12
ultimo dei sette vi- zi capitali è sostan- zialmente una nega- zione della responsabilità, del rispondere a quella chiamata alla vita che la tradizione cristiana chiama vocazione. L’accidia è una forma di negligenza, d’in- differenza e di mancanza d’interesse per la vita stes- sa, caratterizzata da abbat- timento, scoraggiamento, prostrazione, stanchezza e noia di fronte alla vita. È l’abulia come vizio e non solo come attitudine tem- peramentale, capace di in- fluire nell’esistenza mora- le e dunque nel destino di una persona. È lo smarri- mento estremo: l’accidio- so vive in uno stato d’ani- mo che intacca e rischia di disorientare tutto ciò che raggiunge. L’accidia può sfociare in uno stato pato- logico: il male oscuro, cioè la depressione. Essa può essere vissuta con umore euforico, molto at- tivo e operoso unito tutta- via ad un incredibile para- lisi circa la vita spirituale: l’accidioso sembra blocca- to perché concentrato su se stesso ed i propri problemi, impossibilitato ad uscirne, a guardare fuori di sé. Tale paralisi è insieme causa ed effetto della sua sofferen- za. Chi è colpito dall’acci- dia avverte un senso di di- sordine e d’illogicità in cui si intrecciano reazioni con- nch’io c’ero in aula consiliare giovedì 6 maggio scorso per l’inaugurazione della de- cade di festeggiamenti in onore di Ladispoli che compie 40 anni di autono- mia comunale. Un avveni- mento che si commenta da sé e che ha richiamato una moltitudine di persone. L’importanza dell’appun- tamento era sottolineata dal tono commosso del- l’intervento “a braccio” dei sette Sindaci che si sono succeduti alla guida del- l’Amministrazione comu- nale in questi anni. In tutti era evidente il desiderio di promuovere la grandeur della città di Ladislao cre- sciuta a dismisura in così pochi anni. Anch’io posso testimoniare il cambia- mento del contesto urbano e umano notato nei tredici anni di permanenza nelle zone “oltre la ferrovia” in qualità di parroco del Sa- cro Cuore di Gesù. LASCIATEVI RICONCILIARE CON DIO Giugno 2010 - Anno XII - n° 63 Festa S. Cuore Ladispoli - via dei Fiordalisi, 14 - Tel. 069946738 - www.parrocchia-sacrocuore-ladispoli.it - e-mail: [email protected] «...E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre» (Mt 25,30) Don Bernardo Acuna LA PIGRIZIA: TRA DEPRESSIONE E CALCOLO a pagina 2 GLI ACCIDIOSI HANNO UNA VITA INDOLENTE E MALINCONICA a pagina 3 L’EQUILIBRIO NEL LAVORO: TRA INERZIA E FRENESIA a pagina 3 ACCIDIOSO È COLUI CHE NON FA IL BENE CHE POTREBBE a pagina 4 LA PIGRIZIA È MADRE. HA UN FIGLIO, IL FURTO, E UNA FIGLIA, LA FAME (VICTOR HUGO) a pagina 4 SCIVOLANDO NELLA VITA a pagina 5 PRIME COMUNIONI 2010 a pagina 6 LADISPOLI: LE COMUNITÀ STRANIERE NEL 40° DEL COMUNE a pagina 7 LA VOCE SUL MONDO a pagina 8-9 DAL CENTRO D’ASCOLTO: UNA VITA IN OTTO VALIGIE a pagina 10 PELLEGRINI ALLA SINDONE a pagina 10 CALENDARIO XVIII FESTA DEL SACRO CUORE a pagina 12 on queste parole si conclude la parabo- la dei talenti; sono parole molto dure, di di- sapprovazione e condanna, rivolte al servo che per pi- grizia aveva nascosto l’u- nico talento ricevuto. Gli altri servi, appena in pos- sesso dei talenti, si erano messi al lavoro per farli fruttificare, invece il terzo servo, con atteggiamento accidioso, ha preferito na- scondere il talento piutto- sto che impegnarsi nel traf- ficarlo. Purtroppo questo atteggiamento negligente, chiamato accidia, colpisce tutti o quasi tutti, in diver- sa misura. Durante lo sviluppo della vita cristiana si può man- care per accidia in qualsia- si tappa: alcuni, ad esem- pio, non si avvicinano alla Chiesa proprio per pigrizia o perché il ravvicinarsi a Dio comporta chissà quale rinuncia. Altri, pur avendo intrapreso un serio cammi- segue a pagina 4 Le Sante Messe FESTIVE: Sabato: ore 18,30 Domenica: ore 9,00; 11,00 e 18,30 sono in Chiesa (Via dei Garofani) FERIALI (dal lunedì al sabato) Ore 8,30 e 18,30 sono in cappella (Via dei Fiordalisi, 14) MA QUALE LADISPOLI HA FESTEGGIATO? Appunti a margine della cerimonia di apertura dei festeggiamenti per il quarantennale della Città Giuseppe Colaci DEL S ACRO C UORE DI G ESÙ C segue a pagina 7 L’ segue a pagina 2 L’ACCIDIA: l’incapacità di padroneggiare la vita Don Giuseppe Colaci A

La Voce n°63 Festa S. Cuore 10:La Voce · e calcolo a pagina 2 gli accidiosi hanno una vita indolente e malinconica a pagina 3 l’equilibrio nel lavoro: tra inerzia e frenesia a

Embed Size (px)

Citation preview

ultimo dei sette vi-zi capitali è sostan-zialmente una nega-

zione della responsabilità,del rispondere a quellachiamata alla vita che latradizione cristiana chiamavocazione. L’accidia è unaforma di negligenza, d’in-differenza e di mancanzad’interesse per la vita stes-sa, caratterizzata da abbat-timento, scoraggiamento,prostrazione, stanchezza enoia di fronte alla vita. Èl’abulia come vizio e nonsolo come attitudine tem-peramentale, capace di in-fluire nell’esistenza mora-le e dunque nel destino diuna persona. È lo smarri-mento estremo: l’accidio-so vive in uno stato d’ani-

mo che intacca e rischia didisorientare tutto ciò cheraggiunge. L’accidia puòsfociare in uno stato pato-logico: il male oscuro, cioèla depressione.Essa può essere vissuta conumore euforico, molto at-tivo e operoso unito tutta-via ad un incredibile para-lisi circa la vita spirituale:l’accidioso sembra blocca-to perché concentrato su sestesso ed i propri problemi,impossibilitato ad uscirne,a guardare fuori di sé. Taleparalisi è insieme causa edeffetto della sua sofferen-za. Chi è colpito dall’acci-dia avverte un senso di di-sordine e d’illogicità in cuisi intrecciano reazioni con-

nch’io c’ero in aulaconsiliare giovedì 6maggio scorso per

l’inaugurazione della de-cade di festeggiamenti inonore di Ladispoli checompie 40 anni di autono-mia comunale. Un avveni-mento che si commenta dasé e che ha richiamato unamoltitudine di persone.L’importanza dell’appun-tamento era sottolineatadal tono commosso del-l’intervento “a braccio” deisette Sindaci che si sonosucceduti alla guida del-l’Amministrazione comu-nale in questi anni. In tuttiera evidente il desiderio dipromuovere la grandeurdella città di Ladislao cre-sciuta a dismisura in cosìpochi anni. Anch’io possotestimoniare il cambia-mento del contesto urbanoe umano notato nei tredicianni di permanenza nellezone “oltre la ferrovia” inqualità di parroco del Sa-cro Cuore di Gesù.

L A S C I A T E V I R I C O N C I L I A R E C O N D I O

Giugno 2010 - Anno XII - n°63Festa S. Cuore

Ladispoli - via dei Fiordalisi, 14 - Tel. 069946738 - www.parrocchia-sacrocuore-ladispoli.it - e-mail: [email protected]

«...E il servofannullone gettatelofuori nelle tenebre»(Mt 25,30)Don Bernardo Acuna

LA PIGRIZIA: TRA DEPRESSIONEE CALCOLO a pagina 2 �GLI ACCIDIOSI HANNO UNA VITAINDOLENTE E MALINCONICA

a pagina 3 �L’EQUILIBRIO NEL LAVORO:TRA INERZIA E FRENESIA

a pagina 3 �ACCIDIOSO È COLUI CHENON FA IL BENE CHE POTREBBE

a pagina 4 �LA PIGRIZIA È MADRE. HA UN FIGLIO,IL FURTO, E UNA FIGLIA, LA FAME (VICTOR HUGO) a pagina 4 �SCIVOLANDO NELLA VITA

a pagina 5 �

PRIME COMUNIONI 2010a pagina 6 �

LADISPOLI: LE COMUNITÀSTRANIERE NEL 40° DEL COMUNE

a pagina 7 �

LA VOCE SUL MONDOa pagina 8-9 �

DAL CENTRO D’ASCOLTO:UNA VITA IN OTTO VALIGIE

a pagina 10 �

PELLEGRINI ALLA SINDONEa pagina 10 �

CALENDARIO XVIII FESTA DELSACRO CUORE a pagina 12 �

on queste parole siconclude la parabo-la dei talenti; sono

parole molto dure, di di-sapprovazione e condanna,rivolte al servo che per pi-grizia aveva nascosto l’u-nico talento ricevuto. Glialtri servi, appena in pos-sesso dei talenti, si eranomessi al lavoro per farlifruttificare, invece il terzoservo, con atteggiamentoaccidioso, ha preferito na-scondere il talento piutto-sto che impegnarsi nel traf-ficarlo. Purtroppo questoatteggiamento negligente,chiamato accidia, colpiscetutti o quasi tutti, in diver-sa misura. Durante lo sviluppo dellavita cristiana si può man-care per accidia in qualsia-si tappa: alcuni, ad esem-pio, non si avvicinano allaChiesa proprio per pigriziao perché il ravvicinarsi aDio comporta chissà qualerinuncia. Altri, pur avendointrapreso un serio cammi-

segue a pagina 4 �

Le Sante MesseFESTIVE:

