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LA TEORIA DEL TRAGICO NEL GIRALDI (CON INCURSIONI NELL’EPICO) di Rosanna Morace Il 20 aprile del 1543 Giovan Battista Giraldi Cinzio termina il Discorso intor- no al comporre delle comedie e delle tragedie 1 . In quegli stessi giorni conclude anche la tragedia Altile 2 , nel cui Prologo esplicita i cardini attorno a cui ruota la sua riforma tragica: una rivisitazione del genere che si spinge ben oltre i modi senecani, già sperimentati nell’Orbecche 3 , e che costituirà i prodromi del teatro italiano ed europeo del Seicento: 1 G. B. Giraldi Cinzio, Discorso over lettera di Giovambattista Giraldi Cinzio intorno al comporre delle comedie e delle tragedie, a Giulio Ponzo Ponzoni, in Id., Scritti critici, a cura di C. Guerrieri Crocetti, Milano: Marzorati, 1973. La prima edizione venne stampata nel 1554 insieme agli altri Discorsi giraldiani (Discorso di Giovambattista Giraldi Cinzio intorno al comporre de’ romanzi, a G.B. Pigna e Lettera overo Discorso di Giovambattista Giraldi Cinzio sovra il comporre le satire atte alla scena, a Messere Attilio dall’Oro, terminati rispettivamente il 29 aprile 1549 e il 1 agosto 1548): G.B. Giraldi Cinzio, Discorsi di M. Giovanbattista Giraldi Cinzio intorno al comporre dei romanzi, delle comedie e delle tragedie, e di altre maniere di poesia, Venezia: Gabriel Giolito de’ Ferrari, 1554. 2 Il termine di composizione ante quem dell’Altile è il 29 aprile 1543, giorno in cui la tragedia sarebbe dovuta andare in scena per celebrare la visita di Paolo III a Ferrara (cfr., a proposito: C. Guerrieri Crocetti, G.B. Giraldi e il pensiero critico del XVI sec., Milano-Genova- Napoli-Roma: Società Anonima Editrice Dante Alighieri, 1932, p. 718); la morte dell’attore principale, il Flaminio, avvenuta proprio il 29 aprile, non ne permise però la rappresentazione. La prima edizione (da cui si cita) sarà pubblicata ben quarant’anni dopo: G. B. Giraldi Cinzio, Altile. Tragedia di m. Gio. Battista Giraldi Cinthio, nobile ferrarese, Venezia: Giulio Cesare Cagnacini, 1583. Non esiste, a tutt’oggi, un’edizione moderna. Sulla tragedia cfr. Altile. The birth of a new dramatic genre in Renaissance Ferrara, a cura di P. Osborn, Lewiston: E. Mellen Press, 1992. 3 G. B. Giraldi Cinzio, Orbecche. Tragedia di m. Giouanbattista Giraldi Cinthio da Ferra- ra, Venezia: eredi Aldo Manuzio, 1543. L’opera fu composta, «in circa due mesi, nel 1541 e rappresentata nello stesso anno in casa dell’autore, alla presenza del Duca Ercole II con ricco apparato scenico dovuto a Girolamo Cotugno» (C. Guerrieri Crocetti, G.B. Giraldi, cit., p. 710).

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LA TEORIA DEL TRAGICO NEL GIRALDI(CON INCURSIONI NELLEPICO)di Rosanna MoraceIl 20 aprile del 1543 Giovan Battista Giraldi Cinzio termina il Discorso intor-noalcomporredellecomedieedelletragedie1.Inqueglistessigiorniconclude anche la tragedia Altile2, nel cui Prologo esplicita i cardini attorno a cui ruota la sua riforma tragica: una rivisitazione del genere che si spinge ben oltre i modisenecani,gisperimentatinellOrbecche3,echecostituiriprodromi del teatro italiano ed europeo del Seicento:1G.B.GiraldiCinzio,DiscorsooverletteradiGiovambattistaGiraldiCinziointornoal comporredellecomedieedelletragedie,aGiulioPonzoPonzoni,inId.,Scritticritici,acura diC.GuerrieriCrocetti,Milano:Marzorati,1973.Laprimaedizionevennestampatanel1554 insiemeaglialtriDiscorsigiraldiani(DiscorsodiGiovambattistaGiraldiCinziointornoal comporre de romanzi, aG.B. Pigna e Lettera overo Discorso di Giovambattista Giraldi Cinzio sovra il comporre le satire atte alla scena, a Messere Attilio dallOro, terminati rispettivamente il 29 aprile 1549 e il 1 agosto 1548): G.B. Giraldi Cinzio, Discorsi di M. Giovanbattista Giraldi Cinziointornoalcomporredeiromanzi,dellecomedieedelletragedie,edialtremanieredi poesia, Venezia: Gabriel Giolito deFerrari, 1554.2IlterminedicomposizioneantequemdellAltileil29aprile1543,giornoincuila tragediasarebbedovutaandareinscenapercelebrarelavisitadiPaoloIIIaFerrara(cfr.,a proposito: C. Guerrieri Crocetti, G.B. Giraldi e il pensiero critico del XVI sec., Milano-Genova-Napoli-Roma:Societ AnonimaEditriceDante Alighieri,1932,p.718);lamortedellattore principale, il Flaminio, avvenuta proprio il 29 aprile, non ne permise per la rappresentazione. La prima edizione (da cui si cita) sar pubblicata ben quarantanni dopo: G. B. Giraldi Cinzio, Altile.Tragediadim.Gio.BattistaGiraldiCinthio,nobileferrarese,Venezia:GiulioCesare Cagnacini,1583.Nonesiste,atuttoggi,unedizionemoderna.Sullatragediacfr.Altile.The birthofanewdramaticgenreinRenaissanceFerrara,acuradiP.Osborn,Lewiston:E. MellenPress,1992.3G.B.GiraldiCinzio,Orbecche.Tragediadim.GiouanbattistaGiraldiCinthiodaFerra-ra,Venezia:erediAldoManuzio,1543.Loperafucomposta,incircaduemesi,nel1541e rappresentatanellostessoannoincasadellautore,allapresenzadelDucaErcoleIIconricco apparato scenico dovuto a Girolamo Cotugno (C. Guerrieri Crocetti, G.B. Giraldi, cit., p. 710).170ROSANNA MORACECi che accomuna il Prologo dellAltile4 e il Discorso va ben oltre lattigua datadicomposizione,tantochepossibileaffermarechelunosialapali-nodia dellaltro: lipotesto di entrambi la Poetica di Aristotele, ma lassunto fondamentale la necessit di affrancare il genere tragico da tale autorit e dallesempio classico, per assecondare le mutate esigenze del proprio tempo edeglispettatori5.Inoltre,concordementeconquantoteorizzatonelDi-scorso,latrasposizioneinendecasillabiscioltihaunandamentoprosastico, atrattiquasicanterino,chelarendebenlontanadallausteragravitdella Sofonisba trissiniana6, della Canace dello Speroni7 e, in generale, dalla lingua illustreprescrittadalgenere.Nelregistro,nellalinguaeneldestinatario sievidenziano,dunque,iprimiscartinettirispettoaiprecedentimodelli