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Ogni giorno che passa in terra italiana, domeniche comprese, brucia più di 3000 posti di lavoro: come se ogni settimana una multinazionale chiudesse i battenti, lasciando a casa il personale o non rinnovando contratti e rapporti di lavoro parasubordinati. È questa la dimensione dell’ecatombe che sta attraversando il sistema-Italia, nel momento più buio della crisi che ci attanaglia da più di cinque anni. Le cifre fornite dall’Istat sono spaventose, ma non hanno sorpreso nessuno. Nel corso del 2012, un milione di italiani ha perso la propria occupazione. Vanno ad assommarsi a chi era già disoccupato, e anticipano (ma speriamo di no) quel milione ǯ 800mila persone che “godono” della cassa integrazione: molto spesso l’anticamera del licenziamento. Quindi non c’è molto da sperare di buono sul fronte dei numeri, nemmeno per i prossimi mesi. Qualcosa di buono c’è invece da ipotizzare grazie al recentissimo decreto dell’estenuato governo Monti, che ha sbloccato una quarantina di miliardi di euro di pagamenti che la Pubblica amministrazione nelle sue varie frange (Comuni, Regioni, Ministeri, Sanità, …) deve a una miriade di creditori da molti mesi, se non di più. Un provvedimento atteso come puro ossigeno per un tessuto industriale che ha nel lato finanziario il suo punto debole: nessuno paga più nessuno. Le banche hanno stretto all’inverosimile i cordoni del credito, e faticano ad anticipare l’incasso delle fatture pure ai grandi gruppi, figuriamoci a commercianti, artigiani, piccole imprese. A loro volta i “grandi” ritardano i pagamenti ai loro fornitori (usandoli come improprie banche): questi ultimi sono letteralmente strozzati dalle porte chiuse delle banche e dalle fatture non pagate dei clienti. Le chiusure aziendali hanno bruciato qualcosa come 127mila posti di lavoro nel 2012 (e la situazione non era così drammatica come in questo primo scorcio di 2013). Ecco quindi che quei soldi dello Stato potrebbero far ripartire un’economia quasi grippata, se effettivamente arriveranno. Perché tra il dire in decreto, e il fare nei successivi regolamenti, in Italia capita spesso che il tutto s’impantani nella nostra macchinosa burocrazia, o spunti fuori all’ultimo secondo una norma che faccia slittare di un anno il sacrosanto diritto di compensare i crediti con i versamenti che – quelli sì puntualmente – dobbiamo fare allo Stato. Così è stato, e speriamo che non arrivino altre “sorprese” nel frattempo. E ha fatto benissimo il governo Monti ad attuare questo provvedimento, anche se verrà scaricato sul nostro debito pubblico: soldi in cassa non ce n’erano, verranno emessi titoli di Stato e sarà compito del prossimo governo, della politica insomma, decidersi una buona volta sulle cose da fare per scalare la montagna del debito pubblico italiano. Prima o poi la ricreazione deve finire. Ma i dati dell’Istat sull’occupazione fanno emergere altri interrogativi. Ad esempio sulle riforme cosiddette “Fornero” sul lavoro e la previdenza. Riforme adottate in un batter d’occhio a causa della pressione dei mercati nel 2011, che alla prova dei fatti stanno mostrando i loro limiti. Il forte e repentino innalzamento dell’età pensionabile avrà pure salvato i nostri conti pubblici, ma ha certamente creato molti guai alla società italiana: dal fenomeno degli esodati a quello dei giovani che non possono usufruire del turn over lavorativo. Lombardia. Le priorità del nuovo consiglio Il centenario della morte di San G.B.Piamarta Vinitaly 2013. Dimenticare le amarezze ǤǤǤ Ǧ Ǧ ǤǤ Ȁ ȋǤ Ǥ ȀȀ λ Ȍ Ǥǡ ǡ ȋȌ Giornata nazionale dell’Università cattolica del S.Cuore Brescia calcio. Il Rigamonti torna ad essere amico Torna al PalaBrescia Donne in cAnto: musica che fa bene ǯǤ ǡ Ǥ Ǥ Ǥ Ǥ ǡ ǤǤ /$ 92&( '(/ 3232/2 La casa del guardiano delle chiuse, sul fiume, è come un ni- do, è il primo nido di un quadro fatto in pianura, di salici e di pioppi, di erba, di scorcio di cielo in movimento, mentre passo sulla strada. La rivedo ogni giorno passando col tre- no, un momento laggiù in fondo al fiume e penso, senza un motivo, a chi c’è dentro. Deve essere una persona partico- lare per abitare così vicino all’acqua, che può diventare ma- gra d’estate, o gonfia dopo il temporale. Mi piacerebbe abi- tare in un posto così. Certo, per avere una casa come quella, bisogna avere il tempo per stare fermi ad ascoltare il rumore dell’acqua, che poi non è rumore, ma musica che ti segue, se non ti allontani, che cresce di tono, se è notte, che muta ad ogni istan- te, pur sembrando uguale. Il fiume è chiaro e scende dai monti po- co distanti, l’acqua non è inquinata, ci saranno senz’altro dei pesci sul fondo. Sarebbe bello cercarli, d’estate, tra i sassi, aspettarli, con la rete, nei posti più riparati, dove l’acqua rallenta, o con la lenza sul filo della corrente. Quante cose avrei da insegnare ai miei figli sui segreti del fiume... Sarebbe come tornare bambini. Ǥ Ǥ Ǥ L d d d p p n m la l gr g tar t biso b dell’ac d ti allont t te, pur sem te co distanti, co fondo. Sarebbe fo posti più riparat p Quante cose av come tornare b Ǥ

La Voce del Popolo 2013 15

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Nel 2012 un milione di italiani ha perso l’occupazione. Solo a Brescia sono 37mila, a cui si assommano i già disoccupati. Intanto la diocesi rilancia Spes at Work

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Ogni giorno che passa in terra italiana, domeniche comprese, brucia più di 3000 posti di lavoro: come se ogni settimana una multinazionale chiudesse i battenti, lasciando a casa il personale o non rinnovando contratti e rapporti di lavoro parasubordinati. È questa la dimensione dell’ecatombe che sta attraversando il sistema-Italia, nel momento più buio della crisi che ci attanaglia da più di cinque anni. Le cifre fornite dall’Istat sono spaventose, ma non hanno sorpreso nessuno. Nel corso del 2012, un milione di italiani ha perso la propria occupazione. Vanno ad assommarsi a chi era già disoccupato, e anticipano (ma speriamo di no) quel milione

800mila persone che “godono” della cassa integrazione: molto spesso l’anticamera del licenziamento. Quindi non c’è molto da sperare di buono sul fronte dei numeri, nemmeno per i prossimi mesi. Qualcosa di buono c’è invece da ipotizzare grazie al recentissimo decreto dell’estenuato governo Monti, che ha sbloccato una quarantina di miliardi di euro di pagamenti che la Pubblica amministrazione nelle sue varie frange (Comuni, Regioni, Ministeri, Sanità, …) deve a una miriade di creditori da molti mesi, se non di più. Un provvedimento atteso come puro ossigeno per un tessuto industriale che ha nel lato finanziario il suo punto debole: nessuno paga più nessuno. Le banche hanno stretto all’inverosimile i cordoni del credito, e faticano ad anticipare l’incasso delle fatture pure ai grandi gruppi, figuriamoci a commercianti, artigiani, piccole imprese. A loro volta i “grandi” ritardano i pagamenti

ai loro fornitori (usandoli come improprie banche): questi ultimi sono letteralmente strozzati dalle porte chiuse delle banche e dalle fatture non pagate dei clienti. Le chiusure aziendali hanno bruciato qualcosa come 127mila posti di lavoro nel 2012 (e la situazione non era così drammatica come in questo primo scorcio di 2013). Ecco quindi che quei soldi dello Stato potrebbero far ripartire un’economia quasi grippata, se effettivamente arriveranno. Perché tra il dire in decreto, e il fare nei successivi regolamenti, in Italia capita spesso che il tutto s’impantani nella nostra macchinosa burocrazia, o spunti fuori all’ultimo secondo una norma che faccia slittare di un anno il sacrosanto diritto di compensare i crediti con i versamenti che – quelli sì puntualmente – dobbiamo fare allo Stato. Così è stato, e speriamo che non arrivino altre “sorprese” nel frattempo. E ha fatto benissimo il governo Monti

ad attuare questo provvedimento, anche se verrà scaricato sul nostro debito pubblico: soldi in cassa non ce n’erano, verranno emessi titoli di Stato e sarà compito del prossimo governo, della politica insomma, decidersi una buona volta sulle cose da fare per scalare la montagna del debito pubblico italiano. Prima o poi la ricreazione deve finire. Ma i dati dell’Istat sull’occupazione fanno emergere altri interrogativi. Ad esempio sulle riforme cosiddette “Fornero” sul lavoro e la previdenza. Riforme adottate in un batter d’occhio a causa della pressione dei mercati nel 2011, che alla prova dei fatti stanno mostrando i loro limiti. Il forte e repentino innalzamento dell’età pensionabile avrà pure salvato i nostri conti pubblici, ma ha certamente creato molti guai alla società italiana: dal fenomeno degli esodati a quello dei giovani che non possono usufruire del turn over lavorativo.

Lombardia.Le priorità del nuovo consiglio

Il centenario della morte di San G.B.Piamarta

Vinitaly 2013. Dimenticare le amarezze

Giornata nazionale dell’Università cattolica del S.Cuore

Brescia calcio. Il Rigamonti torna ad essere amico

Torna al PalaBrescia Donne in cAnto:musica che fa bene

La casa del guardiano delle chiuse, sul fiume, è come un ni-do, è il primo nido di un quadro fatto in pianura, di salici e di pioppi, di erba, di scorcio di cielo in movimento, mentre passo sulla strada. La rivedo ogni giorno passando col tre-no, un momento laggiù in fondo al fiume e penso, senza un motivo, a chi c’è dentro. Deve essere una persona partico-lare per abitare così vicino all’acqua, che può diventare ma-gra d’estate, o gonfia dopo il temporale. Mi piacerebbe abi-

tare in un posto così. Certo, per avere una casa come quella, bisogna avere il tempo per stare fermi ad ascoltare il rumore

dell’acqua, che poi non è rumore, ma musica che ti segue, se non ti allontani, che cresce di tono, se è notte, che muta ad ogni istan-

te, pur sembrando uguale. Il fiume è chiaro e scende dai monti po-co distanti, l’acqua non è inquinata, ci saranno senz’altro dei pesci sul

fondo. Sarebbe bello cercarli, d’estate, tra i sassi, aspettarli, con la rete, nei posti più riparati, dove l’acqua rallenta, o con la lenza sul filo della corrente. Quante cose avrei da insegnare ai miei figli sui segreti del fiume... Sarebbe come tornare bambini.

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hi ha scordato la stagione in cui si prometteva al Pa-ese un milione di posti di lavoro? Pochi, anche per-ché non è passato un se-

colo. Erano promesse di pochi anni fa. Promesse appunto. Il milione di posti di lavoro è rimasto: non come prospettiva occupazionale, ma come numero di persone che, per effetto dei licenziamenti, hanno perso nel solo 2012 il loro posto di lavoro. Più precisamente, sono stati 1.027.462 i rapporti cessati per licenziamento collettivo o individuale. I dati sono contenuti nelle comunicazioni obbli-gatorie relative ai rapporti di lavoro creati nel 4° trimestre 2012, resi noti dal Ministero del lavoro diretto da El-sa Fornero. Proprio l’ultimo del 2012 è stato il trimestre nero dei licenzia-menti che hanno falcidiato “l’età di mezzo”, i lavoratori compresi tra i 25 e i 44 anni. I settori più colpiti sono quello manifatturiero, che registra una flessione del 6,3% e quello delle

Lavoro: che fine ha fatto l’isola felice?

ciale, da banca, al figlio disoccupato o licenziato... Per questo hanno chie-sto un intervento autorevole della po-litica, per altro presente all’incontro solo con quattro esponenti (Corsini, Galperti e Cominelli del Pd e Laqua-niti di Sel) a fronte di un “esercito” di 30 parlamentari. Una semplice distra-zione in buona fede? Può darsi, ma la politica deve sostenere il suo ruolo anche a Brescia, perché quella che sino a pochi anni fa era considerata una terra ricca oggi sta conoscendo situazioni drammatiche. Nella provin-cia di Brescia, secondo i dati ufficia-li, nello scorso anno sono stati oltre 37mila i dipendenti che hanno perso il lavoro. Brescia, purtroppo, si collo-ca al secondo posto di una delle più tristi classifiche regionali, “superata” solo da Milano. Il dato si riferisce alle categorie previste dalla legge 223/91, ovvero lavoratori licenziati da azien-de che occupano più di 15 dipendenti, e dalla legge 236/93, lavoratori licen-ziati da aziende che occupano fino a

costruzioni. Dati drammatici, quelli sui licenziamenti, che diventano parte integrante di un circolo perverso. Non a caso, a pochi giorni dalla comunica-zione del Ministero del lavoro è giun-ta anche la notizia della drammatica riduzione del potere di acquisto delle famiglie italiane, calato dell’4,8% in un solo anno. Non sono solo l’aumento del costo della vita, il maggior carico fiscale a incidere su questo dato. C’è anche, ed è pesante, la perdita del po-sto di lavoro. Nei giorni scorsi i pen-sionati di Cgil, Cisl e Uil hanno invi-tato i nuovi parlamentari bresciani ad un incontro con l’obiettivo di far ca-pire loro la situazione drammatica in cui versa questa categoria. Per certi versi, l’hanno ribadito gli stessi pen-sionati, sono ancora una categoria di privilegiati perché un reddito ancora c’è l’hanno... Poco importa che due pensionati su tre non arrivino a 1000 euro al mese di pensione. Poco impor-ta che con queste cifre siano molto spesso a fare da ammortizzatore so-

15 dipendenti. Tra il settembre 2011 e quello 2012 i licenziamenti nella pro-vincia hanno segnato un incremento ben oltre la media regionale. Numeri difficili e che purtroppo non sono gli unici a certificare una situazione che anche nel Bresciano, nella “ricca” Brescia, è difficile. Ci sono anche i dati sulla cassa integrazione, passata dai sei milioni di ore autorizzate nel-le sue tre forme (ordinaria, straordi-naria e in deroga) nel 2007 ai 44 dello scorso anno. Ogni mese, in sostanza oltre 44mila lavoratori bresciani sono stati coinvolti dalla cassa integrazio-ne, decine di migliaia di famiglie che hanno visto messo a rischio la propria

fonte di reddito e, conseguentemen-te, anche il proprio futuro. Ma ci sono anche i numeri della disoccupazione: 37.351, con un incremento del 29,6% rispetto al solo anno precedente, quel-li registrati nel 2012 Brescia, dunque, non è più un’isola felice. Non mancano, però, iniziative che inducono a guardare con speran-za al futuro. Proprio nei giorni in cui venivano comunicati i dati su licenziamenti e disoccupazione ve-niva presentata la seconda fase del progetto “Spes at Work”, lanciato dalla diocesi (e presentato in que-ste pagine) per dare concreti segni di speranza ai giovani.

Anche la riforma del lavoro, con modifiche al regime di licenziabilità e un cambiamento delle regole per i lavoratori atipici, sta avendo strascichi non del tutto positivi. Il tentativo di eliminare la precarietà e lo sfruttamento rischia sempre di confliggere con la flessibilità delle economie moderne. Se l’equilibrio non viene raggiunto, a farne le spese alla fine è l’occupazione. Molto meno impattanti sono state le norme sui licenziamenti individuali (l’art. 18 dello Statuto

dei lavoratori), messi in ombra da quelli collettivi e dalle chiusure aziendali. Un tabù ideologico che ha fatto discutere la politica per un decennio, spazzato via dalla crisi che è riuscita a distruggere posti di lavoro con grande abbondanza, lasciando stremati gli imprenditori e attoniti i sindacati incapaci di far sentire la loro voce e di proporre ricette di rilancio. Senza il quale, la contabilità del lavoro rischia di essere sempre più triste. (Nicola Salvagnin)

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ad andare avanti, a proseguire su questa strada”.Come già scritto, l’incontro con i mezzi di comunicazione bresciani si è tenuto nella sede dell’Incubatore che rappresenta una delle cinque li-nee d’azione in cui il progetto si de-clina, l’unica orientata all’imprendi-toria giovanile nei settori dell’agricol-tura sociale e della tutela ambientale; dell’ecoturismo e del turismo locale; delle arti e dei mestieri; dei servizi di prevenzione e cura. Vittorio Cinqui-ni, del Comitato tecnico chiarisce che “l’Incubatore vuole aiutare al-cuni giovani che vogliono muoversi autonomamente a concretizzare le loro idee, i loro ‘sogni’. Tra le tante proposte pervenute al Comitato per questa linea d’azione di Spes at Work, già cinque sono in lavorazione. Le ini-ziative hanno bisogno di tempo per diventare realtà – conclude Cinquini – e noi forniamo tutto il sostegno e l’assistenza necessari allo startup di imprese dagli aspetti giuridici e com-merciali alle valutazioni del mercato alla ricerca di eventuali sovvenzioni”.In tempi di crisi come quelli attua-li, giovani pronti a rischiare del lo-

È stata presentata nella sede dell’In-cubatore d’impresa (nella foto) atti-vato da Spes at Work in via Bollani 20 a Brescia, la seconda fase del pro-getto teso a favorire l’occupazione e l’imprenditoria giovanile (18-35 anni di età). Voluto dal vescovo Luciano Monari e realizzato concretamente grazie all’impegno della Commissio-ne diocesana per la pastorale sociale e di alcuni laici impegnati in specifici settori, Spes at Work, con meno di sei mesi di operatività può già tracciare un primo bilancio.Se don Mario Benedini, direttore dell’Ufficio diocesano per l’impegno sociale sottolinea che “dopo la rac-colta dei dati, è importante adesso coinvolgere le imprese”, è Enzo Tor-ri, membro del Comitato tecnico che sta dietro il progetto, che fornisce dati incoraggianti. “La risposta dei giovani era in un certo senso sconta-ta – ha affermato Torri – quella delle aziende è stata di grande soddisfa-zione. Oggi 30 giovani stanno speri-mentando un percorso lavorativo in una decina di imprese e alcune coo-perative che hanno aderito. Numeri – conclude Torri – che ci stimolano

“La famiglia e il lavoro c’è futuro” è il tema che l’Ufficio per l’impegno sociale e la zona pastorale XV “Morenica del Garda” hanno scelto per le iniziative in programma in vista della festa del 1° maggio. Il programma prende il via il 16 aprile alle 20.30 con la tavola rotonda “Famiglia e lavoro oggi” all’oratorio di Nuvolera. Il giorno successivo, alle 20.30 al Cinema Paolo VI della parrocchia San Michele di Prevalle in cineforum “Lavoro oggi?”. Di “Nuova

economia famigliare: Gas e nuovi stili di vita” si parlerà la sera del 18 aprile con Gioacomo Mantelli, responsabile ambiente delle Acli di Brescia, nella parrocchia di Carzago Riviera. Mario Sberna, parlamentare di Scelta civica, interverrà sul tema della fiscalità sulla famiglia alle 20.45 del 19 aprile, presso l’auditorium S. Maria di Gavardo. Una serata all’insegna del teatro che racconta il lavoro è quella messa in programma sempre il 19 aprile presso il teatro

ro per avviare un’attività rappresen-tano comunque un forte segnale di speranza nel futuro. Tra questi se-gnaliamo Simone Bianchetti e Silvia Loda orientati alla ristorazione, un progetto “Cibo e cultura” il loro, che vuole puntare a lavorare su materia prima di altissima qualità a km zero come occasione per far capire che il prodotto di qualità è quello che por-ta risultati. Ma il loro intento non si limita alla pura ristorazione volendo unire anche l’organizzazione di mo-stre e viaggi culturali dentro il risto-rante che diventa così luogo di incon-tro ma anche al di fuori dello stesso. Gabriella Piardi cerca di mettere a frutto la sua attività anche artistica con esposizioni e, soprattutto, con l’obiettivo di creare eventi culturali quali laboratori creativi per bambini, ragazzi e anche adulti in varie sedi. Tra proposte e pacchetti di eventi se-rali l’idea è di promuovere la sensibi-lità, la manualità, il saper fare crea-tivo. E non mancano le attenzioni al territorio in chiave non solo turisti-ca. Livia Maspardi pensa a pacchet-ti culturali e turistici ecosostenibili nella Bassa bresciana per riscoprire

quell’identità territoriale che c’è ma è poco considerata. Rosanna Maiolo ha in mente la creazione di un centro per l’assistenza psicologica dei ma-lati oncologici e dei loro familiari, nonché per l’approfondimento e il confronto su tematiche che concer-nono la malattia oncologica.Spes at Work, dunque, dimostra la volontà dei giovani ad avviare nuo-ve imprese ma anche ad apprendere quella vera arte che è il lavoro arti-gianale o a fornire il loro contributo lavorativo alle imprese già avviate. Adesso si tratta di vedere quante aziende sono pronte a metterci del proprio anche giovandosi dei contri-buti previsti da Spes at Work.

(Mario Leombruno)

dell’oratorio di Villanuova con lo spettacolo “Da le ses a le dò, da le dò alle des”. Per le 20.45 di martedì 23 aprile è in programma una veglia di preghiera presso il Santuario di Paitone. Mercoledì 24, presso il centro parrocchiale di Bedizzole “Impresa-lavoro-famiglia”, incontro per imprenditori con Enzo Torri e Daniela Bandera. Il 1° maggio, alle 16, presso la Meccanica Pi.erre di Bedizzole (nella foto), la celebrazione presieduta dal vescovo Luciano Monari.