Sabato: ore 18,30 Domenica:

ore 9,00; 11,00 e 18,30 sono in Chiesa

(Via dei Garofani)

FERIALI (dal lunedì al sabato)

Ore 8,30 e 18,30sono in cappella

(Via dei Fiordalisi, 14)

MA QUALELADISPOLI HAFESTEGGIATO?Appunti a margine dellacerimonia di apertura dei festeggiamenti per ilquarantennale della CittàGiuseppe Colaci

D E L S A C R O C U O R E D I G E S Ù

C

segue a pagina 7 �

L’

segue a pagina 2 �

L’ACCIDIA: l’incapacitàdi padroneggiare la vita

Don Giuseppe Colaci

A

biare il mondo ed il propriodestino. Combattere l’ac-cidia significa, quindi sen-tirsi nuovamente capaci dilottare per la realizzazionedei propri sogni e progetti,significa restituire all’indi-viduo la capacità di spera-re e di costruire il propriomondo interiore nel mi-glior modo possibile, sen-za limitarsi a pensare a ciòche non si è avuto, signifi-ca, anche, ridistribuire leproprie forze sulla basedella valutazione delle pro-prie possibilità e così libe-rarsi dalla sensazione di di-sprezzo e stanchezza ver-so i propri impegni di vita.L’accidia coincide quindicon l’incapacità di pro-fondere tutte le nostre en-ergie per attuare, realizzarei nostri progetti. Potremmodire che è “un’attesa in-compiuta”.L’accidioso è colui, inve-ce, la cui volontà è “fred-

LA PIGRIZIA: TRA DEPRESSIONEE CALCOLOAnnamaria Rospo

accidia, è uno deisette vizi capitali,essa si riferisce ad

una mancanza di interesseverso le cose della vita,uno stato di apatia e noiadove si inizia un processodi fissazione su quanto nonsi ha, senza godere di ciòche si possiede. A livellopsicologico l’accidia si po-trebbe definire come unostato di irrealizzazione per-sonale con aspetti depres-sivi, dove la mancanza dispinta e di propensioneverso la vita è caratterizza-ta da un adagiamento, unlasciarsi andare al tedio eall’inevitabilità del desti-no.In psicologia, ci si sta con-centrando particolarmente

su concetti quali quelli diresilience (la capacità diassorbire e far fronte agliurti della vita) e di em-powerment (la possibilitàdi dare, fornire, potere siaagli individui che alla so-cietà). Questi concetti na-scono proprio per far fron-te alla necessità dell’indi-viduo di usufruire delleproprie, libere potenzialitànel riuscire a resistere allesituazioni stressanti dellavita, le situazioni che di persé non pongono eccessiviproblemi, ma che nel loroperdurare e nel loro ripre-sentarsi nel tempo, logora-no la capacità stessa di re-sistenza e la gioia di vive-re, così che l’uomo iniziaad adagiarsi nel corso diuna vita avvertita comefluttuante, senza punti fer-mi, una vita da tollerare madove non si ha più l’idea-zione e l’ambizione deivent’anni, di poter cam-

L’Accidia

2

La VoceSupplemento di:

notiziariodi Porto-Santa Rufina

Direttore responsabile:� Antonio Buoncristiani

Direttore editoriale:Don Giuseppe Colacitel. 06 9946738

In redazione:Don Bernardo Acuna,Marisa Alessandrini,Emanuela Bartolini,Luciano Cazzato,Anna De Santis,Enrico Frau,Silvana Petti,Aldo Piersanti, Maurizio Pirrò, Marco Polidori,Anna Maria Rospo.

Hanno collaborato:Enzo Crialesi,Antonio Tardivo,Emanuela Vitale.

Stampato su carta riciclata

da:Printamente s.n.c.Via Aurelia, 668 H - Romawww.printamente.it

Il giornale è stato chiuso il 30 maggio 2010.

Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 179/2001

Distribuzione gratuita

effetto della superbia).Cancellando Dio nulla piùriesce a passare le barriereche l’accidioso pone tra sée la realtà: ci si condannaad un isolamento che è l’i-nizio del soffocamento edell’asfissia dell’accidia.Due conseguenze tipichesono l’instabilità e il di-sprezzo per gli impegnidella propria vita. L’uomonon padroneggia più la vi-ta, non sa più come cavar-sela in determinate vicen-de della propria esistenza,e il compito a lui affidatogli si erge davanti insupe-rabile, come la parete diuna montagna. L’accidiavela l’anima di una tristez-za sottile. Il cuore sembrastanco di tutto. Le giornatediventano di cinquanta ore.Il tempo è noioso, non pas-sa mai; serve soltanto aportarci via la giovinezzae la vita. Nonostante que-sto malessere c’è nell’ac-cidia una componente par-ticolarmente perversa: l’ac-cidioso si attacca ad essa epur soffrendo pesantemen-te dell’animo triste, tutta-via avverte una forte resi-stenza rinunciarvi, al pun-

trastanti: si detesta tutto ciòche si ha e si desidera ciòche non si ha.Si percepisce che tutta lapropria esistenza perde ditensione, è come allentatain un senso di vuoto, nellanoia e nella svogliatezza,in una incapacità di con-centrarsi su una determi-nata attività, nella spossa-tezza e nell’ansia. A causadell’angoscia e dell’an-sietà, la vita appare senzapiù punti sicuri, senza cer-tezze, come appoggiata sudi una superficie fluttuante.In fondo l’accidioso è unateo, perché ha cancellatoDio dal proprio orizzontelasciandovi solo se stessoe la delusione per la pro-pria limitatezza (è lo stesso

to di affezionarsi ad essa.L’accidia pur somigliandoalla pace e alla tranquillitàè l’esatto contrario di que-sta: chi ne è affetto non rie-sce a trovare pace tormen-tato da questo disgusto delvivere. Tra tutti i vizi, l’ac-cidia sembra essere il piùprofondo e insidioso, e in-sieme alla superbia evi-denzia un mancato riferi-mento ad una prospettivareligiosa e spirituale, ma-nifestandosi come un vuo-to di senso della vita.Quindi, bisogna passare,anzitutto da una visionenegativa di sé e della vitaad una positiva, imparan-do a ringraziare e ad ap-prezzare il bene (ecco l’eu-caristia), poi, è fondamen-tale un atteggiamento di vi-gilanza e di attenzione al-le cose buone della vita,frutto di un quotidiano esa-me di coscienza alla lucedella benevolenza di Dio.Con tutto ciò diventeràsempre più affascinante unatteggiamento carico distupore, il vivere la vita co-me un’avventu ra, sapen-dola cogliere con gusto,con impegno e con spe-

L’ACCIDIA: L’NCAPACITÀ DI PADRONEGGIARE LA VITAcontinua da pagina 1

ranza. Sono qualità chenon si improvvisa no, mache hanno bisogno di unallenamento quoti diano,fatto di atteggiamenti si-gnificativi: ottimismo, coe-renza, fiducia e fede. È an-dare incontro, ogni matti-na, alla nuova giornata co-me incontro ad una pro-messa, a qualcosa che sidistenderà mostrando nel-le cose di sempre il suovolto nuovo.

L’

L’ACCIDIAOgni tanto fermarsi è concesso,prender fiato e riposar la mente,trovar lo stacco anche nel successo,al momento giusto è da sapiente.

Se comincia l’ignavia a partoriromissioni, curate più che bontàd’opere, chiudersi in sé e gestirsofismi sulle proprie attività.

Ecco l’ozio generar perversioneed il suolo fertile della mentepassiva fa germinar l’ossessione.

Ogni vizio diverrà permanente,dell’animo sarà la possessione,si potrà guarire?... Difficilmente.

Antonio Tardivo

da”, oscillante, instabile.Insomma, colui, che nonriesce a portare a terminenessuno dei suoi progetti,perché non ha spirito di sa-crificio, si distrae conti-nuamente, fatica a mante-nere la concentrazione.La noia è la più grande ne-mica dell’accidioso, intesacome disagio esistenziale,o meglio come incapacitàdi cogliere in ogni attivitàumana un senso di gran-dezza, di possibilità, crean-do e costruendo, di esserequasi degli dei minori.Spesso l’accidia nascondeanche un senso di rifiutodella realtà, giudicata po-vera, priva di autentici si-gnificati, per i quali valgala pena vivere. Ebbene, acostoro desidero rivolgerele splendide parole delgrande Edgar Morin: “Laterra è una piccola pattu-miera cosmica divenuta inmodo improbabile non sol-

tanto un astro molto com-plesso, ma anche un giar-dino, il nostro giardino.Eccoci dunque minuscoliumani, sulla minuscolapellicola di vita che cir-conda il minuscolo piane-ta perduto nel gigantescouniverso... Ma allo stessotempo, questo pianeta è unmondo, la vita è un uni-verso pullulante di miliar-di di miliardi di individui, eogni essere umano è un co-smo di sogni, di aspirazio-ni, di desideri”.