cinquecenteschi:composteperunaletturasolitaria,accademicaedotta,le tragedie del vicentino e del padovano; programmaticamente pensate per un pubblico cortigiano e per la viva rappresentazione teatrale, quelle del Giral-di8;larigidaadesioneaidettamiaristotelicipergliuni;lacommistionetra commedia e tragedia ovvero due generi tenuti distanti da Aristotele per laltro. In ragione di questo accostamento, fin dal titolo ilDiscorso intorno al comporre delle tragedie e delle comedie in aperta controtendenza aristotelica. Eppure,nelrenderelatragicommediasinonimoditragedia,e,pochi anni pi tardi, il romanzo cavalleresco sinonimo di epos (nel Discorso sopra il comporre de romanzi), Giraldi mette in atto una coerente strategia di riforma dei generi allinterno della nuova lingua volgare, ritenuta oramai pienamente degna di sviluppare una propria tradizione letteraria, indipendente e affrancata da quella antica. La questione della lingua e gli esperimenti di rinnovamento 4Siproponein APPENDICEledizionedelPrologodellAltile,poich,comesisopradetto, non esiste unedizione moderna della tragedia.5 Tale presupposto verr ribadito anche nei pi tardi Discorso intorno al comporre de romanzi esovrailcomporrelesatireatteallascena.SullipotestoaristotelicoeorazianodelDiscorso sulle Satire, cfr. Angela Maria Andrisano,La lettera overo discorso di G. Giraldi Cinzio sovra ilcomporrelesatireatteallascena:tradizionearistotelicaeinnovazioni,inGiovanBattista GiraldiCinziogentiluomoferrarese,acuradiP.Cherchi,M.RinaldieM.Tempera,Firenze: Olschki, 2008, pp. 17-27.6G.G.Trissino,Sofonisba.Tragediadim.GiouanGiorgioTrissino,Venezia:Francesco Rampazetto, 1562.7 S. Speroni, Canace. Tragedia di messer Sperone Speroni nobile padouano, Venezia: Vincenzo Valgrisi, 1546.8 Ampio spazio dedica Giraldi, nel Discorso intorno al comporre delle comedie, allallestimen-to dellapparato scenico: cfr. pp. 219-221. Sappiamo, inoltre, che per la prima rappresentazione dellOrbecche fu allestita una costosa e sontuosa scenografa da Girolamo Contugo, che riusc adareallatragediaquellagrandezzaequellamaestcheallaqualitdellafavolaeraconve-nevole: G. B. Guerrieri Crocetti, G.B. Giraldi, cit., p. 710; e Nicola Savarese, Per unanalisi scenica dellOrbecche di G. B.Giraldi Cinzio, in Biblioteca teatrale, 2 (1971), pp. 113-157.LA TEORIA DEL TRAGICO NEL GIRALDI171della lirica degli anni 20 avevano gi aperto la strada; il Furioso (nonostante le polemiche che lo vedranno oggetto) era indubbiamente qualcosa che andava oltre il Pulci ed il Boiardo, combinando fonti classiche e romanze e ponendo coslebasiperunatradizioneepicavolgare.Lacommediaaveva,poi,am-piamentesperimentatounmodellovolgareautonomo,intarsiandoPlautoe Terenzioconsituazioniespuntidellanovellisticaboccacciana:laCalandria del Bibbiena, la Mandragola del Machiavelli e tutte le commedie ariostesche. Mancava una riforma che coinvolgesse la tragedia e il poema epico, ovvero i due generi maggiormente sottoposti ad Aristotele; e la novit del pensiero del Giraldi fu tanto pi ardita in quanto li affranc da tale autorit, cogliendo con lungimiranza assoluta tendenze innovatrici gi in atto. Ne scaturisce un tentativo di conciliazione tra istanze e generi diversi, che si protrarr fino al Seicento e interesser largamente il Tasso, ma dal quale non sono immuni, in fondo, nemmeno i pi ortodossi Speroni e Trissino. A ben guardare, infatti, tuttiimaggioritragediografie/oteoricideltragicomedio-cinquecentesco sono stati anche autori di poemi epici e/o di trattati sullepos (si pensi, oltre aigicitatiGiraldieSperonieTrissino,anchealDolce,allAlamanni,al Ruccellai, oltre ovviamente a Torquato Tasso); e, in tutti, il primato conferito da Aristotele alla tragedia9 si sposta decisamente sul poema, che uniforme-mente ritenuto il genere tragico e illustre per eccellenza. Tratter del poema solo per brevi accenni, nella convinzione che unanalisi sincronica tra la teoria tragica ed epica possa portare alla luce, quantomeno per il Giraldi (ma probabilmente non solo), interessanti aspetti, fnora non del tutto chiariti. Spesso, infatti, le due speculazioni sono state analizzate separatamente, mentre,inrealt,corronoparallele,siintersecanoesisovrappongonolungo tutto larco del secolo. E vi unimportante spia linguistica di questo rapporto incrociato tra lariforma dei generi e quella linguistico-poetica inaugurata dal Bembo,chesar il caso di seguire partendo proprio dal Prologo dellAltile. La novit de la tragedia | pur test nata, recita il Prologo, si fonda sulla rivendicazionechesfermenonsianleleggiposte,chenonglisiadato| uscirfuordelprescrittoinqualcheparte.Lanecessit,quindi,diammet-terederogheaiprincipiaristotelici,perservirealet,aglispettatori,ala materianuovanon,infatti,inantitesiconquantofecerogliantichi,dal momentocheancheiromaniassecondaronoladiversitdellaproprialin-guaedelpropriotempointroducendovariantialmodellogreco:cos,per esempio,Virgilioavevarivisitatoleposomerico10comeSenecailtragicodi 9Aristotele,Poetica,V10-15:tuttoquelchehalepopeaappartieneancheallatragedia, mentre quello cheappartiene alla tragedia nonsi trova tutto nellepopea.10G.B.GiraldiCinzio,Discorsointornoalcomporrederomanzi,inId.,Scritticritici,cit., 172ROSANNA MORACESofocle11.Inragionediquesteconstatazioni,Giraldisispingeadaffermare persinochesorafusserquiipoetiantichi,|cercheriansodisfareaquesti tempi, | a spettatori, a la materia nova, e quindi a giustificare il suo usar se stesso,uscirdelusoantico.Unaprimaderogaalmodellolintroduzione di un prologo non canonico (perch non facente parte della fabula): prassi appena accennata nellAltile, ma meglio argomentata nel Discorso12, dove Gi-raldi fa ricorso a Plauto e Terenzio, ipotizzando due diversi tipi di prologo13 etrattandoinsieme,quasicomeununicogenere,commediaetragedia.E anzi,seillietofinedellatragediaerastatogisperimentatodaigreci(Tal lIondEuripideelOreste,|ElenaeAlceste,conlIfigenie,|ealcunealtre