LATO SELVATICO 50 - Sentiero Bioregionale · In bocca alla lupa-----di Silvana Mariniello Un umorismo bestiale ... Scritto (PG); Salvatore Cilauro, Viterbo; Rocco G. Jaconis

Lato Selvatico # Equinozio di primavera 2017 – N50 – 25° Anniversario 1992-2017# pag. 2

Strada Digagnola, 24 – 46027 Portiolo (MN)

Bioregione Bacino Fluviale del Po

Tel: 0376-611265 – email: [email protected]

Web: www.sentierobioregionale.org

Suppl. a: “La Raccolta” anno 26, n° 48 Primavera 2017

Direttore Responsabile: Luciano Giannini

Autorizzazione Tribunale di Napoli n°3760 del 13-07-1988

Redazione del numero: Giuseppe Moretti

Lato Selvatico esce due volte all’anno (agli Equinozi).

Abbonamento: (due numeri) € 10,00 - (cinque numeri) € 20,00 - Numeri arretrati: €5,00 (sconti per più numeri).

Versamenti, sul ccp n° 56537624 intestato a Moretti Giuseppe (specificare sempre la causale, grazie).

Stampa: Ryu Graficlab, via Franklin Vivenza, 4 – 46100 Mantova

NOTIZIARIO di SENTIERO BIOREGIONALE – N°11 Solstizio d’Inverno 2016

Redazione: Francesca Mengoni

Tema: “Storie spiritose di umani e non umani dalla propria bioregione”

Sommario:

Cercando quel genio spiritoso------------------------------------------------di Francesca Mengoni

A passo di lumaca---------------------------------------------------------------di Jean-Jacques Fdida

La storia di Pasquino------------------------------------------------------------di Alberto Maino

Derive mentali, urbane e non…-----------------------------------------------di Carlo Salmoiraghi

Rats-----------------------------------------------------------------------------------di Martino

In bocca alla lupa------------------------------------------------------------------di Silvana Mariniello

Un umorismo bestiale------------------------------------------------------------di Francesca Mengoni

Selvatico metropolitano---------------------------------------------------------di Cosetta Lomele

Ergo Sum----------------------------------------------------------------------------di Cosetta Lomele

Rubrica: storie, esperienze e pratiche dalle bioregioni:

Io, figlia della terra-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------di Jo Gabel

Notizie dalla bioregione Versilia-------------------------------------------------------------------------------------------------di Laura Viviani

Resoconto incontro bioregione bacino fluviale del Po----------------------------------------------------------------------di Giuseppe Moretti

PS dalla bioregione Bacino dell’Ombrone e della Bruna-------------------------------------------------------------------di Francesca Mengoni

*Per ricevere il numero, scrivere a: Francesca Mengoni, Podere Santa Lucia, 29 – 58100 Braccagni (GR) [email protected]

*Per ricevere i prossimi numeri, scrivere a Lato Selvatico (indirizzi sopra)

*La redazione del prossimo numero (N°12 – Solstizio d’estate 2017) verrà curata da Chiara Reggiani, Via Cà Magre, 69 – 37063 Isola della

Scala (VR) – email: [email protected]

*Tema del numero: “I colori della Natura: colori, sapori, suoni, forme, odori, dialoghi”. Inviare il materiale ai sopraindicati recapiti entro la

metà di maggio 2017.

Pubblicazione aderente a:

(copertina: GM)

Un grazie particolare a quanti hanno contribuito a rendere possibile questo numero:

Oscar Porcelli, San benedetto Po (MN); Giovanni Bosco, Favara (AG); Francesco Basco, Napoli; Dianella Bardelli, Selva Malvezzi

(BO); Onorio Belussi, Adro (BS); Etain Addey, Scritto (PG); Salvatore Cilauro, Viterbo; Rocco G. Jaconis, Portland (Oregon, USA)

Francesca Mengoni, Braccagni (GR); Giancarlo Usai, Gubbio (PG); Mario Cecchi, Montevettolini (PT); Marco Cini, Sarnico (BG);

Deanna Davolio, Brusatasso (MN); Gianni Boni, Gazzuolo (MN); Alberto Rizzi, Lendinara (RO); Bruno Miorali, Mantova; Anna

Maria Bondavalli, Ostiglia (MN)

Per ragioni di spazio, per questo numero salta la rubrica recensione libri. In attesa della recensione, segnaliamo l’uscita dei libri di

Cosetta Lomele: “Il passaggio segreto” (Ouverture ed. 2016), e di Felice (Rosario Colaci): “Non ho tempo per la fretta”(Pentàgora, 2016)

Lato Selvatico # Equinozio di primavera 2017

LATO SELVATICO BLUES Sono 25 anni che viene pubblicato Lato Selvatico e questo è il n° 50. N

celebrazione…

Lato Selvatico è più un ‘foglio’ underground stile anni ’60 che

e non c’è alcuna velleità in tal senso. La sola ragione per cui è nato Lato Selvatico è per diffondere un’idea, una ipotesi, quella

bioregionale, che forse ha qualche buona freccia nella sua faretra per

giusta e connessa alle forme e ai contorni della

cui ognuno di noi vive e può iniziare a mettere in atto da subito

permettono) tale cambiamento. Il nome “Lato Selvatico” è invece una so

dentro di noi, innanzitutto. Infatti “lato selvatico”

la voce della natura è rimasta, nonostante tutto

accompagnarci…. se solo lo vogliamo.

Il numero che avete in mano è quindi una sorta di

secolo è successo dentro e attorno ad esso. Non potendo, per ovvie ragioni di spazio, menzionare tutto e tutti, mi limiterò a

evidenziare per ogni numero stralci di brani

contributo e continuo sostegno non sarei qui oggi a scrivere queste not

per aver creduto e condiviso il proprio lavoro “per la Terra”

degli errori ortografici, lessicali e di battitura (tanti), traduzioni incerte, redazioni spesso mediocri, se non naif, ma an

apparenti scarsi risultati nella divulgazione dei

concezione del tempo diversa: quella di Lato Se

Felice cammino a tutti…

Giuseppe Moretti

Il N°1 di Lato Selvatico e

pianta di quercia e “GRATITU

GRATITUDINE ALLE PIANTE, LA FOGLIA CHE CATTURA IL SOLE E TRASFORMA LA LUCE…

L’introduzione al concetto bioregionale è affidata ibioregionalismo”:UNICI PER I LORO PARTICOLARI TIPI DI SUOLO

ANIMALI NATIVI

SOSTIENE, E IL MODO IN CUI VIVIAMO SI STA RIVELANDO DETERMINANTE AFFINCHE’

CONTINUI A FARLO…”.

Partendo dal N°2/1993

dedicato al concetto di nuovo a casa”: “…SONO IN PACE, DOVE GLI ALBERI E LE

STAGIONI SONO FAMIGLIARI COME LE NOSTR

TASCHE, DOVE LE VOCI DEL PASS

SUSSURRANO A OGNI SOFFIO

DOVE INVERNO E ESTATE,

SONO SIMBOLI VIVENTI DI VITA E DI MORTE.

CASA E’ DOVE ALBERGA IL CUORE. CASA E’

DOVE IL LAVORO INIZIA

prima stesura del bacino fluviale del Pobioregionale (G. Moretti): “… IL BACINO FLUVIALE E’ UN ORGANISMO

VIVENTE E UN SEVERO INSEGNANTE: SE SI TAGLIANO LE FORESTE A

MONTE, IL SUOLO ERODENDOSI FRANA, OSTRUIECE I CORSI D’ACQUA E I FIUMI STRARIPANO…

Lato Selvatico # Equinozio di primavera 2017 – N50 – 25° Anniversario 1992-

LATO SELVATICO BLUESo Selvatico e questo è il n° 50. Non una ma due ragioni, quindi, per una sorta di

è più un ‘foglio’ underground stile anni ’60 che una iniziativa editoriale vera e propria, infatti non c’è mai stata

La sola ragione per cui è nato Lato Selvatico è per diffondere un’idea, una ipotesi, quella

bioregionale, che forse ha qualche buona freccia nella sua faretra per dare un contesto al cambiamento

e connessa alle forme e ai contorni della Terra. Il fatto di essere “bioregionale” rimanda a quel contesto di vita e luogo

vive e può iniziare a mettere in atto da subito (quel poco o tanto che le condizioni della vita oggi

tale cambiamento. Il nome “Lato Selvatico” è invece una sorta di traccia per iniziare i

. Infatti “lato selvatico” rimanda al lato selvatico della nostra mente, a

nonostante tutto, intatta e quindi ancora udibile, ancora disponibile

Il numero che avete in mano è quindi una sorta di celebrazione del lavoro di Lato Selvatico e di quello che in questo quarto di

secolo è successo dentro e attorno ad esso. Non potendo, per ovvie ragioni di spazio, menzionare tutto e tutti, mi limiterò a

di brani, ragionamenti, poesie, immagini, avvenimenti, foto dei protagonisti…

contributo e continuo sostegno non sarei qui oggi a scrivere queste note. A tutti loro quindi va il mio più sentito ringraziamento

e condiviso il proprio lavoro “per la Terra” con Lato Selvatico. Chiaramente, mia e solo mia è la responsabilità

degli errori ortografici, lessicali e di battitura (tanti), traduzioni incerte, redazioni spesso mediocri, se non naif, ma an

e dei concetti a noi tutti cari. Ma è chiaro che qui abbia

di Lato Selvatico anela più ai tempi della quercia che ai tempi

Lato Selvatico esce nel Solstizio d’Inverno del 1992, e ha in copertina

pianta di quercia e la poesia di Gary Snyder “Preghiera per la grande famiglia”GRATITUDINE ALLA MADRE TERRA, CHE ATTRAVERSA IL GIORNO E LA

E AL SUO SUOLO: RICCO, RARO E DOLCE

NELLE NOSTRE MENTI, COSI’ SIA.

GRATITUDINE ALLE PIANTE, LA FOGLIA CHE CATTURA IL SOLE E TRASFORMA LA LUCE…

L’introduzione al concetto bioregionale è affidata invece a Peter Berg con un branobioregionalismo”: “… I LUOGHI IN CUI VIVAMO SONO VIVI, SONO BIOREGIONI, LUOGHI DI VITA

I LORO PARTICOLARI TIPI DI SUOLO, PAESAGGI, BACINI FLUVIALI, CLIMA, PIANTE E

ANIMALI NATIVI… LA GENTE E’ PARTE INTEGRANTE DELLA VITA DELLA BIOREGIONE, CHE

E IL MODO IN CUI VIVIAMO SI STA RIVELANDO DETERMINANTE AFFINCHE’

N°2/1993 e negli anni a seguire Lato Selvatico uscirà sempre agli e

dedicato al concetto di “Senso del posto” ben esplicato da Thomas Rain Crowe nel suo…CASA E’ DOVE I NOSTRI CUORI

SONO IN PACE, DOVE GLI ALBERI E LE

I SONO FAMIGLIARI COME LE NOSTRE

, DOVE LE VOCI DEL PASSATO CI

SUSSURRANO A OGNI SOFFIO DEL VENTO,

DOVE INVERNO E ESTATE, PIOGGIA E NEVE,

SONO SIMBOLI VIVENTI DI VITA E DI MORTE.

