vittime e con il nucleo familiare, nell’ambito del quale, molto spesso si nasconde l’autore e a saper ben interpretare l’atteggiamento dei componenti, spesse volte colpevoli di ne-gligenze che hanno portato a rendere possibile la consumazione di fatti terribili. di fronte alla mostruosità dei fatti, a volte, i genitori delle vittime rifiutano di riconoscere la realtà, negando le evidenze.

così come, al contrario, altre volte sono possibili atteggiamenti di

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

vittimismo o la ostentata ricerca di protagonismo. La formazione è in-dispensabile anche per evitare di essere “contagiati” dal “piacere”, della vista dei filmati offerti da circuiti specializzati nella commercializ-zazione di materiali pedopornografico.

Su queste delicatissimo tema, va ricordato che presso la Presidenza del consiglio dei ministri è stato istituito l’osservatorio per il contra-sto della pedofilia e della pornografia minorile, previsto dall’articolo 17, comma 1-bis, della legge 3 agosto 1998, n. 269, introdotto dalla legge 6 febbraio 2006, n. 38 (provvedimento che introduce delle modifiche anche alla legge 15 febbraio 1966, n. 66, recante “norme contro la violenza sessuale”.

L’osservatorio opera attualmente presso il dipartimento per le Pari opportunità, con il compito di acquisire e monitorare i dati e le informa-zioni relativi alle attività, svolte da tutte le pubbliche amministrazioni, per la prevenzione e la repressione del fenomeno dell’abuso e dello sfruttamento sessuale dei minori.

L’osservatorio, oltre a funzioni di ricerca e di monitoraggio del fe-nomeno:- predispone il Piano nazionale di prevenzione e contrasto dell’abuso

e dello sfruttamento sessuale dei minori, che sottopone all’appro-vazione del comitato interministeriale di coordinamento per la lotta alla pedofilia (cicLoPE);

- partecipa alle iniziative del consiglio d’Europa, tra le quali vanno segnalate:

- il progetto “costruire un’Europa per e con i bambini”, che con il Pro-gramma d’azione “Bambini e Violenza”, ha portato alla redazione di Linee Guida europee, per le strategie nazionali integrate per la prote-zione dei minori dalla violenza. Tale documento è stato approvato dal comitato dei ministri del consiglio d’Europa il 18 novembre 2009, all’interno della raccomandazione n. 10/2009.

- La convenzione di Lanzarote del 25 ottobre 2007, in via di ratifica da parte dei Paesi partecipanti.

- il Programma europeo Safer internet 2009-2013, piano d’intervento in materia di nuovi media e tutela dei minori, di cui Save the children e Adiconsum sono i referenti unici per la commissione europea in italia:

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

- il progetto finalizzato ad individuare ed implementare buone prassi per ll’identificazione delle vittime di pedopornografia.

- il programma “Daphne III”, della commissione europea, per progetti in tema di protezione dei bambini, dei giovani e delle donne contro ogni forma di violenza;

- il progetto di formazione per il contrasto all’abuso sessuale in danno di minori, al turismo sessuale, alla pedofilia e pedopornografia, per gli uffici giudiziari e per quelli investigativi dei Paesi del centro Ame-rica. Questi progetti ed iniziative mostrano, da un lato la complessità e

la gravità del fenomeno e, dall’altro, la necessità di percorsi formativi mirati agli operatori di polizia e del soccorso ed assistenza alle vittime. Percorsi che devono svilupparsi con contenuti e metodologie appropria-te, non solo a trasmettere saperi e conoscenze, ma a formare l’opera-tore a saper dominare le criticità che incontrerà e a saper interpretare quella delle vittime e quella del nucleo familiare.

Le folle in tumulto

“La folla è sempre dominata dall’incosciente. - La folla è facilmente eroica quanto criminale.

(da Gustav Le Bon. Psicologia delle folle. Parte Prima, Capitolo I).Anche senza l’analisi dei singoli capitoli del volume, la sola lettura

delle definizioni del sommario di quest’opera monumentale della fine dell’800 è chiaramente significativa delle difficoltà di controllare una folla. Essa è facilmente eroica quanto criminale. Poiché l’eroismo e il crimine sono due momenti densi di emotività, è evidente che nella folla si determinano condizioni di suggestione. i grandi dittatori hanno sempre guardato alla folla come al loro campo di azioni, capaci di in-terpretarne le ansie, i desideri e le esigenze, sino ad annullarne ogni razionalità. Anche nelle folle che si compongono per manifestazioni di protesta si determinano condizioni di suggestione, che favoriscono atti eroici e atti criminali. L’operatore di polizia, impegnato nel controllare una folla che protesta, all’interno della quale di mescolano sempre gruppi organizzati che tentano di orientarla verso la violenza, apparte-nenti a quel mondo che vive contro ogni ordinamento sociale riconosciu-to, deve essere formato a:

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

- veder la folla senza esserne terrorizzato. La sola vista di migliaia di persone che urlano slogan violenti, che si muovono come un mare in tempesta, può determinare paura fisica ed angoscia, sino a paralizza-re la persona o a farle perdere lucidità. Questi momenti formativi sono facili da realizzare, utilizzando scenari ripresi dal vivo per proporli in condizioni di forte immersività, in grado di farne rivivere tutti gli effetti;

- saper sempre cosa fare e come farlo. Per controllare le folle non si possono utilizzare persone non formate, né addestrate. L’impiego richiede perfetto addestramento e disponibilità di modelli acquisiti circa le gerarchie a cui far riferimento in qualsiasi momento, special-mente in quelli dello scontro. i reparti sono organizzati per cellule di piccole dimensioni a cui è preposto un capo, che assume la respon-sabilità di guidare il gruppo. una delle condizioni di maggior pericolo è quello dell’isolamento dal

gruppo. L’operatore isolato perde ogni sicurezza operativa ed è esposto alla folla, che verso di lui diventa immediatamente criminale, sino a metterne in pericolo la vita o a “costringerlo” ad usare l’arma da fuoco. in entrambi i casi è una tragedia. Lo è per la sicurezza dell’operatore o per la tenuta dell’ordine politico-istituzionale.

un operatore di polizia che fa uso dell’arma in una manifestazione pubblica di protesta, determina consequenzialità gravissime per l’ordi-ne pubblico generale del paese. Le manifestazioni pubbliche di prote-sta, che rappresentano un diritto inviolabile, vanno controllate e rese sicure, isolando i violenti, ma senza mai fare ricorso alle armi da fuoco, obiettivo auspicato da chi usa le manifestazioni per mettere in difficoltà le istituzioni. i provocatori, infatti, aspirano a far degenerare le manife-stazioni in atti di violenza, per far cadere in errore le forze di polizia ed indurle a comportamenti mediaticamente utili ad accusare le istituzioni di violenza contro i manifestanti.

Per evitare questi errori, le forze di polizia impiegate devono essere formate a tutte le attività che tali servizi comportano, compreso la cu-stodia di persone fermate, che si sono rese protagoniste di fatti violenti e di aggressioni alle spesse forze. La persona fermata, arrestata o affidata alla custodia di un operatore di polizia è sacra nella sua tutela fisica e morale. Per nessun motivo può essere oggetto di violenza o di offesa, neanche se continua a provocare con ingiurie o altri atteggia-menti offensivi.

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

La sicurezza sul lavoro per chi è operatore della sicurezza è anche quella di non creare situazioni imbarazzanti per le istituzioni con com-portamenti errati, come:- usare la forza in maniera sproporzionata rispetto all’offesa;- usare la forza in tempi e luoghi non giustificati da alcuna necessità

di vincere violenze.il capitolo 37 del codice europeo di ETicA dELLA PoLiziA, così

recita:“La polizia può fare uso della forza solo se strettamente necessario e

solo nella misura necessaria al raggiungimento di un obiettivo legittimo”Questo principio deve guidare sempre l’operatore che nell’esercizio

della sua attività si trovi costretto a far uso della forza. il tempo, il luo-go, la misura e la finalità devono concorrere a giustificarne il ricorso. Se manca anche una sola di tali condizioni, l’uso è ingiustificato e, come tale, espone a responsabilità. Esempi tipici di tali errori sono:- più operatori che usano la forza verso un solo manifestante;- operatori che continuano ad usare la forza verso persone fermate ed

in loro custodia;- operatori che puntano armi da fuoco verso persone disarmate;- operatori di polizia che usano violenza per finalità non legittime.

Tutte questi errori mostrano che l’operatore non è stato formato a la-vorare in sicurezza, che significa lavorare bene, senza esporsi a pericoli inutili e senza produrre situazioni imbarazzanti.

Gestire eventi con persone in ostaggio

Prendere persone in ostaggio per ottenere risultati, da forte accre-ditamento, mediatico, politico o di altra natura è una “pratica” in forte espansione. Se fino a qualche tempo fa gli eventi tipici di ostaggi tenuti sotto la minaccia delle armi erano dovuti quasi esclusivamente ad epi-sodi di rapina in cui le forze di polizia erano intervenute durante l’ese-cuzione e i responsabili cercavano di contrattare la loro fuga in cambio della liberazione, oggi è sempre più diffuso per ricattare governi o per accreditarsi sulla scena come soggetto capace di assumere “dimensio-ni politiche”. Questi eventi hanno raggiunto livelli di efficacia comunica-tiva perché sono ripresi in diretta dalle televisioni e trasmessi in tutto il mondo con coinvolgimenti emotivi di un numero infinito di persone, che

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

guardano e giudicano.La strage di monaco del 1972, le cui drammatiche sequenze televi-

sive furono seguite in diretta dal mondo intero, segnarono una svolta nel modo di affrontare i casi di barricamento e di presa di ostaggi e di modalità di intervento con forze speciali. in tutti i Paesi si prese atto che per gestire con successo situazioni simili non bastavano più gli in-terventi tradizionali delle forze dell’ordine, ma occorreva creare reparti specializzati che comprendessero anche professionalità nuove, come i negoziatori, da affiancare agli operativi. Si passava così ad organizzazioni complesse, che comprendevano unità operative, in grado di entrare in azione nel minor tempo possibile e di far fronte alle più delicate situazio-ni di crisi (dirottamento aereo, sequestro a scopo di estorsione, rapina in banca o rivolta in carcere) ed unità di specialisti nella mediazione, chiamati a fornire supporti essenziali in ordine ai tempi e ai modi di in-tervento, capaci di valutare attentamente ogni variabile che in qualche modo potesse incidere sulla riuscita dell’operazione, come, ad esempio, le condizioni ambientali, quelle logistiche e quelle climatiche della zona in cui si collocava l’evento di crisi (spazi aperti o chiusi); le motivazioni (religiose, terroristiche, psicologiche o puramente economiche) correlate all’evento, la situazione politica dei Paesi coinvolti, il tempo che si aveva a disposizione per la trattativa, la tipologia degli ostaggi e il profilo dei sequestratori.

Questo modello è stato poi ulteriormente affinato, ma è rimasto an-corato alla stessa cultura organizzativa.

di questi specialisti della gestione dell’evento fano parte non solo il, mediatore, chiamato a trattare con i sequestratori ma anche una figura chiamata a gestire i parenti degli ostaggi, che rappresentano una delle variabili più delicate da valutare. Essi assumono significati di valen-za emotiva particolare quando sono costituiti da bambini, da persone ammalate o indifese o perseguitate. Va ricordato poi che dietro alle persone prese in ostaggio ci sono quasi sempre altre persone (nuclei familiari, istituzioni) che diventano a loro volta vittime del ricatto e delle richieste del sequestratore. Gestire i parenti dei sequestrati o i rappre-sentanti degli stessi è cosa molto difficile. Essi emotivamente sono portati ad assecondare le richieste dei sequestratori, nella speranza di salvare i loro cari. chi è chiamato a gestire questi eventi deve essere sollevato dalla gestione dei familiari, che non potendo essere trascurati

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

o non sentiti devono trovare ascolto in operatori preparati a tali non semplici incombenze.

La capacità di interloquire con i sequestratori è fondamentale per la buona riuscita dell’operazione. una volta giunte sul posto inizia la diffi-cile fase della mediazione, portata avanti secondo modelli non improv-visati, ma frutto di studiate strategie, differenziate anche a seconda delle “qualità antropologiche dei sequestratori”. È evidente infatti che una cosa è trattare con rapinatori, altra con terroristi ed altra ancora con persone malate di mente o in condizioni di alterazione psicofisica. in proposito la letteratura offre un modello realizzato dalla fBi, che pre-vede un negoziatore principale (cui spetta il compito di parlare con il se-questratore), uno secondario (fondamentale nel condividere lo stress, altrimenti insostenibile per il negoziatore principale), un team leader (che prende le decisioni) e un coordinatore, più diverse figure di tecnici e di esperti.

La forte responsabilizzazione e l’esposizione mediatica

in certi contesti, l’operato anche di un singolo poliziotto assume significati che “esprimono” valenze che vanno ben oltre la dimensione oggettiva e portano a responsabilizzazione che non ha eguali in altri contesti lavorativi. Questo fattore, di grande rilevanza stressogena, è correlato ad una che è maturata in questi ultimi anni è che potremmo definire di costante esposizione mediatica. Per confortare questa “no-vità”, basta riferirsi ad episodi recenti che hanno visto protagonisti ope-ratori di polizia, accusati di comportamenti scorretti, tenuti in condizioni di forte criticità, come quelle determinatesi in manifestazioni di pro-testa con disordini rilevantissimi, perché all’operatore della sicurezza vengono richieste lucidità di analisi e comportamenti corretti anche in situazioni estreme.

comportamenti che sono stati giudicati errati, con “giudizi” media-tici, basati su immagini avulse dal contesto generale e che espongono a sentenze inappellabili di colpevolezza, specialmente quando si tratta di denunciare la “violenza della reazione”, sorvolando su quelle che l’hanno innescato. Questa esposizione mediatica costante è comune a tutti i Paesi del mondo industrializzato dove tutto è ripreso e tutto potrà essere “giudicato” dalle sole immagini. in questo contesto, frutto di

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

una realtà che fa prevalere le immagini su ogni altra analisi, l’operatore di polizia deve garantire correttezza formale e sostanziale al suo lavoro in ogni contesto, anche quelli più difficili, che oggettivamente possono significare pericolo per la sua integrità fisica e gravi difficoltà per con-servare la lucidità, con la certezza che ogni errore potrà assumere di-mensioni così grandi da coinvolgere autorità istituzionali. il suo operato, specialmente se ritenuto errato, diviene l’operato della polizia e potrà assumere anche la dimensione dell’operato dello Stato, coinvolgendo così le istituzioni, chiamate a risponderne.

recentemente, il 16 agosto 2014, nella cittadina di ferguson, sob-borgo di St. Louis, è stato proclamato il coprifuoco a seguito della mor-te di una giovane nero, causata da un poliziotto e che aveva assunto il significato di discriminazione razziale. La reazione della folla ha assunto come accertati fatti che ancora devono essere chiariti, mentre gli stessi mezzi di informazione, sposando le richieste più “popolari” reclamano di conoscere le generalità dell’operatore di polizia, autore del fatto che pure è incriminato. operare in queste condizioni di esposizione compor-ta fattori di stress che non ha eguali in altri lavori.

Prestare soccorso a persone colpite da calamità o da eventi catastrofici

La Presidenza del consiglio dei ministri, con una direttiva del 13 giungo 2006, ha dettato le linee guida per gli interventi psico-sociali, da attuare nelle catastrofi. Questa direttiva, nel proporre metodologie ap-propriate per soccorrere chi è stato colpito da eventi catastrofici, presup-pone adeguata formazione degli operatori, proprio alla luce degli effetti “che le catastrofi possono produrre sugli individui effetti di lunga durata e mettere a dura prova le capacità di reazione e di adattamento sia del singolo individuo che dell’intera comunità. Si assiste infatti in questi casi al venir meno delle risorse di autoprotezione, normalmente presenti in un gruppo di individui che condividono le stesse abitudini di vita, e pertanto é necessario che gli interventi psico-sociali adottati tengano in massima considerazione le caratteristiche specifiche di quel territorio e della comu-nità che lo abita”. Tale direttiva individua nella formazione degli operatori il fattore primario di efficienza degli interventi.

Formazione. il tema della formazione riveste un’attenzione particola-re poiché rappresenta una delle principali risorse utilizzabili all’interno

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

delle strategie di prevenzione. La conoscenza diffusa ed approfondita degli scenari di rischio, delle procedure organizzative e dei comporta-menti più idonei da adottare in emergenza, può migliorare i livelli di vigi-lanza, ridurre i tempi di risposta, rinforzare i comportamenti più efficaci per contrastare le minacce e limitare gli effetti degli eventi lesivi.

Le ricerche dimostrano che una parte degli stress individuali e col-lettivi, che si sviluppano a seguito di disastri possono essere ridotti con un’adeguata preparazione di tutti gli attori coinvolti, sia a livello indivi-duale che collettivo. finalità generale di ogni azione formativa in questo campo è dunque quella di diffondere e consolidare strategie efficaci a fronteggiare dei pericoli, attivando rapidamente processi di selezione percettiva e processi cognitivi complessi, a fronte di emozioni intense e processi comunicativi non ordinari. in questo senso, ogni azione di formazione deve necessariamente includere modi efficaci di comuni-care, decidere, valutare, gestire le emozioni e far conoscere procedure comuni all’interno dei differenti scenari ipotizzati.

Comunicazione del lutto

comunicare la morte improvvisa di una persona cara, quando que-sto evento è inatteso, come il caso della morte da incidente stradale o da malore improvviso, che colpisce un giovane è una “impresa” difficile a cui tutti tentano di sottrarsi. dire ad una madre che il suo giovane fi-glio è morto, non perché fosse malato grave e, quindi, l’evento, seppure temuto, già incluso tra il possibile epilogo di un itinerario di dolore, è cosa estremamente ardua. La gravità dell’evento è ingigantita dal fatto che non fosse atteso e ciò contribuisce, da una parte, a rendere diffi-cile il doverlo comunicare e, dall’altro, espone il destinatario a rischi di reazione psicofisica incontrollata e pericolosa.

ci si può trovar di fronte a reazioni isteriche, di rifiuto di accettare la realtà o di malore. L’operatore, incaricato di comunicare la notizia deve essere formato innanzitutto ad una tecnica di comunicazione poco traumatica, costituita dal modulare con gradualità la gravità dell’even-to, partendo però da una base che non porti ad illusioni, ma che inizi a considerare la morte come fatto possibile. Vanno evitate le notizie complete del trauma, come l’esordire dicendo “Suo figlio è morto”.

La condizione di criticità per la comunicazione del lutto può pertanto

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

così riassumersi:a) la notizia di un evento luttuoso, non atteso, costituisce grave trauma

per la persona interessata, le cui reazioni dipendono dall’età, dal ge-nere, dal legame con il deceduto, dallo stato psicofisico generale, etc.

b) le reazioni mentali ed emotive non sono prevedibili per forma e gra-vità. non si deve presupporre che la persona riesca ad elaborare razionalmente la notizia, ma ci si deve attendere reazioni psicofi-siche impegnative, provocate dai meccanismi di difesa (negazione, regressione, fuga, etc.) fino a stati psicotici, che possono indurre comportamenti dannosi per la persona stessa (autolesioni, tentativi di suicidio, etc.).

c) chi annuncia l’evento deve essere preparato a far fronte a tali reazio-ni, con una adeguata preparazione psico-comportamentale:

- comunicazione diretta e non per telefono;- presentarsi ufficialmente ed in uniforme, per fugare dubbi di ingan-

no, di truffa, etc.;- acquisire capacità e competenze di coping (tempo e metodi, etc.);- preavvertire, qualora ce ne fosse la necessità, le strutture di pronto

soccorso sanitario del territorio.

Questi eventi sono, purtroppo, prevedibili e frequenti. Per queste ra-gioni, vanno inseriti, nei percorsi formativi degli operatori di polizia, del soccorso, della sanità e di tutto il volontariato, segmenti specifici, mirati a formare una coscienza che porti prima al conoscere le condizioni di criticità correlate al dover comunicare notizie luttuose o gravi, come la scomparsa o l’arresto di una persona. una volta acquisita la coscienza di quali siano le notizie che traumatizzano chi le riceve, con l’aiuto degli esperti, si passa a definire modalità operative idonee a salvaguardare la funzione svolta e l’obiettivo da raggiungere.

Le modalità operative devono essere definite congiuntamente dall’esperto di psicologia, figura di cui dispongono tutti gli operatori della sicurezza e dal responsabile della funzione istituzionale. Solo così verranno salvaguardati l’autorevolezza dell’operatore, determina-ta proprio dal saper “recitare” la parte che ogni persona si aspetta, caratterizzata dalla capacità di “partecipare” all’evento, per ridurne, per quanto possibile gli effetti dolorosi, compresi quelli correlati agli adempimenti.

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

Per “recitare” questa parte non è sufficiente il “sapere cosa dire”, ma diventano rilevanti il “come” e, soprattutto gli atteggiamenti succes-sivi. Poiché oggettivamente l’impresa di parlare della morte inattesa di una persona è cosa difficile, la tentazione maggiore che assale l’opera-tore incaricato è quella di sottrarsi prima possibile al dialogo, rinviando o indirizzando per le informazioni sul come sia successo e su cosa bisogna fare ad altri uffici.

molti operatori commettono proprio questi errori di comportamenti che, seppure comprensibili, determinano disperazione in chi riceve la notizia e riversano sull’operatore e sul suo ufficio giudizi estremamente negativi. il fattore tempo che si dedica alla comunicazione e la disponi-bilità ad assistere sono quelli più invocati ed apprezzati e vanno utilizzati sapientemente, dimostrando la disponibilità personale e dell’ufficio ad assistere chi è stato colpito dall’evento. chi sa proporsi in questi eventi, come l’operatore che partecipa al dolore attraverso la disponibilità ad as-sistere e ad alleviare adempimenti burocratici incomprensibili, ad accom-pagnare anche ad obblighi terribili, come il riconoscimento di cadavere, interpreta al meglio il proprio ruolo e determina apprezzamenti e giudizi lusinghieri verso la propria persona e verso l’ufficio di appartenenza.

La comunicazione con persone in condizioni psicofisiche alterate, disturbi mentali, per alcol, per droga o per altra causa

comunicare con persone affette da disturbi mentali o in condizioni di alterazione per alcol, droghe o rabbia, è oggettivamente difficile, ma per certi operatori di legalità e di sicurezza, come i servizi di polizia dedicati al controllo del territorio, è frequentissimo. Per questi opera-tori è fondamentale disporre di momenti formativi e di aggiornamento professionale sui corretti ProTocoLLi oPErATiVi, da attivare in queste circostanze. Solo la formazione potrà aiutare ad operare in modo da salvaguardare la propria sicurezza e l’efficienza funzionale del servizio.

Perché la formazione sia efficace è necessario che si parta dall’indi-viduazione certa delle esigenze e questo obiettivo è raggiungibile solo sapendo coniugare saperi operativi con quelli della psicologia degli inte-ressati, che comprendono sia i destinatari dell’azione, sia gli operatori stessi. infatti, se si affronta il problema solo dal lato dello psicologo, si finisce col privilegiare la visione di come evitare di rendere traumatico il

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

rapporto; al contrario, se si privilegiano solo gli aspetti operativi si corre il rischio di validare procedure operative traumatiche. La saggezza sta nel saper coniugare tatto e fermezza, ricorrendo ad una serie di modelli comportamentali che i formatori avranno predisposto.

La capacità di gestire provocazioni verbali

nelle manifestazioni di protesta è frequente la presenza di persone che, in forme dirette e/o indirette, cercano di provocare reazioni violenti da parte degli addetti al servizio di ordine pubblico. Questa finalità è per-seguita con metodica professionalità perché molto redditizia in termini di accreditamento mediatico di vittima - Potersi atteggiare a vittima della violenza dello Stato che “impedisce il dissenso”, specialmente per cau-se nobilissime, come la tutela ambientale, la difesa del posto di lavoro, la richiesta di giustizia, ecc, è una condizione molto ricercata, da certi gruppi di persone, più attenti al loro accreditamento che alla sostanza delle cose per cui si protesta. Queste persone sono addestrate a forme di provocazione, che possono indurre a reazioni violente in chi le subisce.

chi ha il compito della tutela dell’ordine pubblico, ove si coniugano il diritto al dissenso e la tutela della legalità, non può perdere il controllo neanche di fronte a provocazioni estreme, che offendono affetti e valori sacri ad ognuno e, per acquisire queste capacità, si impongono percor-si formativi adeguati. La formazione svolge, anche in questo ambito, un ruolo importantissimo e deve tendere, attraverso un training psicofisi-co, a sviluppare e consolidare in ogni operatore:- la presa di coscienza delle proprie reazioni profonde;- la capacità di autocontrollo.

il percorso formativo non è semplice, specialmente per i giovani, non abituati a sopportare offese terribili rivolte a quanto di più caro si custodisca, ma è fondamentale per ogni operatore impegnato in com-piti di sicurezza pubblica. certi errori che diventano oggetto di grandi discussioni mediatiche e politiche, come l’uso eccessivo della forza verso uno o più manifestanti, spesse volte trova origine in ciò che è ve-nuto prima, quando gruppi di provocatori avevano dato libero sfogo alle loro “professionalità”. L’operatore della sicurezza deve essere formato a saper controllare le proprie reazioni durante e dopo le provocazioni, senza mai cercare di vendicarsi delle stesse.

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STRESS DA LAVORO CORRELATO - MANUALE INAIL

Stress lavoro-correlato: ecco il “manuale” dell’INAIL per valutarlo.

il dipartimento medicina del lavoro (ex ispesl) dell’istituto ha messo a disposizione gratuita delle imprese un metodo unico e integrato per l’analisi e la gestione del rischio. Lo strumento è già online ed è stato specificatamente elaborato in conformità alle recenti indicazioni di leg-ge in materia.

romA – Stress lavoro correlato: l’inAiL mette a disposizione delle aziende gli strumenti e le linee guida per procedere alla valutazione e alla gestione del rischio. diventato un adempimento obbligatorio per le imprese a seguito delle disposizioni del Testo unico sulla sicurezza (d.L-gs. 81/2008) e delle sue successive integrazioni, quest’ambito è sta-to oggetto d’analisi da parte del dipartimento medicina del lavoro (ex iSPESL) dell’inAiL che – in un’apposita piattaforma online del proprio portale – ha messo adesso a disposizione una metodologia da seguire e specificatamente contestualizzata alle indicazioni di legge. All’area informativa è possibile accedere mediante una semplice registrazione gratuita.

Lo strumento – basato sul modello management standards appron-tato dall’Health and safety executive (Hse) – rappresenta il risultato di un processo che ha coinvolto più di 75 aziende afferenti a diversi settori produttivi e oltre 6.300 lavoratori e procede nel rispetto delle indicazioni metodologiche elaborate dalla commissione consultiva per-manente per la salute e sicurezza sul lavoro.

nello specifico il “manuale” predisposto mette a disposizione una lista di controllo da utilizzare nella fase della valutazione preliminare che permette di rilevare numerosi parametri tipici delle condizioni di stress, un questionario da utilizzare nella fase di valutazione della per-cezione soggettiva dei lavoratori – e utile all’identificazione e alla carat-terizzazione del rischio da stress lavoro-correlato e delle sue cause – e, infine, una guida per la predisposizione dei focus group (da utilizzare nella fase di gestione e monitoraggio per identificare soluzioni efficaci in base ai risultati emersi dalla valutazione).

Le aziende registrate potranno utilizzare direttamente online i softwa-re appositamente predisposti per l’inserimento e l’elaborazione dei pro-

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

pri dati raccolti. Entrambi i software elaborano report finali, da inserire nel documento di valutazione dei rischi, che illustrano i risultati emersi nella valutazione stessa, i punti di forza e criticità e propongono sugge-rimenti utili alla gestione del problema. Attraverso la registrazione nel portale le aziende parteciperanno, da un lato, all’implementazione di una specifica banca dati utile al monitoraggio nel tempo delle attività valutative e, dall’altro avranno a disposizione, in area riservata, tutti i dati inseriti per le varie fasi della valutazione, utili anche per successivi confronti.

Fonte: INAIL

Per la PoLiziA di STATo, le linee guida sono state comunicate con nota del 2 aprile 2015 della direzione centrale per gli Affari Generali della Polizia di Stato

OGGETTO: Valutazione del rischio stress lavoro-correlato nel personale che pre-sta servizio nelle strutture centrali e periferiche dell’Amministrazione della Pubblica Sicurezza.

La valutazione del rischio stress lavoro-correlato è parte integrante della valutazio-ne dei rischi nei luoghi di lavoro- prevista e disciplinata dal decreto Legislativo 9 aprile 2008 n. 81 e ss. nun. (recante “Attuazione dell’articolo 1 della Legge 3 agosto 2007 n. 123 in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro”) - che la nor-ma, come per tutti gli altri rischi, pone a carico del datore di lavoro, il quale la effettua avvalendosi del responsabile del servizio di prevenzione e protezione e coinvolgendo il medico competente. La commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro - istituita dal predetto decreto presso il ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali - il 17/11/2010 ha approvato in proposito delle indicazioni metodologiche per la valutazione del rischio stress lavoro-correlato, diffuse il giorno successivo con circo-lare del predetto dicastero, pubblicata nella G.u. n. 304 del 30.12.2010.

dette indicazioni hanno costituito la base dell’attività del Gruppo di lavoro nominato dal capo della Polizia - direttore Generale della Pubblica Sicurezza con l’incarico di pro-cedere alla individuazione, secondo criteri di omogeneità ed uniformità, delle procedure più idonee per la valutazione del rischio in argomento nel personale in servizio presso le strutture centrali e periferiche dell’Amministrazione della Pubblica Sicurezza, tenuto conto delle diverse attività afferenti ai compiti istituzionali svolti dai dipendenti.

il Gruppo di lavoro ha elaborato le unite Linee Guida, che costituiscono la procedu-ra operativa raccomandata per la valutazione del rischio stress lavoro-correlato nello specifico ambito applicativo in oggetto e rappresentano un solido punto di riferimento per tutti i soggetti che - con le responsabilità ed i compiti propri di ciascuno, secondo quanto previsto dalla specifica normativa - si occupano di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.

nella consapevolezza della complessità della valutazione del rischio stress lavoro correlato - ancora oggetto di un vivace dibattito in ambito scientifico ed applicativo - si

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

rappresenta che presso questa direzione centrale sarà costituito un Gruppo di Lavoro permanente sulla specifica materia, che potrà fungere da referente per la risoluzione di eventuali problematiche e per l’inoltro di quesiti relativi all’applicazione della procedura.

Si confida nel consueto impegno e nel senso di responsabilità già dimostrati nello specifico settore, facendo riserva di dotare codesti uffici di un’applicazione informatica, in fase di realizzazione, per l’inserimento dei dati necessari ai fini della valutazione del rischio stress lavoro-correlato.

iL dirETTorE cEnTrALETruzzi

Allegati: omessi

i) Il Modello di Rilevazione funzionale ai rischi tipici delle forze armate e delle forze di polizia (*)

i rischi tipici delle forze Armate e delle forze di Polizia sono ricondu-cibili ai settori:a) correlati alle peculiarità organizzativeb) correlati alle effettive particolari esigenze connesse al servizio “ivi

comprese quelle per la tutela della salute e sicurezza del personale nel corso di operazioni ed attività condotte dalle forze armate, com-presa l’Arma dei carabinieri, nonchè dalle altre forze di polizia”Al punto a) vanno riferite le peculiarità organizzative che determina-

no nelle grandi strutture i modelli di gestione, mirati alle dimensioni e alle modalità di prestazione come:- a1) i fattori di rischio correlati alla sicurezza, all’igienicità e alla salu-

brità dei locali e dei luoghi di lavoro, comprese le aree operative, che hanno delle sicure particolarità, funzionali proprio alle competenze istituzionali esercitate;

- a2) i fattori di rischio correlati alle effettive esigenze di servizio che il personale affronta nei processi funzionali tipici e in quelli di rilevanza generale. Alcuni lavori sono oggetto di specifiche normative di tutela della salute e che interessano vista, udito o altri organi, e che spes-so trovano in legislazioni speciali gli adempimenti di prevenzione, di monitoraggio e d’impiego di dispositivi di Protezione individuali.

- a3) i fattori di rischio tipici, correlati ad alcuni materiali come armamenti, esplosivi, merci pericolose e sostanze pericolose. Questi materiali sono quelli che hanno dato origine alla legislazione di sicurezza, sia nel ma-

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

neggio che nell’uso, nella custodia e nella conservazione. nelle strut-ture dedicate ad ospitare forze armate e forze di polizia sono presenti in quantità molto superiori rispetto alle strutture aziendali e di tutte le tipologie, compreso quelle aventi anche fattori di rischio elevatissimi.

- a4) analisi degli adempimenti di tutela ambientale correlati alla gestio-ne dei materiali speciali ed ai rifiuti degli stessi. in tutte le strutture, normalmente, si producono rifiuti pericolosi (residui di esplosivi, oli esausti, batterie, oli vegetali esausti), rifiuti sanitari (prodotti da in-fermerie), rifiuti da imballaggi, rifiuti da polietilene. Per ognuna delle tipologie che si producono vanno attuate le prescrizioni previste per la produzione, il conferimento e l’audit. Queste procedure, seppure previste dalla normativa generale di settore, trovano anche discipli-ne particolari nell’ambito delle strutture del comparto sicurezza.Al punto b) vanno riferiti i fattori di rischio correlati alle operazioni

e alle attività condotte, sia a livello addestrativo, che operativo. Senza ombra di dubbio, la rilevazione dei fattori di rischio per la tutela della salute e per la sicurezza del personale, riferita alle attività ed alle ope-razioni, è la parte più complessa e di maggiore rilevanza che il datore di lavoro e i dirigenti delegati devono realizzare ed inserire nel dVr. L’obbligo di trascrivere nel dVr i fattori di rischio operativi non va in-teso come ripetizione analitica di tutti i modelli teorici, ai quali sono riferite le diverse modalità dell’agire, singolo o di unità operativa, ma per indicazione di tipologia di azione, oggetto di rilevazione, di studio e di linea guida operativa. Quest’obbligo nasce dalla chiarissima disposi-zione del comma 2, dell’art. 3, ed estende la sua valenza anche per la redazione del dVr, fattore principe dell’intero modello di organizzazione e di Gestione della Sicurezza. Esso assume particolare importanza per le forze di Polizia che giornalmente si trovano a dover compiere ope-razioni, in cui sono impegnate anche unità operative minimali e senza la disponibilità di un dirigente, che possa guidarle. L’unità tipica delle forze di Polizia è composta da due operatori e, pertanto, necessaria-mente uno dei due componenti riveste la qualifica di Preposto di fatto, assumendo anche la responsabilità correlata a tale figura. in realtà, questa condizione non è affatto una novità introdotta dalla legislazione sulla sicurezza sul lavoro. Essa l’ha preso a modello, valido per l’intero mondo del lavoro, dalla cultura operativa delle organizzazioni militari o di polizia. Va perciò condiviso il principio che ogni lavoratore potrebbe

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

trovarsi a ricoprire il ruolo del Preposto e ad assumerne le responsabi-lità tipiche “in ragione delle competenze professionali e nei limiti di po-teri gerarchici e funzionali adeguati alla natura dell’incarico conferitogli, sovrintende alla attività lavorativa e garantisce l’attuazione delle direttive ricevute, controllandone la corretta esecuzione da parte dei lavoratori ed esercitando un funzionale potere di iniziativa”.

Perché sia assolto l’onere della rilevazione dei fattori rischio è neces-sario procedere ad individuare i servizi operativi tipici e riferire ad essi le misure generali le misure speciali e le linee guide, che sono state ela-borate, perché la tutela della salute e la sicurezza siano salvaguardate.

(*) Art. 255 DPR 90 /2010 - Valutazione dei rischi 1. Fermo restando gli obblighi del datore di lavoro ai sensi dell’articolo 17, com-

ma 1, lettera a), del decreto legislativo n. 81 del 2008, ai fini della valutazione dei rischi nelle attività e nei luoghi di lavoro dell’Amministrazione della difesa, la responsabilità della salute e sicurezza del personale compete anche ai di-rigenti militari e civili degli organismi delle aree tecnico-operativa, tecnico-am-ministrativa e tecnico-industriale che provvedono all’individuazione delle di-sposizioni tecniche e capitolati tecnici d’opera dei materiali, delle armi, delle installazioni e dei mezzi di cui all’articolo 253, comma 3, lettera d), ovvero al loro approvvigionamento e alla fornitura ai destinatari finali.

2. I dirigenti militari e civili degli organismi delle aree tecnico-operativa, tec-nico-amministrativa e tecnico-industriale che provvedono all’individuazio-ne delle disposizioni tecniche e capitolati tecnici d’opera dei materiali, delle armi, delle installazioni e dei mezzi di cui all’articolo 253, comma 3, lettera d), ovvero al loro approvvigionamento, devono comunicare ai datori di lavoro destinatari dei beni, mezzi e materiali di cui al medesimo comma 1, affin-chè ne tengano conto nella valutazione dei rischi e nella elaborazione del documento previsto dall’articolo 28 del decreto legislativo n. 81 del 2008, le informazioni concernenti:

a) la natura, la tipologia e le caratteristiche costruttive dei materiali e loro com-ponenti;

b) i possibili rischi per la salute e sicurezza del personale, in conseguenza dell’u-tilizzo dei predetti beni, mezzi e materiali;

c) le principali misure tecnico-organizzative e sanitarie da adottare nell’utilizzo dei citati beni, mezzi e materiali, al fine di eliminare, ridurre o contenere possibili rischi per la salute, avuto riguardo alla natura e alla priorità degli obiettivi istituzionali da raggiungere.

3. Nell’ambito dell’Amministrazione della difesa, tenuto conto che le vigenti di-sposizioni in materia di organizzazione del lavoro, rapporti gerarchici, rela-zioni con i superiori e doveri propri di quest’ultimi, di cui, fra gli altri, al libro IV del codice, titolo VIII e al libro IV del regolamento, titolo VIII, sono già pre-

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

ordinate anche alla prevenzione dei rischi psicosociali e dei loro possibili effetti sulla salute negli ambienti di lavoro militari, la valutazione dei rischi collegati allo stress lavoro-correlato, di cui all’articolo 28, comma 1, del de-creto legislativo n. 81 del 2008, al fine di adottare le conseguenti misure di prevenzione e sorveglianza sanitaria, è effettuata dal datore di lavoro se ne è segnalata la necessità dai competenti servizi sanitari delle Forze armate a seguito delle attività espletate in applicazione delle vigenti disposizioni in materia di idoneità fisica, psichica e attitudinale al servizio per il personale militare e civile della difesa.

4. Fatto salvo quanto previsto ai commi 1 e 3, nella valutazione dei rischi e nella elaborazione del documento previsto dall’articolo 28 del decreto legislativo n. 81 del 2008, l’Amministrazione della difesa deve tener conto, altresì, delle particolari esigenze individuate ai sensi dell’articolo 245 e delle norme di tutela tecnico-militare per la sicurezza e la salute del personale impiegato, individuate ai sensi dell’ articolo 253.

I Servizi Operativi tipici delle forze di polizia costituiscono servizi operativi tipici di polizia, quelli dedicati:

a) alla vigilanza e controllo del territorio. rientrano in questa defini-zione tutti quei servizi che si esprimono anche attraverso controlli preventivi, come: servizi di vigilanza e di presidio, servizi di polizia stradale, di polizia ferroviaria, di frontiera terrestre, portuale ed aero-portuale, di montagna, di polizia postale e delle comunicazioni;

b) alla prevenzione e alla legalità delle manifestazioni, che possono por-tare minacce all’ordine pubblico. Vi rientrano tutti i servizi di prevenzio-ne e di eventuale intervento per manifestazioni sportive, di protesta o motivate da altre regioni, che vedono la presenza di folle che vanno controllate e, per fare questo, è ipotizzabile anche l’uso della forza;

c) alle scorte. Vi rientrano tipologie assai diverse, essendo varie le ragioni che impongono la scorta e che vanno dalla protezione perso-nale, alla cerimonialità, alla sicurezza stradale ed altro;

d) ai servizi investigativi. Vi rientrano tutte le tipologie di servizi aventi finalità investigative e che fanno della non visibilità la ragione prima-ria di efficacia;

e) ai servizi che vedono l’impiego di unità speciali, come cinofili, elicot-teri ed aerei, natanti ed altri mezzi subacquei;

f) alla protezione fissa di edifici e di altre infrastrutture sensibili. rien-trano in questa tipologia tutte le protezioni ad edifici ritenuti merite-voli di tutela;

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

g) ai percorsi formativi e di aggiornamento professionale, che garan-tiscono la necessaria professionalità agli addetti. nei percorsi for-mativi e di aggiornamento professionali, tesi a trasferire agli allievi saperi e procedure idonei proprio ad operare con sicurezza, si anni-dano fattori di rischio che vanno attentamente calibrati, onde evitare di esporre, per inesperienza, a pericoli non accettabili, né gestibili.

ESEMPIO DI MODELLO DI DOCUMENTO DI VALUTAZIONE DEL RISCHIO PER LE FORZE DI POLIZIA

in via generale, il modello di Valutazione per tutte le forze Armate, per le forze di Polizia e per tutti gli altri organismi indicati al citato art. 3, comma 2, del d.Lgs. 81/2008, perché colga tutti i fattori di rischio correlati alla loro attività, dovrebbe essere così articolato:

PREMESSA: Vengono indicate le normative di riferimento, le analisi funzionali e, soprattutto, la condivisione che tutti gli adempimenti sono vissuti dal dATorE di LAVoro come momenti di crescita della struttura, indispensabili alla tutela di beni primari come la salute e la sicurezza.

IDENTIFICAZIONE DELLA STRUTTURAa) AnAGrAficA dELLA STruTTurA: contiene le indicazioni sulla strut-

tura, dalla denominazione, alla funzione cui la stessa è preposta.b) numEro delle persone che ordinariamente vivono la struttura. c) orGAniGrAmmA: contiene l’indicazione delle funzioni cui è prepo-

sto il personale in organico, distinto per rapporto continuativo, a tempo determinato o a chiamata.

d) dEScrizionE dEi LuoGHi: contiene l’elenco degli edifici e delle al-tre strutture, con l’indicazione della destinazione d’uso, delle con-dizioni, delle criticità e delle particolarità imposte da funzioni parti-colari, compreso le aree riservate, come poligoni, armerie, depositi, magazzini, locali frigo, depositi rifiuti ed altro. dei luoghi vanno anno-tate le certificazioni previste per la idoneità di sistemi, come:

- documentazione di agibilità - d.P.r. 380/2001, titolo iii, capo i, art. 24;- idoneità dell’impianto elettrico - legge 05.03.1990, n. 46;- conformità impianto termico - d.P.r. 13 maggio 1998, n. 218;- certificato di Prevenzione incendio; d.Lgs. 18.03.2006, n. 139 e

d.P.r. 01.08.2011, n. 151;

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

- documentazione di idoneità igienica per i locali adibiti alla somministra-zione di alimenti e di bevande, secondo il reg. 852/2004, come indica-ti nel manuale HAccP - d.Lgs. 193/2007 e regolamento 852/2004;

- Eventuali documentazioni di idoneità dei locali adibiti a deposito di esplosivi - TuLPS e allegato c al regolamento di esecuzione.

FATTORI DI RISCHIO GENERALIrientrano in quest’area:

a) LA dEScrizionE dELLE funzioni dELLA STruTTurA, LE ATTiViTà Ad ESSE corErLATE di fATTori di riScHio GEnErALi di cui AL d.LGS. 81/08contiene l’indicazione delle attività che si svolgono all’interno del-

la struttura e di quelle all’esterno della stessa, suddivise tra quelle funzionali alle esigenze fisiologiche e quelle dedicate alla operatività, con l’indicazione degli agenti fisici, degli agenti chimici e di tutti gli altri fattori di rischio rientranti nella disciplina generale della legislazione. b) L’ELEnco dEi LAVori SoGGETTi ALLA SorVEGLiAnzA SAniTAriA

contiene l’indicazione delle attività che determinano l’obbligo della vigilanza sanitaria, ai sensi della legge 15.11.1975, n. 734 e del d.P.r. 05.05.1975, n. 146.c) LE modALiTà di EffETTuAzionE dELLA VALuTAzionE

contiene l’indicazione delle metodologie usate per la rilevazione di tutti i fattori di rischio, compresi quelli dello stress da lavoro correlato, come: - analisi dello stato dei luoghi effettuato mediante rilievi tecnici o solo

con l’osservazione;- intervento di tecnici specializzati nei singoli settori oggetto di valutazione;- incontri preliminari con i responsabili della Sicurezza dei Lavoratori;- rilevazione del rSPP, metodologia della valutazione dello stress da

lavoro correlato.d) LA VErificA dELLo STATo dEi LuoGHi di LAVoro

rappresenta l’esplicitazione delle modalità e contiene le verifiche effettuate per rilevare eventuali criticità segnalate o possibili. Per gli operatori della sicurezza i luoghi di lavoro, secondo la disciplina gene-rale, sono solo quelli che non rientrano tra le aree operative e quelle riservate, che hanno disciplina propria e specifica.

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

FATTORI DI RISCHIO CORRELATI ALLE SPECIFICITà ORGANIZZATIVE E GESTIONALI

rientrano in quest’area:a) LE ATTiViTà E i ProcESSi LAVorATiVi

Gli obblighi di tutela e di sicurezza sui luoghi di lavoro non si esauri-scono all’interno delle strutture, ma proiettano la loro efficacia anche e soprattutto nei processi lavorativi. Per tutti gli organismi indicati all’arti-colo 3 del d.Lgs. 81/2008, ai quali è riconosciuta la salvaguardia delle “effettive particolari esigenze di servizio, ivi comprese quelle per la tutela della salute e sicurezza del personale nel corso di operazioni di ed attivi-tà”, nel predisporre il documento di Valutazione dei rischi, il datore di Lavoro deve indicare quali siano le criticità generali prevedibili e quali le misure predisposte.b) LE PArTicoLAriTà orGAnizzATiVE E GESTionALi cHE Si rifLETTo-

no Sui modELLi dELLA SicurEzzALe strutture dedicate alla sicurezza vivono secondo modelli orga-

nizzativi e gestionali, che sono determinati anche da normative che disciplinano il personale, le competenze, i profili professionali, i mate-riali oggetto di obblighi di custodia e le stesse esigenze di uniformità di gestione a livello nazionale o regionale, per le attività rientranti nella competenza degli enti locali. Tutto ciò costituisce particolarità gestiona-le o organizzativa, che ha riflessi nel modello di gestione del lavoro e, quindi, sulla tutela della salute e sulla sicurezza sul lavoro.

MISURE GENERALI FUNZIONALI AL SUPERAMENTO DEI RISCHI GENERALI

rientrano in quest’area:a) i modELLi di formAzionE

La formazione è la prima misura necessaria per superare i pericoli correlati al lavoro. i modelli di formazione devono contenere le cono-scenze necessarie alla corretta rilevazione del rischio ed alle procedure idonee a superarlo. Vanno indicati per sintesi i tempi ed i modi con i quali saranno realizzati i processi formativi mirati.b) L’ELEnco dEi dPi (diSPoSiTiVi di ProTEzionE indiViduALi)

Secondo l’art. 74 del d.Lgs. 81/2008, si intende per dispositivo di protezione individuale, “dPi”, qualsiasi attrezzatura destinata ad essere indossata e tenuta dal lavoratore allo scopo di proteggerlo contro uno

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

o più rischi suscettibili di minacciarne la sicurezza o la salute durante il lavoro, nonchè ogni complemento o accessorio destinato a tale scopo.

Per la stessa norma, non costituiscono DPI:a) gli indumenti di lavoro ordinari e le uniformi non specificamente desti-

nati a proteggere la sicurezza e la salute del lavoratore;b) le attrezzature dei servizi di soccorso e di salvataggio;c) le attrezzature di protezione individuale delle forze armate, delle for-

ze di polizia e del personale del servizio per il mantenimento dell’or-dine pubblico;

d) le attrezzature di protezione individuale proprie dei mezzi di trasporto; e) i materiali sportivi quando utilizzati a fini specificamente sportivi e non

per attività lavorative;f) i materiali per l’autodifesa o per la dissuasione;g) gli apparecchi portatili per individuare e segnalare rischi e fattori nocivi.

noTA: Come disciplina generale, va ricordato che la disponibilità dei dispositivi di Protezione individuali è fondamentale per eliminare i rischi correlati a determinate funzioni. Essi sono disciplinati da direttive Europee, recepite nell’ordinamento interno, che definiscono le tipologie, le categorie e le omologazioni e modalità d’uso. nel docu-mento, vanno elencate le tipologie e le mansioni per le quali sono obbligatori, necessari o utili. Arrivare a definire quali siano i dPi necessari ed utili risponde anche ad una non trascurabile esigenza di eliminare costi inutili e recuperare le risorse finanziarie per soddisfare esigenze certe e condivise. Per questa ragione, sarebbe di sicura utilità arrivare ad una Certificazione di qualità secondo la Regola OHAS BS 18001, che elimini il pericolo di proliferazione di dPi non necessari, sollevando il datore di Lavoro da conten-ziosi nascenti da rifiuti di accogliere richieste di acquisto di tanti dPi. Questa regola, ai sensi dell’art. 30 del d.Lgs. 81/2008, acquista una valenza importantissima e, spesse volte, viene conseguita anche da forze Armate e da Pubbliche Amministrazioni che, seb-bene escluse dalle responsabilità Amministrative di cui al d.Lgs. 231/2001, perché, con essa si ottengono certezze, validate da organismi esterni ed indipendenti, circa la bontà delle procedure, delle misure e degli adempimenti predisposti.

Per la Polizia di Stato, una nota ufficiale riportata sul sito del Ministero dell’Interno alla voce approfondimenti, dedicata all’uso dei Dispositivi di Protezione Individuale, così dispone: nell’ambito delle attività di istituto della Polizia di Stato l’impiego dei D.P.I. può essere richiesto in talune condizioni lavorative. In particolare:1. D.P.I. del capo: sono prescritti quando vi sia pericolo di traumatismi o esposizione al

rischio di cadute o proiezioni di oggetti. I caschi per i servizi di ordine pubblico non ricadono in tale categoria trattandosi, a tutti gli effetti, di mezzi di autodifesa per le forze di polizia, esclusi espressamente dal D.Lgs. 626/94. Non si ravvisano altri settori lavorativi che possano richiedere l’uso di caschi di protezione.

2. D.P.I. delle mani: sono costituiti da guanti per la protezione da tagli, traumi meccanici, agenti chimici, agenti biologici, ecc. L’impiego può essere richiesto in attività di manu-

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

tenzione su mezzi o apparecchiature o nella movimentazione di carichi (officine mecca-niche, magazzini, settore TLC, ecc.). Nella scelta occorrerà porre particolare attenzione al pittogramma, riportato sul dispositivo, che simboleggia il tipo di rischio nei confronti del quale i guanti possono conferire la relativa protezione.

3. D.P.I. degli occhi: sono costituiti da occhiali, visiere e schermi. Il loro impiego può ren-dersi necessario in attività con rischio di proiezioni di schegge, schizzi, esposizione a radiazioni e sorgenti luminose (saldatura, lavori in officine meccaniche, manipolazione di agenti chimici, ecc.).

4. D.P.I. dell’udito: sono le cuffie, gli inserti auricolari ed i caschi. L’uso di D.P.I. dell’appa-rato uditivo trova indicazione nelle esposizioni a traumi acustici con livelli di esposizio-ne individuale superiori ad 85 dB(A). Le indicazioni principali possono ravvisarsi nella attività di tiro, nella attività aeroportuale, nelle attività in officine meccaniche che richiedono uso di particolari utensili, nelle attività su natanti. Le cuffie conferiscono di norma una migliore attenuazione in quanto riducono la trasmissione del rumore sia per via aerea che per via ossea, gli inserti (tappi) sono più grave; facilmente utilizzabili e sicuramente più economici, tuttavia conferiscono una attenuazione minore.

5. D.P.I. dell’apparato respiratorio: sono le maschere, le semimaschere, i facciali filtranti, gli autorespiratori. Trovano indicazione negli ambienti ove vi sia carenza di ossigeno e/o presenza di inquinanti tossici, irritanti, nocivi per le vie respiratorie. L’impiego di D.P.I. respiratori può trovare indicazione nei lavori di verniciatura o come equipaggiamento di emergenza nei casi di interventi in presenza di incendi, fumo od in ambienti inquinati (dispersione di prodotti chimici, presenza di CO, ossido di azoto in luoghi chiusi, ecc.)

6. Indumenti di protezione: sono costituiti da capi di abbigliamento particolari che devono tutelare il corpo intero da aggressioni esterne (agenti chimici, fisici, ecc.) o devono ren-dere visibile l’operatore che li indossa. Nelle attività di istituto di polizia possono trovare indicazione corpetti, bracciali, copricapi catarifrangenti o fluorescenti nei servizi esterni

notturni in condizioni ambientali sfavorevoli (viabilità, soccorso stradale, ecc.)”.

c) LE LinEE GuidA E ProTocoLLi oPErATiViL’adozione delle linee guide o dei protocolli operativi, definizioni che

esprimono lo stesso significato di “come vanno fatte le cose”, perché siano tutelate salute e sicurezza degli addetti ed efficienza funzionale, è fondamentale per avere certezze operative. Se la struttura ha una gamma di attività variegata, e dispone di tante linee guida, nel docu-mento è sufficiente darne atto ed eventualmente allegarle o indicarne le modalità di acquisizione.d) LE ALTrE miSurE

data la complessità del settore, che vede la presenza di tanti organi-smi deputati all’immenso campo della sicurezza, in tutte le sue espres-sioni, che vanno da quella pubblica a quella ambientale, da quella stra-dale a quella forestale, da quella complementare a quella sussidiaria, dove ogni organismi ha la sua specificità, è possibile ipotizzare misure

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

di ordine generale, che siano funzionali agli obiettivi di tutela della salu-te e di sicurezza degli operatori.

FATTORI DI RISCHIO CORRELATI ALLE SPECIFICITà OPERATIVErientrano in quest’area.

a) L’ELEnco dELLE mAnSioni corrELATE ALLE EffETTiVE PArTico-LAri ESiGEnzE connESSE AL SErVizio Ed ALLE PEcuLiAriTà or-GAnizzATiVE, GESTionALi Ed oPErATiVEIn attesa dei Regolamenti prescritti dall’art. 3, comma 2, del D.Lgs.

81/2008, continuano ad essere valide le indicazioni delle regolamenta-zioni adottate ai sensi del D.Lgs. 626/1994, che disciplinano le effettive particolari esigenze connesse al servizio ed alle peculiarità organizzative e gestionali. Per tutte le attività riconducibili a tale normativa regolamenta-re, ove non trovano applicazione le disposizioni generali della legislazione, è necessario indicare almeno i fattori di rischio tipici, le linee guide opera-tive approntate, le misure generali e speciali predisposte. in questa area sono elencate le attività ed i servizi esterni, cui la struttura adempie, sud-divisi per tipologie operative, finalità istituzionali, difficoltà o rischi correlati.b) i fATTori di riScHio corrELATi ALLE EffETTiVE PArTicoLAri ESi-

GEnzE connESSE AL SErVizio E ALLE PEcuLiAriTà orGAnizzATi-VE Ed oPErATiVErappresentano la parte più consistente dell’analisi dei fattori di rischio

correlati all’attività operativa. Più è grande la deroga alla disciplina generale, più è ampia questa parte del documento che, per sintesi, potrà contenere anche i soli allegati che disciplinano le “effettive particolari esigenze con-nesse al servizio ed alle attività operative”. È necessario, però, che tutte per le particolarità rilevate, siano state adottate le procedure che le disci-plinano, affinché siano salvaguardati i principi della legislazione, ricordando che tutti i lavori, in qualsiasi luogo avvengano, devono essere disciplinati da procedure finalizzate alla salvaguardia della salute e della sicurezza.c) LE miSurE di PrEVEnzionE E ProTEzionE ATTuATE

Le misure di prevenzione devono essere analiticamente indicate ed essere razionalmente efficaci ad eliminare l’insorgere del rischio. Esse comprendono sia l’utilizzo delle tecnologie mirate ad incidere sul pro-cesso lavorativo, in modo da eliminare o ridurne il rischio, che le proce-dure corrette di uso delle stesse.

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

d) LE ArEE oPErATiVE, QuELLE riSErVATE E QuELLE AVEnTi AnALo-GHE ESiGEnzEidentificano tutte quelle aree destinate alla operatività addestrativa,

formativa o operativa, in cui le modalità di accesso o di operatività sono disciplinate da linee guida specifiche. Linee guida, che sono allegate al documento di Valutazione o comunque trovano menzione nello stesso. Poi-ché nelle aree operative non si applicano le prescrizioni generali, è fonda-mentale disporre di linee guida, altrimenti ci sarebbe un vuoto di disciplina.

e) LE LinEE GuidA di AccESSo ALLE riSErVATE E LE modALiTà oPE-rATiVELe aree operative e quelle riservate non sono escluse dall’obbligo di

perseguire le finalità della tutela della salute e della sicurezza. in esse, per ragioni correlate alle specificità della struttura ed alle esigenze cor-relate al servizio, è possibile, individuare modalità diverse, con le quali trovano applicazione misure specifiche, che possono derogare dalle linee generali della legislazione, ma non nelle finalità. Per queste ragioni, per ogni area operativa e per ogni area riservata devono essere disponibili linee guide o protocolli operativi specifici, senza i quali ci sarebbe un vuoto di regole che impedirebbe la formazione al come fare le cose e, conse-guentemente, come correggere eventuali errori. in merito, va ricordato che molte strutture elencate all’art. 3, comma 2, del d.Lgs. 81/08, avevano fatto ricorso alle aree riservate anche per sottrarle ai controlli esterni. Le forze Armate e le forze di Polizia che dispongono di Servizi sanitari interni, ai sensi del comma 1-bis dell’art. 13 del d.Lgs. 81/2008, non hanno più tale necessità, essendo tutti i locali sottratti ai controlli esterni.

MISURE SPECIALI CORRELATE ALLA SPECIFICITà DEI RISCHI COR-RELATI ALLE PARTICOLARI ESIGENZE CONNESSE AL SERVIZIO

molti organismi dedicati alla sicurezza operano con frequenza in emergenza. Questa condizione è prevista nella sua disciplina generale e nelle procedure da attuare, sia per l’efficienza funzionale, che per la tutela della salute e della sicurezza degli operatori dai fattori di rischio ad essa correlata. nel documento vanno indicati o richiamati le misure Speciali, compreso quelle relative allo Stress da lavoro correlato che, per gli operatori della sicurezza, acquista particolare valenza di tutela e di efficienza funzionale.

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

LA GESTIONE DELLE EMERGENZEnel documento vanno indicate le procedure di gestione delle emer-

genze interne e di quelle operative, quest’ultime diversificate per ScE-nAri di riScHio, tra quelli rientranti nelle competenze funzionali.

RISORSEVanno inserite nel documento tutte le risorse funzionali alla tutela

della salute ed alla sicurezza sul lavoro, tra le quali acquistano rilevanza quelle personali e professionali, prima che quelle finanziarie. L’inseri-mento conferisce destinazione specifica alle stesse e ne consente l’im-mediata valutazione di idoneità e di congruità, anche ai fini degli aggior-namenti necessari a conservare al documento la validità ed attualità.

ALLEGATIil documento avrà come allegati:- il Piano della Segnaletica interna alla struttura e funzionale alla ge-

stione delle emergenze ed alle informazioni generali di sicurezza;- le ScHEdE di SicurEzzA di tutte le sostanze pericolose;- il Piano di gestione dei rifiuti;- il manuale HAccP per la gestione di servizi di somministrazione di

alimenti e di bevande;- il Piano di gestione delle Emergenze;- le Procedure di gestione delle aree operative e di quelle riservate;- eventuali altri documenti relativi a fattori di rischio e/o a misure di

protezione richiesti dalle specificità della struttura e/o dalle partico-lari effettive esigenze connesse al servizio. nel documento questi Piani vanno indicati tra gli allegati, a dimo-

strazione che gli stessi sono stati oggetto di analisi e di valutazione di perfetta integrazione con l’intero Sistema di sicurezza, del quale il documento costituisce la pietra fondamentale

PROCEDURE DI AGGIORNAMENTO E DI MIGLIORAMENTOil documento di valutazione non è uno strumento statico ed immo-

dificabile, bensì un riferimento costante di quanti operano nel luogo di lavoro, da tenere aggiornato con le novità introdotte, sia nelle tecnolo-gie che nelle procedure. Perché il documento conservi la sua attualità e validità, è necessario che lo stesso sia già strutturato per accogliere

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

gli aggiornamenti ed i miglioramenti e in tutti i soggetti interessati sia sempre viva e sentita questa esigenza.

SOTTOSCRIZIONE DEL DOCUMENTO DI VALUTAZIONE

il documento deve essere sottoscritto dal datore di Lavoro, dal re-sponsabile del Servizio di Prevenzione e di Protezione, dal rappresen-tante di Lavoratori per la sicurezza e dal medico competente.

CONSEGNA DI COPIEil datore di Lavoro, ai sensi dell’art. 18, comma 1, lett. p) “deve ela-

borare il documento di cui all’articolo 26, comma 3 anche su supporto informatico come previsto dall’articolo 53, comma 5, e, su richiesta di questi e per l’espletamento della sua funzione, consegnarne tempestiva-mente copia ai rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza. Il documen-to è consultato esclusivamente in azienda.”

Ai sensi dell’articolo 28 del d.Lgs. 81/2008 “Il documento, redatto a conclusione della valutazione può essere tenuto, nel rispetto delle previsioni di cui all’articolo 53 su supporto informatico e, deve essere munito anche tramite le procedure applicabili ai supporti informatici di cui all’articolo:- di data certa o attestata dalla sottoscrizione del documento medesi-

mo da parte del Datore di lavoro;- nonché, ai soli fini della prova della data, dalla sottoscrizione del re-

sponsabile del servizio di prevenzione e protezione, del rappresentan-te dei lavoratori per la sicurezza o del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza territoriale e del medico competente, ove nominato.

i1) il DUVRI (documento di valutazione di rischio da interferenze)

Quando nelle strutture delle forze di Polizia o in quelle delle forze Ar-mate vengono effettuati lavori di ristrutturazione, carico e scarico merci, ed ogni altro lavoro realizzato da enti esterni, sono possibili interferenze con il ciclo lavorativo ordinario. in tutte queste ipotesi, occorre valutare i rischi derivanti dalle interferenze reciproche, dovuti alle diverse attività, che a vol-te utilizzano sostanze pericolose o presentano fattori di rischio aggiuntivi.

Per ridurre le criticità relative a queste reciproche interferenze dei processi lavorativi, il datore di lavoro, che ha commissionato i lavori, deve farsi carico di promuovere la cooperazione ed il coordinamento

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

con la ditta che deve eseguire i lavori stessi, elaborando un unico do-cumento di valutazione dei rischi, che indichi le misure adottate per eliminare o ridurre al minimo i rischi da interferenze.

Poiché alcuni lavori, come quelli delle pulizie e della gestione di men-sa, sono prestati da ditte esterne, il datore di lavoro deve necessaria-mente redigere il duVri e comunicarlo all’esecutore di lavori per l’accet-tazione. i lavoratori incaricati devono prendere cognizione del duVri ed essere così a conoscenza dei fattori di rischio e delle misure di sicurezza.

l) Le misure generali (Art. 15)

costituiscono misure generali :- l’eliminazione alla fonte dei rischi, sia quelli rientranti nella rileva-

zione effettuata o da effettuare, sia quelli prevedibili, quando ciò sia tecnicamente possibile, ovvero la riduzione degli stessi a livelli compatibili con gli obiettivi generali di tutela;

- la riduzione all’indispensabile dell’utilizzo di materiali pericolosi;- il controllo sanitario delle persone esposte a rischio;- le informazioni adeguate a tutti i lavoratori;- la formazione dei dirigenti, dei preposti e delle altre figure previste;- l’adozione di procedure operative funzionali alla tutela della salute

ed alla sicurezza, la gestione delle emergenze.Ai fini della responsabilità per le omissioni delle misure generali,

va ricordato che la corte di cassazione con la sentenza 22413/15, riguardante l’infortunio mortale di un lavoratore che, pur operando su una scarpata, non aveva fatto uso della fune di trattenuta contro la caduta dall’alto, ha riconosciuto che il datore di lavoro (e del dirigente), in caso di violazione della disciplina antinfortunistica, è esonerato da responsabilità solo quando la condotta del dipendente abbia assunto i caratteri di abnormità, imprevedibilità ed esorbitanza rispetto al pro-cedimento lavorativo e alle direttive ricevute. Pertanto, l’omissione di cautele da parte del lavoratore non è di per sé idonea ad escludere il nesso causale rispetto alla condotta del datore di lavoro che non abbia provveduto all’adozione di tutte le misure di prevenzione o non abbia adeguatamente vigilato, anche tramite i suoi preposti, sul rispetto della loro osservanza, non essendo né imprevedibile, né anomala una dimen-ticanza del lavoratore nell’adozione di tutte le cautele necessarie.

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

RIFERIMENTI NORMATIVI: art. 15 “1. Le misure generali di tutela della salute e della sicurezza dei lavo-

ratori nei luoghi di lavoro sono: a) la valutazione di tutti i rischi per la salute e sicurezza; b) la programmazione della prevenzione, mirata ad un complesso che

integri in modo coerente nella prevenzione le condizioni tecniche produttive dell’azienda nonchè l’influenza dei fattori dell’ambiente e dell’organizzazione del lavoro;

c) l’eliminazione dei rischi e, ove ciò non sia possibile, la loro riduzione al mi-nimo in relazione alle conoscenze acquisite in base al progresso tecnico;

d) il rispetto dei principi ergonomici nell’organizzazione del lavoro, nella concezione dei posti di lavoro, nella scelta delle attrezzature e nella definizione dei metodi di lavoro e produzione, in particolare al fine di ridurre gli effetti sulla salute del lavoro monotono e di quello ripetitivo;

e) la riduzione dei rischi alla fonte;f) la sostituzione di ciò che è pericoloso con ciò che non lo è, o è meno

pericoloso; g) la limitazione al minimo del numero dei lavoratori che sono, o che

possono essere, esposti al rischio; h) l’utilizzo limitato degli agenti chimici, fisici e biologici sui luoghi di lavoro; i) la priorità delle misure di protezione collettiva rispetto alle misure di

protezione individuale; l) il controllo sanitario dei lavoratori; m) l’allontanamento del lavoratore dall’esposizione al rischio per motivi sani-

tari inerenti la sua persona e l’adibizione, ove possibile, ad altra mansione; n) l’informazione e formazione adeguate per i lavoratori; o) l’informazione e formazione adeguate per dirigenti e i preposti; p) l’informazione e formazione adeguate per i rappresentanti dei lavora-

tori per la sicurezza; q) le istruzioni adeguate ai lavoratori; r) la partecipazione e consultazione dei lavoratori; s) la partecipazione e consultazione dei rappresentanti dei lavoratori per

la sicurezza; t) la programmazione delle misure ritenute opportune per garantire il

miglioramento nel tempo dei livelli di sicurezza, anche attraverso l’a-dozione di codici di condotta e di buone prassi;

u) le misure di emergenza da attuare in caso di primo soccorso, di lotta an-

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

tincendio, di evacuazione dei lavoratori e di pericolo grave e immediato; v) l’uso di segnali di avvertimento e di sicurezza; z) la regolare manutenzione di ambienti, attrezzature, impianti, con parti-

colare riguardo ai dispositivi di sicurezza in conformità alla indicazione dei fabbricanti.

2. Le misure relative alla sicurezza, all’igiene ed alla salute durante il lavoro non devono in nessun caso comportare oneri finanziari per i lavoratori.”

l1) La formazioneLa formazione costituisce la prima misura generale per garantire la

tutela della salute e la sicurezza sul lavoro. da sempre essa costituisce un fattore cardine del modello organizzativo e gestionale delle forze armate e delle forze di polizia, che hanno sviluppato percorsi formativi ed addestrativi di grande livello.

Le Attività formative e di addestramento finalizzate alla sicurezza sul lavoro: modelli di gestione e fattori di rischio specifici.

Le attività formative e quelle addestrative, caratterizzate, rispettiva-mente, dalla necessità di trasferire conoscenze e di far acquisire me-todologie operative, sono accumunate dalla impossibilità di seguire gli stessi percorsi di tutela e di sicurezza ai quali esse sono finalizzate. nel determinare a quali tutele orientare i percorsi, è necessario non dimenticare che essi sono funzionali al raggiungimento della professio-nalità indispensabile a riconoscere e rilevare i pericoli e ad attuare le procedure per superarli. Per raggiungere questi obiettivi, si impone che, specialmente nelle fasi addestrative, i pericoli devono essere “vissuti” dall’allievo, cioè presentati realisticamente e, quindi, portatori di fattori di rischio elevati. riuscire a coniugare scenari reali e tutele del perso-nale da formare esprime la vera capacità del formatore e la levatura progettuale di chi ha elaborato il modello di gestione della formazione. Su questi temi, le possibilità di miglioramento sono enormi, special-mente per gli operatori della sicurezza. in generale, la formazione nel Paese presenta criticità condivise e dovute ad errori strategici che hanno portato ad interessarsi più di “sistemare” i formatori, che di migliorare le loro capacità di formare, attraverso investimenti sulle conoscenze dei contenuti e sulle metodologie didattiche più appropriate. così, il Paese si trova ad avere un esercito di formatori ed un altro esercito di aspiranti formatori, che basano le loro pretese non sulle conoscenze, bensì sulla

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

necessità di “lavorare”. E alla mancanza di conoscenze si sopperisce con “visioni” della scuola intesa come momento di dialogo, di confronto, di stimolo, di socializzazione. Anche nel campo degli operatori della sicu-rezza sono diffuse queste “visioni“formative, mentre nel settore adde-strativo sono prevalenti le spettacolarizzazione di certi modelli operativi da fiction televisive. il prezzo che si paga a questa cultura è molto alto in termini di professionalità vera e di sicurezza degli operatori, visto lo stretto legame che intercorre tra le stesse.

È auspicabile, perciò, una profonda rivisitazione dei modelli formativi ed addestrativi, per renderli più efficaci e più sicuri. non c’è alternatività tra queste due esigenze. un percorso formativo ed addestrativo poco sicuro è anche poco efficace. non basta far vivere il pericolo vero per insegnare bene. il vecchio concetto che “basta far cadere in acqua l’allievo e subito imparerà a nuotare” è stato sempre la bandiera di chi non sapeva insegnare a nuotare. La formazione e l’addestramento non possono essere alimentati dalla paura, né dall’esaltazione, bensì veico-lati sapientemente dall’emozione prodotta dallo scoprire cose nuove, interessanti ed utili.

formare operatori della sicurezza significa innanzitutto tener conto che l’allievo è un adulto e che, spesse volte, il percorso non è funzionale ad una promozione attesa, ma trattasi di momenti di aggiornamento a cui non seguirà alcun esame selettivo. Queste condizioni richiedono maggio-ri capacità didattiche del formatore e levatura del modello di gestione, in cui il percorso, non può far leva sulla paura di non superare l’esame. nel momento di progettazione della formazione diventa, rilevante il modello di gestione della stessa, per determinarne concretamente i contenuti, i tempi e le metodologie. La stessa valutazione va fatta per l’addestra-mento, ove sono fondamentali i livelli di aderenza ai saperi teorici acquisi-ti, le capacità di simulare scenari reali, l’indice di immersività degli stessi, i livelli di sicurezza per la tutela dei frequentatori. i due temi, formazione ed addestramento sono strettamente legati e la necessità di garantire sicurezza, lungi dall’affievolirne la portata, ne ingigantisce l’effettività.

Secondo l’articolo 2 del d.Lgs. 81/2008, si intende per: - “formazione”: processo educativo attraverso il quale trasferire ai la-

voratori ed agli altri soggetti del sistema di prevenzione e protezione aziendale conoscenze e procedure utili alla acquisizione di compe-tenze per lo svolgimento in sicurezza dei rispettivi compiti in azienda

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

e alla identificazione, alla riduzione e alla gestione dei rischi; - “informazione”: complesso delle attività dirette a fornire conoscen-

ze utili alla identificazione, alla riduzione e alla gestione dei rischi in ambiente di lavoro;

- “addestramento”: complesso delle attività dirette a fare apprendere ai lavoratori l’uso corretto di attrezzature, macchine, impianti, sostanze, dispositivi, anche di protezione individuale, e le procedure di lavoro.

Queste definizioni corrispondono perfettamente ai significati che, nel mondo della formazione, sono loro attribuiti e il recepimento degli stessi nella legislazione dedicata alla tutela della salute ed alla sicurezza sui luoghi di lavoro, rappresenta un punto fermo per la elaborazione di ogni progetto formativo, specialmente per tutti gli operatori della sicurezza.

Già nella determinazione dei tempi e dei contenuti, va data grande attenzione a non privilegiare l’addestramento, nel solco di convincimen-ti diffusi sulla poca utilità dell’insegnamento teorico e sulla sufficienza della pratica (addestramento). Questi convincimenti sono, purtroppo, diffusi e portano a risultati poco lusinghieri in un campo, come quello della sicurezza, ove le variabili che si presentano realmente sono dif-ficilissime da simulare in addestramento, specialmente quelle che si riferiscono ad interventi portati verso le persone.

in tutti questi interventi di soccorso, di assistenza, di prevenzione, di ripristino di legalità o di sicurezza, la capacità di agire costantemente nel solco di quanto impone la legge, l’etica e la funzione, non si acquista con la sola pratica, ma con pratiche mirate e successive ad una formazione teorica, orientata ad acquisire saperi e conoscenze in grado di orientare i comportamenti e gli atteggiamenti necessari, opportuni ed utili.

Se questa necessità preventiva della formazione teorica è valida per ogni campo, lo è ancor di più per ogni processo formativo destinato a chi deve interagire con altre persone, nonché a determinare compiuta-mente il comportamento e l’atteggiamento più idonei alla luce dell’am-biente e delle persone presenti sull’area dell’intervento.Su questo tema, va ricordato, però, che il vero rischio da evitare è:“Teoria è quando si sa tutto e non funziona niente.Pratica è quando funziona tutto e non si sa perché.Unire teoria a pratica è quando non funziona nientee non si sa neanche perché…..” (Albert Einstein)

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

La formazione dell’operatore della sicurezza deve far tesoro dei saperi teorici necessari ad acquisire la consapevolezza del ruolo, i valori da tu-telare, i vincoli legislativi da salvaguardare ed acquisire i corretti atteggia-menti e i comportamenti, che comunicano professionalità.

L’operatore della sicurezza deve molta della sua efficacia operativa agli atteggiamenti ed ai comportamenti, che sono l’espressione più concreta dei saperi acquisiti, molti dei quali sono di natura deontologi-ca, cioè di pratiche che esprimono valori attesi, che necessariamente devono essere conosciuti e condivisi, anche e soprattutto quando sono scomodi e faticosi. nel preambolo alla raccomandazione del comitato dei ministri del consiglio d’Europa il 19 Settembre 2001, relativa all’a-dozione del Codice europeo di Etica per la Polizia, in maniera significa-tiva è espresso questo concetto:

“Nella convinzione che la fiducia dei cittadini nella polizia sia stret-tamente correlata agli atteggiamenti e ai comportamenti della polizia stessa nei confronti dei cittadini, in particolare al rispetto per la dignità umana e per i diritti e le libertà fondamentali dell’individuo, contenuti, in particolare, nella Convenzione europea dei Diritti dell’Uomo”.

La formazione dell’operatore della sicurezza, definizione che compren-de non solo l’operatore di polizia, ma anche le forze Armate e gli opera-tori del soccorso, è complessa e non può privilegiare la parte addestrati-viva, ma deve investire preliminarmente sulla crescita umana e culturale, per passare poi a quella tipicamente tecnico-professionale. Educare ad atteggiamenti e comportamenti è molto più complesso che formare a saperi, che potrebbero essere recepiti distrattamente e, magari, anche ri-petuti, senza però scendere in profondità, sino a plasmare la personalità, cosa assolutamente necessaria per chi deve produrre sicurezza.

Solo con questo modello formativo, si educherà a vivere situazioni di rischio e di pericolo ed alle procedure idonee a superarli. Per chi operati-vamente deve portare sicurezza, il pericolo è una componente attesa e, come tale, va’ affrontato con la professionalità idonea a soddisfare chi invoca l’intervento, che vive situazioni di criticità emotiva, generata dal pericolo vissuto. chi si trova in pericolo vede nell’operatore della sicurez-za una persona dalla quale ci si attende saggezza, espressione concreta di quei valori sociali che i rappresentanti delle istituzioni devono servire:

“Il dovere genera aspettative basate sull’adeguamento delle condotte -

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

tanto istituzionali quanto individuali - della polizia ai valori sociali che, per mandato politico e professionale, deve servire. È per questo che la polizia deve costituirsi (per colmare le aspettative su di essa riposte e da essa esigibili) in ciò che Giddens denomina “nodo di accesso dell’affidabilità”.

Per comprendere questo concetto è necessario segnalare che, secon-do questo autore, in qualunque circostanza di rischio esiste un pericolo (Giddens, 1999, p. 42). Per questa ragione rischiare significa assumere un pericolo, ma non necessariamente conoscerlo. La sicurezza si fonda allora sul contrasto del pericolo mediante un equilibrio tra affidabilità e rischio accettabile. Quanto maggiore è la conoscenza del pericolo, tanto meglio si può calcolare/accettare il rischio. In questo calcolo/accettazio-ne occupa un ruolo preminente l’affidabilità intesa come fiducia verso una persona o un sistema in relazione ad un insieme di risultati o avve-nimenti, fiducia che si esprime nella onestà o nella conoscenza tecnica dell’altro/interlocutore (persona o sistema), e/o nelle regole del gioco/norme. Poiché nel nostro modello sociale la sicurezza appare come un elemento centrale e si trova strettamente legata ai concetti di rischio ed affidabilità, la sicurezza può elevarsi se diminuisce il rischio e/o aumenta l’affidabilità. Tutto questo si consegue se si genera fiducia e la polizia è uno degli elementi idonei a tal fine, costituendosi in “nodo di accesso dell’affidabilità” (Introduzione al Codice europeo di Etica per la Polizia)

LE METODOLOGIE SPECIFICHE PER LA FORMAZIONE DEGLI OPERATORI DELLA SICUREZZA

La formazione degli operatori della sicurezza ha peculiarità che meri-tano dovuta attenzione, per definire le metodologie più appropriate per raggiungere gli obiettivi voluti, che assumono costantemente i significa-ti di SicurEzzA e di ProfESSionALiTà. Queste sue peculiarità sono:- si prefigge di educare a modelli uniformi;- si rivolge ad adulti;- interessa numeri rilevantissimi di persone.

Queste peculiarità fanno sì che la prima condizione da garantire, per conferire effettività a tutti i percorsi progettati e realizzati, è quella di educare alla consapevolezza del doversi formare, per passare subito dopo a contenuti e metodologie che confermano la utilità di quanto si propone.

Per questa condizione preliminare, bisogna superare la criticità tipica

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

dell’intero mondo della formazione che, com’è noto, è costituita dalla quali-tà non eccelsa dei docenti. Anche la formazione non scolastica, infatti, sof-fre delle stesse patologie della scuola, perché per anni è stata proposta e perseguita con l’obiettivo di trovare un impiego al formatore, non quello di individuare esigenze formative e soddisfarle con docenti autorevoli, di quel-li che si propongono innanzitutto di infondere l’amore per il sapere, come condizione preliminare ad ogni crescita culturale umana e professionale.

Questo obiettivo è particolarmente importante per la formazione in tema di sicurezza sul lavoro, mirata alla tutela dell’integrità fisica e del-la vita, che è innanzitutto educazione ai comportamenti, non ai saperi astratti. L’incidente non è mai frutto di scelte consapevoli, bensì di imprudenza, imperizia e negligenza. Se fosse conseguente a scelte vo-lute, la sicurezza alla vita ed all’incolumità fisica troverebbe nei corsi di formazione dedicati, percorsi facilitati e seguiti con grande attenzione, visto che essa è funzionale alla tutela di valori primari dell’esistenza come la vita, l’integrità fisica, la dignità dell’uomo. La realtà, purtroppo, mostra che i corsi di formazione sono seguiti con poca attenzione ed offerti con poco entusiasmo e le cause di tante sciagure sono ricondu-cibili anche a queste criticità, fatte di contenuti scadenti, di metodolo-gie didattiche superate e di docenti poco autorevoli. Tutto ciò determina che, spesse volte, la formazione stessa e le misure di tutela proposte siano percepite come adempimenti inutili, fastidiosi e costosi; mentre sarebbero sufficienti l’esperienza e la buona sorte. Questa cultura, fat-ta di fatalismo e disprezzo per i saperi, specialmente quelli non pratici, è la vera criticità da rimuovere per il mondo del lavoro.

Le forze Armate e le forze di Polizia, che da sempre fanno della for-mazione il primo fattore di professionalità, che è conoscenza, motiva-zione e condivisione del dover sapere, possono avere l’orgoglio di aver sempre fatto come si doveva, visto che il d.Lgs. 81/2008, Testo unico sulla Sicurezza sul lavoro, per ridurre a livelli accettabili la triste realtà degli infortuni sul lavoro, ha provveduto a:- prevedere misure generali e prescrizioni puntuali;- rendere obbligatoria la formazione, l’informazione e l’addestramento;- gerarchizzare le responsabilità;- prevedere sanzioni in caso di omissioni o di violazioni.

Tutto ciò sa di organizzazioni verticali, da sempre architetture tipiche delle organizzazioni militari e religiose e poi, con i dovuti adeguamenti,

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

delle grandi aziende. Se non ci sono dubbi sulla indispensabilità del-la formazione, altrettanto non può dirsi delle metodologie più efficaci, quando essa deve rivolgersi ad un gran numero di persone e riguarda modelli che devono essere seguiti in maniera uniforme.

Questa sono criticità tipiche delle grandi strutture, comprese quelle militari e quelle militarmente organizzate. non è semplice raggiungere centinaia di migliaia di persone con modelli formativi che debbano rea-lizzarsi in aule didattiche, ove la contemporanea presenza del docente e dei discenti ne costituisce la caratteristica tipica. ci vorrebbero mi-gliaia di aule e migliaia di docenti e, comunque, non sarebbe risolta la seconda criticità, quella dell’uniforme insegnamento dei modelli da seguire. migliaia di docenti non potranno mai insegnare a muoversi allo stesso modo e neanche a pensare allo stesso modo di una cosa o di un personaggio.

nasce così la necessità di individuare metodologie in grado di soddi-sfare contemporaneamente queste esigenze formative, rivolte a numeri elevati di persone ed aventi la necessità di proporre modelli operativi uniformi e validati. ragionando su come “far apprendere”, possiamo individuare, sulla scorta della ricerca psico-pedagogica più aggiornata, tre tipologie di apprendimento:

- l’auto-apprendimento (self-directed learning);- l’apprendimento riflessivo (reflective learning);- l’apprendimento generativo (generative learning).

Questo schema ci consente di uscire dalla ambiguità pedagogica dei termini “sapere, saper fare e saper essere” non meno che dalla vulgata funzionalista delle tre dimensioni delle competenze:- disciplinari (i contenuti dell’insegnamento);- didattiche (metodologie e tecnologie dell’insegnamento); - relazionali (pedagogia e etica professionale e sociale).

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nella figura 1, invece, segnaliamo come, nelle grandi strutture, si ha a che fare con adulti, e, dunque, con il fatto che l’apprendimento degli adulti ha a che fare con l’esperienza e con le responsabilità sociali come referenze costanti e, quindi, con un’idea di formazione intesa sia come realizzazione della identità individuale che come modellamento di sé e perfettibilità rispetto a compiti e a standard definiti.

La formazione favorisce un apprendimento riflessivo sulle pratiche, sulle azioni, sul fare. Gli operatori sono chiamati ad essere “pro-fessionisti riflessivi”, (cfr. donald Schön, Il professionista riflessivo. Per una nuova epistemologia della pratica professionale, dedalo, Bari 1993). Essi, cioè, devono partire dalla razionalità tecnica della loro professionalità per arrivare alla riflessione durante l’azione e, quindi, ad una professionalità (artistica, iniziatica, immersiva, pratica) che confronta il caso unico con le altre situazioni, esplora e fa interagi-re mezzi e fini per produrre un cambiamento intenzionale, discrimina fra soluzioni contrastanti ed opera una transazione con la situazione. nella formazione tecnico-scientifica vi è, dunque, allo stesso tempo

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continuità e innovazione delle conoscenze disciplinari e delle compe-tenze professionali.

Limitare la formazione tecnico-scientifica all’acquisizione di nuove conoscenze e di nuove procedure tecnologiche non assicura il passag-gio da prestazioni inesperte, semplificatrici delle situazioni, a prestazioni esperte, attente agli indizi, ai dettagli, alla complessità del rischi e del-le diverse interpretazioni sul che fare. L’inesperto cerca nei problemi la conferma di conoscenze disciplinari apprese e, quando questi non possono essere configurati come buoni esempi di una teoria, ne ignora le differenze, oppure tende a semplificarle. Egli, cioè, è guidato da un modello di intervento meccanico e deterministico, orientato alla ripro-duzione delle conoscenze. Viceversa, il “professionista riflessivo” si lascia guidare dalla natura interrogativa dei problemi, che interpreta come occasioni per rielaborare le sue conoscenze, verificare la tenuta delle teorie sul dato di realtà ed eventualmente modificarle o ricercarne di nuove.

intraprendere azioni formative, in cui gli attori coinvolti vengono con-vinti a decidere consapevolmente di modificare la propria cultura pro-fessionale, comporta prevedibili resistenze ma anche rischi giustificati di minore certezze, rispetto a esperienze e pratiche consolidate.

La via migliore per ovviare a questo rischio è intraprendere percorsi di ricerca-azione o di ricerca-intervento coinvolgenti, secondo metodo-logie collaudate, tutti i protagonisti dell’organizzazione, che individua-no obiettivi di miglioramento sia in ambito formativo che organizzativo, programmi di sviluppo individuali, di team, di istituto, e ancora insieme ne attuano le diverse fasi, valutandone in itinere ed ex-post i risultati raggiunti. La ricerca-azione, configurandosi come ricerca sul campo e realizzandosi anche con l’intervento di esperti universitari esterni, può essere ritenuta una attività di alta formazione.

L’e-learning interattivoÈ una grande illusione pensare che eventi formativi di buona qualità

tecnico-scientifica e metodologica o percorsi formativi ben progettati per il miglioramento dell’organizzazione scolastica possano modificare realmente la professionalità degli operatori o le loro prestazioni lavora-tive, senza che eventi formativi e corsi vengano ritenuti congruenti con le istanze profonde della personalità del soggetto-utente. La formazio-

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

ne deve incrociare il vissuto delle persone nelle loro scelte di sviluppo personale.

il tentativo di soluzione tipico di queste problematiche è stata l’e-lear-ning, cioè la formazione a distanza, che, utilizzando le tecnologie elettro-niche disponibili, consente di sviluppare corsi di formazione a cui posso-no accedere contemporaneamente persone senza limiti numerici.

All’inizio del suo apparire l’e-learning sembrava la soluzione di ogni problema, poi a poco a poco sono emerse alcune criticità, che hanno evidenziato una efficacia ridotta del processo formativo rispetto alla lezione frontale. in realtà, la metodologia didattica incide sull’efficacia della formazione in misura inferiore al 50% del totale della rilevazione e il dato può essere ridotto ancora di molto, utilizzando bene le potenzia-lità offerte dalle tecnologie dedicate.

Più della metà dell’efficacia è invece dovuto, anche qui, all’autorevo-lezza del docente. Per troppo tempo, infatti, il ricorso all’e-learning era sembrato, da solo, la panacea per tutti mali e si erano trascurate di ap-profondire certe necessità correlate alla mancanza di contatto fisico tra docente e discente, che nella formazione d’aula possono svolgere un ruolo determinante. in aula è facile stabilire interazioni e coinvolgere gli allievi, mentre questa condizione, ineludibile per conferire efficacia alla formazione, nell’e-learning deve essere ricercata con metodologie appropriate, ma non può essere disattesa, come ha mostrato la realtà che ha evidenziato, nell’e-learning, criticità correlate alle difficoltà di coinvolgimento.

La risposta a questa condizione rilevata è stata la nascita dell’e-le-arning interattivo, attraverso:- la ricerca di docenti in grado di sviluppare percorsi che riescano a

coinvolgere;- lo sviluppo del corso con architetture mirate a stimolare la interattività;- il monitoraggio dell’efficacia formativa di quanti accedono al corso,

con i processi di verifica dell’apprendimento.con questa visione, che considera i vincoli contestuali, ma anche le

risorse per andare oltre il confine, si può leggere la triplice modalità (in presenza, sul campo, a distanza), con cui si attua la formazione nelle grandi strutture, secondo una nuova progettualità formativa di interazio-ne e di integrazione.

mantenendoci entro la funzione esplicativa dello schema grafico e

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

non essendo compito di questa breve nota entrare nello specifico delle attività formative raggruppate nelle tre tipologie di formazione adottate finora a livello nazionale, vorremmo chiarire prima le logiche di interazio-ne e poi di integrazione suggerite a livello iconico.

La formazione in presenza: permette di far interagire l’apprendimento autodiretto e libero, lo studio di testi, l’attività scientifica e didattica, ecc. con l’apprendimento di conoscenze e abilità coerenti con l’evolu-zione tecnologica e scientifica dei saperi.La formazione sul campo: una interazione continua tra l’apprendimento riflessivo sulle pratiche, finalizzato al loro rinnovamento attraverso nuo-ve conoscenze e competenze esperte, e l’apprendimento trasformativo della professionalità degli operatori per corrispondere ai cambiamenti interni dell’organizzazione scolastica e al miglioramento dei proces-si-prodotti di apprendimento negli studenti.

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

La formazione a distanza: va considerata come “ambiente formativo tecnologico” comprensivo di forme di didattica a distanza e di appren-dimento on-line. naturalmente, questo significa superare la visione e la pratica di una formazione a distanza tradizionale, consistente in una costosa produzione industriale di corsi di materiali audiovisivi e multi-mediali e loro erogazione per una improbabile autoistruzione individua-le, attraverso altrettanto costose piattaforme. il valore educativo della formazione a distanza di terza generazione sta nelle attività formative on-line, sincrone e asincrone e quindi nelle comunità virtuali di appren-dimento e/o di lavoro. oltretutto gli “ambienti di apprendimento on-li-ne” sono open source, le applicazioni sono free e i costi veri riguardano le nuove professionalità da formare di progettista di formazione, di tutor di rete, di web master.

coniugando sapientemente tutte queste possibilità di formazione, si possono dare risposte concrete alle peculiarità formative degli ope-ratori della sicurezza, ordinariamente inseriti in grandi strutture come le forze Armate e le forze di Polizia. Saper determinare concretamente quanta formazione, quali contenuti, debbano essere distribuiti nelle tre diverse condizioni sopradette significa conferire effettività e superare la criticità maggiore dovuta all’età adulta della persona da formare.

L’adulto, al contrario dell’adolescente, che vive la scuola come mo-mento dedicato ed apprende senza chiedersi perché e a cosa serve, apprende solo se convinto dell’utilità delle cognizioni proposte e se coinvolto in una condizione emotivamente favorevole all’apprendere.

Nota: questo capitolo, dedicato alla formazione, è stato redatto con il contributo prezioso del prof. Umberto Margiotta, ordinario di Pedagogia Università Cà Foscari - Venezia.

La formazione alle attività svolte in condizioni di stress emotivoGli operatori della sicurezza sono tanto più invocati, necessari ed

utili quanto maggiore è la criticità che li reclama. Essi, pertanto, spesse volte operano in condizioni di criticità emotive, che li coinvolgono sino a condizionarne le capacità operative, la professionalità e la sicurezza.

Alcune di queste attività, per gli operatori della sicurezza rappresen-tano condizioni vissute con altissima frequenza, mentre altre, come l’uso dell’arma da fuoco o, ancora più grave, l’essere esposto al tiro di arma, sono eccezionali. Tutte, però, sono accomunate da una criticità

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

formativa dovuta alla necessità di non esporre l’allievo ai pericoli reali degli eventi, ai quali si vuole formarlo o addestrarlo. Per superare que-ste difficoltà, è necessario rivedere i modelli formativi e trovare punti di equilibrio tra la tutela dell’allievo, dovuta all’inesperienza, e la capacità di fa vivere la pericolosità non in maniera traumatica ma formativa.

Poiché tra le attività a maggior rischio va inserita, in via primaria, la guida dei veicoli di servizio, sarebbe di sicura utilità esaminare quanto è stato innovato sul tema della formazione alla guida e seguire lo stes-so itinerario, che ha portato a privilegiare l’insegnamento teorico delle cause dell’incidentalità e delle modalità di superarle, rispetto all’ad-destramento pratico. La guida in condizioni di emergenza, infatti, non migliora di tanto con l’esercitazione pratica in ambiente simulato, per la ragione semplicissima che le condizioni reali non sono ripetibili, né per i tempi, né per gli spazi.

La vera e più grave lacuna di questa formazione alla guida di emer-genza è che essa dà certezze effimere all’allievo e a chi lo addestra circa la capacità di compiere manovre che nella fase addestrativa sono preavvisate ed indicate anche nelle modalità, disponendo di spazi ido-nei e dei tempi giusti. Paradossalmente, come è stato dimostrato in studi autorevolissimi, questa formazione aumenta le probabilità di re-stare vittime di incidenti o di causarli, proprio perché, quando l’opera-tore dovesse affrontare una situazione di emergenza, non disporrà, né di preavvisi, né di spazi idonei. Allora agirà con automatismi errati o con manovre irrazionali, frutto di una criticità emotiva, per la quale non è stato mai formato a come controllarla, per restare lucido e decidere cosa fare.

Ancora più inefficace è la formazione e l’addestramento all’uso delle armi. Su questo tema si continua a percorrere percorsi formativi indi-rizzati ad educare la vista (mira) ed il braccio (come impugnare e come fa fuoco) ed il corpo (quale posizione assumere per sottrarsi al fuoco o per sparare), mentre l’organo che comanderà tutto ciò, il cervello, è stato sempre tenuto estraneo. nella realtà, già il dover far fuoco, è una condizione di tale obiettiva criticità, che, come la realtà mostra senza alcun dubbio, l’operatore che vi ricorre, tranne casi rarissimi, lo fa per-ché “ha perso la testa”.

Per educare a come “non perdere la testa”, si impongono percorsi formativi che utilizzino tecnologie in grado di riprodurre scenari reali

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in cui l’operatore deve prima decidere se usare l’arma, poi quando usarla ed infine come farlo. Sinora si è badato solo al come farlo. Le tecnologie disponibili oggi offrono la possibilità di piena immersività del soggetto e, quindi, facendo vivere tutte le emozioni che la realtà riproporrà. Al tema specifico dello stress da lavoro correlato è dedicata la parte sesta del volume, che si occupa in particolare di questo tema per gli operatori della sicurezza e dei fattori che determinano situazioni di criticità emotive e pericoli per la tutela, degli stessi.

LA FORMAZIONE COME FATTORE DI CRESCITA CULTURALE E PROFESSIONALE

il mondo vive quotidianamente tragedie sul lavoro. molte restano sconosciute, come quelle che si materializzano in paesi poveri ove il lavoro è sfruttamento, altre, per fortuna diventano note ed oggetto di analisi e di ricerca delle responsabilità, specialmente nei Paesi dove la tutela della salute e della sicurezza diventano anche di dimensioni pubbliche, nel senso che sono oggetto di grande attenzione dell’o-pinione pubblica e, quindi, della politica. Per queste ragioni, la sicu-rezza sui luoghi di lavoro supera le dimensioni pur importanti della tutela della singola persona, per assurgere a condizione di interesse pubblico.

Questa condizione di grande partecipazione riguarda tutti gli ope-ratori della sicurezza. Quando un operatore della sicurezza perde la vita o subisce lesioni nel corso del suo lavoro, il fatto diventa oggetto di analisi e di grande attenzione per la necessità di ricercarne le cau-se, le responsabilità ed i rimedi. molto spesso le discussioni sono influenzate dalla emotività, ma, sicuramente, alimentate dall’intento lodevole di evitare il verificarsi di eventi che mettano a repentaglio la vita di chi lavora per dare sicurezza agli altri. La realtà del lavoratore della sicurezza è molto complessa e richiede grandi professionalità perché nel suo lavoro sono sintetizzati tutti i fattori di rischio presenti su un territorio, come quelli correlati ai materiali pericolosi, sia perché li utilizzano, sia perché chiamati ad intervenire per eventi causati da questi stessi fattori.

La sola dotazione di tecnologie avanzate non è sufficiente a ridurre i pericoli connessi ad un lavoro che viene prestato sempre in condizioni

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di criticità emotive, sotto l’assillo del dover far presto, in condizioni di pericolo per la propria incolumità. Per questa ragione diventa fonda-mentale la formazione costante e la elaborazione di linee guida che siano frutto di professionalità complete nella conoscenza dei pericoli, nelle procedure da seguire per superarli, negli obiettivi da raggiunge-re, nei valori da tutelare.

L’operatore della sicurezza deve essere educato alla consapevolez-za dei fattori di rischio correlati al proprio lavoro e alle corrette pro-cedure per superarli, che non sono quelle del disinteresse per la disci-plina normativa dedicata o, peggio, del rambismo. Questa condizione, preliminare alla formazione, è fondamentale per evitare: - di sentirsi sollevato dall’onere di interessarsi attivamente di temi della

sicurezza; - di pensare che le proprie conoscenze sono il massimo dei saperi uma-

ni e non richiedono rivisitazioni, né temono confronti. Per evitare questi pericoli, molto più “pericolosi” di ogni possibile fat-

tore di rischio chimico o nucleare, è consigliabile prendere cognizione delle definizioni assunte dal legislatore come pilastri dell’intero siste-ma, tenendo presente che, obiettivamente, i pericoli per la tutela della salute e la sicurezza di una persona impiegata in un ufficio, che svolge lavori amministrativi, è cosa molto diversa, per contenuti e adempimen-ti, rispetto a quelli necessari per un addetto a macchine, esposto ad esalazioni o al traffico veicolare, tutti lavori che hanno insiti forti possi-bilità di infortuni o di malattie.

forse, l’aver inserito tutti i tipi di lavoro nella stessa legge, sicura-mente, non ha favorito una presa di coscienza collettiva dell’importanza del tema. E proprio questa carenza di presa di coscienza, della neces-sità e della utilità di rivedere modelli organizzativi del lavoro, ha fatto sì che, specialmente nella P.A., la tutela della salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro, fossero fattori che diventano rilevanti solo nei momenti di tensione sindacale, tra organizzazioni e dirigenza, ovvero di eventi che abbiano determinato infortuni.

ciò che si rende assolutamente necessario, è, quindi, una presa di coscienza nella P.A. per rivedere i modelli organizzativi del lavoro, per tutelare la salute degli addetti, nella accezione scelta dal legislatore, che non si riferisce alla assenza di malattia, ma comprende uno “sta-to di completo benessere fisico, mentale e sociale”, rappresenta

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

un’opportunità di rivisitazione di procedure, a volte sclerotizzate, di elaborazione di nuove prassi e di crescita della struttura, attraverso un’iniezione di motivazione ad ogni livello. Questa consapevolezza ri-solverebbe molti problemi, a cominciare dalla produttività della P.A., sempre più oggetto di critiche e di giudizi sicuramente non positivi. necessità resa evidente dalla precaria motivazione che affligge non pochi pubblici impiegati, dimostrata, tra l’altro, dall’abnorme assen-teismo per “malattia”. il tema delle malattie dell’impiegato pubblico merita veramente attenzione perché esprime, in maniera significative, tutte la patologie che affliggono l’intero mondo del lavoro pubblico, e che possono essere così sintetizzate: - eccesso di tutela. Per molto tempo si è consentito il ricorso alla ma-

lattia, senza controllo e senza limiti. ciò ha portato ad una condizio-ne ove l’assenteismo è diventato cronico ed ha danneggiato quanti, e non sono pochi che con la loro abnegazione, hanno sopperito alle assenze, a volte vissute con ostentazione irridendo chi si recava al lavoro onestamente. ora queste tutele stanno venendo meno e forse si corre il rischio che siano eliminate del tutto, condizione sicu-ramente non auspicabile.

- poco amore per il lavoro. L’amore per il lavoro è la pietra che sor-regge tutta la nostra civiltà. Esso è frutto della visione cristiana del lavoro, come strumento di realizzazione dell’uomo che, nel corso della sua storia, ha costruito cose meravigliose, che hanno migliora-to la vita di tanti uomini e realizzato opere d’arte di bellezza “divina”. Entrambe sono frutto dell’amore per il lavoro.

- deresponsabilizzazione della dirigenza. il dirigente, se non adegua-tamente formato al ruolo, può ritenere utile assecondare la “corren-te” e, quindi, non intervenire per correggere in maniera energica certi atteggiamenti. Altri potrebbero essere attratti dalle lusinghe del per-donismo, o dal “chi me lo fa fare”. Queste miscele hanno prodotto risultati tragici, sotto gli occhi di tutti.