chetacendoiopasso),proprioPlautonellAnfitrioneadusareiltermine di tragicommedia:Bench ci mostr Plauto, prima di me, che alle tragedie di fin lieto, come ve ne sono alquante delle mie, non disconveniva il prologo, avendolo egli, contralusodeGreci,prepostoalsuoAnfitrione,ilqualecondisusata voce chiam egli tragicomedia14.Proprio sul termine tragicomedia, postilla:la qual voce non poscia stata accettata n dai Greci, n dai Latini, n dai nostri altres, se non da coloro che si hanno creduto che le tragedie non pp. 62-63: per let nella quale Omero scrisse, semin tra i lumi della poesia molte cose che poi sonorimastebiasimevolinelletchesonovenutedappoi,mentreVirgiliosipotveramente chiamarelaregoladelgiudiziodellecosegraviemagnifche[]comeveracissimoesempio del compimento della grandezza eroica. Perch a quel tempo nacque Virgilio che la maest ro-manaerainguisacresciutachenonpoetapioltreandare,elecosedellapoesia,sparsenella moltitudinedellecomposizionideglialtri,eranotalichesolovimancavaunochelelevasse dalletenebreelefacesseconosceretutteinsiemeraccolteemaravigliosamentedisposteinun bellissimo corpo.11 G. B.Giraldi Cinzio, Discorso intornoalcomporre delle comedie,cit., p. 173.12 Ivi, p. 203: Vero chio sono stato un poco pi ardito che non sono stati gli altri compositori di tragedie che hanno scritto prima di me, in porre il prologo innanzi alle tragedie mie distinto dallepartidellafavola,comefeceroiRomaniedoppolorogliItalianinellanostralinguaalle comedie.Ilchemihafattoardirelaqualitdetempinostrieilvederechecinonsceman grazia, n virt alla tragedia, anzi apparecchia lauditore allattenzione della favola, dandogliene un poco di gusto innanzi che pioltre sivada. 13Ivi,p.202:EforseciaccennCornuto,benchbrevemente,questeduemanieredipro-logo,quandocidisseiGreci,secondoilcostumedeiRomani,nonhanprologodelmodoche abiam noi: quasi che ci volesse dire che i Romani, oltre il prologo che hanno i Greci, ne hanno un altro che appresso i Greci non si ritrova, ancora che i Romani da essi togliessero le favole. LaccennodesuntonondaCornuto,madaEvanzio(Defabula,3,2),comerilevaSusanna Villari, IntroduzioneaL. Dolce,Marianna,a curadiead., Torino, RES,2011, p. XV.14 Ivi, p. 203.LA TEORIA DEL TRAGICO NEL GIRALDI173possanoaverfelicefinecomeavereilponno,eperlesempiodiSofocle ediEuripideeperlautoritdiAristotile.Benchchiconsideralavoce diPlautonongiudichercheegliabbiavolutodomandarelafavoladi unsolnometragicomedia,mavolleeglidirecheeglimescolerebbead unamateriatragicaunfinecomico,epperdisse:Faciamutcomixta sit tradicomedia15.Fondamentale assunto su cui poggia la riforma giraldiana , comunque, ilcontinuomutaredellelingue,delleleggi,deicostumi,maancheilfatto ch luomo nel mondo | di libero volere, e ch in suo arbitrio | ove meglio gli par, piegar la mente. Difficile non cogliere, in questo accenno al libero arbitrioumano,unasottilecontestazionedellaRiformaluterana:ericordo che ci troviamo nella Ferrara di Renata di Francia, negli anni che precedono laControriforma,quandolanecessitdelrinnovamentospiritualenonera stataancorarepressaneidogmidellortodossia,equandolafiducianelle potenzialitdellanuovaerapermiserounosperimentalismoinconcepibile solopochiannidopo.Dalclimadirinnovamentoeaperturaeraemersa lariformabembiana;daquestospiritonascerannoletragediegiraldiane einumerositentativiepico-romanzeschidelletdimezzotraAriostoe Tasso;etuttisifondanosulcomuneassuntodellanecessitdisoddisfare alleesigenzediunepocamutata,dicostumi,modi,attantiespettatoriche nonsonopiquelliantichi,eacuinecessariorivolgersiondeevitaredi parlare ai morti. Scriveva il Bembo, in un capitale passo delle Prose:Perch le scritture, s come anco le veste e le arme, accostare si debbono e adagiare con luso de tempi ne quali si scrive, con ci sia cosa che esse dagliuominichevivonohannoadesserletteeintese,enondaquelli che son gi passati [...].OravidicochescomealPetrarcaealBoccacciononsarebbestato dicevole che eglino si fossero dati allo scrivere nella lingua di quegli an-tichi, lasciando la loro, quantunque essi lavessero e potuto e saputo fare, cos n pi n meno pare che a noi si disconvenga, lasciando questa del nostrosecolo,ilmetterciacomporreinquelladelloro,chsipotrebbe dire, messer Carlo, che noi scriver volessimo a morti pi che a vivi16.Proprio il sintagma scrivere a morti ci riporta al Giraldi e a Bernardo Tasso, con due citazioni esplicite che non possono essere casuali. 15Ivi,pp. 281-282.16P.Bembo,Prosedellavolgarlingua,GliAsolani,Rime,acuradiC.Dionisotti,Milano: TEA, 1989, 1, XVII,p.17.174ROSANNA MORACEBernardoTassocominciaacomporrelAmadiginel154317,lostesso annodellAltile,avendoinmentedifareunpoemaepicosulleormedegli antichi; muta poi progetto, cercando di combinare una dispositio sulle orme ariostescheconunelocutiovolgareplasmatasullagravitepicaclassica.La Prefazionealpoemadel1560,quandoilventennalelavoroebbecompi-mento, ed firmata dal Dolce18, anche se alcuni elementi farebbero pensare che autore ne sia lo stesso Bernardo: pur vero che il Dolce era certamente luomo che meglio avrebbe potuto difendere le ragioni della scelta roman-zesca di Bernardo, ma due elementi interni al testo sembrerebbero suggerire quantomeno una massiccia revisione del pi anziano Tasso19. Innanzi tutto lanaliticitelachiarezzaconcuilaPrefazioneesplicitatantoleistanzeda cuilAmadigiavevaavutoorigine,nel43,quantoleragionidellariforma romanzesca, avvenuta nei primi anni del 50; e in secondo luogo la stringente consonanza di termini che accomuna il passo citato delle Prose (e Bernardo Tasso si era formato a Padova sotto il magistero bembiano), una lettera del Giraldi a Bernardo e, appunto, la Prefazione dellAmadigi20:17 SullAmadigi epico, ovvero il primo abbozzo autografo dellopera tramandatoci dal co-dice oliveriano 1399, cfr. V. Corsano, LAmadigi epico di Bernardo Tasso, in Studi tassiani, LI(2003),pp.43-73;ledizionepropostadaR.Morace,LautografooliverianodellAmadigi