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Salute

LA VISTA DEI BAMBINI di Janet Goodrich

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Lo straordinario metodo di Janet Goodrich per curare i difetti della vista nei primi anni di vita senza lenti o occhiali, rafforzando invece quelle funzioni naturali che un'esistenza troppo confinata e lontana dalla natura può ostacolare. Un classico in America e Australlia.

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Salute

Janet Goodrich

La vista dei bambiniaiutarli a vedere meglio senza occhiali

Seconda edizione rivista e corretta

Libreria Editrice Fiorentina

Seconda edizione rivista e corretta.

Titolo originale: Help your child to perfect eysight without glasses

ISBN 978-88-6500-045-8

© 2009 Libreria Editrice Fiorentina© 2011 Libreria Editrice FiorentinaVia Giambologna, 5 50132 Firenze - Tel. 055 579921www.lef.firenze.it - [email protected]

Copertina di Paolo TorracchiFoto di copertina di Ramona Heim, istockphoto.com

Revisione seconda edizione di Elisa Grimaldi

Traduzione a cura di:Giada BortoliniFabrizio BrancaleoneSilvio CaggiaMaurizio CagnoliLauretta CanepaGraziella CellaLoredana De Michelis

Musiche e testi delle canzoni di Morena Bernardi, Fabio Pellizzari, Claudia RoiEdizione italiana a cura dell’Aiev, Associazione Italiana per l’Educazione Visiva

www.aiev.itwww.janetgoodrichmethod.com

IndiceParte prima Uno sguardo nuovo sulla vista dei bambiniCapitolo PrimoLa gente e gli occhiali 17

Una breve storia degli occhiali 17Bambini con le lenti 18Gli inizi del metodo Janet Goodrich 20Quelli che volevano liberare i bambini dagli occhiali 23Voci importanti e inascoltate 28Una via di guarigione naturale 30

Capitolo SecondoLe cause della vista imperfetta 32

Cos’è la vista? 32Chi dice che non è buona? 32Testare la visione produce l’offuscamento 33La visione varia 34Teorie proposte e rigettate 35Non discutete le emozioni 36Il mondo intorno 37La causa reale della visione difettosa 38è l’ambiente del bambino,interno ed esterno, che causa cattiva visione 39

Capitolo TerzoL’industria e il miglioramento naturale della visione 40

Offerte professionali 40Gli oftalmologi sono dottori in medicina 40Gli optometristi sono ovunque 42

Gli insegnanti del metodo Janet Goodrich 45Come aiutare il tuo oculista a darti ciò che vuoi 46La visita nello studio 48Fare ricerche sulla chirurgia 49Ottenere e usare occhiali di transizione 51Linee guida per la prescrizione 53

Capitolo QuartoPotere dei genitori e scienza naturale 55

Come i dottori vedono i genitori 55I genitori sono stupidi 55I genitori sono saggi 56Guarire i genitori 56Scienza casalinga come nuova autorità 59Tenere un diario della visione 60La tua storia 61Questo meraviglioso bambino 62Diagnosi e prescrizioni dei dottori 63Pianificare i giochi visivi 65

Capitolo QuintoIl bambino sviluppa la visione 67

Cos’è un bambino? 67Cosa c’è di speciale nell’infanzia? 68Il bambino autoregolato 68I bimbi sono i veri esperti 69Stadi di crescita 71I neonati percepiscono 72I bimbi esplorano 73Gli esploratori emergenti imitano 74I bambini progrediti pretendono 75I bimbi tra 3 e 4 anni disintegrano e riorganizzano 76I bambini di 5 anni creano 78

Le domande dei bambini di 6 anni 78I bambini di 7 anni costruiscono 79I bambini da 8 a 10 anni ragionano 80

Parte secondaVista acuta per ogni bambinoCapitolo SestoIl corpo elettrico del tuo bambino 83

I punti di riflesso e la vista 83Linguaggio pre-verbale 85E se è così dalla nascita? 86Trattare un punto 87Il punto della pace 89I punti di amore e sostegno 90I punti delle ali d’angelo 92I punti “ahia!” 93I punti ciechi 95Il punto del brutto anatroccolo 95Zone di solletico 96Massaggio dei muscoli per la vista 97Un massaggio completo del bambino 98Massaggio del trapezio 98Massaggio dei muscoli flessori del collo 99Programma per il massaggio e la riflessologia 99