- la via da imboccare è semplice da individuare, difficile da percorrere. Essa deve iniziare investendo nell’educazione all’amore per il lavo-ro. Questo seme crescerà rapidamente e farà nascere professiona-lità nuove, che sono indispensabili non solo per la produttività, ma anche per la tutela della salute, intesa, come condizione di completo benessere fisico e mentale, e per la sicurezza di tutti gli addetti e

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

dell’ambiente in cui si realizza il lavoro.Per migliorare la tutela della salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro, è

necessario investire nei processi motivazionali di tutto il personale. Obiet-tivo, che è raggiungibile solo percorrendo le strade maestre dell’amore per il lavoro e della revisione dei modelli organizzativi, che siano funziona-li alla realizzazione delle persone, attraverso la partecipazione ai processi produttrici. Solo così il lavoro non sarà vissuto come momento di spiace-vole intervallo della vita quotidiana, ma come strumento di realizzazione e di gratificazione personale.

Questi percorsi sono assolutamente indispensabili per tutti gli ope-ratori della sicurezza, che non possono essere minimamente toccati dalle criticità suddette, pure presenti nella P.A. chi ha il delicato compito di soccorrere, di ripristinare legalità, di portare sicurezza nel senso più ampio del termine, deve aderire con convinzione profonda alle linee tracciate dalla disciplina del d.Lgs. 81/2008 e fare della formazione, a tutti i livelli, il riferimento costante per migliorarsi e garantire livelli di professionalità sempre più avanzati.

m) Le Misure Speciali

Le misure speciali sono quelle rese necessarie per combattere fattori di rischio non superati da quelle generali. Gli obblighi di ado-zione delle misure speciali non si riferiscono solo ai lavori ad alto indice di rischio, come, ad esempio, quelli che portano a contatto con agenti chimici o materiali radioattivi e per i quali legislazioni speciali indicano quali siano queste misure (per i materiali radioattivi, il d.Lgs. 230/1995 indica, analiticamente, le misure di protezione e di preven-zione; per il contatto con sostanze e preparati pericolosi, provvedono, rispettivamente, la legge 22/1997 e il d.Lgs. 63/2005), ma anche per vincere o ridurre fattori di rischio correlati a lavori speciali, come quelli delle forze Armate, delle forze di Polizia, della Protezione civile, del Soccorso e di tutti gli altri Enti indicati all’articolo 3, comma 2 del d.Lgs. 81/2008.

Le effettive particolari esigenze di servizio, che danno luogo alla pos-sibilità di regolamentazione in deroga, impongono proprio l’adozione di misure speciali.

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

n) Le attrezzature di lavoro e i Dispositivi di Protezione Individuali

Disciplina generale:

- Definizione: art.70 - d.Lgs. 81/2008: 1. Agli effetti delle disposizioni di cui al presente titolo si intende per: a) attrezzatura di lavoro: qualsiasi macchina, apparecchio, utensile o

impianto, inteso come il complesso di macchine, attrezzature e com-ponenti necessari all’attuazione di un processo produttivo, destinato ad essere usato durante il lavoro;

b) uso di una attrezzatura di lavoro: qualsiasi operazione lavorativa con-nessa ad una attrezzatura di lavoro, quale la messa in servizio o fuori servizio, l’impiego, il trasporto, la riparazione, la trasformazione, la ma-nutenzione, la pulizia, il montaggio, lo smontaggio;

c) zona pericolosa: qualsiasi zona all’interno ovvero in prossimità di una attrezzatura di lavoro nella quale la presenza di un lavoratore costitui-sce un rischio per la salute o la sicurezza dello stesso;

d) lavoratore esposto: qualsiasi lavoratore che si trovi interamente o in parte in una zona pericolosa;

e) operatore: il lavoratore incaricato dell’uso di una attrezzatura di lavoro”.

Requisiti:Articolo - 70:

“1.Salvo quanto previsto al comma 2, le attrezzature di lavoro messe a disposizione dei lavoratori devono essere conformi alle specifiche disposizioni legislative e regolamentari di recepimento delle direttive comunitarie di prodotto.

2. Le attrezzature di lavoro costruite in assenza di disposizioni legislati-ve e regolamentari di cui al comma 1, e quelle messe a disposizione dei lavoratori antecedentemente all’emanazione di norme legislative e regolamentari di recepimento delle direttive comunitarie di prodotto, devono essere conformi ai requisiti generali di sicurezza di cui all’alle-gato V.

3. Si considerano conformi alle disposizioni di cui al comma 2 le attrez-zature di lavoro costruite secondo le prescrizioni dei decreti ministe-riali adottati ai sensi dell’articolo 395 del decreto Presidente della

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

Repubblica 27 aprile 1955, n. 547, ovvero dell’articolo 28 del decreto legislativo 19 settembre 1994, n.626.

4. Qualora gli organi di vigilanza, nell’espletamento delle loro funzioni ispettive in materia di salute e sicurezza sul lavoro, constatino che un’attrezzatura di lavoro, messa a disposizione dei lavoratori dopo es-sere stata immessa sul mercato o messa in servizio conformemente alla legislazione nazionale di recepimento delle direttive comunitarie ad essa applicabili ed utilizzata conformemente alle indicazioni del fabbricante, presenti una situazione di rischio riconducibile al manca-to rispetto di uno o più requisiti essenziali di sicurezza previsti dalle disposizioni legislative e regolamentari di cui al comma 1, ne informa-no immediatamente l’autorità nazionale di sorveglianza del mercato competente per tipo di prodotto. In tale caso le procedure previste da-gli articoli 20 e 21 del decreto legislativo 19 dicembre 1994, n. 758, vengono espletate:

a) dall’organo di vigilanza che ha accertato in sede di utilizzo la situazio-ne di rischio, nei confronti del Datore di lavoro utilizzatore dell’esem-plare di attrezzatura, mediante apposita prescrizione a rimuovere tale situazione nel caso in cui sia stata accertata una contravvenzione, oppure mediante idonea disposizione in ordine alle modalità di uso in sicurezza dell’attrezzatura di lavoro ove non sia stata accertata una contravvenzione;

b) dall’organo di vigilanza territorialmente competente rispettivamente, nei confronti del fabbricante ovvero dei soggetti della catena della distribuzione, qualora, alla conclusione dell’accertamento tecnico ef-fettuato dall’autorità nazionale per la sorveglianza del mercato, risulti la non conformità dell’attrezzatura ad uno o più requisiti essenziali di sicurezza previsti dalle disposizioni legislative e regolamentari di cui al comma 1 dell’articolo 70.”

Per gli operatori della sicurezza, inseriti nell’elenco di cui all’articolo 3, comma 2, del d.Lgs. 81/2008, per i quali la legislazione si applica tenendo presente le ”effettive particolari esigenze connesse al servizio ed alle peculiarità organizzative ed operative”, le deroghe previste per l’identificazione del luogo di lavoro, si estendono altresì alle attrezzatu-re ed ai dispositivi di protezione individuale.

Per le attrezzature, che sono acquisite liberamente e che sono utiliz-

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

zate per lavori ordinari, che non riflettono particolari esigenze, valgono i principi generali delle normativa di settore, costituite dalle direttive comunitarie, recepite nella legislazione interna e dal d.P.r. 547/1955 nonchè dalle norme regolamentari, adottate in attuazione dell’articolo 28 del d.Lgs. 626/1994.

Per le attrezzature particolari, costruite ed impiegate per quelle particolari esigenze di servizio, le caratteristiche di sicurezza e le mo-dalità d’impiego devono risultare da specifiche disposizioni, oggetto di formazione e di informazione del personale.

il principio della valutazione e dell’approvazione delle attrezzature è valido anche per quelle specifiche, che non sono omologate secondo le normative comunitarie, ma sono oggetto di progettazioni e realizzazioni, mirate a soddisfare le esigenze particolari. in questo settore, un posto di rilievo occupano i veicoli degli operatori della sicurezza, dotati tutti di dispositivi e di equipaggiamenti aggiuntivi, destinati a soddisfare le esigenze di servizio. il più diffuso è il dispositivo supplementare di allar-me (sirena), che è oggetto di omologazione e trova disciplina d’impiego nell’articolo 177 del codice della strada. Tale dispositivo può essere utilizzato solo per urgenti esigenze di servizio e solo su veicoli dotati di dispositivo lampeggiante a luce blu. Senza questo dispositivo, il veicolo non potrà avere installato a bordo il dispositivo acustico, né utilizzarlo. Le ragioni di tale preclusione stanno nella necessità di consentire ai non udenti di vedere il veicolo di servizio.

Spesse volte, sui veicoli, anche di serie, sono poi installati altri di-spositivi o attrezzature, mirate a soddisfare esigenze operative. Questi dispositivi devono soddisfare le esigenze di tutela, oggetto di normative generali, come le rifiniture interne, la cui disciplina impedisce di instal-lare parti metalliche nell’area di possibile proiezione del corpo dei tra-sportati, in caso di incidente. Pertanto, anche le attrezzature speciali devono soddisfare i requisiti minimi di sicurezza, che non sono nella disponibilità di alcuno.

I DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE

- Disciplina generale- Definizione: articolo 74: “1. Si intende per dispositivo di protezione individuale, di seguito deno-

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

minato “DPI”, qualsiasi attrezzatura destinata ad essere indossata e tenuta dal lavoratore allo scopo di proteggerlo contro uno o più rischi suscettibili di minacciarne la sicurezza o la salute durante il lavoro, nonchè ogni complemento o accessorio destinato a tale scopo.

2. Non costituiscono DPI: a) gli indumenti di lavoro ordinari e le uniformi non specificamente de-

stinati a proteggere la sicurezza e la salute del lavoratore; b) le attrezzature dei servizi di soccorso e di salvataggio; c) le attrezzature di protezione individuale delle forze armate, delle for-

ze di polizia e del personale del servizio per il mantenimento dell’or-dine pubblico;

d) le attrezzature di protezione individuale proprie dei mezzi di trasporto; e) i materiali sportivi quando utilizzati a fini specificamente sportivi e non

per attività lavorative; f) i materiali per l’autodifesa o per la dissuasione; g) gli apparecchi portatili per individuare e segnalare rischi e fattori nocivi.”- Requisiti: articolo 76: “1. I DPI devono essere conformi alle norme di cui al decreto legislativo 4

dicembre 1992, n. 475, e sue successive modificazioni. 2. I DPI di cui al comma 1 devono inoltre: a) essere adeguati ai rischi da prevenire, senza comportare di per sè un

rischio maggiore; b) essere adeguati alle condizioni esistenti sul luogo di lavoro; c) tenere conto delle esigenze ergonomiche o di salute del lavoratore; d) poter essere adattati all’utilizzatore secondo le sue necessità. 3. In caso di rischi multipli che richiedono l’uso simultaneo di più DPI,

questi devono essere tra loro compatibili e tali da mantenere, anche nell’uso simultaneo, la propria efficacia nei confronti del rischio e dei rischi corrispondenti”.

Nota: I criteri per la individuazione dei Dispositivi di Protezione sono fissati dal decreto del Ministro del Lavoro del 2 maggio 2001, che così recita:“Articolo 1:1. Sono approvati i criteri per l’individuazione e l’uso di DPI relativi: a) alla protezione dell’udito, come riportati nell’allegato del presente de-

creto

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

b) alla protezione delle vie respiratorie, come riportati nell’allegato 2 del presente decreto;

c) alla protezione degli occhi:i) filtri per saldatura e tecniche connesseii) filtri per radiazioni ultravioletteiii) filtri per radiazioni infrarosse, come riportati nell’allegato 3 del presen-

te decretod) indumenti protettivi da agenti chimici, come riportati nell’allegato 4

del presente decreto.Articolo 2: 1. I criteri per l’individuazione e l’uso di DPI, diversi da quelli approvati al

precedente art. 1, devono garantire un livello di sicurezza equivalente.”

- Normative specifiche per gli operatori della sicurezzaAnche per i dispositivi di Protezione individuale, vale quanto detto

per le attrezzature. Gli operatori della sicurezza, negli impieghi che mettono a rischio quelle tutele oggetto di disciplina generale, qualora non facciano uso dispositivi di protezione, oggetto di disciplina gene-rale, devono utilizzarne altri che diano almeno le stesse garanzie. in tal caso, questi dispositivi specifici sono oggetto di validazione inter-na e responsabilizzano gli enti e gli uffici che provvedono ad autoriz-zarne l’impiego, sempre a seguito di informazione ed i formazione. Esempio significativo della disciplina d’impiego sono gli articoli 5 e 7 del D.P.C.M. del 28 novembre 2011, “regolamento adottato ai sen-si dell’articolo 3, comma 2 del d.Lgs. 81/2008” per il dipartimento della Protezione civile:

Articolo 5: Formazione, informazione ed addestramento.1. Al Datore di lavoro incombe l’obbligo di formazione, informazione ed

addestramento sul corretto utilizzo dei dispositivi di protezione indi-viduale, nonchè il controllo della loro conformità. Incombe inoltre al Datore di lavoro l’accertamento dell’idoneità del personale abilitato all’uso ed alla conduzione degli automezzi di servizio del Dipartimento della protezione civile.

2. In sede di prima applicazione, entro 90 giorni dalla predisposizione delle procedure di cui all’articolo 8, comma 2 del presente regolamen-to, con decreto del Capo del Dipartimento della protezione civile viene

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

definito un piano di formazione, informazione ed addestramento del personale sul corretto utilizzo dei dispositivi di protezione individuale”.

Articolo 7: Vestiario, strumenti e attrezzature di lavoro, dispositivi di protezione individuali. “1. I dispositivi di protezione individuali, sono forniti dal Datore di lavo-

ro ed utilizzati in ragione della specifica tipologia di rischio, ai sensi dell’articolo 18, comma 1, lett. d) del decreto legislativo 9 aprile 2008 n. 81 e successive modificazioni ed integrazioni, e l’acquisizione dei medesimi può avvenire anche sulla base di speciali capitolati d’opera. Il Dipartimento della protezione civile si può avvalere della specifica competenza degli organi tecnici di controllo, aventi compiti in materia di tutela della sicurezza e salute nei luoghi di lavoro, per le attività di accertamento e controllo tecnico dei dispositivi in questione.

2. Al personale del Dipartimento della protezione civile è fatto obbligo di utilizzare i dispositivi di protezione individuali forniti dal Datore di lavoro in ragione della specifica tipologia di rischio. In caso di eventi di cui all’articolo 2 della legge 24 febbraio 1992, n.

225 e all’articolo 5-bis, comma 5 del decreto-legge 7 settembre 2001, n. 343, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 novembre 2001, n. 401, caratterizzati dal manifestarsi di scenari di rischio non prevedibili e dalle conseguenze non preventivamente valutabili e, quindi, in ragione di ciò non oggetto di specifiche iniziative ai sensi dell’articolo 4, comma 2 e ai fini del comma 3 del medesimo articolo 4 del presente regolamento, si continuano a ritenere idonei i dispositivi di protezione individuali forniti dal Datore di lavoro e già in uso in ragione della specifica tipologia di rischio”.

o) L’individuazione delle Aree Operative e Riservate

La definizione delle aree riservate e di quelle operative costituisce un adempimento preliminare alla redazione del Documento di Valutazione di Rischio, perché esse sono quelle che più di ogni altro presentano quelle “effettive particolari esigenze connesse al servizio e alle peculiarità organizzative ed operative”. Pertanto, sulle stesse e per le stesse cam-biano i riferimenti per la determinazione concreta delle misure generali e delle misure speciali, da adottare per superare i fattori di rischio che esse presentano. non a caso, queste aree anche prima delle modifiche

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

apportate dal d.Lgs. 106/2009, erano escluse dalla vigilanza generale sull’applicazione della legislazione dedicata alla sicurezza sul lavoro, compito affidato ai Servizi Sanitari interni alle singole Strutture (art. 13, comma 3).

Per le forze Armate la disciplina analitica delle aree operative è affi-data all’art. 259 del nuovo ordinamento militare. Questa norma elenca in maniera chiara quali siano i luoghi, le strutture e le attività che, rien-tranti in tale definizione e sono assoggettate alla vigilanza esclusiva dei soggetti indicati all’articolo 13 del d.Lgs. 81/2008. Esse sono escluse dalla potestà di vigilanza sull’applicazione della legislazione dedicata alla tutela della salute e alla sicurezza sul lavoro, da parte degli organi-smi aventi competenza generale, come disciplinata dall’articolo 13, del d.Lgs.81/2008.

“1. La vigilanza sull’applicazione della legislazione in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro è svolta:- dalla azienda sanitaria locale competente per territorio e, per quanto

di specifica competenza, dal Corpo nazionale dei vigili del fuoco, non-chè per il settore minerario, fino all’effettiva attuazione del trasferi-mento di competenze da adottarsi ai sensi del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, e successive modificazioni:

- dal Ministero dello sviluppo economico, e per le industrie estrattive di seconda categoria e le acque minerali e termali dalle regioni e provin-ce autonome di Trento e di Bolzano. Le province autonome di Trento e di Bolzano provvedono alle finalità del presente articolo, nell’ambito delle proprie competenze, secondo quanto previsto dai rispettivi ordi-namenti.”-1-bis. Nei luoghi di lavoro delle Forze armate, delle Forze di polizia

e dei vigili del fuoco la vigilanza sulla applicazione della legislazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro è svolta esclusivamente dai servizi sanitari e tecnici istituiti presso le predette amministrazioni.

L’aggiunta del comma 1-bis, allinea perfettamente tale disciplina di competenza generale (commi 1 e 2), con quella delle aree riservate ed operative, di cui al comma 3. Va ricordato, in merito, che la quasi totalità dei luoghi di lavoro delle forze Armate e delle forze di Polizia costituiscono aree operative e riservate. Per le forze armate è difficile ipotizzare un luogo di lavoro che non si configuri come area operativa. Più complessa é la realtà delle forze di Polizia e dei Vigili del fuoco,

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

chiamati ad operare sul territorio e quasi sempre in scenari che vedono la presenza di altre persone o di altre attività. in queste ipotesi, il luo-go di lavoro, sebbene non identificabile a priori come area operativa o riservata, non può essere riportato nella disciplina generale e la tutela della salute e la sicurezza degli operatori sono affidate non a condizioni strutturali, di dotazione, gestionali o organizzative, bensì ai ProTocoL-Li oPErATiVi, adottati ai sensi dell’articolo 2 del d.Lgs. 81/2008, che rappresentano lo strumento tipico delle forze Armate, delle forze di Polizia e che compendiano tutte le definizioni previste, come:

Norma tecnica, linea guida e buone prassi.

L’adozione di protocolli operativi, che guidano al corretto agire, è un atto dovuto perché indispensabile a tutelare la sicurezza e la salute degli operatori e a garantire efficacia agli interventi. Le attività non co-dificate sono lasciate alla libera determinazione dei singoli e, perciò, di sicuro poco professionali e di molto dubbia efficacia.

inoltre, solo l’adozione di protocolli operativi consente la vigilanza, che si materializza con la verifica dell’osservanza delle misure gene-rali e di quelle speciali previste, rispettivamente, dalla legislazione ge-nerale e dalla regolamentazione circa le “effettive particolari esigenze connesse al servizio e alle peculiarità organizzative”. La doverosità dei protocolli operativi o linee guida e delle corrette procedure di utilizzo di apparecchiature, di materiali pericolosi, la preparazione dei modelli formativi ed addestrativi e quelli di accesso e di utilizzo di strutture riservate, è un punto delicatissimo. Senza adeguata attenzione alle ra-gioni che avevano portato il legislatore a prevedere queste esclusioni della vigilanza esterna, si corre il rischio di considerare la deroga come esclusione dall’obbligo di osservare la legge. in realtà, il legislatore non ha voluto, né poteva, escludere le forze Armate, le forze di Polizia e gli altri organismi dedicati alla sicurezza pubblica o al soccorso, dall’ob-bligo di osservare le regole a tutela della salute e della sicurezza sul lavoro. Ha voluto solo riconoscere a tutti questi organismi, per meglio operare nell’interesse pubblico, la possibilità di determinarsi le misure e le modalità più appropriate.

La vigilanza, pertanto, posta in capo agli organi ed ai funzionari di cui al comma 3, dell’articolo 13, presuppone:

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

- la individuazione delle aree riservate ed operative;- l’adozione di protocolli operativi, di linee guide, di buone prassi, di

ordinanze o di altro strumento dispositivo, destinati a disciplinare come gli operatori devono agire nelle aree operative, sia quando agiscono per ragioni di servizio, sia quando lo fanno per formazione o per addestramento. Se le aree operative e quelle riservate, che interessano tutti i mo-

menti, i luoghi e i mezzi delle attività istituzionali, già escluse dalle regole generali, fossero prive anche di regole proprie, verrebbe violato il comma 1 dell’art. 3 del d.Lgs. 81/2008.

Il nulla non ha mai tutelato salute e sicurezza, né portato a profes-sionalità ed efficienza.

Secondo il comma 1 dell’art. 3, del d.Lgs 81/2008: “Il presente decreto legislativo si applica a tutti i settori di attività, privati e pubblici, e a tutte le tipologie di rischio.” non esiste perciò nessun luogo, né mo-mento lavorativo esclusi dall’obbligo di applicare la legislazione sulla sicurezza sul lavoro.

L’eccesso di aree operative e riservate, definite nella disciplina del-le regolamentazioni speciali emanate a seguito del d.Lgs. 626/1994, era dovuto alla necessità di escludere i locali, i mezzi e le attrezzature delle forze armate e delle forze di polizia dalla vigilanza degli organismi esterni, aventi competenza generale. Solo con il d.Lgs. 106 del 2009, infatti, si introduceva l’esclusione totale dalla vigilanza esterna (comma 1-bis art. 13), mentre in precedenza solo le aree operative e riservate ne erano escluse. Questa condizione dovrebbe portare ora a ridefinire le aree operative e le aree riservate, per eliminare quelle che, non aven-do specificità particolari, potrebbero essere meglio disciplinate dalla normative generali e restare comunque escluse dalla vigilanza esterna. Questa rivisitazione porterebbe ad alleggerire gli adempimenti imposti che, nel caso delle aree operative e riservate, determina innanzitutto l’obbligo di adozione di linee guida o di protocolli operativi di accesso e di utilizzo. il caso più urgente è quello dei veicoli stradali, che, nel caso delle forze di Polizia costituiscono lo strumento più presente negli infortuni. La guida dei veicoli stradali, infatti, costituisce di gran lunga la causa prima degli infortuni mortali e con lesione. Essi comprendono

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

tipologie diverse che andrebbero disciplinate, suddividendoli in quattro categorie:a) veicoli ordinari, che per l’impiego non subiscono modifiche alle carat-

teristiche costruttive e funzionali;b) veicoli ordinari, che per l’impiego subiscono modifiche alla caratte-

ristiche costruttive e funzionali o di equipaggiamento, tali da non identificare un veicolo diverso da quello originario;

c) veicoli ordinari dotati di equipaggiamenti speciali tali da modificarne sostanzialmente le caratteristiche costruttive funzionali originarie;

d) veicoli speciali costruiti solo per le forze armate o per le forze di polizia, la cui circolazione sulle strade costituisce momento di puro trasferimento per l’impiego.di queste tipologie dovrebbero costituire aree operative e riservate

solo le ipotesi c) e d), per le quali si impone l’adozione di linee guida per l’impiego, come condizione ineludibile di salvaguardia della sicu-rezza e di efficienza funzionale.

La definizione di area operativa e riservata sottrae alla disciplina ordinaria della circolazione stradale l’impiego di tali veicoli e solo le linee guida costituiranno la fonte normativa per la corretta gestione, che comprende l’equipaggiamento, l’accesso, l’impiego, le modalità di guida, le limitazioni e le prescrizioni di sicurezza.

Per i veicoli di cui alla tipologia b) caratterizzati da interventi non strutturali, ma che modificano gli assetti originari, con equipaggiamenti aggiuntivi, che comportano modalità di guida adeguate alla realtà acqui-sita, si rendono necessarie ed utili linee guida operative che informano sui rischi aggiuntivi, rispetto al veicolo originario. i veicoli di cui al punto a), che non subiscono alcuna modificazione, né costruttiva, né di equi-paggiamento e che vengono utilizzati per finalità che non comportano alcuna variante rispetto alla circolazione ordinaria, non si richiedono adempimenti aggiuntivi.

o1) Le fonti che individuano le aree operative e riservate

- per le forze ArmateArt. 259, d.P.r - 90/2010 - individuazione delle aree riservate, ope-

rative o che presentano analoghe esigenze:

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

“1. Ai fini dell’attività di vigilanza di cui all’articolo 260, si intendono per aree riservate, operative o che presentano analoghe esigenze i mez-zi, le infrastrutture e i luoghi destinati ai compiti istituzionali delle Forze armate, nonchè le attività in essi espletate o comunque connesse, quali, fra l’altro: a) l’impiego della forza militare e il relativo addestramento in territorio

nazionale e all’estero; b) la gestione delle informazioni, riguardanti la funzionalità dell’intera

struttura militare e i mezzi, sistemi e apparecchiature per la elabora-zione o la trasmissione di dati e informazioni sensibili o classificate, apparecchiature elettriche ed elettroniche di armamento ovvero siste-mi di guerra elettronica;

c) le strutture e infrastrutture, i mezzi terrestri e navali e gli aeromobili in cui sono gestite o custodite le informazioni o ubicati i sistemi e appa-recchiature di cui alla lettera b) ovvero trattate le materie di carattere militare o, comunque, concernenti l’efficienza dello strumento militare per le quali, nell’interesse della sicurezza nazionale, è ritenuta vietata la divulgazione di notizie, ai sensi delle vigenti norme unificate per la protezione e la tutela delle informazioni classificate e la tutela del se-greto di Stato, di cui ai decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri 3 febbraio 2006, 8 aprile 2008 e 12 giugno 2009;

d) le strutture, aree e mezzi in uso, ancorchè temporaneamente, all’Ar-ma dei carabinieri per l’esercizio dei compiti concernenti l’ordine e la sicurezza pubblica ovvero di contrasto alla criminalità e quelle in uso al Corpo delle capitanerie di porto per l’esercizio dei compiti d’istituto;

e) i locali in cui sono detenuti o trattati atti e documenti comunque sot-tratti all’accesso, a norma dell’articolo 24 della legge 7 agosto 1990, n. 241;

f) le aree, infrastrutture e opere destinate alla difesa militare, come in-dividuate all’articolo 233 del codice, nonchè le aree, infrastrutture e installazioni addestrative speciali, quali i poligoni di tiro e le palestre addestrative;

g) l’impiego, la custodia e la manutenzione di equipaggiamenti speciali, armi, munizioni, sistemi d’arma, materiali di armamento, mezzi militari operativi, quali unità navali, aeromobili, mezzi armati e di trasporto e relativo supporto logistico.

2. Gli immobili o le aree di pertinenza dell’Amministrazione della difesa,

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

nonchè le strutture e aree in uso, ancorchè temporaneamente, all’Ar-ma dei carabinieri per l’esercizio dei compiti concernenti l’ordine e la sicurezza pubblica ovvero di contrasto alla criminalità e quelle in uso al Corpo delle capitanerie di porto per l’esercizio dei compiti d’istituto, ove sono svolte le attività o ubicati uno o più luoghi di lavoro di cui al comma 1, assumono unitariamente identica classifica e sono assog-gettati al medesimo regime di vigilanza”.

- per le Forze di Polizia

Le aree riservate ed operative per le Forze di Polizia sono individuate con gli stessi decreti che hanno definito le effettive particolari esigenze connesse al servizio o alle peculiarità organizzative:

In particolare:- per la Polizia di Stato, secondo il D.M. 15 aprile 1997, costituiscono

aree operative, riservate e con esigenze analoghe:

a) gli edifici per i quali il Ministero della Difesa ha rilasciato la dichiarazio-ne di “opera destinata alla difesa militare” ai sensi dell’art. 81 del D.P.R. 24 luglio 1977 n. 616, o nei quali si svolge attività coperta da classifica di segretezza; i centri radio e telecomunicazioni e gli uffici cifra, le strut-ture ospitanti gli uffici di Gabinetto del Ministero e delle Prefetture, le sale operative della Protezione Civile, i locali in cui si trattano gli affari concernenti l’ordine e la sicurezza pubblica, si riuniscono i comitati rela-tivi alla materia, quelli utilizzati dagli Uffici con compiti di contrasto della criminalità, dagli uffici che detengono o trattano atti sottratti all’accesso a norma dell’art. 24 della legge 7 agosto 1990, n. 241, dagli Uffici ove vengono svolte attività di formazione o aggiornamento del personale da impiegare in attività istituzionali di carattere riservato;

b) le sedi delle Questure, dei Commissariati di Pubblica Sicurezza e del-le altre strutture della Polizia di Stato; i mezzi e le istallazioni fisse o mobili utilizzate dalla Polizia di Stato per i suoi compiti operativi e addestrativi, ancorché collocati o impiegati in luoghi non pertinenti all’Amministrazione della Pubblica Sicurezza; le sedi delle altre artico-lazioni centrali e periferiche del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, i relativi mezzi ed installazioni;

c) i luoghi di lavoro, dove il personale, permanente e volontario, del Corpo

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

Nazionale dei Vigili del Fuoco svolge la propria attività di servizio, per-mane durante il servizio o si addestra (sedi operative ed addestrative) utilizzando impianti, mezzi e attrezzature finalizzati all’attuazione dei servizi di soccorso e di salvataggio, nonché quelle aree dove vengono svolte attività di analisi, ricerca, laboratorio e collaudi connessi al sevi-zio di soccorso e prevenzione.

2. Ai fini dell’applicazione del presente decreto gli immobili o comprensori di pertinenza dell’Amministrazione dell’Interno, ove sono ubicati uno o più luoghi di lavoro tra quelli sopra elencati, assumono unitariamente, identica classifica e sono assoggettati al medesimo regime di vigilanza.Art. 2

1. La vigilanza e la sorveglianza sul rispetto delle norme di legge nelle aree operative, riservate o che presentino analoghe esigenze indicate negli articoli precedenti, viene effettuata dal personale amministrati-vo, sanitario e tecnico dell’Amministrazione dell’Interno appositamen-te incaricato.

2. L’esatta ubicazione delle aree e dei locali di cui ai precedenti articoli e dei restanti ambienti ordinari di lavoro è portata a conoscenza dei competenti organi di vigilanza con apposite comunicazioni dei datori di lavoro centrali e periferici.(Il comma 1-bis all’art. 13 ha sottratto alla competenza degli Organi-

smi generali, deputati a tale funzione, la vigilanza sulle aree e sui locali in disponibilità delle forze armate e delle forze di polizia).

CIRCOLARE ESPLICATIVA N. 559/LEG/503.031.627-ter del 10 giungo 1997

oGGETTo: Decreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626.Decreto interministeriale di individuazione delle aree riservate ed

operative. Attività di vigilanza

...omiSSiS...

Si fa seguito a circolare pari numero del 28 novembre 1996 e alle istruzioni applicative diramate a cura della Direzione Centrale di Sanità, per comunicare che con l’allegato decreto del 15 aprile 1997, adottato dal Ministro dell’Interno, di concerto con il Ministro del Lavoro e dalla

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

Previdenza Sociale e con il Ministro della Sanità, sono state individuate le aree pertinenti agli Uffici Centrali e periferici dell’Amministrazione dell’In-terno, relativamente alle quali i compiti di vigilanza inerenti alla sicurezza del luogo di lavoro sono svolti dal Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, per la parte di competenza, e “dai servizi sanitari e tecnici” istituiti per la Polizia di Stato, secondo quanto prevede l’art. 23, comma 4, del Decreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626.

In adesione alla giurisprudenza costituzionale in materia, ancorché riferita ad altra amministrazione, (Corte Cost. n. 176/1996), è da ritenere che la competenza in parola abbia carattere esclusivo per quanto concer-ne il personale della Polizia di Stato e le aree riservate ed operative degli uffici, istituti e reparti di questa Amministrazione, determinate ai sensi dell’unito decreto interministeriale.

A questo proposito, si fa presente che le SS.LL. dovranno tempestiva-mente individuare i locali (località, via numero civico, ecc.) che rientrano nelle tipologie indicate dal decreto e darne comunicazione alle Aziende Sanitarie Locali ed ai competenti Ispettorati del lavoro, a norma dell’art. 2, comma 2, del predetto decreto, al fine di consentire a detti organi di meglio programmare la propria attività escludendo le aree in questione.

Con l’occasione si conferma la competenza dei sanitari della Polizia di Stato a svolgere le attività di sorveglianza sanitaria riconosciute dall’or-dinamento per il solo personale della stessa Polizia di Stato, nonché evidentemente, le altre attività di medico competente per i locali e le aree di pertinenza degli uffici centrali e periferici dell’Amministrazione, ad esclusione delle attività di sorveglianza sanitaria per il personale non appartenente alla Polizia di Stato.

Al fine di adempiere compiutamente ai compiti indicati dalla legge, si precisa che le attività di vigilanza saranno svolte dal personale sanitario e tecnico della Polizia di Stato appartenente all’Ufficio Centrale Ispettivo e alle sue articolazioni periferiche che saranno a tal fine adeguatamente potenziate.

Fino al completamento di tali strutture, concorreranno a svolgere i predetti compiti i sanitari ed il personale tecnico della Polizia di Stato specificamente designati in relazione alle esigenze.

In relazione al disposto del citato art. 23 del D.Lgs. n. 626/1994, dell’art. 2 dell’unito decreto interministeriale, e dell’art. 5, ultimo comma, del decreto ministeriale 29 ottobre 1996, si precisa che l’attività di vigi-

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

lanza sarà svolta, a richiesta dei competenti servizi ispettivi e secondo le modalità da concordarsi con l’Ufficio Centrale Ispettivo, anche per le aree riservate, operative e addestrative degli altri Uffici Centrali e periferici del Ministero dell’Interno, comprese le Prefetture e le strutture del Corpo nazionale dei vigili del fuoco. Si unisce a tal proposito, e per ogni altra utile indicazione, la circolare n. M/291416 della Direzione Generale per l’Amministrazione Generale e per gli Affari del personale, con la docu-mentazione allegata.

Al fine di perfezionare con ogni possibile cura la gestione della sicurez-za nei luoghi di lavoro, le SS.LL sono pregate di comunicare tempestiva-mente alla Direzione Centrale dei Servizi Tecnici - Logistici, alla Direzione Centrale di Sanità, e all’Ufficio Centrale Ispettivo, le sedi di servizio per le quali si è già proceduto e via via si procede alla costituzione del servizio di prevenzione e protezione, e alla individuazione del responsabile, non-ché alla elaborazione del documento per la sicurezza, di cui all’art. 4 del D.Lgs. n. 626/1994.

A tal proposito si precisa che, nelle more del perfezionamento degli strumenti di contrattazione collettiva, con particolare riferimento all’ “ac-cordo quadro” per il personale della Polizia di Stato, le attività inerenti alla sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro potranno essere svolte anche se non si è proceduto alla elezione del “rappresentante per la sicurezza”. Le relative funzioni potranno essere svolte dalle segreterie provinciali delle organizzazioni sindacali più rappresentative sul piano na-zionale, ove costituite.

Gli eventuali accessi o visite negli ambienti di lavoro, preventivamente notificate al Capo dell’Ufficio, reparto o istituto, saranno comunque svolte nel rispetto delle esigenze di servizio e con le limitazioni previste dalle vigenti disposizioni.

IL CAPO DELLA POLIZIA

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

per il Corpo ForestaleArt. 2 D.M. 6 febbraio 2001, n. 110

Aree operative, riservate e con esigenze analoghe1. Ai fini dell’applicazione dell’articolo 10, comma 4, del decreto legislati-

vo 19 marzo 1996, n. 242, per l’Amministrazione forestale si conside-rano aree operative, riservate e con esigenze analoghe:

a) gli edifici per i quali il Ministero della difesa ha rilasciato la dichiara-zione di “opera destinata alla difesa militare”, ai sensi dell’articolo 81 del decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1977, n. 616, o nei quali si svolge attività coperta da classifica di segretezza; i centri radio e telecomunicazioni e gli uffici cifra; le strutture ospitanti uffici del capo del Corpo forestale dello Stato; le sale operative e le altre strutture destinate all’espletamento di attività di protezione civile e pubblico soccorso, servizio antincendi boschivo, servizio Meteomont; i locali in cui si trattano gli affari concernenti le attività di polizia per l’ordine e la sicurezza pubblica, in concorso con le altre Forze di poli-zia ai sensi dell’articolo 16 della legge 1° aprile 1981, n. 121; i locali utilizzati dagli Uffici che detengono o trattano atti sottratti all’accesso a norma dell’articolo 24 della legge 7 agosto 1990, n. 241, dagli uffici ove vengono svolte attività di formazione o aggiornamento del perso-nale da impiegare in attività istituzionali a carattere riservato;

b) i mezzi e le installazioni fisse o mobili utilizzate dal Corpo forestale del-lo Stato per i suoi compiti operativi e addestrativi, ancorché collocati o impiegati in luoghi non pertinenti all’amministrazione forestale.

p) La Nomina del RSPP

La nomina del responsabile del Servizio di Prevenzione e di Prote-zione è uno degli adempimenti del datore di Lavoro, non delegabili.

Definizione:secondo l’art. 2, del D.Lgs. 81/2008

f) “responsabile del servizio di prevenzione e protezione”: persona in possesso delle capacità e dei requisiti professionali di cui all’artico-lo 32 designata dal datore di lavoro, a cui risponde, per coordinare il servizio di prevenzione e protezione dai rischi;

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

g) “addetto al servizio di prevenzione e protezione”: persona in posses-so delle capacità e dei requisiti professionali di cui all’articolo 32, facente parte del servizio di cui alla lettera l);

L’art. 32 della stessa norma definisce i requisiti professionali

Art. 32. Capacità e requisiti professionali degli addetti e dei responsa-bili dei servizi di prevenzione e protezione interni ed esterni 1. Le capacità ed i requisiti professionali dei responsabili e degli addetti

ai servizi di prevenzione e protezione interni o esterni devono essere adeguati alla natura dei rischi presenti sul luogo di lavoro e relativi alle attività lavorative.

2. Per lo svolgimento delle funzioni da parte dei soggetti di cui al comma 1, è necessario essere in possesso di un titolo di studio non inferiore al diploma di istruzione secondaria superiore nonchè di un attestato di frequenza, con verifica dell’apprendimento, a specifici corsi di for-mazione adeguati alla natura dei rischi presenti sul luogo di lavoro e relativi alle attività lavorative. Per lo svolgimento della funzione di responsabile del servizio prevenzione e protezione, oltre ai requisiti di cui al precedente periodo, è necessario possedere un attestato di fre-quenza, con verifica dell’apprendimento, a specifici corsi di formazio-ne in materia di prevenzione e protezione dei rischi, anche di natura ergonomica e da stress lavoro-correlato di cui all’articolo 28, comma 1, di organizzazione e gestione delle attività tecnico amministrative e di tecniche di comunicazione in azienda e di relazioni sindacali. I corsi di cui ai periodi precedenti devono rispettare in ogni caso quanto pre-visto dall’accordo sancito il 26 gennaio 2006 in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autono-me di Trento e di Bolzano, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 37 del 14 febbraio 2006, e successive modificazioni.

3. Possono altresì svolgere le funzioni di responsabile o addetto coloro che, pur non essendo in possesso del titolo di studio di cui al comma 2, dimostrino di aver svolto una delle funzioni richiamate, professio-nalmente o alle dipendenze di un datore di lavoro, almeno da sei mesi alla data del 13 agosto 2003 previo svolgimento dei corsi secondo quanto previsto dall’accordo di cui al comma 2.

4. I corsi di formazione di cui al comma 2 sono organizzati dalle regioni

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e dalle province autonome di Trento e di Bolzano, dalle università, dall’ISPESL, dall’INAIL, o dall’IPSEMA per la parte di relativa compe-tenza, dal Corpo nazionale dei vigili del fuoco dall’amministrazione della Difesa, dalla Scuola superiore della pubblica amministrazione e dalle altre Scuole superiori delle singole amministrazioni, dalle asso-ciazioni sindacali dei datori di lavoro o dei lavoratori o dagli organismi paritetici, nonchè dai soggetti di cui al punto 4 dell’accordo di cui al comma 2 nel rispetto dei limiti e delle specifiche modalità ivi previste. Ulteriori soggetti formatori possono essere individuati in sede di Con-ferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano.

5. Coloro che sono in possesso di laurea in una delle seguenti classi: L7, L8, L9, L17, L23, e della laurea magistrale LM26 di cui al decreto del Ministro dell’università e della ricerca in data 16 marzo 2007, pubblica-to nel S.O. alla Gazzetta Ufficiale n. 155 del 6 luglio 2007, o nelle classi 8, 9, 10, 4, di cui al decreto del Ministro dell’università e della ricerca scientifica e tecnologica in data 4 agosto 2000, pubblicato nel S.O. alla Gazzetta Ufficiale n. 245 del 19 ottobre 2000, ovvero nella classe 4 di cui al decreto del Ministro dell’università e della ricerca scientifica e tecnologica in data 2 aprile 2001, pubblicato nel S.O. alla Gazzet-ta Ufficiale n. 128 del 5 giugno 2001, ovvero di altre lauree e lauree magistrali riconosciute corrispondenti ai sensi della normativa vigente con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, su parere conforme del Consiglio universitario nazionale ai sensi della normativa vigente, sono esonerati dalla frequenza ai corsi di formazione di cui al comma 2, primo periodo. Ulteriori titoli di studio possono essere individuati in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano.

5-bis. In tutti i casi di formazione e aggiornamento, previsti dal presente decreto legislativo, in cui i contenuti dei percorsi formativi si sovrap-pongano, in tutto o in parte, a quelli previsti per il responsabile e per gli addetti del servizio prevenzione e protezione, è riconosciuto credito formativo per la durata ed i contenuti della formazione e dell’aggiorna-mento corrispondenti erogati. Le modalità di riconoscimento del credi-to formativo e i modelli per mezzo dei quali è documentata l’avvenuta formazione sono individuati dalla Conferenza permanente per i rap-porti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bol-

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zano, sentita la Commissione consultiva permanente di cui all’articolo 6. Gli istituti di istruzione e universitari provvedono a rilasciare agli allievi equiparati ai lavoratori, ai sensi dell’articolo 2, comma 1, lettera a), e dell’articolo 37, comma 1, lettere a) e b), del presente decreto, gli attestati di avvenuta formazione sulla salute e sicurezza sul lavoro.

6. I responsabili e gli addetti dei servizi di prevenzione e protezione sono tenuti a frequentare corsi di aggiornamento secondo gli indiriz-zi definiti nell’accordo Stato-regioni di cui al comma 2. È fatto salvo quanto previsto dall’articolo 34. (*)

7. Le competenze acquisite a seguito dello svolgimento delle attività di formazione di cui al presente articolo nei confronti dei componenti del servizio interno sono registrate nel libretto formativo del cittadino di cui all’articolo 2, comma 1, lettera i), del decreto legislativo 10 set-tembre 2003, n. 276, e successive modificazioni, se concretamente disponibile in quanto attivato nel rispetto delle vigenti disposizioni.

8. Negli istituti di istruzione, di formazione professionale e universitari e nelle istituzioni dell’alta formazione artistica e coreutica, il datore di lavoro che non opta per lo svolgimento diretto dei compiti propri del servizio di prevenzione e protezione dei rischi designa il responsabile del servizio di prevenzione e protezione, individuandolo tra:

a) il personale interno all’unità scolastica in possesso dei requisiti di cui al presente articolo che si dichiari a tal fine disponibile;

b) il personale interno ad una unità scolastica in possesso dei requisiti di cui al presente articolo che si dichiari disponibile ad operare in una pluralità di istituti.

9. In assenza di personale di cui alle lettere a) e b) del comma 8, gruppi di istituti possono avvalersi in maniera comune dell’opera di un unico esperto esterno, tramite stipula di apposita convenzione, in via priori-taria con gli enti locali proprietari degli edifici scolastici e, in via subor-dinata, con enti o istituti specializzati in materia di salute e sicurezza sul lavoro o con altro esperto esterno libero professionista.

10. Nei casi di cui al comma 8 il datore di lavoro che si avvale di un esperto esterno per ricoprire l’incarico di responsabile del servizio deve comunque organizzare un servizio di prevenzione e protezione con un adeguato numero di addetti.

(*) Vedasi accordo Stato-Regioni del 21 dicembre 2011.

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

Infine, secondo l’art. 34, il Datore di Lavoro può ricoprire il ruolo di rSPP nei casi seguenti:· industrie e imprese artigiane che non superino i 30 dipendenti;· aziende agricole e/o zootecniche fino a10 dipendenti;· imprese ittiche che non superino i 20 impiegati;· tutte le altre non catalogabili come sopra che abbiano in organico

fino a un massimo di 20 dipendenti.in tutte le altre ipotesi, il datore di lavoro deve nominare un rSPP fra

i suoi dipendenti oppure affidarsi a un consulente esterno. in ogni caso, egli deve essere debitamente formato ed avere i requisiti analiticamen-te indicati dall’art. 32. contrariamente a quanto la definizione possa far pensare, il Responsabile del Servizio di Prevenzione e di Protezione, non è il responsabile delle eventuali violazioni alle prescrizioni impo-ste. il regime sanzionatorio del d.Lgs 81/2008, che elenca in maniera analitica le possibili ipotesi di violazione per tutte le figure giuridiche, come datore di Lavoro, dirigente, Preposto, Lavoratore, medico compe-tente, non prevede alcuna violazione per il rSPP. Questa figura potrebbe essere chiamata a rispondere a titolo di concorso con altri soggetti nel caso di omissioni che abbiano determinato lesioni o la morte di un lavo-ratore, riconducibili a carenze del Sistema, ma non ha alcuna violazione specifica per le singole prescrizioni del decreto legislativo 81. Questa realtà dimostra che il rSPP più che responsabile è l’esperto che deve collaborare con il datore di Lavoro e con i dirigenti delegati ad elabora-re e a rendere effettivo il modello di organizzazione e di Gestione della sicurezza. Per queste ragioni, l’art. 33 indica i compiti del Servizio cui è preposto, quale esperto nella rilevazione di fattori di rischio e nella indi-viduazione delle misure generali e delle misure speciali, da approntare perché i rischi siano eliminati o ridotti a livelli compatibili con la tutela della salute e con la sicurezza sul lavoro dei lavoratori

q) Il Servizio di Prevenzione

Art. 33 - compiti del servizio di prevenzione e protezione “1. Il servizio di prevenzione e protezione dai rischi professionali provvede:a) all’individuazione dei fattori di rischio, alla valutazione dei rischi e

all’individuazione delle misure per la sicurezza e la salubrità degli am-bienti di lavoro, nel rispetto della normativa vigente sulla base della

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

specifica conoscenza dell’organizzazione aziendale; b) ad elaborare, per quanto di competenza, le misure preventive e protetti-

ve di cui all’articolo 28, comma 2, e i sistemi di controllo di tali misure; c) ad elaborare le procedure di sicurezza per le varie attività aziendali; d) a proporre i programmi di informazione e formazione dei lavoratori; e) a partecipare alle consultazioni in materia di tutela della salute e sicu-

rezza sul lavoro, nonchè alla riunione periodica di cui all’articolo 35; f) a fornire ai lavoratori le informazioni di cui all’articolo 36. 2. I componenti del servizio di prevenzione e protezione sono tenuti al

segreto in ordine ai processi lavorativi di cui vengono a conoscenza nell’esercizio delle funzioni di cui al presente decreto legislativo.

3. Il servizio di prevenzione e protezione è utilizzato dal datore di lavoro.”

nelle forze Armate e nelle forze di Polizia, che operano secondo regolamentazioni adottate ai sensi del comma 2, dell’art. 3, del d.Lgs 81/2008, non è pensabile che possa affidarsi all’esterno l’incarico di rSPP perché una figura esterna alla Struttura non potrà conoscere i fattori di rischio tipici, che la stessa presenta. La conoscenza delle effettive particolari esigenze connesse al servizio o alle peculiarità or-ganizzative è condizione imprescindibile per adempiere efficacemente all’incarico. Anche il percorso formativo, al quale dovrà essere avviato preventivamente il soggetto scelto per tale delicatissimo compito, do-vrebbe vedere il coinvolgimento della struttura, specialmente per quanto concerne la rilevazione dei fattori di rischio tipici. il percorso formativo del rSPP è suddiviso in tre moduli A, B e c, dedicati rispettivamente a:- modulo A: conoscenze normative del Sistema di Sicurezza;- modulo B: individuazione e rilevazione di fattori di rischio, sia quelli

generali previsti dalla normativa che quelli specifici, riferibili alle par-ticolarità della Struttura;

- modulo c: comunicazioni ed adempimenti.Affidare totalmente all’esterno la formazione del rSPP significa cor-

rere il rischio di avere figure professionali preparate alla generalità dei fattori di rischio, più che alla specificità, che è quella sicuramente più interessante, per costruire un modello organizzativo e Gestionale della Sicurezza efficiente, e farlo percepire e vivere come strumento di cresci-ta delle persone e della struttura e non come una serie di adempimenti fastidiosi e poco interessanti.

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

IL DIRIGENTE PER LA SICUREZZA SUL LAVORO

a) l’organigramma per la sicurezza sul lavoroLa nozione di dirigente, ai fine della sicurezza sul lavoro era già

presente nell’articolo 4 del d.P.r. 27 aprile 1955 n. 547 e nelle altre norme dedicate alla prevenzione da infortuni, come il d.P.r. 303/56 e il d.P.r. 164/56. con le stesse finalità di responsabilizzazione, veniva ri-proposta nel d.Lgs. n. 626/94 e, in ultimo, nel d.Lgs. n. 81/2008, lett. d) come: “persona che, in ragione delle competenze professionali e di poteri gerarchici e funzionali adeguati alla natura dell’incarico conferito-gli, attua le direttive del datore di lavoro organizzando l’attività lavorativa e vigilando su di essa”.

Secondo questa norma, il dirigente è il garante organizzativo della sicurezza del lavoro e, quindi, figura centrale dell’intero Sistema che, nell’ambito dell’obbligazione generale di sicurezza, ripartita tra diversi soggetti (datori di lavoro, dirigenti, preposti), anche senza formale in-carico, “attua le direttive del datore di lavoro organizzando l’attività lavorativa e vigilando su di essa”.

Ai fini delle responsabilità correlate all’incarico, va ricordato che l’art. 4 d.Lgs. 165/2001 (Testo unico sul pubblico impiego) ha, sancito che gli organi di governo della P.A. esercitano le funzioni di indirizzo po-litico-amministrativo, definendo gli obiettivi ed i programmi da attuare e di verifica della rispondenza dei risultati dell’attività amministrativa agli indirizzi impartiti, mentre i dirigenti adottano gli atti ed i provvedimenti amministrativi, compresi tutti gli atti che impegnano l’amministrazione verso l’esterno, e sono investiti della gestione finanziaria, tecnica e amministrativa, mediante autonomi poteri di spesa, di organizzazione delle risorse umane, strumentali e di controllo.

inoltre, per la disposizione generale di cui all’art. 2087 del codice civile, il datore di lavoro ha l’obbligo di adottare le misure di tutela dell’integrità fisica e della personalità morale dei lavoratori, oltre a quelle specifiche di natura antinfortunistica. Tale obbligo è esteso an-che al datore di lavoro pubblico, garante dell’incolumità fisica e della salvaguardia della personalità morale dei prestatori di lavoro. conse-guentemente, qualora egli non ottemperi ai previsti obblighi di tutela, l’evento lesivo generato dalla violazione di tali obblighi gli è imputato secondo il meccanismo previsto dall’art. 40, 2° comma c.p. (rapporto

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

di causalità. “nessuno può essere punito per un fatto preveduto dalla legge come reato, se l’evento dannoso o pericoloso, da cui dipende la esistenza del reato, non è conseguenza della sua azione od omissio-ne. Non impedire un evento, che si ha l’obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo.”

Gli obblighi previsti per il datore di Lavoro sono validi ed hanno gli stessi contenuti e le stesse responsabilità per il dirigente. Entrambi hanno l’obbligo di provvedere alle misure organizzative e tecniche, indi-spensabili alla tutela della salute e della sicurezza sul lavoro del perso-nale loro affidato. Hanno altresì l’obbligo di controllare e vigilare, in ma-niera assidua ed ininterrotta, che le norme antinfortunistiche vengano scrupolosamente osservate, al fine di proteggere il lavoratore persino da se stesso, ed anche contro la sua stessa volontà. (Cass., Sez. lav., n. 8267 del 1/9/1997, Rv. 507360, in Mass. giur. lav., 1997, 6, 818)

La responsabilità è correlata all’incarico svolto nell’organizzazione del lavoro, anche senza delega formale, come espressamente indicato dall’art. 299 dello stesso decreto legislativo.

Perché il dirigente assuma le responsabilità connesse a questa fi-gura non è necessario che abbia avuto incarichi specifichi di sicurezza, ma è sufficiente che abbia assunto funzioni organizzative del lavoro, es-sendo la sicurezza una componente ineludibile di qualunque processo lavorativo. in altre parole, nessun dirigente potrà sentirsi sollevato dalle responsabilità della sicurezza del personale che opera nei processi la-vorativi da lui organizzati e/o gestiti, perché della sicurezza se ne occu-pano altri. Questo principio, nel mondo del lavoro, è attinto dalle culture e dalla legislazioni militari, in quanto esprime esattamente lo stesso significato del disposto dell’art. 725, comma 2, lett f) dell’ordinamento militare “f) assicurare il rispetto delle norme di sicurezza e di prevenzione per salvaguardare l’integrità fisica dei dipendenti”.

La giurisprudenza della Corte di Cassazione ha affermato che “il tratto caratteristico della figura dirigenziale è rappresentato dall’esercizio di un potere ampiamente discrezionale che incide o sull’andamento dell’intera azienda ovvero che attiene ad autonomo settore produttivo della stessa azienda, non essendo richiesto come elemento necessario il fatto che il dirigente venga preposto ed abbia poteri decisionali in ordine all’intera

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

struttura aziendale” (Cass. Sez. Lav. 11.07.07 n. 15489). Per quanto concerne i poteri autonomi di decisione, la stessa Corte ha

sostenuto che “sia pure nell’osservanza delle direttive programmatiche ricevute dal datore di lavoro, ha comunque i poteri e quindi è in grado di imprimere un indirizzo ed un orientamento al governo complessivo dell’azienda e/o ad un suo ramo o settore autonomo, assumendo tutte le corrispondenti responsabilità di alto livello” (Cass. 2005 n. 19903). In ultimo, va rilevato che la figura del Dirigente “implica lo svolgimento di compiti coordinati e non già subordinati a quelli di altri dirigenti, di qual-siasi livello, i quali siano caratterizzati da significativa autonomia e poteri decisionali, che li differenzino qualitativamente da quelli affidati agli im-piegati direttivi” (Cass. Sez. Lavoro 19.07.07 n. 16015).

riguardo alla validità della legislazione generale, ai fini delle respon-sabilità nell’ambito delle forze Armate e delle forze di Polizia, la corte di cassazione Penale, Sez. iV, n. 7026 del 15/10/2002, rv. 223746, in cass. pen., 2004, 2347, riconosceva le responsabilità degli organi di vertice della Brigata ...(omissis)... per la morte, in esercitazione, di alcuni paracadutisti. La corte ha, ritenuto “configurata la colpa nell’a-dozione, da parte di quei vertici, senza studi preventivi e senza adeguata sperimentazione, di una tecnica di lancio incompatibile, per le sue carat-teristiche, con il materiale in uso alla brigata, in relazione alla necessità di tutelare la sicurezza dei paracadutisti stessi, specie di quelli meno esper-ti, essendo compito del giudice non il sindacare le scelte discrezionali della P.A. nella disciplina della sua organizzazione interna, ma quello di verificare se quelle scelte, qualora vengano in rilievo ai fini dell’inci-denza causale su fatti di reato, siano compatibili con una condotta che possa essere complessivamente considerata come irreprensibile sul piano della liceità penale”.

La massima è chiarissima nel riconoscere alla P.A. la discrezionalità delle scelte, non sindacabili, e la responsabilità se esse siano compa-tibili con “una condotta che possa essere complessivamente conside-rata come irreprensibile sul piano della liceità penale”.

Pertanto, senza ombra di dubbio, nel caso esaminato si ravvisa la responsabilità per omessa verifica preventiva della compatibilità ai fini della sicurezza, dei materiali già in uso, con una tecnica di lancio, anche per il personale meno esperto. Tutto ciò riporta immediatamente alla disciplina delle aree operative e riservate, che non sono escluse dalla

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legislazione generale, ma hanno proprie modalità di accesso, di approc-cio e di utilizzo, che devono essere stabilite nelle regolamentazioni sulle “effettive particolari esigenze”, trasferite concretamente nelle Linee guida, ed oggetto di informazione, di formazione e di addestra-mento.

b) Le norme dedicate alla figura del DirigenteSecondo il d.Lgs. 81/2008, art. 2, lett. b) è dirigente la “persona

che, in ragione delle competenze professionali e di poteri gerarchici e funzionali adeguati alla natura dell’incarico conferitogli, attua le direttive del Datore di Lavoro organizzando l’attività lavorativa e vigilando su di essa.”

La stessa norma, all’art. 299, dedicato all’Esercizio di fatto di poteri direttivi, prevede che:

“1. Le posizioni di garanzia relative ai soggetti di cui all’articolo 2, com-ma 1, lettere b), d) ed e), gravano altresì su colui il quale, pur sprovvisto di regolare investitura, eserciti in concreto i poteri giuridici riferiti a ciascuno dei soggetti ivi definiti.”

Esistono quindi due posizioni che identificano il dirigente per la sicu-rezza sul lavoro. una di natura formale (art. 2, lett. b), che fa riferimento ai poteri conferiti ed un’altra, riferita al principio di effettività (art. 299).

I Compiti del Dirigenteil dirigente esercita le funzioni delegate dal datore di Lavoro. La sua

figura non è necessariamente presente nel Sistema di Prevenzione, nel senso che laddove il datore di Lavoro non eserciti deleghe, si potrebbe verificare l’assenza della figura del dirigente. Tale condizione è pura-mente teorica in quanto, solitamente, è il contrario, nel senso che la realtà evidenzia una tendenza a delegare.

L’atto di delega deve essere scritto, con data certa e riportare l’accettazione del delegato, che deve essere in possesso di requisiti di professionalità ed esperienza richiesti dalla specifica natura delle funzioni delegate.

La Corte di Cassazione, con sentenza del 23.09.1999, ha stabilito che, in caso di inidoneità del soggetto prescelto e/o in mancanza dei necessari poteri di disposizione economica, la delega è invalida ed inefficace.

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La stessa corte ha chiarito però che “il tratto caratteristico della figu-ra dirigenziale è rappresentato dall’esercizio di un potere ampiamente discrezionale che incide o sull’andamento dell’intera azienda ovvero che attiene ad autonomo settore produttivo della stessa azienda, non essen-do richiesto come elemento necessario il fatto che il dirigente venga pre-posto ed abbia poteri decisionali in ordine all’intera struttura aziendale” (Cass. Sez. Lav. 11.07.07 n. 15489).

Secondo la corte di cassazione il dirigente è altresì colui che: “sia pure nell’osservanza delle direttive programmatiche ricevute dal Datore di Lavoro, ha comunque i poteri e quindi è in grado di imprimere un indirizzo ed un orientamento al governo complessivo dell’azienda e/o ad un suo ramo o settore autonomo, assumendo tutte le corrispondenti responsabilità di alto livello” (Cass. 2005 n. 19903).

Infine, la figura professionale del dirigente implica lo svolgimento di compiti coordinati e non già subordinati a quelli di altri dirigenti, di qualsiasi livello, i quali siano caratterizzati da significativa autonomia e poteri decisionali, che li differenzino qualitativamente da quelli affidati agli impiegati direttivi (Cass. Sez. Lavoro 19.07.07 n. 16015).

La giurisprudenza della corte esprime indirizzi per ricercare la figu-ra di dirigente nelle strutture lavorative, laddove non sia intervenuta espressa delega.

nel campo delle forze Armate e delle forze di Polizia, le funzioni as-segnate individuano chiaramente la posizione occupata ed il ruolo ge-stionale assunto, che elimina ogni dubbio sull’identificazione del ruolo che non comporta, necessariamente, poteri di spesa e fonda l’essere garante della sicurezza, nella sfera di responsabilità gestionale attribuita allo stesso dirigente. Tale ruolo è indipendente dalla delega, istituto che trova applicazione quando il datore di Lavoro trasferisce su altro sogget-to, in tutto o in parte, doveri e poteri (anche di spesa) che gli sono propri. (cassazione Penale, Sez. 4, 12 novembre 2008, n. 42136).

in via generale, è possibile rivestire la funzione di dirigente anche senza specifica delega, quando si esercitano funzioni gestionali che esprimono “poteri e quindi è in grado di imprimere un indirizzo ed un orientamento al governo complessivo (dell’azienda e/o ad un suo ramo o settore autonomo), assumendo tutte le corrispondenti responsabilità di alto livello” (Cass. 2005 n. 19903).

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nelle forze Armate e nelle forze di Polizia l’unica fonte di disciplina di questa figura è costituita dall’art. 247 del d.P.r. 90/2010, espres-samente richiamato anche dalla direttiva 5469, del 29 dicembre 2010, dello Stato maggiore Esercito, dedicata alle figure giuridiche della legi-slazione dedicata alla sicurezza sul lavoro “militare o civile che, ancor-ché non dotato di qualifica dirigenziale, sia responsabile di unità organiz-zative dell’Amministrazione della difesa e, in tale veste, attua le direttive del datore di lavoro organizzando l’attività lavorativa e vigilando su di essa.”

Art. 247 Individuazione dei dirigenti e preposti 1. Ai sensi di quanto previsto dall’articolo 2, comma 1, lettere d) ed

e), del decreto legislativo n. 81 del 2008, nell’Amministrazione della difesa, a fini di prevenzione, si intende per:

a) «dirigente»: il lavoratore militare o civile che, ancorchè non dotato di qualifica dirigenziale, in ragione delle competenze professionali e dei poteri gerarchici e funzionali attribuiti e in relazione all’effettivo elevato livello di autonomia, sia responsabile di unità organizzative con rilevan-za interna o esterna dell’Amministrazione della difesa e, in tale veste, attua le direttive del datore di lavoro organizzando l’attività lavorativa e vigilando su di essa;

b) «preposto»: il lavoratore militare o civile cui, in ragione delle com-petenze professionali e nei limiti di poteri gerarchici e funzionali ade-guati alla natura dell’incarico conferitogli, fanno capo doveri di sovrin-tendere e sorvegliare direttamente le attività lavorative del personale dipendente, con cui intercorre un rapporto d’impiego immediato, anche temporaneo, e garantisce l’attuazione delle direttive ricevute, control-landone la corretta esecuzione ed esercitando un funzionale potere di iniziativa.

IL PREPOSTO

un altro principio che la legislazione dedicata alla sicurezza sul la-voro ha preso dai modelli organizzativi militari e religiosi è che in ogni unità operativa, anche la più piccola ci sia sempre un responsabile, anche senza formale incarico. il Preposto, figura gerarchica appena so-

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pra quella di base, costituita dal Lavoratore, si identifica, anche senza formale incarico nella persona che ha maggiore anzianità o maggiore professionalità specifica in tutte le unità operative.

Questo principio, tipicamente militare, vuole assicurare il rispetto di obblighi e morali e deontologici che impongono a chi più sa di vigilare sui più giovani e sui più inesperti.

Secondo il d.Lgs. 81/2008, art. 2, lett. e) il preposto è:e) “preposto”: persona che, in ragione delle competenze professio-

nali e nei limiti di poteri gerarchici e funzionali adeguati alla natura dell’incarico conferitogli, sovraintende alla attività lavorativa e garanti-sce l’attuazione delle direttive ricevute, controllandone la corretta ese-cuzione da parte dei lavoratori ed esercitando un funzionale potere di iniziativa.

IL LAVORATORE

definizione: ai sensi dell’articolo 2, del d.Lgs. 81/2008, si intende per “lavoratore”: “persona che, indipendentemente dalla tipologia con-trattuale, svolge un’attività lavorativa nell’ambito dell’organizzazione di un Datore di lavoro pubblico o privato, con o senza retribuzione, anche al solo fine di apprendere un mestiere, un’arte o una professione, esclu-si gli addetti ai servizi domestici e familiari. Al lavoratore così definito è equiparato:- il socio lavoratore di cooperativa o di società, anche di fatto, che presta

la sua attività per conto delle società e dell’ente stesso; l’associato in partecipazione di cui all’articolo 2549, e seguenti del codice civile;

- il soggetto beneficiario delle iniziative di tirocini formativi e di orienta-mento di cui all’articolo 18 della legge 24 giugno 1997, n. 196, e di cui a specifiche disposizioni delle leggi regionali promosse al fine di realiz-zare momenti di alternanza tra studio e lavoro o di agevolare le scelte professionali mediante la conoscenza diretta del mondo del lavoro;

- l’allievo degli istituti di istruzione ed universitari e il partecipante ai corsi di formazione professionale nei quali si faccia uso di laboratori, attrezzature di lavoro in genere, agenti chimici, fisici e biologici, ivi comprese le apparecchiature fornite di videoterminali limitatamente ai periodi in cui l’allievo sia effettivamente applicato alla strumentazio-

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

ni o ai laboratori in questione;- il volontario, come definito dalla legge 1 agosto 1991, n. 266; i volon-

tari del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e della protezione civile; - il lavoratore di cui al decreto legislativo 1 dicembre 1997, n. 468, e

successive modificazioni; La definizione utilizzata dal legislatore è molto ampia ed è comprensi-

va di ogni attività lavorativa. Questa definizione si è resa necessaria per evitare dubbi ed incertezze su alcune attività come quelle incluse tra gli equiparati. Il lavoratore è titolare di tutele molto forti, ma anche di doveri a cui non può sottrarsi.

La sicurezza è un bene indisponibile e, come tale, va tutelata senza condizionamenti.

In virtù di questo principio informatore dell’intera legislazione dedica-ta alla tutela della salute ed alla sicurezza, il lavoratore, ai sensi dell’arti-colo 20 del D.Lgs. 81/2008, deve: - prendersi cura della propria salute e sicurezza e di quella delle altre

persone presenti sul luogo di lavoro, su cui ricadono gli effetti delle sue azioni o omissioni;

- osservare le disposizioni e le istruzioni impartite dal Datore di lavoro, dai dirigenti e dai preposti, ai fini della protezione collettiva ed indivi-duale;

- utilizzare correttamente le attrezzature di lavoro, le sostanze e i prepa-rati pericolosi, i mezzi di trasporto, nonché i dispositivi di sicurezza;

- utilizzare in modo appropriato i dispositivi di protezione messi a loro disposizione;

- segnalare immediatamente al Datore di lavoro, al dirigente o al prepo-sto le deficienze dei mezzi e dei dispositivi;

- seguire tutte le direttive avute e non prendere iniziative contrarie.”- non rimuovere o modificare senza autorizzazione i dispositivi di sicu-

rezza o di segnalazione o di controllo; - non compiere di propria iniziativa operazioni o manovre che non sono

di loro competenza ovvero che possono compromettere la sicurezza propria o di altri lavoratori;

- partecipare ai programmi di formazione e di addestramento organiz-zati dal Datore di lavoro;

- sottoporsi ai controlli sanitari previsti dal presente decreto legislativo o comunque disposti dal medico competente.

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

- I lavoratori di aziende che svolgono attività in regime di appalto o subappalto, devono esporre apposita tessera di riconoscimento, corre-data di fotografia, contenente le generalità del lavoratore e l’indicazio-ne del Datore di lavoro. Tale obbligo grava anche in capo ai lavoratori autonomi che esercitano direttamente la propria attività nel medesi-mo luogo di lavoro, i quali sono tenuti a provvedervi per proprio conto”.

riferimenti normativi (Art. 20)1. Ogni lavoratore deve prendersi cura della propria salute e sicurezza

e di quella delle altre persone presenti sul luogo di lavoro, su cui ricadono gli effetti delle sue azioni o omissioni, conformemente alla sua formazio-ne, alle istruzioni e ai mezzi forniti dal datore di lavoro.

2. I lavoratori devono in particolare:a) contribuire, insieme al datore di lavoro, ai dirigenti e ai preposti, all’a-

dempimento degli obblighi previsti a tutela della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro;

b) osservare le disposizioni e le istruzioni impartite dal datore di lavoro, dai dirigenti e dai preposti, ai fini della protezione collettiva ed indivi-duale;

c) utilizzare correttamente le attrezzature di lavoro, le sostanze e i prepa-rati pericolosi, i mezzi di trasporto, nonché i dispositivi di sicurezza;

d) utilizzare in modo appropriato i dispositivi di protezione messi a loro disposizione;

e) segnalare immediatamente al datore di lavoro, al dirigente o al pre-posto le deficienze dei mezzi e dei dispositivi di cui alle lettere c) e d), nonché qualsiasi eventuale condizione di pericolo di cui vengano a conoscenza, adoperandosi direttamente, in caso di urgenza, nell’am-bito delle proprie competenze e possibilità e fatto salvo l’obbligo di cui alla lettera f) per eliminare o ridurre le situazioni di pericolo grave e incombente, dandone notizia al rappresentante dei lavoratori per la sicurezza;

f) non rimuovere o modificare senza autorizzazione i dispositivi di sicu-rezza o di segnalazione o di controllo;

g) non compiere di propria iniziativa operazioni o manovre che non sono di loro competenza ovvero che possono compromettere la sicurezza propria o di altri lavoratori;

h) partecipare ai programmi di formazione e di addestramento organiz-

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

zati dal datore di lavoro;i) sottoporsi ai controlli sanitari previsti dal presente decreto legislativo

o comunque disposti dal medico competente.I lavoratori di aziende che svolgono attività in regime di appalto o su-

bappalto, devono esporre apposita tessera di riconoscimento, corredata di fotografia, contenente le generalità del lavoratore e l’indicazione del datore di lavoro. Tale obbligo grava anche in capo ai lavoratori autonomi che esercitano direttamente la propria attività nel medesimo luogo di lavoro, i quali sono tenuti a provvedervi per proprio conto.

LE ALTRE FIGURE PROFESSIONALI COINVOLTE

Il Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza

- Definizione: art. 2, comma 1, lett. i) “Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza»: persona eletta o desi-

gnata per rappresentare i lavoratori per quanto concerne gli aspetti della salute e della sicurezza durante il lavoro”.

il rappresentante per la sicurezza svolge un ruolo importantissimo di raccordo tra i lavoratori e le figure responsabili degli adempimenti e delle misure dedicate. Le modalità di elezione e le attribuzioni sono analiticamente disciplinate dalle norme che seguono.

MODALITà DI ELEZIONE - Art. 47. rappresentante dei lavoratori per la sicurezza: “1. Il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza è istituito a livello territo-

riale o di comparto, aziendale e di sito produttivo. L’elezione dei rappre-sentanti per la sicurezza avviene secondo le modalità di cui al comma 6.

2. In tutte le aziende, o unità produttive, è eletto o designato il rappresen-tante dei lavoratori per la sicurezza.

3. Nelle aziende o unità produttive che occupano fino a 15 lavorato-ri il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza è di norma eletto direttamente dai lavoratori al loro interno oppure è individuato per più aziende nell’ambito territoriale o del comparto produttivo secondo quanto previsto dall’articolo 48.

4. Nelle aziende o unità produttive con più di 15 lavoratori il rappresen-

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

tante dei lavoratori per la sicurezza è eletto o designato dai lavorato-ri nell’ambito delle rappresentanze sindacali in azienda. In assenza di tali rappresentanze, il rappresentante è eletto dai lavoratori della azienda al loro interno.

5. Il numero, le modalità di designazione o di elezione del rappresentan-te dei lavoratori per la sicurezza, nonché il tempo di lavoro retribuito e gli strumenti per l’espletamento delle funzioni sono stabiliti in sede di contrattazione collettiva.

6. L’elezione dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza aziendali, territoriali o di comparto, salvo diverse determinazioni in sede di con-trattazione collettiva, avviene di norma in corrispondenza della giorna-ta nazionale per la salute e sicurezza sul lavoro, individuata, nell’am-bito della settimana europea per la salute e sicurezza sul lavoro, con decreto del Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali di concerto con il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, sentite le confederazioni sindacali dei datori di lavoro e dei lavoratori comparativamente più rappresentative sul piano nazionale. Con il me-desimo decreto sono disciplinate le modalità di attuazione del presen-te comma.

7. In ogni caso il numero minimo dei rappresentanti di cui al comma 2 è il seguente:

a) un rappresentante nelle aziende ovvero unità produttive sino a 200 lavoratori;

b) tre rappresentanti nelle aziende ovvero unità produttive da 201 a 1.000 lavoratori;

c) sei rappresentanti in tutte le altre aziende o unità produttive oltre i 1.000 lavoratori. In tali aziende il numero dei rappresentanti è au-mentato nella misura individuata dagli accordi interconfederali o dalla contrattazione collettiva.

8. Qualora non si proceda alle elezioni previste dai commi 3 e 4, le fun-zioni di rappresentante dei lavoratori per la sicurezza sono esercitate dai rappresentanti di cui agli articoli 48 e 49, salvo diverse intese tra le associazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro compara-tivamente più rappresentative sul piano nazionale”.

- ATTRIBUZIONI:“Art. 50-1. Fatto salvo quanto stabilito in sede di contrattazione collettiva,

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza: a) accede ai luoghi di lavoro in cui si svolgono le lavorazioni; b) è consultato preventivamente e tempestivamente in ordine alla valu-

tazione dei rischi, alla individuazione, programmazione, realizzazione e verifica della prevenzione nella azienda o unità produttiva;

c) è consultato sulla designazione del responsabile e degli addetti al servizio di prevenzione, alla attività di prevenzione incendi, al primo soccorso, alla evacuazione dei luoghi di lavoro e del medico competente;

d) è consultato in merito all’organizzazione della formazione di cui all’art. 37;

e) riceve le informazioni e la documentazione aziendale inerente alla va-lutazione dei rischi e le misure di prevenzione relative, nonché quelle inerenti alle sostanze ed ai preparati pericolosi, alle macchine, agli impianti, alla organizzazione e agli ambienti di lavoro, agli infortuni ed alle malattie professionali;

f) riceve le informazioni provenienti dai servizi di vigilanza;g) riceve una formazione adeguata e, comunque, non inferiore a quella

prevista dall’articolo 37; h) promuove l’elaborazione, l’individuazione e l’attuazione delle misure

di prevenzione idonee a tutelare la salute e l’integrità fisica dei lavo-ratori;

i) formula osservazioni in occasione di visite e verifiche effettuate dalle autorità competenti, dalle quali è, di norma, sentito;

l) partecipa alla riunione periodica di cui all’articolo 35;m) fa proposte in merito alla attività di prevenzione;n) avverte il responsabile della azienda dei rischi individuati nel corso

della sua attività; o) può fare ricorso alle autorità competenti qualora ritenga che le misure

di prevenzione e protezione dai rischi adottate dal Datore di lavoro o dai dirigenti e i mezzi impiegati per attuarle non siano idonei a garan-tire la sicurezza e la salute durante il lavoro.

- Il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza deve disporre del tem-po necessario allo svolgimento dell’incarico senza perdita di retribu-zione, nonché dei mezzi e degli spazi necessari per l’esercizio delle funzioni e delle facoltà riconosciutegli, anche tramite l’accesso ai dati, di cui all’articolo 18, comma 1, lettera r), contenuti in applicazioni informatiche. Non può subire pregiudizio alcuno a causa dello svolgi-

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

mento della propria attività e nei suoi confronti si applicano le stesse tutele previste dalla legge per le rappresentanze sindacali.

- Le modalità per l’esercizio delle funzioni di cui al comma 1 sono sta-bilite in sede di contrattazione collettiva nazionale.

- Il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, su sua richiesta e per l’espletamento della sua funzione, riceve copia del documento di cui all’articolo 17, comma 1, lettera a).

- I rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza dei lavoratori rispettiva-mente del Datore di lavoro committente e delle imprese appaltatrici, su loro richiesta e per l’espletamento della loro funzione, ricevono copia del documento di valutazione dei rischi di cui all’articolo 26, comma 3.

- Il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza è tenuto al rispetto delle disposizioni di cui al decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 e del se-greto industriale relativamente alle informazioni contenute nel documen-to di valutazione dei rischi e nel documento di valutazione dei rischi di cui all’articolo 26, comma 3, nonché al segreto in ordine ai processi lavorativi di cui vengono a conoscenza nell’esercizio delle funzioni.

- L’esercizio delle funzioni di rappresentante dei lavoratori per la sicu-rezza è incompatibile con la nomina di responsabile o addetto al ser-vizio di prevenzione e protezione.”

LA FORMAZIONE DEI RLS- il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza ha diritto ad una

formazione particolare in materia di salute e sicurezza concernente i rischi specifici esistenti negli ambiti in cui esercita la propria rappre-sentanza, tale da assicurargli adeguate competenze sulle principali tecniche di controllo e prevenzione dei rischi stessi.

- Le modalità, la durata e i contenuti specifici della formazione del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza sono stabiliti in sede di contrattazione collettiva nazionale, nel rispetto dei seguenti con-tenuti minimi:

a) principi giuridici comunitari e nazionali;b) legislazione generale e speciale in materia di salute e sicurezza sul

lavoro; c) principali soggetti coinvolti e i relativi obblighi; d) definizione e individuazione dei fattori di rischio;

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

e) valutazione dei rischi;f) individuazione delle misure tecniche, organizzative e procedurali di

prevenzione e protezione;g) aspetti normativi dell’attività di rappresentanza dei lavoratori; h) nozioni di tecnica della comunicazione.

La durata minima dei corsi è di 32 ore. L’Accordo Stato Regioni del 12 marzo 2012 ha stabilito i percorsi formativi e le modalità consen-tite, compreso quelle e-learning.

Il Medico Competente e la Sorveglianza sanitaria

il medico competente è una figura fondamentale per la progettazio-ne e la realizzazione del Sistema di prevenzione e di protezione della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro. La sua funzione non si li-mita all’aspetto medico sanitario, ma assume importanza strategica ai fini della creazione della cultura della sicurezza, che è il vero obiettivo dell’intera legislazione. La sola lettura delle tante norme in cui viene citato come destinatario di precetti e di responsabilità, è sufficiente ad indicarne chiaramente l’importanza strategica che assume. Analitica-mente, i suoi compiti comprendono:a) la collaborazione con il Datore di lavoro e con il servizio di prevenzione

e protezione alla valutazione dei rischi;b) la programmazione, ove necessario, per la sorveglianza sanitaria;c) l’attuazione di tutte le misure necessarie per la tutela della salute e

per la integrità psico-fisica dei lavoratori,d) la formazione e l’ informazione nei confronti dei lavoratori, per tutte

ciò che riguarda le conoscenze necessarie alla tutela della salute;e) l’organizzazione del servizio di primo soccorso, strutturato in maniera

mirata alle particolarità dei lavori ed alla natura dei fattori di rischio che essi comportano;

f) l’attuazione dei programmi volontari di «promozione della salute» se-condo i principi della responsabilità sociale;

g) la partecipazione alle riunioni periodiche previste dall’art. 35, fornen-do tutte le informazioni necessarie alla soluzione di eventuali criticità rilevate;

h) garanzia della sorveglianza sanitaria, in tutte le sue espressioni, con

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

tutti gli adempimenti richiesti, compresi quelli documentali e di comu-nicazione agli interessati e al Datore di lavoro;

i) la tenuta dei rapporti con il servizio sanitario nazionale;1) la sottoscrizione del documento di valutazione di rischio con la con-

divisione di contenuti, modalità di rilevazione e metodologia di ag-giornamento.Per garantire tutte queste funzioni, è necessario che la sua presenza

sia avvertita costantemente e tutta la struttura lo consideri una risorsa ed un riferimento culturale costante.

La presenza del medico, infatti, non può esser limitata alla presenza fisica, ma deve essere espressa dalle misure che lo stesso ha definito e per le quali ha informato e formato tutti i lavoratori e convinto il da-tore che trattasi non di adempimenti inutili, fastidiosi e costosi, bensì di misure che sono necessarie, utili, e che, a lungo andare, generano profitti in quanto, elevando la professionalità, migliorano la produzione di beni o di servizi.

Le modalità di svolgimento dell’attività sono analiticamente indicate all’art. 39:“1. L’attività di medico competente è svolta secondo i principi della medi-

cina del lavoro e del codice etico della Commissione internazionale di salute occupazionale (ICOH).

2. Il medico competente svolge la propria opera in qualità di:a) dipendente o collaboratore di una struttura esterna pubblica o privata,

convenzionata con l’imprenditore;b) libero professionista;c) dipendente del Datore di lavoro.3. Il dipendente di una struttura pubblica, assegnato agli uffici che svol-

gono attività di vigilanza, non può prestare, ad alcun titolo e in alcuna parte del territorio nazionale, l’attività di medico competente.

4. Il Datore di lavoro assicura al medico competente le condizioni ne-cessarie per lo svolgimento di tutti i suoi compiti garantendone l’au-tonomia.

5. Il medico competente può avvalersi, per accertamenti diagnostici, del-la collaborazione di medici specialisti scelti in accordo con il Datore di lavoro che ne sopporta gli oneri.

6. Nei casi di aziende con più unità produttive, nei casi di gruppi d’impre-

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

se nonché qualora la valutazione dei rischi ne evidenzi la necessità, il Datore di lavoro può nominare più medici competenti individuando tra essi un medico con funzioni di coordinamento.”

LA SORVEGLIANZA SANITARIA

Essa si realizza attraverso la fase preventiva costituita dalla rileva-zione dei fattori di rischio e dall’inserimento degli stessi nel documento di valutazione dei rischi e nella predisposizione delle misure di supera-mento e di tutela.

Questa fase è fondamentale perché i fattori di rischio non rilevati e, ancora peggio, quelli rilevati e non inseriti nel documento, saranno sempre delle criticità per la salute e porteranno inevitabilmente a si-tuazioni di pericolo. una volta rilevati i fattori di rischio, la sorveglianza sanitaria, oltre che con l’informazione e la formazione, si realizza at-traverso la creazione di un sistema in cui confluiscono, debitamente coordinate, più misure, espressamente previste, ed altre conseguenti o integranti, come:1 - Quando effettuare la sorveglianza a) La sorveglianza sanitaria è effettuata dal medico competente: nei casi previsti espressamente dal D.Lgs. 81/2008 e da altre norme

dedicate, come ad esempio, il D.Lgs. 230/1995, in tema di esposizioni a fonti radioattive o ionizzanti:

b) quando indicato dalla Commissione consultiva permanente per la sa-lute e la sicurezza sul lavoro (art. 6)

c) quando il la sua funzione di riferimento specifico è la sorveglianza sani-taria. Essa si realizza attraverso il lavoratore che ne faccia richiesta e la stessa sia ritenuta dal medico competente correlata ai rischi lavorativi.

2 - Come realizzare la sorveglianza La sorveglianza sanitaria comprende:- la visita medica preventiva, mirata a verificare l’assenza di controindi-

cazioni al lavoro cui il lavoratore è destinato;- la visita medica periodica per controllare lo stato di salute dei lavora-

tori e formulare il giudizio di idoneità alla mansione specifica, cui lo stesso è assegnato;

- la visita medica su richiesta del lavoratore, qualora sia ritenuta dal me-dico competente correlata ai rischi professionali o alle sue condizioni di

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

salute, per esprimere il giudizio di idoneità alla mansione specifica;- la visita medica alla cessazione del rapporto di lavoro nei casi previsti

dalla normativa vigente; - la visita medica precedente alla ripresa del lavoro, quando il lavoratore

è stato assente per motivi di salute di durata superiore ai sessanta gior-ni continuativi, per verificarne l’idoneità alla mansione specifica.

3 - Come documentare l’attività svolta L’attività svolta va documentata con modulistica ufficiale, come l’uti-

lizzo dell’allegato 3 e la garanzia di altri adempimenti, come:a) creazione di una cartella sanitaria e di rischio per ogni lavoratore sotto-

posto a sorveglianza sanitaria. La cartella, conservata secondo gli obbli-ghi imposti dal segreto professionale, è compilata con i dati contenuti nell’allegato 3A al D.Lgs. 81/2008. Essa deve contenere tutti i fattori di rischio ai quali il lavoratore è esposto e, in particolare riguardo ai fattori di rischio professionale, i tempi di esposizione e i valori di esposizione individuali (art. 186 “rischi fisici”e 230 “agenti chimici” del D.Lgs. 81/08);

b) Consegnare al lavoratore, alla cessazione dall’incarico, la documenta-zione sanitaria in suo possesso nel rispetto delle disposizioni di cui al decreto legislativo del 30 giugno 2003, n. 196 e con salvaguardia del segreto professionale;

c) Custodire l’originale della cartella sanitaria e di rischio, nel rispetto di quanto disposto dal decreto legislativo giugno 2003 n. 196, da parte del Datore di lavoro;

d) Consegnare al lavoratore che cessa dal rapporto di lavoro, copia della cartella sanitaria e di rischio, e gli fornisce le informazioni necessarie relative alla conservazione della medesima. Tale cartella deve essere conservata per almeno dieci anni salvo il diverso termine previsto da altre disposizioni.

4 - Obblighi, prescrizioni e responsabilità1 - il medico competente è destinatario di obblighi e di specifiche pre-

scrizioni, che, se non osservati, danno luogo a responsabilità penali. Tra questi obblighi e divieti, vanno evidenziati:

a) le visite mediche non possono essere effettuate per accertare stati di gravidanza e negli altri casi vietati dalla legge;

b) le visite mediche comprendono gli esami clinici e biologici i indagini diagnostiche previste per i rischio ritenuti necessari dal medico com-petente le cui spese sono a carico del Datore di lavoro;

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

c) le visite mediche sono finalizzate alla verifica di assenza di condizioni di alcol dipendenza e di assunzione di sostanze psicotrope e stupefacenti, secondo le normative che considerano le attività sensibili ai fini della sicurezza, individuate dalla Conferenza permanente Stato-Regioni;

d) gli esiti della visita medica sono allegati alla cartella sanitaria e di rischio e devono avere le indicazioni di cui all’allegato 3;

e) la cartella deve essere predisposta su formato cartaceo o informatiz-zato, secondo quanto previsto dall’articolo 53;

f) sulla base delle risultanze delle visite mediche, il medico deve espri-mere uno dei seguenti giudizi:

- idoneità permanente, temporanea o parziale con prescrizioni o limita-zioni;

- inidoneità temporanea; - inidoneità permanente.g) il giudizio è espresso per iscritto dando copia del giudizio medesimo ai

lavoratore ed al Datore di lavoro;h) nel caso di giudizio di inidoneità temporanea va precisato il limite

temporale;i) le visite mediche preventive possono essere svolte in fase pre-assun-

tiva su scelta del Datore di lavoro, dal medico competente o dai dipar-timenti di prevenzione delle ASL.

LA VIGILANZA SULL’APPLICAZIONE DELLA LEGGE (*)

La vigilanza è una funzione deputata a garantire l’effettività della legislazione e, per questo, non si limita alla sola visione sanitaria, ma estende la sua azione all’intero quadro normativo, come dimostra in maniera chiara ed incontrovertibile la procedura di applicazione delle sanzioni in caso di violazione.

Secondo la normativa dell’art. 13:1. La vigilanza sull’applicazione della legislazione in materia di salute e

sicurezza nei luoghi di lavoro è svolta dalla azienda sanitaria locale com-petente per territorio e, per quanto di specifica competenza, dal Corpo nazionale dei vigili del fuoco, nonchè per il settore minerario, fino all’ef-fettiva attuazione del trasferimento di competenze da adottarsi ai sensi del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, e successive modificazio-ni, dal Ministero dello sviluppo economico, e per le industrie estrattive di

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

seconda categoria e le acque minerali e termali dalle regioni e province autonome di Trento e di Bolzano. Le province autonome di Trento e di Bolzano provvedono alle finalità del presente articolo, nell’ambito delle proprie competenze, secondo quanto previsto dai rispettivi ordinamenti.

1-bis. Nei luoghi di lavoro delle Forze armate, delle Forze di polizia e dei vigili del fuoco la vigilanza sulla applicazione della legislazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro è svolta esclusivamente dai servizi sanitari e tecnici istituiti presso le predette amministrazioni.

2. Ferme restando le competenze in materia di vigilanza attribuite dal-la legislazione vigente al personale ispettivo del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, ivi compresa quella in materia di salute e sicurezza dei lavoratori di cui all’articolo 35 della legge 26 aprile 1974, n. 191, lo stesso personale esercita l’attività di vigilanza sull’applicazione della legislazione in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro nelle seguenti attività, nel quadro del coordinamento territoriale di cui all’articolo 7:

a) attività nel settore delle costruzioni edili o di genio civile e più in par-ticolare lavori di costruzione, manutenzione, riparazione, demolizione, conservazione e risanamento di opere fisse, permanenti o temporanee, in muratura e in cemento armato, opere stradali, ferroviarie, idrauliche, scavi, montaggio e smontaggio di elementi prefabbricati; lavori in sotter-raneo e gallerie, anche comportanti l’impiego di esplosivi;

b) lavori mediante cassoni in aria compressa e lavori subacquei; c) ulteriori attività lavorative comportanti rischi particolarmente elevati, indi-

viduate con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta dei Ministri del lavoro e della previdenza sociale, e della salute, adottato sentito il comitato di cui all’articolo 5 e previa intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, in relazione alle quali il personale ispettivo del Mi-nistero del lavoro, della salute e delle politiche sociali svolge attività di vi-gilanza sull’applicazione della legislazione in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, informandone preventivamente il servizio di preven-zione e sicurezza dell’Azienda sanitaria locale competente per territorio.

3. In attesa del complessivo riordino delle competenze in tema di vigilanza sull’applicazione della legislazione in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, restano ferme le competenze in materia di salute e si-curezza dei lavoratori attribuite alle autorità marittime a bordo delle navi

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

ed in ambito portuale, agli uffici di sanità aerea e marittima, alle autorità portuali ed aeroportuali, per quanto riguarda la sicurezza dei lavoratori a bordo di navi e di aeromobili ed in ambito portuale ed aeroportuale non-chè ai servizi sanitari e tecnici istituiti per le Forze armate e per le Forze di polizia e per i Vigili del fuoco; i predetti servizi sono competenti altresì per le aree riservate o operative e per quelle che presentano analoghe esigenze da individuarsi, anche per quel che riguarda le modalità di at-tuazione, con decreto del Ministro competente, di concerto con i Ministri del lavoro e della previdenza sociale e della salute. L’Amministrazione della giustizia può avvalersi dei servizi istituiti per le Forze armate e di polizia, anche mediante convenzione con i rispettivi Ministeri, nonchè dei servizi istituiti con riferimento alle strutture penitenziarie.

4. La vigilanza di cui al presente articolo è esercitata nel rispetto del coordinamento di cui agli articoli 5 e 7.

5. Il personale delle pubbliche amministrazioni, assegnato agli uffici che svolgono attività di vigilanza, non può prestare, ad alcun titolo e in alcuna parte del territorio nazionale, attività di consulenza.

6. L’importo delle somme che l’ASL, in qualità di organo di vigilanza, am-mette a pagare in sede amministrativa ai sensi dell’articolo 21, comma 2, primo periodo, del decreto legislativo 19 dicembre 1994, n. 758, inte-gra l’apposito capitolo regionale per finanziare l’attività di prevenzione nei luoghi di lavoro svolta dai dipartimenti di prevenzione delle AA.SS.LL.

7. È fatto salvo quanto previsto dall’articolo 64 del decreto del Presidente della Repubblica 19 marzo 1956, n. 303, con riferimento agli organi di vigilanza competenti, come individuati dal presente decreto.Per le forze Armate e per le forze di polizia sono di particolari rilievo

le norme contenute nei comma 1-bis e 3, che escludono dalle compe-tenze generali i locali e le aree in disponibilità delle stesse.- comma 1-bis. nei luoghi di lavoro delle forze armate, delle forze

di polizia e dei vigili del fuoco la vigilanza sulla applicazione della legislazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro è svolta esclu-sivamente dai servizi sanitari e tecnici istituiti presso le predette amministrazioni. (norma introdotta con d.Lgs. 106/2009):

- comma 3 - in attesa del complessivo riordino delle competenze in tema di vigilanza sull’applicazione della legislazione in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, restano ferme le competenze in materia di salute e sicurezza dei lavoratori attribuite:

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

- alle autorità marittime a bordo delle navi ed in ambito portuale;- agli uffici di sanità aerea e marittima, alle autorità portuali ed aero-

portuali, per quanto riguarda la sicurezza dei lavoratori a bordo di navi e di aeromobili ed in ambito portuale ed aeroportuale;

- ai servizi sanitari e tecnici istituiti per le Forze armate e per le Forze di polizia e per i Vigili del fuoco; i predetti servizi sono com-petenti altresì per le aree riservate o operative e per quelle che presentano analoghe esigenze da individuarsi, anche per quel che riguarda le modalità di attuazione, con decreto del Ministro com-petente, di concerto con i ministri del lavoro e della previdenza so-ciale e della salute. L’Amministrazione della giustizia può avvalersi dei servizi istituiti per le forze armate e di polizia, anche mediante convenzione con i rispettivi ministeri, nonché dei servizi istituiti con riferimento alle strutture penitenziarie.

- Art. 260 istituzione dei servizi di vigilanza 1. La vigilanza sul rispetto delle norme di legge nell’ambito delle attività

e dei luoghi di cui all’articolo 259 è effettuata, ai sensi di quanto di-sposto dal decreto legislativo n. 81 del 2008, e secondo le procedure e le disposizioni del decreto legislativo 19 dicembre 1994, n. 758, dal personale militare e civile dell’Amministrazione della difesa individua-to secondo i criteri recati dal presente capo.

2. Ai fini di cui al comma 1, nell’ambito dell’Amministrazione della dife-sa, in applicazione della normativa in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro, sono istituiti appositi servizi di vigilanza che operano nell’ambito delle aree di competenza di ciascuna Forza armata e dell’Ar-ma dei carabinieri, nonchè nell’ambito dell’area tecnico-operativa inter-forze di vertice e nelle aree tecnico-amministrativa e tecnico-industriale.

3. Ai servizi di vigilanza istituiti nell’ambito dell’Amministrazione della di-fesa è attribuita, in via esclusiva, la competenza di vigilanza preventiva tecnico-amministrativa e di vigilanza ispettiva prevista dall’articolo 13, del decreto legislativo n. 81 del 2008, nonchè ogni altra competenza in materia attribuita alla Azienda sanitaria locale dal citato decreto, ad eccezione di quanto stabilito al comma 4.

4. Avverso i giudizi del medico competente, il lavoratore militare o civile dell’Amministrazione della difesa può presentare ricorso alla commis-sione medico-legale, comprendente almeno un medico competente, individuata con provvedimento dello Stato maggiore della difesa.

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

(*) Art. 263 DPR 90/2010 - Personale addetto ai servizi di vigilanza 1. il personale dei servizi di vigilanza da assegnare ai compiti ispettivi è individuato

tra il personale militare e civile dell’Amministrazione della difesa in possesso dei requisiti indicati al comma 2 e nominato secondo le procedure di cui all’articolo 262, comma 2, lettere b) e c).

2. il personale di cui al comma 1 deve essere in possesso dei seguenti requisiti minimi: a) diploma di secondo grado; b) ufficiale, sottufficiale di grado non inferiore a maresciallo o equipollente o personale

civile della terza area ovvero dell’area seconda con profilo tecnico, di fascia retri-butiva non inferiore a B3, in relazione alle esigenze organiche e funzionali di ogni forza armata e degli organismi di vertice dell’area tecnico-operativa e delle aree tecnico-amministrativa e tecnico-industriale dell’Amministrazione della difesa;

c) possibilità di assicurare una adeguata permanenza nell’incarico, fatte comunque sal-ve le preminenti esigenze della forza armata, anche successivamente intervenute;

d) non essere soggetto a obblighi di comando, imbarco o simili per i 2 anni successivi alla nomina;

e) non essere stato designato dalle competenti direzioni generali del ministero della difesa per l’effettuazione di verifiche, omologazioni e collaudi di impianti tecnologici;

f) aver superato lo specifico percorso formativo necessario per l’impiego nel settore, definito dal Segretario generale della difesa, d’intesa con lo Stato maggiore della difesa e gli Stati maggiori di forza armata e comando generale dell’Arma dei carabi-nieri. Per il personale dell’Arma dei carabinieri e del corpo delle capitanerie di porto si prescinde, ai fini dell’impiego nei servizi di vigilanza, dalla previa frequenza del citato percorso formativo;

g) non aver riportato condanne penali o sanzioni disciplinari di stato; h) non essere sottoposto a procedimento penale;i) non trovarsi in stato di carcerazione preventiva, di sospensione dall’impiego o di

aspettativa per qualunque motivo; l) non aver riportato sanzioni disciplinari più gravi del «rimprovero» negli ultimi due anni; m) essere in possesso di adeguata abilitazione di sicurezza; n) non avere altri impedimenti a conseguire la qualifica di ufficiale di polizia giudiziaria. 3. il personale dei servizi di vigilanza non può rifiutare lo specifico incarico. Tuttavia,

quest’ultimo può essere revocato, in qualsiasi momento, con determinazione delle au-torità di vertice di cui all’articolo 262, comma 2, lettera b), per una delle seguenti cause:

a) perdita di uno o più requisiti per la nomina; b) cessazione dal servizio o passaggio ad altra categoria o ad altra area funzionale; c) trasferimento ad altra sede o incarico; d) accertata negligenza nell’attività ispettiva o se si rende necessario per ragioni di

opportunità o di incompatibilità con altre funzioni svolte dall’interessato. 4. il personale nominato riveste le funzioni di ufficiale di polizia giudiziaria, ai sensi

dell’articolo 57, comma 3, del codice di procedura penale, esclusivamente nei limiti del servizio specificamente disposto, nell’esercizio delle specifiche attribuzioni e con riferimento alla sola area e personale di competenza.

5. il personale nominato non può prestare, ad alcun titolo, attività di consulenza ai sensi dell’articolo 13, comma 5, del decreto legislativo n. 81 del 2008.

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

GLI ADEMPIMENTI PERIODICI E LA COMUNICAZIONE DEGLI INFORTUNI

Ai sensi dell’art. 35 del d.Lgs 81/2008, il datore di Lavoro, nelle aziende che occupano più di 15 lavoratori, deve indire almeno una riu-nione all’anno alla quale partecipano: - a) il datore di lavoro o un suo rappresentante; - b) il responsabile del servizio di prevenzione e protezione dai rischi;- c) il medico competente, ove nominato; - d) il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza.

nel corso della riunione il datore di lavoro sottopone all’esame dei partecipanti:- a) il documento di valutazione dei rischi; - b) l’andamento degli infortuni e delle malattie professionali e della

sorveglianza sanitaria;- c) i criteri di scelta, le caratteristiche tecniche e l’efficacia dei dispo-

sitivi di protezione individuale; - d) i programmi di informazione e formazione dei dirigenti, dei prepo-

sti e dei lavoratori ai fini della sicurezza e della protezione della loro salute.

nel corso della riunione possono essere individuati:- a) codici di comportamento e buone prassi per prevenire i rischi di

infortuni e di malattie professionali; - b) obiettivi di miglioramento della sicurezza complessiva sulla base

delle linee guida per un sistema di gestione della salute e sicurezza sul lavoro.

oltre alla riunione annuale, corre l’obbligo di indirne altre quando si verificano significative variazioni delle condizioni di esposizione al rischio, compresa la programmazione e l’introduzione di nuove tecnolo-gie che hanno riflessi sulla sicurezza.

della riunione deve essere redatto un verbale che è a disposizione dei partecipanti per la sua consultazione.

Per le strutture con meno di 15 lavoratori, l’obbligo delle riunione an-nuale ricorre solo a seguito di richiesta presentata dal rappresentante

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

dei lavoratori per la sicurezza (rLS).La mancata convocazione della riunione periodica costituisce rea-

to, punito, ai sensi dell’art. 55, comma 5, lett. e), con l’ammenda da 2.000,00 a 4.000,00 euro.

Obblighi di comunicazioneL’articolo 8 del d.Lgs. 81/2008 prevede l’istituzione del SinP (Ser-

vizio informativo nazionale per la Prevenzione nei luoghi di lavoro), che ha il fine di “fornire dati utili per orientare, programmare, pianificare e valutare l’efficacia della attività di prevenzione degli infortuni e delle ma-lattie professionali, relativamente ai lavoratori iscritti e non iscritti agli enti assicurativi pubblici, e per indirizzare le attività di vigilanza, attraver-so l’utilizzo integrato delle informazioni disponibili negli attuali sistemi informativi, anche tramite l’integrazione di specifici archivi e la creazione di banche dati unificate.

Il Sistema informativo è costituito dal Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, dal Ministero del lavoro, della salute e delle politi-che sociali, dal Ministero dell’interno, dalle Regioni e dalle Province auto-nome di Trento e di Bolzano, dall’INAIL, dall’IPSEMA e dall’ISPESL, con il contributo del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (CNEL). Allo sviluppo del medesimo concorrono gli organismi paritetici e gli istituti di settore a carattere scientifico, ivi compresi quelli che si occupano della salute delle donne. L’INAIL garantisce la gestione tecnica ed informatica del SINP.