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i è detto molto nelle setti-mane passate del profon-do rinnovamento che le ultime elezioni politiche hanno prodotto sul nuovo

parlamento, oggi il più giovane per età media in Europa, e uno dei più “rosa” al mondo per l’alta presenza di donne. Poco, invece, si è scritto sull’analogo ricambio che ha interessato anche il consiglio regionale lombardo. Il 71% (57 su 80) dei consiglieri regionali è nuovo: il “merito” va ai gruppi Lista Maroni, Fratelli d’Italia, Patto Civico e Movimento 5 Stelle che, in virtù del loro debutto sulla scena regionale, hanno portato in consiglio tutti volti nuovi. Una ventata di novità seppu-re più ridotta, si è però registrato an-che nei gruppi storici. Il Popolo delle Libertà ha portato a Milano con 14 nuovi consiglieri (compreso Alberto Cavalli) su 19 (uno dei “superstiti è il bresciano Mauro Parolini). Nella Le-ga Nord i riconfermati sono stati sei su 15 eletti. Più ridotto, ma pur sem-pre presente, il ricambio nel gruppo del Pd con sei volti nuovi su 17 con-siglieri. Complessivamente, su 80 Consiglieri, 15 sono donne: sei in più di quelle elette nella precedente le-gislatura. Nel corso della seduta del 9 aprile scorso il consiglio regiona-le ha provveduto alla nomina dei tre rappresentanti regionali che parteci-peranno alla seduta congiunta delle Camere per l’elezione del Presidente

e il Presidente della stessa Roberto Maroni. Nel corso della stessa seduta il Consiglio ha discusso dell’’istituzio-ne delle otto commissioni consiliari permanenti. Una si dovrà occupare anche della semplificazione del rap-porto cittadino-pubblica amministra-zione attraverso la digitalizzazione. Accanto alle otto permanenti il consi-glio si è confrontato anche sull’istitu-zioni di quattro commissioni speciali su temi di grande importanza come la presenza della criminalità organizzata (soprattutto in riferimento ad Expo), la situazione del sistema carcerario, il riordino del sistema delle autonomie

della Repubblica che prenderà inizio il 18 aprile prossimo. I “grandi eletto-ri lombardi” sono Raffaele Cattaneo, presidente del Consiglio, Umberto Ambrosoli, già candidato del centro-sinistra alla presidenza della Regione

Il 18 aprile prenderanno il via le ele-zioni per il nuovo Presidente della Repubblica. Un appuntamento im-portantissimo che sembra essere per molti la chiave di volta dello stal-lo in cui si è infilata la politica nazio-nale dopo il voto del 24 e 25 febbra-io. Alla vigilia dell’elezione del 12° inquilino del Quirinale, è forse utile una rivisitazione storica e istituzio-nale di una figura chiave nella vita democratica italiana. Sette anni è

la durata della massima carica del-lo Stato. Un lasso di tempo più am-pio rispetto a quello del Parlamento voluto dai padri costituenti, “al fine di assicurare, nella vita dello Stato, un elemento di stabilità”. Inoltre avevano indicato un collegio elet-torale più ampio delle due Camere, allargato ai rappresentanti delle Re-gioni, e una maggioranza qualificata, perché il presidente doveva offrire garanzie a tutti i partner di un siste-

ma che, pur partito da un riflesso di unità nazionale antifascista, si era presto diviso sul crinale della “guerra fredda”. Quanto ai poteri ed alle “prerogative”, la Costituzio-ne italiana in sostanza attribuiva al Capo dello Stato alcuni tratti di in-tervento diretto, così da non farne semplicemente un mero garante o un elemento “decorativo”. Nel de-sign costituzionale italiano, il Capo dello Stato è stato pensato per non

essere “né troppo debole, né troppo forte”, fornito di una certa elastici-tà, così da potere fare fronte alle di-verse situazioni. I Presidenti che si sono avvicendati al Quirinale, in si-tuazioni politico-istituzionali molto diverse tra loro, hanno interpretato diversamente il mandato, ma hanno anche offerto in sostanza una risor-sa di stabilità, caratteristica che do-vrebbe avere ancora più importanza nel prossimo settennato.

locali e le relazioni tra Lombardia e Canton Ticino. I capigruppo hanno deciso di istituire anche un gruppo di lavoro con la partecipazione di tutti i presidenti dei Gruppi consiliari o loro delegati e di un rappresentante della Giunta regionale per mettere a pun-to una proposta di legge per attuare il recepimento del decreto 174 sui costi della politica. “L’obiettivo – ha detto il presidente Raffaele Cattaneo – è quel-lo di giungere a una determinazione unanime. L’argomento è importante tanto che il Consiglio ha dimostrato di volersi impegnare per risolverlo nel miglior modo”.

Tra i rimedi proposti dal governo Monti per contrastare gli effetti dannosi del gioco d’azzardo c’era anche l’istituzione di un osservatorio. Nei giorni scorsi l’organismo è stato istituto presso i Monopoli di Stato. Una scelta che ha destato più di una perplessità, perché viziata da un peccato capitale: l’osservatorio sul gioco d’azzardo non sarebbe indipendente, ma in mano a chi il gioco lo gestisce. A lanciare l’accusa è stato il mondo del

terzo settore. “C’è un evidente conflitto di interessi – ha affermato Daniela Capitanucci, presidente di Azzardo e nuove dipendenze –. Controllore e controllati coincidono. Non è un buon segnale il fatto che l’Osservatorio rientri nelle competenze del Ministero dell’economia e delle finanze. Inoltre, il fatto che non siano previsti rimborsi per chi ne fa parte, impedisce alle realtà del terzo settore di partecipare, perché non possono permettersi

di sostenere le spese di viaggio. Ed è così composto solo da funzionari dei ministeri”. C’è anche chi teme che l’Osservatorio sia solo un’operazione di facciata, uno strumento di fatto inefficace perché del fenomeno di conosce ormai tutto. Forse serviva un organismo non tanto titolato a osservare il fenomeno del gioco d’azzardo ma a progettare interventi preventivi rispetto ai danni che lo stesso provoca su un numero sempre maggiore di persone.

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n primo ministro che ha cambiato per sem-pre il Regno Unito. Prima donna a Dow-ning Street, ha aper-

to le porte del mondo politico al-le donne. La Gran Bretagna rende tributo a Margaret Thatcher, scom-parsa l’8 aprile scorso all’età di 87 anni, con funerali solenni, pari a quelli concessi alla Regina madre e alla principessa Diana, per organiz-zare i quali il primo ministro David Cameron ha interrotto il proprio viaggio in Europa. Charles Moore, biografo ufficiale della Thatcher, ha definito la “lady di ferro” il “primo ministro inglese più importante da Winston Churchill” e “quello di maggiore successo del XX secolo, in tempi di pace”, non di-menticando che Margaret Thatcher è stata anche la prima, e ad oggi unica, donna ad abitare a Downing Street. “In questo modo le opportu-nità delle donne per il mondo della politica e del lavoro sono cambiate per sempre”, aggiunge Moore: “Con il suo successo alle elezioni Marga-ret Thatcher è stata in grado di tra-sformare la Gran Bretagna economi-camente e socialmente e recuperare buona parte della reputazione inter-nazionale britannica all’estero”. La Thatcher, al potere più a lungo di qualsiasi altro premier del XX seco-lo – primo ministro dal 1979 al 1990

gradini di Downing Street, nel 1979, appena arrivata al potere, mentre ci-ta San Francesco d’Assisi. “Dove c’è discordia, che si possa portare ar-monia. Dove c’è errore, che si porti la verità. Dove c’è dubbio, si porti la fede. E dove c’è disperazione, che si possa portare la speranza”. La regina Elisabetta ha espresso “profonda tristezza alla notizia del-la morte dell’ex primo ministro” e il primate cattolico, mons. Vincent Nichols, è stato tra i primi a “pre-gare per la pace dell’anima” di Mar-garet Thatcher e “per le intenzioni della sua famiglia e di tutti coloro che la piangono”, riconoscendo di “aver appreso con tristezza la notizia della morte della barones-sa Thatcher che ha servito questo Paese per molti anni”. “Margaret Thatcher ha segnato la vita politica britannica ed europea” e per que-sto “è stata una figura di importan-za storica”. Questo il commento di Martin Schulz, presidente dell’Eu-roparlamento, alla notizia della scomparsa dell’ex Premier britan-nico. Pur ricordando le chiare dif-ferenze” di visione politica sull’Eu-ropa rispetto alla Thatcher non ha mancato di ricordare il suo impe-gno a sostegno dell’Atto unico eu-ropeo, a metà anni ‘80. Messaggi di cordoglio sono giunti a Londra da ogni parte del mondo, a testimo-nianza del prestigio dell’ex Premier.

Negli ultimi giorni più di 500 cristiani siriani della Chiesa assira hanno attraversato il confine turco per cercare salvezza dalla tragica guerra civile in corso nel proprio Paese. Secondo fonti della Chiesa assira d’Oriente, rilanciate dalla Assyrian International News Agency, i profughi assiri si trovano ora a Gaziantep, nella regione dell’Anatolia sud orientale, a 50 chilometri dal confine con la Siria.

Le chiese e i monasteri assiri concentrati nella regione montagnosa di Tur Abdin ospitano già un numero di rifugiati superiore alle proprie capacità. Per accogliere i nuovi arrivati – riferisce l’agenzia Fides – si sta pensando di costruire un accampamento di tende. Nel caos della guerra civile siriana, le comunità assire concentrate nel nord della Siria sono state colpite con particolare

accanimento da violenze, rapimenti e da spoliazioni di ogni tipo. Interi clan familiari hanno dovuto abbandonare le proprie case sotto minaccia di morte. Già da dicembre gruppi e sigle legati alla diaspora assira in Occidente si erano mobilitati per ottenere dalle autorità turche competenti l’autorizzazione a istituire campi profughi e strutture di accoglienza ad hoc per i profughi assiri siriani che fuggivano dalle zone di guerra.

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Il pupazzo indecoroso di ex piazza Vittoria oramai è passato alla storia locale; l’hanno anche, di questi giorni, vestito pudicamente con un bel grembiulone rosso e un farsetto bianco, proprio sulla sua misura, e quasi ha preso un’aria di importanza. Tu ci passi sotto: prima sembrava col suo testone da scemo superbamente eretto, che ti minacciasse, ora, sparito il movimento minaccioso delle braccia nella fasciatura, pare un impotente che s’arrabbia a vuoto e schizza verde come le rane. Povero “Bigio!”; l’ultimo insulto è stato quello di vestirlo, di non considerarlo più neanche come un pezzo di marmo, che nel caso ancora valeva, ma di farne risultare le deficienze rappresentative, coprendone la vergognosa nudità.Quello ch’io non vorrei si facesse di altri pezzi, non già di marmo, che sarebbe poco, ma pezzi anatomici liberamente vacanti a torso nudo nei sobborghi di città e nelle campagne.Dico di altri “Bigi” non meno scemi e più sfrontati che è possibile vedere qua e là, mostranti i petti vellosi e ossuti.

Il “Bigio” e i “Bigi”

Il Centro culturale artistico, che promuove e incoraggia gli studi sulla Franciacorta e sul Sebino, ritenendo opportuno premiare e segnalare i giovani meritevoli di tutte le facoltà universitarie che con i loro lavori apportano contributi originali allo studio di questa parte del Bresciano, indice per questo 2013 un concorso a premi per tesi di laurea magistrale e triennale. Tre i primi in palio: 1000 euro al primo classificato, 500 al secondo per laurea quinquennale

e 250 come primo premio per laurea. I partecipanti potranno presentare tesi di qualsiasi facoltà, che contengano originali e nuovi apporti alla materia studiata e che abbiano conseguito una valutazione minima di 90 su 110. Le tesi e la documentazione dovranno pervenire entro il 30 dicembre 2013 alla sede del Centro culturale artistico di Franciacorta e Sebino - Via Tito Speri, n° 6 - 25046 Bornato. Per informazioni a: 0307255014; 0307750549, fax 0307750549.

Pare tutto sia compiuto. Nonostante le proteste probabilmente tardive, la mancanza di adeguate argomentazioni da parte della Giunta e forse un opportuno e non compiuto percorso di ricomprensione per i bresciani, la ricollocazione del Colosso dell’era fascista in Piazza Vittoria è decisa: il Bigio tornerà. Sulla stampa, non solo locale, spunta il florilegio degli aneddoti che lo riguardano. Certo pare deficitaria la riflessione sui significati... Il Bigio resta un simbolo posto al centro della città e i simboli parlano spesso più delle parole. Se altro non si vorrà fare, la giusta richiesta di una targa, di un’epigrafe che a perpetua memoria richiami i bresciani a non scordare un pezzo della loro storia e le conseguenze di uno sciagurato passato di sofferenze e mancanza di libertà sarà assolutamente necessaria. Che le parole, poi, siano quelle di Cesare Trebeschi, ex-sindaco di Brescia, o di altri questo poco importa. Il Bigio fu posto a simbolo di un tempo che non deve tornare. La sfida è che divenga semmai simbolo di un’indignazione di cui anche oggi “Voce”, come nel 1945, vorrebbe, seppur ironicamente, essere testimone.

Non parliamo di vestirli che trattandosi di pezzi anatomici, più non ne vale la pena: il vestito non li renderebbe più civili. Si propone di adunarli tutti in un

nuovo “museo di storia naturale”, meglio di “vita naturale”, dove tra le gentilezze dei ciuchi e le prestezze dei bovi possan ben apparire anche le eleganze dei

“Bigi”, nuova progenie dell’ex genere umano, esemplare paleontologico dell’epoca quaternaria. Apriamo una sottoscrizione al nuovo museo?

Si rafforza il collegamento tra la comunità di Castegnato e quella di San Giacomo delle Segnate, in provincia di Mantova ed al confine con Reggio Emilia, colpito duramente dal terremoto del maggio 2012.Castegnato è tra i Comuni che ha sviluppato iniziative di aiuto e di interscambio di iniziative. Nel prossimo mese di maggio le iniziative già programmate d’incontro tra Castegnato e San Giacomo sono due.

Nell’ambito della seconda edizione del Festival dei Diritti che si terrà a Castegnato dal 3 al 5 maggio, l’apertura è dedicata al gemellaggio tra gli scolari delle scuole dell’infanzia e delle elementari dei due comuni. L’Associazione pensionati e anziani di Castegnato, per il 9 maggio ha invitato in paese “gli amici di San Giacomo delle Segnate”. In programma c’è una visita guidata alla città di Brescia ed un pranzo in compagnia.

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a Congregazione della Sa-cra Famiglia di Nazareth si appresta a celebrare il centenario del fondato-re Giovanni Battista Pia-

marta, elevato agli onori degli alta-ri il 21 ottobre 2012. “La Voce del Popolo” del 3 maggio 1913 ricordò con due pagine la morte del sacer-dote bresciano occorsa il 25 apri-le: “L’avevamo conosciuto proprio in mezzo al campo del suo lavoro qualche anno fa, dopo aver molto sentito parlare di lui, mentre face-va una visita alle officine ove i suoi giovani lavoravano. Quanta bontà, quanta fede, quanto ardimento in quel prete!”. Per ricordare la sua fi-gura sono stati pensati una serie di appuntamenti. Si inizia venerdì 19 aprile alle ore 20.30 nella parroc-chia di Santa Maria della Vittoria con il monologo teatrale, tratto dal diario di padre Piamarta, recitato da Davide Pini Carenzi per la regia di Maria Rita Simone. Sabato 20 apri-le alle ore 20.30 la chiesa dell’Isti-tuto Artigianelli ospita il concerto di inaugurazione dell’organo restau-rato, mentre domenica 21 aprile al-le 10.30 mons. Domenico Sigalini presiede la concelebrazione euca-ristica nella parrocchia di Remedel-lo Sopra. Lunedì 22 aprile, invece, doppio appuntamento al cinema con la doppia proiezione gratuita presso gli Artigianelli de “L’amore

alle 10.30 nella chiesa dell’Istituto Artigianelli la concelebrazione eu-caristica presieduta. È significativo riprendere ancora le parole scritte dal settimanale diocesano. Alla do-manda dell’intervistatore su come fosse stato possibile in poco tempo ingrandire un istituto di poveri arti-giani, sulle labbra di padre Piamarta apparve un sorriso: “La provviden-za” soggiunse Piamarta guardando in su e additando il cielo”. “Sentim-mo tutti – scrive il settimanale – tutta la forza di quella affermazio-ne che usciva da quelle labbra e ci parve istintivamente fossero ritor-

inatteso”: al mattino alle 10.30 so-no attesi i sacerdoti, alla sera alle 20.30 la visione è aperta a tutti. Gio-vedì 25 aprile, infine, il card. Angelo Amato (prefetto della Congregazio-ne per le cause dei santi) presiede

È iniziata la preparazione per l’evento “Dentro la luce”, compe-tizione tra artisti dediti ai graffiti giunta alla quarta edizione, che, da quest’anno, includerà anche una sfida di “freestyle” a colpi di rime rap. La manifestazione è sempre organizzata dall’oratorio di Mom-piano e avrà inizio alle ore 15.30 di sabato 27 aprile. Le iscrizioni apriranno il 6 aprile e termineran-no il 21 aprile. Per partecipare al-

la gara di graffiti, ci si può iscri-vere singolarmente (quota 5 euro) o con un gruppo (quota 10 euro) che non superi le cinque persone. Inoltre è necessario spedire in bu-sta chiusa all’indirizzo dell’orato-rio di Mompiano (via Fontane 26, Brescia 25123) un foglio in forma-to A3 o A4 con la bozza dell’ope-ra che si vuole realizzare e le in-dicazioni sui colori e sul numero di bombolette da utilizzare per la

realizzazione, oltre, ovviamente, a un nominativo e ad un recapito te-lefonico necessari per l’iscrizione. Una volta selezionate, solo le mi-gliori bozze saranno ammesse al concorso e potranno essere così realizzate negli spazi e con i mezzi forniti dall’oratorio. Per maggiori informazioni, chiamare il numero di telefono 377 1329173 o scrivere una e-mail all’indirizzo [email protected] .

nati i tempi prodigiosi di Don Bosco e del venerabile Cottolengo. No, la fama di sacerdote dal cuor grande, ardente, pio che l’aveva circonda-to, non era né falsa né esagerata, noi sentivamo in quel momento di doverla credere ancora troppo pic-cola di fronte alla realtà. Ringra-ziamolo degli esempi grandi che ci ha dato con questa buona figura di prete e rassegnamoci pregando per lui e perché benedica e provveda al prospero avvenire dell’opera sua. La preghiera che s’innalza su una tomba tanto venerata non può es-sere vana”.

“Mai come oggi è chiaro anche alla Chiesa che l’Italia rischia nello stesso tempo il declino economico, la coesione sociale, la sua coscienza culturale, la sua stessa dignità di fronte a sé e di fronte al mondo, la qualità della democrazia. Non si tratta soltanto di ricostruire l’Italia ma di rigenerarla nel profondo facendo emergere valori, idee, energie per un futuro radicalmente migliore” (card. Angelo Bagnasco, settembre 2011). Venerdì 12

aprile alle ore 20.45 presso la Sala Piamarta di via San Faustino 74 a Brescia è in programma una serata di approfondimento sul tema “Costituzione e Vangelo: una società fondata sulla giustizia”. Intervengono Francesca Parmigiani (avvocato - costituzionalista), che approfondisce il tema “I principi fondamentali della Carta costituzionale”, e don Flavio Dalla Vecchia che analizza “Le beatitudini nei Vangeli”. L’introduzione è affidata a

Michelangelo Ventura.All’iniziativa, partita anche dal successo de “La più bella del mondo”, l’esposizione televisiva di Roberto Benigni, aderiscono diverse associazioni e realtà: Aned, Anpi, Arci, Ardep, Centro Mater Divinae Gratiae, Cgil, Fondazione Guido Piccini, Missionari Comboniani, Missionari Saveriani, MissioneOggi, Noi siamo Chiesa, la parrocchia di Santa Maria in Silva, Pax Christi, Rete Radiè Resch. Svi e Uil.

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gli altri soggetti del territorio per raggiungere gli obiettivi prefissati. “Il percorso di industrializzazione ha portato vantaggi economici, ma è innegabile che esso abbia prodot-to anche una contaminazione delle risorse naturali – ha sottolineato il direttore generale, reduce dalle po-lemiche per la mancata messa in onda dell’intervista rilasciata alla trasmissione Rai Presadiretta sul caso Caffaro, in cui elencava gli in-terventi svolti a Brescia dall’Asl a tutela della salute – e in questo sen-so l’Asl vuole essere alleata dei Co-muni nel fornire gli strumenti per tutelare i propri cittadini, perché è pur vero che l’ambiente incide sulla salute, ma una buona parte del be-nessere va affidato allo stile di vita delle persone”.

reare una stretta colla-borazione tra le ammini-strazioni locali e l’Asl al fine di tutelare la salute dei cittadini. È questo

l’obiettivo del progetto “Salute in co-mune”, ideato dall’Azienda sanitaria Locale nell’ottobre del 2012 con l’in-tento di costruire una strategia con-divisa con i Comuni della Provincia, strategia che abbia al centro la pro-mozione della salute delle persone. “Il progetto – ha spiegato Carmelo Scarcella, direttore generale dell’Asl di Brescia – è nato partendo dal pre-supposto che le amministrazioni lo-cali possano avere un ruolo molto incisivo nella promozione della sa-lute, restando vicini ai cittadini of-frendo loro strumenti e opportuni-tà concrete”. Strumento concreto che è stato individuato nel “Piano comunale per la promozione della salute”, che ognuno dei 26 Comuni ad oggi aderenti al progetto (circa il 15% del territorio provinciale) do-vrà accuratamente redigere, indivi-duando le cause di rischio partendo dall’analisi dei bisogni specifici del territorio. l piano dovrà definire gli obiettivi di promozione e prevenzione, con-templando interventi intersettoria-li che saranno portati avanti dalle istituzioni, dai cittadini e dalle as-sociazioni presenti sul territorio.

“Ogni piano – ha proseguito Carme-lo Scarcella – sarà poi reso visibile ai cittadini sul sito internet www.salu-teincomune.net: le buone iniziative saranno poi replicabili anche dalle altre amministrazioni locali”.

Per far sì che i Comuni lavorino in maniera omogenea, è stata inoltre predisposta una guida per la costru-zione del piano, che oltre a fornire spunti teorici, precisi nel dettaglio i passaggi che il documento dovrà contenere. Innanzitutto, dovrà esse-re definito il profilo di salute della comunità.Successivamente, verranno indivi-duate le aree critiche, che consen-tiranno di stabilire le priorità e gli obiettivi da raggiungere con i cor-rispondenti risultati attesi. Infine, sarà necessario definire le azioni da realizzare in collaborazione con

Dal 1978 l’Ant è una realtà molto importante per il tessuto sociale italiano. Questa organizzazione è stata infatti in grado di offrire nei decenni un importante servizio di assistenza sanitaria domiciliare in tutta Italia. Per saperne di più, ecco i passaggi principali dell’intervista realizzata con il segretario provinciale Andrea Longo. “Nel 1978 Franco Pannuti, allora primario all’ospedale S. Orsola di Bologna, ebbe un’intuizione –esordisce Longo –. Un suo

famigliare si ammalò gravemente di tumore e Pannuti, grazie alla sua posizione di medico affermato e al contributo di vari suoi amici nell’ambito della sanità, si organizzò al fine di assistere direttamente a casa questo parente. Per l’epoca fu decisamente un precursore e fu così che, da quella esperienza di assistenza, nacque il primo nucleo operativo di Ant a Bologna”. Come si espanse Ant? “Subito dopo Bologna, Ant iniziò ad operare in Puglia e nel ‘98, grazie all’emiliana

Marcella Gori, Ant arrivò anche a Brescia e dopo una prima fase di attività promozionale con volantini e banchetti, nel 2001 avvenne l’assunzione del primo medico da parte della sezione bresciana”. Longo prosegue specificando: “Oggi Ant a Brescia dispone di medici, infermieri e psicologi specializzati in cure palliative oncologiche. Non si tratta di medici generici o con altre specializzazioni che esercitano per noi a tempo perso”. Il numero di famiglie assistite? “Ant negli anni

ha assistito a Brescia più di 2500 famiglie, con 500 nuovi pazienti solo nel 2012. E con un numero sempre crescente di richieste”. Ma Ant non è solo assistenza. Come ha spiegato Andrea Longo, più recentemente sono stati attivati servizi per la prevenzione e la diagnosi precoce contro il melanoma della pelle e il tumore alla tiroide. La sede Ant di Brescia è in via Stazione 51 ed è contattabile al numero 0303099423. Per info, è possibile consultare il sito www.ant.it/lombardia.