DOVE ALBERGA IL CUORE. CASA E’

DOVE IL LAVORO INIZIA…”. Contiene anche la del bacino fluviale del Po in chiave

IL BACINO FLUVIALE E’ UN ORGANISMO

VIVENTE E UN SEVERO INSEGNANTE: SE SI TAGLIANO LE FORESTE A

MONTE, IL SUOLO ERODENDOSI FRANA, OSTRUIECE I CORSI D’ACQUA E I FIUMI STRARIPANO…

-2017 # pag. 3

LATO SELVATICO BLUES on una ma due ragioni, quindi, per una sorta di

propria, infatti non c’è mai stata

La sola ragione per cui è nato Lato Selvatico è per diffondere un’idea, una ipotesi, quella

cambiamento per un’umanità più

le” rimanda a quel contesto di vita e luogo in

le condizioni della vita oggigiorno

a di traccia per iniziare il cammino… che inizia

a quell’angolino profondo dove

e quindi ancora udibile, ancora disponibile ad insegnarci, ad

Lato Selvatico e di quello che in questo quarto di

secolo è successo dentro e attorno ad esso. Non potendo, per ovvie ragioni di spazio, menzionare tutto e tutti, mi limiterò ad

nti, foto dei protagonisti… senza il cui

il mio più sentito ringraziamento

con Lato Selvatico. Chiaramente, mia e solo mia è la responsabilità

degli errori ortografici, lessicali e di battitura (tanti), traduzioni incerte, redazioni spesso mediocri, se non naif, ma anche per gli

abbiamo a che fare con una

tempi di internet. Vedremo.

a in copertina l’immagine di una

rande famiglia”: DINE ALLA MADRE TERRA, CHE ATTRAVERSA IL GIORNO E LA NOTTE

OLCE

GRATITUDINE ALLE PIANTE, LA FOGLIA CHE CATTURA IL SOLE E TRASFORMA LA LUCE…”

nvece a Peter Berg con un brano dal titolo “Cos’è il , SONO BIOREGIONI, LUOGHI DI VITA

, PAESAGGI, BACINI FLUVIALI, CLIMA, PIANTE E

VITA DELLA BIOREGIONE, CHE CI

E IL MODO IN CUI VIVIAMO SI STA RIVELANDO DETERMINANTE AFFINCHE’ ESSA

uscirà sempre agli equinozi. Il numero è

Thomas Rain Crowe nel suo “Ritornare, di

MONTE, IL SUOLO ERODENDOSI FRANA, OSTRUIECE I CORSI D’ACQUA E I FIUMI STRARIPANO…”.

Lato Selvatico # Equinozio di primavera 2017 – N50 – 25° Anniversario 1992-2017 # pag. 4

N°3/1993, si apre con una poesia di Gary Lawless:

“QUANDO GLI ANIMALI VENGONO DA NOI,

CHIEDENDO IL NOSTRO AIUTO

CAPIREMO COSA CI STANNO DICENDO?

QUANDO LE PIANTE CI PARLANO…”, ed è dedicato al selvatico. Brano centrale del numero “Uomo selvatico Terra selvatica” della compianta esponente dell’ecologia profonda Dolores LaChapelle “…LA CIVILTA’ E’ UN ARTIFIZIO E NON UN

FENOMENO BIOLOGICO. IL SOLO RISULTATO FISIOLOGICO CHE HA AVUTO NELL’UOMO E’

L’EMERGERE DI DISORDINI PSICOSOMATICI. NON HA PRODOTTO NUOVI ORGANI E NESSUNA

NUOVA FUNZIONE… L’EVOLUZIONE CULTURALE DELL’UOMO HA PORTATO SOLO UN AUMENTO

DELL’ABILITA’ CORTICALE DI IMPARARE. L’UOMO E’ LA SOLA CREATURA VIVENTE CHE HA

PORTATO LA SUA NATURALE EVOLUZIONE AD UNA FINE, L’UOMO HA CESSATO DI ADEGUARE IL PROPRIO CORPO

ALL’AMBIENTE; ORA ADEGUA L’AMBIENTE AL SUO CORPO…”.

N°4/1994, è dedicato all’acqua:“

“ACQUA.

PER SUA NATURA ANELA ALLA FORMA SFERICA, MA AMANDO

TUTTE LE COSE IN MODO UGUALE, ESSUME

QUALSIASI FORMA. INFLUENZATA DALLA LUNA E DALLA GRAVITA’…”,

recita Judy Goldhaft nella sua piece teatrale “Water web”, in copertina. Gran parte del numero è dedicato ad un brano di Gary Snyder “Entrando nel bacino fluviale”, dove viene elaborato il concetto di “consapevolezza fluviale”, un tema centrale nell’ipotesi

bioregionale “… CONSAPEVOLEZZA FLUVIALE E

BIOREGIONALISMO NON SIGNIFICA SOLO AMBIENTALISMO, NON

SONO SOLO UN INTENDIMENTO VERSO LA SOLUZIONE DEI

PROBLEMI SOCIALI ED ECONOMICI; SONO UN PRIMO PASSO

VERSO UN CHIARIMENTO TRA NATURA E SOCIETA’ ATTRAVERSO

LA PRATICA DI UNA PROFONDA CITTADINANZA, SIA NEL MONDO

NATURALE CHE IN QUELLO SOCIALE…”.

N°5/1994, “… E I DIRITTI DEL MONDO NATURALE? DOVE SONO LE SEDIE PER IL BUFALO E PER

L’AQUILA? CHI LI STA RAPPRESENTANDO IN QUESTO FORUM? CHI PARLA PER LE ACQUE DELLA

TERRA? PER GLI ALBERI DELLA FORESTA? CHI PARLA

PER I PESCI?... NOI SIAMO GLI INDIGENI DI QUESTA

TERRA. NE’ SIAMO LA COSCIENZA; SIAMO IN POCHI, MA

NON SIAMO UNA MINORANZA PERCHE’ I NOSTRI

FRATELLI SONO TUTTO IL MONDO NATURALE…”, sono le parole che Oren Lyons (delle Sei Nazioni Irochesi) disse davanti alla Commissione per i diritti civili delle Nazioni Unite a Ginevra (in copertina). All’interno Peter Berg affronta il tema delle città nel contesto bioregionale in un ampio brano dal titolo: “Una metamorfosi

per le città: da grigie a verdi”: “IL PRIMO PASSO VERSO LA RI-CONCETTUALIZZAZIONE

DELLE AREE URBANE E’ IL RICONOSCIMENTO CHE ESSE SI TROVANO TUTTE NELLA

BIOREGIONE, ALL’INTERNO DELLA QUALE POSSONO DIVENTARE PROTAGONISTE E

SOSTEBILI… LE CITTA’ DEVONO CAMBIARE PRESTO E IN MODO PROFONDO…

QUESTA METAMORFOSI PUO’ ESSERE L’OCCASIONE PER UN MUTAMENTO POSITIVO NELLA CONSAPEVOLEZZA IN MODO DA

ARMONIZZARE I BISOGNI DELLA SOCIETA’ CON QUELLI DEGLI ECOSISTEMI NATURALI, CHE DOPOTUTTO LA

SOSTENGONO…”.


N°6/1995, l’idea bioregionale

compiere i primi passidell’anno prima, Francisco), per una serie di conferenze,Mantova (Università Verde)(Frontiere), FirenzeNewsletter), RomaNapoli (Arcobaleno Fiammeggiante)prodotte venne formato un primo nucleo di quella che Rete Bioregionale(FE), Eduardo Zarelli di Bologna, Maurizio e Elena Castellucci di Cesena

(FO), Giuseppe Moretti di Portiolo (MN), John MosnovoPanzarasa e Jacqueline Fassero di Palombara Sabina (RM),Roma e Gino Sansone di Arcobaleno Fiammeggiantetre l’intervista “Lato Selvatico intervista Peter Berg” “BIOREGIONALISMO NON E’ UN’IDEA AMERICANA. E’ UN’IDEA DELL

BIOSFERA… IL BIOREGIONALISMO SI RIFERISCE AL POSTO IN CUI SI

VIVE; IN UN CERTO SENSO E’ CONTROCORRENTE AI GRANDI TEMI

GLOBALI COME LA DISTRUZIONE DELLE FORESTE FLUVIALI O LA

CACCIA ALLE BALENE. CERTO, SONO TEMI MOLTO PREOCCUPANTI,

MA SE NON SALVIAMO I LUOGHI DOVE VIVIAMO PERDEREMO LA

BIOSFERA. L’IDEA E’ DI SALVARE LE PARTI PER SALVARE IL

TUTTO… I BIOREGIONALISTI SONO PERSONE CHE

TROVARE MODI ARMONIOSI DI RAPPORTO CON I SISTEMI

NATURALI DEL POSTO IN CUI VIVONO. QUESTA E’ UNA

PROSPETTIVA AMPIA DI CIVILTA’, NON SEMPLICEMENTE UNO STILE DI VITA O UNA SINGOLA SOLUZIONE

Il numero contiene pure la prima stesura del manifesto di Lato SelvaticoSE’, NON PORTERANNO AD UN REALE RI-EQUILIBRIO FISICO ED

N°7/1995, è n gran parte dedicato al Messaggio degli

Haudenosaunee (Le sei nazioni Irochesi) al mondo occidentale “Un richi“… ESSENZIALMENTE IL NOSTRO MESSAGGIO AL

MONDO OCCIDENTALE E’ UN RICHIAMO ALLA

CONSAPEVOLEZZA… SAPPIAMO CHE CI SONO

PERSONE NEL MONDO CHE POSSONO RECEPIRE

L’INTENZIONE DEL NOSTRO MESSAGGIO, MA

L’ESPERIENZA CI HA INSEGNATO CHE SONO POCHE

QUELLE CHE VERAMENTE SONO INTENZIONATE A

RICERCARE UN PERCORSO CHE VADA NELLA

DIREZIONE DI UN CAMBIAMENTO REALE… SAPPIAMO CHE QUE

COMPITO MOLTO DIFFICILE. MOLTE NAZIONI

MINACCIATE DA CIO’ CHE GENTI E CULTURE,

PROTEZIONE DEL MONDO NATURALE, RAPPRESENTANO.