Con decreto dei Ministri del lavoro e della previdenza sociale e della salute, di concerto con il Ministro per le riforme e le innovazioni nella pub-blica amministrazione, vengono definite le regole tecniche per la realizza-zione ed il funzionamento del SINP, nonchè le regole per il trattamento dei dati. Con il medesimo decreto sono disciplinate le speciali modalità con le quali le forze armate, le forze di polizia e il Corpo nazionale dei vigili del fuoco partecipano al sistema informativo relativamente alle attività operative e addestrative. Per tale finalità è acquisita l’intesa dei Ministri della difesa, dell’interno e dell’economia e delle finanze.”

A tutt’oggi questo decreto non è stato emanato e restano in vigore gli obblighi di comunicazione previsti dal d.P.r. 1124 del 1965. Per le forze armate e per le forze di polizia, non soggette all’obbligo di assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, non ricorre l’obbligo di co-

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

municazione degli infortuni del proprio personale. Tale adempimento è prescritto per il personale dell’amministrazione civile, organico alle citate strutture. (1)

il ministero del Lavoro, con circolare del 2009 ha chiarito che l’ob-bligo di comunicazione degli infortuni di durata superiore al giorno ma inferiore ai tre giorni, decorrerà a far data dalla emanazione del decreto che disciplinerà il sistema informatico (SinP), previsto dall’articolo 8 del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81).

Obbligo del registro degli Infortuniil ministero del Lavoro con l’ interpello 9/2014, ha chiarito che, in

attesa dell’emanazione del decreto interministeriale previsto dal T.u. sulla sicurezza (d.Lgs 81/2008) istitutivo del Sistema informativo na-zionale per la Previdenza (SinP), i datori di lavoro dovranno continuare a tenere aggiornati i registri infortuni in essere e continuare ad istituire il registro infortuni per ogni unità produttiva, sede, filiale, cantiere.

Sul registro infortuni devono essere annotati, in ordine cronologico, tutti gli infortuni, occorsi ai lavoratori dipendenti, ai familiari, ai soci, agli associati, ai collaboratori coordinati e continuativi, a progetto, che comportino l’assenza dal lavoro di almeno un giorno, escluso quello dell’evento.

il registro deve essere vidimato dall’ASL competente, fatta eccezio-ne per quelle regioni che hanno abolito la vidimazione, nel qual caso il datore di lavoro deve autocertificare l’istituzione, apponendo la data e la firma nello spazio della vidimazione.

il registro infortuni deve essere tenuto obbligatoriamente sul luogo di lavoro, salvo il caso di attività di breve durata (termine fissato in 15 giorni), caratterizzata da modalità o svolta in sede con pochi lavoratori e priva di adeguata attrezzatura amministrativa, in cui l’obbligo di tenuta e registrazione è assolto anche nell’ipotesi in cui il registro infortuni sia tenuto nella sede centrale dell’impresa, sempre che tali attività non sia-

1) A partire dal 1 Luglio 2013 è obbligo dei datori di lavoro trasmettere, per via telema-tica all’inail, la denuncia degli infortuni sul lavoro che comportino un’assenza dal lavoro superiore a 3 giorni entro 48 ore a decorrere dalla ricezione del certificato medico. Tale obbligo di comunicazione si considera assolto con l’avvenuta denuncia per l’assicura-zione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali.

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

no dislocate oltre l’ambito provinciale (ministero Lavoro circ. n. 28/ 97).il registro infortuni deve essere conservato per 4 anni dall’ultima

registrazione. La mancanza del registro infortuni è punita con la san-zione amministrativa da 2.828,00 a 16.977,00 euro (art. 53 d.Lgs. 81/2008, aumentata del 9,60% dal d.L. 76/2013).

* * *

MINISTERO DELL’INTERNODipartimento della Pubblica Sicurezza

N. 333.A/9806.H.4 Roma 1.1.MAG. 2009

Normа di iпterprеtazione autentica in materia di copertura assicurativa I.N.A.I.L. per il personale della Polizia di Stato.

Art. 12-bis della L. 23 aprile 2009, n. 38

Con riferimento all’oggetto, la presente è intesa a segnalare che il legislatore è intervenuto sulla questione inerente l’applicabilità delle disposizioni contenute nel D.P.R. n. 30 giugno 1965, n. 1124, contenente il Testo unico delle disposizioni per l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali agli appartenenti alla Polizia di Stato.

In particolare, all’art. 12-bis della legge 23 aprile 2009, n. 35, di conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 febbraio 2009, n. 11, recante misure urgenti in materia di sicurezza pubblica e di contrasto alla violenza sessuale, nonché in tema di atti persecutori, pubblicata sulla G.U., Serie generale, n. 95 del 24/4/2009, é stata introdotta una nonna di interpretazione autentica - pertanto efficace, in via retroattiva, a decorrere dalla data di entrata in vigore del citato D.P.R. n. 1124/1965 - del seguente tenore:

“Gli articoli 1 e 4 del testo unico di cui al decreto del Presidente

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Parte Terza: le Figure Giuridiche e gli Adempimenti di Competenza

della Repubblica 30 giugno 1965, n. 1124, si iпterрretаnо nel senso che le disposizioni ivi contenute non si applicano al personale delle Forze di polizia e delle Forze armate, che rimangono disciplinate dai rispettivi ordinamenti, fino al complessivo riordino della materia”.

Tanto premesso, si rappresenta che, in ossequio alla disposizione in argomento, non dovrà essere inoltrata alcuna denuncia all’I.N.A.I.L. per infortuni sul lavoro subiti o malattie professionali contratte dal personale della Polizia di Stato amministrato da codesti Uffici.

In ottemperanza alla medesima norma di cui all’art. 12-bis sopra citato, peraltro, eventuali denunce già pervenute alle sedi competenti dell’I.N.A.I.L. non potranno avere alcun seguito.

Analogamente, gli Uffici del citato Istituto non potranno dar seguito in alcun modo ad eventuali procedimenti per l’applicazione di sanzioni avviati nei confronti dei responsabili di codesti uffici per mancato inoltro delle denunce di infortunio a malattia professionаlе.

Invero, per mero effetto della disposizione di interpretazione autentica di cui alla presente, ogni provvedimento eventualmente adottato dall’I.N.A.I.L. per l’avvio dei suddetti procedimenti va considerato tamquam non esset, con la conseguenza che non è affatto necessaria l’adozione, da parte del medesimo Istituto, di un qualsiasi atto di “annullamento”, “revoca” o “dichiarazione di nullità”.

Per le medesime ragioni sopra esposte non è necessario adottare alcun atto di “ritiro” di denunce inoltrate da codesti Uffici, eventualmente su pressioni esercitate dalla sede periferica I.N.A.I.L. competente.

La presente circolare sarà consultabile sul sito poliziadistato.it.

Il Capo della PoliziaDirettore Generale della Pubblica Sicurezza

Manganelli

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NOTA

Art. 248 del DPR 90/2010 - Comunicazioni, denunce e segnalazioni 1. Le comunicazioni o segnalazioni all’Istituto nazionale per le assicurazioni contro gli infortuni

sul lavoro (INAIL) di dati o informazioni concernenti la tutela della sicurezza e della salute del personale militare dell’Amministrazione della difesa, ivi compresi gli infortuni sul lavoro, previste a carico del datore di lavoro dal decreto legislativo n. 81 del 2008, fatto salvo quanto previsto ai commi da 2 a 4, sono sostituite da analoghe comunicazioni o segnalazioni ((inoltrate alle compe-tenti articolazioni del Ministero della difesa, secondo le procedure stabilite dallo Stato maggiore della difesa. Tali articolazioni comunicano all’INAIL i dati in loro possesso relativi agli infortuni e alle malattie professionali del personale militare; i predetti dati sono: a) adeguatamente aggre-gati e resi coerenti con le esigenze di elaborazione dei predetti Enti assicuratori: b) comunicati per via telematica e con cadenza annuale; c) comunicati in forma anonima e per fini statistici.

2. L’obbligo del datore di lavoro di comunicare annualmente all’INAIL i nominativi dei rappresen-tanti dei lavoratori per la sicurezza, previsto dall’articolo 18, comma 1, lettera b), del decreto legislativo n. 81 del 2008, è sostituito da analoga comunicazione inoltrata dal datore di lavoro alla struttura ordinativa di cui all’articolo 252. L’organismo di cui all’articolo 252 che riceve le comunicazioni, provvede a richiedere alla struttura sindacale competente per territorio, la nomi-na di un Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza territoriale per quegli Enti nei quali non risulta eletto o designato alcun Rappresentante per la sicurezza locale.

3. Restano ferme, con riferimento al solo personale civile dell’Amministrazione della difesa, gli obblighi di comunicazioni o segnalazioni all’Istituto nazionale per le assicurazioni contro gli infortuni sul lavoro o all’Istituto di previdenza per il settore marittimo di cui al comma 1. Le medesime comunicazioni o segnalazioni di cui al precedente periodo sono comunque inoltrate (alle articolazioni) di cui al comma 1. 4. L’obbligo del datore di lavoro di denunciare all’autorità locale di pubblica sicurezza ogni infortunio sul lavoro che ha per conseguenza la morte o l’inabilità al lavoro per più di tre giorni, previsto dall’articolo 54 del decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 1965, n. 1124, è assolto, nell’ambito dell’Amministrazione della difesa e con riferimento agli infortuni occorsi sia al personale civile che al personale militare, con analoga comunicazione inoltrata, ove presente, al competente Comando dei carabinieri dell’organizzazione di polizia militare di Forza armata e al servizio di vigilanza di cui agli arti-coli 260 e seguenti.

Art. 258 - Comunicazioni, segnalazioni e documenti 1. Le comunicazioni o segnalazioni alla competente Azienda sanitaria locale (ASL) di dati o

informazioni concernenti la sorveglianza sanitaria o eventuali malattie contratte in servizio dai lavoratori militari, previste a carico del medico competente dall’articolo 40 del decreto legislativo n. 81 del 2008, e dall’articolo 139 del decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 1965, n. 1124, sono sostituite da analoghe comunicazioni o segnalazioni inoltrate ai servizi di vigi-lanza di cui all’articolo 260; le similari comunicazioni ovvero trasmissioni di documenti che il decreto n. 81 prevede a favore dell’Istituto superiore di prevenzione di sicurezza e sicurezza sul lavoro sono sostituite, a cura del medico competente, limitatamente al personale militare, con analoghe comunicazioni o trasmissione di documenti alle articolazioni di cui all’articolo 248, comma 1 secondo le procedure stabilite dagli organi di vertice di Forza armata e del Comando generale dell’Arma dei carabinieri, per l’area tecnico-operativa, e dal Segretariato generale della difesa, per le aree tecnico-amministrativa e tecnico-industriale

2. Le articolazioni di cui all’articolo 248, comma 1, provvedono:a) alla raccolta dei dati e all’esame degli stessi; b) alla loro comunicazione all’Istituto superiore di prevenzione di sicurezza e sicurezza sul lavoro.

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Parte Quarta

LE VIOLAZIONI ALLE NORME DEDICATE ALLA TUTELADELLA SALUTE ED ALLA

SICUREZZA SUL LAVORO

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Parte Quarta: le Violazioni alle Norme Dedicate alla Tutela della Salute ed alla Sicurezza sul Lavoro

a) Le procedure e le competenze

PROCEDURE E MODULISTICA UFFICIALE

La complessa procedura sopra riportata è stata illustrata con chia-rezza dalla circolare n. 3 del 1996 del ministero dell’interno, rivolta ai Vigili del fuoco, in quanto organo di vigilanza. La stessa può essere utilmente impiegata da ogni funzionario degli organi di vigilanza, sia quando accerta violazioni in tema di sicurezza sul lavoro, costituenti reato, sia quando riceve notizia di reato dal P.m. o da altri Ufficiali o Agenti di P.G. appartenenti ad uffici diversi da quelli aventi competen-za in materia di vigilanza sulla legislazione del lavoro. Questa ipotesi è espressamente prevista dall’articolo 22 del d.Lgs. 758/1994.

Tutti gli Ufficiali e gli Agenti di P.G. possono accertare violazioni costituenti reato o illeciti amministrativi riconducibili alle previsioni del D.Lgs. 81/2008. in queste ipotesi, se non appartenenti agli uffici inclusi tra quelli aventi competenza in tema di vigilanza, come discipli-nato dall’articolo 13 del d.Lgs. 81/2008, devono darne immediata comunicazione al P.M. e all’Organo di vigilanza, affinché quest’ultimo provveda ad intimare le prescrizioni cui adempiere. Qualora non si pro-cedesse ad intimare le prescrizioni cui adempiere la procedura sarebbe viziata di nullità assoluta perché impedisce al destinatario la possibilità di accedere all’istituto dell’estinzione in via amministrativa.

circolare del ministero dell’interno n. 3 del 23/1/1996OGGETTO: Decreto Legislativo 19 dicembre 1994, n. 758 - Modificazioni alla disciplina sanzionatoria in materia di lavoro. Competenze ed adempi-menti da parte del Corpo Nazionale dei Vigili del fuoco

A) Premessa

il decreto legislativo 19 dicembre 1994 n. 758, pubblicato nel S.o.G.u. n. 21 del 26 gennaio 1995, ed entrato in vigore a decorrere dal 26 aprile 1995, è stato emanato ai sensi della legge-delega 6 di-cembre 1993, n. 499 (delega al Governo per la riforma dell’apparato sanzionatorio in materia di lavoro). La predetta legge-delega all’art. 1, comma 2, lettera b), ha stabilito di riformare la disciplina sanzionatoria

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Parte Quarta: le Violazioni alle Norme Dedicate alla Tutela della Salute ed alla Sicurezza sul Lavoro

in materia di tutela della sicurezza e dell’igiene del lavoro secondo i principi e criteri direttivi di seguito riportati: stabilire, per le contravven-zioni previste da leggi speciali, una causa di estinzione del reato con-sistente nell’adempimento, entro un termine non superiore al limite fis-sato dalla legge (decreto legislativo), alle prescrizioni obbligatoriamente impartite dagli organi di vigilanza allo scopo di eliminare la violazione accertata, nonché nel pagamento in sede amministrativa di una somma pari ad un quarto dell’ammenda comminata per ciascuna infrazione; revedere che gli organi di vigilanza riferiscano in ogni caso all’autorità giudiziaria la notizia di reato inerente la contravvenzione e, successi-vamente, l’esito della verifica dell’adempimento prescritto; prevedere per le contravvenzioni in materia di sicurezza e di igiene del lavoro la pena alternativa dell’arresto non superiore a 6 mesi o dell’ammenda non superiore a lire 8 milioni, opportunamente graduate in rapporto alla gravità degli illeciti.

B) Decreto legislativo n. 758/94 Capo II - Estinzione delle contravven-zioni in materia di sicurezza e di igiene del lavoro

il capo ii del decreto legislativo n. 758/94 prevede una causa spe-ciale di estinzione dei reati di tipo contravvenzionale in materia di si-curezza ed igiene del lavoro puniti con la pena alternativa dell’arresto o dell’ammenda, in base alle norme indicate nell’allegato i del decreto medesimo.

L’estinzione è collegata al verificarsi di due successivi eventi: il tempestivo adempimento della prescrizione impartita dall’organo di vigilanza ed il pagamento in via amministrativa di una somma pari al quarto del massimo dell’ammenda stabilita per la contravvenzione commessa.

Si tratta di un istituto che presenta notevoli analogie con quello dell’oblazione, previsto dagli artt. 162 e 162-bis del codice penale, dal quale però si discosta in quanto l’estinzione del reato consegue non solo al pagamento di una somma di denaro, ma anche al tempe-stivo adempimento della prescrizione ed in quanto il pagamento della somma ha luogo non in sede giudiziaria ma in sede amministrativa.

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Parte Quarta: le Violazioni alle Norme Dedicate alla Tutela della Salute ed alla Sicurezza sul Lavoro

Si riportano di seguito i contenuti degli articoli del capo ii per la por-tata degli stessi sulle competenze e conseguenti adempimenti da parte del personale del corpo nazionale dei Vigili del fuoco.

ORGANO DI VIGILANZA (Art. 19 del D.Lgs. n. 758/94)

L’art. 19, comma l, lettera b), definisce organo di vigilanza in materia di sicurezza ed igiene del lavoro, il personale ispettivo di cui all’art. 21, comma 3, della legge 23 dicembre 1978, n. 833 (u.S.L.), fatte salve le diverse competenze previste da altre norme. il personale appartenente al corpo nazionale dei Vigili del fuoco, a norma dell’art. 23 del decreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626, è organo di vigilanza sull’appli-cazione della legislazione in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro per quanto di specifica competenza (sicurezza antincendio).

ADEMPIMENTI DELL’ORGANO DI VIGILANZA (Art. 20, 21 e 22 del D.Lgs. n. 758/94)

Art. 20 (Prescrizioni)

L’organo di vigilanza, nell’esercizio delle funzioni di polizia giudiziaria di cui all’art. 55 del codice di procedura penale, accertata la sussisten-za di un reato ricadente tra quelli estinguibili con contravvenzione, in base alle norme indicate nell’allegato 1 del decreto, impartisce al con-travventore una apposita prescrizione, allo scopo di eliminare la con-travvenzione, fissando per la regolarizzazione un termine tecnicamente necessario, non eccedente un periodo massimo di mesi 6.

Ai sensi dell’art. 20, comma 1 del decreto legislativo n. 758/94, il suddetto termine, nei casi di particolare complessità e di oggettiva difficoltà dell’adempimento, può essere prorogato fino ad un massimo di mesi 6, comprensivo anche del periodo già trascorso.

un’ulteriore proroga, fino ad un periodo massimo di altri 6 mesi, può essere concessa una sola volta su istanza del contravventore, che deve indicare specifiche circostanze giustificative a lui non imputabili.

Si precisa che la prescrizione costituisca un atto obbligatorio nell’am-bito dei reati previsti nell’allegato 1 del decreto.

La prescrizione è comunicata anche al rappresentante legale dell’en-

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Parte Quarta: le Violazioni alle Norme Dedicate alla Tutela della Salute ed alla Sicurezza sul Lavoro

te nell’ambito del quale opera il contravventore.nel caso in cui oltre alla violazione di una norma, venga accertata

una situazione di pericolo, l’organo di vigilanza può imporre specifiche prescrizioni atte a far cessare lo stato di pericolo per la sicurezza dei lavoratori durante il lavoro, in attesa della regolarizzazione.

L’organo di vigilanza ha l’obbligo di riferire al pubblico ministero la notizia di reato inerente la contravvenzione ai sensi dell’art. 347 del codice di procedura penale.

È opportuno ribadire inoltre che per i reati previsti nell’allegato 1 del d.Lgs. n. 758/94 si darà luogo alla procedura di cui alla presente cir-colare mentre per altri reati si seguirà la procedura in uso per l’attività di Polizia Giudiziaria.

La contravvenzione della norma disattesa deve essere imputata al contravventore, che quindi va individuato nella persona o nelle persone che hanno violato la norma in concreto. A riguardo occorre rammentare che la legislazione speciale in materia di sicurezza ed igiene sul lavoro, prevede appositi articoli sulle sanzioni, tramite i quali si può individuare la figura del contravventore (datore di lavoro, dirigente, preposto, lavo-ratore).

Art. 21 (Verifica dell’adempimento)

Entro 60 giorni dalla scadenza del termine fissato nella prescrizione, l’organo di vigilanza verifica se la violazione è stata eliminata secondo le modalità indicate nella prescrizione.

Accertato l’adempimento alla prescrizione, l’organo di Vigilanza am-mette il contravventore a pagare in sede amministrativa, entro 30 gior-ni, una somma pari al quarto del massimo dell’ammenda stabilita in relazione alla contravvenzione commessa.

Entro 120 giorni dalla scadenza del termine fissato nella prescrizio-ne, l’organo di Vigilanza comunica al Pubblico ministero l’adempimento alla prescrizione e l’eventuale pagamento dell’ammenda prevista.

in caso si accerti l’inadempimento alla prescrizione impartita, l’or-gano di Vigilanza ne dà comunicazione al Pubblico ministero ed al con-travventore entro 90 giorni dalla scadenza del termine fissato nella prescrizione.

nel caso di più prescrizioni correlate a distinte ipotesi di reato, qua-

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Parte Quarta: le Violazioni alle Norme Dedicate alla Tutela della Salute ed alla Sicurezza sul Lavoro

lora il contravventore adempia soltanto ad alcune, i comandi Provinciali VV.f. provvederanno a dare separata comunicazione al Pubblico ministe-ro utilizzando i moduli allegati.

Art. 22 (Notizia di reato comunicata all’Organo di Vigilanza direttamen-te dal Pubblico Ministero)

Qualora l’organo di Vigilanza riceva comunicazione della notizia di reato direttamente dal Pubblico ministero,è tenuto ad informarlo delle proprie determinazioni entro 60 giorni dalla data di ricezione della rela-tiva comunicazione.

ADEMPIMENTI DEL PUBBLICO MINISTERO (Art. 23 e 24 del D.Lgs. n. 758/94)

il Pubblico ministero ricevuta la notizia di reato inerente alla contrav-venzione, tiene sospeso il relativo procedimento dal momento dell’iscri-zione della notizia nel registro di cui all’art. 335 del codice di procedura penale fino al momento in cui riceve dall’organo di Vigilanza le comu-nicazioni di cui all’art. 21. il Pubblico ministero richiede l’archiviazione del procedimento, per estinzione del reato, se il contravventore adem-pie alla prescrizione impartita dall’organo di Vigilanza nel termine ivi fissato e provvede al pagamento previsto.

il Pubblico ministero può procedere ai fini dell’applicazione dell’art. 162-bis (oblazione) del codice penale, nel caso che da parte del con-travventore l’adempimento sia avvenuto in un tempo superiore a quello indicato nella prescrizione, ma comunque congruo a norma dell’art. 20, comma 1, ovvero l’eliminazione della contravvenzione sia stata realiz-zata con modalità diverse da quelle indicate dall’organo di Vigilanza.

C) Competenze ed adempimenti da parte del corpo nazionale dei Vigili del Fuoco

Sulla scorta della vigente legislazione ed a seguito di chiarimenti for-niti dal ministero di Grazia e Giustizia, su specifica richiesta di questa direzione, si forniscono i seguenti chiarimenti e direttive.

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Parte Quarta: le Violazioni alle Norme Dedicate alla Tutela della Salute ed alla Sicurezza sul Lavoro

b) La modulistica ufficiale

1) COMPETENZE

il personale appartenente al corpo nazionale dei Vigili del fuoco in base al disposto dell’art. 23 del decreto legislativo n. 626/94 è organo di vigilanza sull’applicazione della legislazione in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro per quanto attiene le specifiche competenze (sicu-rezza antincendio).

inoltre ai sensi dell’art. 16 della legge 13 maggio 1961, n. 469 e dell’art. 13 della legge 27 dicembre 1973, n. 850, nell’esercizio delle proprie funzioni è ufficiale di polizia giudiziaria (Personale ex carriera direttiva e di concetto del ruolo tecnico, capi reparto e capi squadra) ed agente di polizia giudiziaria (personale della carriera di vigile).

Tali specifiche funzioni di polizia giudiziaria sono state ribadite dal d.P.r. n. 335/90 (profili professionali).

ciò premesso il personale del corpo nazionale dei Vigili del fuoco, che nell’esercizio delle proprie funzioni istituzionali, accerti un reato pertinente la mancata attuazione di provvedimenti e misure di sicurezza antincendio, in base alle norme indicate nell’allegato 1 del decreto n. 758/94, è tenuto a procedere secondo le indicazioni di cui al capo ii del decreto medesimo. i reati non ricompresi nelle norme di cui all’allegato 1 del decreto, qualora accertati, dovranno essere unicamente oggetto di comunicazione al pubblico ministero in base al disposto dell’art. 347 del codice di procedura penale.

Si precisa che l’attività di vigilanza nei luoghi di lavoro da espletarsi, ai sensi dell’art. 23 del decreto legislativo n. 626/94, da parte del per-sonale del corpo nazionale dei Vigili del fuoco, in attesa che vengano emanati atti di indirizzo e coordinamento previsti anche dagli artt. 25 e 27 del decreto legislativo n. 626/94, dovrà essere attuata, su attività in esercizio, secondo il disposto dell’art. 14 del d.P.r. 29 luglio 1982, n. 577:a. su richiesta dei soggetti interessati, a norma di legge, alla sicurezza

antincendi al fine del controllo dell’osservanza delle norme di pre-venzione incendi;

b. per procedere al controllo di situazioni di potenziale pericolo segna-late o comunque rilevate;

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Parte Quarta: le Violazioni alle Norme Dedicate alla Tutela della Salute ed alla Sicurezza sul Lavoro

c. per procedere a controlli a campione sulla base di disposizioni ema-nate dagli organi centrali del corpo nazionale dei Vigili del fuoco.in ogni caso sono fatte salve le comunicazioni previste dall’art. 16, comma 4, del d.P.r. n. 577/82, da parte dei comandi Provinciali dei Vigili del fuoco.

2) ADEMPIMENTI

Per quanto attiene gli adempimenti procedurali previsti dal decreto legi-slativo n. 758/94 capo ii, gli stessi si possono riassumere in:

1) Verbale di accertamento del reato (vedi mod. l/PG allegato);2) comunicazione della notizia di reato al Pubblico ministero (vedi mod.

2/PG allegato);3) Prescrizione da comunicare al contravventore e per conoscenza al

legale rappresentante dell’impresa (vedi mod. 3/PG allegato);4) comunicazione al contravventore ed al Pubblico ministero di accogli-

mento o meno della eventuale richiesta di proroga dei termini della prescrizione (vedi mod 4/PG allegato);

5) Verbale di verifica dell’adempimento (vedi mod. 5/PG allegato);6) comunicazione al contravventore di ammissione al pagamento

dell’ammenda (vedi mod. 6/PG allegato);7) comunicazione al Pubblico ministero di avvenuto adempimento alle

prescrizioni e dell’eventuale pagamento (vedi mod. 7/PG allegato);8) comunicazioni al Pubblico ministero ed al contravventore di non av-

venuto adempimento alle prescrizioni (vedi mod. 8/PG allegato).

Per ciascuna attività che sarà oggetto di tale procedura, occorrerà costituire presso l’ufficio un apposito fascicolo e relativo scadenzario.

ufficio presso il quale ammettere il contravventore a pagare stante che tra gli specifici adempimenti dell’organo di vigilanza rientra “ammet-tere il contravventore a pagare in sede amministrativa, nel termine di trenta giorni, una somma pari ad un quarto del massimo dell’ammenda stabilita per la contravvenzione commessa”, si precisa che per quanto concerne le modalità del pagamento della somma indicata dall’art. 21, comma 2, del decreto legislativo n. 758/94, in attesa di disciplinare con specifica normativa tale materia, si comunica che l’ufficio presso il

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Parte Quarta: le Violazioni alle Norme Dedicate alla Tutela della Salute ed alla Sicurezza sul Lavoro

quale il versamento andrà concretamente effettuato sia l’ufficio del re-gistro competente per territorio, in base a quanto previsto dall’art. 18 della legge n. 689/1981. A conclusione va sottolineato che il decreto legislativo n. 758/94 comporta precise assunzioni di responsabilità e quindi le relative procedure vanno svolte con particolare attenzione da parte degli incaricati.

Poiché trattasi di procedure innovative rispetto ai precedenti adempi-menti di polizia giudiziaria, si invitano i comandi Provinciali a prendere diretti contatti con i Pubblici ministeri presso le locali Procure della re-pubblica al fine dei necessari approfondimenti ed ulteriori chiarimenti, nonché a promuovere in sede locale o regionale specifici corsi di forma-zione, per avviare l’attuazione del disposto legislativo.

Per uniformità di indirizzo ed a supporto dell’attività di vigilanza, si allega apposita modulistica inerente gli adempimenti procedurali.

Elenco allegati alla circolare n. 3 mi.sa. (96) 3 del 23 gennaio 1996 (Prot. n. P108/4101 sott. 72/C).

(NOTA DELL’AUTORE: la modulistica che segue può essere utilizzata da ogni funzionario degli organi di vigilanza, che, rivestendo la qualifica di Ufficiale o di Agente di P.G. accerti una violazione alla norme del D.Lgs. 81/2008, costituente reato. La procedura prevista dall’articolo 15 del D.Lgs. 124/2004, contenuta nell’articolo 302 del D.Lgs. 81/2008, esten-de tale procedura per tutti i reati puniti con pena alternativa dell’arresto e dell’ammenda, relativi a violazioni alle prescrizioni in tema di sicurezza sul lavoro)

Schema delle fasi procedimentali previste dal d.Lgs. n. 758/94mod. 1/PGmod. 2/PGmod. 3/PGmod. 4/PGmod. 5/PGmod. 6/PGmod. 7/PG

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Parte Quarta: le Violazioni alle Norme Dedicate alla Tutela della Salute ed alla Sicurezza sul Lavoro

mod. 1/PG - verbale di accertamento di reato

__________ , lì____________________ Prot. n. ______ (1) ______ / ______ (2)fascicolo pos. (3) ______________________

VERBALE DI ACCERTAMENTO

i ___ sottoscritt___, ufficial___ di Polizia Giudiziaria in servizio presso il comando provinciale VV.f. indicato in epigrafe, in data odierna, alle ore ___________ in occasione dell’intervento per (4) ___________________ presso la ditta ________________________________________________ sita in ____________ di cui risulta titolare il Sig./a __________________ residente in______________________________, ha accertato quanto di seguito verbalizzato _______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

Al sopralluogo era presente il/la Sig. ____________________________ in qualità di ________________________________________________________________________________________________________________il presente verbale viene, dagli intervenuti riletto, confermato e sotto-scritto.

La Parte

_________________________________________

I Verbalizzanti

_________________________________________

(1) numero di verbale (numerazione progressiva data dall’ufficio)(2) anno(3) numero del fascicolo dell’archivio di prevenzione incendi(4) soccorso, esposto, sopralluogo di prevenzione incendi, ecc.

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Parte Quarta: le Violazioni alle Norme Dedicate alla Tutela della Salute ed alla Sicurezza sul Lavoro

da quanto esposto nella prima parte del presente verbale di accerta-mento si possono rilevare le seguenti ipotesi di reato:

1.____________________________________________________________2.____________________________________________________________3.____________________________________________________________4. ___________________________________________________________5. ___________________________________________________________

Per le ipotesi di reato di cui ai punti _________________________ sarà attivata la procedura di cui al decreto legislativo 758/94 titolo ii.

I Verbalizzanti

_________________________________________

Visto:Il Comandante provinciale VV.F

_________________________________________

AVVErTEnzE:Il presente verbale di accertamento è composto da due parti, nelle quali devono essere riportate rispettivamente:parte prima: la descrizione di tutte le inosservanze riscontrate alle dispo-sizioni di prevenzione incendi;parte seconda: l’indicazione delle ipotesi di reato correlate alle inosser-vanze descritte nella parte prima.

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Parte Quarta: le Violazioni alle Norme Dedicate alla Tutela della Salute ed alla Sicurezza sul Lavoro

mod 2/PG - comunicazione notizia di reato

______________, lì _________ Alla Procura della repubblica presso il Tribunale di __________________Prot. n.____ /_________ (1) Allegati_____fascicolo pos._____ (2) ___________________

OGGETTO: Comunicazione notizia di reato a norma dell’art. 347 del C.P.P. riguardante la Ditta _____________________________________ sita in _______________________________________________________

in ottemperanza a quanto previsto dall’articolo citato in oggetto, si allega alla presente il verbale di accertamento di reato (mod 1/PG) n. _____(1) ___ del (3) __/__/___ effettuata da u.P.G. di questo comando provinciale.

Il Comandante Provinciale VV.F.

_____________________________________________

(1) numero del verbale trasmesso(2) numero del fascicolo dell’archivio di prevenzione incendi(3) data del verbale di accertamento

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Parte Quarta: le Violazioni alle Norme Dedicate alla Tutela della Salute ed alla Sicurezza sul Lavoro

mod 3/PG prescrizione

____________________, lì____________________________________.Al_______ (1) _________________________________________________Al rappresentante legale di _____________________________________

p.c. alla Procura della repubblica presso il Tribunale di _______________Prot. n. _____/____ (2) ___ Allegati _____________ fascicolo pos. _____ (3) _______________________

OGGETTO: Verbale di accertamento (mod. 1/PG) n. _________________ del ____/____/____ riguardante la Ditta ___________________________sita in _______________________________________________________.

Prescrizioni a norma dell’art. 20 del d.Lgs. 19/12/92 n. 758.Premesso che con il verbale di accertamento indicato in oggetto, redat-to a carico della ditta ________________ sita in __________________, i__ sottoscritt____ ufficial___ di.G.________________________________ appartenente/i al comando provinciale VV.f. sopraindicato accerta-va_______ le seguenti contravvenzioni alla normativa vigente in materia di sicurezza del lavoro.

descrizione

_________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

considerata la natura permanente dei reati citati, visto l’art. 20 del d.L-gs. 19/2/94 n. 758, allo scopo di eliminare le contravvenzioni accer-tate ed impedirne ulteriori conseguenze i__ sottoscritt___ ufficial____ di Polizia Giudiziaria nell’esercizio delle funzioni di cui all’art. 55 del codice di procedura penale, impartisc___ le seguenti prescrizioni al fine

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Parte Quarta: le Violazioni alle Norme Dedicate alla Tutela della Salute ed alla Sicurezza sul Lavoro

di regolarizzare le situazioni riscontrate.in particolare il contravventore dovrà attuare quanto di seguito specifi-cato:

descrizione degli interventi

____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

i termini per la regolarizzazione sono fissati in: giorni ______ (________________________) per la contravvenzione di cui al punto _____;giorni ______ (________________________) per la contravvenzione di cui al punto _____;giorni ______ (________________________) per la contravvenzione di cui al punto _____;dell’avvenuta notifica del presente atto.

Entro i termini sopraindicati dovrà essere data comunicazione a questo ufficio dell’avvenuto adempimento alle prescrizioni impartite.

Allo scopo di far cessare immediatamente e per tutto il tempo neces-sario per la regolarizzazione il pericolo per la sicurezza dei lavoratori, ai sensi del citato d.Lgs. 19/12/94 n. 758 art. 20 si prescrive inoltre di adottare le seguenti specifiche misure:

descrizione delle misure

_________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

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Parte Quarta: le Violazioni alle Norme Dedicate alla Tutela della Salute ed alla Sicurezza sul Lavoro

in caso di mancato tempestivo adempimento alle prescrizioni, questo ufficio darà comunicazione al Pubblico ministero per i provvedimenti di competenza.l’/gli ufficial ______ di Polizia Giudiziaria

Visto: Il Comandante prov.le VV.F.

________________________________

AVVERTENZEI tempi per la regolarizzazione devono essere computati dal giorno in cui è avvenuta la notifica.Ai sensi dell’art. 20 comma 1 del decreto legislativo 758/94 il termine fissato per la regolarizzazione, nei casi di particolare complessità e di oggettiva difficoltà dell’adempimento, può essere prorogato fino ad un massimo di mesi sei, comprensivo anche del termine già trascorso. Un’ul-teriore proroga fino ad un periodo massimo di altri sei mesi può essere concessa una sola volta su istanza del contravventore che deve indicare specifiche circostanze giustificative, a lui non imputabili.La verifica dell’adempimento sarà effettuata entro 60 giorni dalla/e sca-denz__ fissat__nella prescrizione. Solo dopo che la stessa avrà esito positivo ai sensi dell’art. 21 comma 1 del decreto legislativo 758/94 il contravventore sarà ammesso a pagare in sede amministrativa, nei modi e nei tempi che saranno di seguito co-municati, una somma corrispondente al quarto del massimo dell’ammen-da stabilita per ognuna delle contravvenzioni commesse.A seguito dell’accertato adempimento alle prescrizioni impartite e dell’av-venuto pagamento verrà data comunicazione al P.M. per l’estinzione del reato. Si avverte che l’inadempimento alle prescrizioni comporterà la non ammissione al pagamento della sanzione ridotta e la comunicazione al P.M. del non adempimento.

(1) contravventore (da notificare a mezzo raccomandata A.r.)(2) numero di verbale di accertamento(3) numero del fascicolo dell’archivio di prevenzione incendi

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Parte Quarta: le Violazioni alle Norme Dedicate alla Tutela della Salute ed alla Sicurezza sul Lavoro

mod. 4/PG - Accoglimento/diniego richiesta di proroga

____________________________, lì ________________________

Al (1)________Al rappresentante legale di______________________________________p.c. Alla Procura della repubblica presso il Tribunale di _______________ Prot. n. _______________ (2) ______ Allegati _______________fascicolo pos._______________ (3) _______________

Oggetto: Ditta____________________________sita in _______________Contravvenzione alla disciplina in materia di sicurezza del lavoro relati-va al verbale (mod I/PG) _____________________ (2) del ___/___ /___.

comunicazione a norma dell’art. 20 del decreto legislativo 19/12/94 n. 758 relative alla richiesta di proroga dei termini per l’adempimento delle prescrizioni impartite con nota (mod 3/PG) n.___/___ del ___/___ /___.in relazione alla richiesta di proroga inoltrata a questo comando in data ___/___/___ e cosi motivata ____________________________________ relativa alla comunicazione in oggetto, si comunica che:

a) la stessa è stata accolta per quanto riguarda la prescrizione: n per giorni____________________________________________________i termini decorrono a partire dalla scadenza del termine precedente-mente fissato.b) la stessa non è stata accolta per quanto riguarda la prescrizione: in considerazione di____________________________________________

l’/gli Ufficial ___ di P.G. ___________________

visto: Il Comandante provinciale VV.F ___________________

(1) contravventore (da notificare a mezzo ricevuta A.r.)(2) numero del verbale di accertamento(3) numero del fascicolo dell’archivio di prevenzione incendi

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Parte Quarta: le Violazioni alle Norme Dedicate alla Tutela della Salute ed alla Sicurezza sul Lavoro

mod. 5/PG - Verbale di verifica delle prescrizioni impartite__________ lì,_________________ Prot. n.__________________ (1) _______ /______ fascicolo pos. (2) _____________________________

VERBALE DI VERIFICA

i____ sottoscritt___, ufficial___ di Polizia Giudiziaria in servizio presso il__________________________________________________________________________________________________________________________

comando Provinciale VV.f. indicato in epigrafe, in data odierna, alle ore_____ ha____ provveduto a verificare l’adempimento dell__ seguent ____ prescri-zion___ impartit___ con la nota (mod 3/PG) prot ___/___ del ___/___/___:

note

_________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

Al sopralluogo era presente il Sig. _______________________________ in qualità di___________________________________________________il presente verbale viene dagli intervenuti riletto, confermato e sottoscritto.

La Parte

_________________________________________

I Verbalizzanti

_________________________________________

(1) numero del verbale di accertamento(2) numero del fascicolo dell’archivio di prevenzione incendi

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Parte Quarta: le Violazioni alle Norme Dedicate alla Tutela della Salute ed alla Sicurezza sul Lavoro

mod. 6/PG - Comunicazione di ammissione al pagamento dell’ammenda_________________, lì ___________________________________Al (1) _________________Al rappresentante legale di _________________________

p.c. Alla Procura della repubblica presso il Tribunale di _______________Prot. n. (2)____________________fascicolo pos. (3)________________________

Oggetto: Ditta ____________________________ sita in ______________Contravvenzione alla disciplina in materia di sicurezza del lavoro rela-tiva al verbale (2) del ___/ ___/ ___.

comunicazione di ammissione al pagamento dell’ammenda, con verbale (mod 5/PG) n. ___/___ redatto a seguito di sopralluogo ef-fettuato il ___/___/___ presso la ditta____________________ sita in_______________________ si è constatato l’adempimento all ___ se-guent ______ prescrizion ______ impartit ______ con n. ______ della nota (mod 3/PG)___/ ___/ ___ notificata il ______/______/______ .Pertanto si comunica l’ammissione al ___________ pagamento di euro_____________________________________________________________determinata sulla base della contravvenzione accertate:

descrizione Ammenda____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

Totale ____________________

il pagamento deve essere effettuato entro il termine di 30 giorni a parti-re dalla data di notifica del presente atto presso l’ufficio del registro di _________, indicando nella causale gli estremi della presente lettera di ammissione al pagamento nonché in comando provinciale in epigrafe.

Ai sensi dell’art. 24 del decreto legislativo 758/94 la contravvenzio-

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Parte Quarta: le Violazioni alle Norme Dedicate alla Tutela della Salute ed alla Sicurezza sul Lavoro

ne si estingue con il pagamento dell’ammenda, che sarà comunicata all’Autorità Giudiziaria unitamente all’adempimento della prescrizione, entro 120 giorni dalla scadenza del termine fissato nella prescrizione.

il contravventore, al fine di comprovare l’avvenuto versamento, dovrà consegnare a questo ufficio l’originale della ricevuta del versamento o copia conforme della medesima o altra copia previa esibizione dell’ori-ginale, entro 30 giorni dalla notifica della presente.

l’/gli Ufficial ___ di P.G. ___________________

visto: Il Comandante provinciale VV.F ___________________

(1) contravventore (da notificare a mezzo di raccomandata A.r.)(2) numero del verbale di accertamento (mod i/P)

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Parte Quarta: le Violazioni alle Norme Dedicate alla Tutela della Salute ed alla Sicurezza sul Lavoro

mod. 7/PG - Comunicazione dell’avvenuto adempimento alle prescri-zioni e di pagamento dell’ammenda

______________________, lì________________________

Al(1) ________Al rappresentante legale di ___________________p.c. alla Procura della repubblica presso il Tribunale _________________Prot. n. ____________ (2) ___ Allegati _________________fascicolo pos. _______________________(3)_______________________

Oggetto: Ditta ________________________________________________sita in _______________________________________________________Contravvenzione alla disciplina in materia di sicurezza del lavoro rela-tiva al verbale (mod I/PG) del ___/___/___,

comunicazione di avvenuto adempimento alle prescrizione impartite con nota (mod 3/PG) del ___/___/___, e di avvenuto pagamento.in relazione al verbale di prescrizione indicato in oggetto, si comunica che, a seguito di verifica effettuata da parte di u.P.G. dipendenti da questo comando prov.le VV.f. in data ___/___/___ è stato constatato ai sensi del 1 comma dell’art. 21 del decreto legislativo 758/94 con ver-bale (mod 5/ PG) di cui si allega copia, l’avvenuto adempimento all.___seguent____ prescrizion___

descrizione ______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

il contravventore, che è stato ammesso con nota (mod. 6/PG) ___/___ del ___/___/___ a versare la somma di ___________ euro non ha tra-smesso a quest’ufficio gli estremi del versamento richiesto con tale nota; ha trasmesso a questo ufficio gli estremi del versamento all’ufficio del registro di _____, effettuato in data ___/___/___ che si allega in copia.

Il Comandante prov.le VV.F. ________________________________

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Parte Quarta: le Violazioni alle Norme Dedicate alla Tutela della Salute ed alla Sicurezza sul Lavoro

mod. 8/PG – Comunicazione di non adempimento alle prescrizioni ______________________, lì ________________________

Al(1)________Al rappresentante legale di _________________________p.c. Alla Procura della repubblica presso il Tribunale di_______________Prot. n.____________ (2)___ Allegati _________________fascicolo pos._______________________ (3) _______________________

Oggetto: Ditta_____________________________ sita in_____________Contravvenzione alla disciplina in materia di sicurezza del lavoro rela-tiva al verbale (mod I/PG) del ___/___/___,

comunicazione di avvenuto adempimento alle prescrizione impartite con nota (mod 3/PG) ___/___/___ del ___/___/___.in relazione all’oggetto si comunica che, dopo verifica effettuata da parte personale di questo comando presso la ditta ________sita in ___________ è stata contestata l’inadempienza al ________se-guent_____ prescrizion_____ impartit____ con la nota in oggetto, relati-vamente ai seguenti punti:

descrizione della contravvenzione_______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

si allega copia del verbale di verifica (mod.5/PG).

Il Comandante prov.le VV.F.________________________________

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro

c) le ipotesi di violazioni, le responsabilità e le sanzioni per:

C1) DATORE DI LAVORO

CHE OMETTE DI EFFETTUARE LA VALUTAZIONE ED ELABORARE IL DOCUMENTO DI CUI ALL’ARTICOLO 17, COMMA 1, LETTERA A) (DOCUMENTO DI VALUTAZIONE DEL RISCHIO), IN COLLABORA-ZIONE CON IL RESPONSABILE DEL SERVIZIO DI PREVENZIONE E PROTEZIONE E IL MEDICO COMPETENTE, NEI CASI DI CUI ALL’AR-TICOLO 41norme violate: articoli 29, comma 1 e 55, comma 1, lett. a);sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro; autorità competente: Tribunale; obblighi violati: il documento di valutazione di rischi è redatto in collabo-razione con il rSPP e con il medico competente quando ricorrono le due ipotesi dell’articolo 41 del d.Lgs. 81/2008 “1. La sorveglianza sanitaria è effettuata dal medico competente: a) nei casi previsti dalla normativa vigente, dalle indicazioni fornite dal-

la commissione consultiva di cui all’articolo 6;b) qualora il lavoratore ne faccia richiesta e la stessa sia ritenuta dal

medico competente correlata ai rischi lavorativi. Nota: ai sensi del comma 2 dell’articolo 55 “nei casi previsti al comma 1, lettera a), si applica la pena dell’arresto da quattro a otto mesi se la violazione è commessa: a) nelle aziende di cui all’articolo 31, comma 6, lettere), b), c), d), f) e g); b) in aziende in cui si svolgono attività che espongono i lavoratori a

rischi biologici di cui all’articolo 268, comma 1, lettere c) e d), da atmosfere esplosive, cancerogeni mutageni, e da attività di manu-tenzione, rimozione smaltimento e bonifica di amianto;

c) per le attività disciplinate dal Titolo iV caratterizzate dalla compre-senza di più imprese e la cui entità presunta di lavoro non sia infe-riore a 200 uomini-giorno.

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro

CHE NON PROVVEDE ALLA NOMINA DEL RESPONSABILE DEL SERVI-ZIO DI PREVENZIONE E DI PROTEZIONEnorme violate: articoli 17, comma 1 e 55, comma 1, lett. b).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 17, comma 1: “art. 17. obblighi del datore di lavoro non delegabili 1. il datore di lavoro non può delegare le seguenti attività: a) la valutazione di tutti i rischi con la conseguente elaborazione del

documento previsto dall’articolo 28; b) la designazione del responsabile del servizio di prevenzione e prote-

zione dai rischi”.

CHE SVOLGE ANCHE LE FUNZIONI DI RSPP SENZA AVER FREQUEN-TATO IL CORSO DI FORMAZIONEnorme violate: articoli 34, comma 2 e 55, comma 1, lett. b).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 34, comma 22: “il datore di lavoro che intende svolgere i compiti di cui al comma 1, deve frequentare corsi di formazione, di durata minima di 16 ore e massima di 48 ore, adeguati alla natura dei rischi presenti sul luogo di lavoro e relativi alle attività lavorative, nel rispetto dei contenuti e delle articolazioni definiti mediante accordo in sede di conferenza perma-nente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, entro il termine di dodici mesi dall’entrata in vigore del presente decreto legislativo. fino alla pubblicazione dell’accordo di cui al periodo precedente, conserva validità la formazione effettuata ai sensi dell’articolo 3 del decreto ministeriale 16 gennaio 1997, il cui contenuto è riconosciuto dalla conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano in sede di definizione dell’accordo di cui al periodo precedente”. L’Accordo Sta-to regioni del 21.12.2011 ha disciplinato i percorsi formativi.

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro

CHE COMPILA IL DOCUMENTO DI VALUTAZIONE SENZA LE INDICA-ZIONI DOVUTE norme violate: articoli 28, comma 2, lettere b); c); e d) e 55, comma 3.sanzioni previste: ammenda da 2.000 a 4.000 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 28, comma 2, lett. b (ovvero c), d) e 55, comma 3. La violazione ricorre quando il documento di Valutazione dei rischi adottato è privo delle indicazioni relative: “b)all’indicazione delle misure di prevenzione e di protezione attuate e

dei dispositivi di protezione individuali adottati, a seguito della valu-tazione di cui all’articolo 17, comma 1, lettera a);

c) al programma delle misure ritenute opportune per garantire il miglio-ramento nel tempo dei livelli di sicurezza;

d) l’individuazione delle procedure per l’attuazione delle misure da rea-lizzare, nonchè dei ruoli dell’organizzazione aziendale che vi debbo-no provvedere, a cui devono essere assegnati unicamente soggetti in possesso di adeguate competenze e poteri”.

CHE ADOTTA IL DOCUMENTO DI VALUTAZIONE DEI RISCHI SENZA RI-SPETTARE LE MODALITà PREVISTE DALL’ARTICOLO 29, COMMI 2 E 3norme violate: articoli 29, commi 2 e 3 e 55 comma 3.sanzioni previste: ammenda ad euro 2000 a euro 4000.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 29, commi 2 e 3: “1. il datore di lavoro effettua la valutazione ed elabora il documento

di cui all’articolo 17, comma 1, lettera a), in collaborazione con il responsabile del servizio di prevenzione e protezione e il medico competente, nei casi di cui all’articolo 41.

2. Le attività di cui al comma 1 sono realizzate previa consultazione del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza.

3. La valutazione dei rischi deve essere immediatamente rielaborata, nel rispetto delle modalità di cui ai commi 1 e 2, in occasione di modifiche del processo produttivo o della organizzazione del lavoro significative ai fini della salute e sicurezza dei lavoratori, o in relazio-ne al grado di evoluzione della tecnica, della prevenzione o della pro-tezione o a seguito di infortuni significativi o quando i risultati della sorveglianza sanitaria ne evidenzino la necessità. A seguito di tale

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro

rielaborazione, le misure di prevenzione debbono essere aggiornate. nelle ipotesi di cui ai periodi che precedono il documento di valuta-zione dei rischi deve essere rielaborato, nel rispetto delle modalità di cui ai commi 1 e 2, nel termine di trenta giorni dalle rispettive causali”.

CHE ADOTTA IL DOCUMENTO DI VALUTAZIONE DEI RISCHI, DI CUI ALL’ARTICOLO 17, COMMA 1, LETTERA A), IN ASSENZA DEGLI ELE-MENTI DI CUI ALL’ARTICOLO 28, COMMA 2, LETTERE A), PRIMO PE-RIODO, ED F)norme violate: articoli 28 comma 2, lett. a) primo periodo ed f) e 55, comma 4.sanzioni previste: ammenda da euro 1000 a euro 2000.obblighi violati: art. 28, comma 2, lett. a) primo periodo e lett. f): “2. il documento di cui all’articolo 17, comma 1, lettera a), redatto a conclusione della valutazione, può essere tenuto, nel rispetto delle previsioni di cui all’articolo 53, su supporto informatico e deve essere munito anche tramite le procedure applicabili ai supporti informatici di cui all’articolo 53, di data certa o attestata dalla sottoscrizione del documento medesimo da parte del datore di lavoro, nonchè, ai soli fini della prova della data, dalla sottoscrizione del responsabile del servizio di prevenzione e protezione, del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza o del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza territoriale e del medico competente, ove nominato, e contenere: a) una relazione sulla valutazione di tutti i rischi per la sicurezza e la sa-

lute durante l’attività lavorativa, nella quale siano specificati i criteri adottati per la valutazione stessa. La scelta dei criteri di redazione del documento è rimessa al datore di lavoro, che vi provvede con cri-teri di semplicità, brevità e comprensibilità, in modo da garantirne la completezza e l’idoneità quale strumento operativo di pianificazione degli interventi aziendali e di prevenzione;

f) l’individuazione delle mansioni che eventualmente espongono i la-voratori a rischi specifici che richiedono una riconosciuta capacità professionale, specifica esperienza, adeguata formazione e adde-stramento.”

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro

CHE OMETTE DI VALUTARE PRELIMINARMENTE L’EVENTUALE PRE-SENZA DI AGENTI CHIMICI PERICOLOSInorme violate: articoli 223, comma 1 e 262, comma 1, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 223, comma 1: “nella valutazione di cui all’articolo 28, il datore di lavoro determina preliminarmente l’eventuale presenza di agenti chimici pericolosi sul luogo di lavoro e valuta anche i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori derivanti dalla presenza di tali agenti, prendendo in considerazione in particolare:a) le loro proprietà pericolose;b) le informazioni sulla salute e sicurezza comunicate dal responsabile

dell’immissione sul mercato tramite la relativa scheda di sicurezza predisposta ai sensi dei decreti legislativi 3 febbraio 1997, n. 52, e 14 marzo 2003, n. 65, e successive modifiche;

c) il livello, il modo e la durata della esposizione;d) le circostanze in cui viene svolto il lavoro in presenza di tali agenti

tenuto conto della quantità delle sostanze e dei preparati che li con-tengono o li possono generare;

e) i valori limite di esposizione professionale o i valori limite biologici; di cui un primo elenco è riportato negli allegati XXXViii e XXXiX;

f) gli effetti delle misure preventive e protettive adottate o da adottare;g) se disponibili, le conclusioni tratte da eventuali azioni di sorveglian-

za sanitaria già intraprese.”

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

C2) DATORE DI LAVORO E DIRIGENTE

CHE OMETTE DI ADEMPIERE A QUANTO PRESCRITTO IN TEMA DI VO-LONTARIATO CIRCA LE INFORMAZIONI DOVUTE IN TEMA DI FATTORI DI RISCHIO E DI MISURE DI PROTEZIONE norme violate: articoli 3, comma 12-bis e 55 comma 5, lett. a). sanzioni previste: arresto da due a quattro mesi o ammenda da 750 a 4.000 euro. autorità competente: Tribunale. obblighi violati: art. 3, comma 12-bis:“nei confronti dei volontari di cui alla legge 1 agosto 1991, n. 266, e dei volontari che effettuano servizio civile si applicano le disposizioni relative ai lavoratori autonomi di cui all’articolo 21. con accordi tra il volontario e l’associazione di volontariato o l’ente di servizio civile possono essere individuate le modalità di attuazione della tutela di cui al precedente periodo. ove il volontario svolga la propria prestazione nell’ambito dell’or-ganizzazione di un datore di lavoro, questi è tenuto a fornire al volontario dettagliate informazioni sui rischi specifici esistenti negli ambienti in cui è chiamato ad operare e sulle misure di prevenzione e di emergenza adottate in relazione alla propria attività. Egli è altresì tenuto ad adottare le misure utili ad eliminare o, ove ciò non sia possibile, ridurre al minimo i rischi da interferenze tra la prestazione del volontario e altre attività che si svolgano nell’ambito della medesima organizzazione”.

CHE OMETTE DI ADEMPIERE ALLE PRESCRIZIONI DI CUI AL COMMA 1 DELL’ARTICOLO 18, LETT. O)norme violate: articoli 18, comma 1, lett. o) e 55 comma 5sanzioni previste: arresto da due a quattro mesi o ammenda da 750 a 4.000 euroautorità competente: Tribunaleobblighi violati: art. 18, comma 1, lett. o)“o) consegnare tempestivamente al rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, su richiesta di questi e per l’espletamento della sua funzione, copia del documento di cui all’articolo 17, comma 1, lettera a), anche su supporto informatico come previsto dall’articolo 53, comma 5, nonchè consentire al medesimo rappresentante di accedere ai dati di cui alla lettera r); il documento è consultato esclusivamente in azienda”.

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

CHE OMETTE DI INFORMARE LAVORATORI CHE SVOLGONO LAVORI IN SUBAPPALTO DEI RISCHI SPECIFICI DELL’AMBIENTE DI LAVORO norme violate: articoli 26, comma 1, lett. b), e 55 comma 5, lett. a)sanzioni previste: arresto da due a quattro mesi o ammenda da 750 a 4.000 euroautorità competente: Tribunaleobblighi violati: art. 26, comma 1, lett. b)“1.il datore di lavoro, in caso di affidamento di lavori, servizi e fornitu-

re all’impresa appaltatrice o a lavoratori autonomi all’interno della propria azienda, o di una singola unità produttiva della stessa, non-chè nell’ambito dell’intero ciclo produttivo dell’azienda medesima sempre che abbia la disponibilità giuridica dei luoghi in cui si svolge l’appalto o la prestazione di lavoro autonomo:

a) verifica, con le modalità previste dal decreto di cui all’articolo 6, comma 8, lettera g), l’idoneità tecnico professionale delle imprese appaltatrici o dei lavoratori autonomi in relazione ai lavori ai servizi e alle forniture da affidare in appalto o mediante contratto d’opera o di somministrazione. fino alla data di entrata in vigore del decreto di cui al periodo che precede, la verifica è eseguita attraverso le se-guenti modalità:

1) acquisizione del certificato di iscrizione alla camera di commercio, industria e artigianato;

2) acquisizione dell’autocertificazione dell’impresa appaltatrice o dei lavoratori autonomi del possesso dei requisiti di idoneità tecnico professionale, ai sensi dell’articolo 47 del testo unico delle dispo-sizioni legislative e regolamentari in materia di documentazione am-ministrativa, di cui al decreto del Presidente della repubblica del 28 dicembre 2000, n. 445;

b) fornisce agli stessi soggetti dettagliate informazioni sui rischi speci-fici esistenti nell’ambiente in cui sono destinati ad operare e sulle misure di prevenzione e di emergenza adottate in relazione alla pro-pria attività.”

CHE VIOLA I PRECETTI ANALITICAMENTE RIPORTATI ALLA VOCE “OBBLIGHI VIOLATI” norme violate: articoli 43, commi 1, lettere a), b), c) ed e), 4 e 45, comma 1, e 55, comma 5, lett. a).

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

sanzioni previste: arresto da due a quattro mesi o ammenda da 750 a 4.000 euro. autorità competente: Tribunale. obblighi violati: art. 43, comma 1, lettere a), b), c) ed e) e comma 4“1.Ai fini degli adempimenti di cui all’articolo 18, comma 1, lettera t), il

datore di lavoro: a) organizza i necessari rapporti con i servizi pubblici competenti in

materia di primo soccorso, salvataggio, lotta antincendio e gestione dell’emergenza;

b) designa preventivamente i lavoratori di cui all’articolo 18, comma 1, lettera b);

c) informa tutti i lavoratori che possono essere esposti a un pericolo grave e immediato circa le misure predisposte e i comportamenti da adottare;

d) programma gli interventi, prende i provvedimenti e dà istruzioni affin-chè i lavoratori, in caso di pericolo grave e immediato che non può essere evitato, possano cessare la loro attività, o mettersi al sicuro, abbandonando immediatamente il luogo di lavoro;

e) adotta i provvedimenti necessari affinchè qualsiasi lavoratore, in caso di pericolo grave ed immediato per la propria sicurezza o per quella di altre persone e nell’impossibilità di contattare il compe-tente superiore gerarchico, possa prendere le misure adeguate per evitare le conseguenze di tale pericolo, tenendo conto delle sue co-noscenze e dei mezzi tecnici disponibili.

4. il datore di lavoro deve, salvo eccezioni debitamente motivate, aste-nersi dal chiedere ai lavoratori di riprendere la loro attività in una situazione di lavoro in cui persiste un pericolo grave ed immediato”.

CHE OMETTE DI ADOTTARE LE MISURE DI PRIMO SOCCORSO norme violate: articoli 45, comma 1, e 55, comma 5 lett. a). sanzioni previste: arresto da due a quattro mesi o ammenda da 750 a 4.000 euro. autorità competente: Tribunale. obblighi violati: art. 45, comma 1: “il datore di lavoro, tenendo conto della natura della attività e delle dimen-sioni dell’azienda o della unità produttiva, sentito il medico competente ove nominato, prende i provvedimenti necessari in materia di primo soccorso e di assistenza medica di emergenza, tenendo conto delle altre eventuali

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

persone presenti sui luoghi di lavoro e stabilendo i necessari rapporti con i servizi esterni, anche per il trasporto dei lavoratori infortunati”.

CHE NON OSSERVA LE PRESCRIZIONI DELL’ARTICOLO 26 RELATIVA-MENTE AI CONTRATTI DI APPALTO norme violate: articoli 26, comma 1, lett. a) e 55, comma 5, lett. b). sanzioni previste: arresto da due a quattro mesi o ammenda da 1.000 a 4. 800 euro. autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 26, comma 1, lett. a):obblighi connessi ai contratti d’appalto o d’opera o di somministrazione. “1.il datore di lavoro, in caso di affidamento di lavori, servizi e fornitu-

re all’impresa appaltatrice o a lavoratori autonomi all’interno della propria azienda, o di una singola unità produttiva della stessa, non-chè nell’ambito dell’intero ciclo produttivo dell’azienda medesima, sempre che abbia la disponibilità giuridica dei luoghi in cui si svolge l’appalto o la prestazione di lavoro autonomo:

a) verifica, con le modalità previste dal decreto di cui all’articolo 6, comma 8, lettera g), l’idoneità tecnico professionale delle imprese appaltatrici o dei lavoratori autonomi in relazione ai lavori, ai servizi e alle forniture da affidare in appalto o mediante contratto d’opera o di somministra-zione. fino alla data di entrata in vigore del decreto di cui al periodo che precede, la verifica è eseguita attraverso le seguenti modalità:

acquisizione del certificato di iscrizione alla camera di commercio, industria e artigianato;

acquisizione dell’autocertificazione dell’impresa appaltatrice o dei lavoratori autonomi del possesso dei requisiti di idoneità tecnico professionale, ai sensi dell’articolo 47 del testo unico delle dispo-sizioni legislative e regolamentari in materia di documentazione am-ministrativa, di cui al decreto del Presidente della repubblica del 28 dicembre 2000, n. 445”.

CHE AFFIDA COMPITI ED INCARICHI INCOMPATIBILI CON LA TUTELA DELLA SALUTE DEI LAVORATORI norme violate: articoli 18, comma 1, lett. c) e 55, comma 5, lett. c). sanzioni previste: arresto da due a quattro mesi o ammenda da 1.200 a 5.200 euro.

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

autorità competente: Tribunale.obblighi violati: articolo 18, comma 1, lett. c): “il datore di lavoro ed il dirigente: c) nell’affidare i compiti ai lavoratori, tenere conto delle capacità e

delle condizioni degli stessi in rapporto alla loro salute e alla sicu-rezza”.

CHE OMETTE DI ADOTTARE MISURE SPECIFICHE AFFINCHé SOLO I LAVORATORI FORMATI ACCEDANO A ZONE CON RISCHI GRAVI E SPECIFICI norme violate: articoli 18, comma 1, lett. e) e 55, comma 5, lett. c).sanzioni previste: arresto da due a quattro mesi o ammenda da 1.200 a 5.200 euro.autorità competente: Tribunale. obblighi violati: Articolo 18. comma 1, lett. e): “il datore di lavoro ed il dirigente devono: e) prendere le misure appropriate affinchè soltanto i lavoratori che han-

no ricevuto adeguate istruzioni e specifico addestramento accedano alle zone che li espongono ad un rischio grave e specifico”.

CHE OMETTE DI CHIEDERE L’OSSERVANZA DA PARTE DEI SINGOLI LAVORATORI DELLE NORME DI SICUREZZA E DELL’USO DEI MEZZI DI PROTEZIONEnorme violate: articoli 18, comma 1, lett. f) e 55, comma 5, lett. c).sanzioni previste: arresto da due a quattro mesi o ammenda da 1.200 a 5.200 euro. autorità competente: Tribunale. obblighi violati: Articolo 18, comma 1, lett. f):il datore di lavoro ed il dirigente devono: “f) richiedere l’osservanza da parte dei singoli lavoratori delle norme

vigenti, nonchè delle disposizioni aziendali in materia di sicurezza e di igiene del lavoro e di uso dei mezzi di protezione collettivi e dei dispositivi di protezione individuali messi a loro disposizione”. Nota: la violazione concorre con quelle eventualmente contestate ai

lavoratori, circa l’omessa osservanza delle misure di sicurezza e l’uso dei dispositivi.

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

CHE OMETTE DI ADOTTARE PRESCRIZIONI E PROCEDURE ATTE AD EVITARE CHE L’AMBIENTE E IL TERRITORIO ESTERNO POSSANO ES-SERE DANNEGGIATI DALLE MISURE ADOTTATE A TUTELA DELLA SI-CUREZZA INTERNAnorme violate: articoli 18, comma 1, lett. q) e 55, comma 5, lett. c).sanzioni previste: arresto da due a quattro mesi o ammenda da 1.200 a 5.200 euro. autorità competente: Tribunale. obblighi violati: art. 18, comma 1, lett. q): il datore di lavoro ed il dirigente devono: “Prendere appropriati provvedimenti per evitare che le misure tecniche adottate possano causare rischi per la salute della popolazione o de-teriorare l’ambiente esterno verificando periodicamente la perdurante assenza di rischio”.

CHE OMETTE DI GARANTIRE AD OGNI LAVORATORE ADEGUATA FOR-MAZIONE SUI RISCHI IN GENERALE CORRELATI ALL’ATTIVITà, AL PRIMO SOCCORSO E ALL’ANTINCENDIO norme violate: articoli 36, comma 1 e 55, comma 5, lett. c). sanzioni previste: arresto da due a quattro mesi o ammenda da 1.200 a 5.200 euro. autorità competente: Tribunaleobblighi violati: Articolo 36, comma 1: “1.il datore di lavoro provvede affinchè ciascun lavoratore riceva una

adeguata informazione: a) sui rischi per la salute e sicurezza sul lavoro connessi alla attività

della impresa in generale; b) sulle procedure che riguardano il primo soccorso, la lotta antincen-

dio, l’evacuazione dei luoghi di lavoro;c) sui nominativi dei lavoratori incaricati di applicare le misure di cui

agli articoli 45 e 46; d) sui nominativi del responsabile e degli addetti del servizio di preven-

zione e protezione, e del medico competente”.

CHE OMETTE DI DARE AD OGNI LAVORATORE ADEGUATA FORMAZIO-NE SUI RISCHI SPECIFICI DEI MATERIALI PERICOLOSI norme violate: articoli 36, comma 2 e 55, comma 5, lett. c).

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

sanzioni previste: arresto da due a quattro mesi o ammenda da 1.200 a 5.200 euro. autorità competente: Tribunale obblighi violati: art. 36 comma 2: “2.il datore di lavoro provvede altresì affinchè ciascun lavoratore riceva

una adeguata informazione: a) sui rischi specifici cui è esposto in relazione all’attività svolta, le

normative di sicurezza e le disposizioni aziendali in materia; b) sui pericoli connessi all’uso delle sostanze e dei preparati pericolosi

sulla base delle schede dei dati di sicurezza previste dalla normativa vigente e dalle norme di buona tecnica;

c) sulle misure e le attività di protezione e prevenzione adottate”.

CHE OMETTE DI DARE AD OGNI LAVORATORE ADEGUATA FORMAZIO-NE IN TEMA DI RISCHIO, DANNO, PREVENZIONE, ANCHE CON RIFERI-MENTO AL SETTORE SPECIFICO OVE è IMPIEGATOnorme violate: articoli 37 comma 1 e 55, comma 5, lett. c).sanzioni previste: arresto da due a quattro mesi o ammenda da 1.200 a 5.200 euro autorità competente: Tribunale. obblighi violati: art. 37 comma 1: “1.il datore di lavoro assicura che ciascun lavoratore riceva una forma-

zione sufficiente ed adeguata in materia di salute e sicurezza, anche rispetto alle conoscenze linguistiche, con particolare riferimento a:

a) concetti di rischio, danno, prevenzione, protezione, organizzazione della prevenzione aziendale, diritti e doveri dei vari soggetti aziendali, organi di vigilanza, controllo, assistenza;

b) rischi riferiti alle mansioni e ai possibili danni e alle conseguenti misure e procedure di prevenzione e protezione caratteristici del set-tore o comparto di appartenenza dell’azienda”.

CHE OMETTE DI DARE AL PREPOSTO ADEGUATA FORMAZIONE ED AGGIORNAMENTO norme violate: articoli 37, comma 7 e 55, comma 5, lett. c). sanzioni previste: arresto da due a quattro mesi o ammenda da 1.200 a 5.200 euroautorità competente: Tribunale

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

obblighi violati: art. 37 comma 7:“7.i dirigenti e i preposti ricevono a cura del datore di lavoro, un’ade-

guata e specifica formazione e un aggiornamento periodico in rela-zione ai propri compiti in materia di salute e sicurezza del lavoro. i contenuti della formazione di cui al presente comma comprendono:

a) principali soggetti coinvolti e i relativi obblighi;b) definizione e individuazione dei fattori di rischio; c) valutazione dei rischi; d) individuazione delle misure tecniche, organizzative e procedurali di

prevenzione e protezione”.

CHE OMETTE DI FORNIRE AGLI ADDETTI ALLA PREVENZIONE INCEN-DI, DI EVACUAZIONE DEI LUOGHI DI LAVORO, DI PRIMO SOCCOR-SO, DI SALVATAGGIO E DI GESTIONE DELLE EMERGENZE, ADEGUATA FORMAZIONE ED AGGIORNAMENTOnorme violate: articoli 37, comma 9 e 55, comma 5, lett. c) sanzioni previste: arresto da due a quattro mesi o ammenda da 1.200 a 5.200 euro autorità competente: Tribunale obblighi violati: art. 37 comma 9:“9.i lavoratori incaricati dell’attività di prevenzione incendi e lotta antin-

cendio, di evacuazione dei luoghi di lavoro in caso di pericolo grave ed immediato, di salvataggio, di primo soccorso e, comunque, di ge-stione dell’emergenza devono ricevere un’adeguata e specifica forma-zione e un aggiornamento periodico; in attesa dell’emanazione delle disposizioni di cui al comma 3 dell’articolo 46, continuano a trovare applicazione le disposizioni di cui al decreto del ministro dell’interno in data 10 marzo 1998, pubblicato nel S.o. alla Gazzetta ufficiale n. 81 del 7 aprile 1998, attuativo dell’articolo 13 del decreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626”.

CHE OMETTE DI FORNIRE ADEGUATA FORMAZIONE AI RAPPRESEN-TANTI DEI LAVORATORI PER LA SICUREZZAnorme violate: articoli 37, comma 10 e 55, comma 5, lett. c)sanzioni previste: arresto da due a quattro mesi o ammenda da 1.200 a 5.200 euroautorità competente: Tribunale

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

obblighi violati: Articolo 37 comma 10: “il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza ha diritto ad una formazione particolare in materia di salute e sicurezza concernente i rischi specifici esistenti negli ambiti in cui eser-cita la propria rappresentanza, tale da assicurargli adeguate competenze sulle principali tecniche di controllo e prevenzione dei rischi stessi”.

CHE OMETTE DI PROGRAMMARE INTERVENTI AFFINCHé, IN CASO DI PERICOLO, I LAVORATORI POSSANO CESSARE L’ATTIVITà E METTER-SI AL SICURO, OVVERO CHE NON GARANTISCONO LA PRESENZA SUL POSTO DI LAVORO DI ANTINCENDI DI CLASSE E QUANTITà ADEGUATI AL RISCHIO SPECIFICOnorme violate: articoli 43 comma 1, lett. d) e e-bis) e 55, comma 5, lett. c)sanzioni previste: arresto da due a quattro mesi o ammenda da 1.200 a 5.200 euroautorità competente: Tribunaleobblighi violati: Articolo 43, comma 1, lettere d) e e-bis) “d) programma gli interventi, prende i provvedimenti e dàistruzioni affin-

chè i lavoratori, in caso di pericolo grave e immediato che non può essere evitato, possano cessare la loro attività, o mettersi al sicuro, abbandonando immediatamente il luogo di lavoro;

e-bis) garantisce la presenza di mezzi di estinzione idonei alla clas-se di incendio ed al livello di rischio presenti sul luogo di lavoro, tenendo anche conto delle particolari condizioni in cui possono essere usati. L’obbligo si applica anche agli impianti di estinzione fissi, manuali o automatici, individuati in relazione alla valutazione dei rischi”.

CHE OMETTE DI ADOTTARE LE MISURE DI PREVENZIONE INCENDInorme violate: articoli 46, comma 2 e 55, comma 5, lett. csanzioni previste: arresto da due a quattro mesi o ammenda da 1.200 a 5.200 euro.autorità competente: Tribunaleobblighi violati: art. 46, comma 2: “2.nei luoghi di lavoro soggetti al presente decreto legislativo devono

essere adottate idonee misure per prevenire gli incendi e per tutela-re l’incolumità dei lavoratori”.

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

CHE OMETTE DI NOMINARE IL MEDICO COMPETENTEnorme violate: articoli 18, comma 1, lett. a) e 55, comma 5, lett. dsanzioni previste: arresto da due a quattro mesi o ammenda da 1.500 a 6.000 euroautorità competente: Tribunaleobblighi violati: art. 18, comma 1, lett. a):“1.il datore di lavoro, che esercita le attività di cui all’articolo 3, e i

dirigenti, che organizzano e dirigono le stesse attività secondo le attribuzioni e competenze ad essi conferite, devono: a) nominare il medico competente per l’effettuazione della sorveglianza sanitaria nei casi previsti dal presente decreto legislativo.”

CHE OMETTE DI AGGIORNARE LE MISURE DI PREVENZIONE ALLE MUTATE CONDIZIONI ORGANIZZATIVE E PRODUTTIVE, CHE HANNO RIFLESSI SULLA SALUTE E SULLA SICUREZZA norme violate: articoli 18, comma 1, lett. z) prima parte e 55, comma 5, lett. dsanzioni previste: arresto da due a quattro mesi o ammenda da 1.500 a 6.000 euroautorità competente: Tribunaleobblighi violati: art. 18, comma 1, lett. z) prima parte:“il datore di lavoro ed il dirigente devono: z) aggiornare le misure di prevenzione in relazione ai mutamenti organizzativi e produttivi che han-no rilevanza ai fini della salute e sicurezza del lavoro, o in relazione al grado di evoluzione della tecnica della prevenzione e della protezione”.

CHE OMETTE DI FORNIRE I DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALEnorme violate: articoli 18, comma 1, lett. d) e 55, comma 5, lett. d).sanzioni previste: arresto da due a quattro mesi o ammenda da 1.500 a 6.000 euro. autorità competente: Tribunaleobblighi violati: art. 18, comma 1, lett. d):“il datore di lavoro e dirigente devono: fornire ai lavoratori i necessari e idonei dispositivi di protezione indivi-duale, sentito il responsabile del servizio di prevenzione e protezione e il medico competente, ove presente”.

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

CHE OMETTE DI AGGIORNARE LE MISURE DI PREVENZIONE E DI TUTELAnorme violate: articoli 18, comma 1, lett. z) prima parte e 55, comma 5, lett. d)sanzioni previste: arresto da due a quattro mesi o ammenda da 1.500 a 6.000 euroautorità competente: Tribunale obblighi violati: art. 18, comma 1, lett. z): “il datore di lavoro (o il dirigente delegato) deve:z) aggiornare le misure di prevenzione in relazione ai mutamenti orga-

nizzativi e produttivi che hanno rilevanza ai fini della salute e sicurez-za del lavoro, o in relazione al grado di evoluzione della tecnica della prevenzione e della protezione”.

CHE NON COLLABORA NEL CASO DI INTERFERENZE DI LAVORI, PER INFORMARSI RECIPROCAMENTE DEI RISCHI E DELLE MISURE DA ADOTTAREnorme violate: articoli 26, comma 2 e 55, comma 5, lett. dsanzioni previste: arresto da due a quattro mesi o ammenda da 1.500 a 6.000 euroautorità competente: Tribunaleobblighi violati: art. 26, comma 2: “2.nell’ipotesi di cui al comma 1, i datori di lavoro, ivi compresi i su-

bappaltatori:a) cooperano all’attuazione delle misure di prevenzione e protezione

dai rischi sul lavoro incidenti sull’attività lavorativa oggetto dell’ap-palto;

b) coordinano gli interventi di protezione e prevenzione dai rischi cui sono esposti i lavoratori, informandosi reciprocamente anche al fine di eliminare rischi dovuti alle interferenze tra i lavori delle diverse imprese coinvolte nell’esecuzione dell’opera complessiva”.

CHE NON PROCEDE, NEL CASO DI LAVORI INTERFERENTI, ALLA RE-DAZIONE DI UN UNICO DOCUMENTO DI VALUTAZIONE DEI RISCHI norme violate: articoli 26, comma 3, primo periodo e 55, comma 5, lett. d)sanzioni previste: arresto da due a quattro mesi o ammenda da 1.500 a 6.000 euroautorità competente: Tribunale

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

obblighi violati: art. 26, comma 3, primo periodo:“3.il datore di lavoro committente promuove la cooperazione ed il co-

ordinamento di cui al comma 2, elaborando un unico documento di valutazione dei rischi che indichi le misure adottate per eliminare o, ove ciò non è possibile, ridurre al minimo i rischi da interferenze. Tale documento è allegato al contratto di appalto o di opera e va adegua-to in funzione dell’evoluzione dei lavori, servizi e forniture.”

CHE DISPONENDO DI POTERI GESTIONALI DELL’APPALTO, OMETTE DI REALIZZARE IL DOCUMENTO DI VALUTAZIONE DEI RISCHI UNICOnorme violate: articoli 26, comma 3, quarto periodo e 55, comma 5, lett. dsanzioni previste: arresto da due a quattro mesi o ammenda da 1.500 a 6.000 euroautorità competente: Tribunaleobblighi violati: art. 26, comma 3, quarto periodo:“nel campo di applicazione del decreto legislativo 12 aprile 2006 n. 163, e successive modificazioni, tale documento è redatto, ai fini dell’affidamento del contratto, dal soggetto titolare del potere decisio-nale e di spesa relativo alla gestione dello specifico appalto”

CHE OMETTE DI REDIGERE IL DOCUMENTO DI VALUTAZIONE DEI RI-SCHI DA INTERFERENZE RECANTE UNA VALUTAZIONE RICOGNITIVA DEI RISCHI STANDARD RELATIVI ALLA TIPOLOGIA DELLA PRESTAZIONEnorme violate: articoli 26, comma 3-ter e 55, comma 5, lett. d)sanzioni previste: arresto da due a quattro mesi o ammenda da 1.500 a 6.000 euroautorità competente: Tribunaleobblighi violati: art. 26, comma 3-ter: “3-ter. nei casi in cui il contratto sia affidato dai soggetti di cui all’ar-ticolo 3, comma 34, del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, o in tutti i casi in cui il datore di lavoro non coincide con il committente, il soggetto che affida il contratto redige il documento di valutazione dei rischi da interferenze recante una valutazione ricognitiva dei rischi standard relativi alla tipologia della prestazione che potrebbero poten-zialmente derivare dall’esecuzione del contratto. il soggetto presso il quale deve essere eseguito il contratto, prima dell’inizio dell’ese-cuzione, integra il predetto documento riferendolo ai rischi specifici

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

da interferenza presenti nei luoghi in cui verrà espletato l’appalto; l’integrazione, sottoscritta per accettazione dall’esecutore, integra gli atti contrattuali”.

CHE OMETTE DI INVIARE I LAVORATORI ALLA VISITA MEDICA ENTRO LE SCADENZE PREVISTEnorme violate: articoli 18, comma 1, lett. g) e 55, comma 5, lett. e) sanzioni previste: ammenda da 2.000 a 4.000 euroobblighi violati: art. 18, comma 1, lett. g)“il datore di lavoro ed il dirigente devono:g) inviare i lavoratori alla visita medica entro le scadenze previste dal

programma di sorveglianza sanitaria e richiedere al medico compe-tente l’osservanza degli obblighi previsti a suo carico nel presente decreto”.

CHE NON CONSENTE AI RAPPRESENTANTI DEI LAVORATORI DI VERI-FICARE L’APPLICAZIONE DELLE MISURE DI SICUREZZAnorme violate: articoli 18, comma 1, lett. n) e 55, comma 5, lett. e)sanzioni previste: ammenda da 2.000 a 4.000 euro obblighi violati: art. 18, comma 1, lett. n): “il datore di lavoro ed il dirigente devono: n) consentire ai lavoratori di verificare, mediante il rappresentante dei lavoratori per la sicu-rezza, l’applicazione delle misure di sicurezza e di protezione della salute”.

CHE OMETTE DI CONSEGNARE AI RAPPRESENTANTI DEI LAVORATO-RI IL DOCUMENTO ELABORATOnorme violate: articoli 18, comma p) seconda parte e 55, comma 5, lett. e)sanzioni previste: ammenda da 2.000 a 4.000 euroobblighi violati: articolo 18, comma 1, lett. p, seconda parte“il datore di lavoro ed il dirigente devono: p) elaborare il documento di cui all’articolo 26, comma 3 anche su supporto informatico come previsto dall’articolo 53, comma 5, e, su ri-chiesta di questi e per l’espletamento della sua funzione, consegnarne tempestivamente copia ai rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza. il documento è consultato esclusivamente in azienda”.

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

CHE OMETTE DI CONSULTARE IL RAPPRESENTANTE DEI LAVORATORI PER LA SICUREZZA PER TUTTE LE FUNZIONI ATTRIBUITE DALL’ART. 50norme violate: articoli 18, comma 1, lett. s) e 55, comma 5, lett. e)sanzioni previste: ammenda da 2.000 a 4.000 euroobblighi violati: art. 18, comma 1, lett. s)“il datore di lavoro ed il dirigente devono:s) consultare il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza nelle ipo-

tesi di cui all’articolo 50. Art. 50. Attribuzioni del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza. 1. fatto salvo quanto stabilito in sede di contrattazione collettiva, il

rappresentante dei lavoratori per la sicurezza:a) accede ai luoghi di lavoro in cui si svolgono le lavorazioni;b) è consultato preventivamente e tempestivamente in ordine alla valu-

tazione dei rischi, alla individuazione, programmazione, realizzazione e verifica della prevenzione nella azienda o unità produttiva;

c) è consultato sulla designazione del responsabile e degli addetti al servizio di prevenzione, alla attività di prevenzione incendi, al primo soccorso, alla evacuazione dei luoghi di lavoro e del medico compe-tente;

d) è consultato in merito all’organizzazione della formazione di cui all’articolo 37;

e) riceve le informazioni e la documentazione aziendale inerente alla valutazione dei rischi e le misure di prevenzione relative, nonchè quelle inerenti alle sostanze ed ai preparati pericolosi, alle macchi-ne, agli impianti, alla organizzazione e agli ambienti di lavoro, agli infortuni ed alle malattie professionali;

f) riceve le informazioni provenienti dai servizi di vigilanza; g) riceve una formazione adeguata e, comunque, non inferiore a quella

prevista dall’articolo 37; h) promuove l’elaborazione, l’individuazione e l’attuazione delle misure di

prevenzione idonee a tutelare la salute e l’integrità fisica dei lavoratori; i) formula osservazioni in occasione di visite e verifiche effettuate dal-

le autorità competenti, dalle quali è, di norma, sentito; l) partecipa alla riunione periodica di cui all’articolo 35; m) fa proposte in merito alla attività di prevenzione; n) avverte il responsabile della azienda dei rischi individuati nel corso

della sua attività;

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

o) può fare ricorso alle autorità competenti qualora ritenga che le mi-sure di prevenzione e protezione dai rischi adottate dal datore di lavoro o dai dirigenti e i mezzi impiegati per attuarle non siano idonei a garantire la sicurezza e la salute durante il lavoro.

2. il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza deve disporre del tempo necessario allo svolgimento dell’incarico senza perdita di re-tribuzione, nonchè dei mezzi e degli spazi necessari per l’esercizio delle funzioni e delle facoltà riconosciutegli, anche tramite l’accesso ai dati, di cui all’articolo 18, comma 1, lettera r), contenuti in applica-zioni informatiche. non può subire pregiudizio alcuno a causa dello svolgimento della propria attività e nei suoi confronti si applicano le stesse tutele previste dalla legge per le rappresentanze sindacali.

3. Le modalità per l’esercizio delle funzioni di cui al comma 1 sono stabilite in sede di contrattazione collettiva nazionale.

4. il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, su sua richiesta e per l’espletamento della sua funzione, riceve copia del documento di cui all’articolo 17, comma 1, lettera a).

5. i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza dei lavoratori rispetti-vamente del datore di lavoro committente e delle imprese appaltatri-ci, su loro richiesta e per l’espletamento della loro funzione, ricevono copia del documento di valutazione dei rischi di cui all’articolo 26, comma 3.

6. il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza è tenuto al rispetto delle disposizioni di cui al decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 e del segreto industriale relativamente alle informazioni con-tenute nel documento di valutazione dei rischi e nel documento di valutazione dei rischi di cui all’articolo 26, comma 3, nonchè al se-greto in ordine ai processi lavorativi di cui vengono a conoscenza nell’esercizio delle funzioni.

7. L’esercizio delle funzioni di rappresentante dei lavoratori per la si-curezza è incompatibile con la nomina di responsabile o addetto al servizio di prevenzione e protezione”.

CHE OMETTE DI INDIRE LA RIUNIONE PERIODICA norme violate: articoli 18, comma 1, lett. v) e 55, comma 5, lett. e)sanzioni previste: ammenda da 2.000 a 4.000 euroobblighi violati: art. 18, comma 1, lett. v)

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

“il datore di lavoro e il dirigente delegato devono:v) nelle unità produttive con più di 15 lavoratori, convocare la riunione

periodica di cui all’articolo 35 Art. 35. riunione periodica“1.nelle aziende e nelle unità produttive che occupano più di 15 lavo-

ratori, il datore di lavoro, direttamente o tramite il servizio di preven-zione e protezione dai rischi, indice almeno una volta all’anno una riunione cui partecipano:

a) il datore di lavoro o un suo rappresentante;b) il responsabile del servizio di prevenzione e protezione dai rischi;c) il medico competente, ove nominato; d) il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza. 2. nel corso della riunione il datore di lavoro sottopone all’esame dei

partecipanti: a) l documento di valutazione dei rischi; b) l’andamento degli infortuni e delle malattie professionali e della sor-

veglianza sanitaria;c) i criteri di scelta, le caratteristiche tecniche e l’efficacia dei disposi-

tivi di protezione individuale; d) i programmi di informazione e formazione dei dirigenti, dei preposti e

dei lavoratori ai fini della sicurezza e della protezione della loro salute.3. nel corso della riunione possono essere individuati: a) codici di comportamento e buone prassi per prevenire i rischi di in-

fortuni e di malattie professionali; b) obiettivi di miglioramento della sicurezza complessiva sulla base delle li-

nee guida per un sistema di gestione della salute e sicurezza sul lavoro.5. della riunione deve essere redatto un verbale che è a disposizione

dei partecipanti per la sua consultazione”.

CHE NON INDICE RIUNIONI A SEGUITO DI MODIFICHE SIGNIFICATIVE OVVERO NON ADERISCE ALLA RICHIESTA DEL RLS NELLE IMPRESE INFERIORI A 15 UNITà norme violate: articoli 35, comma 4 e 55, comma 5, lett. e)sanzioni previste: ammenda da 2.000 a 4.000 euro. obblighi violati: art. 35, comma 4: “4.La riunione ha altresì luogo in occasione di eventuali significative

variazioni delle condizioni di esposizione al rischio, compresa la pro-

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

grammazione e l’introduzione di nuove tecnologie che hanno riflessi sulla sicurezza e salute dei lavoratori. nelle ipotesi di cui al presente articolo, nelle unità produttive che occupano fino a 15 lavoratori è facoltà del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza chiedere la convocazione di un’apposita riunione”.

CHE NON CUSTODISCE IL DOCUMENTO DI VALUTAZIONE DEI RISCHI SUL LUOGO DELL’UNITà OPERATIVA CUI SI RIFERISCE norme violate: articoli 29, comma 4 e 55, comma 5, lett. f) sanzioni previste: Sanzione amministrativa da euro 2000 a euro 6.600.estinzione agevolata: pagamento di euro 2.000 con le procedure dell’ar-ticolo 301-bis. devoluzione dei proventi: concessionario riscossione Entrate.autorità competente: direzione Provinciale del Lavoro territorialmente competenteobblighi violati: articolo 29, comma 4“4.il documento di cui all’articolo 17, comma 1, lettera a), e quello di

cui all’articolo 26, comma 3, devono essere custoditi presso l’unità produttiva alla quale si riferisce la valutazione dei rischi”.

CHE NEL CORSO DELLE RIUNIONI PERIODICHE, OMETTE DI INFOR-MARE I RAPPRESENTANTI DEI LAVORATORI SU QUANTO PRESCRIT-TO DAL COMMA 2 DELL’ART. 35 norme violate: articoli 35, comma 2 e 55, comma 5, lett. f) sanzioni previste: Sanzione amministrativa da euro 2000 a euro 6.600estinzione agevolata: pagamento di euro 2.000 con le procedure dell’art. 301-bis.devoluzione dei proventi: concessionario riscossione Entrateautorità competente: direzione Provinciale del Lavoro territorialmente competenteobblighi violati: art. 35, comma 2“2. nel corso della riunione il datore di lavoro sottopone all’esame dei

partecipanti:a) il documento di valutazione dei rischi; b) l’andamento degli infortuni e delle malattie professionali e della sor-

veglianza sanitaria; c) i criteri di scelta, le caratteristiche tecniche e l’efficacia dei disposi-

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

tivi di protezione individuale;d) i programmi di informazione e formazione dei dirigenti, dei preposti e

dei lavoratori ai fini della sicurezza e della protezione della loro salute”.

CHE NON OSSERVA LE PRESCRIZIONI IN TEMA DI SORVEGLIANZA SANITARIA, INDICATE AL COMMA 3 DELL’ART. 41norme violate: articoli 41, comma 3 e 55, comma 5, lett. f)sanzioni previste: Sanzione amministrativa da euro 2000 a euro 6.600 estinzione agevolata: pagamento di euro 2.000 con le procedure dell’art. 301-bisdevoluzione dei proventi: concessionario riscossione Entrateautorità competente: direzione Provinciale del Lavoro territorialmente competenteobblighi violati: art. 41, comma 3“3.Le visite mediche di cui al comma 2 non possono essere effettuate:b) per accertare stati di gravidanza; c) negli altri casi vietati dalla normativa vigente4. Le visite mediche di cui al comma 2, a cura e spese del datore di

lavoro, comprendono gli esami clinici e biologici e indagini diagnosti-che mirati al rischio ritenuti necessari dal medico competente. nei casi ed alle condizioni previste dall’ordinamento, le visite di cui al comma 2, lettere a), b), d), e-bis) e e-ter) sono altresì finalizzate alla verifica di assenza di condizioni di alcol dipendenza e di assunzione di sostanze psicotrope e stupefacenti.

4-bis. Entro il 31 dicembre 2009, con accordo in conferenza Stato-re-gioni, adottato previa consultazione delle parti sociali, vengono rivi-sitate le condizioni e le modalità per l’accertamento della tossicodi-pendenza e della alcol dipendenza.

5. Gli esiti della visita medica devono essere allegati alla cartella sanitaria e di rischio di cui all’articolo 25, comma 1, lettera c), se-condo i requisiti minimi contenuti nell’Allegato 3A e predisposta su formato cartaceo o informatizzato, secondo quanto previsto dall’ar-ticolo 53.

6. il medico competente, sulla base delle risultanze delle visite medi-che di cui al comma 2, esprime uno dei seguenti giudizi relativi alla mansione specifica:

a) idoneità;

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

b) idoneità parziale, temporanea o permanente, con prescrizioni o limi-tazioni;

c) inidoneità temporanea; d) inidoneità permanente6-bis. nei casi di cui alle lettere a), b), c) e d) del comma 6 il medico

competente esprime il proprio giudizio per iscritto dando copia del giudizio medesimo al lavoratore e al datore di lavoro.

7. nel caso di espressione del giudizio di inidoneità temporanea vanno precisati i limiti temporali di validità.”

CHE OMETTE DI COMUNICARE IN MODO CORRETTO GLI INFORTUNI VERIFICATISInorme violate: articoli 18, comma 1, lett. r) e 55, comma 5, lett. g), con riferimento agli infortuni superiori ai tre giornisanzioni previste: sanzione amministrativa da euro 1000 a euro 4500estinzione agevolata: pagamento di euro 1.000 con le procedure dell’art. 301-bisdevoluzione dei proventi: concessionario riscossione Entrateautorità competente: direzione Prov.le del Lavoro territorialmente competenteobblighi violati: art. 18, comma 1, lett. r):“il datore di lavoro (o il dirigente delegato) deve: r) comunicare in via telematica all’inAiL e all’iPSEmA, nonchè per loro

tramite, al sistema informativo nazionale per la prevenzione nei luoghi di lavoro di cui all’articolo 8, entro 48 ore dalla ricezione del certificato medico, a fini statistici e informativi, i dati e le informazioni relativi agli infortuni sul lavoro che comportino l’assenza dal lavoro di almeno un giorno, escluso quello dell’evento e, a fini assicurativi, quelli relativi agli infortuni sul lavoro che comportino un’assenza dal lavoro superio-re a tre giorni; l’obbligo di comunicazione degli infortuni sul lavoro che comportino un’assenza dal lavoro superiore a tre giorni si considera comunque assolto per mezzo della denuncia di cui all’articolo 53 del testo unico delle disposizioni per l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, di cui al decreto del Presidente della repubblica 30 giugno 1965, n. 1124”

Nota: Articolo 55, comma 6“6. L’applicazione della sanzione di cui al comma 5, lettera g), con riferi-

mento agli infortuni superiori ai tre giorni, esclude l’applicazione delle

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

sanzioni conseguenti alla violazione dell’articolo 53 del decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 1965, n. 1124.

CHE OMETTE DI VIGILARE AFFINCHé LA RIPRESA DEL LAVORO AV-VENGA DOPO L’ACCERTAMENTO DI IDONEITànorme violate: articoli 18, comma 1, lett. bb) e 55, comma 5, lett. g)sanzioni previste: sanzione amministrativa da 1.000 a 4.500 euroestinzione agevolata: pagamento di 1.000 euro, con le procedure dell’art. 301-bisdevoluzione dei proventi: concessionario riscossione Entrateautorità competente: direzione Prov.le del Lavoro territorialmente competenteobblighi violati: art. 18, comma 1, lett. bb) “il datore di lavoro ed il diri-gente delegato devono: bb) vigilare affinchè i lavoratori per i quali vige l’obbligo di sorveglianza sanitaria non siano adibiti alla mansione lavorativa specifica senza il prescritto giudizio di idoneità”. Nota: articolo 55, comma 6“6. L’applicazione della sanzione di cui al comma 5, lettera g), con riferi-

mento agli infortuni superiori ai tre giorni, esclude l’applicazione delle sanzioni conseguenti alla violazione dell’articolo 53 del decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 1965, n. 1124”

CHE OMETTE DI FORNIRE AL SERVIZIO DI PREVENZIONE E DI PROTE-ZIONE LE INFORMAZIONI RICHIESTE DALL’ARTICOLO 18, COMMA 2norme violate: articoli 18, comma 2 e 55, comma 5, lett. g)sanzioni previste: sanzione amministrativa da euro 1.000 a euro 4.500estinzione agevolata: pagamento di 1.000 euro, con le procedure dell’art. 301-bisdevoluzione proventi: concessionario riscossioni Entrateautorità competente: direzione Prov.le del Lavoro territorialmente competenteobblighi violati: art. 18, comma 22“il datore di lavoro fornisce al servizio di prevenzione e protezione ed al medico competente informazioni in merito a:a) la natura dei rischi; b) l’organizzazione del lavoro, la programmazione e l’attuazione delle

misure preventive e protettive; c) la descrizione degli impianti e dei processi produttivi;

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

d) i dati di cui al comma 1, lettera r), e quelli relativi alle malattie pro-fessionali;

e) i provvedimenti adottati dagli organi di vigilanza”Nota: Articolo 55, comma 6“6. L’applicazione della sanzione di cui al comma 5, lettera g), con riferi-

mento agli infortuni superiori ai tre giorni, esclude l’applicazione delle sanzioni conseguenti alla violazione dell’articolo 53 del decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 1965, n. 1124.”

CHE OMETTE DI COMUNICARE INFORTUNI SUPERIORI AD UN GIORNOnorme violate: articoli 18, comma 1, lett. g-bis) e r) con riferimento agli infortuni superiori ad un giorno e articolo 55, comma 5, lett. hsanzioni previste: sanzione amministrativa da 500 a 1. 800 euroestinzione agevolata: pagamento di 500 euro, con le procedure dell’art. 301-bisdevoluzione dei proventi: concessionario riscossione Entrateautorità competente: direzione Prov.le del Lavoro territorialmente competenteobblighi violati: art. 18, comma 1, lett. g-bis) ed r)“il datore di lavoro (o il dirigente delegato) devono:r) comunicare in via telematica all’inAiL e all’iPSEmA, nonchè per loro tramite, al sistema informativo nazionale per la prevenzione nei luoghi di lavoro di cui all’articolo 8, entro 48 ore dalla ricezione del certificato medico, a fini statistici e informativi, i dati e le informazioni relativi agli infortuni sul lavoro che comportino l’assenza dal lavoro di almeno un giorno, escluso quello dell’evento e, a fini assicurativi, quelli relativi agli infortuni sul lavoro che comportino un’assenza dal lavoro superiore a tre giorni; l’obbligo di comunicazione degli infortuni sul lavoro che comportino un’assenza dal lavoro superiore a tre giorni si considera comunque assolto per mezzo della denuncia di cui all’articolo 53 del testo unico delle disposizioni per l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, di cui al decreto del Pre-sidente della repubblica 30 giugno 1965, n. 1124”.

CHE NON CONSERVA PER DIECI ANNI L’ORIGINALE DELLA CARTELLA SANITARIA DEL LAVORATOREnorme violate: articoli 25, comma 1, lett. e) e 55, comma 5, lett. h)sanzioni previste: sanzione amministrativa da euro 500 ad euro 1800

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

estinzione agevolata: pagamento di euro 500, con le procedure dell’art. 301-bisdevoluzione proventi: concessionario riscossione Entrateautorità competente: direzione Provinciale del Lavoro territorialmente competenteobblighi violati: art. 25, comma 1, lett. e) secondo periodo“il datore di lavoro (o dirigente delegato) deve garantire che: l’originale della cartella sanitaria e di rischio va conservata, nel rispetto di quanto disposto dal decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, da parte del datore di lavoro, per almeno dieci anni, salvo il diverso termine previsto da altre disposizioni del presente decreto”.

CHE NON VERBALIZZA LA RIUNIONE PERIODICAnorme violate: articoli 35, comma 5 e 55, comma 5, lett. h)sanzioni previste: sanzione amministrativa da euro 500 a euro 1.800estinzione agevolata: pagamento di euro 500, con le procedure dell’art. 301-bisdevoluzione proventi: concessionario riscossione Entrateautorità competente: direzione Provinciale del lavoro territorialmente competenteobblighi violati: art. 35, comma 5“il datore di lavoro (o dirigente delegato) deve assicurare che:5. della riunione deve essere redatto un verbale che è a disposizione

dei partecipanti per la sua consultazione”

CHE NON VIGILA AFFINCHé NELLO SVOLGIMENTO DI ATTIVITà DI AP-PALTO O DI SUBAPPALTO I LAVORATORI SIANO MUNITI DI TESSERA DI RICONOSCIMENTOnorme violate: articoli 26, comma 8 e 55, comma 5, lett. i)sanzioni previste: sanzione amministrativa da 100 a 500 euro per cia-scun lavoratoreestinzione agevolata: pagamento di 100 euro per ciascun lavoratore, con le procedure dell’art. 301-bisdevoluzione proventi: concessionario riscossione Entrateautorità competente: direzione Provinciale del Lavoro territorialmente competenteobblighi violati: art. 26, comma 8

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

“il datore di lavoro (o dirigente delegato) deve vigilare affinché:8. nell’ambito dello svolgimento di attività in regime di appalto o su-

bappalto, il personale occupato dall’impresa appaltatrice o subap-paltatrice deve essere munito di apposita tessera di riconoscimento corredata di fotografia, contenente le generalità del lavoratore e l’in-dicazione del datore di lavoro”.

CHE NON COMUNICA I NOMINATIVI DEI RLS norme violate: articoli 18, comma 1, lett. aa) e 55, 5 comma, lett. l)sanzioni previste: sanzione amministrativa da 50 a 300 euroestinzione agevolata: pagamento di 50 euro, con le procedure dell’art. 301-bisdevoluzione proventi: concessionario riscossione Entrateautorità competente: direzione Provinciale del Lavoro territorialmente competenteobblighi violati: art. 18, comma 1, lett. aa)“il datore di lavoro (o il dirigente delegato) deve: aa) comunicare in via telematica all’inAiL e all’iPSEmA, nonchè per loro tramite, al sistema informativo nazionale per la prevenzione nei luoghi di lavoro di cui all’ar-ticolo 8, in caso di nuova elezione o designazione, i nominativi dei rap-presentanti dei lavoratori per la sicurezza; in fase di prima applicazione l’obbligo di cui alla presente lettera riguarda i nominativi dei rappresen-tanti dei lavoratori già eletti o designati.”