Dopo aver intervistato Emilio Del Bono e Marco Fenaroli, ecco le parole di Maria Cipriano, la quale completa il quadro dei tre candidati alle primarie del centro-sinistra, in vista delle imminenti elezioni ammi-nistrative a Brescia. Perché la deci-sione della candidatura? “Alle due candidature maschili mi sembrava giusto contrapporne almeno una femminile. Porto la voce di un’area laica, libertaria, socialista e radica-le. Voglio far valere i diritti fonda-mentali al lavoro, alla casa e alla salute”. Maria Cipriano prosegue poi citando Pertini: “La libertà non esiste senza giustizia sociale. Asso-lutamente vero. Non è più possibile questo divario tra abbienti e non ab-bienti. Disuguaglianze che gravano molto anche sugli anziani”. Perché i bresciani dovrebbero votare per lei? “I bresciani hanno l’opportu-

nità di scegliere una donna pronta, con l’aiuto di altri, ad amministrare la città. Sono già stata presidente di circoscrizione ed è stata una buona esperienza per mettermi al servizio dei cittadini e dei loro bisogni. Og-gi, la voglia di potere non può più essere compatibile con la politica”.Per quanto riguarda le note tecni-che, questa giornata si articola in questo modo: tutti i maggiorenni re-sidenti possono votare nei 22 seggi dislocati in città nei vari quartieri dalle ore 8 alle ore 20 di domenica 14 aprile. Questa volta, per andare incontro anche alle famiglie, si po-trà esprimere gratuitamente la pro-pria preferenza. Per votare bisogna presentarsi con la carta d’identità e con la tessera elettorale. Sono stati coinvolti circa 150 volontari con la presenza fissa di tre volontari per seggio. Ovviamente i tre candida-

ti presentano delle differenziazio-ni, ma “sostanzialmente – afferma Giorgio De Martin, segretario cit-tadino del Partito democratico – rispetto a quello che è successo in altre città, c’è un rapporto sereno e non ci sono tensioni. Credo che sia il modo migliore per rapportar-si a questo grande appuntamento. Fenaroli porta avanti il lavoro del sindacato, Del Bono è stato il ca-pogruppo in Loggia del Pd, men-tre la Cipriano è la segretaria del Partito socialista italiano”. E come valuta l’esperienza delle primarie? “L’aspetto positivo è che in un mo-mento in cui la politica è lontana dai cittadini, permettono agli stes-si cittadini di esprimere la propria opinione. Di negativo si potrebbe dire che la discussione rischia di limitarsi solo alla partecipazione alle primarie”.

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Ènata l’officina della re-lazione per risponde-re al grande bisogno di ascolto e di orien-tamento nell’orizzonte

delle complesse relazioni familia-ri. Le questioni più frequenti che il servizio è in grado di accogliere vanno dalle difficoltà nella relazio-ne di coppia, alle fatiche genitoriali e ai pesi che la cura nel familiare spesso comporta. Lo sportello si caratterizza per un accesso diret-to e per un ascolto attento della problematica portata all’attenzio-ne dell’operatore. Il fine è quello di restituire immediatamente una ricostruzione più ordinata del por-tato e con un’informazione com-petente, se necessario, orientare verso una successiva presa in ca-rico. L’officina della relazione ac-coglie tutte le richieste di ascolto per un primo colloquio gratuito. Lo sportello riceve il lunedì dalle ore 9 alle 12 e il venerdì dalle ore

14 alle 17 previa prenotazione te-lefonica presso la Segreteria delle Acli provinciali in via Corsica 165, telefonando al numero 0302294012. A maggio parte un primo percor-so. Separarsi da un affetto, da un amore, da una relazione importan-te rappresenta un momento fonda-mentale della vita di ogni persona. Spesso si tratta di una fase costel-lata da ripensamenti, rivoluzioni, ricerca di nuovi equilibri, così co-me da scelte sovente sofferte e ri-voluzionarie. Una separazione ha importanti ripercussioni non solo sul singolo individuo ma investe anche la storia famigliare e la re-te allargata dei rapporti sociali e amicali. Vengono infatti rimessi in discussione modelli di relazione e rapporti che fino a quel momento potevano funzionare alla ricerca di un nuovo possibile equilibrio. Se dividersi da una moglie, da un marito, da una compagna o da un compagno è possibile seppur cri-tico, quando ci sono dei figli in co-mune si è genitori per sempre. Il percorso si rivolge ad un gruppo

eterogeneo di padri e madri in fa-se di separazione o già separati da tempo. Con l’intento di offrire un sostegno psicologico ed educativo ai partecipanti grazie alla riflessio-ne in gruppo e alla condivisione delle esperienze attingendo a capa-cità e risorse individuali; promuo-vere la rielaborazione di momenti critici legati alla separazione e alla gestione educativa dei figli attra-verso l’ascolto, il dialogo e l’impie-go di linguaggi simbolici e corpo-rei; supportare il ruolo genitoriale nell’affrontare con i figli questa de-licata fase della vita. Beppe Pasi-ni, psicologo psicoterapeuta della famiglia, conduce a partire dal 3 maggio sei incontri a scadenza set-timanale il venerdì dalle ore 20.30 alle ore 22.30 presso la sede delle Acli provinciali in via Corsica, 165 a Brescia. Informazioni e iscrizioni entro lunedì 26 aprile, telefonando alla Segreteria delle Acli provincia-li al numero 0302294012. La parte-cipazione al percorso è gratuita; il percorso verrà avviato con l’iscri-zione di almeno 10 persone.

Promuovere la matematica attraverso il gioco e l’approccio interdisciplinare. AmbienteParco Brescia di Largo Torrelunga 7 a Brescia ha inaugurato la Mostra interattiva MateFitness. In MateFitness l’apprendimento è facilitato dalla componente ludica e interattiva, grazie all’utilizzo di una metodologia hands-on: è proibito non toccare! “Didattica in gioco” per sviluppare il senso critico, stimolare le abilità, sollecitare la curiosità e la meraviglia, potenziare

la creatività e la fantasia, come approccio per indagare la realtà e rafforzare la consapevolezza sui temi della sostenibilità, mission di AmbienteParco. Tutte le proposte e le attività sono progettate e proposte secondo un’impostazione e un metodo scientifici. L’obiettivo è di portare la scienza fuori dai soliti laboratori, porgendola come elemento nuovo e fresco, avvicinandola al quotidiano. Da ottobre 2011 a oggi l’interesse e l’attenzione del pubblico verso

gli spazi di AmbienteParco si sono sempre più consolidati, raggiungendo la quota di circa 20mila ingressi, con un’attenzione da parte delle scuole (infanzia 7%, primarie 28%, secondarie di I grado 44% e di II grado 21%) e delle famiglie. Un sentito ringraziamento va a Fondazione Asm, che ha rinnovato il sostegno economico, riconoscendo in AmbienteParco un luogo di confronto e di divulgazione culturale sulla sostenibilità, ma anche di incontro

con una metodologia didattica ed educativa non formale. MateFitness ha ricevuto, inoltre, il patrocinio del Comune di Brescia, dell’Università degli studi e dell’Università cattolica. L’orario di apertura è il seguente: per scuole e gruppi su prenotazione, sabato e domenica dalle 16 alle 19 senza prenotazione. Tariffe: 7 euro ordinario, 6 euro convenzioni, 5 euro scuole, 15 euro famiglia. Informazioni al numero 030361347, www.ambienteparco.it.

La chiesa di Santa Maria della Carità in via Musei ospita alle ore 16 il canto del vespro nelle domeniche di Pasqua. La preghiera della sera della liturgia cristiana ha stimolato l’interesse dei maggiori musicisti. “L’intento di que-sta proposta che nasce dalla costola dei concerti quaresimali di S. Agata – spiega mons. Alfredo Scaratti – è rivolta a quanti intendono pregare al Vespro delle domeniche di Pasqua con l’aiuto di alcune corali e con i te-sti del breviario, con la presentazio-ne in forma catechistica di immagini del fascinoso repertorio della stessa chiesa recentemente restaurata”. Il programma è il seguente: domenica 14 aprile, ore 16, la corale Paolo VI Brescia con musica e direzione di don Luigi Salvetti; domenica 21 apri-le la corale Santa Giulia di Paitone con la musica di Marco Tononi e la direzione di Enzo Loda; domenica 28 aprile la corale S. Cecilia di Maderno con la musica di Francesco Troli e la direzione di Giampietro Bertella; do-menica 5 maggio (ore 16.30) “Nuo-vo gruppo gregoriano”; domenica 12 maggio (ore 16.30) voci maschili dal coro della Collegiata di Chiari con la musica di Piergiorgio Capra.

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Èscientificamente dimo-strato che la lettura ad alta voce, fatta dal ge-nitore al figlio a parti-re dai sei mesi di vita,

influenza positivamente lo svilup-po dei più piccoli sia dal punto di vista relazionale sia da quello co-gnitivo. A questo proposito, è na-to nel 1999 a livello nazionale il progetto “Nati per leggere”, pro-mosso dall’Associazione cultura-le pediatri, Associazione italiana biblioteche e Centro per la salute del bambino onlus, a cui la provin-cia di Brescia ha aderito nel 2002. In questi giorni l’iniziativa si arric-chisce di una nuova campagna de-dicata alla comunicazione, lancia-ta dalle Province di Brescia, Lodi e Monza-Brianza, che ha visto poi l’adesione della gran parte delle amministrazioni lombarde.Per incentivare in maniera sem-pre più crescente gli adulti alla buona pratica della lettura ad alta

voce, sono stati realizzati un video pubblicitario accattivante, alcune brochure informative, e pieghevoli illustrativi tradotti nelle sette lin-gue più parlate nella Regione (ol-tre all’italiano, russo, serbo e bo-sniaco, romeno, inglese, francese e arabo).In particolare lo spot, dal titolo si-gnificativo “La sua storia comincia dalle tue parole. Leggere insieme, crescere insieme”, è stato ideato da due giovani talenti frequentan-ti il Centro sperimentale di cine-matografia, Giorgia Missiaggia e Marco Armando Piccinini, che si sono aggiudicati il concorso appo-sitamente indetto per selezionare l’idea migliore.Il video, realizzato grazie ad un finanziamento regionale, sarà in-serito presumibilmente nella ro-tazione delle Pubblicità Progres-so a livello nazionale a partire da settembre, e sarà il fulcro centrale della campagna.È attualmente visibile sul sito www.natiperleggere.it e disponibi-le per chiunque volesse farne uso.

Accanto al video, è stata tradotta e ristampata in italiano per con-cessione dell’editore inglese Bo-oktrust la brochure “I bebè ama-no i libri”, che invita i genitori a leggere ai propri figli sin dai pri-missimi anni di vita, suggerendo loro i luoghi e i modi migliori per farlo. Inoltre, pieghevoli manifesti e bibliografie saranno disponibili e diffuse attraverso i sistemi bi-bliotecari, e verranno consegnate a pediatri, genitori ed in generale agli operatori del settore.Infine, il 9 maggio la Provincia or-ganizzerà un’occasione formativa presso la scuola Ial Lombardia in-centrata sull’utilizzo dei materia-li promozionali. Materiali che si potranno trovare anche presso lo stand della Rete bibliotecaria bre-sciana presente alla tradizionale fiera di Seridò. In Lombardia, “Na-ti per leggere” attualmente coin-volge 14 sistemi bibliotecari e sei Province, tra cui quella bresciana, che ha investito in poco più di 10 anni di attività fondi pari a circa 100mila euro.

Promuovere il valore dell’educazione, della formazione e dell’istruzione come dimensioni fondamentali per la crescita di cittadini responsabili, soprattutto nella difficile situazione economica del Paese, che incide sulle famiglie: questo l’obiettivo dichiarato del Bando per l’assegnazione di nove borse di studio per studenti delle scuole secondarie superiori, statali e paritarie, da 250 e 200 euro.L’iniziativa è organizzata

dall’associazione “Comunità e scuola”, grazie all’apporto di Phoenix informatica srl e Gefran spa, aziende bresciane che hanno fatto della qualità e della formazione elementi distintivi della loro organizzazione. Le associazioni di genitori Age e Agesc sostengono la proposta, e sono coinvolte nella commissione di valutazione. Il bando si colloca, inoltre, nel percorso di riflessione che “Comunità e scuola” sta da tempo proponendo relativo ai

temi della qualità, del merito, dell’eccellenza. Premiato il profitto, dunque (per accedere al bando è richiesta la media aritmetica dei voti non inferiore ad 8/10), ma anche l’impegno negli ambiti del volontariato, animazione, educazione, cultura, arte, sport e associazionismo, cioè la qualità della persona. Fra i criteri che aggiungono punteggio, inoltre, la composizione del nucleo familiare (numerosità della prole), l’entità delle spese di trasporto

sostenute, l’appartenenza di un genitore all’Age o all’Agesc. Le domande vanno consegnate a “Comunità e scuola” entro il 10 maggio, seguendo le indicazioni presentate nel sito internetwww.comunitaescuola.it.La premiazione verrà effettuata entro la fine dell’anno scolastico in corso. Per ogni informazione è possibile rivolgersi a “Comunità e scuola”, in via della Rocca, 16/a a Brescia, telefono 030/46781, [email protected].

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n nuovo tesoro si appre-sta a essere restituito al pubblico dallo scrigno della chiesa della Di-sciplina a Orzivecchi.

Terminato due anni fa il restauro dell’ambiente principale, con il re-cupero di gioielli come le tele del Cossali e un affresco attribuibile al Caylina, i lavori si sono da qualche tempo rivolti al matroneo, che ha ri-velato importanti novità. L’ambiente sopraelevato della chiesetta, infatti, conserva alcuni affreschi di un ciclo riguardante la passione e morte di Cristo che, oltre a un indubitabile pregio artistico nella realizzazione, nella quale si possono riscontrare elementi della maniera giottesca, fornisce diverse indicazioni sulla storia dell’edificio. Il lato sud, in-fatti, era decorato con un affresco dell’Ultima cena, del quale rimane solamente una traccia all’estremità, segno che in un momento succes-sivo alla realizzazione, furono ap-portate modifiche strutturali: sullo stesso lato, infatti, è stata aperta una finestra e, a poca distanza, vi-cino all’angolo con il lato ovest sono state rilevate le tracce di tre crepe abbastanza importanti. “L’ipotesi – spiega Giuseppe Busetti, presidente dell’associazione Amici della Disci-plina che si è occupata dei restauri – è che siano dovute al terremoto di Orzinuovi del 1802, in seguito la

to finale degli Ami ci della disciplina: “L’associazione continuerà a esiste-re – assicura Busetti – magari rivol-gendo la propria attenzione ad altri obiettivi, sempre in conformità con il nostro statuto. Vogliamo inoltre va-lorizzare il lavoro fin qui compiuto, per il quale abbiamo anche allestito un sito internet, con la realizzazione di un’opera che ne racconti le fasi. I prossimi passi sono l’assemblea dei soci il 19 aprile e la conclusione de-finitiva dei lavori, che dovrebbe av-venire entro l’estate o al più tardi per settembre. Vogliamo inoltre or-ganizzare una serata esplicativa con la responsabile della Sovrintenden-za Renata Casarin. Poi vedremo che cosa fare”. Un luogo restituito piena-mente al culto e alla comunità. Il re-cupero della Disciplina non è stata solamente un’operazione artistica e storica, ma soprattutto il riportare in vita un tassello importante della religiosità orceana. A testimoniarlo è il parroco don Franco Cavalli, che, ringraziando l’operato dell’Associa-zione e dei volontari, ne sottolinea i pregi: “È un ambiente che mi pia-ce moltissimo. Da quando nel 2011 è stata riaperta definitivamente ce-lebro qui tutte le Messe feriali e sto pensando di aumentarne l’utilizzo in vista di quest’inverno. Quello della disciplina è un ambiente molto rac-colto e caldo, nel quale ci si sente isolati dal mondo”.

struttura è stata danneggiata anche da un incendio. In ogni caso abbia-mo posizionato una chiave metallica lungo tutta la larghezza dell’edificio per mantenerne la stabilità”. I lavori di restauro hanno inoltre interessato il rifacimento del pavimento riposi-zionando le tavelle originali, la ripu-litura e la stuccatura degli affreschi, che hanno rivelato un fondale verde a mo’ di quinta teatrale, e la biaccatu-ra del tetto che ha rivelato in una ta-vella una significativa datazione risa-lente al 1575. Si tratta probabilmen-te di un rifacimento e sistemazione dell’edificio promosso nel clima di fervore religioso successivo al Con-cilio di Trento. Con la sistemazione del matroneo si concludono i lavo-ri sulla disciplina, curati negli anni dall’ing. Sandro Guerini, che hanno visto anche la collaborazione di dit-te del posto e il lavoro volontario di diversi membri dell’Associazione, tra i quali Franco Benedetti, Gianni Ferrari, Claudio Bonometti e Lucia-no Paganini. Non è questo però l’at-

Spazi rinnovati per il nido. Dal prossimo mese di settembre Palazzo Orsini, da tempo sotto i ferri, potrà accogliere l’asilo nido, attualmente dislocato in via Circuito Sud. Per la verità, la destinazione di questo palazzo doveva essere un’altra.Prova ne è il fatto che nei progetti della vecchia amministrazione comunale vi era l’intenzione di trasformare questo edificio in una sorta di museo da utilizzare anche e

soprattutto per la vicina scuola primaria. Invertendo la rotta, il sindaco Lorenzo Borzi e l’attuale maggioranza hanno invece deciso di destinare Palazzo Orsini, ad asilo nido, che attualmente ha sede in via Circuito Sud.“Con questa scelta – aveva detto sin dall’inizio il primo cittadino Borzi – risparmiamo un bel po’ di soldi. Il fatto è che la nostra scuola materna, che si trova proprio accanto all’attuale nido,

ha bisogno di spazi. Per trovarli avremmo dovuto realizzarli ex novo, spendendo circa un milione e mezzo di euro. Con la soluzione che abbiamo scelto, cioè spostando il nido a Palazzo Orsini, liberiamo gli spazi di via Circuito Sud. Spazi che, spendendo 100mila euro o poco più, potranno prima essere rimodulati e risistemati, quindi messi a disposizione della Materna”.Inoltre la ristrutturazione di

Palazzo Orsini non comporterà spese vive per la comunità. “In cambio della cessione della struttura e dei relativi lavori – spiega il sindaco – ai proprietari di Palazzo Orsini il Comune di Ghedi ha ceduto l’area destinata alla nuova caserma dei carabinieri, della quale si parla da tanti anni, ma che non è mai stata realizzata”. Dunque, dall’inizio del prossimo anno scolastico Palazzo Orsini ospiterà il nido. (mtm)

“La gente – racconta il parroco don Franco Cavalli – è più raccolta e unita quando prega qui – afferma – specialmente quando sono in pochi e nel grande ambiente della parrocchiale risulterebbero quasi dispersi. Prega e canta con più volontà, si fa più unita e vicina”. Oltre alle Messe feriali, inoltre, la Disciplina è diventata anche un punto di riferimento per alcuni appuntamenti particolari della comunità: “Il primo venerdì del mese – precisa il parroco – facciamo qui l’adorazione eucaristica in un clima di grande raccoglimento. Il primo giovedì, invece, recitiamo il rosario meditato. Inoltre per le prossime cresime faremo prima della celebrazione un momento di preghiera proprio in disciplina, a cui seguirà la processione che arriverà nella chiesa parrocchiale”.

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Fa memoria di Memo Bortolozzi: è questo l’intento del volume “Me-moRandum. Lirica e amore per la lingua natìa” edito dalla Ebm, edi-zioni Bressanelli Manerbio (285 pa-gine, 13,90 euro) a cura dalla com-pagnia teatrale “Chèi de Manèrbe”. Memo Bortolozzi è stato ispirato-re e fondatore della compagnia. È scomparso nel 2010 lasciando un vuoto – non è retorica – culturale nella comunità che ha amato rac-contando pregi e difetti della vi-ta di paese. Memo è stato maestro

elementare, poeta, commediogra-fo, autore di canzoni e direttore della stessa compagnia teatrale, artigiano ceramista. Si è meritato l’intitolazione del teatro comuna-le di piazza Cesare Battisti, nel cui ingresso è murata la targa col suo nome. Nel libro sono raccolte tut-te le poesie che Memo Bortolozzi aveva pubblicato in raccolte ogni volta omaggiando gli amici col so-stegno di pochi generosi, a comin-ciare da “Poezia che canta... e che pia”, stampato in due edizioni da

Bressanelli con la presentazione di Giovanni Scaramella che scri-veva. “Memo, quello che sente nel cuore l’ha, come si usa dire, sulla punta della lingua... o della penna”. Poi s’è avventurato in “Dolse, sala-de e ‘mpééréte” dedicando un testo espressivo “Al me Manerbe” (musi-ca di Baroncini, presentazione del maestro Flavio Dotta, collega di fa-tiche scolatiche) e dire “grasie de cor” a Davide Chiara autore dell’in-troduzione, Angiolina Cominelli sua compagna di vita, Sante Filip-

pini e Gianfranco Grandi che l’han-no sorretto ”dè moràl e dè scarse-la”. La terza raccolta “Col cor... e vergòt òter” presentazione di Ro-berto Gottani e Angelo Tiefentha-ler, a quel tempo rispettivamente sindaco e assessore, e la caricatu-ra disegnata da Mario Tambalotti. Questa pubblicazione completa la raccolta dei suoi scritti fra i qua-li anche sei commedie che sono il repertorio di “Chei de Manerbe” gruppo costituito nel 1984 intitola-to a Slim Scotti. (f.pio)

a disoccupazione è una (se non la principale) delle piaghe della socie-tà moderna: per argina-re almeno in parte il fe-

nomeno, laddove gli enti pubblici non possono o non vogliono inter-venire, si mobilitano realtà locali in sinergia tra loro.A tal proposito il Comune di Mon-tichiari, in qualità di ente capofi-la, in collaborazione con i Comuni della Bassa bresciana orientale e centrale, le parrocchie, le scuole, le aziende, diverse cooperative ol-tre a numerose associazioni della zona, ha deciso di farsi promoto-re di un’iniziativa importante per i più giovani.Il Progetto in questione, presenta-to ufficialmente nei giorni scorsi presso la Sala consiliare montecla-rense, si chiama “Capaci di futuro” e consiste di una serie di momenti e percorsi rivolti ai giovani tra i 16 e i 28 anni disoccupati, inoccupati, diplomati, ma non ancora orientati tra studio e lavoro.L’obiettivo che gli enti interessati si propongono è sviluppare situa-zioni mirate a dare impulso a per-corsi di introduzione nel mondo del lavoro ed anche sfruttare le potenzialità e le abilità in posses-so per creare imprese e aziende. Tra le particolarità del Progetto va menzionata l’opportunità deno-

minata “Botteghe&Giovani”, desti-nata a favorire forme di imprendi-toria giovanile nel campo dell’ar-tigianato locale al fine, tra l’altro, di mantenere in vita mestieri e professioni a rischio estinzione: in questo caso, dunque, il vantag-gio è duplice, con risultati signifi-

cativi sia per chi presta la propria opera professionale sia per chi of-fre posizioni lavorative. I giova-ni, infatti, hanno spesso le qualità necessarie per “inventarsi” lavori ed attività, ma quello che manca è una piattaforma istituzionale che consenta loro di dare concretezza alle idee. Ecco, perciò, che “Ca-paci di futuro” va in soccorso dei più giovani offrendo concrete so-luzioni iniziali per affrontare il pro-blema dell’inserimento nel mondo del lavoro.Da sottolineare, inoltre, che uno spazio specifico è riservato alla cosiddetta “Cittadinanza attiva” per facilitare l’attività giovanile nel mondo sociale e renderla più responsabile delle proprie azioni. Per i Comuni e gli altri enti interes-sati al Progetto, è bene precisare, non si tratta di assunzioni nel mon-do del lavoro, ma piuttosto nel cre-are le condizioni migliori per ren-dere possibile un inserimento fu-turo nei vari campi dell’economia.L’iniziativa sarà disponibile a bre-ve tramite una piattaforma web e sui principali social network così da raggiungere il maggior numero possibile di persone: verrà, in so-stanza, creata una sorta di “rete” per consentire una maggiore frui-bilità delle informazioni in merito e garantire il miglior successo pos-sibile ad una vasta platea.