Capitolo SettimoIl cervello è l’organo della visione 101

Gli occhi sono diretti dal cervello 101Emisferi in lotta 101Siate più comprensivi 106Giochi con gli emisferi 107Giochi per la memoria a breve e lungo termine 108

Unisci gli emisferi 109Marcia incrociata 110Programma per la marcia incrociata 113La questione della dominanza 116

Capitolo OttavoGli occhi devono muoversi per vedere 118

Gli occhi afferrano il mondo attraverso il moto saccadico 118I bambini non fissano 119La sedia a dondolo 121Dondolare, rotolare, saltare 121Danza dell’aquilotto 123Smorfie 123Costruisci oggetti che si muovono 124I muscoli che controllano il movimento 125La naso-matita magica 129Il naso-pennello magico 132Giocare a dipingere le cose 132Il dondolio dell’uccello 135Oscillazione vicino-lontano 137Un sacco di giochi con la palla 139Il nastro arcobaleno 140Sbattere le palpebre 141Respirare e sbadigliare 143Programma per il movimento 145La visione nucleare 145Viaggio nella fovea centralis 147Vista più confusa 148La scatola delle cianfrusaglie 149Giochi in cui si conta 149Immagini nascoste 151Visione nucleare sulle tabelle 151Programma per i giochi di visione nucleare 153

Capitolo NonoVado pazzo per la luce del sole 154

Gli occhiali da sole fanno bene ai bambini? 154La luce come cibo per il pensiero 156Perché gli occhi hanno bisogno della luce del sole 159Giochi con il sole 160Cromoterapia 161Laguna blu 161Sole pre-natale 163Paura del buio 163Programma per i giochi con il sole 165

Capitolo DecimoI bambini si rilassano con l’ immaginazione e i colori 167

I bambini sono rilassati? 167Di nuovo a casa tra noi 169Immaginazione e palming 170Training autogeno 174Storie da raccontare a letto 174Il brutto anatroccolo 175Colora la tua vista 178Risanamento emozionale 178Storie da brivido 179E poi cosa succede? 179Scolpire i mostri 180Programma per colori e immaginazione 182

Capitolo UndicesimoEmozioni e vista 184

Cosa provi? 184Sette emozioni 185Gli occhi parlano 190Recitare 192

Fondere i palloni 192Fai un respiro profondo 196Sbadiglia come il leone 196Ansimare e sbuffare 197Vedere e cantare con gioia 198Programma per l’ espressione delle emozioni 198

Capitolo DodicesimoSuperare un test visivo senza gli occhiali 202

Il doppio segreto 202Le regole nascoste degli esami visivi 203Tabelloni fai da te 204Il grande alone bianco 208Una cosa bianca 208Il naso-pennello magico 209Cercare e trovare 211Cos’è la lettura? 212Dipingi di bianco 213Emozioni e lettura 216

Parte terzaProgrammi per problemi specificiCapitolo TredicesimoMiopia 219

Cos’è la miopia? 219Quando inizia? 220Occhiali di transizione per giovani miopi 221Pensaci due volte prima di operarti 223Come si sente il miope? 224Risanamento emozionale per miopi 224Il rapporto tra miopia e ipermetropia 225Risolvere la miopia con mezzi naturali 227La storia della canna da pesca 228

Programma di giochi per la miopia 230

Capitolo QuattordicesimoIpermetropia 231

Cos’è l’ipermetropia? 231Molti bambini guariscono crescendo 232Come si sente dentro l’ipermetrope 233Risanamento emozionale per ipermetropi 235Far regredire l’ipermetropia con mezzi naturali 236Spostare le immagini 237La regina delle formiche 237La palla che oscilla 241Tabella dei giochi per l’ipermetropia 243

Capitolo QuindicesimoAstigmatismo 244

Cos’è l’astigmatismo? 244Che cosa si prova 244Le cause dell’astigmatismo 245Come è determinata la correzione 245Va e viene 246Una prescrizione per l’astigmatismo 247Eliminare l’astigmatismo con mezzi naturali 248Il treno dello zoo e gli uccelli sul filo 249Come ci si sente a essere astigmatici? 252Risanamento emozionale per l’astigmatismo 252Usa le palle che si fondono 254Altre terapie 254

Capitolo SedicesimoStrabismo e occhi pigri 256

Cos’è lo strabismo? 257Perché gli occhi girano 258Il responso dei medici 259

Gli optometristi comportamentali allenano gli occhi strabici 262Manipolazione craniale 263Le opzioni 265Rinforza gli occhi girati con la rieducazione visiva 266Giochi per bambini con gli occhi girati 268Trombone direzionale 269Fotografare la luce 272Giochi con la palla per la foria 273Tabella per i giochi di foria 274Chi c’è nello specchio? 274L’oscillazione del mulino 277La benda del pirata 278Risanamento emozionale per lo strabismo 281Tabella per lo strabismo 283Cercando la fusione 284