CHE CONSENTE L’ACCESSO IN AREE PERICOLOSE OVE è POSSIBILE IL RILASCIO DI GAS SENZA AVER PREVENTIVAMENTE ACCERTATO L’ASSENZA DI PERICOLOnorme violate: articoli 66 e 68, comma 1, lett. a) sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da euro 2.500 a euro 6.400.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 66:“1. È vietato consentire l’accesso dei lavoratori in pozzi neri, fogne, ca-

mini, fosse, gallerie e in generale in ambienti e recipienti, condutture, caldaie e simili, ove sia possibile il rilascio di gas deleteri, senza che sia stata previamente accertata l’assenza di pericolo per la vita e l’in-tegrità fisica dei lavoratori medesimi, ovvero senza previo risanamento

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

dell’atmosfera mediante ventilazione o altri mezzi idonei. Quando pos-sa esservi dubbio sulla pericolosità dell’atmosfera, i lavoratori devono essere legati con cintura di sicurezza, vigilati per tutta la durata del lavoro e, ove occorra, forniti di apparecchi di protezione. L’apertura di accesso a detti luoghi deve avere dimensioni tali da poter consentire l’agevole recupero di un lavoratore privo di sensi.”

Nota: Ai sensi dell’articolo 68, comma 2: “2.La violazione di più precetti riconducibili alla categoria omogenea di

requisiti di sicurezza relativi ai luoghi di lavoro di cui all’allegato IV, punti 1.1, 1.2, 1.3, 1.4, 1.5, 1.6, 1.7, 1.8, 1.9, 1.10, 1.11, 1.12, 1.13, 1.14, 2.1, 2.2, 3, 4, 6.1, 6.2, 6.3, 6.4, 6.5, e 6.6, è considerata una unica violazione ed è punita con la pena prevista dal comma 1, lettera b) L’organo di vigilanza è tenuto a precisare in ogni caso, in sede di contestazione, i diversi precetti violati.”

CHE NON SI ACCERTA CHE LE USCITE DI EMERGENZA SIANO SEM-PRE LIBEREnorme violate: articoli 64, comma 1 e 68, comma 1, lett. b)sanzioni previste: arresto da due a quattro mesi o ammenda da euro 1.000 a euro 4.800.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 64, comma 1: “1. il datore di lavoro provvede affinchè:a) i luoghi di lavoro siano conformi ai requisiti di cui all’articolo 63,

commi 1, 2 e 3;b) le vie di circolazione interne o all’aperto che conducono a uscite o

ad uscite di emergenza e le uscite di emergenza siano sgombre allo scopo di consentirne l’utilizzazione in ogni evenienza;

c) i luoghi di lavoro, gli impianti e i dispositivi vengano sottoposti a regolare manutenzione tecnica e vengano eliminati, quanto più ra-pidamente possibile, i difetti rilevati che possano pregiudicare la sicurezza e la salute dei lavoratori;

d) i luoghi di lavoro, gli impianti e i dispositivi vengano sottoposti a re-golare pulitura, onde assicurare condizioni igieniche adeguate;

e) gli impianti e i dispositivi di sicurezza, destinati alla prevenzione o all’eliminazione dei pericoli, vengano sottoposti a regolare manuten-zione e al controllo del loro funzionamento.

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

Nota: Ai sensi dell’art. 68, comma 2:2. La violazione di più precetti riconducibili alla categoria omogenea

di requisiti di sicurezza relativi ai luoghi di lavoro di cui all’allegato IV, punti 1.1, 1.2, 1.3, 1.4, 1.5, 1.6, 1.7, 1.8, 1.9, 1.10, 1.11, 1.12, 1.13, 1.14, 2.1, 2.2, 3, 4, 6.1, 6.2, 6.3, 6.4, 6.5, e 6.6, è consi-derata una unica violazione ed è punita con la pena prevista dal comma 1, lettera b) L’organo di vigilanza è tenuto a precisare in ogni caso, in sede di contestazione, i diversi precetti violati.”

CHE DESTINA A LAVORI LOCALI CHIUSI SOTTERRANEI O SEMINTER-RATInorme violate: articoli 65, comma 1 e 68, comma 1, lett. b) sanzioni previste: arresto da due a quattro mesi o ammenda da euro 1.000 a euro 4.800. autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 65, comma 1:“1. È vietato destinare al lavoro locali chiusi sotterranei o semisotterranei.”

Nota: Ai sensi dell’art. 68, comma 2:“2.La violazione di più precetti riconducibili alla categoria omogenea

di requisiti di sicurezza relativi ai luoghi di lavoro di cui all’allegato IV, punti 1.1, 1.2, 1.3, 1.4, 1.5, 1.6, 1.7, 1.8, 1.9, 1.10, 1.11, 1.12, 1.13, 1.14, 2.1, 2.2, 3, 4, 6.1, 6.2, 6.3, 6.4, 6.5, e 6.6, è consi-derata una unica violazione ed è punita con la pena prevista dal comma 1, lettera b) L’organo di vigilanza è tenuto a precisare in ogni caso, in sede di contestazione, i diversi precetti violati.”

CHE DESTINA A LAVORI LOCALI SOTTERRANEI O SEMINTERRATI SENZA AVER ASSICURATO IDONEE CONDIZIONI DI AERAZIONE, IL-LUMINAZIONE E MICROCLIMAnorme violate: articoli 65, comma 2 e 68, comma 1, lett. b) sanzioni previste: arresto da due a quattro mesi o ammenda da euro 1.000 a euro 4.800.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 65, comma 2:“2.in deroga alle disposizioni di cui al comma 1, possono essere de-

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

stinati al lavoro locali chiusi sotterranei o semisotterranei, quando ricorrano particolari esigenze tecniche. in tali casi il datore di lavoro provvede ad assicurare idonee condizioni di aerazione, di illuminazio-ne e di microclima.”

Nota: Ai sensi dell’art. 68, comma 2:“2.La violazione di più precetti riconducibili alla categoria omogenea di

requisiti di sicurezza relativi ai luoghi di lavoro di cui all’allegato IV, punti 1.1, 1.2, 1.3, 1.4, 1.5, 1.6, 1.7, 1.8, 1.9, 1.10, 1.11, 1.12, 1.13, 1.14, 2.1, 2.2, 3, 4, 6.1, 6.2, 6.3, 6.4, 6.5, e 6.6, è considerata una unica violazione ed è punita con la pena prevista dal comma 1, lettera b) L’organo di vigilanza è tenuto a precisare in ogni caso, in sede di contestazione, i diversi precetti violati.”

CHE EFFETTUAVA RISTRUTTURAZIONE DI LOCALI O AMPLIAMENTI SENZA RISPETTARE LE NORMATIVE DI SETTORE E SENZA AVERNE DATO NOTIFICAZIONE ALL’ORGANO DI VIGILANZAnorme violate: articoli 67, comma 1 e 68, comma 1, lett. c)sanzioni previste: sanzione amministrativa da euro 500 a euro 1.800.estinzione agevolata: pagamento di 500 euro con le procedure dell’art. 301-bis.devoluzione dei proventi: concessionario Entrate.autorità competente: direzione Provinciale del Lavoro territorialmente competente.obblighi violati: art. 67, comma 1:“1.La costruzione e la realizzazione di edifici o locali da adibire a la-

vorazioni industriali, nonchè gli ampliamenti e le ristrutturazioni di quelli esistenti, devono essere eseguiti nel rispetto della normativa di settore ed essere notificati all’organo di vigilanza competente per territorio.”

Nota: Ai sensi dell’art. 68, comma 2:“2.La violazione di più precetti riconducibili alla categoria omogenea di

requisiti di sicurezza relativi ai luoghi di lavoro di cui all’allegato IV, punti 1.1, 1.2, 1.3, 1.4, 1.5, 1.6, 1.7, 1.8, 1.9, 1.10, 1.11, 1.12, 1.13, 1.14, 2.1, 2.2, 3, 4, 6.1, 6.2, 6.3, 6.4, 6.5, e 6.6, è considerata una unica violazione ed è punita con la pena prevista dal comma 1, lettera

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

b). L’organo di vigilanza è tenuto a precisare in ogni caso, in sede di contestazione, i diversi precetti violati.”

CHE EFFETTUAVA LA NOTIFICAZIONE DI AMPLIAMENTI O DI RISTRUT-TURAZIONE OMETTENDO DI INDICARE LE PARTI RELATIVE A….............norme violate: articoli 67, comma 2 e 68, comma 1, lett. c)sanzioni previste: sanzione amministrativa da euro 500 a euro 1.800.estinzione agevolata: pagamento di 500 euro con le procedure dell’art. 301-bis.devoluzione dei proventi: concessionario Entrate. autorità competente: direzione provinciale del Lavoro territorialmente competente.obblighi violati: art. 67, comma 2:“2. La notifica di cui al comma 1 deve indicare gli aspetti considerati nella valutazione e relativi:a) alla descrizione dell’oggetto delle lavorazioni e delle principali moda-

lità di esecuzione delle stesse;b) alla descrizione delle caratteristiche dei locali e degli impianti.Entro trenta giorni dalla data di notifica, l’organo di vigilanza territo-rialmente competente può chiedere ulteriori dati e prescrivere modifica-zioni in relazione ai dati notificati.”

Nota: Ai sensi dell’art. 68, comma 2:“2.La violazione di più precetti riconducibili alla categoria omogenea di

requisiti di sicurezza relativi ai luoghi di lavoro di cui all’allegato IV, punti 1.1, 1.2, 1.3, 1.4, 1.5, 1.6, 1.7, 1.8, 1.9, 1.10, 1.11, 1.12, 1.13, 1.14, 2.1, 2.2, 3, 4, 6.1, 6.2, 6.3, 6.4, 6.5, e 6.6, è considerata una unica violazione ed è punita con la pena prevista dal comma 1, lettera b) L’organo di vigilanza è tenuto a precisare in ogni caso, in sede di contestazione, i diversi precetti violati.”

CHE OMETTE DI EFFETTUARE VALUTAZIONI DI RISCHIO DI NATURA ELETTRICAnorme violate: articoli 80, comma 2 e 87, comma 1sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o con ammenda da 2.500 a 6.400 euroautorità competente: Tribunaleobblighi violati: art. 80, comma 2:

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

“1.il datore di lavoro prende le misure necessarie affinchè i lavoratori sia-no salvaguardati dai tutti i rischi di natura elettrica connessi all’impie-go dei materiali, delle apparecchiature e degli impianti elettrici messi a loro disposizione ed, in particolare, da quelli derivanti da:

a) contatti elettrici diretti;b) contatti elettrici indiretti;c) innesco e propagazione di incendi e di ustioni dovuti a sovratempe-

rature pericolose, archi elettrici e radiazioni;d) innesco di esplosioni;e) fulminazione diretta ed indiretta;f) sovratensioni;g) altre condizioni di guasto ragionevolmente prevedibili.2. A tale fine il datore di lavoro esegue una valutazione dei rischi di cui

al precedente comma 1, tenendo in considerazione:a) le condizioni e le caratteristiche specifiche del lavoro, ivi comprese

eventuali interferenze;b) i rischi presenti nell’ambiente di lavoro;c) tutte le condizioni di esercizio prevedibili.”

CHE METTE A DISPOSIZIONE MACCHINE NON CONFORMI ALLE DI-SPOSIZIONI SPECIFICHEnorme violate: art. 70, comma 1 e art. 87, comma 2sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o con ammenda da 2.500 a 6.400 euroautorità competente: Tribunaleobblighi violati: art. 70, comma 1: “1.Salvo quanto previsto al comma 2, le attrezzature di lavoro messe

a disposizione dei lavoratori devono essere conformi alle specifiche disposizioni legislative e regolamentari di recepimento delle direttive comunitarie di prodotto.”

CHE METTE A DISPOSIZIONI MACCHINE ED APPARECCHIATURE NON CONFORMI ALL’ALLEGATO Vnorme violate: art. 70, comma 2 e art. 87, comma 2sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o con ammenda da 2.500 a 6.400 euroautorità competente: Tribunale

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

obblighi violati: art. 70, comma 2: “2.Le attrezzature di lavoro costruite in assenza di disposizioni legislative

e regolamentari di cui al comma 1, e quelle messe a disposizione dei lavoratori antecedentemente all’emanazione di norme legislative e re-golamentari di recepimento delle direttive comunitarie di prodotto, devo-no essere conformi ai requisiti generali di sicurezza di cui all’allegato V.”

CHE METTE A DISPOSIZIONE ATTREZZATURE NON CONFORMI ALLE NORMATIVE SPECIFICHEnorme violate: art. 71, comma 1 e art. 87, comma 2sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o con ammenda da 2.500 a 6.400 euroautorità competente: Tribunaleobblighi violati: art: 71, comma 1: “1.il datore di lavoro mette a disposizione dei lavoratori attrezzature

conformi ai requisiti di cui all’articolo precedente, idonee ai fini della salute e sicurezza e adeguate al lavoro da svolgere o adattate a tali scopi che devono essere utilizzate, conformemente alle disposizioni legislative di recepimento delle direttive comunitarie”.

CHE METTE A DISPOSIZIONE ATTREZZATURE SCELTE SENZA PRENDERE IN CONSIDERAZIONE LE SPECIFICITà DEL LAVORO ED I RISCHI RELATIVInorme violate: art. 71, comma 2sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o con ammenda da 2.500 a 6.400 euroautorità competente: Tribunaleobblighi violati: art. 71, comma 2: “2.All’atto della scelta delle attrezzature di lavoro, il datore di lavoro

prende in considerazione:a) le condizioni e le caratteristiche specifiche del lavoro da svolgere;b) i rischi presenti nell’ambiente di lavoro;c) i rischi derivanti dall’impiego delle attrezzature stesse;d) i rischi derivanti da interferenze con le altre attrezzature già in uso.”

CHE OMETTE DI VIGILARE AFFINCHé LE MACCHINE SIANO MANU-TENZIONATE ED AGGIORNATE SECONDO LE NORNATIVE SPECIFICHEnorme violate: art. 71, comma 4 e art. 87, comma 2

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o con ammenda da 2.500 a 6.400 euroautorità competente: Tribunaleobblighi violati: art. 71, comma 4:“4.il datore di lavoro prende le misure necessarie affinchè:a) le attrezzature di lavoro siano:1) installate ed utilizzate in conformità alle istruzioni d’uso;2) oggetto di idonea manutenzione al fine di garantire nel tempo la

permanenza dei requisiti di sicurezza di cui all’articolo 70 e siano corredate, ove necessario, da apposite istruzioni d’uso e libretto di manutenzione;

3) assoggettate alle misure di aggiornamento dei requisiti minimi di sicurezza stabilite con specifico provvedimento regolamentare adot-tato in relazione alle prescrizioni di cui all’articolo 18, comma 1, lettera z);

b) siano curati la tenuta e l’aggiornamento del registro di controllo delle attrezzature di lavoro per cui lo stesso è previsto.”

CHE DESTINA ALL’USO DI MACCHINE CHE RICHIEDEVANO CONO-SCENZE SPECIFICHE, PERSONALE PRIVO DELLA FORMAZIONE NE-CESSARIAnorme violate: art. 71, comma 7 e art. 87, comma 2sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o con ammenda da 2.500 a 6.400 euroautorità competente: Tribunaleobblighi violati: art. 71, comma 7:“7.Qualora le attrezzature richiedano per il loro impiego conoscenze o

responsabilità particolari in relazione ai loro rischi specifici, il datore di lavoro prende le misure necessarie affinchè:

a) l’uso dell’attrezzatura di lavoro sia riservato ai lavoratori allo scopo incaricati che abbiano ricevuto una informazione, formazione ed ad-destramento adeguati;

b) in caso di riparazione, di trasformazione o manutenzione, i lavoratori interessati siano qualificati in maniera specifica per svolgere detti compiti.”

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

CHE OMETTE DI VIGILARE AFFINCHé LE ATTREZZATURE DI LAVORO SIANO UTILIZZATE, MANUTENZIONATE E CONTROLLATE REGOLAR-MENTEnorme violate: art. 71, comma 8 e art. 87, comma 2sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o con ammenda da 2.500 a 6.400 euroautorità competente: tribunaleobblighi violati: art. 71, comma 8:“8.fermo restando quanto disposto al comma 4, il datore di lavoro,

secondo le indicazioni fornite dai fabbricanti ovvero, in assenza di queste, dalle pertinenti norme tecniche o dalle buone prassi o da linee guida provvede affinchè:

a) le attrezzature di lavoro la cui sicurezza dipende dalle condizio-ni di installazione siano sottoposte a un controllo iniziale (dopo l’installazione e prima della messa in esercizio) e ad un controllo dopo ogni montaggio in un nuovo cantiere o in una nuova località di impianto, al fine di assicurarne l’installazione corretta e il buon funzionamento;

b) le attrezzature soggette a influssi che possono provocare deterio-ramenti suscettibili di dare origine a situazioni pericolose siano sottoposte:

1. ad interventi di controllo periodici, secondo frequenze stabilite in base alle indicazioni fornite dai fabbricanti, ovvero dalle norme di buona tecnica, o in assenza di queste ultime, desumibili dai codici di buona prassi;

2. ad interventi di controllo straordinari al fine di garantire il manteni-mento di buone condizioni di sicurezza, ogni volta che intervengano eventi eccezionali che possano avere conseguenze pregiudizievoli per la sicurezza delle attrezzature di lavoro, quali riparazioni, tra-sformazioni, incidenti, fenomeni naturali o periodi prolungati di inat-tività;

c) gli interventi di controllo di cui alle lettere a) e b) sono volti ad assicurare il buono stato di conservazione e l’efficienza a fini di sicurezza delle attrezzature di lavoro e devono essere effettuati da persona competente.”

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

CHE OMETTE DI VIGILARE AFFINCHé I “DPI” SIANO UTILIZZATI QUANDO I RISCHI NON POSSONO ESSERE EVITATI DALLE MISURE DI PREVENZIONEnorme violate: art. 75 e art. 87, comma 2sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o con l’ammenda da 2.500 a 6.400 euroautorità competente: Tribunaleobblighi violati: art. 75: “1.i dPi devono essere impiegati quando i rischi non possono essere

evitati o sufficientemente ridotti da misure tecniche di prevenzione, da mezzi di protezione ollettiva, da misure, metodi o procedimenti di riorganizzazione del lavoro”.

CHE OMETTE DI FORNIRE AI LAVORATORI I “DPI” CONFORMI AI RE-QUISITI PRESCRITTInorme violate: art. 77, comma 3 e art. 87, comma 2sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o con ammenda da 2.500 a 6.400 euroautorità competente: Tribunaleobblighi violati: art. 77, comma 3: “3.il datore di lavoro, sulla base delle indicazioni del decreto di cui

all’articolo 79, comma 2, fornisce ai lavoratori dPi conformi ai requi-siti previsti dall’articolo 76.

CHE OMETTE DI MANTENERE IN EFFICIENZA I “DPI” E DI INFORMA-RE ADEGUATAMENTE I LAVORATORI SUL LORO UTILIZZOnorme violate: art. 77, comma 4 e art. 87, comma 2sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o con ammenda da 2.500 a 6.400 euroautorità competente: Tribunaleobblighi violati: art. 77, comma 4:“4. il datore di lavoro:a) mantiene in efficienza i dPi e ne assicura le condizioni d’igiene, me-

diante la manutenzione, le riparazioni e le sostituzioni necessarie e secondo le eventuali indicazioni fornite dal fabbricante;

b) provvede a che i dPi siano utilizzati soltanto per gli usi previsti, salvo casi specifici ed eccezionali, conformemente alle informazioni del

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

fabbricante;c) fornisce istruzioni comprensibili per i lavoratori;d) destina ogni dPi ad un uso personale e, qualora le circostanze richie-

dano l’uso di uno stesso dPi da parte di più persone, prende misure adeguate affinchè tale uso non ponga alcun problema sanitario e igienico ai vari utilizzatori;

e) informa preliminarmente il lavoratore dei rischi dai quali il dPi lo protegge;

f) rende disponibile nell’azienda ovvero unità produttiva informazioni adeguate su ogni dPi;

g) stabilisce le procedure aziendali da seguire, al termine dell’utilizzo, per la riconsegna e il deposito dei dPi;

h) assicura una formazione adeguata e organizza, se necessario, uno specifico addestramento circa l’uso corretto e l’utilizzo pratico dei dPi.”

CHE OMETTE DI FORMARE I LAVORATORI AL CORRETTO USO DEI “DPI” DI TERZA CATEGORIA E A QUELLI DELLA PROTEZIONE DELL’UDITOnorme violate: art. 77, comma 5 e art. 87, comma 2sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o con ammenda da 2.500 a 6.400 euroautorità competente: Tribunaleobblighi violati: art. 77, comma 5: “5. in ogni caso l’addestramento è indispensabile:a) per ogni dPi che, ai sensi del decreto legislativo 4 dicembre 1992,

n. 475, appartenga alla terza categoria;b) per i dispositivi di protezione dell’udito”.

CHE OMETTE DI EFFETTUARE LA VALUTAZIONE DEI RISCHI ELETTRI-CI TENENDO CONTO DELLE SPECIFICITà DELL’AMBIENTE DI LAVORO E DI TUTTI I RISCHI PREVEDIBILInorme violate: art. 80, comma 2 e art. 87, comma 2sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o con ammenda da 2.500 a 6.400 euroautorità competente: Tribunaleobblighi violati: art. 80 comma 2 “1.il datore di lavoro prende le misure necessarie affinchè i lavoratori

siano salvaguardati dai tutti i rischi di natura elettrica connessi all’im-

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

piego dei materiali, delle apparecchiature e degli impianti elettrici messi a loro disposizione ed, in particolare, da quelli derivanti da:

a) contatti elettrici diretti;b) contatti elettrici indiretti;c) innesco e propagazione di incendi e di ustioni dovuti a sovratempe-

rature pericolose, archi elettrici e radiazioni;d) innesco di esplosioni;e) fulminazione diretta ed indiretta;f) sovratensioni;g) altre condizioni di guasto ragionevolmente prevedibili.2. A tale fine il datore di lavoro esegue una valutazione dei rischi di cui

al precedente comma 1, tenendo in considerazione:a) le condizioni e le caratteristiche specifiche del lavoro, ivi comprese

eventuali interferenze;b) i rischi presenti nell’ambiente di lavoro;c) tutte le condizioni di esercizio prevedibili”

CHE EFFETTUA LAVORI SOTTO TENSIONE, SENZA LE PRESCRITTE MISURE DI SICUREZZA SPECIFICHEnorme violate: art. 82, comma 1 e art. 87, comma 2sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o con ammenda da 2.500 a 6.400 euroautorità competente: Tribunaleobblighi violati: art. 82, comma 1: “1.È vietato eseguire lavori sotto tensione. Tali lavori sono tuttavia con-

sentiti nei casi in cui le tensioni su cui si opera sono di sicurezza, secondo quanto previsto dallo stato della tecnica o quando i lavori sono eseguiti nel rispetto delle seguenti condizioni:

a) le procedure adottate e le attrezzature utilizzate sono conformi ai criteri definiti nelle norme tecniche;

b per sistemi di categoria 0 e i purchè l’esecuzione di lavori su parti in tensione sia affidata a lavoratori riconosciuti dal datore di lavoro come idonei per tale attività secondo le indicazioni della pertinente normativa tecnica;

1) l’esecuzione di lavori su parti in tensione deve essere affidata a la-voratori riconosciuti dal datore di lavoro come idonei per tale attività secondo le indicazioni della pertinente normativa tecnica;

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

2) le procedure adottate e le attrezzature utilizzate sono conformi ai criteri definiti nelle norme di buona tecnica;

c per sistemi di ii e iii categoria purchè:1) i lavori su parti in tensione siano effettuati da aziende autorizzate,

con specifico provvedimento del ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, ad operare sotto tensione;

2) l’esecuzione di lavori su parti in tensione sia affidata a lavoratori abi-litati dal datore di lavoro ai sensi della pertinente normativa tecnica riconosciuti idonei”

CHE EFFETTUA LAVORI NON ELETTRICI IN VICINANZA DI LINEE ELET-TRICHEnorme violate: art. 83, comma 1 e art. 87, comma 2sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o con ammenda da 2.500 a 6.400 euroautorità competente: Tribunaleobblighi violati: art. 83, comma 1: “1.non possono essere eseguiti lavori non elettrici in vicinanza di linee

elettriche o di impianti elettrici con parti attive non protette, o che per circostanze particolari si debbano ritenere non sufficientemente protette, e comunque a distanze inferiori ai limiti di cui alla tabella 1 dell’allegato iX, salvo che vengano adottate disposizioni organiz-zative e procedurali idonee a proteggere i lavoratori dai conseguenti rischi.

2. Si considerano idonee ai fini di cui al comma 1 le disposizioni conte-nute nelle pertinenti norme tecniche.”

CHE OMETTE DI ADOTTARE LE MISURE DI PROTEZIONE DA POSSIBI-LI ATMOSFERE ESPLOSIVEnorme violate: art. 85, comma 1 e art. 87, comma 2sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euroautorità competente: Tribunale:obblighi violati: art. 85, comma 1.“1.il datore di lavoro provvede affinchè gli edifici, gli impianti, le struttu-

re, le attrezzature, siano protetti dai pericoli determinati all’innesco elettrico di atmosfere potenzialmente esplosive per la presenza o

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

sviluppo di gas, vapori, nebbie infiammabili o polveri combustibili infiammabili, o in caso di fabbricazione, manipolazione o deposito di materiali esplosivi.

2. Le protezioni di cui al comma 1 si realizzano utilizzando le specifiche disposizioni di cui al presente decreto legislativo e le pertinenti nor-me tecniche di cui all’allegato iX.”

CHE METTE A DISPOSIZIONE ATTREZZATURE DI LAVORO NON CON-FORMI ALLE PRESCRIZIONInorme violate: art. 70, comma 2 e art. 87, comma 3sanzioni previste: arresto da due a quattro mesi o con ammenda da 1.000 a 4.800 euroautorità competente: Tribunaleobblighi violati: art. 70, comma 2, limitatamente a punti 2.10, 3.1.8, 3.1.11, 3.3.1, 5.1.3, 5.1.4, 5.5.3, 5.5.7, 5.7.1, 5.7.3, 5.12.1,5.15.2, 5.16.2, 5.16.4, dell’allegato V, parte ii;Art. 70, comma 2: “Le attrezzature di lavoro costruite in assenza di disposizioni legislative e regolamentari di cui al comma 1, e quelle messe a disposizione dei la-voratori antecedentemente all’emanazione di norme legislative e rego-lamentari di recepimento delle direttive comunitarie di prodotto, devono essere conformi ai requisiti generali di sicurezza di cui all’allegato V.” dedicato a “requisiti di sicurezza delle attrezzature di lavoro costruite in assenza di disposizioni legislative e regolamentari di recepimento delle direttive comunitarie di prodotto, o messe a disposizione dei lavoratori antecedentemente alla data della loro emanazione e, in particolare ai punti sopradetti.”NOTA: ai sensi dell’art. 87, comma 5. “La violazione di più precetti ricon-ducibili alla categoria omogenea di requisiti di sicurezza relativi ai luoghi di lavoro di cui all’allegato V, parte II, punti 1, 2, 3.1, 3.2, 3.3, 3.4, 4.1, 4.2, 4.3, 4.4, 4.5, 5.1, 5.2, 5.3, 5.4, 5.5, 5.6, 5.7, 5. 8, 5.9, 5.10, 5.11, 5.12, 5.13, 5.14, 5.15 e 5.16 è considerata una unica violazione, penale o ammini-strativa a seconda della natura dell’illecito, ed è punita con la pena o la sanzione amministrativa pecuniaria rispettivamente previste dai preceden-ti commi. L’organo di vigilanza è tenuto a precisare in ogni caso, in sede di contestazione, i diversi precetti violati.”

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

CHE OMETTE DI ADOTTARE MISURE TECNICHE ED ORGANIZZATIVE IDONEE A GARANTIRE IL CORRETTO IMPIEGO DELLE ATTREZZATURE RELATIVAMENTE ALLE MISURE GENERALI DI IMPIEGOnorme violate: art. 71, comma 3 artr. 87, comma 3sanzioni previste: arresto da due a quattro mesi o con ammenda da 1.000 a 4.800 euroautorità competente: Tribunaleobblighi violati: art. 71, comma 3 allegato Vi, limitatamente ai punti dell’allegato Vi diversi da quelli indicati all’ipotesi precedente”“3.il datore di lavoro, al fine di ridurre al minimo i rischi connessi all’u-

so delle attrezzature di lavoro e per impedire che dette attrezzature possano essere utilizzate per operazioni e secondo condizioni per le quali non sono adatte, adotta adeguate misure tecniche ed organiz-zative, tra le quali quelle dell’allegato Vi”, dedicato a: “diSPoSizioni concErnEnTi L’uSo dELLE ATTrEzzATurE di LAVoro”

NOTA: Ai sensi dell’art. 87, comma 6 “La violazione di più precetti ricon-ducibili alla categoria omogenea di requisiti di sicurezza relativi ai luoghi di lavoro di cui all’allegato VI, punti 1.1, 1.2, 1.3, 1.4, 1.5, 1.6, 1.7, 1. 8,1.9, 2, 3.1, 3.2, 4, 5, 6, 7, 8, 9 e 10 è considerata una unica violazione ed è punita con la pena prevista dal comma 2, lettera b) L’organo di vigilanza è tenuto a precisare in ogni caso, in sede di contestazione, i diversi precetti violati”

CHE OMETTE DI MANTENERE IN EFFICIENZA I “DPI” E DI VIGILARE SUL LORO CORRETTO USO norme violate: art. 77, comma 4 e art. 87, comma 3sanzioni previste: arresto da due a quattro mesi o con ammenda da 1.000 a 4.800autorità competente: Tribunaleobblighi violati: art. 77, comma 4: “4.il datore di lavoro:a) mantiene in efficienza i dPi e ne assicura le condizioni d’igiene, me-

diante la manutenzione, le riparazioni e le sostituzioni necessarie e secondo le eventuali indicazioni fornite dal fabbricante;

b) provvede a che i dPi siano utilizzati soltanto per gli usi previsti, salvo casi specifici ed eccezionali, conformemente alle informazioni del fabbricante;

c) fornisce istruzioni comprensibili per i lavoratori;

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

d) destina ogni dPi ad un uso personale e, qualora le circostanze richie-dano l’uso di uno stesso dPi da parte di più persone, prende misure adeguate affinchè tale uso non ponga alcun problema sanitario e igienico ai vari utilizzatori;

e) informa preliminarmente il lavoratore dei rischi dai quali il dPi lo protegge;

f) rende disponibile nell’azienda ovvero unità produttiva informazioni adeguate su ogni dPi;

g) stabilisce le procedure aziendali da seguire, al termine dell’utilizzo, per la riconsegna e il deposito dei dPi;

h) assicura una formazione adeguata e organizza, se necessario, uno spe-cifico addestramento circa l’uso corretto e l’utilizzo pratico dei dPi.”

CHE OMETTE DI ADOTTARE LE MISURE ORGANIZZATIVE NECESSA-RIE AD ELIMINARE O RIDURRE RISCHI ELETTRICI RILEVATInorme violate: art. 80, comma 3 e art. 87, comma 3sanzioni previste: arresto da due a quattro mesi o con ammenda da 1.000 a 4.800 euroautorità competente: Tribunaleobblighi violati: art. 80, comma 3: “3.A seguito della valutazione del rischio elettrico il datore di lavoro

adotta le misure tecniche ed organizzative necessarie ad eliminare o ridurre al minimo i rischi presenti, ad individuare i dispositivi di pro-tezione collettivi ed individuali necessari alla conduzione in sicurezza del lavoro ed a predisporre le procedure di uso e manutenzione atte a garantire nel tempo la permanenza del livello di sicurezza raggiun-to con l’adozione delle misure di cui al comma 1.”

CHE METTE A DISPOSIZIONE ATTREZZATURE IRREGOLARI E NON CONFORMI AI PUNTI DELL’ALLEGATO VI PARTE SECONDAnorme violate: art. 70, comma 2 e art. 87, comma 4sanzioni previste: sanzione amm.va pecuniaria da 500 a 1.800 euroestinzione agevolata: euro 500, con le procedure dell’art. 301-bis;devoluzione proventi: concessionario Entrateautorità competente: direzione Provinciale del Lavoroobblighi violati: art. 70, comma 2, riferiti all’allegato Vi diversi da quel-li sanzionati dal comma 3 dell’art. 87, che si riferiscono ai punti:

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

2.10, 3.1. 8,3.1.11, 3.3.1, 5.1.3, 5.1.4, 5.5.3, 5.5.7, 5.7.1, 5.7.3, 5.12.1,5.15.2, 5.16.2, 5.16.4, dell’allegato V, parte ii;Art. 70, comma 2 “2.Le attrezzature di lavoro costruite in assenza di disposizioni legislati-

ve e regolamentari di cui al comma 1, e quelle messe a disposizione dei lavoratori antecedentemente all’emanazione di norme legislative e regolamentari di recepimento delle direttive comunitarie di prodot-to, devono essere conformi ai requisiti generali di sicurezza di cui all’allegato V. rientrano nell’ipotesi tutte le prescrizioni di cui all’al-legato 5, diversi da quelli sopraindicati.”

CHE OMETTE DI ADOTTARE MISURE ORGANIZZATIVE IDONEE A GA-RANTIRE L’OSSERVANZA DELLE PRESCRIZIONI SPECIALI PER LE SINGOLE ATTREZZATURE DI LAVOROnorme violate: art. 71, comma 3 e art. 87, comma 4sanzioni previste: sanzione amm.va pecuniaria da 500 a 1.800 euroestinzione agevolata: pagamento di euro 500 con la procedura dell’arti-colo 301-bisdevoluzione proventi: concessionario Entrateautorità competente: direzione Provinciale del lavoroobblighi violati: art. 71, comma 3: “3.il datore di lavoro, al fine di ridurre al minimo i rischi connessi all’u-

so delle attrezzature di lavoro e per impedire che dette attrezzature possano essere utilizzate per operazioni e secondo condizioni per le quali non sono adatte, adotta adeguate misure tecniche ed organiz-zative, tra le quali quelle dell’allegato Vi”

CHE OMETTE DI ADOTTARE LE MISURE NECESSARIE AFFINCHé IL POSTO DI LAVORO PRESENTI POSIZIONI ED ATTREZZATURE SICURE ED ERGONOMICHEnorme violate: art. 71, comma 6 e art. 87, comma 4;sanzioni previste: sanzione amm.va pecuniaria da 500 a 1.800 euroestinzione agevolata: pagamento di euro 500 con le procedure dell’art. 301-bisdevoluzione proventi: concessionario Enrate:autorità competente: direzione Provinciale Lavoroobblighi violati: art. 71, comma 6:

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

“6.il datore di lavoro prende le misure necessarie affinchè il posto di la-voro e la posizione dei lavoratori durante l’uso delle attrezzature pre-sentino requisiti di sicurezza e rispondano ai principi ell’ergonomia.”

CHE OMETTE DI SOTTOPORRE LE ATTREZZATURE AL CONTROLLO INIZIALE ED A QUELLO PERIODICO ED A RIPORTARE NEL REGISTRO GLI ESITI DEGLI STESSI.norme violate: art. 71, comma 9 e art. 87, comma 4sanzioni previste: sanzione amm.va pecuniaria da 500 a 1.800 euroestinzione agevolata: pagamento di euro 500 con le procedure dell’art. 301-bisdevoluzione proventi: concessionario Entrateautorità competente: direzione provinciale del lavoroobblighi violati: art. 71, comma 9: “9.i risultati dei controlli di cui al comma 8 devono essere riportati per

iscritto e, almeno quelli relativi agli ultimi tre anni, devono essere conservati e tenuti a disposizione degli organi di vigilanza”

CHE OMETTONO DI FORNIRE ALLE ATTREZZATURE UTILIZZATE FUO-RI DELLA SEDE IL DOCUMENTO ATTESTANTE L’ULTIMO CONTROLLO EFFETTUATO CON ESITO POSITIVOnorme violate: art. 71, comma 10 e art. 87, comma 4sanzioni previste: sanzione amm.va pecuniaria da 500 a 1.800 euroestinzione agevolata: pagamento di euro 500 con le procedure dell’art. 301-bisdevoluzione proventi: concessionario entrate;autorità competente: direzione Provinciale Lavoro:obblighi violati: art. 71, comma 10: “10.Qualora le attrezzature di lavoro di cui al comma 8 siano usate al di

fuori della sede dell’unità produttiva devono essere accompagnate da un documento attestante l’esecuzione dell’ultimo controllo con esito positivo.”

CHE OMETTE DI SOTTOPORRE LE ATTREZZATURE DI LAVORO DI CUI ALL’ALLEGATO VII ALLE VERIFICHE DI BUONO STATO DI CONSERVA-ZIONEnorme violate: art. 71, comma 11 e art. 87, comma 4

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

sanzioni previste: sanzione amm.va pecuniaria da 500 a 1.800 euroestinzione agevolata: pagamento di euro 500 con le procedure dell’art. 301-bis;devoluzione proventi: concessionario Entrate;autorità competente: direzione Provinciale del Lavoro;obblighi violati: art. 71, comma 11. “11.oltre a quanto previsto dal comma 8, il datore di lavoro sottopone

le attrezzature di lavoro riportate in allegato Vii a verifiche periodiche volte a valutarne l’effettivo stato di conservazione e di efficienza ai fini di sicurezza, con la frequenza indicata nel medesimo allegato.

La prima di tali verifiche è effettuata dall’iSPESL che vi provvede nel termine di sessanta giorni dalla richiesta, decorso inutilmente il qua-le il datore di lavoro può avvalersi delle ASL e o di soggetti pubblici o privati abilitati con le modalità di cui al comma 13. Le successive verifiche sono effettuate dai soggetti di cui al precedente periodo, che vi provvedono nel termine di trenta giorni dalla richiesta, decor-so inutilmente il quale il datore di lavoro può avvalersi di soggetti pubblici o privati abilitati, con le modalità di cui al comma 13. Le verifiche sono onerose e le spese per la loro effettuazione sono a carico del datore di lavoro.”

CHE OMETTE DI TENERE IN EFFICIENZA I “DPI” E DI VIGILARE SUL CORRETTO USO DEGLI STESSI, FORNENDO ADEGUATA FORMAZIONEnorme violate: art. 77, comma 4 e art. 87, comma 4sanzioni previste: sanzione amm.va pecuniaria da 500 a 1.800 euroestinzione agevolata: pagamento di euro 500 con la procedura dell’arti-colo 301-bis:devoluzione proventi: concessionario Entrateautorità competente: direzione Provinciale del Lavoroobblighi violati: art. 77, comma 4:“4. il datore di lavoro:a) mantiene in efficienza i dPi e ne assicura le condizioni d’igiene, me-

diante la manutenzione, le riparazioni e le sostituzioni necessarie e secondo le eventuali indicazioni fornite dal fabbricante;

b) provvede a che i dPi siano utilizzati soltanto per gli usi previsti, salvo casi specifici ed eccezionali, conformemente alle informazioni del fabbricante;

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

c) fornisce istruzioni comprensibili per i lavoratori;d) destina ogni dPi ad un uso personale e, qualora le circostanze richie-

dano l’uso di uno stesso dPi da parte di più persone, prende misure adeguate affinchè tale uso non ponga alcun problema sanitario e igienico ai vari utilizzatori;

e) informa preliminarmente il lavoratore dei rischi dai quali il dPi lo protegge;

f) rende disponibile nell’azienda ovvero unità produttiva informazioni adeguate su ogni dPi;

g) stabilisce le procedure aziendali da seguire, al termine dell’utilizzo, per la riconsegna e il deposito dei dPi;

h) assicura una formazione adeguata e organizza, se necessario, uno specifico addestramento circa l’uso corretto e l’utilizzo pratico dei dPi;

CHE OMETTE DI EFFETTUARE VERIFICHE DI FUNZIONAMENTO SUL-LE MISURE DI PROTEZIONE DAI FULMINInorme violate: art. 86, comma 1 e art. 87, comma 4sanzioni previste: sanzione amm.va pecuniaria da 500 a 1.800 euroestinzione agevolata: pagamento di euro 500 con le procedure dell’art. 301-bis:devoluzione proventi: concessionario Entrateautorità competente: direzione Provinciale del Lavoroobblighi violati: art. 86, comma 1: “ferme restando le disposizioni del decreto del Presidente della re-pubblica 22 ottobre 2001, n. 462, in materia di verifiche periodiche, il datore di lavoro provvede affinchè gli impianti elettrici e gli impianti di protezione dai fulmini siano periodicamente sottoposti a controllo secondo le indicazioni delle norme di buona tecnica e la normativa vigente per verificarne lo stato di conservazione e di efficienza ai fini della sicurezza”

CHE OMETTE DI REGISTRARE E DI TENERE A DISPOSIZIONE DELL’AU-TORITà DI VIGILANZA GLI ESITI DEI CONTROLLI ANTIFULMINEnorme violate: art. 86, comma 3 e art. 87, comma 4sanzioni previste: sanzione amm.va pecuniaria da 500 a 1.800 euroestinzione agevolata: pagamento di euro 500 con le procedure dell’art. 301-bis:

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

devoluzione proventi: concessionario Entrateautorità competente: direzione Provinciale del Lavoroobblighi violati: art. 86, comma 3: “3.L’esito dei controlli di cui al comma 1 (relativi alle verifiche antifulmi-

ne) è verbalizzato e tenuto a disposizione dell’autorità di vigilanza”

NOLEGGIATORE CHE NOLEGGIA MACCHINE E ATTREZZATURE DA LA-VORO NON CONFORMI AL MOMENTO DELLA CONSEGNA ALLE PRE-SCRIZIONI DI REGOLARITà DI UTILIZZO, OVVERO CHE NON ACQUISI-SCE DAL DATORE DI LAVORO L’INDICAZIONE DEL LAVORATORE CHE LE UTILIZZERà E L’IDONEITà DELLO STESSOnorme violate: art. 72 e art. 87, comma 7sanzioni previste: sanzione amm.va da 750 a 2.700 euro;estinzione agevolata: pagamento di euro 750 con le procedure dell’art. 301-bis;devoluzione proventi: concessionario Entrateautorità competente: direzione Provinciale del lavoroobblighi violati: art. 72:1. chiunque venda, noleggi o conceda in uso o locazione finanziaria

macchine, apparecchi o utensili costruiti o messi in servizio al di fuori della disciplina di cui all’articolo 70, comma 1, attesta, sotto la propria responsabilità, che le stesse siano conformi, al momento della consegna a chi acquisti, riceva in uso, noleggio o locazione finanziaria, ai requisiti di sicurezza di cui all’allegato V.

2. chiunque noleggi o conceda in uso attrezzature di lavoro senza ope-ratore deve, al momento della cessione, attestarne il buono stato di conservazione, manutenzione ed efficienza a fini di sicurezza. dovrà altresì acquisire e conservare agli atti per tutta la durata del noleggio o della concessione dell’attrezzatura una dichiarazione del datore di lavoro che riporti l’indicazione del lavoratore o dei lavoratori incarica-ti del loro uso, i quali devono risultare formati conformemente alle disposizioni del presente titolo e, ove si tratti di attrezzature di cui all’articolo 73, comma 5, siano in possesso della specifica abilita-zione ivi prevista”.

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

CHE IN PRESENZA DI LAVORI IN QUOTA NON ESEGUIBILI IN CON-DIZIONI DI SICUREZZA, NON SCEGLIE ATTREZZATURE IDONEE AD EVITARE PERICOLInorme violate: articoli 111, comma 1 e 159, comma 2, lett. a)sanzioni previste: arresto fino a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 111, comma 1, lett. a):“il datore di lavoro, nei casi in cui i lavori temporanei in quota non possono essere eseguiti in condizioni di sicurezza e in condizioni er-gonomiche adeguate a partire da un luogo adatto allo scopo, sceglie le attrezzature di lavoro più idonee a garantire e le condizioni di lavoro sicure, in conformità ai seguenti criteri: a) priorità alle misure di prote-zione collettiva rispetto alle misure di protezione individuale”.Nota: “La violazione di più precetti riconducibili alla categoria omogenea di requisiti di sicurezza relativi ai luoghi di lavoro di cui all’allegato XIII, nella parte relativa alle “Prescrizioni per i servizi igienico - assistenziali a disposizione dei lavoratori nei cantieri”, punti 1, 2, 3, 4, 5 e 6, e nella parte relativa alle “Prescrizioni per i posti di lavoro nei cantieri” per i punti 1, 2,3, 4, 5, 6, 7 e 8, è considerata una unica violazione ed è pu-nita con la pena prevista dal comma 2, lettera c). L’organo di vigilanza è tenuto a precisare in ogni caso, in sede di contestazione, i diversi precetti violati.

CHE NELL’ESECUZIONE DI LAVORI PARTICOLARI CHE RICHIEDEVA-NO L’ELIMINAZIONE TEMPORANEA DI DISPOSITIVI DI PROTEZIONE, NON ADOTTAVA MISURE IDONEE AD EVITARE PERICOLInorme violate: articoli 111, comma 6 e 159, comma 2, lett. a)sanzioni previste: arresto fino a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 111, comma 6:“6.il datore di lavoro nel caso in cui l’esecuzione di un lavoro di natu-

ra particolare richiede l’eliminazione temporanea di un dispositivo di protezione collettiva contro le cadute, adotta misure di sicurezza equivalenti ed efficaci. il lavoro è eseguito previa adozione di tali mi-

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

sure. una volta terminato definitivamente o temporaneamente detto lavoro di natura particolare, i dispositivi di protezione collettiva con-tro le cadute devono essere ripristinati.”

CHE OMETTEVA DI DOTARE IL LUOGO DI LAVORO DESTINATO AD OPERAZIONI CONTINUATIVE DI IMPALCATURA DI PROTEZIONEnorme violate: articoli 114, comma 1 e 159, comma 2, lett. a)sanzioni previste: arresto fino a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 114, comma 1:“1.Quando nelle immediate vicinanze dei ponteggi o del posto di carica-

mento e sollevamento dei materiali vengono impastati calcestruzzi e malte o eseguite altre operazioni a carattere continuativo il posto di lavoro deve essere protetto da un solido impalcato sovrastante, contro la caduta di materiali.”

CHE OMETTEVA DI ADOTTARE MISURE DI SICUREZZA DA SCARICHE ELETTRICHE PER LAVORI ESEGUITI NELLE VICINANZE DI LINEE ELET-TRICHEnorme violate: articoli 117 e 159, comma 2, lett. a)sanzioni previste: arresto fino a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 117:“1.ferme restando le disposizioni di cui all’articolo 83, quando occorre

effettuare lavori in prossimità di linee elettriche o di impianti elettri-ci con parti attive non protette o che per circostanze particolari si debbano ritenere non sufficientemente protette, ferme restando le norme di buona tecnica, si deve rispettare almeno una delle seguen-ti precauzioni:

a) mettere fuori tensione ed in sicurezza le parti attive per tutta la du-rata dei lavori;

b) posizionare ostacoli rigidi che impediscano l’avvicinamento alle parti attive;

c) tenere in permanenza, persone, macchine operatrici, apparecchi di sol-levamento, ponteggi ed ogni altra attrezzatura a distanza di sicurezza.

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

2. La distanza di sicurezza deve essere tale che non possano avvenire contatti diretti o scariche pericolose per le persone tenendo conto del tipo di lavoro, delle attrezzature usate e delle tensioni presenti e comunque la distanza di sicurezza non deve essere inferiore ai limiti di cui all’allegato iX o a quelli risultanti dall’applicazione delle pertinenti norme tecniche”

CHE ESEGUIVA LAVORI DI SBANCAMENTO SENZA ADOTTARE LE MISURE DI SICUREZZA NECESSARIE A TUTELARE DA PERICOLI DI SMOTTAMENTInorme violate: articoli 118 e 159, comma 2, lett. a)sanzioni previste: arresto fino a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 118:“1.nei lavori di splateamento o sbancamento se previsto l’accesso di

lavoratori, le pareti delle fronti di attacco devono avere una incli-nazione o un tracciato tali, in relazione alla natura del terreno, da impedire franamenti. Quando la parete del fronte di attacco supera l’altezza di m 1,50, è vietato il sistema di scavo manuale per scalza-mento alla base e conseguente franamento della parete.

2. Quando per la particolare natura del terreno o per causa di piogge, di infiltrazione, di gelo o disgelo, o per altri motivi, siano da temere frane o scoscendimenti, deve essere provveduto all’armatura o al consolidamento del terreno.

3. nei lavori di escavazione con mezzi meccanici deve essere vietata la presenza degli operai nel campo di azione dell’escavatore e sul ciglio del fronte di attacco.

4. il posto di manovra dell’addetto all’escavatore, quando questo non sia munito di cabina metallica, deve essere protetto con solido riparo.

5. Ai lavoratori deve essere fatto esplicito divieto di avvicinarsi alla base della parete di attacco e, in quanto necessario in relazione all’altezza dello scavo o alle condizioni di accessibilità del ciglio della platea superiore, la zona superiore di pericolo deve essere almeno delimitata mediante opportune segnalazioni spostabili col prosegui-re dello scavo.”

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

CHE IN LAVORI DI POZZI O SOTTERRANEI NON ADOTTA LE MISURE DI TUTELA DA PRESENZA DI GASnorme violate: articoli 121 e 159, comma 2, lett. a)sanzioni previste: arresto fino a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 121:“1.Quando si eseguono lavori entro pozzi, fogne, cunicoli, camini e fos-

se in genere, devono essere adottate idonee misure contro i pericoli derivanti dalla presenza di gas o vapori tossici, asfissianti, infiamma-bili o esplosivi, specie in rapporto alla natura geologica del terreno o alla vicinanza di fabbriche, depositi, raffinerie, stazioni di compres-sione e di decompressione, metanodotti e condutture di gas, che possono dar luogo ad infiltrazione di sostanze pericolose.

2. Quando sia accertata o sia da temere la presenza di gas tossici, asfissianti o la irrespirabilità dell’aria ambiente e non sia possibile assicurare una efficiente aerazione ed una completa bonifica, i lavo-ratori devono essere provvisti di idonei dispositivi di protezione indi-viduale delle vie respiratore, ed essere muniti di idonei dispositivi di protezione individuale collegati ad un idoneo sistema di salvataggio, che deve essere tenuto all’esterno dal personale addetto alla sor-veglianza. Questo deve mantenersi in continuo collegamento con gli operai all’interno ed essere in grado di sollevare prontamente all’e-sterno il lavoratore colpito dai gas.

3. Possono essere adoperate le maschere respiratorie, in luogo di au-torespiratori, solo quando, accertate la natura e la concentrazione dei gas o vapori nocivi o asfissianti, esse offrano garanzia di sicurez-za e semprechè sia assicurata una efficace e continua aerazione.

4. Quando si sia accertata la presenza di gas infiammabili o esplosivi, deve provvedersi alla bonifica dell’ambiente mediante idonea ven-tilazione; deve inoltre vietarsi, anche dopo la bonifica, se siano da temere emanazioni di gas pericolosi, l’uso di apparecchi a fiamma, di corpi incandescenti e di apparecchi comunque suscettibili di pro-vocare fiamme o surriscaldamenti atti ad incendiare il gas.

5. nei casi previsti dai commi 2, 3 e 4, i lavoratori devono essere abbi-nati nell’esecuzione dei lavori.”

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

CHE IN LAVORI IN QUOTA NON ADOTTA MISURE DI SICUREZZA ATTE AD EVITARE CADUTEnorme violate: articoli 122 e 159, comma 2, lett. a)sanzioni previste: arresto fino a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 122:“1. nei lavori in quota, devono essere adottate, seguendo lo sviluppo dei lavori stessi, adeguate impalcature o ponteggi o idonee opere prov-visionali o comunque precauzioni atte ad eliminare i pericoli di caduta di persone e di cose conformemente ai punti 2, 3.1, 3.2 e 3.3 dell’al-legato XViii.”

CHE IN LAVORI IN QUOTA SUPERIORE A DUE METRI OMETTE DI IN-STALLARE IDONEI PARAPETTInorme violate: articoli 126 e 159, comma 2, lett. a)sanzioni previste: arresto fino a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 126:“1.Gli impalcati e ponti di servizio, le passerelle, le andatoie, che siano posti

ad un’altezza maggiore di 2 metri, devono essere provvisti su tutti i lati verso il vuoto di robusto parapetto e in buono stato di conservazione.”

CHE INSTALLA IMPALCATI E PONTI DI SERVIZIO INIDONEInorme violate: articoli 128, comma 1 e 159, comma 2, lett. a)sanzioni previste: arresto fino a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 128, comma 1:“1.Gli impalcati e ponti di servizio devono avere un sottoponte di sicu-

rezza, costruito come il ponte, a distanza non superiore a m 2,50.”

CHE EFFETTUA IL DISARMO DI IMPALCATURE IMPIEGANDO OPERAI NON ADEGUATAMENTE FORMATInorme violate: articoli 145, comma 1 e 159, comma 2, lett. b)sanzioni previste: arresto fino a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 145, comma 1:

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

“1.il disarmo delle armature provvisorie di cui al comma 2 dell’articolo 142 deve essere effettuato con cautela dai lavoratori che hanno ricevuto una formazione adeguata e mirata alle operazioni previste sotto la diretta sorveglianza del capo cantiere e sempre dopo che il direttore dei lavori ne abbia data l’autorizzazione.”

CHE DISARMA LE STRUTTURE SULLE QUALI ESISTEVANO CARICHI ACCIDENTALInorme violate: articoli 145, comma 2 e 159, comma 2, lett. a)sanzioni previste: arresto fino a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 145, comma 2:“2. È fatto divieto di disarmare qualsiasi tipo di armatura di sostegno

quando sulle strutture insistano carichi accidentali e temporanei.”

CHE NON VERIFICA L’IDONEITà DEI TETTI O DEI LUCERNAI A SOP-PORTARE IL PESO DEGLI OPERAInorme violate: articoli 148 e 159, comma 2, lett. a)sanzioni previste: arresto fino a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 148:“1.Prima di procedere alla esecuzione di lavori su lucernari, tetti, copertu-

re e simili, fermo restando l’obbligo di predisporre misure di protezio-ne collettiva, deve essere accertato che questi abbiano resistenza suf-ficiente per sostenere il peso degli operai e dei materiali di impiego.

2. nel caso in cui sia dubbia tale resistenza, devono essere adottati i ne-cessari apprestamenti atti a garantire la incolumità delle persone addet-te, disponendo, a seconda dei casi, tavole sopra le orditure, sottopalchi e facendo uso di idonei dispositivi di protezione individuale anticaduta.”

Nota: Ai sensi dell’articolo 159 comma 3:“La violazione di più precetti riconducibili alla categoria omogenea di requi-siti di sicurezza relativi ai luoghi di lavoro di cui all’allegato XIII, nella parte relativa alle “Prescrizioni per i servizi igienico - assistenziali a disposizione dei lavoratori nei cantieri”, punti 1, 2, 3, 4, 5 e 6, e nella parte relativa alle “Prescrizioni per i posti di lavoro nei cantieri” per i punti 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7 e 8, è considerata una unica violazione ed è punita con la pena prevista dal

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

comma 2, lettera c). L’organo di vigilanza è tenuto a precisare in ogni caso, in sede di contestazione, i diversi precetti violati.”

CHE OMETTE DI ADOTTARE LE MISURE PER LA VIABILITà NEI CANTIERInorme violate: articoli 108 e 159, comma 2, lett. b)sanzioni previste: arresto da due a quattro mesi o ammenda da euro 1.000 a euro 4.800.autorità competente: Tribunale.obblighi previsti: art. 108:“1.fermo restando quanto previsto al punto 1 dell’allegato Viii, durante

i lavori deve essere assicurata nei cantieri la viabilità delle persone e dei veicoli.”

CHE ALLESTISCE OPERE PROVVISIONALI CON MATERIALI INIDONEInorme violate: articoli 112 e 159, comma 2, lett. b)sanzioni previste: arresto da due a quattro mesi o ammenda da euro 1.000 a euro 4.800.autorità competente: Tribunale.obblighi previsti: art. 112:“1. Le opere provvisionali devono essere allestite con buon materiale

ed a regola d’arte, proporzionate ed idonee allo scopo; esse devono essere conservate in efficienza per la intera durata del lavoro.

2. Prima di reimpiegare elementi di ponteggi di qualsiasi tipo si deve provvedere alla loro verifica per eliminare quelli non ritenuti più ido-nei ai sensi dell’allegato XiX.”

CHE NEI LAVORI IN TRINCEA OMETTE DI APPLICARE LE ARMATURE DI SOSTEGNOnorme violate: articoli 119 e 159, comma 2, lett. b)sanzioni previste: arresto da due a quattro mesi o ammenda da euro 1.000 a euro 4.800.autorità competente: Tribunale.obblighi previsti: art. 119:“1.nello scavo di pozzi e di trincee profondi più i m 1,50, quando la consi-

stenza del terreno non dia sufficiente garanzia di stabilità anche in rela-zione alla pendenza delle pareti, si deve provvedere, man mano che pro-cede lo scavo, alla applicazione delle necessarie armature di sostegno.

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

2. Le tavole di rivestimento delle pareti devono sporgere dai bordi degli scavi di almeno 30 centimetri.

3. nello scavo dei cunicoli, a meno che si tratti di roccia che non pre-senti pericolo di distacchi, devono predisporsi idonee armature per evitare franamenti della volta e delle pareti. dette armature devono essere applicate man mano che procede il lavoro di avanzamento; la loro rimozione può essere effettuata in relazione al progredire del rivestimento in muratura.

4. idonee armature e precauzioni devono essere adottate nelle sotto-murazioni e quando in vicinanza dei relativi scavi vi siano fabbriche o manufatti le cui fondazioni possano essere scoperte o indebolite dagli scavi.

5. nella infissione di pali di fondazione devono essere adottate misure e precauzioni per evitare che gli scuotimenti del terreno producano lesioni o danni alle opere vicine con pericolo per i lavoratori.

6. nei lavori in pozzi di fondazione profondi oltre 3 metri deve essere disposto, a protezione degli operai addetti allo scavo ed all’asporta-zione del materiale scavato, un robusto impalcato con apertura per il passaggio della benna.

7. nei pozzi e nei cunicoli deve essere prevista una adeguata assisten-za all’esterno e le loro dimensioni devono essere tali da permettere il recupero di un lavoratore infortunato privo di sensi.

7-bis. il sollevamento di materiale dagli scavi deve essere effettuato conformemente al punto 3.4. dell’Allegato XViii.”

CHE ESEGUE LAVORI DI MONTAGGIO O SMONTAGGIO SENZA LA DI-RETTA SORVEGLIANZA DEL PREPOSTOnorme violate: articoli 123 e 159, comma 2, lett. b)sanzioni previste: arresto da due a quattro mesi o ammenda da euro 1.000 a euro 4.800.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 123:“1.il montaggio e lo smontaggio delle opere provvisionali devono es-

sere eseguiti sotto la diretta sorveglianza di un preposto ai lavori.”

CHE INSTALLA MONTANTI IN MANIERA IRREGOLAREnorme violate: articoli 125, comma 1 e 159, comma 2, lett. b)

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

sanzioni previste: arresto da due a quattro mesi o ammenda da euro 1.000 a euro 4.800.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 125, comma 1:“1.i montanti devono essere costituiti con elementi accoppiati, i cui

punti di sovrapposizione devono risultare sfalsati di almeno un me-tro; devono altresì essere verticali o leggermente inclinati verso la costruzione.”

CHE INSTALLA MONTANTI INIDONEI PER IMPALCATURE SUPERIORI A 7 METRI norme violate: articoli 125, comma 2 e 159, comma 2, lett. b)sanzioni previste: arresto da due a quattro mesi o ammenda da euro 1.000 a euro 4.800.autorità competente: Tribunale.obblighi previsti: art. 125, comma 2:“2.Per le impalcature fino ad 8 metri di altezza sono ammessi montanti

singoli in un sol pezzo; per impalcature di altezza superiore, soltanto per gli ultimi 7 metri i montanti possono essere ad elementi singoli.”

CHE INSTALLA MONTANTI CON APPOGGI NON IDONEInorme violate: articoli 125, comma 3 e 159, comma 2, lett. b)sanzioni previste: arresto da due a quattro mesi o ammenda da euro 1.000 a euro 4.800.autorità competente: Tribunale.obblighi previsti: art. 125, comma 3:“3.il piede dei montanti deve essere solidamente assicurato alla base

di appoggio o di infissione in modo che sia impedito ogni cedimento in senso verticale ed orizzontale.”

CHE UTILIZZA PONTI A SBALZO CHE NON GARANTISCONO LA NE-CESSARIA STABILITà E SOLIDITànorme violate: articoli 127 e 159, comma 2, lett. b)sanzioni previste: arresto da due a quattro mesi o ammenda da euro 1.000 a euro 4.800.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 127:

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“1.nei casi in cui particolari esigenze non permettono l’impiego di ponti normali, possono essere consentiti ponti a sbalzo purchè la loro co-struzione risponda a idonei procedimenti di calcolo e ne garantisca la solidità e la stabilità.”

CHE NELLE OPERE IN CONGLOMERATO CEMENTIZIO NON ADOTTA MISURE DI SICUREZZA PER IL PONTE DI SICUREZZA norme violate: articoli 129, comma 1 e 159, comma 2, lett. b)sanzioni previste: arresto da due a quattro mesi o ammenda da euro 1.000 a euro 4.800.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 129, comma 1:“1.nella esecuzione di opere a struttura in conglomerato cementizio,

quando non si provveda alla costruzione da terra di una normale impalcatura con montanti, prima di iniziare la erezione delle casse-forme per il getto dei pilastri perimetrali, deve essere sistemato, in corrispondenza al piano raggiunto, un regolare ponte di sicurezza a sbalzo, avente larghezza utile di almeno m. 1,20.”

CHE NEI LAVORI IN QUOTA NON REDIGE UN PIANO DI MONTAGGIO, USO E SMONTAGGIOnorme violate: articoli 136, comma 1 e 159, comma 2, lett. b)sanzioni previste: arresto da due a quattro mesi o ammenda da euro 1.000 a euro 4.800.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 136, comma 1:“1.nei lavori in quota il datore di lavoro provvede a redigere a mezzo

di persona competente un piano di montaggio, uso e smontaggio (Pi.m.u.S.), in funzione della complessità del ponteggio scelto, con la valutazione delle condizioni di sicurezza realizzate attraverso l’a-dozione degli specifici sistemi utilizzati nella particolare realizzazio-ne e in ciascuna fase di lavoro prevista. Tale piano può assumere la forma di un piano di applicazione generalizzata integrato da istru-zioni e progetti particolareggiati per gli schemi speciali costituenti il ponteggio, ed è messo a disposizione del preposto addetto alla sorveglianza e dei lavoratori interessati.”

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

CHE NEL SERRAGGIO DI ASTE COLLOCA GIUNTI IN MANIERA IRRE-GOLAREnorme violate: articoli 136, comma 2 e 159, comma 2, lett. b)sanzioni previste: arresto da due a quattro mesi o ammenda da euro 1.000 a euro 4.800.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 136, comma 2: “2.nel serraggio di più aste concorrenti in un nodo i giunti devono esse-

re collocati strettamente l’uno vicino all’altro.”

CHE NON APPLICA DUE CORRENTI PER OGNI PONTEnorme violate: articoli 136, comma 3 e 159, comma 2, lett. b)sanzioni previste: arresto da due a quattro mesi o ammenda da euro 1.000 a euro 4.800.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 136, comma 3:“3.Per ogni piano di ponte devono essere applicati due correnti, di cui

uno può fare parte del parapetto.”

CHE NON INSTALLA DISPOSITIVI ANTISCIVOLAMENTO SUI PONTEGGInorme violate: articoli 136, comma 4 e 159, comma 2, lett. b)sanzioni previste: arresto da due a quattro mesi o ammenda da euro 1.000 a euro 4.800.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 136, comma 4:“4. il datore di lavoro assicura che:a) lo scivolamento degli elementi di appoggio di un ponteggio è impe-

dito tramite fissaggio su una superficie di appoggio, o con un dispo-sitivo antiscivolo, oppure con qualsiasi altra soluzione di efficacia equivalente;

b) i piani di posa dei predetti elementi di appoggio hanno una capacità portante sufficiente;

c) il ponteggio è stabile;d) LETTErA SoPPrESSA dAL d. LGS. 3 AGoSTo 2009, n. 106;e) le dimensioni, la forma e la disposizione degli impalcati di un pon-

teggio sono idonee alla natura del lavoro da eseguire, adeguate ai carichi da sopportare e tali da consentire un’esecuzione dei lavori e

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una circolazione sicure;f) il montaggio degli impalcati dei ponteggi è tale da impedire lo spo-

stamento degli elementi componenti durante l’uso, nonchè la pre-senza di spazi vuoti pericolosi fra gli elementi che costituiscono gli impalcati e i dispositivi verticali di protezione collettiva contro le ca-dute.”

CHE NON EVIDENZIA LE PARTI DEL PONTEGGIO NON PRONTE ALL’U-SOnorme violate: articoli 136, comma 5 e 159, comma 2, lett. b)sanzioni previste: arresto da due a quattro mesi o ammenda da euro 1.000 a euro 4.800.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 136, comma 5:“5.il datore di lavoro provvede ad evidenziare le parti di ponteg-

gio non pronte per l’uso, in particolare durante le operazioni di montaggio, smontaggio o trasformazione, mediante segnaletica di avvertimento di pericolo generico e delimitandole con elementi materiali che impediscono l’accesso alla zona di pericolo, ai sen-si del titolo V.”

CHE NON SI ASSICURA CHE I PONTEGGI SIANO MONTATI E SMONTATI SECONDO IL PI.M.U.Snorme violate: articoli 136, comma 6 e 159, comma 2, lett. b)sanzioni previste: arresto da due a quattro mesi o ammenda da euro 1.000 a euro 4.800.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 136, comma 6:“6.il datore di lavoro assicura che i ponteggi siano montati, smontati o

trasformati sotto la diretta sorveglianza di un preposto, a regola d’ar-te e conformemente al Pi.m.u.S., ad opera di lavoratori che hanno ricevuto una formazione adeguata e mirata alle operazioni previste.”

CHE NON SI ASSICURA CHE LE RUOTE DEL PONTE SIANO BLOCCATEnorme violate: articoli 140, comma 3 e 159, comma 2, lett. b)sanzioni previste: arresto da due a quattro mesi o ammenda da euro 1.000 a euro 4.800.

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 140, comma 3:“3.Le ruote del ponte in opera devono essere saldamente bloccate con

cunei dalle due parti o con sistemi equivalenti. in ogni caso dispo-sitivi appropriati devono impedire lo spostamento involontario dei ponti su ruote durante l’esecuzione dei lavori in quota.”

CHE NON INSTALLA PARAPETTI LUNGO LE SCALE MOBILInorme violate: articoli 147, comma 1 e 159, comma 2, lett. b)sanzioni previste: arresto da due a quattro mesi o ammenda da euro 1.000 a euro 4.800.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 147, comma 1:“1.Lungo le rampe ed i pianerottoli delle scale fisse in costruzione,

fino alla posa in opera delle ringhiere, devono essere tenuti para-petti normali con tavole fermapiede fissati rigidamente a strutture resistenti.”

CHE NON SI ASSICURA CHE I LAVORI DI DEMOLIZIONE PROCEDANO REGOLARMENTE E SOTTO LA VIGILANZA DI UN PREPOSTOnorme violate: articoli 151, comma 1 e 159, comma 2, lett. b)sanzioni previste: arresto da due a quattro mesi o ammenda da euro 1.000 a euro 4.800.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 151, comma 1:“1.i lavori di demolizione devono procedere con cautela e con ordine,

devono essere eseguiti sotto la sorveglianza di un preposto e con-dotti in maniera da non pregiudicare la stabilità delle strutture por-tanti o di collegamento e di quelle eventuali adiacenti.”

CHE NEI LAVORI MANUALI DI DEMOLIZIONE DI MURA NON FA IN-STALLARE UN PONTE DI SERVIZIO INDIPENDENTEnorme violate: articoli 152, comma 1 e 159, comma 2, lett. b)sanzioni previste: arresto da due a quattro mesi o ammenda da euro 1.000 a euro 4.800.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 152, comma 1:

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

“1.La demolizione dei muri effettuata con attrezzature manuali deve essere fatta servendosi di ponti di servizio indipendenti dall’opera in demolizione.”

CHE FA LAVORARE OPERAI SU MURI IN DEMOLIZIONEnorme violate: articoli 152, comma 2 e 159, comma 2, lett. b)sanzioni previste: arresto da due a quattro mesi o ammenda da euro 1.000 a euro 4.800.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 152, comma 2:“2. È vietato lavorare e fare lavorare gli operai sui muri in demolizione.”

CHE NON PROVVEDE AFFINCHé NELLA ZONA SOTTOSTANTE LA DE-MOLIZIONE NON CI SIANO PERSONEnorme violate: articoli 154 e 159, comma 2, lett. b)sanzioni previste: arresto da due a quattro mesi o ammenda da euro 1.000 a euro 4.800.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 154:“1.nella zona sottostante la demolizione deve essere vietata la sosta

ed il transito, delimitando la zona stessa con appositi sbarramenti.2. L’accesso allo sbocco dei canali di scarico per il caricamento ed il

trasporto del materiale accumulato deve essere consentito soltanto dopo che sia stato sospeso lo scarico dall’alto.”

Nota: Ai sensi dell’articolo 159 comma 3:“la violazione di più precetti riconducibili alla categoria omogenea di re-quisiti di sicurezza relativi ai luoghi di lavoro di cui all’allegato XIII, nella parte relativa alle “Prescrizioni per i servizi igienico - assistenziali a di-sposizione dei lavoratori nei cantieri”, punti 1, 2, 3, 4, 5 e 6, e nella parte relativa alle “Prescrizioni per i posti di lavoro nei cantieri” per i punti 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7 e 8, è considerata una unica violazione ed è punita con la pena prevista dal comma 2, lettera c). L’organo di vigilanza è tenuto a precisare in ogni caso, in sede di contestazione, i diversi precetti violati.”

DI IMPRESA AFFIDATARIA CHE NELL’ESECUZIONE DEI LAVORI NON OSSERVA LE MISURE DI SICUREZZA DI CUI ALL’ALLEGATO XIIInorme violate: articoli 96, comma 1, lett. a) e 159, comma 2, lett. c)

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

sanzioni previste: arresto sino a due mesi o ammenda da euro 500 a euro 2.000.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 96, comma 1, lett. a):“1.i datori di lavoro delle imprese affidatarie e delle imprese esecutrici,

anche nel caso in cui nel cantiere operi una unica impresa, anche familiare o con meno di dieci addetti:

a) adottano le misure conformi alle prescrizioni di cui all’allegato Xiii.”

DI IMPRESA AFFIDATARIA, ANCHE FAMILIARE CHE NON PREDISPONE L’ACCESSO E LA RECINZIONE DEL CANTIEREnorme violate: articoli 96, comma 1, lett. b) e 159, comma 2, lett. c)sanzioni previste: arresto sino a due mesi o ammenda da euro 500 a euro 2.000.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 96, comma 1, lett. b):“1.i datori di lavoro delle imprese affidatarie e delle imprese esecutrici,

anche nel caso in cui nel cantiere operi una unica impresa, anche familiare o con meno di dieci addetti:

b) predispongono l’accesso e la recinzione del cantiere con modalità chiaramente visibili e individuabili.”

DI IMPRESA AFFIDATARIA, ANCHE FAMILIARE, CHE NON CURA LA DISPOSIZIONE E L’ACCATASTAMENTO DEI MATERIALI E DELLE AT-TREZZATURE IN MODO DA EVITARNE IL CROLLOnorme violate: articoli 96, comma 1, lett. c) e 159, comma 2, lett. c)sanzioni previste: arresto sino a due mesi o ammenda da euro 500 a euro 2.000.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 96, comma 1, lett. c):“1.i datori di lavoro delle imprese affidatarie e delle imprese esecutrici,

anche nel caso in cui nel cantiere operi una unica impresa, anche familiare o con meno di dieci addetti:

c) curano la disposizione o l’accatastamento di materiali o attrezzature in modo da evitarne il crollo o il ribaltamento;

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

DI IMPRESA AFFIDATARIA, ANCHE FAMILIARE CHE NON CURA I LA-VORATORI CONTRO LE INFLUENZE ATMOSFERICHEnorme violate: articoli 96, comma 1, lett. d) e 159, comma 2, lett. c)sanzioni previste: arresto sino a due mesi o ammenda da euro 500 a euro 2.000.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 96, comma 1, lett. d):“1.i datori di lavoro delle imprese affidatarie e delle imprese esecutrici,

anche nel caso in cui nel cantiere operi una unica impresa, anche familiare o con meno di dieci addetti:

d) curano la protezione dei lavoratori contro le influenze atmosferiche che possono compromettere la loro sicurezza e la loro salute”.

DI IMPRESA AFFIDATARIA CHE NON VERIFICA L’APPLICAZIONE DEL-LE MISURE DEL PIANO DI SICUREZZA E COORDINAMENTOnorme violate: articoli 96, comma 1, lett. e) e 159, comma 2, lett. c)sanzioni previste: arresto sino a due mesi o ammenda da euro 500 a euro 2.000.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 97, comma 1, lett. e):“1.il datore di lavoro dell’impresa affidataria verifica le condizioni di

sicurezza dei lavori affidati e l’applicazione delle disposizioni e delle prescrizioni del piano di sicurezza e coordinamento.”

DI IMPRESA AFFIDATARIA, ANCHE FAMILIARE, CHE NON CURA CHE LO STOCCAGGIO E L’EVACUAZIONE DEI DETRITI E DELLE MACERIE AVVENGANO CORRETTAMENTEnorme violate: articoli 96, comma 1, lett. f) e 159, comma 2, lett. c)sanzioni previste: arresto sino a due mesi o ammenda da euro 500 a euro 2.000.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 96, comma 1, lett. f):“1.i datori di lavoro delle imprese affidatarie e delle imprese esecutrici,

anche nel caso in cui nel cantiere operi una unica impresa, anche familiare o con meno di dieci addetti:

f) curano che lo stoccaggio e l’evacuazione dei detriti e delle macerie avvengano correttamente;”

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

DI IMPRESA AFFIDATARIA, ANCHE FAMILIARE CHE NON VERIFICA LA CONGRUENZA DEI PIANI OPERATIVI DI SICUREZZA norme violate: articoli 97, comma 3 e 159, comma 2, lett. c)sanzioni previste: arresto sino a due mesi o ammenda da euro 500 a euro 2.000.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 97, comma 3:“3. il datore di lavoro dell’impresa affidataria deve, inoltre:a) coordinare gli interventi di cui agli articoli 95 e 96;b) verificare la congruenza dei piani operativi di sicurezza (PoS) delle

imprese esecutrici rispetto al proprio, prima della trasmissione dei suddetti piani operativi di sicurezza al coordinatore per l’ese-cuzione.”

DI IMPRESA AFFIDATARIA, ANCHE FAMILIARE, CHE NON è DOTATA DI ADEGUATA FORMAZIONE CHE GLI CONSENTA DI ADEMPIERE ALLE PRESCRIZIONI DI SICUREZZA norme violate: articoli 97, comma 3-ter e 159, comma 2, lett. c)sanzioni previste: arresto sino a due mesi o ammenda da euro 500 a euro 2.000.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 97, comma 3-ter:“3-ter) Per lo svolgimento delle attività di cui al presente articolo, il da-

tore di lavoro dell’impresa affidataria, i dirigenti e i preposti devono essere in possesso di adeguata formazione.”

CHE NON OSSERVA LE PRESCRIZIONI DEL CAPO II DEL TITOLO IV, NON SANZIONATE ALTRIMENTI norme violate: violazioni del capo ii del titolo iV, non altrimenti sanzionate e 159, comma 2, lett. c)sanzioni previste: arresto sino a due mesi o ammenda da euro 500 a euro 2.000.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: prescrizioni del capo ii del titolo iV non altrimenti sanzionate:Nota: Ai sensi dell’articolo 159 comma 3:“La violazione di più precetti riconducibili alla categoria omogenea di requi-siti di sicurezza relativi ai luoghi di lavoro di cui all’allegato XIII, nella parte

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

relativa alle “Prescrizioni per i servizi igienico - assistenziali a disposizione dei lavoratori nei cantieri”, punti 1, 2, 3, 4, 5 e 6, e nella parte relativa alle “Prescrizioni per i posti di lavoro nei cantieri” per i punti 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7 e 8, è considerata una unica violazione ed è punita con la pena prevista dal comma 2, lettera c) L’organo di vigilanza è tenuto a precisare in ogni caso, in sede di contestazione, i diversi precetti violati.”

DI IMPRESA ESECUTRICE CHE NON METTE A DISPOSIZIONE DEI RAPPRESENTANTI DEI LAVORATORI IL PIANO OPERATIVO DELLA SI-CUREZZA ALMENO DIECI GIORNI PRIMA DELL’INIZIO DEI LAVORInorme violate: articoli 100, comma 4 e 159, comma 2, lett. d) sanzioni previste: sanzione amministrativa da euro 500 a euro 1.800.estinzione agevolata: pagamento di 500 euro con le procedure dell’art. 301-bis.devoluzione dei proventi: concessionario Entrate.autorità competente: direzione Provinciale del Lavoro territorialmente competente.obblighi violati: art. 100, comma 4:“4.i datori di lavoro delle imprese esecutrici mettono a disposizione

dei rappresentanti per la sicurezza copia del piano di sicurezza e di coordinamento e del piano operativo di sicurezza almeno dieci giorni prima dell’inizio dei lavori.”

DELL’IMPRESA AFFIDATARIA CHE PRIMA DELL’INIZIO DEI LAVORI NON TRASMETTE ALL’IMPRESA ESECUTRICE IL PIANO OPERATIVO DI SICUREZZAnorme violate: articoli 101, comma 2 e 159, comma 2, lett. d)sanzioni previste: sanzione amministrativa da euro 500 a euro 1.800.estinzione agevolata: pagamento di 500 euro con le procedure dell’art. 301-bis.devoluzione dei proventi: concessionario Entrate.autorità competente: direzione Provinciale del Lavoro territorialmente competente.obblighi violati: art. 101, comma 2:“2.Prima dell’inizio dei lavori l’impresa affidataria trasmette il piano di

cui al comma 1 alle imprese esecutrici e ai lavoratori autonomi.”

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

DELL’IMPRESA ESECUTRICE CHE PRIMA DELL’INIZIO DEI LAVORI NON TRASMETTE IL PROPRIO PIANO OPERATIVO DI SICUREZZA ALL’IMPRESA AFFIDATARIAnorme violate: articoli 101, comma 3 e 159, comma 2, lett. d)sanzioni previste: sanzione amministrativa da euro 500 a euro 1.800.estinzione agevolata: pagamento di 500 euro con le procedure dell’art. 301-bis.devoluzione dei proventi: concessionario Entrate.autorità competente: direzione Provinciale del Lavoro territorialmente competente.obblighi violati: art. 101, comma 3:“3.Prima dell’inizio dei rispettivi lavori ciascuna impresa esecutrice tra-

smette il proprio piano operativo di sicurezza all’impresa affidataria, la quale, previa verifica della congruenza rispetto al proprio, lo tra-smette al coordinatore per l’esecuzione. i lavori hanno inizio dopo l’esito positivo delle suddette verifiche che sono effettuate tempe-stivamente e comunque non oltre 15 giorni dall’avvenuta ricezione.”

Nota: Ai sensi dell’articolo 159 comma 3:“La violazione di più precetti riconducibili alla categoria omogenea di re-quisiti di sicurezza relativi ai luoghi di lavoro di cui all’allegato XIII, nella parte relativa alle “Prescrizioni per i servizi igienico - assistenziali a di-sposizione dei lavoratori nei cantieri”, punti 1, 2, 3, 4, 5 e 6, e nella parte relativa alle “Prescrizioni per i posti di lavoro nei cantieri” per i punti 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7 e 8, è considerata una unica violazione ed è punita con la pena prevista dal comma 2, lettera c). L’organo di vigilanza è tenuto a precisare in ogni caso, in sede di contestazione, i diversi precetti violati.”

CHE IN PRESENZA DI FATTORI DI RISCHIO INEVITABILI, OMETTE DI ADOTTARE LA SEGNALETICA DI SICUREZZA CONFORME ALL’ALLE-GATO XXIV E ALL’ALLEGATO XXXnorme violate: articoli 163 e 165, comma 1, lett. a). sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 163: “obblighi del datore di lavoro. 1. Quando, anche a seguito della valutazione effettuata in conformità

all’articolo 28, risultano rischi che non possono essere evitati o suf-

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

ficientemente limitati con misure, metodi, ovvero sistemi di organiz-zazione del lavoro, o con mezzi tecnici di protezione collettiva, il da-tore di lavoro fa ricorso alla segnaletica di sicurezza, conformemente alle prescrizioni di cui agli allegati da XXiV a XX.

2. Qualora sia necessario fornire mediante la segnaletica di sicurez-za indicazioni relative a situazioni di rischio non considerate negli allegati da XXiV a XXXii, il datore di lavoro, anche in riferimento alle norme di buona tecnica, adotta le misure necessarie, secondo le particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica.

3. il datore di lavoro, per regolare il traffico all’interno dell’impresa o dell’u-nità produttiva, fa ricorso, se del caso, alla segnaletica prevista dalla legislazione vigente relativa al traffico stradale, ferroviario, fluviale, ma-rittimo o aereo, fatto salvo quanto previsto nell’allegato XXViii.”

Nota: Ai sensi dell’articolo 165, comma 2: “La violazione di più precetti riconducibili alla categoria omogenea di re-quisiti di sicurezza relativi alla segnaletica di sicurezza di cui agli allegati XXIV, punti 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11 e 12, XXV, punti 1, 2 e 3, XXVI, per l’intero, XXVII, per l’intero, XXVIII, punti 1 e 2, XXIX, punti 1 e 2, XXX, punti 1 e 2, XXXI, punti 1 e 2, e XXXII, punti 1, 2 e 3 è considerata una unica violazione ed è punita con la pena prevista dal comma 1, lettera a)”.L’organo di vigilanza è tenuto a precisare in ogni caso, in sede di conte-stazione, i diversi precetti violati.

CHE OMETTE DI INFORMARE IL RAPPRESENTANTE DEI LAVORATORI PER LA SICUREZZA DELLE MISURE ADOTTATE IN MERITO ALLA SE-GNALETICA DI SICUREZZA IMPIEGATAnorme violate: articoli 164 e 165, comma 1, lett. b).sanzioni previste: arresto da due a quattro mesi o ammenda da 750 a 4.000 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 164: “1.il datore di lavoro provvede affinchè:a) il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza e i lavoratori siano

informati di tutte le misure da adottare riguardo alla segnaletica di si-curezza impiegata all’interno dell’impresa ovvero dell’unità produttiva;

b) i lavoratori ricevano una formazione adeguata, in particolare sotto forma di istruzioni precise, che deve avere per oggetto specialmen-

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

te il significato della segnaletica di sicurezza, soprattutto quando questa implica l’uso di gesti o di parole, nonchè i comportamenti generali e specifici da seguire.”

Nota: Ai sensi dell’articolo 165, comma 2: “La violazione di più precetti riconducibili alla categoria omogenea di requisiti di sicurezza relativi alla segnaletica di sicurezza di cui agli allegati XXIV, punti 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11 e 12, XXV, punti 1, 2 e 3, XXVI, per l’intero, XXVII, per l’intero, XXVIII, punti 1 e 2, XXIX, punti 1 e 2, XXX, punti 1 e 2, XXXI, punti 1 e 2, e XXXII, punti 1, 2 e 3 è considerata una unica violazione ed è punita con la pena prevista dal comma 1, lettera a).

CHE OMETTE DI ADOTTARE LE MISURE ORGANIZZATIVE E TECNICHE ATTE AD EVITARE LA MOVIMENTAZIONE MANUALE DI CARICHI norme violate: articoli 170, comma 1, lett. a) e 168.sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 fino a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 168: “obblighi del datore di lavoro.1. il datore di lavoro adotta le misure organizzative necessarie e ricor-

re ai mezzi appropriati, in particolare attrezzature meccaniche, per evitare la necessità di una movimentazione manuale dei carichi da parte dei lavoratori.

2. Qualora non sia possibile evitare la movimentazione manuale dei carichi ad opera dei lavoratori, il datore di lavoro adotta le misure organizzative necessarie, ricorre ai mezzi appropriati e fornisce ai lavoratori stessi i mezzi adeguati, allo scopo di ridurre il rischio che comporta la movimentazione manuale di detti carichi, tenendo conto dell’allegato XXXiii, ed in particolare:

a) organizza i posti di lavoro in modo che detta movimentazione assicu-ri condizioni di sicurezza e salute;

b) valuta, se possibile anche in fase di progettazione, le condizioni di sicurezza e di salute connesse al lavoro in questione tenendo conto dell’allegato XXXiii;

c) evita o riduce i rischi, particolarmente di patologie dorso-lombari, adot-tando le misure adeguate, tenendo conto in particolare dei fattori in-dividuali di rischio, delle caratteristiche dell’ambiente di lavoro e delle esigenze che tale attività comporta, in base all’allegato XXXiii;

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

d) sottopone i lavoratori alla sorveglianza sanitaria di cui all’articolo 41, sulla base della valutazione del rischio e dei fattori individuali di rischio di cui all’allegato XXXiii.

3. Le norme tecniche costituiscono criteri di riferimento per le finali-tà del presente articolo e dell’allegato XXXiii, ove applicabili. ne-gli altri casi si può fare riferimento alle buone prassi e alle linee guida”.

CHE OMETTE DI INFORMARE SULLA NATURA E SUL PESO DEI CARI-CHI DA MOVIMENTARE E SUI RISCHI CONNESSInorme violate: articoli 169, comma 1 e 170, comma 1, lett. b).sanzioni previste: arresto da due a quattro mesi o ammenda da 750 a 4.000 euro. autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 169, comma 1: “Tenendo conto dell’allegato XXXiii, il datore di lavoro:a) fornisce ai lavoratori le informazioni adeguate relativamente al peso

ed alle altre caratteristiche del carico movimentato;b) assicura ad essi la formazione adeguata in relazione ai rischi lavora-

tivi ed alle modalità di corretta esecuzione delle attività”

CHE NON FORNISCE AI LAVORATORI INFORMAZIONI PRECISE SUL PESO E SULLE CARATTERISTICHE DEI CARICHI DA MOVIMENTAREnorme violate: articoli 169, comma 1 e 170, comma 1, lett. b).sanzioni previste: arresto da due a quattro mesi o ammenda da 750 a 4.000 euro. autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 169, comma 1: “Tenendo conto dell’allegato XXXiii, il datore di lavoro:a) fornisce ai lavoratori le informazioni adeguate relativamente al peso

ed alle altre caratteristiche del carico movimentato;b) assicura ad essi la formazione adeguata in relazione ai rischi lavora-

tivi ed alle modalità di corretta esecuzione delle attività”

CHE NON ADOTTA LE MISURE APPROPRIATE PER RIDURRE I RISCHI VALUTATInorme violate: articoli 174, comma 2 e 178, comma 1, lett. a).

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 fino a 6.400 euro. autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 174, comma 2:“2.il datore di lavoro adotta le misure appropriate per ovviare ai rischi

riscontrati in base alle valutazioni di cui al comma 1, tenendo conto della somma ovvero della combinazione della incidenza dei rischi riscontrati.”

CHE NON ORGANIZZA I POSTI DI LAVORO IN CONFORMITà AI REQUI-SITI DELL’ALLEGATO XXIVnorme violate: articoli 174, comma 3 e 178, comma 1, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 fino a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 174, comma 3:“3.il datore di lavoro organizza e predispone i posti di lavoro di cui

all’articolo 173, in conformità ai requisiti minimi di cui all’allegato XXXiV.”

CHE NON CONSENTE PAUSE O CAMBIAMENTO DI ATTIVITànorme violate: articoli 175, comma 1 e 178, comma 1, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 fino a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 175, comma 1:“1.il lavoratore, ha diritto ad una interruzione della sua attività median-

te pause ovvero cambiamento di attività.”

CHE IN ASSENZA DI SPECIFICA DISPOSIZIONE CONTRATTUALE, NON CONSENTE ALMENO UNA PAUSA DI QUINDICI MINUTI OGNI CENTO-VENTI MINUTI DI APPLICAZIONE CONTINUATIVA AL VIDEOTERMINALEnorme violate: articoli 175, comma 3 e 178, comma 1, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 fino a 6.400 euro. autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 175, comma 3:

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

“3.in assenza di una disposizione contrattuale riguardante l’interruzio-ne di cui al comma 1, il lavoratore comunque ha diritto ad una pausa di quindici minuti ogni centoventi minuti di applicazione continuativa al videoterminale.”

CHE NON CONSENTE AI LAVORATORI DI ESSERE SOTTOPOSTI ALLA SORVEGLIANZA SANITARIAnorme violate: articoli 176, comma 1 e 178, comma 1, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 fino a 6.400 euro. autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 176, comma 1:“1.i lavoratori sono sottoposti alla sorveglianza sanitaria di cui all’arti-

colo 41, con particolare riferimento:a) ai rischi per la vista e per gli occhi;b) ai rischi per l’apparato muscolo-scheletrico.”

CHE NON RISPETTA LE PERIODICITà DELLE VISITE DI CONTROLLOnorme violate: articoli 176, comma 3 e 178, comma 1, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 fino a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 176, comma 3:“3. Salvi i casi particolari che richiedono una frequenza diversa stabi-

lita dal medico competente, la periodicità delle visite di controllo è biennale per i lavoratori classificati come idonei con prescrizioni o limitazioni e per i lavoratori che abbiano compiuto il cinquantesimo anno di età; quinquennale negli altri casi.”

CHE NON OSSERVA LE PRESCRIZIONI PER LE VISITE DI CONTROLLO A RICHIESTA norme violate: articoli 176, comma 5 e 178, comma 1, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 fino a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 176, comma 5:“5.il lavoratore è sottoposto a visita di controllo per i rischi di cui al

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

comma 1 a sua richiesta, secondo le modalità previste all’articolo 41, comma 2, lettera c).”

CHE NON FORNISCE A SUE SPESE DISPOSITIVI SPECIALI DI CORRE-ZIONE VISIVA AI LAVORATORI IMPEGNATI CON VIDEOTERMINALInorme violate: articoli 176, comma 6 e 178, comma 1, lett. b). sanzioni previste: arresto da due a quattro mesi o ammenda da 750 a 4.000 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 176, comma 6: “il datore di lavoro fornisce a sue spese ai lavoratori dispositivi speciali di correzione visiva, in funzione dell’attività svolta, quando l’esito delle visite di cui ai commi 1, 3 e 4 ne evidenzi la necessità e non sia possibile utilizzare i dispositivi normali di correzione”.Nota: Ai sensi dell’articolo 178, comma 2: “La violazione di più precetti riconducibili alla categoria omogenea di requisiti di sicurezza relativi alle attrezzature munite di videoterminale di cui all’allegato XXXIV, punti 1, 2 e 3 è considerata una unica violazione ed è punita con la pena prevista dal comma 1, lettera a). L’organo di vigilanza è tenuto a precisare in ogni caso, in sede di contestazione, i diversi precetti violati.”

CHE NON FORNISCE AI LAVORATORI INFORMAZIONI SULLE MISURE APPLICABILInorme violate: articoli 177 e 178, comma 1, lett. b).sanzioni previste: arresto da due a quattro mesi o ammenda da 750 a 4.000 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 177: “1.in ottemperanza a quanto previsto in via generale dall’articolo 18,

comma 1, lettera l), il datore di lavoro:a) fornisce ai lavoratori informazioni, in particolare per quanto riguarda:1) le misure applicabili al posto di lavoro, in base all’analisi dello stes-

so di cui all’articolo 174;2) le modalità di svolgimento dell’attività;3) la protezione degli occhi e della vista;b) assicura ai lavoratori una formazione adeguata in particolare in ordi-

ne a quanto indicato al comma 1, lett. a)”.

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

Nota: Ai sensi dell’articolo 178, comma 2: “La violazione di più precetti riconducibili alla categoria omogenea di requisiti di sicurezza relativi alle attrezzature munite di videoterminale di cui all’allegato XXXIV, punti 1, 2 e 3 è considerata una unica violazione ed è punita con la pena prevista dal comma 1, lettera a). L’organo di vigilanza è tenuto a precisare in ogni caso, in sede di contestazione, i diversi precetti violati.”

CHE OMETTE DI EFFETTUARE LA VALUTAZIONE DEI RISCHI DA AGEN-TI FISICI CON CADENZA ALMENO QUADRIENNALEnorme violate: articoli 181, comma 2 e 219, comma 1, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euroautorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 181, comma 2:“2.La valutazione dei rischi derivanti da esposizioni ad agenti fisici è

programmata ed effettuata, con cadenza almeno quadriennale, da personale qualificato nell’ambito del servizio di prevenzione e pro-tezione in possesso di specifiche conoscenze in materia. La valuta-zione dei rischi è aggiornata ogni qual volta si verifichino mutamenti che potrebbero renderla obsoleta, ovvero, quando i risultati della sorveglianza sanitaria rendano necessaria la sua revisione. i dati ottenuti dalla valutazione, misurazione e calcolo dei livelli di espo-sizione costituiscono parte integrante del documento di valutazione del rischio.”

CHE OMETTE DI EFFETTUARE LA VALUTAZIONE DEL RUMORE SE-CONDO LE INDICAZIONI DELL’ARTICOLO 190, COMMA 1norme violate: articoli 190, comma 1 e 219, comma 1, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro. autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 190, comma 1:“1. nell’ambito di quanto previsto dall’articolo 181, il datore di lavoro

valuta l’esposizione dei lavoratori al rumore durante il lavoro pren-dendo in considerazione in particolare:

a) il livello, il tipo e la durata dell’esposizione, ivi inclusa ogni esposizio-ne a rumore impulsivo;

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

b) i valori limite di esposizione e i valori di azione di cui all’articolo 189;c) tutti gli effetti sulla salute e sulla sicurezza dei lavoratori particolar-

mente sensibili al rumore, con particolare riferimento alle donne in gravidanza e i minori;

d) per quanto possibile a livello tecnico, tutti gli effetti sulla salute e sicurezza dei lavoratori derivanti da interazioni fra rumore e sostanze ototossiche connesse con l’attività svolta e fra rumore e vibrazioni;

e) tutti gli effetti indiretti sulla salute e sulla sicurezza dei lavoratori risultanti da interazioni fra rumore e segnali di avvertimento o altri suoni che vanno osservati al fine di ridurre il rischio di infortuni;

f) le informazioni sull’emissione di rumore fornite dai costruttori dell’attrezzatura di lavoro in conformità alle vigenti disposizioni in materia;

g) l’esistenza di attrezzature di lavoro alternative progettate per ridurre l’emissione di rumore;

h) il prolungamento del periodo di esposizione al rumore oltre l’orario di lavoro normale, in locali di cui è responsabile;

i) le informazioni raccolte dalla sorveglianza sanitaria, comprese, per quanto possibile, quelle reperibili nella letteratura scientifica;

l) la disponibilità di dispositivi di protezione dell’udito con adeguate caratteristiche di attenuazione.”

CHE OMETTE DI INDIVIDUARE LE MISURE DI PROTEZIONE DAL RU-MOREnorme violate: articoli 190, comma 5 e 219, comma 1, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro. autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 190, comma 5:“5.La valutazione di cui al comma 1 individua le misure di prevenzione

e protezione necessarie ai sensi degli articoli 192, 193, 194, 195 e 196 ed è documentata in conformità all’articolo 28, comma 2.

5-bis. L’emissione sonora di attrezzature di lavoro, macchine e impianti può essere stimata in fase preventiva facendo riferimento a livelli di rumore standard individuati da studi e misurazioni la cui validità è riconosciuta dalla commissione consultiva permanente di cui all’ar-ticolo 6, riportando la fonte documentale cui si è fatto riferimento.”

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

CHE OMETTE DI EFFETTUARE LA VALUTAZIONE DEI RISCHI FISICI CORRELATI ALLE VIBRAZIONInorme violate: articoli 202, comma 1 e 219, comma 1, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro. autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 202, comma 1:“1. nell’ambito di quanto previsto dall’articolo 181, il datore di lavoro

valuta e, quando necessario, misura, i livelli di vibrazioni meccaniche cui i lavoratori sono esposti.”

CHE EFFETTUA LE VALUTAZIONI DEI RISCHI FISICI CORRELATI AL RUMORE, SENZA TENER CONTO DELLE INDICAZIONI PRESCRITTE norme violate: articoli 202, comma 5 e 219, comma 1, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro. autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 202, comma 5:“5. Ai fini della valutazione di cui al comma 1, il datore di lavoro tiene

conto, in particolare, dei seguenti elementi:a) il livello, il tipo e la durata dell’esposizione, ivi inclusa ogni esposizio-

ne a vibrazioni intermittenti o a urti ripetuti;b) i valori limite di esposizione e i valori d’azione specificati nell’articolo

201;c) gli eventuali effetti sulla salute e sulla sicurezza dei lavoratori parti-

colarmente sensibili al rischio con particolare riferimento alle donne in gravidanza e ai minori;

d) gli eventuali effetti indiretti sulla sicurezza e salute dei lavoratori risultanti da interazioni tra le vibrazioni meccaniche, il rumore e l’am-biente di lavoro o altre attrezzature;

e) le informazioni fornite dal costruttore dell’attrezzatura di lavoro;f) l’esistenza di attrezzature alternative progettate per ridurre i livelli di

esposizione alle vibrazioni meccaniche;g) il prolungamento del periodo di esposizione a vibrazioni trasmesse al

corpo intero al di là delle ore lavorative, in locali di cui è responsabile;h) condizioni di lavoro particolari, come le basse temperature, il bagna-

to, l’elevata umidità o il sovraccarico biomeccanico degli arti supe-

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

riori e del rachide;i) informazioni raccolte dalla sorveglianza sanitaria, comprese, per

quanto possibile, quelle reperibili nella letteratura scientifica.”

CHE OMETTE DI EFFETTUARE LE VALUTAZIONI DI RISCHIO CORRELA-TE ALL’ESPOSIZIONE A CAMPI ELETTROMAGNETICI norme violate: articoli 209, comma 1 e 219, comma 1, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro. autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 209, comma 1:“1. nell’ambito della valutazione dei rischi di cui all’articolo 181, il

datore di lavoro valuta e, quando necessario, misura o calcola i li-velli dei campi elettromagnetici ai quali sono esposti i lavoratori. La valutazione, la misurazione e il calcolo devono essere effettuati in conformità alle norme europee standardizzate del comitato europeo di normalizzazione elettrotecnica (cEnELEc). finchè le citate norme non avranno contemplato tutte le pertinenti situazioni per quanto riguarda la valutazione, misurazione e calcolo dell’esposizione dei lavoratori ai campi elettromagnetici, il datore di lavoro adotta le specifiche buone prassi individuate od emanate dalla commissione consultiva permanente per la prevenzione degli infortuni e per l’i-giene del lavoro, o, in alternativa, quelle del comitato Elettrotecnico italiano (cEi), tenendo conto, se necessario, dei livelli di emissione indicati dai fabbricanti delle attrezzature.”

CHE OMETTE DI INDICARE NEL DOCUMENTO DI VALUTAZIONE DI RI-SCHIO LE MISURE ADOTTATEnorme violate: articoli 209, comma 5 e 219, comma 1, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro. autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 209, comma 5:“5.il datore di lavoro nel documento di valutazione del rischio di cui

all’articolo 28 precisa le misure adottate, previste dall’articolo 210.”

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

CHE OMETTE DI EFFETTUARE LE VALUTAZIONE DI RISCHIO CORRE-LATE ALLE RADIAZIONI OTTICHEnorme violate: articoli 216 e 219, comma 1, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro. autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 216:“1. nell’ambito della valutazione dei rischi di cui all’articolo 181, il da-

tore di lavoro valuta e, quando necessario, misura e/o calcola i livelli delle radiazioni ottiche a cui possono essere esposti i lavoratori. La metodologia seguita nella valutazione, nella misurazione e/o nel cal-colo rispetta le norme della commissione elettrotecnica internazio-nale (iEc), per quanto riguarda le radiazioni laser, le raccomandazioni della commissione internazionale per l’illuminazione (ciE) e del co-mitato europeo di normazione (cEn) per quanto riguarda le radiazioni incoerenti. nelle situazioni di esposizione che esulano dalle suddet-te norme e raccomandazioni, fino a quando non saranno disponibili norme e raccomandazioni adeguate dell’unione europea, il datore di lavoro adotta le buone prassi individuate od emanate dalla commis-sione consultiva permanente per la prevenzione degli infortuni e per l’igiene del lavoro o, in subordine, linee guida nazionali o internazionali scientificamente fondate. in tutti i casi di esposizione, la valutazione tiene conto dei dati indicati dai fabbricanti delle attrezzature, se con-template da pertinenti direttive comunitarie di prodotto.

