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LABORATORIO “LINGUAGGIO E COMUNICAZIONE” (psicopedagogia del linguaggio e della comunicazione) Dott.ssa SASANELLI LIA DANIELA Dottore di ricerca in “Scienze dell’educazione e analisi del territorio”, Insegnante e Pedagogista.

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LABORATORIO “LINGUAGGIO E COMUNICAZIONE”(psicopedagogia del linguaggio e della comunicazione)

Dott.ssa SASANELLI LIA DANIELA

Dottore di ricerca in “Scienze dell’educazione e analisi del territorio”, Insegnante e Pedagogista.

LA LINGUISTICA (scienza che studia il linguaggio) è generalmente divisa in 4 discipline

FONOLOGIASINTASSI

MORFOLOGIASEMANTICA

GRAMMATICA

La fonologia è il sistema codificato dei suoni.Essa si manifesta attraverso la capacità di discriminare i suoni linguistici e di riprodurli.

E’ la rappresentazione astratta del linguaggio che sta alla base della produzione e dellapercezione.

La fonologia comprende i fonemi cioè le unità linguistiche dotate di significato/suono chepossono essere unite per formare una parola.

ATTENZIONELa fonologia si distingue dalla fonetica che è lo studio dei suoni in termini fisici e

psicofisiologiche comprende:- proprietà acustiche del linguaggio- relazioni tra caratteristiche acustiche e percezione- anatomia e fisiologia del linguaggio (sistema motorio)

La semantica si riferisce al significato espresso dalle parole che fanno

riferimento alla rete concettuale e danno significato all’esperienza

personale.

Essa si distingue in:- LESSICALE: il lessico è il magazzino dei significati delle

parole; - relazionale, legata ai significati astratti che si

esprimono con la combinazione delle parole in frasi.

La grammatica è lo studio di come i suoni e le parole vengono combinati,in base a regole stabili, per esprimere un significato. La grammatica sidistingue in:

MORFOLOGIA che rappresenta il legame tra la fonologia e la semanticacioè l’insieme delle regole che stabiliscono come costruire parole e frasicomplesse

SINTASSI cioè l’insieme di regole che stabiliscono come i morfemi (unità disignificato) e le parole possono essere ordinati per costruire una frase,come una frase mantiene la stessa relazione anche se espressa in mododifferente (attiva/passiva), o come può essere inserita un’altra fraseall’interno di quella data.

Studio del linguaggio in un contesto come forma di comunicazione (informazioni socio-culturali, emozioni, stati d’animo, punti di vista).

Essa comprende:• azioni linguistiche: azioni socialmente riconosciute come forme di

comunicazione (battezzare, promettere, sposare, dichiarare);• presupposti: informazioni già possedute (background) necessarie

per comprendere un discorso;• postulati della conversazione: principi che governano la

conversazione (alternanza dei turni, conoscenza tacita);• studio del discorso: come costruire una storia, un discorso;• studio della coesione del testo: studio degli elementi linguistici usati

per unire le frasi (pronomi, congiunzioni, determinativi).

LO SVILUPPO LINGUISTICO1. Le tappe dello sviluppo linguistico2. Lo sviluppo delle competenze lessicali3. Lo sviluppo delle competenze

mofosintattiche4. Le fasi dello sviluppo morfosintattico5. Le competenze pragmatiche

Un bambino in genere impiega dai 5 ai 6 anni per acquisire le diverse competenze linguistiche; ma esiste anche un limite massimo d’età oltre il quale l’apprendimento del linguaggio risulta difficile (10-12 anni d’età).

Tuttavia esiste un “periodo critico” entro il quale l’apprendimento del linguaggio si verifica spontaneamente, superato il quale le acquisizioni sono possibili solo grazie ad un’educazione specializzata e con grande impiego di energia.

