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L’apprendimento dell’italiano L2 Il programma profondo dello studente L’interlingua (1° parte) Giuseppe Faso

L’apprendimento dell’italiano L2 - centrointerculturale.it · • Peso della lingua madre: viste dalla Cina, l’arabo e l’italiano sono molto simili. La tipologia dell’L1

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L’apprendimento dell’italiano L2

Il programma profondo dello studente

L’interlingua (1° parte)

Giuseppe Faso

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Analisi di brani (1):

Li Li, cinese, in Italia da due mesi

Una bambino e e lui papà vado a lago prendi pesce.loro anda - andiamo andar an andàno andàno casa.Papà (vuomo) mangiar - mangiato pesce.Quello bambino… loro loro va viado vanno vano la lago il lago.Il lago meno, meno il pesce in lago.(da Pallotti, “Imparare e insegnare l’italiano come seconda lingua”, Bonacci 2005)

Diciottenne cinese, in Italia da sei mesi

Io penso così, trovato bene qui, rimanere(dalla documentazione presso il Centro Interculturale di Empoli)

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Analisi di brani (2):

• Testo n° 1: sentito con un certo orecchio siamo di fronte ad un’accozzaglia di parole senza senso; con un altro orecchio ci si accorge del grandissimo e profondo lavoro che la bambina sta affrontando• Osservazioni: la costruzione SVO della frase sembra essere rispettata, lavoro di coniugazione del verbo, lessico specifico, uso degli articoli e delle preposizioni, uso dell’aggettivo dimostrativo, uso di “lui” adoperato come pronome possessivo•L’uso di “andàno” denota una elaborazione profonda della regola; invece l’uso di “vanno” indica una forma verbale non analizzata, un gruppo di suoni che probabilmente (spesso capita) non ècompletamente capita.

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Analisi di brani (3):

• Testo n° 2: cosa mi dice? Cosa mi sta dicendo questo ragazzo? Dobbiamo riuscire a vedere le cose dette dall’apprendente non come un’accozzaglia di parole, ma come un sistema completo• Uso dell’infinito (rimanere) = non è tempo presente, è espressione del desiderio (cfr: “andare” nella canzone “Poster” di Claudio Baglioni)• L’infinito è ricco di modalità varie (quindi “rimanere” può coincidere con “mi piacerebbe rimanere”)• “Io penso così”: quando non siamo in grado di produrre un congiuntivo ricorriamo a questa forma (“Io penso così”)“Nel caso in cui io mi sia venuto a trovare bene qui mi piacerebbe rimanere”• ASPETTO RELAZIONALE IN PRIMO PIANO: questo ragazzo mi sta dicendo cosa ha dentro, non mi sta passando un’informazione• L’infinito mi fa vedere la processualità dell’informazione, non si può ridurre ad un punto (coincidente, eventualmente, con il presente)

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Distanze, regole, paure

• Peso della lingua madre: viste dalla Cina, l’arabo e l’italiano sono molto simili. La tipologia dell’L1 pesa sui processi di acquisizione della L2 ( distanza tipologica)

• Le regole sono imparate al 95% nello stesso ordine, che si parli di apprendenti marocchini, cinesi, albanesi, etc...

• Il rapporto ingenuo dell’insegnante rispetto ad una classe variegata:c’è paura di apprendimenti in ordine diverso; in realtà questo non è vero, è il ritmo dell’apprendimento che cambia.

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Criteri di classificazione

• E’ molto faticoso immaginare una lingua senza pensare “Questo è un nome”, “Questo è un aggettivo”…

• Criteri di classificazione: l’introduzione di un criterio di classificazione comporta la nascita di altri successivi criteri di classificazione (esempio: “Enciclopedia degli animali” di J.L. Borges)

• Analizzando il nostro modo di fare classificazioni notiamo che, ad esempio, i criteri usati per classificare i verbi sono diversi dai criteri che usiamo per classificare i nomi

• Le classificazioni fatte sono quasi sempre modi di rassicurarci ma che scientificamente “zoppicano un po’ ”

• La lingua è un insieme di regole molto complesse con le quali posso avere un rapporto affettuoso

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Ragionamento e costruzione

• Quando faccio una domanda della quale non conosco la risposta si apre un campo prolifico di ragionamento e costruzione: la definizione data da un bambino (durante le attività degli esperimenti grammaticali) per “Articolo indeterminativo”: <<Mi piace perché con l’articolo indeterminativo posso inventare cose che prima non c’erano>>. Scientificamente si dice che l’articolo indeterminativo è “evocativo”.

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Universali linguistici

• Come insegnanti: quanto è facile apprendere/capire le regole che conosco? E dunque, quali (e come) posso insegnare?

• Ogni persona che nasce lavora per universali linguistici, tra questi c’èl’ordine SVO; ogni individuo del genere umano condivide questi universali linguistici, ha a disposizione nella sua testa una macchina grazie alla quale impara la lingua

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Regole

• Regole potenti = Regole interiorizzate(ad esempio: l’articolo non si spiega a scuola, non si può fare; i bambini arrivano a scuola con la regola dell’articolo giàinteriorizzata)

• Regole profonde: ad esempio, in Toscana, la regola del “tu” (te non tu ci vai) è piùforte della regola del “non” (che in italiano deve trovarsi sempre attaccato al verbo) e fa spostare il non

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Prime forme verbali

• Quali delle tante forme verbali (tra quelle che sente più spesso) lo straniero adopererà per prime? Si tende a pensare che la prima forma verbale usatà sarà l’infinito, ma ci sono altre forme più semplici da usare; quasi sempre si presenterà l’uso della terza persona singolare. Anche la seconda persona singolare è molto usata dagli apprendenti in quanto ricevono molti input in questa forma (“Vieni…, prendi… , scrivi…). La forma più comune è il participio (è facile e molto usato)

OVVISTO (usato e scritto così intendendo “ho visto”

Il passaggio successivo non deve essere a “HO VISTO”, ma a “VISTO”

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Lavorare con trasparenza

• Forme linguistiche che gli apprendenti sentono continuamente (ad esempio dall’edicolante: “Cosa desiderava?”, usato NON con riferimento ad un tempo passato) non sono trattate ed affrontate dalle grammatiche tradizionali

• Molto importante è l’esigenza della “trasparenza”. Esempio: da “dalla” a “da la”: è un far trasparire la costruzione dlla regola della preposizione articolata

• IMPORTANTE: studiare l’italiano come lingua instabile, ma NON che va a corrompersi

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Regola dell’INPUT

• Non posso dare un input (dal quale mi attendo un output) troppo lontano dalla condizione linguistica attuale dell’apprendente (considerando n tale condizione l’input deve coincidere con n+1)

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Errore e movimento

• L’errore (parola etimologicamente vicina a errare) è la prova della trasparenza, della costruzione della regola in atto

• Esempio: “vuole finito” non è un errore, è trasparenza nella costruzione della regola per “vuole aver finito”

• L’errore è positivo, a meno che non si sia di fronte ad una cristallizzazione

• L’errore è una regola provvisoria, è un “INDICATORE DI REGOLARITA’ ”, indica quale regola si sta costruendo

• Finché l’interlingua è in movimento NON c’è niente di negativo