2. il datore di lavoro, in occasione della valutazione dei rischi, presta particolare attenzione ai seguenti elementi:

a) il livello, la gamma di lunghezze d’onda e la durata dell’esposizione a sorgenti artificiali di radiazioni ottiche;

b) i valori limite di esposizione di cui all’articolo 215;c) qualsiasi effetto sulla salute e sulla sicurezza dei lavoratori apparte-

nenti a gruppi particolarmente sensibili al rischio;d) qualsiasi eventuale effetto sulla salute e sulla sicurezza dei lavo-

ratori risultante dalle interazioni sul posto di lavoro tra le radiazioni ottiche e le sostanze chimiche foto-sensibilizzanti;

e) qualsiasi effetto indiretto come l’accecamento temporaneo, le esplo-sioni o il fuoco;

f) l’esistenza di attrezzature di lavoro alternative progettate per ridurre

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

i livelli di esposizione alle radiazioni ottiche artificiali;g) la disponibilità di azioni di risanamento volte a minimizzare i livelli di

esposizione alle radiazioni ottiche;h) per quanto possibile, informazioni adeguate raccolte nel corso della

sorveglianza sanitaria, comprese le informazioni pubblicate;i) sorgenti multiple di esposizione alle radiazioni ottiche artificiali;l) una classificazione dei laser stabilita conformemente alla pertinente

norma iEc e, in relazione a tutte le sorgenti artificiali che possono arrecare danni simili a quelli di un laser della classe 3B o 4, tutte le classificazioni analoghe;

m) le informazioni fornite dai fabbricanti delle sorgenti di radiazioni ot-tiche e delle relative attrezzature di lavoro in conformità delle perti-nenti direttive comunitarie.

3. il datore di lavoro nel documento di valutazione dei rischi deve pre-cisare le misure adottate previste dagli articoli 217 e 218.

CHE OMETTE DI INDICARE NEL DOCUMENTO DI VALUTAZIONE DI RI-SCHIO I LIMITI DI RUMORE CHE SUPERANO LE SOGLIE PREVISTEnorme violate: articoli 190, comma 2 e 219, comma 1, lett. b).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.000 a 4.000 euroautorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 190, comma 2:“2.Se, a seguito della valutazione di cui al comma 1, può fondatamente

ritenersi che i valori inferiori di azione possono essere superati, il datore di lavoro misura i livelli di rumore cui i lavoratori sono esposti, i cui risultati sono riportati nel documento di valutazione.”

CHE UTILIZZA STRUMENTAZIONI INADEGUATE PER LA MISURA-ZIONE DEL RUMOREnorme violate: articoli 190, comma 3 e 219, comma 1, lett. b).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.000 a 4.000 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 190, comma 3:“3.i metodi e le strumentazioni utilizzati devono essere adeguati alle

caratteristiche del rumore da misurare, alla durata dell’esposizione

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

e ai fattori ambientali secondo le indicazioni delle norme tecniche. i metodi utilizzati possono includere la campionatura, purchè sia rap-presentativa dell’esposizione del lavoratore.”

CHE EFFETTUA LE VALUTAZIONI DEL RISCHIO DA VIBRAZIONI CON MO-DALITà DIVERSE DA QUELLE INDICATE ALL’ALLEGATO XXV, PARTE “A”norme violate: articoli 202, comma 3 e 219, comma 1, lett. b).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.000 a 4.000 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 202, comma 3:“3.L’esposizione dei lavoratori alle vibrazioni trasmesse al sistema ma-

no-braccio è valutata o misurata in base alle disposizioni di cui all’al-legato XXXV, parte A.”

CHE EFFETTUA LE VALUTAZIONE DA RISCHIO CORRELATE ALLE VIBRAZIONI TRASMESSE AL CORPO CON MODALITà DIVERSE DA QUELLE INDICATE ALL’ALLEGATO XXV PARTE “B”norme violate: articoli 202, comma 4 e 219, comma 1, lett. b).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.000 a 4.000 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 202, comma 4:“4.L’esposizione dei lavoratori alle vibrazioni trasmesse al corpo inte-

ro è valutata o misurata in base alle disposizioni di cui all’allegato XXXV, parte B.”

CHE AVENDO ACQUISTO CHE SONO STATI SUPERATI I LIMITI MASSI-MI DI ESPOSIZIONE A CAMPI ELETTROMAGNETICI, NON ADOTTA LE MISURE DI PEREVENZIONEnorme violate: articoli 209, comma 2 e 219, comma 1, lett. b).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.000 a 4.000 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 209, comma 2:“2. A seguito della valutazione dei livelli dei campi elettromagnetici effet-

tuata in conformità al comma 1, qualora risulti che siano superati i va-

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lori di azione di cui all’articolo 208, il datore di lavoro valuta e, quando necessario, calcola se i valori limite di esposizione sono stati superati.”

CHE, NELLA VALUTAZIONE DI RISCHIO CORRELATA A CAMPI ELET-TROMAGNETICI, NON SEGUE LE INDICAZIONI PRESCRITTE CIRCA LE MODALITà E GLI ELEMENTI DI RIFERIMENTOnorme violate: articoli 209, comma 4 e 219, comma 1, lett. b).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.000 a 4.000 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 209, comma 4:“4.nell’ambito della valutazione del rischio di cui all’articolo 181, il

datore di lavoro presta particolare attenzione ai seguenti elementi:a) il livello, lo spettro di frequenza, la durata e il tipo dell’esposizione;b) i valori limite di esposizione e i valori di azione di cui all’articolo

208;c) tutti gli effetti sulla salute e sulla sicurezza dei lavoratori particolar-

mente sensibili al rischio;d) qualsiasi effetto indiretto quale:1) interferenza con attrezzature e dispositivi medici elettronici (compre-

si stimolatori cardiaci e altri dispositivi impiantati);2) rischio propulsivo di oggetti ferromagnetici in campi magnetici statici

con induzione magnetica superiore a 3 m.;3) innesco di dispositivi elettro-esplosivi (detonatori);4) incendi ed esplosioni dovuti all’accensione di materiali infiammabili

provocata da scintille prodotte da campi indotti, correnti di contatto o scariche elettriche;

e) l’esistenza di attrezzature di lavoro alternative progettate per ridurre i livelli di esposizione ai campi elettromagnetici;

f) la disponibilità di azioni di risanamento volte a minimizzare i livelli di esposizione ai campi elettromagnetici;

g) per quanto possibile, informazioni adeguate raccolte nel corso della sorveglianza sanitaria, comprese le informazioni reperibili in pubbli-cazioni scientifiche;

h) sorgenti multiple di esposizione;i) esposizione simultanea a campi di frequenze diverse.”

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CHE OMETTE DI ADOTTARE LE MISURE NECESSARIE QUANDO è RI-LEVATA UNA ESPOSIZIONE A VALORI LIMITI SUPERIORI A QUELLI CONSENTITInorme violate: articoli 182, comma 2 e 219, comma 2, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.000 a 4.000 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 182, comma 2:“2.in nessun caso i lavoratori devono essere esposti a valori superiori

ai valori limite di esposizione definiti nei capi ii, iii, iV e V. Allorchè, nonostante i provvedimenti presi dal datore di lavoro in applica-zione del presente capo i valori limite di esposizione risultino su-perati, il datore di lavoro adotta misure immediate per riportare l’esposizione al di sotto dei valori limite di esposizione, individua le cause del superamento dei valori limite di esposizione e adegua di conseguenza le misure di protezione e prevenzione per evitare un nuovo superamento.”

CHE, AVENDO AVUTO NOTIZIA DAL MEDICO COMPETENTE DI ALTE-RAZIONE APPREZZABILE, OMETTE DI SOTTOPORRE A REVISIONE LA VALUTAZIONE DI RISCHIO E DI RIVEDERE LE MISURE ADOTATTE, TENENDO CONTO DI QUANTO INDICATO DAL MEDICO COMPETENTEnorme violate: articoli 185 e 219, comma 2, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.000 a 4.000 euro.autorità competente: Tribunaleobblighi violati: art. 185:“1.La sorveglianza sanitaria dei lavoratori esposti agli agenti fisici viene

svolta secondo i principi generali di cui all’articolo 41, ed è effettua-ta dal medico competente nelle modalità e nei casi previsti ai rispet-tivi capi del presente titolo sulla base dei risultati della valutazione del rischio che gli sono trasmessi dal datore di lavoro per il tramite del servizio di prevenzione e protezione.

2. nel caso in cui la sorveglianza sanitaria riveli in un lavoratore un’al-terazione apprezzabile dello stato di salute correlata ai rischi lavora-tivi il medico competente ne informa il lavoratore e, nel rispetto del segreto professionale, il datore di lavoro, che provvede a:

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a) sottoporre a revisione la valutazione dei rischi;b) sottoporre a revisione le misure predisposte per eliminare o ridurre

i rischi;c) tenere conto del parere del medico competente nell’attuazione delle

misure necessarie per eliminare o ridurre il rischio.”

CHE OMETTE DI ADOTTATE LE MISURE NECESSARIE A RIDURRE IL RUMORE I CUI VALORI LIMITE SONO STATI SUPERATInorme violate: articoli 192, comma 2 e 219, comma 2, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.000 a 4.000 euro.autorità competente: Tribunaleobblighi violati: art. 192, comma 2:“2.Se a seguito della valutazione dei rischi di cui all’articolo 190 risul-

ta che i valori superiori di azione sono superati, il datore di lavoro elabora ed applica un programma di misure tecniche e organizzative volte a ridurre l’esposizione al rumore, considerando in particolare le misure di cui al comma 1.”

CHE OMETTE DI FORNIRE I DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUA-LE NEL CASO CHE LE MISURE DI PROTEZIONE E DI PREVENZIONE DA RUMORE NON SIANO SUFFICIENTInorme violate: articoli 193, comma 1 e 219, comma 2, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.000 a 4.000 euro.autorità competente: Tribunale obblighi violati: art. 193, comma 1:“1.in ottemperanza a quanto disposto dall’articolo 18, comma 1, lettera

c), il datore di lavoro, nei casi in cui i rischi derivanti dal rumore non possono essere evitati con le misure di prevenzione e protezione di cui all’articolo 192, fornisce i dispositivi di protezione individuali per l’udito conformi alle disposizioni contenute nel titolo iii, capo ii, e alle seguenti condizioni:

a) nel caso in cui l’esposizione al rumore superi i valori inferiori di azio-ne il datore di lavoro mette a disposizione dei lavoratori dispositivi di protezione individuale dell’udito;

b) nel caso in cui l’esposizione al rumore sia pari o al di sopra dei va-

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lori superiori di azione esige che i lavoratori utilizzino i dispositivi di protezione individuale dell’udito;

c) sceglie dispositivi di protezione individuale dell’udito che consen-tono di eliminare il rischio per l’udito o di ridurlo al minimo, previa consultazione dei lavoratori o dei loro rappresentanti;

d) verifica l’efficacia dei dispositivi di protezione individuale dell’udito.”

CHE OMETTE DI INFORMARE E FORMARE I LAVORATORI SUI RISCHI DA ESPOSIZIONE AL RUMOREnorme violate: articoli 195 e 219, comma 2, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.000 a 4.000 euro.autorità competente: Tribunaleobblighi violati: art. 195:“1.fermo restando quanto previsto dall’articolo 184 nell’ambito degli

obblighi di cui agli articoli 36 e 37, il datore di lavoro garantisce che i lavoratori esposti a valori uguali o superiori ai valori inferiori di azione vengano informati e formati in relazione ai rischi provenienti dall’esposizione al rumore.”

CHE OMETTE DI SOTTOPORRE A SORVEGLIANZA SANITARIA LAVO-RATORI LA CUI ESPOSIZIONE AL RUMORE ECCEDE I VALORI SUPE-RIORI DI AZIONEnorme violate: articoli 196 e 219, comma 2, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.000 a 4.000 euro.autorità competente: Tribunaleobblighi violati: art. 196:“1.il datore di lavoro sottopone a sorveglianza sanitaria i lavoratori

la cui esposizione al rumore eccede i valori superiori di azione. La sorveglianza viene effettuata periodicamente, di norma una volta l’anno o con periodicità diversa decisa dal medico competente, con adeguata motivazione riportata nel documento di valutazione dei rischi e resa nota ai rappresentanti per la sicurezza di lavoratori in funzione della valutazione del rischio. L’organo di vigilanza, con provvedimento motivato, può disporre contenuti e periodicità della sorveglianza diversi rispetto a quelli forniti dal medico competente.

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2. La sorveglianza sanitaria di cui al comma 1 è estesa ai lavoratori esposti a livelli superiori ai valori inferiori di azione, su loro richiesta e qualora il medico competente ne confermi l’opportunità.”

CHE A SEGUITO DI CONCESSIONE DI DEROGA, OMETTE DI INTENSI-FICARE LA SORVEGLIANZA SANITARIA ED IL RISPETTO DELLE PRE-SCRIZIONI INDICATE NELLA DEROGA norme violate: articoli 197, comma 3, secondo periodo e 219, comma 2, lett. a). sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.000 a 4.000 euro.autorità competente: Tribunaleobblighi violati: art. 197, comma 3, secondo periodo:“3.La concessione delle deroghe di cui al comma 2 è condizionata

dall’intensificazione della sorveglianza sanitaria e da condizioni che garantiscano, tenuto conto delle particolari circostanze, che i rischi derivanti siano ridotti al minimo. il datore di lavoro assicura l’inten-sificazione della sorveglianza sanitaria ed il rispetto delle condizioni indicate nelle deroghe.”

CHE, A SEGUITO DI SUPERAMENTO DEI VALORI LIMITE DI AZIONE, OMETTE DI ELABORARE ED APPLICARE MISURE TECNICHE ED OR-GANIZZATIVE PER RIDURRE AL MINIMO I RISCHI norme violate: articoli 203 e 219, comma 2, lett. a). sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.000 a 4.000 euro.autorità competente: Tribunaleobblighi violati: art. 203:“1.fermo restando quanto previsto nell’articolo 182, in base alla valuta-

zione dei rischi di cui all’articolo 202, quando sono superati i valori d’azione, il datore di lavoro elabora e applica un programma di misure tecniche o organizzative, volte a ridurre al minimo l’esposizione e i rischi che ne conseguono, considerando in particolare quanto segue:

a) altri metodi di lavoro che richiedono una minore esposizione a vi-brazioni meccaniche;

b) la scelta di attrezzature di lavoro adeguate concepite nel rispetto dei principi ergonomici e che producono, tenuto conto del lavoro da

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

svolgere, il minor livello possibile di vibrazioni;c) la fornitura di attrezzature accessorie per ridurre i rischi di lesioni

provocate dalle vibrazioni, quali sedili che attenuano efficacemente le vibrazioni trasmesse al corpo intero e maniglie o guanti che at-tenuano la vibrazione trasmessa al sistema mano-braccio;

d) adeguati programmi di manutenzione delle attrezzature di lavoro, del luogo di lavoro, dei sistemi sul luogo di lavoro e dei dPi;

e) la progettazione e l’organizzazione dei luoghi e dei posti di lavoro;f) l’adeguata informazione e formazione dei lavoratori sull’uso corret-

to e sicuro delle attrezzature di lavoro e dei dPi, in modo da ridurre al minimo la loro esposizione a vibrazioni meccaniche;

g) la limitazione della durata e dell’intensità dell’esposizione;h) l’organizzazione di orari di lavoro appropriati, con adeguati periodi

di riposo;i) la fornitura, ai lavoratori esposti, di indumenti per la protezione dal

freddo e dall’umidità.2. Se, nonostante le misure adottate, il valore limite di esposizione

è stato superato, il datore di lavoro prende misure immediate per riportare l’esposizione al di sotto di tale valore, individua le cause del superamento e adatta, di conseguenza, le misure di prevenzio-ne e protezione per evitare un nuovo superamento.”

CHE OMETTE DI INTENSIFICARE LA SORVEGLIANZA SANITARIA A SEGUITO DO CONCESSIONE DI DEROGA PER IL SUPERAMENTO DEI VALORI LIMITE DI AZIONE norme violate: articoli 205, comma 4, secondo periodo e 219, comma 2, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.000 a 4.000 euro.autorità competente: Tribunaleobblighi violati: art. 205, comma 4, secondo periodo:“4.La concessione delle deroghe di cui ai commi 1 e 2 è condizionata

all’intensificazione della sorveglianza sanitaria e da condizioni che garantiscano, tenuto conto delle particolari circostanze, che i rischi derivanti siano ridotti al minimo. il datore di lavoro assicura l’inten-sificazione della sorveglianza sanitaria ed il rispetto delle condizioni indicate nelle deroghe.”

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

CHE OMETTE DI ELABORARE ED APPLICARE MISURE ORGANIZZA-TIVE E GESTIONALI ATTE A RIDURRE I RISCHI DA ESPOSIZIONE A CAMPI ELETTROMAGNETICI CHE SONO STATI SUPERATInorme violate: articoli 210, comma 1 e 219, comma 2, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.000 a 4.000 euro.autorità competente: Tribunaleobblighi violati: art. 210, comma 1:“1.A seguito della valutazione dei rischi, qualora risulti che i valori di

azione di cui all’articolo 208 sono superati, il datore di lavoro, a meno che la valutazione effettuata a norma dell’articolo 209, com-ma 2, dimostri che i valori limite di esposizione non sono superati e che possono essere esclusi rischi relativi alla sicurezza, elabora ed applica un programma d’azione che comprenda misure tecniche e organizzative intese a prevenire esposizioni superiori ai valori limite di esposizione, tenendo conto in particolare:

a) di altri metodi di lavoro che implicano una minore esposizione ai campi elettromagnetici;

b) della scelta di attrezzature che emettano campi elettromagnetici di intensità inferiore, tenuto conto del lavoro da svolgere;

c) delle misure tecniche per ridurre l’emissione dei campi elettroma-gnetici, incluso se necessario l’uso di dispositivi di sicurezza, scher-mature o di analoghi meccanismi di protezione della salute;

d) degli appropriati programmi di manutenzione delle attrezzature di lavoro, dei luoghi e delle postazioni di lavoro;

e) della progettazione e della struttura dei luoghi e delle postazioni di lavoro;

f) della limitazione della durata e dell’intensità dell’esposizione;g) della disponibilità di adeguati dispositivi di protezione individuale.”

CHE OMETTE DI ELABORARE ED APPLICARE MISURE ORGANIZZATI-VE E GESTIONALI ATTE A RIDURRE L’ESPOSIZIONE PER RADIAZIONI OTTICHE norme violate: articoli 217 e 219, comma 2, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.000 a 4.000 euro.autorità competente:

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obblighi violati: art. 217:“1.Se la valutazione dei rischi di cui all’articolo 17, comma 1, lettera a),

mette in evidenza che i valori limite d’esposizione possono essere superati, il datore di lavoro definisce e attua un programma d’a-zione che comprende misure tecniche e/o organizzative destinate ad evitare che l’esposizione superi i valori limite, tenendo conto in particolare:

a) di altri metodi di lavoro che comportano una minore esposizione alle radiazioni ottiche;

b) della scelta di attrezzature che emettano meno radiazioni ottiche, tenuto conto del lavoro da svolgere;

c) delle misure tecniche per ridurre l’emissione delle radiazioni ottiche, incluso, quando necessario, l’uso di dispositivi di sicurezza, scher-matura o analoghi meccanismi di protezione della salute;

d) degli opportuni programmi di manutenzione delle attrezzature di la-voro, dei luoghi e delle postazioni di lavoro;

e) della progettazione e della struttura dei luoghi e delle postazioni di lavoro;

f) della limitazione della durata e del livello dell’esposizione;g) della disponibilità di adeguati dispositivi di protezione individuale;h) delle istruzioni del fabbricante delle attrezzature.2. in base alla valutazione dei rischi di cui all’articolo 216, i luoghi di

lavoro in cui i lavoratori potrebbero essere esposti a livelli di radiazio-ni ottiche che superino i valori limite di esposizione devono essere indicati con un’apposita segnaletica. dette aree sono inoltre identifi-cate e l’accesso alle stesse è limitato, laddove ciò sia tecnicamente possibile.

3. il datore di lavoro adatta le misure di cui al presente articolo alle esi-genze dei lavoratori appartenenti a gruppi particolarmente sensibili al rischio.”

CHE OMETTE DI INFORMARE E DI FORMARE I LAVORATORI ESPOSTI A RISCHI DA AGENTI FISICInorme violate: articoli 184 e 219, comma 2, lett. b).sanzioni previste: arresto da due a quattro mesi o ammenda da euro 750 a euro 4.000.autorità competente: Tribunale.

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

obblighi violati: art. 184:“1.nell’ambito degli obblighi di cui agli articoli 36 e 37, il datore di la-

voro provvede affinchè i lavoratori esposti a rischi derivanti da agenti fisici sul luogo di lavoro e i loro rappresentanti vengano informati e formati in relazione al risultato della valutazione dei rischi con parti-colare riguardo:

a) alle misure adottate in applicazione del presente titolo;b) all’entità e al significato dei valori limite di esposizione e dei valori

di azione definiti nei capi ii, iii, iV e V, nonchè ai potenziali rischi associati;

c) ai risultati della valutazione, misurazione o calcolo dei livelli di espo-sizione ai singoli agenti fisici;

d) alle modalità per individuare e segnalare gli effetti negativi dell’espo-sizione per la salute;

e) alle circostanze nelle quali i lavoratori hanno diritto a una sorveglian-za sanitaria e agli obiettivi della stessa;

f) alle procedure di lavoro sicure per ridurre al minimo i rischi derivanti dall’esposizione;

g) all’uso corretto di adeguati dispositivi di protezione individuale e alle relative indicazioni e controindicazioni sanitarie all’uso.”

CHE OMETTE DI SEGNALARE I LUOGHI DI LAVORO OVE I LAVORATORI POSSONO ESSERE ESPOSTI A RUMORI AL DI SOPRA DEI VALORI DI AZIONEnorme violate: articoli 192, comma 3, primo periodo e 219, comma 2, lett. b).sanzioni previste: arresto da due a quattro mesi o ammenda da euro 750 a euro 4.000.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 192, comma 3, primo periodo:“3.i luoghi di lavoro dove i lavoratori possono essere esposti ad un

rumore al di sopra dei valori superiori di azione sono indicati da appositi segnali. dette aree sono inoltre delimitate e l’accesso alle stesse è limitato, ove ciò sia tecnicamente possibile e giustificato dal rischio di esposizione.”

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

CHE OMETTE DI SEGNALARE CON APPOSITA SEGNALETICA I LUOGHI DI LAVORO CON CAMPI ELETTROMAGNETICI CHE SUPERANO I VALO-RI DI AZIONEnorme violate: articoli 210, comma 2 e 219, comma 2, lett. b).sanzioni previste: arresto da due a quattro mesi o ammenda da euro 750 a euro 4.000.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 210, comma 2:“2.i luoghi di lavoro dove i lavoratori possono essere esposti a cam-

pi elettromagnetici che superano i valori di azione devono essere indicati con un’apposita segnaletica. Tale obbligo non sussiste nel caso che dalla valutazione effettuata a norma dell’articolo 209, comma 2, il datore di lavoro dimostri che i valori limite di esposizione non sono superati e che possono essere esclusi ri-schi relativi alla sicurezza. dette aree sono inoltre identificate e l’accesso alle stesse è limitato laddove ciò sia tecnicamente possibile e sussista il rischio di un superamento dei valori limite di esposizione.”

CHE OMETTE DI ATTIVARE MISURE PER RIDURRE I VALORI DI ESPO-SIZIONE AI LIMITI CONSENTITInorme violate: articoli 210, comma 3 e 219, comma 2, lett. b).sanzioni previste: arresto da due a quattro mesi o ammenda da euro 750 a euro 4.000.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 210, comma 3:“3.in nessun caso i lavoratori devono essere esposti a valori supe-

riori ai valori limite di esposizione. Allorchè, nonostante i provve-dimenti presi dal datore di lavoro in applicazione del presente capo, i valori limite di esposizione risultino superati, il datore di lavoro adotta misure immediate per riportare l’esposizione al di sotto dei valori limite di esposizione, individua le cause del supe-ramento dei valori limite di esposizione e adegua di conseguenza le misure di protezione e prevenzione per evitare un nuovo supe-ramento.”

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

CHE OMETTE DI SEGNALARE CON APPOSITA SEGNALETICA I LUOGHI DI LAVORO OVE I LIVELLI DI RADIAZIONI OTTICHE SUPERANO I VALO-RI LIMITE DI AZIONEnorme violate: articoli 217, comma 2 e 219, comma 2, lett. b).sanzioni previste: arresto da due a quattro mesi o ammenda da euro 750 a euro 4.000.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 217, comma 2:“2.in base alla valutazione dei rischi di cui all’articolo 216, i luoghi di lavo-

ro in cui i lavoratori potrebbero essere esposti a livelli di radiazioni ot-tiche che superino i valori limite di esposizione devono essere indicati con un’apposita segnaletica. dette aree sono inoltre identificate e l’ac-cesso alle stesse è limitato, laddove ciò sia tecnicamente possibile.”

CHE OMETTE DI ADATTARE LE MISURE DI SICUREZZA ALLE ESIGEN-ZE DEI LAVORATORI APPARTENENTI A GRUPPI PARTICOLARMENTE SENSIBILI AL RISCHIOnorme violate: articoli 217, comma 3 e 219, comma 2, lett. b).sanzioni previste: arresto da due a quattro mesi o ammenda da euro 750 a euro 4.000.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 217, comma 3:“3.il datore di lavoro adatta le misure di cui al presente articolo alle

esigenze dei lavoratori appartenenti a gruppi particolarmente sensi-bili al rischio.”

CHE OMETTE DI VALUTARE PRELIMINARMENTE L’EVENTUALE PRE-SENZA DI AGENTI CHIMICI PERICOLOSInorme violate: articoli 223, comma 1 e 262, comma 1, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 223, comma 1: “nella valutazione di cui all’articolo 28, il datore di lavoro determina preliminarmente l’eventuale presenza di agenti chimici pericolosi sul luogo di lavoro e valuta anche i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori derivanti dalla presenza di tali agenti, prendendo in considerazione in particolare:a) le loro proprietà pericolose;

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

b) le informazioni sulla salute e sicurezza comunicate dal responsabile dell’immissione sul mercato tramite la relativa scheda di sicurezza predisposta ai sensi dei decreti legislativi 3 febbraio 1997, n. 52, e 14 marzo 2003, n. 65, e successive modifiche;

c) il livello, il modo e la durata della esposizione;d) le circostanze in cui viene svolto il lavoro in presenza di tali agenti

tenuto conto della quantità delle sostanze e dei preparati che li con-tengono o li possono generare;

e) i valori limite di esposizione professionale o i valori limite biologici; di cui un primo elenco è riportato negli allegati XXXViii e XXXiX;

f) gli effetti delle misure preventive e protettive adottate o da adottare;g) se disponibili, le conclusioni tratte da eventuali azioni di sorveglian-

za sanitaria già intraprese.”

CHE NELLA VALUTAZIONE DEI RISCHI OMETTE DI INDICARE QUALI MISURE SIANO STATE ADOTTATE PER I FATTORI DI RISCHIO CORRE-LATI AD AGENTI CHIMICInorme violate: articoli 223, comma 2 e 262, comma 1, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro. autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 223, comma 2: “nella valutazione dei rischi il datore di lavoro indica quali misure sono state adottate ai sensi dell’articolo 224 e, ove applicabile, dell’articolo 225. nella valutazione medesima devono essere incluse le attività, ivi compresa la manutenzione e la pulizia, per le quali è prevedibile la possibilità di notevole esposizione o che, per altri motivi, possono provocare effetti nocivi per la salute e la sicurezza, anche dopo l’adozione di tutte le misure tecniche.”

CHE OMETTE DI VALUTARE IN MANIERA CORRETTA I RISCHI CORRE-LATI A PIù AGENTI CHIMICInorme violate: articoli 223, comma 3 e 262, comma 1, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale. obblighi violati: art. 223, comma 3: “nel caso di attività lavorative che comportano l’esposizione a più agenti chimici pericolosi, i rischi sono

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

valutati in base al rischio che comporta la combinazione di tutti i sud-detti agenti chimici.”

CHE OMETTE DI EFFETTUARE LA VALUTAZIONE DEI FATTORI DI RI-SCHIO CORRELATI AGLI AGENTI MUTAGENI O CANCEROGENInorme violate: articoli 236, comma 1 e 262, comma 1, lett. a)sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o con l’ammenda da 2.500 a 6.400 autorità competente: Tribunaleobblighi violati: art. 236, comma 1: “1 fatto salvo quanto previsto all’ar-ticolo 235, il datore di lavoro effettua una valutazione dell’esposizione a agenti cancerogeni o mutageni, i risultati della quale sono riportati nel documento di cui all’articolo 17”

CHE NELLA VALUTAZIONE DEI FATTORI DI RISCHIO CORRELATI AD AGENTI CANCEROGENI O MUTAGENI NON TIENE CONTO DEI PARA-METRI INDICATInorme violate: articoli 236, comma 2 e 262, comma 1, lett. a)sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o con l’ammenda da 2.500 a 6.400 autorità competente: Tribunaleobblighi violati: art. 236, comma 2: “detta valutazione tiene conto, in particolare, delle caratteristiche delle lavorazioni, della loro du-rata e della loro frequenza, dei quantitativi di agenti cancerogeni o mutageni prodotti ovvero utilizzati, della loro concentrazione, della capacità degli stessi di penetrare nell’organismo per le diverse vie di assorbimento, anche in relazione al loro stato di aggregazione e, qualora allo stato solido, se in massa compatta o in scaglie o in forma polverulenta e se o meno contenuti in una matrice solida che ne riduce o ne impedisce la fuoriuscita. La valutazione deve tener conto di tutti i possibili modi di esposizione, compreso quello in cui vi è assorbimento cutaneo.”

CHE OMETTE DI ADOTTARE LE MISURE PREVENTIVE E PROTETTI-VE IMPOSTE DA QUANTO EMERSO DALLA RILEVAZIONE DEI RISCHI CONNESSE AGLI AGENTI CANCEROGENI O MUTAGENInorme violate: articoli 236, comma 3 e 262, comma 1, lett. a)

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o con l’ammenda da 2.500 a 6.400 euro autorità competente: Tribunaleobblighi violati: art. 236, comma 3: “il datore di lavoro, in relazione ai risultati della valutazione di cui al comma 1, adotta le misure preven-tive e protettive del presente capo, adattandole alle particolarità delle situazioni lavorative”

CHE OMETTE DI INTEGRARE LA VALUTAZIONE DEI RISCHI DA AGENTI CANCEROGENI O MUTAGENI CON I PARAMETRI INDICATInorme violate: articoli 236, comma 4 e 262, comma 1, lett. a)sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o con l’ammenda da 2.500 a 6.400 euro autorità competente: Tribunaleobblighi violati: art. 236, comma 4: “il documento di cui all’articolo 28, comma 2, o l’autocertificazione dell’effettuazione della valuta-zione dei rischi di cui all’articolo 29, comma 5, sono integrati con i seguenti dati:a) le attività lavorative che comportano la presenza di sostanze o pre-

parati cancerogeni o mutageni o di processi industriali di cui all’al-legato XLii, con l’indicazione dei motivi per i quali sono impiegati agenti cancerogeni;

b) i quantitativi di sostanze ovvero preparati cancerogeni o mutageni pro-dotti ovvero utilizzati, ovvero presenti come impurità o sottoprodotti;

c) il numero dei lavoratori esposti ovvero potenzialmente esposti ad agenti cancerogeni o mutageni;

d) l’esposizione dei suddetti lavoratori, ove nota e il grado della stessa;

e) le misure preventive e protettive applicate ed il tipo dei dispositivi di protezione individuale utilizzati;

f) le indagini svolte per la possibile sostituzione degli agenti cancerogeni e le sostanze e i preparati eventualmente utilizzati come sostituti”.

CHE, IN OCCASIONE DI MODIFICHE AL PROCESSO PRODUTTIVO, OMETTE DI RIPETERE LA VALUTAZIONE DEI FATTORI DI RISCHIO CORRELATI AD AGENTI CANCEROGENI O MUTAGENInorme violate: articoli 236, comma 5 e 262, comma 1, lett. a)

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o con l’ammenda da 2.500 a 6.400 euroautorità competente: Tribunaleobblighi violati: art. 236, comma 5: “il datore di lavoro effettua nuovamen-te la valutazione di cui al comma 1 in occasione di modifiche del proces-so produttivo significative ai fini della sicurezza e della salute sul lavoro e, in ogni caso, trascorsi tre anni dall’ultima valutazione effettuata.”

CHE OMETTE DI VALUTARE I FATTORI DI RISCHIO CORRELATI ALL’A-MIANTOnorme violate: articoli 249, comma 1 e 262, comma 1, lett. a)sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o con l’ammenda da 2.500 a 6.400 euro autorità competente: Tribunaleobblighi violati: art. 249, comma 1: “nella valutazione di cui all’articolo 28, il datore di lavoro valuta i rischi dovuti alla polvere proveniente dall’a-mianto e dai materiali contenenti amianto, al fine di stabilire la natura e il grado dell’esposizione e le misure preventive e protettive da attuare.”

CHE OMETTE DI RIPETERE LA VALUTAZIONE DEI FATTORI DI RISCHIO CORRELATI ALL’AMIANTO QUANDO SIANO INTERVENUTE MODIFICHE CHE POTEVANO PORTARE A VARIAZIONE SIGNIFICATIVE DEI VALORI DI ESPOSIZIONEnorme violate: articoli 249, comma 3 e 262, comma 1, lett. a)sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o con l’ammenda da 2.500 a 6.400 euro autorità competente: Tribunaleobblighi violati: art. 249, comma 3: “il datore di lavoro effettua nuova-mente la valutazione ogni qualvolta si verifichino modifiche che possono comportare un mutamento significativo dell’esposizione dei lavoratori alla polvere proveniente dall’amianto o dai materiali contenenti amianto.”

CHE OMETTE DI VALUTARE PREVENTIVAMENTE I FATTORI DI RISCHIO DA AGENTI CHIMICI DI UNA NUOVA ATTIVITànorme violate: articoli 223, comma 6 e 262, comma 1, lett. b).sanzioni previste: arresto fino a sei mesi o ammenda da 2.000 a 4.000 euro.

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 223, comma 6:“nel caso di un’attività nuova che comporti la presenza di agen-ti chimici pericolosi, la valutazione dei rischi che essa presenta e l’attuazione delle misure di prevenzione sono predisposte preventi-vamente. Tale attività comincia solo dopo che si sia proceduto alla valutazione dei rischi che essa presenta e all’attuazione delle misu-re di prevenzione”.

CHE NON PROVVEDE AD ELIMINARE O A RIDURRE IL RISCHIO RILE-VATO ATTRAVERSO L’INTRODUZIONE DI MISURE DI SICUREZZA O ALLA SOSTITUZIONE CON ALTRI AGENTI MENO PERICOLOSInorme violate: articoli 225 e 262, comma 2, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunaleobblighi violati: art. 225:“1.il datore di lavoro, sulla base dell’attività e della valutazione dei ri-

schi di cui all’articolo 223, provvede affinchè il rischio sia eliminato o ridotto mediante la sostituzione, qualora la natura dell’attività lo consenta, con altri agenti o processi che, nelle condizioni di uso, non sono o sono meno pericolosi per la salute dei lavoratori. Quando la natura dell’attività non consente di eliminare il rischio attraverso la sostituzione il datore di lavoro garantisce che il rischio sia ridotto mediante l’applicazione delle seguenti misure da adottarsi nel se-guente ordine di priorità:

a) progettazione di appropriati processi lavorativi e controlli tecnici, nonchè uso di attrezzature e materiali adeguati;

b) appropriate misure organizzative e di protezione collettive alla fonte del rischio;

c) misure di protezione individuali, compresi i dispositivi di protezione indi-viduali, qualora non si riesca a prevenire con altri mezzi l’esposizione;

d) sorveglianza sanitaria dei lavoratori a norma degli articoli 229 e 230.2. Salvo che possa dimostrare con altri mezzi il conseguimento di un

adeguato livello di prevenzione e di protezione, il datore di lavoro, periodicamente ed ogni qualvolta sono modificate le condizioni che possono influire sull’esposizione, provvede ad effettuare la misura-

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

zione degli agenti che possono presentare un rischio per la salute, con metodiche standardizzate di cui è riportato un elenco meramen-te indicativo nell’allegato XLi o in loro assenza, con metodiche ap-propriate e con particolare riferimento ai valori limite di esposizione professionale e per periodi rappresentativi dell’esposizione in termi-ni spazio temporali.

3. Quando sia stato superato un valore limite di esposizione professio-nale stabilito dalla normativa vigente il datore di lavoro identifica e rimuove le cause che hanno cagionato tale superamento dell’even-to, adottando immediatamente le misure appropriate di prevenzione e protezione.

4. i risultati delle misurazioni di cui al comma 2 sono allegati ai docu-menti di valutazione dei rischi e resi noti ai rappresentanti per la si-curezza dei lavoratori. il datore di lavoro tiene conto delle misurazioni effettuate ai sensi del comma 2 per l’adempimento degli obblighi con-seguenti alla valutazione dei rischi di cui all’articolo 223. Sulla base della valutazione dei rischi e dei principi generali di prevenzione e pro-tezione, il datore di lavoro adotta le misure tecniche e organizzative adeguate alla natura delle operazioni, compresi l’immagazzinamento, la manipolazione e l’isolamento di agenti chimici incompatibili fra di loro; in particolare, il datore di lavoro previene sul luogo di lavoro la presenza di concentrazioni pericolose di sostanze infiammabili o quantità pericolose di sostanze chimicamente instabili.

5. Laddove la natura dell’attività lavorativa non consenta di prevenire sul luogo di lavoro la presenza di concentrazioni pericolose di so-stanze infiammabili o quantità pericolose di sostanze chimicamente instabili, il datore di lavoro deve in particolare:

a) evitare la presenza di fonti di accensione che potrebbero dar luogo a incendi ed esplosioni, o l’esistenza di condizioni avverse che potreb-bero provocare effetti fisici dannosi ad opera di sostanze o miscele di sostanze chimicamente instabili;

b) limitare, anche attraverso misure procedurali ed organizzative previ-ste dalla normativa vigente, gli effetti pregiudizievoli sulla salute e la sicurezza dei lavoratori in caso di incendio o di esplosione dovuti all’accensione di sostanze infiammabili, o gli effetti dannosi derivan-ti da sostanze o miscele di sostanze chimicamente instabili.

6. il datore di lavoro mette a disposizione attrezzature di lavoro ed

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

adotta sistemi di protezione collettiva ed individuale conformi alle disposizioni legislative e regolamentari pertinenti, in particolare per quanto riguarda l’uso dei suddetti mezzi in atmosfere potenzialmen-te esplosive.

7. il datore di lavoro adotta misure per assicurare un sufficiente con-trollo degli impianti, apparecchi e macchinari, anche mettendo a di-sposizione sistemi e dispositivi finalizzati alla limitazione del rischio di esplosione o dispositivi per limitare la pressione delle esplosioni.

8. il datore di lavoro informa i lavoratori del superamento dei valori limite di esposizione professionale, delle cause dell’evento e delle misure di prevenzione e protezione adottate e ne dà comunicazione, senza indugio, all’organo di vigilanza.”

CHE OMETTE DI INTRODURRE PROCEDURE DI INTERVENTO ADEGUA-TE A PROTEGGERE LA SALUTE E LA SICUREZZA DEI LAVORATORI DALLE CONSEGUENZE DI INCIDENTI CON AGENTI CHIMICI PERICO-LOSI, COMPRESO LE ESERCITAZIONI DA TENERSI AD INTERVALLI CONNESSI ALLA TIPOLOGIA DELLE LAVORAZIONInorme violate: articoli 226 e 262, comma 2, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 226:“1.ferme restando le disposizioni di cui agli articoli 43 e 44, nonchè

quelle previste dal decreto del ministro dell’interno in data 10 marzo 1998, pubblicato nel supplemento ordinario alla Gazzetta ufficiale n. 81 del 7 aprile 1998, il datore di lavoro, al fine di proteggere la salute e la sicurezza dei lavoratori dalle conseguenze di incidenti o di emer-genze derivanti dalla presenza di agenti chimici pericolosi sul luogo di lavoro, predispone procedure di intervento adeguate da attuarsi al verificarsi di tali eventi. Tali misure comprendono esercitazioni di sicu-rezza da effettuarsi a intervalli connessi alla tipologia di lavorazione e la messa a disposizione di appropriati mezzi di pronto soccorso.

2. nel caso di incidenti o di emergenza, il datore di lavoro adotta im-mediate misure dirette ad attenuarne gli effetti ed in particolare, di assistenza, di evacuazione e di soccorso e ne informa i lavoratori. il datore di lavoro adotta inoltre misure adeguate per porre rimedio

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

alla situazione quanto prima.3. Ai lavoratori cui è consentito operare nell’area colpita o ai lavoratori

indispensabili all’effettuazione delle riparazioni e delle attività ne-cessarie, sono forniti indumenti protettivi, dispositivi di protezione individuale ed idonee attrezzature di intervento che devono essere utilizzate sino a quando persiste la situazione anomala.

4. il datore di lavoro adotta le misure necessarie per approntare siste-mi d’allarme e altri sistemi di comunicazione necessari per segnala-re tempestivamente l’incidente o l’emergenza.

5. Le misure di emergenza devono essere contenute nel piano previsto dal decreto di cui al comma 1. in particolare nel piano vanno inserite:

a) informazioni preliminari sulle attività pericolose, sugli agenti chimici pericolosi, sulle misure per l’identificazione dei rischi, sulle precau-zioni e sulle procedure, in modo tale che servizi competenti per le si-tuazioni di emergenza possano mettere a punto le proprie procedure e misure precauzionali;

b) qualunque altra informazione disponibile sui rischi specifici derivan-ti o che possano derivare dal verificarsi di incidenti o situazioni di emergenza, comprese le informazioni sulle procedure elaborate in base al presente articolo.

6. nel caso di incidenti o di emergenza i soggetti non protetti devono immediatamente abbandonare la zona interessata.”

CHE NON RISPETTA IL DIVIETO DI PRODUZIONE, DI LAVORAZIONE E D’IMPIEGO SUL LAVORO DEGLI AGENTI CHIMICI E DELLE ATTIVITà INDICATE ALL’ALLEGATO XL norme violate: articoli 228, comma 1 e 262, comma 2, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 228, comma 1:“1.Sono vietate la produzione, la lavorazione e l’impiego degli agenti

chimici sul lavoro e le attività indicate all’allegato XL.”

CHE EFFETTUA ATTIVITà SOGGETTE AD AUTORIZZAZIONE SENZA AVER PREVENTIVAMENTE CONSEGUITO IL TITOLOnorme violate: articoli 228, comma 3 e 262, comma 2, lett. a).

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 228, comma 3:“3.in deroga al divieto di cui al comma 1, possono essere effettuate,

previa autorizzazione da rilasciarsi ai sensi del comma 5, le seguenti attività:

a) attività a fini esclusivi di ricerca e sperimentazione scientifica, ivi comprese le analisi;

b) attività volte ad eliminare gli agenti chimici che sono presenti sotto forma di sottoprodotto o di rifiuti;

c) produzione degli agenti chimici destinati ad essere usati come inter-medi.”

CHE OMETTE DI ADOTTARE LE MISURE ATTE AD EVITARE L’ESPOSI-ZIONE DEI LAVORATORI AI RISCHI DEGLI AGENTI CHIMICI PERICO-LOSI, INTRODUCENDO IL PROCESSO DI PRODUZIONE INTERMEDIA A SISTEMA CHIUSOnorme violate: articoli 228, comma 4 e 262, comma 2, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 228, comma 4:“4.ferme restando le disposizioni di cui al presente capo, nei casi di

cui al comma 3, lettera c), il datore di lavoro evita l’esposizione dei lavoratori, stabilendo che la produzione e l’uso più rapido possibile degli agenti come prodotti intermedi avvenga in un sistema chiuso dal quale gli stessi possono essere rimossi soltanto nella misura necessaria per il controllo del processo o per la manutenzione del sistema.”

CHE IMPIEGA AGENTI CHIMICI PERICOLOSI SOGGETTI AD AUTORIZ-ZAZIONI IN DEROGA SENZA AVER PROCEDUTO A CONSEGUIRE TALE TITOLOnorme violate: articoli 228, comma 5 e 262, comma 2, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 228, comma 5:“5.il datore di lavoro che intende effettuare le attività di cui al comma 3

deve inviare una richiesta di autorizzazione al ministero del lavoro, del-la salute e delle politiche sociali che la rilascia sentito il ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali e la regione interessata. La richiesta di autorizzazione è corredata dalle seguenti informazioni:

a) i motivi della richiesta di deroga;b) i quantitativi dell’agente da utilizzare annualmente;c) il numero dei lavoratori addetti;d) descrizione delle attività e delle reazioni o processi;e) misure previste per la tutela della salute e sicurezza e per prevenire

l’esposizione dei lavoratori.”

CHE OMETTE DI ADOTTARE LE MISURE IMPOSTE PER LA REVISIONE DELLA VALUTAZIONE DEI RISCHI E DELLE MISURE ADOTTATE, QUAN-DO è STATA RILEVATA UNA CRITICITà NEL SETTORE norme violate: articoli 229, comma 7 e 262, comma 2, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 229, comma 7:“7. nei casi di cui al comma 6, il datore di lavoro deve:a) sottoporre a revisione la valutazione dei rischi effettuata a norma

dell’articolo 223;b) sottoporre a revisione le misure predisposte per eliminare o ridurre

i rischi;c) tenere conto del parere del medico competente nell’attuazione delle

misure necessarie per eliminare o ridurre il rischio;d) prendere le misure affinchè sia effettuata una visita medica straor-

dinaria per tutti gli altri lavoratori che hanno subito un’esposizione simile.”

CHE OMETTE DI SOSTITUIRE UN AGENTE CANCEROGENO O MUTAGE-NO CON UNA SOSTANZA MENO PERICOLOSA NONOSTANTE FOSSE TECNICAMENTE POSSIBILEnorme violate: articoli 235 e 262, comma 2, lett. a).

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 235:“1.il datore di lavoro evita o riduce l’utilizzazione di un agente cancero-

geno o mutageno sul luogo di lavoro in particolare sostituendolo, se tecnicamente possibile, con una sostanza o un preparato o un pro-cedimento che nelle condizioni in cui viene utilizzato non risulta no-civo o risulta meno nocivo per la salute e la sicurezza dei lavoratori.

2. Se non è tecnicamente possibile sostituire l’agente cancerogeno o mutageno il datore di lavoro provvede affinchè la produzione o l’utilizzazione dell’agente cancerogeno o mutageno avvenga in un sistema chiuso purchè tecnicamente possibile.

3. Se il ricorso ad un sistema chiuso non è tecnicamente possibile il datore di lavoro provvede affinchè il livello di esposizione dei lavo-ratori sia ridotto al più basso valore tecnicamente possibile. L’e-sposizione non deve comunque superare il valore limite dell’agente stabilito nell’allegato XLiii.”

CHE OMETTE DI VIGILARE AFFINCHé GLI AGENTI CANCEROGENI O MUTAGENI SIANO UTILIZZATI NELLA MISURA MINIMA PREVISTA, CHE SIANO DISPONIBILI SOLO NELLE QUANTITà NECESSARIE E DI LIMITARE AL MASSIMO IL NUMERO DI LAVORATORI ESPOSTInorme violate: articoli 237 e 262, comma 2, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 237:“1.il datore di lavoro:a) assicura, applicando metodi e procedure di lavoro adeguati, che nelle

varie operazioni lavorative sono impiegati quantitativi di agenti can-cerogeni o mutageni non superiori alle necessità delle lavorazioni e che gli agenti cancerogeni o mutageni in attesa di impiego, in forma fisica tale da causare rischio di introduzione, non sono accumulati sul luogo di lavoro in quantitativi superiori alle necessità predette;

b) limita al minimo possibile il numero dei lavoratori esposti o che possono essere esposti ad agenti cancerogeni o mutageni, anche

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

isolando le lavorazioni in aree predeterminate provviste di adeguati segnali di avvertimento e di sicurezza, compresi i segnali «vietato fumare», ed accessibili soltanto ai lavoratori che debbono recarvisi per motivi connessi con la loro mansione o con la loro funzione. in dette aree è fatto divieto di fumare;

c) progetta, programma e sorveglia le lavorazioni in modo che non vi è emissione di agenti cancerogeni o mutageni nell’aria. Se ciò non è tecnicamente possibile, l’eliminazione degli agenti cancerogeni o mutageni deve avvenire il più vicino possibile al punto di emissione mediante aspirazione localizzata, nel rispetto dell’articolo 18, com-ma 1, lettera q). L’ambiente di lavoro deve comunque essere dotato di un adeguato sistema di ventilazione generale;

d) provvede alla misurazione di agenti cancerogeni o mutageni per ve-rificare l’efficacia delle misure di cui alla lettera c) e per individuare precocemente le esposizioni anomale causate da un evento non pre-vedibile o da un incidente, con metodi di campionatura e di misura-zione conformi alle indicazioni dell’allegato XLi del presente decreto legislativo;

e) provvede alla regolare e sistematica pulitura dei locali, delle attrez-zature e degli impianti;

f) elabora procedure per i casi di emergenza che possono comportare esposizioni elevate;

g) assicura che gli agenti cancerogeni o mutageni sono conservati, ma-nipolati, trasportati in condizioni di sicurezza;

h) assicura che la raccolta e l’immagazzinamento, ai fini dello smalti-mento degli scarti e dei residui delle lavorazioni contenenti agenti cancerogeni, avvengano in condizioni di sicurezza, in particolare utiliz-zando contenitori ermetici etichettati in modo chiaro, netto, visibile;

i) dispone, su conforme parere del medico competente, misure pro-tettive particolari con quelle categorie di lavoratori per i quali l’e-sposizione a taluni agenti cancerogeni o mutageni presenta rischi particolarmente elevati.”

CHE OMETTE DI ASSICURARE AI LAVORATORI SERVIZI IGIENICI ADE-GUATI, INDUMENTI PROTETTIVI E DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDI-VIDUALEnorme violate: articoli 238, comma 1 e 262, comma 2, lett. a).

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 238, comma 1:“1. il datore di lavoro:a) assicura che i lavoratori dispongano di servizi igienici appropriati ed

adeguati;b) dispone che i lavoratori abbiano in dotazione idonei indumenti pro-

tettivi da riporre in posti separati dagli abiti civili;c) provvede affinchè i dispositivi di protezione individuale siano custo-

diti in luoghi determinati, controllati e puliti dopo ogni utilizzazione, provvedendo altresì a far riparare o sostituire quelli difettosi o dete-riorati, prima di ogni nuova utilizzazione.

CHE, A SEGUITO DI INCIDENTI NON PREVEDIBILI, OMETTE DI ADOT-TARE MISURE APPROPRIATE PER INDIVIDUARNE E RIMUOVERNE LE CAUSEnorme violate: articoli 240, comma 1 e 262, comma 2, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 240, comma 1:“1.Qualora si verifichino eventi non prevedibili o incidenti che possono

comportare un’esposizione anomala dei lavoratori ad agenti cance-rogeni o mutageni, il datore di lavoro adotta quanto prima misure appropriate per identificare e rimuovere la causa dell’evento e ne informa i lavoratori e il rappresentante per la sicurezza.”

CHE OMETTE DI VIGILARE AFFINCHé I LAVORATORI ABBANDONINO L’AREA INTERESSATA DA INCIDENTI CON FUORIUSCITA DI AGENTI PERICOLOSI ED INTERESSATA A LAVORI DI RIPARAZIONEnorme violate: articoli 240, comma 2 e 262, comma 2, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 240, comma 2:“2.i lavoratori devono abbandonare immediatamente l’area interessa-

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

ta, cui possono accedere soltanto gli addetti agli interventi di ripara-zione ed ad altre operazioni necessarie, indossando idonei indumen-ti protettivi e dispositivi di protezione delle vie respiratorie, messi a loro disposizione dal datore di lavoro. in ogni caso l’uso dei dispo-sitivi di protezione non può essere permanente e la sua durata, per ogni lavoratore, è limitata al tempo strettamente necessario.”

CHE, PER LE OPERAZIONI DI MANUTENZIONE CON CONSEGUENTE RILEVANTE ESPOSIZIONE DEGLI ADDETTI, OMETTE DI ADOTTARE, PREVIA CONSULTAZIONE DEL RAPPRESENTANTE DELLA SICUREZ-ZA, LE MISURE DI SICUREZZA PRESCRITTEnorme violate: articoli 241 e 262, comma 2, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 241:“1.Per le operazioni lavorative, quale quella di manutenzione, per le

quali è prevedibile, nonostante l’adozione di tutte le misure di pre-venzione tecnicamente applicabili, un’esposizione rilevante dei lavo-ratori addetti ad agenti cancerogeni o mutageni, il datore di lavoro previa consultazione del rappresentante per la icurezza:

a) dispone che soltanto tali lavoratori hanno accesso alle suddette aree anche provvedendo, ove tecnicamente possibile, all’isolamento delle stesse ed alla loro identificazione mediante appositi contrassegni;

b) fornisce ai lavoratori speciali indumenti e dispositivi di protezione individuale che devono essere indossati dai lavoratori adibiti alle suddette operazioni.

2. La presenza nelle aree di cui al comma 1 dei lavoratori addetti è in ogni caso ridotta al tempo strettamente necessario con riferimento alle lavorazioni da espletare.”

CHE OMETTE DI SOTTOPORRE A SORVEGLIANZA SANITARIA O LA-VORATORI CHE NELLA VALUTAZIONE DI RISCHIO SONO RISULTATI ESSERE ADDETTI A POSSIBILI RISCHI PER LA SALUTEnorme violate: articoli 242, comma 1 e 262, comma 2, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 242, comma 1:“1.i lavoratori per i quali la valutazione di cui all’articolo 236 ha eviden-

ziato un rischio per la salute sono sottoposti a sorveglianza sanitaria.”

CHE OMETTE DI SENTIRE IL PARERE DEL MEDICO COMPETENTE ED ADOTTARE LE MISURE DI PREVENZIONE E DI PROTEZIONEnorme violate: articoli 242, comma 2 e 262, comma 2, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 242, comma 2:“2.il datore di lavoro, su conforme parere del medico competente, adot-

ta misure preventive e protettive per i singoli lavoratori sulla base delle risultanze degli esami clinici e biologici effettuati.”

CHE OMETTE DI EFFETTUARE MISURAZIONI TECNICAMENTE POS-SIBILI DELLA CONCENTRAZIONE NELL’ARIA DELL’AGENTE CHIMICO PERICOLOSOnorme violate: articoli 242, comma 5, lett. b) e 262, comma 2, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 242, comma 5, lett. b):“b) ove sia tecnicamente possibile, una misurazione della concentrazio-

ne dell’agente in aria e comunque dell’esposizione all’agente, con-siderando tutte le circostanze e le vie di esposizione possibilmente rilevanti per verificare l’efficacia delle misure adottate.”

CHE PRIMA DI INTRAPRENDERE I LAVORI OMETTE DI ADOTTARE SPECIFICHE MISURE PER L’AMIANTOnorme violate: articoli 248, comma 1 e 262, comma 2, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 248, comma 1:“1.Prima di intraprendere lavori di demolizione o di manutenzione, il

datore di lavoro adotta, anche chiedendo informazioni ai proprietari dei locali, ogni misura necessaria volta ad individuare la presenza di materiali a potenziale contenuto d’amianto.”

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

CHE OMETTE DI PRESENTARE PRIMA DEI LAVORI UNA NOTIFICA ALL’ORGANO DI VIGILANZA COMPETENTE PER TERRITORIOnorme violate: articoli 250, comma 1 e 262, comma 2, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 250, comma 1:“1.Prima dell’inizio dei lavori di cui all’articolo 246, il datore di lavoro

presenta una notifica all’organo di vigilanza competente per territorio.”

CHE, A SEGUITO DI MODIFICHE CHE COMPORTAVANO UN AUMENTO SIGNIFICATIVO DELL’ESPOSIZIONE AD AMIANTO, NON PROVVEDE AD EFFETTUARE UNA NUOVA NOTIFICAnorme violate: articoli 250, comma 4 e 262, comma 2, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 250, comma 4:“4. il datore di lavoro, ogni qualvolta una modifica delle condizioni di

lavoro possa comportare un aumento significativo dell’esposizio-ne alla polvere proveniente dall’amianto o da materiali contenenti amianto, effettua una nuova notifica.”

CHE NON PROVVEDE A RIDURRE AL MINIMO L’ESPOSIZIONE ALL’A-MIANTO ATTRAVERSO LA LIMITAZIONE DEI LAVORATORI ESPOSTI E ALL’UTILIZZO CORRETTE DEI DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVI-DUALEnorme violate: articoli 251 e 262, comma 2, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 251:“1. in tutte le attività di cui all’articolo 246, la concentrazione nell’a-

ria della polvere proveniente dall’amianto o dai materiali contenenti amianto nel luogo di lavoro deve essere ridotta al minimo e, in ogni caso, al di sotto del valore limite fissato nell’articolo 254, in partico-lare mediante le seguenti misure:

a) il numero dei lavoratori esposti o che possono essere esposti alla polvere proveniente dall’amianto o da materiali contenenti amianto deve essere limitato al numero più basso possibile;

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

b) i lavoratori esposti devono sempre utilizzare dispositivi di protezio-ne individuale (dPi) delle vie respiratorie con fattore di protezione operativo adeguato alla concentrazione di amianto nell’aria. La pro-tezione deve essere tale da garantire all’utilizzatore in ogni caso che la stima della concentrazione di amianto nell’aria filtrata, otte-nuta dividendo la concentrazione misurata nell’aria ambiente per il fattore di protezione operativo, sia non superiore ad un decimo del valore limite indicato all’articolo 254;

c) l’utilizzo dei dPi deve essere intervallato da periodo di riposo ade-guati all’impegno fisico richiesto dal lavoro, l’accesso alle aree di riposo deve essere preceduto da idonea decontaminazione di cui all’articolo 256, comma 4, lettera d);

d) per la protezione dei lavoratori addetti alle lavorazioni previste dall’articolo 249, comma 3, si applica quanto previsto al comma 1, lettera b), del presente articolo;

e) i processi lavorativi devono essere concepiti in modo tale da evi-tare di produrre polvere di amianto o, se ciò non è possibile, da evitare emissione di polvere di amianto nell’aria;

f) tutti i locali e le attrezzature per il trattamento dell’amianto devono poter essere sottoposti a regolare pulizia e manutenzione;

g) l’amianto o i materiali che rilasciano polvere di amianto o che con-tengono amianto devono essere stoccati e trasportati in appositi imballaggi chiusi;

h) i rifiuti devono essere raccolti e rimossi dal luogo di lavoro il più presto possibile in appropriati imballaggi chiusi su cui sarà appo-sta un’etichettatura indicante che contengono amianto. detti rifiuti devono essere successivamente trattati in conformità alla vigente normativa in materia di rifiuti pericolosi.”

CHE NON PROVVEDE A SEGNALARE LE AREE OVE I VALORI DI ESPO-SIZIONE SIANO MAGGIORI DI QUELLI DI AZIONE E ALLA DETERMINA-ZIONE DI TUTTE LE ALTRE MISURE PRESCRITTEnorme violate: articoli 252 e 262, comma 2, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 252:

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

“1.fermo restando quanto previsto dall’articolo 249, comma 2, per tut-te le attività di cui all’articolo 246, il datore di lavoro adotta le misu-re appropriate affinchè:

a) i luoghi in cui si svolgono tali attività siano: chiaramente delimitati e contrassegnati da appositi cartelli; accessibili esclusivamente ai lavoratori che vi debbano accedere a

motivo del loro lavoro o della loro funzione; oggetto del divieto di fumare;b) siano predisposte aree speciali che consentano ai lavoratori di man-

giare e bere senza rischio di contaminazione da polvere di amianto;c) siano messi a disposizione dei lavoratori adeguati indumenti di lavo-

ro o adeguati dispositivi di protezione individuale;d) detti indumenti di lavoro o protettivi restino all’interno dell’impre-

sa. Essi possono essere trasportati all’esterno solo per il lavaggio in lavanderie attrezzate per questo tipo di operazioni, in contenitori chiusi, qualora l’impresa stessa non vi provveda o in caso di utilizza-zione di indumenti monouso per lo smaltimento secondo le vigenti disposizioni;

e) gli indumenti di lavoro o protettivi siano riposti in un luogo separato da quello destinato agli abiti civili;

f) i lavoratori possano disporre di impianti sanitari adeguati, provvisti di docce, in caso di operazioni in ambienti polverosi;

g) l’equipaggiamento protettivo sia custodito in locali a tale scopo de-stinati e controllato e pulito dopo ogni utilizzazione: siano prese mi-sure per riparare o sostituire l’equipaggiamento difettoso o deterio-rato prima di ogni utilizzazione.”

CHE NON PROVVEDE A MISURARE PERIODICAMENTE LA CONCEN-TRAZIONE NELL’ARIA DELLE FIBRE DI AMIANTOnorme violate: articoli 253, comma 1 e 262, comma 2, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 253, comma 1:“1.Al fine di garantire il rispetto del valore limite fissato all’articolo 254

e in funzione dei risultati della valutazione iniziale dei rischi, il datore di lavoro effettua periodicamente la misurazione della concentrazione

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

di fibre di amianto nell’aria del luogo di lavoro tranne nei casi in cui ri-corrano le condizioni previste dal comma 2 dell’articolo 249. i risultati delle misure sono riportati nel documento di valutazione dei rischi.”

CHE, NEL CASO DI SUPERAMENTO DEL LIMITE DI ESPOSIZIONE, NON PROVVEDE AD INDIVIDUARNE LE CAUSE E NON ADOTTA LE MISURE NECESSARIE A RIDURLE ENTRO IL LIMITE PREVISTO norme violate: articoli 254 e 262, comma 2, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 254:“1.il valore limite di esposizione per l’amianto è fissato a 0,1 fibre per

centimetro cubo di aria, misurato come media ponderata nel tempo di riferimento di otto ore. i datori di lavoro provvedono affinchè nes-sun lavoratore sia esposto a una concentrazione di amianto nell’aria superiore al valore limite.

2. Quando il valore limite fissato al comma l viene superato, il datore di lavoro individua le cause del superamento e adotta il più presto possibile le misure appropriate per ovviare alla situazione. il lavoro può proseguire nella zona interessata solo se vengono prese misure adeguate per la protezione dei lavoratori interessati.

3. Per verificare l’efficacia delle misure di cui al comma 2, il datore di lavoro procede immediatamente ad una nuova determinazione della concentrazione di fibre di amianto nell’aria.

4. in ogni caso, se l’esposizione non può essere ridotta con altri mezzi e per rispettare il valore limite è necessario l’uso di un dispositivo di protezione individuale delle vie respiratorie con fattore di protezione operativo tale da garantire tutte le condizioni previste dall’articolo 251, comma 1, lettera b); l’utilizzo dei dPi deve essere intervallato da periodi di riposo adeguati all’impegno fisico richiesto dal lavoro; l’accesso alle aree di riposo deve essere preceduto da idonea de-contaminazione di cui all’articolo 256, comma 4, lettera d).

5. nell’ipotesi di cui al comma 4, il datore di lavoro, previa consultazione con i lavoratori o i loro rappresentanti, assicura i periodi di riposo ne-cessari, in funzione dell’impegno fisico e delle condizioni climatiche.”

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

CHE, NEL CASO DI DETERMINATE OPERAZIONI LAVORATIVE, CHE COMPORTANO IL RISCHIO DI SUPERAMENTO DEL LIMITE DI ESPOSI-ZIONE, NON ADOTTA LE OPPORTUNE MISURE DI SEGNALAZIONE E DI PREVENZIONEnorme violate: articoli 255 e 262, comma 2, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 255:“1.nel caso di determinate operazioni lavorative in cui, nonostante l’a-

dozione di misure tecniche preventive per limitare la concentrazione di amianto nell’aria, è prevedibile che questa superi il valore limite di cui all’articolo 254, il datore di lavoro adotta adeguate misure per la protezione dei lavoratori addetti, ed in particolare:

a) fornisce ai lavoratori un adeguato dispositivo di protezione delle vie respiratorie e altri dispositivi di protezione individuali tali da garanti-re le condizioni previste dall’articolo 251, comma 1, lettera b);

b) provvede all’affissione di cartelli per segnalare che si prevede il su-peramento del valore limite di esposizione;

c) adotta le misure necessarie per impedire la dispersione della polve-re al di fuori dei locali o luoghi di lavoro;

d) consulta i lavoratori o i loro rappresentanti di cui all’articolo 46 sulle misure da adottare prima di procedere a tali attività.”

CHE EFFETTUA LAVORI DI DEMOLIZIONE O DI RIMOZIONE DELL’A-MIANTO SERVENDOSI DI IMPRESE NON RISPONDENTI AI REQUISITI IMPOSTI DAL D.LGS. 152/2006norme violate: articoli 256, comma 1 e 262, comma 2, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 256, comma 1:“1.i lavori di demolizione o di rimozione dell’amianto possono essere

effettuati solo da imprese rispondenti ai requisiti di cui all’articolo 212 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152.”

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

CHE EFFETTUA LAVORI DI DEMOLIZIONE O DI RIMOZIONE DELL’A-MIANTO SENZA AVER PREVENTIVAMENTE PREDISPOSTO UN PIANO DI LAVOROnorme violate: articoli 256, comma 2 e 262, comma 2, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 256, comma 2:“2.il datore di lavoro, prima dell’inizio di lavori di demolizione o di ri-

mozione dell’amianto o di materiali contenenti amianto da edifici, strutture, apparecchi e impianti, nonchè dai mezzi di trasporto, pre-dispone un piano di lavoro.”

CHE EFFETTUA IL PIANO DI LAVORO PER LA DEMOLIZIONE O LA RI-MOZIONE DEL PIANO DI LAVORO SENZA PREVEDERE LE MISURE DI PREVENZIONE E DI PROTEZIONE DEI LAVORATORI E DELL’AMBIENTE ESTERNOnorme violate: articoli 256, comma 3 e 262, comma 2, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 256, comma 3:“3.il piano di cui al comma 2 prevede le misure necessarie per ga-

rantire la sicurezza e la salute dei lavoratori sul luogo di lavoro e la protezione dell’ambiente esterno.”

CHE NEL PIANO DI LAVORO PER LA DEMOLIZIONE O LA RIMO-ZIONE DELL’AMIANTO, NON PREVEDE TUTTE LE MISURE INDICATE ALL’ART. 256, COMMA 4norme violate: articoli 256, comma 4 e 262, comma 2, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 256, comma 4:“4.il piano, in particolare, prevede e contiene informazioni sui seguenti

punti:a) rimozione dell’amianto o dei materiali contenenti amianto prima

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

dell’applicazione delle tecniche di demolizione, a meno che tale ri-mozione non possa costituire per i lavoratori un rischio maggiore di quello rappresentato dal fatto che l’amianto o i materiali contenenti amianto vengano lasciati sul posto;

b) fornitura ai lavoratori di idonei dispositivi di protezione individuale;c) verifica dell’assenza di rischi dovuti all’esposizione all’amianto sul

luogo di lavoro, al termine dei lavori di demolizione o di rimozione dell’amianto;

d) adeguate misure per la protezione e la decontaminazione del perso-nale incaricato dei lavori;

e) adeguate misure per la protezione dei terzi e per la raccolta e lo smaltimento dei materiali;

f) adozione, nel caso in cui sia previsto il superamento dei valori limite di cui all’articolo 254, delle misure di cui all’articolo 255, adattando-le alle particolari esigenze del lavoro specifico;

g) natura dei lavori data di inizio e loro durata presumibile;h) luogo ove i lavori verranno effettuati;i) tecniche lavorative adottate per la rimozione dell’amianto;l) caratteristiche delle attrezzature o dispositivi che si intendono utiliz-

zare per attuare quanto previsto dalle lettere d) ed e).”

CHE NON FORNISCE AI LAVORATORI, PRIMA DELL’INIZIO DEI LAVORI, LE INFORMAZIONI SUI RISCHI PER LA SALUTE, LE NORME IGIENICHE DA OSSERVARE, LE MODALITà DI PULITURA DEGLI INDUMENTI, I VA-LORI LIMITEnorme violate: articoli 257 e 262, comma 2, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 257:“1.fermo restando quanto previsto dall’articolo 36, il datore di lavoro

fornisce ai lavoratori, prima che essi siano adibiti ad attività compor-tanti esposizione ad amianto, nonchè ai loro rappresentanti, infor-mazioni su:

a) i rischi per la salute dovuti all’esposizione alla polvere proveniente dall’amianto o dai materiali contenenti amianto;

b) le specifiche norme igieniche da osservare, ivi compresa la necessi-

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

tà di non fumare;c) le modalità di pulitura e di uso degli indumenti protettivi e dei dispo-

sitivi di protezione individuale;d) le misure di precauzione particolari da prendere nel ridurre al mini-

mo l’esposizione;e) l’esistenza del valore limite di cui all’articolo 254 e la necessità del

monitoraggio ambientale.2. oltre a quanto previsto al comma l, qualora dai risultati delle mi-

surazioni della concentrazione di amianto nell’aria emergano valori superiori al valore limite fissato dall’articolo 254, il datore di lavoro informa il più presto possibile i lavoratori interessati e i oro rappre-sentanti del superamento e delle cause dello stesso e li consulta sulle misure da adottare o, nel caso in cui ragioni di urgenza non ren-dano possibile la consultazione preventiva, il datore di lavoro infor-ma tempestivamente i lavoratori interessati e i loro rappresentanti delle misure adottate.”

CHE NON PROVVEDE AD ASSICURARE AI LAVORATORI ESPOSTI O POTENZIALMENTE ESPOSTI A POLVERI DI AMIANTO, UNA FORMA-ZIONE SUFFICIENTE E PERIODICAnorme violate: articoli 258 e 262, comma 2, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 258:“1.fermo restando quanto previsto dall’articolo 37, il datore di lavoro

assicura che tutti i lavoratori esposti o potenzialmente esposti a polveri contenenti amianto ricevano una formazione sufficiente ed adeguata, ad intervalli regolari.

2. il contenuto della formazione deve essere facilmente comprensibile per i lavoratori e deve consentire loro di acquisire le conoscenze e le competenze necessarie in materia di prevenzione e di sicurezza, in particolare per quanto riguarda:

a) le proprietà dell’amianto e i suoi effetti sulla salute, incluso l’effetto sinergico del tabagismo;

b) i tipi di prodotti o materiali che possono contenere amianto;c) le operazioni che possono comportare un’esposizione all’amianto e

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

l’importanza dei controlli preventivi per ridurre al minimo tale esposi-zione;

d) le procedure di lavoro sicure, i controlli e le attrezzature di protezione;e) la funzione, la scelta, la selezione, i limiti e la corretta utilizzazione

dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie;f) le procedure di emergenza;g) le procedure di decontaminazione;h) l’eliminazione dei rifiuti;i) la necessità della sorveglianza medica.3. Possono essere addetti alla rimozione, smaltimento dell’amianto e

alla bonifica delle aree interessate i lavoratori che abbiano frequen-tato i corsi di formazione professionale di cui all’articolo 10, comma 2, lettera h), della legge 27 marzo 1992, n.257.”

CHE NON ASSICURA AI LAVORATORI ADDETTI ALLE OPERE DI MA-NUTENZIONE, DI DEMOLIZIONE O DI RIMOZIONE DELL’AMIANTO LA SORVEGLIANZA SANITARIA FINALIZZATA, CON CADENZA ALMENO TRIENNALEnorme violate: articoli 259, comma 1 e 262, comma 2, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 259, comma 1:“1.i lavoratori addetti alle opere di manutenzione, rimozione dell’a-

mianto o dei materiali contenenti amianto, smaltimento e tratta-mento dei relativi rifiuti, nonchè bonifica delle aree interessate di cui all’articolo 246, prima di essere adibiti allo svolgimento dei suddetti lavori e periodicamente, almeno una volta ogni tre anni, o con periodicità fissata dal medico competente, sono sottoposti a sorveglianza sanitaria finalizzata anche a verificare la possibi-lità di indossare dispositivi di protezione respiratoria durante il lavoro.”

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

CHE PER I LAVORATORI ISCRITTI ANCHE UNA SOLA VOLTA NEL REGI-STRO DEGLI ESPOSTI ALL’AMIANTO, ALL’ATTO DELLA CESSAZIONE DAL LAVORO, NON PROVVEDE AD INVIARLI A VISITA SANITARIA, PER LA VERIFICA DELLE CONDIZIONI DI SALUTE E PER LE INFORMAZIONI NECESSARIE ED UTILI PER IL FUTUROnorme violate: articoli 259, comma 2 e 262, comma 2, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 259, comma 2:“2.i lavoratori che durante la loro attività sono stati iscritti anche una

sola volta nel registro degli esposti di cui all’articolo 243, comma 1, sono sottoposti ad una visita medica all’atto della cessazione del rapporto di lavoro; in tale occasione il medico competente deve for-nire al lavoratore le indicazioni relative alle prescrizioni mediche da osservare ed all’opportunità di sottoporsi a successivi accertamenti sanitari.”

CHE NON SI ACCERTA CHE IL MEDICO COMPETENTE NEGLI ACCER-TAMENTI ABBIA INCLUSO ALMENO L’ANAMNESI, L’ESAME CLINICO GENERALE E DEL TORACE E LA FUNZIONE RESPIRATORIAnorme violate: articoli 259, comma 3 e 262, comma 2, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 259, comma 3:“3.Gli accertamenti sanitari devono comprendere almeno l’anamnesi

individuale, l’esame clinico generale ed in particolare del torace, nonchè esami della funzione respiratoria.”

CHE NON PROVVEDE AD ISCRIVERE NEL REGISTRO DI CUI ALL’ARTI-COLO 243, COMMA 1, (REGISTRO DI ESPOSIZIONE) O LAVORATORI CHE, NONOSTANTE LE MISURE DI CONTENIMENTO ADOTTATE, CON-TINUANO A TROVARSI NELLE CONDIZIONI DELL’ARTICOLO 240 (OB-BLIGO DI SEGNALAZIONE ALL’ORGANO DI VIGILANZA)norme violate: articoli 260, comma 1 e 262, comma 2, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 260, comma 1:“il datore di lavoro, per i lavoratori di cui all’articolo 246, che nonostan-te le misure di contenimento della dispersione di fibre nell’ambiente e l’uso di idonei dPi, nella valutazione dell’esposizione accerta che l’e-sposizione è stata superiore a quella prevista dall’articolo 251, comma 1, lettera b), e qualora si siano trovati nelle condizioni di cui all’articolo 240, li iscrive nel registro di cui all’articolo 243, comma 1, e ne invia copia agli organi di vigilanza ed all’iSPESL. L’iscrizione nel registro deve intendersi come temporanea dovendosi perseguire l’obiettivo della non permanente condizione di esposizione superiore a quanto indicato all’articolo 251, comma 1, lettera b).”

CHE PROVVEDE AFFINCHé I LAVORATORI ED I LORO RAPPRESEN-TANTI ABBIANO INFORMAZIONI SULLE VALUTAZIONE DEI FATTORI DI RISCHIO CORRELATI AD AGENTI CHIMICI, L’ACCESSO ALLE SCHEDE DI SICUREZZA DEGLI STESSInorme violate: articoli 227, comma 1 e 262, comma 2, lett. b).sanzioni previste: arresto fino a sei mesi o ammenda da 2.000 a 4.000 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 227, comma 1:“1.fermo restando quanto previsto agli articoli 36 e 37, il datore di

lavoro garantisce che i lavoratori o i loro rappresentanti dispon-gano di:

a) dati ottenuti attraverso la valutazione del rischio e ulteriori informa-zioni ogni qualvolta modifiche importanti sul luogo di lavoro determi-nino un cambiamento di tali dati;

b) informazioni sugli agenti chimici pericolosi presenti sul luogo di lavo-ro, quali l’identità degli agenti, i rischi per la sicurezza e la salute, i relativi valori limite di esposizione professionale e altre disposizioni normative relative agli agenti;

c) formazione ed informazioni su precauzioni ed azioni adeguate da intraprendere per proteggere loro stessi ed altri lavoratori sul luogo di lavoro;

d) accesso ad ogni scheda dei dati di sicurezza messa a disposizione dal responsabile dell’immissione sul mercato ai sensi dei decreti

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

legislativi 3 febbraio 1997, n. 52, e 14 marzo 2003, n.65, e succes-sive modificazioni.”

CHE OMETTE DI VERIFICARE CHE LE INFORMAZIONI FORNITE AI LA-VORATORI ED AI LORO RAPPRESENTANTI IN TEMA DI RISCHI CORRE-LATI AGLI AGENTI CHIMICI E LE LORO SCHEDE DI SICUREZZA SIANO CORRETTE D AGGIORNATEnorme violate: articoli 227, comma 2 e 262, comma 2, lett. b).sanzioni previste: arresto fino a sei mesi o ammenda da 2.000 a 4.000 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 227, comma 2:“2.il datore di lavoro assicura che le informazioni siano:a) fornite in modo adeguato al risultato della valutazione del rischio

di cui all’articolo 223. Tali informazioni possono essere costitui-te da comunicazioni orali o dalla formazione e dall’addestramen-to individuali con il supporto di informazioni scritte, a seconda della natura e del grado di rischio rivelato dalla valutazione del rischio;

b) aggiornate per tener conto del cambiamento delle circostanze.”

CHE IN PRESENZA DI CONTENITORI DI AGENTI CHIMICI NON DOTATI DI CONTRASSEGNO DI IDENTIFICAZIONE, NON PROVVEDE AFFINCHé TALE LACUNA SIA IMMEDIATAMENTE ELIMINATAnorme violate: articoli 227, comma 3 e 262, comma 2, lett. b).sanzioni previste: arresto fino a sei mesi o ammenda da 2.000 a 4.000 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 227, comma 3:“3.Laddove i contenitori e le condutture per gli agenti chimici pericolosi

utilizzati durante il lavoro non siano contrassegnati da segnali di sicurezza in base a quanto disposto dal titolo V, il datore di lavo-ro provvede affinchè la natura del contenuto dei contenitori e delle condutture e gli eventuali rischi connessi siano chiaramente identi-ficabili.”

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

CHE NON SOTTOPONE A SORVEGLIANZA SANITARIA I LAVORATORI ESPOSTI AD AGENTI CHIMICI CLASSIFICATI COME MOLTO TOSSICI, TOSSICI, NOCIVI, SENSIBILIZZANTI, CORROSIVI, IRRITANTI, TOSSICI PER IL CICLO RIPRODUTTIVO, CANCEROGENI E MUTAGENI DI CATE-GORIA 3norme violate: articoli 229, comma 1 e 262, comma 2, lett. b).sanzioni previste: arresto fino a sei mesi o ammenda da 2.000 a 4.000 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 229, comma 1:“1.fatto salvo quanto previsto dall’articolo 224, comma 2, sono sot-

toposti alla sorveglianza sanitaria di cui all’articolo 41 i lavoratori esposti agli agenti chimici pericolosi per la salute che rispondono ai criteri per la classificazione come molto tossici, tossici, nocivi, sensibilizzanti, corrosivi, irritanti, tossici per il ciclo riproduttivo, can-cerogeni e mutageni di categoria 3.”

CHE NON SOTTOPONE ALLA SORVEGLIANZA SANITARIA INIZIALE, PERIODICA E FINALE I LAVORATORI ESPOSTI AGLI AGENTI CHIMICI CLASSIFICATI SECONDO LE INDICAZIONI DEL COMMA 1 DELL’ARTI-COLO 229norme violate: articoli 229, comma 2 e 262, comma 2, lett. b).sanzioni previste: arresto fino a sei mesi o ammenda da 2.000 a 4.000 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 229, comma 2:“2.La sorveglianza sanitaria viene effettuata:a) prima di adibire il lavoratore alla mansione che comporta l’esposizione;b) periodicamente, di norma una volta l’anno o con periodicità diversa

decisa dal medico competente con adeguata motivazione riportata nel documento di valutazione dei rischi e resa nota ai rappresentanti per la sicurezza dei lavoratori, in funzione della valutazione del ri-schio e dei risultati della sorveglianza sanitaria;

c) all’atto della cessazione del rapporto di lavoro. in tale occasione il medico competente deve fornire al lavoratore le eventuali indicazioni relative alle prescrizioni mediche da osservare.”

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

CHE NON SOTTOPONE A MONITORAGGIO BIOLOGICO I LAVORATORI ESPOSTI AGLI AGENTI PER I QUALI è PRESCRITTOnorme violate: articoli 229, comma 3 e 262, comma 2, lett. b).sanzioni previste: arresto fino a sei mesi o ammenda da 2.000 a 4.000 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 229, comma 3:“3.il monitoraggio biologico è obbligatorio per i lavoratori esposti agli

agenti per i quali è stato fissato un valore limite biologico. dei risul-tati di tale monitoraggio viene informato il lavoratore interessato. i risultati di tale monitoraggio, in forma anonima, vengono allegati al documento di valutazione dei rischi e comunicati ai rappresentanti per la sicurezza dei lavoratori.”

CHE NON ADOTTA, SU CONFORME PARERE DEL MEDICO, LE MISURE DI PREVENZIONE E DI PROTEZIONE PER I SINGOLI LAVORATORI SUL-LA BASE DI QUANTO EMERGE DAGLI ESAMI CLINICInorme violate: articoli 229, comma 5 e 262, comma 2, lett. b).sanzioni previste: arresto fino a sei mesi o ammenda da 2.000 a 4.000 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 229, comma 5:“5.il datore di lavoro, su parere conforme del medico competente, adot-

ta misure preventive e protettive particolari per i singoli lavoratori sulla base delle risultanze degli esami clinici e biologici effettuati. Le misure possono comprendere l’allontanamento del lavoratore se-condo le procedure dell’articolo 42.”

CHE NON FORNISCE AI LAVORATORI, SULLA BASE DELLE CONOSCEN-ZE DISPONIBILI, LE INFORMAZIONI E LE ISTRUZIONI RELATIVE AI RI-SCHI DELL’ESPOSIZIONE AGLI AGENTI CANCEROGENI E MUTAGENI, LE PRECAUZIONI DA PRENDERE, LE MISURE DA OSSERVARE E LA NECESSITà DI INDOSSARE INDUMENTI DI LAVORO norme violate: articoli 239, comma 1 e 262, comma 2, lett. b).sanzioni previste: arresto fino a sei mesi o ammenda da 2.000 a 4.000 euro.autorità competente: Tribunale.

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

obblighi violati: art. 239, comma 1:“1.il datore di lavoro fornisce ai lavoratori, sulla base delle conoscen-

ze disponibili, informazioni ed istruzioni, in particolare per quanto riguarda:

a) gli agenti cancerogeni o mutageni presenti nei cicli lavorativi, la loro dislocazione, i rischi per la salute connessi al loro impiego, ivi com-presi i rischi supplementari dovuti al fumare;

b) le precauzioni da prendere per evitare l’esposizione;c) le misure igieniche da osservare;d) la necessità di indossare e impiegare indumenti di lavoro e pro-

tettivi e dispositivi individuali di protezione ed il loro corretto impiego;

e) il modo di prevenire il verificarsi di incidenti e le misure da adottare per ridurre al minimo le conseguenze.”

CHE OMETTE DI ASSICURARE AI LAVORATORI ESPOSTI AD AGENTI CANCEROGENI O MUTAGENI LA NECESSARIA FORMAZIONEnorme violate: articoli 239, comma 2 e 262, comma 2, lett. b).sanzioni previste: arresto fino a sei mesi o ammenda da 2.000 a 4.000 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 239, comma 2:“2.il datore di lavoro assicura ai lavoratori una formazione adeguata in

particolare in ordine a quanto indicato al comma 1.”

CHE NON PROVVEDE AFFINCHé I CONTENITORI DI AGENTI CANCERO-GENI E MUTAGENI SIANO CORRETTAMENTE ETICHETTATInorme violate: articoli 239, comma 4 e 262, comma 2, lett. b).sanzioni previste: arresto fino a sei mesi o ammenda da 2.000 a 4.000 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 239, comma 4:“4.il datore di lavoro provvede inoltre affinchè gli impianti, i conteni-

tori, gli imballaggi contenenti agenti cancerogeni o mutageni siano etichettati in maniera chiaramente leggibile e comprensibile. i con-trassegni utilizzati e le altre indicazioni devono essere conformi al disposto dei decreti legislativi 3 febbraio 1997, n. 52, e 14 marzo 2003, n. 65, e successive modificazioni.”

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

NOTA: la classificazione e la etichettatura delle sostanze pericolose sono riportate alla parte settima.

CHE NON COMUNICA ALL’ORGANO DI VIGILANZA IL VERIFICARSI DI EVENTI PERICOLOSI E LE MISURE ADOTTATE PER ELIMINARNE LE CAUSEnorme violate: articoli 240, comma 3 e 262, comma 2, lett. b).sanzioni previste: arresto fino a sei mesi o ammenda da 2.000 a 4.000 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 240, comma 3:“3.il datore di lavoro comunica senza indugio all’organo di vigilanza il

verificarsi degli eventi di cui al comma 1 indicando analiticamente le misure adottate per ridurre al minimo le conseguenze dannose o pericolose.”

CHE NON NOTIFICA ALL’ORGANO DI VIGILANZA L’UBICAZIONE DEL CANTIERE, I TIPI ED I QUANTITATIVI DI AMIANTO, IL NUMERO DEI LAVORATORI, LA DATA DI INIZIO DEI LAVORI ED IL NUMERO DI LAVO-RATORI INTERESSATI norme violate: articoli 250, comma 2 e 262, comma 2, lett. c).sanzioni previste: arresto fino a tre mesi o ammenda da 800 a 2.000 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 250, comma 2:“2.La notifica di cui al comma l comprende almeno una descrizione

sintetica dei seguenti elementi:a) ubicazione del cantiere;b) tipi e quantitativi di amianto manipolati;c) attività e procedimenti applicati;d) numero di lavoratori interessati;e) data di inizio dei lavori e relativa durata;f) misure adottate per limitare l’esposizione dei lavoratori all’amian-

to.”

CHE NON ASSICURA AI LAVORATORI L’ACCESSO ALLE INFORMAZIO-NI NOTIFICATE ALL’ORGANO DI VIGILANZAnorme violate: articoli 250, comma 3 e 262, comma 2, lett. c).

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

sanzioni previste: arresto fino a tre mesi o ammenda da 800 a 2.000 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 250, comma 3:“3.il datore di lavoro provvede affinchè i lavoratori o i loro rappresentan-

ti abbiano accesso, a richiesta, alla documentazione oggetto della notifica di cui ai commi 1 e 2.”

CHE NON INVIA ALMENO TRENTA GIORNI PRIMA IL PIANO DI LAVORO AL’ORGANO DI VIGILANZAnorme violate: articoli 256, comma 5 e 262, comma 2, lett. c).sanzioni previste: arresto fino a tre mesi o ammenda da 800 a 2.000 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 256, comma 5:“5.copia del piano di lavoro è inviata all’organo di vigilanza, almeno 30

giorni prima dell’inizio dei lavori. Se entro il periodo di cui al prece-dente capoverso l’organo di vigilanza non formula motivata richiesta di integrazione o modifica del piano di lavoro e non rilascia prescri-zione operativa, il datore di lavoro può eseguire i lavori. L’obbligo del preavviso di trenta giorni prima dell’inizio dei lavori non si applica nei casi di urgenza. in tale ultima ipotesi, oltre alla data di inizio, deve essere fornita dal datore di lavoro indicazione dell’orario di inizio delle attività.”

CHE NON ASSICURA AI LAVORATORI L’ACCESSO AL PIANO DI LAVOROnorme violate: articoli 256, comma 7 e 262, comma 2, lett. c).sanzioni previste: arresto fino a tre mesi o ammenda da 800 a 2.000 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 256, comma 7:“7.il datore di lavoro provvede affinchè i lavoratori o i loro rappresentan-

ti abbiano accesso alla documentazione di cui al comma 4.”

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

CHE NON PROVVEDE A COMUNICARE AI LAVORATORI, SU RICHIE-STA, LE ANNOTAZIONI INDIVIDUALI CONTENUTE NEL REGISTRO DEL-LE PERSONE ESPOSTE E, TRAMITE IL MEDICO COMPETENTE, I DATI DELLA CARTELLA SANITARIAnorme violate: articoli 243, comma 3 e 262, comma 2, lett. d).sanzioni previste: sanzione amministrativa da 500 a 1.800 euro.autorità competente: direzione Provinciale del Lavoro territorialmente competente.estinzione agevolata: pagamento di 500 euro con le procedure dell’art. 301-bis.devoluzione dei proventi: concessionario Entrate.obblighi violati: art. 243, comma 3:“3.il datore di lavoro comunica ai lavoratori interessati, su richiesta, le

relative annotazioni individuali contenute nel registro di cui al com-ma 1 e, tramite il medico competente, i dati della cartella sanitaria e di rischio.”

CHE NON INVIA ALL’INAIL, ALLA CESSAZIONE DEL LAVORO, PER IL TRAMITE DEL MEDICO COMPETENTE, LA CARTELLA SANITARIA DEL LAVORATORE INTERESSATOnorme violate: articoli 243, comma 4 e 262, comma 2, lett. d).sanzioni previste: sanzione amministrativa da 500 a 1.800 euro.autorità competente: direzione Provinciale del Lavoro territorialmente competente.estinzione agevolata: pagamento di 500 euro con le procedure dell’art. 301-bis.devoluzione dei proventi: concessionario Entrate.obblighi violati: art. 243, comma 4:“4.in caso di cessazione del rapporto di lavoro, il datore di lavoro

invia all’iSPESL, per il tramite del medico competente, la cartella sanitaria e di rischio del lavoratore interessato unitamente alle an-notazioni individuali contenute nel registro e, secondo le previsioni dell’articolo 25 del presente decreto, ne consegna copia al lavora-tore stesso.”

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

CHE IN CASO DI CESSAZIONE DELL’ATTIVITà, NON CONSEGNA ALL’I-NAIL IL REGISTRO DEI LAVORATORI ESPOSTI E LE CARTELLE SANI-TARIEnorme violate: articoli 243, comma 5 e 262, comma 2, lett. d).sanzioni previste: sanzione amministrativa da 500 a 1.800 euro.autorità competente: direzione Provinciale del Lavoro territorialmente competente.estinzione agevolata: pagamento di 500 euro con le procedure dell’art. 301-bis.devoluzione dei proventi: concessionario Entrate.obblighi violati: art. 243, comma 5:“5.in caso di cessazione di attività dell’azienda, il datore di lavoro con-

segna il registro di cui al comma 1 e le cartelle sanitarie e di rischio all’iSPESL.”

CHE OMETTE DI CONSERVARE FINO ALLA RISOLUZIONE DEL CON-TRATTO LE CARTELLE SANITARIE E DI RISCHIOnorme violate: articoli 243, comma 6 e 262, comma 2, lett. d).sanzioni previste: sanzione amministrativa da 500 a 1.800 euro.autorità competente: direzione Provinciale del Lavoro territorialmente competente.estinzione agevolata: pagamento di 500 euro con le procedure dell’art. 301-bis.devoluzione dei proventi: concessionario Entrate.obblighi violati: art. 243, comma 6:“6.Le annotazioni individuali contenute nel registro di cui al comma 1 e

le cartelle sanitarie e di rischio sono conservate dal datore di lavoro almeno fino a risoluzione del rapporto di lavoro e dall’iSPESL fino a quarant’anni dalla cessazione di ogni attività che espone ad agenti cancerogeni o mutageni.”

CHE IN CASO DI ESPOSIZIONE DEL LAVORATORE AD AGENTI CANCE-ROGENI O MUTAGENI, OMETTE DI ADEMPIERE A TUTTE LE PRESCRI-ZIONI DI NOTIFICA DEL COMMA 8 DEL’ARTICOLO 243norme violate: articoli 243, comma 8 e 262, comma 2, lett. d).sanzioni previste: sanzione amministrativa da 500 a 1.800 euro.autorità competente: direzione Provinciale del Lavoro territorialmente

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

competente.estinzione agevolata: pagamento di 500 euro con le procedure dell’art. 301-bis.devoluzione dei proventi: concessionario Entrate.obblighi violati: art. 243, comma 8:“8.il datore di lavoro, in caso di esposizione del lavoratore ad agenti

cancerogeni, oltre a quanto previsto ai commi da 1 a 7:a) consegna copia del registro di cui al comma 1 all’iSPESL ed all’or-

gano di vigilanza competente per territorio, e comunica loro ogni tre anni, e comunque ogni qualvolta i medesimi ne facciano richiesta, le variazioni intervenute;

b) consegna, a richiesta, all’istituto superiore di sanità copia del regi-stro di cui al comma 1;

c) in caso di cessazione di attività dell’azienda, consegna copia del regi-stro di cui al comma 1 all’organo di vigilanza competente per territorio;

d) in caso di assunzione di lavoratori che hanno in precedenza esercitato attività con esposizione ad agenti cancerogeni, il datore di lavoro chie-de all’iSPESL copia delle annotazioni individuali contenute nel registro di cui al comma 1, nonchè copia della cartella sanitaria e di rischio, qualora il lavoratore non ne sia in possesso ai sensi del comma 4.”

CHE, SU RICHIESTA, OMETTE DI FORNIRE ALL’INAIL E AGLI ORGANI DI VIGILANZA IL REGISTRO DEI LAVORATORI ESPOSTI E LE CARTEL-LE SANITARIEnorme violate: articoli 260, comma 2 e 262, comma 2, lett. d).sanzioni previste: sanzione amministrativa da 500 a 1.800 euro.autorità competente: direzione Provinciale del Lavoro territorialmente competente.estinzione agevolata: pagamento di 500 euro con le procedure dell’art. 301-bis.devoluzione dei proventi: concessionario Entrate.obblighi violati: art. 260, comma 2:“2.il datore di lavoro, su richiesta, fornisce agli organi di vigilanza e

all’iSPESL copia dei documenti di cui al comma 1.”

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

CHE IN CASO DI CESSAZIONE DEL RAPPORTO DI LAVORO, NON TRA-SMETTE ALL’INAIL, PER IL TRAMITE DEL MEDICO COMPETENTE, LA CARTELLA SANITARIA E DI RISCHIO DEL LAVORATORE INTERESSATO E LE ANNOTAZIONI INDIVIDUALI CONTENUTEnorme violate: articoli 260, comma 3 e 262, comma 2, lett. d).sanzioni previste: sanzione amministrativa da 500 a 1.800 euro.autorità competente: direzione Provinciale del Lavoro territor. competente.estinzione agevolata: pagamento di 500 euro con le proc. dell’art. 301-bis.devoluzione dei proventi: concessionario Entrate.obblighi violati: art. 260, comma 3:“3.il datore di lavoro, in caso di cessazione del rapporto di lavoro, tra-

smette all’iSPESL, per il tramite del medico competente, la cartella sanitaria e di rischio del lavoratore interessato, unitamente alle an-notazioni individuali contenute nel registro di cui al comma 1.”

CHE NELLA VALUTAZIONE DEL RISCHIO CORRELATO AD AGENTI BIO-LOGICI OMETTE DI TENER CONTO DI TUTTE LE INFORMAZIONI DI-SPONIBILI IN MERITO AI PARAMETRI DI RISCHIO ED ALLE MISURE DI PREVENZIONE E DI PROTEZIONEnorme violate: articoli 271, comma 1 e 282, comma 1. sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 271, comma 1:“1. il datore di lavoro, nella valutazione del rischio di cui all’articolo 17,

comma 1, tiene conto di tutte le informazioni disponibili relative alle caratteristiche dell’agente biologico e delle modalità lavorative, ed in particolare:

a) della classificazione degli agenti biologici che presentano o possono presentare un pericolo per la salute umana quale risultante dall’al-legato XLVi o, in assenza, di quella effettuata dal datore di lavoro stesso sulla base delle conoscenze disponibili e seguendo i criteri di cui all’articolo 268, commi 1 e 2;

b) dell’informazione sulle malattie che possono essere contratte;c) dei potenziali effetti allergici e tossici;d) della conoscenza di una patologia della quale è affetto un lavoratore,

che è da porre in correlazione diretta all’attività lavorativa svolta;

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

e) delle eventuali ulteriori situazioni rese note dall’autorità sanitaria competente che possono influire sul rischio;

f) del sinergismo dei diversi gruppi di agenti biologici utilizzati

CHE OMETTE DI EFFETTUARE NUOVAMENTE LA VALUTAZIONE DEI RISCHI IN OCCASIONE DI MODIFICHE SIGNIFICATIVE OVVERO DOPO TRE ANNInorme violate: articoli 271, comma 3 e 282, comma 1.sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 271, comma 3:“3.il datore di lavoro effettua nuovamente la valutazione di cui al com-

ma 1 in occasione di modifiche dell’attività lavorativa significative ai fini della sicurezza e della salute sul lavoro e, in ogni caso, trascorsi tre anni dall’ultima valutazione effettuata.”

CHE OMETTE DI INTEGRARE IL DOCUMENTI DI VALUTAZIONE DEL RISCHIO CON I PARAMETRI SPECIFICI CORRELATI AGLI AGENTI BIOLOGICInorme violate: articoli 271, comma 5 e 282, comma 1.sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 271, comma 5:“5.il documento di cui all’articolo 17 è integrato dai seguenti dati:a) le fasi del procedimento lavorativo che comportano il rischio di espo-

sizione ad agenti biologici;b) il numero dei lavoratori addetti alle fasi di cui alla lettera a);c) le generalità del responsabile del servizio di prevenzione e protezio-

ne dai rischi;d) i metodi e le procedure lavorative adottate, nonchè le misure preven-

tive e protettive applicate;e) il programma di emergenza per la protezione dei lavoratori contro i ri-

schi di esposizione ad un agente biologico del gruppo 3 o del gruppo 4, nel caso di un difetto nel contenimento fisico.”

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

CHE UTILIZZA AGENTI BIOLOGICI DEL GRUPPO 4 SENZA AVER CON-SEGUITO L’AUTORIZZAZIONEnorme violate: articoli 270, commi 1 e 282, comma 2, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 270, comma 1:“1.il datore di lavoro che intende utilizzare, nell’esercizio della propria

attività, un agente biologico del gruppo 4 deve munirsi di autorizza-zione del ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali.

CHE OMETTE DI INFORMARE IL MINISTERO DEL LAVORO DI OGNI NUOVO AGENTE BIOLOGICO DEL GRUPPO 4 UTILIZZATO O DISMESSOnorme violate: articoli 270, comma 4 e 282, comma 2, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 270, comma 4:“4.il datore di lavoro in possesso dell’autorizzazione di cui al comma 1

informa il ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali di ogni nuovo agente biologico del gruppo 4 utilizzato, nonchè di ogni avvenuta cessazione di impiego di un agente biologico del gruppo 4”

CHE NON APPLICA I PRINCIPI DI BUONE PRASSI IN RELAZIONE AI RISCHI ACCERTATInorme violate: articoli 271, comma 2 e 282, comma 2, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 271, comma 2:“2.il datore di lavoro applica i principi di buona prassi microbiologica,

ed adotta, in relazione ai rischi accertati, le misure protettive e pre-ventive di cui al presente titolo, adattandole alle particolarità delle situazioni lavorative.”

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

CHE IN TUTTE LE ATTIVITà DI IMPIEGO DI AGENTI BIOLOGICI NON OSSERVA TUTTE LE PRESCRIZIONI SPECIFICHE DI PREVENZIONE E DI PROTEZIONEnorme violate: articoli 272 e 282, comma 2, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 272:“1.in tutte le attività per le quali la valutazione di cui all’articolo 271

evidenzia rischi per la salute dei lavoratori il datore di lavoro attua misure tecniche, organizzative e procedurali, per evitare ogni esposi-zione degli stessi ad agenti biologici.

2. in particolare, il datore di lavoro:a) evita l’utilizzazione di agenti biologici nocivi, se il tipo di attività lavo-

rativa lo consente;b) limita al minimo i lavoratori esposti, o potenzialmente esposti, al

rischio di agenti biologici;c) progetta adeguatamente i processi lavorativi, anche attraverso l’uso

di dispositivi di sicurezza atti a proteggere dall’esposizione acciden-tale ad agenti biologici;

d) adotta misure collettive di protezione ovvero misure di protezione individuali qualora non sia possibile evitare altrimenti l’esposizione;

e) adotta misure igieniche per prevenire e ridurre al minimo la propa-gazione accidentale di un agente biologico fuori dal luogo di lavoro;

f) usa il segnale di rischio biologico, rappresentato nell’allegato XLV, e altri segnali di avvertimento appropriati;

g) elabora idonee procedure per prelevare, manipolare e trattare cam-pioni di origine umana ed animale;

h) definisce procedure di emergenza per affrontare incidenti;i) verifica la presenza di agenti biologici sul luogo di lavoro al di fuori

del contenimento fisico primario, se necessario o tecnicamente rea-lizzabile;

l) predispone i mezzi necessari per la raccolta, l’immagazzinamento e lo smaltimento dei rifiuti in condizioni di sicurezza, mediante l’im-piego di contenitori adeguati ed identificabili eventualmente dopo idoneo trattamento dei rifiuti stessi;

m) concorda procedure per la manipolazione ed il trasporto in condizioni

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

di sicurezza di agenti biologici all’interno e all’esterno del luogo di lavoro.”