l vizio capitale del-l’accidia o pigrizia èuna cattiva abitudi-

ne molto diffusa, in formediverse, nella storia umana.Etimologicamente il termi-ne accidia deriva dal grecoclassico “akedìa” che si-gnifica letteralmente “man-canza di dolore”, sinonimodi indolenza oppure del“non prendersi cura”. Piùspecificatamente questo ter-mine indica una personalitàincline all’ozio, che causaindifferenza e disinteresseverso le cose della vita. Ingenere questo vizio provo-ca uno stato d’animo cupo etriste che può sfociare nellamalinconia, nella noia, nel-lo scoraggiamento, nellaprostrazione e, in taluni ca-si, anche nella depressione.L’accidia è un vizio che simanifesta in modi diversi,talvolta apparentementecontraddittori, come l’iner-zia dell’agire e come l’atti-vismo eccessivo, che però,uniti da un’unica radice, fa-

voriscono nelle persone unavita indolente e malinconi-ca. Gli individui colpiti daquesto vizio, detti accidio-si, si trovano infatti in unostato di disordine e confu-sione interiore che li portaa vivere un’esistenza insta-bile, senza certezze e senzafini sicuri. Uno smarrimen-to totale cioè, che producenella loro mente un sensodi difficoltà e disorienta-mento su come affrontaregli impegni che si presenta-no nel corso della vita.Conseguentemente i loroatteggiamenti sono caratte-rizzati dall’incapacità diconcentrarsi su determina-te attività ed anche dal nonprendere sul serio le situa-zioni in cui vengono a tro-varsi, per cui tendono a ri-mandare scelte ed incom-benze oppure a non portarea termine ciò che hanno ini-ziato. Gli accidiosi, oltre-tutto, hanno pure la tenden-za a perdere interesse pertutto ciò che è spirituale, in

quanto avvertono una sen-sazione di fastidio e faticanel praticare la fede in Dioe nell’operare la carità. Perquesto motivo, nel Cate-chismo della Chiesa Catto-lica, il loro vizio è indicatocome un modo di peccarecontro il Signore ed è de-scritto con le seguenti pa-role: “L’accidia o la pigri-zia spirituale giunge a ri-fiutare la gioia che viene daDio e a provare repulsioneper il bene divino” (n.2094). Viene così a galla unvizio corrosivo per il gene-re umano. Una malattia del-l’animo e dello spirito cheaffligge la nostra cultura e,non a caso, è definita damolti come “il male del no-stro tempo”. Un vizio ap-punto che, nella società incui viviamo, trova terrenofertile in molte persone, so-prattutto nel mondo giova-nile, con effetti talvolta de-leteri. Ecco allora che siravvisa, per l’essere uma-no, la necessità di allonta-narsi da un vizio del genere.In quest’ottica ritengo an-cora valido ed attuale l’in-segnamento di EvagrioPontico, acuto teologo emonaco vissuto nella realtàmonastica orientale dei pri-mi secoli del Cristianesimo,il quale sosteneva che l’ac-cidia si può battere con lapazienza, con la perseve-ranza e con la ricerca diDio, riponendo il lui ogniattesa e speranza. Sonoconvinto infatti che, agen-do in questo modo, l’acci-dioso ha la possibilità di da-

re un senso vero alla suaesistenza, acquisendo cosìun reale dominio di sé chelo aiuta ad abbandonare lasua pessima abitudine.

GLI ACCIDIOSI HANNO UNA VITA INDOLENTE E MALINCONICAEnrico Frau

L’EQUILIBRIO NEL LAVORO: TRA INERZIA E FRENESIAMaurizio Pirrò

I

L’Accidia

3

a società occidenta-le ci propone unmercato del lavoro

globale caratterizzato dauna competizione spietata,dal profitto ad ogni costo edai ritmi sempre più inten-

si. Ciò spinge l’individuo adue reazioni opposte ma diuguale forza: inerzia e fre-nesia. Coltivare un punto divista sano ed equilibrato dellavoro e sul lavoro non è fa-cile in considerazione dei

rapidi cambiamenti che av-vengono nell’ambiente la-vorativo. Oggigiorno divie-ne improrogabile coltivareun’etica del lavoro. Infattialcuni sono maniaci del la-voro e arrivano ad antepor-lo ad ogni altra cosa, com-presa la famiglia. Altri, in-vece, non vedono l’ora chetermini la giornata per por-re fine alla loro sofferenza.Si tratta, dunque, di unarealtà complessa che traeorigine da numerosi fatto-ri, come uno smodatoamore per se stessi cheporta ad essere prigionieridel proprio io. Ma se l’io èil centro assoluto del pro-prio universo, questo por-ta a valutare ogni cosa infunzione dei propri biso-gni, delle proprio idee, deipropri desideri e dei proprigiudizi e pregiudizi. Inerzia e frenesia, apparen-temente opposte, conduco-no allo stesso risultato:l’immobilità. Infatti la pri-ma è la mancanza di occu-pazioni, di interessi, ma so-prattutto di una realtà cherende la vita quotidianaamorfa e trascinata. Vice-versa, lavoro ed impegnieccessivi disperdono i realipunti di riferimento, fino al-la scoperta di essersi dati uncompito che va aldilà delleproprie capacità, con unconseguente crollo psicolo-gico. Il giusto equilibrio, ladiscrezione, la moderazio-ne porterebbero invece adare una misura alla propriavita e a ciò che si fa. Si giungerebbe a quellasaggezza che nasce dal-l’essere consapevoli deipropri limiti e delle propriepossibilità sviluppando, al-la fine, il reale dominio disé. Una non-soluzione è lafuga dinanzi a una diffici-le situazione esistenziale,nell’illusione di trovare al-trove o diversamente unappagamento che invece èlontano da sé.

L

L’Accidia

4

no di conversione o di rin-novamento spirituale, do-po un primo periodo digrande entusiasmo stagna-no nella stanchezza, la mo-notonia, lo scoraggiamen-to, una specie di apatia ge-nerale, che può portare fa-cilmente ad avere un at-teggiamento di svogliatez-za. Questa è l’esperienzache ha fatto il popolo d’I-sraele: dopo aver attraver-sato il Mar Rosso e averfatto i primi faticosi passinel deserto verso la terra

promessa, si stancò dellamanna «Sempre lo stessocibo!»; mormorò per lamancanza d’acqua; si la-mentò ricordando con no-stalgia persino le cipolledell’Egitto, si stancandosidel viaggio lungo e impe-gnativo. Gli israeliti si fer-marono nel deserto e di-venne così per loro più dif-ficile e faticoso il rialzarsie camminare verso quella“terra dove scorre latte emiele”, ricca di tanti fruttie dove avrebbero trovato la

vera libertà.Può succedere che gli in-successi o apparenti falli-menti portino il cristianoad una svogliatezza o apa-tia spirituale che provocal’accidia, come il profetaElia, che stanco degli in-successi profetici fuggelontano da Israele essendopoi richiamato da Dio:«Su, torna sui tuoi pas-si…», per riprendere subi-to la sua missione profeti-ca.Quando ci colpisce la pi-

grizia spirituale dobbiamopensare alle tante paraboleche Gesù pronuncia invi-tando a produrre moltofrutto, a dare il cento percento di noi stessi, e so-prattutto pensare al fattoche abbiamo ricevuto daDio un ‘talento’ che nonpossiamo sotterrare, madobbiamo raddoppiare, perpoter sentirci dire, alla fi-ne della nostra vita: «Bene,servo buono e fedele…prendi parte alla gioia deltuo Dio» (Mt 25,23).

continua da pagina 1

ACCIDIOSO È COLUI CHE NONFA IL BENE CHE POTREBBESilvana Petti

l settimo peccato ca-pitale è comune-mente più grave di

quello della pigrizia. Stia-mo parlando di quel difettoquasi banale che induce arimanere a letto quandosuona la sveglia e a riman-dare a domani quello chebisognava fare… ieri. È unvizio dal nome bizzarro emisterioso: l’accidia. Il suo morso è indolore mail suo veleno paralizza l’a-nima. È, quasi, un assopir-si dello spirito simile aquello, per capirci, che pro-varono i discepoli di Cristonel Getsemani. È un qual-cosa che coinvolge tanti eche colpisce quando menote l’aspetti. Per compren-dere meglio: mentre l’invi-dia è uno stato d’animo cheinduce a non sopportare ilbene altrui, l’accidia rendeindifferenti al bene divino.Questa condizione contra-sta i valori del cristiano: lasperanza e la carità. Si ri-fiuta la comunione conDio. Talvolta si confondel’accidia con la depressio-ne perché accomunate datristezza, apatia ed incapa-cità ad agire. La differenzaè sostanziale: la depressio-ne è una malattia mentrel’accidia è un peccato.Dunque un male del qualesiamo, coscientemente, re-sponsabili in prima perso-

na. Essa s’insinua nella no-stra anima spingendoci adun comportamento che nonci appartiene, rimandandoi nostri impegni all’infini-to. Mentre il tempo è dila-tato, terribilmente tetro emonotono, ci si obbliga avivere nell’illusione, fug-gendo il presente. La vitapiatta ed avulsa trascorresilenziosa e triste. La para-noia è dietro l’angolo. L’ac-cidioso non comprende acosa sta rinunciando e co-me potrebbe cambiare inmeglio la sua esistenza,qualora si rendesse utile

svegliandosi da quel torpo-re dell’anima. Allora il ve-ro cristiano, non è tanto co-lui che si limita a non fare ilmale, bensì colui che s’im-pegna a compiere tutto ilbene che è nelle sue capa-cità. Anche perché l’aiutare ilbisognoso potenzia la pro-pria autostima, rafforza irapporti, dona immensagioia rende consapevoli divalorizzare i talenti cheognuno ha avuto in donodal Signore. Egli ha detto:Vieni e seguimi. Non è pos-sibile disattendere un invi-to simile, particolarmente,da colui il quale ha donatola vita per tutti, compresi isuoi nemici, perché il tem-po dedicato ad una giustacausa è guadagnato e maiperduto.

