La Storia Siamo Noi - Le Carte Di Moro

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  • 7/29/2019 La Storia Siamo Noi - Le Carte Di Moro

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    Tra i misteri che circondano il caso Moro quello delle carte, aquasi trentanni dal rapimento, ancora proietta un conod'ombra sull'intera vicenda. Dove sono le due borse didocumenti che lo statista portava con s al momento delrapimento e mai ritrovate? Che fine hanno fatto i manoscrittioriginali del memoriale che Moro scrisse dal carcere delpopolo per rispondere alle domande dei suoi carcerieri?

    Una storia intricata costellata da colpi di scena, omicidi

    sospetti e silenzi inspiegabili. Gli stessi brigatisti, che in pi diun occasione durante il rapimento (comunicati 5, 6 e 9 )dichiararono che tutto sar reso noto al popolo, nonmantennero la loro promessa. In queste carte Moro parlava disegreti di Stato, di strategia della tensione, di intrecci trapolitica e affari, di finanziamenti occulti ai partiti e di moltoaltro ancora, ma nulla di tutto questo verr reso noto al"popolo rivoluzionario".

    Approfondisci...

    Il covo di Via Monte NevosoDal 9 maggio 1978, giorno del ritrovamento del corpo di AldoMoro a Via Caetani, gli obiettivi sono due: trovare gli assassinie capire di quali segreti di Stato i brigatisti possano esserevenuti a conoscenza. Il giorno dopo, il 10 maggio, il ministrodellinterno Francesco Cossiga si dimette e subentra al suoposto il democristiano Virginio Rognoni. suo il compito dicoordinare le indagini e riferire al Governo.

    Nellimmediato gli inquirenti brancolano nel buio, ma poi il 24giugno 1978 a Firenze succede qualcosa. Nel deposito degliautobus di linea, viene ritrovato sotto a un sedile un borsello.Dentro ci sono una pistola automatica con il colpo in canna,fogli dattiloscritti con riferimenti al partito armato, un mazzodi chiavi, un promemoria per un appuntamento dal dentista, illibretto di circolazione e latto di compravendita di unmotorino con un nome una firma.

    Gli indizi portano tutti a Milano dove opera un nucleo dicarabinieri che si occupa esclusivamente di terrorismo aguidarlo sono tre giovani capitani dellArma: UmbertoBonaventura, studioso del fenomeno eversivo delle BrigateRosse, Alessandro Ruffino, esperto analista di documenti eRoberto Arlati, luomo operativo del gruppo.

    Ruffino confronta la firma apposta sul documento con leschede dei brigatisti che hanno fatto il servizio militare,

    arrivando allidentificazione di Lauro Azzolini, noto brigatista,latitante e ricercato per lomicidio del vice questore FrancescoCusano ucciso a Biella il 2 settembre del 1976.

    Azzolini era stato fermato a un posto di blocco da Cusano cheaccortosi di irregolarit sui documenti, chiede di essereseguito alla vicina stazione di P.S. Azzolini scende dallamacchina e spara contro Cusano in pieno petto colpendolomortalmente, ma lascia la patente ovviamente falsa. La foto ela firma di quel documento corrispondono sia a quelle ritrovatenel borsello a Firenze che a quelle sulla scheda di leva.

    Dopo attente indagini si circoscrive la zona intorno a ViaMonte Nevoso. Poi, dopo una lunga serie di appostamenti,attraverso le chiavi si identifica il civico n. 8.

    Intanto il 30 agosto 1978 il governo conferisce al generale deicarabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa, speciali poteriantiterrorismo e gli affida il coordinamento tra le forze dipolizia e gli agenti dei servizi segreti. Il Generale ha cartabianca, con il solo vincolo di riferire direttamente al Ministro

    dellInterno. Anche il gruppo che indaga su Via Monte Nevosopassa dallanticrimine alle dipendenze di Dalla Chiesa. Alcivico n.8 di Via Monte Nevoso vengono individuati oltre aLauro Azzolini, Nadia Mantovani e un giovane sconosciuto chesi riveler essere Franco Bonisoli, uno dei componenti delgruppo di fuoco di Via Fani.

    Anche la Mantovani gia nota agli inquirenti, una latitantefuggita al soggiorno obbligato, dopo larresto di Via Maderno a

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    Milano insieme a Renato Curcio. Nel settembre del 1978 Arlatiinforma della scoperta il suo diretto superiore il ColonnelloBozzo che lo riferisce a Dalla Chiesa. Lordine di aspettare edi continuare ad indagare. Dopo diversi mesi di pedinamenti eappostamenti vengono scoperti anche altri tre covi.