epico di Bernardo Tasso, in Nuova Rivista di Letteratura Italiana XI, 1-2 (2008), pp. 155-181.18 L. Dolce, Ai lettori, inB.Tasso, Amadigi, Venezia: Gabriel Giolito de Ferrari,1560.19 Vanno, poi, ricordati i profondi dissidi sorti tra Bernardo Tasso e il Dolce a seguito dellin-terpolazionearbitrariaegratuitadialcunerimenelledizioneGiolitoDegliAmoridel1555 (B.Tasso,ItrelibridegliamoridimesserBernardoTassoaiqualinuovamentedalproprio autoresiaggiuntoilquartolibroperadietrononpistampato, Venezia:GabrielGiolitode Ferrari, 1555, per i quali si veda V. Martignone, Un caso di censura editoriale: ledizione Dolce (1555)delleRimediBernardoTasso,inStudiTassiani,XLIII(1995),pp.93-112).Talefu ilrisentimentodiBernardo,chechiesealRuscellidicurarneledizionesuccessiva,elascelta non fu certo casuale: Girolamo Ruscelli era stato lautore, pochi anni prima, diuna clamorosa stroncatura nei confronti del Dolce, mentre a Venezia gli era rivale come curatore e chiosatore del Furioso per leditore Valgrisi (G. Ruscelli, Tre discorsi di Girolamo Ruscelli, a M. Lodouico Dolce. Luno intorno al Decamerone del Boccaccio, laltro allOsseruationi della lingua volgare, ed il terzo alla tradottione dellOvidio, Venezia: Pietrasanta, 1553; L. Ariosto, Orlando Furioso. DiM.LodovicoAriosto,tuttoricorrettoetdinuovefgureadornato.Alqualedinuovosono aggiunte tutte le annotazioni, gli avvertiomenti, et le dichiarazioni di Girolamo Ruscelli, la vita dellautore descritta dal Signor Giouan Battista Pigna, gli scontri de luoghi mutati dallautore doppolasuaprimaimpressione,ladichiarazionedituttelefavole,ilvocabolariodituttele parole oscure, et altrecoseutili e necessarie, Venezia: Vincenzo Valgrisi, 1556).20 Di contro agli argomenti appena riportati sulla possibilit che autore della Prefazione allA-madigisialostessoBernardoTasso,dobbiamosegnalarealmenoduecontrarifattorinontra-scurabili: il Dolce era stato il primo difensore dellAriosto nella celebre Apologia (L. Ariosto, Orlando Furioso di messer Lodovico Ariosto con la giunta, novissimamente stampato e corretto. ConunapologiadiLodovicoDolciocontraaidetrattoridellautore,eunmodobrevissimodi trovar le cose aggiunte; e tavola di tutto quello, ch contenuto nel libro. Aggiuntovi una breve LA TEORIA DEL TRAGICO NEL GIRALDI175Dicoadunquechesecolorochetengonosempreinmanolebilance dAristotele, e hanno tutto d in bocca gli esempi di Virgilio e di Omero, considerasserolaqualitdetempipresentieladiversitdellelingue,e vedesserochalaprudenzadeipoetisiconvieneaccomodarsialladilet-tazioneeallusodelsecolonelqualeegliscrive,nonsarebbonodope-nione che si dovesse scrivere sempre ad un modo. Che, s come i tempi introducononuovicostumielavarietdellelinguediverseformedifa-vellare apportano, cos pare che ragionevolmente si ricerchi che si faccia nelloscrivere.OndesivedecheVirgiliofumoltodifferentedaOmero: scomequelloche,trovandosiinetdiversissimadaquelladiOmero, seguit luso del suo tempo e quello che questo divino poeta giudic che convenisse alla grandezza della lingua romana. E con la stessa ragione da credere che altrettanto si sarebbe egli discostato dal costume del suo secolo, quando si fosse trovato nel nostro: percioch, chi altrimenti fa, si pu dire che scriva a morti21.Il sintagma scrivere amorti era stato utilizzato dal Giraldi proprio qual-che anno prima, nel 1556, in una delle lettere che costituiscono il suo corposo carteggioconBernardoTassointornoalgenereromanzo22:sintomatico, per, che qui lespressione sia usata in riferimento al poema trissiniano23. esposizionedeiluoghidiffcili,Venezia:M.PasinieM.Pasini,1535)edunque,nonostantei dissidiconBernardo,cipotevarenderlolapersonapiadattaaperorarelacausadellassetto romanzescodellAmadigi.Riguardo,poi,allacomunanzatrailpassodellaPrefazionecheci accingiamo a citare e quello delle Prose bembiane, si ricorda che il Dolce era stato autore di una fortunatissimagrammatica(L.Dolce,OsservationinellavolgarlinguadiM.LodouicoDolce Diuiseinquattrolibri,Venezia:GabrielGiolitodeFerrari,1550,editeottovoltetrail1550 eil1562senzacontareleristampe)che,purinnovativa,sirifacevalargamentealleProsedel Bembo e alle Regole delFortunio.21 L. Dolce, Ai lettori, cit., pp. 1-2.22 Nelledizione del Secondo volume delle Lettere, del 1560 (Delle lettere di Bernardo Tasso secondovolume.Nuovamentepostoinlucecongliargomentiperciascunaletteraeconla tavoladeinomidellepersoneachilesonoindirizzate,Venezia:GabrielGiolitodeFerrari, 1560) Bernardo Tasso decise di pubblicare, accanto alle proprie, anche le lettere responsive del ferrarese (per un totale di diciassette epistole), cosicch il carteggio tra i due viene a confgurarsi comedialogocompiutosullateoriadelromanzo,chetoccalamaggiorpartedeipuntiteorici focalinelladefnizionedelgenere.PertaleragioneSusanna Villari,nelpubblicareilcarteggio delGiraldi,haintelligentementeinseritoancheleletterediBernardo:G.B.GiraldiCinzio, Carteggio,acuradiS.Villari,Messina:Sicania,1996.Perunostudiorelativoaldibattitotra BernardoeGiraldi,rinvioaR.Morace,DallAmadigialRinaldo.BernardoeTorquato Tasso tra epico ederoico, Torino: DellOrso, 2012, cap. III,Carteggi incorciati, pp.85-109.23PerilrapportotralascritturaepicadiOmeroeVirgilioconilpropriotemposiveda G.B.Giraldi Cinzio, Discorso intorno al comporre de romanzi, cit., p. 63, dove troviamo anche lo stesso giudizio negativo sul Trissino; e ancora sul Trissino, Id., Discorso intorno al comporre dellecomedie,cit.,pp.209-210:Bastami,perora,chepossiatevederechecichesitrova negliautorigrecinonlodevolendegnodimitazione,echenondeegiudiziososcrittore 176ROSANNA MORACELautore,nelprendereledifesediAriosto,trattadellapoesiaepicadi Virgilio e Omero e afferma:Ch,ancorachelepoesieloroinquetempieinquellelingueeranoe sonopocomenochedivine,nenostritempi,nellanostralinguasono meno che odiose, e se ne puote avere lessempio dallItalia del Trissino. Il