CHE IN TUTTE LE ATTIVITà DI IMPIEGO DI AGENTI BIOLOGICI NON METTE A DISPOSIZIONE DEI LAVORATORI SERVIZI SANITARI ADE-GUATI, INDUMENTI PROTETTIVI E DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDI-VIDUALEnorme violate: articoli 273, commi 1 e 282, comma 2, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 273, comma 1:“1.in tutte le attività nelle quali la valutazione di cui all’articolo 271 eviden-

zia rischi per la salute dei lavoratori, il datore di lavoro assicura che:a) i lavoratori dispongano dei servizi sanitari adeguati provvisti di docce

con acqua calda e fredda, nonchè, se del caso, di lavaggi oculari e antisettici per la pelle;

b) i lavoratori abbiano in dotazione indumenti protettivi od altri indu-menti idonei, da riporre in posti separati dagli abiti civili;

c) i dispositivi di protezione individuale ove non siano mono uso, siano controllati, disinfettati e puliti dopo ogni utilizzazione, provvedendo altresì a far riparare o sostituire quelli difettosi prima dell’utilizzazio-ne successiva;

d) gli indumenti di lavoro e protettivi che possono essere contaminati da agenti biologici vengano tolti quando il lavoratore lascia la zona di lavoro, conservati separatamente dagli altri indumenti, disinfettati, puliti e, se necessario, distrutti.”

CHE OMETTE DI ATTUARE LE MISURE IDONEE A DECONTAMINARE ED ELIMINARE, SENZA RISCHI PER I LAVORATORI E PER L’AMBIEN-TE, I MATERIALI ED I RIFIUTI DI AGENTI BIOLOGICInorme violate: articoli 274, comma 2 e 282, comma 2, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 274, comma 2:“2.in relazione ai risultati della valutazione, il datore di lavoro definisce

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

e provvede a che siano applicate procedure che consentono di ma-nipolare, decontaminare ed eliminare senza rischi per l’operatore e per la comunità, i materiali ed i rifiuti contaminati.”

CHE OMETTE DI APPLICARE LE MISURE PRESCRITTE PER LE STRUT-TURE DI ISOLAMENTO CHE OSPITANO LAVORATORI O ANIMALI CON-TAMINATI DA AGENTI BIOLOGICInorme violate: articoli 274, comma 3 e 282, comma 2, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 274, comma 3:“3.nelle strutture di isolamento che ospitano pazienti od animali che

sono, o potrebbero essere, contaminati da agenti biologici del gruppo 2, 3 o 4, le misure di contenimento da attuare per ridurre al minimo il rischio di infezione sono scelte tra quelle indicate nell’allegato XLVii in funzione delle modalità di trasmissione dell’agente biologico.”

CHE OMETTE DI APPLICARE LE MISURE DI CONTENIMENTO PREVI-STE DAGLI ALLEGATI AL T.U. 81/2008 PER GLI AGENTI BIOLOGICInorme violate: articoli 275 e 282, comma 2, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 275:“1.fatto salvo quanto specificatamente previsto all’allegato XLVi, punto 6,

nei laboratori comportanti l’uso di agenti biologici dei gruppi 2, 3 o 4 a fini di ricerca, didattici o diagnostici, e nei locali destinati ad animali da laboratorio deliberatamente contaminati con tali agenti, il datore di lavo-ro adotta idonee misure di contenimento in conformità all’allegato XLVii.

2. il datore di lavoro assicura che l’uso di agenti biologici sia eseguito:a) in aree di lavoro corrispondenti almeno al secondo livello di conteni-

mento, se l’agente appartiene al gruppo 2;b) in aree di lavoro corrispondenti almeno al terzo livello di contenimen-

to, se l’agente appartiene al gruppo 3;c) in aree di lavoro corrispondenti almeno al quarto livello di conteni-

mento, se l’agente appartiene al gruppo 4.

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

3. nei laboratori comportanti l’uso di materiali con possibile contami-nazione da agenti biologici patogeni per l’uomo e nei locali destinati ad animali da esperimento, possibili portatori di tali agenti, il datore di lavoro adotta misure corrispondenti almeno a quelle del secondo livello di contenimento.

4. nei luoghi di cui ai commi 1 e 3 in cui si fa uso di agenti biologici non ancora classificati, ma il cui uso può far sorgere un rischio grave per la salute dei lavoratori, il datore di lavoro adotta misure corrispon-denti almeno a quelle del terzo livello di contenimento.

5. Per i luoghi di lavoro di cui ai commi 3 e 4, il ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, sentito l’istituto superiore di sanità, può individuare misure di contenimento più elevate.”

CHE UTILIZZA AGENTI BIOLOGICI DEI GRUPPI 2, 3 E 4 E NON ADOT-TA LE RISPETTIVE MISURE DI PREVENZIONE E DI PROTEZIONE norme violate: articoli 276 e 282, comma 2, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 276:“1. fatto salvo quanto specificatamente previsto all’allegato XLVii, pun-

to 6, nei processi industriali comportanti l’uso di agenti biologici dei gruppi 2, 3 e 4, il datore di lavoro adotta misure opportunamente scelte tra quelle elencate nell’allegato XLViii, tenendo anche conto dei criteri di cui all’articolo 275.

2. nel caso di agenti biologici non ancora classificati, il cui uso può far sorgere un rischio grave per la salute dei lavoratori, il datore di lavoro adotta misure corrispondenti almeno a quelle del terzo livello di contenimento.”

CHE PER LE ATTIVITà CHE RILEVANO FATTORI DI RISCHIO DA AGENTI BIOLOGICI, OMETTE DI FORNIRE AI LAVORATORI LE INFORMAZIONI E LE ISTRUZIONI NECESSARIE ALLA PREVENZIONE ED ALLA TUTELAnorme violate: articoli 278 e 282, comma 2, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

obblighi violati: art. 278:1. nelle attività per le quali la valutazione di cui all’articolo 271 eviden-

zia rischi per la salute dei lavoratori, il datore di lavoro fornisce ai lavoratori, sulla base delle conoscenze disponibili, informazioni ed istruzioni, in particolare per quanto riguarda:

a) i rischi per la salute dovuti agli agenti biologici utilizzati;b) le precauzioni da prendere per evitare l’esposizione;c) le misure igieniche da osservare;d) la funzione degli indumenti di lavoro e protettivi e dei dispositivi di

protezione individuale ed il loro corretto impiego;e) le procedure da seguire per la manipolazione di agenti biologici del

gruppo 4;f) il modo di prevenire il verificarsi di infortuni e le misure da adottare

per ridurne al minimo le conseguenze.2. il datore di lavoro assicura ai lavoratori una formazione adeguata in

particolare in ordine a quanto indicato al comma 1.3. L’informazione e la formazione di cui ai commi 1 e 2 sono fornite pri-

ma che i lavoratori siano adibiti alle attività in questione, e ripetute, con frequenza almeno quinquennale, e comunque ogni qualvolta si verificano nelle lavorazioni cambiamenti che influiscono sulla natura e sul grado dei rischi.

4. nel luogo di lavoro sono apposti in posizione ben visibile cartelli su cui sono riportate le procedure da seguire in caso di infortunio od incidente.

CHE OMETTE DI SOTTOPORRE A SORVEGLIANZA SANITARIA I LAVO-RATORI CHE A SEGUITO DELLA VALUTAZIONE RISULTANO ESPOSTI AD AGENTI BIOLOGICI norme violate: articoli 279, comma 1 e 282, comma 2, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 279, comma 1:“1.Qualora l’esito della valutazione del rischio ne rilevi la necessità i la-

voratori esposti ad agenti biologici sono sottoposti alla sorveglianza sanitaria di cui all’articolo 41.”

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

CHE SU CONFORME PARERE DEL MEDICO, OMETTE DI FORNIRE AI LAVORATORI ESPOSTI AD AGENTI BIOLOGICI MISURE SPECIALI DI PROTEZIONE COME VACCINI EFFICACI O L’ALLONTANAMENTO TEM-PORANEO norme violate: articoli 279, comma 2 e 282, comma 2, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 279, comma 2:“2.il datore di lavoro, su conforme parere del medico competente, adot-

ta misure protettive particolari per quei lavoratori per i quali, anche per motivi sanitari individuali, si richiedono misure speciali di prote-zione, fra le quali:

a) la messa a disposizione di vaccini efficaci per quei lavoratori che non sono già immuni all’agente biologico presente nella lavorazione, da somministrare a cura del medico competente;

b) l’allontanamento temporaneo del lavoratore secondo le procedure dell’articolo 42.”

CHE OMETTE DI SCRIVERE IN UN REGISTRO I LAVORATORI ESPOSTI AD AGENTI BIOLOGICInorme violate: articoli 280, comma 1 e 282, comma 2, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 280, comma 1:“1.i lavoratori addetti ad attività comportanti uso di agenti del gruppo 3

ovvero 4 sono iscritti in un registro in cui sono riportati, per ciascu-no di essi, l’attività svolta, l’agente utilizzato e gli eventuali casi di esposizione individuale.”

CHE OMETTE DI ISTITUIRE, CONSERVARE ED AGGIORNARE IL REGI-STRO DEI LAVORATORI ESPOSTI AD AGENTI BIOLOGICInorme violate: articoli 280, comma 2 e 282, comma 2, lett. a).sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

obblighi violati: art. 280, comma 2:“2.il datore di lavoro istituisce ed aggiorna il registro di cui al comma

1 e ne cura la tenuta tramite il responsabile del servizio di preven-zione e protezione. il medico competente e il rappresentante per la sicurezza hanno accesso a detto registro.”

CHE VOLENDO UTILIZZARE AGENTI BIOLOGICI DEI GRUPPI 2 O 3, OMETTE DI COMUNICARE, ALMENO TRENTA GIORNI PRIMA, L’ORGA-NO DI VIGILANZA TERRITORIALMENTE COMPETENTEnorme violate: articoli 269, comma 1 e 282, comma 2, lett. b).sanzioni previste: arresto fino a tre mesi o ammenda da 800 a 2.000 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 269, comma 1:“1.il datore di lavoro che intende esercitare attività che comportano

uso di agenti biologici dei gruppi 2 o 3, comunica all’organo di vigi-lanza territorialmente competente le seguenti informazioni, almeno trenta giorni prima dell’inizio dei lavori:

a) il nome e l’indirizzo dell’azienda e il suo titolare;b) il documento di cui all’articolo 271, comma 5.”

CHE AUTORIZZATO ALL’IMPIEGO DI AGENTI BIOLOGICI DEL GRUP-PO 4, OMETTE DI COMUNICARLO ALMENO TRENTA GIORNI PRIMA DELL’INIZIO DELL’UTILIZZOnorme violate: articoli 269, comma 2 e 282, comma 2, lett. b).sanzioni previste: arresto fino a tre mesi o ammenda da 800 a 2.000 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 269, comma 2:“2.il datore di lavoro che è stato autorizzato all’esercizio di attività che

comporta l’utilizzazione di un agente biologico del gruppo 4 è tenuto alla comunicazione di cui al comma 1.”

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

CHE AUTORIZZATO ALL’IMPIEGO DI AGENTI BIOLOGICI, OMETTE DI EFFETTUARE UNA NUOVA COMUNICAZIONE QUANDO SI VERIFICANO MUTAMENTI CHE COMPORTANO VARIAZIONI SIGNIFICATIVE DEL RI-SCHIO CORRELATOnorme violate: articoli 269, comma 3 e 282, comma 2, lett. b).sanzioni previste: arresto fino a tre mesi o ammenda da 800 a 2.000 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 269, comma 3:“3.il datore di lavoro invia una nuova comunicazione ogni qualvolta si

verificano nelle lavorazioni mutamenti che comportano una variazio-ne significativa del rischio per la salute sul posto di lavoro, o, comun-que, ogni qualvolta si intende utilizzare un nuovo agente classificato dal datore di lavoro in via provvisoria.”

CHE OMETTE DI INFORMARE TEMPESTIVAMENTE AI LAVORATORI ED AI RAPPRESENTANTI DELLA SICUREZZA DELLE CAUSE CHE HANNO DETERMINATO EVENTI DI PERICOLO E LE MISURE PRESE PER ELIMI-NARNE LE CAUSEnorme violate: articoli 277, comma 2 e 282, comma 2, lett. b).sanzioni previste: arresto fino a tre mesi o ammenda da 800 a 2.000 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 277, comma 2:“2.il datore di lavoro informa al più presto l’organo di vigilanza territo-

rialmente competente, nonchè i lavoratori ed il rappresentante per la sicurezza, dell’evento, delle cause che lo hanno determinato e delle misure che intende adottare, o che ha già adottato, per porre rimedio alla situazione creatasi.”

CHE OMETTE DI CONSEGNARE COPIA DEL REGISTRO DEI LAVORATO-RI ESPOSTI AD AGENTI BIOLOGICI E DI COMUNICARE LA CESSAZIO-NE DEL RAPPORTO DI LAVOROnorme violate: articoli 280, comma 3 e 282, comma 2, lett. c).sanzioni previste: sanzione amministrativa da 500 a 1.800 euro.estinzione agevolata: il pagamento di 500 euro con le procedure dell’art. 301-bis.

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

devoluzione dei proventi: concessionario Entrate.autorità competente: direzione Provinciale del Lavoro territorialmente competente.obblighi violati: art. 280, comma 3:“3. il datore di lavoro:a) consegna copia del registro di cui al comma 1 all’iSPESL e all’orga-

no di vigilanza competente per territorio, comunicando ad essi ogni tre anni e comunque ogni qualvolta questi ne facciano richiesta, le variazioni intervenute;

b) comunica all’iSPESL e all’organo di vigilanza competente per territo-rio la cessazione del rapporto di lavoro, dei lavoratori di cui al comma 1, fornendo al contempo l’aggiornamento dei dati che li riguardano e consegna al medesimo istituto per tramite del medico competente le relative cartelle sanitarie e di rischio;

c) in caso di cessazione di attività dell’azienda, consegna all’istituto superiore di sanità e all’organo di vigilanza competente per territorio copia del registro di cui al comma 1 ed all’iSPESL copia del medesi-mo registro nonchè per il tramite del medico competente le cartelle sanitarie e di rischio;

d) in caso di assunzione di lavoratori che hanno esercitato attività che comportano rischio di esposizione allo stesso agente richiede all’i-SPESL copia delle annotazioni individuali contenute nel registro di cui al comma 1, nonchè copia della cartella sanitaria e di rischio.”

CHE OMETTE DI CONSERVARE LE CARTELLE SANITARIE INDIVIDUALI FINO ALLA RISOLUZIONE DEL RAPPORTO DI LAVOROnorme violate: articoli 280, comma 4 e 282, comma 2, lett. c)sanzioni previste: la sanzioni amministrativa da 500 a 1.800 euro.estinzione agevolata: il pagamento di 500 euro con le procedure dell’art. 301-bis.devoluzione dei proventi: concessionario Entrateautorità competente: direzione Provinciale del Lavoro territorialmente competente.obblighi violati: art. 280, comma 4:“4.Le annotazioni individuali contenute nel registro di cui al comma 1 e

le cartelle sanitarie e di rischio sono conservate dal datore di lavoro fino a risoluzione del rapporto di lavoro e dall’iSPESL fino a dieci

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

anni dalla cessazione di ogni attività che espone ad agenti biologici. nel caso di agenti per i quali è noto che possono provocare infezioni consistenti o latenti o che danno luogo a malattie con recrudescen-za periodica per lungo tempo o che possono avere gravi sequele a lungo termine tale periodo è di quaranta anni.”

CHE OMETTE DI SEGNALARE TEMPESTIVAMENTE AL PREPOSTO E AL DATORE DI LAVORO QUALSIASI INFORTUNIO CORRELATO AD AGENTI BIOLOGICInorme violate: articoli 277, comma 3 e 285, comma 1, lett. a).sanzioni previste: arresto fino ad un mese o ammenda da 300 a 800 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 277, comma 3:“3.i lavoratori segnalano immediatamente al datore di lavoro o al diri-

gente o al preposto, qualsiasi infortunio o incidente relativo all’uso di agenti biologici.”

CHE NEL CASO DI INCIDENTE CHE PUò PROVOCARE LA DISPERSIO-NE DI UN AGENTE BIOLOGICO APPARTENENTE AI GRUPPI 2, 3 O 4 NON ABBANDONA IMMEDIATAMENTE LA ZONAnorme violate: articoli 277, comma 1 e 285, comma 1, lett. b).sanzioni previste: arresto fino a quindici giorni o ammenda da 100 a 400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 277, comma 1:“1.Se si verificano incidenti che possono provocare la dispersione

nell’ambiente di un agente biologico appartenente ai gruppi 2, 3 o 4, i lavoratori devono abbandonare immediatamente la zona inte-ressata, cui possono accedere soltanto quelli addetti ai necessari interventi, con l’obbligo di usare gli idonei mezzi di protezione.”

CHE OMETTE DI VALUTARE CORRETTAMENTE I FATTORI DI RISCHIO CORRELATI ALLE ATMOSFERE ESPLOSIVE ED AI PARAMETRI DELLE STESSEnorme violate: articoli 290 e 297, comma 1.sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 290:“1.nell’assolvere gli obblighi stabiliti dall’articolo 17, comma 1, il dato-

re di lavoro valuta i rischi specifici derivanti da atmosfere esplosive, tenendo conto almeno dei seguenti elementi:

a) probabilità e durata della presenza di atmosfere esplosive;b) probabilità che le fonti di accensione, comprese le scariche elettro-

statiche, siano presenti e divengano attive ed efficaci;c) caratteristiche dell’impianto, sostanze utilizzate, processi e loro pos-

sibili interazioni;d) entità degli effetti prevedibili.2. i rischi di esplosione sono valutati complessivamente.3. nella valutazione dei rischi di esplosione vanno presi in consi-

derazione i luoghi che sono o possono essere in collegamento, tramite aperture, con quelli in cui possono formarsi atmosfere esplosive.”

CHE OMETTE DI ADOTTARE LE MISURE DI PREVENZIONE E DI PRO-TEZIONE DA ATMOSFERE ESPLOSIVEnorme violate: articoli 289, comma 2 e 297, comma 2.sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 289, comma 2:“2.Se la natura dell’attività non consente di prevenire la formazione di

atmosfere esplosive, il datore di lavoro deve:a) evitare l’accensione di atmosfere esplosive;b) attenuare gli effetti pregiudizievoli di un’esplosione in modo da ga-

rantire la salute e la sicurezza dei lavoratori.”

CHE OMETTE DI PRENDERE PROVVEDIMENTI NECESSARI A SALVA-GUARDARE LA SALUTE DEI LAVORATORI CHE OPERANO IN LOCALI OVE POSSONO SVILUPPARSI ATMOSFERE ESPLOSIVEnorme violate: articoli 291 e 297, comma 2.sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

obblighi violati: art. 291:“1.Al fine di salvaguardare la sicurezza e la salute dei lavoratori, e se-

condo i principi fondamentali della valutazione dei rischi e quelli di cui all’articolo 289, il datore di lavoro prende i provvedimenti neces-sari affinchè:

a) dove possono svilupparsi atmosfere esplosive in quantità tale da mettere in pericolo la sicurezza e la salute dei lavoratori o di altri, gli ambienti di lavoro siano strutturati in modo da permettere di svolge-re il lavoro in condizioni di sicurezza;

b) negli ambienti di lavoro in cui possono svilupparsi atmosfere esplo-sive in quantità tale da mettere in pericolo la sicurezza e la salute dei lavoratori, sia garantito un adeguato controllo durante la presen-za dei lavoratori, in funzione della valutazione del rischio, mediante l’utilizzo di mezzi tecnici adeguati.”

CHE RESPONSABILE DEL LUOGO DI LAVORO INTERESSATO, OMETTE DI COORDINARE L’ADOZIONE DI TUTTE LE MISURE DI PREVENZIONE E DI SICUREZZA DA ATMOSFERE ESPLOSIVEnorme violate: articoli 292, comma 2 e 297, comma 2.sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 292, comma 2:“2.ferma restando la responsabilità individuale di ciascun datore di

lavoro e quanto previsto dall’articolo 26, il datore di lavoro che è responsabile del luogo di lavoro, coordina l’attuazione di tutte le misure riguardanti la salute e la sicurezza dei lavoratori e specifica nel documento sulla protezione contro le esplosioni, di cui all’arti-colo 294, l’obiettivo, le misure e le modalità di attuazione di detto coordinamento.”

CHE OMETTE DI RIPARTIRE IN ZONE LE AREE OVE POSSONO FOR-MARSI ATMOSFERE ESPLOSIVEnorme violate: articoli 293, comma 1 e 297, comma 2.sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

obblighi violati: art. 293, comma 1:“1.il datore di lavoro ripartisce in zone, a norma dell’allegato XLiX, le

aree in cui possono formarsi atmosfere esplosive.”

CHE OMETTE DI ASSICURARSI CHE SULLE AREE OVE POSSONO FORMARSI ATMOSFERE ESPLOSIVE, RIPARTITE COME PRESCRIT-TO, SIANO ADOTTATE LE PRESCRIZIONI MINIME INDICATE ALL’AL-LEGATO “L”norme violate: articoli 293, comma 2 e 297, comma 2.sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 293, comma 2:“2.il datore di lavoro assicura che per le aree di cui al comma 1 siano

applicate le prescrizioni minime di cui all’allegato L.”

CHE NON PROVVEDE AD ELABORARE UN DOCUMENTO SULLA PRO-TEZIONE DA ATMOSFERE ESPLOSIVEnorme violate: articoli 294, comma 1 e 297, comma 2.sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 294, comma 1:“1.nell’assolvere gli obblighi stabiliti dall’articolo 290 il datore di lavo-

ro provvede a elaborare e a tenere aggiornato un documento, deno-minato: “documento sulla protezione contro le esplosioni”.

CHE NEL DOCUMENTO SULLA PROTEZIONE DA ATMOSFERE ESPLO-SIVE, OMETTE DI INDICARE LE INFORMAZIONI PRESCRITTEnorme violate: articoli 294, comma 2 e 297, comma 2.sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 294, comma 2:“2. il documento di cui al comma 1, in particolare, deve precisare:a) che i rischi di esplosione sono stati individuati e valutati;b) che saranno prese misure adeguate per raggiungere gli obiettivi del

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

presente titolo;c) quali sono i luoghi che sono stati classificati nelle zone di cui all’al-

legato XLiX;d) quali sono i luoghi in cui si applicano le prescrizioni minime di cui

all’allegato L;e) che i luoghi e le attrezzature di lavoro, compresi i dispositivi di allar-

me, sono concepiti, impiegati e mantenuti in efficienza tenendo nel debito conto la sicurezza;

f) che, ai sensi del titolo iii, sono stati adottati gli accorgimenti per l’impiego sicuro di attrezzature di lavoro.”

CHE NON COMPILA IL DOCUMENTO SULLA PROTEZIONE DA ATMO-SFERE ESPLOSIVE PRIMA DELL’INIZIO DEI LAVORI norme violate: articoli 294, comma 3 e 297, comma 2.sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 294, comma 3:“3.il documento di cui al comma 1 deve essere compilato prima dell’i-

nizio del lavoro ed essere riveduto qualora i luoghi di lavoro, le at-trezzature o l’organizzazione del lavoro abbiano subito modifiche, ampliamenti o trasformazioni rilevanti.”

CHE OMETTE DI INFORMARE I LAVORATORI ESPOSTI AL PERICOLO DI ATMOSFERE ESPLOSIVE DEI RISCHI CORRELATI E DI FORMARLI ALLE MISURE DA ADOTTAREnorme violate: articoli 294 bis e 297, comma 2.sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 294 bis:“1.nell’ambito degli obblighi di cui agli articoli 36 e 37, il datore di

lavoro provvede affinchè i lavoratori esposti al rischio di esplosione e i loro rappresentanti vengano informati e formati in relazione al risultato della valutazione dei rischi, con particolare riguardo:

a) alle misure adottate in applicazione del presente titolo;b) alla classificazione delle zone;c) alle modalità operative necessarie a minimizzare la presenza e l’ef-

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: datore di lavoro e dirigente

ficacia delle sorgenti di accensione;d) ai rischi connessi alla presenza di sistemi di protezione dell’impianto;e) ai rischi connessi alla manipolazione ed al travaso di liquidi infiam-

mabili e/o polveri combustibili;f) al significato della segnaletica di sicurezza e degli allarmi ottico/

acustici;g) agli eventuali rischi connessi alla presenza di sistemi di prevenzione

delle atmosfere esplosive, con particolare riferimento all’asfissia;h) all’uso corretto di adeguati dispositivi di protezione individuale e alle

relative indicazioni e controindicazioni all’uso.”

CHE NON PROVVEDE ALLA VERIFICA SPECIFICA DELLE INSTALLAZIO-NI ELETTRICHE NELLE AREE A RISCHIO DI ATMOSFERE ESPLOSIVEnorme violate: articoli 296 e 297, comma 2.sanzioni previste: arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 296:“1.il datore di lavoro provvede affinchè le installazioni elettriche nelle

aree classificate come zone 0, 1, 20 o 21 ai sensi dell’allegato XLiX siano sottoposte alle verifiche di cui ai capi iii e iV del decreto del Presidente della repubblica 22 ottobre 2001, n. 462.”

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: preposto

C3) PREPOSTO

CHE OMETTE DI VIGILARE AFFINCHé I LAVORATORI OSSERVINO TUTTE LE PRESCRIZIONI A TUTELA DELLA SALUTE E DELLA SICUREZZAnorme violate: articoli 19, comma 1, lett. a) e 56, comma 1, lett. a). sanzioni previste: arresto fino a due mesi o ammenda da 400 a 1.000 euroautorità competente: Tribunaleobblighi violati: art. 19, comma 1, lett. a)“obblighi del preposto“1. in riferimento alle attività indicate all’articolo 3, i preposti, secondo

le loro attribuzioni e competenze, devono: a) sovrintendere e vigilare sulla osservanza da parte dei singoli lavora-

tori dei loro obblighi di legge, nonchè delle disposizioni aziendali in materia di salute e sicurezza sul lavoro e di uso dei mezzi di prote-zione collettivi e dei dispositivi di protezione individuale messi a loro disposizione e, in caso di persistenza della inosservanza, informare i loro superiori diretti;

b) verificare affinchè soltanto i lavoratori che hanno ricevuto adeguate istruzioni accedano alle zone che li espongono ad un rischio grave e specifico;

c) richiedere l’osservanza delle misure per il controllo delle situazioni di rischio in caso di emergenza e dare istruzioni affinchè i lavoratori, in caso di pericolo grave, immediato e inevitabile, abbandonino il posto di lavoro o la zona pericolosa;

d) informare il più presto possibile i lavoratori esposti al rischio di un pericolo grave e immediato circa il rischio stesso e le disposizioni prese o da prendere in materia di protezione;

e) astenersi, salvo eccezioni debitamente motivate, dal richiedere ai lavoratori di riprendere la loro attività in una situazione di lavoro in cui persiste un pericolo grave ed immediato;

f) segnalare tempestivamente al datore di lavoro o al dirigente sia le deficienze dei mezzi e delle attrezzature di lavoro e dei dispositivi di protezione individuale, sia ogni altra condizione di pericolo che si verifichi durante il lavoro, delle quali venga a conoscenza sulla base della formazione ricevuta.

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: preposto

CHE NON Dà DISPOSIZIONI PER COME GESTIRE LE EMERGENZEnorme violate: articoli 19, comma 1, lett. c) e 56, comma 1, lett. a)sanzioni previste: arresto fino a due mesi o ammenda da 400 a 1.000 euroautorità competente: Tribunaleobblighi violati: art. 19, comma 1, lett. c). il Preposto deve“c) richiedere l’osservanza delle misure per il controllo delle situazioni

di rischio in caso di emergenza e dare istruzioni affinchè i lavoratori, in caso di pericolo grave, immediato e inevitabile, abbandonino il posto di lavoro o la zona pericolosa”.

CHE OMETTE DI SEGNALARE TEMPESTIVAMENTE LE CARENZE DEL-LE MISURE DI SICUREZZA E DEI DISPOSITIVI DI PROTEZIONEnorme violate: articoli 19, comma 1, lett. f) e 56, comma 1, lett. a)sanzioni previste: arresto fino a due mesi o ammenda da 400 a 1.000 euroautorità competente: Tribunaleobblighi violati: art. 19, comma 1, lett. f)“f) segnalare tempestivamente al datore di lavoro o al dirigente sia le deficienze dei mezzi e delle attrezzature di lavoro e dei dispositivi di protezione individuale, sia ogni altra condizione di pericolo che si veri-fichi durante il lavoro, delle quali venga a conoscenza sulla base della formazione ricevuta”.

CHE NON VIGILA AFFINCHé SOLO I LAVORATORI FORMATI ACCEDA-NO AD AREE A RISCHIO GRAVE E SPECIFICOnorme violate: articoli 19, comma 1, lett. b) e 56, comma 1, lett. b)sanzioni previste: arresto fino a un mese o ammenda da 200 a 800 euroautorità competente: Tribunaleobblighi violati: art. 19, comma 1, lett. b)“b) verificare affinchè soltanto i lavoratori che hanno ricevuto adeguate istru-zioni accedano alle zone che li espongono ad un rischio grave e specifico”.

CHE OMETTE DI INFORMARE I LAVORATORI DI UN RISCHIO GRAVEnorme violate: articoli 19, comma 1, lett. d) e 56, comma 1, lett. b)sanzioni previste: arresto fino a un mese o ammenda da 200 a 800 euroautorità competente: Tribunaleobblighi violati: art. 19, comma 1, lett. d)“il preposto deve:

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: preposto

d) informare il più presto possibile i lavoratori esposti al rischio di un pericolo grave e immediato circa il rischio stesso e le disposizioni prese o da prendere in materia di protezione”.

CHE NON FREQUENTA I PRESCRITTI CORSI DI FORMAZIONEnorme violate: articoli 19, comma 1, lett. g) e 56, comma 1, lett. b)sanzioni previste: arresto fino a un mese o ammenda da 200 a 800 euroautorità competente: Tribunaleobblighi violati: art. 19, comma 1, lett. g) - “il Preposto deve g) frequentare appositi corsi di formazione secondo quanto previsto

dall’articolo 37”.

CHE AL MOMENTO DELLE SCELTE PROGETTUALI, SCELGONO TECNI-CHE, ATTREZZATURE, COMPONENTI E DISPOSITIVI NON IDONEI ALLA TUTELA DELLA SALUTE E DELLA SICUREZZAnorme violate: articoli 22 e 57, comma 1sanzioni previste: arresto fino a sei mesi o ammenda da 1.500 a 6.400 euroautorità competente: Tribunaleobblighi violati: art. 22 “obblighi dei progettisti:1. i progettisti dei luoghi e dei posti di lavoro e degli impianti rispettano

i principi generali di prevenzione in materia di salute e sicurezza sul lavoro al momento delle scelte progettuali e tecniche e scelgono attrezzature, componenti e dispositivi di protezione rispondenti alle disposizioni legislative e regolamentari in materia”.

CHE VENDONO DISPOSITIVI, ATTREZZATURE ED IMPIANTI NON RI-SPONDENTI AI REQUISITI DI SICUREZZA PRESCRITTInorme violate: articoli 23 e 57, comma 2 sanzioni previste: arresto fino da tre a sei mesi o ammenda da 10.000 a 40.000 euroobblighi violati: art. 23 “obblighi dei fabbricanti e dei fornitori:1. Sono vietati la fabbricazione, la vendita, il noleggio e la concessione

in uso di attrezzature di lavoro, dispositivi di protezione individuali ed impianti non rispondenti alle disposizioni legislative e regolamentari vigenti in materia di salute e sicurezza sul lavoro.

2. in caso di locazione finanziaria di beni assoggettati a procedure di at-

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: preposto

testazione alla conformità, gli stessi debbono essere accompagnati, a cura del concedente, dalla relativa documentazione.”

INSTALLATORI CHE ESEGUONO IMPIANTI NON CORRISPONDENTI ALLE NORME PER LA TUTELA DELLA SALUTE E DELLA SICUREZZAnorme violate: articoli 24 e 57, comma 3sanzioni previste: arresto fino a tre mesi o ammenda da 1.200 a 5.000 euroautorità competente: Tribunaleobblighi violati: art. 24 “obblighi degli installatori:1. Gli installatori e montatori di impianti, attrezzature di lavoro o altri

mezzi tecnici, per la parte di loro competenza, devono attenersi alle norme di salute e sicurezza sul lavoro, nonchè alle istruzioni fornite dai rispettivi fabbricanti”.

CHE NONOSTANTE LE INDICAZIONI DEL DATORE DI LAVORO, NON PROV-VEDE AD ATTUARE TUTTE LE MISURE POSSIBILI PER RIDURRE O ELIMI-NARE I RISCHI DA ESPOSIZIONE AD AGENTI CHIMICI PERICOLOSInorme violate: articoli 225 e 263, comma 1, lett. a).sanzioni previste: arresto sino a due mesi o ammenda da 400 a 1.600 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 225:“1.il datore di lavoro, sulla base dell’attività e della valutazione dei ri-

schi di cui all’articolo 223, provvede affinchè il rischio sia eliminato o ridotto mediante la sostituzione, qualora la natura dell’attività lo consenta, con altri agenti o processi che, nelle condizioni di uso, non sono o sono meno pericolosi per la salute dei lavoratori. Quando la natura dell’attività non consente di eliminare il rischio attraverso la sostituzione il datore di lavoro garantisce che il rischio sia ridotto mediante l’applicazione delle seguenti misure da adottarsi nel se-guente ordine di priorità:

a) progettazione di appropriati processi lavorativi e controlli tecnici, nonchè uso di attrezzature e materiali adeguati;

b) appropriate misure organizzative e di protezione collettive alla fonte del rischio;

c) misure di protezione individuali, compresi i dispositivi di protezione indi-viduali, qualora non si riesca a prevenire con altri mezzi l’esposizione;

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: preposto

d) sorveglianza sanitaria dei lavoratori a norma degli articoli 229 e 230.

2. Salvo che possa dimostrare con altri mezzi il conseguimento di un adeguato livello di prevenzione e di protezione, il datore di lavoro, periodicamente ed ogni qualvolta sono modificate le condizioni che possono influire sull’esposizione, provvede ad effettuare la misura-zione degli agenti che possono presentare un rischio per la salute, con metodiche standardizzate di cui è riportato un elenco meramen-te indicativo nell’allegato XLi o in loro assenza, con metodiche ap-propriate e con particolare riferimento ai valori limite di esposizione professionale e per periodi rappresentativi dell’esposizione in termi-ni spazio temporali.

3. Quando sia stato superato un valore limite di esposizione professio-nale stabilito dalla normativa vigente il datore di lavoro identifica e rimuove le cause che hanno cagionato tale superamento dell’even-to, adottando immediatamente le misure appropriate di prevenzione e protezione.

4. i risultati delle misurazioni di cui al comma 2 sono allegati ai docu-menti di valutazione dei rischi e resi noti ai rappresentanti per la si-curezza dei lavoratori. il datore di lavoro tiene conto delle misurazioni effettuate ai sensi del comma 2 per l’adempimento degli obblighi con-seguenti alla valutazione dei rischi di cui all’articolo 223. Sulla base della valutazione dei rischi e dei principi generali di prevenzione e pro-tezione, il datore di lavoro adotta le misure tecniche e organizzative adeguate alla natura delle operazioni, compresi l’immagazzinamento, la manipolazione e l’isolamento di agenti chimici incompatibili fra di loro; in particolare, il datore di lavoro previene sul luogo di lavoro la presenza di concentrazioni pericolose di sostanze infiammabili o quantità pericolose di sostanze chimicamente instabili.

5. Laddove la natura dell’attività lavorativa non consenta di prevenire sul luogo di lavoro la presenza di concentrazioni pericolose di so-stanze infiammabili o quantità pericolose di sostanze chimicamente instabili, il datore di lavoro deve in particolare:

a) evitare la presenza di fonti di accensione che potrebbero dar luogo a incendi ed esplosioni, o l’esistenza di condizioni avverse che potreb-bero provocare effetti fisici dannosi ad opera di sostanze o miscele di sostanze chimicamente instabili;

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: preposto

b) limitare, anche attraverso misure procedurali ed organizzative previ-ste dalla normativa vigente, gli effetti pregiudizievoli sulla salute e la sicurezza dei lavoratori in caso di incendio o di esplosione dovuti all’accensione di sostanze infiammabili, o gli effetti dannosi derivan-ti da sostanze o miscele di sostanze chimicamente instabili.

6. il datore di lavoro mette a disposizione attrezzature di lavoro ed adotta sistemi di protezione collettiva ed individuale conformi alle disposizioni legislative e regolamentari pertinenti, in particolare per quanto riguarda l’uso dei suddetti mezzi in atmosfere potenzialmen-te esplosive.

7. il datore di lavoro adotta misure per assicurare un sufficiente con-trollo degli impianti, apparecchi e macchinari, anche mettendo a di-sposizione sistemi e dispositivi finalizzati alla limitazione del rischio di esplosione o dispositivi per limitare la pressione delle esplosioni.

8. il datore di lavoro informa i lavoratori del superamento dei valori limite di esposizione professionale, delle cause dell’evento e delle misure di prevenzione e protezione adottate e ne dà comunicazione, senza indugio, all’organo di vigilanza.”

CHE NONOSTANTE LE INDICAZIONI DEL DATORE DI LAVORO, OMETTE DI PREDISPORRE ED ATTUARE PROCEDURE DI INTERVENTO A SE-GUITO DI INCIDENTI, FINALIZZATI ALLA SALVAGUARDIA DELLA SA-LUTE E DELLA SICUREZZAnorme violate: articoli 226 e 263, comma 1, lett. a).sanzioni previste: arresto sino a due mesi o ammenda da 400 a 1.600 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 226:“1.ferme restando le disposizioni di cui agli articoli 43 e 44, nonchè

quelle previste dal decreto del ministro dell’interno in data 10 marzo 1998, pubblicato nel supplemento ordinario alla Gazzetta ufficiale n. 81 del 7 aprile 1998, il datore di lavoro, al fine di proteggere la salute e la sicurezza dei lavoratori dalle conseguenze di incidenti o di emergenze derivanti dalla presenza di agenti chimici pericolosi sul luogo di lavoro, predispone procedure di intervento adeguate da attuarsi al verificarsi di tali eventi. Tali misure comprendono esercita-zioni di sicurezza da effettuarsi a intervalli connessi alla tipologia di

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: preposto

lavorazione e la messa a disposizione di appropriati mezzi di pronto soccorso.

2. nel caso di incidenti o di emergenza, il datore di lavoro adotta im-mediate misure dirette ad attenuarne gli effetti ed in particolare, di assistenza, di evacuazione e di soccorso e ne informa i lavoratori. il datore di lavoro adotta inoltre misure adeguate per porre rimedio alla situazione quanto prima.

3. Ai lavoratori cui è consentito operare nell’area colpita o ai lavoratori indispensabili all’effettuazione delle riparazioni e delle attività ne-cessarie, sono forniti indumenti protettivi, dispositivi di protezione individuale ed idonee attrezzature di intervento che devono essere utilizzate sino a quando persiste la situazione anomala.

4. il datore di lavoro adotta le misure necessarie per approntare siste-mi d’allarme e altri sistemi di comunicazione necessari per segnala-re tempestivamente l’incidente o l’emergenza.

5. Le misure di emergenza devono essere contenute nel piano previsto dal decreto di cui al comma 1. in particolare nel piano vanno inserite:

a) informazioni preliminari sulle attività pericolose, sugli agenti chimici pericolosi, sulle misure per l’identificazione dei rischi, sulle precau-zioni e sulle procedure, in modo tale che servizi competenti per le si-tuazioni di emergenza possano mettere a punto le proprie procedure e misure precauzionali;

b) qualunque altra informazione disponibile sui rischi specifici derivan-ti o che possano derivare dal verificarsi di incidenti o situazioni di emergenza, comprese le informazioni sulle procedure elaborate in base al presente articolo.

6. nel caso di incidenti o di emergenza i soggetti non protetti devono immediatamente abbandonare la zona interessata.”

CHE DISPONE LA PRODUZIONE, LA LAVORAZIONE E L’IMPIEGO DI AGENTI CHIMICI SUL LAVORO E LE ALTRE ATTIVITà INDICATE ALL’AL-LEGATO XLnorme violate: articoli 228, comma 1 e 263, comma 1, lett. a).sanzioni previste: arresto sino a due mesi o ammenda da 400 a 1.600 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 228, comma 1:

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: preposto

“1.Sono vietate la produzione, la lavorazione e l’impiego degli agenti chimici sul lavoro e le attività indicate all’allegato XL.”

CHE DISPONE LA PRODUZIONE, LA LAVORAZIONE E L’IMPIEGO DI AGENTI CHIMICI AUTORIZZATI, MA PER FINALITà DIVERSE DA QUEL-LE CONSENTITE norme violate: articoli 228, comma 3 e 263, comma 1, lett. a).sanzioni previste: arresto sino a due mesi o ammenda da 400 a 1.600 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 228, comma 3:“3.in deroga al divieto di cui al comma 1, possono essere effettuate,

previa autorizzazione da rilasciarsi ai sensi del comma 5, le seguenti attività:

a) attività a fini esclusivi di ricerca e sperimentazione scientifica, ivi comprese le analisi;

b) attività volte ad eliminare gli agenti chimici che sono presenti sotto forma di sottoprodotto o di rifiuti;

c) produzione degli agenti chimici destinati ad essere usati come inter-medi.”

CHE NON EVITA L’ESPOSIZIONE DEI LAVORATORI, STABILENDO PRO-CEDURE D’IMPIEGO PIù RAPIDE POSSIBILE DEGLI AGENTI COME PRODOTTI INTERMEDInorme violate: articoli 228, comma 4 e 263, comma 1, lett. a).sanzioni previste: arresto sino a due mesi o ammenda da 400 a 1.600 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 228, comma 4:“4.ferme restando le disposizioni di cui al presente capo, nei casi di

cui al comma 3, lettera c), il datore di lavoro evita l’esposizione dei lavoratori, stabilendo che la produzione e l’uso più rapido possibile degli agenti come prodotti intermedi avvenga in un sistema chiuso dal quale gli stessi possono essere rimossi soltanto nella misura necessaria per il controllo del processo o per la manutenzione del sistema.”

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: preposto

CHE CONSENTE LA LAVORAZIONE E L’IMPIEGO DI AGENTI CHIMICI PER I QUALI ERANO PRESCRITTE AUTORIZZAZIONI, SENZA CHE L’A-ZIENDA AVESSE CONSEGUITO IL TITOLOnorme violate: articoli 228, comma 5 e 263, comma 1, lett. a).sanzioni previste: arresto sino a due mesi o ammenda da 400 a 1.600 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 228, comma 5:“5. il datore di lavoro che intende effettuare le attività di cui al comma 3 deve inviare una richiesta di autorizzazione al ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali che la rilascia sentito il ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali e la regione interessata. La richiesta di autorizzazione è corredata dalle seguenti informazioni:a) i motivi della richiesta di deroga;b) i quantitativi dell’agente da utilizzare annualmente;c) il numero dei lavoratori addetti;d) descrizione delle attività e delle reazioni o processi;e) misure previste per la tutela della salute e sicurezza e per prevenire

l’esposizione dei lavoratori.”

CHE NON RIDUCE O EVITA L’IMPIEGO DI AGENTI CANCEROGENI NO-NOSTANTE FOSSE TECNICAMENTE POSSIBILE LA SOSTITUZIONE CON LATRO PREPARATOnorme violate: articoli 235 e 263, comma 1, lett. a).sanzioni previste: arresto sino a due mesi o ammenda da 400 a 1.600 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 235:“1.il datore di lavoro evita o riduce l’utilizzazione di un agente cance-

rogeno o mutageno sul luogo di lavoro in particolare sostituendolo, se tecnicamente possibile, con una sostanza o un preparato o un procedimento che nelle condizioni in cui viene utilizzato non risulta nocivo o risulta meno nocivo per la salute e la sicurezza dei lavo-ratori.

2. Se non è tecnicamente possibile sostituire l’agente cancerogeno o mutageno il datore di lavoro provvede affinchè la produzione o l’utilizzazione dell’agente cancerogeno o mutageno avvenga in un

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: preposto

sistema chiuso purchè tecnicamente possibile.3. Se il ricorso ad un sistema chiuso non è tecnicamente possibile il

datore di lavoro provvede affinchè il livello di esposizione dei avo-ratori sia ridotto al più basso valore tecnicamente possibile. L’e-sposizione non deve comunque superare il valore limite dell’agente stabilito nell’allegato XLiii.”

CHE A SEGUITO DELLA VALUTAZIONE DEI FATTORI DI RISCHIO NON ADOTTA LE MISURE PREVENTIVE E PROTETTIVE PRESVISTEnorme violate: articoli 236, comma 3 e 263, comma 1, lett. a).sanzioni previste: arresto sino a due mesi o ammenda da 400 a 1.600 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 236, comma 3:“3.il datore di lavoro, in relazione ai risultati della valutazione di cui

al comma 1, adotta le misure preventive e protettive del presente capo, adattandole alle particolarità delle situazioni lavorative.”

CHE A SEGUITO DI INCIDENTI NON PREVEDIBILI, NON ADOTTA LE MI-SURE NECESSARIE AD INDIVIDUARNE LE CAUSE E A RIMUOVERLEnorme violate: articoli 240, comma 1 e 263, comma 1, lett. a).sanzioni previste: arresto sino a due mesi o ammenda da 400 a 1.600 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 240, comma 1:“1.Qualora si verifichino eventi non prevedibili o incidenti che possono

comportare un’esposizione anomala dei lavoratori ad agenti cance-rogeni o mutageni, il datore di lavoro adotta quanto prima misure appropriate per identificare e rimuovere la causa dell’evento e ne informa i lavoratori e il rappresentante per la sicurezza.”

CHE NON DISPONE L’IMMEDIATA EVACUAZIONE DELL’AREA INTE-RESSATA DA EVENTI PERICOLOSI E L’ACCESSO SOLO ALLE PERSONE INTERESSATE ALLA MANUTENZIONE E ALLA RIPARAZIONEnorme violate: articoli 240, comma 2 e 263, comma 1, lett. a).sanzioni previste: arresto sino a due mesi o ammenda da 400 a 1.600 euro.

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: preposto

autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 240, comma 2:“2. i lavoratori devono abbandonare immediatamente l’area interes-

sata, cui possono accedere soltanto gli addetti agli interventi di ri-parazione ed ad altre operazioni necessarie, indossando idonei in-dumenti protettivi e dispositivi di protezione delle vie respiratorie, messi a loro disposizione dal datore di lavoro. in ogni caso l’uso dei dispositivi di protezione non può essere permanente e la sua durata, per ogni lavoratore, è limitata al tempo strettamente necessario.”

CHE PER LE OPERAZIONI DI MANUTENZIONE E PER QUELLE LAVO-RATIVE, PER LE QUALI è PREVEDIBILE UN’ESPOSIZIONE DEI LAVO-RATORI IMPEGNATI AD AGENTI CHIMICI, NON DISPONE LE MISURE NECESSARIE AD EVITARE L’ACCESSO ALLE PERSONE NON INTERES-SATE E A DISTRIBUIRE AI LAVORATORI IMPEGNATI GLI INDUMENTI ED I DISPOSITIVI PRESCRITTInorme violate: articoli 241 e 263, comma 1, lett. a).sanzioni previste: arresto sino a due mesi o ammenda da 400 a 1.600 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 241:“1.Per le operazioni lavorative, quale quella di manutenzione, per le

quali è prevedibile, nonostante l’adozione di tutte le misure di pre-venzione tecnicamente applicabili, un’esposizione rilevante dei lavo-ratori addetti ad agenti cancerogeni o mutageni, il datore di lavoro previa consultazione del rappresentante per la sicurezza:

a) dispone che soltanto tali lavoratori hanno accesso alle suddette aree anche provvedendo, ove tecnicamente possibile, all’isolamen-to delle stesse ed alla loro identificazione mediante appositi con-trassegni;

b) fornisce ai lavoratori speciali indumenti e dispositivi di protezione individuale che devono essere indossati dai lavoratori adibiti alle suddette operazioni.

2. La presenza nelle aree di cui al comma 1 dei lavoratori addetti è in ogni caso ridotta al tempo strettamente necessario con riferimento alle lavorazioni da espletare.”

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: preposto

CHE NON SI ASSICURA CHE I LAVORATORI ESPOSTI SIANO SOTTOPO-STI A SORVEGLIANZA SANITARIAnorme violate: articoli 242, comma 1 e 263, comma 1, lett. a).sanzioni previste: arresto sino a due mesi o ammenda da 400 a 1.600 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 242, comma 1:“1.i lavoratori per i quali la valutazione di cui all’articolo 236 ha eviden-

ziato un rischio per la salute sono sottoposti a sorveglianza sanitaria.”

CHE, SULLA BASE DELLE RISULTANZE DEGLI ESAMI, NON ADOTTA, SU CONFORME PARERE DEL MEDICO LE MISURE PREVENTIVE E PROTETTIVE NECESSARIEnorme violate: articoli 242, comma 2 e 263, comma 1, lett. a).sanzioni previste: arresto sino a due mesi o ammenda da 400 a 1.600 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 242, comma 2:“2.il datore di lavoro, su conforme parere del medico competente, adot-

ta misure preventive e protettive per i singoli lavoratori sulla base delle risultanze degli esami clinici e biologici effettuati.”

CHE INIZIA I LAVORI DI DEMOLIZIONE O DI RIMOZIONE SENZA IN-FORMARSI DELLA PRESENZA EVENTUALE DI AMIANTOnorme violate: articoli 248, comma 1 e 263, comma 1, lett. a).sanzioni previste: arresto sino a due mesi o ammenda da 400 a 1.600 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 248, comma 1:“1.Prima di intraprendere lavori di demolizione o di manutenzione, il

datore di lavoro adotta, anche chiedendo informazioni ai proprietari dei locali, ogni misura necessaria volta ad individuare la presenza di materiali a potenziale contenuto d’amianto.”

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: preposto

CHE NON PROVVEDE AFFINCHé OGNI LAVORATORE NON SIA ESPO-STO A VALORI SUPERIORI AL CONSENTITO E, NEL CASO DI SUPERA-MENTO, NON ADOTTA LE MISURE NECESSARIE AD ELIMINARNE LA CAUSAnorme violate: articoli 254 e 263, comma 1, lett. a).sanzioni previste: arresto sino a due mesi o ammenda da 400 a 1.600 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 254:“1.il valore limite di esposizione per l’amianto è fissato a 0,1 fibre per

centimetro cubo di aria, misurato come media ponderata nel tem-po di riferimento di otto ore. i datori di lavoro provvedono affinchè nessun lavoratore sia esposto a una concentrazione di amianto nell’aria superiore al valore limite.

2. Quando il valore limite fissato al comma l viene superato, il datore di lavoro individua le cause del superamento e adotta il più presto possibile le misure appropriate per ovviare alla situazione. il lavoro può proseguire nella zona interessata solo se vengono prese misu-re adeguate per la protezione dei lavoratori interessati.

3. Per verificare l’efficacia delle misure di cui al comma 2, il datore di lavoro procede immediatamente ad una nuova determinazione della concentrazione di fibre di amianto nell’aria.

4. in ogni caso, se l’esposizione non può essere ridotta con altri mez-zi e per rispettare il valore limite è necessario l’uso di un dispo-sitivo di protezione individuale delle vie respiratorie con fattore di protezione operativo tale da garantire tutte le condizioni previste dall’articolo 251, comma 1, lettera b); l’utilizzo dei dPi deve es-sere intervallato da periodi di riposo adeguati all’impegno fisico richiesto dal lavoro; l’accesso alle aree di riposo deve essere pre-ceduto da idonea decontaminazione di cui all’articolo 256, comma 4, lettera d).

5. nell’ipotesi di cui al comma 4, il datore di lavoro, previa consulta-zione con i lavoratori o i loro rappresentanti, assicura i periodi di riposo necessari, in funzione dell’impegno fisico e delle condizioni climatiche.”

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: preposto

CHE NON SI ASSICURA CHE I LAVORATORI ESPOSTI AD AGENTI CHI-MICI SANO SOTTOPOSTI A VIGILANZA SANITARIAnorme violate: articoli 229, comma 1 e 263, comma 1, lett. b).sanzioni previste: arresto sino a un mese o ammenda da 250 a 1.000 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 229, comma 1:“1.fatto salvo quanto previsto dall’articolo 224, comma 2, sono sot-

toposti alla sorveglianza sanitaria di cui all’articolo 41 i lavoratori esposti agli agenti chimici pericolosi per la salute che rispondono ai criteri per la classificazione come molto tossici, tossici, nocivi, sensibilizzanti, corrosivi, irritanti, tossici per il ciclo riproduttivo, can-cerogeni e mutageni di categoria 3.”

CHE NON SI ASSICURA CHE IL LAVORATORE ESPOSTO AD AGENTI CHIMICI SIA SOTTOPOSTO ALLA VIGILANZA SANITARIA PREVENTI-VA, PERIODICA (ALMENO UNA VOLTA L’ANNO) E ALL’ATTO DELLA CESSAZIONE DEL RAPPORTO DI LAVOROnorme violate: articoli 229, comma 2 e 263, comma 1, lett. b).sanzioni previste: arresto sino a un mese o ammenda da 250 a 1.000 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 229, comma 2:“2. La sorveglianza sanitaria viene effettuata:a) prima di adibire il lavoratore alla mansione che comporta l’esposi-

zione;b) periodicamente, di norma una volta l’anno o con periodicità diversa

decisa dal medico competente con adeguata motivazione riportata nel documento di valutazione dei rischi e resa nota ai rappresentanti per la sicurezza dei lavoratori, in funzione della valutazione del ri-schio e dei risultati della sorveglianza sanitaria;

c) all’atto della cessazione del rapporto di lavoro. in tale occasione il medico competente deve fornire al lavoratore le eventuali indicazioni relative alle prescrizioni mediche da osservare.”

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: preposto

CHE NON SI ASSICURA CHE IL LAVORATORE IMPIEGATO IN MANSIO-NI CON ESPOSIZIONE AD AGENTI PER I QUALI è PREVISTO IL MONI-TORAGGIO BIOLOGICO, ABBIA ADEMPIUTO A TALE PRESCRIZIONEnorme violate: articoli 229, comma 3 e 263, comma 1, lett. b).sanzioni previste: arresto sino a un mese o ammenda da 250 a 1.000 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 229, comma 3:“3.il monitoraggio biologico è obbligatorio per i lavoratori esposti agli

agenti per i quali è stato fissato un valore limite biologico. dei risul-tati di tale monitoraggio viene informato il lavoratore interessato. i risultati di tale monitoraggio, in forma anonima, vengono allegati al documento di valutazione dei rischi e comunicati ai rappresentanti per la sicurezza dei lavoratori.”

CHE SULLA BASE DI PARERE CONFORME DEL MEDICO E SULLA BASE DELLE RISULTANZE, NON ADOTTA LE MISURE PREVENTIVE E PROTETTIVE PREVISTEnorme violate: articoli 229, comma 5 e 263, comma 1, lett. b).sanzioni previste: arresto sino a un mese o ammenda da 250 a 1.000 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 229, comma 5:“5.il datore di lavoro, su parere conforme del medico competente, adot-

ta misure preventive e protettive particolari per i singoli lavoratori sulla base delle risultanze degli esami clinici e biologici effettuati. Le misure possono comprendere l’allontanamento del lavoratore se-condo le procedure dell’articolo 42.”

CHE NON FORNISCE AI LAVORATORI, SULLA BASE DELLE CONOSCEN-ZE DISPONIBILI, LE INFORMAZIONI SUGLI AGENTI CANCEROGENI E MUTAGENI, LE MISURE IGIENICHE E TUTTE LE ALTRE MISURE PRO-TETTIVE DA ATTUARE norme violate: articoli 239, comma 1 e 263, comma 1, lett. b).sanzioni previste: arresto sino a un mese o ammenda da 250 a 1.000 euro.autorità competente: Tribunale.

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: preposto

obblighi violati: art. 239, comma 1:“1.il datore di lavoro fornisce ai lavoratori, sulla base delle conoscen-

ze disponibili, informazioni ed istruzioni, in particolare per quanto riguarda:

a) gli agenti cancerogeni o mutageni presenti nei cicli lavorativi, la loro dislocazione, i rischi per la salute connessi al loro impiego, ivi com-presi i rischi supplementari dovuti al fumare;

b) le precauzioni da prendere per evitare l’esposizione;c) le misure igieniche da osservare;d) la necessità di indossare e impiegare indumenti di lavoro e protettivi

e dispositivi individuali di protezione ed il loro corretto impiego;e) il modo di prevenire il verificarsi di incidenti e le misure da adottare

per ridurre al minimo le conseguenze.”

CHE NON ASSICURA AI LAVORATORI ESPOSTI ADEGUATA FORMA-ZIONE IN ORDINE AI FATTORI DI RISCHIOnorme violate: articoli 239, comma 2 e 263, comma 1, lett. b).sanzioni previste: arresto sino a un mese o ammenda da 250 a 1.000 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 239, comma 2:“2.il datore di lavoro assicura ai lavoratori una formazione adeguata in

particolare in ordine a quanto indicato al comma 1.”

CHE NON SI ASSICURA CHE I CONTENITORI DEGLI AGENTI CANCE-ROGENI O MUTAGENI SIANO CORRETTAMENTE ETICHETTATInorme violate: articoli 239, comma 4 e 263, comma 1, lett. b).sanzioni previste: arresto sino a un mese o ammenda da 250 a 1.000 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 239, comma 4:“4.il datore di lavoro provvede inoltre affinchè gli impianti, i conteni-

tori, gli imballaggi contenenti agenti cancerogeni o mutageni siano etichettati in maniera chiaramente leggibile e comprensibile. i con-trassegni utilizzati e le altre indicazioni devono essere conformi al disposto dei decreti legislativi 3 febbraio 1997, n. 52, e 14 marzo 2003, n. 65, e successive modificazioni.”

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: preposto

CHE NON APPLICA I PRINCIPI DI BUONA PRASSI MICROBIOLOGICA E NON ADOTTA LE MISURE PROTETTIVE ADEGUATE AI RISCHI RILEVATInorme violate: articoli 271, comma 2 e 283sanzioni previste: arresto fino a due mesi o con l’ammenda da 400 a 1.600 euroautorità competente: Tribunaleobblighi violati: art. 271, comma 2:2. il datore di lavoro applica i principi di buona prassi microbiologica,

ed adotta, in relazione ai rischi accertati, le misure protettive e pre-ventive di cui al presente titolo, adattandole alle particolarità delle situazioni lavorative.

CHE NON ATTUA TUTTE LE MISURE ORGANIZZATIVE NECESSARIE A RIDURRE I FATTORI DI PERICOLO CORRELATI ALLE VALUTAZIONI EMERSE IN SEDE DI RILEVAZIONE DEI RISCHIOnorme violate: articoli 272 e 283sanzioni previste: arresto fino a due mesi o con l’ammenda da 400 a 1.600 euroautorità competente: Tribunaleobblighi violati: art. 272“1.in tutte le attività per le quali la valutazione di cui all’articolo 271

evidenzia rischi per la salute dei lavoratori il datore di lavoro attua misure tecniche, organizzative e procedurali, per evitare ogni esposi-zione degli stessi ad agenti biologici.

2. in particolare, il datore di lavoro:a) evita l’utilizzazione di agenti biologici nocivi, se il tipo di attività lavo-

rativa lo consente;b) limita al minimo i lavoratori esposti, o potenzialmente esposti, al

rischio di agenti biologici;c) progetta adeguatamente i processi lavorativi anche attraverso l’uso

di dispositivi di sicurezza atti a proteggere dall’esposizione acciden-tale ad agenti biologici;

d) adotta misure collettive di protezione ovvero misure di protezione individuali qualora non sia possibile evitare altrimenti l’esposizione;

e) adotta misure igieniche per prevenire e ridurre al minimo la propaga-zione accidentale di un agente biologico fuori dal luogo di lavoro;

f) usa il segnale di rischio biologico, rappresentato nell’allegato XLV, e

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: preposto

altri segnali di avvertimento appropriati;g) elabora idonee procedure per prelevare, manipolare e trattare cam-

pioni di origine umana ed animale;h) definisce procedure di emergenza per affrontare incidenti;i) verifica la presenza di agenti biologici sul luogo di lavoro al di fuori

del contenimento fisico primario, se necessario o tecnicamente rea-lizzabile;

l) predispone i mezzi necessari per la raccolta, l’immagazzinamento e lo smaltimento dei rifiuti in condizioni di sicurezza, mediante l’im-piego di contenitori adeguati ed identificabili eventualmente dopo idoneo trattamento dei rifiuti stessi;

m) concorda procedure per la manipolazione ed il trasporto in condizioni di sicurezza di agenti biologici all’interno e all’esterno del luogo di lavoro.

CHE NON IMPIEGA LE PROCEDURE CHE CONSENTONO, SENZA RI-SCHI PER I LAVORATORI E PER L’AMBIENTE LO SMALTIMENTO DEI MATERIALI CONTAMINATInorme violate: articoli 274, comma 2 e 283sanzioni previste: arresto fino a due mesi o con l’ammenda da 400 a 1.600 euroautorità competente: Tribunaleobblighi violati: art. 274, comma 2“in relazione ai risultati della valutazione, il datore di lavoro definisce e provvede a che siano applicate procedure che consentono, senza rischi per l’operatore e per la comunità, lo smaltimento dei materiali ed i rifiuti contaminati”

CHE OMETTE DI ADOTTARE LE MISURE PRESCRITTE PER LE STRUT-TURE DI ISOLAMENTO DI PERSONE CONTAMINATE DA AGENTI BIO-LOGICInorme violate: articoli 274, comma 3 e 283sanzioni previste: arresto fino a due mesi o con l’ammenda da 400 a 1.600 euroautorità competente: obblighi violati: art. 274, comma 3: nelle strutture di isolamento che ospitano pazienti od animali che sono,

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: preposto

o potrebbero essere, contaminati da agenti biologici del gruppo 2, 3 o 4, le misure di contenimento da attuare per ridurre al minimo il rischio di infezione sono scelte tra quelle indicate nell’allegato XLVii in funzione delle modalità di trasmissione dell’agente biologico.

CHE OMETTE DI ADOTTARE LE MISURE SPECIFICHE PER I LABORA-TORI E GLI STABULATORInorme violate: articoli 275 e 283sanzioni previste: arresto fino a due mesi o con l’ammenda da 400 a 1.600 euroautorità competente: Tribunaleobblighi violati: art. 275:“1.fatto salvo quanto specificatamente previsto all’allegato XLVi, punto 6,

nei laboratori comportanti l’uso di agenti biologici dei gruppi 2, 3 o 4 a fini di ricerca, didattici o diagnostici, e nei locali destinati ad animali da laboratorio deliberatamente contaminati con tali agenti, il datore di lavo-ro adotta idonee misure di contenimento in conformità all’allegato XLVii.

2. il datore di lavoro assicura che l’uso di agenti biologici sia eseguito:a) in aree di lavoro corrispondenti almeno al secondo livello di conteni-

mento, se l’agente appartiene al gruppo 2;b) in aree di lavoro corrispondenti almeno al terzo livello di contenimen-

to, se l’agente appartiene al gruppo 3;c) in aree di lavoro corrispondenti almeno al quarto livello di conteni-

mento, se l’agente appartiene al gruppo 4.3. nei laboratori comportanti l’uso di materiali con possibile contami-

nazione da agenti biologici patogeni per l’uomo e nei locali destinati ad animali da esperimento, possibili portatori di tali agenti, il datore di lavoro adotta misure corrispondenti almeno a quelle del secondo livello di contenimento.

4. nei luoghi di cui ai commi 1 e 3 in cui si fa uso di agenti biologici non ancora classificati, ma il cui uso può far sorgere un rischio grave per la salute dei lavoratori, il datore di lavoro adotta misure corrispon-denti almeno a quelle del terzo livello di contenimento.

5. Per i luoghi di lavoro di cui ai commi 3 e 4, il ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, sentito l’istituto superiore di sanità, può individuare misure di contenimento più elevate.

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: preposto

CHE OMETTE DI ADOTTARE LE MISURE SPECIFICHE PER I PROCESSI INDUSTRIALI CHE VEDONO L’IMPIEGO DI AGENTI BIOLOGICInorme violate: articoli 276 e 283sanzioni previste: arresto fino a due mesi o con l’ammenda da 400 a 1.600 euroautorità competente: Tribunaleobblighi violati: art. 276:“1.fatto salvo quanto specificatamente previsto all’allegato XLVii, pun-

to 6, nei processi industriali comportanti l’uso di agenti biologici dei gruppi 2, 3 e 4, il datore di lavoro adotta misure opportunamente scelte tra quelle elencate nell’allegato XLViii, tenendo anche conto dei criteri di cui all’articolo 275.

2. nel caso di agenti biologici non ancora classificati, il cui uso può far sorgere un rischio grave per la salute dei lavoratori, il datore di lavoro adotta misure corrispondenti almeno a quelle del terzo livello di contenimento.

CHE OMETTE DI INFORMARE I LAVORATORI DEI RISCHI CONNESSI AGLI AGENTI BIOLOGICI, LE PRECAUZIONI DA PRENDERE E LE PRE-SCRIZIONI DA OSSERVARE norme violate: articoli 278, comma 1 e 283sanzioni previste: arresto fino a due mesi o con l’ammenda da 400 a 1.600 euroautorità competente: Tribunaleobblighi violati: art. 278, comma 1:“1.nelle attività per le quali la valutazione di cui all’articolo 271 eviden-

zia rischi per la salute dei lavoratori, il datore di lavoro fornisce ai lavoratori, sulla base delle conoscenze disponibili, informazioni ed istruzioni, in particolare per quanto concerne:

a) i rischi per la salute dovuti agli agenti biologici utilizzati;b) le precauzioni da prendere per evitare l’esposizione;c) le misure igieniche da osservare;d) la funzione degli indumenti di lavoro e protettivi e dei dispositivi di

protezione individuale ed il loro corretto impiego;e) le procedure da seguire per la manipolazione di agenti biologici del

gruppo 4;

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: preposto

f) il modo di prevenire il verificarsi di infortuni e le misure da adottare per ridurne al minimo le conseguenze.”

CHE OMETTE DI INFORMARE E DI FORMARE INIZIALMENTE E PE-RIODICAMENTE I LAVORATORI SUI RISCHI CONNESSI AGLI AGENTI BIOLOGICI E SULLE MISURE DA ADOTTAREnorme violate: articoli 278, comma 3 e 283sanzioni previste: arresto fino a due mesi o con l’ammenda da 400 a 1.600 euroautorità competente: Tribunaleobblighi violati: art. 278, comma 3“3.L’informazione e la formazione di cui ai commi 1 e 2 sono fornite pri-

ma che i lavoratori siano adibiti alle attività in questione, e ripetute, con frequenza almeno quinquennale, e comunque ogni qualvolta si verificano nelle lavorazioni cambiamenti che influiscono sulla natura e sul grado dei rischi

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: lavoratore

C4) LAVORATORE

CHE NON OSSERVA LE ISTRUZIONI RICEVUTEnorme violate: articoli 20, comma 2, lett. b) e 59, comma 1, lett. a)sanzioni previste: arresto fino ad un mese o ammenda da 200 a 600 euroautorità competente: Tribunaleobblighi violati: art. 20, comma 2, lett. b) “il Lavoratore deve: b) osservare le disposizioni e le istruzioni impartite dal datore di lavoro, dai

dirigenti e dai preposti, ai fini della protezione collettiva ed individuale”.

CHE NON UTILIZZA CORRETTAMENTE LE ATTREZZATURE PERICOLO-SE E LE SOSTANZE PERICOLOSEnorme violate: articoli 20, comma 2, lett. c) e 59, comma 1, lett. a)sanzioni previste: arresto fino ad un mese o ammenda da 200 a 600 euroautorità competente: Tribunaleobblighi violati: art. 20, comma 2, lett. c) “il lavoratore deve: c) utilizzare correttamente le attrezzature di lavoro, le sostanze e i prepa-

rati pericolosi, i mezzi di trasporto, nonchè i dispositivi di sicurezza”.

CHE NON UTILIZZA IN MANIERA APPROPRIATA I DISPOSITIVI DI PROTEZIONEnorme violate: articoli 20, comma 2, lett. d) e 59, comma 1, lett. a)sanzioni previste: arresto fino ad un mese o ammenda da 200 a 600 euroautorità competente: Tribunaleobblighi violati: art. 20, comma 2, lett. d) “il lavoratore deve: d) utilizzare in modo appropriato i dispositivi di protezione messi a loro

disposizione”.

CHE NON SEGNALA IMMEDIATAMENTE LE DEFICIENZE DEI MEZZI DI PROTEZIONEnorme violate: art. 20, comma 2, lett. e) e 59, comma 1, lett. a)sanzioni previste: arresto fino ad un mese o ammenda da 200 a 600 euroautorità competente: Tribunaleobblighi violati: art. 20, comma 2, lett. e) “il lavoratore deve e) segnalare immediatamente al datore di lavoro, al dirigente o al pre-

posto le deficienze dei mezzi e dei dispositivi di cui alle lettere c)

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: lavoratore

e d), nonchè qualsiasi eventuale condizione di pericolo di cui ven-gano a conoscenza, adoperandosi direttamente, in caso di urgen-za, nell’ambito delle proprie competenze e possibilità e fatto salvo l’obbligo di cui alla lettera f) per eliminare o ridurre le situazioni di pericolo grave e incombente, dandone notizia al rappresentante dei lavoratori per la sicurezza”.

CHE SENZA AUTORIZZAZIONE RIMUOVE I DISPOSITIVI DI CONTROL-LO O DI SICUREZZAnorme violate: articoli 20, comma 2, lett. f) e 59, comma 1, lett. a)sanzioni previste: arresto fino ad un mese o ammenda da 200 a 600 euroautorità competente: Tribunaleobblighi violati: art. 20, comma 2, lett. f) “il lavoratore non deve:f) rimuovere o modificare senza autorizzazione i dispositivi di sicurezza

o di segnalazione o di controllo”.

CHE D’INIZIATIVA COMPIE OPERAZIONI CHE POSSONO COMPRO-METTERE LA SICUREZZA DI ALTRInorme violate: articoli 20, comma 2, lett. g) e 59, comma 1, lett. a)sanzioni previste: arresto fino ad un mese o ammenda da 200 a 600 euroautorità competente: Tribunaleobblighi violati: art. 20, comma 2, lett. g) “il lavoratore non deve com-piere di propria iniziativa operazioni o manovre che non sono di loro competenza ovvero che possono compromettere la sicurezza propria o di altri lavoratori”.

CHE NON PARTECIPA AI PROGRAMMI DI FORMAZIONE E DI ADDE-STRAMENTOnorme violate: articoli 20, comma 2, lett. h) e 59, comma 1, lett. a)sanzioni previste: arresto fino ad un mese o ammenda da 200 a 600 euroautorità competente: Tribunaleobblighi violati: art. 20, comma 2, lett. h) “il lavoratore deve partecipare ai programmi di formazione e di addestramento organizzati dal datore di lavoro”.

CHE NON SI SOTTOPONE AGLI ACCERTAMENTI SANITARInorme violate: articoli 20, comma 2, lett. i) e 59, comma 1, lett. a)

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: lavoratore

sanzioni previste: arresto fino ad un mese o ammenda da 200 a 600 euroautorità competente: Tribunaleobblighi violati: art. 20, comma 2, lett. i) “il lavoratore deve sottoporsi ai controlli sanitari previsti dal presente decreto legislativo o comunque disposti dal medico competente”.

CHE SENZA GIUSTIFICATO MOTIVO, RIFIUTA LA DESIGNAZIONE ALLA GESTIONE DELLE EMERGENZEnorme violate: articoli 43, comma 3, primo periodo e 59, comma 1, lett. a)sanzioni previste: arresto fino ad un mese o ammenda da 200 a 600 euroautorità competente: Tribunaleobblighi violati: art. 43, comma 3, primo periodo “i lavoratori non possono, se non per giustificato motivo, rifiutare la designazione. Essi devono es-sere formati, essere in numero sufficiente e disporre di attrezzature ade-guate, tenendo conto delle dimensioni e dei rischi specifici dell’azienda o dell’unità produttiva. con riguardo al personale della difesa la formazione specifica svolta presso gli istituti o la scuole della stessa Amministrazione è abilitativa alla funzione di addetto alla gestione delle emergenze.”

CHE OPERA IN REGIME DI APPALTO O DI SUBAPPALTO E NON ESPO-NE LA TESSERA DI RICONOSCIMENTOnorme violate: articoli 20, comma 3 e 59, comma 1, lett. b)sanzioni previste: sanzione amministrativa da 50 a 300 euroestinzione agevolata: pagamento di 50 euro con le procedure dell’articolo 301-bisdevoluzione proventi: concessionario riscossione Entrateautorità competente: direzione Provinciale del Lavoro territorialmente competente. obblighi violati: art. 20, comma 3: “i lavoratori di aziende che svolgono attività in regime di appalto o subappalto, devono esporre apposita tessera di riconoscimento, corredata di fotografia, contenente le ge-neralità del lavoratore e l’indicazione del datore di lavoro. Tale obbligo grava anche in capo ai lavoratori autonomi che esercitano direttamente la propria attività nel medesimo luogo di lavoro, i quali sono tenuti a provvedervi per proprio conto.”

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: lavoratore

COMPONENTE DI IMPRESA FAMILIARE (LAVORATORE AUTONOMO, COLTIVATORE DIRETTO, SOCIO DI SOCIETà SEMPLICE OPERANTE NEL SETTORE AGRICOLO, ARTIGIANO, PICCOLO COMMERCIANTE) CHE NON UTILIZZA ATTREZZATURE DI LAVORO IN CONFORMITà AL TITOLO IIInorme violate: articoli 21, comma 1, lett. a) e 60, comma 1, lett. a)sanzioni previste: arresto fino ad un mese o ammenda da 200 a 600 euroautorità competente: Tribunaleobblighi violati: art. 21, comma 1, lett. a)“i componenti dell’impresa familiare di cui all’articolo 230-bis del co-dice civile, i lavoratori autonomi che compiono opere o servizi ai sensi dell’articolo 2222 del codice civile, i coltivatori diretti del fondo, i soci delle società semplici operanti nel settore agricolo, gli artigiani e i pic-coli commercianti devono: a) utilizzare attrezzature di lavoro in conformità alle disposizioni di cui

al titolo iii”

COMPONENTE DI IMPRESA FAMILIARE (LAVORATORE AUTONOMO, COLTIVATORE DIRETTO, SOCIO DI SOCIETà SEMPLICE OPERANTE NEL SETTORE AGRICOLO, ARTIGIANO, PICCOLO COMMERCIANTE) CHE NON SI MUNIVA DI DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALEnorme violate: articoli 21, comma 1, lett. b) e 60, comma 1, lett. a)sanzioni previste: arresto fino ad un mese o ammenda da 200 a 600 euroautorità competente: Tribunaleobblighi violati: art. 21, comma 1, lett. b) “munirsi di dispositivi di pro-tezione individuale ed utilizzarli conformemente alle disposizioni di cui al titolo iii”.

COMPONENTE DI IMPRESA FAMILIARE (LAVORATORE AUTONOMO, COLTIVATORE DIRETTO, SOCIO DI SOCIETà SEMPLICE OPERANTE NEL SETTORE AGRICOLO, ARTIGIANO, PICCOLO COMMERCIANTE) CHE NON SI DOTAVA DI TESSERA DI RICONOSCIMENTOnorme violate: articoli 21, comma 1, lett. c) e 60, comma 1, lett. b)sanzioni previste: sanzione amministrativa da 50 a 300 euro per ciascun soggettoestinzione agevolata: pagamento di euro 50 per ciascun soggetto, con le procedure dell’articolo 301-bisdevoluzione proventi: concessionario riscossione Entrate

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: lavoratore

autorità competente: direzione Prov.le del Lavoro territorialmente competenteobblighi violati: art. 21, comma 1, lett. c)“b)munirsi di apposita tessera di riconoscimento corredata di fotogra-

fia, contenente le proprie generalità, qualora effettuino la loro presta-zione in un luogo di lavoro nel quale si svolgano attività in regime di appalto o subappalto.”

COMPONENTE DI IMPRESA FAMILIARE (LAVORATORE AUTONOMO, COLTIVATORE DIRETTO, SOCIO DI SOCIETà SEMPLICE OPERANTE NEL SETTORE AGRICOLO, ARTIGIANO, PICCOLO COMMERCIANTE) CHE ESEGUIVA LAVORI IN REGIME DI APPALTO O DI SUBAPPALTO SENZA MUNIRSI DI TESSERA DI RICONOSCIMENTOnorme violate: articoli 20, comma 3 e 60, comma 2sanzioni previste: sanzione amministrativa da euro 50 a euro 300estinzione agevolata: pagamento di euro 50 con le procedure dell’art. 301-bisdevoluzione proventi: concessione riscossione Entrateautorità competente: direzione Prov.le del Lavoro territorialmente competenteobblighi violati: art. 20, comma 3“3.i lavoratori di aziende che svolgono attività in regime di appalto o

subappalto, devono esporre apposita tessera di riconoscimento, corredata di fotografia, contenente le generalità del lavoratore e l’in-dicazione del datore di lavoro. Tale obbligo grava anche in capo ai lavoratori autonomi che esercitano direttamente la propria attività nel medesimo luogo di lavoro, i quali sono tenuti a provvedervi per proprio conto”.

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: medico competente

C5) MEDICO COMPETENTE

il medico competente va incontro a responsabilità penali ed ammi-nistrative quando: OMETTE DI CONSEGNARE, ALLA CESSAZIONE DELL’INCARICO, LA DOCUMENTAZIONE POSSEDUTAnorme violate: articoli 25, comma 1, lett. d) e 58, comma 1, lett. a). sanzioni previste: arresto fino ad un mese o ammenda da 200 a 800 euro. autorità competente: Tribunale. obblighi violati: art. 25, comma l, lett. d): “Art. 25. Obblighi del medico competente. Il medico competente:a) collabora con il Datore di lavoro e con il servizio di prevenzione e prote-

zione alla valutazione dei rischi, anche ai fini della programmazione, ove necessario, della sorveglianza sanitaria, alla predisposizione della attua-zione delle misure per la tutela della salute e della integrità psico-fisica dei lavoratori, all’attività di formazione e informazione nei confronti dei lavoratori, per la parte di competenza, e alla organizzazione del servizio di primo soccorso considerando i particolari tipi di lavorazione ed espo-sizione e le peculiari modalità organizzative del lavoro. Collabora inoltre alla attuazione e valorizzazione di programmi volontari di “promozione della salute”, secondo principi della responsabilità sociale;

b) programma ed effettua la sorveglianza sanitaria di cui all’articolo 41 attraverso protocolli sanitari definiti in funzione dei rischi specifici e tenendo in considerazione gli indirizzi scientifici più avanzati;

c) istituisce, aggiorna e custodisce, sotto la propria responsabilità, una cartella sanitaria e di rischio per ogni lavoratore sottoposto a sor-veglianza sanitaria; tale cartella è conservata con salvaguardia del segreto professionale e, salvo il tempo strettamente necessario per l’esecuzione della sorveglianza sanitaria e la trascrizione dei relativi risultati, presso il luogo di custodia concordato al momento della no-mina del medico competente;

d) consegna al Datore di lavoro, alla cessazione dell’incarico, la docu-mentazione sanitaria in suo possesso, nel rispetto delle disposizioni di cui al decreto legislativo del 3 0 giugno 2003, n. 196, e con salvaguar-dia del segreto professionale.”

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: medico competente

OMETTE DI CONSEGNARE AL LAVORATORE, ALLA CESSAZIONE DEL RAPPORTO DI LAVORO, COPIA DELLA CARTELLA SANITARIAnorme violate: articoli 25, comma 1, lett. e) primo periodo e 58, comma 1, lett. a).sanzioni previste: arresto fino ad un mese o ammenda da 200 a 800 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 25, comma 1, lett. e) primo periodo: “e) consegna al lavoratore, alla cessazione del rapporto di lavoro, co-

pia della cartella sanitaria e di rischio, e gli fornisce le informazioni necessarie relative alla conservazione della medesima; l’originale del-la cartella sanitaria e di rischio va conservata, nel rispetto di quanto disposto dal decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, da parte del Datore di lavoro, per almeno dieci anni, salvo il diverso termine previ-sto da altre disposizioni del presente decreto”.

NON PROGRAMMA E/O NON EFFETTUA LA SORVEGLIANZA SANITARIAnorme violate: articoli 25, comma 1, lett. b) e 58, comma 1, lett. b).sanzioni previste: arresto fino a due mesi o ammenda da 300 a 1.200 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 25, comma 1, lett. b): il medico competente:“b) programma ed effettua la sorveglianza sanitaria di cui all’articolo 41

attraverso protocolli sanitari definiti in funzione dei rischi specifici e tenendo in considerazione gli indirizzi scientifici più avanzati”.

NON ISTITUISCE ED AGGIORNA LA CARTELLA SANITARIA PER OGNI LAVORATORE SOGGETTO A SORVEGLIANZA SANITARIAnorme violate: articoli 25, comma 1, lett. c) e 58, comma 1, lett. b).sanzioni previste: arresto fino a due mesi o ammenda da 300 a 1.200 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 25, comma 1, lett. c) il medico competente:“c) istituisce, aggiorna e custodisce sotto la propria responsabilità, una

cartella sanitaria e di rischio per ogni lavoratore sottoposto a sor-veglianza sanitaria; tale cartella è conservata con salvaguardia del segreto professionale e, salvo il tempo strettamente necessario per l’esecuzione della sorveglianza sanitaria e la trascrizione dei relativi

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: medico competente

risultati, presso il luogo di custodia concordato al momento della no-mina del medico competente”.

NON FORNISCE INFORMAZIONI AI LAVORATORI SUL SIGNIFICATO DELLA SORVEGLIANZA SANITARIAnorme violate: articoli 25, comma 1, lett. g) e 58, comma 1, lett. b).sanzioni previste: arresto fino a due mesi o ammenda da 300 a 1.200 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 25, comma 1, lett. g):“g) fornisce informazioni ai lavoratori sul significato della sorveglianza sa-

nitaria cui sono sottoposti e, nel caso di esposizione ad agenti con effetti a lungo termine, sulla necessità di sottoporsi ad accertamenti sanitari anche dopo la cessazione della attività che comporta l’esposi-zione a tali agenti. Fornisce altresì, a richiesta, informazioni analoghe ai rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza”.

NON COLLABORA ALLA VALUTAZIONE DEI RISCHInorme violate: articoli 25, comma 1, lett. a) e 58, comma 1, lett. c).sanzioni previste: arresto fino a tre mesi o ammenda da 400 a 1.200 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 25, comma 1, lett. a): il medico competente: “a)collabora con il Datore di lavoro e con il servizio di prevenzione e prote-

zione alla valutazione dei rischi, anche ai fini della programmazione, ove necessario, della sorveglianza sanitaria, alla predisposizione della attua-zione delle misure per la tutela della salute e della integrità psico-fisica dei lavoratori, all’attività di formazione e informazione nei confronti dei lavoratori, per la parte di competenza, e alla organizzazione del servizio di primo soccorso considerando i particolari tipi di lavorazione ed espo-sizione e le peculiari modalità organizzative del lavoro. Collabora inoltre alla attuazione e valorizzazione di programmi volontari di “promozione della salute”, secondo i principi della responsabilità sociale”.

OMETTE DI VISITARE GLI AMBIENTI DI LAVORO ALMENO UNA VOLTA L’ANNOnorme violate: articoli 25, comma 1, lett. l) e 58, comma 1, lett. c).sanzioni previste: arresto fino atre mesi o ammenda da 400 a 1.600 euro.autorità competente: Tribunale.

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: medico competente

obblighi violati: art. 25, comma 1, lett. l): il medico competente:“1) visita gli ambienti di lavoro almeno una volta all’anno o a cadenza

diversa che stabilisce in base alla valutazione dei rischi fa indicazio-ne di una periodicità diversa dall’annuale deve essere comunicata al Datore di lavoro ai fini della sua annotazione nel documento di valu-tazione dei rischi”.

NON INFORMA GLI INTERESSATI DEGLI ESITI DELLA SORVEGLIANZAnorme violate: articoli 25, comma 1, lett. h) e 58, comma 1, lett. d).sanzioni previste: sanzione amministrativa pecuniaria da 600 a 2.000 euro.estinzione agevolata: pagamento di 600 euro con le procedure dell’art. 301-bis.devoluzione proventi: concessionario riscossione tributi Entrate.autorità competente: direzione Provinciale del ministero del Lavoro terri-torialmente competente.obblighi violati: art. 25, comma 1, lett. h):il medico competente:“h) informa ogni lavoratore interessato dei risultati della sorveglianza sa-

nitaria di cui all’l’articolo 41 e, a richiesta dello stesso, gli rilascia copia della ocumentazione sanitaria”.

NON COMUNICA PER ISCRITTO I DATI ANONIMI DELLA SORVEGLIAN-ZA IN OCCASIONE DELLE RIUNIONI PERIODICHEnorme violate: articoli 25, comma 1, lett. i) e 58, comma 1, lett. d).sanzioni previste: sanzione amministrativa pecuniaria da 600 a 2.000 euro. estinzione agevolata: pagamento di 600 euro con le procedure dell’art. 301-bis.devoluzione proventi: concessionario riscossione tributi Entrate.autorità competente: direzione Provinciale del ministero del Lavoro terri-torialmente competente.obblighi violati: art. 25, comma 1, lett. i):Il medico competente:“i) comunica per iscritto, in occasione delle riunioni di cui all’articolo 35, al

Datore di lavoro, al responsabile del servizio di prevenzione protezione dai rischi, ai rappresentanti di lavoratori per la sicurezza, i risultati anoni-mi collettivi della sorveglianza sanitaria effettuata e fornisce indicazioni

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: medico competente

sul significato di detti risultati ai fini della attuazione delle misure per la tutela della salute e della integrità psicofisica dei lavoratori”.

NON TIENE I RAPPORTI CON IL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALEnorme violate: articoli 40, comma 1 e 58, comma 1, lett. e).sanzioni previste: sanzione amministrativa pecuniaria da 1.000 a 4.000 euro.estinzione agevolata: pagamento di euro 1.000 con le procedure dell’art. 301-bis.devoluzione proventi: concessionario riscossione tributi Entrate.autorità competente: direzione Provinciale del ministero del Lavoro terri-torialmente competente.obblighi violati: art. 40, comma 1:“1. Entro il primo trimestre dell’anno successivo all’anno di riferimento il

medico competente trasmette, esclusivamente per via telematica, ai servizi competenti per territorio le informazioni, elaborate evidenzian-do le differenze di genere, relative ai dati aggregati sanitari e di rischio dei lavoratori, sottoposti a sorveglianza sanitaria secondo il modello in allegato 3B”.

SOTTOPONE I LAVORATORI A VISITA PER RAGIONI VIETATEnorme violate: articoli 41, comma 3 e 58, comma 1, lett. e).sanzioni previste: sanzione amministrativa pecuniaria da 1.000 a 4.000 euro.estinzione agevolata: pagamento di euro 1.000 con le procedure dell’art. 301-bis.devoluzione proventi: concessionario riscossione tributi Entrate.autorità competente: direzione Provinciale del ministero del Lavoro terri-torialmente competente.obblighi violati: art. 41, comma 3:“3. Le visite mediche di cui al comma 2 non possono essere effettuate:a) abrogatab) per accertare stati di gravidanza;c) negli altri casi vietati dalla normativa vigente”.

NON OSSERVA LE PRESCRIZIONI PER LA COMUNICAZIONE DEGLI ESITI DELLA VISITA MEDICAnorme violate: articoli 41, comma 5 e 58, comma 1, lett. e).sanzioni previste: sanzione amministrativa pecuniaria da 1.000 a 4.000 euro.

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: medico competente

estinzione agevolata: pagamento di euro 1.000 con le procedure dell’art. 301-bis.devoluzione proventi: concessionario riscossione tributi Entrate.autorità competente: direzione Provinciale del ministero del Lavoro terri-torialmente competente.obblighi violati: art. 41, comma 5:il medico competente:

“Gli esiti della visita medica devono essere allegati alla cartella sanita-ria e di rischio di cui all’articolo 25, comma 1, lettera c), secondo i requi-siti minimi contenuti nell’Allegato 3A e predisposta su formato cartaceo o informatizzato, secondo quanto previsto dall’articolo 53”.

NEI CASI PRESCRITTI NON ESPRIME IL PROPRIO GIUDIZIO SUGLI ESITI DELLA VISITAnorme violate: articoli 41, comma 6-bis e 58, comma 1, lett. e).sanzioni previste: sanzione amministrativa pecuniaria da 1.000 a 4.000 euro.estinzione agevolata: pagamento di euro 1.000 con le procedure dell’ar-ticolo 301-bis.devoluzione proventi: concessionario riscossione tributi Entrate.autorità competente: direzione Provinciale del ministero del Lavoro terri-torialmente competente.obblighi violati: art. 41, comma 6-bis:il medico competente: “Nei casi di cui alle lettere a), b), c) e d) del comma 6 il medico com-

petente esprime il proprio giudizio per iscritto dando copia del giudizio medesimo al lavoratore e al Datore di Lavoro”.

OMETTE DI EFFETTUARE LA SORVEGLIANZA SANITARIA PER I RI-SCHI FISICI, SECONDO LE MODALITà INDICATE DAL D.LGS. 81/2008norme violate: articoli 185 e 220.sanzioni previste: arresto fino tre mesi o ammenda da 400 a 1.600 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 185: “La Sorveglianza sanitaria:l. La sorveglianza sanitaria dei lavoratori esposti agli agenti fisici viene

svolta secondo i principi generali di cui all’articolo 41, ed è effettuata dal medico competente nelle modalità e nei casi previsti ai rispettivi

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: medico competente

capi del presente titolo sulla base dei risultati della valutazione del rischio che gli sono trasmessi dal Datore di lavoro per il tramite del servizio di prevenzione e protezione.

2. Nel caso in cui la sorveglianza sanitaria riveli in un lavoratore un’alte-razione apprezzabile dello stato di salute correlata ai rischi lavorativi il medico competente ne informa il lavoratore e, nel rispetto del segreto professionale, il Datore di lavoro, che provvede a:

a) sottoporre a revisione la valutazione dei rischi;b) sottoporre a revisione le misure predisposte per eliminare o ridurre i

rischi;c) tenere conto del parere del medico competente nell’attuazione delle

misure necessarie per eliminare o ridurre il rischio.”

OMETTE DI RIPORTARE NELLA CARTELLA SANITARIA DI RISCHIO I DATI DELLA SORVEGLIANZA SANITARIA E I DATI PRESCRITTI, COM-PRESI I VALORI DI ESPOSIZIONEnorme violate: articoli 186 e 220.sanzioni previste: arresto fino tre mesi o ammenda da 400 a 1.600 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art 186: “Cartella sanitaria e di rischio:1. Nella cartella di cui all’articolo 25, comma 1, lettera c), il medico com-

petente riporta i dati della sorveglianza sanitaria, ivi compresi i valori di esposizione individuali, ove previsti negli specifici capi del presente titolo, comunicati dal Datore di lavoro per il tramite del servizio di pre-venzione e protezione.”

OMETTE DI EFFETTUARE IL MONITORAGGIO BIOLOGICO PER I LAVO-RATORI ESPOSTI AGLI AGENTI PER I QUALI è FISSATO UN VALORE LIMITE BIOLOGICOnorme violate: articoli 229, comma 3, primo periodo e 264, comma 1, lett. a).sanzioni previste: arresto fino a due mesi o ammenda da 300 a 1.200 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 229, comma 3, primo periodo: “Sorveglianza sanitaria per lavoratori esposti ad agenti chimici1. Fatto salvo quanto previsto dall’articolo 224, comma 2, sono sottoposti

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: medico competente

alla sorveglianza sanitaria di cui all’articolo 41 i lavoratori esposti agli agenti chimici pericolosi per la salute che rispondono ai criteri per la clas-sificazione come molto tossici, tossici, nocivi, sensibilizzanti, corrosivi, irri-tanti, tossici per il ciclo riproduttivo, cancerogeni e mutageni di categoria 3.

2. La sorveglianza sanitaria viene effettuata:a) prima di adibire il lavoratore alla mansione che comporta l’esposizione; b) periodicamente, di norma una volta l’anno o con periodicità diversa

decisa dal medico competente con adeguata motivazione riportata nel documento di valutazione dei rischi e resa nota ai rappresentanti per la sicurezza dei lavoratori, in funzione della valutazione del rischio e dei risultati della sorveglianza sanitaria;

c) all’atto della cessazione del rapporto di lavoro. In tale occasione il medico competente deve fornire a lavoratore le eventuali indicazioni relative alle prescrizioni mediche da osservare.

3 - Il monitoraggio biologico è obbligatorio per i lavoratori esposti agli agenti per i quali è stato fissato un valore limite biologico. Dei risultati di tale mo-nitoraggio viene informato il lavoratore interessato. I risultati di tale moni-toraggio, in forma anonima, vengono allegati al documento di valutazione dei rischi e comunicati ai rappresentanti per la sicurezza dei lavoratori.”

OMETTE DI INFORMARE IL LAVORATORE E IL DATORE DI LAVORO DI VALORI LIMITI PREGIUDIZIEVOLI EMERSI DAL MONITORAGGIO DI ESPOSIZIONE DI PIù LAVORATORI AD UNO STESSO AGENTEnorme violate: articoli 229, comma 6 e 264, comma 1, lett. a).sanzioni previste: arresto fino a due mesi o ammenda da 300 a 1.200 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 229, comma 6: “6. Nel caso in cui all’atto della sorveglianza sanitaria si evidenzi, in

un lavoratore o in un gruppo di lavoratori esposti in maniera analoga ad uno stesso agente, l’esistenza di effetti pregiudizievoli per la salu-te imputabili a tale esposizione o il superamento di un valore limite biologico, il medico competente informa individualmente i lavoratori interessati ed il Datore di lavoro.”

OMETTE DI ISTITUIRE E DI AGGIORNARE LE CARTELLE SANITARIE DI RISCHIO PER LAVORATORI ESPOSTI AD AGENTI BIOLOGICI- Norme violate: articoli 230 e 264, comma 1, lett. a).

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: medico competente

- Sanzioni previste: arresto fino a due mesi o ammenda da 300 a 1.200 euro.

- Autorità competente: Tribunale.- Obblighi violati: art. 230: “cartelle sanitarie e di rischio:l. Il medico competente, per ciascuno dei lavoratori di cui all’articolo

229 istituisce ed aggiorna la cartella sanitaria secondo quanto previ-sto dall’articolo 25, comma 1, lettera c), e fornisce al lavoratore inte-ressato tutte le informazioni previste dalle lettere g) ed h) del comma 1 del medesimo articolo. Nella cartella di rischio sono, tra l’altro, indi-cati i livelli di esposizione professionale individuali forniti dal Servizio di prevenzione e protezione.

2. Su richiesta, è fornita agli organi di vigilanza copia dei documenti di cui al comma 1”.

OMETTE DI INFORMARE IL DATORE DI LAVORO DEGLI ESITI DEGLI ACCERTAMENTI CHE ABBIANO EVIDENZIATO VALORI ANOMALI PER LAVORATORI ESPOSTI AD AGENTI CHIMICInorme violate: articoli 242, comma 4 e 264, comma 1, lett. a).sanzioni previste: arresto fino a due mesi o ammenda da 300 a 1.200 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 242, comma 4: “Accertamenti sanitari e norme preventive e protettive specifiche1. I lavoratori per i quali la valutazione di cui all’articolo 236 ha evi-

denziato un rischio per la salute sono sottoposti a sorveglianza sanitaria.

2. Il Datore di lavoro, su conforme parere del medico competente, adotta misure preventive e protettive per i singoli lavoratori sulla base delle risultanze degli esami clinici e biologici effettuati.

3. Le misure di cui al comma 2 possono comprendere l’allontanamento del lavoratore secondo le procedure dell’articolo 42.

4. Ove gli accertamenti sanitari abbiano evidenziato, nei lavoratori espo-sti in modo analogo ad uno stesso agente, l’esistenza di una anomalia imputabile a tale esposizione, il medico competente ne informa il Da-tore di lavoro.”

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: medico competente

OMETTE DI ISCRIVERE NEL REGISTRO L’ATTIVITà SVOLTA E L’AGEN-TE CANCEROGENO E IL VALORE DI ESPOSIZIONEnorme violate: articoli 243, comma 2 e 264, comma 1, lett. b).sanzioni previste: arresto fino a un mese o ammenda da 200 a 800 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 243, comma 2: “2. Il medico competente, per ciascuno dei lavoratori di cui all’articolo

242, provvede ad istituire e aggiornare una cartella sanitaria e di ri-schio secondo quanto previsto dall’articolo 25, comma 1, lettera c).”

OMETTE DI INFORMARE IL DATORE DI LAVORO DI VALORI ANOMALInorme violate: articoli 279, comma 3 e 283.sanzioni previste: arresto fino a due mesi o ammenda da 300 a 1.200 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 279, comma 3: “3. Ove gli accertamenti sanitari abbiano evidenziato, nei lavoratori

esposti in modo analogo ad uno stesso agente, l’esistenza di anoma-lia imputabile a tale esposizione, il medico competente ne informa il Datore di lavoro.”

OMETTE DI INFORMARE IL LAVORATORE DI ALTERAZIONI APPREZZA-BILI EMERSE DALLA VISITA MEDICA E DALLE ANALISI REALIZZATEnorme violate: articoli 185 e 220.sanzioni previste: arresto fino tre mesi o ammenda da 400 a 1.600 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 185:“1. La sorveglianza sanitaria dei lavoratori esposti agli agenti fisici viene

svolta secondo i principi generali di cui all’articolo 41, ed è effettuata dal medico competente nelle modalità e nei casi previsti ai rispettivi capi del presente titolo sulla base dei risultati della valutazione del rischio che gli sono trasmessi dal Datore di lavoro per il tramite del servizio di prevenzione e protezione.

2. Nel caso in cui la sorveglianza sanitaria riveli in un lavoratore un’alte-razione apprezzabile dello stato di salute correlata ai rischi lavorativi il medico competente ne informa il lavoratore e, nel rispetto del segreto professionale, il Datore di lavoro, che provvede a:

a) sottoporre a revisione la valutazione dei rischi;

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Parte Quarta: le violazioni, le responsabilità e le sanzioni: medico competente

b) sottoporre a revisione le misure predisposte per eliminare o ridurre i rischi;

c) tenere conto del parere del medico competente nell’attuazione delle misure necessarie per eliminare o ridurre il rischio.”

OMETTE DI RIPORTARE NELLA CARTELLA SANITARIA I DATI DI SOR-VEGLIANZA ED I VALORI DI ESPOSIZIONE INDIVIDUALEnorme violate: articoli 186 e 220.sanzioni previste: arresto fino tre mesi o ammenda da 400 a 1.600 euro.autorità competente: Tribunale.obblighi violati: art. 186 “Cartella sanitaria e di rischio.Nella cartella di cui all’articolo 25, com-

ma 1, lettera c), il medico competente riporta i dati della sorveglianza sanitaria, ivi compresi i valori di esposizione individuali, ove previsti negli specifici capi del presente titolo, comunicati dal Datore di lavoro per il tramite del servizio di prevenzione e protezione.”

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c6 - L’AnALiSi dEi fATTori di riScHio

Senza ombra di dubbio il momento della individuazione e della va-lutazione dei rischi è quello che più di ogni altro condiziona la qualità dell’intero Sistema di Prevenzione e di Protezione. È evidente infatti che se un fattore di rischio non viene rilevato non si attueranno mai misure di sicurezza per eliminarne le potenzialità di pericolo. L’analisi dell’ambiente di lavoro diventa perciò fondamentale per costruire l’inte-ra impalcatura. il datore di lavoro deve perciò procedere con razionalità, partendo dal primo punto, costituito dalla struttura nella quale vive il personale. Per quanto concerne le forze Armate e le forze di Polizia, l’ambiente è costituito da edifici di proprietà demaniale o locati da pri-vati. Gli edifici presentano caratteristiche costruttive e stato d’uso che vanno attentamente rilevate con riferimento a:- dimensioni e stato d’uso di ogni edificio;- idoneità dei servizi essenziali, come impianto elettrico;- destinazione degli spazi e idoneità specifica;- eventuali carenze strutturali già rilevate e corrette;- aree riservate ed aree operative, per le quali valgono normative in

deroga.

Parte Quarta: le altre figure professionali

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Parte Quinta

LA GESTIONE DEI MATERIALI PERICOLOSI IN DOTAZIONE

O IN USO ALLE FORZE ARMATE E ALLE FORZE DI POLIZIA

- Gli agenti chimici- Le sostanze pericolose- Le merci pericolose- Le materie radioattive e fonti ionizzanti- I rifiuti pericolosi- Gli esplosivi e atmosfere esplosive

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GLI AGENTI CHIMICI

MISURE DI PREVENZIONE E DI PROTEZIONE DA AGENTI CHIMICIriferimenti normativi: a) D.Lgs. 81/2008 - Art. 221. Campo di applicazione“1 il presente capo determina i requisiti minimi per la protezione dei

lavoratori contro i rischi per la salute e la sicurezza che derivano, o possono derivare, dagli effetti di agenti chimici presenti sul luogo di lavoro o come risultato di ogni attività lavorativa che comporti la presenza di agenti chimici.