Capitolo DiciassettesimoFusione 285

Cos’è la fusione 285Il lato fisico della fusione 285Ragioni per non fondere 286Perché la fusione è importante? 286Quando fare giochi di fusione 287Primo livello di fusione: il cancello 289Secondo livello di fusione: il gioco dell’insetto e della perlina 291Terzo livello di fusione: il pesce nella boccia 295Quarto livello di fusione: l’occhio magico 296L'unicorno 296Visione alternata 297La maschera da farfalla 298Candele al buio 299Sperimentare la fusione 300Risanamento emozionale per la fusione 302

Tabelle per la fusione 303

Parte quartaA casa e a scuolaCapitolo DiciottesimoLo zucchero fa male agli occhi 307

Siamo quel che mangiamo 307Sugar blues 308La hit-parade dello zucchero 310Perché cerchiamo lo zucchero? 312Cosa puoi fare 313Un buon punto di partenza 315Risanamento emozionale per zucchero-dipendenti 317

Capitolo DiciannovesimoLa stanza del tuo bambino 319

Illuminazione, computer, compiti 319Progetta un nido visivo per aquilotti 321La stanza di Jack (8 anni) 322La stanza di Daniel (6 anni) 323La stanza di Leanne (9 anni) 325Aree di giochi all’aperto 327

Capitolo VentesimoI pericoli dell’aula 330

Storia del sistema scolastico in occidente 330Nuovi rischi al posto dei vecchi 331Postura e visione 333Risanamento emozionale per andare a scuola 335Un grande giorno per gli occhi a scuola 336Bambini accelerati 338I genitori possono farcela 339Risorse e supporto 340

AvvertenzaIl metodo presentato in questo libro fa parte di un programma educativo. Questo materiale non fornisce né sostituisce diagnosi o prescrizioni di al-cun tipo. Se sospetti un problema di origine medica consulta un medico qualificato. L’utilizzo dei metodi qui descritti è interamente sotto la re-sponsabilità del lettore. I risultati che otterrai dall’utilizzare questo mate-riale sono posti interamente sotto la tua responsabilità e tutela.

Lista delle canzoni 344Bibliografia consigliata 345Glossario 347 Ringraziamenti 356

Parte prima

Uno sguardo nuovo sulla vista dei bambini

Capitolo Primo

La gente e gli occhialiUna breve storia degli occhiali

La prescrizione e la vendita degli occhiali sono attività di grande importanza economica. La maggior parte della gente coinvolta in questa industria, clienti compresi, è convinta che gli occhiali siano la cosa migliore che sia stata inventata dopo il pane confezionato a fet-te, e se poi gli occhiali possono diventare pure un oggetto di moda, allora tanto meglio! Occhiali, lenti a contatto e operazioni di pochi secondi per accorciare un bulbo oculare miope aiutano milioni di persone a compensare il loro disagio visivo.

Forse è stato Alessandro da Spina, un monaco vissuto nel xiii secolo, il primo a incastrare delle lenti in un occhiale. Nel Medioevo portare gli occhiali era una specie di status symbol per i settori ricchi e intellettuali della società. Questi veri e propri gioielli erano resi disponibili da corporazioni dedicate e consistevano di lenti di in-grandimento che permettevano agli anziani di continuare a leggere. I pittori del rinascimento ogni tanto ritraevano personaggi biblici con tanto di occhiali all’ultima moda.

Fin da quando è stata inventata l’anestesia oculare nel 1884 è stato possibile piazzare lenti direttamente sulla cornea, davanti all’occhio. Oggi lenti di plastica fluttuano in un mare di lacrime negli occhi di 12 milioni di americani; tuttavia portare troppo a lungo le lenti a

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contatto comporta alcuni problemi: i batteri che si accumulano da-vanti alla lente possono scatenare infezioni; le cellule della cornea a volte soffrono di mancanza di ossigeno e di usura dovuta all’attrito. Le lenti a contatto più recenti hanno piccoli fori per permettere il passaggio delle molecole di ossigeno.

Certo l’industria produce prodotti per gli occhi sempre migliori, tuttavia io raccomando ai miei studenti di non usare lenti a contat-to. Gli occhiali sono più pratici: si possono togliere facilmente e si perdono con più difficoltà.