quale, s come era dottissimo, cos fusse stato giudicioso in eleggere cosa degnadellafaticadiventianni,avrebbevedutochecosscriverecome egli ha fatto era uno scrivere a morti24.Oltreladirettacitazionebembiana,risultaevidentecometuttietre ipassiinsistanosulmedesimoconcetto-chiavedelPrologodellAltile,che abbiamoinfattidefinitocomelassuntofondamentalesucuipoggialari-formegiraldiana(delteatro,mapocopitardianchequelladelpoema)25, ovverolevolversidellelingue,delleculture,deitempie,parallelamente,il mutare delle esigenze degli spettatori e dellarte. Una identica idea-cardine, dunque,accomunalediverseriformedeigeneriedellalingua;eparimenti similisonoledomandechegliautorisipongono,epongono,aiclassici ealpropriotempo:comecalcareparimentileormedeimoderniedegli antichi senza la necessit di scindere il binomio con un aut/aut perentorio; comeintarsiareidiversimodellitragiciecomici(Sofocle,Seneca,Plauto, Terenzio,Ariosto,maanchelanovellisticaboccacciana),epici(Omeroe Virgilio,Ovidio,nonchDanteePetrarca)eteorici(AristoteleeOrazio) perrappresentareedarvoceallapropriaepoca,senzanullaperderedella passataereditmaportandolediverseesperienzeanuovamaturazione,in unconnubioinusitato.Questaterzavia,cominciataalastricaredalGiral-di,sarpitardipercorsadaTorquato,giallaltezzadel1562,comeben dimostralaPrefazioneAilettoridelRinaldoe,soprattutto,ilsincretismo dei Discorso dellarte poetica. dartantodiriputazioneallaautoritdegliantichichevogliaancoimitareilorvizi;come veggiamoaverfattoilTrissinoinqualchepartedellasuaSofonisba.[...]Havolutoessereil Trissinopigrecochenonsiconvenivanallamaestdellaazioneromanacheglisiaveva toltoadimitare,nallaqualitdetempinostri,iqualisonpienidimaestegrandezza. 24 B. Tasso, Lettere. Secondo volume (rist. anast. delled. Venezia: Gabriel Giolito de Ferrari, 1560, cit.), a cura di A.Chemello, Bologna: Forni, 2002, LXXII,p.216, del 12giugno 1556.25 L. Dolce, nella Prefazione allAmadigi (Ai lettori, cit., p. 2), motivando la scelta di Bernardo Tasso per una dispositio molteplice, cita infatti lautorit giraldiana: Noi veggiamo, che molte cose si contengono in Omero, che a suoi tempi erano lodatissime; le quali ove fossero prese da poetidoggid,sarebbonostimatesenzafalloridicole. Alcuneancosileggonomeravigliosein Virgilio, che a nostri giorni non sarebbono molto grate. A che, se riguardo avessero i riprensori dellAriosto,nonsarebbonoalmioparerecosarditi.Ma,perchintornoacidallEccellente s.Giovambattista Giraldi e da alcuni altri stato scritto a bastanza [...].LA TEORIA DEL TRAGICO NEL GIRALDI177Ma tra il 43 e la fine degli anni 50 il clima religioso, politico e culturale profondamente mutato, e lo spartiacque netto sar lapertura del Concilio di Trento, nel 1563: i dubbi religiosi e poetici di Torquato Tasso ne saranno il paradigma pi eclatante, ma gi nel poema epico del Giraldi se ne ha qual-che riflesso. LErcole, infatti (pubblicato incompiuto nel 1557)26, nonostante lepremesseteoriche,risultaunpoemaampolloso,didascalico,chepoche concessioni lascia alla leggerezza ariostesca, pur difesa dallautore nel Discorso intorno al comporre de romanzi, del 154827. Le commedie del Giraldi, invece, si situano tra il 1541 e la fine del decennio, nascono per il pubblico, e per un pubblico che aveva dimostrato di apprezzare non solo il poema ariostesco, maanchelacommediariformatadioriginenovellisticaeboccacciana.Il raccordo che egli crea, attraverso la tragicommedia, appunto tra queste due nuove forme della letteratura volgare. Tanto che nel Discorso sulle comedie e sulle tragedie il modello che in pi luoghi cita, ovviamente per la commedia masoprattuttoperlatragedia(equestodavveroparadigmatico),lA-riostodellaCassariaedeiSuppositi.Alorovolta,lecommedieariostesche, pur contaminando Plauto e Terenzio, mettono in scena situazioni e motivi del Decameron, sancendo il primato del testo boccacciano come inesauribile serbatoiodisituazionicomicheispiratedallavitacittadinacontemporanea. EdancheinriferimentoaiSuppositiariosteschicheGiraldiafferma,nel Discorso, che le tragedie di felice fine amano pi i nodi intricati, e sono pi lodevolidoppiechesemplici,ilchenoncosinquelledidolorosofine, perch queste sono assai migliori semplici che doppie28, di contro allunit aristotelica,ecomponegliAntivalomenielArrenopia29.poisulmodello boccaccianocheplasmalasuafortunatissimaraccoltadiracconti,gliEca-tommiti30, da cui trarr largomento della maggior parte delle tragedie.26 G.B. Giraldi Cinzio,DellHercole canti ventisei,Modena: DeGadaldini, 1557.27Cfr.,inproposito,laletteradiBernardoalGiraldidel9dicembre1557(B.Tasso, Lettere.Secondovolume,cit.,CXXXIII,pp.434-437),maancheR.Bruscagli,Vitade-roe:LErcole,inSchifanoia,XII(1991),pp.9-19eS.Jossa,Glieroieimostri.Mitoe storianellErcolediG.B.GiraldiCinzio,inGiovanBattistaGiraldiCinziogentiluomo ferrarese,cit.,pp.145-156.28 G. B. Giraldi Cinzio, Discorsointornoal comporredelle comedie, cit., p.189.29G.GiraldiCinzio,GliAntivalomeni.TragediadiM.Gio.BattistaGiraldiCinthio,nobile ferrarese, Venezia: Giulio Cesare Cagnacini, 1583; Lopera stata recentemente edita in edizione critica: Id. Gli Antivalomeni, edicion, introduccion y notas de I. Romera Pintor, Madrid: Editorial complutense, 2008; Id. Arrenopia. Tragedia di M. Gio. Battista Giraldi Cinthio, nobile ferrarese, Venezia: Giulio CesareCagnacini, 1583. questa lunica edizione dellopera.30 G. Giraldi Cinzio, De gli Hecatommithi di m. Giouanbattista Giraldi Cinthio nobile ferrare-se, Nel Monte Regale: Lionardo Torrentino, 1565; Si veda la recente edizione critica: Ecatommiti, ed. critica a cura di S. Villari, Roma: Salerno,2012.178ROSANNA MORACENel Giraldi agisce, per, anche il modello del Furioso, che fornisce mate-ria e modi: non poche sono le tragedie avventurose, permeate da uno spirito romanzesco, che sconfina oltre il giro del sole prescritto da Aristotelele31 