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Pag. 12 - le piume copritrici della figura sono invertite, la piuma didestra è di un maschio e quella di sinistra è di unafemmina;
ARSIA • Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione nel settore Agricolo-forestalevia Pietrapiana, 30 - 50121 Firenzetel. 055 27551 - fax 055 2755216/2755231e-mail: [email protected] www.arsia.toscana.it
Coordinamento: Lorenzo Galardi ARSIA, Settore Servizi Agroambientali di Vigilanza e Controllo
RingraziamentiSi ringrazia Erica Lisi, per le immagini gentilmente fornite, Lorenzo Chiaramonti, tirocinante ARSIA,e tutti coloro che hanno collaborato a questo lavoro.
Cura redazionale, grafica e impaginazione:LCD srl, Firenze
Stampa: Press Service srl, Sesto Fiorentino (FI)
Fuori commercio, vietata la vendita
ISBN 978-88-8295-103-0© Copyright 2008 ARSIA • Regione Toscana
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Linee guida per l’allevamento di starne e pernici rosse
M. Bagliacca, B. Fronte, L. Galardi, P. Mani, F. Santilli
ARSIA • Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazionenel settore Agricolo-forestale, Firenze
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Presentazione
Le immissioni in natura di galliformi provenienti da allevamen-to, effettuate negli ultimi decenni a scopo di ripopolamento o rein-troduzione, hanno dato spesso risultati assai scarsi, determinandouna modesta gratificazione da parte dei fruitori, del mondo vena-torio e ambientalista.
ARSIA, in seguito a una preliminare e approfondita analisi criti-ca, si è avvicinata a questa tematica attraverso un approccio propo-sitivo, ricercando soluzioni organiche e strategie costruttive.
A tale proposito, nei primi mesi del 2005 è stato avviato uno stu-dio la cui realizzazione ha portato alla redazione di un documentotecnico, un vero e proprio “disciplinare di produzione” per la star-na e la pernice rossa, due specie autoctone tipicamente toscane, dal-l’inestimabile valore naturalistico, attualmente quasi estinte su tut-to il territorio regionale.
Il “disciplinare” prevede la codifica di una serie di procedure eoperazioni che devono essere rigorosamente rispettate al fine diottenere soggetti di qualità. In questo caso il concetto di ‘qualità’,rispetto ad altri prodotti del settore primario, assume un significa-to particolare dato che fa soprattutto riferimento alla rispondenza aesigenze particolari e a parametri specifici quali, ad esempio, il con-tenuto impatto prodotto dai soggetti rilasciati, soprattutto in termi-ni di trasmissioni di malattie e di inquinamento genetico dellepopolazioni naturali preesistenti.
Altro importante parametro è, ancora, il grado di selvaticità deglianimali rilasciati, ovvero la loro capacità di adattarsi all’ambientenaturale, sia riproducendosi e perpetrando quindi la specie, sia elu-dendo, entro limiti di naturalità, l’attacco dei predatori. La così dettafitness (idoneità), infatti, rappresenterà l’elemento basilare per poterricreare popolazioni selvatiche geneticamente significative ed è, perquesto motivo, uno dei capisaldi su cui il progetto si fonda.
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Il presente lavoro, che riporta sia le linee guida cui attenersi perallevare secondo canoni qualitativi le due specie in oggetto, sia loschema del disciplinare di produzione, si propone di offrire unindispensabile strumento di lavoro a tutti coloro che avranno inten-zione di affrontare e sostenere procedure di allevamento diverse daquelle convenzionali.
È inoltre auspicabile che la presente pubblicazione possa rap-presentare un importante compendio tecnico di interesse per tuttigli operatori del settore.
Maria Grazia MammucciniAmministratore ARSIA
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PremessaMarco Bagliacca, Lorenzo Galardi, Paolo Mani 9
Morfologia e genetica di starna e pernice rossaFrancesco Santilli, Lorenzo Galardi 11
Tecnica di allevamento di starne e perniciMarco Bagliacca 21
Alimentazione: fabbisogni nutritiviMarco Bagliacca, Baldassare Fronte 37
Alimentazione: gestione in allevamentoMarco Bagliacca, Lorenzo Galardi 51
Igiene e profilassi nell’allevamento di starna e pernicePaolo Mani 55
ALLEGATO – Ipotesi di disciplinare per l’allevamentodi starne e pernici di qualità 67
• Scheda di allevamento di starne e pernici per reintroduzione e incremento faunistico 68
• Registri 88
Gli Autori 91
Sommario
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La sopravvivenza e il successo riproduttivo in natura dei perdiciniprovenienti dagli allevamenti e utilizzati nei programmi di reintrodu-zione e di ripopolamento sono quasi sempre estremamente ridotti senon nulli a causa dell’altissima mortalità dei soggetti liberati, delladispersione degli animali dopo il rilascio e della ridotta capacità dideporre e covare le uova in siti idonei. La consistenza delle popolazio-ni che si ottengono in questo modo è quindi spesso solo effimera eanche le immissioni a fini venatori effettuate nelle aziende faunistichedurante il periodo estivo non raggiungono spesso lo scopo di fornireselvaggina per tutta la stagione venatoria.
L’aumento delle conoscenze nel campo dell’avicoltura razionale equindi il miglioramento della produttività degli allevamenti, da unlato ha permesso una diminuzione dei costi di produzione dei perdi-cini allevati, dall’altro ha determinato la scomparsa degli allevamentiimpostati su sistemi produttivi più naturali e non intensivi. La diffi-coltà di valutare la sopravvivenza e il successo riproduttivo dei sog-getti immessi in natura, la mancanza di criteri riconosciuti di qualitàdei selvatici allevati hanno quindi favorito il graduale processo dipeggioramento qualitativo degli animali attualmente disponibili sulmercato. Risulta pertanto indispensabile delineare delle tecniche diallevamento mirate alla sopravvivenza e produttività allo stato selva-tico e non tanto alla produttività nell’allevamento stesso. Le diversetecniche di allevamento in cattività sono in grado di far variare ladispersione e la sopravvivenza a medio e breve termine dei soggettiliberati e sono in grado di effettuare una vera e propria selezione diallevamento modificando con estrema rapidità il patrimonio geneticodei ceppi allevati; patrimonio genetico che rappresenta l’elemento apriori necessario per la sopravvivenza e il successo riproduttivo alungo termine degli animali reintrodotti. Il preambientamento al rila-scio, periodo di transizione attualmente ritenuto indispensabile datutti i tecnici del settore, per la “preparazione” degli animali alla libe-razione, non può pertanto rimediare completamente gli effetti di tec-
Premessa
Marco Bagliacca, Lorenzo Galardi, Paolo Mani
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niche di allevamento non idonee, così come tecniche di allevamentoidonee alla produzione di soggetti da ripopolamento non possonoprescindere dall’attuazione di un graduale periodo di ambientamen-to sul luogo di rilascio.
Negli allevamenti di perdicini possono inoltre essere presentipatologie “classiche” e/o condizionate la cui incidenza varia in fun-zione dell’età degli animali e delle tecniche di allevamento che ven-gono adottate, ma che sono in grado condizionare, anche dopo leavvenute guarigioni cliniche, lo stato di salute degli animali. Nonpuò essere quindi sufficiente certificare lo stato di salute degli ani-mali solo al momento della consegna, ma è necessario curare sin dalprimo giorno di vita lo stato sanitario riportando tutti gli eventi inuna scheda sanitaria di allevamento che deve essere aggiornata quo-tidianamente dall’allevatore e sotto il controllo di un veterinario re-sponsabile. I parametri minimi da seguire per la produzione di per-dicini destinati alla reintroduzione e ai ripopolamenti sono:• conservazione di un patrimonio genetico che comprenda quello
tipico della specie che si riproduce allo stato selvatico;• applicazione di idonee tecniche di allevamento che non alterino
l’etogramma circannuale tipico di queste specie;• conoscenza dei fabbisogni nutritivi nelle varie fasi vitali degli anima-
li con la conseguente corretta gestione della tecnica di alimentazione;• profilassi e gestione sanitaria differenziale dei diversi gruppi in
allevamento.L’applicazione negli allevamenti delle tecniche per la produzione di
soggetti da reintroduzione e da ripopolamento, delineate dalle presen-ti linee guida, consente di migliorare la qualità dei soggetti prodotti,riducendo, se non annullando, gli effetti negativi che si sono eviden-ziati fino a oggi con la semplice applicazione di tecniche produttivederivate dall’avicoltura razionale, il cui fine ultimo era il sempliceaumento della produttività e la riduzione dei costi in allevamento. Purcostituendo un valido strumento di valutazione ad uso dei tecnici fau-nistici, appare evidente che gli elementi qui definiti possono rifletteresolo lo stato attuale delle conoscenze sull’argomento e dovranno esse-re rivisti, modificati e arricchiti, sia con il variare della situazione fauni-stica, che è in costante evoluzione, sia con l’ampliarsi delle conoscenzescientifiche, che risultano a tutt’oggi incomplete e frammentarie.
BibliografiaDESSÌ FULGHERI F., PAPESCHI A., BAGLIACCA M., MANI P., MUSSA P.P. (1999) -
Linee guida per l’allevamento di galliformi destinati al ripopolamento e allareintroduzione. ARSIA, Regione Toscana.
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1. Starna
MorfologiaIl peso di questo galliforme oscilla fra i 300 e i 400 g (valore mas-
simo accettabile). La corporatura è massiccia. Il becco è tozzo eincurvato verso il basso. Le ali e la coda sono brevi e arrotondate. Inentrambi i sessi il piumaggio è di colore marrone striato di fulvonelle parti superiori. La testa e la gola sono marrone arancio, mentrei fianchi sono barrati di castano. Il petto è grigio vermicolato di nero.La coda è corta e rossiccia, il becco e la zampe sono grigie (fig. 1).
Sulla parte bassa del petto è presente una caratteristica macchiacastana, a forma di ferro di cavallo, più evidente nel maschio (fig. 2a).
Morfologia e genetica di starna e pernice rossa
Francesco Santilli, Lorenzo Galardi
1. Riconoscimento dei due sessi nella starna: esemplare maschio in primo piano,femmina in secondo piano
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3. Dimorfismo sessuale delle starne (piume copritrici)
2b. Dimorfismo sessuale delle starne: lepenne copritrici nei maschi presentanouna sola barratura chiara longitudinale
2a. La caratteristica macchia castana sulpetto, a forma di ferro di cavallo, più evi-dente nel maschio
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Nel maschio le penne copritrici presentano una sola barraturachiara longitudinale, mentre nella femmina tale barratura appareattraversata da una o più striature trasversali (figg. 2b-3).
GeneticaSi distinguono diverse sottospecie:
• Perdix perdix perdix L.: è la forma tipica, diffusa nell’Europa cen-trale, sulle Alpi e sui Balcani.
• Perdix perdix italica Hartet, 1917: originaria dell’Italia è conside-rata estinta. Si distingueva per le dimensioni più contenute e peril colore più scuro.
• Perdix perdix lucida Altum: originaria della Polonia e del Baltico,è più pallida e più grigia rispetto alla forma tipica.
• Perdix perdix sphagnetorum Altum: originaria dei Paesi Bassi èmolto più scura della tipica, con più nero nelle parti superiori.Uno studio di carattere filogeografico sul DNA mitocondriale ha
evidenziato 2 principali ceppi di starna: uno occidentale, probabil-mente originatosi nella penisola iberica (con un relativo sottotipoitaliano), e uno orientale di probabile origine balcanica o caucasica(Liukkonen-Antilla et al., 2002).
Tutte queste sottospecie sono state utilizzate per ripopolamentie reintroduzioni, con un inevitabile inquinamento genetico deltaxon autoctono. Per questo motivo, la presunta sottospecie “italica”viene da molti considerata estinta, benché, presso il Centro Fauni-stico Sperimentale di Bieri (Garfagnana, LU) gestito dal Corpo Fo-restale dello Stato vengano allevati soggetti discendenti da animalicatturati nella bandita demaniale di Corfino, nell’alto Serchio, che siritengono derivanti dall’antico ceppo italico. Un’altra popolazioneforse attribuibile a questo ceppo è presente con un contingenteestremamente ridotto (<100 esemplari) nel Parco nazionale delGran Sasso e Monti della Laga.