Le lenti a contatto permettono una maggiore visione periferica, ma ostacolano le sensazioni e l’espressività che vengono comunicate attraverso gli occhi. Se gli occhiali o le lenti sono l’unica alternativa, una vista difettosa può solo restare uguale o peggiorare, ma se non si usano queste protesi le persone hanno la possibilità di riconoscere e modificare i fattori di stress che sono all’origine di ogni degenera-zione della vista.

Bambini con le lenti

Prima della rivoluzione industriale e dell’istruzione obbligatoria non esisteva un mercato in costante espansione per gli occhiali da bambino come lo conosciamo oggi.

Le statistiche attuali rivelano una crescita allarmante del numero dei bambini con problemi visivi.

Un gruppo di studio dell’associazione degli optometristi ameri-cani nel 1990 ha pubblicato i seguenti dati.

Nel gruppo di età da 0 a 4 anni, il 10% ha problemi rifrattivi (mio-pia, ipermetropia, astigmatismo), mentre il 7% ha problemi di visione binoculare (strabismo e altro). Nel gruppo 5-15 anni il valore sale al 18% per gli errori rifrattivi e all’8% per i problemi binoculari.

La gente e gli occhiali 19

Quando poi raggiungiamo il gruppo 16-24 anni la percentuale sale al 39%.

Nel Catholic Digest del novembre del 1980, si danno queste stime: il 40% degli americani porta lenti o occhiali per la miopia, in contrasto con il 18% della popolazione nel ’39. Questi numeri tendono a crescere man mano che si diffonde la “miopia scolastica”, ma anche l’ipermetropia e la carenza di coordinamento tra gli oc-chi destano preoccupazione. I bambini oggi passano meno tempo a manipolare giocattoli e più tempo davanti a un computer, il che provoca perdita di coordinazione fra occhio e mano e disturba la fu-sione tra i due occhi nel periodo formativo. Di fronte a tutto questo i produttori di lenti richiedono esami della vista in bambini sempre più piccoli, diagnosi precoci di ambliopia ex anopsia o di occhio pigro; e naturalmente un altrettanto precoce trattamento di queste condizioni attraverso occhiali o chirurgia.

L’esperienza di 12-20 anni di istruzione produce corpi distorti e appiattimento dello spirito.

Se questa scuola danneggia il bambino, sarebbe una buona idea chiederci che cosa succede nelle classi e cambiare la scuola stessa e ciò che accade in classe. L’associazione optometrica di Adelaide, in Australia, prepara gli insegnanti a individuare i disturbi visivi; si po-trebbe anche insegnare loro a incoraggiare gli studenti a praticare quotidianamente il rilassamento visivo. Nelle fabbriche e nelle scuo-le cinesi c’è ogni giorno un momento di pausa dedicato al massaggio dei punti di agopuntura relativi alla vista.

Fin dagli anni ’20 alcuni uomini di scienza e medici hanno con-testato il metodo standard di prescrivere occhiali quando un bam-bino o un adulto presenta un annebbiamento della visione. Il lavoro

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di queste persone, pur contrastato con veemenza o ignorato, è stato tuttavia adottato da migliaia di persone comuni che pensano che ci possa essere un modo migliore per tornare a vedere.

Gli inizi del metodo Janet Goodrich

Non vedevo l’ora di andare a scuola: nella piccola città di campa-gna in cui vivevo meravigliosi insegnanti mi sorridevano con affetto attraverso i loro occhiali, mentre io me ne stavo seduta nel banco che mi era stato assegnato dandomi piacevolmente da fare con forbici e matite. Tuttavia anche in mezzo a tutta questa piacevolezza stava crescendo in me una certa ansia di avere successo e di essere perfet-ta, per cui già all’età di 7 anni avevo difficoltà a leggere la lavagna. Quando venne fatta la foto di fine anno mi rifiutai di mettere gli occhiali, ma alla fine senza di loro non ero più riconoscibile: ancora oggi il ponte del mio naso porta i segni di montature metalliche. Mia madre apparentemente non si fidava molto dei professionisti del settore e mi portava ogni anno da uno nuovo: ognuno di loro lodava la mia buona educazione, la mia obbedienza e tranquillità e poi diceva a mia madre che i miei occhi erano molto interessanti e che l’optometrista dell’anno scorso aveva sbagliato prescrizione.