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settembre la Coopera-tiva sociale onlus “Il Cardo” di Edolo compi-rà un quarto di secolo. “Il Cardo” costituisce

il punto di riferimento per i servizi ai disabili in Alta Valle e presenta pure un continuo fermento di ini-ziative nel campo dell’educazione: spiccano gli interventi di preven-zione, la consulenza presso molte scuole, nonché l’organizzazione di laboratori, spazi di aggregazione e assistenza domiciliare educativa. Da quasi tre anni, inoltre, gestisce a Edolo la ludoteca “L’albero magico” per i bambini della Scuola elementa-re. E dietro l’angolo ci sono ulteriori sorprese. Lo scorso 4 aprile è stato lanciato il progetto “E tu, cos’hai da dire?”, finanziato dalla Fondazione della comunità Bresciana. Lo scopo, spiegano, è quello di promuovere “lo spirito cooperativo per contribuire al bene comune”. In questa occasio-ne dopo il sindaco di Edolo, Vittorio Marniga, l’avvocato Pierpaolo Ca-madini, consigliere della Fondazio-ne, si è soffermato sulle motivazioni per le quali la Cooperativa ha visto ancora una volta una delle sue idee meritevole di sostegno concreto. Il nuovo progetto viene promosso in modo articolato: un intelligente vi-deo è disponibile sul sito www.il-cardo.it e su youtube; poi magliette con appositi disegni realizzati da-

per accogliere le proposte e le idee di tutti, che sarà in tournée ben ol-tre l’Alta Valle: prima apparizione addirittura in Piazza della Loggia a Brescia lunedì 15 aprile. A seguire a Edolo (Piazza Martiri della Liber-tà) il 30 aprile ed il 1° maggio, e per finire, in occasione del Giro d’Italia, a Ponte di Legno (davanti al Muni-cipio) il 24 maggio. È chiaro che la scatola rappresenta “Il Cardo” come contenitore che fa propri suggeri-menti e proposte dei passanti. Al-la stessa maniera altre ‘scatole’ per dialogare e scambiare idee sono, fin da ora e per chiunque, gli strumenti comunicativi già in uso (sito, blog, app). Il direttore Marco Milzani e il presidente Giuseppe Capitanio pos-sono, quindi, andare ben fieri di una realtà che, senza dimenticare i loro predecessori, dispone oggi di due moderne strutture, una per i servi-zi socio-sanitari (Centro diurno per persone con disabilità e Comunità alloggio) e una per quelli socio-as-sistenziali (Centro socio educativo, Servizio educativo territoriale, ap-partamenti protetti). A dimostrare la vivacità d’idee si può segnalare in questi ultimi mesi la collaborazione con l’oratorio di Edolo: alcuni uten-ti della Cooperativa collaborano per biglietteria, bar e pulizie al Cinema-teatro “Don Bosco” nell’ambito del-le attività di inserimento sociale sul territorio.

Era il 20 maggio 1945, la Seconda guerra mondiale si era conclusa da pochi giorni quando a Breno si diede convegno praticamente tutta la Valle per un solenne omaggio alle spoglie mortali dei caduti per la libertà della divisione “Fiamme Verdi” “Tito Speri”. Le fotografie dell’epoca mostrano la trasversale via Mazzini con ali di folla al passaggio dei 19 feretri, inondati di fiori, tutti portati a spalla, diretti verso la chiesa di Sant’Antonio abate, trasformata in camera

ardente. Tra le bare quella del colonnello Ferruccio Lorenzini, del comandante Giacomo Cappellini (fucilato in Castello a Brescia) e di tanti altri: Andrea Gelfi, Giuseppe Gelfi, Andrea Giacomelli, Giordano Guaraldo, Lorenzo Pelamatti, Antonio Putelli, Simone Salvetti, Raimondo Albertinelli, Giovanni Bettoni, Luigi Farisè, Domenico Giacomini, Mario Legena, Martino Guarinoni, Giuseppe Richini, Falco Sbarbato. Tra i 19 “Ribelli per amore” persino un anonimo russo,

finito a combattere sui nostri monti per la libertà. Particolarmente ricordati Antonio Salvetti e Giuseppe Cattane, trascinati al Cimitero di Breno, barbaramente costretti a scavarsi la tomba dai fascisti e fucilati. Per ricordare questo tragico evento e per commemorare i 19 ribelli camuni, l’Associazione nazionale Partigiani d’Italia, le “Fiamme Verdi”, l’Ana di Valcamonica, il Comune di Breno e il Comune di Niardo il prossimo 20 aprile, a Breno, alle ore 20 hanno

organizzato una fiaccolata che partirà dal cimitero e raggiungerà la chiesa di Sant’Antonio nella piazza omonima. Accompagnerà il corteo la Banda civica di Breno. Vi saranno anche rievocazioni di episodi della Resistenza da parte dei nipoti dei caduti. Una lirica, scritta da uno sconosciuto eroe recita: ”Fummo giovani. Siamo morti, Ricordateci./ Le nostre morti non sono nostre, sono vostre./ Avranno il valore che voi darete loro./ Date loro il significato che si meritano”. (e.g.)

gli utenti-redattori di “Zeus! Rivista mutante”, che fa capo a “Il Cardo” ed è diretta da Riccardo Federici; ed infine un’enorme scatola aperta

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Serve una particolare formazione per saper perdonare e, nel caso si fosse già in grado di farlo, quanti tipi di perdono sono possibili? So-no solo alcuni dei punti interroga-tivi ai quali si tenterà di dare una risposta nel corso dell’itinerario “Incontri sul Monte”, al via all’in-terno del Convento dell’Annuncia-ta sul Monte Orfano di Rovato e in-seriti nell’ambito delle molteplici iniziative culturali promosse dagli attivi Frati Servi di Maria. Il primo appuntamento è fissato nella mat-

tinata di questa domenica mattina 14 aprile (dalle 9.30 alle 11) e sa-rà presieduto dall’esperto Raffaele Mantegazza, docente di pedagogia interculturale presso la Facoltà di Scienze dell’Educazione dell’Uni-versità Bicocca di Milano. Mante-gazza, inoltre, non è nuovo ospite dei Frati Servi di Maria, in quan-to dal 1999 e fino al 2012 ha tenu-to una serie di conferenze proprio tra le mura del Convento di Rova-to. Tra i suoi impegni, rientra anche quello di aver fondato un gruppo

di ricerca attorno alle categorie di una possibile pedagogia della resi-stenza nei confronti di ogni tipo di dominio e arroganza del potere. Il secondo appuntamento riguarderà invece il tema “Il perdono respon-sabile” e si terrà domenica 5 mag-gio, sempre dalle 9.30 alle 11. Sarà presieduto dal relatore Gherardo Colombo, che insisterà su una tri-ste realtà alla quale si ricollegano altre domande: “Più di due terzi delle persone che escono dal carce-re commettono nuovi reati. Si può

trovare un’alternativa? Può la so-cietà stipulare con loro un patto di reciproca responsabilità?”.Gli incontri avranno luogo nel-la sala conferenze nel chiostro del Convento; al termine sarà offerta la possibilità per chi lo desidera di partecipare alla celebrazione eu-caristica delle 11 nella chiesa del convento. L’ingresso è libero a tutti, ma si consiglia, per motivi logisti-ci, di parcheggiare la macchina alle pendici del monte e di salire a pie-di. (a.s.)

n tutti i nostri oratori si cer-ca sempre di educare i più piccoli con alcuni strumenti giovanili e quotidiani. Spes-so però, tra video, musiche

e balli, si rischia di dimenticare l’ambiente in cui operiamo. Sin dai tempi di don Bosco, lo spazio, è di fondamentale importanza per l’educazione dei più piccoli, così il Consiglio direttivo dell’oratorio di Pisogne ha scelto di impiegare molte delle proprie forze nella ri-qualificazione degli ambienti della struttura educativa.Lo scopo di quest’opera, oltre che estetico, è il tentativo di accede-re a un numero sempre più alto di persone e di ragazzi, così da tra-smettere un’idea di casa e di fami-glia. Molti oratori sono, purtrop-po, considerati come uno spazio di passaggio, dove terminata l’ora di catechismo o di attività si esce e si torna a casa.Un luogo pulito e curato invoglia ognuno a vivere maggiormente quella realtà. Per questi motivi, da settembre, grazie alla generosità della gente e alla vendita di fiori e di torte, l’oratorio di Pisogne ha cambiato volto. Tutto si è svolto un passo alla volta. Prima si sono ridipinte tutte le aule con colori vivaci e accesi, poi si è passati ai tavoli e alle sedie, eliminando così i banchetti incisi di scritte in sti-

le scolastico. Dopo ciò, è stata la volta delle porte di tutto l’oratorio. Ognuna con un colore diverso ri-spetto all’ala o alla funzione che svolge la stanza.Terminati i lavori alle aule, l’im-pegno si è indirizzato ai due am-bienti più utilizzati: l’atrio e il bar.

Qui, alcuni ragazzi della Valle Ca-monica, che lavorano in questo campo, hanno ricoperto le pareti di murales, rappresentando alcu-ni momenti della vita di oratorio. Sono così diventati luoghi funzio-nali e accoglienti per tutte le atti-vità di pastorale che si svolgono all’interno: dalla catechesi all’ac-coglienza dei gruppi scout; dalle attività estive agli spazi necessa-ri per i gruppi parrocchiali. Sono utili soprattutto per le persone che vivono ogni giorno l’oratorio, per chi lo sfrutta il giorno e per chi lo frequenta la sera.Diventa così un luogo di ritrovo per tanti ragazzi, per molte fami-glie e per moltissimi giovani, non solo quando c’è organizzato qual-cosa, ma anche per far merenda o per far due tiri al pallone.Tutto ciò può sembrare indifferen-te alla pastorale giovanile di un pa-ese, tuttavia l’impegno e l’amore che si mette nel custodire e valo-rizzare l’ambiente in cui i nostri ra-gazzi vivono, viene letto più atten-tamente da tutti, anche da coloro che non sono assidui frequentatori di incontri o di attività particolari.Se l’obiettivo era il rendere più ac-cessibile e più vicino l’oratorio a tutte le persone rendendolo uno spazio non indifferente a chi lo frequenta, si può dire che è stato raggiunto.

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Vito Rumi presenta, con la regia dell’associazione culturale “Giu-seppe Serassi”, il libro “Gli or-gani della chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta in Palazzolo sull’Oglio”. A seguire un concerto d’organo di Fabrizio Vanoncini (si è formato presso i Conservatori di Bergamo e Brescia, diplo-mandosi in organo e composizione organi-stica, musica corale e direzione di

coro) sulle sue musiche e su quelle di Antonio Vivaldi, Giovanni Mo-randi e padre Davide da Bergamo. Quando? Domenica 14 aprile pres-so la parrocchia di Santa Maria As-sunta. Dopo il saluto di Federico Lorenzani, presidente dell’asso-ciazione culturale “Giuseppe Se-rassi” di Guastalla, Rumi presen-ta il libro. Vito Rumi (nella foto) è attualmente docente di ruolo di

teoria, analisi e composizione al Liceo musicale “Secco Suardo” di Bergamo e organista della parroc-chiale di Santa Maria Assunta in Pa-lazzolo sull’Oglio (organo Lin-giardi 1876). Collabora da qualche anno, insieme a Fabrizio Vanonci-ni, con il festival BergamoScienza tenendo conferenze sulla storia e strut-tura dell’organo su strumen-ti storici della città di Bergamo.

pazi per ospitare madri e minori che per vari moti-vi hanno perso la propria abitazione. L’amministra-zione comunale e la Fon-

dazione Galignani hanno messo a punto un progetto di housing so-ciale che prenderà il via il 15 apri-le con il nome di Archè (dal gre-co principio). La Fondazione con l’ex presidente Angelo Lazzari ave-va avviato la ristrutturazione degli ambienti per l’allestimento di una casa di accoglienza, ricavata nei lo-cali di via Cesare Costa di proprietà della Fondazione stessa. L’Ente, che è guidato da Fiorangela Marenzi, ha potuto beneficiare della collabora-zione e del contributo della giunta rappresentata dal sindaco Gabriele Zanni. L’appartamento è stato or-ganizzato in cinque camere da let-to per un massimo di 20 inquilini con bagni, uno spazio comune e una cucina. A questo si aggiunge lo spazio verde circostante con la vicinanza all’asilo nido e alla scuola elementare che potranno servire per i bambini ospitati. Ver-ranno ospitate madri, figlie fino ai 16 anni e figli fino ai 14 anni, che avranno il supporto di un educa-tore dell’Ente e di un assistente sociale del Comune in modo che vengano anche supportati nel loro percorso temporaneo di sei mesi

(circa) con la possibilità di una proroga. Sarà comunque compito dei Servizi sociali del Comune sta-bilire delle graduatorie di accesso alla struttura. Si ipotizza che le do-mande possano essere molte. Se si osserva, infatti, solo il numero relativo agli sfratti si constata che

Il Comune di Palazzolo sull’Oglio vuole organizzare nel prossimo autunno 2013 una grande mostra monografica sull’illustre concittadino Matteo Pedrali (1913-1980). Obiettivo dell’esposizione è di riunire un significativo numero di opere che abbracci l’intera produzione artistica del maestro palazzolese. In concomitanza della mostra, il Comune intende proseguire nell’opera di catalogazione delle opere di Matteo Pedrali arricchendo il già

ampio patrimonio fotografico in suo possesso. Chi ha dipinti di Pedrali può inviare all’Ufficio cultura una fotografia a colori, in formato cartaceo o digitale ad alta risoluzione, specificando la tecnica esecutiva e le dimensioni del solo supporto pittorico senza cornice. Il materiale può essere inviato all’indirizzo [email protected] o per posta tradizionale all’indirizzo: Ufficio cultura, via XX Settembre 32, 25036 Palazzolo sull’Oglio.

Fino a giovedì 2 maggio è possibile, presso l’Ufficio pubblica istruzione del Comune, fare richiesta per la domanda di Dote scuola erogata dalla Regione Lombardia. Il sistema di Dote scuola della Regione Lombardia comprende le seguenti componenti per i percorsi di istruzione: “Sostegno al reddito” per favorire la permanenza nel sistema educativo degli studenti meno abbienti frequentanti scuole statali; “Buono Scuola” per sostenere gli studenti che frequentano una scuola

paritaria o statale che prevedono costi di iscrizione e frequenza. I beneficiari del “Buono scuola” possono usufruire di due ulteriori contributi: “Integrazione al reddito” rivolto alle famiglie meno abbienti; componente “Disabilità” per alunni disabili. C’è poi la componente “Merito” per gli studenti che hanno raggiunto i risultati più brillanti.Anche per i percorsi di istruzione e formazione professionale è prevista la componente “Sostegno al reddito”.

nel 2012 sono quasi raddoppiati ri-spetto al 2011 così come è aumen-tato il bisogno abitativo. L’ammi-nistrazione comunale ha deciso di investire 25mila euro oltre alle quote mensili legate al numero di persone accolte.L’obiettivo, condiviso sul territo-rio, è quello di dare risposte tem-poranee a un bisogno; costituisce anche una valida alternativa al col-locamento delle persone in conte-sti protetti.Per la Fondazione si tratta di ri-spondere alle esigenze attingen-do a piene mani dalla propria sto-ria di realtà nata per l’assistenza ai minori.

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l Garda propone nel prossi-mo fine settimana un ricco calendario di appuntamenti. Si inizia sabato a Lonato, do-ve protagonisti sono i “Fiori

nella Rocca” nella mostra-mercato dedicata alle piante rare organizzata dal GardenClub di Brescia e ospita-ta nel complesso monumentale del-la Fondazione Ugo Da Como. Ad andare in scena, nell’affascinante struttura visconteo-veneta edificata nel XII secolo, una fra le più impo-nenti fortificazioni della Lombardia e da cui si gode un’impareggiabile vista sull’anfiteatro morenico gar-desano, un profumato e colorato percorso composto da rose, peo-nie, piante aromatiche, medicinali e da orto, agrumi, gerani, iris, pian-te grasse, bulbi, orchidee, clematis, dalie, piante acquatiche e palustri e lavande. La manifestazione accoglie alcuni tra i più importanti vivaisti italiani e stranieri, appassionati col-tivatori e ricercatori di essenze rare.

le loro creazioni artistiche e di al-to artigianato, attrezzi da giardino, arredi e complementi per esterni, oltre che alla libreria con tanti vo-lumi italiani e stranieri dedicati al mondo del giardino e al giardinag-gio. Info: www.fiorinellarocca.it. A Manerba sabato proseguono, inve-ce, gli eventi del calendario di “Ar-te in Corte Festival” ospitato negli spazi dell’Agriturismo La Filanda, ai piedi della camminata che con-duce alla Rocca. Alle 16 viene pro-posto l’incontro letterario dedicato a “Dopo le parole” un viaggio tra la poesia e la grafica di Maria Zanolli e Laura Veronesi. Alle 21.30 si tiene il concerto jazz “Atlantico Negro”, un nuovo progetto che attraversa e in-corpora culture musicali di diverse origini. Tra i due, a far da gustoso collante, l’evento enogastronomico “Strade del gusto si incontrano” con i corner di degustazione e vendita dei prodotti presentati dalla Stra-da dei vini e dei sapori del Garda

Fanno da corollario alla due giorni lonatese lezioni di composizione floreale, laboratori, visite guidate alla vegetazione spontanea delle mura della Rocca, alla Casa-museo e alla Biblioteca del senatore Ugo Da Como, mostre fotografiche, con-ferenze e presentazioni di libri, gui-de e riviste. Di particolare rilevanza l’allestimento dedicato agli abiti di Marie Amélie d’Orléans, ultima re-gina del Portogallo, celebratissima per la sua raffinata eleganza. Nel quartiere della Rocchetta la mostra-mercato accoglie inoltre produttori di vasi in terracotta e maiolica con

Una emozionante avventura. Un grande coro di 30 elementi accompagnati da sette ballerine, che cantano la gioia di vivere e alzano un incessante inno di lode al Signore. È l’appuntamento teatral-musicale “Negli occhi... nel cuore”, proposto domenica 14 alle 20.45 al Teatro Don Gorini di Bedizzole dal “Gruppo Giovani 2000” di Rezzato per raccogliere fondi destinati ai progetti dei volontari del Cosp di Mazzano. Una esplosione di voci, colori, suoni, luci, sensazioni,

per una serata all’insegna della beneficenza che emana emozione, energia, forza e movimento coinvolgendo direttamente tutto il pubblico in sala. Un “messaggio di luce” e di vitalità per tutti i cittadini del mondo. “Un repertorio di oltre 30 brani – spiegano Gisella e Mauro, responsabili del Gruppo Giovani – che spaziano dalla tradizione pop italiana, al classico gospel, al rock inglese, al latino-americano. Sono testi che parlano al cuore, cantano la gioia di vivere, la pace,

la solidarietà e testimoniano la presenza di Dio”. Ci sono accenni a persone speciali, Madre Teresa e San Francesco, ma anche a ‘semplici operai della messe’ desiderosi di sentire più spesso e più vicino la presenza del Padre. “Perché la vera forza dell’umanità si trova in ognuno di noi, che insieme agli altri lotta, lavora, cresce, spera e crede nella carità, unica chiave che apre le porte del Paradiso. Fino alla gioia condivisa ‘Negli occhi... nel cuore’ da tutti noi, fratelli sotto

lo stesso cielo”. Il Gruppo Giovani nasce nel 2000 per proporre una esperienza di teatro e di vita alla comunità giovanile di Virle Treponti, presso l’oratorio dei Santi Pietro e Paolo. Si aggregano giovani e adulti che portano in scena, con tanto entusiasmo e voglia di fare, le prime produzioni teatrali e musicali. Con l’esperienza maturata arrivano “Anastasia, il musical” che nel 2002 vince il premio come miglior musical bresciano dell’anno. (v.b.)

Il Comitato “Desenzano AgriCul-tura Festival” in collaborazione con il Comune di Desenzano pre-senta la mostra “27 biciclette”, una raccolta di disegni, stampe, dipinti su tela e su tavola aventi come soggetto la bicicletta e rea-lizzati da Eugenio Levi tra il 1980 e il 1995. La mostra apre in ante-prima il “Festival dell’agricultura” che si svolge a Desenzano dal 26 al 28 aprile 2013, con il contributo e la partecipazione del Comune di Desenzano della Camera di Com-mercio, della Provincia di Brescia e di moltissime realtà operative nell’ambito dell’agricoltura e del-lo sviluppo sostenibile. Il Festival, evento culturale nella più ampia accezione del termine, coniugherà tradizione, società urbana e socie-

tà rurale, in una tre giorni dedicata allo sviluppo sostenibile e alla va-lorizzazione della cultura agricola. Eugenio Levi, con il suo amore per la natura e per le biciclette (ne è la dimostrazione l’ampia produzione sul tema), risulta essere pienamen-te in sintonia con questo spirito di ricerca di un maggior equilibrio fra produzione e ambiente, fra sviluppo e benessere, fra natura e uomo. La mostra si comporrà di 20 studi, ovvero disegni su carta, a biro o matita, di piccola e media dimensione: opere preparatorie in funzione di realizzazioni maggiori. L’esposizione resta aperta fino a domenica 28 aprile con i seguenti orari: martedì 10.30-12.30, venerdì 16-19, sabato e festivi 10.30-12.30 e 16-19; l’ingresso è libero.

e da quella del gusto cremonese. Info: www.arteincorte.wordpress.com. Domenica si celebra, anche nella nostra provincia, la “Giorna-ta di apertura di primavera” delle dimore e ville storiche. Sul Garda l’iniziativa consente di visitare il Vittoriale degli Italiani di Gardone Riviera, la cittadella monumentale voluta da Gabriele D’Annunzio di cui quest’anno ricorrono i 150 anni della nascita e i 75 anni della morte. Info: www.castellieville.it.