TAPPA= periodo in cui si verifica la comparsa di nuove combinazioni di comportamenti e in cui le combinazioni

pre-esistenti possono comunque coesistere con le nuove, specialmente nelle fasi di transizione (fasi-

ponte). Ogni bambino ha un suo personale sviluppo dipendente da diversi fattori, interni ed

esterni…. occorre pertanto guardare ai riferimenti normativi con una “certa “ elasticità, non però con una

elasticità assoluta, in quanto la posticipazione delle tappe è un indicatore importante per numerose

problematiche comunicazionali (e non solo) e non va sottovalutata.

Minimizzare le difficoltà attribuendo il ritardo a pigrizia/ disattenzione/ svogliatezza o altro , rischia di posticipare

la valutazione, la diagnosi e l’eventuale intervento riabilitativo, perdendo del tempo importante per il recupero

e rischiando di superare i “periodi critici” per l’acquisizione del linguaggio.

Esempio “ il caso di M”

1. PERIODO PRELINGUISTICO (da 0 a 1 anno)In questo primo periodo la produzione dei suoni è correlata allo sviluppo anatomico-

fisiologico del tratto vocale.

- In un primo periodo , detto fonazione, (che va dalla nascita al 1° mese di vita), i prodotti vocali sono denominati nuclei quasi risonanti perché sono prodotti dalla vibrazione laringea. Sono suoni risonanti verso la cavità nasale e il neonato sembra vocalizzare a bocca chiusa o semichiusa.

- A questa fase segue quella dei suoni gutturali.

- A 4 mesi compare lo “stadio dell’espansione”nel quale il bambino, in relazione alle modificazioni anatomiche, produce un ampio repertorio di suoni (pernacchie, gridolini, strilli e borbottii) a cui si aggiungono (intorno ai 6 mesi) le lallazioni marginali che alternano consonanti a nuclei risonantici.

- Intorno ai 6-7 mesi compare la lallazione canonica che consiste nella ripetizione di sillabe CV in sequenza ( es. “mamamama”).

- Verso i 10- 12 mesi compare la lallazione variata nella quale la produzione di suoni consonantici si espande notevolemente .Solitamente i suoni tipici di questa fase sono /m/ /p/ /b/ /t/ /d/.

PERIODO DI TRANSIZIONE: (compreso fra i 12 e i 18 mesi).

Comincia con la comparsa delle prime parole e continua fino ad un vocabolario di 50 parole. La lallazione in questa fase può permanere nel gioco, ma per comunicare il bambino inizia ad utilizzare le parole, suoni onomatopeici, esclamazioni spesso accompagnate da gesti che fanno capire meglio ciò che vuole dire.

Iniziano anche le associazioni di 2 parole, le gratificazioni che gli giungeranno lo aiuteranno a migliorare ed arricchire il suo vocabolario.

PERIODO DELLO SVILUPPO FONEMICO (dai 18 mesi ai 4 anni).

Aumenta la lunghezza delle parole e compaiono parole plurisillabiche; il vocabolario continua ad incrementare: intorno ai 2 anni si conoscono circa 100 parole; entro i 3 anni si arriva al migliaio di vocaboli. Nel tentativo di produrre parole più complesse, compaiono gli errori di semplificazione.

PERIODO DELLA STABILIZZAZIONE (tra i 4 e gli 8 anni)-Dai 4 ai 6 anni i bambini stabilizzano la pronuncia dei fonemi che si

presentavano instabili e completano l’inventario fonetico.-Intorno ai 6 anni sviluppano la conoscenza esplicita della natura

fonemica del sistema sonoro: apprendono che le parole possono essere segmentate in unità discrete e che i suoni che apprendono possono essere rappresentati da simboli grafici.