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Finii presto per non essere in grado di leggere, di giocare a palla e neppu-re di lavare i piatti senza l’aiuto degli occhiali. Gli occhi presto divennero rattrappiti e cominciai a non voler più vedere le mie foto.

All’età di 13 anni dovetti lasciare la scuola di campagna, in cui peraltro ero stata l’unica alunna del mio corso per parecchi anni. La vecchia e cara abitu-dine di concentrare un semestre di stu-dio nel primo mese e passare il resto del tempo a leggere e fare nidi di paglia non era più praticabile, così come il piacere di giocare a fare l’insegnante per i bambi-ni più piccoli. L’impressione che mi fece la scuola superiore fu di venire rinchiusa in una camicia di forza, e la mia risposta alla pressione interna che sentivo fu di gettarmi a corpo morto nello studio, puntando ai mas-simi risultati: meno di una A (il voto più alto) sulla pagella era qual-cosa di intollerabile. D. B. Harmon mi ha descritto perfettamente nel suo studio sugli scolari americani: in effetti avevo tutti i sintomi che lui riporta, dai problemi digestivi («Ma certo, tutte le ragazze di quell’età ce li hanno» disse il dottore a mia madre), ai dolori e al prurito agli occhi, raffreddori frequenti, persino una polmonite. L’università era l’unica strada che avesse un senso per una ragazza di campagna con un alto quoziente d’intelligenza, se non ci si voleva sposare immediatamente o se non ci si voleva sposare comunque, dopo qualche anno da impiegata alla General Motors. La mia men-

In questa foto Janet ha 6 anni e i suoi occhi sono ancora flessibili: ci vede bene.

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te faceva gli straordinari e io decisi che non avrei pianto mai più. A 21 anni il mio occhio destro aveva -7 diottrie e quello sinistro -5: miopia e astigmatismo; in più un occhio tirava verso l’alto e l’altro verso il basso.

Quando gli chiesi le lenti a con-tatto per potere fare ginnastica e kung fu, un oculista dell’Università del Michigan si rifiutò di prescri-vermele: la cornea dell’occhio de-stro era troppo astigmatica e le lenti avrebbero potuto produrre cicatrici. Ma gli occhiali mi andavano sempre fuori posto e trovai un optometrista di Los Angeles disposto a prescrivermi le sospirate lenti a contat-

to. Il dolore fisico che provai cercando di abituarmici è ben conservato nella mia memoria, e comunque le persi nel giro di tre giorni. Tutto quel dolore probabil-mente aveva un qualche significato che non riuscii a cogliere al momento: tutti mi avevano sempre detto “Se sei miope, ci resti”.

A 11 anni Janet era descritta come una bambina “timida e frugale,

ma molto intelligente”.

In questa foto Janet ha lo sguardo fisso e un sorriso congelato sulle labbra. Gli occhiali impediscono agli occhi e al cervello di percepire troppe cose.

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Quelli che volevano liberare i bambini dagli occhiali

Due grandi insegnanti entrarono allora nella mia vita; entrambi morti prima che avessi l’età e la possibilità di andarli a cercare di persona. Il primo fu Wilhelm Reich (1897-1957), psichiatra e bio-logo, che venne ufficialmente dichiarato un ciarlatano da un giudice federale degli Stati Uniti nel ’55. Dopo essere stato allievo e disce-polo di Sigmund Freud, Reich se ne separò nella convinzione che la gente ha più paura del piacere che della morte. Le sue idee vennero violentemente rigettate dai medici e dai politici del suo tempo, fino ad arrivare al rogo dei suoi scritti e delle sue invenzioni ordinato dal governo degli Usa nel ’57; tuttavia trovarono ugualmente il loro terreno per germogliare.

Al giorno d’oggi le sue idee sul come crescere i bambini si trovano un po’ dappertutto: parto naturale, allattamento al seno, dare ai ra-gazzi una stanza propria, permettere loro una sessualità aperta e natu-rale, l’incoraggiamento della responsabilità di se stessi e della vitalità nei bambini; queste sono tutte cose per cui Reich visse e morì.

Aveva detto: «Se mi mettete in prigione, morirò». Il giudice che lo condannò a due anni per disprezzo della corte stabilì anche che tutto il suo lavoro di ricerca in biologia e psichiatria era fraudolento, perché “l’energia vitale non esiste”.