Un’analisi compiuta su un campione di starne di allevamento didiversa provenienza, sia italiana che estera, ha evidenziato un altocoefficiente di similarità. Questo risultato potrebbe essere originatoda diversi fattori. Nelle specie avicole, a causa della loro elevatamobilità, la variabilità intraspecifica è per natura modesta. Oltre aciò la drastica riduzione delle popolazioni naturali potrebbe averecausato un effetto “collo di bottiglia” con conseguente riduzionedella variabilità genetica. Inoltre, la selezione artificiale, operatanegli allevamenti per le caratteristiche produttive e le caratteristi-che morfologiche dettate da esigenze commerciali, insieme alla
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consanguineità dovuta ai ridotti numeri allevati, potrebbe avereavuto un notevole impatto sulla struttura genetica di questa specieeliminando i genotipi selvatici a favore del genotipo più produttivonelle condizioni standard di allevamento. In attesa di più approfon-diti studi di carattere genetico risulta difficile dare indicazioni sullascelta dei ceppi da utilizzare in allevamento da destinare alla rein-troduzione. Poiché le starne di provenienza nord europea sonogeneralmente più chiare e di dimensioni maggiori di quelle meri-dionali, e l’Italia rappresenta il limite sud dell’areale di distribuzio-ne, sarà opportuno comunque non utilizzare per la riproduzionesoggetti chiari di peso superiore ai 400 g. Poiché il peso può dipen-dere fortemente dalla quantità di grasso di deposito presente nel-l’animale, sarà opportuno definire per il futuro dei limiti dimensio-nali basati sulla lunghezza e sui diametri dei tarsi che non risento-no delle variazioni di peso.
2. Pernice rossa
MorfologiaPoco più grande della starna, la pernice rossa raggiunge un peso
da adulta fra 350 e i 500 g. Per il resto presenta caratteristichemorfologiche molto simili: corporatura massiccia, becco tozzo e ar-cuato, ali corte e arrotondate, coda breve e rossiccia (con 14 timo-niere brevi). I tarsi sono provvisti di uno sperone ridotto nel ma-schio, assente nella femmina (fig. 4). Il collare nero che si sfrangia intante piccole macchiettine scure sul petto, permette di distinguerequesta specie dalle altre, appartenenti al genere Alectoris. Le piumecopritrici dei fianchi sono grigie alla base con barratura crema, nerae castana verso l’apice. La presenza di una sola barra nera differen-zia Alectoris rufa, da A. graeca e da A. chukar che invece presentanouna doppia barratura scura (un accenno di seconda barratura èaccettabile solo sulle prime copritrici della spalla). Il becco, lezampe e il circolo peri-oculare sono rossi (fig. 5).
GeneticaSono note tre sottospecie, a diffusione europea sud occidentale.
• Alectoris rufa rufa: è la forma tipica, diffusa nella Francia centro-meridionale, nell’Appennino centro-settentrionale, in Corsica eall’Isola d’Elba. Inoltre è stata introdotta ed è ben attestata nelleBaleari e nell’Inghilterra meridionale.
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• Alectoris rufa hispanica: è diffusa nella penisola iberica settentrio-nale e occidentale; si differenzia dalla precedente per le tonalitàpiù scure e più vivacemente colorate (soprattutto le tonalità“vinacee”), il dorso è invece tendente al grigio piuttosto che albruno oliva. Il becco è più massiccio. È stata introdotta a Madei-ra e nelle Azzorre.
• Alectoris rufa intercedens: è presente nella Spagna nord orientalee centro meridionale. È più pallida di A. hispanica sul dorso equindi ricorda A. rufa, tuttavia le tonalità “vinacee” sono piùtenui che in questa, mentre il dorso tende più al grigio che albruno. Le parti inferiori sono vivaci come nella precedente sot-tospecie e il becco è parimenti massiccio.In Italia sia l’A. rufa hispanica, sia l’A. rufa intercedens sono state
oggetto di importazione con conseguente contaminazione della spe-cie autoctona. Tuttavia, il maggiore problema genetico di questa spe-
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4. Dimorfismo sessuale delle pernici rosse (zampe)
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cie è l’ibridazione effettuata massicciamente negli allevamenti con lacoturnice orientale (Alectoris chukar) originaria del Medio Oriente. Imotivi dell’incrocio sono da ricercarsi nella maggiore capacità diadattarsi alla condizione di cattività di questa specie, e al miglioretasso di ovodeposizione. Alcune testimonianze infatti indicano chequesti volatili già nell’antichità, nelle isole dell’arcipelago greco,venivano tenute allo stato semi-domestico. Tuttora nelle montagnedell’Afghanistan la specie è allevata per il combattimento fra maschi.
Gli allevatori, nel tentativo di “addolcire” il temperamento dellapernice rossa, di migliorarne le performance zootecniche e nell’illu-sione di ottenere individui più vitali grazie al “lussureggiamentodegli ibridi”, hanno incrociato soventemente le due specie di perni-ce. Tuttavia, se tale ibridazione può risultare vantaggiosa in alleva-mento, nell’ambiente selvatico sembra diminuire la capacità di so-pravvivenza di tali soggetti. Si tratta, infatti, di popolazioni il cuiprocesso di coadattamento a diverse condizioni ambientali si èormai spinto fino a livello di speciazione. Nonostante l’interfecon-dità non sia compromessa in condizioni di allevamento, l’incrocioproduce ibridi caratterizzati da una riduzione della fitness selvatica(depressione da outbreeding).
Allo stato attuale è molto difficile trovare allevamenti che nonriportino tracce di questa ibridazione. Uno studio sul DNA mitocon-
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5. Riconoscimento dei due sessi nella pernice rossa: esemplare maschio a destra,femmina a sinistra
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driale effettuato su una popolazione di pernici rosse reintrodotteall’inizio degli anni novanta sull’isola di Pianosa, ha evidenziato lapresenza di linee genetiche riconducibili sia ad A. rufa, sia ad A.chukar. Va sottolineato tuttavia che questa popolazione si è benambientata ed è risultata in grado di autoriprodursi allo stato selva-tico. È quindi possibile che, almeno in situazioni ambientali simili,un certo tasso di ibridazione non arrivi a compromettere la capacitàdi sopravvivenza della specie nell’habitat selvatico.
Fino a poco tempo fa si riteneva di poter distinguere le popola-zioni ibridate da quelle pure attraverso l’analisi fenotipica del piu-maggio. La presenza di un accenno di doppia barratura nera sullepiume copritrici dei fianchi veniva indicato come un segno di ibri-dazione. Gli studi di genetica molecolare hanno invece dimostratol’inadeguatezza di questo sistema. Solo con l’analisi del DNA è pos-sibile evidenziare l’ibridazione.
Per questo motivo, e con questi presupposti, presso il Centrosperimentale di allevamento di Scarlino, gestito dalla Provincia diGrosseto, è iniziato un progetto di selezione dei riproduttori di per-nice rossa con lo scopo di riportare la specie all’originaria purezzae renderla disponibile per progetti di reintroduzione. Poiché l’ele-mento fondamentale per la formazione di popolazioni autoripro-ducentesi è la capacità di cova allo stato selvatico e le popolazionidi pernice rossa, seppur geneticamente pure, possono aver persotale capacità a causa dell’allevamento in cattività, è fondamentaleche i riproduttori si dimostrino in grado di covare in climi simili aquelli nei quali dovranno vivere dopo essere stati rilasciati. Nelcaso della pernice rossa esistono comunque, oltre alla popolazionedi Pianosa, diverse altre popolazioni derivate da allevamento, maormai autoriproducentesi allo stato selvatico, che possono essereriutilizzate come riproduttori dagli allevatori.
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Bibliografia AMBROGI C., CAPPELLI F. (2001) - Centro Faunistico Sperimentale Orecchiella-
Bieri-Montefalcone. Relazione d’Ufficio. Corpo Forestale dello Stato, Uff.Amm. di Lucca.
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BARBANERA F., DI GIUSEPPE G., BARATTI M., DESSÌ FULGHERI F., AMBROGI C.,CAPPELLI F., DINI F. (2002) - Analisi genetica della pernice rossa dell’isola diPianosa (Parco Nazionale dell’Arcipelago toscano) mediante l’uso di marcato-ri mitocondriali. Conv. Naz. Unione Zoologica Italiana [Rende (CS), 22-26 ottobre 2002].
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LUCCHINI V., TOCCHINI M., SAMMURI G., BIGINI P., RANDI E. (1999) - Il proget-to di reintroduzione della pernice rossa in provincia di Grosseto. Abst. IVConv. Naz. Biologi della Selvaggina [Bologna 1999], vol. IV: 75–.
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1. Comportamento e allevamento
La tecnica di allevamento può modificare il comportamentodegli animali e in modo particolare ridurre le reazioni di difesa daipredatori. Il comportamento antipredatorio, pur avendo sicuramen-te anche una base genetica, è in buona parte appreso nelle prime fasidi vita dai genitori. L’allevamento intensivo, attraverso l’incubazio-ne artificiale, priva di questo contatto i pulcini che quindi spessomanifestano un comportamento antipredatorio inefficace. Diversistudi hanno messo in evidenza, soprattutto nelle starne e nelle per-nici, che gli animali allevati in modo intensivo tendono a rimanereindifferenti rispetto ai predatori terrestri e aerei mentre quelli alle-vati dai genitori naturali manifestano i tipici atteggiamenti di difesa(fig. 7). Le starne allevate dai genitori mostrano un corretto compor-
Tecniche di allevamento di starne e pernici
Marco Bagliacca
6. Giovani esemplari di starne in voliera ‘da sperimentazione’
Foto
Eric
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7. Test per lo studio della reazione delle starne di fronte a un predatore terrestre(volpe) opportunamente addestrato: maggiore allarme tra gli esemplari allevati daigenitori
8. Il volo di un falco pellegrino addestrato a sorvolare la voliera, test per lo studio dellareazione delle starne di fronte a un predatore
Foto
Eric
aLi
si
Foto
Eric
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tamento antipredatorio al passaggio del falco pellegrino (fig. 8): siala percentuale dei soggetti che si congela accucciandosi, sia il tempodi congelamento è superiore nelle starne allevate dai genitori rispet-to alle starne allevate sotto le cappe calde o dalle gallinelle. La per-centuale di volatili che ‘ignora’ il passaggio della volpe è superiorenelle starne allevate con il sistema normale (incubatrici + cappecalde). È stato osservato, quindi, che la tecnica di allevamento è ingrado di modificare la fear degli animali. È bene sottolineare, tutta-via, che il comportamento antipredatorio è fortemente influenzatodal tempo di permanenza nelle voliere. Il tempo di immobilizzazio-ne dopo il passaggio del falco si riduce significativamente a 128 gior-ni rispetto a quello rilevato a 62 giorni e la percentuale di volatili che‘ignora’ il passaggio della volpe aumenta a 128 giorni rispetto a 62giorni. I vantaggi di una migliore tecnica di allevamento tendono aessere annullati da una lunga permanenza in condizioni di cattività.Per questo motivo è sempre preferibile utilizzare animali giovaniper il ripopolamento (max 60-90 gg.).
2. Tecnica di allevamento dei riproduttori
I riproduttori vengono allevati sia per produrre soggetti da rein-troduzione e ripopolamento, sia per produrre giovani destinati allarimonta interna dell’allevamento. È questo l’elemento fondamenta-le che non deve mai perdersi di vista in quanto nella rimonta deiriproduttori la “selezione di domesticazione” è un fattore fonda-mentale da non trascurare, in grado di modificare le capacità ripro-duttive e la selvaticità del ceppo conservato a lungo in allevamen-to senza interscambi con soggetti riprodottisi allo stato selvatico(wild type). È per questo motivo che deve essere distinta la tecnicadi allevamento dei riproduttori per la produzione di soggetti daripopolamento e reintroduzione da quella dei riproduttori destina-ti a produrre giovani per la rimonta interna dell’allevamento.
L’effetto della tecnica di allevamento sulla modificazione dellefrequenze geniche è, infatti, pressoché nullo sui riproduttori adibi-ti alla produzione di soggetti da reintroduzione e ripopolamento,mentre agisce sicuramente sulla rimonta interna dell’allevamento.È ovvio però che, utilizzando tecnologie non rispondenti alle esi-genze etologiche della specie per l’allevamento dei riproduttori,questi ultimi, sia a fine carriera o anche al termine del primo annodi deposizione, non possono essere utilizzati per le operazioni di
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9. Uova di starna
10. Particolare di parchetto per la riproduzione seminaturale di starne e pernici
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reintroduzione e ripopolamento, ma devono essere utilizzati esclu-sivamente per la pronta caccia.
Gli allevatori che producono animali da ripopolamento possonoscegliere di produrre i propri riproduttori oppure approvvigionar-si di giovani da rimonta provenienti da habitat selvatici italiani o daallevamenti controllati, che producono riproduttori secondo lenorme più restrittive, ma indispensabili per la conservazione di unacorretta genetica.
Allevamento riproduttori (grandparents) e famiglie per ripopolamentoI riproduttori di starne e pernici che vengono allevati per pro-
durre i giovani destinati alla rimonta devono obbligatoriamenteessere sempre allevati a terra e devono effettuare la cova direttadella prole in appositi parchetti da riproduzione (figg. 9-10). Taletecnica può inoltre essere utilizzata anche per la produzione difamiglie da utilizzare in toto per i progetti di reintroduzione e ripo-polamento (soggetti che dovrebbero essere considerati preferenzia-li a quelli prodotti con l’allevamento classico con incubazione emadri artificiali). L’allevamento dei riproduttori, in ogni caso, deveessere effettuato esclusivamente in coppia, avendo cura di muniresia i riproduttori che la voliera da riproduzione di opportuni mezzidi riconoscimento; possono essere utilizzati a tale scopo gli apposi-ti anelli numerati per i riproduttori e le targhette plastificate scrivi-bili con i pennarelli idrorepellenti per le voliere.