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on Francesco Zaniboni dopo 10 anni intensi sa-luta la parrocchia di Cili-verghe. L’intensità è pro-prio la cifra del rapporto

instaurato con le persone. In questo periodo don Francesco ha puntato sulla formazione delle persone (ra-gazzi, giovani e adulti) attraverso anche le settimane di animazione missionaria. Ha lavorato per rende-re l’oratorio come casa della comu-nità, per renderlo sempre più acco-gliente. Adesso torna in Valtrompia là dove è cresciuto (dai sette ai 25 anni ha abitato a Gardone) e là do-ve ha svolto parte del suo ministe-ro (curato a Villa Carcina dal 1983 al 1993 e parroco a Marmentino dal 1998 al 2002); nel periodo interme-dio è stato in città (dal 1993 al 1998) come curato nella parrocchia di San Faustino. In questi anni a Ciliverghe ha beneficiato della collaborazione di don Diego Gabusi, di don Felice Montagnini e di don Roberto Lom-

bardi; di fatto ha seguito in prima persona anche l’oratorio. Ora si pre-para a questa nuova sfida (l’ingres-so è fissato per domenica 28 aprile) in un posto del quale non “conosce nulla, ma mi piace anche così per-ché vado e incomincio senza pregiu-dizi”. È comunque consapevole che si inserisce in una realtà dove sarà indispensabile (nell’ottica del cam-mino verso le unità pastorali) la col-laborazione con le altre parrocchie. Non a caso, prima di Pasqua, ha già incontrato don Riccardo Bergama-schi (parroco di Lumezzane Pieve e Lumezzane Fontana) e i tre curati dei tre oratori. Nel suo compito sarà aiutato direttamente da don Ettore Truzzi e da don Andrea Maffina. Ha dalla sua anche l’esperienza con-creta della collaborazione matura-ta a Ciliverghe con le parrocchie di Mazzano e Molinetto che gravitano su un unico Comune. Hanno speri-mentato iniziative comuni, celebra-zioni e pellegrinaggi, per far nascere

il sentimento di appartenere a una famiglia più grande. “Voglio riuscire – spiega don Francesco – a comu-nicare e testimoniare il più possi-bile che voglio bene al Signore. Mi presento con la mia semplicità per manifestare la gioia e la serenità di essere amico del Signore”. Il segre-to è nella capacità di “accostarsi alle persone”. Certo adesso cam-bieranno i numeri (da 2.300 a cir-ca 8000 abitanti) con i quali dovrà confrontarsi, ma non muterà lo stile improntato al dialogo che gli ha per-messo di incontrare tante persone e in molti casi di aiutarle a impegnarsi nuovamente nei diversi ambiti, dal-la parrocchia all’oratorio passando per l’associazionismo.

Il Banco di Brescia ha emesso un prestito obbligazionario solidale per un ammontare di 5 milioni di euro, i cui proventi saranno in parte devoluti a Valtrompiacuore, che si occupa di prevenzione delle malattie cardiovascolari, sostenendo il presidio ospedaliero di Gardone. Le obbligazioni hanno un taglio minimo pari a 1000 euro e sono sottoscrivibili fino al 19 aprile salvo chiusura anticipata. Lo 0,50% dell’ammontare nominale collocato sarà devoluto

all’associazione, che acquisterà una Tac a 16 strati in sostituzione di quella in uso nell’ospedale. “Il nuovo strumento – precisa Maria Rosa Cristinelli, direttrice del reparto di Radiologia – permetterà di fare fronte al numero sempre crescente di richieste di esami, provenienti dai reparti dell’ospedale”. “L’apparecchiatura che acquisteremo – spiega il presidente di Valtrompiacuore Mario Mari – si aggiungerà a quelle già donate all’ospedale tra cui un

ecocardiografo, un ventilatore polmonare, un’apparecchiatura per la risonanza magnetica cardiaca, i defibrillatori, gli arredi per gli ambulatori di radioterapia, e una borsa di studio”. “L’introduzione del social bond permette al risparmiatore di sostenere Valtrompiacuore – sottolinea Roberto Tonizzo, direttore generale del Banco di Brescia – e l’emissione dei prestiti obbligazionari sociali testimonia l’impegno della Banca nell’interpretare e promuovere lo

sviluppo delle economie locali”. Da aprile 2012 a oggi il Gruppo Ubi Banca ha emesso 21 Social Bond Ubi Comunità, per un controvalore di oltre 236 milioni di euro, che hanno reso possibile la devoluzione di contributi a titolo di liberalità per un milione e 195mila euro volti a sostenere iniziative di interesse sociale. Il progetto è valso la conquista dell’edizione 2013 del Premio Abi per l’innovazione nei servizi bancari nella categoria “La Banca Solidale”. (a.g.)

Lodrino (BS)

ANTE &SERRAMENTI

ROVINATI?

ANTE &SERRAMENTI

ROVINATI?PRIMA DI CAMBIARLI

CHIAMACI030 850116

335 1767295RITIRO E CONSEGNA IN 4 GIORNI

SI ESEGUONO RIPARAZIONIRINNOVO TOTALE

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VETRI CON ISOLAMENTORIPARAZIONI E CAMBIODI TAPPARELLI ISOLANTI

E DI SICUREZZA

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Preventivi e Sopralluoghi gratuitiPreventivi e Sopralluoghi gratuiti

di Sabrina Cavalleri

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iniziativa a cura di:

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In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: “Io vado a pescare”. Gli dissero: “Veniamo anche noi con te”. Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: “Figlioli, non avete nulla da mangiare?”. Gli risposero: “No”. Allora egli disse loro: “Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete”. La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: “È il Signore!”. Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri.Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: “Portate un po’ del pesce che avete preso ora”. Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. (...)

Nel Vangelo di domenica scorsa, II di Pasqua, si riferisce per due volte che Gesù entrò e nella casa dove si radunavano i discepoli “mentre le porte erano chiuse”. Sabato scorso una ragazza di Brescia, Simona, ha emesso la sua professione solenne tra le monache Clarisse cappuccine di via Arimanno, in città. Ha preso il nome di suor Maria Simona Fran-cesca del Cuore Misericordioso di Gesù (era la domenica della Divi-na Misericordia) e ha cantato il suo “Eccomi” a braccia allargate (legger-mente, con pudore) mentre gli occhi luminosi guardavano al Crocifisso. “A porte chiuse”: questa ragazza ha scelto la vita claustrale, una via di consacrazione ancora più radicale, misteriosa, nascosta nel cuore di Cri-

e fa tutta quella strada per tornare al punto di partenza, per ritrovare il suo Gesù (quello che ricordava) o, una volta tornato a casa, accorgersi che bisognava ricominciare a vivere. Per colpa dei 150 chilometri prende un al-tro colore: che non riconoscono Gesù sulla riva del lago. Perché avrebbe do-vuto essere lì? La risposta per chi leg-ge adesso è più facile: perché Pietro lo cercava. Gesù è lì perché Pietro lo cercava; perché era in bilico tra crede-re e non credere più. E anche quando la pesca si fa grossa, Pietro non capi-sce ancora. C’è bisogno del discepolo che Gesù amava per far capire a Pie-tro che quello è il Signore. Ma per un motivo solo: che Pietro cercava il suo passato (così come aveva fatto Tom-maso), viveva nella nostalgia, mentre quello che gli serviva era tornare ad amare il suo Signore, e questo glielo fa capire quello che Gesù amava. E Pietro si butta in acqua per arrivare prima e non sappiamo cosa avrà fat-to una volta a riva, con gli occhi fissi in quelli del suo Signore. Sappiamo quello che si dicono dopo, con Gesù

che si deve arrendere alla misura di Pietro che a un altissimo “mi ami?” ri-sponde sempre “ti voglio bene”. Uo-mo fino in fondo e incapace di men-tire, proprio quando gli è chiesto di riparare all’unica menzogna che per tre volte aveva detto quella notte. Uo-mo fino in fondo e così uguale a tutti quelli che sanno di amare e con pro-fondità bruciante, ma che conoscono i loro limiti. L’amore che non sai dire, Pietro, lo dimostrerai da vecchio, gli dice Gesù. E come al solito lo chiama, come all’inizio e gli dice “Seguimi”, che non è più cercare con nostalgia il primo inizio, ma mettere in chiaro che da quel momento comincia tutto di nuovo. E come allora Pietro de-ve accettare la pazzia di non sapere e subire l’attrazione inspiegabile di un amore che non sa nemmeno pro-nunciare. Perché non è solo carne e sangue ma la profondità dello Spirito che lo costringe a seguire ancora il suo Signore. Correndo e buttandosi in acqua per arrivare prima. Sapen-do che Lui sarà sempre più avanti. Per seguirlo ancora. Come all’inizio.

Cuore nostalgicoitornare. C’è un partico-lare che non avevo preso mai in considerazione: la distanza. Messo com’è messo, appena dopo la

rivelazione a Tommaso, questo brano di Vangelo sembra racconti qualcosa di accaduto in un posto vicino al luo-go dove si trovavano il giorno di Pa-squa. Invece, ricordo che tra Gerusa-lemme e il lago di Tiberiade ci sono più di 150 chilometri di distanza. In questo modo prende più consistenza un particolare: Pietro che dice “Io va-do a pescare” che, se si pensa tutto vi-cino, sembra una frase per dire: “Vado a schiarirmi le idee e torno tra un po’”, invece, con 150 chilometri di distan-za prende un altro senso, a metà tra la nostalgia e la voglia di tornare alla normalità. Quanti giorni saranno pas-sati dalla Pasqua? E quanto avranno parlato e riflettuto? Con quel Signo-re che appare ma non sai capire cosa sia. La nostalgia di quello che avevano prima: un Gesù concreto, fisico, che stava con loro sempre, che insegna-va. Questo manca a Pietro che parte

sto. Clausura: “a porte chiuse” è en-trata definitivamente in quello spa-zio sacro che è l’intimità con Gesù e da quell’intimità uscirà solo in casi estremi che lasciamo nel Cuore di Dio e non vogliamo nemmeno nomi-nare. “A porte chiuse” ma il suo cuo-re ha le porte spalancate per acco-gliere Cristo, forse le ha spalancate Lui stesso vincendo paure, resisten-ze, tentazioni, titubanze.Nella Risurrezione orientale ci so-no due porte divelte sono quelle della Discesa agli Inferi, e una bella omelia antica e anonima, dice che Gesù prese per la mano Adamo e scuotendolo lo risvegliò dal sonno. In fondo il mistero della chiamata è questo prenderci per mano da parte di Gesù, questo scuoterci e svegliarci

dalle nostre assenze per riportarci da svegli nel mondo, magari nel miste-ro di quelle porte chiuse che dicono intimità, scelta, appartenenza. Ma la vita claustrale, lungi dall’essere uno spreco di vite è la comunione di cuori aperti sul mondo: raccolgono le intenzioni, le istanze, i palpiti, le necessità di ciascuno e le offrono al cospetto di Dio, rivestite preziosa-mente dal canto della preghiera. Le porte sono chiuse ma i cuori sono stanze ospitali. Anche il mio cuore in questi giorni ha un’ospite amica, che sta affrontando la sua battaglia con la sofferenza. Il mio cuore è in clau-sura perché una persona a cui voglio bene soffre e forse ha paura. E allora la preghiera diventa vicinanza, affet-to, intercessione, attesa, speranza.

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na consolidata tradizio-ne” che costituisce “un passaggio fondamentale della vita dell’Università e del suo essere espres-

sione qualificata e dinamica dell’impe-gno educativo e culturale dei cattolici nel nostro Paese”. Mons. Claudio Giu-liodori, assistente ecclesiastico gene-rale dell’Università cattolica, parla in questi termini della Giornata naziona-le, che si celebra domenica 14 aprile. Istituito nel 1924, a partire dall’edi-zione del 1968 si è deciso di sottoli-neare con un tema specifico l’evento, accompagnato da un messaggio del-la presidenza della Cei. “Con le nuo-ve generazioni oltre la crisi” è il tema dell’edizione 2013. Alla Cattolica sono attualmente iscritti 40.970 studenti, 1.525 i docenti in organico. In occa-sione della Giornata, il Sir ha rivolto alcune domande a mons. Giuliodori.Qual è il significato profondo di questo appuntamento?Il fatto che si tratti dell’89ª Giornata,

“Per un cristiano progredire vuol dire abbassarsi lungo la strada dell’umiltà per far risaltare l’amore di Dio”. Su queste parole papa Francesco ha imperniato l’omelia della Messa in occasione della festa dell’Annunciazione celebrata lunedì 8 aprile nella cappella della Casa Santa Marta. “La strada che Maria e Giuseppe percorrono fino a Betlemme, per rispettare l’ordine imperiale sul censimento, è – ha detto – una strada di umiltà. È umile Maria, che non capisce

bene ma lascia la sua anima alla volontà di Dio. È umile Giuseppe, che si ‘abbassa’ per portare su di sé la ‘responsabilità tanto grande’ della sposa in attesa del figlio”. Così, ha spiegato, “tutto l’amore di Dio, per arrivare a noi, prende la strada dell’umiltà”. All’opposto degli “idoli forti”, che “si fanno sentire, che dicono: ‘qui comando io’, il nostro Dio – ha proseguito il Papa all’omelia della Messa in occasione della festa dell’Annunciazione celebrata

nella cappella della Casa Santa Marta – che non è un Dio finto, un Dio di legno, fatto dagli uomini, preferisce andare così, per la strada dell’umiltà: è questa la regola d’oro, progredire, avanzare e abbassarsi. Non si può andare su un’altra strada. Se io non mi abbasso – ha insistito – se tu non ti abbassi, non sei cristiano”. Tuttavia, “essere umili non significa andare per la strada” con “gli occhi bassi”. Imboccare la strada dell’umiltà fa sì “che

tutta la carità di Dio venga su questa strada, che è l’unica che Lui ha scelto: non ne ha scelto un’altra”. Anche il “trionfo della resurrezione” segue questa rotta, “il trionfo del cristiano” prende il “cammino dell’abbassarsi”. Chiediamo, ha concluso papa Francesco, “la grazia dell’umiltà, ma di questa umiltà, che è la strada per la quale sicuramente passa la carità”, perché “se non c’è umiltà, l’amore resta bloccato, non può andare”.

suo disegno culturale, teso ad offrire ai giovani e al Paese, che usciva deva-stato dalla Prima guerra mondiale, un luogo di eccellenza per la formazione e per la ricerca scientifica, mirava a coinvolgere tutti i cattolici italiani. Con questo spirito nasceva la Giorna-ta nazionale che, nel tempo, si è anda-ta rafforzando e che oggi rappresenta un passaggio fondamentale della vita dell’Università.Qual è oggi la missione dell’Uni-versità cattolica?In profonda continuità con la sua sto-ria l’Università cattolica è chiamata a essere un luogo di formazione alta-mente qualificato sia dal punto di vi-sta degli insegnamenti sia per quanto concerne l’accompagnamento degli studenti verso una crescita piena e integrale di tutta la persona. Per que-sto oltre ad una formazione di alto livello scientifico, ampiamente rico-nosciuta e apprezzata, l’Università offre anche percorsi per illuminare il sapere con la fede.

ci fa subito comprendere che ci tro-viamo di fronte ad una consolidata tradizione. La sua storia è legata agli albori della fondazione dell’Universi-tà cattolica scaturita dal genio e dalla tenacia di padre Agostino Gemelli. Il

Domenica 14 aprile 201389a Giornata per l’Università Cattolica

Le nuove generazioni oltre la crisi Formare

ProgettareRealizzare

Vuoi informazioni? Vai su o scrivi:

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Fai parte anche tu dei nostri progetti con un versamento intestato all’Istituto TonioloIBAN: IT89 I034 4001 6000 0000 2672 200

c/c postale n. 713206

ha sostenuto, oltre agli interventi realizzati dall’Ateneo, 1600 studenti con borse di studio, scambi con universitàstraniere, progetti di solidarietà internazionale, corsi di lingue e alta formazione

ha avviato il Rapporto Giovani(www.rapportogiovani.it), che rappresenta oggi la più ampia e approfondita indagine sulla realtà giovanile in Italia, base per un osservatorio permanente

ha promosso, a livello nazionale, corsi di formazione e aggiornamento per oltre300 operatori di consultori familiari e per chi opera a favore della famiglia in strutture pubbliche e del terzo settore

Grazie anche ai risultati ottenuti con la Giornata universitaria, l’Istituto Toniolo, Ente fondatore dell’Università Cattolica, nel 2012:

ENTE FONDATORE DELL’UNIVERSITA CATTOLICA DEL SACRO CUORE

ISTITUTO GIUSEPPE TONIOLODI STUDI SUPERIORI

Associazione Amici Università Cattolica

www.istitutotoniolo.it

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uor Maria Simona France-sca, clarissa cappuccina, sabato 6 aprile ha festeg-giato la professione per-petua. La comunità delle

monache clarisse cappuccine di via Arimanno è composta da 10 persone che vivono il Vangelo con semplicità e nel sostegno recipro-co. Questa forma di monachesimo pone l’accento sulla vita fraterna e sulla povertà come libera scelta di essere ai margini per assomigliare al Figlio di Dio. La loro vita è tessu-ta di adorazione, amore e servizio a Dio, alla Chiesa e alla storia di ogni uomo. La giornata che inizia presto (alle 5.30) si svolge secondo un ritmo ben preciso che alterna tempi di lavoro, preghiera e ripo-so. Un amore e un servizio che si incarnano offrendo la preghiera liturgica ai fedeli come possibilità di crescere nel dialogo personale ed ecclesiale con il Signore e at-traverso la disponibilità all’ascol-to della storia e delle sofferenze che vivono i fratelli. Se riportia-mo indietro le lancette dell’orolo-gio, il primo monastero a Brescia è sorto nel 1586 col nome di San-ta Maria della Neve dove visse e si santificò la beata Maria Mad-dalena Martinengo tra il 1705 e il

telligenza, sensibilità) ha cercato il Signore per appartenere a Lui in modo totale e unico con un cuore indiviso. Dopo un lungo discerni-mento ho capito che per me solo la vita monastica è l’unica strada vera: mi dà la possibilità di vivere in maniera radicale il Vangelo e la carità di Cristo in questa piccola comunità monastica con il servi-zio della preghiera per la Chiesa e il mondo”. Tanti pensano che sia solo una scelta intimistica, ma “un’intimità vera con il Dio viven-te porta la necessità di aprirsi agli altri: mi consente di aprirmi alle sorelle con le quali vivo e con la preghiera a tutti gli uomini. C’è questo bisogno interiore di far pro-prie le preoccupazioni, le gioie e i desideri che ogni uomo porta nel cuore. Una monaca non può non sentirsi solidale con tutti gli uomi-ni”. Il monastero vuole essere un luogo di silenzio e amore fraterno. Ma cosa offrono oggi alla società

1737; le sue reliquie sono contenu-te in una cappella del monastero. Successivamente il monastero fu chiuso con la soppressione napo-leonica del 1810. Il 9 maggio 1971 le cappuccine ritornano a Brescia in via Arimanno 17 nel nuovo mo-nastero intitolato all’Immacolata, trasferendo una comunità da Ba-gnocavallo di Ravenna. Ogni cri-stiano è chiamato a vivere per Cri-sto, con Cristo e in Cristo secon-do la propria vocazione. Il Signore guarda ciascuno in modo unico e singolare, chiamando ogni perso-na all’amore e al dono di sé e an-che alla bellezza e alla vita piena. Suor Maria Simona ha incontrato Cristo in tre fasi. Durante l’infan-zia in campagna l’ha incontrato,nella natura (tutto mi parlava di Lui), nell’adolescenza l’ha incon-trato nella figura ecclesiale attra-verso, in particolare, alcuni sacer-doti e suore salesiane che le han-no insegnato a pregare, ascoltare e meditare la Parola; intorno ai 18 anni “la Parola, come direbbe San Giovanni, si è fatta carne nei bam-bini che mi sono stati affidati per la catechesi, nel volto degli anziani di una casa di riposo e nel servi-zio ai poveri. Ho incontrato Cristo anche nel volto gioioso delle mie sorelle quando mi sono avvicinata alla comunità”. Sono diversi i mo-tivi per cui una persona è portata a scegliere di dedicare la propria vita al Signore. “Il fatto che Gesù ha consegnato la sua vita per noi – racconta suor Maria Simona - è sempre stato un pensiero fisso fin dall’adolescenza; questo pensiero mi ha portato a sentirmi guarda-ta in modo particolare dal Signo-re… potrei definirlo una sorta di innamoramento. Tutta la mia per-sona (spiritualità, affettività, in-

e al mondo realtà di questo tipo? In primo luogo certamente l’auten-ticità di una vita che non scende a compromessi con le logiche del potere, del successo e dell’ave-re, che spesso caratterizzano le relazioni di tutti i giorni; la fonte d’ispirazione delle scelte è la carità evangelica. La presenza di un mo-nastero di clausura regala alla città una dimensione spirituale lontana dalla frenesia senza però evadere dalla quotidianità.

Dal 10 al 16 aprileIl Vescovo è in visita ai sacerdoti bresciani in Germania.Mercoledì 17 aprileOre 9.30 – Brescia – Commissione regionale per la catechesi presso l’oratorio della Volta Bresciana.Giovedì 18 aprileOre 10 – Brescia – Incontro con i sacerdoti presso il Seminario.Ore 20.30 – Vobarno –Incontro sul Concilio Vaticano II presso il Centro sportivo.

Sabato 20 aprile alle ore 15.30 in Cattedrale il vescovo Monari presiede la Santa Messa con il conferimento del sacramento della cresima ai ragazzi dell’iniziazione cristiana. Con il sacramento della confermazione rinnoviamo la scelta fatta al battesimo. La fede ricevuta in dono, grazie ai genitori e al padrino/madrina il giorno del nostro battesimo, ora viene accolta responsabilmente come un cammino possibile da percorrere.

La Cancelleria della Curia diocesana annuncia i seguenti provvedimenti dell’Ordinario:La nomina a parroco della parrocchia di Ciliverghe del rev.do don Roberto Rovaris,già parroco di Porzano di Leno.La nomina a parroco della parrocchia di San Gaudenzio in Mompiano, del rev.do don Alberto Maranesi già parroco della parrocchia del Beato Luigi Palazzolo in città.