La soppressione delle emozioni e delle sensazioni naturali provo-ca tensioni muscolari croniche nel corpo. In particolare nell’occhio ci sono sei muscoli extraoculari e due complicate strutture interne. La tensione di questi muscoli crea una “armatura muscolare” che finisce per distorcere tutte le percezioni visive. Se gli esseri umani non fossero appesantiti da schemi emozionali e muscolari cronici, secondo Reich si relazionerebbero in un modo molto diverso:

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«Si identificherebbero tra di loro sulla base delle sensazioni di ritmo e di movimento. Qualsiasi forma di disprezzo per il movi-mento fisico sarebbe loro estranea, così come non potrebbero com-prendere forme di comportamento innaturale. Lo sviluppo scaturi-rebbe naturalmente dalla continua produzione di energia interna, così come avviene in un fiore che sboccia, e sarebbe continuo. E non è tutto: verrebbe mantenuto all’interno della attività biologica gene-rale, non in contraddizione con essa».

Una Ford con problemi di carburazione mi portò a Los Angeles, alla ricerca di una terapia per il corpo piuttosto che per il mio congestio-natissimo intelletto. Volevo liberarmi della miopia, ma anche della costante fastidiosa sensazione di non essere del tutto viva. Il mio terapista reichiano diede una rapida occhiata ai miei occhi rattrap-piti e mi consigliò di cominciare a respirare ed eliminare gli occhiali. Iniziai a battere le palpebre e a singhiozzare, senza alcun motivo. Il dott. Philip Curcuruto si incaricò di farmi respirare e di sciogliere la mia armatura muscolare ma, riguardo agli occhiali, dovevo trovare io stessa un modo di farne a meno. Mi rivolsi quindi al lavoro di W. H. Bates (1860-1931), oculista americano autore del libro Perfect Eyesight without Glasses, che insieme a sua moglie Emily Lierman aveva aiutato centinaia di bambini a fare a meno degli occhiali nella sua clinica di New York.

Nel 1940 lo Stato di New York mise fuori legge il metodo Bates ma, nonostante le idee di Bates vengano ancora dileggiate da chi vende occhiali, un’edizione abbreviata del libro originale continua a vendere molto bene in tutto il mondo. Da questa versione sono stati rimossi i dati di copyright del 1920.

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Io personalmente posseggo la raccolta di “Better Eyesight”, la ri-vista pubblicata da Bates tra il ’19 e il ’31 e Stories from the Clinic, il libro scritto da sua moglie; entrambi sono pieni di aneddoti di bam-bini che migliorano la vista con qualche visualizzazione guidata e un po’ di rilassamento. Questo per esempio è un estratto dal libro di E. Lierman; invito a notare come frequentemente si parli di “cura”, mentre al giorno d’oggi questa parola viene accuratamente evitata da chiunque non sia un medico abilitato.

«Una madre si presentò alla clinica insieme a due bambine; la più grande, Marjorie, era stata già da noi qualche anno prima ed era stata curata... Mentre mi guardava sorridendo, la madre mi disse “Si ricorda? Avevo portato la mia bambina tre anni fa perché soffriva di strabismo alternato, e il dott. Bates l’aveva curata senza operarla”... Mentre parlava, Katherine, la figlia minore di 7 anni, stava lì chie-dendosi cosa avremmo fatto di lei. Il dott. Bates la esaminò e trovò una lieve miopia. La misi a 3 metri dalla tabella e lei lesse bene tutte le lettere fino alla linea dei 5/10. Proprio mentre mi dirigevo verso il tabellone, la madre prese l’iniziativa e con un tono di voce dolce incoraggiò Katherine a fare palming e ricordare l’ultima lettera della riga dei 5/10. La bambina lo fece per non più di un minuto, riaprì gli occhi e, prima che io potessi farle osservare che il palming era sta-to troppo breve, si mise a leggere la linea seguente sul tabellone, man mano che sua madre le indicava le lettere. Alla fine della riga la ma-dre le disse dolcemente di battere le palpebre, e che questo l’avrebbe aiutata a leggere la riga successiva senza sforzo. Anche quando Ka-therine arrivò senza errori alla fine della riga dei 7/10 la madre non si fermò, ma passò alla riga dei 10/10 fino a che la bambina non lesse ogni lettera senza errori.

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Poi le fece fare un po’ di oscillazioni ampie, girandosi a destra e si-nistra e notando che la stanza sembrava girare nella direzione opposta. Mentre la madre le dava istruzioni la bambina faceva del suo meglio per leggere il tabellone. La madre sorrideva mentre io manifestavo il mio stupore nel vederle migliorare la vista della bambina senza aiuto. Le chiesi dove avesse imparato; lei mi rispose di essere abbonata alla rivista “Better Eyesight” già da alcuni anni.