- Tra i 5 e gli 8 anni si colloca la fase più significativa della CONOSCENZA METALINGUISTICA (metalinguistica= capacità di usare il linguaggio per analizzare, studiare, conoscere il linguaggio stesso, scomponendo il linguaggio stesso ad ogni livello…fonologico, grammaticale, semantico, pragmatico) Per esempio la competenza metafonologica(capacità di segmentazione delle parole in sillabe e fonemi) si sviluppa gradualmente e si esercita poi in rapporto con l’alfabetizzazione)

3° settimana di vita

Dalla 4° sett. di vita

Tra i 3-7 mesi

Dal 7° mese

Dai 10 mesi

Dai 12 mesi

Entro i 18 mesi

Dai 24 mesi ai 5 anni

A 4 anni

Reagisce alla voce umana

Riconosce la voce della madre

Differenzia il linguaggio dal non linguaggio

Riconosce l’intonazione della frase negativa

Riconosce l’intonazione della frase affermativa

Comprensione dei nomi

Comprensione dei verbi Comprensione degli ordini contestuali

Comprensione degli ordini contestuali

Comprende la struttura morfosintattica

Comprensione del racconto orale

Alla nascita

Dai 2 mesi

Verso i 5- 6 mesi

Dai 10-12 mesi

Dai 12 mesi

Dai18-24 mesi

Verso i 3 anni

Verso i 4 anni

Dai 3 anni

Prime manifestazioni vocali

Balbettio spontaneo

Lallazione (Bubbling canonico)

Parola (bisillaba ripetuta)

Arricchimento del vocabolario Parola-Frase (Olofrase)

Frase telegrafica

FRASE GRAMMATICALE SEMPLICE (SVO)

FRASE GRAMMATICALE COMPLESSA (SVOC)

Racconto orale

Per studiare il primo vocabolario del bambino non si può prescindere dal considerare parallelamente le parole e i gesti.

Ci si riferisce non solo ai quei gesti come chiedere, mostrare, dare e ed indicare (GESTI DEITTICI che si collegano al referente) esclusivamente grazie al contesto), ma anche ai GESTI REFERENZIALI con i quali il bambino comunica i sui stati e i suoi bisogni e dunque posseggono un contenuto semantico indipendente e stabile rispetto al contesto.

A 12 mesi: si producono più gesti che parole; A 16 mesi: c’è equipotenzialità tra numero di gesti e parole e

numero di parole prodotte A 20 mesi: la modalità comunicativa verbale prevale su quella

gestuale. Quindi la conclusione che possiamo trarre è che i gesti (deittici prima e referenziali dopo) possono essere considerati i precursori del linguaggio espressivo (parole) poiché correlano positivamente con la comprensione di parole e pertanto sono indicatori significativi dell’ampiezza del vocabolario successivo.

Mano a mano che aumenta la competenza lessicale, per il PRINCIPIO DI “ECONOMIA NEL VOCABOLARIO ” l’utilizzo dei gesti viene gradualmente ridotto a favore dell’utilizzo delle parole

Verso gli 8- 13 mesi ha nizio la comunicazione intenzionale . I primi gesti ad essere utilizzati sono i GESTI DEITTICI o PERFORMATIVI: essi esprimono unicamente l’intenzione comunjcativa del parlante, mentre il referente è fornito dal contesto. In questo periodo i bambini sono in grado di manifestare due intenzioni comunicative:

1) La RICHIESTA: si esprime ponendosi verso l’oggetto e aprendo o chiudendo il palmo della mano;

2) La DENOMINAZIONE: si esprime attraverso gli atti di mostrare/dare/ indicare (pointing) alternando lo sguardo tra l’oggetto e l’adulto in un processo di condivisione dell’attenzione

Tra i 18 e i 24 mesi il bambino inizia ad utilizzare, oltre ai gesti deittici, anche i GESTI REFERENZIALI. La loro comparsa è in grado di dimostrare che il b. non si limita più ad indicare un oggetto ma ne fa una rappresentazione (cioè in grado di utilizzare un simbolo non verbale per rappresentare qualcosa).

Come per le prime parole anche per i gesti referenziali il significato è convenzionale, in quanto essi si strutturano all’interno di una relazione con l’adulto per imitazione di routines (cucù) o di azioni (mangiare, telefonare, bere).

N.B. : INIZIALMENTE QUESTOI GESTI SONO FORTEMENTE CONTESTUALIZZATI …GRADATAMENTE CI SI SITACCA DAL CONTESTO ORIGINARIO

L’ambiente, e soprattutto la madre, nel suo rapporto con il bambino RINFORZA la produzione comunicativa privilegiando la produzione verbale rispetto a quella gestuale.