Le coppie devono essere accasate nelle voliere da riproduzioneentro il mese di marzo e non prima del mese di gennaio. La sosti-tuzione di eventuali riproduttori persi, prima o durante la cova, concoppie che hanno effettuato una prima parte della riproduzione ingabbia, può essere accettata solo per la produzione di famiglie daripopolamento e non per la produzione della rimonta interna del-l’allevamento. Nessun metodo artificiale per il contenimento dellapica può essere utilizzato (debeccaggio, parabecchi, occhiali o anel-li da becco) e il controllo dell’aggressività deve ottenersi solo con lacorretta gestione dell’inerbimento dei parchetti. A tale scopo i par-chetti devono essere sufficienti per le coppie in riproduzione, maanche per la futura famiglia. La superficie minima deve essere di15-20 mq (3 x 5 m o 2 x 10 m) mentre non c’è un altezza minima con-sigliata per gli animali, anche se sono da preferire parchetti di alme-no 1,80-2,00 m che risultano più idonei per gli operatori. I parchet-ti, la cui copertura deve essere realizzata in rete morbida, devono
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11. Parchetto di allevamento – piuttosto basso – per la riproduzione seminaturale distarne e pernici
12. Coppia di pernici in parchetto di allevamento
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13. Parchetti voliera per “cova a terra”
comunque presentare una vegetazione spontanea e/o coltivata sualmeno il 50% della superficie, devono disporre di una mangiatoiaa più scomparti rifornibile dall’esterno (nel caso si scelga di segui-re la tecnica dell’alimentazione differenziata) e di almeno un abbe-veratoio a vaschetta a tramoggia o a goccia.
Per i ‘bagni di polvere’ utili all’eliminazione dei parassiti ester-ni, ogni parchetto deve disporre di una superficie minima di 1 mqcaratterizzata dalla presenza di terreno friabile o meglio sabbia, chedeve essere sostituita ogni anno.
I parchetti, inoltre, devono essere schermati per un’altezza mini-ma di 30-50 cm fra di loro e per almeno 1 m verso l’esterno perimpedire sia la visione dell’esterno e ridurre la confidenza con l’uo-mo, sia la visione delle altre coppie. I pannelli in materiali opachidisinfettabili sono preferibili per le divisioni interne, mentre le retiombreggianti plastiche e la vegetazione naturale sono preferibiliper la schermatura perimetrale esterna. Le famiglie devono poi es-sere rimosse dai parchetti da riproduzione entro la fine dell’estate.I giovani da rimonta possono essere trasferiti nelle voliere comunia più famiglie mentre i gruppi familiari devono essere utilizzati peri ripopolamenti estivi. Ciò è indispensabile per effettuare un corret-
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to vuoto sanitario di almeno 4 mesi e per permettere un sufficienterinnovamento della vegetazione spontanea e traseminata.
Allevamento riproduttori (parents)Contrariamente a quanto avviene per il fagiano l’allevamento
dei riproduttori dei perdicini è consigliabile che venga effettuato ingabbie sopraelevate con fondo in rete mentre l’utilizzo di parchetti aterra è sconsigliato. In ogni caso l’allevamento deve essere sempreeffettuato all’aperto o al massimo sotto tettoie (figg. 14-15-16). L’ac-casamento deve avvenire per le starne nei mesi di dicembre-gennaiomentre per le pernici rosse può avvenire anche nei mesi di gennaio-febbraio. È inoltre indispensabile, almeno per le starne, che i ripro-duttori provengano dalla stesso gruppo di allevamento (la stessavoliera dove erano presenti i giovani di più famiglie).
Le gabbie (dimensioni minime cm 30 x 40 - h 20 cm) dove ven-gono accasati i riproduttori possono essere realizzate sia in metalloche in legno e si possono avere sia gabbie singole che batterie su unsolo piano. In ogni caso ciascuna gabbia deve avere almeno tre latiin materiale non trasparente (come per i parchetti, i riproduttorinon si devono vedere fra loro), mentre il pavimento deve esseresempre realizzato in rete zincata (maglie 2 x 1 cm). Se il fondo èinclinato per la raccolta delle uova, l’inclinazione non deve esseresuperiore al 14% ovvero 8 gradi, per rispettare la normativa sulbenessere animale. La parte superiore delle gabbie deve anch’essaessere realizzata, almeno in parte, in rete metallica (la gabbia puòinoltre disporre di un’area totalmente coperta nella quale gli ani-mali possono rifugiarsi per sottrarsi alla vista degli operatori). Sipuò utilizzare indifferentemente la rete romboidale a maglia sciolta(fig. 17), che lascia passare la testa degli animali, o la rete plastifica-ta morbida a maglie fitte (entrambe salvaguardano gli animali dallelesioni craniche che si possono provocare durante i tentativi diinvolo indotti dalla vicinanza degli operatori o da eventuali anima-li che transitano accidentalmente sotto le gabbie).
Per quanto riguarda il fotoperiodo artificiale da applicare airiproduttori questo può essere utilizzato, ma sempre in associazio-ne all’illuminazione naturale. Infatti, l’anticipo della deposizioneha un’azione diretta di sfasamento sui soggetti ai quali è applicato,ma non influenza i giovani nati. Risulta comunque consigliabilenon avere nascite al di fuori del periodo marzo-agosto (inizio depo-sizione non prima della metà di febbraio). L’anticipo della deposi-zione risulta utile per la produzione di soggetti da ripopolamento
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14. Allevamento tradizionale all’aperto dei riproduttori di starna con gabbie in legno auto-costruite
15. Allevamento tradizionale dei riproduttori di pernici rosse munito di impianto di illu-minazione e rete ombreggiante per l’induzione della deposizione anticipata e per laprotezione dal calore estivo
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16. Serie di gabbie per riproduttori
17. Particolare di una gabbia per riproduttori con il tetto in rete a maglia sciolta perevitare i traumi craniali
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che possono raggiungere un’età sufficiente (60 giorni) per essereceduti per il trasferimento nelle strutture di ambientamento già agiugno, periodo caratterizzato in natura da condizioni climatico-ambientali favorevoli e con i cereali autunno-vernini ancora in fasedi maturazione o appena raccolti. Gli animali nati tardivamentenon sono sufficientemente sviluppati per essere liberati precoce-mente e devono essere liberati dopo le trebbiature, utilizzandostrutture di preambientamento in zone di rispetto venatorio; inalternativa, i soggetti prodotti tardivamente devono essere utilizza-ti solo per la pronta caccia o in aree molto ampie parzialmente pro-tette per realizzare un graduale decondizionamento.
I riproduttori a fine ciclo, allevati in gabbia e sottoposti a foto-periodo artificiale, non devono in nessun caso essere utilizzati comesoggetti da reintroduzione e ripopolamento.
Gestione delle uova e incubazioneLe uova prodotte nelle gabbie devono essere raccolte almeno
una volta al giorno fino al mese di maggio (temperature ambienta-li medie al di sotto dei 20°C = zero fisiologico per la dormienzaembrionale), mentre successivamente almeno due volte al giorno eincubate almeno una volta alla settimana (ad eccezione della primaincubazione che può essere effettuata con uova conservate fino adue settimane). È opportuno che le uova di dimensioni più grandie più piccole della norma vengano scartate così come le uova spor-che, quelle rotte e quelle incrinate (è perciò necessario effettuare lasperatura per la corretta cernita delle uova anche prima dell’incu-bazione). È inoltre necessario effettuare la “correzione” per la dura-ta del periodo embrionale. In pratica, le uova conservate più alungo (deposte da oltre tre giorni) devono essere incubate 3 oreprima di quelle conservate per un periodo più breve (deposte neitre giorni precedenti l’incubazione). Durante l’incubazione è neces-sario effettuare due operazioni di speratura, una dopo 7-8 giornidall’inizio dell’incubazione e l’altra in corrispondenza del trasferi-mento in camera di schiusa, per la corretta registrazione delle uovanon fertili e della mortalità embrionale (figg. 18-19). È inoltre oppor-tuno estrarre i pulcini dalla camera di schiusa una sola volta, quan-do il 90% dei pulcini nati risulta completamente asciutto. Non èquindi possibile “aiutare” i pulcini a nascere e non si deve neppureaspettare la schiusa degli ultimi ritardatari. I pulcini schiusi devo-no quindi essere controllati individualmente e, dopo aver scartatotutti i soggetti con collo torto, zampe male posizionate e ombelico
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18. Uova di starna e pernice rossa
19. Uova di starne e pernici rosse disposte per l’inserimento in incubatrice
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non completamente chiuso, devono essere immediatamente trasfe-riti nelle strutture di allevamento loro destinate.
3. Tecnica di allevamento dei giovani da ripopolamento provenienti dall’incubazione
La mortalità che si osserva nei soggetti liberati nei 20-30 giorniseguenti il rilascio dipende:• dalla capacità di sopravvivere all’aperto utilizzando solo ripari
naturali• dalla capacità di trovare gli alimenti e di utilizzarli (digerirli e
metabolizzarli)• dal comportamento antipredatorio• dallo stato di salute degli animali.
Qualsiasi sia la tecnica di allevamento, si deve pertanto prevede-re di trasferire prima possibile gli animali in voliere completamenteesterne non protette da tettoie o ripari artificiali. Un giusto compro-messo potrebbe essere quello di permettere l’accesso alle voliere convegetazione naturale/infestante e coltivata (alimentare e di rifugio),almeno dalla terza-quarta settimana e mantenere gli animali all’a-perto per non meno di 30 giorni prima della cessione degli stessi perla reintroduzione/ripopolamento. Gli animali devono comunqueessere allevati a terra, su lettiera di paglia tritata o truciolo di legno(su almeno un terzo della superficie), sin dal primo giorno di vitaall’interno di locali riscaldati solo in modo puntiforme. Sono quindiconsigliate le cappe calde e le madri artificiali di varia forma edimensione circondate o meno da cerchi di contenimento (faesite,rete metallica con o senza cartone) mentre non è consigliabile l’uti-lizzazione di strutture con impianto di riscaldamento generalizzatodi tutto il capannone. Solo fino alla terza-quarta settimana è conces-so, per limitare la pica, oscurare gli ambienti di allevamento edeventualmente illuminare le sole mangiatoie e abbeveratoi con fontidi luce a effetto tranquillizzante per gli uccelli (0,5-1 lux forniti dalampade e/o radianti rossi). La densità di allevamento può esserelasciata alla discrezionalità degli allevatori (fino a 30-50 sogget-ti/mq) in quanto è più importante ridurre il tempo di permanenzaesclusivo in tali ambienti che regolamentare una fase comunquetotalmente artificiale. Il trasferimento all’esterno è preferibile chevenga realizzato gradatamente, garantendo l’accesso a dei parchettiesterni di transizione, ai quali gli animali possono accedere durante
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il giorno, mentre possono riparare all’interno dell’area copertariscaldata in condizioni meteorologiche avverse. In questo caso ilparchetto esterno può essere parzialmente coperto (non oltre il 30-50% della superficie) e gli animali possono essere parzialmente ototalmente sollevati da terra con l’ausilio di reti posizionate sul ter-reno. In ogni caso, anche quando fra il terreno e gli animali vienefrapposta la rete, si deve garantire la presenza di erba raggiungibiledai perdicini su almeno il 50% della superficie esterna e si deve con-servare una superficie di almeno 2 mq con presenza di sabbia o ter-reno idoneo per i bagni di sabbia. Tali strutture di transizione, nomi-nate generalmente dai tecnici “dentro-fuori”, possono essere utiliz-zate non oltre l’età di 40-50 giorni (densità massima accettabile: 6,6pernici grigie o rosse per mq, pari a 0,15 mq/capo).
Il trasferimento nelle voliere di finissaggio può comunque esse-re realizzato improvvisamente, trasferendo direttamente gli anima-li nelle voliere senza l’utilizzo di apposite strutture di transizione.In questo caso è consigliabile l’utilizzo di ricoveri mobili tempora-nei da posizionare all’interno delle voliere stesse.