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uella di quest’anno è la 50ª Giornata mondia-le di preghiera per le vocazioni, nata per vo-lontà di papa Paolo VI,

per dare rilievo al valore della pre-ghiera nella risposta vocazionale. La scelta di vivere a livello nazio-nale l’evento a Brescia – nell’An-no della fede – è motivata proprio dalla riconoscenza verso il Vene-rabile Giovanni Battista Montini, che istituì la Giornata mondiale per le vocazioni e che nel 1967-68 domandò alla Chiesa universale di vivere l’Anno della fede, unico pre-cedente a quello in corso.Papa Montini pensò, infatti, alla Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni per favorire la riscoperta della preghiera come esperienza che aiuta a “mettere in gioco” la vita.La profonda relazione con Dio apre le strade per una risposta fe-dele e gioiosa ai suoi disegni di bene: e questo vale sia per la vita delle comunità sia per la vita di ogni credente, secondo vocazioni, carismi e ministeri che la fantasia dello Spirito chiama a essere di-versi ma in armonia, come ricor-dava papa Francesco ai cardinali, due giorni dopo la sua elezione. Per tentare di mostrare questa fan-tasia e questa armonia, le diverse iniziative sono state pensate con il

i testimoni: nel pomeriggio del 20 aprile, dalle ore 16 alle ore 19 presso l’aula magna della Facoltà di medicina, ci ricorderanno che la santità è possibile, in tutte le stagioni della vita e in tutte le vo-cazioni. Da quella dell’adolescente Giulia Gabrieli e della giovane bea-ta Chiara Luce Badano a quella del martire don Pino Puglisi, dall’espe-rienza familiare dei coniugi Santa Gianna Beretta e Pietro Molla a quella di tutti i gradi dell’ordine in Giovanni Battista Montini. Da quella di giovani che scoprono la fede in università a chi l’ha incon-

massimo coinvolgimento possibi-le, anche di settori e categorie che apparentemente non sono imme-diatamente riconducibili all’espe-rienza della preghiera vocazionale.Innanzitutto, non mancheranno

Di tempo non ne abbiamo mai abba-stanza. Non passa una notte durante la quale, nel nostro letto, non pensia-mo a ciò che avremmo dovuto fare durante il giorno, ma che puntualmen-te non abbiamo fatto. Forse perché viviamo in un mondo che viaggia ad alta velocità, un mondo nel quale non ci si può fermare un attimo, se non si vuole rimanere travolti dalla folla di incombenze. Eppure il rischio è mol-to grande in questo mondo: il rischio

è quello di perdersi, inevitabilmente, come su un treno in folle corsa, dal cui finestrino non vediamo altro che chiazze indefinite di paesaggio. È ne-cessario, dunque, riscoprire il senso di ciò che si fa, è necessario scegliere la direzione del nostro treno. Per que-sto, ogni anno nel periodo pasquale, noi madri canossiane proponiamo ai giovani una giornata di spiritualità, in cui prendere del tempo per ascoltare la Parola, riflettere, pregare, condivi-

dere. Quest’anno abbiamo collocato la proposta sabato 20 e domenica 21 aprile in occasione della 50° giorna-ta mondiale di preghiera per le voca-zioni, istituita da Paolo VI nel 1964, anniversario celebrato proprio nella nostra città. Il tema delle due giorna-te sarà: “Andate! Cammini al servizio della speranza”. Chi fosse interessato a vivere questo appuntamento, si ri-troverà alle ore 14 a Costalunga, pres-so la casa delle madri canossiane, in

via Valbottesa a Brescia. Ci spostere-mo presso la Facoltà di medicina per ascoltare testimonianze di santità. Terminata la proposta ci si ritroverà per la cena per poi vivere la veglia di preghiera presso il Santuario delle Grazie. Domenica mattina, dopo il ri-poso della notte, continuerà la rifles-sione e il confronto sul tema della spe-ranza attraverso dei laboratori. Alle ore 12 verrà celebrata l’eucaristia e con il pranzo si concluderà l’incontro.

––

trata accanto al racconto dei mis-sionari bresciani in Albania.La sera del 20 aprile alle ore 20.30 il vescovo Luciano presiederà nel-la Basilica di Santa Maria delle Grazie in città la Veglia di preghie-ra, ricordando in modo particola-re i 50° anniversari di tutte le vo-cazioni e gli ordinandi presbiteri.Al termine della Veglia, verrà da-to il mandato ai giovani che ani-meranno la proposta di evange-lizzazione “Luce nella notte”, fino all’una di notte, presso la parroc-chia cittadina di S. Afra in piazza-le Arnaldo.

Domenica 7 aprile, nel giorno dedicato alla Divina Misericordia, la Chiesa bresciana ha ricevuto il dono di nuovi ministri accoliti (45) e nuovi ministri lettori (120 tra uomini e donne). Per la nostra diocesi è stata la prima volta in cui il Vescovo ha conferito il mandato di lettori e istituito l’accolitato a laici che non sono in cammino verso il sacerdozio o il diaconato. L’istituzione dell’accolitato è riservata solo agli uomini come normato

dal motu proprio Ministeria quaedam di Paolo VI del 15 agosto 1972. A differenza di quanto accaduto in altre diocesi, fino a ora questi due importanti ministeri, nella Chiesa bresciana, erano riservati ai seminaristi prossimi all’ordine sacro e ai diaconi permanenti. Un esempio di apertura e rinnovamento oltre che “un segno della vivacità della Chiesa bresciana”, come ha detto lo stesso Monari durante l’omelia della celebrazione. “Era il primo

giorno dopo il sabato, come oggi” ha detto il Vescovo iniziando la sua omelia a commento del Vangelo di Giovanni appena proclamato. “I discepoli erano riuniti nel cenacolo, come noi oggi” ha proseguito “e Gesù si è fatto misteriosamente presente tra loro, come accade oggi durante la celebrazione di ogni Eucaristia, salutando i suoi con la bellissima espressione ‘Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi’

–. Nel saluto da Lui pronunciato possiamo comprendere il senso e il significato della nostra missione di cristiani e dell’istituzione dei ministeri di lettore e accolito. La missione di ogni cristiano – ha continuato il Vescovo – è di manifestare con la propria vita la presenza di Dio in mezzo a noi. Vivete con gioia il vostro ministero e non fatevi protagonisti, ma servite il Signore e la Chiesa con umiltà e contentezza”. (l.d.p.)

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’oratorio è “un luogo do-ve con poco si fa tanto”, e nonostante la “contrazio-ne” dei contributi in loro favore restano “un luogo

libero di accoglienza e gratuità, dove i ragazzi possono andare senza spende-re, dove trovano mamme e insegnanti disponibili, dove possono giocare in modo libero e non griffato, con quello che hanno addosso”. È la descrizione dei 6000 oratori italiani, dove domina “tutto un mondo di volontari silenzio-si”, fatta da mons. Enrico Solmi, pre-sidente della Commissione Cei per la famiglia e la vita. Il loro punto di forza: “La relazione che nasce dai talenti che ognuno mette in campo”, a partire da “un progetto molto preciso della co-munità, che ha alle spalle una lunga tradizione e che va giocato per l’og-gi”. “Se l’oratorio funziona, ci vuole la rete, ma funziona anche se manca la rete”, ha affermato il vescovo riferen-dosi sia alla rete del campo di calcio che alla “rete massmediale”, elemento da intercettare per stare al passo con i “nativi digitali”. In oratorio, è la tesi di mons. Solmi, “le cose funzionano quando vediamo che con poco si fa tanto”. Indispensabile, per il relatore, l’“alleanza educativa” con la famiglia: “Gli oratori sono i luoghi dove sono accolti i figli di tutti, anche quelli che hanno un disagio magari proprio in fa-miglia, e che nell’oratorio trovano un luogo per uscire da un clima pesante

ta pastorale sul valore e la missione degli oratori nel contesto dell’educa-zione alla vita buona del Vangelo. La Cei ha pubblicato, dopo 450 anni di vita degli oratori, la prima Nota per ribadire l’impegno educativo delle no-stre comunità ecclesiali nei confron-ti dei ragazzi, degli adolescenti e dei giovani, riconoscendone la soggetti-vità e valorizzando i talenti di cui so-no portatori. Oggi in Italia gli oratori sono circa 7000, di cui 5000 al Nord. Non c’è però un censimento preciso perché il termine oratorio non rap-presenta l’unico riferimento formati-vo, basti pensare che nel Triveneto è

che li rimbalza da un genitore all’al-tro”. Memoria e attualità, fondamen-ti della tradizione, dinamiche e stile, impegno e responsabilità ecclesiale: attorno a questi temi si articola pro-prio “Il laboratorio dei talenti”, la no-

“Everybody”, questo il titolo del grest che sottolinea la dimensione di acco-glienza e di apertura di questa espe-rienza, sarà proposto in quasi 300 oratori bresciani a partire da giugno. In questo periodo iniziano il coinvol-gimento delle varie figure educative, i corsi di preparazione per gli anima-tori e la vera e propria progettazione pastorale che porteranno negli orato-ri della diocesi oltre 50mila bambini: una straordinaria occasione educati-

va. Molti i materiali a disposizione del-le parrocchie e degli oratori brescia-ni per la progettazione pastorale del grest: dal manuale (che contiene la descrizione dei temi e degli obiettivi, alcune schede di approfondimento, la guida per la preghiera, tre incontri di catechesi sul corpo, la scuola anima-tori, la storia e idee per giochi, labora-tori e avventure), al cd multimediale e musicale (con gli inni, i bans e gli spar-titi), dalle card per la preghiera ai ma-

xiposter per la progettazione e al sito internet www.cregrest.it. Sono inoltre proposti alcuni appuntamenti di pre-parazione e formazione per animato-ri, educatori e coordinatori Grest: il 3 e 4 maggio (al PalaBrescia e a Male-gno) appuntamento con il Grestival la presentazione del grest agli animatori adolescenti; dalla prossima settimana prendono il via i corsi di formazione sia nelle realtà locali, che quelli cen-trali a Casa Foresti.

conosciuto con il nome di “patrona-to” o in alcune zone ha mutato il suo appellativo in “centro giovanile” o in “casa della gioventù”. Se nel Nord del Paese rispecchia una tradizione, nel Centro-Sud sono molte le diocesi che stanno investendo sugli oratori.

Il Giovedì Santo il Vescovo ha consegnato i documenti del Sinodo diocesano sulle unità pastorali.Le religiose della diocesi si erano preparate prima del Sinodo con incontri nelle macrozone,adesso vogliono ritrovarsi per presentare e condividere l’esperienza ricca che alcune di loro hanno potuto fare partecipando al Sinodo.L’Usmi ha pensatoa un incontro che si ripeterà in

quattro luoghi diversidella diocesi.In ogni incontro si offrirà una riflessione biblica e la presentazione dell’esperienzae del documento sinodale da parte di una sorella che ha partecipato al Sinodo.Seguirà un tempo per il confronto e il dialogo. Gli incontri si terranno: domenica 14 aprile 2013 ore 15-17.30 presso Madri Canossiane in via S. Martino 13 – Entrata per parcheggio da

via A. Aleardi; sabato 4 maggio ore 9.-11.30 presso Casa Beata Annunciata in via Cocchetti 7 – Cemmo di Capodiponte; sabato 4 maggio ore 15 -17.30 presso Centro Mons Ugo Baccaglioni - sala Piozzi, via Mazzini, 2 –Bagnolo Mella; domenica 26 maggio ore 15-17.30 presso il Monastero della Visitazione –Via Versine - Salò.I monasteri possono contattare suor Cecilia e accordarsi per un incontro nelle loro sedi.

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I pilastri della pacedi Giovanni XXIII

ggi, 50 anni fa. Il 27 ot-tobre Mcl Bergamo or-ganizza con il patrocinio della diocesi locale il “50° della Pacem in terris

del Beato Giovanni XXIII: attualità e profezia”. Interverrà il card. Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente del Pontificio consiglio della giusti-zia e della pace. Commemorazione che la nostalgia dei tempi destina a un pubblico datato, oppure occasio-ne per riprendere e meditare valori che possono guidarci nell’attualità? 50 anni: un periodo segnato dallo sfrut-tamento economico di quello che era chiamato “terzo mondo”, che ha por-tato quei popoli a bussare alla porta dell’Occidente; un periodo segnato dalla guerra fredda, ferito da conflitti lontani e minacce atomiche presunte o scampate. Se dobbiamo sentire la nostalgia dei tempi, proviamo allora a scorrerne le date e annotiamo l’8 lu-glio del 1959 i primi caduti americani nella guerra del Vietnam, l’11 ottobre 1962 l’apertura del Concilio Vatica-no II, il 15 ottobre 1962 la crisi di Cu-ba, l’11 aprile 1963 la pubblicazione dell’enciclica Pacem in terris. Oggi: quei popoli sono arrivati “a piedi” da noi, e i popoli dell’Occidente subisco-no la dittatura della finanza; guerre e contrapposizioni di interessi; minacce atomiche presunte (Iran) o sbandiera-te (Corea del Nord) sono ritornate a farsi sentire. Forse è meglio non ave-re nostalgia dei tempi, ma rileggere l’ultima enciclica giovannea che fon-da la pace su quattro grandi pilastri. La verità: quella dell’uomo in quanto persona umana, non benestante, col-

tuire i debiti debbono risparmiare su salute e istruzione? La solidarietà: per i popoli più fortunati è un dovere di giustizia: persino nello sport targato Usa le “prime scelte” degli atleti van-no alle squadre più deboli. La libertà: non è la nostra libertà d’azione, che espandiamo a danno degli altri, co-sicché chi è più forte per dirimere le questioni sceglie la violenza: le guerre danno ragione ai più forti. Giovanni XXIII, eletto come conservatore che ha innovato, ha saputo leggere e in-terpretare i tempi, lanciare messaggi e seminare per il futuro, elevando a card. Giovanni Battista Montini, futu-ro Paolo VI, che ha portato a compi-mento il Concilio, legando indissolu-bilmente nella sensibilità e nei valo-ri le terre bergamasche e bresciane.

to, sano, bianco o nero; inseguendo verità astratte sono scoppiate guerre, sono stati uccisi uomini in nome della religione o dell’ideologia. La giustizia: guardare all’interesse personale (non al bene comune) significa negare la persona umana e diffondere l’ingiusti-zia; ad esempio perché i Paesi più ric-chi debbono organizzare il commer-cio mondiale e i più poveri per resti-

Il 19 marzo scorso, solennità di San Giuseppe il Circolo Movimento cristiano lavoratori di Zocco con l’unità pastorale di Zocco, Erbusco e Villa, ha partecipato alla Santa Messa di imposizione del Palio e la consegna dell’anello del Pescatore per l’inizio del ministero petrino di papa Francesco. Il pellegrinaggio era già da tempo organizzato nel cuore dell’Anno della fede, ma la felice circostanza ha reso i partecipanti ancora più consapevoli del privilegio avuto in

questo pellegrinaggio.Non è la prima volta che l’infaticabile cav. Giuseppe Giuseppe, presidente del circolo Mcl di Zocco, organizza pellegrinaggi nei quali sono di casa imprevedibili e felici sorprese.I 46 partecipanti accompagnati dal parroco di Zocco, don Dario Pedretti, hanno vissuto tre giorni intensi per i luoghi visitati e la spiritualità in essi racchiusa. La prima giornata è stata caratterizzata dalla visita ad alcuni

luoghi di Assisi focalizzati sulla vita di San Francesco e di Santa Chiara. Il secondo giorno, dopo la partecipazione alla Messa con il Papa in piazza San Pietro, la visita al Santuario del Divino Amore, a San Giovanni in Laterano e alle catacombe di S. Callisto. Mercoledì mattina visita a San Pietro e a Santa Maria Maggiore.Ci sentiamo tutti più stimolati a seguire da vicino il Santo Padre nel testimoniare la nostra fede con semplicità, umiltà e carità.

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A Brescia si sta attuando un lavoro con le cooperative e i consorzi con sede in un ambito socialmente, economicamente e territorialmente omogeneo della Provincia: la zona di Brescia est. L’obiettivo è quello di creare un vero e proprio distretto intercooperativo che veda coinvolte diverse espressioni della cooperazione aderente a Confcooperative Brescia. La convinzione è che il mutualismo cooperativo e l’agire in rete possano dare risposte sia ai bisogni

produttivi delle cooperative che alle esigenze di tutela della salute e della qualità della vita dei soci e delle loro famiglie. I soci (Assocoop srl, Bcc del Garda, Mutua Garda Vita, Consorzio Cis, Comazoo, Consorzio Tenda, Consorzio Conast e Allevamenti La Serenissima) lo scorso ottobre, davanti al notaio, hanno formalizzato la costituzione della Rete cooperativa Brescia Est.Lo sviluppo di un mercato interno intercooperativo ha già portato i primi risultati con la costituzione

della cooperativa Brescia Est: si tratta di una cooperativa di utenza, che grazie alla consistenza della base sociale, è riuscita ad ottenere condizioni vantaggiose, che un singolo soggetto non sarebbe in grado di raggiungere, nel settore dell’energia e della telefonia. Brescia Est completa il servizio con una qualificata attenzione alle effettive necessità del cliente, in quanto socio, quali i servizi alla persona, l’ambito alimentare e il credito.

e imprese cooperative, a causa di molteplici fatto-ri, a partire dalla piccola dimensione, hanno avvia-to nel corso degli anni nu-

merosi percorsi di aggregazione. Fino a oggi i principali modelli sono stati quelli del consorzio e del consorzio tra imprese cooperative. Questi due modelli, a causa del mutato contesto legislativo ed economico oggi non sono più in grado di offrire alle coo-perative in modo esaustivo i benefici derivanti dai processi di aggregazione ed è per questo che si sta diffonden-do il contratto di rete. È la più recente forma di connessione tra imprese che il legislatore ha introdotto; è stato di-sciplinato per la prima volta nell’apri-le del 2009 e l’ultimo intervento legi-slativo è quello dell’ottobre del 2012. Con il contratto di rete il legislatore ha formalizzato una modalità di aggre-gazione innovativa che fosse in grado di favorire il superamento di una delle maggiori difficoltà del nostro tessu-to produttivo: la limitata dimensio-ne delle imprese. Il contratto di rete si propone come un accordo con il quale più imprenditori si impegnano a collaborare al fine di accrescere, sia individualmente che collettivamente, la propria capacità innovativa e la pro-pria competitività. La rete è definibi-le come un insieme di nodi tra loro interconnessi, perché la rete vive so-lo se ciascun nodo è continuamente connesso, se è in rete, appunto, con gli altri. Ma la rete si basa sulla coope-razione. Termine che, accanto a quel-lo di condivisione, esprime il senso e il funzionamento della rete stessa. il

to Reti Cooperative cofinanziato dalla Regione Lombardia, iniziato a maggio 2012 e che si concluderà entro giugno 2013. L’obiettivo del progetto Reti Co-operative 2012 è quello di creare un sistema di informazione, sostegno e consulenza ai processi di aggregazio-ne tra imprese, con particolare riferi-mento a quelle cooperative. Le pecu-liarità dell’impresa cooperativa – ca-ratterizzata da assenza di scopo di lu-cro, democraticità nella gestione, par-tecipazione attiva dei soci e relativa maggiore complessità nella gestione del processo decisionale – necessita, anche nei processi di connessione, l’individuazione di percorsi specifi-ci diversi da quelli seguiti dalle altre imprese di capitale.

contratto di rete, pur costituendo cer-tamente un fenomeno in rapida cre-scita, interessa ancor oggi un nume-ro estremamente limitato di imprese italiane (comprese quelle in forma di cooperativa). Alla luce di queste mo-tivazioni il sistema Confcooperative Lombardia ha realizzato una ricerca che si inserisce nel quadro del proget-

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l sacro fa parte, intrinsecamen-te, dell’esperienza umana: in ogni atto del nostro esistere, noi guardiamo il mondo e in qual-che modo pensiamo al senso

profondo dell’essere. Proprio su que-sto aspetto si sono confrontati al Mu-seo diocesano, con la tavola rotonda “Il senso del sacro”, il vescovo, mons. Luciano Monari, e il filosofo Emanue-le Severino. Secondo mons. Monari, se ci interroghiamo sulla fonte del sa-cro, dobbiamo rispondere che esso è il totalmente oltre. Il mondo, di per sé, non si fonda, ma rimanda ad un’ori-gine trascendente. Nella sua lettura, tutta l’esperienza umana conferma la presenza di un orizzonte che trascen-de la sfera immanente: la realtà che ci stupisce sempre, l’incontro con gli al-tri uomini, il nostro cammino di ricer-ca indicano l’esistenza di un “oltre”. Il Vescovo cita il capitolo 28 del Genesi sul sogno di Giacobbe: “una scala che poggiava sulla terra, mentre la sua ci-ma raggiungeva il cielo”. L’immagine

offre il significato più profondo del sacro: esso è il passaggio tra terra e cielo, il nesso tra la finitezza e l’as-soluto. Nell’analisi di mons. Monari, inoltre, è fondamentale la fede, che è un avere fiducia in Dio, un guardare oltre, un capire le proprie mancanze per superarle. Allora il vero “luogo” del sacro è il volto umano, dove si ri-specchia la “presenza” di una dimen-sione superiore. In particolare, per un credente, Cristo è il vero volto della salvezza, è il fulcro dell’universo, che permette il passaggio tra Dio e il mon-do. Per il Vescovo l’uomo deve usare sia la ragione sia la fede, con umiltà:

il suo cammino è unitario, la ragione viene illuminata dalla fede, la fede vie-ne rafforzata dalla ragione; la sintesi dei due termini è l’amore. Secondo il filosofo Severino, invece, la questio-ne del sacro, nell’etimologia, richiama l’estrema lontananza, ciò che è, per Rudolf Otto, “tremendo e affascinan-te”. La sua analisi individua, nella sto-ria umana, la presenza di una “barrie-ra” inflessibile, di una realtà immodifi-cabile e immutabile, che l’uomo cerca di eliminare: così nasce il sacro, che è il tentativo dell’essere umano di fare a meno dell’inflessibile. Per Severino, ciò si vede in tutti i miti e nelle reli-gioni: l’uomo ha bisogno di “uccidere” Dio, che si mostra nell’inflessibile; lo stesso Cristo, morendo, toglie il “pe-so” al mondo e rende l’uomo “salvo”. La questione centrale, secondo il filo-sofo, è il rapporto tra fede e ragione: la prima è un credere, che può essere smentito; la seconda è un sapere, che vuole essere solido, certo, non confu-tabile. A tale proposito, Severino cita

Paolo e la Lettera agli Ebrei, dove si fa riferimento alla fede nelle cose che non appaiono, non sono evidenti, e la Lettera ai Corinzi, dove si dice che l’uomo vede nel mondo le cose come in uno specchio e solo dopo la morte le vedrà “faccia a faccia”. La filoso-fia è un vedere le cose come stanno, senza rimandi all’oltre. Allora, conclu-de il filosofo, la ragione ci dice che il mondo è quello che è, immutabile e inflessibile, che il suo fondamento è l’essere eterno immanente. La fede non accetta questa verità e indica il sacro nell’oltre, cercando di distrug-gere la verità evidente, di pensare al cambiamento, quindi al passaggio dal nulla all’essere, che è assurdo per la ragione. Se la verità è questa, il sacro, il “Paradiso”, l’oltre, secondo Severi-no, sono “questo” mondo, così com’è, di per sé immutabile: il negare ciò im-plica la nascita della violenza, che è un voler cambiare il mondo, con tutti i mezzi. Il dibattito ha messo in eviden-za due prospettive teoretiche, che ci

fanno riflettere sul sacro e sulla no-stra esistenza. Quella del Vescovo af-ferma che la realtà immanente è fon-data da un essere trascendente, Dio, che è la causa del mondo, ma non è il mondo. Quella di Severino, invece, ve-de la realtà come avente in sé la pro-pria ragion d’essere, principio e fine di sé, eterna: è l’essere di Parmenide. Il pensiero di mons. Monari conside-ra, in modo unitario, sia la fede sia la ragione: l’uomo è un viandante, che cerca, ragiona, ma ha bisogno anche di credere, di intuire ciò che non ve-de. In questo senso, tale concezione rispecchia maggiormente la natura umana. Il pensiero di Severino, fa-cendo leva solo sulla ragione, rischia di assolutizzare le capacità umane e di confondere il mondo con Dio. La ragione, però, non è infallibile, può errare, e non vede l’inflessibile, che è Dio: essa cerca Dio nel mondo finito, aprendosi all’oltre e non esaurendo la conoscenza umana, che è anche fede, intuizione, amore.