    La domenica del primo ottobre 1978 il Generale Dalla Chiesadecide per l irruzione nel covo di Via Montenevoso. Aspettanoche Azzolini esca come ogni domenica mattina per recarsi aFirenze e lo bloccano allesterno dellappartamento. Colti disorpresa la Mantovani e Bonisoli si arrendonoimmediatamente. Contemporaneamente gli uomini di DallaChiesa irrompono negli altri due covi di Via Pallanza e di ViaOlivari e nella tipografia di Via Buschi. Alla fine il bilanciodelloperazione trionfale. I brigatisti arrestati sono 9, inoltre

    stato rinvenuto molto materiale: appunti, agende, armi,esplosivi e banconote.

    La scoperta del memoriale di MoroNellappartamento ci sono fogli e classificatori sparsidappertutto e in un plico con la copertina azzurra aperto su diuna scrivania c la trascrizione dattiloscrittadellinterrogatorio di Aldo Moro durante i 54 giorni della suaprigionia. Il capitano Arlati informa subito il suo direttosuperiore il colonnello Nicol Bozzo che informa Dalla Chiesa.Alle 10 arriva a Via Monte Nevoso anche il SostitutoProcuratore Ferdinando Pomarici.

    Quella stessa notte il generale Dalla Chiesa si precipita aRoma portando delle carte al Ministro dellInterno Rognoni chele consegna a sua volta al Presidente del Consiglio Andreotti.Il memoriale contiene giudizi molto pesanti su Andreotti checomunque, a quanto riferisce Rognoni, non d segnodindignazione.

    Delitti misteriosi intorno alle carte di Moro

    Mentre il governo valuta se rendere pubbliche o no le cartetrovate a Via Monte Nevoso, sulla stampa cominciano a filtrarele prime indiscrezioni e scoppiano polemiche. Giorgio Bocca sula Repubblica del 5 ottobre 1978 scrive che le carte di Morosono state esaminate da personalit politiche e militari primache dalla magistratura. Sempre sulla Repubblica il 6 ottobreBattistini titola: "Tutto contro Andreotti il memoriale di Moro".Nell'articolo il giornalista riporta le confidenze del generaleEnrico Galvaligi stretto collaboratore di Dalla Chiesa. Il 17ottobre la rivista OP (Osservatore Politico) il giornalista MinoPecorelli allude alla presenza di nastri registrati con la vivavoce del Presidente Moro.Il 18 ottobre il governo decide di rendere pubbliche le cartetrovate in Via Monte Nevoso.

    Per tutto il mese di ottobre la rivista OP continua a occuparsidelle carte di Moro. Secondo Pecorelli Moro avrebbe rivelatosegreti esplosivi NATO, tanto che dopo il suo sequestro ivertici dell'alleanza atlantica avrebbero deciso di cambiare ipiani operativi dell'intero scacchiere europeo.

    Nel numero del 6 febbraio 1979 OP comincia una campagnacontro il Presidente del Consiglio Giulio Andreotti,riprendendo da una parte le accuse contenute nello stessomemoriale Moro e dall'altra ne lancia di nuove . Andreottiviene definito "un capo assoluto al quale tutto per la ragion diStato viene concesso". Con feroce, allusivo sarcasmo ilgiornalista lo critica per i rapporti con Salvo Lima e gli affibbiasoprannomi, alcuni dei quali poi entrati nel comune gergogiornalistico: 'Divo Giulio', 'Padrino', 'Super padrino', fino all'ultimo, dispregiativo, 'Biscione"'. Tra gli altri obiettivi anche"personaggi legati 'a doppio filo' - secondo Pecorelli - algruppo di potere dell' onorevole Andreotti", come lo stessoClaudio Vitalone, "con il quale sembrava aver ingaggiato unacontesa personale".Gli articoli di Op "denunciavano sempre episodi di malcostumee corruzione", spesso con "puntuali e documentateanticipazioni", come per lo scandalo dei petroli, le vicendedella Sir di Rovelli, l' affare Italcasse e soprattutto la vicendaMoro.Nei primi di marzo Pecorelli incontra il colonnello Antonio

    Varisco, altro stretto collaboratore di Dalla Chiesa nella lotta alterrorismo e anche lavvocato Giorgio Ambrosoli, il liquidatoredella Banca Privata di Sindona. Il 20 marzo 1979 il giornalistaMino Pecorelli viene assassinato in auto mentre lascia laredazione del suo giornale al quartiere Prati di Roma. Il 12luglio a Milano viene ucciso Giorgio Ambrosoli, il giorno dopo la volta del colonnello Varisco ucciso a Roma da un commandodelle Brigate Rosse. Ma nessun indagine ha mai dimostrato uncollegamento tra questi omicidi. Allo stato attuale si puparlare soltanto di tragiche coincidenze.