2. i requisiti individuati dal presente capo si applicano a tutti gli agenti chimici pericolosi che sono presenti sul luogo di lavoro, fatte salve le disposizioni relative agli agenti chimici per i quali valgono provvedi-menti di protezione radiologica regolamentati dal decreto legislativo del 17 marzo 1995, n. 230, e successive modificazioni.

3. Le disposizioni del presente capo si applicano altresì al trasporto di agenti chimici pericolosi, fatte salve le disposizioni specifiche contenute nei decreti ministeriali 4 settembre 1996, 15 maggio 1997, 28 settembre 1999 e nel decreto legislativo 13 gennaio 1999, n. 41, nelle disposizioni del codice imdG del codice iBc e nel codice iGc, quali definite dall’articolo 2 della direttiva 93/75/cEE, del consiglio, del 13 settembre 1993, nelle disposizioni dell’accor-do europeo relativo al trasporto internazionale di merci pericolose per vie navigabili interne (Adn) e del regolamento per il trasporto delle sostanze pericolose sul reno (Adnr), quali incorporate nella normativa comunitaria e nelle istruzioni tecniche per il trasporto sicuro di merci pericolose emanate alla data del 25 maggio 1998.

4. Le disposizioni del presente capo non si applicano alle attività com-portanti esposizione ad amianto che restano disciplinate dalle nor-me contenute al capo iii (rischi connessi all’amianto)

b) legislazioni richiamate dall’articolo 2211 d.Lgs. 230/1995 per la protezione radiologica;2 disposizioni specifiche per trasporti stradali (Adr), ferroviari (rid),

marittimi (imdG), aerei (icAo) e per vie navigabili interne (Adn) di merci pericolose

3) Agenti chimici definizione: Ai sensi del d.Lgs. 25/2002, si intendono per:

Parte Quinta - La Gestione di Materiali Pericolosi: Agenti Chimici

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a) agenti chimici: tutti gli elementi o composti chimici, sia da soli sia nei loro miscugli, allo stato naturale o ottenuti, utilizzati o smaltiti, compreso lo smaltimento come rifiuti, mediante qualsiasi attività la-vorativa, siano essi prodotti intenzionalmente o no e siano immessi o no sul mercato;

b) agenti chimici pericolosi:1) agenti chimici classificati come sostanze pericolose ai sensi del

decreto legislativo 3 febbraio 1997, n. 52, e successive modifiche, nonché gli agenti che corrispondono ai criteri di classificazione come sostanze pericolose di cui al predetto decreto.

Sono escluse le sostanze pericolose solo per l’ambiente;2) agenti chimici classificati come preparati pericolosi ai sensi del de-

creto legislativo 65/2003, e successive modifiche, nonché gli agenti che rispondono ai criteri di classificazione come preparati pericolosi di cui al predetto decreto.

Sono esclusi i preparati pericolosi solo per l’ambiente;3) agenti chimici che, pur non essendo classificabili come pericolosi,

in base ai punti 1) e 2), possono comportare un rischio per la sicu-rezza e la salute dei lavoratori a causa di loro proprietà chimico-fi-siche chimiche o tossicologiche e del modo in cui sono utilizzati o presenti sul luogo di lavoro, compresi gli agenti chimici cui è stato assegnato un valore limite di esposizione professionale.

dalle definizioni riportate si evince che rientrano nel campo degli agenti chimici:

- le sostanze pericolose,- i preparati pericolosi,- i rifiuti pericolosi, per ognuno dei quali esistono legislazioni dedicate, come:A- Sostanze e Preparati pericolosi. Sono disciplinati rispettivamente da:- decreto legislativo 52/1997, per le sostanze pericolose;- decreto legislativo 65/2003, per i preparati pericolosi.

Tali normative nazionali, recepiscono direttive dell’unione europea o convenzioni internazionali.Normative internazionali di riferimento ai fini della definizioni

Per definire gli agenti chimici pericolosi, gli agenti cancerogeni e mu-tageni, le sostanze e i preparati, si fa riferimento alla direttiva 67/548/cEE relativa alla classificazione, imballaggio ed etichettatura delle so-

Parte Quinta - La Gestione di Materiali Pericolosi: Agenti Chimici

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stanze pericolose e alla direttiva 1999/45/cE relativa alla classifica-zione, all’imballaggio e l’etichettatura dei preparati pericolosi. Tali diret-tive, costantemente aggiornate attraverso un grande lavoro di ricerca, ha portato alla pubblicazione di un “inventario delle sostanze chimi-che”, noto come EinEcS (European inventory of Existing commercial Substances). Questa raccolta contiene tutte le sostanze presenti sul territorio europeo, anche prima della sua pubblicazione ufficiale (1987) e “l’inventario europeo delle sostanze note”, conosciuto come Ecoin (European core inventory), elaborate a partire dall’inventario america-no, noto con l’acronimo di chemical Abstract Service (cAS).

Perchè una sostanza sia inserita nell’elenco è necessario che ogni Stato interessato presenti una notifica (pre-marketing-notification-Pmn) all’autorità competente. Per l’italia, la competenza è demandata all’isti-tuto Superiore di Sanità. Gli agenti chimici notificati, entrano a far parte della lista (European List of notified chemical Substances: ELincS), che viene continuamente aggiornata.

L’obiettivo perseguito è quello di ottenere una etichettatura unica a livello europeo, completa dei riferimenti di classificazione (numero cEE, desunto dall’EinEcS e cAS) e le informazioni per garantire la sicurezza d’impiego (manipolazione, stoccaggio, utilizzo), attraverso le frasi di ri-schio, i consigli di prudenza, i simboli di pericolo.

La normativa più recente è costituita dal REACH, Acronimo di registra-tion, Evaluation ad Authorisation of chemical, previsto dal regolamento 1907/2006/cE e recepito con d.Lgs. 145/2008, che disciplina analitica-mente le procedure di registrazione, di valutazione, di autorizzazione e di restrizione delle sostanze chimi che. il rEAcH rappresenta la fonte primaria per un settore di grande importanza, sia per le economie dei Paesi ade-renti, sia per la tutela della salute e della sicurezza. con il regolamento è stata istituita l’Agenzia euro pea della Sostanze chimiche (EcHA)Le Schede di Sicurezza

Le schede di sicurezza SdS (Safety data Sheet) costituiscono il do-cumento fondamentale per conoscere le proprietà fisico-chi miche, tos-sicologiche e di pericolo per l’ambiente delle sostanze o dei preparati e sulle misure da adottare in caso di sversamento o di uso accidentale. Queste schede rappresentano il riferimento primario per le valutazioni sulla obbligatorietà o meno delle misure da adottare sui luoghi di la-voro e durante il trasporto.

Parte Quinta - La Gestione di Materiali Pericolosi: Agenti Chimici

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La legislazione di cui al d.Lgs. 81/2008, in tema di sicurezza sui luoghi di lavoro, ha come riferimento costante, sia per gli ob blighi di informazione, che di formazione, di equipaggiamento e di limiti di espo-sizione, proprio la presenza di sostanze o preparati, definiti pericolosi dalle normative anzidette. La redazione della scheda, conforme al mo-dello allegato alla direttiva. 2001/158/cE, recepita con d.m. 7 set-tembre 2002, è obbligatoria, oltre che per tutte le sostanze ed i pre-parati rien tranti nelle classificazioni di cui alla direttiva 67/548cEE, alla di rettiva 1999/45/cE, al regolamento 1272/2008 (regolamento cLAP), dal regolamento 1907/2006 (regolamento rEAcH, come mo-dificato dal regolamento 453/2010), anche per: sostanze persistenti, bioaccumulabili e tossiche (PBT); sostanze molto persistenti e molto bioaccumulabili (vPvB) sostanze per le quali è in corso la procedura di autorizzazione, ai sensi dell’art. 59 del reach.

BANCA DATIdata la complessità della materia, il ministero della Salute ha curato

la realizzazione di una Banca dati di Schede di Sicurezza SdS) per le sostanze e preparati pericolosi, ufficialmente già classificati e inseriti nell’allegato Vi al regolamento 1272/2008.

i modelli proposti possono essere utilizzati, integrati o modificati da tutti i soggetti obbligati a redigere le schede di Sicurezza, ai sensi dell’art. 31 del regolamento reach.

Normativa di riferimento in ItaliaÈ costituita da:- dal d.Lgs. 65/2003, per i preparati pericolosi;- dal d.Lgs. 522/1997, per le sostanze pericolose;- dal d.Lgs. 152/2006, per li rifiuti pericolosi;- dal d.Lgs. 25/2002 per le misure di protezione da agenti chimici;- dal d.Lgs. 35/2010 per il trasporto stradale, ferroviario e per le vie

navigabili interne per le merci pericolose;- dal d.Lgs. 81/2008, Titolo iX, capo i e ii.

Parte Quinta - La Gestione di Materiali Pericolosi: Agenti Chimici

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LE SOSTANZE PERICOLOSE

classificazione, riconoscimento, Etichettature, frasi di rischio, con-sigli di prudenza.

CLASSIFICAZIONEogni sostanza pericolosa riporta due classificazioni. La prima è ri-

ferita alla normativa standardizzata, costituita dalla direttiva 67/548/cEE. La seconda è riferita al regolamento CLP (regolamento cE n. 1272/2008) che ha l’intento di uniformarsi al sistema mondiale ar-monizzato GHS (Globally Harmonized System). il regolamento cLP, entrato in vigore dal 20.1.2009, prevede un periodo transitorio per la classificazione delle sostanze: dal 20.1.2009 sino al 1.12.2010 è ob-bligatorio adottare il vecchio sistema della direttiva 67/548/cEE ed è facoltativo adottare il nuovo sistema cLP;- dal 1.12.2010 al 1.6.2015 sarà obbligatorio utilizzare contestual-

mente sia il vecchio sistema sia il nuovo sistema cLP;- a partire dal 1.6.2015 sarà obbligatorio adottare esclusivamente il

nuovo sistema cLP.

Parte Quinta - La Gestione di Materiali Pericolosi: Sostanze Pericolose

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SECONDA CLASSIFICAZIONE

Fonte normativa: Regolamento CE 1272/2008

il regolamento (cE) n. 1272/2008, del 16 dicembre 2008, relativo alla classificazione, all’etichettatura e all’imballaggio delle sostanze e delle miscele, modifica, abroga le direttive 67/548/cEE e 1999/45/cE e reca modifica al regolamento (cE) n. 1907/2006.

Tale regolamento definisce i criteri armonizzati di classificazione ed etichettatura e pone la basi e detta la regole per uniformare la vecchia classificazione a quella armonizzata e riconosciuta nell’ambito delle nazioni unite.

il regolamento è entrato in vigore il 20 gennaio 2009 e la sua appli-cazione comporta una completa rivoluzione nell’ambito del sistema di classificazione ed etichettatura di sostanze e miscele.

Le modalità di classificazione e di etichettatura secondo la vecchia disciplina (Allegato i della direttiva 67/548/cE) sia per le sostanze, sia per le miscele, restano in vigore fino al 1 giugno 2015. fino al 1 giugno 2015 per le miscele non vige l’obbligo di classificazione secondo il re-golamento 1272/2008.

informazioni acquisibili dalla nuova classificazione:- Numero indice: numero identificativo della sostanza secondo l’Alle-

gato Vi parte 3 del regolamento cE 1272/2008;- Identificazione chimica internazionale: indica la denominazione in-

ternazionale della sostanza nella versione dESc, in inglese, come riportato nel regolamento cLP);

- numero CE e numero CAS;- Classificazione: - codici di classe e di categoria di pericolo: classificazione della sostan-

za secondo la sezione 1.1.2.1.1. del regolamento cE 1272/2008- codici di indicazioni di pericolo: cominciano per H seguita da tre cifre;

possono essere presenti lettere aggiuntive per le indicazioni di pe-ricolo supplementari; i codici sono indicati nella sezione 1.1.2.1.2. del regolamento cE 1272/2008.

- Etichettatura:- Pittogrammi, costituiti da immagini con un codice composto da GHS

Parte Quinta - La Gestione di Materiali Pericolosi: Sostanze Pericolose

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e una cifra da 0 a 9; può essere presente anche un codice di avver-tenza che può essere “Wng” o “dgr”.

- Codici di pericolo: fornisce le indicazioni sui fattori di rischio.- Codici di pericolo supplementare: espresso dal codice EuH.

dal confronto tra le due classificazioni emerge che la nuova classifi-cazione ed etichettatura comprende:- i Codici di classe e di categoria di pericolo;- Codici di indicazioni di pericolo;- i Pittogrammi;- i Codici di avvertenza;

NUOVI CODICI DI CLASSE E DI CATEGORIA DI PERICOLO TRATTI DALL’ALLEGATO IV, TABELLA 1.1 DEL REGOLAMENTO

Codice della classe e categoria

di pericoloSpecifica Avvertenza

Acute Tox. 1 Tossicità acuta categoria di pericolo 1 PericoloAcute Tox. 1 (*) Tossicità acuta categoria di pericolo 1

(classificazione minima; va riservata un’attenzione particolare)

Pericolo

Acute Tox. 2 Tossicità acuta categoria di pericolo 2 PericoloAcute Tox. 2 (*) Tossicità acuta categoria di pericolo 2

(classificazione minima; va riservata un’attenzione particolare)

Pericolo

Acute Tox. 3 Tossicità acuta categoria di pericolo 3 PericoloAcute Tox. 3 (*) Tossicità acuta categoria di pericolo 3

(classificazione minima; va riservata un’attenzione particolare)

Pericolo

Acute Tox. 4 Tossicità acuta categoria di pericolo 4 AttenzioneAcute Tox. 4 (*) Tossicità acuta categoria di pericolo 4

(classificazione minima; va riservata un’attenzione particolare)

Attenzione

Aquatic Acute 1 Pericoloso per l’ambiente acquatico - pericolo acuto, categoria 1

Attenzione

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Aquatic chronic 1 Pericoloso per l’ambiente acquatico - pericolo cronico, categoria 1

Attenzione

Aquatic chronic 2 Pericoloso per l’ambiente acquatico - pericolo cronico, categoria 2

-

Aquatic chronic 3 Pericoloso per l’ambiente acquatico - pericolo cronico, categoria 3

-

Aquatic chronic 4 Pericoloso per l’ambiente acquatico - pericolo cronico, categoria 4

-

Asp. Tox. 1 Pericolo in caso di aspirazione catego-ria di pericolo 1

Pericolo

carc. 1A cancerogenicità categoria di pericolo 1 Pericolocarc. 1B cancerogenicità categoria di pericolo 1B Pericolocarc. 2 cancerogenicità categoria di pericolo 2 AttenzioneExpl. **** Esplosivo instabile (pericolo fisico da

confermare con prove)Expl. 1.1 Esplosivo instabile divisione 1.1 PericoloExpl. 1.1 (****) Esplosivo instabile divisione 1.1 (pe-

ricolo fisico da confermare con prove)Pericolo

Expl. 1.2 Esplosivo instabile divisione 1.2 PericoloExpl. 1.2 (****) Esplosivo instabile divisione 1.2 (pe-

ricolo fisico da confermare con prove)Pericolo

Expl. 1.3 Esplosivo instabile divisione 1.3 PericoloExpl. 1.3 (****) Esplosivo instabile divisione 1.3 (pe-

ricolo fisico da confermare con prove)Pericolo

Expl. 1.4 Esplosivo instabile divisione 1.4 AttenzioneExpl. 1.5 Esplosivo instabile divisione 1.5 PericoloExpl. 1.6 Esplosivo instabile divisione 1.6 -Eye dam. 1 Lesioni oculari gravi/irritazione oculare

categoria di pericolo 1Pericolo

Eye irrit. 2 Lesioni oculari gravi/irritazione oculare categoria di pericolo 2

Attenzione

flam. Aerosol 1 Aerosol infiammabile categoria di pe-ricolo 1

Pericolo

flam. Aerosol 2 Aerosol infiammabile categoria di pe-ricolo 2

Attenzione

flam. Gas 1 Gas infiammabile categoria di pericolo 1 Pericolo

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flam. Gas 2 Gas infiammabile categoria di pericolo 2 Attenzioneflam. Liq. 1 Liquido infiammabile categoria di pericolo 1 Pericoloflam. Liq. 2 Liquido infiammabile categoria di pericolo 2 Pericoloflam. Liq. 3 Liquido infiammabile categoria di pericolo 3 Attenzioneflam. Sol. 1 Solido infiammabile categoria di pericolo 1 Pericoloflam. Sol. 2 Solido infiammabile categoria di pericolo 2 AttenzioneLact. Tossicità per la riproduzione categorie

di pericolo relativa agli effetti sull’allat-tamento o attraverso la lattazione

-

met. corr.1 Sostanza o miscela corrosiva per i me-talli categoria di pericolo 1

Attenzione

muta. 1A mutagenicità sulle cellule germinali categoria di pericolo 1

Pericolo

muta. 1B mutagenicità sulle cellule germinali categoria di pericolo 1B

Pericolo

muta. 2 mutagenicità sulle cellule germinali categoria di pericolo 2

Attenzione

org. Perox. A Perossido organico Tipo A Pericoloorg. Perox. A (****)

Perossido organico Tipo A (pericolo fi-sico da confermare con prove)

Pericolo

org. Perox. B Perossido organico Tipo B Pericoloorg. Perox. B (****)

Perossido organico Tipo B (pericolo fi-sico da confermare con prove)

Pericolo

org. Perox. c Perossido organico Tipo c Pericoloorg. Perox. c (****)

Perossido organico Tipo c (pericolo fi-sico da confermare con prove)

Pericolo

org. Perox. cd Perossido organico Tipo c e d Pericoloorg. Perox. d Perossido organico Tipo d Pericoloorg. Perox. d (****)

Perossido organico Tipo d (pericolo fi-sico da confermare con prove)

Pericolo

org. Perox. E Perossido organico Tipo E Attenzioneorg. Perox. Ef Perossido organico Tipo E e f Attenzioneorg. Perox. f Perossido organico Tipo f Attenzioneorg. Perox. G Perossido organico Tipo G -ox. Gas 1 Gas comburente categoria di pericolo 1 Pericoloox. Liq. 1 Liquido comburente categoria di pericolo 1 Pericolo

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ox. Liq. 2 Liquido comburente categoria di pericolo 2 Pericoloox. Liq. 3 Liquido comburente categoria di pericolo 3 Attenzioneox. Sol. 1 Solido comburente categoria di pericolo 1 Pericoloox. Sol. 2 Solido comburente categoria di pericolo 2 Pericoloox. Sol. 2 (****) Solido comburente categoria di pericolo 2

(pericolo fisico da confermare con prove)Pericolo

ox. Sol. 3 Solido comburente categoria di pericolo 3 Attenzioneozone Pericoloso per lo strato di ozonoPress. Gas Gas sotto pressione (capitolo 2.5) AttenzionePress. Gas Gas compresso AttenzionePress. Gas Gas liquefatto refrigerato AttenzionePress. Gas Gas liquefatto AttenzionePress. Gas Gas sotto pressione (Gas compressi/

Gas liquefatti/Gas liquefatti refrigera-ti/Gas disciolti)

Attenzione

Press. Gas (*) Gas sotto pressione (Gas compressi/Gas liquefatti/Gas liquefatti refrigera-ti/Gas disciolti)(*) V. nota u in 1.1.3. del reglamento (cE) n. 1272/2008: Al momento dell’im-missione sul mercato i gas vanno clas-sificati «Gas sotto pressione» in uno dei gruppi pertinenti gas compresso, gas liquefatto, gas liquefatto refrige-rato o gas dissolto. il gruppo dipende dallo stato fisico in cui il gas è confe-zionato e pertanto va attribuito caso per caso.

Attenzione

Pyr. Liq. 1 Liquido piroforico categoria di pericolo 1 PericoloPyr. Sol. 1 Solido piroforico categoria di pericolo 1 Pericolorepr. 1A Tossicità per la riproduzione categoria

di pericolo 1APericolo

repr. 1B Tossicità per la riproduzione categoria di pericolo 1B

Pericolo

repr. 2 Tossicità per la riproduzione categoria di pericolo 2

Attenzione

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resp. Sens. 1 Sensibilizzazione respiratoria catego-ria di pericolo 1 (delle vie respiratorie)

Pericolo

Self-heat. 1 Sostanza o miscela autoriscaldante categoria di pericolo 1

Pericolo

Self-heat. 2 Sostanza o miscela autoriscaldante categoria di pericolo 2

Attenzione

Self-heat. 2 **** Sostanza o miscela autoriscaldante categoria di pericolo 2 (pericolo fisico da confermare con prove)

Attenzione

Self-react. A Sostanza o miscela autoreattiva Tipo A PericoloSelf-react. B Sostanza o miscela autoreattiva Tipo B PericoloSelf-react. c Sostanza o miscela autoreattiva Tipo c PericoloSelf-react. c **** Sostanza o miscela autoreattiva Tipo c

(pericolo fisico da confermare con prove)Pericolo

Self-react. c **** Sostanza o miscela autoreattiva Tipo c (pericolo fisico da confermare con prove)

Pericolo

Self-react. d Sostanza o miscela autoreattiva Tipo d PericoloSelf-react. d **** Sostanza o miscela autoreattiva Tipo d

(pericolo fisico da confermare con prove)Pericolo

Self-react. d **** Sostanza o miscela autoreattiva Tipo d (pericolo fisico da confermare con prove)

Pericolo

Self-react. E Sostanza o miscela autoreattiva Tipo E AttenzioneSelf-react. Ef Sostanza o miscela autoreattiva Tipo

E e fAttenzione

Self-react. f Sostanza o miscela autoreattiva Tipo f AttenzioneSelf-react. G Sostanza o miscela autoreattiva Tipo G -Skin corr. 1A corrosione/irritazione cutanea cate-

goria di pericolo 1A Pericolo

Skin corr. 1B corrosione/irritazione cutanea cate-goria di pericolo 1B

Pericolo

Skin corr. 1c corrosione/irritazione cutanea cate-goria di pericolo 1c

Pericolo

Skin irrit. 2 corrosione/irritazione cutanea cate-goria di pericolo 2

Attenzione

Skin Sens. 1 Sensibilizzazione cutanea categoria di pericolo 1 (della pelle)

Attenzione

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SToT rE 1 Tossicità specifica per organi bersaglio - esposizione ripetuta categoria di pe-ricolo 1

Pericolo

SToT rE 2 Tossicità specifica per organi bersaglio - esposizione ripetuta categoria di pe-ricolo 2

Attenzione

SToT rE 2 (*) Tossicità specifica per organi bersaglio - esposizione ripetuta categoria di pe-ricolo 2 (classificazione minima)

Attenzione

SToT rE 2 (*) Tossicità specifica per organi bersaglio - esposizione ripetuta categoria di pe-ricolo 2 (classificazione minima)

Attenzione

SToT SE 1 Tossicità specifica per organi bersaglio - esposizione singola categoria di pe-ricolo 1

Pericolo

SToT SE 2 Tossicità specifica per organi bersaglio - esposizione singola categoria di pe-ricolo 2

Attenzione

SToT SE 3 Tossicità specifica per organi bersaglio - esposizione singola categoria di pe-ricolo 3

Attenzione

SToT SE 3 Tossicità specifica per organi bersaglio - esposizione singola categoria di pe-ricolo 3

Attenzione

unst. Expl. Esplosivo instabile PericoloWater-react. 1 Sostanza o miscela che a contatto con

l’acqua libera gas infiammabile cate-goria di pericolo 1

Pericolo

Water-react. 2 Sostanza o miscela che a contatto con l’acqua libera gas infiammabile cate-goria di pericolo 2

Pericolo

Water-react. 3 Sostanza o miscela che a contatto con l’acqua libera gas infiammabile cate-goria di pericolo 3

Attenzione

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i codici di indicazioni di pericolo derivano dall’Allegato iii, Tabella 1.1 e, per quelli supplementari (quelli che possiedono oltre al codice a 3 cifre anche lettere aggiuntive), dal paragrafo 1.1.2.1.2 nell’Allegato iV, e vengono riportati di seguito con le loro specifiche:

CodiceH200 Esplosivo instabile.H201 Esplosivo; pericolo di esplosione di massa.H201 Esplosivo; pericolo di esplosione di massa.H202 Esplosivo; grave pericolo di proiezione.H202 Esplosivo; grave pericolo di proiezione.H203 Esplosivo; pericolo di incendio, di spostamento d’aria o di

proiezione.H203 Esplosivo; pericolo di incendio, di spostamento d’aria o di

proiezione.H204 Pericolo di incendio o di proiezione.H205 Pericolo di esplosione di massa in caso d’incendio.H220 Gas altamente infiammabile.H221 Gas infiammabile.H222 Aerosol altamente infiammabile.H223 Aerosol infiammabile.H224 Liquido e vapori altamente infiammabili.H225 Liquido e vapori facilmente infiammabili.H226 Liquido e vapori infiammabili.H228 Solido infiammabile.H240 rischio di esplosione per riscaldamento.H240 rischio di esplosione per riscaldamento.H240 rischio di esplosione per riscaldamento.H241 rischio d’incendio o di esplosione per riscaldamento.H241 rischio d’incendio o di esplosione per riscaldamento.H241 rischio d’incendio o di esplosione per riscaldamento.H242 rischio d’incendio per riscaldamento.H250 Spontaneamente infiammabile all’aria.H251 Autoriscaldante; può infiammarsi.H252 Autoriscaldante in grandi quantità; può infiammarsi.

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H260 A contatto con l’acqua libera gas infiammabili che possono infiammarsi spontaneamente.

H261 A contatto con l’acqua libera gas infiammabili.H270 Può provocare o aggravare un incendio; comburente.H271 Può provocare un incendio o un’esplosione; molto comburente.H272 Può aggravare un incendio; comburente.H280 contiene gas sotto pressione; può esplodere se riscaldato.H281 contiene gas refrigerato; può provocare ustioni o lesioni crio-

geniche.H290 Può essere corrosivo per i metalli.H300 Letale se ingerito.H301 Tossico se ingerito.H302 nocivo se ingerito.H304 Può essere letale in caso di ingestione e di penetrazione nel-

le vie respiratorie.H310 Letale a contatto con la pelle.H311 Tossico per contatto con la pelle.H312 nocivo per contatto con la pelle.H314 Provoca gravi ustioni cutanee e gravi lesioni oculari.H315 Provoca irritazione cutanea.H317 Può provocare una reazione allergica della pelle.H318 Provoca gravi lesioni oculari.H319 Provoca grave irritazione oculare.H330 Letale se inalato.H331 Tossico se inalato.H332 nocivo se inalato.H334 Può provocare sintomi allergici o asmatici o difficoltà respira-

torie se inalato.H335 Può irritare le vie respiratorie.H336 Può provocare sonnolenza o vertigini.H340 Può provocare il cancro (indicare la via di esposizione se è

accertato che nessun’altra via di esposizione comporta il me-desimo pericolo)

H341 Sospettato di provocare alterazioni genetiche (indicare la via di esposizione se è accertato che nessun’altra via di esposi-zione comporta il medesimo pericolo).

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H350 Può provocare il cancro (indicare la via di esposizione se è accertato che nessun’altra via di esposizione comporta il me-desimo rischio).

H350i Può provocare il cancro se inalato.H351 Sospettato di provocare il cancro (indicare la via di esposizio-

ne se è accertato che nessun’altra via di esposizione com-porta il medesimo pericolo).

H360 Può nuocere alla fertilità o al feto (indicare l’effetto specifico, se noto) (indicare la via di esposizione se è accertato che nessun’al-tra via di esposizione comporta il medesimo pericolo).

H360D Può nuocere al feto.H360Df Può nuocere al feto. Sospettato di nuocere alla fertilità.H360F Può nuocere alla fertilità.H360FD Può nuocere alla fertilità. Può nuocere al feto.H360Fd Può nuocere alla fertilità. Sospettato di nuocere al feto.H361 Sospettato di nuocere alla fertilità o al feto (indicare l’effetto

specifico, se noto) (indicare la via di esposizione se è accer-tato che nessun’altra via di esposizione comporta il medesi-mo pericolo).

H361d Sospettato di nuocere al feto.H361f Sospettato di nuocere alla fertilitàH361fd Sospettato di nuocere alla fertilità Sospettato di nuocere al feto.H362 Può essere nocivo per i lattanti allattati al seno.H370 Provoca danni agli organi (o indicare tutti gli organi interessati, se

noti) (indicare la via di esposizione se è accertato che nessun’al-tra via di esposizione comporta il medesimo pericolo).

H371 Può provocare danni agli organi (o indicare tutti gli organi inte-ressati, se noti) (indicare la via di esposizione se è accertato che nessun’altra via di esposizione comporta il medesimo pericolo).

H372 Provoca danni agli organi (o indicare tutti gli organi interessa-ti, se noti) in caso di esposizione prolungata o ripetuta (indi-care la via di esposizione se è accertato che nessun’altra via di esposizione comporta il medesimo pericolo).

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H373 Può provocare danni agli organi (o indicare tutti gli organi inte-ressati, se noti) in caso di esposizione prolungata o ripetuta (indicare la via di esposizione se è accertato che nessun’altra via di esposizione comporta il medesimo pericolo).

H400 Altamente tossico per gli organismi acquatici.H411 Tossico per gli organismi acquatici con effetti di lunga durata.H412 nocivo per gli organismi acquatici con effetti di lunga durata.H413 Può essere nocivo per gli organismi acquatici con effetti di

lunga durata.** indicazione di pericolo generale; non è specificata la via di

esposizione, in mancanza delle necessarie informazioni*** indicazioni di pericolo generali sugli effetti per la fertilità e per

lo sviluppo; secondo i criteri, l’indicazione di pericolo genera-le può essere sostituita da un’indicazione di pericolo specifi-cante la natura del pericolo, ove fosse dimostrata l’irrilevanza degli effetti o sulla fertilità o sullo sviluppo

**** pericolo fisico da confermare con prove

Pittogrammi e codici di avvertenzai pittogrammi ed il codice di avvertenza «Dgr» per «pericolo» (danger) e «Wng» per «attenzione» (Warning), secondo l’Allegato V. Tabella con i pittogrammi e i loro corrispondenti codici e la classificazio-ne per la quale devono essere riportati.

GHS01 Sezione 2.1 - Esplosivi instabili; Esplosivi delle divisioni 1.1, 1.2, 1.3 e 1.4Sezione 2.8 - Sostanze e miscele autoreattive, tipi A e BSezione 2.15 - Perossidi organici, tipi A e B

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GHS02 Sezione 2.2 - Gas infiammabili, categoria di pericolo 1Sezione 2.3 - Aerosol infiammabili, categorie di pericolo 1 e 2Sezione 2.6 - Liquidi infiammabili, categorie di pericolo 1, 2 e 3Sezione 2.7 - Solidi infiammabili, categorie di pericolo 1 e 2Sezione 2.8 - Sostanze e miscele autoreattive, tipi B, C, D, E, FSezione 2.9 - Liquidi piroforici, categoria di pericolo 1Sezione 2.10 - Solidi piroforici, categoria di pericolo 1Sezione 2.11 - Sostanze e miscele autoriscaldanti, categorie di pericolo 1 e 2Sezione 2.12 - Sostanze e miscele che a contatto con l’ac-qua emettono gas infiammabili, categorie di pericolo 1, 2 e 3Sezione 2.15 - Perossidi organici, tipi B, C, D, E, F

GHS03 Sezione 2.4 - Gas comburenti, categoria di pericolo 1Sezione 2.13 - Liquidi comburenti, categorie di pericolo 1, 2 e 3Sezione 2.14 - Solidi comburenti, categorie di pericolo 1, 2 e 3

GHS04 Sezione 2.5 - Gas sotto pressione: Gas compressi; Gas liquefatti; Gas liquefatti refrigerati; Gas disciolti.

GHS05 Sezione 2.16 - Corrosivo per i metalli, categoria di pe-ricolo 1Sezione 3.2 - Corrosione cutanea, categorie di pericolo 1A, 1B e 1CSezione 3.3 - Gravi lesioni oculari, categoria di pericolo 1

GHS06 Sezione 3.1 - Tossicità acuta (per via orale, per via cuta-nea, per inalazione), categorie di pericolo 1, 2 e 3

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GHS07 Sezione 3.1 - Tossicità acuta (per via orale, per via cutanea, per inalazione), categoria di pericolo 4Sezione 3.2 - Irritazione cutanea, categoria di pericolo 2Sezione 3.3 - Irritazione oculare, categoria di pericolo 2Sezione 3.4 - Sensibilizzazione cutanea, categoria di peri-colo 1Sezione 3.8 - Tossicità specifica per organi bersaglio – espo-sizione singola, categoria di pericolo 3Irritazione delle vie respiratorieNarcosi

GHS08 Sezione 3.4 - Sensibilizzazione delle vie respiratorie, ca-tegoria di pericolo 1Sezione 3.5 - Mutagenicità sulle cellule germinali, cate-gorie di pericolo 1A, 1B e 2Sezione 3.6 - Cancerogenicità, categorie di pericolo 1A, 1B, 2Sezione 3.7 - Tossicità per la riproduzione, categorie di pericolo 1A, 1B e 2Sezione 3.8 - Tossicità specifica per organi bersaglio – esposizione singola, categorie di pericolo 1 e 2Sezione 3.9 - Tossicità specifica per organi bersaglio – esposizione ripetuta, categorie di pericolo 1 e 2Sezione 3.10 - Pericolo in caso di aspirazione, categoria di pericolo 1

GHS09 Sezione 4.1Pericoloso per l’ambiente acquatico– pericolo acuto, categoria 1– pericolo cronico, categorie 1 e 2

****pericolo fisico da confermare con prove

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non è necessario un pitto-gramma

Sezione 2.1: Esplosivi della divisione 1.5Sezione 2.1: Esplosivi della divisione 1.6Sezione 2.2: Gas infiammabili, categoria di pericolo 2Sezione 2.8: Sostanze e miscele autoreattive, tipo GSezione 2.15: Perossidi organici, tipo GSezione 3.7: Tossicità per la riproduzione, effetti sull’al-lattamento o attraverso l’allattamento, categoria di peri-colo supplementare

dgr PericoloWng Attenzione

Consigli di prudenzai consigli di prudenza sono descritti nell’Allegato iV (Tabelle 6.1, 6.2, 6.3, 6.4 e 6.5). e sono di 5 tipi: 1 - consigli di prudenza di carattere generale (Tabella 6.1)2 - consigli di prudenza - Prevenzione (Allegato iV, Tabella 6.2)3 - consigli di prudenza - Reazione (Allegato iV, Tabella 6.3)4 - consigli di prudenza - Conservazione (Allegato iV, Tabella 6.4)5 - consigli di prudenza - Smaltimento (Allegato iV, Tabella 6.5)

1 - Consigli di prudenza di carattere generale (Tabella 6.1):P101 in caso di consultazione di un medico, tenere a disposizione il

contenitore o l’etichetta del prodotto.P102 Tenere fuori dalla portata dei bambini.P103 Leggere l’etichetta prima dell’uso.

2 - consigli di prudenza - Prevenzione (Allegato iV, Tabella 6.2)ciascun codice è stato associato alla sua specifica ed è associato nella classificazione alle corrispondenti classi di pericolo e categorie di peri-colo; per alcuni di essi vengono anche specificate le condizioni d’uso.

- omissis -

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Indicazioni Supplementari per per l’etichettatura e l’imballaggio di al-cune sostanze e miscele - rappresentate con un codice EUH - tratte dall’Allegato II

EUH001 Esplosivo allo stato secco.EUH006 Esplosivo a contatto o senza contatto con l’aria.EUH014 reagisce violentemente con l’acqua.EUH018 durante l’uso può formarsi una miscela vapore-aria esplosiva/

infiammabile.EUH019 Può formare perossidi esplosivi.EUH029 A contatto con l’acqua libera un gas tossico.EUH031 A contatto con acidi libera un gas tossico.EUH032 A contatto con acidi libera un gas altamente tossico.EUH044 rischio di esplosione per riscaldamento in ambiente confinato.EUH059 Pericoloso per lo strato di ozono.EUH066 L’esposizione ripetuta può provocare secchezza e screpolature

della pelle.EUH070 Tossico per contatto oculare.EUH071 corrosivo per le vie respiratorie.EUH201 contiene piombo. non utilizzare su oggetti che possono esse-

re masticati o succhiati dai bambini.EUH201A Attenzione! contiene piombo.EUH202 cianoacrilato. Pericolo. incolla la pelle e gli occhi in pochi se-

condi. Tenere fuori dalla portata dei bambini.EUH203 contiene cromo (Vi). Può provocare una reazione allergica.EUH204 contiene isocianati. Può provocare una reazione allergica.EUH205 contiene componenti epossidici. Può provocare una reazione

allergica.EUH206 Attenzione! non utilizzare in combinazione con altri prodotti.

Possono formarsi gas pericolosi (cloro).EUH207 Attenzione! contiene cadmio. durante l’uso si sviluppano fumi

pericolosi. Leggere le informazioni fornite dal fabbricante. ri-spettare le disposizioni di sicurezza.

EUH208 contiene <denominazione della sostanza sensibilizzante>. Può provocare una reazione allergica.

EUH209 Può diventare facilmente infiammabile durante l’uso.

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EUH209A Può diventare infiammabile durante l’uso.EUH210 Scheda dati di sicurezza disponibile su richiesta.EUH401 Per evitare rischi per la salute umana e per l’ambiente, seguire

le istruzioni per l’uso.

LE MERCI PERICOLOSE

Per merci pericolose si intendono quelle comprese negli alleati A e B dell’ Adr (acronimo di Agreement dangereuse route), Accordo europeo per il trasporto su strada di merci pericolose). Questa convenzione, con il d.Lgs. 35/2010, che ha recepito una specific direttiva dell’unio-ne europea, è sta unificata con quella relativa la trasporto ferroviario (rid- acronimo di reglement international dangereuse) e con quella per il trasporto sulle vie navigabili interne (Adm). Ai fini del trasporto le merci pericolose sono rese riconoscibili dalle ETicHETTATurE, costitui-te da pittogrammi, e dai PAnnELLi ArAncio. Questi ultimi quando sono apposti su cisterne o contenitori di capacità superiore a 1.000 litri, contengono numeri che esprimono immediatamente i fattori di rischio.

Codice di Pericoloil codice che identifica i fattori di rischio correlati alle merci pericolo-

se, ai fini del trasporto stradale, ferroviario, marittimo e per vie naviga-bili interne, è costituito da:- ETicHETTE, come indicate alla voce iSTruzioni ScriTTE;- PAnnELLi ArAncio, come appresso riportato, tratto dall’Adr, versio-

ne 2013.

Pannelli arancio- stralcio ADR«5.3.2 Segnalazione con pannelli arancio5.3.2.1 Disposizioni generali relative alla segnalazione con pannelli arancio5.3.2.1.1 Le unità di trasporto trasportanti merci pericolose devono

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avere, disposti su un piano verticale, due pannelli rettangolari di colore arancio conformi al 5.3.2.2.1.Essi devono essere fissati uno sul fronte e l’altro sul retro dell’unità di trasporto, entrambi posti perpendicolarmente all’asse longitudinale di questa. Essi devono essere ben visibili.5.3.2.3 Significato dei numeri d’identificazione del pericolo5.3.2.3.1 il numero di identificazione, del pericolo si compone di due o tre cifre. Generalmente le cifre indicano i seguenti pericoli:2 - Emissione di gas risultanti dalla pressione o da una reazione chimica3 - infiammabilità di materie liquide (vapori) e gas o materia liquida autoriscaldante4 - infiammabilità di materie solide o materia solida Autoriscaldante 5 - comburenza (favorisce l’incendio)6 - Tossicità o pericolo d’infezione7 - radioattività8 - corrosività9 - Pericolo di violenta reazione spontanea

NOTA: Il pericolo di violenta reazione spontanea ai sensi della cifra 9 com-prende la possibilità derivante dalla natura della materia di un pericolo di esplosione, di disintegrazione e di una reazione di polimerizzazione segui-ta dallo sviluppo di considerevole calore o di gas infiammabili e/o tossici.

il raddoppio di una cifra indica un’intensificazione di quel particolare pe-ricolo. Quando il pericolo di una merce può essere adeguatamente indicato da una sola cifra, tale cifra deve essere completata da uno zero (0).

Le seguenti combinazioni di cifre hanno tuttavia un significato spe-ciale: 22, 323, 333, 362, 382, 423, 44, 446, 462, 482, 539, 606, 623, 642, 823, 842, 90 e 99 (vedere 5.3.2.3.2 qui di seguito). Quando il numero d’identificazione del pericolo è preceduto dalla lettera “X”, ciò significa che la materia reagisce pericolosamente con l’acqua. Per tali materie, l’acqua può essere utilizzata solo con l’approvazione d’esperti.

Per le materie della classe 1, deve essere utilizzato come numero di identificazione del pericolo il codice di 94 classificazione secondo la colonna (3b) della Tabella A del capitolo 3.2. il codice di classificazione si compone:

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- del numero della divisione secondo 2.2.1.1.5; e - della lettera del gruppo di compatibilità secondo2.2.1.1.6.5.3.2.3.2 i numeri di identificazione del pericolo indicati nella colonna (20) della Tabella A del capitolo 3.2 hanno il seguente significato:20 - gas asfissiante o che non presenta rischio sussidiario22 - gas liquefatto refrigerato, asfissiante223 - gas liquefatto refrigerato, infiammabile225 - gas liquefatto refrigerato, comburente (favorisce l’incendio)23 - gas infiammabile239 - gas infiammabile, che può produrre spontaneamente una reazio-ne violenta25 - gas comburente (favorisce l’incendio)26 - gas tossico263 - gas tossico e infiammabile265 - gas tossico e comburente (favorisce l’incendio)268 - gas tossico e corrosivo30 - materia liquida infiammabile (punto d’infiammabilità compreso tra 23c e 60c) o materia liquida infiammabile o materia solida allo stato fuso avente un punto d’infiammabilità superiore a 60c, riscaldate ad una temperatura uguale o superiore al suo punto d’infiammabilità, o materia liquida autoriscaldante 323 - materia liquida infiammabile che reagisce con l’acqua, con svilup-po di gas infiammabiliX323 - materia liquida infiammabile che reagisce pericolosamente con l’acqua con sviluppo di gas infiammabili33 - materia liquida molto infiammabile (punto d’infiammabilità inferiore a 23c)333 - materia liquida piroforica 95X333 - materia liquida piroforica che reagisce pericolosamente con l’ac-qua (*)336 - materia liquida molto infiammabile e tossica338 - materia liquida molto infiammabile e corrosivaX338 - materia liquida molto infiammabile e corrosiva, che reagisce pericolosamente con l’acqua (*)339 - materia liquida molto infiammabile, che può produrre spontanea-mente una reazione violenta

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36 - materia liquida infiammabile (punto d’infiammabilità compreso tra 23c e 60c), debolmente tossica, o materia liquida autoriscaldante e tossica362 - materia liquida infiammabile e tossica, che reagisce con l’acqua, con sviluppo di gas infiammabiliX362 - materia liquida infiammabile e tossica, che reagisce pericolosa-mente con l’acqua (*), con sviluppo di gas infiammabili368 - materia liquida infiammabile tossica e corrosiva 38 - materia liqui-da infiammabile (punto d’infiammabilità compreso tra 23c e 60c), de-bolmente corrosiva, o materia liquida autoriscaldante e corrosiva 382 - materia liquida infiammabile e corrosiva, che reagisce con l’acqua, con sviluppo di gas infiammabiliX382 - materia liquida infiammabile e corrosiva, che reagisce pericolo-samente con l’acqua (*), con sviluppo di gas infiammabili39 - materia liquida infiammabile, che può produrre spontaneamente una reazione violenta40 - materia solida infiammabile o materia autoreattiva o materia auto-riscaldante423 - materia solida che reagisce con l’acqua con sviluppo di gas in-fiammabili, o materia solida infiammabile reagente con l’acqua con svi-luppo di gas infiammabili, o materia solida autoriscaldante reagente con l’acqua con sviluppo di gas infiammabiliX423 - materia solida, che reagisce pericolosamente con l’acqua(*), con sviluppo di gas infiammabili o materia solida infiammabile che rea-gisce pericolosamente con l’acqua con sviluppo di gas infiammabili, o materia solida autoriscaldante che reagisce pericolosamente con l’ac-qua con sviluppo di gas infiammabili43 - materia solida spontaneamente infiammabile (piroforica) X432 - materia solida spontaneamente infiammabile (piroforica), che reagisce pericolosamente con l’acqua (*), con sviluppo di gas infiammabili44 - materia solida infiammabile che, a temperatura elevata, si trova allo stato fuso446 - materia solida infiammabile e tossica che, a temperatura elevata, si trova allo stato fuso46 - materia solida infiammabile o autoriscaldante e tossica 462 - ma-teria solida tossica che reagisce con l’acqua con sviluppo di gas infiam-mabili

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X462 - materia solida, che reagisce pericolosamente con l’acqua (*), con sviluppo di gas tossici48 - materia solida infiammabile o autoriscaldante e corrosiva482 - materia solida corrosiva, che reagisce con l’acqua, con sviluppo di gas infiammabiliX482 - materia solida, che reagisce pericolosamente con l’acqua(*), con sviluppo di gas corrosivi 50 - materia comburente (favorisce l’in-cendio)539 - perossido organico infiammabile55 - materia molto comburente (favorisce l’incendio)556 - materia molto comburente (favorisce l’incendio) e tossica558 - materia molto comburente (favorisce l’incendio) e corrosiva559 - materia molto comburente (favorisce l’incendio) che può produrre spontaneamente una reazione violenta56 - materia comburente (favorisce l’incendio) e tossica568 - materia comburente (favorisce l’incendio) e tossica e corrosiva58 - materia comburente (favorisce l’incendio) e corrosiva 59 - materia comburente (favorisce l’incendio) che può produrre spontaneamente una reazione violenta60 - materia tossica o debolmente tossica 606 - materia infettante623 - materia tossica liquida, che reagisce con l’acqua, con sviluppo di gas infiammabili63 - materia tossica e infiammabile (punto d’infiammabilità compreso tra 23c e 60c)638 - materia tossica e infiammabile (punto d’infiammabilità compreso tra 23c e 60c) e corrosiva639 - materia tossica e infiammabile (punto d’infiammabilità inferiore o uguale a 60c), che può produrre spontaneamente una reazione violenta 64 - materia tossica solida, infiammabile o autoriscaldante642 - materia tossica solida, che reagisce con l’acqua, con sviluppo di gas infiammabili65 - materia tossica e comburente (favorisce l’incendio)66 - materia molto tossica663 - materia molto tossica infiammabile (punto d’infiammabilità infe-riore o uguale a 60c)664 - materia molto tossica solida, infiammabile o autoriscaldante665 - materia molto tossica e comburente (favorisce l’incendio)

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668 - materia molto tossica e corrosivaX668 - materia molto tossica e corrosiva, che reagisce pericolosamente con l’acqua(*)669 - materia molto tossica, che può produrre spontaneamente una reazione violenta68 - materia tossica e corrosiva69 - materia tossica, o debolmente tossica, che può produrre spontane-amente una reazione violenta70 - materiale radioattivo78 - materiale radioattivo, corrosivo80 - materia corrosiva o debolmente corrosiva 98X80 - materia corrosiva o debolmente corrosiva, che reagisce pericolo-samente con l’acqua(*)823 - materia corrosiva liquida, che reagisce con l’acqua, con sviluppo di gas infiammabili83 - materia corrosiva o debolmente corrosiva e infiammabile (punto d’infiammabilità compreso tra 23c e 60c)X83 - materia corrosiva o debolmente corrosiva e infiammabile (punto d’infiammabilità compreso tra 23c e 60c), che reagisce pericolosa-mente con l’acqua(*)839 - materia corrosiva o debolmente corrosiva e infiammabile (punto d’infiammabilità compreso tra 23c e 60c), può produrre spontanea-mente una reazione violentaX839 - materia corrosiva o debolmente corrosiva e infiammabile (punto d’infiammabilità compreso tra 23c e 60c), può produrre spontaneamente una reazione violenta, e che reagisce pericolosamente con l’acqua (*)84 - materia corrosiva solida, infiammabile o autoriscaldante 842 - materia corrosiva solida, che reagisce con l’acqua, con sviluppo di gas infiammabili85 - materia corrosiva o debolmente corrosiva e comburente (favorisce l’incendio)856 - materia corrosiva o debolmente corrosiva e comburente (favori-sce l’incendio) e tossica86 - materia corrosiva o debolmente corrosiva e tossica 88 - materia molto corrosivaX88 - materia molto corrosiva che reagisce pericolosamente con l’acqua883 - materia molto corrosiva e infiammabile (punto d’infiammabilità

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compreso tra 23c e 60c)884 - materia molto corrosiva solida, infiammabile o autoriscaldante885 - materia molto corrosiva e comburente (favorisce l’incendio)886 - materia molto corrosiva e tossicaX886 - materia molto corrosiva e tossica che reagisce pericolosamente con l’acqua (*)89 - materia corrosiva o presentante un grado minore di corrosività, che può produrre spontaneamente una reazione violenta90 - materia pericolosa per l’ambiente materie pericolose diverse99 - materie pericolose diverse trasportate a caldo238 - gas infiammabile e corrosivo28 - gas corrosivo

(*) L’acqua può essere utilizzata solo con l’approvazione di esperti

5.3.3 marchio per le materie trasportate a caldoi veicoli cisterna, container-cisterna, cisterne mobili, veicoli o container speciali o veicoli o container equipaggiati in maniera speciale, per i quali è richiesto un marchio per le materie trasportate a caldo conformemente alla disposizione speciale 580 quando essa è indicata nella colonna (6) della Tabella A del capitolo 3.2, devono portare su ogni fiancata, e dietro nel caso di veicoli, e sui quattro lati nel caso di container, container-cister-na e cisterne mobili, un marchio di forma triangolare i cui lati misurano almeno 250 mm, in colore rosso come indicato qui di seguito.

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ISTRUZIONI SCRITTE

ogni trasporto di merci pericolose è accompagnato da istruzioni scritte, documentazione ufficiale, dalla quale è possibile rilevare tutte le proce-dure da attuare in caso di incidente.

- stralcio ADR

«5.4.3.1 come aiuto in situazioni di emergenza in caso di incidente che possa sopravvenire durante un trasporto, le informazioni scritte nel-la forma specificata al 5.4.3.4 devono trovarsi all’interno della cabina dell’equipaggio del veicolo ed essere facilmente disponibili.

5.4.3.2 Queste istruzioni devono essere consegnate dal trasportatore all’equipaggio del veicolo prima della partenza, in una lingua o lingue che ogni membro possa leggere e comprendere. il trasportatore si deve assicurare che ogni membro dell’equipaggio interessato comprenda le istruzioni e sia capace di applicarle correttamente.

5.4.3.3 Prima della partenza, i membri dell’equipaggio del veicolo de-vono informarsi delle merci pericolose caricate a bordo e consultare le istruzioni scritte sulle misure da prendere in caso di emergenza o di incidente.

5.4.3.4 Le istruzioni scritte devono corrispondere, sia nella forma che nel contenuto, al seguente modello in quattro pagine.

Provvedimenti da adottare in situazioni di incidente o di emergenza

in ogni situazione di incidente o di emergenza che possa verificarsi du-rante il trasporto, i membri dell’equipaggio devono adottare i seguenti provvedimenti, quando ciò sia possibile e senza pericolo:- attivare il sistema di frenatura, fermare il motore e disconnettere la

batteria attivando lo stacca batteria, ove presente;- evitare ogni sorgente di accensione: in particolare non fumare e non

attivare alcuna apparecchiatura elettrica;- informare i servizi di emergenza, fornendo il maggior numero di infor-

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mazioni possibile sull’incidente e sulle materie coinvolte;- indossare l’indumento fluorescente e sistemare in maniera appro-

priata i segnali di avvertimento autoportanti;- tenere a portata di mano i documenti di trasporto per metterli a di-

sposizione delle squadre di emergenza;- non toccare e non camminare sulle perdite di materie fuoriuscite ed

evitare, rimanendo sopravento, di inalare esalazioni, fumi, polveri e vapori;

- quando sia appropriato e sicuro, utilizzare gli estintori per spegnere i principi di incendio degli pneumatici, dei freni e del vano motore;

- non affrontare gli incendi della zona di carico;- quando sia appropriato e sicuro, utilizzare l’equipaggiamento di bor-

do per prevenire dispersioni in ambienti acquatici e nei sistemi fo-gnari e per contenere le perdite;

- allontanarsi dal luogo dell’incidente o dell’emergenza, chiedere alle altre persone di allontanarsi e seguire le indicazioni dei servizi di emergenza;

- dopo l’uso rimuovere gli indumenti ed i mezzi di protezione contami-nati e smaltirli in sicurezza.

Ulteriori istruzioni per i membri dell’equipaggio sulle caratteristiche di pericolo delle diverse classi di merci pericolose e sui provvedimenti da adottare in relazione alle circostanze prevalenti.

Materie e oggetti esplosivi

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1 1.5 1.6caratteristiche di pericolosità: possono avere proprietà ed effetti diver-si quali: detonazione di massa; proiezione di frammenti; fuoco o flusso di calore intenso; produzione di luce intensa; rumorio fumi intensi. Sensibili agli urti e/o agli impatti e/o al calore.ulteriori istruzioni: mettersi al riparo, ma stare lontano dalle finestre.

Materie e oggetti esplosivi

1.4caratteristiche di pericolosità: basso rischio di esplosione e di incendioulteriori istruzioni: mettersi al riparo.

Gas infiammabili

2.1caratteristiche di pericolosità: rischio di incendio; rischio di esplosione; possono essere sotto pressione; rischio di asfissia;possono causare ustioni e/o congelamento; i contenitori possono esplodere se riscaldati.ulteriori istruzioni: mettersi al riparo; tenersi fuori da zone basse.

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Gas non infiammabili, non tossici

2.2caratteristiche di pericolosità: rischio di asfissia; possono essere sot-to pressione; possono causare congelamento; i contenitori possono esplodere se riscaldati.ulteriori istruzioni: mettersi al riparo; tenersi fuori da zone basse.

Gas tossici

2.3caratteristiche di pericolosità: rischio di intossicazione; possono es-sere sotto pressione; possono causare ustioni e/o congelamento; i contenitori possono esplodere se riscaldati.ulteriori istruzioni: usare la maschera di evacuazione di emergenza;mettersi al riparo; tenersi fuori da zone basse.

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Liquidi infiammabili

3caratteristiche di pericolosità: rischio di incendio; rischio di esplosione; i contenitori possono esplodere se riscaldati.ulteriori istruzioni: mettersi al riparo; tenersi fuori da zone basse.

Solidi infiammabili, materie autoreattive ed esplosivi solidi desensibi-lizzati

4.1caratteristiche di pericolosità: rischio di incendio; infiammabili o com-bustibili, possono incendiarsi per calore, scintille o fiamme. Possono contenere materie autoreattive che possono subire una decomposizio-ne esotermica se viene fornito calore, se a contatto con altre materie (come acidi, composti metalli pesanti o ammine), per frizioni o urti. ciò può comportare lo sviluppo di gas o vapori nocivi e infiammabili o l’au-toaccensione. i contenitori possono esplodere se riscaldati. rischio di esplosione degli esplosivi desensibilizzati in caso di perdita dell’agente desensibilizzante.

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Materie soggette ad accensione spontanea

4.2

caratteristiche di pericolosità: rischio di incendio per accensione spon-tanea se gli imballaggi vengono danneggiati o se fuoriesce il contenuto. Possono reagire violentemente con l’acqua.

Materie che, a contatto con l’acqua, sviluppano gas infiammabili

4.3caratteristiche di pericolosità: rischio di incendio ed esplosione a con-tatto con l’acqua.ulteriori istruzioni: le materie fuoriuscite dovrebbero essere mantenute asciutte coprendo le perdite.

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Materie comburenti

5.1caratteristiche di pericolosità: rischio di violenta reazione, di incendio ed esplosione a contatto con materie combustibili o infiammabili.ulteriori istruzioni: evitare le miscelazioni con materie infiammabili o combustibili (esempio: segatura).

Perossidi organici

5.2caratteristiche di pericolosità: rischio di decomposizione esotermica ad alte temperature, a contatto con altre materie (come acidi, composti di metalli pesanti o ammine), per frizioni o urti.ciò può comportare lo sviluppo di gas o vapori nocivi e infiammabili o l’autoaccensione.ulteriori istruzioni: evitare le miscelazioni con materie infiammabilio combustibili (esempio: segatura).

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Materie tossiche

6.1caratteristiche di pericolosità: rischio di intossicazione per inalazione, contatto con la pelle o ingestione; rischio per ambienti acquatici o si-stemi fognari.ulteriori istruzioni: usare la maschera di evacuazione d’emergenza.

Materie infettanti

6.2caratteristiche di pericolosità: rischio di infezione; può causare gravi malattie all’uomo o agli animali; rischio per ambienti acquatici o siste-mi fognari.

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Materiali radioattivi

7A 7B

7c 7d

caratteristiche di pericolosità: rischio di irraggiamento esterno ed in-terno.ulteriori istruzioni: limitare il tempo di esposizione.

Materiali fissili

7Ecaratteristiche di pericolosità: rischio di reazione nucleare a catena.

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Materie corrosive

8

caratteristiche di pericolosità: rischio di ustione per corrosione; posso-no reagire violentemente fra loro, con l’acqua e con altre sostanze; le materie fuoriuscite possono sviluppare vapori corrosivi;rischio per ambienti acquatici o sistemi fognari.

Materie e oggetti pericolosi diversi

9caratteristiche di pericolosità: rischio di ustioni; rischio di incendio;ri-schio di esplosione; rischio per ambienti acquatici o sistemi fognari.ulteriori istruzioni: prevenire la dispersione delle perdite di materie in ambienti acquatici o nei sistemi fognari.

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Materie pericolose per l’ambiente

caratteristiche di pericolosità: rischio per ambienti acquatici o sistemi fognari.

Materie trasportate a caldo

caratteristiche di pericolosità: rischio di ustioni per il calore.ulteriori istruzioni: Evitare il contatto con le parti calde dell’unità di tra-sporto e la materia fuoriuscita.

Equipaggiamenti di protezione generale e individuale, per attuare le misure di ordine generale e per gli interventi di emergenza specifici per i diversi pericoli, che devono essere a bordo del veicolo conformemente alla sezione 8.1.5 dell’Adr

ogni unità di trasporto deve avere a bordo il seguente equipaggia-mento:- per ogni veicolo, un ceppo di dimensioni adeguate alla massa mas-

sima del veicolo ed al diametro delle ruote;- due segnali d’avvertimento autoportanti;- liquido lavaocchia; e per ogni membro dell’equipaggio- un indumento fluorescente (per esempio come quello descritto nella

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norma En 471);- una lampada portatile;- un paio di guanti di protezione; e- un mezzo di protezione degli occhi (per esempio occhiali protettivi).

Equipaggiamento supplementare richiesto per certe classi- una maschera di evacuazione d’emergenza, b per ogni membro

dell’equipaggio del veicolo, deve essere a bordo del veicolo per i numeri d’etichetta di pericolo 2.3 o 6.1;

- un badile;- un copritombino;- un recipiente per la raccolta.

5.4.4 conservazione delle informazioni relative al trasporto di merci pericolose5.4.4.1 Lo speditore ed il trasportatore devono conservare una copia del documento di trasporto delle merci pericolose e le informazioni e la documentazione aggiuntiva come indicato nell’Adr, per un periodo minimo di tre mesi.

5.4.4.2 Quando i documenti sono tenuti in modalità elettronica o in un sistema informatico, lo speditore ed il trasportatore devono essere in grado di stamparli.

5.4.5 Esempio di formulario-tipo per il trasporto multimodale di merci pericolose

Esempio di formulario-tipo che può essere utilizzato ai fini della dichia-razione combinata delle merci pericolose e del certificato di carico in caso di trasporto multimodale di merci pericolose.

Parte Quinta - La Gestione di Materiali Pericolosi: Merci Pericolose

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MATERIALI RADIOATTIVI

FONTI NORMATIVE:

i materiali radioattivi trovano disciplina in più fonti normative, dedica-te alla sicurezza pubblica ed alla sicurezza degli addetti. L’elenco delle fonti comprende:

1 - Decreto legislativo 26 maggio 2000, n. 241 Attuazione della direttiva 96/29/EurATom in materia di protezione

sanitaria della popolazione e dei lavoratori contro i rischi derivanti dalle radiazioni ionizzanti.

2 - Decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 230 Attuazione delle direttive 89/618/Euratom, 90/641/Euratom,

96/29/Euratom, 2006/117/Euratom in materia di radiazioni ionizzanti e 2009/71/Euratom, in materia di sicurezza nucleare degli impianti nucleari.

3 - Decreto legislativo 81/2008 - Art. 221 - Campo di applicazione“2. i requisiti individuati dal presente capo si applicano a tutti gli agenti chimici pericolosi che sono presenti sul luogo di lavoro, fatte salve le disposizioni relative agli agenti chimici per i quali valgono provvedimenti di protezione radiologica regolamentati dal decreto legislativo del 17 marzo 1995, n. 230, e successive modificazioni.

dalle fonti elencate, si ricavano tutte le prescrizioni di sicurezza, anche se quella dEdicATA AL TEmA dELLA SicurEzzA SuL LAVoro, come riferimento esplicito del d.Lgs. 81/2008, è costituita dal d.Lgs. 241/2000.

Parte Quinta - La Gestione di Materiali Pericolosi: Materiali Radioattivi

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Figure giuridiche e responsabilità

ESPERTO QUALIFICATO (EQ)

d.Lgs. 241/2000 riconosce tale titolo solo a fisici, tecnici, ingegne-ri e chimici, previo superamento di un corso di formazione ed esame finale. i suoi compiti in tema di sicurezza sul lavoro sono:

- disciplina dettagliatamente le sorgenti radiogene - determina la quantità e la tipologia dei mezzi di radioprotezione- disciplina le attività lavorativa dei singoli lavoratori - Procede a regolamentare l’accesso ai luoghi di lavoro, al dimensio-

namento delle barriere protettive- Effettua i controlli della concentrazione delle sostanze radioattive.- Verifica che non ci siano rilasci indebito di materiale radioattivo

nell’ambiente esterno.

inoltre, provvede a trasmettere al medico Autorizzato

- le modalità di esposizione dei lavoratori (irradiazione esterna o con-taminazione interna);

- l’elenco dei lavoratori con mansione, classificazione e destinazione lavorativa;

- le dosi ricevute o impegnate dai lavoratori di categoria A (ogni 6 mesi) e dai lavoratori di categoria B (periodicità annuale);

- le comunicazione prescritte nelle ipotesi di esposizione accidentale o di emergenza

MEDICO AUTORIZZATO

Qualificazione

- il dPr 185/1964 attribuisce tale titolo solo a specialisti in medicina del Lavoro, medicina nucleare o radiologia, previo superamento di un esame sostenuto davanti ad una commissione stabilita dal ministe-ro del Lavoro e delle Politiche Sociali

- il d.Lgs. 230/1995, come modificato dal d.Lgs. 241/2000, limita

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l’iscrizione nell’elenco dei medici autorizzati ai soli mEdici comPE-TEnTi di cui al d.Lgs. 277/1991 e successive modificazioni.

La sorveglianza sanitaria: rappresenta la prima e più delicata delle funzioni attribuite, al MEDICO AUTORIZZATO, che va esercitata se-condo le indicazioni di cui al D.Lgs. 81/2008, per le prescrizioni gene-rali e dal D.Lgs. 230/1995, per quelle specifiche

- Altre Prescrizioni di Sicurezza

Sono contenute nel D.Lgs. 241/2000 e sono così riassumibili:a) gli artt. da a 10-bis a 10-octies contengono le disposizioni per l’e-

sposizione a sorgenti naturali di radiazioni in alcune attività lavora-tive, come quelle effettuate in luoghi sotterranei, implicanti uso o stoccaggio di radionuclidi naturali, terme, attività di volo.

b) Per queste attività sono indicati i livelli di azione: se si superano scattano le prescrizioni di vigilanza sanitaria.

c) L’ert. 18-bis prevede l’ obbligo di autorizzazione per l’aggiunta inten-zionale di materie radioattive nella produzione dei beni di consumo.

d) L’art. 22, riscritto, elimina la denuncia di detenzione ed introduce la comunicazione preventiva delle pratiche entro 30 gg dall’inizio della detenzione delle sorgenti

e) L’art. 64 include tra i lavoratori tutelati anche quelli autonomif) L’art 69 disciplina la tutela delle lavoratrici gestanti, per le quali

sono vietate le zone controllate e quelle sorvegliateg) Gli artt. 81 e 90 prevedono l’obbligo di consegna all’iSPESL (ora

inAiL) del doSP e della scheda dosimetrica in caso di cessazione del rapporto di lavoro o dell’attività dell’impresa.

h) L’art. 85 ha introdotto la possibilità per il medico di aumentare la frequenza delle visite mediche.

i) restano confermate le competenze dell’ APAT (ex AnPA) e del mini-STEro dEL LAVoro per la vigilanza su tutti i tipi di sorgenti (macchine radiogene e sostanze radioattive); gli organi del Servizio Sanitario na-zionale effettuano vigilanza limitatamente alle macchine radiogene.

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4 - IL TRASPORTO DI MATERIALI RADIOATTIVIil trasporto di materiali fissili o radioattivi costituisce un fattore di

rischio aggiuntivo perché eventuali incidenti che dovessero coinvolger-ne i contenitori, con dispersione accidentale di radioattività, genere-rebbe situazioni di pericolo dalle conseguenze non controllabili.

Per queste ragioni, il trasporto è disciplinato da regole rigidissime, che vanno osservate anche dalle forze Armate e dalle forze di Polizia e da ogni altro Ente, pubblico o privato che dispone di tali materiali. Tra le fonti che disciplinano il trasporto vanno comprese:

(a) l’art. 5 della legge 31 dicembre 1962, n. 1860, modificato dall’art. 2 del d.P.r. 30 dicembre 1965, n. 1704, che si occupa delle prescri-zioni di autorizzazione alla detenzione e al trasporto

(b) l’Adr (Accordo europeo per il trasporto su strada di merci perico-lose, recepito con il d.Lgs. 35/2011, che ha recepito una diretti-va dell’unione europea per la unificazione delle prescrizioni per i trasporti STrAdALi (Adr), fErroViAri (rid) E PEr ViE nAViGABiLi inTErnE (Adn).

(c) L’art. 168, comma 1, del nuovo codice della strada, che considera validi anche per i trasporti nazionali le prescrizioni Adr e ne sanzio-na le violazioni

d) il d.Lgs. 17 marzo 1995, n. 230 - concernente l’attuazione delle direttive dir. 80/836/Euratom, dir. 84/467/Euratom, dir. 84/466/Euratom, dir. 89/618/Euratom, dir. 90/641/Euratom e dir. 92/3/Euratom in materia di radiazioni ionizzanti. Questa norma costituisce la fonte primaria per ogni disciplina riferita alla sicurezza pubblica dei materiali radioattivi e delle fonti ionizzanti.Tutte le prescrizioni soprarichiamate sono contenute ed esplicitate

nella circolare che segue:

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Circ. Ministero dei trasporti e della navigazione 16 dicembre 1996, n. 162/96 - Materie radioattive (classe 7 di cui alla classifica contenuta negli allegati A e B del D.M. 4 settembre 1996) - Prescrizioni di sicurezza relative al trasporto nazionale ed internazionale su strada. ……………… omissis ………………

2. Prescrizioni tecniche di sicurezza e disposizioni applicative 2.1. Tutto quanto precede, premesso e considerato, in applicazione

dell’ultimo comma dell’art. 5 della legge 31 dicembre 1962, n. 1860 (vedere il precedente punto 1 (a), modificato dall’art. 2 del d.P.r. 30 dicembre 1965, n. 1704, ferme restando le altre dispo-sizioni applicabili previste dai nuovo codice della strada e dal suo regolamento di esecuzione, le prescrizioni tecniche di sicurezza ri-guardanti il trasporto su strada delle materie radioattive sono quelle relative alla classe 7 contenute negli allegati A e B di cui al citato d.m. 4 settembre 1996.

2.2. nell’allegato alla presente circolare, che ne costituisce parte inte-grante, sono contenute le disposizioni applicative - emanate ai sensi dell’art. 7 del d.m. 4 settembre 1996 - ritenute necessarie per dare attuazione alle prescrizioni tecniche di sicurezza in precedenza indi-viduate relative al trasporto di materie radioattive su strada.

2.3. La presente circolare viene emanata, sentito il parere dell’A.n.P.A. (Agenzia nazionale per la Protezione dell’Ambiente), segnatamente ai fini della definizione delle disposizioni applicative necessarie per il soddisfacimento degli specifici aspetti di protezione sanitaria (Parte ii dell’allegato alla presente circolare) previsti dal citato d.Lgs. n. 230 del 17 marzo 1995.

2.4. Si precisa inoltre che le disposizioni emanate con la presente cir-colare dovranno essere obbligatoriamente osservate a partire dal 1 gennaio 1997, giusto quanto disposto dal d.m. 4 settembre 1996; fino a tale data è facoltativo mantenere il rispetto della normativa vigente ovvero adottare le disposizioni di cui alla presente circolare. Per quanto riguarda i veicoli già autorizzati al trasporto di materie

radioattive alla data della presente circolare, l’idoneità o meno dei vei-coli stessi (con il relativo aggiornamento della carta di circolazione) po-trà essere verificata, al fine di consentire lo scaglionamento temporale degli accertamenti, in occasione delle visite periodiche prescritte per i

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veicoli relative all’anno 1997. fino a tale visita periodica è consentito l’utilizzo dei veicoli già auto-

rizzati con la precedente normativa.

3. Controlli e inadempienze 3.1. i controlli sull’applicazione delle presenti prescrizioni e disposizio-

ni applicative rientrano nella competenza del ministero dei trasporti e della navigazione e dell’A.n.P.A., nonché delle altre Amministrazioni dello Stato nell’ambito delle rispettive attribuzioni.

3.2. Le inadempienze alle prescrizioni e disposizioni applicative di cui ai precedenti punti 2.1, 2.2, 2.4 sono sanzionabili ai sensi dell’art. 168 del nuovo codice della strada. Le violazioni alle prescrizioni e disposizioni applicative di cui al precedente punto 2.3 sono sanzio-nabili ai sensi del d.Lgs. 17 marzo 1995, n. 230.

4. Deroghe deroghe alle prescrizioni e disposizioni applicative del presente alle-

gato possono essere concesse, ai sensi del marginale 10013 dell’al-legato B al d.m. 4 settembre 1996, a tutela della vita umana, in si-tuazioni di emergenza, dalle autorità competenti di cui al paragrafo 1, parte 1ª, del sopra citato allegato. La presente circolare aggiorna e sostituisce le disposizioni emanate con la circolare n. 8 del 1 febbraio 1965 e circolare n. 58 del 8 maggio 1965, circolare n. 435/5481 del 1 giugno 1978, circolare n. 605/5867/1 del 15 maggio 1985, circolare n. 643/4967/4 del 16 ottobre 1989.

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ALLEGATO Disposizioni applicative necessarie per dare attuazione alle prescri-zioni di sicurezza relative al trasporto di materie radioattive su strada

PARTE PRIMA Trasporto su strada di materie radioattive e fissili speciali

1. GENERALITà

1.1 Definizioni Ai fini della applicazione delle presenti disposizioni valgono le definizio-ni che seguono nonché quelle citate nell’allegato A del d.m. 4 settem-bre 1996. 1.1.1 Autorità competenti Per Autorità competenti si intendono, nell’ambito delle rispettive com-petenze: - ministero industria, commercio e artigianato, direzione generale fon-

ti energia e industria di base; - ministero dei trasporti e della navigazione, direzione generale della

motorizzazione civile e dei trasporti in concessione; - ministero dell’interno - direzione generale della protezione civile e dei

servizi antincendio; e, inoltre, ai fini della sicurezza nucleare e della protezione sanitaria, per quanto concerne le spedizioni, e le approva-zioni dei modelli di collo e del materiale radioattivo in forma speciale:

- AnPA: Agenzia nazionale per la protezione dell’ambiente. 1.1.2. Allegati “A”e “B”Gli Allegati A e B al d.m. 4 settembre 1996. 1.1.3. Vettore

fermo restando quanto stabilito con l’art. 5 della legge 31 dicembre 1962, n. 1860, come modificato dall’art. 2 del d.P.r. n. 1704 del 30 dicembre 1965, per vettore si intende ogni persona fisica o giuridica che svolge attività di trasporto di materie radioattive e fissili speciali in nome proprio o per conto altrui, oppure in nome e per conto proprio ancorché avvalendosi di mezzi altrui (personale, veicoli e strutture) dei quali si abbia la piena responsabilità e disponibilità (art. 21 del d.Lgs. 17 marzo 1995, n. 230.)

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1.1.4. Attività di trasporto Per attività di trasporto si intende qualsiasi operazione di trasporto

su strada effettuata da un veicolo, in tutto o in parte su strade di uso pubblico o aperte al pubblico, comprese le attività di carico e scarico contemplate negli allegati A e B. Le operazioni di trasporto effettuate interamente in un perimetro chiuso in cui l’eventuale accesso del pub-blico debba essere autorizzato e in cui siano operanti altri appropriati regolamenti di sicurezza, sono escluse dalla presente definizione. 1.1.5. Mittente (Speditore)

Per speditore si intende ogni persona, fisica o giuridica, che pre-senta una consegna per il trasporto, direttamente o tramite terzi, ed è indicata come tale nei documenti di trasporto. (Vedere margg. 2002 e 2709 dell’allegato A). 1.1.6. Spedizione

Per spedizione si intende il movimento specifico di una consegna dalla provenienza alla destinazione. 1.1.7. Consegna

Per consegna si intende il trasferimento di ogni collo o colli o carico di materiale radioattivo che si verifica tra speditore vettore e destinata-rio nel corso del trasporto. 1.1.8. Destinatario

Per destinatario si intende ogni persona, fisica o giuridica che riceve una consegna. 1.1.9. Contenuti radioattivi “Grandi Sorgenti”.

i materiali radioattivi i cui requisiti di spedizione sono stati sinte-tizzati nelle schede di cui al marginale 2704 dell’allegato A vengono considerati grandi sorgenti quando l’attività per collo supera il valore di 300 A1 [1] nel caso di materiale in forma speciale e 300 A2 [1] nel caso di materiale in altre forme. 1.1.10. Garanzia della conformità

Per garanzia della conformità si intende un programma sistematico di provvedimenti applicato dall’autorità competente allo scopo di assi-curare che le disposizioni riguardanti il trasporto di materie radioattive su strada siano rispettate. 1.1.11. Garanzia della qualità

Per garanzia della qualità si intende un programma sistematico di controlli e ispezioni, approntato nell’ambito di una organizzazione inte-

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ressata al trasporto di materie radioattive, allo scopo di assicurare il rispetto nella pratica di tutte le norme di sicurezza previste dalle vigenti regolamentazioni attinenti alla attività di trasporto di materie radioattive. 1.1.12. Attrezzature radioattive come parte integrante dei veicoli

i veicoli che utilizzano materiale radioattivo come parte integrante del mezzo di trasporto, ovvero veicoli classificabili come “laboratorio mobile” aventi a bordo sorgenti radioattive, devono essere riconosciuti idonei dal ministero dei trasporti e della navigazione sentita l’A.n.P.A., e devono altresì rispettare le eventuali particolari prescrizioni, definite dall’A.n.P.A. medesima ai fini della sicurezza nucleare e della protezione sanitaria. [1] con A1, si intende l’attività massima che può essere trasportata in un collo di tipo A1, quando il materiale radioattivo è sotto forma speciale. con A2, si intende l’attività massi-ma che può essere trasportata in un collo di tipo A2, quando il materiale radioattivo non è in forma speciale.

2. DISPOSIZIONI SPECIFICHE PER L’ATTIVITà DI TRASPORTO SU STRADA DI COLLI CONTENENTI MATERIE RADIOATTIVE

2.1. Attività di trasporto su strada Sul territorio nazionale, il trasporto di materie radioattive e fissili

deve essere effettuato da vettori autorizzati giusto quanto prescritto dall’art. 5 della legge n. 1860 del 31 dicembre 1962, così come mo-dificato dall’art. 2 del d.P.r. n. 1704 del 30 dicembre 1965, e come ripreso dall’art. 21 del d.Lgs. 17 marzo 1995, n. 230. 2.2. Classificazione del materiale radioattivo

ogni esigenza di spedizione di uno specifico materiale radioattivo, deve essere approntata verificando la rispondenza del materiale in que-stione ai requisiti specifici contenuti nelle schede di cui al marginale 2704 dell’allegato A, che comprendono: - Scheda 1: Quantità limitate di materiale radioattivo in colli esenti; - Scheda 2: Strumenti o articoli in colli esenti; - Scheda 3: Articoli fabbricati con uranio naturale, uranio impoverito o

torio naturale, come colli esenti; - Scheda 4: imballaggi vuoti, come colli esenti; - Scheda 5: materiale di debole attività specifica (LSA-i); - Scheda 6: materiale di debole attività specifica (LSA-ii); - Scheda 7: materiale di debole attività specifica (LSA-iii);

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- Scheda 8: oggetti contaminati superficialmente (Sco-i e Sco-ii); - Scheda 9: materiale radioattivo in colli di Tipo A; - Scheda 10: materiale radioattivo in colli di Tipo B(u); - Scheda 11: materiale radioattivo in colli di Tipo B(m); - Scheda 12: materiale fissile; - Scheda 13: materiale radioattivo trasportato sotto condizione di ac-

cordo speciale; 2.3. Modalità tecniche di trasporto

i trasporti di materiali radioattivi aventi quantità di radioattività supe-riori a 30 A1 o 30 A2 devono essere effettuati con le modalità previste nei successivi punti 3.2 e 3.3. 2.4. Esenzioni

i materiali radioattivi di cui al paragrafo 2.2 specificati nelle schede da 1 a 4, possono essere trasportati in quantità illimitate per unità di trasporto, alle condizioni indicate nei marginali 10011 e 10012 dell’al-legato B. 2.5. Responsabilità a) fermo restando quanto disposto in termini di responsabilità civile

dalla legge 31 dicembre 1962, n. 1860 e successive modifiche ed integrazioni, e salvo diverso accordo tra le parti, lo speditore è re-sponsabile di tutte le fasi che precedono la consegna al vettore delle materie radioattive da trasportare.

b) il vettore è responsabile delle materie radioattive prese in carico, fino alla consegna.

c) il destinatario è responsabile delle materie radioattive dal momento della consegna delle medesime da parte del vettore.

3. ATTI AMMINISTRATIVI DI AMMISSIONE AL TRASPORTO STRADALE

3.1. Certificazione tecnica di sicurezza per l’effettuazione del trasporto stradale 3.1.1. il ministero dei trasporti e della navigazione, direzione generale

della motorizzazione civile e dei trasporti in concessione ai fini della effettuazione del trasporto dei colli specificati nelle lettere a) e b) del successivo punto 3.2 rilascia per ciascuna spedizione il certificato tecnico di sicurezza con le relative prescrizioni, tenuto conto di quan-to indicato nell’attestato di cui al già citato punto.

Parte Quinta - La Gestione di Materiali Pericolosi: Materiali Radioattivi

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3.1.2. il certificato e l’attestato sopra citati cessano di validità tra-scorsi 90 giorni dalla data di emissione del certificato; possono tuttavia essere prorogati per uguale periodo dietro motivata ri-chiesta.

3.2. Attestato di sicurezza per l’ammissione al trasporto stradale 3.2.1. La spedizione di colli (per i quali ricorra almeno una delle suc-

cessive condizioni): a) che contengano materiale radioattivo “grande sorgente”; b) per i quali debbano prevedersi appropriate procedure di accordo spe-

ciale (vedere scheda 13); c) che contengano materiale fissile in quantità eccedente i limiti speci-

ficati nel marginale 3703 dell’allegato A e i cui requisiti di trasporto sono specificati nella scheda 12 del medesimo allegato deve ef-fettuarsi in accordo alle modalità tecniche di trasporto contenute nell’attestato di sicurezza per l’ammissione al trasporto stradale che dovrà essere rilasciato dall’A.n.P.A.

3.2.2. La documentazione, che dovrà essere fornita dal richiedente, necessaria per il rilascio dell’attestato di sicurezza, è precisata nell’Appendice 1, unitamente ai criteri di valutazione e alle modalità di inoltro della domanda per il rilascio dell’attestato stesso e dell’e-ventuale certificato tecnico di sicurezza.

3.3. Benestare di sicurezza per il trasporto stradale Per il trasporto di colli che contengono:

a) materiale radioattivo con attività per radionuclide superiore a 30 A1 o 30 A2 ma non superiore a 300 A1 o 300 A2, a seconda dei casi, rispettiva-mente materiale in forma speciale o in qualsiasi altra forma fisica,

b) materiale fissile in quantità non eccedente i limiti specificati nel mar-ginale 3703 dell’allegato A ed i cui requisiti di trasporto rientrano nei termini indicati nelle schede da 5 a 11; L’A.n.P.A. rilascia apposito benestare di sicurezza per il trasporto,

sulla base dell’esame della documentazione fornita dal richiedente per la quale si rinvia all’Appendice 2.

3.4. Convalida certificati di approvazione con riferimento ai seguenti argomenti: a) materiale radioattivo sotto forma speciale; b) colli contenenti materiale fissile;

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c) colli di Tipo B, di Tipo B(u), e di Tipo B(m); d) calcolo dei valori A1 e A2, non tabellati (marg. 3701 dell’allegato A);

per i quali è richiesta una approvazione da parte della Autorità com-petente del paese di origine, l’A.n.P.A., su richiesta dell’utente, rilascia apposita convalida dei rispettivi certificati di approvazione originali. 3.5. Sovraimballaggi

L’utilizzo del sovraimballaggio è ammesso conformemente a quanto stabilito nell’Allegato A.

4. DOCUMENTAZIONE PER LE SPEDIZIONI

4.1. Documento di trasporto 4.1.1. ogni collo contenente materiale radioattivo presentato per il tra-

sporto deve essere accompagnato dal documento di trasporto di cui al marginale 2002, punti da (3) a (9), e 2709 dell’allegato A.

4.1.2. La descrizione della merce nel documento di trasporto deve es-sere redatta secondo quanto citato nel “paragrafo 10”di ciascuna scheda riassuntiva di cui al marginale 2704 dell’allegato A.

4.1.3. Più colli uguali caricati sulla stessa unità di trasporto col mede-simo mittente e destinatario possono essere accompagnati da un unico documento.

4.2. Allegati al documento di trasporto Al documento di trasporto devono essere allegati: a) se trattasi di spedizione soggetta a certificazione, a seconda dei

casi, i documenti rispettivamente specificati nei precedenti punti 3.2 e 3.3;

b) il documento contenente le istruzioni da osservare in caso di inci-dente (vedere marginali 10385 e 71385 dell’allegato B);

c) le istruzioni di sicurezza relative al carico/scarico dei colli, ove siano previste dal certificato di approvazione del modello di collo o quando per particolari caratteristiche dei colli stessi siano state previste dallo speditore;

d) qualora ricorra, copia del certificato di approvazione di cui al punto 3.4 e della relativa convalida rilasciata dall’A.n.P.A. se la suddetta certificazione sia di origine estera.

4.3. Documenti a bordo del veicolo oltre ai documenti di cui ai precedenti punti 4.1 e 4.2, a bordo del vei-

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colo adibito al trasporto di materie radioattive, devono essere presenti: a) copia autenticata del decreto autorizzativo interministeriale di cui è

titolare il vettore; b) ultima attestazione del controllo della contaminazione del veicolo.

5. PRECAUZIONI DA ADOTTARE PER IL CARICO, LO SCARICO E DU-RANTE IL TRASPORTO

5.1. Sistemazione dei colli 5.1.1. i colli contenenti materiali radioattivi devono essere opportu-

namente ammarati sul vano di carico del veicolo, e la loro siste-mazione, sia durante il trasporto, sia nei casi di deposito in transi-to, deve soddisfare alle prescrizioni di cui ai marginali da 2711 a 2715 dell’allegato A, fermo restando quanto previsto nell’Appendi-ce delle presenti disposizioni per i colli specificati nel precedente punto 3.2.

5.1.2. il vettore dovrà garantire che il livello di irraggiamento - in corri-spondenza delle pareti esterne del veicolo - sia limitato entro valori definiti dagli allegati A e B, nel rispetto delle regole di preparazione e controllo per la spedizione nonché nel rispetto delle prescrizioni previste per i depositi in corso di trasporto.

5.1.3. Per particolari trasporti, quali quelli che richiedono il rilascio dell’attestato di sicurezza di cui al precedente punto 3.2, fermo re-stando quanto previsto in proposito nell’Appendice 1, di cui al punto 5.1.1. potranno essere emanate specifiche prescrizioni riguardanti l’ammaraggio.

5.2. Sosta fermo restando quanto prescritto dalle disposizioni di cui ai mar-

ginali 10321 e 71321 dell’allegato B, dovranno essere osservate le seguenti ulteriori prescrizioni: a) le fermate per esigenze di servizio, dei veicoli trasportanti materiale

radioattivo, per quanto possibile, non dovranno essere effettuate vi-cino a luoghi affollati;

b) durante le fermate per motivi tecnici o di servizio, i veicoli carica-ti con colli contenenti materiale radioattivo dovranno essere tenuti costantemente sotto il controllo del personale addetto al trasporto; tale controllo può essere assicurato anche tramite l’ausilio di ap-

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propriati sistemi di sicurezza motorizzati in modo da rendere non necessaria la presenza a bordo del veicolo degli addetti di cui sopra, ai fini della limitazione delle dosi individuali;

c) nel caso di trasporto di colli appartenenti alle categorie GiALLA ii e GiALLA iii o delle spedizioni ammesse al trasporto - solo se costitu-iscono il solo carico del veicolo, ovvero nel caso di trasporti alla rin-fusa - qualora il veicolo sia obbligato a sostare, si dovrà provvedere ad apporre dispositivi atti ad impedire l’avvicinamento al veicolo di persone non addette al trasporto;

d) qualora, per ragioni di forza maggiore, la sosta dovesse essere pro-lungata oltre tempi ragionevoli e/o non preventivabili, il personale addetto al trasporto dovrà avvertire il datore di lavoro per le oppor-tune disposizioni; quest’ultimo, solo in caso di trasporti di materiale di cui alle schede da 5 a 13, provvederà a segnalare la sosta con il mezzo di comunicazione più celere, al comando provinciale dei Vigili del fuoco della zona attraversata o, eventualmente, al più vicino di-staccamento di tale comando, per l’intervento di competenza;

e) dovrà evitarsi la sosta di veicoli adibiti al trasporto di materiale radio-attivo in prossimità di altri veicoli trasportanti altre merci pericolose oggetto di divieto di carico in comune con materiale radioattivo.

5.3. Convogli Quando i veicoli che trasportano materiale radioattivo delle schede

da 8 a 13 circolano in convoglio, dovrà essere mantenuta tra le varie unità di trasporto una distanza di sicurezza tale che sia garantito in ogni caso l’arresto tempestivo e siano evitate collisioni, e comunque una distanza non inferiore a 50 metri. 5.4. Incidenti 5.4.1. Qualora, nel corso del trasporto di colli contenenti materiali

radioattivi, si verifichino eventi incidentali a seguito dei quali risul-tasse evidente o verosimilmente ipotizzabile il coinvolgimento dei colli trasportati, dovranno essere osservate le opportune istruzioni prescritte al marginale 2002, (3) (b), e specificate al marginale 10385 degli allegati A e B, nonché quanto previsto agli artt. 100 e 101 del d.Lgs. 17 marzo 1995, n. 230.

5.4.2. in particolare nei casi incidentali di cui sopra, al fine di evitare l’avvicinamento di persone, l’unità di trasporto ovvero la zona im-plicata dovranno essere isolate per mezzo di opportuni dispositivi

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di segnalazione (ad esempio paletti con catenelle) che dovranno essere in dotazione al veicolo;

5.4.3. nessuna persona deve entrare o sostare nella zona isolata pri-ma che arrivi il personale qualificato per dirigere i lavori di maneg-gio e di recupero; tuttavia la presenza di materiale radioattivo non dovrà essere considerata di ostacolo alle operazioni di salvataggio di persone o di estinzione di incendi.

5.4.4. Le persone per le quali si possa sospettare una avvenuta con-taminazione dovranno essere isolate e sottoposte a controllo da parte del personale qualificato.

5.4.5. in aggiunta alle suddette disposizioni, dovranno essere osservate anche quelle riguardanti le “segnalazioni di situazioni incidentali”ripor-tate nel punto 11.3. della successiva Parte Seconda.

6. VEICOLI - REQUISITI TECNICI ED AMMINISTRATIVI

6.1. Idoneità al trasporto 6.1.1. i veicoli, successivamente specificati, da adibire al trasporto di ma-

terie radioattive in quantità superiore ai limiti di esenzione di cui al mar-ginale 10011 dell’allegato B devono essere sottoposti a visita e prova, per accertarne l’idoneità al trasporto, secondo le modalità prescritte dal ministero dei trasporti e della navigazione - direzione generale mcTc.

6.1.2. ferma restando l’osservanza delle prescrizioni contenute nel nuovo codice della strada e negli allegati A e B, i veicoli in questione devono soddisfare anche ai seguenti requisiti:

a) la cabina di guida deve essere separata dal vano di carico con una parete rigida e continua;

b) il vano di carico deve essere costituito da carrozzeria chiusa o di tipo equivalente (es. cassone con centinatura di sufficiente robustezza e telone ignifugo) sufficientemente areata;

c) non è consentito l’uso di carrozzerie ribaltabili e/o scarrabili. 6.1.3. i veicoli utilizzati per il trasporto di materie radioattive in quantità

non superiore ai limiti di esenzione di cui al citato marginale 10011 dell’allegato B dovranno corrispondere anche essi ai requisiti sopra specificati ed alla tipologia indicata nei successivi punti senza, tutta-via, dover essere sottoposti a visita e prova per accertarne l’idoneità al trasporto.

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6.2. Tipo di veicoli utilizzabili per il trasporto 6.2.1. i veicoli utilizzabili per il trasporto di materie radioattive sono

esclusivamente quelli, di seguito elencati, così come definiti dal nuo-vo codice della strada e dal suo regolamento di esecuzione e di attuazione.

6.2.2. Art. 54 del nuovo codice della strada: (omissis) d) autocarri: veicoli destinati al trasporto di cose e delle persone addet-

te all’uso od al trasporto delle cose stesse; e) trattori stradali: veicoli destinati esclusivamente al traino di rimorchi

o semirimorchi; f) e g) (omissis) h) autotreni: complessi di veicoli costituiti da due unità distinte, aggan-

ciate, delle quali una motrice; i) autoarticolati: complessi di veicoli costituiti da un trattore e da un

semirimorchio. l) rimorchi ed i semirimorchi considerati ai punti h) ed i) sono ammessi

all’uso solo se utilizzati per il trasporto di cose e se i collegamenti con i veicoli trattore sono realizzati mediante freno continuo ed automatico.

6.2.3. Art. 59 del nuovo codice della strada: f) veicoli elettrici: veicoli aventi caratteristiche di uso simili a quelle

degli autocarri di cui al precedente punto d) dell’art. 54 costruiti ed approvati secondo le disposizioni emanate al riguardo dalla direzio-ne generale mcTc;

6.2.4. Artt. 203 e 204 del regolamento di esecuzione e di attuazione del nuovo codice della strada:

- autoveicoli per trasporti specifici, compresi i loro rimorchi o semiri-morchi, collegati mediante freno continuo ed automatico, dotati di telai attrezzati con dispositivi di ancoraggio per il trasporto di contai-ners o casse mobili di tipo unificato.

6.2.5. Art. 368, comma 3, del regolamento di esecuzione e di attuazio-ne del nuovo codice della strada:

- veicoli eccezionali o in condizioni di eccezionalità. La direzione generale della mcTc può rilasciare singole, specifiche e

motivate autorizzazioni per il trasporto di materie radioattive con veicoli eccezionali o in condizioni di eccezionalità, quando ricorrano particolari e giustificate esigenze di trasporto.

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6.3. Aggiornamento carta di circolazione Accertata la rispondenza del veicolo alle prescrizioni previste dal co-dice della strada dagli allegati A e B e dalla presente circolare, l’ido-neità dello stesso al trasporto di materie radioattive sarà attestata a cura dell’ufficio provinciale mcTc che ha effettuato gli accertamenti apponendo sulla carta di circolazione del veicolo la seguente annota-zione: “Veicolo idoneo al trasporto di materie radioattive. È ammesso il trasporto di altre materie pericolose e non pericolose secondo i cri-teri di compatibilità stabiliti negli allegati A e B del d.m. 4 settembre 1996. durante il trasporto di materie radioattive, alla presente carta di circolazione deve essere allegata fotocopia autenticata del decreto di autorizzazione, in corso di validità, rilasciato, di concerto tra il mi-nistero dell’industria, del commercio e dell’artigianato e il ministero dei trasporti e della navigazione, al vettore indicare nel documento di trasporto”.

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PARTE SECONDA Rischi derivanti dalle radiazioni ionizzanti nel corso dell’attività di tra-sporto (criteri di riferimento desunti dal D.Lgs. 17 marzo 1995, n. 230)

7. GENERALITà

7.1. Esposizione ai rischi derivanti dalle radiazioni ionizzanti L’esposizione delle persone ed il numero delle persone esposte alle

radiazioni ionizzanti devono essere ridotti al minimo possibile tenendo conto dei fattori economici e sociali secondo quanto disposto in mate-ria di radioprotezione dal d.Lgs. 17 marzo 1995, n. 230.

8. Protezione sanitaria delle persone

8.1. Distanze di segregazione il vettore deve adottare adeguati accorgimenti tecnici circa il rispetto

delle distanze di segregazione dei colli di categoria GiALLA ii e GiALLA iii dalle persone.

Per quanto concerne le distanze di segregazione dalle persone di cui al marginale 2711 dell’allegato A, tali distanze debbono comunque essere stabilite in modo da garantire il rispetto dei limiti di dose, per la popolazione e per i lavoratori, stabiliti dal d.Lgs. 17 marzo 1995, n. 230, tenendo conto delle altre possibili fonti di esposizione e del prin-cipio di ottimizzazione di cui all’art. 2 dello stesso d.Lgs. 8.2. Classificazione dei lavoratori

i lavoratori addetti alle operazioni di trasporto (personale di condotta e di cabina) e di maneggio dei colli contenenti materiale radioattivo, nonché quelli addetti ai depositi in corso di trasporto, devono essere classificati e sottoposti a sorveglianza fisica e medica secondo quanto previsto dalla vigente normativa di radioprotezione (d.Lgs. 17 marzo 1995, n. 230.) 8.3. Obblighi del vettore 8.3.1. il vettore autorizzato deve attuare quanto sopra previsto con i

mezzi e le modalità previste dal d.Lgs. 17 marzo 1995, n. 230; in particolare deve fare in modo che il personale addetto, ivi compreso quello addetto al maneggio dei colli, venga messo a conoscenza (anche sulla base delle indicazioni fornite dal mittente) dei rischi

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specifici cui è esposto, delle norme essenziali di protezione sani-taria e delle istruzioni per l’esatto maneggio dei carichi in caso di emergenza.

8.3.2. Per il trasporto di colli contenenti materiale radioattivo, il vettore deve altresì osservare le istruzioni scritte, fornite dallo speditore, di cui al successivo punto 9.2.

9. PROTEZIONE DAL RISCHIO DI CONTAMINAZIONE SUI VEICOLI

9.1. Controllo dello stato di contaminazione radioattiva del veicolo 9.1.1. i veicoli adibiti al trasporto di materiali radioattivi devono essere

sottoposti a sorveglianza al fine di valutare lo stato di contaminazio-ne radioattivo delle superfici.

9.1.2. Tali controlli, con particolare riferimento ai casi di trasporto mi-sto comprendente colli di materiali radioattivi e di altre merci compa-tibili, devono essere effettuati almeno una volta ogni mese e, in ogni caso non appena si possa sospettare una contaminazione superfi-ciale il cui valore supera quello specificato nelle rispettive schede del marginale 2704 dell’allegato A.

9.1.3. Qualora i valori della contaminazione del veicolo risultassero tali da rendere necessarie operazioni di decontaminazione, il vettore è tenuto a sospenderne l’utilizzo fino ad avvenuta decontaminazione e a dare tempestiva comunicazione dell’accaduto all’A.n.P.A.

9.2. Obblighi dello speditore 9.2.1. Al momento della consegna dei colli al vettore, lo speditore, per

mezzo dei documenti di cui al punto 4.1, garantisce per il contenuto, per l’idoneo confezionamento, per la loro conformità con l’indice di trasporto e per la relativa etichettatura, nonché per la contaminazio-ne superficiale degli stessi.

9.2.2. Per il trasporto di colli aventi particolari caratteristiche, lo spedi-tore deve altresì fornire al vettore appropriate istruzioni scritte, com-prese quelle relative alle operazioni di carico e scarico, di stivaggio e ammaraggio.

9.3. Disposizioni di carica 9.3.1. i colli contenenti materiali radioattivi debbono essere caricati

esclusivamente nel vano di carico del veicolo. 9.3.2. in particolare i colli di categoria GiALLA ii e GiALLA iii devono

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essere caricati sui veicoli garantendo - eventualmente anche con apposite schermature - il rispetto di quanto prescritto al precedente punto 8.1.

9.4. Maneggio dei colli Le operazioni di maneggio dei colli devono avvenire nel minor tem-

po possibile, compatibilmente con altre norme di sicurezza e con le precauzioni atte a garantire che il collo non venga danneggiato; det-te operazioni, quando è possibile, devono essere effettuate con mezzi meccanici, al fine di evitare vicinanze o il contatto diretto del personale con i colli. 9.5. Esperti incaricati della sorveglianza e delle decontaminazioni 9.5.1. La sorveglianza ed i controlli sulle dosi e sulle operazioni di de-

contaminazione di cui ai punti precedenti, devono essere effettuati sotto la responsabilità dell’esperto qualificato del vettore che è te-nuto agli adempimenti di cui al d.Lgs. 17 marzo 1995, n. 230, e, in particolare, a redigere relazioni sulle operazioni di decontaminazione eventualmente effettuate sui veicoli nei locali e sui materiali.

9.5.2. Le suddette relazioni dovranno essere conservate dal vettore ed esibite ad ogni richiesta da parte delle autorità competenti.

9.5.3. L’esperto qualificato deve certificare le operazioni di deconta-minazione effettuate ovvero la verifica di non contaminazione del veicolo stesso. L’ultimo certificato attestante la non contaminazione del veicolo deve essere allegato alla carta di circolazione.

10. DEPOSITO IN CORSO DI TRASPORTO

10.1. Regolamentazione dei depositi in corso di trasporto 10.1.1. i locali o le aree interne agli stessi, riservate al deposito in

corso di trasporto di colli contenenti materiali radioattivi, nel caso in cui la sosta non superi i 10 giorni, devono essere opportunamente segnalati secondo quanto disposto dall’esperto qualificato, il quale provvederà, se del caso, ad identificare ai sensi dell’art. 80 del d.L-gs. 17 marzo 1995, n. 230, le eventuali zone classificate.

10.1.2. L’accesso a detti locali o aree deve essere disciplinato secon-do le indicazioni dell’esperto qualificato, ed è consentito, di regola, solo al personale addetto alla sorveglianza ed al maneggio di colli.

10.1.3. il personale di cui sopra non deve trattenersi in prossimità dei

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colli di categoria ii-GiALLA e iii-GiALLA oltre il tempo strettamente necessario alle operazioni di sorveglianza e maneggio.

10.1.4. i colli dovranno essere trattenuti nei depositi in corso di tra-sporto per il minor tempo possibile (sosta tecnica) e dovranno es-sere posti in zone determinate, lontano dai luoghi frequentati da persone; i locali o le aree adibite al deposito dovranno comunque trovarsi lontano da luoghi che possono essere occupati in perma-nenza da persone.

10.1.5. fatto salvo quanto previsto in termini autorizzativi all’art. 27 del d.Lgs. 17 marzo 1995, n. 230, l’idoneità dei depositi in corso di trasporto dovrà essere comprovata mediante certificazione dell’e-sperto qualificato, o prendendo come riferimento i criteri previsti per il rilascio del nulla-osta autorizzativo di cui al capo V del d.Lgs. 17 marzo 1995, n. 230, e le particolari condizioni di sicurezza dei mate-riali radioattivi in transito (contenimento all’interno degli imballaggi di trasporto integri).

11. SITUAZIONI INCIDENTALI

11.1. Incidenti 11.1.1. con riferimento a situazioni incidentali, dovranno essere dispo-

ste le misure di cui alle norme generali di protezione previste al capo iX del d.Lgs. 17 marzo 1995, n. 230, e per la attuazione delle quali è necessario che, a cura dell’esperto qualificato, siano predi-sposte opportune procedure di intervento.