FORMA PIU’ ALTA DI CONSAPEVOLEZZA POLITICA, E

DELL’EMISFERO OCCIDENTALE, SIAMO QUEI POPOLI SOPRAVVISSUTI CHE

ANCORA PORTANO CON SE’ QUESTA CONSAPEVOLEZZA. SIAMO QUI PER DARE

QUESTO MESSAGGIO… LA GENTE DEL PIANETA DEVE IMPARARE AD ESTENDERE IL CONCETTO DI LIBERAZIONE, NON SOLO

ALL’UOMO MA ALL’INTERO MONDO NATURALE. QUELLO DI CUI ABBIAMO BISOGNO E’ LA LIBERAZIONE DI TUTTE LE COSE

CHE SOSTENGONO LA VITA—ARIA, ACQUA,

resoconto dell’incontro preliminare della costituenda RePICCOLO INCONTRO BIOREGIONALISTA, UN TENTATIVO DI INTRECCIARE DELLE POTENZIALITA’ INTERIORI FUSE CON LA

RICERCA DEL SENTIERO…”. Nel paginone centrale


’idea bioregionale, promossa da Lato Selvatico comincia a

compiere i primi passi, soprattutto grazie all’arrivo in Italia, nell’autunno di Peter Berg e Judy Goldhaft di Planet Drum (San

, per una serie di conferenze, incontri e performance a (Università Verde), Ravenna (Roberto Papetti), Bologna

, Firenze (AAM Terra Nuova), Palombara Sabina (Gaia , Roma (Università “La Sapenza”), Nemi (Angelo Mondavio) e

(Arcobaleno Fiammeggiante). Per fissare e coagulare le energie formato un primo nucleo di quella che poi diventerà la

ioregionale. Ne facevano parte Paolo e Pierluigi Paolucci di Corlo (FE), Eduardo Zarelli di Bologna, Maurizio e Elena Castellucci di Cesena

(FO), Giuseppe Moretti di Portiolo (MN), John Mosnovo di AAM Terra Nuova, Firenze, Stefano ssero di Palombara Sabina (RM), Alessandro Curti e Annamaria Di Santo di

aleno Fiammeggiante, Napoli. A pagina “Lato Selvatico intervista Peter Berg” “IL

BIOREGIONALISMO NON E’ UN’IDEA AMERICANA. E’ UN’IDEA DELLA

… IL BIOREGIONALISMO SI RIFERISCE AL POSTO IN CUI SI

VIVE; IN UN CERTO SENSO E’ CONTROCORRENTE AI GRANDI TEMI

GLOBALI COME LA DISTRUZIONE DELLE FORESTE FLUVIALI O LA

CACCIA ALLE BALENE. CERTO, SONO TEMI MOLTO PREOCCUPANTI,

OGHI DOVE VIVIAMO PERDEREMO LA

BIOSFERA. L’IDEA E’ DI SALVARE LE PARTI PER SALVARE IL

I BIOREGIONALISTI SONO PERSONE CHE CERCANO DI

TROVARE MODI ARMONIOSI DI RAPPORTO CON I SISTEMI

NATURALI DEL POSTO IN CUI VIVONO. QUESTA E’ UNA

CIVILTA’, NON SEMPLICEMENTE UNO STILE DI VITA O UNA SINGOLA SOLUZIONE

Il numero contiene pure la prima stesura del manifesto di Lato Selvatico “I PARADIGMI DELLA CULTURA TECNO/MODERNA IN

EQUILIBRIO FISICO ED EMOZIONALE CON LA NATURA…

è n gran parte dedicato al Messaggio degli

Haudenosaunee (Le sei nazioni Irochesi) al mondo occidentale “Un richiamo alla consapevolezza”

ESSENZIALMENTE IL NOSTRO MESSAGGIO AL

MONDO OCCIDENTALE E’ UN RICHIAMO ALLA

CONSAPEVOLEZZA… SAPPIAMO CHE CI SONO MOLTE

PERSONE NEL MONDO CHE POSSONO RECEPIRE

L’INTENZIONE DEL NOSTRO MESSAGGIO, MA

L’ESPERIENZA CI HA INSEGNATO CHE SONO POCHE

QUELLE CHE VERAMENTE SONO INTENZIONATE A

RICERCARE UN PERCORSO CHE VADA NELLA

DIREZIONE DI UN CAMBIAMENTO REALE… SAPPIAMO CHE QUESTO E’ UN

COMPITO MOLTO DIFFICILE. MOLTE NAZIONI-STATO POSSONO SENTIRSI

DA CIO’ CHE GENTI E CULTURE, IMPEGNATE NELLA LIBERAZIONE E

PROTEZIONE DEL MONDO NATURALE, RAPPRESENTANO. LA SPIRITUALITA’ E’ LA

ALTA DI CONSAPEVOLEZZA POLITICA, E NOI, GENTE NATIVA

DELL’EMISFERO OCCIDENTALE, SIAMO QUEI POPOLI SOPRAVVISSUTI CHE

ANCORA PORTANO CON SE’ QUESTA CONSAPEVOLEZZA. SIAMO QUI PER DARE

LA GENTE DEL PIANETA DEVE IMPARARE AD ESTENDERE IL CONCETTO DI LIBERAZIONE, NON SOLO

MO MA ALL’INTERO MONDO NATURALE. QUELLO DI CUI ABBIAMO BISOGNO E’ LA LIBERAZIONE DI TUTTE LE COSE

ARIA, ACQUA, ALBERI—CHE SOSTENGONO LA SACRA TRAMA DELLA VITA

resoconto dell’incontro preliminare della costituenda Rete Bioregionale, a cura di Annamaria Di SantoPICCOLO INCONTRO BIOREGIONALISTA, UN TENTATIVO DI INTRECCIARE DELLE POTENZIALITA’ INTERIORI FUSE CON LA

el paginone centrale “Alcuni punti per una nuova poesia che conosce la natura” di Gary Snyder.

-2017 # pag. 5

all’arrivo in Italia, nell’autunno

e

CIVILTA’, NON SEMPLICEMENTE UNO STILE DI VITA O UNA SINGOLA SOLUZIONE”.

“I PARADIGMI DELLA CULTURA TECNO/MODERNA IN

EMOZIONALE CON LA NATURA…”

LA GENTE DEL PIANETA DEVE IMPARARE AD ESTENDERE IL CONCETTO DI LIBERAZIONE, NON SOLO

MO MA ALL’INTERO MONDO NATURALE. QUELLO DI CUI ABBIAMO BISOGNO E’ LA LIBERAZIONE DI TUTTE LE COSE

CHE SOSTENGONO LA SACRA TRAMA DELLA VITA…”. A pagina 12 il di Annamaria Di Santo: “DUE GIORNI ASSIEME, UN

PICCOLO INCONTRO BIOREGIONALISTA, UN TENTATIVO DI INTRECCIARE DELLE POTENZIALITA’ INTERIORI FUSE CON LA

che conosce la natura” di Gary Snyder.


N°8/1996, vede la luce il Documento d’intesa

Bioregionale. Sottoscrittori e sostenitori dell’iniziativa: Tecnologie Appropriate, Alp, Lato Selvatico, Frontiere, AAM Terra Nuova, Gaia Newsletter, Arcobaleno Fiammeggiante, Circolo Vegetariano Calcata,terra e cielo, Federazione pagana… e altriBIOREGIONALISMO SI INTENDE L

DIVENTARE NATIVI DEL PROPRIO LUOGO, DELLA

PROPRIA BIOREGIONE. POSSIAMO FARE TUTTE LE

SCOPERTE POSSIBILI, USARE LA TECNICA, LA

SCIENZA,POSSIAMO ANDARE SULLA LUNA E COMUNICARE

VIA SATELLITE, MA ALLA BASE DELLA NOSTRA

SOPRAVVIVENZA FISICA, PS

SPIRITUALE VI SONO QUESTI ALBERI, QUESTE

ERBE, QUESTI ANIMALI, QUESTE ACQUE,

QUESTO SUOLO DEL LUOGO IN CUI VIVIAMO.

L’EVOLUZIONE SOCIALE E TECNOLOGICA E’

COMPATIBILE SOLO SU “PICCOLA SCALA”, LOCALMENTE E SE RIMANE ANCORATA AD

UNA VISIONE OLISTICA

trama della vita nel basso

N°9/1996, “Per la Terra”:

RICHIAMO AD UNA MODALITA’ GLOBALE DELLE POLITICHE

ECONOMICHE E

SCHIAVIZZANDO

LORO PAESI D’ORIGINE. IL CONCETTO DI BIOREGIONE

PROPONE ESATTAMENTE IL CONTRARIO. RIMANERE

ANCORATI AL PROPRIO LUOGO, AVERNE CURA, DEFENDERLO,

RISPETTARNE LA DIVERSITA’ E ASCOLTARE LO SPIRITO DEL

POSTO MENTRE CI INFORMA SUI MODI PIU’

ESSERE NEL TERRITORIO: DOVE SEMINARE, DOVE

COSTRUIRE, QUALI VESTITI CONFEZIONARE, QUALE

TECNOLOGIA USARE E COME RENDERE GRAZIE ALLA MONTAGNA, AL FIUME, ALLA

PIANURA FERTILE, AL MARE…” (G.Moretti). “Proclamazione delle quattro cose sacre” “LA TERRA E’ UN CO

TANTE ALTRE CIVILTA’ DI TEMPI E LUOGHI DIVERSI DAL NOSTRO, PROCLAMIAMO

SACRE QUESTE COSE: ARIA, FUOCO, ACQUA E TERRA…

E’ COME DIRE CHE HANNO VALORE IN SE’, AL DI LA’ DELLA LORO IMPORTANZA PER L’UOMO…

N°10/1997, all’interno il posterino dedicato alla Bioregione

Padania. Il termineCesare Zavattini “Vecchia Padania” adottato per definire la bioregione dell’ampiodel Po fin dai primi numeri di Lato Selvatico, nome in quegli anni venne adottato anche dalla Lega Nord per finipolitici. La confusione che venne a crearsi Selvatico non rimase che cambPadania” a “Bioregione Bacino Fluviale del Po”. “… IL RIFIUTO DELLA “MONOCULTURA GLOBALE” ED IL

CONGIUNTO TENTATIVO DI DAR VITA

BIOREGIONALE” ASSUME, IN UN’OTTICA ANTROPOLOGICA, LA VALENZA DI UN PRIMO

PASSO ATTRAVERSO LO SFORZO DI TORNARE AD ESSERE UN POPOLO ‘ABITATORE’…

‘INDIGENO’, ‘NATIVO’…”. Sono le parole di Alessandro Curti nel suo studio“Bioregionalismo come terreno comune”.


vede la luce il Documento d’intesa della Rete

. Sottoscrittori e sostenitori dell’iniziativa: Tecnologie Appropriate, Alp, Lato Selvatico, Frontiere, AAM Terra Nuova, Gaia Newsletter, Arcobaleno Fiammeggiante, Circolo Vegetariano Calcata, Rete degli scambi e baratti, Tra terra e cielo, Federazione pagana… e altri “…PER

BIOREGIONALISMO SI INTENDE LA VOLONTA’ DI RI-

DIVENTARE NATIVI DEL PROPRIO LUOGO, DELLA

PROPRIA BIOREGIONE. POSSIAMO FARE TUTTE LE

SCOPERTE POSSIBILI, USARE LA TECNICA, LA

SCIENZA,POSSIAMO ANDARE SULLA LUNA E COMUNICARE

VIA SATELLITE, MA ALLA BASE DELLA NOSTRA

SOPRAVVIVENZA FISICA, PSICHICA E

SPIRITUALE VI SONO QUESTI ALBERI, QUESTE

ERBE, QUESTI ANIMALI, QUESTE ACQUE,

QUESTO SUOLO DEL LUOGO IN CUI VIVIAMO.