maancheipiampilimitiammessidalGiraldi,interpretandolargamente ilpassoaristotelicosullascortadiTerenzioedEuripide.32LArrenopiae gliAntivalomenisiaggroviglianopoiinunapluraliteinunacomplessit dazione stupefacente nel genere, mentre lArrenopia e lEufimia portano gli avvenimenti oltre i limiti di una sola localit33, e ancora lArrenopia si muove suunterrenochetuttocavalleresco.NelPrologosiprecisa,infatti,come leperipeziecavallereschepossanoessermateriatantoditragediequanto di poemi:Gli avvenimenti de le cose umane son s vari e portan seco spessotali accidenti che di meravigliaempion chi gli ode [...].E quindi origine han poemi, i quali trattano quel che i cavalieri e i regifanno ne le battaglie e ne le pacicon bene altero e onorato stile.Da listessi successi le tragedieprendono i lagrimosi lor soggettiche, nel pianto medesimo e ne le morti,danno util con diletto a chi le ascolta,3431Aristotele,Poetica,1449b,10-15:Lepopeaconcordaconlatragediasoloinquanto imitazioneconundiscorsoinversidipersonenobili,manedifferisceperavereununico metro e forma narrativa, ed ancora per la lunghezza: perch la tragedia cerca il pi possibile di stare entro un solo giro del sole o di allontanarsene di poco, mentre lepopea indefinita rispettoaltempo,edinquestodifferiscebenchinoriginesifacesseanchenelletragedie cos come nei poemi epici.32G.B.GiraldiCinzio,Discorsointornoalcomporredellecomedie,cit.,pp.175-176:e lunaelaltra[lacommediaelatragedia]fngelavvenimentodellasuaazionenellospazio diungiorno,ovverodipocopi.DellacomedianabbiamlesempioappressoTerenzionello Eautontimorumenos,dellatragedianonvenalcunoespressoemanifesto[...]seforselEra-clidediEuripidecenedlesempio:perch,consideratoilmeneggiodellazionedellafavola, si vede chiaramente (se io non minganno) che malagevolissimamente egli pu nascere tutto in ungiorno[...].Certacosache Aristotile,ilqualedoveaavervedutigliesempjdeimigliori poeti[...]lediedepispaziodiungiorno;enoiconlasuaautoritcomponemmolAltileela Didone di modo chelalorazione toccalquanto i due giorni.33 C. Guerrieri Crocetti, G.B.Giraldi, cit.,p. 690.34Propriosullaquestionedellutileedeldilettosiappunterannolagranpartedellelettereche compongonoilcarteggiosulgenereromanzotraGiraldieBernardoTasso(perilqualecfr.,infra, nota 22), e approfondendo questa questione emergeranno le principali divergenze di due poetiche solo apparentemente omogenee. Se per Giraldi, infatti, la tragedia necessita della componente dilettevole, LA TEORIA DEL TRAGICO NEL GIRALDI179mostrando il meglio de lumana vita.35Vi poi un altro aspetto teorico che credo il Giraldi possa aver derivato dallesempiodeiromanzi,edcapitaleperchcoinvolgeilnodocentrale dellunit della favola, e dunque linterpretazione aristotelica. Nel distinguere lediversepartidellatragedia,Giraldiriservaunpostoparticolareallepiso-dio,chedivienealtracosarispettoaquantopostulatodaAristoteleperla tragedia, ma non nellepopea36: [...]questoepisodiononaltrocheledigressionichesifannoperac-crescimentodellafavola,eperdarleconconvenevoleornamentolasua debita grandezza, la quale non avrebbe ella se solo si stesse sullargomento della tragedia, perch egli in pochissimi versi si espedirebbe37.NegliepisodiGiraldifarientrareanchelesentenzeelepartidiin-tonazionemoraleggiante,sullesempiosenecano,dicuiabbondanolesue tragedie; ma quel che importa come il presupposto teorico attraverso cui tali digressioni sono giustificate sia strettamentearistotelico:Occorre dunque che [...] il racconto, poich imitazione di unazione, lo sia di unazione sola e per di pi tale da costituire un tutto concluso, ed occorrechelepartideifattisianoconnesseassiemeinmodotaleche, se qualcuna se ne sposti o sopprima, ne risulti dislocato e rotto il tutto38.il poema deve essere invece volto completamente a lutile e lonesto, i cui corollari sono la gravit della narrazione moralmente impostata e la perfetta aderenza tra res e verba, ovvero loscillazione dello stile in conformit alla materia trattata e ai soggetti parlanti. Per Bernardo, invece, quasi lopposto: la poesia deve compenetrare utile e diletto e non appesantirsi nella ricerca totale della gravit dellin-segnamento morale, perch il giovamento deve nascere dal piacere e dalla meraviglia, che dipendono tanto dalluniforme armonia del tessuto poetico quanto da una favola ricca di variet e vaghezza.35 G. B. Giraldi Cinzio, Arrenopia, cit., Prologo, vv. 1-19. Il Prologo prosegue motivando la scelta del lieto fne e lintento morale della tragedia (vv. 20-24): Ma le Reali favole non sono / s dannate a le lagrime, a gli affanni, che le affizioni e le miserie gravi / aver non possan fn lieto e felice / volgendoil dolorein allegrezza. 36Dopounapreliminaredefnizionedellepisodiocomequellapartedellatragediachesta inmezzoacanticoraliinteri(Aristotele,Poetica,1452b,20),ilflosofospecifca,benoltre (1455b, 1-15): Quanto poi agli argomenti, o che siano gi costruiti o che li stia costruendo lui, ilpoetadeveesporlidapprimaingeneraleesolodopostenderliintroducendogliepisodi[...]; maoccorrechequestiepisodisianoappropriati,comeadesempionelcasodiOrestelapazzia per cui fu preso e la salvezzaattraverso la purifcazione. Nei drammi gli episodi debbono essere brevi, mentre lepopea proprio da essiviene ad essere allungata.37 G. B.Giraldi Cinzio, Discorso intornoalcomporre delle comedie,cit., p. 204.38 Aristotele, Poetica, 1451a, 30. 