L’altezza delle voliere di finissaggio non deve essere inferiore ai2-3 metri (sufficienti per garantire il volo a queste specie) e le volie-re, come i parchetti da deposizione, devono essere schermate versol’esterno per un’altezza minima di 2 m. In questa fase di alleva-
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20. Test per lo studio della reazione delle starne di fronte a un predatore terrestre(volpe) opportunamente addestrato
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mento è importante inoltre limitare il più possibile la presenza delpersonale al fine di ridurre l’inprinting con l’uomo. Qualsiasi mezzoartificiale per il contenimento della pica – debeccaggio, occhiali,parabecchi e anelli da becco – non è consentito in quanto altera ilcomportamento degli animali. In ogni caso gli animali prodottidovranno presentarsi con un piumaggio non alterato rispetto aicorrispondenti soggetti selvatici. Il contenimento della pica devequindi ottenersi solo con la riduzione della densità (massimo accet-tabile, da 30 a 50 giorni, 4 pernici grigie o rosse per mq, pari a 0,25mq/capo), con l’aumento della variabilità ambientale nelle voliere(vegetazione diversificata, utilizzo di presse di fieno, distribuzionedi alimenti semplici al suolo ecc.), con la presenza di piante rifugiocoltivate ad hoc (per esempio: sorgo, mais da foraggio ecc.) e conl’aumento dei punti di alimentazione e di abbeveraggio (minimoun alimentatore e un abbeveratoio per 200 perdicini). Non è possi-bile allevare i giovani soggetti in voliere spoglie anche al di sottodelle densità indicate, mentre è possibile aumentare la densità incondizioni ottimali di copertura e variabilità vegetazionale. Levoliere di finissaggio devono obbligatoriamente essere coltivatecon specie alimentari e di rifugio tali da garantire una coperturaerbacea sufficientemente fitta su almeno il 70% della superficie. Atale scopo possono essere utilizzati il sorgo, il girasole e il mais in
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21. Test per lo studio dell’allarme delle starne di fronte a un predatore
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associazione con leguminose e graminacee foraggere ed essenzeinfestanti spontanee. La semina a spaglio, a righe o di precisionedeve essere preceduta da lavorazione del terreno (aratura, erpica-tura o fresatura). La presenza di vegetazione arbustiva e arboreanon è fondamentale per queste specie ma, limitatamente alla solapernice rossa si potranno utilizzare anche voliere realizzate inambienti di macchia bassa su non oltre il 50% della superficie.
L’allevamento in voliere di ridotte dimensioni, che consente lalimitazione dei gruppi coetanei di allevamento a un massimo di 50-100 soggetti per le prime tre-quattro settimane e 200 soggetti nellevoliere di finissaggio, deve essere considerato preferenziale, ma nonindispensabile.
Le voliere devono essere lasciate vuote per almeno quattro mesiogni anno e non è ovviamente possibile allevare soggetti da reintro-duzione/ripopolamento dove sono già stati presenti animali di pre-cedenti schiuse dello stesso anno solare.
Non è infine consigliabile l’utilizzo di soggetti di età superioreai 150 giorni in quanto la prolungata permanenza degli stessi nellevoliere di finissaggio peggiora il comportamento antipredatorio.L’avvistamento, casuale ma ripetuto nel tempo, dei predatori che,trovandosi al di fuori delle voliere, non possono attaccare gli ani-mali, sembra infatti ridurre, con il tempo, la innata paura degli ani-mali allevati che, conseguentemente, peggiorano il comportamentoantipredatorio (figg. 20-21).
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1. Fabbisogni nutritivi del primo periodo di vita
L’alimentazione dei perdicini, soprattutto nelle prime fasi divita (0-2 settimane) rappresenta un problema sia in natura, sia inallevamento (fig. 22).
In natura, la dieta dei pulcini è basata prevalentemente su ali-menti di origine animale (insetti, gasteropodi, anellidi ecc.); i fabbi-sogni proteici sono estremamente elevati come quantità (contenutopercentuale di proteine e rapporto energia/proteine), ma soprattut-to come qualità (valore biologico, ovvero composizione in aminoa-cidi essenziali). Il mancato rispetto dei fabbisogni proteici in questafase porta gli animali a una riduzione dell’accrescimento, ma anchea un aumento della percentuale di mortalità dei pulcini nel primoperiodo. È per questo motivo che, oltre a soddisfare i fabbisogni ali-mentari (tab. 1) si deve curare la differenziazione delle fonti protei-che (una dieta costituita da tre alimenti semplici apportatori di pro-teine animali è sempre da preferire a una dieta con due o una solafonte proteica di origine animale). I reali fabbisogni di aminoacidiessenziali non sono però ancora ben definiti ed è quindi consiglia-bile, nella pratica, limitare il più possibile eventuali squilibri legatiall’utilizzo di una sola fonte proteica animale. Allo stato attuale,non potendo essere utilizzata la farina di carne, devono obbligato-riamente essere presenti nella dieta una o più farine di pesce, masono utili anche altre farine di origine animale, quali ad esempio lapolvere d’uovo. Altre fonti proteiche di origine animale quali lafarina di crisalidi (tarma della cera Gallera mellonella) o altre farinedi insetti sarebbero estremamente raccomandate, ma il loro impie-go è fortemente limitato dall’elevato costo delle materie primementre l’utilizzo delle farine di latte e/o dei suoi derivati deve esse-re sconsigliato in relazione alla scarsa utilizzazione di alcuni costi-tuenti del latte da parte dei perdicini.
Alimentazione: fabbisogni nutritivi
Marco Bagliacca, Baldassare Fronte
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Anche la composizione acidica della dieta dovrebbe essere con-trollata. Allo stato attuale però si conosce solo il fabbisogno in acidolinoleico (C18 con due = cis,cis,cis-9,12-ottadecadienoico) il cuiapporto minimo nella dieta dovrebbe essere sempre dell’1%, sia perle starne che per le pernici. Fondamentale, infine, è la granulome-tria degli alimenti semplici che compongono la dieta. La macinatu-ra eccessiva (meno del 60% di particelle che vengono trattenute dalvaglio da 1 mm), pur aumentando la digeribilità complessiva delladieta, non consente l’ottimale sviluppo dell’apparato digerente cheè indispensabile agli animali per poter utilizzare gli alimenti cheavranno a disposizione in natura.
Alimentazione della StarnaLe considerazione fatte precedentemente sull’elevato fabbiso-
gno proteico sono valide particolarmente per la starna, specie piùesigente della pernice rossa. La fase più critica in questa specie siosserva nelle prime 2 settimane di vita ma, soprattutto, al momen-to della comparsa delle penne remiganti e delle timoniere. Riduzio-ni significative sia della mole (peso e lunghezza del tarso) che del-l’impennamento (lunghezza delle remiganti e delle timoniere) siosservano quando il contenuto di alimenti proteici di origine ani-
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22. Pulcini di pernice rossa dell'età di un giorno utilizzati in una prova sperimentaleper il calcolo dei fabbisogni in acidi grassi n-3 dei riproduttori
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male scende al di sotto del 10-15% dei costituenti la dieta. Il conte-nuto proteico totale (da fonti animali e vegetali) non può comunquescendere al di sotto del 30-35% e il contenuto di aminoacidi solfo-rati di lisina e triptofano deve essere accuratamente controllato eintegrato qualora risulti deficitario (tabb. 1 e 2).
Alimentazione della Pernice rossaLa pernice rossa ha esigenze minori rispetto alla starna e le fonti
proteiche animali possono essere ridotte all’8-10%. Anche il conte-nuto proteico totale della razione può essere minore rispetto allastarna. In ogni caso il contenuto di aminoacidi limitanti deve esse-
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Tab. 1 - Fabbisogni di avviamento (0-4 settimane, Valori indicativi)
Proteine grezze Energia Metabolizzabile Rapporto E.M./proteineSpecie % kcal/kg MJ/kg Kcal/g prot. KJ/g prot.
Starna 30-35 2.710 11,34 8,3 35Pernice rossa 28-30 2.820 11,81 9,7 41
Nota - Qualora si utilizzino valori dell’energia metabolizzabile diversi dai sopra tabulati, iltenore proteico va modificato in modo tale da conservare lo stesso rapporto Energiametabolizzabile/proteine.
Tab. 2 - Fabbisogno aminoacidico (contenuto minimo percentuale di ciascun aminoacido essenziale nel mangime finito)
Contenuto minimo % Incidenza % dell’aminoacido dei singoli aminoacidi che deve
sul totale del contenuto proteico essere comunque garantito nel mangime finito
Aminoacido 0-4 settim. 4-8 settim. 0-4 settim. 4-8 settim.
Metionina 2,9 1,3 0,88 0,4Metionina + Cistina 4,0 2,0 1,2 0,6Lisina 6,8 2,7 2,1 0,8Triptofano 2,0 1,0 0,6 0,3Treonina 3,7 3,0 1,1 0,9Arginina 6,0 5,0 1,8 1,5Glicina + Serina 6,0 3,3 1,8 1,0Fenilalanina 5,7 3,0 1,7 0,9Tirosina 2,0 1,7 0,6 0,5Valina 4,0 3,3 1,2 1,0Isoleucina 4,3 3,3 1,3 1,0Leucina 6,3 5,7 1,9 1,7Istidina 2,0 1,8 0,6 0,55
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Tab. 3 - Contenuto percentuale ottimale in macrominerali nella dieta per starne e pernici
Periodo
Macrominerale 0-4 settimane 4-8 settimane
Ca % 1,2 0,85P (dispon.) % 0,80 0,6Na % 0,1-0,2 0,1-0,2K % 0,4 0,4Cl– % 0,1-0,2 0,1-0,2Mg mg/kg 600 400
Nota - Il contenuto in cloruro di sodio deve essere controllato come valore minimo, maanche come valore massimo, in considerazione dell’elevato apporto di proteine animali(soprattutto farine di pesce, più o meno salate).
Tab. 4 - Integrazione vitaminico/oligominerale dei pulcini di starna e pernice (fabbisogni per kg di mangime finito)
Periodo
Nutriente 0-4 settimane 4-8 settimane
Vit. A U.I. 8.000 6.000
Vit. D I.C.U. 3.000 2.500
Vit. E U.I. 30 25
Vit. K mg 0,22 0,22
Vit. B1 (tiamina) mg 0,22 0,22
Vit. B2 (riboflavina) mg 3,5 2,6
Acido pantotenico mg 10 10
Vit. PP (niacina o acido nicotinico) mg 60 40
Vit. B6 (pirossidina) mg 0,45 0,34
Vit. H (biotina) mg 0,03 0,02
Acido folico mg 0,19 0,10
Colina mg 1.500 1.000
Vit. B12 mg 0,01 0,01
Mn mg 90 70
Fe mg 80 80
Cu mg 8 8
Zn mg 60 50
I mg 0,3 0,3
Se mg 0,1 0,1
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re accuratamente controllato ed eventualmente integrato anche perquesta specie (tabb. 1 e 2).
Le diverse esperienze di allevamento inducono ad affermareche i fabbisogni in elementi minerali e vitaminici dei diversi perdi-cini, nelle prime settimane di vita, tendono ad assimilarsi. Unanetta differenza deve però essere fatta nell’ambito degli elementiminerali fra i macroelementi e i microelementi. I primi devono/possono infatti essere apportati con gli ingredienti della dieta (tab.3) mentre i secondi vengono aggiunti tramite l’integratore vitami-nico/oligominerale purificato. Anche in questo caso poi le esigenzesono decrescenti con il procedere dell’età ed è necessario quindieffettuare una diversa integrazione per il periodo dalla nascita allaquarta settimana (starter) e per il periodo dalla quarta all’ottava set-timana (grower) (tabb. 3 e 4).
Un’attenzione particolare va posta per quanto riguarda il conte-nuto vitaminico del primo periodo caratterizzato da elevato accre-scimento e dall’allevamento totalmente al chiuso con illuminazioneridotta (almeno per quanto riguarda la produzione provenientedall’incubazione artificiale). È per questo motivo che l’integrazionevitaminica, in particolare le vitamine liposolubili dovrebbero esse-re sempre apportate al di sopra dei fabbisogni minimi tabulati (èper tale motivo che l’integrazione per la vitamina D viene consi-gliata pari al massimo consentito per legge). In considerazione del-l’elevato contenuto in vitamine facilmente degradabili, peraltromiscelate insieme a microelementi (metalli) catalizzatori delle ossi-dazioni e dell’elevato contento proteico tipico del mangime starter,il prodotto formulato dovrebbe essere sempre conservato in alleva-mento in condizioni di umidità e di temperatura costanti e ottima-li, per lo stretto necessario e sempre meno del tempo minimo diconservazione.
2. Fabbisogni di accrescimento
Superato il primo mese di vita, i fabbisogni dei perdicini dimi-nuiscono sensibilmente e si può iniziare un’alimentazione che deveanche preparare gli animali all’alimentazione che troveranno nel-l’ambiente selvatico (vedi Preparazione al ripopolamento, p. 49).
Sono infatti necessari più di trenta giorni perché l’apparatodigerente, e in particolare l’intestino dei perdicini, si modifichiadattandosi a diete diluite e poco concentrate, caratteristiche della
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disponibilità naturale del periodo autunnale. Sotto tale ottica ènecessario quindi integrare sempre il mangime con granaglie (inte-re o, al massimo, spezzettate) e con alimenti vegetali verdi appetiti,allo scopo di abituare gradatamente gli animali a una dieta più riccadi fibre e meno energetica.
Anche in questa fase però le esigenze delle starne e delle perni-ci rosse si differenziano (tab. 5).
Il fabbisogno dei singoli aminoacidi essenziali in questa fase dimi-nuisce e quindi anche il contenuto percentuale dei singoli aminoacidipuò essere ridotto, ma devono essere mantenuti gli stessi rapporti per-centuali sia fra i singoli aminoacidi che rispetto al contenuto proteicototale della dieta ritenuti ottimali per il periodo precedente.