«...E IL SERVO FANNULLONE GETTATELO FUORI NELLE TENEBRE» (Mt 25,30)

I

LA PIGRIZIA È MADRE. HA UN FIGLIO, IL FURTO, E UNA FIGLIA, LA FAME (Victor Hugo)Emanuela Bartolini

n uno dei corsi diaggiornamento cheho seguito di recen-

te, il relatore, psicologo, miha strappato un sorriso rac-contando di quei genitori -molti, secondo la sua espe-rienza - che, parlando deipropri figli rivelano una diqueste scuole di pensiero:“è fatto così, tutto suo non-no!”, oppure: “non c’èniente da fare: è un arietecome il suo segno, più te-

stardo che mai!”. A suo av-viso in tal modo i genitoridimostrano di non render-si conto che l’individualità

di un bambino comincia adelinearsi fin dal grembomaterno, assorbendo granparte delle esperienze chelo caratterizzeranno comeindividuo dall’ambiente fa-miliare. Si tratta di suoni,ma anche silenzi, cose det-te e non dette, trasmesseanche attraverso il tonodella voce, i gesti e le con-suetudini, in un insiemeche riassume inevitabil-mente dei condizionamen-ti, voluti o no, e plasma ilcarattere di ogni piccolodeterminandone, in unacerta misura, il futuro, ilsuo divenire adulto. Baste-rebbe riflettere su questoper imparare a prestaremolta più attenzione ai no-stri atteggiamenti, consi-derando l’enorme respon-sabilità che grava su cia-scun genitore nel suo ruo-lo e nelle relazioni fami-liari che, come una rete,abbracciano l’identità deifigli. I nostri comporta-menti non possono essereslegati dal contesto; essirappresentano quel “buo-no” o “cattivo esempio”che continua a valere piùdelle parole. Quando il di-fetto preponderante di unessere umano è la pigriziale conseguenze sui figlipossono essere deleterie,poiché essa si riflette nonsolo sulla sua vita, ma an-che sulle esistenze dei suoicari. Infatti tale vizio capi-tale è legato ad una man-cata previsione di tempi eattività; è legato all’igna-via e all’avarizia, perché il

I

STORIA VERASTORIA VERA

5

L’Accidia

ntonio la mattinaapre gli occhi pervia della sveglia. Al

diavolo – impreca tra sé esé.Ecco la password della suagiornata nella quale entracontro la sua volontà.Mentre tasta con i piedi ilpavimento a cercare le cia-batte che non trova, pensache forse oggi dovrebbefarsi una doccia, ma solo alpensiero un brivido lo per-vade. Eccola, una ciabatta.La infila. Ecco pure l’altra.Si deve proprio rizzare inpiedi. Rimane fermo qual-

ché studiare e studiare…ma poi sai che ti dico?Chissene… come va, va…insomma al concorsoneanche si presentò… Povero Antonio, in quellesue serate di solitudine tra-scorse davanti alla televi-sione, ripensava alla suavita che tutto sommato erastata senza scossoni e que-sto contava. Un lavoro de-coroso, grazie alle cono-scenze del padre. La suacompagna di banco che eradivenuta la sua compagnadi vita. Un domani, la ca-sa in eredità. Questi i caposaldi della suavita. Le coste accoglientidel suo porto. Qualcuno gli diceva – maun figlio? Cosa che luiavrebbe voluto, ma cheprontamente scartava. Chigli avrebbe restituito lenotti insonni per pianti epoppate? E poi, cosa gliavrebbe chiesto questo fi-glio nel corso della sua cre-scita? Quante domande siaffollavano nella sua men-te quando alla moglie leera presa fitta con questaidea. Per farla felice, al-meno in parte, le compròun gatto. Ma avvenne chelui risultò allergico al peloe così dovettero darlo via.La moglie, che aveva dellerisorse impensabili, sitrovò anche un lavoro e perun po’ continuò le attivitàdi prima, casa, spesa, ami-cizie, sport.Fu una sera. Si era vestitaelegante. Un tubino neroche conteneva le sue formecomunque prorompenti. Icapelli raccolti. Gli occhisplendenti come solo quel-li di una donna innamorata,sanno essere.Ciao, Tony, allora io va-do… - dice al marito che siera piazzato, come tutte lesere davanti al televisore.Ciao. A che ora torni? – Non torno stasera. Tornolunedì e vado direttamentein ufficio- dice, chinando-si a prendere il borsone daviaggio – te l’avevo dettose volevi venire, no? An-diamo a Ponza, due gior-ni…

Si, me l’aveva detto… -pensa fra sé e sé – pensan-do con sgomento a duegiorni di caldo, scottature,bagni forzati e quant’altro.Vabbè, starò da solo duegiorni – dice alla moglie –non preoccuparti. Ne ap-profitterò per riposarmi al-la grande… chi siete? Ma-rina, Gianni, i soliti, in-somma…Si, i soliti – dice lei – poisi è aggregato anche Lucio.Lucio Santini, no? Il nostromedico. È un sacco simpa-tico. Pensa una sera ci sia-mo incontrati a teatro e sia-mo diventati amici… staitranquillo che se qualcunosi sente male almeno c’èun medico… continuò lei,accompagnando le parolecon una specie di risatina.Era andata così. Il dott.Santini gliel’aveva portatavia. Vabbè, meglio lui cheun altro. Ancora oggi non sente rab-bia, né rancore. Antonioignora quegli atteggiamen-ti che fanno ribollire il san-gue. Preferisce rimanerecosì. Forse le cose potran-no cambiare. Ma non cam-biano se non ci mettiamodi nostro.È pronto Antonio. Prontoper andare a quell’ufficiodi m… con tutti quei col-leghi chiacchieroni e car-rieristi. Con un battito dipalpebre sottolinea quelsuo fastidio. Fosse soloquello, il fastidio. C’è l’au-tobus da aspettare e su cuisalire. Ah, la luce. Si giraverso l’interruttore per spe-gnerlo. Ma prima di farlogetta uno sguardo d’insie-me alla sua camera. Arre-data come quando avevadodici anni. Solo il letto hacambiato, e ha dovuto far-lo perché in quell’altro glirimanevano fuori i piedi. Sbattendo la porta, senteche nella storia della suavita non ha lasciato alcunaimpronta. Sta forse viven-do invano?Ma non ha tempo per ri-spondersi perché l’autobussta arrivando e per pren-derlo dovrebbe mettersi acorrere.

SCIVOLANDO NELLA VITAMarisa Alessandrini

che secondo ancora. Si an-nusa un’ascella. Forse an-cora oggi può evitare ladoccia. Si infila veloce-mente, prima di ripensarci,un maglione. Avrebbe bi-sogno anche di un caffè(forse doppio n.d.r.) ma chiglielo fa? Nessuno, perchéAntonio vive da solo. Qualche anno fa era dovu-to tornare a vivere dai ge-nitori perché, come spessoavviene oggi, anche il suomatrimonio era bello e fi-nito. Il matrimonio aveva un rit-mo che lui non riusciva areggere. Dopo le ore di la-voro, sua moglie, chesembrava avere i sette spi-riti, voleva andare a fare laspesa, poi c’erano le cenecon gli amici, qualche vol-ta il teatro, la domenica iltennis. Così, piano piano, comin-ciò a declinare. È così chesi dice in linguaggio ele-gante. Sua moglie all’inizio cercòdi spronarlo. Anzi, ne parlòanche al medico di fami-glia, il dott. Santini, il qua-le gli prescrisse un com-plesso vitaminico che nonmodificò affatto il suo mo-do di fare, che forse eramodo di essere.Il tempo guadagnato lo in-vestiva riposando. Ma nonera dormire il suo riposa-re. Era pensare. Era pon-derare. Era valutare. Al lavoro fu indetto unconcorso interno per pas-sare di grado. Certo i van-taggi sarebbero stati sensi-bili e non solo economici.Ma c’era da superare unesame e quindi bisognavaprepararsi. I suoi colleghiavevano già formato deigruppi di studio, bastavaentrare in uno di questi.Ma loro si vedevano di se-ra, tiravano fino a tardi…e poi… in commissionec’era quel vecchio amicodi mio cugino. Se gliel’a-vessi fatto chiedere, forsemi avrebbe aiutato… mac-

A

pigro spreca un dono uni-co che è il suo tempo, pre-zioso, irripetibile, e oltre aprivarne se stesso, ne pri-va chi gli vuol bene. Inol-tre, come figura di riferi-mento, non può sostenerechi conta su di lui, che de-ve imparare a sue spese afarne a meno. Lo stesso pi-gro deve industriarsi perarginare le sue mancanzein extremis, sottoponendo-si a volte ad uno stressmolto più forte per recupe-rare i ritardi di quanto glie-ne sarebbe occorso per fa-re le cose presto e bene.Ma i figli del pigro? Rin-graziando Dio, la crescitadelle persone spesso si ri-vela un miracolo. I bambi-ni sanno attivare risorseinaspettate e reagiscono avolte alle storture che vi-vono sapendole volgere aloro vantaggio. Mi viene inmente una conoscente chemi ha raccontato di teneretanto alla casa proprio inreazione al fatto che la ma-dre non la pulisse mai. Masono eccezioni su cui nondovremmo fare affidamen-to. Pensare che i piccoli so-no lo specchio in cui ci ri-flettiamo dovrebbe inveceessere la nostra spinta perattuare azioni il più possi-bile positive e cercare dimigliorare sempre, per noistessi e per gli altri.

GRUPPO DEL

9 MAGGIO ORE 11,00 catechiste Anna Grazia e Laura -Rossella e Federica

Amoruso VittoriaCortesini ValentinaDi Cosmo SaraIurato MatteoLippera LorenzoOnesto AlessiaPatacchiola AsiaPersico DorianaPicarazzi RaffaellaPizzi BeatriceSantangelo ElenaImperatore DesiréeAngelucci GuidoNicolai KebalDi Domenico Alessia

Capobianco FrancescaBraccini NoemiBrumat GiuliaBuonanno AlessandroCiampa IleniaFulli LudovicaFulmini ErasmoGanci FedericoGatto MartinaGeronzi CamillaHuapaya FedericoGrimaldi FrancescoLandi Giulia

Marucci IreneMonarca MartinaMoschetta BarbaraStrino RosariaStrino MaricaStrino Davide____________________

GRUPPO DEL

9 MAGGIO ORE 16,30Catechiste Barbara ed Elisa - Liana e Federica

Ardito FrancescoAiello AlessioDe Bernardo SaraDi Domenico AlessiaDi Giosia MatteoDi Vittorio Alessia

Di Vittorio AndreaFapiano DaniloGalletti FedericoLa Rosa EricaOliviero FabianaPederiva CristianoPompei NoemiPrinciotta Spanò GabrielePugnali LorenzoRaggio SaraTerrinoni AuroraZuppante EleonoraAmoroso Ilaria

Attività

6

Amoroso AlessiaAversa LucaCacchiarelli SerenaClemente SimoneCoco ManuelCorneli EmanueleCorneli MassimilianoDeidda DavideDe Marco EmanueleDi Chio DanieleDonato MatteoDonato AndreaMarianetti LeonardoParravano LucaScalchi DavideStorani LorenzoTroiani Lorenzo____________________