180ROSANNA MORACEProprio in questo tutto concluso, composto di pi parti interconnesse, si giocher la partita del poema eroico tassiano, gi dalla Prefazione al Rinaldo39 e fino al passo sul picciol mondo dei Discorsi dellarte poetica e del poema eroico, in cui Tasso insister sulla necessit che: uno sia il poema che tanta variet di materie contegna, una la forma e la favolasua,echetuttequestecosesianodimanieracompostecheluna laltra riguardi, luna allaltra corrisponda, luna dallaltra o necessariamente overisimilmentedependa,scheunasolaparteotoltaviaomutatadi sito, il tutto ruini40.La possibilit di inserire episodi nella favola risultava possibile nel poema per statuto, per la maggior lunghezza della composizione41: da ci il principio della favola una e molteplice. Ma per la tragedia tale ipotesi risultava decisa-mente pi ardita, e in questo sta anche la forza dellinnovazione del Giraldi. conlui,infatti,chelatragediaarrivaacontaminarsiconlacommediae con la novella, non disdegnando digressioni romanzesche e provocando uno scardinamento ben pi notevole di quello pi tardi proposto per lepos, nel Discorso intorno al comporre de romanzi; e ci nonostante come abbiamo accennato che la teoria aristotelica fosse ben pi stringente per la tragedia. Dunque la tragedia giraldiana tragicommedia non solo perch ammette illietofine,mapertuttaunaseriedicorollarichelarendonoqualcosadi profondamentediversodalgenereclassico.Innanzituttoleroemezzano42: perch la piet e lorrore non possono sorgere nellanimo degli spettatori se i casi tragici vanno a colpire chi agisce completamente nel bene o completa-mente nel male: e allora, per esempio, Didone assume atteggiamenti scompo-sti, ed Ercole vacilla, agognando la tranquillit e la pace, stanco, quasi debole. 39 T. Tasso, Rinaldo, a cura di L. Bofgli, Bari: Laterza, 1936, Ai lettori, p. 5: ben vero che nelordirilmiopoemamisonoaffaticatoancoraunpocoinfarschelafavolafosseuna,se non strettamente, almeno largamente considerata; e ancora chalcune parti di essa possano parere oziose,enontalichesendotoltoviailtuttosidistruggesse,scometagliandounmembroal corpo umano quel manco e imperfetto diviene, sono per queste parti tali, che se non ciascuna pers,almenotutteinsiemefannononpiccioloeffetto,esimileaquellochefannoicapelli, labarbaeglialtripeliinessocorpo,dequaliseunonlevatovia,nonnericeveapparente nocumento, ma semolti, bruttissimo e difforme ne rimane.40 T. Tasso, Discorsi dellarte poetica e del poema eroico, a cura di Luigi Poma, Bari: Laterza, 1964, Discorsi dellartepoetica, II, pp.35-6 e Discorsi del poema eroico, III,pp. 139-140.41 Aristotele, Poetica, 1449b, 10-15 (per la citazione completa cfr., infra, nota 31); e 1459b, 15: Lepopea si differenzia invece dalla tragedia per la lunghezza della composizione e per il metro.42 Sulleroe mezzano, cfr. G. B. Giraldi Cinzio, Discorso intorno al comporre delle comedie, cit., p. 181 e segg. LA TEORIA DEL TRAGICO NEL GIRALDI181Poi il linguaggio, che non mai illustre, perch Questi figurati e pomposi modi di parlare poco si convengono alle persone chesonooccupatedagravedolore;perchparfuordalverisimileche lapersonachesiaoppressadallaffannopossavolgerelanimoaquesta maniera di dire; e poco anco convengono ad alcune altre persone ignobili che talora sintroducono nelle tragedia senza nome proprio ad annunziare qualche cosa fatta, o fuori o in casa, che non viene nella scena43.Perlastessaesigenzadimimesisonopreferibiliiversiscioltiinluogo dellalternanza di settenari ed endecasillabi, o dei metri rimati come lottava e la terzina, che invece si confanno al poema. Le rime sono viceversa ammissibili nei cori e nelle parti dintonazione morale o affettuosa, perch gli affetti dolci elesentenzecomposteapersuaderepossonoessertaloraespresseconsimili versi, acciocch pi agevolmente siano ricevute nellanimo di chi ascolta44.EntrambequestiassuntielaborerefarsuoiTorquato,checoncepir Torrismondo come un eroe mezzano e che scriver, del linguaggio tragico: Ma lo stile della tragedia, quantunque descriva avenimenti illustri e perso-ne reali, per due cagioni dee esser meno sublime e pi semplice delleroico: luna, perch suol trattare materie pi affettuose; e laffetto richiede purit e semplicit, perchin tal guisa verisimile che ragioni uno che sia pieno diaffannooditimoreodimisericordiaodaltrasimileperturbazione. Laltracagionechenellatragedianonparlamaiilpoeta,masempre coloro che sono introdotti agenti e operanti; a quali si dee attribuire una maniera di parlare men disusata e men dissimile dallordinaria. Ma l coro per aventura dee parlar pi altamente, perchegli, come dice Aristotele ne Problemi,quasiuncuratoreoziosoeseparato;eperlistessaragione parlapialtamenteilpoetainsuapersona,equasiragionaconunaltra lingua,scomecoluichefingedesserrapitodafurordivinosovrase medesimo45.43 G. B.Giraldi Cinzio, Discorso intornoalcomporre delle comedie,cit., p. 211.44 Ivi, p. 194. 45 T. Tasso, Discorsi del poema eroico, cit., p. 198. Nella redazione giovanile lo stesso segmen-toavevaundiversascansione:Lostiledellatragedia,sebencontieneanchellaavvenimenti illustriepersonereali,perduecagionideveessereepiproprioemenmagnifcochequello dellepopeia non : luna, perch tratta materie assai pi affettuose che quelle dellepopeia non sono;elaffettorichiedepuritesemplicitdiconcetti,eproprietdelocuzioni,perchintal guisa verosimile che ragioni uno che pieno daffanno o di timore o di misericordia o daltra simileperturbazione;eoltracheisoverchilumieornamentidistilenonsoloadombrano,ma impediscono e ammorzano laffetto. Laltra cagione che nella tragedia non parla mai il poeta, masemprecolorochesonointrodottiagentieoperanti;eaquestitalisideveattribuireuna maniera di parlare chassomigli alla favola ordinaria, acci che limitazione riesca pi verosimile. 182ROSANNA MORACEInfne, la scelta di una materia nuova, non desunta dagli eroi antichi ma dalla novellistica,erastataampiamentediscussaepraticatadalGiraldi,coscome lambientazione esotica: e basti ricordare che lArrenopia si svolge in Svezia, come il Torrismondo; lOrbecche in Persia; gli Antivalomeni in Inghilterra; la Selene in Egitto, con frequenti riferimenti alla Persia e allArmenia; e lEpitia ad Innsbruck.Certo in Giraldi gli esiti poetici non furono del tutto felici, ma le intui-zioni teoriche con le quale egli seppe scardinare e adattare gli assiomi aristo-telici, in virt di una nuova forma tragica, furono lungimiranti e precorritrici dei tempi. E in esse possiamo rintracciare i germi non solo di certe tendenze del Torrismondo e del Pastor fido, ma anche della tragicommedia spagnola di Lope de Vega e Calderon46, arrivando fino a Shakespeare, che dalle novelle giraldiane trasse largomento di Misura per misura e dellOtello47, oltre che il connubio tra le materie familiare, amorosa e politica.Al poeta allincontro, quando ragiona in sua persona, s come colui che crediamo esser pieno di deiterapitodadivinofuroresovrasestesso,moltosovralusocomuneequasiconunaltra mente e con unaltra lingua gli si concede a pensare efavellare (ivi,p.42). 