3. Fabbisogni di mantenimento
Si riferiscono ai soggetti adulti non in fase di riproduzione, conparticolare riferimento al periodo invernale. In tal caso il fabbiso-gno si riferisce ai soli soggetti destinati a divenire i futuri riprodut-tori dell’allevamento in quanto, per i soggetti destinati al ripopola-mento, l’alimentazione deve trovare un equilibrio di transizione frala copertura dei fabbisogni e l’adattamento degli animali al tipo dialimenti che troveranno nell’ambiente naturale. La composizionedella dieta in questo periodo è comunque di grande importanza inquanto a 60-70 giorni gli animali devono ancora completare l’accre-scimento e il corretto raggiungimento delle dimensioni corporeedefinitive senza ingrassamento. Il corretto accrescimento condizio-nerà sia la durata della carriera riproduttiva che la produttivitàstessa degli animali. Teoricamente l’accrescimento può protrarsifino all’inizio dello sviluppo (maturazione delle gonadi e inizio del-l’attività sessuale) che viene indotto dal fotoperiodo. È quindi tas-sativo controllare di avere raggiunto almeno il 70-80% delle dimen-
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Tab. 5 - Fabbisogni di accrescimento (dalla quarta all’ottava settimana)
Proteine grezze Energia Metabolizzabile Fibra grezzaSpecie % kcal/kg MJ/kg %
Starna 27 2.700 11,3 4-7
Pernice rossa 24->18 2.700 11,3 6-10
Nota - Proteine e fibra contenuto minimo, energia metabolizzabile contenuto massimo.
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sioni corporee dell’adulto prima di utilizzare miscele di granagliein associazione al mangime che copre il fabbisogno di manteni-mento. In tale fase il fabbisogno dipende infatti in modo diretto dalmetabolismo che cambia nei soggetti di mole diversa, in modoinversamente proporzionale al peso e varia in funzione della tem-peratura ambientale, alla quale gli animali sono solo parzialmentein grado di reagire, regolando, con la variazione della quantitàingerita giornalmente, il contenuto energetico totale della dieta. Ilcontenuto energetico del mangime deve quindi attestarsi sui valoripiù alti solo nei periodi freddi e negli allevamenti localizzati inambienti montani e/o pedemontani, mentre nei climi temperati dipianura costiera non si deve mai superare la concentrazione ener-getica tabulata pena l’ingrassamento degli animali che risulta unelemento positivo nei soggetti selvatici, ma sembra essere semprenegativo in quelli allevati (tab. 6).
Il contenuto proteico della dieta in tale fase può essere fattovariare entro campi abbastanza ampi a condizione però di fornire ilquantitativo minimo di aminoacidi essenziali di cui vengono forni-ti i parametri relativi (tab. 7).
Come per il contenuto energetico anche il fabbisogno in ami-noacidi essenziali varia in funzione delle condizioni ambientali. Incondizioni termiche particolarmente rigide è pertanto opportuno
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Tab. 6 - Fabbisogni di mantenimento
Proteine grezze Energia Metabolizzabile Fibra grezzaSpecie % kcal/kg MJ/kg %
Starna 22-17 2.600/2.650 10,9/11,1 4-7Pernice rossa 20-15 2.700/2.750 11,3/11,5 6-10
Nota - Il contenuto di fibra può essere diminuito solo nei soggetti futuri riproduttori.
Tab. 7 - Fabbisogno in aminoacidi del periodo di mantenimento (contenuto percentuale del mangime)
Aminoacido % nella dieta
Metionina 0,40Metionina + Cistina 0,73Lisina 0,82Triptofano 0,20Arginina 1,03Treonina 0,65
Aminoacido % nella dieta
Fenilalanina 0,53Tirosina + Fenilalanina 1,00Valina 0,66Isoleucina 0,55Leucina 1,08Istidina 0,36
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Tab. 9 - Fabbisogni vitaminico/oligominerale dei perdicini durante l’autunno/inverno
Sostanza nutritiva Periodo 6-20 settimane
Ca % 0,7
Vitamina A U.I. 5.000
Vitamina D I.C.U. 2.500
Vitamina E U.I. 20
Vitamina K mg 0,22
Vitamina B1 (tiamina) mg 0,22
Vitamina B2(riboflavina) mg 2,6
Acido pantotenico mg 10
Vitamina PP (niacina o acido nicotinico) mg 40
Vitamina B6 (pirossidina) mg 0,34
Vitamina H (biotina) mg 0,02
Acido folico mg 0,10
Colina mg 1000
Vitamina B12 mg —
Mn mg 70
Fe mg —
Cu mg —
Zn mg 50
I mg 0,3
Se mg —
Tab. 8 - Contenuto percentuale ottimale in elementi minerali della dieta di mantenimento per starne e pernici
Elemento minerale Periodo 8-20 settimane
Ca % 0,7
P (non fitinico) % 0,50
Ca/P Numero puro 1,3-1,5
Na % 0,1-0,2
K % —
K/Na Numero puro 3-4
Cl– % 0,10-0,15
Mg mg/kg 400
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aumentare del 10-15% il contenuto aminoacidico della dieta, so-prattutto se si utilizzano diete ai livelli energetici superiori cheriducono la naturale compensazione legata all’aumento di consu-mo. All’alimento secco devono comunque essere sempre associativegetali verdi (ad esempio: cavolo, bietola, orzo germinato ecc.) eoccorre garantire la disponibilità di grit siliceo e mai calcareo deldiametro di 2-4 mm (test con acido cloridrico: raro o assente svi-luppo di bollicine).
Il fabbisogno macrominerale durante tale fase è piuttosto ridot-to (tab. 8), ma risulta fondamentale rispettare i rapporti fra i singo-li elementi minerali (più importante rispetto al valore assoluto diciascuno di essi). Anche in questa fase le vitamine e gli oligoele-menti vengono inseriti nei mangimi sotto forma di integratore puri-ficato da inserire nella formula allo 0,5% o all’1%. Per i perdiciniadulti i fabbisogni vitaminico/oligominerali possono essere soddi-sfatti da una integrazione come quella riportata in tab. 9.
4. Fabbisogni di riproduzione
I fabbisogni durante la riproduzione nelle femmine sono pro-porzionali all’intensità e alla durata della deposizione e, conse-guentemente, al numero di uova prodotto stagionalmente. Poichénell’allevamento dei riproduttori le uova vengono tolte dalle gab-bie per mantenere lo stato fisiologico di “deposizione”, si raggiun-ge quasi sempre la capacità produttiva massima, determinata alivello individuale dal patrimonio genetico e pari anche a 3-4 voltele produzioni realizzate in condizioni seminaturali per la produzio-ne dei grandparents e per le famiglie da ripopolamento, senza depo-sizioni di sostituzione. Per questo motivo i fabbisogni in alleva-mento, anche nel caso di impiego di soggetti selvatici o nati da covaa terra, sono sempre più elevati rispetto a quelli richiesti in naturao per la cova a terra. In particolare, il contenuto energetico deveaumentare rispetto al periodo precedente e diventa estremamenteimportante l’apporto di calcio o meglio la variazione del rapportocalcio/fosforo. Poiché le starne e le pernici vengono allevate in cop-pia fissa (fig. 23), risulta difficile alimentare in modo differenziato imaschi e le femmine (fig. 24) e la dieta formulata per le femminedeve essere utilizzata anche dai maschi. Nel caso dell’allevamentoa terra per la cova diretta, con conseguente ridotta produzione diuova, sarebbe consigliabile fornire un mangime con un rapporto
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23. Coppia di starne
24. Femmina di pernice rossa
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calcio/fosforo solo di 2-2,5 e lasciare a disposizione del grit calcareooltre a quello siliceo necessario per la triturazione degli alimentinon macinati. I fabbisogni alimentari per la fase di deposizione siaper le starne che per le pernici (a parità di uova deposte) possonoquindi essere riassunti nelle tabb. 10 e 11.
Per quanto riguarda i perdicini, e in particolare la starna, esisteuna correlazione positiva tra l’aumento del tasso proteico della dieta
Tab. 11 - Fabbisogno aminoacidico in deposizione (in percentuale del mangime)
Aminoacido Da 30 giorni prima della deposizione a fine deposizione
Metionina 0,63Cistina 0,40Lisina 1,40Triptofano 0,41Arginina 1,70Treonina 1,10Glicina —Fenilalanina 1,10Tirosina 0,96Valina 1,40Isoleucina 1,24Leucina 1,90Istidina 0,68
Tab. 10 - Fabbisogno di deposizione di starne e pernici
Nutriente Starna Pernice rossa
Energia Metabolizzabile kcal/kg 2.650-2.700 2.750-2.800MJ/kg 10,9-11,1 11,3-11,5
Proteina grezza % 22-24 15-20Ca % 2,25* - 3,5**P (non fitinico) % 0,7Ca/P numero puro 3,2* - 5**Na % 0,1 - 0,2K % —Na/K numero puro 3 - 4Cl– % 0,10 - 0,15Mg mg/kg 500
* Riproduttori a terra in cova diretta. ** Riproduttori in gabbia.
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e l’andamento dei parametri riproduttivi. Tale andamento sembraperò invertirsi con diete di contenuto proteico superiore al 24%.Risulta perciò estremamente importante per queste specie la qualitàdella fonti proteiche utilizzate in quanto, non potendo aumentareoltre un certo limite il contenuto proteico totale della dieta, si devecomunque rispettare il fabbisogno in aminoacidi essenziali (che con-dizionano lo sviluppo e la sopravvivenza embrionale, e quindi laschiusa e la mortalità perinatale). La richiesta di aminoacidi essen-ziali per le due specie viene indicata in tab. 11.
La considerazione che gli acidi grassi della serie Omega-3 sonoindispensabili per il corretto sviluppo del sistema nervoso centralea livello embrionale (oltre che per il corretto sviluppo/funziona-mento del sistema immunitario), comporta il fatto che nei riprodut-tori la composizione della frazione lipidica debba essere rispon-dente ai fabbisogni, sia per quanto riguarda l’acido linoleico (fabbi-sogno noto da tempo), sia per quanto riguarda la sommatoria dei
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Tab. 13 - Fabbisogni vitaminici in deposizione (integrazione necessaria per kg di mangime)
Vitamina Unità di misura Fabbisogno
Vit. A U.I. 15.000
Vit. D3 U.I. 1200
Vit. E U.I. 20-40
Vit. K mg 8
Vit. B1 (tiamina) mg 2
Vit. B2 (riboflavina) mg 6
Vit. B6 (pirossidina) mg 4.5
Vit. PP (niacina o acido nicotinico) mg 50
Vit. H (biotina) mg 0,15
Acido folico mg 1,5
Colina mg 1500
Vit. B12 mg 0,8-1,0
Tab. 12 - Fabbisogni di acidi grassi durante la deposizione
Acido/i grasso/i Fabbisogno
Acido linoleico (%) 1,0Sommatoria polinsaturi Omega-3 (%) 0,2
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poli insaturi della serie Omega-3. Un ridotto apporto di questi ulti-mi acidi grassi, che sono naturalmente presenti nella dieta dei sog-getti selvatici che si alimentano di insetti e piccoli gasteropodi, com-porta infatti riduzioni della capacità di apprendimento dei pulcinischiusi dalle uova il cui tuorlo presenta un contenuto insufficientein tali principi nutritivi. Risulta pertanto necessario, nel caso digrassatura del mangime, utilizzare, almeno in parte oli che conten-gono tali acidi grassi quali quelli di lino o di alghe. In ogni caso lagrassatura con 1-2% di olio di pesce è più che sufficiente a garanti-re un apporto di acidi grassi Omega-3 più che ottimale (tab. 12).
Estremamente importante durante la produzione delle uova èinfine il rispetto dei fabbisogni vitaminici (tab. 13).