GRUPPO DEL

16 MAGGIO ORE 11,00Catechiste Adriana - Marisa

Bruno AntonioCongiu DavideCongiu Alessandro Damiano MarikaD’Ascanio EleonoraD’Ascanio ValerioDi Cosimo MaraGennaro GiuliaKirov AvramLoreti CristianMascolo GiovanniMetta MichelleMonacò SaraPaglino Sara MariaPili SaraPontecorvo CristinaAlbano IleniaAllazzini VeronicaBeccherini SilviaDe Angelis NicolòDenci StefaniaFanelli DarioFresilli MarcoMoretta FrancescoPetrelli GianmarcoRicca MicheleSpina DanieleTempesta Simone

Vannoli ValeriaVitangeli AlessioTestoni Cristian

GRUPPO DEL

16 MAGGIO ORE 16,30Catechisti Monica e Renato - Suor Chiara, Laura e Carla

Armeni Riccardo Barchetta FedericaBenzon LetiziaBordi CamillaCairo MartinaD’Ascanio LucaDe Paolis MiriamDeleuse FedericaDieguez MartaImpecora MatteoMancini LudovicaMassa DanielPecorella AuroraPicardi MatteoRutili AliceRossi GiuliaSessa RobertoSimone Lorenzo____________________

Alessio GiordanaCarta SaraCasali MartinaCeci NicoleCrocenzi MatteoDe Angelis AlessiaDe Martinis FedericoFaedda GiuliaFiore CamillaFusco Maria ChiaraGismondi LeonardoLalli FedericoMartini ValentinaMei PatrickNista AndreaPapa ValentinaPistilli EdoardoScalella VanessaVanni Alessia____________________

PRIME COMUNIONI 2010

7

Attività

Ladispoli si registraun tasso di immi-grazione tra i più

elevati del Lazio. Con piùdel 15% di cittadini stra-nieri provenienti dal Mon-do, gli oltre 40 mila resi-denti “convivono con se-renità e amicizia, forse per-ché da sempre la città è sta-ta meta di immigrati (bastiricordare i veneti di fine1800, i molti russi deglianni ‘80/90, e gli attuali ro-meni, polacchi, nigeria-ni…)”. La collaborazione di LuisaIncoronato, delegata per lepari opportunità del Co-mune di Ladispoli e deldiacono Enzo Crialesi, di-rettore dell’Ufficio Mi-grantes della diocesi diPorto Santa Rufina, ha per-messo, grazie anche al Pre-sidente il Comitato orga-nizzatore, dottor AmicoGandini e del Sindaco dot-

tor Crescenzo Paliotta labellissima giornata di festavissuta domenica 9 mag-gio. Inserita in una vastoprogramma di festeggia-menti dal 6 al 16 maggio,ha richiamato in una gre-mita piazza Rossellini, nonsolo la comunità italiana,ma anche tutte le maggio-ri realtà etniche e religiosepresenti nel nostro territo-rio: le cattoliche del Perù,della Romania, della Polo-nia e quella Nigeriana;quella Ortodossa della Ro-mania; quella Indù e Sikdell’India; quella Mussul-mana del Senegal. Lo sco-po è stato, da parte loro,“un ringraziamento allacittà per le opportunità of-ferte, e della città a loro perla crescita culturale appor-tata nel corso degli anni,per una convivenza di pacee fraternità”.“Affermare i diritti dello

straniero come uomo e co-me persona equivale a riaf-fermare i principi e i valo-ri dei diritti dell’uomo inquanto tale”.Da circa 15 anni Ladispo-li intraprende e sperimen-ta questo cammino attra-verso eventi realizzati daParrocchie, Scuole, Comu-ne e Associazioni, dove so-no emerse le bellezze cul-turali per un percorso divera integrazione che è fat-ta di accoglienza e di ri-spetto reciproco nella di-versità. L’obiettivo è sen-sibilizzare contro ogni for-ma di razzismo, nel rispet-to di ogni singolo indivi-duo ed identità.Non si poteva, in occasio-ne del 40° anniversariodell’autonomia del Comu-ne di Ladispoli, non pen-sare ad un momento di in-contro anche con quei cit-tadini immigrati (oggi diseconda generazione) chehanno comunque contri-buito alla crescita dellacittà con il proprio lavoro,con la propria presenza,dando vita a nuovi nucleifamiliari ed allevando aLadispoli i tanti bambiniche, con la loro gioia mul-ticolore, ravvivano le no-stre chiese, le aule dellescuole e i nostri giardini.Le diversità culturali e re-ligiose, di ogni comunitàstraniera, sono state il mo-tore portante di questa bel-la giornata, nel corso dellaquale sono stati esposti nonsolo i prodotti dei paesi diprovenienza in opportunistand, ma anche peculiaritàdelle diverse etnie, conmusica, ballo, arti e pre-ghiere. Il programma è iniziatola mattina, alle 10,30con il “Coro Piccole Ar-monie” degli alunni del240° Circolo Di-dattico diretti dal-la maestra PatriciaVargas. È conti-

nuato con il gruppo musi-cale di percussioni Africa-ne diretto dal maestro Ste-fano Iacoacci, con l’esibi-zione del gruppo karatekadel maestro Vincenzo Ric-cardi, dall’esibizione didanza moderna della mae-stra Giusy D’Alessio e ter-minata alle 12,30 con l’e-sibizione, degli alunni del240° Circolo, della “Ban-da Babele” diretta dal mae-stro Francesco Davia. Nel pomeriggio dalle16,30 alle 20,30 c’è statal’esibizione delle Comu-nità straniere, di seguitouna carrellata veloce diquanto hanno proposto: iperuviani, balli folcloristi-ci (Quechua e Spagnoli)con ragazzi vestiti in co-stumi tradizionali; gli in-diani Sik, un melodiosocanto religioso accompa-gnato da un loro strumentotradizionale; i polacchi, da-vanti ad una grandissimacarta della Polonia, con co-stumi e maschere, i perso-naggi più significativi del-la loro storia (GiovanniPaolo II°, Lec Walesa conSolidarnosc, Schopen,e al-tri scienziati e premi no-bel); gli indù, un canto incostumi tradizionali; i se-negalesi con dei canti reli-giosi musulmani; i nige-riani, i loro ritmi canoni edi danza, infine, i romeni,sia ortodossi che cattolici,con adulti e bambini, pre-sentano canti e balli fol-cloristici della loto terratradizione Romena Orto-dossa.Al termine, siamo tornati acasa tutti felici per averpassato una giornata al-l’insegna della festa, del-l’amicizia e della fraternità,con tutti gli abitanti di La-dispoli.

A

LADISPOLI: LE COMUNITÀ STRANIERE NEL 40° DEL COMUNEEnzo Crialesi

Di sicuro un tale progres-so colpisce quanti vedono,una realtà amata da sempreo imparata ad amare neltempo, che cresce e rag-giunge la propria maturità.Ma non posso non espri-mere l’amarezza del con-statare che per alcuni “vec-chi” ladispolani, che ma-gari si sperticano ad elo-giare lo sviluppo ordinatoe accogliente della cittadi-na, tuttavia, permangonogli schemi antichi sul ter-ritorio: insistendo nel con-siderare la “vera” Ladi-spoli esclusivamente il trat-to di costa che va dallapiazza Rossellini al ma-re… e poco più. Invece bisogna dire che sela città è ridivenuta amenalocalità di mare e deside-rabile luogo abitativo nonè certo per i palazzoni dinove piani del “centro”,ma per le zone residenzia-li dei quartieri nuovi, chele hanno ridato il tratto ti-

pico ed arioso delle loca-lità balneari.Perciò, con buona pace deivecchi, la nuova Ladispo-li, essendo passata da unvillaggio di contadini e pe-scatori ad una vera città,deve aspirare (come si con-viene alle vere città), aduno sviluppo policentrico,con più piazze, più luoghidi aggregazione, più servi-zi… più parrocchie. E, a talproposito, di parrocchie lacittà ne conta già quattro. Per cui chi, al di là delleparole, nei fatti dimostra diavere una mentalità picco-la e retrograda, è il casoche apra gli occhi, e vadaoltre un comportamentoanacronistico e clientelare(cioè rivolto esclusiva-mente ai “clienti” di quan-do si era in pochi e tutti co-nosciuti), arrivando ad ap-prezzare la bontà di tutta lacittà. Così dimostrerà di es-sere un vero amante di La-dispoli.

continua da pagina 1 MA QUALE LADISPOLI HA FESTEGGIATO?

idriche del Paese, da cuidipendono milioni di per-sone. Inoltre la diga sorgerànella zona vicina al confi-ne conteso tra i due Stati. La Cina ha spiegato il pro-getto questo mese, in unincontro riservato con ilministro indiano degli este-ri S.M. Krishna. La digasorgerà a Zangmu a un’al-tezza di 3.260 metri, nellaprefettura Shannan inTibet, e lì vicino sarannorealizzate anche altre 4dighe in una valle tra lecontee Sangri e Jiacha.Fonti ufficiali hanno spie-gato ieri che la capacitàcomplessiva delle dighesarà “diverse volte” mag-giore della gigantesca Digadelle Tre Gole. Per l’altez-za, la zona è spesso sotto-posta a condizioni meteo-rologiche estreme e saran-no utilizzati materiali e tec-nologie speciali, sviluppa-ti dall’industria spazialecinese. Pechino prevede di ricava-re dalla diga di Dangmunon meno di 500megawatts di energia elet-trica, per soddisfare la cre-scente richiesta di Guang-dong e Hong Kong e pervenderla ai Paesi vicinicome Myanmar, Thailan-dia, Bangladesh, Laos eCambogia. L’India è però molto preoc-cupata per il progetto, cheteme possa diminuire laportata d’acqua del fiumein India e distruggere l’e-cosistema dell’Himalaya.Soprattutto l’agricoltura el’industria degli Stati nor-dorientali dell’India dipen-dono in modo pesante dalfiume Brahmaputra.