L’EVOLUZIONE SOCIALE E TECNOLOGICA E’


UNA VISIONE OLISTICA DEL SAPERE…”. Nel paginone centrale la prima versione ditrama della vita nel basso mantovano…”

er la Terra”: “VIVIAMO IN UN MONDO DOVE IL

RICHIAMO AD UNA MODALITA’ GLOBALE DELLE POLITICHE

E DI PRODUZIONE STA, DA UN LATO

SCHIAVIZZANDO LA GENTE E DALL’ALTRO LE SRADICA DAI

LORO PAESI D’ORIGINE. IL CONCETTO DI BIOREGIONE

PROPONE ESATTAMENTE IL CONTRARIO. RIMANERE

ANCORATI AL PROPRIO LUOGO, AVERNE CURA, DEFENDERLO,

RISPETTARNE LA DIVERSITA’ E ASCOLTARE LO SPIRITO DEL

TRE CI INFORMA SUI MODI PIU’ APPROPRIATI DI

ESSERE NEL TERRITORIO: DOVE SEMINARE, DOVE

COSTRUIRE, QUALI VESTITI CONFEZIONARE, QUALE

TECNOLOGIA USARE E COME RENDERE GRAZIE ALLA MONTAGNA, AL FIUME, ALLA

(G.Moretti). Il posterino interno è di Starhawk LA TERRA E’ UN CORPO VIVO E COSCIENTE. COME

TANTE ALTRE CIVILTA’ DI TEMPI E LUOGHI DIVERSI DAL NOSTRO, PROCLAMIAMO

SACRE QUESTE COSE: ARIA, FUOCO, ACQUA E TERRA… CHIAMARE SACRE QUESTE COSE

E’ COME DIRE CHE HANNO VALORE IN SE’, AL DI LA’ DELLA LORO IMPORTANZA PER L’UOMO…”.

all’interno il posterino dedicato alla Bioregione

Il termine “Padania” venne ripreso dal titolo di un libro di re Zavattini “Vecchia Padania” Edizioni Castello 1978, e

efinire la bioregione dell’ampio bacino idrografico del Po fin dai primi numeri di Lato Selvatico, purtroppo però, tale nome in quegli anni venne adottato anche dalla Lega Nord per fini politici. La confusione che venne a crearsi fu tale che a Lato

non rimase che cambiare definizione, da “Bioregione “Bioregione Bacino Fluviale del Po”.

“… IL RIFIUTO DELLA “MONOCULTURA GLOBALE” ED IL

CONGIUNTO TENTATIVO DI DAR VITA AD UNA “CULTURA

BIOREGIONALE” ASSUME, IN UN’OTTICA ANTROPOLOGICA, LA VALENZA DI UN PRIMO

PASSO ATTRAVERSO LO SFORZO DI TORNARE AD ESSERE UN POPOLO ‘ABITATORE’…

Alessandro Curti nel suo studio in tre parti:

-2017 # pag. 6


. Nel paginone centrale la prima versione di “La

”.


N°11/1997, il numero

“NOI CHE ABITIAMO LE CAMPAGNE DEL PRIMO MONDO CON L’INTENZIONE DI RITROVARE IL

VECCHIO EQUILIBRIO CON LA NATURA ABBIAMO BISOGNO DI

VISIONI CHE CI SOSTENGONO… SENTIRE SACRA LA FORESTA

SIGNIFICA RICONOSCERE NEL SELVATICO LA FONTE DELLA

SALUTE DEI CAMPI, DEGL

conversazione con il poeta Gary Lawless“QUANDO PARLIAMO DEL POSTO IN CUI VIVIAMO, DELLA NOSTRA

BIOREGIONE, DELLA NOSTRA CASA BIOLOGICA

POLITICAMENTE CHE CULTURALMENTE

PARLANDO SOLO DI NOI STESSI, MA ANCHE IN RAPPRESENTANZA

DI OGNI COSA CHE VIVE E SI MUOVE DENTRO I CONFINI DI QUELLO

CHE CONSIDERIAMO IL NOSTRO LUOGO…”. Ginsberg (in quell’anno scomparso) da parte di AnnaMarcopertina, infine, la bioregione del bacino fluviale del Po, stilizzata sotto forma di foglia di quercia ad opera di David LaChapelle.

N°12/1998, porta la notizia dell’uscita del libro della Rete Bioregionale “La

terra racconta, il bioregionalismo e l’arte di disegnare le mappe locali”, edizioni AAM Terra Nuova 1997. La redazione del libro è di Stefano Panzarasa, la copertina di Gino SansoneM. Castellucci, A. Curti, A.M. Di Santo, J. FaG. Sansone. Il libro inoltre comprende uno scritto di Peter Berg dal titolo “Alla scoperta della tua bioregione”.dei bacini fluviali (della mente)UMIDE CORRENTI PERTURBATE DENSE DI NUBI, CHE

INVORTICANDOSI LASCIANO PRECIPITARE IL LORO CARICO D’ACQUA,

RINNOVANO MODELLI E PROCESSI CHE SUOLI, MONTI, FORESTE,

FIUMI E MARI CONO

uno (più scientifico) di Robert Curry, nel paginone centraleFLUVIALE E’ UN ORGANISMO VIVENTE. IL CICLO IDROLOGICO GUIDA IL

FLUSSO DEI MATERIALI E DELL’ENERGIA. NOI TUTTI CONOSCIAMO I

CRITERI BASE DEL CICLO IDROLOGICO, MA

STABILITA’, EQUILIBRIO E PRODUTTIVITA’ BIOLOGICA DEL SISTEMA

IDROLOGICO E’ SOTTO IL CONTROLLO DEL FLUSSO DELL’ENERGIA E DEI

MATERIALI… LA COSA FONDAMENTALE DA CONSIDERARE E’ CHE FIUMI,

VERSANTI COLLINARI, CIME MONTANE E PIANURE ALLUV

UN TUTT’UNO, L’UNO INTEGRA L’ALTRO. (Il numero inoltre porta l’annuncio di un primo incontro della Bioregione del bacino fluviaValsassina (LC), che però non avrà seguito).

N°13/1998, prende di petto i

l’idea bioregionale si discostaclassificabile, ecco che sempre più serpeggiavano allusioniper la sua enfasi fosse un movimento di destra o, quantnella sua instancabile cura suo periodico “Raise the Stakes”ed esperto dei movimenti di destra efascismo” (P. Berg) “… LA GENTE DEL POSTO E’ DIVERSA DALLA “GENTE” INTESA COME RAZZA O GRUPPO ETNICO. LA

DISTINZIONE FRA LE BIOREGIONI E’ ECOLOGICA, NON ETNICA. LA BIOREGIONE D

ESEMPIO, NEL DESERTO DEL SUD-OVEST E’ AMPIAMENTE DIVERSA, QUALITATIVAMENTE E QUANTATIVAMENTE DALLA

BIOREGIONE CASCADIA NEL NORD-OVEST DEL PA


il numero segna l’arrivo di Etain Addey con un brano dal titolo


VECCHIO EQUILIBRIO CON LA NATURA ABBIAMO BISOGNO DI

VISIONI CHE CI SOSTENGONO… SENTIRE SACRA LA FORESTA

SIGNIFICA RICONOSCERE NEL SELVATICO LA FONTE DELLA

SALUTE DEI CAMPI, DEGLI ANIMALI E DI NOI STESSI…”. Segue una ne con il poeta Gary Lawless “Dare voce al posto”:

QUANDO PARLIAMO DEL POSTO IN CUI VIVIAMO, DELLA NOSTRA

BIOREGIONE, DELLA NOSTRA CASA BIOLOGICA – SIA

POLITICAMENTE CHE CULTURALMENTE – NON STIAMO

PARLANDO SOLO DI NOI STESSI, MA ANCHE IN RAPPRESENTANZA

DI OGNI COSA CHE VIVE E SI MUOVE DENTRO I CONFINI DI QUELLO

”. Nel paginone centrale, un omaggio al poeta Allen Ginsberg (in quell’anno scomparso) da parte di AnnaMaria Di Santo e Alessandro Curti. In copertina, infine, la bioregione del bacino fluviale del Po, stilizzata sotto forma di foglia di quercia ad

porta la notizia dell’uscita del libro della Rete Bioregionale “La

terra racconta, il bioregionalismo e l’arte di disegnare le mappe locali”, edizioni AAM Terra Nuova 1997. La redazione del libro è di Stefano

copertina di Gino Sansone e all’interno brani di: E. Avanzini, M. Castellucci, A. Curti, A.M. Di Santo, J. Fassero, G. Moretti, S. Panzarasa e

. Il libro inoltre comprende uno scritto di Peter Berg dal titolo “Alla scoperta della tua bioregione”. Il numero è dedicato alla conoscenza dei bacini fluviali (della mente), con un brano di Giuseppe Moretti “LE

UMIDE CORRENTI PERTURBATE DENSE DI NUBI, CHE


RINNOVANO MODELLI E PROCESSI CHE SUOLI, MONTI, FORESTE,

FIUMI E MARI CONOSCONO DA MILLENNI…”, e Robert Curry, nel paginone centrale “UN BACINO

FLUVIALE E’ UN ORGANISMO VIVENTE. IL CICLO IDROLOGICO GUIDA IL

FLUSSO DEI MATERIALI E DELL’ENERGIA. NOI TUTTI CONOSCIAMO I

CRITERI BASE DEL CICLO IDROLOGICO, MA POCHI SANNO CHE FORMA,

STABILITA’, EQUILIBRIO E PRODUTTIVITA’ BIOLOGICA DEL SISTEMA

IDROLOGICO E’ SOTTO IL CONTROLLO DEL FLUSSO DELL’ENERGIA E DEI

MATERIALI… LA COSA FONDAMENTALE DA CONSIDERARE E’ CHE FIUMI,

VERSANTI COLLINARI, CIME MONTANE E PIANURE ALLUVIONALI SONO

(Il numero inoltre porta l’annuncio di un primo incontro della Bioregione del bacino fluviale del Po, in

prende di petto i fraintendimenti di cui noi italiani siamo campioni

ea bioregionale si discosta dai luoghi comuni e quindi adotta un linguaggio non facilmente classificabile, ecco che sempre più serpeggiavano allusioni/supposizioni che il movimento bioregionale,

la sua enfasi su luogo, bioregione (che fa rima con regione… il fenomeno Lega… un movimento di destra o, quantomeno, connivente con tale orientament

ancabile cura e difesa dell’idea bioregionale, raccoglie anche questa anomaliasuo periodico “Raise the Stakes” una intervista mirata sull’argomento di Peter Berg a Martin Lee,

i movimenti di destra e di estrema destra, intitolata “BioregionalismoBerg) “… IL FASCISMO ENFATIZZA “LA GENTE”, NOI INVECE PARLIAMO DEL POSTO.