11.1.2. in particolare: a) se durante il trasporto, il maneggio o il deposito, un collo contenente

materiali radioattivi è coinvolto in un incidente per urto o per incen-dio, oppure rivela comunque un danneggiamento grave, apparente o probabile, con o senza perdita del contenuto, la zona implicata, i veicoli e qualsiasi altro materiale coinvolto devono essere isolati ed opportunamente segnalati;

b) nessuna persona è autorizzata ad entrare né restare nella zona deli-mitata prima dell’arrivo di persone qualificate a dirigere le operazioni di maneggio e di recupero; tuttavia la presenza del materiale radioat-tivo non deve essere, per quanto possibile, di ostacolo ad eventuali operazioni di salvataggio di persone e di estinzione di incendi;

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c) lo speditore e le autorità interessate di cui al successivo punto 11.3 debbono essere immediatamente avvisate;

d) qualora si verifichino dispersioni di materiale radioattivo da colli (in un veicolo, in un locale, su un terreno, ovvero su merci o materiale utilizzato per il trasporto, per la manipolazione, o l’immagazzinamen-to), persone qualificate dovranno il più presto possibile essere chia-mate per organizzare e/o dirigere le operazioni di decontaminazione;

e) le segnalazioni di situazioni incidentali di cui ai punti precedenti do-vranno essere effettuate secondo quanto previsto dal successivo punto 11.3.

11.2. Decontaminazione e sorveglianza medica eccezionale 11.2.1. nel caso di contaminazione accidentale grave o di irradiazione

il cui grado si presuma elevato, in relazione al trasporto o al maneg-gio dei colli, il vettore o il datore di lavoro del personale addetto al maneggio deve provvedere a che i lavoratori coinvolti siano sottopo-sti immediatamente ai provvedimenti di cui all’art. 91 del d.Lgs. 17 marzo 1995, n. 230.

11.2.2. inoltre, le persone, per le quali si possa sospettare un avvenuta contaminazione, debbono essere sottoposte ad opportuni controlli ed agli esami del caso.

11.3. Segnalazione di situazioni incidentali 11.3.1. nei casi di situazioni diverse dalle normali condizioni di traspor-

to, ossia con possibili rischi radiologici, il personale addetto è tenuto ad avvertire con il mezzo più celere a disposizione al momento, il da-tore di lavoro, il più vicino comando dei Vigili del fuoco della zona in-teressata, e l’autorità di pubblica sicurezza perché vengano attuate le disposizioni di cui all’art. 100 del d.Lgs. 17 marzo 1995, n. 230.

11.3.2. ove del caso, potrà essere attivato il servizio di reperibilità istituito presso l’A.n.P.A.

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APPENDICE I Documentazione e criteri di valutazione per il rilascio dell’attestato di sicurezza per l’ammissione al trasporto stradale (punto 3.2.)

A. il richiedente deve inoltrare all’A.n.P.A. apposita richiesta secondo le seguenti modalità:

1. Per il trasporto di materiali radioattivi “grandi sorgenti” o per i quali il trasporto deve effettuarsi con procedura di “accordo speciale”(ri-spettivamente punti 3.2.1, lettere a) e b), domanda in duplice copia, di cui una in bolla, indirizzata a:

- ministero dei trasporti e della navigazione - direzione generale della motorizzazione civile e dei trasporti in concessione - div. 49;

- A.n.P.A. - Agenzia nazionale per la protezione dell’ambiente. L’A.n.P.A. al termine della relativa istruttoria tecnica, provvederà ad

inoltrare al ministero dei trasporti e della navigazione l’istanza in bollo del richiedente, unicamente all’attestato di sicurezza per l’am-missione al trasporto stradale.

2. Per il trasporto di materie fissili non “grandi sorgenti” (punto 3.2.1, lettera c), domanda in carta semplice indirizzata all’A.n.P.A.

B. il richiedente nella relativa domanda dovrà fornire, per ogni spedi-zione e per ogni collo oggetto della spedizione, le informazioni di seguito elencate:

a) indicazioni relative al richiedente (vettore, mittente, ecc.) e al desti-natario:

1. dati anagrafici o denominazione del richiedente; 2. estremi del decreto interministeriale autorizzativo per il trasporto

stradale di materiali radioattivi; 3. estremi identificativi del mittente e del destinatario. b) indicazioni relative ai colli da trasportare: 1. nome, natura chimico-fisica dei contenuti radioattivi e loro attività;

inoltre: i) per i miscugli di radionuclidi, l’indicazione dei nuclidi più limitativi; ii) per il materiale radioattivo in forma speciale, dovranno essere forniti: - certificato di taratura della sorgente; - certificato di approvazione del modello di forma speciale; se tratta-

si di modello di forma speciale estero, gli estremi del documento

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A.n.P.A. di convalida; - convalidato dall’A.n.P.A. con gli estremi del documento convalidante; 2. tipo di imballaggio utilizzato; in particolare il richiedente dovrà fornire

con la domanda: i) il certificato di approvazione del modello di collo rilasciato dalla au-

torità competente; se trattasi di imballaggio estero gli estremi del documento A.n.P.A. di convalida del rispettivo certificato di appro-vazione del modello di collo rilasciato dalla autorità competente del paese di origine del modello;

ii) il valore dell’indice di trasporto per il collo e la relativa categoria. in caso di trasporto di più colli, l’indice di trasporto totale per il veicolo.

c) caratteristiche della spedizione: 1. itinerario dettagliato del trasporto; 2. data e orari previsti per la effettuazione della spedizione. d) mezzi di trasporto e attrezzature: 1. tipo di veicolo da utilizzare per il trasporto e relativi dati identificativi; 2. estremi di validità della idoneità del veicolo al trasporto di materiali

radioattivi; 3. dettagliata relazione tecnica sul sistema di ammaraggio dei colli al

veicolo riferita a sollecitazioni e criteri di progetto non meno restrit-tivi di quelli prescritti al marginale 211127 dell’allegato B al d.m. 4 settembre 1996.

e) Precauzioni, responsabilità, verifiche amministrative: 1. le precauzioni particolari adottate ai fini della sicurezza della spedi-

zione in tutte le sue fasi; 2. la ripartizione delle responsabilità per ogni fase del trasporto; 3. verifiche amministrative riguardanti l’idoneità del destinatario in or-

dine alle autorizzazioni previste nel d.Lgs. 17 marzo 1995, n. 230 (copia o riferimenti delle autorizzazioni, in corso di validità, per il ricevimento delle materie oggetto della spedizione);

4. per le spedizioni in accordo speciale, oltre alle motivazioni per le quali tale richiesta viene avanzata, devono essere fornite tutte le informazioni necessarie per dimostrare che il livello generale di si-curezza del trasporto è almeno equivalente a quello che si sarebbe ottenuto se tutte le prescrizioni di sicurezza applicabili, previste dalle presenti disposizioni fossero state soddisfatte.

c. L’attestato di sicurezza per l’ammissione al trasporto verrà emesso

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dall’A.n.P.A. sulla base delle informazioni di cui ai precedenti para-grafi A e B e - in particolare - ove risultino accertate le condizioni ido-nee per il trasporto tenuto conto del periodo di tempo previsto per il trasporto, delle relative condizioni di traffico sull’itinerario dichiarato e dello stato delle opere viarie interessate al trasporto e di quant’al-tro è necessario ai fini della sicurezza nucleare. nella compilazione dell’attestato di sicurezza per l’ammissione al tra-

sporto ai fini della sicurezza nucleare riguardante la spedizione di mate-riale fissile, si deve tener conto di quanto previsto dalla legge 7 agosto 1982, n. 704 (art. 2 della convenzione sulla protezione fisica del materia-le nucleare). nel caso di spedizioni per accordo speciale, sull’attestato in questione devono essere dichiarati sia gli aspetti e le ragioni per le quali la spedizione non può essere fatta in pieno accordo con i requisiti appli-cabili previsti dalle presenti disposizioni e sia le particolari precauzioni da prendere o i controlli amministrativi o operativi speciali da effettuare nel corso del trasporto per compensare la non conformità ai requisiti applica-bili e di quant’altro è necessario ai fini della sicurezza nucleare.

APPENDICE II Documentazione e criteri di valutazione per il rilascio del benestare di sicurezza per l’ammissione al trasporto stradale (punto 3.3)

Per il rilascio del benestare di sicurezza per il trasporto stradale, il richiedente, nella relativa domanda indirizzata all’A.n.P.A. dovrà fornire, per ogni spedizione e per ogni collo oggetto della spedizione, le infor-mazioni di seguito elencate: a) indicazioni relative al richiedente (vettore, mittente, ecc.) e al desti-

natario: 1) dati anagrafici o denominazione del richiedente; 2) estremi del decreto interministeriale autorizzativo per il trasporto

stradale di materiali radioattivi; 3) estremi identificativi del mittente e del destinatario. b) indicazioni relative ai colli da trasportare: 1) nome, natura chimico-fisica dei contenuti radioattivi e loro attività;

inoltre: i) per i miscugli di radionuclidi, l’indicazione dei nuclidi più limitativi; ii) per il materiale radioattivo in forma speciale, dovranno essere forniti:

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- certificato di taratura della sorgente; - certificato di approvazione del modello di forma speciale; se trattasi

di modello di forma speciale estero, gli estremi del documento di convalida;

2) tipo di imballaggio utilizzato; in particolare il richiedente dovrà fornire con la domanda:

i) il certificato di approvazione del modello di collo rilasciato dalla au-torità competente; se trattasi di imballaggio estero, gli estremi del documento A.n.P.A. di convalida del rispettivo certificato di approva-zione del modello di collo rilasciato dalla autorità competente del paese di origine del modello;

ii) il valore dell’indice di trasporto per il collo e la relativa categoria. c) caratteristiche della spedizione: 1. itinerario dettagliato del trasporto; 2. data e orari previsti per la effettuazione della spedizione. d) mezzi di trasporto e attrezzature: 1. tipo di veicolo da utilizzare per il trasporto e relativi dati identificativi

con gli estremi della idoneità del veicolo al trasporto di materiali radioattivi;

2. descrizione tecnica del sistema di ammaraggio dei colli al veicolo. e) Precauzioni, responsabilità, verifiche amministrative: le precauzioni particolari ritenute utili ai fini della sicurezza della spe-

dizione e le verifiche amministrative, riguardanti l’idoneità del de-stinatario in ordine alle autorizzazioni previste nel d.Lgs. 17 marzo 1995, n. 230 (copia o riferimenti delle autorizzazioni, in corso di validità, per il ricevimento delle materie oggetto della spedizione). il benestare di sicurezza per il trasporto stradale verrà emesso

dall’A.n.P.A. sulla base delle informazioni sin qui elencate e - in par-ticolare - ove risultino accertate le condizioni idonee per il trasporto, tenuto conto del periodo di tempo previsto per il trasporto, delle relative condizioni di traffico sull’itinerario dichiarato e dello stato delle opere viarie interessate al trasporto e di quant’altro è necessario ai fini della sicurezza nucleare.

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LA GESTIONE DEI RIFIUTI

molti organismi dedicati alla legalità ed alla sicurezza del territorio, sia per ragioni operative, che per esigenze organizzative e gestionali, producono rifiuti e sono perciò tenute a garantire il rispetto di tutte le prescrizioni correlate al delicatissimo settore, che ha riflessi sulla tute-la della salute e sulla sicurezza .

La corretta gestione di rifiuti richiede:- la conoscenza dei vincoli normativi imposti;- l’adozione delle misure organizzative e gestionali- l’osservanza delle prescrizioni relative allo stoccaggio, al conferi-

mento, alle documentazioni ed alle comunicazioni

Vincoli normativiSi riferiscono alla identificazione ed alla classificazione, momenti

che determinano tutte le successive fasi della correttezza procedurale.

- Definizioni: art. 183 del D.Lgs. 152/2006

“1. Ai fini della parte quarta del presente decreto e fatte salve le ulterio-ri definizioni contenute nelle disposizioni speciali, si intende per:a) “rifiuto”: qualsiasi sostanza od oggetto di cui il detentore si disfi o

abbia l’intenzione o abbia l’obbligo di disfarsi;b) “rifiuto pericoloso”: rifiuto che presenta una o più caratteristiche di

cui all’allegato i della parte quarta del presente decreto;c) “oli usati”: qualsiasi olio industriale o lubrificante, minerale o sinte-

tico, divenuto improprio all’uso cui era inizialmente destinato, quali gli oli usati dei motori a combustione e dei sistemi di trasmissione, nonché gli oli usati per turbine e comandi idraulici;

d) “rifiuto organico” rifiuti biodegradabili di giardini e parchi, rifiuti ali-mentari e di cucina prodotti da nuclei domestici, ristoranti, servizi di ristorazione e punti vendita al dettaglio e rifiuti simili prodotti dall’in-dustria alimentare raccolti in modo differenziato;

e) “autocompostaggio”: compostaggio degli scarti organici dei propri rifiuti urbani, effettuato da utenze domestiche, ai fini dell’utilizzo in sito del materiale prodotto;

Parte Quinta - La Gestione di Materiali Pericolosi: Gestione dei Rifiuti

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f) “produttore di rifiuti”: il soggetto la cui attività produce rifiuti (pro-duttore iniziale) o chiunque effettui operazioni di pretrattamento, di miscelazione o altre operazioni che hanno modificato la natura o la composizione di detti rifiuti;

g) “produttore del prodotto”: qualsiasi persona fisica o giuridica che professionalmente sviluppi, fabbrichi, trasformi, tratti, venda o im-porti prodotti;

h) “detentore”: il produttore dei rifiuti o la persona fisica o giuridica che ne è in possesso;

i) “commerciante”: qualsiasi impresa che agisce in qualità di commit-tente, al fine di acquistare e successivamente vendere rifiuti, com-presi i commercianti che non prendono materialmente possesso dei rifiuti;

l) “intermediario” qualsiasi impresa che dispone il recupero o lo smal-timento dei rifiuti per conto di terzi, compresi gli intermediari che non acquisiscono la materiale disponibilità dei rifiuti;

m) “prevenzione”: misure adottate prima che una sostanza, un materia-le o un prodotto diventi rifiuto che riducono:

1) la quantità dei rifiuti, anche attraverso il riutilizzo dei prodotti o l’e-stensione del loro ciclo di vita;

2) gli impatti negativi dei rifiuti prodotti sull’ambiente e la salute umana;3) il contenuto di sostanze pericolose in materiali e prodotti;n) “gestione”: la raccolta, il trasporto, il recupero e lo smaltimento dei

rifiuti, compresi il controllo di tali operazioni e gli interventi succes-sivi alla chiusura dei siti di smaltimento, nonché le operazioni effet-tuate in qualità di commerciante o intermediario;

o) “raccolta”: il prelievo dei rifiuti, compresi la cernita preliminare e il deposito, ivi compresa la gestione dei centri di raccolta di cui alla lettera “mm”, ai fini del loro trasporto in un impianto di trattamento;

p) “raccolta differenziata”: la raccolta in cui un flusso di rifiuti è tenuto separato in base al tipo ed alla natura dei rifiuti al fine di facilitarne il trattamento specifico;

q) “preparazione per il riutilizzo”: le operazioni di controllo, pulizia, smontaggio e riparazione attraverso cui prodotti o componenti di prodotti diventati rifiuti sono preparati in modo da poter essere reim-piegati senza altro pretrattamento;

r) “riutilizzo”: qualsiasi operazione attraverso la quale prodotti o com-

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ponenti che non sono rifiuti sono reimpiegati per la stessa finalità per la quale erano stati concepiti;

s) “trattamento”: operazioni di recupero o smaltimento, inclusa la pre-parazione prima del recupero o dello smaltimento;

t) “recupero”: qualsiasi operazione il cui principale risultato sia di per-mettere ai rifiuti di svolgere un ruolo utile, sostituendo altri materiali che sarebbero stati altrimenti utilizzati per assolvere una partico-lare funzione o di prepararli ad assolvere tale funzione, all’interno dell’impianto o nell’economia in generale. L’allegato c della parte iV del presente decreto riporta un elenco non esaustivo di operazioni di recupero;

u) “riciclaggio”: qualsiasi operazione di recupero attraverso cui i rifiuti sono trattati per ottenere prodotti, materiali o sostanze da utilizzare per la loro funzione originaria o per altri fini. include il trattamento di materiale organico ma non il recupero di energia nè il ritrattamento per ottenere materiali da utilizzare quali combustibili o in operazioni di riempimento;

v) “rigenerazione degli oli usati” qualsiasi operazione di riciclaggio che permetta di produrre oli di base mediante una raffinazione degli oli usati, che comporti in particolare la separazione dei contaminanti, dei prodotti di ossidazione e degli additivi contenuti in tali oli;

z) “smaltimento”: qualsiasi operazione diversa dal recupero anche quando l’operazione ha come conseguenza secondaria il recupero di sostanze o di energia. L’allegato B alla parte iV del presente decreto riporta un elenco non esaustivo delle operazioni di smaltimento;

aa)“stoccaggio”: le attività di smaltimento consistenti nelle operazioni di deposito preliminare di rifiuti di cui al punto d15 dell’allegato B alla parte quarta del presente decreto, nonché le attività di recupero consistenti nelle operazioni di messa in riserva di rifiuti di cui al pun-to r13 dell’allegato c alla medesima parte quarta;

bb)“deposito temporaneo”: il raggruppamento dei rifiuti effettuato, pri-ma della raccolta, nel luogo in cui gli stessi sono prodotti, alle se-guenti condizioni:

1) i rifiuti contenenti gli inquinanti organici persistenti di cui al regola-mento (cE) 850/2004, e successive modificazioni, devono essere depositati nel rispetto delle norme tecniche che regolano lo stoccag-gio e l’imballaggio dei rifiuti contenenti sostanze pericolose e gestiti

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conformemente al suddetto regolamento;2) i rifiuti devono essere raccolti ed avviati alle operazioni di recupero

o di smaltimento secondo una delle seguenti modalità alternative, a scelta del produttore dei rifiuti: con cadenza almeno trimestrale, indi-pendentemente dalle quantità in deposito; quando il quantitativo di rifiuti in deposito raggiunga complessivamente i 30 metri cubi di cui al massimo 10 metri cubi di rifiuti pericolosi. in ogni caso, allorché il quantitativo di rifiuti non superi il predetto limite all’anno, il deposito temporaneo non può avere durata superiore ad un anno;

3) il “deposito temporaneo” deve essere effettuato per categorie omo-genee di rifiuti e nel rispetto delle relative norme tecniche, nonché, per i rifiuti pericolosi, nel rispetto delle norme che disciplinano il deposito delle sostanze pericolose in essi contenute;

4) devono essere rispettate le norme che disciplinano l’imballaggio e l’etichettatura delle sostanze pericolose;

5) per alcune categorie di rifiuto, individuate con decreto del ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con il ministero per lo sviluppo economico, sono fissate le modalità di gestione del deposito temporaneo;

cc)“combustibile solido secondario (CSS)”: il combustibile solido pro-dotto da rifiuti che rispetta le caratteristiche di classificazione e di specificazione individuate delle norme tecniche uni cEn/TS 15359 e successive modifiche ed integrazioni; fatta salva l’applicazione dell’articolo 184-ter, il combustibile solido secondario, è classificato come rifiuto speciale;

dd)“rifiuto biostabilizzato”: rifiuto ottenuto dal trattamento biologico ae-robico o anaerobico dei rifiuti indifferenziati, nel rispetto di apposite norme tecniche, da adottarsi a cura dello Stato, finalizzate a definir-ne contenuti e usi compatibili con la tutela ambientale e sanitaria e, in particolare, a definirne i gradi di qualità

ee)“compost di qualità”: prodotto, ottenuto dal compostaggio di rifiuti organici raccolti separatamente, che rispetti i requisiti e le caratteri-stiche stabilite dall’allegato 2 del decreto legislativo 29 aprile 2010, n. 75, e successive modificazioni;

ff) “digestato di qualità”: prodotto ottenuto dalla digestione anaerobi-ca di rifiuti organici raccolti separatamente, che rispetti i requisiti contenuti in norme tecniche da emanarsi con decreto del ministero

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dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con il ministero delle politiche agricole alimentari e forestali;

gg)“emissioni”: le emissioni in atmosfera di cui all’articolo 268, comma 1, lettera b);

hh)“scarichi idrici”: le immissioni di acque reflue di cui all’articolo 74, comma 1, lettera ff);

ii) “inquinamento atmosferico”: ogni modifica atmosferica di cui l’arti-colo 268, comma 1, lettera a);

ll) “gestione integrata dei rifiuti”: il complesso delle attività ivi compre-sa quella di spazzamento delle strade come definita alla lettera oo), volte ad ottimizzare la gestione dei rifiuti;

mm)“centro di raccolta”: area presidiata ed allestita, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, per l’attività di rac-colta mediante raggruppamento differenziato dei rifiuti urbani per frazioni omogenee conferiti dai detentori per il trasporto agli impianti di recupero e trattamento. La disciplina dei centri di raccolta è data con decreto del ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentita la conferenza unificata, di cui al decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281;

nn)“migliori tecniche disponibili”: le migliori tecniche disponibili quali definite all’articolo 5, comma 1, lett. l-ter) del presente decreto;

oo)“spazzamento delle strade”: modalità di raccolta dei rifiuti median-te operazione di pulizia delle strade, aree pubbliche e aree private ad uso pubblico escluse le operazioni di sgombero della neve dalla sede stradale e sue pertinenze, effettuate al solo scopo di garantire la loro fruibilità e la sicurezza del transito;

pp)“circuito organizzato di raccolta”: sistema di raccolta di specifiche tipologie di rifiuti organizzato dai consorzi di cui ai titoli ii e iii della parte quarta del presente decreto e alla normativa settoriale, o orga-nizzato sulla base di un accordo di programma stipulato tra la pubbli-ca amministrazione ed associazioni imprenditoriali rappresentative sul piano nazionale, o loro articolazioni territoriali, oppure sulla base di una convenzione-quadro stipulata tra le medesime associazioni ed i responsabili della piattaforma di conferimento, o dell’impresa di trasporto dei rifiuti, dalla quale risulti la destinazione definitiva dei rifiuti. All’accordo di programma o alla convenzione-quadro deve seguire la stipula di un contratto di servizio tra il singolo produttore

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ed il gestore della piattaforma di conferimento, o dell’impresa di tra-sporto dei rifiuti, in attuazione del predetto accordo o della predetta convenzione;

qq)“sottoprodotto”: qualsiasi sostanza od oggetto che soddisfa le con-dizioni di cui all’articolo 184-bis, comma 1, o che rispetta i criteri stabiliti in base all’articolo 184-bis, comma 2”

Classificazione: art. 184:

“1.Ai fini dell’attuazione della parte quarta del presente decreto i rifiuti sono classificati, secondo l’origine, in rifiuti urbani e rifiuti speciali e, secondo le caratteristiche di pericolosità, in rifiuti pericolosi e rifiuti non pericolosi.

2. Sono rifiuti urbani:a) i rifiuti domestici, anche ingombranti, provenienti da locali e luoghi

adibiti ad uso di civile abitazione;b) i rifiuti non pericolosi provenienti da locali e luoghi adibiti ad usi

diversi da quelli di cui alla lettera a), assimilati ai rifiuti urbani per qualità e quantità, ai sensi dell’articolo 198, comma 2, lettera g);

c) i rifiuti provenienti dallo spazzamento delle strade;d) i rifiuti di qualunque natura o provenienza, giacenti sulle strade ed

aree pubbliche o sulle strade ed aree private comunque soggette ad uso pubblico o sulle spiagge marittime e lacuali e sulle rive dei corsi d’acqua;

e) i rifiuti vegetali provenienti da aree verdi, quali giardini, parchi e aree cimiteriali;

f) i rifiuti provenienti da esumazioni ed estumulazioni, nonché gli altri rifiuti provenienti da attività cimiteriale diversi da quelli di cui alle lettere b), c) ed e).

3. Sono rifiuti speciali:a) i rifiuti da attività agricole e agro-industriali, ai sensi e per gli effetti

dell’art. 2135 c.c.b) i rifiuti derivanti dalle attività di demolizione, costruzione, nonchè

i rifiuti che derivano dalle attività di scavo, fermo restando quanto disposto dall’articolo 184-bis;

c) i rifiuti da lavorazioni industriali;d) i rifiuti da lavorazioni artigianali;

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e) i rifiuti da attività commerciali;f) i rifiuti da attività di servizio;g) i rifiuti derivanti dalla attività di recupero e smaltimento di rifiuti, i fan-

ghi prodotti dalla potabilizzazione e da altri trattamenti delle acque e dalla depurazione delle acque reflue e da abbattimento di fumi;

h) i rifiuti derivanti da attività sanitarie;

4. Sono rifiuti pericolosi quelli che recano le caratteristiche di cui all’al-legato i della parte quarta del presente decreto.

5. L’elenco dei rifiuti di cui all’allegato d alla parte quarta del presente decreto include i rifiuti pericolosi e tiene conto dell’origine e della composizione dei rifiuti e, ove necessario, dei valori limite di con-centrazione delle sostanze pericolose. Esso è vincolante per quanto concerne la determinazione dei rifiuti da considerare pericolosi. L’in-clusione di una sostanza o di un oggetto nell’elenco non significa che esso sia un rifiuto in tutti i casi, ferma restando la definizione di cui all’articolo 183. con decreto del ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, da adottare entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore dalla presente disposizione, possono essere emanate specifiche linee guida per agevolare l’applicazione della classificazione dei rifiuti introdotta agli allegati d e i.

5-bis. i sistemi d’arma, i mezzi, i materiali e le infrastrutture diretta-mente destinati alla difesa militare ed alla sicurezza nazionale indi-viduati con decreto del ministro della difesa, nonché la gestione dei materiali e dei rifiuti e la bonifica dei siti ove vengono immagazzinati i citati materiali, sono disciplinati dalla parte quarta del presente decreto con procedure speciali da definirsi con decreto del ministro della difesa, di concerto con il ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare ed il ministro della salute, da adottarsi entro il 31 dicembre 2008. i magazzini, i depositi e i siti di stoccaggio nei quali vengono custoditi i medesimi materiali e rifiuti sono soggetti alle autorizzazioni ed ai nulla osta previsti dal medesimo decreto interministeriale.

5-ter. La declassificazione da rifiuto pericoloso a rifiuto non pericoloso non può essere ottenuta attraverso una diluizione o una miscelazio-ne del rifiuto che comporti una riduzione delle concentrazioni iniziali di sostanze pericolose sotto le soglie che definiscono il carattere

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pericoloso del rifiuto.5-quater. L’obbligo di etichettatura dei rifiuti pericolosi di cui all’articolo

193 e l’obbligo di tenuta dei registri di cui all’art. 190 non si applicano alle frazioni separate di rifiuti pericolosi prodotti da nuclei domestici fino a che siano accettate per la raccolta, lo smaltimento o il recupero da un ente o un’impresa che abbiano ottenuto l’autorizzazione o siano registrate in conformità agli articoli 208, 212, 214 e 216.”

La definizione del sottoprodotto è data al comma 1 dell’art. 184-bis:“1. È un sottoprodotto e non un rifiuto ai sensi dell’articolo 183, com-ma 1, lettera a), qualsiasi sostanza od oggetto che soddisfa tutte le seguenti condizioni:a) la sostanza o l’oggetto è originato da un processo di produzione, di

cui costituisce parte integrante, e il cui scopo primario non è la pro-duzione di tale sostanza od oggetto;

b) è certo che la sostanza o l’oggetto sarà utilizzato, nel corso dello stesso o di un successivo processo di produzione o di utilizzazione, da parte del produttore o di terzi;

c) la sostanza o l’oggetto può essere utilizzato direttamente senza al-cun ulteriore trattamento diverso dalla normale pratica industriale;

d) l’ulteriore utilizzo è legale, ossia la sostanza o l’oggetto soddisfa, per l’utilizzo specifico, tutti i requisiti pertinenti riguardanti i prodotti e la protezione della salute e dell’ambiente e non porterà a impatti complessivi negativi sull’ambiente o la salute umana….”

Cessazione della qualità di rifiuto: Articolo 184-terin base all’art. 184-ter il rifiuto cessa si essere qualificato come tale

quando:“È stato sottoposto a un’operazione di recupero, incluso il riciclaggio

e la preparazione per il riutilizzo, e soddisfi i criteri specifici, da adottare nel rispetto delle seguenti condizioni:a) la sostanza o l’oggetto è comunemente utilizzato per scopi specifici;b) esiste un mercato o una domanda per tale sostanza od oggetto;c) la sostanza o l’oggetto soddisfa i requisiti tecnici per gli scopi specifici

e rispetta la normativa e gli standard esistenti applicabili ai prodotti;d) l’utilizzo della sostanza o dell’oggetto non porterà a impatti comples-

sivi negativi sull’ambiente o sulla salute umana.

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Obblighi di documentazione

Registri di carico e scarico: Art. 190

“1.i soggetti di cui all’articolo 189, comma 3 hanno l’obbligo di tenere un registro di carico e scarico su cui devono annotare le informazioni sulle caratteristiche qualitative e quantitative dei rifiuti, da utilizzare ai fini della comunicazione annuale al Catasto.i soggetti che producono rifiuti non pericolosi di cui all’articolo 184,

comma 3, lettere c), d) e g), hanno l’obbligo di tenere un registro di carico e scarico su cui devono annotare le informazioni sulle caratteri-stiche qualitative e quantitative dei rifiuti. Le annotazioni devono essere effettuate: a) per i produttori, almeno entro dieci giorni lavorativi dalla produzione

del rifiuto e dallo scarico del medesimo;b) per i soggetti che effettuano la raccolta e il trasporto, almeno entro

dieci giorni lavorativi dalla effettuazione del trasporto;c) per i commercianti, gli intermediari e i consorzi, almeno entro dieci

giorni lavorativi dalla effettuazione della transazione relativa;d) per i soggetti che effettuano le operazioni di recupero e di smalti-

mento, entro due giorni lavorativi dalla presa in carico dei rifiuti. 2. il registro tenuto dagli stabilimenti e dalle imprese che svolgono at-

tività di smaltimento e di recupero di rifiuti deve, inoltre, contenere: a) l’origine, la quantità, le caratteristiche e la destinazione specifica dei

rifiuti;b) la data del carico e dello scarico dei rifiuti ed il mezzo di trasporto

utilizzato;c) il metodo di trattamento impiegato. 3. i registri sono tenuti presso ogni impianto di produzione, di stoccag-

gio, di recupero e di smaltimento di rifiuti, nonché presso la sede delle imprese che effettuano attività di raccolta e trasporto, nonché presso la sede dei commercianti e degli intermediari. i registri in-tegrati con i formulari di cui all’articolo 193 relativi al trasporto dei rifiuti sono conservati per cinque anni dalla data dell’ultima regi-strazione, ad eccezione dei registri relativi alle operazioni di smalti-mento dei rifiuti in discarica, che devono essere conservati a tempo

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indeterminato ed al termine dell’attività devono essere consegnati all’autorità che ha rilasciato l’autorizzazione.

4. i soggetti la cui produzione annua di rifiuti non eccede le dieci ton-nellate di rifiuti non pericolosi e le due tonnellate di rifiuti pericolosi possono adempiere all’obbligo della tenuta dei registri di carico e scarico dei rifiuti anche tramite le organizzazioni di categoria interes-sate o loro società di servizi che provvedono ad annotare i dati pre-visti con cadenza mensile, mantenendo presso la sede dell’impresa copia dei dati trasmessi.

5. Le informazioni contenute nel registro sono rese disponibili in qua-lunque momento all’autorità di controllo che ne faccia richiesta.

6. i registri sono numerati, vidimati e gestiti con le procedure e le modalità fissate dalla normativa sui registri iVA. Gli obblighi connessi alla tenuta dei registri di carico e scarico si intendono correttamente adempiuti anche qualora sia utilizzata carta formato A4, regolarmente numerata.

7. La disciplina di carattere nazionale relativa al presente articolo è definita con decreto del ministro dell’ambiente e della tutela del territorio entro sessanta giorni dall’entrata in vigore della parte quar-ta del presente decreto. Sino all’emanazione del predetto decreto continuano ad applicarsi le disposizioni di cui al decreto del ministro dell’ambiente 1 aprile 1998, n. 148, come modificato dal comma 9, e di cui alla circolare del ministro dell’ambiente del 4 agosto 1998.

8. Sono esonerati dall’obbligo di cui al comma 1 le organizzazioni di cui agli articoli 221, comma 3, lettere a) e c), 223, 224, 228, 233, 234, 235 e 236, a condizione che dispongano di evidenze documentali o contabili con analoghe funzioni e fermi restando gli adempimenti documentali e contabili previsti a carico dei predetti soggetti dalle vigenti normative;

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I RIFIUTI PERICOLOSI

CODICI DI IDENTIFICAZIONE E FATTORI DI RISCHIO

DISCIPLINA GENERALE

D.Lgs. 3 aprile 2006, n. 152 ALLEGATO I PARTE IV - Caratteristiche di pericolo per i rifiuti(allegato così sostituito dall’articolo 39, comma 5, del decreto legislativo n. 205 del 2010)

Caratteristiche di pericolo per i rifiuti

H1 “Esplosivo”: sostanze e preparati che possono esplodere per ef-fetto della fiamma o che sono sensibili agli urti e agli attriti più del dinitrobenzene; H2 “Comburente”: sostanze e preparati che, a contatto con altre so-stanze, soprattutto se infiammabili, presentano una forte reazione eso-termica; H3-A “Facilmente infiammabile”: sostanze e preparati: - liquidi il cui punto di infiammabilità è’ inferiore a 21 c (compresi i liquidi estrema-mente infiammabili), o - che a contatto con l’aria, a temperatura am-biente e senza apporto di energia, possono riscaldarsi e infiammarsi, o - solidi che possono facilmente infiammarsi per la rapida azione di

una sorgente di accensione e che continuano a bruciare o a consu-marsi anche dopo l’allontanamento della sorgente di accensione, o

- gassosi che si infiammano a contatto con l’aria a pressione norma-le, o

- che, a contatto con l’acqua o l’aria umida, sprigionano gas facilmen-te infiammabili in quantità pericolose;

H3-B “Infiammabile”: sostanze e preparati liquidi il cui punto di infiam-mabilità è pari o superiore a 21 c e inferiore o pari a 55c; H4 “Irritante”: sostanze e preparati non corrosivi il cui contatto imme-diato, prolungato o ripetuto con la pelle o le mucose può provocare una reazione infiammatoria;

Parte Quinta - La Gestione di Materiali Pericolosi: Rifiuti Pericolosi

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H5 “Nocivo”: sostanze e preparati che, per inalazione, ingestione o pe-netrazione cutanea, possono comportare rischi per la salute di gravità limitata; H6 “Tossico”: sostanze e preparati (comprese le sostanze e i preparati molto tossici) che, per inalazione, ingestione o penetrazione cutanea, possono comportare rischi per la salute gravi, acuti o cronici e anche la morte; H7 “Cancerogeno”: sostanze e preparati che, per inalazione, ingestio-ne o penetrazione cutanea, possono produrre il cancro o aumentarne l’incidenza; H8 “Corrosivo”: sostanze e preparati che, a contatto con tessuti vivi, possono esercitare su di essi un’azione distruttiva; H9 “Infettivo”: sostanze contenenti microrganismi vitali o loro tossine, conosciute o ritenute per buoni motivi come cause di malattie nell’uo-mo o in altri organismi viventi; H10 “Tossico per la riproduzione”: sostanze e preparati che, per inala-zione, ingestione o penetrazione cutanea, possono produrre malforma-zioni congenite non ereditarie o aumentarne la frequenza; H11 “Mutageno”: sostanze e preparati che, per inalazione, ingestione o penetrazione cutanea, possono produrre difetti genetici ereditari o aumentarne l’incidenza; H12 rifiuti che, a contatto con l’acqua, l’aria o un acido, sprigionano un gas tossico o molto tossico; H13 “Sensibilizzanti”: sostanze o preparati che per inalazione o pene-trazione cutanea, possono dar luogo a una reazione di ipersensibilizza-zione per cui una successiva esposizione alla sostanza o al preparato produce effetti nefasti caratteristici; H14 “Ecotossico”: rifiuti che presentano o possono presentare rischi immediati o differiti per uno o più comparti ambientali. H15 “Rifiuti suscettibili”:, dopo l’eliminazione, di dare origine in qual-che modo ad un’altra sostanza, ad esempio a un prodotto di lisciviazio-ne avente una delle caratteristiche sopra elencate.

Parte Quinta - La Gestione di Materiali Pericolosi: Rifiuti Pericolosi

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Note 1) L’attribuzione delle caratteristiche di pericolo “tossico” (e “molto tos-

sico”), “nocivo”, “corrosivo” e “irritante” “cancerogeno”, “tossico per la riproduzione”, “mutageno” ed “ecotossico” è effettuata secondo i crite-ri stabiliti nell’allegato VI, parte I.A e parte II.B della direttiva 67/548/CEE del Consiglio, del 27 giugno 1967 e successive modifiche e inte-grazioni, concernente il ravvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari ed amministrative relative alla classificazione, all’imbal-laggio e all’etichettatura delle sostanze pericolose.

DISCIPLINA SPECIALE

Ai sensi dell’art. 184, comma 5-bis5-bis. I sistemi d’arma, i mezzi, i materiali e le infrastrutture direttamente

destinati alla difesa militare ed alla sicurezza nazionale individuati con decreto del Ministro della difesa, nonché la gestione dei materiali e dei rifiuti e la bonifica dei siti ove vengono immagazzinati i citati ma-teriali, sono disciplinati dalla parte quarta del presente decreto con procedure speciali da definirsi con decreto del Ministro della Difesa.

Comunicazioni

i registri di carico e di scarico devono essere tenuti distinti per tipologia di rifiuto, come:- rifiuti sanitari, prodotti dalle infermerie o sale medicazioni;- rifiuti pericolosi da poligoni di tiro;- rifiuti di officine, come oli esausti;- rifiuti ferrosi;- rifiuti di gestione di mensa come oli vegetali esausti;- rifiuti di imballaggi - rifiuti di polietilene;- rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche;- rifiuti di esplosivi;- rifiuti di sostanze pericolose contenenti agenti chimici o biologici;- rifiuti di apparecchiature che abbiano utilizzato materiali radioattivi o

fonti ionizzanti;- rifiuti d i materiali protettivi utilizzati per l’impiego di apparecchiature

Parte Quinta - La Gestione di Materiali Pericolosi: Rifiuti Pericolosi

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che utilizzano fonti ionizzanti o radioattive.Le annotazioni contenute nei registri devono poi essere trasferite

nella comunicazione annuale, definita mud (modello unico di dichiara-zione), che annualmente deve essere inviato al catasto dei rifiuti ai fini dell’Audit Ambientale, come indicato dalla legge 70/1994. Le modalità di compilazione sono indicate dal decreto del Ministro dell’ambiente 1 aprile 1998, n. 148, come modificato dal comma 9, e di cui alla circolare del Ministro dell’ambiente del 4 agosto 1998.-

L’omessa comunicazione è punita ai sensi del D.Lgs. 152/2006, art. 189, comma 3 e art. 258, comma 1, con la sanzione amministrativa da euro 2.600 a euro 15.500, salvo che il fatto non costituisca reato.

Parte Quinta - La Gestione di Materiali Pericolosi: Rifiuti Pericolosi

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GLI ESPLOSIVI: NORMATIVE

Le forze Armate e le forze di polizia utilizzano armi di dotazione personale e di reparto, il cui munizionamento è costituito da esplosivi, alla cui conservazione ed impiego sono dedicate regolamentazioni spe-cifiche. Queste regolamentazioni specifiche possono trovare utili riferi-menti nella normativa generale che disciplina il delicatissimo settore degli esplosivi per uso civile, oggetto di normative europee e nazionali, costituite dal TuLPS e dal d.Lgs. 7/1997

Definizione: art 46 del TULPS“Si considera esplosivo o sostanza esplosiva ogni sostanza che può

decomporsi con grandissima rapidità e la cui decomposizione è auto-propagante e sviluppa una grande quantità di calore e gas, generando un’onda di pressione. Si tratta quindi di sostanze ad alto contenuto energetico, la cui esplosione non è altro che il raggiungimento di un livello energetico più basso, ossia la formazione di sostanze stabili”.

Classificazione: art 82 del Regolamento di esecuzione del TULPS “i prodotti esplosivi, di cui al precedente articolo, sono classificati

nelle seguenti categorie:1) polveri e prodotti affini negli effetti esplodenti;2) dinamiti e prodotti affini negli effetti esplodenti;3) detonanti e prodotti affini negli effetti esplodenti;4) artifici e prodotti affini negli effetti esplodenti;5) munizioni di sicurezza e giocattoli pirici.La categoria 5) “munizioni di sicurezza e giocattoli pirici di cui al comma precedente si articola nei seguenti gruppi:

Gruppo A:1) bossoli innescati per artiglieria;2) spolette a percussione con innesco amovibile o interno;3) spolette a doppio effetto per artiglieria;4) cartucce da salve per armi comuni e da guerra;5) cartucce per armi comuni e da guerra.

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Gruppo B:1) micce a lenta combustione o di sicurezza;2) cartuccia per pistola spegnitrice Wolf;3) accenditori elettrici;4) accenditori di sicurezza.

Gruppo C:1) giocattoli pirici

Gruppo D:1) manufatti pirotecnici da segnalazione ad effetto illuminante, fumoge-

no o misto destinati alla sicurezza in mare o in montagna, ovvero alle segnalazioni per la sicurezza nei trasporti ferroviari e stradali, non-ché quelli analoghi destinati ad essere utilizzati dalle forze armate e ai corpi armati dello Stato;

2) manufatti pirotecnici da segnalazione ad effetto sonoro, compresi quelli destinati ad essere utilizzati dalle forze armate e ai corpi ar-mati dello Stato;

3) manufatti pirotecnici destinati all’attivazione di apparecchiature per l’estinzione di incendi;

4) manufatti pirotecnici da divertimento, ad effetto di scoppio e/o ad effetto luminoso.

Gruppo E:1) munizioni giocattolo;2) air bag, pretensionatori per cinture di sicurezza e relativi generatori

di gas od attuatori ricompresi nell’allegato “i”al decreto legislativo 2 gennaio 1997, n. 7, e successive modificazioni e aggiornamenti;

3) bossoli innescati per munizioni per armi di piccolo calibro;4) inneschi per munizioni per armi di piccolo calibro e per cartucce in-

dustriali;5) manufatti pirotecnici e cartucce per strumenti tecnici e industriali

(es.: sparachiodi, per mattazione e cementeria);6) cartucce a salve ad effetto sonoro per armi di libera vendita.”

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Prescrizioni di sicurezza per la custodia - Art. 90 del regolamento “Agli effetti delle norme e prescrizioni contenute nell’allegato B al pre-sente regolamento, i depositi di prodotti esplodenti si distinguono in: a) depositi di fabbrica e di cantiere; b) depositi di vendita; c) depositi di consumo permanenti o temporanei; d) depositi giornalieri.

Caratteristiche costruttive dei locali di deposito Allegato B al regolamento di esecuzione al T.u.L.P.S. (stralcio)Norme per l’impianto di edifici destinati alla fabbricazione di materie esplosive della 1ª, 2ª e della 3ª categoria (polveri, dinamiti, detonanti) (art. 83 del regol.). 1. Gli opifici destinati alla fabbricazione di sostanze esplosive della

1ª, della 2ª e della 3ª categoria, devono essere distanti:a) non meno di metri duecento dalle strade provinciali o statali, dalle

strade ferrate, dai fiumi o canali in cui si eserciti la navigazione. Per le altre strade le distanze di rispetto saranno fissate caso per caso dalla commissione consultiva per le sostanze esplosive ed infiam-mabili;

b) non meno di metri trecento dalle case isolate; c) non meno di metri seicento dagli opifici industriali e dai gruppi nu-

merosi di casolari, chiese, scuole, ospedali, cimiteri, dai monumenti nazionali, e dai luoghi nei quali soglionsi tenere riunioni di persone, come feste, fiere, mercati, campi sportivi e simili;

d) non meno di metri milleduecento dalle borgate o città aventi una popolazione dai 500 ai 5.000 abitanti;

e) non meno di metri duemila dalle borgate o città aventi una popola-zione dai 5.000 ai 10.000 abitanti;

f) non meno di metri quattromila dalle borgate o città aventi una po-polazione superiore ai 10.000 abitanti. Le distanze dall’abitato si misurano sulla retta che unisce i due punti più prossimi dei perimetri rispettivamente circoscritti all’aggregato delle case dell’abitato ed ai reparti pericolosi dell’opificio. Gli stabilimenti in cui si fabbricano i clorati di potassio, di sodio e di bario, non hanno l’obbligo dell’os-servanza delle disposizioni contenute nel presente Allegato e non sono sottoposti a licenza di polizia. Tale licenza e l’osservanza delle

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disposizioni ora indicate sono invece obbligatorie per l’esercizio dei depositi, di dette sostanze, anche se annessi ai relativi stabilimenti di produzione.

2. Le distanze di cui al numero precedente possono essere ridotte sino alla metà in ciascuno dei casi ivi accennati, se si trovino inter-posti colli, argini, terrapieni, traverse od altri rialzi di terra, naturali od artificiali. i colli, gli argini, i terrapieni, le traverse e gli altri rialzi di terra naturali od artificiali devono, tuttavia, soddisfare alle se-guenti condizioni:

a) che essi stessi non possano essere causa di danni quando avvenis-se un’esplosione nell’opificio; perciò i rialzi artificiali devono com-porsi di terra vegetale sciolta, od almeno la crosta esterna di tali rialzi, nella parte rivolta verso l’opificio dev’essere, per lo spessore di cin-quanta centimetri, composta di pura terra vegetale senza mi-scuglio di ghiaia, ciottoli o grosse pietre, ammettendosi però la base della scarpa in muratura;

b) che abbiano una tale consistenza ed una tale ubicazione rispetto all’opificio, da costituire una reale e non effimera difesa: perciò i terrapieni debbono essere alti fino alla sommità del tetto delle ba-racche o dei depositi o dei locali pericolosi che proteggono e deb-bono avere una larghezza, alla sommità, di circa m. 1,50; debbono, di massima, essere sostenuti, verso l’interno, da muretti distanti al massimo m. 1,50 dalle pareti delle baracche o dei depositi e che siano imboschiti con piante, preferibilmente a basso fusto, o cespugli di natura non resinosa. Al caso, sentito il parere della commissione consultiva per le sostanze esplosive ed infiammabili, l’altezza dei terrapieni dei locali di lavorazione potrà essere conve-nientemente limitata;

c) sussistano condizioni di protezione particolarmente favorevoli, le di-stanze di cui sopra potranno essere, a giudizio della commissione consultiva per le sostanze esplosive ed infiammabili, ulteriormente ridotte.

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LE PRESCRIZIONI DI SICUREZZA PER IL TRASPORTO

Sono contenute nell’ADR, capitoli 7.5, 8.5 e 8.6, di cui si riporta stralcio

7.5.5 Limitazione delle quantità trasportate7.5.5.1 Quando le disposizioni qui sotto o le disposizioni supplemen-tari al 7.5.11 da applicare secondo la colonna (18) della Tabella A del capitolo 3.2, richiedono una limitazione della quantità di specifiche merci che possono essere trasportate, il fatto che le merci pericolose sono rinchiuse in uno o più containers non ha influenza sulle limitazioni di massa per unità di trasporto stabilite da queste disposizioni.

7.5.5.2 Limitazioni relative alle materie ed oggetti esplosivi7.5.5.2.1 Materie e quantità trasportateLa massa netta totale, in kg di materia esplosiva (o, nel caso d’oggetti esplosivi, la massa netta totale di materia esplosiva contenuta nell’in-sieme degli oggetti) che può essere trasportata in un’unità di trasporto è limitata conformemente alle indicazioni della seguente tabella (vede-re anche il 7.5.2.2 per ciò che riguarda i divieti di carico in comune).

Massa netta massima ammissibile, in kg, di materia esplosiva classe 1, per unità di trasporto

Unità di trasporto

Divisione 1.1 1.2 1.3 1.4 1.5 e 1.6

Imballaggi vuoti non ripulitiGruppo di

compatibilità1.1 Diversi

da 1.1Diversi da 1.45

1.45

EX/II* 6,25 1000 3000 5000 15000 Illimitata 5000 IllimitataEX/III* 18,75 16000 16000 16000 16000 Illimitata 16000 illimitata

* Per la descrizione dei veicoli EX/II e EX/III, vedere parte 9.

7.5.5.2.2 Quando materie ed oggetti delle differenti divisioni della clas-se 1 sono caricati in una stessa unità di trasporto, essendo rispettati i divieti di carico in comune del 7.5.2.2, il carico deve essere tratta-to nella sua totalità come appartenente alla divisione più pericolosa (nell’ordine 1.1, 1.5, 1.2, 1.3, 1.6, 1.4). Tuttavia, non si tiene conto

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della massa netta di materie esplosive del gruppo di compatibilità S dal punto di vista della limitazione delle quantità trasportate.Quando materie classificate come 1.5d sono trasportate, in una stessa unità di trasporto, in comune con materie od oggetti della divisione 1.2, tutto il carico deve essere trattato per il trasporto come appartenente alla divisione 1.1.

CAPITOLO 8.1

DISPOSIZIONI GENERALI RELATIVE ALLE UNITà DI TRASPORTO E AL MATERIALE DI BORDO

8.1.1 Unità di trasportoin nessun caso un’unità di trasporto caricata con merci pericolose può avere più di un rimorchio (o semirimorchio).

8.1.2 Documenti di bordo8.1.2.1 oltre ai documenti richiesti da altri regolamenti, devono trovarsi a bordo dell’unità di trasporto i seguenti documenti:a) i documenti di trasporto previsti al 5.4.1 per tutte le merci pericolo-

se trasportate e, all’occorrenza, il certificato di carico di un grande container o di un veicolo prescritto al 5.4.2;

b) le istruzioni scritte previste al 5.4.3;c) (riservato);d) un documento di identificazione che includa una fotografia per

ogni membro dell’equipaggio del veicolo, conformemente al 1.10.1.4.

8.1.2.2 nel caso in cui le disposizioni dell’Adr ne prevedano la redazio-ne, devono trovarsi a bordo dell’unità di trasporto anche:

a) il certificato di approvazione di cui al 9.1.3 per ogni unità di trasporto o elemento di questa;

b) il certificato di formazione del conducente come prescritto al 8.2.1;c) una copia dell’approvazione dell’autorità competente, quando pre-

scritto al 5.4.1.2.1 (c) o (d) o al 5.4.1.2.3.3.8.1.2.3 Le istruzioni scritte previste al 5.4.3 devono essere tenute prontamente disponibili.8.1.2.4 (Soppresso)

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8.1.3 Etichettatura e segnalazione arancioogni unità di trasporto trasportante merci pericolose deve essere

munita di etichette e della segnalazione arancio conformemente al ca-pitolo 5.3.

8.1.4 Mezzi di estinzione incendio8.1.4.1 La tabella seguente indica le disposizioni minime per gli estin-tori portatili delle classi d’infiammabilità 11 A, B e c, che si applicano alle unità di trasporto contenenti merci pericolose tranne per quelle di cui al 8.1.4.2:

(1)Massa massima ammissibile per unità di trasporto

(2)Numero minimo di estintori

(3)Capacità minima totale per unità di trasporto

(4)Estintore idoneo per combattere un incendio del motore o della cabina. Almeno uno con capacità minima di:

(5)Altro/i estintore/i richiesto/i.Almeno un estin-tore deve avere una capacità minima di:

≤ 3,5 tonnellate

2 4 kg 2 2 kg

> 3,5 tonnellate≤ 7,5 tonnellate

2 8 kg 2 6 kg

> 7,5 tonnellate

2 12 kg 2 6 kg

Le capacità si intendono per dispositivi a polvere (o una capacità equivalente per qualsiasi altro agente estinguente idoneo).

8.1.4.2 Le unità di trasporto trasportanti merci pericolose conformemen-te al 1.1.3.6 devono essere equipaggiate di un estintore portatile adatto alle classi d’infiammabilità1 A, B e c, con una capacità minima di 2 kg di polvere (o di capacità equivalente per un altro idoneo agente estinguente).

1 Per la definizione delle classi di infiammabilità, riferirsi alla norma En 2:1992 classi di fuoco

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8.1.4.3 Gli estintori portatili devono essere adatti per l’utilizzo su un veicolo e devono essere conformi alle pertinenti disposizioni della nor-ma En 3 Estintori portatili, Parte 7 (En 3-7:2004 + A1:2007).

Se il veicolo è equipaggiato con un dispositivo fisso per combattere un incendio del motore, automatico o facile da azionare, non è necessa-rio che gli estintori portatili siano adatti per combattere un incendio del motore. Gli agenti estinguenti contenuti negli estintori di cui è munita una unità di trasporto devono essere tali che non siano suscettibili di sviluppare gas tossici, né nella cabina di guida, né per influenza del calore di un incendio.8.1.4.4 Gli estintori portatili conformi alle disposizioni del 8.1.4.1 o 8.1.4.2 devono essere muniti di un sigillo che permetta di verificare che non sono stati utilizzati.

inoltre, devono avere un marchio di conformità ad una norma ricono-sciuta dall’autorità competente ed un’iscrizione che indichi almeno la data (mese, anno) del prossimo controllo periodico o il periodo limite di utilizzo. Gli estintori devono essere periodicamente controllati in ac-cordo con le norme nazionali, al fine di garantire un funzionamento in tutta sicurezza.8.1.4.5 Gli estintori devono essere installati a bordo della unità di tra-sporto in modo che siano facilmente accessibili per l’equipaggio. La loro installazione deve essere protetta dagli effetti climatici in modo che non siano alterate le loro capacità operative.

8.1.5 Equipaggiamenti diversi ed equipaggiamenti per la protezione individuale8.1.5.1 ogni unità di trasporto che trasporta merci pericolose deve es-sere dotata di equipaggiamenti per la protezione generale e personale in conformità con il 8.1.5.2. Gli equipaggiamenti devono essere scelti sulla base del numero di modello dell’etichetta di pericolo della merce caricata. i numeri di modelli di etichetta possono essere identificati mediante il documento di trasporto.8.1.5.2 il seguente equipaggiamento deve essere presente a bordo dell’unità di trasporto:- per ogni veicolo un ceppo, di dimensioni adeguate alla massa mas-

sima del veicolo ed al diametro delle ruote;- due segnali d’avvertimento autoportanti;

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- liquido per il lavaggio oculare2; e per ogni membro dell’equipaggio del veicolo;

- un giubbetto fluorescente di segnalazione di pericolo (ad es. come descritto nella norma En 471);

- una dispositivo portatile di illuminazione conforme alle disposizioni del 8.3.4;

- un paio di guanti protettivi; e- un dispositivo di protezione oculare (ad es. occhiali protettivi).

8.1.5.3 Equipaggiamento supplementare richiesto per alcune classi:- una maschera di fuga d’emergenza3 per ogni membro dell’equipag-

gio del veicolo deve essere presente a bordo di un veicolo che tra-sporta materie con modelli di etichetta di pericolo 2.3 o 6.1;

- una pala4;- un copritombino4

- un contenitore per la raccolta4

CAPITOLO 8.2

DISPOSIZIONI RELATIVE ALLA FORMAZIONE DELL’EQUIPAGGIO DEL VEICOLO

8.2.1 Campo di applicazione e disposizioni generali relative alla forma-zione dei conducenti8.2.1.1 i conducenti di veicoli che trasportano merci pericolose devo-no avere un certificato rilasciato dall’autorità competente, attestante la partecipazione ad un corso di formazione ed il superamento di un esame sui requisiti particolari che debbono essere soddisfatti durante il trasporto di merci pericolose.8.2.1.2 i conducenti dei veicoli che trasportano merci pericolose devo-no seguire un corso di formazione di base. La formazione deve essere

2 non richiesto per i numeri di etichetta di pericolo 1, 1.4, 1.5, 1.6, 2.1, 2.2 e 2.3.3 Ad esempio, una maschera di fuga d’emergenza con un filtro combinato gas/polvere

del tipo A1B1E1K1-P1 o A2B2E2K2 -P2, simile a quello descritto nella norma En 141.4 Prescritto solamente per solidi e liquidi con etichette di pericolo numero 3, 4.1, 4.3,

8 o 9.

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fornita nell’ambito di un corso approvato dall’autorità competente.Essa ha come obiettivi fondamentali quelli di sensibilizzare i conducenti sui rischi presentati dal trasporto delle merci pericolose e di fornire loro le nozioni di base indispensabili per minimizzare le probabilità di inci-dente e, se si verifica, per metterli in condizione di adottare le misure che sono necessarie per la loro sicurezza, per quella della popolazione, per la protezione dell’ambiente e per limitare gli effetti dell’incidente. Questa formazione, che deve comprendere esercitazioni pratiche indi-viduali, deve costituire una formazione di base per tutte le categorie di conducenti, trattando almeno gli argomenti menzionati al 8.2.2.3.2. L’autorità competente può approvare corsi di formazione di base limita-ti a specifiche merci pericolose oppure a una specifica classe o classi di merci pericolose. Questi corsi di formazione di base limitati non de-vono essere erogati ai conducenti di veicoli di cui al 8.2.1.4.8.2.1.3 i conducenti di veicoli o di mEmu che trasportano merci pe-ricolose in cisterne fisse o smontabili di capacità superiore a 1 m³, i conducenti di veicoli-batteria di capacità totale superiore a 1 m³ ed i conducenti di veicoli o di mEmu che trasportano merci pericolose in containers cisterna, cisterne mobili o cGEm di capacità individuale su-periore a 3 m³ su un›unità di trasporto, devono seguire un corso di spe-cializzazione per il trasporto in cisterna, che tratti almeno gli argomenti menzionati al 8.2.2.3.3. L’autorità competente può approvare corsi di formazione di specializzazione in cisterna limitati a specifiche merci pericolose oppure a una specifica classe o classi di merci pericolose. Questi corsi di formazione di specializzazione in cisterna limitati non devono essere erogati ai conducenti di veicoli di cui al 8.2.1.4.8.2.1.4 i conducenti di veicoli che trasportano materie od oggetti della classe 1 diversi da materie ed oggetti della divisione 1.4, gruppo di compatibilità S (vedere S1 al capitolo 8.5) e i conducenti di mEmu che trasportano carichi in comune di materie od oggetti di classe 1 e di classe 5.1 (vedere il 7.5.5.2.3) e i conducenti di veicoli che trasporta-no certi materiali radioattivi (vedere S11 e S12 al capitolo 8.5) devono seguire corsi di formazione di specializzazione che trattino almeno gli argomenti menzionati al 8.2.2.3.4 o 8.2.2.3.5.8.2.1.5 Tutti i corsi di formazione, le esercitazioni pratiche, gli esami e il ruolo delle autorità competenti devono soddisfare le disposizioni del 8.2.2.8.2.1.6 Tutti i certificati di formazione conformi alle disposizioni di que-

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sta sezione, rilasciati in conformità al 8.2.2.8 dall’autorità competente di una Parte contraente, devono essere accettati durante il loro periodo di validità, dalle autorità competenti delle altre Parti contraenti.

8.2.2 Disposizioni speciali relative alla formazione dei conducenti8.2.2.1 Le conoscenze teoriche e pratiche indispensabili devono esse-re impartite mediante corsi di formazione teorica e di esercitazioni pra-tiche. L’apprendimento deve essere controllato per mezzo di un esame.8.2.2.2 L’organismo di formazione deve garantire che gli istruttori cono-scano bene e tengano in considerazione gli ultimi sviluppi delle regola-mentazioni e delle disposizioni di formazione relativamente al traspor-to delle merci pericolose. L’insegnamento deve essere connesso alle pratiche reali. il programma di insegnamento deve essere conforme all’approvazione di cui al 8.2.2.6, sulla base degli argomenti di cui da 8.2.2.3.2 a 8.2.2.3.5. La formazione deve anche comprendere eserci-tazioni pratiche individuali (vedere 8.2.2.3.8).

8.2.2.3 Struttura della formazione8.2.2.3.1 La formazione deve essere impartita sotto forma di corso di formazione di base e, ove previsto, di corsi di formazione di specializza-zione. i corsi di formazione di base e di specializzazione possono esse-re erogati sotto forma di corsi di formazione completi, condotti integral-mente, nella stessa occasione e dallo stesso organismo di formazione.8.2.2.3.2 Gli argomenti trattati dal corso di formazione di base devono essere almeno i seguenti:a) disposizioni generali che disciplinano il trasporto di merci pericolose;b) Principali tipi di pericolo;c) informazione relativa alla protezione dell’ambiente nel controllo del

trasferimento di rifiuti;d) misure di prevenzione e di sicurezza adeguate ai differenti tipi di

pericolo;e) comportamento dopo un incidente (primo soccorso, sicurezza della

circolazione, conoscenze di base sull’utilizzo degli equipaggiamenti protettivi, istruzioni scritte, ecc.);

f) marcatura, etichettatura e segnalazione con pannello arancio;g) Le azioni che un conducente di un veicolo deve fare e non deve fare

durante il trasporto di merci pericolose;

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h) Scopo e modalità di funzionamento delle attrezzature tecniche dei veicoli;i) divieti di carico in comune su uno stesso veicolo o in un container;j) Precauzioni da prendere durante il carico e lo scarico delle merci

pericolose;k) informazioni generali concernenti la responsabilità civile;l) informazioni sulle operazioni di trasporto multimodale;m) movimentazione e stivaggio dei colli;n) restrizioni al transito in gallerie e istruzioni sul comportamento da

tenere nelle gallerie (prevenzione di incidenti, sicurezza, misure da prendere in caso di incendio o in altre situazioni di emergenza, etc.);

o) Sensibilizzazione alla security.8.2.2.3.3 Gli argomenti trattati dal corso di formazione di specializza-zione per il trasporto in cisterne devono essere almeno i seguenti:a) comportamento in marcia dei veicoli, compreso i movimenti del carico;b) disposizioni speciali relative ai veicoli;c) conoscenza generale teorica dei differenti dispositivi di riempimento

e di svuotamento;d) disposizioni supplementari specifiche concernenti l’utilizzazione di

questi veicoli (certificati di approvazione, marchi di approvazione, eti-chettatura e segnalazione arancio, ecc.).

8.2.2.3.4 Gli argomenti trattati dal corso di formazione di specializza-zione per il trasporto di materie ed oggetti della classe 1 devono essere almeno i seguenti:a) Pericoli propri delle materie ed oggetti esplosivi e pirotecnici;b) disposizioni particolari concernenti il carico in comune di materie ed

oggetti della classe 1.8.2.2.3.5 Gli argomenti trattati dal corso di formazione di specializ-zazione per il trasporto di materiali radioattivi della classe 7 devono essere almeno i seguenti:a) Pericoli propri delle radiazioni ionizzanti;b) disposizioni particolari concernenti l’imballaggio, la movimentazio-

ne, il carico in comune e lo stivaggio di materiali radioattivi;c) misure particolari da adottare in caso di incidente che coinvolga ma-

teriale radioattivo.8.2.2.3.6 Le unità di insegnamento sono in linea di principio di 45 minuti.8.2.2.3.7 normalmente per ogni giornata di formazione sono autorizza-

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te al massimo otto unità di insegnamento.8.2.2.3.8 Le esercitazioni pratiche individuali devono inserirsi nel qua-dro della formazione teorica e devono trattare almeno il primo soccor-so, la lotta contro l’incendio e le misure da seguire in caso di incidente o evento anomalo.

8.2.2.4 Programma della formazione iniziale8.2.2.4.1 La durata minima della parte teorica di ogni corso di forma-zione iniziale o della parte del corso completo deve essere strutturata come segue:corso di formazione di base 18 unità

di insegnamentocorso di formazione di specializzazione per il trasporto in cisterne

12 unità di insegnamento

corso di formazione di specializzazione per il trasporto di materie ed oggetti della classe 1

8 unità di insegnamento

corso di formazione di specializzazione per il trasporto di materiali radioattivi della classe 7

8 unità di insegnamento

Per il corso di formazione di base ed il corso di formazione di spe-cializzazione per il trasporto in cisterne, sono richieste unità di insegna-mento supplementari per le esercitazioni pratiche di cui al 8.2.2.3.8 che varieranno a seconda del numero di conducenti sotto istruzione.8.2.2.4.2 La durata totale del corso di formazione completo può essere definita dall’autorità competente, la quale deve mantenere invariata la durata prevista per il corso di formazione di base e per il corso di forma-zione di specializzazione per il trasporto in cisterne, ma può disporre di completare tale corso mediante corsi di formazione di specializzazione abbreviati per le classi 1 e 7.

8.2.2.5 Programma della formazione di aggiornamento8.2.2.5.1 La formazione di aggiornamento, da prevedere ad intervalli regolari, ha per scopo l’aggiornamento della conoscenza dei conducen-ti; essa deve trattare le novità tecniche o giuridiche o concernenti le materie pericolose.8.2.2.5.2 La durata della formazione di aggiornamento, che include esercitazioni pratiche individuali, deve essere di almeno due giorni per

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i corsi di formazione completi, oppure almeno la metà della durata pre-vista per il corrispondente corso di formazione di base iniziale o di spe-cializzazione iniziale come specificato in 8.2.2.4.1 per i singoli corsi di formazione.8.2.2.5.3 un conducente può sostituire un corso di formazione di ag-giornamento ed il relativo esame con il corrispondente corso di forma-zione iniziale ed il relativo esame.

8.2.2.6 Approvazione della formazione8.2.2.6.1 i corsi di formazione devono essere approvati dall’autorità competente.8.2.2.6.2 L’approvazione può essere accordata solo a seguito di una domanda presentata per iscritto.8.2.2.6.3 La domanda di approvazione deve essere corredata dai se-guenti documenti:a) un programma di formazione dettagliato, precisando le materie inse-

gnate ed indicando il calendario delle lezioni ed i metodi di insegna-mento previsti;

b) Le qualifiche ed i campi di attività degli insegnanti;c) informazioni sui locali dove i corsi hanno luogo e sui materiali didattici,

così come sui mezzi messi a disposizione per le esercitazioni pratiche;d) Le condizioni di partecipazione ai corsi, per esempio il numero di

partecipanti.8.2.2.6.4 L’autorità competente deve organizzare la supervisione della formazione e degli esami.8.2.2.6.5 L’autorità competente deve concedere l’approvazione per iscritto e alle seguenti condizioni:a) La formazione deve essere effettuata conformemente ai documenti

che accompagnano la domanda;b) L’autorità competente si riserva il diritto di inviare persone autorizza-

te ad assistere ai corsi di formazione ed agli esami;c) L’autorità competente deve essere informata per tempo delle date e

dei luoghi di ogni corso di formazione;d) L’approvazione può essere ritirata se le condizioni alle quali è sog-

getta tale approvazione non sono soddisfatte.8.2.2.6.6 il documento di approvazione deve indicare se i corsi in que-stione sono dei corsi di formazione di base o di specializzazione, o ancora

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corsi di formazione iniziale o di aggiornamento, e se sono limitati a specifi-che merci pericolose o a una specifica classe o classi di merci pericolose.8.2.2.6.7 Se l’organismo di formazione, dopo aver ricevuto l’approva-zione per un corso di formazione, ha intenzione di apportare modifiche su aspetti rilevanti ai fini dell’approvazione, l’organismo in questione deve preventivamente ottenere l’autorizzazione dell’autorità competen-te. Questa disposizione si applica, in particolare, se sono apportate modifiche al programma di formazione.

8.2.2.7 Esami8.2.2.7.1 Esami per il corso di formazione di base8.2.2.7.1.1 una volta terminata la formazione di base, comprese le esercitazioni pratiche, deve essere svolto un esame sul relativo corso di formazione di base.8.2.2.7.1.2 durante l’esame, il candidato deve dimostrare di possede-re le conoscenze, la capacità e le qualifiche necessarie per esercitare la professione di conducente di veicoli che trasportano merci pericolo-se, come previsto dal corso di formazione di base.8.2.2.7.1.3 A tale scopo l’autorità competente deve preparare un elen-co di domande che trattino gli argomenti riassunti al 8.2.2.3.2. Le do-mande poste all’esame devono essere tratte da questo elenco. i candi-dati non devono essere a conoscenza delle domande tratte dall’elenco prima dell’esame.8.2.2.7.1.4 i corsi completi possono essere oggetto di un unico esame.8.2.2.7.1.5 ogni autorità competente deve controllare le modalità dell’esame.8.2.2.7.1.6 L’esame deve essere fatto per iscritto oppure combinando un esame scritto ed orale. i candidati devono rispondere ad almeno 25 domande scritte per il corso di formazione di base. Se l’esame è relativo ad un corso di formazione di aggiornamento, i candidati devono rispondere ad almeno 15 domande scritte. La durata di questi esami deve essere, rispettivamente, di almeno 45 e 30 minuti. Le domande possono comportare un grado variabile di difficoltà e possono dare luo-go ad un diverso punteggio.8.2.2.7.2 Esami dei corsi di formazione di specializzazione per il traspor-to in cisterne o per il trasporto di materie ed oggetti della classe 1 o di materiali radioattivi della classe 7

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8.2.2.7.2.1 il candidato, che ha superato l’esame sul corso di forma-zione di base e seguito il corso di formazione di specializzazione per il trasporto in cisterne oppure per il trasporto di materie ed oggetti della classe 1 oppure per il trasporto dei materiali radioattivi della classe 7, è autorizzato a presentarsi all’esame concernente la specializzazione.8.2.2.7.2.2 Questo esame deve avere luogo e deve essere supervisio-nato con le stesse modalità indicate al8.2.2.7.1. L’elenco di domande deve riferirsi agli argomenti riassunti in 8.2.2.3.3, 8.2.2.3.4 o 8.2.2.3.5, come appropriato.8.2.2.7.2.3 devono essere previste almeno 15 domande scritte per ogni esame relativo ad un corso di specializzazione. Se l’esame è relati-vo ad un corso di formazione di aggiornamento devono essere previste almeno 10 domande scritte. La durata di questi esami deve essere, rispettivamente, di almeno 30 e 20 minuti.8.2.2.7.2.4 Se l’esame si basa su un corso di formazione di base limi-tato, questo limita l’esame relativo al corso di formazione di specializ-zazione allo stesso campo di applicazione.

8.2.2.8 Certificato di formazione del conducente8.2.2.8.1 conformemente al 8.2.1.1, il certificato deve essere rilasciato:a) dopo il completamento di un corso di formazione di base, a condi-

zione che il candidato abbia superato l’esame conformemente al 8.2.2.7.1;

b) Se applicabile, dopo il completamento di un corso di formazione di specializzazione per il trasporto in cisterne o per il trasporto di ma-terie o oggetti della classe 1 o di materiale radioattivo della classe 7, oppure dopo avere acquisito le conoscenze di cui alle disposizioni speciali S1 e S11 del capitolo 8.5, a condizione che il candidato abbia superato l’esame conformemente al 8.2.2.7.2;

c) Se applicabile, dopo il completamento di un corso di formazione di base limitato o di specializzazione in cisterna limitato, a condizione che il candidato abbia superato l’esame conformemente al 8.2.2.7.1 o 8.2.2.7.2. il certificato emesso deve indicare chiaramente il suo campo di validità limitato alle pertinenti merci pericolose o classe/i.

8.2.2.8.2 La data di validità di un certificato di formazione per il con-ducente deve essere di cinque anni dalla data in cui il conducente ha superato un esame relativo ad una formazione di base iniziale o ad una

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formazione completa iniziale. il certificato deve essere rinnovato se il conducente fornisce la documentazione relativa alla partecipazione ad una formazione di aggiornamento conformemente al 8.2.2.5 e se ha superato un esame conformemente al 8.2.2.7 nei seguenti casi:a) entro dodici mesi dalla data di scadenza del certificato. L’autorità

competente deve emettere un nuovo certificato, valido cinque anni, il cui periodo di validità deve iniziare dalla data di scadenza del pre-cedente certificato;

b) prima del periodo di dodici mesi dalla data di scadenza del certifica-to. L’autorità competente deve emettere un nuovo certificato, valido cinque anni, il cui periodo di validità deve iniziare dalla data in cui è stato superato l’esame di aggiornamento.

nel caso in cui un conducente estenda la portata del suo certificato du-rante il suo periodo di validità, soddisfacendo le disposizioni del 8.2.2.8.1 (b) e (c), il periodo di validità di un nuovo certificato deve rimanere quello del precedente certificato. Se un conducente ha superato l’esame relati-vo ad un corso di formazione di specializzazione, la specializzazione deve essere valida fino alla data di scadenza del certificato.8.2.2.8.3 il certificato deve avere l’impaginazione del modello mostrato al 8.2.2.8.5. Le sue dimensioni devono essere conformi alla norma iSo 7810:2003 id-1 e deve essere realizzato in plastica. il colore deve essere bianco con lettere nere. deve includere una caratteristica di sicurezza sup-plementare come un ologramma, una stampa a uV o motivi arabescati.8.2.2.8.4 il certificato deve essere redatto nella/e lingua/e o in una delle lingue dello stato dell’autorità competente che ha emesso il cer-tificato. Se nessuna di queste lingue è inglese, francese o tedesco, il titolo del certificato, il titolo della voce 8 e i titoli del retro devono esse-re redatti anche in inglese, francese o tedesco.

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8.2.2.8.5 Modello di certificato di formazione per i conducenti di veicoli che trasportano merci pericolose

* Inserire il testo con i dati adeguati.** Sigla utilizzata sui veicoli nel traffico internazionale (per le Parti Con-traenti della Convenzione sul Traffico Stradale del 1968 o della Conven-zione sul Traffico Stradale del 1949, come notificato al Segretario Gene-rale delle Nazioni Unite in conformità rispettivamente con l’articolo 45 (4) o allegato 4 di queste convenzioni).

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8.2.3 Formazione di tutto il personale, diverso dai conducenti aventi un certificato di cui al 8.2.1, coinvolto nel trasporto di merci pericolose per strada

Tutte le persone le cui funzioni hanno a che fare con il trasporto stradale di merci pericolose devono avere ricevuto, conformemente al capitolo 1.3, una formazione sulle disposizioni che regolano il trasporto di queste merci, rispondente alle loro responsabilità e funzioni. Que-sta disposizione si applica, per esempio, al personale impiegato dal trasportatore o dallo speditore, al personale che carica o scarica le merci pericolose, al personale che lavora nei depositi intermedi o per le agenzie di spedizione e ai conducenti di veicoli diversi da quelli aventi un certificato conformemente a 8.2.1, coinvolti nel trasporto di merci pericolose per strada.

CAPITOLO 8.3

DISPOSIZIONI VARIE DA OSSERVARE DA PARTE DELL’EQUIPAGGIO DEL VEICOLO

8.3.1 PasseggeriAll’infuori dei membri dell’equipaggio, è vietato trasportare passeg-

geri nelle unità di trasporto che trasportano merci pericolose.8.3.2 Uso dei mezzi di estinzione incendio

i membri dell’equipaggio del veicolo devono essere informati sull’u-so dei mezzi di estinzione incendio.8.3.3 Divieto di aprire i colli

È vietato al conducente o al suo assistente di aprire un collo conte-nente merci pericolose.8.3.4 Apparecchi portatili di illuminazione

Gli apparecchi di illuminazione portatili utilizzati non devono avere alcuna superficie metallica che possa produrre scintille.8.3.5 Divieto di fumare

durante la movimentazione, è vietato fumare nelle vicinanze dei vei-coli e nei veicoli.8.3.6 Funzionamento del motore durante il carico o lo scarico

Salvo quando l’utilizzo del motore è necessario per il funzionamento di pompe o di altri meccanismi per il carico o lo scarico del veicolo e quando

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la legge del paese dove si trova il veicolo permetta questa utilizzazione, il motore deve essere spento durante le operazioni di carico e di scarico.8.3.7 Uso del freno di stazionamento e dei ceppi bloccaruota

nessuna unità di trasporto di merci pericolose deve sostare senza che il freno di stazionamento sia inserito. Ai rimorchi senza dispositivi di frenatura deve essere impedito di muoversi utilizzando almeno un ceppo bloccaruota, come descritto al 8.1.5.28.3.8 Uso dei connettori

in unità di trasporto equipaggiate con un sistema di frenatura anti-bloccaggio, costituite da una motrice e un rimorchio di tipo o3 o o4, le connessioni citate al paragrafo 9.2.2.6.3 devono sempre collegare il veicolo trainante (motrice) ed il rimorchio nel corso del trasporto.

CAPITOLO 8.4

DISPOSIZIONI RELATIVE ALLA SORVEGLIANZA DEI VEICOLI8.4.1 i veicoli che trasportano merci pericolose, nelle quantità indicate per una specifica merce nelle disposizioni speciali S1 (6) e da S14 a S24 del capitolo 8.5 in accordo con la colonna (19) della Tabella A del capi-tolo 3.2, devono essere sorvegliati, o, alternativamente, possono essere parcheggiati, senza sorveglianza, in un deposito o nelle pertinenze di uno stabilimento che offra tutte le garanzie di sicurezza. Se queste possibilità di parcheggio non esistono, il veicolo, dopo che siano state prese ade-guate misure di sicurezza, può essere parcheggiato in un luogo isolato che risponda alle condizioni a), b) o c) qui di seguito riportate:a) un parcheggio per veicoli sorvegliato da un addetto che sia stato infor-

mato della natura del carico e del luogo dove si trova il conducente;b) un parcheggio pubblico o privato dove il veicolo non corra il rischio

di essere danneggiato da altri veicoli; oc) un idoneo spazio aperto, separato dalle strade di grande comunica-

zione e dalle abitazioni, dove normalmente il pubblico non passa e non si riunisce.i parcheggi autorizzati secondo b) devono essere utilizzati solamente

in mancanza di quelli secondo a), e quelli secondo c) non possono es-sere utilizzati che in mancanza di quelli di cui ad a) e b).8.4.2 Le mEmu cariche devono essere sorvegliate o in alternativa pos-sono essere parcheggiate, senza sorveglianza, in un deposito o nell’a-

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rea di uno stabilimento che possa garantirne la sicurezza. Le mEmu vuote non bonificate non sono sottoposte a questa disposizione.

CAPITOLO 8.5

DISPOSIZIONI SUPPLEMENTARI RELATIVE A CLASSI O A MATERIE PARTICOLARI

oltre quanto prescritto nei capitoli da 8.1 a 8.4, le seguenti dispo-sizioni si applicano al trasporto delle materie od oggetti interessati, quando a tali disposizioni si fa riferimento nella colonna (19) della Tabella A del capitolo 3.2. in caso di contraddizione con le disposizio-ni dei capitoli da 8.1 a 8.4, prevalgono le disposizioni del presente capitolo.

S1 Disposizioni relative al trasporto di materie ed oggetti esplosivi (classe 1)(1) Formazione speciale dei conducentiSe, in applicazione di altre regolamentazioni in vigore in un paese Parte contraente, il conducente ha già ricevuto una formazione equivalente sotto un regime o per uno scopo differente sugli argomenti di cui al 8.2.2.3.4 può essere dispensato, in parte o totalmente, dal corso di specializzazione.(2) Agente riconosciutoL’autorità competente di un paese Parte contraente può imporre, a spe-se del trasportatore, la presenza di un agente riconosciuto a bordo del veicolo se le regolamentazioni nazionali lo prevedono.(3) Divieto di fumare, di accendere fuochi e di fiamme libereÈ vietato fumare, l’utilizzo di fuoco o di fiamme libere sui veicoli che tra-sportano materie ed oggetti della classe 1, in loro prossimità così come durante il carico e lo scarico di queste materie ed oggetti.(4) Luoghi di carico e di scaricoa) È vietato caricare e scaricare in luoghi pubblici all›interno degli abi-

tati materie ed oggetti della classe 1 senza permesso speciale delle autorità competenti;

b) È vietato caricare e scaricare in luoghi pubblici all›infuori degli abitati materie ed oggetti della classe 1 senza avere avvertito le autorità competenti, a meno che queste operazioni non siano urgenti e ne-

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cessarie per motivi di sicurezza;c) Se, per una ragione qualsiasi, devono essere effettuate operazioni di

movimentazione in luoghi pubblici, le materie e gli oggetti di diversa natura devono essere separati tenendo conto delle etichette.

d) Quando i veicoli che trasportano delle materie od oggetti della clas-se 1 sono obbligati a fermarsi in un luogo pubblico, per le operazioni di carico o di scarico, deve essere mantenuta una distanza di alme-no 50 m tra i veicoli in sosta.

(5) Convoglia) Quando veicoli che trasportano delle materie ed oggetti della classe

1 circolano in convoglio deve essere mantenuta una distanza di al-meno 50 m tra una unità di trasporto e la successiva;

b) L’autorità competente può imporre disposizioni per l’ordine o la com-posizione dei convogli.

(6) Sorveglianza dei veicoliLe disposizioni del capitolo 8.4 sono applicabili solamente quando in

un veicolo sono trasportate materie e oggetti di classe 1, aventi massa totale netta di materia esplosiva superiore ai limiti specificati di seguito:divisione 1.1: 0 kgdivisione 1.2: 0 kgdivisione 1.3, gruppo di compatibilità c: 0 kgdivisione 1.3, non appartenenti al gruppo di compatibilità c: 50 kgdivisione 1.4, materie e oggetti diversi da quelli indicati sotto: 50 kgdivisione 1.5: 0 kgdivisione 1.6: 50 kg

materie e oggetti di divisione 1.4, appartenenti ai numeri: onu 0104, 0237, 0255, 0267, 0289, 0361, 0365, 0366, 0440, 0441, 0455, 0456 e 0500: 0 kg

nel caso di carichi in comune, deve essere utilizzato per il carico nel suo insieme il limite più basso applicabile a qualsiasi delle materie o oggetti trasportati. inoltre queste materie ed oggetti devono essere sempre sottoposti a sorveglianza per prevenire qualunque azione dolo-sa e per allertare l’autista e l’autorità competente in caso di perdita o incendio. Gli imballaggi vuoti non ripuliti sono esentati.(7) Chiusura dei veicoli

durante il trasporto, le porte e le coperture rigide nei compartimenti di carico di veicoli EX/ii e tutte le aperture nei compartimenti di carico di

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veicoli EX/iii che trasportano materie ed oggetti di classe 1 devono esse-re chiuse a chiave, salvo per la durata delle operazioni di carico e scarico.

S2 Disposizioni supplementari relative al trasporto delle materie liqui-de o gassose infiammabili

(1) Apparecchi portatili di illuminazioneÈ vietato entrare nel compartimento di carico di veicoli coperti che

trasportano liquidi che hanno un punto d’infiammabilità non superiore a 60c o materie od oggetti infiammabili della classe 2 con apparecchi portatili d’illuminazione diversi da quelli progettati e costruiti in modo da non innescare l’incendio di vapori o gas infiammabili che potrebbero essere penetrati all’interno del veicolo.(2) Funzionamento degli apparecchi di riscaldamento a combustione durante il carico o lo scarico

È vietato fare funzionare gli apparecchi di riscaldamento a combu-stione dei veicoli fL (vedere Parte 9) durante il carico e lo scarico così come nei luoghi di carico.(3) Precauzioni contro le cariche elettrostatiche

Per i veicoli fL (vedere Parte 9), prima del riempimento o lo svuota-mento delle cisterne, deve essere realizzata una buona connessione elettrica tra il telaio del veicolo e la terra. inoltre la velocità di riempi-mento deve essere limitata.

S3 Disposizioni speciali relative al trasporto delle materie infettantinon si applicano le disposizioni delle colonne (2), (3) e (5) dell’8.1.4.1

e le disposizioni dell’8.3.4.

S4 Disposizioni supplementari relative al trasporto con controllo di temperatura

il mantenimento della prescritta temperatura di regolazione è indi-spensabile per la sicurezza del trasporto. in generale ciò richiede:- una scrupolosa ispezione dell’unità di trasporto prima del carico;- istruzioni per il trasportatore sul funzionamento del sistema di refri-

gerazione, compreso un elenco dei fornitori delle materie refrigeranti disponibile durante il viaggio;

- procedure da seguire in caso di perdita del controllo;

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- sorveglianza regolare delle temperature di servizio; e- disponibilità di un sistema di refrigerazione di soccorso o di pezzi di

ricambio.La temperatura dell’aria all’interno dell’unità di trasporto deve esse-

re misurata mediante due sensori indipendenti ed i dati devono essere registrati in modo che ogni variazione di temperatura sia facilmente individuabile. La temperatura deve essere controllata ad intervalli da quattro a sei ore e deve essere registrata.

ogni superamento della temperatura di regolazione durante il traspor-to deve attivare una procedura di allerta, comprendente l’eventuale ri-parazione del dispositivo frigorifero, o il rafforzamento della capacità di raffreddamento (per esempio l’aggiunta di materie refrigeranti liquide o solide). È necessario, inoltre, controllare frequentemente la temperatura e il livello di preparazione per attuare misure di emergenza. Se è raggiun-ta la temperatura critica (vedere anche 2.2.41.1.17 e da 2.2.52.1.15 a 2.2.52.1.18), devono essere attuate le misure di emergenza.NOTA: La presente disposizione S4 non si applica alle materie di cui al 3.1.2.6 se la stabilizzazione è effettuata per aggiunta di inibitori chimici in modo che la TDAA sia superiore a 50C. In quest’ultimo caso, la regola-zione di temperatura può essere ugualmente richiesta se la temperatura durante il trasporto può superare 55C.

S5 Disposizioni speciali comuni al trasporto di materiali radioattivi del-la classe 7 in colli esenti (solo per i N ONU 2908, 2909, 2910 e 2911).Le disposizioni relative alle istruzioni scritte del 8.1.2.1 b) e del 8.2.1, 8.3.1 e 8.3.4 non sono applicabili.

S6 Disposizioni speciali comuni al trasporto dei materiali radioattivi della classe 7 diverse da quelle in colli esenti.Le disposizioni del 8.3.1 non si applicano ai veicoli che trasportano solamente colli, sovrimballaggi o container recanti etichette della cate-goria i-BiAncA.Le disposizioni del 8.3.4 non sono applicabili, purché non ci sia rischio sussidiario.Altre disposizioni supplementari o disposizioni specialiS7 (soppressa)S8 Quando un’unità di trasporto è caricata con più di 2000 kg di queste

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materie, le soste per necessità di servizio durante il trasporto devono, per quanto possibile, non avere luogo vicino a luoghi abitati o frequen-tati. una sosta vicino a tali luoghi non può essere prolungata che con l’accordo delle autorità competenti.S9 durante il trasporto di questa merce, le soste per necessità di servi-zio devono, per quanto possibile, non avere luogo vicino a luoghi abitati o frequentati. una sosta vicino a tali luoghi non può essere prolungata che con l’accordo delle autorità competenti.S10 durante i mesi da aprile ad ottobre, in caso di sosta del veicolo, i colli devono, se la legislazione del paese di sosta lo prescrive, essere protetti efficacemente contro l’azione del sole, per esempio mediante teloni posti almeno a 20 cm al disopra del carico.S11 Se, in applicazione di altre regolamentazioni in vigore in un paese Parte contraente, il conducente ha già ricevuto una formazione equiva-lente in un regime o per uno scopo differente, sugli argomenti definiti al 8.2.2.3.5, può essere dispensato in parte o totalmente dal corso di specializzazione.S12 Se il numero totale dei colli contenenti i materiali radioattivi tra-sportati non è superiore a 10, e se la somma degli indici di trasporto sul veicolo non è superiore a 3, non si applicano le disposizioni di cui al 8.2.1.4 riguardanti i corsi di formazione di specializzazione per con-ducenti di veicoli che trasportano materiali radioattivi. i conducenti de-vono avere tuttavia una formazione, appropriata e corrispondente alle loro responsabilità, che li renda consapevoli dei pericoli da radiazioni connessi al trasporto di materiali radioattivi. Tale formazione deve es-sere attestata da un certificato rilasciato dal datore di lavoro.S13 Quando una spedizione non può essere consegnata, bisogna collo-care questa spedizione in un luogo sicuro ed informare l’autorità com-petente appena possibile, chiedendo istruzioni su come procedere.S14 Le disposizioni del capitolo 8.4 riguardanti la sorveglianza dei veicoli devono essere applicate indipendentemente dalla quantità trasportata.S15 Le disposizioni del capitolo 8.4 riguardanti la sorveglianza dei vei-coli devono essere applicate indipendentemente dalla quantità traspor-tata. Tuttavia, non si devono applicare le disposizioni del capitolo 8.4 qualora il compartimento di carico sia chiuso a chiave o i colli traspor-tati risultino protetti in altro modo da un eventuale scarico illecito.S16 Le disposizioni del capitolo 8.4 riguardanti la sorveglianza dei vei-

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coli si applicano quando la massa totale di queste materie nel veicolo supera 500 kg. inoltre i veicoli che trasportano più di 500 kg di queste materie devono essere sempre oggetto di una sorveglianza atta ad im-pedire ogni azione malintenzionata ed ad allertare il conducente e le autorità competenti in caso di perdita o di incendio.S17 Le disposizioni del capitolo 8.4 riguardanti la sorveglianza dei vei-coli si applicano quando la massa totale di queste materie nel veicolo supera 1000 kg.S18 Le disposizioni del capitolo 8.4 riguardanti la sorveglianza dei vei-coli si applicano quando la massa totale di queste materie nel veicolo supera 2000 kg.S19 Le disposizioni del capitolo 8.4 riguardanti la sorveglianza dei vei-coli si applicano quando la massa totale di queste materie nel veicolo supera 5000 kg.S20 Le disposizioni del capitolo 8.4 riguardanti la sorveglianza dei veicoli devono essere applicate se la massa totale o il volume di queste materie nel veicolo supera 10000 kg, se in colli, o 3000 litri se in cisterne.S21 Le disposizioni del capitolo 8.4 riguardanti la sorveglianza dei vei-coli sono applicabili a tutte le materie, qualunque sia la massa. inoltre, queste merci devono essere sempre oggetto di una sorveglianza atta ad impedire ogni azione malintenzionata ed ad allertare il conducente e le autorità competenti in caso di perdita o d’incendio. Tuttavia, non è neces-sario applicare le disposizioni del capitolo 8.4 nel caso nel caso in cui:a) il compartimento caricato è chiuso o i colli trasportati sono protetti in altro modo contro ogni scarico illegale; eb) l’intensità di dose non supera 5 μSv/h in ogni punto accessibile della superficie del veicolo.S22 Le disposizioni del capitolo 8.4 riguardanti la sorveglianza dei veicoli devono essere applicate se la massa totale o il volume di queste materie nel veicolo supera 5000 kg, se in colli, o 3000 litri se in cisterne.S23 Le disposizioni del capitolo 8.4 riguardanti la sorveglianza dei vei-coli devono essere applicate se queste materie sono trasportate alla rinfusa o in cisterne e se la massa totale o il volume di tali materie nel veicolo supera 3000 kg, o 3000 litri, a seconda dei casi.S24 Le disposizioni del capitolo 8.4 riguardanti la sorveglianza dei vei-coli devono essere applicate se la massa totale di queste materie nel veicolo supera 100 kg.

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CAPITOLO 8.6

RESTRIZIONI AL PASSAGGIO DI VEICOLI CHE TRASPORTANO MERCIPERICOLOSE NELLE GALLERIE STRADALI

8.6.1 Disposizioni generaliLe disposizioni del presente capitolo si applicano quando il passaggio di veicoli nelle gallerie stradali è sottoposto a restrizioni in conformità al 1.9.5.8.6.2 Segnalazione stradale per regolare il passaggio di veicoli che trasportano merci pericoloseLa categoria della galleria, assegnata dall’autorità competente ad una data galleria stradale in conformità al 1.9.5.1, ai fini delle restrizioni al passaggio dei veicoli che trasportano merci pericolose, deve essere indicata mediante una segnalazione stradale come riportato di seguito:

Segnalazione Categoria di gallerianessuna segnalazione categoria di galleria ASegnalazione con pannello addizionale recante la lettera B

categoria di galleria B

Segnalazione con pannello addizionale recante la lettera c

categoria di galleria c

Segnalazione con pannello addizionale recante la lettera d

categoria di galleria d

Segnalazione con pannello addizionale recante la lettera E

categoria di galleria E

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8.6.3 Codici di restrizione in galleria8.6.3.1 Le restrizioni al trasporto delle merci pericolose nelle gallerie sono determinate dal codice di restrizione in galleria indicato nella co-lonna (15) della tabella A del capitolo 3.2 per ogni merce pericolosa. i codici di restrizione in galleria sono riportati nella casella tra parentesi. Quando nella casella è riportato “(-)”, anziché uno dei codici di restri-zione in galleria, le merci pericolose non sono sottoposte ad alcuna re-strizione in galleria; tuttavia, le restrizioni per il passaggio nelle gallerie delle merci pericolose con numeri onu 2919 e 3331 possono essere comprese nell’accordo speciale approvato dalla o dalle autorità compe-tenti in base al 1.7.4.2.8.6.3.2 nel caso in cui una unità di trasporto contiene merci pericolose con differenti codici di restrizione in galleria, deve essere assegnato il codice di restrizione in galleria più restrittivo all’insieme del carico.8.6.3.3 Le merci pericolose trasportate in conformità al 1.1.3 non sono sottoposte alle disposizioni di restrizione in gallerie e non sono sotto-poste alla determinazione di un codice di restrizione in gallerie da as-segnare all’insieme del carico di una unità di trasporto, tranne quando l’unità di trasporto deve essere marcata in conformità al 3.4.13 sog-getto al 3.4.1418.6.4 Restrizioni al passaggio di unità di trasporto che trasportano merci pericolose nelle gallerieLe restrizioni per il passaggio in galleria si applicano:- alle unità di trasporto per cui è prevista la marcatura secondo il 3.4.13 soggetto al 3.4.145, attraverso gallerie di categoria E; e- alle unità di trasporto per cui è richiesta la segnalazione con il pan-nello arancio secondo il 5.3.2, in conformità alla tabella seguente una volta che è stato determinato il codice di restrizione in galleria da asse-gnare all’intero carico dell’unità di trasporto:

5 o in conformità al 3.4.10 soggetto al 3.4.11 dell’Adr come applicabile fino al 31 dicembre 2010 se sono applicate le misure transitorie dell’1.6.1.20.

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Codice di restrizione in galleria per l’intero carico

Restrizione

B Passaggio vietato nelle gallerie di categoria B, c, d, ed E.

B1000c Trasporti in cui la massa totale netta di materie esplo-sive per unità di trasporto:- supera i 1000 kg: passaggio vietato nelle gallerie di categoria B, c, d, ed E;- non supera i 1000 kg: passaggio vietato nelle galle-rie di categoria c, d, ed E.

B/d Trasporto in cisterna: passaggio vietato nelle gallerie di categoria B, c, d, ed E;Altri trasporti: passaggio vietato nelle gallerie di cate-goria d, ed E.

B/E Trasporto in cisterna: passaggio vietato nelle gallerie di categoria B, c, d, ed E;Altri trasporti: passaggio vietato nelle gallerie di ca-tegoria E.

c Passaggio vietato nelle gallerie di categoria c, d, ed E.c5000d Trasporto in cui la massa totale netta di materie

esplosive per unità di trasporto:- supera i 5000 kg: passaggio vietato nelle gallerie di categoria c, d, ed E;- non supera i 5000 kg: passaggio vietato nelle galle-rie di categoria d, ed E.

c/d Trasporto in cisterna: passaggio vietato nelle gallerie di categoria c, d, ed E;Altri trasporti: passaggio vietato nelle gallerie di cate-goria d, ed E.

c/E Trasporto in cisterna: passaggio vietato nelle gallerie di categoria c, d, ed E;Altri trasporti: passaggio vietato nelle gallerie di ca-tegoria E.

d Passaggio vietato nelle gallerie di categoria d ed E.

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d/E Trasporto in cisterna o alla rinfusa: passaggio vietato nelle gallerie di categoria d, ed E;Altri trasporti: passaggio vietato nelle gallerie di ca-tegoria E.

E Passaggio vietato nelle gallerie di categoria E.- Passaggio consentito in qualsiasi galleria (per i numeri

onu 2919 e 3331, vedere anche 8.6.3.1).

NOTA 1: ad esempio, il passaggio di un’unità di trasporto che trasporta UN 0161, POLVERE SENZA FUMO con codice di classificazione 1.3C e codice di restrizione in galleria C5000D, in quantità pari ad una massa totale netta di materie esplosive di 3000 kg è vietato nelle gallerie con categoria D ed E.NOTA 2: Le merci pericolose imballate in quantità limitate in containers o unità di trasporto marcate in conformità al codice IMDG non sono sog-gette alle restrizioni per il passaggio attraverso le gallerie di categoria E quando la massa lorda totale dei colli che contengono merci pericolose imballate in quantità limitate non supera le 8 tonnellate per unità di tra-sporto.

4. Prescrizioni di tutela ambientale per lo smaltimento dei rifiuti.Tutti i rifiuti di esplosivi sono pericolosi, secondo la classificazione di cui all’Allegato al d.Lgs. 152/2006 e vanno smaltiti secondo la disciplina riservata a questa tipologia di rifiuti.

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LE ATMOSFERE ESPLOSIVE

Sono così definite dal D.Lgs. 233/2003:

Un’atmosfera esplosiva si determina quando in determinate condizioni atmosferiche una sostanza esplosiva si miscela con aria sino a raggiun-gere il punto critico di esplosione.

Gli elementi necessari affinché avvenga l’esplosione sono:• ilcombustibile (sotto forma di gas, vapori, nebbie e/o polveri);• ilcomburente (l’ossigeno presente nell’aria in conc. del 21%)• l’innesco, elettrico (scintilla provocata da una scarica, etc.) oppure

termico (temperature eccessive provocate da fiamme, etc.)

Normativa di riferimentoLa sicurezza, in tutti i luoghi ove possono generarsi atmosfere esplosi-ve è disciplinata dal d.Lgs. 233 del 12/06/03 “Attuazione della diret-tiva 1999/92/CE relativa alle prescrizioni minima per il miglioramento della tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori esposti al rischio di atmosfere esplosive” e dal d.P.r. 126 del 23/03/98 “regolamento recante norme per l’attuazione della direttiva 94/9/cE in materia di apparecchi e sistemi di protezione destinati ad essere utilizzati in atmo-sfera potenzialmente esplosiva”.

Sicurezza sul lavoro: normative specifiche il d.Lgs. 233/03, ha introdotto il titolo Viii bis del d.Lgs. 626/94, poi trasferito nel d.Lgs. 81/2008 attribuendo nuovi obblighi ai datori di lavoro in materia di sicurezza .

“Articolo 288. Definizioni1. Ai fini del presente titolo, si intende per: «atmosfera esplosiva”una

miscela con l’aria, a condizioni atmosferiche, di sostanze infiamma-bili allo stato di gas, vapori, nebbie o polveri in cui, dopo accensione, la combustione si propaga nell’insieme della miscela incombusta

1-bis. Per condizioni atmosferiche si intendono condizioni nelle quali la concentrazione di ossigeno nell’atmosfera è approssimativamente

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del 21 per cento e che includono variazioni di pressione e temperatura al di sopra e al di sotto dei livelli di riferimento, denominate condizioni atmosferiche normali (pressione pari a 101325 Pa, temperatura pari a 293 K), purché tali variazioni abbiano un effetto trascurabile sulle proprietà esplosive della sostanza infiammabile o combustibile.”

Formazione e l’informazione dei lavoratori: art. 294-bis1. nell’ambito degli obblighi di cui agli articoli 36 e 37, il datore di

lavoro provvede affinché i lavoratori esposti al rischio di esplosione e i loro rappresentanti vengano informati e formati in relazione al risultato della valutazione dei rischi, con particolare riguardo:

a) alle misure adottate in applicazione del presente titolo;b) alla classificazione delle zone;c) alle modalità operative necessarie a minimizzare la presenza e l’ef-

ficacia delle sorgenti di accensione;d) ai rischi connessi alla presenza di sistemi di protezione dell’impianto;e) ai rischi connessi alla manipolazione ed al travaso di liquidi infiam-

mabili e/o polveri combustibili;f) al significato della segnaletica di sicurezza e degli allarmi ottico/

acustici;g) agli eventuali rischi connessi alla presenza di sistemi di prevenzione

delle atmosfere esplosive, con particolare riferimento all’asfissia;h) all’uso corretto di adeguati dispositivi di protezione individuale e alle

relative indicazioni e controindicazioni all’uso.”

Esempi di attività ove possono generarsi atmosfere esplosive • CentraliTermoelettriche• ImpiantiTurbogas• Inceneritori,Termovalorizzatori• Impiantidicompressionee/odecompressionegascombustibili• Raffineriedipetrolio• Industriachimica• Industriapetrolchimica• Industriafarmaceutica• Produzioneedepositidisolventiodiluenti;• Produzioneedepositidiprodottialcolici(Alcol,trielina,ecc)• Depositidicarburante(Benzine,Gasolio,GPL,Metano,ecc)

Parte Quinta - La Gestione di Materiali Pericolosi: Atmosfere Esplosive

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• Industriametallurgicaecarbonifera• Industriaagro-alimentare• Industriatessile• Mobilifici• Produzioneedepositidiverniciosmalti;• Industriacosmeticaeproduzionediprofumi• Falegnamerieelavorazionedellegno• Carrozzerie• Officineconattivitàossi-acetilenica• Distributoridicarburante.

Obblighi Specifici• Attuazionedellemisureprevistedal titoloXIdelD.Lgs.81/2008,

articoli 287/296.

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mAGGio 2016

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