––––––––Lotta allo sfruttamento dellavoro minorile e per i dirittiper i bambini Agenzia Fides - aprile2010 Piduguralla è una regionenello Stato dell’AndhraPradesh caratterizzata daun alto numero di lavora-tori minorenni che, malpagati, privi di misure disicurezza, di case adegua-

te, di servizi medico-sani-tari e di istruzione, sonosoprattutto sfruttati nellecave di calce. L’organizza-zione Intervita Onlus hascelto di intervenire in 28comunità della regione perassicurare l’iscrizione allascuola materna e primariaa oltre 5100 bambini tra i3 e 14 anni e a 300 adole-scenti l’accesso a corsi diformazione professionale,senza tralasciare anche lasensibilizzazione contro losfruttamento del lavorominorile. Il progetto, checoinvolgerà oltre 19milapersone, realizzato in col-laborazione con la Ong ita-liana Mani Tese e la ONGindiana ASSIST, impegna-te in quest’ambito dal2001, vuole offrire airagazzi prospettive di vitamigliori grazie alla forma-zione scolastica che per-metterà loro di emancipar-si dallo sfruttamento.

––––––––MEDIO ORIENTE: Ministrodifesa, occupazione territoripalestinesi deve cessareMisna - aprile 2010“L’occupazione deve fini-re. Israele deve capire cheil mondo non accetterà perdecenni che le autorità diTel Aviv governino la vitadei palestinesi”: lo ha dettoin un’intervista radiofoni-ca dai toni insolitamentefranchi, il ministro dellaDifesa Ehud Barak, che haparlato di “crescente delu-sione” da parte degli Stati

Contro la mercificazione del-l’acqua, un appello da Cocha-bamba Misna - aprile 2010 “Il cambiamento climaticoè il risultato di un modelloproduttivo estrattivo,depredatore e inquinante,che viene esaustivamenteriassunto nello sfruttamen-to su larga scala di minie-re, petrolio, carbone, gas enella costruzione delledighe, orientato a sostene-re il consumo energeticodissipatore che includeanche l’industria militare”.Comincia con queste paro-le la dichiarazione del terzoFestival internazionale del-l’acqua, riunito lo scorsoultimo fine settimana diaprile a Cochabamba, inBolivia, alla vigilia della“Conferenza mondiale deipopoli sui cambiamenti cli-

matici e i diritti dellaMadre terra”. Un tentativodi mettere il problema delclima nella prospettiva del-l’uso delle risorse naturalie biasimare l’attualemodello di sviluppo: “Que-ste attività - si legge nelladichiarazione - si appro-priano delle acque superfi-ciali e sotterranee e distrug-gono gli ecosistemi gene-ratori d’acqua; consumanoacqua dolce in larga quan-tità, e la reimmettono nel-l’ambiente contaminata,compromettendo così ilciclo idrologico naturale”.I partecipanti alla confe-renza di Cochabambaaffermano inoltre che “lagiustizia climatica non èpossibile senza una giusti-zia dell’acqua”.

––––––––Meno armi, più aiuti allo sviluppo Misna - aprile 2010 “Il mondo è eccessiva-mente militarizzato mentre

lo sviluppo è sotto-finan-ziato: queste prioritàdovrebbero essere inverti-te”: a sottolinearlo è statoBan Ki-moon, Segretariogenerale dell’Onu, duran-te un lungo dibattito sullaquestione del disarmo glo-bale di fronte all’Assem-blea generale delle Nazio-ni unite. “Accelerando ildisarmo possiamo liberarele risorse di cui abbiamobisogno per combattere icambiamenti climatici, l’in-sicurezza alimentare e rag-giungere gli Obiettivi disviluppo del Millennio” hadetto Ban Ki-moon ai rap-presentanti dei governimondiali, ricordando cheannualmente si spende untrilione di dollari (unmiliardo di miliardi) per gliarmamenti. Intervenendoal dibattito sul disarmo e lasicurezza mondiale, ilsegretario generale ha rac-comandato di ridurre sia lecosiddette armi di distru-zione di massa che quelledi piccolo calibro che, hadetto, “nelle mani sbaglia-te, distruggono vite, impe-discono gli sforzi per lapace, ostacolano l’aiutointernazionale, facilitano itraffici illeciti e impedi-scono investimenti e svi-luppo”.

––––––––La Cina costruisce la diga piùalta del mondo, l’India temegli rubi l’acqua AsiaNews - aprile 2010 La Cina ha ammesso chesta costruendo una diga sulfiume Yarlung Zangbo. Ilfiume nasce in Tibet mapoi scorre in India dove èchiamato Brahmaputra edè una delle maggiori fonti

La Voce sul mondo

8

Uniti per l’impasse in cuisono precipitati i tentatividell’amministrazione ame-ricana di rilanciare il pro-cesso di pace. “Che ci piac-cia o no non ci sono altresoluzioni che lasciare chei palestinesi si governinoda soli” ha detto Barak,secondo cui “la soluzioneva trovata in un’iniziativadiplomatica “che non temadi affrontare i veri nodidella questione” e ricor-dando che “seppure siamilitarmente forte, Israelenecessita della legittimitàinternazionale per gover-nare”.

––––––––OMAN: Germania d’Arabia Avvenire - aprile 2010La chiamano ‘la Germaniad’Arabia’ e capisci subitoperché. Tu dici ‘sultanatodell’Oman’ e, nell’imma-ginario collettivo, si pensaa profumi d’incenso e colo-ri da ‘ Mille e una notte’,come normale nella leg-gendaria terra di Sinbad ilmarinaio. Poi arrivi all’ae-roporto di Muscat, oMascate, e trovi ad acco-glierti, lungo gli ampi vialiche ti portano in città, cura-tissimi praticelli verdi eordinate aiuole con fiori diogni colore. Possibile? Sì,siamo sempre in terra d’A-rabia ma, come mostra laprima immagine di Muscat,di questa penisola l’Omanè la parte che più si è spin-ta avanti in un compro-messo che sembra riuscito.“Questo stato è la dimo-strazione che l’Islam puòessere conciliabile con lamodernità, il rispetto dellatradizione islamica non èincompatibile con i concettidi tolleranza e apertura”che, spiega Cesare Capita-ni, ambasciatore qui daoltre due anni, “includonoanche l’aspetto religioso”

(qui ci sono 4 chiese catto-liche). “Lo straniero è ben-venuto, non abbiamo pre-clusioni”, conferma ilsegretario generale delministero degli Esteri,Sayyd Badr. Per intender-ci: nella terra di Sinbad nontrovi la ‘scopiazzatura’degli stili di vita dell’Oc-cidente come a Dubai, framega-grattacieli e piste dasci artificiali (e anchealtro), ma nemmeno quel-la ‘cappa’ che si respira inArabia Saudita o la puratradizione che avverti nelvicino Yemen. Sia chiaro:nel sud di Mutrah e nellevie lungo il porto è facileimbattersi in persone cheindossano gli abiti tradi-zionali, bianco per gliuomini con il kanjhar (ilpugnale ricurvo in foderod’argento lavorato) e neroper le donne.

––––––––Oltre il miliardo coloro che sof-frono la fame nel mondo Misna - aprile 2010“E aumentato di 105 milio-ni rispetto al 2008 il totaledi coloro che soffrono lafame nel mondo; oggisiamo oltre il miliardo”:aprendo a Panama laXXXI Conferenza dellaFao (Food and agricoltureorganization dell’Onu) perl’America latina e i Carai-bi, lo ha detto il direttoregenerale dell’organizza-zione, Jacques Diouf, pre-cisando che 642 milionivivono in Asia e nel Paci-fico, 265 milioni in Africa,42 milioni in America lati-na e nei Caraibi e 15 milio-ni anche nei cosiddettipaesi sviluppati. Più colpi-ti sono il Congo e l’Eritrea,dove rispettivamente il75% e il 66% degli abitan-ti soffrono la fame. AdHaiti, raggiungono il 58%.La crescita della sottoali-

mentazione inquesti ultimi treanni si spiega,secondo Diouf,con la diminuzio-ne degli investi-menti nel settoreagricolo, con il

dell’America e dell’Ocea-nia e un lieve aumento perl’Asia.

––––––––Migranti: la denuncia deivescovi del nord AfricaMisna - aprile 2010 Lo “sfruttamento intollera-bile” che offende la dignitàdi milioni di migranti èstato uno dei temi centralidell’incontro che a Rabatha riunito i vescovi dellaConferenza episcopaledella regione del NordAfrica (Cerna). Secondo ilquotidiano della SantaSede “L’OsservatoreRomano”, attenzione par-ticolare è stata dedicata allaquestione dei migranti chesi trovano “in situazioneirregolare”, alle donne e aibambini. In una nota diffu-sa al termine dell’incontro,i vescovi hanno sottolinea-to che il problema dellemigrazioni “richiede moltapiù attenzione da partedella comunità delle nazio-ni”. Centrale a Rabat ildibattito su un’assistenza“umanitaria e pastorale” daprestare “secondo lo spiri-to del Vangelo e in confor-mità all’insegnamento dellaChiesa”. Nella capitale delMarocco non si è discussosolo dei migranti che scel-gono l’Europa ma anchedei rapporti tra le comunitàcristiane e la popolazionea maggioranza musulmanadei paesi nordafricani. Inprimo piano, nella pro-spettiva dei vescovi, “lega-mi di amicizia” e lavorocomune “al di fuori di qual-siasi spiriti di proseliti-smo”.

rincaro del settore alimen-tare e con la crisi econo-mica, che dal canto suo hadeterminato disoccupazio-ne e diminuzione dei red-diti.

––––––––MONDIALITA’: Cattolici in cre-scita. Africa e Asia “protago-niste”Avvenire - aprile 2010 I cattolici nel mondoaumentano, soprattutto pereffetto della crescita delnumero di battezzati inAsia ed Africa, due conti-nenti che si rivelano anchericchi di vocazioni e alza-no il numero globale deisacerdoti. Sono alcuni deidati contenuti nella nuovaedizione dell’Annuario sta-tistico della Chiesa.