Alcuni mesi dopo potei constatare che la vista della bambina era di 10/10 ed è interessante notare che era stata curata interamente da sua madre.»

Trovai alcuni resti del metodo Bates nei sobborghi di Los Angeles: la School for Eye Education venne fondata lì da Margaret Corbett (1890-1960), dopo che suo marito era stato salvato dalla cecità grazie alle tec-niche del metodo Bates. In effetti quando arrivai in zona trovai ancora quattro insegnanti attivi tra quelli direttamente formati da M. Corbett, ma la paura di azioni legali era tale che una di questi sistematicamente sbirciava i suoi clienti attraverso lo spioncino prima di aprire.

In effetti Margaret Corbett aveva subito due processi per pratica dell’optometria senza licenza; tra l’altro al suo processo si era presen-tato Aldous Huxley, premio Nobel e autore di L’arte di vedere, per testimoniare in suo favore. Anche se le accuse contro M. Corbett erano cadute e lo Stato aveva rifiutato di approvare una legge con-tro l’insegnamento del metodo Bates, nuove azioni erano sempre possibili contro i singoli insegnanti da parte delle associazioni degli optometristi o da chi comunque non poteva accettare che esistesse un training visivo non riconducibile a pochi attrezzi ottici.

Fui molto grata per le sedute ricevute da Hilda Reach, che era stata la più giovane del suo corso con M. Corbett; da lei appresi an-

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che che l’associazione degli insegnanti del metodo Bates, che a quei tempi contava oltre 50 operatori solo a Los Angeles, aveva deciso di sciogliersi nel ’60 su consiglio di un avvocato.

Per circa 15 anni lavorai a Los Angeles, insegnando la mia ver-sione del metodo Bates-Corbett a migliaia di persone, fino a che un giorno si presentò da me una messicana un po’ male in arnese e mi chiese delle sedute; si trattava di un’agente di un’agenzia governativa e la sua missione consisteva nello scoprire chi fosse questa persona che osava parlare di vista senza il titolo di medico ocu lista.

Ogni giorno passavo un bel po’ di tempo a guidare nel sistema autostradale di Los Angeles e avevo assoluto bisogno di un opto-metrista per potere ridurre la gradazione dei miei occhiali. Trovai qualcuno che molto malvolentieri acconsentì a farlo e così nel giro di due anni potei farmi togliere l’obbligo delle lenti dalla patente; da allora non ho più usato né lenti né occhiali, tantomeno i bifocali, che dovrebbero essere una necessità per chi ha passato i 40: leggo benissimo senza. Ho dedicato la mia vita ad aiutare adulti e bambini a fare a meno degli occhiali. Non esisteva alcuna scuola o universi-tà che lo insegnasse, tranne una persona all’Università di Monash, e chi vuole circumnavigare la convinzione profonda e diffusa che non esiste altra soluzione al di là degli occhiali deve trovare strade personali. La mia tesi in psicologia parlava della corazza muscolare visiva e mentre la scrivevo mi apparve chiaro che quando Bates par-lava di rilassamento della mente si riferiva alle emozioni, in quanto stress mentale significa stress emotivo; le intuizioni di Reich ren-devano chiaro in particolare che la miopia presentava componenti emotive. In seguito a ciò collaborai alla formazione di una scuola che proponeva libera espressione dei sentimenti e apprendimento

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autoregolato. Le mie figlie studiavano lì, mentre tenevo seminari di miglioramento visivo e mi formavo come terapista reichiana.

Voci importanti e inascoltate

Mi procurarai una tessera falsa per poter entrare nella biblioteca dell’Università della California. Lì incontrai i libri di Arnold Gesell, Darell Boyd Harmon, Alfred Yarbus, lo studioso russo che ha studia-to i movimenti oculari, e di sir Stewart Duke-Helder, l’oculista della regina Elisabetta: gente importante nel campo dell’optometria e delle scienze mediche; eppure le loro raccomandazioni furono ignorate. Come mai non sono riusciti a fare breccia nel metodo standardizzato di “misura e prescrivi” adottato dall’industria ottica?

I loro scritti sono una vera fonte di ispirazione: Gesell, ad esem-pio, era un oculista pediatrico e seguì lo sviluppo visivo di 50 bam-bini da 0 a 10 anni presso la Clinica dello sviluppo del bambino all’Università di Yale.