LA GENTE DEL POSTO E’ DIVERSA DALLA “GENTE” INTESA COME RAZZA O GRUPPO ETNICO. LA

DISTINZIONE FRA LE BIOREGIONI E’ ECOLOGICA, NON ETNICA. LA BIOREGIONE D

OVEST E’ AMPIAMENTE DIVERSA, QUALITATIVAMENTE E QUANTATIVAMENTE DALLA

OVEST DEL PACIFICO. CHIUNQUE CI VIVE HA L’OBBLIGO DI RELAZIONARSI IN MODO

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con un brano dal titolo “Ri-abitando il bosco sacro”


porta la notizia dell’uscita del libro della Rete Bioregionale “La

: E. Avanzini, ssero, G. Moretti, S. Panzarasa e

cenza


noi italiani siamo campioni e cioè, siccome di fatto

e quindi adotta un linguaggio non facilmente che il movimento bioregionale,

… il fenomeno Lega… la secessione etc) eno, connivente con tale orientamento politico. Planet Drum,

, raccoglie anche questa anomalia e pubblica sul di Peter Berg a Martin Lee, autore

intitolata “Bioregionalismo, l’opposto di IL FASCISMO ENFATIZZA “LA GENTE”, NOI INVECE PARLIAMO DEL POSTO.

LA GENTE DEL POSTO E’ DIVERSA DALLA “GENTE” INTESA COME RAZZA O GRUPPO ETNICO. LA

DISTINZIONE FRA LE BIOREGIONI E’ ECOLOGICA, NON ETNICA. LA BIOREGIONE DI SONORA, AD

OVEST E’ AMPIAMENTE DIVERSA, QUALITATIVAMENTE E QUANTATIVAMENTE DALLA

CIFICO. CHIUNQUE CI VIVE HA L’OBBLIGO DI RELAZIONARSI IN MODO


APPROPRIATO CON L’ECOSISTEMA, CON I SISTEMI NATURALI DEL POSTO. QUESTA SI CHIAMA ETICA DELLA CONDIVISIONE”.

(M. Lee) “QUELLO CHE HAI DESCRITTO HA POCO A CHE FARE CON IL FASCISMO CHE INVECE PROMUOVE UN’ETICA

ESCLUSIONISTA SOTTO LE SEMBIANZE DELL’”ETNO-PLURALISMO”. I LEADER FASCISTI HANNO PIU’ VOLTE, IN EUROPA,

GESTITO LA QUESTIONE RAZZISTA IN MODO ASTUTO. OGGI, COSTATANDO CHE LA RETORICA DELLA SUPREMAZIA DELLA

RAZZA NON FUNZIONA PIU’ LA STANNO ABBANDONANDO. PARLANO INVECE DI PRESERVAZIONE DELL’IDENTITA’ E

DELL’EREDITA’ CULTURALE DI TUTTE LE GENTI. JEAN-MARIE LE PEN, LEADER DEL FRONTE NAZIONALE NEOFASCISTA

FRANCESE DICE COSE COME: “IO AMO GLI ARABI DEL NORD AFRICA, MA DOVREBBERO STARSENE IN NORD AFRICA”, NON

DIRA’ MAI PUBBLICAMENTE CHE GLI ARABI SONO SPORCHI E INFERIORI. ANZI, INSISTE CHE AMA E RISPETTA GLI

IMMIGRATI E CHE LI VUOLE AIUTARE A PRESERVARE LA LORO IDENTITA’ E TRADIZIONI… I FASCISTI OGGI PROMUOVONO

UN’ETICA ESCLUSIONISTA SOTTOFORMA DI “ETNOPLURALISMO”… TUTTO QUESTO E’ FONDAMENTALMENTE DIVERSO DAL

CONCETTO BIOREGIONALE DI IDENTITA’ CHE E’ RADICATO NEL POSTO E CHE NON E’ NE’ STATICO NE’ ESCLUSIONISTA.

L’IDENTITA’ BIOREGIONALE E’ ESISTENZIALE PIUTTOSTO CHE ESSENZIALE. CONSIDERA LE DIFFERENZE NON COME UNA

MINACCIA DA ELIMINARE, MA UN QUALCOSA CON CUI NEGOZIARE PER UN PIU’ AMPIO PROGETTO EVOLUTIVO CHE

COMPRENDE LA RICOSTRUZIONE DI NOI STESSI, DELLA NOSTRA IDENTITA’, ATTRAVERSO LA PRATICA DEL RI-ABITARE.

NON E’ IL TIPO DI SANGUE, CHE DETERMINA LA NOSTRA IDENTITA’, MA UNA CONSAPEVOLE RELAZIONE CON IL POSTO IN

CUI VIVIAMO, CON LA BIOREGIONE”. (P. Berg) “… L’IDENTITA’ BIOREGIONALE SI BASA SULL’ECOLOGIA DEL POSTO,

SULL’ECOSISTEMA, SULLA CONTINUITA’ E PECULIARITA’ DEI SISTEMI NATURALI DI UN PARTICOLARE BACINO

IDROGRAFICO. IO SONO MEMBRO DELLA SPECIE HOMO SAPIENS, INTERDIPENDENTE CON LE ALTRE SPECIE DELLA

BIOREGIONE, DELLA BIOSFERA. QUELLO CHE STO FACENDO E’ RI-ABITARE IL LUOGO IN CUI VIVO AL FINE DI PRESERVARE

LA BIOSFERA PLANETARIA, E CHIARAMENTE LA MIA SPECIE AL SUO INTERNO. QUELLO CHE INTENDO SVILUPPARE E’ UNA

CULTURA APPROPRIATA A QUESTO FINE. LA BIOREGIONE E’ UN’IDEA CULTURALE”.

N°14/1999, celebra l’arrivo in Italia del poeta Gary

Lawless, per una serie di incontri e reading di poesia, raccontati da Lawless stesso in un ampio resoconto dal titolo “Haibun Italia” (l’haibun è una forma di scrittura giapponese che combina prosa e poesia). Viaggiando assieme alla moglie Beth Leonard, sono stati ospiti di Gino Sansone/Arcobaleno Fiammeggiante a Napoli, di Paolo D’Arpini/Circolo Vegetariano a Calcata, di Stefano Panzarasa e Jacqueline Fassero a Palombara Sabina (RM), nel podere di Etain e Martino a Gubbio, e infine nel podere di Giuseppe nella pianura del Po, per

poi andare insieme in Slovenia, dove Gary ha tenuto dei reading a Lubiana. Brevemente da “Per Etain a Pratale”: DEA DEGLI ULIVI.

DEA DEL GELSO E DELL’UVA

DEA DEL FOCOLARE

EPONA DEA DEI CAVALLI….

N°15/1999, si apre con il resoconto di Etain Addey dell’incontro della Rete Bioregionale a Calcata (VT) e

del suo viaggio a piedi per arrivarci “NON

VOGLIO ANDARE AL CONVEGNO DELLA RETE

IN MACCHINA. E QUI GIA’ MI SCONTRO CON UN

PARADOSSO DELLA VITA “SEMPLICE”: SE

VADO CON LE RUOTE VADO E VENGO IN TRE

GIORNI, SE VADO A PIEDI DEVO LASCIARE AL

MIO COMPAGNO DI VITA “SEMPLICE” TUTTA

LA MUNGITURA E I LAVORI DI FORMAGGIO,

ORTO, POTATURA E ANIMALI PER PARECCHI

GIORNI IN QUESTA STAGIONE PRIMAVERILE

DOVE SI CONCENTRANO TANTI LAVORI DI CAMPAGNA. STA PURE

PARTORIRE UNA DELLE ASINE. MA E’ TROPPO BELLA L’IDEA DI ATTRAVERSARE A PIEDI LA BIOREGIONE TUSCIA, CHE NON

CONOSCO, E QUINDI CI METTIAMO D’ACCORDO, MARTIN MI SOSTITUISCE, MA INVECE DI PARTIRE DA GUBBIO, PARTO DA

ORVIETO…”. Sempre di Etain è la traduzione della poesia di Gary Snyder “Quel che è successo prima qui”, dove attraverso ere e millenni traccia la genesi del proprio luogo, alle pendici della Sierra Nevada:

“E VENNE GENTE UMANA, CON CAPPELLI DI VIMINI, CON RETI,


CASE INVERNALI SOTTERRANEE

ARCHI DI TASSO DIPINTI DI VERDE,

FESTE E DANZE PER RAGAZZI E RAGAZZE

CANTI E RACCONTI NEL BUIO PIENO DI FUMO.

E POI VENNE L’UOMO BIANCO: BUTTO’ PER ARIA ALBERI E

ROCCE CON ENORMI IDRANTI,

CERCANDO ORO NELLA VECCHIA GHIAIA…”. Segue “Un antico futuro” di Stefano Panzarasa, che focalizza sul momento storico (7000-3500 a.C.), nel quale in Europa prevaleva il culto della Dea Madre LA DEA ERA IL SIMBOLO DELL’UNITA’ DI

TUTTE LE FORME DI VITA ESISTENTI NELLA NATURA. IL SUO POTERE ERA NELL’ACQUA E

NELLA PIETRA, NELLA TOMBA E NELLA CAVERNA, NEGLI ANIMALI E NEGLI UCCELLI, NEI

SERPENTI E NEI PESCI, NELLE COLLINE, NEGLI ALBERI E NEI FIORI…”. Il numero si chiude con il poeta James Koller, che in quell’anno venne per incontri e reading di poesia a Milano (Alfonso e Ninni), a Campo (VR) (Oscar e Elena), a Gubbio (Etain e Martin) e Napoli (Gino). Una sua breve poesia “Canto del falco dalla coda rossa”:

“PRENDO TEMPO

PRENDO TEMPO

ESAMINO TUTTO -

LA SIEPE, L’ORLO DEL BOSCO.

ESAMINO TUTTO / ATTENTAMENTE”.