A livello planetario ilnumero dei cattolici bat-tezzati è passato da 1.045milioni nel 2000 a 1.166milioni nel 2008. In Africasi registra un incrementodel 33,02% dei cattolici,all’estremo opposto, inEuropa si manifesta unasituazione di pratica stabi-lità (+1,17%); da registra-re anche i significativiincrementi che si rilevanoin Asia (+15,61%), inOceania (+11,39%) e inAmerica (+10,93%). Peral-tro questi andamenti si leg-gono anche nell’effetto cheproducono sul peso relati-vo che i cattolici assumo-no nei vari continenti: si vadalla riduzione relativa deicattolici europei che, puraumentando in valore asso-luto, vedono scendere illoro peso nel mondo, dal26,81% del 2000 al 24,31%del 2008, alla aumentataimportanza dei cattoliciafricani che passano, neidue anni appena citati, dal12,44% al 14,84%. Per glialtri continenti si individuauna sostanziale stabilità

9

La Voce sul mondo

sciuto Pablo! Dentro que-sti scrigni malridotti, spor-chi, infradiciati dalle ulti-me piogge c’era tutta la suavita! Dalle cravatte com-prate a Parigi all’orologiodell’Air Seicelles,dai maglioni firmati Va-lentino agli abiti di alta sar-toria, qualche medicinasenza scatola, felpe prove-nienti da varie parti delmondo; e lui tremolantesulle sue gambe stancheche ci faceva da ciceronenel caos che si era creatointorno a noi! Ci racconta-va della sua vita con la mo-glie, dei suoi viaggi, dellecose che si rammaricava dinon aver fatto. Poi in fondo ad una valigiaecco spuntare le sue fotoricordo, le abbiamo guar-date insieme, erano fotograndi e belle, ma lui ad uncerto punto, dal suo por-tafogli, vuoto come se l’a-vesse appena comprato, ti-ra fuori una foto piccola,formato tessera raffiguran-te un dolcissimo volto didonna, con gli occhi lucidie porgendocela dice “miamoglie”, come se in quel-la foto ci fosse il riscattodei giorni vissuti da barbo-ne, mangiando alla mensaCaritas e dormendo alla

stazione!Non abbiamo chiesto a Pa-blo come mai si fosse ri-dotto così, essendo stato si-curamente nella vita un belpersonaggio, non ci inte-ressava, come non ci inte-ressava nulla del suo passa-to, tranne le emozioni rac-chiuse in quelle otto valigie,quelle emozioni che ha vo-luto condividere con noi.Se vuoi essere caritatevolenon devi mai domandarti sechi aiuti poteva far di me-glio, né cadere nella trap-pola del giudizio! Noi tuttisbagliamo a volte nella vi-ta e se questi errori doves-sero portarci a dover chie-dere aiuto come Pablo, spe-riamo ci sia qualcuno cherisponda senza farci do-mande.Siamo tornate a casa tardiquel sabato, con addossol’odore di Pablo e dei suoiquindici giorni passati perstrada, l’odore di un uomoche soffriva, l’odore del bi-sogno… l’odore della ca-rità!A letto, quella sera, final-mente ero serena, non do-vevo più addormentarmipensando a Pablo da solonella Stazione: anche luiadesso dormiva in un lettopulito.

oglio raccontarvi,un’esperienza chemi ha particolar-

mente colpito.Un anziano di 76 anni,chiamiamolo “Pablo”, habussato un paio di settima-ne fa al nostro centro, erasotto sfratto, con affitti ar-retrati di tre mesi, la figlia-stra ammalatasi non puòpiù aiutarlo né economica-mente, né fisicamente. Hochiesto aiuto ai Servizi So-ciali, che solertemente han-no mandato un’assistentesociale a controllare. Pablogià lo conoscevano, aven-dogli offerto un mese pri-ma, un posto presso unacasa alloggio, non avendolui altro sostentamento cheuna piccola pensione perinvalidità, dato che Pablonon ha mai presentato ladocumentazione per di-ventare cittadino italiano,anche se sono moltissimianni che vive in Italia.

E così, sfrattato, ha chiusole sue cose in otto valige,le ha lasciate nel maltenu-to pianerottolo all’apertodavanti alla, ormai non più,casa sua ed è andato a vi-vere alla stazione ferrovia-ria.Pablo non è voluto andarealla casa alloggio, poichél’amore per sua moglie, ri-coverata al San Luigi Gon-zaga a causa di un’ische-mia, richiedeva la sua pre-senza qui a Ladispoli, in-fatti va a trovarla ogni po-meriggio, mentre la casaalloggio è lontana, a Tre-vignano.Sabato scorso io e la miaamica Ilaria, anch’essaoperatrice Caritas, abbia-mo preso in mano la situa-zione. Dopo molte ricercheabbiamo trovato un postoin un ricovero a Roma,presso la Parrocchia dellaNatività, e qui comincia lavera storia e… la nostraavventura!Abbiamo ripreso le sue ot-to valigie, le abbiamo por-tate al centro, lì ci siamorese conto che bisognavafare una cernita per sce-gliere le cose che dovevaportare con sé, quindi ab-biamo dovuto aprirle tutte.E così abbiamo… cono-

cadeva ad ogni con-dannato sottopostoal supplizio dellacroce; sulla schienae sui polpacci sipossono ravvisare isegni della flagella-zione e la corona

posta sul capo sembra for-mata da un casco di lunghespine. Una evidente colatu-ra di sangue sembra prove-nire da una grossa venafrontale. In questi segni co-sì eloquenti si colgono i trat-ti di quel disegno d’amoreche Dio ha delineato per noicon la vita e la morte del suoFiglio.C’è chi non capisce o noncrede, ma noi cristiani sap-piamo che quelle piaghe so-no le porte aperte alla vitaeterna. Il lenzuolo che ha av-volto il corpo di Gesù portail racconto di tutto ciò che è

avvenuto: i segni dei chiodidimostrano che il crocifissoera appeso ai polsi e non al-le mani, mentre i piedi sonostati fissati con un unicogrosso chiodo. Il cadaveredeve essere stato avvolto nelsacro lino non più tardi didue ore e mezza dopo lamorte e vi è rimasto per cir-ca 40 ore, senza lasciare nes-sun segno di putrefazione.Sulla Sindone si legge la sto-ria violenta degli uomini, maanche la risposta d’amore diDio che non abbandona maii suoi figli. Sappiamo che al dolore, al-la sofferenza e alla mortenessuno può sfuggire, ma ilvolto di Gesù raccolto in unapace regale e vittoriosa cichiama dalle tenebre alla lu-ce, dalla paura alla speran-za, dal buio alla fede e allagioia di Pasqua.

on posso dimentica-re la visita fatta a To-rino, una città mae-

stosa ed elegante, che nelmaggio scorso ha ricevutomilioni di pellegrini prove-nienti da tutto il mondo perl’ostensione della Sacra Sin-done.La Sindone è un lenzuolo dilino tessuto a spina di pescelungo 4 metri e 36 cm, lar-go 1 metro e 10 cm, com-presa una striscia longitudi-nale di 8 cm. Su di esso ap-paiono le impronte frontalie dorsali di un uomo croci-fisso. Un telo che nelle im-magini presenta un riscon-tro incredibile con i fatti delvangelo, perciò, quando telo trovi davanti ti senti fi-

brillare il cuore.Anche l’ostensio-ne di quest’anno èavvenuta in Duo-mo, unica costruzione rina-scimentale della città, es-sendo tutto il resto in stilebarocco. La cosa bella è sta-to il vedere come Torino ab-bia vissuto in maniera mol-to naturale tale evento, sen-za farne un fenomeno com-merciale.Sulla Sindone gli effetti del-la crocifissione sono evi-denti in tutta la loro crudez-za, più vividi e sconvolgen-ti che in qualsiasi opera d’ar-te. Vi sono anche i segni ditutte le altre umilianti tortu-re della Passione. Ogni det-taglio racconta ciò che ac-

10

La Voce con un po’ di sentimento

DAL CENTRO D’ASCOLTO: UNA VITA IN OTTO VALIGIEEmanuela Vitale

PELLEGRINI ALLA SINDONEAnna De Santis

V

N

La Voce con un po’ di sentimento

11

GRATI AL SIGNORE

� LIUZZI ANTONIO e GRANATO ELISABETTA25° di matrimonio il 5 aprile 2010

� BUONOCORE ANTONIO e CASOLA ANNA50° di matrimonio il 18 aprile 2010

� MILANI DOMENICO e BERTOLINI CESARINA50° di matrimoni il 24 aprile 2010

� GAUDENZI MARIO e GERMANI ELSA50° di matrimoni il 25 aprile 2010

� RICCIUTO FERRUCCIO e MANZO CARMELA50° di matrimoni il 25 aprile 2010

� MORGAN GIUSEPPE e VALENTINI MARISA 50° di matrimoni il 25 aprile 2010

� MEDONICA NICOLA e LAPENNA ANTONIA50° di matrimoni il 25 aprile 2010

� CANNISTRACI RENATO eCARNEVALE MAFFÈ ALESSANDRA25° di matrimoni il 25 aprile 2010