Lo stile comunicativo dell’adulto nei confronti del b. influisce positivamente o negativamente sullo sviluppo linguistico.

COMPORTAMENTO DA EVITARE

ll genitore che si comporta in modo direttivo, anticipatorio, che comunica con il b. utilizzando il baby talk., ripetendo le espressioni semplificate del b. (….” Luca metti pappette”….” Luca fatto bua?”) NON AIUTA il figlio a confrontare la sua produzione con quella del modello adultoe ad ampliare e correggere il primo vocabolario

COMPORTAMENTO DA INCENTIVARE

E’ di grande stimolo, il comportamento comunicativo di un genitore che riesce ad adattarsi al figlio modificando la propria modalità comunicativa in relazione al modificarsi di quella del bambino, anticipando i passaggi, fornendogli un feedback positivo (… “ho capito quello che mi stai dicendo” )anziché far finta di non comprendere quando il bambino non pronuncia bene, che gli dia un modello corretto di verbalizzazione che consenta al figlio di poter procedere per confronto alla correzione della sua produzione (“Luca metti le scarpe”….” Luca ti sei fatto male”)

GESTO DEITTICO + GESTO DEITTICO (il bambino indica un oggetto e il luogo dove va messo)

GESTO DEITTICO+ GESTO REFERENZIALE (il bambino indica l’oggetto e fa il gesto di buono)

GESTO DEITTICO + PAROLA (il b. indica un oggetto e lo denomina oppure indica l’oggetto e ne esprime una proprietà)

GESTO REFERENZIALE+ PAROLA (il b. dice buono e fa il gesto di mangiare

Nel periodo emergente (= corrisponde alla comparsa delle prime parole) si può osservare come compaiono con frequenza:

1) NOMI DI PERSONA (papà, mamma, tatà)2) NOMI DI OGGETTI della routine quotidiana3) REGOLATORI SOCIALI (ciao, si’, bello, brutto)

…..POI, PIU’ TARDI, COMPAIONO VERBI E AGGETTIVI

Nella lingua italiana i livelli morfologico e sintattico sono interdipendenti.

La MORFOLOGIA spiega come si modifichi il significato delle parole al modificarsi della forma delle parole stesse

Attraverso la modificazione della forma delle parole, si possono ottenere variazioni di significato:

- nel GENERE (bambino/bambina)- el NUMERO (bambino/bambini)- nelle DIMENSIONI(scatola/scatolina/scatolone)- nell’ ASPETTO (casa/casetta/casupola)- nel GIUDIZIO (ragazzo/ ragazzetto/ragazzaccio)

La SINTASSI detta le regole con le quali si determina l’ordine nel quale i diversi elementi devono essere combinati all’interno della frase

La capacità combinatoriale appare strettamente connessa allo sviluppo del vocabolario…. si parla infatti di “soglia minima”( = circa 50/100 parole) che consente il processo della combinazione. Al di sotto di questa soglia le combinazioni sono IMPROBABILI e, se si presentano, sono per lo più limitate a “frasi fatte”, ossia a frasi acquisite come unità lessicali” (ad esempio. Va via, Ecco mamma)

L’inizio di una capacità comunicativa NON PUO’ datarsi prima dei 12 mesi con la comparsa della parola/frase.

Le fasi dello sviluppo morfosintattico sono:1)FASE OLOFRASTICA (dai 12 ai 18 mesi). Il bambino pronuncia una parola alla volta

che però si carica di significato grazie al supporto dei gesti, al cambio di intonazione, ed alle informazioni fornite dal contesto situazionale. L’adulto di riferimento condivide l’argomento di discussione, espandendo e completando la produzione del b. in una modalità di interazione dialogica.