N°16/2000, “…UN INDIVIDUO CHE E’ IN ARMONIA CON IL MONDO NATURALE FUNZIONA COME

FUNZIONA LA NATURA STESSA. EGLI RICONOSCE CHE PER VIVERE LA PROPRIA VITA NON CI SONO

VERE ESIGENZE OLTRE A QUELLE DELLO SPAZIO E DEL NUTRIMENTO NECESSARIO PER LA

CREAZIONE E LA SOPRAVVIVENZA” scrive James Koller nel suo: “Ordine Naturale”. Etain, in “Rimanere a casa”, confessa che: “ERO DI QUELLA GENERAZIONE CRESCIUTA SENZA STENTI, CHE POTEVA

MANGIARE, STUDIARE, VIAGGIARE (ANCHE SE IN AUTOSTOP) E VIAGGIANDO, HO VISTO CHE

C’ERA GENTE CHE ANCORA SI IDENTIFICAVA CON UN LUOGO, NE FACEVA PARTE, ACCETTAVA DI

FARSI DEFINIRE DALLA NATURA DEL LORO POSTO. A ME QUESTO APPARTENERE MI MANCAVA

COSI’ TANTO CHE ERO DISPOSTA A CAMPEGGIARE IN QUESTO CASALE FREDDO E MEZZO

PERICOLANTE E IMPARARE. MI RIPETEVO SEMPRE CHE I MESTIERI DELLA SOPRAVVIVENZA

UMANA NON POSSONO ESSERE ESTRANEI A UN ESSERE UMANO. ADESSO SE RIPENSO ALLE

RIPETUTE VOLTE CHE IL PASTORE VICINO MI HA ACCESO IL FUOCO PER DIMOSTRARE COSA CI VUOLE PER FARE UN FUOCO

CHE NON SI SPEGNE, MI VIENE DA RIDERE: HO MESSO DEL TEMPO PER ACCETTARE CHE CON IL MONDO MATERIALE NON

PUOI BARARE. O C’E’ LA LEGNETTA SECCA CHE SERVE O NON C’E’…”. Infine, Mario Cecchi racconta il mondo di una delle più longeve comunità intenzionali italiane: gli Elfi, nel brano, “Ritorno alle origini: gli Elfi”: “IL MONDO DEGLI ELFI E’ FATTO DI

SENSAZIONI, EMOZIONI, VIBRAZIONI, ODORI, SAPORI, SUONI, PULSAZIONI, SENTIMENTI PERTINENTI AL RAPPORTO CON LA

NATURA ALLO STADIO EMBRIONALE, ISTINTIVO, NON CEREBRALE…”

N°17/2000, oltre a la “Terra Racconta”, la Rete

Bioregionale si arrichisce di altri titoli: “Vicino alle Origini” (poesie) di James Koller, pubblicato da Arcobaleno Fiammeggiante di Napoli; “Un antico futuro” di Stefano Panzarasa, pubblicato da Gaia Newsletter; “The Bone Show” (poesie) di James

Koller, pubblicato da Lato Selvatico; “Poesie” di Gary Lawless, pubblicato da Gaia Newsletter; “Ascoltando la voce del gufo” (poesie) di Gary Lawless, pubblicato da Lato Selvatico; infine,

l’immagine della “Bioregione del bacino fluviale del Po”, disegnata da David LaChapelle, diventa un posterino. L’attività della Rete Bioregionale intanto continua e in questo numero ospita il resoconto di Etain dell’incontro che si è svolto in primavera dagli Elfi ad Avalon: “…SENZA LUCE ELETTRICA, SENZA MOLTE COSE RITENUTE

NECESSARIE DAI PIU’. QUI VIVE UNA PARTE DELLA COMUNITA’ DEL POPOLO ELFICO, CHE OSPITA QUESTO INCONTRO. DUE

GIORNI DI INCONTRI SULL’AIA O SOTTO GLI OLIVI, TUTTI SEDUTI IN CERCHIO, CON IL BEL BASTONE LUCIDO CHE DA’

DIRITTO ALLA PAROLA…”.


N°18/2001, numero memorabile questo, non tanto per il contenuto ma perché pensato a lume di candela

e redatto con mezzi di fortuna. Infatti, nell’autunno precedente il Po è straripato e la sede di Lato Selvatico è andata sotto di 5 metri d’acqua (tutte, o quasi, le cose comunque portate in salvo prima). Era il 19 ottobre del 2000. In “Per il Po” il ricordo di quei momenti: “… LUNEDI’ 16 0TTOBRE, TRE GIORNI

PRIMA CHE ROMPESSERO GLI ARGINI E LA GOLENA VENISSE INONDATA… VADO A VEDERE IL PO…

ARRIVO SULL’ARGINE CHE PROTEGGE LA GOLENA E VEDO CHE IL PO E’ GIA’ USCITO DAL SUO

ALVEO E LA GOLENA “APERTA” TUTTA ALLAGATA E A RIDOSSO DELL’ARGINE. IN LONTANANZA,

NEL VIVO DELLA CORRENTE, ONDE BIANCHE E DETRITI INDICANO CHE IL

FIUME STA PARTANDO GIU’ UNA GRAN MASSA D’ACQUA. SCENDO

DALL’ARGINE E MI DERIGO VERSO UNA INSENATURA…”. Nello stesso periodo è arrivato in Italia il mitico poeta errante giapponese, Nanao Sakaki.

L’accompagnava l’altro nostro amico poeta Gary Lawless, che assieme hanno letto le loro poesie a Venezia, a Pratale (Gubbio) da Etain e Martin; a Napoli da Gino Sansone (Arcobaleno Fiammeggiante); a Sasso Marconi (BO) dal gruppo Porto dei Santi; ad Avalon (Pistoia) dagli Elfi; e a Montù Beccaria (PV) da Anna “La Ganga” (che ha accompagnato Nanao dopo “Pratale”). “ … QUANDO HA LETTO NANAO SAKAKI, LA

SUA VOCE LENTA E ENFATICA, SEMBRAVA DI VEDERE LE ORME CHE LUI HA LASCIATO NELLE

FORESTE, TRACCE DI UNA VITA DOVE C’E’ TEMPO PER TUTTO, E NON CI SONO LIMITI

PERSONALI…” (Etain Addey). “… NON E’ STATA UNA VACANZA, E’ STATO UN VIAGGIO, E NON SI PUO’

DIRE DI AVER VIAGGIATO SE SI TORNA UGUALI A PRIMA. CREATURE COME NANAO LASCIANO

SEGNI, ANCHE GRAFFI BEN PRECISI E FORTI…” (Anna “La Ganga”). “… NON VUOL DIRE MOLTO DI

PIU’, NON CERCA ADEPTI E NON SI ATTEGGIA DA MAESTRO, VUOL FAR CAPIRE CHE NON C’E’

MOLTO DA DIRE, LE COSE IMPORTANTI SONO NOTE, C’E’ DA FARE…” (Mario Cecchi). Una brevissima poesia di Nanao:

“SE HAI TEMPO PER CHIACCHIERARE

LEGGI LIBRI

SE HAI TEMPO PER LEGGERE

CAMMINA IN MONTAGNA, DESERTO E MARE

SE HAI TEMPO PER CAMMINARE

CANTA E BALLA

SE HAI TEMPO PER BALLARE

SIEDI IN SILENZIO, TU FORTUNATO FELICE IDIOTA”

N°19/2001, è il numero del dopo G8 a Genova. Contiene due resoconti: (Etain Addey) “… STIAMO

PERCORRENDO IL LUNGOMARE. OGNI VOLTA CHE C’E’ IL MINIMO TRAMBUSTO (PER ESEMPIO,

PERSONE CHE ENTRANO NEI NEGOZI DELLA ROVER DOVE LE VETRINE SONO GIA’ ROTTE O

MANIFESTANTI PACIFICI CHE CERCANO DI FRENARE INDIVIDUI CHE HANNO L’ARIA DA “BLACK

BLOCK”), IMMEDIATAMENTE CI SONO VIDEOCAMERE E MACCHINE FOTOGRAFICHE PUNTATE,

PIU’ VOCI CHE INVITANO ALLA CALMA. C’E’ UN VISIBILISSIMO IMPEGNO PERSONALE DA PARTE DI

TUTTE QUESTE MIGLIAIA DI PERSONE, IN PIU’ LINGUE, PER MANTENERE UN’ATMOSFERA DI

PROTESTA PACIFICA. SIAMO CONSCI CHE NON CI SONO LEADERS FRA NOI: TUTTO DIPENDE DA

OGNUNO DI NOI…”. (Silvana Mariniello): “… DA QUALUNQUE PARTE TENTASSIMO ERA IMPOSSIBILE

ANDARE AVANTI: GRUPPETTI DI INDIVIDUI VESTITI IN NERO E SUBITO DOPO LACRIMOGENI

CONTRO DI NOI. LA POLIZIA C’ERA MA NON LA VEDEVAMO PERCHE’ DIETRO LA CORTINA DI

FUMI NAUSEBONDI. IN UN PUNTO DELLA NOSTRA FATICOSA FUGA ABBIAMO POTUTO

TROVARE RIPARO, CONFORTO, ACQUA E SIMPATIA IN UN BAR CHE AVEVA SULLE PARETI

MANIFESTI DELL’ARCI…” Ma questo è anche il numero dove si annuncia l’uscita del libro “Ri-abitare nel grande flusso” di Gary Snyder, una selezione ex novo di brani dell’autore, realizzata dalla Rete Bioregionale per le edizioni Arianna di Bologna. Un breve estratto da “L’Etichetta della libertà”: “… MA LA SELVATICITA’

(WILDNESS) NON SI LIMITA AL DUE PER CENTO DELLE AREE WILDERNESS. SU SCALA DIVERSA

E’ PRESENTE OVUNQUE: NELLE INESTIRPABILI POPOLAZIONI DI FUNGHI, MUSCHI, MUFFE,

LIEVITI E SIMILI CHE CI CIRCONDANO E ABITANO FRA NOI; NEI TOPI CHE INCONTRIAMO

DIETRO CASA, NEI CERVI CHE ATTRAVERSANO L’AUTOSTRADA, NEI PICCIONI CHE ABITANO I

PARCHI CITTADINI, NEI RAGNI NEGLI ANGOLI DELLE STANZE…”.


N°20/2002, si apre con una serie di poesie di: Gino Sansone, Art Goodtimes, James Koller, Janis

Baltvilks, Gary Lawless, Philip Whalen, Annamaria Di Santo, Francesco Giusti, Jacqueline Fassero, Alessandro Curti, Raffaele Curti, Issa, Lew Welch. Da “Sole alto di giugno” di Francesco Giusti:

“…PENSANDO ALL’UOMO…

DA QUI A MILLE ANNI

IN UN MILLIGRAMMO DI

SALUTARE IDIOZIA.”

Segue: “a lezione dal selvatico” di G. Moretti “…LA FERTILITA’ DEI NOSTRI CAMPI DI GRANO E’ TALE

NON PER IL CONTINUO APPORTO DI FERTILIZZANTI—CHE PERLOPIU’ SERVONO PER

SOVRAPRODUZIONI LEGATE AL MERCATO… —MA PER LA MILLENARIA

TRASFORMAZIONE/INTERAZIONE DEGLI ELEMENTI: TERRA, ARIA, ACQUA E FUOCO. LO STESSO SI PUO’ DIRE PER LE FONTI

DI ENERGIA E I MATERIALI PER LA FABBRICAZIONE DEI NOSTRI STRUMENTI… FINANCHE LE MIGLIORI INTUIZIONI NEL

CAMPO DELL’ARTE PESCANO DIRETTAMENTE NELLE FORME E NELL’ESTETICA DEL MONDO SELVATICO. NOI STESSI SIAMO

NEL PROFONDO MAMMIFERI SELVATICI, MAI DEL TUTTO DOMI, MAI DEL TUTTO BANALI…”.