    Il 31 dicembre del 1980 toccher anche al Generale EnricoGalvaligi dell'ufficio di coordinamento dei servizi di sicurezzadelle carceri, ucciso sempre ad opera delle Brigate Rosse.Secondo Sergio Flamigni, membro della Commissione Moro c'sicuramente un qualche legame tra tutti questi omicidi e gliscritti di Moro. Galvaligi era stato il primo a riferire che vi eraun manoscritto lo disse al giornalista Battistini, lo disse anchea Scalfari.

    Il ritrovamento parziale.Che fine hanno fatto gli originali? Il generale Carlo AlbertoDalla Chiesa il 23 febbraio 1982, davanti alla CommissioneMoro, incalzato da Leonardo Sciascia, fa unammissioneincredibile: Il memoriale trovato in Via Montenevoso incompletoMi chiedo ancora oggi dove sono le borse, dov laprima copia, questo il mio dubbio, tra decine di covi non cstata traccia di quel documento che si riferivaallinterrogatorio. Non c stato un brigatista pentito o

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    dissociato che abbia nominato una cosa di quel tipo olamentato la sparizione di qualcosa. Mancano gli originali deldattiloscritto, i manoscritti, mancano le registrazioni degliinterrogatori, mancano le borse che Moro aveva con s almomento del rapimento in Via Fani. A questi interrogativiDalla Chiesa non avr mai una risposta , nominato prefetto diPalermo verr ucciso dalla mafia il 3 settembre 1982.

    Tra il 1979 e il 1982 vengono scoperti e arrestati quasi tutti ibrigatisti implicati nel caso Moro: Valerio Morucci e AdrianaFaranda (29 marzo 1979), Prospero Gallinari (24 settembre1979), Bruno Seghetti (19 maggio 1980), Anna LauraBraghetti (27 maggio 1980) e il 4 aprile del 1981 il capo delleBrigate Rosse Mario Moretti, ma di queste carte e del lorodestino non parlano.

    Dietro un intercapedine.10 ottobre 1990Dodici anni dopo la prima scoperta del covo via Monte Nevosotorna a far parlare di s. Il 10 ottobre del 1990 un muratoredurante i lavori di ristrutturazione dellappartamento trovadietro un intercapedine trova un mucchio di fogli di carta, unapistola e un mitra.

    Resta un mistero come stato possibile per i carabinieri nonscoprire durante la prima perquisizione lesistenza di questaintercapedine di gesso posta sotto una finestra. Flamigniafferma che nel 1978 il sostituto procuratore Pomarici lo avevaassicurato che la perquisizione era stata fatta alla perfezioneche: quellappartamento era stato scarnificato.

    Alla presenza di Achille Serra, capo della DIGOS e delsostituto procuratore Pomarici, lo stesso magistrato del primoritrovamento, vengono rinvenuti e verbalizzati i seguentioggetti: una borsa nera con sessanta milioni di lire provenientidal sequestro Costa , un fucile mitragliatore avvolto in giornalidatati settembre 1978, una pistola Walther PPK e poi una

    cartella piena di carte avvolte nel nastro adesivo: sono le cartedi Moro.

    Lettere, disposizioni testamentarie e il famoso memoriale intutto 421 fogli , 229 dei quali sono le fotocopie delle rispostemanoscritte che Aldo Moro ha scritto di suo pugno perrispondere alle domande dei suoi carcerieri. Nel 1978 sonostate ritrovate in forma dattiloscritta ma ora ci sono 53 paginein pi.Alcuni passaggi corrispondono al testo dattiloscritto del 78altri contengono ulteriori informazioni. Ancora Andreotti e isuoi rapporti con Sindona, brani inediti ,ma soprattuttoriferimenti a Gladio. Questa volta ci sono 53 pagine in pi. Ilmagistrato romano Franco Ionta ha verificato le differenze trail testo manoscritto e quello dattiloscritto, in alcuni di questipassaggi si parla della struttura Gladio: un'organizzazioneclandestina promossa dai servizi d'informazione italiani e dallaNATO per contrastare un'eventuale invasione sovieticadell'Italia.

    Il 24 ottobre del 1990, quindici giorni dopo la scoperta dellenuove carte trovate a Via Monte Nevoso, il Presidente delConsiglio Giulio Andreotti ammette per la prima voltalesistenza di una struttura segreta denominata Gladio,conosciuta come stay-behind dentro la Nato. Molti pensanoche si tratti di una struttura illegale. Oltre che a prepararsi peruna invasione sovietica, il ramo italiano avrebbe dovuto agirein caso di elezione in Italia di un governo comunista. Poichl'Italia era la nazione in cui era pi probabile l'elezione amezzo di libere elezioni di un governo a guida comunista (ilPCI raccolse, dal 1963 in poi, una percentuale sempresuperiore al 25% del voto popolare, con punte del 34,4%, ealcune correnti della DC reputavano possibile un suocoinvolgimento nel governo), il ramo italiano di Gladio divenneanche la pi grossa organizzazione "stay-behind" della NATO.