� PROIETTI FABIO e MELI KATIAsposati il 1° maggio 2010

� DRAGONI ALESSIO e CARAMADRE CATIAsposati il 15 maggio 2010

� GUGLIOTTI STEFANO e PULCINELLI DANIELA25° di matrimonio il 22 maggio 2010

RIPOSANO IN PACE

� BREGA TERZA di anni 97deceduta il 12 febbraio 2010

� PARADISO MARIA di anni 85deceduta il 19 febbraio 2010

� NARDI GIORGIO, di anni 78deceduto il 21 febbraio 2010

� CHIACCHIERA IRIDE, di anni 98deceduta il 24 febbraio 2010

� GIARLETTA NICOLA, di anni 77deceduto il 3 marzo 2010

� MORELLI CESARE, di anni 85deceduto il 5 marzo 2010

� DI MATTEO SILVIO, di anni 79deceduto il 17 marzo 2010

� GIANNETTI VITTORIO, di anni 73deceduto il 22 marzo 2010

� COSIMI GIUSEPPE, di anni 46deceduto il 28 marzo 2010

� MARCUCCI PACIFICO, di anni 79deceduto il 5 aprile 2010

� MUSTAFÀ SERGIO, di anni 82deceduto il10 aprile 2010

� LOTTO EGIDIO, di anni 67deceduto il 13 aprile 2010

� BIAGIOLI ERSILIA, di anni 85deceduta il 14 aprile 2010

� CANNALIRE LUIGI, di anni 83deceduto il 14 aprile 2010

� CRUCIANI MARIA, di anni 90deceduta il 19 aprile 2010

� PONZIANI PERNANDO, di anni 84deceduto il 4 maggio 2010

� PASCUCCI NORINA, di anni 87deceduta il 5 maggio 2010

� LELLI AMEDEO, di anni 97deceduto il 15 maggio 2010

� CURATELLA ENNIO, di anni 77deceduto il 22 maggio 2010

RINATI IN CRISTO

� SIMONE GABRIELbattezzato il 13 febbraio 2010

� ORLANDI CAMILLAbattezzata il 14 febbraio 2010

� LAROCCA LORENZObattezzato il 14 febbraio 2010

� MARIANI MIRKObattezzato il 14 febbraio 2010

� PASQUINI AGNESEbattezzata il 14 febbraio 2010

� KIROV AVRAMbattezzato il 3 aprile 2010

� CHRISTIAN MUSCOLObattezzato il 3 aprile 2010

� ENNE ALESSIObattezzato il 10 aprile 2010

� MAZZONI ALESSANDRA battezzata il10 aprile 2010

� FABI GIORGIAbattezzata l’11 aprile 2010

� CORRADINO CRISTIANbattezzato l’11 aprile 2010

� AQUILANTE LETIZIAbattezzata l’11 aprile 2010

� PAGANO IDAbattezzata l’11 aprile 2010

� SZELIGA EROSbattezzato l’11 aprile 2010

� SZELIGA GIULIA battezzata l’11 aprile 2010

� EVA ALEXIAbattezzata il 10 aprile 2010

� BARTIC MARCObattezzato il 17 aprile 2010

� TOCCO ALESSIO battezzato il 18 aprile 2010

� ROSATI REBECCA battezzata il 18 aprile 2010

� SIMONE NOEMIbattezzata il 24 aprile 2010

� EVA STEFAN GABRIELbattezzato il 24 aprile 2010

� VINCENZI MARTINAbattezzata il 1° maggio 2010

� BOZZETTO GIOVANNIbattezzato il 1° maggio 2010

� LECCESI REBECCAbattezzata il 1° maggio 2010

� LECCESI DAMIANObattezzato il 1° maggio 2010

� CENCIARELLI SARAbattezzata il 2 maggio 2010

� DE ANGELIS GIULIAbattezzata il 2 maggio 2010

� PIGA DALILAbattezzata il 2 maggio 2010

� CAPPIELLO GABRIELEbattezzato l’8 maggio 2010

� METTA NOEMIbattezzata il 16 maggio 2010

� SACCHETTI NOEMIbattezzata il 16 maggio 2010

� SILVESTRI GIULIA battezzata il 22 maggio 2010

� ARAGRI CHRISTIANbattezzato il 22 maggio 2010

� DI MARIO MARTINAbattezzata il 22 maggio 2010

� VIRTUOSO ASIAbattezzata il 22 maggio 2010

� VALLONE GABRIELEbattezzato il 22 maggio 2010

� MONALDI MANUELbattezzato il 23 maggio 2010

� PILATO CHIARAbattezzata il 30 maggio 2010

� CASILLO FLAVIObattezzato il 30 maggio 2010

� CHAKRA LORENZObattezzato il 30 maggio 2010

� TROIANI GIORDANObattezzato il 30 maggio 2010

Il 12 e 13 giugno, durantela nostra Festa del SacroCuore di Gesù, abbiamol’opportunità per dire noalla privatizzazione del-l’acqua firmando i tre que-siti referendari presso lostand del Forum dell’Ac-qua Pubblica.

FIRMARE... UN GESTO DIRESPONSABILITÀ

PER DIRE NO A “SORELLAACQUA” COME MERCE.

Questa iniziativa è il prose-guimento dell’impegno del-la nostra Parrocchia perl’acqua pubblica.Un cammino iniziato con lospettacolo teatrale H2OROpresso la sala parrocchiale,proseguito con vari articolid’informazioni sul temadell’acqua nel nostro gior-nale “La Voce”. È Impor-tante ricordare anche il con-vegno Diritto a l’acqua, di-ritto alla vita che ha vistola partecipazione di un nu-meroso pubblico con la pre-senza del nostro parrocodon Giuseppe Colaci, a di-mostrazione dell’attenzio-ne della nostra comunità suquesta tematica.Oggi la nostra attenzionenon diminuisce anzi l’im-pegno continua ospitando,durante la nostra festa, unostand del Comitato Refe-rendum Acqua Pubblica perla raccolta delle firme a fa-vore della campagna refe-rendaria.

Ma perché firmare?Chi ci ha seguito in questocammino credo abbia leidee chiare anzi questa rac-colta di firme è una grandeopportunità per un gesto de-mocratico, non-violento,partecipativo per restituireai cittadini il controllo re-sponsabile delle risorse at-

traverso forme giuridiche didiritto pubblico che ne ga-rantiscono la trasparenza inuna logica di solidarietà so-ciale e ambientale. Dobbiamo ripartire da unruolo attivo della cittadi-nanza per dare una nuova

concezione dei beni comu-ni allo scopo di conservarlianche per le generazionefuture, l’esperienza ci ha di-mostrato che il privato, pergiunta autorizzato al profit-to, ha dimostrato di non ga-rantirlo.

Concludo con l’invito dipadre Alex Zanotelli:“Un anno per salvare ‘so-rella acqua’ dalle mani deipotentati economico-fi-nanziari, a favore di tutti icittadini, sopratutto per ipiù poveri.Sull’acqua ci giochiamotutto.È questione di vita o dimorte per i più poveri: laprivatizzazione dell’acquacosterà la vita a milionitra loro”.

Vi aspettiamo al ban-chetto con il documentod’identità, per firmare.

Aldo Piersanti

Programma Eventi

12

PARROCCHIA SACRO CUORE DI GESÙ – LADISPOLI

XVIII FESTA DEL SACRO CUORE - AD 2010

“LASCIATEVI RICONCILIARE CON DIO”

Da venerdì 4 a venerdì 11 Giugno:OMAGGIO AL SACRO CUORE (daparte delle realtà e dei gruppiparrocchiali).

Da lunedì 7 a venerdì 11 Giugno:ogni pomeriggio, PARTITE DICALCETTO varie categorie

Venerdì 11 GIUGNO: FESTA PATRONALE

Ore 8,30: S. MESSAMontaggio stands Ore 19,00: S. MESSA NELLASOLENNITÀ con ADORAZIONEeucaristica e Atto di RIPARAZIONE, segue CENA comunitaria segue spettacolo musicale della“COMPAGNIA AMARANTO”

Sabato 12 GIUGNO: FESTA PATRONALE

Ore 8,30: S. MESSAApertura stands Ore 10,00: SEMIFINALI tornei dicalcetto per categorie. Ore 15,00-18,00: GIOCHI ASQUADRE DI: “Tiro alla fune”,“Corsa con i sacchi” e “Inforca laruota”.Ore 15,30: Inizio tornei: “Burraco”,“Tresette”, “Briscola” e Biliardino. Ore 16,30: “La compagniadell’allegria… bimbi in festa con ilclown Pastasciutta” Ore 17,00: SEMIFINALI tornei dicalcetto per categorie. Ore 19,00: S. MESSA

DURANTE LA FESTA FUNZIONERANNO: STAND GASTRONOMICO E DOLCI; STANDS VARI.

Ore 21,00 – 24,00: spettacolomusicale “Gruppo FULL MUSIC”(Cover dance pop anni 70/80 +tributo a Lucio Battisti)

Domenica 13 GIUGNO: FESTA PATRONALE

Ore 9,00: S. MESSAOre 9,00: FINALI tornei di calcettoper categorie. Ore 10,00 – 12,30: animazione egiochi per bambini a cura del ClanScout NemoOre 11,00: S. MESSAOre 15,00-18,00: giochi a squadre di:“Tiro alla fune”, “Corsa con i sacchi”e “Inforca la ruota”.Ore 15,30: Finali tornei di:“Burraco”, “Tresette”, “Briscola” eBiliardino. Ore 16,30-17,30: i Lupetti Scoutpresentano: “Ricordando Forza venitegente” Ore 17,00 - 20,00: animazione egiochi per bambini a cura del ClanScout NemoOre 17,30 – 18,30: Premiazioni torneivari e concorso “Se penso a Dio” Ore 19,00: S. MESSAOre 20,00: Spettacolo musicale de “Iragazzi del Sacro Cuore” Ore 20,45: Saggio dei ragazzi del“Corso di chitarra”. Ore 21,00: Cabarettistatrasformista “RAMELLA” Ore 22,00: La CORRIDA durantelo spettacolo avverrà l’estrazionedella Lotteria (ore 22,30 circa)

CORPUS DOMINI 2010In occasione del Corpus Domini (Festa dell’Eucaristia), domenica 6 giugno 2010, altermine della Santa Messa delle ore 19,00, uscirà la processione con il SantissimoSacramento. Il percorso previsto è il seguente: Chiesa parrocchiale, Via dei Fiordalisi, Via delle Magnolie, Largo R. Livatino, Viadei Campi fioriti, Via delle Dalie, Vie delle Orchidee, Via delle Magnolie, Via deiFiordalisi e chiesa parrocchiale.UN CALDO INVITO A PARTECIPARE E A COLLABORARE (in particolare siinvitano quanti abitano lungo le strade del percorso indicato ad abbellire balconi efinestre con drappi, nastri e fiori…)

GRAZIE, con la Benedizione del Signore!IL PARROCO