«La visione umana presenta una complessità paragonabile a quella della parola e passa attraverso fasi di sviluppo che possono esserle pa-ragonate. Inoltre la visione non è una funzione separata e isolata, ma è profondamente integrata con tutto il sistema d’azione del bambino: postura, abilità e coordinazione manuale, intelligenza e persino per-sonalità. Insomma la visione è così intimamente integrata con il bam-bino nella sua totalità, che non possiamo comprenderne l’economia e l’igiene senza studiare il bambino nel suo insieme.»

Nel ’38 il Dipartimento di salute pubblica del Texas iniziò una ri-cerca ad ampio raggio sugli alunni e le classi, nel corso della quale ven-nero analizzati 160.000 bambini delle scuole elementari e vennero an-

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notati gli aspetti fisici di oltre 4000 aule. D. B. Harmon dichiarò, nella pubblicazione che ne seguì, che almeno il 52% dei bambini acquisiva a scuola in media 1,8 diversi problemi visivi che potevano essere previ-sti e prevenuti. Riparleremo dell’aula scolastica nel capitolo 20.

Yarbus investigò i movimenti saccadici dell’occhio. Alla fine del suo Eye Movement and Vision osserva: «Una persona che pensa in modo diverso, vede anche in modo diverso». Le conclusioni filoso-fiche di Gesell, Harmon, Yarbus e Reich influenzarono l’evoluzione del metodo Janet Goodrich; esse si incontrano un po’ dappertutto nel libro e si mescolano armonicamente con l’opera di Reich, Bates, Emily Lierman-Bates e Margaret Corbett.

Anche le tecniche elaborate da John Thie, fondatore di Touch for Health (chinesiologia educativa) trovano un loro posto, ampliando la comprensione di cose come meridiani, punti di riflesso, bilanciamen-to dell’energia del corpo e della mente. Anche una parte del lavoro di Paul Dennison sulla dislessia è poi stata aggiunta al programma.

Un giorno, mentre guidavo in una trafficatissima autostrada, im-provvisamente sentii una voce chiara e profonda: “Devi tornare a vivere in un posto dove tutto è verde”. Arrivò un invito a trasferirsi e insegnare in Australia e così misi figli e bagagli su un aereo. Fu in quel periodo che scrissi Natural Vision Improvement, che infatti ven-ne pubblicato in Australia, ma che adesso è disponibile anche negli Usa, in Francia, Germania, Spagna e Slovacchia.

Con il tempo si materializzò anche il prato verde dei miei sogni californiani, nell’hinterland della Sunshine coast, nel Queensland. Crystal Waters è un progetto abitativo dedicato alla permacultura, in un contesto di armonia tra terra e uomini. Qui abitano 45 bambi-ni, tutti senza occhiali, che partecipano ai giochi visivi per imparare

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e per divertirsi. E qui è stato costruito il Centro Janet Goodrich per il miglioramento della vista con mezzi naturali, in mezzo a migliaia di giovani alberi.

Una via di guarigione naturale

I bambini guariscono spontaneamente, magari stanno a letto con la febbre per un paio di giorni, non mangiano per un po’ e recuperano il loro equilibrio. L’amore, il sostegno e la conoscenza aiuteranno gli adulti a non interferire con questo processo naturale. L’amore per noi stessi ci aiuterà a cercare le cause dietro ai sintomi e a trovare il modo di sostenere la crescita sana dei bambini piuttosto di accettare l’anestesia delle lenti. Duke-Elder così scrisse nel suo libro The Prac-tice of Refraction:

«Niente è più pernicioso che la correzione abituale di un difetto visivo con metodi standard. La cosa è molto più sottile e ricca di implicazioni: molti sintomi, apparentemente causati da errori di ri-frazione o anomalie muscolari finirebbero, se lasciati a se stessi, per non dare più alcun fastidio. Appaiono solo in uno stato di salute carente o quando un individuo si carica di un lavoro eccessivo. Un caso tipico è costituito dalle difficoltà lamentate dai bambini quan-do iniziano la routine della vita scolastica; spesso basta un po’ di riposo e un trattamento tonificante generico per fare sparire questi sintomi, senza bisogno di ricorrere a occhiali».

Se invece vengono prescritti solo questi ultimi, e non si tiene conto della condizione di lavoro eccessivo manifestata dagli occhi, gli occhiali incoraggeranno il paziente a sforzarsi di più, fino a su-

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bire un collasso di proporzioni maggiori. La prescrizione di lenti correttive non è di per se stessa un trattamento sufficiente».