Adulto e bambino alternano i turni aggiungendo ad ogni intervento nuove informazioni

Esempio:

BAMBINO: “a pa”MADRE: “Vuoi la palla?”BAMBINO: “più”MADRE: “E già non c’è più!”BAMBINO: “miao”MADRE: “L’ha presa il gatto?”

2) FASE PRESINTATTICA 8tra i 19 e i 26 mesi): i primi enunciati hanno carattere telegrafico, cioè consistono di “parole contenuto” (nome+ nome; nome+verbo; nome + aggettivo).

Esempio: / bimbo mangia/, /cane brutto)

3) FASE SINTATTICA PRIMITIVA (dai 20 ai 29 mesi). Questa fase si caratterizza per la presenza di frasi nucleari (SOGGETTO+PREDICATO) a volte incompleti, e dalla comparsa di frasi complesse incomplete

Es. / bimbo prende palla butta terra/

In questa fase tuttavia iniziano a comparire i primi morfemi liberi (FUNTORI= articoli, preposizioni, pronomi, congiunzioni)

4) FASE DEL COMPLETAMENTO DELLA FRASE NUCLEARE (vai dai 24 ai 33 mesi).

In questa fase si registrano numerosi cambiamenti qualitativi:

- diminuisce considerevolmente la presenza di parole singole in successione,

- vengono completate le frasi nucleari con l’utilizzo dei funtori

- Aumenta l’utilizzo di frasi complesse coordinate e subordinate, molte delle quali in forma completa)

5) FASE DI CONSOLIDAMENTO E GENERALIZZAZIONE DELLE REGOLE IN STRUTTURE COMBINATORIE COMPLESSE ( dai 27 ai 38 mesi).

In questa fase anche le frasi complesse si completano nella maggioranza dei casi. Compaiono i connettivi interfrasali per lo più temporali e causali (dopo/invece/perchè/ allora/ però)

INFINE….Entro il 4° anno di età sono acquisite le

principali strutture grammaticali che consentono al bambino di formare discorsi compiuti.

Le competenze grammaticali e lessicali continuano a modificarsi ed ad arricchirsi sino all’età adulta, ristrutturandosi progressivamente al servizio della FUNZIONE NARRATIVA.

ABBIAMO GIA’ VISTO CHE LA PRAGMATICASTUDIA I MECCANISMI E LE RAPPRESENTAZIONI MENTALI CHE CONSENTONO DI PRODURRE ATTI LINGUISTICI ACCETTABILI, MA ANCHE LA CONOSCENZA DELLE DIMENSIONI DEL CONTESTO CHE CONDIZIONANO LA SCELTA DELLE FORMA LINGUISTICHE

Per iniziare una interazione verbale un’abilità indispensabile è quella di RICHIAMARE L’ATTENZIONE DELL’INTERLOCUTORE.QUESTA COMPETENZA COGNITIVA È ALLA

BASE DEL DIALOGO. Già dal 1° anno di vita i b. guardano

intenzionalmente l’interlocutore e gli indirizzano il riso o il sorriso. Nel 2° anno di vita iniziano a comparire strategie verbali e non verbali: si avvicinano , toccano la persona, gli portano un oggetto, denominano un oggetto, etc.

L’ ALTERNANZA DEI TURNI, tra parlante e interlocutore. Questa capacità porta con sé l’acquisizione di differenziare i ruoli ed è alla base della capacità di utilizzare correttamente i pronomi “io” e “tu”

Ulteriore abilità è quella di SCAMBIARE INFORMAZIONI ATTRAVERSO IL DIALOGO. I bambini devono dimostrare di essere in grado di fornire risposte pertinenti a richieste d’ informazioni sin dal 2 anno di vita.

Per quanto riguarda l’acquisizione delle competenze pragmatiche, già in età prescolare i bambini si dimostrano capaci di:

- Rispondere a richieste di informazioni;- Richiedere chiarificazioni;- Segnalare che si intende iniziare un dialogo/racconto;- Contraddire un’affermazione;- Giustificare il proprio giudizio;- Scambiare informazioni;- Semplificare il proprio linguaggio in funzione

dell’interlocutore.