N°21/2002, contiene l’indirizzario delle realtà attive (singoli individui, gruppi, giornali e

riviste) affini all’idea bioregionale, intitolato “Risorse utili per ri-abitare la terra”. L’indirizzario è diviso per insiemi di bioregioni: quelle del nord, quelle del versante adriatico e del versante tirrenico e isole, e ogni entità segnala la risorsa di cui è artefice. Il numero comunque si apre con “Bioregionalismo” di Peter Berg che ri-traccia gli obiettivi del bioregionalismo: “… DAL MOMENTO CHE SI TRATTA DI UN’IDEA

CULTURALE, LA DESCRIZIONE DI UNA BIOREGIONE TRAE SPUNTO NON SOLO

DALLE SCIENZE NATURALI, MA ANCHE DA ALTRE FONTI. IL BIOREGIONLISMO E’

SIA UN TERRENO GEOGRAFICO CHE UN TERRENO DELLA CONSAPEVOLEZZA. STUDI

ANTROPOLOGICI, RESOCONTI STORICI, SVILUPPI SOCIALI, COSTUMI, TRADIZIONI

E ARTE SONO UGUALMENTE IMPORTANTI. IL BIOREGIONALISMO LI UTILIZZA PER

RAGGIUNGERE TRE OBIETTIVI: 1) RIPRISTINARE E MANTENERE I SISTEMI NATURALI LOCALI; 2)

PRATICARE STILI DI VITA SOSTENIBILI PER SODDISFARE I BISOGNI PRIMARI UMANI COME CIBO, ACQUA,

CASA E MATERIALI; 3) SOSTENERE IL LAVORO RI-ABITATIVO. QUEST’ULTIMO PUNTO SI REALIZZA

ATTRAVERSO PROGETTI CONCRETI, LA CREAZIONE DI POSTI DI LAVORO E L’EDUCAZIONE, MA ANCHE

PRENDENDO PARTE ALLE PROTESTE CONTRO LA DISTRUZIONE DELLA NATURA DEL POSTO...”. Tra gli altri articoli spicca Federico Battistutta con: “Pedagogia del sentire locale” “… DI FRONTE A QUESTO INDIRIZZO DEL

SISTEMA GLOBALE, CHE CONSIDERA OGNI COSA COME RISORSA DA UTILIZZARE SECONDO SCELTE

ECONOMICHE ORIENTATE AL PROFITTO, PROVIAMO INVECE A INDIVIDUARE ALCUNE LINEE CHE SI COLLOCANO IN

UN’ALTRA DIREZIONE. INIZIANDO A RICONOSCERE IL DIRITTO ALL’INFUNZIONALITA’ DI OGNI ELEMENTO DELLA VITA

UMANA E NON UMANA, LA GRATUITA’ INTRINSECA CON CUI OGNI FORMA VIVENTE MANIFESTA LA PROPRIA NATURA,

IMPRENDIBILE AI FINI DEL PROCESSO QUANTITATIVO E DELL’APPROPRIAZIONE STRUMENTALE. E A PARTIRE DA QUESTO

PRINCIPIO TRATTEGGIARE ALCUNI ELEMENTI DI UNA PEDAGOGIA DEL SENTIRE LOCALE, CHE POSSA ABBRACCIARE GLI

ASPETTI PIU’ COMUNI E ORDINARI DELLA VITA CORRENTE, POTENDO PARLARE DI CULTURA IN UN’ECCEZIONE AMPIA, CHE

RIGUARDI E INTERESSI TUTTI…”.

N°22/2003, è dedicato quasi interamente al reading poetico “Montains and Rivers Without End”, che

Gary Snyder tenne alla Grand Salle de la Maison de la Culture du Japon di Parigi il 7 dicembre del 2002, a cui abbiamo assistito. L’evento inoltre è stato anche una sorta di rendez-vous dei traduttori europei (ma non solo) di Snyder, infatti al reading erano presenti Oliver Delbard (Francia), Ignacio Fernandez (Spagna), Joanna Sliwinska (Polonia), Claire Milleroux (Francia), Sibylle Klefinghaus (Germania), Vassilis Stavropoulos (Grecia), Nicola Licciardello e Giuseppe Moretti (Italia), Paul Kahn (Stati Uniti) Yamasato Kutsunori (Giappione). Il numero contiene la traduzione di una delle poesie del reading “Lo spirito della montagna” (trad. Nicola Licciardello e Etain Addey)

“… E LO SPIRITO DELLA MONTAGNA SEMPRE VAGA

SVANISCONO LE COLLINE COME MURI DI NUVOLA

SASSI LEVIGATI RIPIOVONO SUL MARE

LA VECCHIA DONNA MONTAGNA SENTE

LA CANGIANTE SABBIA

DIRE AL VENTO

“IL NULLA E’ FORMA”


LE MONTAGNE SARANNO I BUDDHA ALLORA

QUANDO GLI AGHI DEL PINO LONGEVO SONO VERDI!

E GLI SCARLATTI FIORI

DI PENSTEMON ROSSI!…”

Segue l’intervista di Giuseppe Moretti a Gary Snyder “Ri-abitare l’Europa”: “… BASTA GUARDARE

ALLA STORIA E VEDERE COME LE PREOCCUPAZIONI NAZIONALISTICHE E IL MUTARE DEI

POTERI POLITICI, LE GUERRE E LO SPOSTAMENTO AVANTI E INDIETRO DELLE POPOLAZIONI

ATTRAVRESO L’EUROPA, SIA DIVENTATA LA COSA PRINCIPALE NELLA COSCIENZA DELLA

GENTE, ED E’ QUELLO CHE STUDIAMO NEI LIBRI. E’ QUINDI UN TIPO DI SFORZO DIVERSO CHE

SI DEVE COMPIERE PER SUPERARE TUTTO CIO’ E RITORNARE AL PAESAGGIO, COI SUOI BACINI

IDROGRAFICI E LE CONNESSIONI ECOLOGICHE, COME SUBSTRATO PRINCIPALE PER L’ABITARE

UMANO. ALLORA, LI’ TROVIAMO LE INDICAZIONI DI COME PUO’ L’EUROPA DI NUOVO

DIVENTARE. IL MONDO INTERO E’ COMINCIATO COME UN GRANDE MOSAICO DI GIURISDIZIONI

NATURALI E TERRITORI BIOREGIONALI, E L’AGRICOLTURA SI E’ SVILUPPATA ALL’INTERNO DI

TUTTO QUESTO, CON I VEGETALI APPROPRIATI, CON UNA MICROFAUNA APPROPRIATA E COSI’

VIA. RI-ABITARE SIGNIFICA IMPARARE DI NUOVO A VIVERE. E PER L’EUROPA QUESTO SIGNIFICA

TORNARE DI NUOVO A VEDERLA COME UN LUOGO NATURALE; NON IMPORTA QUANTO RIDOTTO E

BANALIZZATO POSSA ESSERE, E’ ANCORA UN LUOGO NATURALE E SI PUO’ SEMPRE RI-ABITARE…”

Il numero inoltre coincide con l’uscita del primo libro di Etain “Una gioia silenziosa”, edito da Ellin Selae 2003. Dalla recensione di Elena Avanzini: “… CI RACCONTA LA VITA DI UNA SCELTA, UN LIBRO

SPLENDIDO, CHE NARRA CON UMORISMO, SENSIBILITA’ E LEGGEREZZA I FATTI E LE PERSONE, MA

ANCHE GLI ANIMALI E LE PIANTE DI UN LUOGO, MOSTRANDOCI IL VERO SIGNIFICATO DI UNA VITA

PARTECIPATIVA, FATTA DI CONDIVISIONE E RECIPROCITA’ CON IL MONDO-ALTRO TUTTO, CHE

SIGNIFICA TORNARE A VEDERE CON GLI OCCHI DEL LUOGO, SAPERLO ASCOLTARE, PARLARE

ANCHE PER LUI, IN UNA PAROLA, AVERE DENTRO DI SE’ IL SUO SPIRITO...”.

N°23/2003, inizia con un testo di Peter Berg sui Giochi

Olimpici Invernali di Torino 2006, per i quali era venuto espressamente come esponente del Guard Fox Watch—un gruppo ecologista internazionale con l’obiettivo di difendere i luoghi/bioregioni dall’impatto, spesso traumatico, che i giochi olimpici invernali hanno sul territorio e sugli equilibri ecologici e culturali della bioregione che li ospita—per monitorarne la sostenibilità degli impianti e per incontrarsi con i responsabili del Comitato Olimpico “… L’APPROCCIO BIOREGIONALE CONSIDERA

L’AREA DEI GIOCHI OLIMPICI INVERNALI NELLA SUA INTEREZZA, UN

INSIEME VIVENTE. DAL PUNTO DI VISTA BIOREGIONALE, L’UOMO CONDIVIDE IL PROPRIO LUOGO IN COMPAGNIA CON GLI

ECOSISTEMI NATIVI E CON QUALSIASI ALTRO FENOMENO NATURALE. L’UOMO HA PERCIO’ LA RESPONSABILITA’ PRIMARIA

DI FAR SI CHE LE PROPRIE ATTIVITA’—QUINDI ANCHE I GIOCHI OLIMPICI—SI ARMONIZZINO CON LE CARATTERISTICHE

NATURALI CHE LI CIRCONDANO…”. Segue un brano di Vandana Shiva sul significato del cibo e sul valore del lavoro di chi lo coltiva, i contadini, “Annadana – il dono del cibo”: “… ABBIAMO BISOGNO DI PERSONE CHE RESTITUISCANO ALLA TERRA QUELLO CHE

AD ESSA SERVE. SE COSI’ FOSSE, LA GENTE CHE DIPENDE DAI CONTADINI PER IL CIBO – I CONSUMATORI – AVREBBE LA

SICUREZZA CHE IL CIBO E’ QUELLO BUONO, QUELLO CHE NUTRE DAVVERO. AVERE CURA DI OGNI ESSERE SIGNIFICA ANCHE

AVERE CURA DEI CONTADINI E AVERE CURA DEI CONTADINI SIGNIFICA AVERE CURA DEI CONSUMATORI. COSI’, SE

INIZIASSIMO AD ALIMENTARE LA RETE DELLA VITA, RISOLVEREMMO LA CRISI ECONOMICA DEI PICCOLI PODERI, LA CRISI

DELLA SALUTE DEI CONSUMATORI, LA CRISI DELLA FAME E DELLA POVERTA’ NEL TERZO MONDO”. I coda l’“Inno alla Terra” di Omero (tratto da “Bioregione Romagna” di Gianfranco Zavalloni)

“A GEA, MADRE DI TUTTA LA VITA

E LA PIU’ ANTICA FRA GLI DEI, IO CANTO,

TU CREI, NUTRI E GUIDI

TUTTE LE CREATURE DELLA TERRA

CIO’ CHE SI MUOVE…”.