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l mondo della musica italia-na rigorosamente al femmi-nile torna a riunirsi a scopo benefico sul palco del Pala-Brescia per la 3ª edizione di

“Donne in cAnto”, appuntamento musicale di solidarietà a sostegno di Fondazione Ant Italia Onlus, in programma venerdì 31 maggio a partire dalle ore 20. Tra i primi nomi annunciati dagli organizzatori (Music Association - Festival di Ghedi) spiccano quelli di Malika Ayane, Syria, Annalisa e Francesca Michielin, oltre a quelli di Mariella Nava, Mietta, Ilaria Por-ceddu e Simonetta Spiri. Tutte le cantanti parteciperanno al concerto a titolo completamente gratuito (così come gratuito è l’af-fitto del PalaBrescia grazie a un ac-cordo con il Comune) e si esibiran-no singolarmente o in duetto, pre-sentando due brani ciascuna. “Donne in cAnto è diventato un ap-puntamento fisso per la musica ita-liana – ha sottolineato Paolo Gat-ti, direttore artistico della serata e presidente di Music Association – e anche quest’anno riunirà artiste af-fermate, altre provenienti dai talent,

altre ancora reduci dal successo di Sanremo”. Altri nomi si sapranno alla fine di aprile, mentre si dovrà aspettare la metà di maggio per il cast definitivo. Grandi artiste, ma prima ancora donne, che si faran-no portatrici di un messaggio di so-lidarietà. “Il concerto – ha spiegato il segreta-rio provinciale di Ant, Andrea Lon-go – è per noi un’occasione molto importante sia per la raccolta fondi, sia per far conoscere le attività della fondazione ad un pubblico sempre più vasto”. 2000, infatti, le persone presenti durante gli appuntamenti precedenti, a cui vanno ad aggiun-gersi milioni di ascoltatori sintoniz-zati sulle frequenze di Radio Italia, partner anche quest’anno della ma-nifestazione, che trasmetterà in di-retta il concerto e le interviste dal backstage. “Le risorse reperite – ha

proseguito ancora il presidente Lon-go – ci permetteranno di mantenere ed estendere la nostra attività”Grazie anche a forme di solidarietà come “Donne incAnto” l’associa-zione è stata in grado, in 12 anni di attività sul territorio, di assiste-re gratuitamente a domicilio circa 2500 sofferenti di tumore a Brescia e in 40 Comuni limitrofi e ad attivare importanti progetti di prevenzione. I biglietti sono già disponibili presso la sede della delegazione bresciana di Ant di viale della Stazione 51, in tutti i punti vendita del circuito Ti-cketOne e online sul sito www.ti-cketone.it. Tre le fasce di prezzo: 27, 22 e 16 euro, più diritti di prevendita (non applicabili in caso di acquisto pres-so la sede di viale Stazione). L’inte-ro incasso sarà devoluto ad Ant. Per informazioni: 0303099423.

Ha preso il via il 10 aprile scorso, con lo spettacolo “Maleficarum. L’ultima pennellata del Romanino”, giallo te-atrale che mescola storia e finzione, immaginando l’omicidio del grande artista bresciano, la serie di appunta-menti del festival “I volti del Romani-no. Rabbia e fede”, promosso dall’As-sociazione Cieli Vibranti. Quella inau-gurata al teatro delle Ali di Breno è la parte camuna di un festival pensato per la valorizzazione di un artista dai mille volti, libero e ribelle, capace di disegnare la strada del cielo con i tratti violenti e sublimi della vita ve-ra. Una serie di manifestazioni e di appuntamenti che segue le orme del Romanino, mescolando storie, spa-zi e colori per ritrovarne lo spirito e immaginare nuovi orizzonti creativi. Altri appuntamenti del festival sono in programma sabato 13 aprile, con la duplice presentazione, alle 19.30 e alle 21, di “Contemporaneamen-te Romanino”, un progetto pensato per condurre il pubblico “attraverso” l’opera di Romanino. I video di Wladi-mir Zaleski e le composizioni originali di Pierangelo Taboni disegneranno un itinerario di arte sull’arte, tra segni del passato e orizzonti contemporanei. Uno spettacolo che gli spettatori vi-vranno sdraiati, osservando le proie-zioni sulla volta della chiesa, sospesi tra suono, visione e bellezza. Sabato 20 aprile “I volti del Romanino. Rab-bia e fede” si sposterà a Bienno. Nel-la chiesa di S.Maria Annunciata è in programma, alle 17, “Alla scoperta del Romanino”, una presentazione a cura di Fabio Larovere con letture di Moni-

ca Minoni del “Cut La stanza”. Alle 18, presso la Casa degli artisti, confronto a più voci su “Romanino e i suoi eredi: cinque secoli di arte in Valle Camoni-ca”. L’ultimo appuntamento è “Jazz on Romanino, in programma sabato 27 aprile, alle 20.45, nella chiesa di S. Maria della Neve a Pisogne. Si tratta dell’incontro tra il Rinascimento bar-baro e folgorante di Romanino e il vo-cabolario del jazz, in un progetto mu-sicale di Giovanni Colombo (nella fo-to). Informazioni www.cielivibranti.it

Continua il 12 aprile presso il teatro dell’oratorio della parrocchia di Cristo Re, in via Fabio Filzi a Brescia, “Storie di vite resistenti”, la 4ª rassegna cinematografica dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere e politiche di sicurezza e difesa. La rassegna mette in calendario esperienze di impegno civile e di resistenza di persone che hanno fatto la storia. La rassegna, aperta il 5 aprile scorso con “Letter to Ann”, un film di Eric Bergkraut, un docufilm sulla

vicenda della giornalista russa Anna Politkovskaja, prosegue con la proeizione, il 12 aprile, di “Workingman’s death, film documentario del 2005 scritto e diretto da Michael Glawogger che presenta cinque ritratti sul lavoro manuale nel XXI secolo. Ultimo film in programma è “The agronomist” che sarà proposto il 19 aprile. Si tratta di un documentario che Jonathan Demme ha dedicato al giornalista Jean Dominique e alla sua lotta per la democrazia in Haiti.

È in programma per domenica 21 aprile, dalle 14.30 alle 17, “Bambini, si parte. Alla ricerca degli animali”, la seconda iniziativa che la Fondazione Cocchetti di Cemmo di Capodiponte ha pensato quest’anno per i bambini dall’ultimo anno della scuola materna alla quinta elementare. L’iniziativa si svolgerà nella chiesa parrocchiale di Berzo Inferiore dove i piccoli andranno alla scoperta di uno straordinario zoo di animali dipinti. L’attività si compone di tre momenti: dalle

14.30 alle 16 si terrà il laboratorio per i bambini; dalle 16 alle 16.30 i bambini presentano ai genitori l’esito del loro lavoro e come ultimo momento la merenda insieme. La visita guidata è a cura di Virtus Zallot. Ai bambini sarà fornito un kit didattico predisposto, su cui annotare e disegnare le proprie scoperte. La quota di partecipazione è di 4 euro. Per iscrizioni (entro il 15 aprile) www.fondazionecocchetti.bs.it, [email protected], tel. 0364/331284

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Prosegue “Crucifixus”. Giovedì 11 aprile, alle 20.45 , 21.30 e 22.15, Elea teatro propone nella chiesa di S. Antonio Abate a Zone, “Spine”. Alle 20.45 di venerdì 12 “Per seguir virtute e canoscenza”, seconda incursione nella Divina commedia di Lucilla Giagnoni. La Lettura delPurgatorio è ospitata nel duomo di Breno. Triplo appuntamento è quello in programma per sabato 13. Alle 20.45 le comunità di Fonteno, Solto Collina e Riva di Solto propongono “Golgota. La collina

della vita”. Alla stessa ora, nella chiesa di San Giovanni di Edolo, “Non c’è mai silenzio”, monologo di Elena Salvatori, in replica domenica 14 a Bienno (teatro Simoni Fè). La parrocchiale di San Giovanni Battista di Zone accoglie, sempre alle 20.45, “Perdere la testa”. Martedì 16 (Edolo, chiesa di Santa Maria Nascente) e mercoledì 17 a Gianico (parrocchiale di S. Michele Arcangelo) Eugenio De’ Giorgi propone “Angelo Roncalli in arte Papa Gioanì”.

a debuttato al tea-tro Sociale lo scorso 9 aprile “Macelleria messicana”, di Enrico Groppali, una novità

assoluta nel panorama teatrale ita-liano. La messinscena è stata curata da Daniele Salvo. Terza produzione della stagione di prosa 2012/13 del-lo stabile bresciano, “Macelleria messicana”, vede Elisabetta Pozzi e Paolo Bessegato, applauditi in-terpreti delle ultime ore di vita di due disperati esseri umani immersi in un’atmosfera sospesa tra ricordi, paure e nefandezze, intervallate da squarci di pura poesia. Al loro fian-co, due giovani attori bresciani, Fau-sto Cabra e Chiara Pizzatti. Il testo, che mutua il suo titolo da una frase pronunciata da Ferruccio Parri il 29 aprile 1945, quando i cadaveri di Mussolini e di Claretta Petacci fu-rono appesi a testa in giù a piazzale Loreto a Milano, – è ambientato in una soffitta dell’immaginario nella quale due disperati personaggi si di-battono tra quotidianità e storie del passato, “miserabili guitti dannati a sollecitare nel pubblico in sala più risa che disgusto”. “Si tratta di poe-sia - afferma il regista Daniele Salvo in alcune note che accompagnano lo

spettacolo – e di drammaturgia e di parola teatrale, analisi e approfondi-mento recitativo che conducono ad una forma di teatro ormai desueta e addirittura disprezzata in Italia: qui gli attori si confrontano con il teatro “d’interpretazione”, consueto e nor-malmente apprezzato in tutti i Pae-si europei, ma non sempre da noi.” Lo scenografo Alessandro Chiti e la costumista Silvia Aymonino hanno ambietato la messa in scena in un interno dalle porte celate nel mu-ro dal quale emergono i fantasmi della storia; le musiche originali di Marco Podda, le luci di Cesare Agoni, i contributi video di Scena Urbana e il progetto audio di Edo-ardo Chiaf, costruiscono e comple-tano una suggestione onirica dal-la quale emergono i brandelli del passato. “Macelleria messicana”, che Elisabetta Pozzi e Paolo Bes-segato hanno illustrato al pubbli-co bresciano in occasione di un in-contro ospitato nella cornice di San Salvatore, nel museo Santa Giulia, per il ciclo “Brescia contempora-nea - Incontri che sorprendono” si replica al teatro Sociale sino al 21 aprile. Per la rassegna “Altri per-corsi” il Sociale ospta, invece, il 22 e il 23 aprile, lo spettacolo “Le folli

stagioni” tratto da testi di Jacques Prévert. Si tratta di una proposta della compagnia teatrale “I guitti”, che rivela un Prévert inaspetta-to, sfrenato, dirompente. Non più malinconico e fané, ma irridente e surreale, burlesco e caustico. Pro-seguono anche gli “Incontri sulla brescianità” ospitati nel foyer del Sociale. Per l’11 aprile, alle 17.45, è in calendario l’incontro con Egidio Bonomi che, intervistato da Tonino Zana, racconterà la sua esperienza di giornalista e scrittore. L’appun-tamento con Flaminio Valseriati, in originariamente in programma per il 10 aprile è stato posticipato a mercoledì 24, sempre alle ore 17.45. Per ogni informazione sugli spetta-coli e sulle altre attività del Ctb è possibile contattare lo 0302808600 o visitare il sito www.ctbteatro-stabile.it

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La Messa del sabato alle 18.30, viene trasmessa in diretta dalla chiesa parrocchiale di Cristo Re in Brescia su TT 2 Teletutto (87) e Super Tv (92-115).

Da lunedì al venerdì, a partire dalle 7, Radio Voce vi informa sui principali fatti da Brescia, dall’Italia e dal mondo. Nell’arco di oltre due ore in diretta, potrete seguire rassegne stampa locali e nazionali, ed approfondimenti sulle notizie principali. Per cominciare la giornata col piede giusto, ascoltando la musica migliore e costantemente informati, l’appuntamento è con Brescia in diretta. Seguite il nostro consiglio e buon ascolto.

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Dall’America il peggio della tv arriva ogni giorno da ormai 50 anni. Adesso addirittura un reality-show che rac-conta le storie di alcuni bambini pos-seduti da fantasmi di vite precedenti (“The ghost inside my child”, ovvero “Il fantasma nel mio bambino”). Più che un esperimento di tv politicamen-te scorretta si tratta di una vigliaccata bella e buona, architettata per alzare l’audience e creare curiosità usan-do piccole cavie umane come spec-chietti per le allodole. La stessa idea sviluppata con personaggi adulti non avrebbe lo stesso potere sul telespet-tatore. Insomma, l’ingrediente segreto è proprio la tenera età dei malcapitati,

sfruttati dai genitori e strumentalizza-ti dalla televisione.I bambini non si toccano. Se un eser-cito di adulti (spesso è solo un dato anagrafico) è disposto a farsi vivise-zionare anima e corpo davanti alle telecamere partecipando al reality di turno, si accomodi: i pochi soldatini eletti daranno spettacolo per i milio-ni di commilitoni dichiarati rivedibi-li e rimandati a casa ad allenarsi per essere più televisivi. Ma chi può ave-re il coraggio di mettere i propri figli davanti alle telecamere? Purtroppo anche in questo caso l’esercito dei genitori arrivisti è numeroso. Fortunatamente pochi arrivano a ven-

dere l’infanzia del figlio in situazioni come quella sopracitata. Ma molti ri-tengono che la tv possa essere un’op-portunità per sistemarsi, un’occasio-ne di riscatto sociale, un trampolino di lancio. Basta che il figlio sia bravo a fare qualcosa, che si possa distinguere dai suoi coetanei, e subito iniziano i sogni di gloria.Ora ci sta provando Rai Uno, con lo show del sabato “Altrimenti ci arrab-biamo”, un talent-show dove piccoli fenomeni esperti nelle più disparate categorie dello spettacolo, dal canto al ballo, dalla ginnastica artistica al-la musica, si trasformano in maestri per i vip, e duettano con loro dopo un

periodo di preparazione. Nino Frassi-ca batterista, la Cucinotta cantante, Gianfranco Vissani ballerino… Tutti ad azzuffarsi per un’altra fetta di no-torietà. Una carrellata di luoghi comu-ni su adulti-bambini e bambini-adulti che ancora una volta trasforma questi ultimi in oggetto di spettacolo, tanto meglio se sanno fare qualcosa di dif-ficile. Sembra quasi che un bambino che non ha particolari doti artistiche sia meno importante di chi invece magari ha semplicemente avuto la fortuna, a differenza di tanti altri, di metterle in pratica. Il pubblico è ov-viamente formato da telespettatori anziani che, sognando per i propri ni-

poti, si lasciano ammaliare dalla beata e brava gioventù.Dopo anni di trasmissioni basate sul talento dei bambini ci siamo convinti che la tv sia un luogo adatto all’espres-sione delle doti dei piccoli artisti. Ma la realtà è diversa ed è molto sempli-ce: il mondo della televisione non è un posto per bambini. È un luogo ambi-guo, agitato, segreto e pubblico allo stesso tempo, è il luogo della finzione che diventa realtà e infine di nuovo finzione, una giungla dove gli interessi economici vincono su qualsiasi altra motivazione, morale o immorale che sia. Chi vorrebbe vedere il proprio fi-glio in un contesto così malato?

La famiglia e il lavoro, c’è futuro! È aperta alla speranza la proposta della diocesi che, con l’Ufficio per l’impegno sociale, promuove un ciclo di incontri, dibattiti e riflessioni intorno al tema del lavoro e della famiglia tra impresa, fisco, economia e nuovi stili di vita; dal 16 al 24 aprile in preparazione alla festa del 1° maggio che quest’anno vedrà il Vescovo celebrare la Messa nell’azienda Meccanica Pi.Erre di Bedizzole. Ne parliamo in Primo piano (alle

9,20) con don Mario Benedini. In Ecclesia (ore 11) Gabriele Bazzoli presenta il tema e le iniziative del Grest 2013 al via in giugno.Il programma domenicale prodotto da VoceMedia e curato da Betty Cattaneo, va in onda (in differita e in diversi orari) anche su Radio Voce Camuna, Ecz, Radio Claronda, Radio Basilica Verolanuova, Radio Ponte di Manerbio e Radio Raphaël. Le rubriche si possono riascoltare in podcast sul sito radiovoce.it.

La prossima puntata della rubrica “La Buona Notizia” apre con il servizio “Everybody, il grest” l’edizione 2013 del CreGrest presentata ai reppresentanti di oltre 150 parrocchie. A seguire: “Monari e Severino”, il Vescovo e il filosofo hanno dialogato al Museo diocesano sul senso del sacro; la “Professione di suor Maria Simona”, clarissa cappuccina; “I Passi di don Luca” uno spettacolo per la beatificazione del fondatore delle Suore Maestre di Santa

Dorotea. La rubrica “4 parole...” è con padre Mario Toffari sul viaggio pastorale del Vescovo in Germania. “La Buona Notizia” va in onda: la domenica alle 13.05 su Teletutto e alle 18.30 su Tt2 Teletutto; su Super TV la domenica e il martedì alle 20; su Più Valli TV la domenica alle 8; su Teleboario la domenica alle 8.15 e alle 10; e su www.vocemedia.tv che manderà in onda anche lo speciale “Croce, unica ricchezza del cristiano” con relatore Salvatore Martinez.

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Finalmente un film che racconta gli adolescenti e il loro mondo, lontano dagli stereotipi in cui l’arte cinemato-grafica Made in Italy, a non solo, li ha sempre posti tra sesso, droghe e sbal-lo. Insomma, non ce ne voglia Moccia, ma gli adolescenti di “Bianca come il latte, rossa come il sangue” ci piaccio-no di più di quelli tratteggiati da lui.Il film, diretto da Giacomo Campiot-ti, ispirato all’omonimo romanzo di Alessandro D’Avenia (che compare anche nella stesura della sceneggia-

Si terrà domenica 14 aprile, al PalaBrescia con inizio alle ore 14 a ingresso gratuito, l’edizione speciale per i 30 anni di DeskoMusic, la sfida musicale fra gli Istituti superiori di Brescia nata nel 1982 da un’idea di Franco Zanetti. Sono 15, in rappresentanza di 12 scuole, i gruppi e in un caso una cantautrice, iscritti alla sfida canora. DeskoMusic - edizione speciale 30 anni è organizzato dall’Associazione Condividere

le Strade della Vita, ed ` stato reso possibile dal sostegno della Fondazione ASM, del Comune di Brescia, della Provincia di Brescia, di Ubi Banca, con la partecipazione di Magic Bus, Indiebox MusicHall , Pinto Dischi e Pelizzari Strumenti Musicali. Partecipano i seguenti Istituti: Gambara, Canossiane, F. De Andrè con due gruppi, Leonardo, Don Bosco, Abba, Lunardi, Calini, Golgi, Luzzago, Olivieri, Arnaldo, Golgi e Calini.