5. Preparazione al ripopolamento
In considerazione del fatto che la dieta che gli animali utilizza-no allo stato selvatico si differenzia da quella che ricevono in alle-vamento, è necessaria una fase di adattamento all’alimentazionenaturale che dovrebbe essere sempre realizzata in allevamento o inaree protette. La dieta naturale è infatti variata, composta da ali-menti con un contenuto idrico maggiore, con i principi nutritivi piùdiluiti, caratterizzata dalla presenza di proteine non facilmentedigeribili (quali la chitina degli insetti) e, generalmente, più ricca difibra. Entrambe le specie, all’epoca dei ripopolamenti estivi si ciba-no, infatti, in modo prevalente di prodotti di origine vegetale, neiquali le componenti fibrose sono sempre ampiamente presenti. Peri soggetti schiusi in incubatrice e allevati nelle voliere comuni ènecessario quindi effettuare un adattamento a diete a contenutoenergetico ridotto e ricche di fibra almeno 30-40 giorni prima delprevisto completo rilascio in natura. Tale lasso di tempo è infatti ilminimo necessario per ottenere l’adattamento dell’apparato dige-rente (principalmente la variazione della dimensione dei ciechi) e,conseguentemente, il ripristino di condizioni metaboliche normalie la riduzione dei prodotti volatili parzialmente degradati caratteri-stici delle feci prodotte durante la fase di adattamento. Risulta indi-spensabile inoltre adattare gli animali all’utilizzo di più alimenti enon del solo mangime completo, ciò in considerazione del fatto chein natura gli animali utilizzano una dieta costituita da componentidiverse, che vengono ingerite separatamente e la cui disponibilitànon è quasi mai costante, ma varia da un giorno all’altro, anche in
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modo considerevole. È noto infatti a tutti gli allevatori che, quandogli animali utilizzano un mangime completo, il semplice cambia-mento del valore nutritivo e/o del contenuto proteico della dieta(quale quello che, per esempio, differenzia un mangime di primoperiodo da uno di secondo periodo) debba essere realizzato congradualità, pena l’insorgere di problemi digestivi e/o il virulentar-si di patologie altrimenti asintomatiche, in quanto in equilibrio conl’animale fino al momento della variazione improvvisa del valorenutritivo e/o del contenuto proteico della dieta. Il semplice passag-gio da una dieta unica essiccata (il contenuto massimo di umiditàdei mangimi sfarinati, sbriciolati o pellettati è del 12%) a una dietache comprende alimenti diversi, alcuni secchi altri freschi, compor-ta quindi una immediata riduzione di digeribilità, un aumentodella motilità intestinale e, conseguentemente, un aumento di umi-dità e prodotti volatili nelle feci degli animali che, durante la fase diadattamento possono essere individuati con estrema facilità daipredatori terrestri. Al fine di sviluppare la capacità di scelta deglianimali, dopo il primo periodo, non è quindi sbagliato l’utilizzoseparato di un mangime completo solo vegetale, di una farina ani-male e di granaglie varie.
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I punti essenziali che caratterizzano la tecnica di alimentazionedei perdicini in allevamento a scopo di ripopolamento sono espostidi seguito.
Primo periodoGli animali devono ricevere solamente mangimi specifici, di
opportuna granulometria, che sono formulati tenendo conto delleloro effettive esigenze. La composizione dei mangimi dovrà esserequindi differenziata fra starne e pernici e in entrambe le specie sidovrà tendere a ottenere i livelli massimi di accrescimento e impen-namento. In tale fase, poiché l’alimentazione costante e la perfettarispondenza dei fabbisogni alle esigenze nutritive degli animali per-mette la sopravvivenza anche degli individui più deboli e caratte-rizzati da metabolismo “ricco”, è necessario che, almeno parzial-mente, i pulcini dei futuri riproduttori dell’allevamento siano sotto-posti a un’alimentazione più variata, non sempre rispondente al fab-bisogno e che comprenda una certa utilizzazione di alimenti natura-li quale quella che si può realizzare tramite l’allevamento all’apertoin parchetti inerbiti dal primo giorno di vita.
Secondo periodo I giovani in accrescimento dovranno ricevere inizialmente solo il
mangime specifico; successivamente, quando gli animali hanno rag-giunto il 70-80% della mole definitiva e hanno rallentato l’accresci-mento, al mangime dovranno essere affiancati alimenti più poverinon essiccati (il contenuto di fibra della razione totale non dovrebbeessere inferiore all’8-12%). La procedura migliore è quella di allog-giare gli animali in voliere all’aperto opportunamente coltivate conspecie vegetali appetite in giusto stadio vegetativo e specie lignifi-cate meno appetite o “di rifugio”. È ovvio che la disponibilità di spe-cie alimentari e quindi la possibilità del loro utilizzo da parte degli
Alimentazione: gestione in allevamento
Marco Bagliacca, Lorenzo Galardi
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animali dipende dalla densità di allevamento e dal tempo di per-manenza nella voliera stessa. Poiché non è possibile utilizzare levoliere all’aperto con densità molto bassa e periodi limitati, che diper sé consentono una certa permanenza delle specie appetite pre-senti, è necessario mettere a disposizione dei selvatici anche semi eessenze vegetali coltivati al di fuori delle voliere, utilizzando prefe-ribilmente gli stessi semi e le stesse specie vegetali che sarannodisponibili in natura nei siti di rilascio. In tal caso i semi o le specievegetali devono essere sparsi su ampie superfici di terreno alloscopo di incentivare la ricerca e la selezione. Tali alimenti semplicidovranno comunque essere introdotti con gradualità, iniziando conun 5-10% e arrivando a un massimo del 50-60% dell’intera razionenel periodo immediatamente precedente il rilascio. L’allevamento ingabbie, in locali chiusi o in voliere ristrette senza copertura erbacea,anche quando vengono messi a disposizione frumento, orzo, sorgo,veccia, pisello, rotture di riso e vegetali appetiti qualche settimanaprima della liberazione degli animali, fornisce soggetti che non sonoadatti al ripopolamento, ma che – qualora sufficientemente giovani(non oltre 70-80 giorni) – possono essere ancora utilizzati per unaseconda fase di allevamento/adattamento alimentare da effettuarsiobbligatoriamente sui siti di rilascio.
Alimentazione di mantenimentoLe starne e le pernici che hanno terminato l’accrescimento e sono
diventate adulte, qualora rimangano in voliera, divengono sempremeno adatte a essere liberate e devono essere tenute solo come futu-ri riproduttori o per la pronta caccia. Per questo motivo la loro ali-mentazione dovrebbe essere realizzata tramite l’impiego esclusivo
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26. Pernice rossa con pulcino25. La schiusa delle uova
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dei soli mangimi specifici, in quanto la distribuzione di alimentinaturali semplici, squilibra la dieta, tende a far ingrassare gli anima-li e può compromettere la futura produzione di uova in gabbia.
Alimentazione dei riproduttoriNel caso dell’allevamento in gabbia, l’impiego di soli mangimi
specifici che rispondono perfettamente ai fabbisogni dei riprodut-tori risulta di fondamentale importanza tenendo conto che la com-posizione delle uova può variare in funzione dell’alimentazione eche lo sviluppo embrionale, durante il quale fra gli altri si formanoil sistema nervoso e quello immunitario, avviene all’interno del-l’uovo con i soli nutrienti in esso contenuti. È ovvio che i riprodut-tori mantenuti in gabbia non hanno nessun significato per il ripo-polamento e possono essere utilizzati solo per l’allevamento o lapronta caccia. Nel caso di allevamento a terra per la cova diretta èopportuno aumentare del 10-20% il contenuto proteico della dietada deposizione o fornire una miscela di mangime da deposizione eda primo periodo. L’alimento da primo periodo deve poi gradata-mente rappresentare il 100% della dieta durante la cova in modotale che alla nascita i pulcini trovino immediatamente un alimentoche copre i loro fabbisogni.
Possiamo dunque concludere che il sistema di alimentazionedeve differenziarsi nettamente fra i soggetti destinati a rimanere inallevamento o essere venduti per la pronta caccia e i giovani destina-ti al ripopolamento. Un caso particolare vale poi per i riproduttoriallevati a terra per la produzione di famiglie destinate direttamenteal ripopolamento o per la produzione dei futuri riproduttori dell’al-levamento destinati alla produzione di giovani da ripopolamento.
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Nell’allevamento di starna e pernice si possono distinguere duediverse tecnologie di produzione: l’allevamento intensivo tradizionalee l’allevamento innovativo con riproduttori selezionati alla cova natu-rale a terra.
1. Allevamento intensivo tradizionale
Nell’allevamento intensivo tradizionale i riproduttori depongo-no uova in gabbia per l’intera stagione riproduttiva. Dalle uovaincubate artificialmente nascono starne e pernici destinate in granparte alla vendita, a scopo di ripopolamento venatorio e pronta cac-cia, mentre una piccola parte è destinata, per selezione, alla rimon-ta interna. Tutti gli animali sono allevati in voliera fino al momentodella vendita, o della formazione delle coppie, e l’immissione nellegabbie da riproduzione (è opportuno tenere separato il settore com-merciale da quello della rimonta interna).
Nell’allevamento intensivo tradizionale pertanto, una parte delciclo avviene in gabbia e una parte a terra. I due settori sono distin-ti e spesso separati nell’ambito dell’allevamento e ciò per permette-re gli opportuni interventi di profilassi.
Nei diversi settori, a partire dalla schiusa, possiamo prevedere iseguenti interventi di chemioprofilassi, profilassi igienico-sanitariae immunizzante.
Primo periodo d’allevamento: igiene ambientale e della lettiera Il primo periodo di allevamento, dal 1° al 30°-35° giorno di vita,
viene effettuato in ambienti chiusi, riscaldati con lampade a gas oelettriche, su lettiere organiche di truciolo o paglia triturata. In taliambienti, in starne e pernici sono frequenti le sindromi enteriche e/o
Igiene e profilassi nell’allevamento di starna e pernice
Paolo Mani
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respiratorie caratterizzate da corizza e sinusite infettiva, causate da E.coli, micoplasmi ed Hemophilus paragallinarum. Si tratta di una pato-logia condizionata da fattori ambientali predisponenti quali: • carenza di ossigeno• elevata concentrazione di anidride carbonica• sovraffollamento• esaurimento del potere assorbente della lettiera• elevata fecalizzazione ambientale• elevata carica microbica ambientale• fermentazioni anomale nella lettiera con accumulo di gas nocivi• elevata concentrazione di ammoniaca ad azione irritante sulle
mucose respiratorie.
Per ovviare a tali inconvenienti, si consiglia:• nella prima settimana di vita la somministrazione in acqua da
bere di prodotti polivitaminici appositamente formulati• nella seconda settimana la somministrazione in acqua da bere di
lattobacilli, che colonizzando l’intestino andranno a costituire laflora microbica enterica ottimizzando la funzionalità intestinalee riducendo l’incidenza delle sindromi enteriche da enterobatte-ri patogeni e opportunisti sfruttando il meccanismo dell’esclu-sione competitiva.Questi interventi hanno lo scopo di mantenere un buon livello
d’igiene ambientale e della lettiera, indispensabile per il manteni-mento di un buono stato di salute che permetta, in questo stessoperiodo di allevamento, intorno ai 14-18 giorni di vita, di effettuarela prima vaccinazione per Pseudopeste aviare con vaccino vivoattenuato nell’acqua da bere (ceppi B1, H o F, si sconsiglia l’uso delceppo La Sota).
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27. Necroscopia di pernice non predata in buono stato di conservazione. Nella foto adestra fase della necroscopia nella quale si evidenziano lesioni polmonari ai sacchiaerei causate da Aspergillus spp.
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Alla terza settimana va iniziata la chemioprofilassi anticoccidicabasata sull’utilizzazione di mangime medicato con coccidiostatico.
Il controllo igienico-sanitario nel primo periodo prevede esamiclinici di gruppo per il rilevamento di patologie e il prelievo dimateriali (tamponi cloacali, campioni di feci, di lettiera, di acqua odi mangime) e/o di soggetti morti o con patologia in atto da sotto-porre ad accertamenti diagnostici di laboratorio che, in tale caso,consistono in:• necroscopia (fig. 27)• rilevamento di lesioni e prelievo di materiale patologico• esame istologico su organi e tessuti• esami microbiologici.
All’accertamento della malattia farà seguito il trattamento tera-peutico e l’intervento di profilassi orientato a impedire o limitare ladiffusione del contagio nell’allevamento e ad altri allevamenti.
Secondo periodo di allevamento: igiene del settore “dentro-fuori”Il settore “dentro-fuori” è costituito da una voliera attigua
all’ambiente in cui sono stati allevati i pulcini nelle prime 4 settima-ne e accessibile attraverso un’apertura predisposta che permette ilpassaggio autonomo, graduale e programmato degli animali all’e-sterno (in base ad andamento stagionale, precipitazioni atmosferi-che, temperatura esterna ecc.). La protezione laterale della volieradai forti venti e una parziale copertura in caso di pioggia improvvi-sa, favoriscono l’adattamento degli animali all’esterno e li induce adallontanarsi spontaneamente dal settore chiuso e riscaldato cherimane però a loro disposizione in caso di necessità (all’abbassa-mento della temperatura esterna). Le condizioni igienico-sanitariedel settore migliorano anche in conseguenza di una maggioredisponibilità di spazio e di una migliorata qualità dell’ambiente adisposizione, a condizione che l’igiene della volierina sia assicuratadal tutto-vuoto sanitario invernale, associato alle lavorazioni pro-fonde del terreno precedute dal trattamento con calciocianammidee seguite dalla semina di essenze idonee all’inerbimento completo euniforme della porzione di voliera non coperta.
Usare più volte in successione tale settore nel corso della stessastagione comporta uno scadimento delle condizioni igienico-sani-tarie ambientali con gravi problemi sanitari riconducibili a sindro-mi enteriche di origine batterica e protozoaria e, in particolare, acolibacillosi, salmonellosi e coccidiosi.
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A scopo chemioprofilattico è consigliato il trattamento, nei con-fronti delle coccidiosi, con coccidiostatici nel mangime alle dosi econ le modalità consentite (Sulfachinossalina o Amprolium, in parti-colare). Queste molecole hanno anche azione antibiotica che per-mette nel contempo di contenere eventuali infezioni enteriche daenterobatteri patogeni o opportunisti.