46 C. Guerrieri Crocetti (G. B. Giraldi e il pensiero critico, cit.) insiste spesso, durante lintero studio sullopera di Giraldi, sul ruolo che il ferrarese ebbe nel teatro spagnolo dei secc. XVI-XVII: si veda per, in particolare, il cap. VIII, pp. 687-708. Cfr., poi, Josep Llus Sirera, Irene Romera Pintor,DisingannoemoralizzazioneinLaInfeliceMarceladiVirus.Sullefontigiraldiane della sua opera teatrale,inGiraldiCinzio gentiluomo ferrarese,cit., pp. 53-76.47Cfr.P.CaponiLanovelladelMoro:CinthioeShakespearetraintertestualiteideologia, ivi, pp. 131-143.LA TEORIA DEL TRAGICO NEL GIRALDI183APPENDICESipresentaledizioneinterpretativadelPrologodellAltile,condottasullesemplare della princeps custodito presso la Biblioteca Braidense di Milano:Altile | TRAGEDIA | di m. gio. battista | giraldi cinthio, | nobile ferrarese. | CONPRIVILEGI. | in venetia, | AppressoGiulio Cesare Cagnacini | MDLXXXIII.La tragedia venne pubblicata per la prima volta dopo la morte dellautore, dalleditore Cagnacini, che stamp nel 1583 lintera raccolta della tragedie giraldiane. Non esiste a tuttoggi unedizione moderna dellAltile.Limitati gli interventi di ammodernamento: si operata la distinzione tra u e v, si sono eliminate le h etimologiche, stata normalizzata la congiunzione et in e e la grafia grecizzante ph in f(v. 52, Iphigenie). La punteggiatura, luso dei segni diacritici elaminuscolaadinizioversosonostatiammodernatisecondolusoattuale.Si utilizzato il corsivo per i titoli delle tragedie greche citati nel Prologo.Si,infine,provvedutoademendaredueevidentierroridistampa:alv.23 lasciare> lasciaro; al v. 75 seggio> saggio.PROLOGO1 Certa cosa , che quanto qui produttosi genera e corrompe e muta e varia,o tutto o in parte; e ch luomo nel Mondodi libero volere, e ch in suo arbitrio,5 ove meglio gli par, piegar la mente.E perci crede ora il Poeta nostroche s ferme non sian le leggi postea le Tragedie, che non gli sia datouscir fuor del prescritto in qualche parte,10 per ubidire a chi comandar puotee servire a let, a gli Spettatorie a la materia, non pi tocca inanzio da Poeta antico o da moderno.Et egli tien per cosa pi che certa15 che sora fusser qui i Poeti antichi,cercherian sodisfare a questi tempi,a Spettatori, a la materia nova:e che sia ver che varin queste leggi,vedesi che pi volte i Greci istessi20 si sono da i primi ordini partiti;e i Romani, ancor chavesser presiil modo di componerle da Greci,184ROSANNA MORACElasciaro a dietro le vestigia Grechee si diero a comporle come luso25 de i fatti lor, de i lor tempi chiedeva,come chiaro ha mostrato il Venusino.Dunque ha voluto ora il Poeta nostroin questa nova favola servirsidi quelche luso e let nostra chiede30 (quanto per dicevole gli parso),per sodisfare a chi sodisfar deve.N temuto ha il garrir di molti e moltiinvidi spirti, onde non venne unquancocosa ondaltri potesse apparir nulla,35 e, come can che di nascosto prenda, danno di morso alle scritture altrui.Se adunque, in qualche parte, egli ha volutousar se stesso, uscir de luso antico,come chegli mi faccia comparire40 prima che quanti son nella Tragedia,stimato egli ha che questa et il ricerchi,oltra la novit de la Tragedia,pur test nata. Ma veder mi pareche di voi molti hanno turbato il ciglio45 al nome sol de la Tragedia, comenon aveste ad udire altro che pianto.Ma state lieti, chaver fin lietoquel choggi qui averr; che cos tristoaugurio non ha seco la Tragedia50 chesser non possa anche felice il fine.Tal lIondEuripide e lOreste,Elena e Alceste, con lIfigeniee alcune altre che tacendo io passo.Ma se pur vi spiacesse chella nome55 avesse di Tragedia, a piacer vostrola potete chiamar Tragicomedia(poi chusa nome tal la nostra lingua),dal fin chella ha conforme a la Comedia,dopo i travagli, dallegrezza pieno.60 Vedrete adunque in questa nostra Altile (che cos questa favola nomatada la Reina travagliata in essa)quanta inconstanza ne lumane cose;e che per mal oprar mai non gioisceLA TEORIA DEL TRAGICO NEL GIRALDI18565 un animo malvagio; e che conviene(oppongavisi pur, quanto sa e puote,froda o inganno mortal, per impedirlo)chavenga quel ch statuito in Cielodal Supremo Motor che il tutto regge70 con quella Sua ineffabil Providenza.E perch nel veder questo successoreale men discommodo nabbiate,n uopo vi sia lontano ir da la vostracitt felice, al par di qualunque altra75 che da prudente, valoroso e saggioSignor sia retta, per venirvi in Siria,ove il successo vien de la Tragedia,vi ha qua, con arte occulta, oggi il Poetacondutta, per gran mari e erti monti,80 la Citt di Damasco, in Siria illustre,anzi fede real di tutto il regno.Eccola, Spettatori! Ecco le stanzereali e i palagi alti e superbidi que Signori choggi comparire85 vedrete qui, per darvi alto diletto.Or piacciavi di dar lor grata udienza,e se sentite alcun pur che riprendail Poeta, che fatto comparireabbia me fuor di quel costume antico,90 n lo possan quetar le ragion dette(che non vi mancan quei che son s fermine le sentenze lor, che sprezzan laltre,o che non sanno mai movere il piedese no l ripongon ne laltrui vestigia),95 dite lor voi, a cui servigio io sonoor qua venuto, che per voi comparsoson pria de gli altri, ma cha loro or esce il Re Lamano: e sia con questo modoinsieme sodisfatto a loro e a voi.