’ho incontrato negli studi di registrazione della Ri-cordi nel novembre del 1964. Noi eravamo lì per fare un provino, lui era lì a

far ascoltare le sue canzoni che erano pessime. È sempre stato una persona molto schiva che parlava molto poco di sé, ma era molto simpatico, saga-ce e intelligente”. Pietruccio Montal-betti, leader dello storico gruppo dei Dik Dik, è stato il primo grande ami-co di Lucio Battisti a Milano e adesso descrive il Battisti vero, quello della prima ora nel libro “Io e Lucio Batti-sti. Chi era il mito. Il racconto di chi l’ha conosciuto prima che diventasse famoso” (Edizioni Saiani, 253 pagine, 13,90 euro). Il libro parla di un’ami-cizia lunga una vita, tra momenti di quotidiana leggerezza e grandi svolte professionali: il primo incontro in una sala parrocchiale adattata a studio di registrazione; un Natale trascorso in famiglia; le gite e le passeggiate; l’ini-zio del sodalizio artistico con Mogol. Un volume fatto di ricordi che, oltre all’artista, rende giustizia all’uomo Lucio Battisti e al suo mondo di emo-zioni, timidezze, determinazione e ta-lento. Come tutti i grandi artisti, Lucio Battisti ha lasciato un’impronta inde-lebile nella musica: le sue rare appa-rizioni televisive, la sua voce asciutta

e fragile, i testi semplici eppure così radicalmente diversi e innovativi, una composizione musicale complessa, accurata, dall’effetto struggente. In tanti hanno scritto di Lucio Battisti, ma in pochi lo conoscevano davvero; la sua musica è stata discussa, analiz-zata, amata o odiata, ma dell’uomo si è detto solo quello che la sua profon-da riservatezza permetteva. Montal-betti, ci aiuta conoscere anche l’am-

non sarebbe riuscito a esprimere quel-lo che aveva dentro. Il loro rapporto era molto sereno, anche se all’inizio Battisti avvertiva un senso di incom-prensione; poi si è creato un rappor-to di amicizia”. È vero che Battisti si alzava anche di notte, in pigiama, per sistemare una canzone? “Era un per-fezionista. Per vincere bisogna lavo-rare molto, perché non ti regala nien-te nessuno. Ricordo quando abbiamo registrato ‘Vendo casa’ con una sua parte: ci ha messo un giorno intero perché non gli veniva il suono”. Qual-cuno dice che fosse molto tirchio… “Molti confondono la parsimonia con la tircheria”. A un certo punto Battisti disse basta alle pubbliche apparizioni, perché quella rottura definitiva? “Si era illuso che fosse una vita felice. A un Cantagiro noi portavamo la canzo-ne “Il vento” e imposto Lucio alla Ri-cordi come fonico e autista. Quando giravamo, lui vedeva la massa che ci inseguiva per gli autografi ed era en-tusiasta… Quando poi ha deciso di cantare, gli dissi: ‘Stai attento perché sei una persona riservata. Per diven-tare una rock star devi condividere un po’ della tua vita con gli altri’. Si è ritirato, creando ancora di più il mi-to, perché non gli piaceva stare con la gente. Quando lo riconoscevano, ne-gava di essere Lucio Battisti”.

biente artistico di quegli anni? “Era-vamo dei pionieri che non sapevamo cosa c’era al di là dell’orizzonte. C’era-no anche tante manifestazioni nelle quali ci si incontrava spesso: Canta-giro, Disco per l’estate, Festival di San Remo… e ci conoscevamo un po’ tutti”. Che rapporto c’era tra Mogol e Battisti? “Non ho una grande simpa-tia umana per Mogol, ma devo ricono-scergli una grande capacità intuitiva: se Battisti non avesse trovato Mogol,

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tura), è un buon film. Non manca al-la pellicola la forza di emozionare. E le emozioni arrivano tutte, dritte e nitide, come sono nitidi i colori che Leo (Filippo Scicchitano, bravo), 16 anni, identifica con la bellezza della vita e dell’amore, il rosso, e la paura, il bianco. Il bianco è un colore che non sopporta, che non ha confini. Il rosso invece è l’amore, il sangue è... Beatrice (Gaia Weiss). I suoi capelli. Di lei è innamorata, ma lei non lo sa, ancora. Finalmente quando si cono-

scono però Leo dovrà fare i conti con la malattia di Beatrice, quella malattia, la leucemia, che con il bianco le sta scolorendo il sangue. Accanto a Leo, c’è Silvia (Aurora Ruffino), amica, il nuovo supplente di letteratura (Luca Argentero), l’amico di avventure Ni-ko e i genitori. Il montaggio del film è rapido, strizza l’occhio ai giovani per ritmo e inquadrature, così come la colonna sonora dei Modà, che si in-seriscono nella vicenda non solo co-me accompagnamento ma come veri

e propri “pezzi” narrativi con tanto di testo che commenta e unisce le vi-cende del racconto. Ma c’è un ma. Se in sé rimane un prodotto decisamen-te valido,”Bianca come il latte, rossa come il sangue” è un’occasione per-sa perché la storia purtroppo rimane impoverita della profondità del libro, riducendone sfumature, episodi e cambiando alcune situazioni. Forse per paura di volare troppo in alto op-pure di portare lo spettatore nel pro-fondo di temi (accennati nel film co-

me il collegamento a Cristo in croce, al sangue versato per la salvezza di un altro, alla sofferenza della morte e alle domande di senso) ben sviscerati nel libro o per essere più commerciale, la storia perde una delle caratteristiche che l’hanno fatta amare. Ben venga comunque che i nostri ragazzi si avvi-cinino a storie così, che guardano drit-to negli occhi la vita e che chiamano le cose con il loro nome. Anche se il T9 a volte scrive “Fin” al posto di “Dio”. Ma per Leo son sinonimi.

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stata tra le più nutrite la pattuglia bresciana che ha partecipato alla 46ª edizione del Vinitaly, il salone internazionale

del vino e dei distillati che si è tenu-to a Verona nei giorni scorsi. 120 so-no stati i produttori che, ancora una volta, hanno presenziato alla vetrina veronese, supportati dalla partecipa-zione al gran completo di consorzi bresciani. Numeri che confermano, nonostante la crisi che si è fatta sen-tire anche nel settore enologico, il vi-no di qualità (vedi box a fianco), che quello dei vini è probabilmente uno dei pochi settori che riesce ancora a tenere botta alla stagione di grande difficoltà. Capofila (numerico) della spedizione bresciana è stata ancora una volta la Franciacorta che a Vero-na si è addirittura dotata di un “Salot-to”, uno spazio in cui personaggi del mondo della cultura e dell’imprendi-toria made in Italy si sono confrontati sulla passione per il vino. Il consorzio Franciacorta ha presentato a Verona una serie di grandi millesimati. Anche grazie al traino della vetrina verone-se le aziende che fanno riferimento al consorzio (il 98% del totale) sperano di gettare le basi per un 2013 in linea, se non migliore, con i risultati dell’an-no precedente. Nel 2012 sono state commercializzate circa 13,85 milioni bottiglie di Franciacorta. Il crescente apprezzamento del prodotto in tutto il

mondo è confermato non solo dall’in-cremento delle vendite, ma anche dal-la crescita degli ettari di terreno ri-vendicati alla Docg, passati dai 2283 del 2008 ai 2876 nel 2012. Non meno significativa è stata la presenza a Vi-nitaly 2013 del consorzio Valtenesi, che proprio alla manifestazione ve-ronese ha ufficializzato il definitivo cambio di “ragione sociale” (è stata abbandonata la vecchia definizione

di Consorzio Garda Classico, do-po l’entrata in vigore ufficiale del-la nuova doc della riviera bresciana del Garda, scandita dalla vendemmia 2011. “Per il nostro territorio siamo ad un passaggio epocale – ha affer-mato il presidente del Consorzio –. Abbiamo dato ai nostri vini il nome del terroir, adottando procedimenti produttivi ancor più rigorosi per ga-rantire un profilo qualitativamente

La Libera accademia delle belle arti di Brescia ha messo recentemente a punto una importante iniziativa per avvicinare i giovani alla realtà del mondo delle imprese. Partner della Laba è Buonissimo, il punto vendita del Gruppo Martini aperto nel 2010 nel centro storico di Brescia. Protagonisti dell’iniziativa sono gli studenti del dipartimento di fotografia che, guidati dalla docente Giovanna Magri, svilupperanno progetti per le tre aziende coinvolte. Si

tratta di tre nomi importanti nel campo del settore alimentare (Saclà, Amica Chips e Angelini Valentino Frutta Secca) che hanno incontrato gli studenti coinvolti per un confronto sui temi da veicolare nella campagna promozionale che gli stessi dovranno realizzare. I risultati del progetto saranno poi presentati alle singole aziende che potranno valutare l’ipotesi di un impiego degli stessi nelle loro campagne comunicative nazionali e internazionali.

Gli ogm sono da sempre un tema scot-tante, soprattutto se si tratta di beni di uso quotidiano. Patate, soia, colza, barbabietole da zucchero. Questi so-no solo alcuni dei prodotti alimentari geneticamente modificati attualmen-te autorizzati nei Paesi dell’Unione e sottoposti a controlli standardiz-zati da parte dell’Ue. Ed è proprio su queste norme che si incentra una delle ultime proposte legislative della Commissione europea, che lo scorso

13 aprile ha adottato nuove misure in materia di ogm per usi alimentari umani ed animali. Obiettivo principa-le di queste normative è rinforzare il quadro legislativo esistente. Attual-mente, un prodotto geneticamente modificato può essere immesso sul mercato solo se soddisfa requisiti spe-cifici e ha ottenuto un’autorizzazione dalla Commissione. Nel processo in-terviene anche l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, che ha sede a

Parma: spetta all’Autorità pronunciar-si sul rischio per la salute e l’ambiente. Le nuove misure vogliono semplifica-re questo iter senza però intaccare la rigorosità del processo di controllo dei beni di consumo, fatto di norma-tive complesse che impongono i più alti standard di sicurezza possibili, nonché un processo di certificazione efficace e trasparente. L’Unione eu-ropea impone inoltre l’adozione da parte delle aziende di un’etichettatu-

ra chiara e facilmente comprensibi-le al grande pubblico. L’applicazione delle norme è stata oggetto di una va-lutazione svolta fra il 2009 ed il 2011. Lo studio ha mostrato grandi risulta-ti nell’applicazione delle norme, ma anche l’esigenza di semplificazione dei sistemi di rilascio delle autoriz-zazioni in materia di ogm. È proprio sulla base di questo rapporto che la Commissione ha approvato le misu-re del 13 aprile.

ineccepibile ed in linea con le esi-genze di modernità del mercato. Vi-nitaly è stato per noi non solo un im-portante banco di prova, ma anche un trampolino di lancio dal quale far decollare in via definitiva la nostra nuova filosofia”. Il consorzio presie-duto da Sante Bonomo ha presentato la novità del Valtenesi rosso, in com-mercio solo dal settembre 2012. Fra le iniziative presentata anche “Italia in Rosa 2013”, la grande vetrina dei rosè italiani in programma a giugno a Moniga del Garda. Novità anche per il San Martino della Battaglia: la piccola Doc gardesana tutelata dal Consorzio Valtènesi che è stata pro-tagonista per la prima volta a Vinitaly con un proprio stand istituzionale. Particolarmente apprezzate dal pub-blico anche le proposte del consorzio Vini Montenetto: la doc Capriano del Colle e l’Igt Montenetto,e in partico-lare il nuovo Marzemino, che dalla vendemmia 2011 la doc, riconosci-mento significativo per un vino che sul territorio si produce fin dal ‘500.

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asa, dolce casa. I tre pun-ti conquistati davanti al pubblico del Rigamonti, ottenuti sabato ai dan-ni del Cesena, pongono

fine a un’attesa durata quasi due mesi e mezzo per una vittoria ca-salinga che iniziava a diventare quasi un tabù.Le reti di Daprelà e Caracciolo, ar-rivate entrambe nel secondo tempo rimontando la rete iniziale di Grano-che per gli emiliani, sono il lascia-passare per una vittoria importante che ha conseguenze significative an-che per la classifica. Come d’abitudine, infatti, se si guar-da ai risultati delle altre squadre, la prima occhiata corre al solco tra la terza e la quarta in classifica: Li-vorno ed Empoli danzano da qual-che giornata intorno al filo dei dieci punti, ora allontanandosi ora riavv-cinandosi. Dopo che nella 34ª giornata, infatti, il Livorno si era fermato sul pareg-gio consentendo ai toscani vitto-riosi di avvicinarsi a meno 8, negli ultimi confronti i risultati si sono invertiti: pareggio a reti bianche per l’Empoli contro il Crotone e Li-vorno che scappa nuovamente a più 10: 67 a 57 e playoff nuovamente in discussione. La serie cadetta è lunga e piena di sorpresa, questa è cosa nota, ep-pure tutto fa pensare che questo

balletto continuerà fino alla fine. Venendo poi alle posizioni che più interessano al Brescia, bisogna ri-levare un’altro scalpo importante colto dall’inarrestabile Novara nella sua cavalcata che l’ha portato pro-prio la scorsa giornata a insediar-si al sesto posto. A farne le spese, sul sintetico del “Piola” addirittura la capolista Sassuolo, sconfitta per

3 a 2. La vittoria contro il Cesena consente ai ragazzi di Calori di te-nere il passo, restando a due punti di distacco a quota 49, pur con l’in-terrogativo dei cinque punti di pe-nalizzazione che potrebbero essere restituiti al Novara. Per continuare a mantenere intatto il sogno playoff, inoltre, bisognerà imitare proprio i piemontesi: sabato 13 aprile infatti,

Un’iniziativa per avvicinare i più giovani al basket. A Orzinuovi è tut-to pronto per “Yes we camp! River Basketball camp”, il campo esti-vo organizzato per i ragazzi di età compresa tra i 6 e i 18 anni dal 10 al 15 giugno.Un’occasione per respirare “vera” pallacanestro, poiché saranno pre-senti giocatori e allenatori della No-vella sentieri pallacanestro Orzinuo-vi, che milita nel campionato di serie

C nazionale. Il direttore tecnico sarà infatti Riccardo Eliantonio (nella fo-to), allenatore capo della squadra e tutti gli istruttori sono tesserati Fip con esperienze come allenatori del-le giovanili, coadiuvati da giocatori professionisti.Prosegue così una tradizione che ha visto negli scorsi anni la presenza di diversi personaggi di rilievo della palla a spicchi lombarda. L’iniziativa, arrivata ormai alla sua

sesta edizione, si svolge con il patro-cinio del Comune di Orzinuovi e si terrà presso gli ambienti del centro educativo “Sacra Famiglia”.Il Camp ha una duplice valenza: per i ragazzi che già praticano il basket è un momento per perfezionare il proprio bagaglio tecnico ed affina-re alcuni tra gli aspetti più caratte-ristici di questo sport, mentre per i ragazzi nuovi può essere l’occasione per entrare in contatto con il gioco

della pallacanestro in modo diver-tente e coinvolgente. Le attività si svolgono nell’intero arco della giornata e i partecipanti vengono suddivisi in squadre, se-condo le annate ed il livello di pre-parazione, e ad ogni squadra è asse-gnato un capo allenatore. Le iscri-zioni si concluderanno il 15 maggio.Per informazioni rivolgersi a Livio Tinti: cell: 3391814536 – e-mail: [email protected]

Un appuntamento che unisce sport e solidarietà. È stata organizzata per domenica 14 aprile a Padergnone di Rodengo Saiano la prima edizione della “Baobab running cup tour” una corsa podistica non competitiva di 10 km affiancata da una passeggiatra di quattro che si svolgerà tra i vigneti della Franciacorta. A promuoverla è l’associazione “Gruppo Africa grand baobab”, che devolverà il ricavato della manifestazione

alla costruzione di un reparto maternità nel centro ospedaliero di San in Mali. La partenza è fissata per le 9 dall’oratorio di via Franzine e sarà possibile iscriversi dalle 8 fino a un quarto d’ora dalla partenza. La corsa sarà preceduta sabato 13 dal concerto della band senegalese Siko Group. L’iniziativa sarà replicata il 14 luglio a Odolo. Per informazioni vistare il sito http://grandbaobab.blogspot.it. (f.u.)

le Rondinelle saranno di scena pro-prio al “Braglia” contro il Sassuolo. Dovranno quindi replicare l’impre-sa di battere i primi della classe e per di più nella loro tana, anche se il rendimento esterno del Brescia fa ben sperare.Sarà questa una partita importante non solo per i risvolti del campio-nato, ma anche dal punto di vista della solidarietà. Non viene infatti dimenticata la si-tuazione delle popolazioni colpite dal sisma in Emilia e in loro favore è stata pensata l’iniziativa “Un calcio al terremoto”: dai biglietti gratuiti offerti dalla lega di serie B, a quelli al prezzo ridotto a 2 euro che andran-no a integrare i fondi raccolti dal Sassuolo, molte saranno le forme di attenzione verso la situazione. Tutti gli introiti verranno destinati a progetti di promozione sportiva che verranno attivati nelle zone colpite dal terremoto.

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stata un’assemblea di-versa dal solito quella del Csi Brescia, che ha portato sul palco della cascina Foret le nume-

rose sfaccettature di un’associa-zione impegnata a fare dello sport uno strumento indispensabile di educazione e coesione sociale.Nel “salotto” sportivo di Luca Ber-telli c’è stato spazio per tutti: dalla presidente ai volontari, dal diret-tore tecnico alle società, per una mattinata arricchita dal racconto di progetti ambiziosi e dalla presenza di Fabio Fossati, che ha ricevuto l’investitura ad ambasciatore dello sport in oratorio. Momenti che hanno impreziosito la parte istituzionale dell’evento, caratterizzata – come da tradizione – dall’approvazione del bilancio e dalla relazione annuale della presi-dente Amelia Morgano, che ha tirato le somme alla conclusione del pri-mo anno del suo secondo mandato. “Stiamo lavorando per dare lustro al Csi – ha affermato la presidente – guardando con estrema attenzione soprattutto alle categorie giovanili e all’ambito della formazione”. Un discorso approfondito dal diret-tore tecnico Scalfi: “Nel 2013/2014 – ha annunciato – daremo il via al nuovo progetto giovani, ma non ci limiteremo alle soluzioni di campo. Vogliamo allenatori sempre più pre-parati e siamo alla ricerca di sinergie

Una maglia blu con il numero 13. Domenica mattina Fabio Fossati è salito sulla macchina del tempo ritrovando quella casacca dell’oratorio di Lissone. Il Csi Brescia gliel’ha restituita, nominandolo ambasciatore dello sport arancioblù. È solo l’inizio di un percorso per riaccendere la passione per il basket. Il coach ha ricordato l’importanza del canestro di Lissone per il suo cammino sportivo ma non solo: “L’oratorio era un distaccamento della famiglia.

Ero la stella della squadra, ma fui costretto a saltare la gara decisiva del campionato per punizione. Una ferita profonda per un ragazzino che viveva di basket. Il mio allenatore perse una finale, ma vinse una sfida educativa più importante. Mi metto al servizio del Csi. Abbiamo gli stessi valori”. Fossati si è soffermato sullo slogan dell’anno: “Giocare per credere? Ci aggiungerei: giocare per credere e per sognare. Oggi i giovani non sognano più. Io non ho ancora smesso”.

con le squadre di vertice”. La missio-ne è la stessa di sempre, e affonda le sue radici all’ombra dei campanili. Parola di Amelia Morgano: “Quel-la che rinnoviamo ogni anno in as-semblea è un’assunzione di respon-sabilità. Conviviamo con una crisi educativa, economica e sociale che ha colpito anche la nostra città.

Siamo chiamati ad affrontarla a vi-so aperto, mettendo sul tavolo una proposta sportiva coinvolgente e vincente, spingendo persone di ogni età ad alzarsi dal divano e a guarda-re più in alto”.Uno sport per tutti ma di qualità, insomma, come si è potuto appren-dere dall’intervento del responsabi-le del progetto per disabili Matteo Passeri: “Abbiamo avviato un per-corso semplice destinato a crescere. Chiediamo aiuto alle realtà del ter-ritorio. Disabili e normodotati vivono anco-ra in mondi diversi. Dobbiamo farli incontrare per cre-scere, tutti insieme”.

ONORANZEFUNEBRI

ARRIGHINI CESARE

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Taglio degli stipendid’oro

Egr. direttore, mi permetto di sottoporre una propo-sta semplice, ma molto importante, alla nostra classe politica e di gover-no. In un momento di crisi economi-ca e sociale, cosi drammatico, in cui sempre più cittadini sono senza un posto di lavoro, sono alla fame, non hanno più niente. Tagli agli stipendi d’oro e alle buone uscite milionarie, è ora di incominciare a mettere ma-no ai manager pubblici e privati, poi giornalisti, presentatori, conduttori di programmi tv, calciatori, allenatori, piloti di auto e moto da corsa e tante altre categorie di liberi professionisti previlegiate. Sarebbe ora che i loro stipendi d’oro siano resi pubblici sul web, in tv, sui giornali, fare in modo che tutti i cittadini sappiano quante caste esistono qua nella nostra bella Italia. Quei soldi ricuperati tagliando i loro stipendi, investirli nell’edilizia pubblica, mettere in sicurezza scuole, ospedali, edifici pubblici, costruzione di nuovi asili nido e miglioramento dei servizi socio-sanitari aiuterebbe-ro a creare tanti posti di lavoro. Poi in una situazione di crisi cosi drammati-ca del nostro paese, i sacrifici devono essere fatti in proporzione al reddito, chi ha di più deve dare di più. Poi ba-sta corruzione, basta sprechi, basta stipendi d’oro. Se le forze politiche e di governo non hanno il coraggio o la voglia di farlo, sarebbe utile organiz-zare una raccolta di firme per indire un referendum, per tagliare le buo-ne uscite milionarie e stipendi d’oro dei nostri manager pubblici e privati. Poi lasciatemelo dire, basta evasione fiscale, non è possibile continuare a vedere redditi annuali mediamente di

istituti di bellezza 6.500 euro, negozi di abbigliamento 8.600 euro, autosalo-ni 14.800 euro, ristoranti 14.300 euro, gioiellieri 17mila euro, e tanti altri au-tonomi, ma guarda ! guadagnano me-no di un lavoratore dipendente, questi dati sono stati pubblicati riguardando l’anno 2010. Cari cittadini onesti, dob-biamo chiedere a gran voce legalità, moralità, trasparenza, onestà e anco-ra onestà e più coscienza civile e so-ciale. Quello che si recupera sull’eva-sione fiscale, dovrà andare sulla ridu-zione delle tasse in particolare ai la-voratori dipendenti e pensionati che hanno sempre pagato il dovuto.

Francesco Lena

Vocazione, pastoralee testimonianza Egr. direttore, domenica 21 aprile, si celebra la 50ª Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni. La storia di ogni vocazio-ne è fondamentalmente un dialogo a due: tra Dio e il singolo chiamato. E non è un dialogo facile. Guai se lo fos-se! È un dialogo che sa di lacrime, di lotta interiore, di voglia di essere del mondo pur sapendo di non dovergli appartenere perché solo Dio è il pro-tagonisra dell’esistenza. In questa pro-spettiva non c’è altra via che la santi-tà. Apro una parentesi: il vescovo di Brescia, Giacinto Tredici, il 29 giugno 1962 ordinò 29 sacerdoti. Non è stata un’eccezione, perché la media durante gli anni 60/70 era di 25 ordinazioni all’anno. 50 anni dopo, nel 2012, si sono ridotti a tre. Ogni anno alla pubblicazione dell’Annuario stati-stico della Chiesa, si ripresenta questa preoccupazione; in Europa soprattut-to, dove la situazione sul fronte delle nuove ordinazioni è ancora in rosso, e

dove la crisi della società, gli ostacoli della cultura dominante, fanno poco sperare in immediati cambiamenti. “Non siamo pochi, siamo poco san-ti”. L’appunto di San Giovanni Criso-stomo ai sacerdoti del 5° secolo vale per tutte le epoche in cui la preoccu-pazione per la quantità delle vocazioni prevale sulla qualità. È dalla quantità del seme gettato che dipende la fiori-tura più o meno rigogliosa. La qualità e la quantità del domani. Infatti, 100 sacerdoti scarsamente entusiasti del-la loro scelta di vita non possono su-scitare nuove vocazioni, come invece accade per uno solo che vive eccel-lentemente la propria scelta. Diceva François Mauriac: “Come li ascolterei volentieri i preti se mi parlassero del Figlio dell’Uomo non da sociologi, ma come coloro che vedono e tocca-no il Cristo risorto”. Le vocazioni sa-cerdotali e religiose, per loro natura richiedono l’incontro con Cristo radi-calmente, se ad essi vengono antepo-sti interessi terreni, allora a chiamare non è più Lui. In ultima analisi, queste tematiche riguardano anche l’ambito famigliare e parrocchiale. Un’inchie-sta realizzata qualche anno fa, giun-se alla conclusione che la gioventù è indifferente ai valori cristiani per l’insufficiente efficacia della testi-monianza degli adulti. La gioventù è quindi senza prospettive per l’ostina-zione degli adulti a fare poco o nulla per esser più coerenti agli insegna-menti del Vangelo. Anche questo aspetto deve farci ri-flettere. Il fatto che la Giornata mon-diale di preghiera per le vocazioni cada nel periodo pasquale, dovrebbe suggerire, soprattutto a chi si consa-cra a Dio, di mettere in atto sempre nuovi percorsi di risurrezione.

Gianfranco Bertoglio

UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA

FEDERAZIONE ITALIANA SETTIMANALI CATTOLICI

Associato Associato

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