La terapia delle malattie batteriche, protozoarie e parassitariedeve essere effettuata nell’acqua da bere (in corso di malattia, infat-ti, gli animali tendono a bere di più e a mangiare meno) solo dopogli accertamenti diagnostici di laboratorio, secondo le disposizionipreviste dalla legge e sotto il diretto controllo veterinario.
È in questo secondo periodo, fra il 30°-35° e il 55°-65° giorno divita, che è prevista:• la vaccinazione di richiamo per la Pseudopeste aviare (si può uti-
lizzare anche il ceppo La Sota);• la chemioprofilassi per istomoniasi e tricomoniasi con mangimi
medicati o in acqua da bere.
Terzo periodo di allevamento: igiene della volieraDal “dentro-fuori” starnotti e giovani pernici di 45-60 giorni di
età, sono trasferiti in voliera. Nelle voliere è indispensabile il tutto-vuoto sanitario, associato alla disinfezione del terreno con calcio-cianammide e alla lavorazione profonda seguita dalla semina disorgo, mais a granella piccola e girasole.
Con tale intervento si riduce il rischio di diffusione di malattieprotozoarie e parassitarie e si rende la voliera idonea a:• proteggere gli animali dalle intemperie, in quanto le colture miti-
gano la forza del vento e impediscono che il terreno si trasformiin fanghiglia
• favorire l’ambientamento nelle zone di immissione, in quanto glianimali trovano le stesse colture nelle zone in cui verranno liberati
• integrare la dieta con alimenti freschi e granaglie (le stesse chetroveranno nelle aree nelle quali verranno liberati).Le colture, inoltre, attirano insetti e altri piccoli invertebrati che
contribuiscono alla copertura dei fabbisogni nutrizionali degli ani-mali allevati.
Anche in questo settore è consigliato il trattamento chemiopro-filattico nei confronti di elmintiasi, coccidiosi, istomoniasi e trico-moniasi con principi attivi, dosi e modalità consentite.
La terapia in caso di comparsa di malattie batteriche, protozoa-rie e/o parassitarie deve essere effettuata nell’acqua da bere e pre-
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vio accertamento diagnostico di laboratorio, secondo le disposizio-ni previste dalla legge e sotto controllo veterinario. La sommini-strazione di principi attivi a scopo profilattico o terapeutico deveessere sospesa almeno 21 giorni prima della liberazione in natura.
Una recente normativa prevede la terza vaccinazione obbligato-ria per la Pseudopeste aviare, che può essere effettuata al momentodella cattura nelle voliere, e che deve essere fatta con l’inoculazionedi un vaccino inattivato per iniezione intramuscolare o sottocutanea.
Riproduttori in gabbia: igiene degli ambienti e profilassiNell’allevamento intensivo, prima dell’inizio della stagione ri-
produttiva vengono selezionate le coppie di riproduttori per l’im-missione nelle gabbie.
Durante il periodo del tutto-vuoto sanitario, gli ambienti di alle-vamento e le attrezzature devono essere sottoposti ad accuratiinterventi di sanificazione, disinfezione e disinfestazione. Particola-re attenzione deve essere posta nella prevenzione delle ectoparassi-tosi che rappresentano uno dei maggiori problemi in questo setto-re. Ruolo importante rivestono, infatti, le infestioni da Dermanissusgallinae (pidocchio rosso) e mallofagi, per cui la profilassi ambien-tale per queste parassitosi deve essere molto accurata. Importanzatrascurabile rivestono invece le malattie protozoarie e parassitarie aciclo oro-fecale, in quanto, in tale settore, per la presenza delle gri-glie sul fondo della gabbia sollevata da terra, gli animali non ven-gono a contatto con le feci.
Durante il tutto-vuoto sanitario è opportuno:• effettuare accurate opere di pulizia disinfezione e disinfestazio-
ne delle gabbie e delle attrezzature, nonché delle strutture stessedel capannone con disinfettanti (sali quaternari d’ammonio,iodofori ecc.) e antiparassitari (organofosforici, piretrine e pire-troidi ecc.);
• durante le opere di intervento particolare attenzione deve essererivolta alle zone meno raggiungibili dagli antiparassitari, comegli angoli delle gabbie e le strutture cave, le crepe dei muri e deipavimenti e di tutte quelle aree che possono fungere da rifugioai parassiti, in particolare per il Dermanissus gallinae.Ai fini del monitoraggio sanitario i riproduttori vanno sottoposti a:
• controllo sierologico e accertamento diagnostico, prima dell’en-trata in riproduzione per: Pullorosi mediante test di Siero Agglu-tinazione Rapida (SAR) con antigene Salmonella pullorum-gallina-rum, e mediante controlli batteriologici su feci e tamponi cloacali;
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• profilassi immunizzante (obbligatoria) nei confronti di Pseudo-peste aviare: dopo i due interventi vaccinali con vaccino vivoattenuato in acqua da bere o per via oculonasale al 14°-18° e al28°-30° giorno d’età si deve prevedere la vaccinazione con vacci-no inattivato da somministrarsi per via parenterale almeno unmese prima dell’inizio della stagione riproduttiva. La vaccinazione per il Diftero-vaiolo aviare deve essere previstasolo in situazioni epidemiologiche a rischio, e solo dopo identifi-cazione del tipo virale circolante, quali ad esempio:
— immissione nell’allevamento di riproduttori acquistati o di cat-tura (anche se sierologicamente negativi);
— in caso di emergenza sanitaria;— presenza del virus allo stato endemico;— episodi di infezione in allevamenti limitrofi. Questa grande cau-
tela in considerazione del fatto che la starna risulta estremamen-te recettiva anche a stipiti virali di origine vaccinale.La terapia di eventuali malattie batteriche, protozoarie e paras-
sitarie può essere effettuata nell’acqua da bere o individualmenteper via parenterale solo dopo accertamento diagnostico di labora-torio dell’agente patogeno responsabile e secondo le disposizionipreviste dalla legge e sotto controllo veterinario.
Incubazione: igiene e profilassi in incubatoioNel settore incubazione deve essere previsto:
• il tutto-vuoto sanitario per permettere la sanificazione e disinfe-zione di ambienti e incubatrici prima dell’inizio dell’incubazione
• il controllo igienico-sanitario dell’incubatoio nel corso dell’incu-bazione
• il controllo igienico delle uova effettuato solo tramite disinfezio-ne gassosa o nebulizzazione con sostanze disinfettanti; non èammesso il lavaggio delle uova e il Dipping (trattamenti delleuova con antibiotici).Ai fini di una corretta gestione dell’incubazione, particolare
attenzione va posta:• al regolare aggiornamento dei registri incubazione;• alla conservazione delle uova: effettuata in locali igienicamente
idonei e in condizioni microclimatiche ideali in modo da evitarele contaminazioni batteriche attraverso il guscio;
• alla qualità igienica delle uova da incubare, scartando uovaimbrattate o insanguinate che possono contaminare le incubatri-ci e le altre uova;
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• alla taratura delle incubatrici, relativamente a temperatura, umi-dità e ventilazione, fattori che incidono sulla mortalità embrio-nale e la schiusa;
• al controllo batteriologico su embrioni morti al fine di rilevare lapresenza di Salmonella pullorum-gallinarum e di altre salmonelle.
2. Allevamento intensivo innovativo
Allevamento in coppia “cova a terra”: igiene degli ambienti e profilassiLe coppie “cova a terra” sono allevate in voliere costruite con
pali infissi nel terreno, recintate e ricoperte in rete metallica (fig. 28).Lateralmente tra una voliera e l’altra sono predisposti fogli in vetro-resina che hanno la funzione di isolare visivamente le coppie traloro. Una tettoia protegge le mangiatoie; nelle vicinanze è presenteanche l’abbeveratoio automatico che mantiene costante il livellodell’acqua nelle bacinelle (alimentato dall’acquedotto). Le volierepossono avere varia altezza e superficie, nell’allevamento Veneliadi Giulio Giumelli, ad esempio, hanno l’altezza di 1 m, sono lunghe12 m e larghe 2 m. A causa dell’altezza ridotta di queste voliere nonè possibile la lavorazione meccanica del terreno; vi ritroviamo per-
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28. Voliera inerbita per l’allevamento dei piccoli
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tanto vegetazione spontanea che viene utilizzata dai riproduttoriper rifugiarvisi e ritrovarvi piccoli invertebrati.
Nell’allevamento intensivo innovativo “cova a terra” la proge-nie è destinata sia alla rimonta interna per un nuovo ciclo di cova aterra, sia a ottenere i riproduttori per l’allevamento intensivo ingabbia. Una parte, fatte salve queste esigenze primarie, può esseredestinata alla vendita a scopo di ripopolamento faunistico. L’alle-vatore sopra citato, a tale proposito, cede la famiglia al completo,vale a dire genitori e figli per favorire l’ambientamento nelle areedestinate al ripopolamento.
Questa tecnologia di allevamento è applicata in prevalenza perla starna, mentre non è attuata per ora nella pernice, anche se dimo-strato possibile in via sperimentale.
Il vantaggio di questa forma di allevamento, rispetto all’alleva-mento intensivo è di produrre una selvaggina di qualità superioresia dal punto di vista sanitario, per la maggiore rusticità e resisten-za alle malattie e al minore stress di allevamento, che faunistico-venatorio per le migliori caratteristiche di selvaticità e di adatta-mento e sopravvivenza in natura.
Ai fini di una corretta profilassi igienico-sanitaria, durante iltutto-vuoto sanitario, anche quando non sia possibile una lavora-zione profonda del terreno, devono essere eseguiti trattamenti di-sinfettanti e disinfestanti del terreno con calciocianammide al finedi ridurre la carica parassitaria tellurica, in particolare delle oocisticoccidiche e delle uova dei nematodi.
Durante la stagione riproduttiva, considerato che gli animalivivono costantemente sul terreno e vengono in contatto con uccelliselvatici è consigliato il trattamento chemioprofilattico, nei con-fronti di coccidiosi e verminosi con coccidiostatici e antielminticinel mangime con principi attivi, dosi e modalità consentite. L’inter-vento di chemioprofilassi risulta indispensabile anche in considera-zione del fattore predisponente “promiscuità” assicurato della pre-senza nelle volierine di giovani, maggiormente recettivi a tali agen-ti patogeni e adulti, potenzialmente portatori apparentemente sanied eliminatori di oocisti o uova di elminti.
Anche in questo settore vanno effettuati: • il controllo sierologico e l’accertamento diagnostico, prima del-
l’entrata in riproduzione per:— Pullorosi mediante test di Siero Agglutinazione Rapida (SAR)
con antigene Salmonella pullorum-gallinarum, e mediante controllibatteriologici su feci e tamponi cloacali;
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• la profilassi immunizzante obbligatoria nei confronti di Pseudo-peste aviare con le stesse modalità indicate per i riproduttori diallevamento intensivo.Di conseguenza:
• vanno effettuati minimo due interventi vaccinali con vaccinovivo attenuato da somministrarsi in acqua da bere e la vaccina-zione di richiamo con vaccino inattivato da somministrarsi pervia parenterale per i riproduttori sia “cova a terra” che in gabbia,almeno un mese prima dell’inizio della stagione riproduttiva eper le covate vendute, al momento della cottura per la consegnaall’acquirente.La vaccinazione per il Diftero-vaiolo aviare deve essere prevista
solo in situazioni epidemiologiche a rischio per le motivazione pre-cedentemente riportate.
Le terapie di malattie batteriche, protozoarie e parassitarie e itrattamenti possono essere effettuati solo nell’acqua da bere soltan-to dopo accertamenti diagnostici di laboratorio (che nell’alleva-mento “cova a terra” risultano particolarmente difficoltosi e limita-ti alla sola raccolta di campioni di feci, risultando impossibile con-trollare e catturare animali giovani e adulti) secondo le disposizio-ni previste dalla legge e sotto il diretto controllo veterinario.
Allevamento intensivo innovativo con riproduttori nati da coppie “cova a terra”: igiene e profilassiPer l’igiene delle uova, dell’incubazione artificiale e della schiu-
sa valgono le stesse norme descritte per l’allevamento intensivo.Per quanto riguarda l’allevamento, dalla schiusa al 35°- 40° gior-
no di vita, per mantenere le caratteristiche di selvaticità del ceppo,questo viene effettuato in un sistema semi aperto costituito da unavoliera in parte coperta e provvista di pavimento in cemento ricoper-to da lettiera organica (di paglia o truciolo di legno) dove una retedivisoria la separa dalla parte scoperta solo nelle prime due settima-ne di vita. All’interno della parte riparata sono posizionate “chiocceartificiali” appositamente studiate dal gestore dell’allevamento Vene-lia: si tratta di grandi cappe rettangolari in lamiera zincata (1 m x 2 m).All’interno è sistemata la lampada a gas dove i pulcini trovano unampio riparo riscaldato. Questo sistema permette di allevare i pulci-ni in ambiente ben termoregolato e contemporaneamente aperto conindubbi vantaggi per ciò che riguarda il mantenimento di un buonlivello di igiene ambientale favorevole al contenimento delle sindro-mi respiratorie in starne e pernici nelle prime settimane di vita.