    Quando l'esistenza di Gladio diventa di pubblico dominio vienepubblicato un elenco di 622 "gladiatori", ufficialmente tutti ipartecipanti dalla fondazione allo scioglimentodell'organizzazione, ma da pi parti questa lista vieneconsiderata incompleta per il ridotto numero di operativi,

    ritenuto troppo basso rispetto ai compiti dell'organizzazione.

    L'ammissione di Bonaventura alla commissione StragiLa commissione Stragi presieduta da Giovanni Pellegrino dal1994 al 2001 decide di risentire tutti i protagonisti di questavicenda del memoriale a partire dal primo ritrovamento del1978. Il 23 maggio del 2000 il colonnello Bonaventuradichiara ai membri della commissione che le carte di Mororitrovate durante il primo blitz a Via Montenovoso, furonoprelevate e fotocopiate, prima della verbalizzazione da partedella Magistratura e poi riportate nel covo, per essereconsegnate la sera stessa al generale Dalal Chiesa.

    Nel 2004 un nuovo colpo di scena, anche il capitano Arlatiracconta la sua verit in un libro scritto insieme al giornalistaRenzo Magosso: Le carte di Moro, perch Tobagi. Quel giorno,racconta Arlati, Bonaventura arriv a Via Monte nevoso a metmattinata e si prese la cartella azzurra che contenevalinterrogatorio di Aldo Moro . Le porta via per fotocopiarla e

    verso le sei e mezza le riporta al covo. Arlati ha limpressioneche forse manca qualcosa dato il volume dei fogli. MaBonaventura non pu replicare alle affermazioni di Arlati:muore per infarto il 7 novembre del 2002 nella sua abitazione.Che fine hanno fatto gli originali manoscritti del memoriale diMoro ? I brigatisti dicono che stato distrutto. A Bonisoli fudetto che erano stati bruciati poco dopo il loro arresto in ViaMonte Nevoso eppure nei giorni del sequestro Moro, ibrigatisti scrissero pi volte che tutto sarebbe stato rivelato

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    al popolo rivoluzionario eppure non lo faranno mai. Flamigniafferma che quando and a parlare con Moretti gli disse chepi o meno tutto il memoriale era stato pubblicato daigiornali, meno una parte che era stata imboscata dai servizisegreti, testuali parole. Di quale parte si tratta?

    Gli elenchi degli appartenenti a GladioNel 2001 due magistrati consulenti della commissione StragiLibero Mancuso e Gerardo Padulo scoprono in un archivio dellaDigos documenti sorprendenti, contrassegnati da questadicitura: Sequestro Moro, documenti ritrovati in ViaMontenevoso elenchi appartenenti allorganizzazione Gladio,documenti riservatissimi che al tempo non erano stati inviatialla magistratura . Un elenco pi lungo di quello fornito daAndreotti nel 1990 che indicava in 622 il numero dei

    gladiatori. In quel momento bisognava epurare quell'elenco danomi scomodi appartenenti a partiti della destra o amovimenti eversivi. I due magistrati trovano altri due elenchiuno di 860 nomi e un altro di 1022 nomi, circa 1900 nomi.

    Secondo Paolo Inzerilli, capo di Gladio dal 1974 al 1986 e dal1989 al 1991: "Di questi 1900 nomi una parte erano quelliche venivano chiamati negativi che avevano dellecaratteristiche tali per cui non li avremmo mai reclutati innessun momento per procedimenti penali, o questioni ultrapolitiche. Tra questi nominativi c'era gente , tipo Nardi (GianniNardi), un'altra parte di questi nominativi erano tutti 'positivi',gente che non aveva problemi di alcun tipo, ma che non maistata reclutata. L'elenco consegnato in fretta e furia il 6 dinovembre (1990) in previsione del fatto che il presidente delConsiglio doveva parlare due giorni dopo, non era statocompletato nel senso che non si era stata fatta questa verificadi quanti pur essendo positivi o non avevano aderito o nonerano stati reclutati .

    Ancora oggi la procura di Roma sta indagando sul mistero

    delle Carte di Moro, anche sulla base della documentazioneacquisita della Commissione Mitrokhin si aprono nuovi scenari.Il pm Franco Ionta ha detto alla Storia Siamo Noi: "di unapossibile eterodirezione esterna rispetto alle Brigate Rosse perinteressi diversi da quelli dellorganizzazione nazionale che haoperato materialmente il sequestro Moro, ma su questo cisono investigazioni in corso e non posso dire. Si fa riferimentoa un soggetto, indicato come terrorista internazionale".

    Cronologia

    1978

    Parole chiave

    Anni di piombo , Brigate Rosse , Moro Aldo , Servizi Segreti

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