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Da questo settore gli animali passano nelle voliere esterne doverimangono fino alla liberazione in natura. Tutti sono destinati allavendita per ripopolamento faunistico-venatorio.
La gestione di tali ambienti deve provvedere dunque a limitarefattori predisponenti quali:• la eccessiva ventilazione che potrebbe causare lo spegnimento
delle lampade e la morte per assideramento• gli eccessivi sbalzi di temperatura che potrebbero causare sin-
dromi respiratorie e da malassorbimento• il sovraffollamento• l’esaurimento del potere assorbente della lettiera• l’elevata fecalizzazione e carica microbica ambientale.
Per ovviare a tali inconvenienti, si consiglia:• di creare delle paratie per contrastare i venti dominanti e creare
delle zone riparate• nella prima settimana di vita la somministrazione in acqua da
bere di prodotti polivitaminici appositamente formulati• nella seconda settimana di vita la somministrazione di lattoba-
cilli che, colonizzando l’intestino, andranno a costituire la floramicrobica enterica, ottimizzando la funzionalità intestinale eriducendo l’incidenza delle sindromi enteriche da enterobatte-ri patogeni e opportunisti con il meccanismo dell’esclusionecompetitiva.Nel momento in cui gli animali hanno accesso alle volierine
esterne va iniziata la chemioprofilassi anticoccidica basata sull’uti-lizzazione di mangime medicato con coccidiostatico (sulfamidici inparticolare) a dosi e modalità consentite. Queste molecole hannoanche azione antibiotica permettendo nel contempo di contenereanche eventuali infezioni enteriche da enterobatteri patogeni oopportunisti.
Le terapie di malattie batteriche, protozoarie e parassitariedevono essere effettuate nell’acqua da bere e dopo gli accertamentidiagnostici di laboratorio, secondo le disposizioni previste dallalegge e sotto il diretto controllo del veterinario.
Il terreno coltivato e un ottimo sistema di canali di scolo per-mettono di mantenere le condizioni igienico-sanitarie della volieraa livelli ottimali.
In tale settore è altamente rischioso utilizzare per più schiuse, insuccessione, lo stesso ambiente per il fatto che si tratta di una strut-tura promiscua unica per il primo e il secondo periodo di alleva-mento.
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Anche in questo settore va approntato un piano di monitoraggiosanitario attraverso esami clinici di gruppo per il rilevamento dipatologie e il prelievo di materiali (tamponi cloacali, campioni di feci,di lettiera, di acqua o di mangime) di soggetti morti o con patologiain atto da sottoporre agli accertamenti diagnostici di laboratorio.
3. Conclusioni
Tutto ciò premesso, le linee guida per l’allevamento di starna epernice in Toscana devono al momento attuale prendere in consi-derazione la situazione zootecnica del settore nella nostra regione el’esigenza di produrre differenti tipologie di selvaggina in relazio-ne alla destinazione e all’attuale richiesta di mercato. Sono, infatti,disponibili in commercio, in base alle tipologie di allevamento, pro-dotti zootecnici per pronta caccia, per ripopolamento faunistico-venatorio e idonei al ripopolamento faunistico.
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ALLEGATO
Ipotesi di disciplinare per l’allevamentodi starne e pernici di qualità
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82 A R S I A
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85L’ A L L E V A M E N T O D I S T A R N E E P E R N I C I R O S S E
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88 A R S I A
Registri
Registro animaliOgni partita dovrà essere registrata su una scheda che accompagna il lotto dianimali sino dalla nascita nei diversi settori dell’allevamento e che viene aggior-nata quotidianamente dall’allevatore e sotto il controllo veterinario. In tale scheda devono essere riportati:
Data
Numero progressivo schiusa
Numero giornaliero dei morti
Trattamento chemio-profilattico
Trattamento terapeutico
Trattamento vaccinale
Esito dei controlli diagnostici di laboratorio
Localizzazione
Registro riproduttoriPer i riproduttori dovrà essere tenuto un registro apposito.
Anno Numero dei riproduttori a terra (Grand parents)Elenco dei parchetti e relativi anelli di riconoscimento
Numero dei riproduttori in gabbia (Parents)Elenco delle gabbie e relativi anelli di riconoscimento
Numero delle pernici prodotte• da incubazione• da cova
Elenco degli anelli di riconoscimento
A tale registro dovranno essere allegate tutte le certificazioni relative agli animali.
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89L’ A L L E V A M E N T O D I S T A R N E E P E R N I C I R O S S E
Registro schiusa
Raccolta delle uova effettuata
dal al
Numero progressivo schiusa
Numero delle uova
Data di inizio dell’incubazione
Speratura
Uova non fertili (chiare alla speratura)
Embrioni morti
Schiusa
Data di nascita
Pulcini nati
Uova non schiuse e pulcini morti
Spostamenti di struttura
Data
Età
Numero di animali
Tipo di spostamento (descrizione)
da struttura n. a struttura n.
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Gli Autori
Marco BagliaccaUniversità di Pisa, Facoltà di Medicina VeterinariaDipartimento di Produzioni Animaliviale delle Piagge, 2 - 56124 Pisae-mail: [email protected]://www.vet.unipi.it/Dpa/mbagliac/index.htm
Baldassare FronteUniversità di Pisa, Facoltà di Medicina VeterinariaDipartimento di Produzioni Animaliviale delle Piagge, 2 - 56124 Pisae-mail: [email protected]
Lorenzo GalardiARSIA, Settore Servizi Agroambientali di Vigilanza e Controllovia Pietrapiana, 30 - 50121 Firenzetel. 055 2755406 fax 055 2755405e-mail: [email protected]
Paolo ManiUniversità di Pisa, Facoltà di Medicina VeterinariaDipartimento di Patologia Animaleviale delle Piagge, 2 - 56124 Pisae-mail: [email protected]
Francesco Santillitecnico faunisticovia F. Dini, 3 - 57021 Campiglia Marittima (LI) e-mail: [email protected]
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Monografie ARSIA
1. Il Vermentino. Studi e ricerche su un vitigno di interesse internazionalea cura di M. Giovannetti, L. Fabbrini, S. Tarducci, L. BartalucciFiliera vitivinicola. 1997.
2. L’organizzazione di servizi di gestione della fauna e della caccia in Francia. Atti del seminario di informazione a cura di M. Tocchini, P. Banti, L. MoriGestione fauna selvatica. 1997.
3. La politica agricola comunitaria e l’agricoltura toscana. Analisi e valutazione della riforma MacSharrya cura di L. Omodei Zorini, A. Fruttuosi, G. FranchiniPolitica agricola comunitaria. 1997.
4. Produzioni agroalimentari di qualità e sistema economico locale: la filiera del Chianti Classico a cura di M. Dini. Filiera vitivinicola. 1997.
5. L’esperienza LEADER in Toscana. La rivitalizzazione delle aree rurali per la crescita dell’economia regionale a cura di F. Di Iacovo, N. Gouérec, V. Tella-rini, R. D’Alonzo, R. Russu. Sviluppo rurale. 1997.
6. Indagine Arti e Mestieri in via d’estinzione nell’artigianato rurale in Toscanaa cura di E. De Reggi. Sviluppo rurale. 1997.
7. L’Agricoltura dei Parchi in Toscana. Possibili utilizzazioni agricole delle aree limitrofe ai Parchi della Toscana. Sviluppo rurale. 1997.
8. Agriturismo in Toscana. Monitoraggio di un campione di aziende agrituristiche per la validazione della “Proposta per la classificazione delle attività agrituristiche della Regione Toscana” a cura di G. Balestrieri. Sviluppo rurale. 1998.
9. La commercializzazione dei prodotti biologici in EuropaMara Miele. Agricoltura biologica. 1998.
10. L’omeopatia negli allevamenti di bovini da latte. Risultati produttivi, clinici e profiloimmunitario a cura di F. Del Francia. Produzioni animali. 1999.
11. La difesa integrata del vigneto in Toscanaa cura di A. Guidotti, M. Ricciolini. Filiera vitivinicola 1999.
12. La coltura dell’avena M. Baldanzi, E. Bonari, M. MachettiAgronomia e colture arboree. 2000.
13. La Metcalfa negli ecosistemi italiania cura di A. Lucchi. Difesa delle colture. 2000.
ARSIA, la comunicazione istituzionaleal servizio dell’agricoltura
L’attività editorialeL’ARSIA svolge la propria attività editoriale attraverso una specifica linea, articolatain varie collane (monografie, quaderni tecnici, atti di convegni e seminari, manualitecnici) e provvede direttamente alla loro diffusione. L’Agenzia regionale, infatti,pubblica i risultati di studi, ricerche e sperimentazioni, realizzati dai propri tecnici ocommissionati all’esterno, con l’intento di fornire attraverso la stampa (o utilizzan-do gli strumenti telematici) il materiale tecnico per la divulgazione e l’aggiorna-mento. L’elenco aggiornato di tutte le pubblicazioni edite dall’ARSIA è consultabilein internet all’indirizzo:
www.arsia.toscana.it/vstore
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14. Libro rosso degli insetti della Toscana a cura di A. Sforzi, L. Bartolozzi. Filiera foresta legno ed emergenze ambientali. 2001.
15. La questione forestale in Toscana. Atti del convegno. Siena, Accademia dei Fisiocritici,27 novembre 1999. Filiera foresta legno ed emergenze ambientali. 2001.
16. La prevenzione dei danni alle colture da fauna selvatica. Gli ungulati: metodi ed esperienzeF. Santilli, L. Galardi, P. Banti, P. Cavallini, L. MoriGestione fauna selvatica. 2002.
17. Conservazione di fiori e fronde recise. Fisiologia e tecnologia postraccolta di prodotti floricoli freschiM. Reid, A. Ferrante. Filiera florovivaismo. 2002.
18. L’uso delle erbe nella tradizione rurale della ToscanaR.E. Uncini Manganelli, F. Camangi, P.E. Tomei, N. Oggiano. Etnobotanica. 2 voll., 2002.
19. La Toscana nella storia dell’olivo e dell’olioAccademia dei Georgofili. Filiera olivo-oleicola. 2002.
20. I vigneti sperimentali in Toscana a cura di L. Fabbrini. Filiera vitivinicola. 2003.21. La certificazione forestale: lo schema PEFC G. Torta. Filiera foresta legno. 2003.22. La memoria delle mani. Antichi mestieri rurali in Toscana: dalla salvaguardia a nuove
occasioni di lavoro a cura di M. Noferi. Sviluppo rurale. 2003.23. Le Oasi di protezione faunistica in Toscana
F. Bacci, S. Signorini. Gestione fauna selvatica 2003.24. Fauna toscana. Galliformi non migratori, Lagomorfi e Artiodattili
Marco Masseti. Gestione fauna selvatica. 2003.25. Igiene e sicurezza in agricoltura (+ CD allegato)
Raccolta legislativa a cura di A. Cappelli. Salute e sicurezza. 2003.26. La Cinta Senese. Gestione attuale di una razza antica
a cura di O. Franci. Produzioni animali. 2004.27. Storia della micologia in Toscana (+ CD allegato)
a cura di D. e M. Antonini. Filiera foresta-legno. 2004.28. Libro rosso dei Macromiceti della Toscana. Dal censimento alla Red list (+ CD allegato)
a cura di D. Antonini e M. Antonini. Filiera foresta-legno. 2006.29. Piante ornamentali australiane a clima mediterraneo.
2 voll.: 1. Aspetti generali e schede specifiche - 2. Le banksiaG. Serra, C. Carrai. Filiera florovivaismo. 2006.
30. L’etichetta dei prodotti alimentari (+ CD allegato)E. Romoli. Igiene e qualità degli alimenti. 2006.
31. Agricoltura sociale e agricoltura di comunità.Esperienze, progetti, nuove forme di accoglienza e solidarietà nelle campagne toscanea cura di M. Noferi. Sviluppo rurale. 2006.
32. L’uso delle erbe nella tradizione rurale della ToscanaF. Camangi, A. Stefani, R.E. Uncini Manganelli, P.E. Tomei, N. Oggiano, A. Loni Etnobotanica. 3 voll. Edizione 2007.
33. Le minireti di teleriscaldamento a cippato in ToscanaL’esperienza dei GAL toscani G. Nocentini, V. Francescato, E. Antonini, L. Casini, S. Stranieri. Filiera foresta-legno. 2007.
34. Avversità della vite e strategie di difesa integrata in Toscanaa cura di D. Rizzo, M. Ricciolini. Filiera vitivinicola 2007.
35. Linee guida per l’allevamento di starne e pernici rosseM. Bagliacca, B. Fronte, L. Galardi, P. Mani, F. SantilliGestione fauna selvatica. 2008.
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Finito di stampare nel settembre 2008
a Sesto Fiorentino (FI)da Press Service srl
per conto di ARSIA • Regione Toscana
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