N°24/2004, inizia con l’epico discorso di Chief Seattle (1855) al rappresentante del governo degli Stati

Uniti, che gli chiedeva di vendere la propria terra: “… OGNI LEMBO DI QUESTA TERRA E’ SACRA ALLA

MIA GENTE. QUESTO SAPPIAMO. LA TERRA NON APPARTIENE ALL’UOMO. L’UOMO APPARTIENE

ALLA TERRA. TUTTE LE COSE SONO CONNESSE, COME IL SANGUE CHE UNISCE LA FAMIGLIA. NON

SIAMO NOI A TESSERE LA TRAMA DELLA VITA. NOI SIAMO SOLO UN FILO…”. Segue “Bioregioni, la consapevolezza di abitare un luogo di relazioni” di G. Moretti: “… PER TERMINARE, QUALE

CONTRIBUTO PUO’ DARE LA VISIONE BIOREGIONALE AL RI-EQUILIBRIO PLANETARIO, SIA IN

TERMINI SOCIALI CHE ECOLOGICI? NESSUNO, SE RIMANE UNA MERA TEORIA O UN QUALCOSA CHE

‘CALA DALL’ALTO’. MOLTI, INVECE, SE INIZIA A TROVAR POSTO IN NOI STESSI E NEL MODO IN CUI

VIVIAMO E CI RELAZIONIAMO CON I NOSTRI VICINI UMANI E NON UMANI. IN NATURA,

L’INFORMAZIONE CORRE ATRETTANTO VELOCEMENTE COME SU INTERNET: SE AGISCI IN MODO

CORRETTO E CON UMILTA’ QUESTO NON PASSA INOSSERVATO, E ALLORA LA NATURA TI VIENE INCONTRO…”. Dopo il sopraluogo di Peter Berg e del Guard Fox Watch nei luoghi dei Giochi Olimpici del 2006 a Torino, il Guard Fox Watch ha redatto un esteso rapporto: “Impatto bioregionale, implicazioni ecologiche e raccomandazioni per i Giochi Olimpici Invernali Torino 2006” –, inviato sia al Comitato Olimpico Internazionale (IOC) di Losanna (Svizzera) e al Comitato Organizzatore (TOROC) di Torino – Italia: “… AFFINCHE’ I GIOCHI OLIMPICI DEL 2006 RISULTINO ECOLOGICAMENTE RESPONSABILI, LA LISTA DEGLI OBIETTIVI

ADOTTATI DAL TOROC E LE RELAZIONI TECNICHE PER PORLI IN ESSERE, DEBBONO FOCALIZZARE SIA SULLA

SOSTENIBILITA’ DEGLI ECOSISTEMI NATURALI, SIA SULLE ESIGENZE DI UN SANO ABITARE. L’AREA SOTTOPOSTA A STUDI E

VERIFICHE DEVE ESSERE ESTESA BEN AL DI LA’ DEI CONFINI DELLE AREE INTERESSATE (VAL DI SUSA, VAL CHISONE E

CITTA’ DI TORINO), FINO A COMPRENDERE L’INTERA AREA OCCIDENTALE DEL BACINO

IDROGRAFICO DEL PO…”.

Infine, nella sezione “libri” viene recensito il secondo libro della Rete Bioregionale “Selvatico e coltivato” Stampa Alternativa, 2003. Libro curato da Jacqueline Fassero, con brani (tra gli altri) di: O. Simonetti, P. D’Arpini, E. Addey, A. Curti, S. Panzarasa, Felice, M. Cecchi, F. Mengoni, F. Lolli, A. Colimberti, G. Bosco, F. Cardinali, A. Scarnato, G. Moretti, G. Martinelli, M. Canino, Letizia, Troglodita Tribe, F. Ridolfi, F. D’Ingiullo…. Dalla recensione di Chiara D’Ottavi “… I RI-ABITANTI DI SELVATICO E COLTIVATO HANNO FATTO DEL

“SELVATICO” LA PROPRIA GUIDA, SIA CHE ABBIANO SCELTO DI VIVERE IN FAMIGLIA, SIA IN

RELATIVA SOLITUDINE O IN UNA COMUNE. SCRIVE JACQUELINE FASSERO: “E’ RITORNATO IL

LINGUAGGIO DELLA SELVATICITA’, IL RICHIAMO PROFONDO DELLE RADICI. SIAMO CON I PIEDI PER

TERRA, NELLA RETE SENZA INIZIO E SENZA FINE, IMMERSI IN UNA DANZA RIVOLTA ALLA TERRA”…”.

N°25/2004, inizia con un interessante brano di Bernie Krause, un musicista e ricercatore del suono, il

quale asserisce che ogni luogo primigenio produce una sonorità di fondo che è stata per millenni fonte e ispirazione per lo sviluppo dei popoli indigeni del pianeta. “… COME ARTISTA E NATURALISTA, DA

MOLTO TEMPO SONO COLPITO DAL MODO IN CUI I CACCIATORI DELLE SOCIETA’ INDIGENE

RIESCANO DI NOTTE A DIRE, IN BASE AL SUONO, IL TIPO, IL NUMERO E LA CONDIZIONE DELLA

CACCIAGIONE E DI ALTRE CREATURE AD UNA DISTANZA DI CENTINAIA DI METRI, ATTRAVERSO

LA BOSCAGLIA, IN UNA SITUAZIONE DOVE NIENTE E’ VISIBILE ALL’OCCHIO OCCIDENTALE… A

DIFFERENZA DI LORO NOI SIAMO IN PRIMO LUOGO UNA CULTURA VISIVA; NON PIU’ COLLEGATI

SPIRITUALMENTE O ESTETICAMENTE CON QUANTO LA NATURA SELVATICA PUO’ DIRCI

ATTRAVERSO IL SUONO. DI CONSEGUENZA, ABBIAMO PERSO UNA CERTA ACUTEZZA UDITIVA

CHE UN TEMPO ERA CENTRALE NELLA DINAMICA DELLE NOSTRE VITE. QUESTO HA AVUTO UN

PROFONDO IMPATTO SULLA NOSTRA VISIONE DEL MONDO NATURALE, ASTRATTA E DISTORTA…”. Segue il resoconto di Renato Pontiroli dell’incontro della Rete Bioregionale a Borgo Cerri, in Liguria. “…FORMIAMO UNA RETE

DI BIOREGIONI E NON DI NOMI PERSONALI, COSI’ NON SAREMO “A PARTE” MA PARTE DEL LUOGO

IN CUI VIVIAMO E PROVIAMO A LAVORARE COLLETTIVA/MENTE PER FAR SI CHE AI PROSSIMI

INCONTRI SIANO INFINITAMENTE PREPONDERANTI I VOLTI SCONOSCIUTI, I CORPI SORRIDENTI,

GLI SGUARDI CURIOSI…”. La sezione “libri” ospita la recensione di un libro da molti atteso “L’isola della tartaruga”, Stampa Alternativa 2004, del bardo poeta Gary Snyder. “… ALLORA IL LETTORE SENSIBILE

NON FATICHERA’ A NOTARE LA CONFLUENZA DELLA RICERCA DELLA MENTE ORIGINALE DI GARY

SNYDER TANTO CON QUELLA DI CARL GUSTAV JUNG, CHE NELLA SUA PSICOLOGIA ANALITICA

PONE L’ESISTENZA DI ARCHETIPI UNIVERSALI NELL’INCONSCIO COLLETTIVO…” (dalla recensione di Antonello Colimberti).


N°26/2005, è dedicato quasi interamente

Tartaruga”, la traduzionePulitzer per la poesiaMarcello Baraghini, con dalla Rete Bioregionale. Il tour una conferenza staCapitale, seguito dallibreria Feltrinelli e una intervista alla trasmissioradiofonica Fahrenheit su Radiostata ad Acquapendente (VT)con il maestro carbonaio Alessandro Fani

del “Festival della letteratura resistente” di Stampa Alternativa a Pitigliano, dove giorno dopo la ‘carovana’ si è trasferita per la preun reading di poesie. Snyder era affiancato da un team di traduttori e ‘lettori’poesie in italiano: Fiamma Lolli, Lucio Vinciarelli e Silvana Mariniello. successiva è stata a “Pratale”, nel podere di Etain e Martin ae sua moglie Carole Coda sono rimasti per alcuni giorni, partecipando ad un incontro della Rete Bioregionale, leggendo poesie, incontrando persone e partecipando alla vita nel podere. L’ultima tappa è stata alla libreria Edison a presentazione del libro e reading poetico a seguitomoglie, nel frattempo era ritornata in California) Moretti, verso la valle del Po, facendo sosta nel fiume e l’isola Boschina a Ostiglia, per poi partire alla volta diomaggio a Otzi (la mummia del Similaun, antica di 5000 e più anniArcheologico del capoluogo altoatesino. Il giorno paraggi di Passo Sella e la Val Gardena. Era la prima volta che Snyder vedeva le Alpi e il suo fu un commento di meraviglia. “Però” disse “sono vere montagne!”. “Haibun Italia, per Gary Snyder” è il titolo del resoconto, Snyder stesso, che ha lasciato le sue impressioni

N°27/2005, inizia

Bioregionale, dei “Quaderni di che esce ai solstizi alternandosi a Lato Selvatiequinozi. La particolarità di una redazione itinerante e cioè: ogni numero haredazione diversa da quelladare voce alle tante anime bioregioni italiane. Il primo numero è stato redatto da Renato e Manù della bioregione IngaunaMeschiari è l’autore di “La mano sulla pietrapoetiche della terra”:

SAPIENS APPARTENGONO AL GRANDE PATRIMONIO EPICO DELL’UMANITA’. NON

C’E’ NOSTALGIA ‘PRIMITIVA’ NEL PRENDERLE A MODELLO O A TERMINE

CONCETTUALE DI CONFRONTO. IL PUNTO E’ CHE A QUELL’EPOCA

SCOPERTE ARTISTICHE E CONCETTUALI CHE TUTTA L’ARTE SUCCESSIVA HA POI

CONSERVATO IN FORME PIU’ O MENO MASCHERATE. CAPIRE MOTIVAZIONI E

CONTESTI DI QUELL’ARTE NON SIGNIFICA CAPIRE SOLO UN NOCCIOLO CRUCIALE

DELLE NOSTRE ORIGINI, MA RIATTIVARE D

GESTO ARTISTICO, E CHE INVECE LANGUISCONO SOTTO MIGL

PIETRA GRAFFITA O DIPINTA VENTI MIGLIAIA DI ANNI FA SIGN

40.000 ANNI; DIRETTAMENTE, CIOE’ SENZA QUELLE STRUTTURE COGNITIVE SUPERIMPOSTE CHE LA LOGICA GRECA E I

SAPERI PARTICOLARI CI HANNO REGALATO…”.


è dedicato quasi interamente all’arrivo in Italia di Gary Snyder

traduzione di “Turtle Island”ad opera di Chiara D’Ottavi, il libro Pulitzer per la poesia nel 1975. Il tour di presentazioni e readings sono stati organizzati e Marcello Baraghini, con lo staff di Stampa Alternativa, e

e Bioregionale. Il tour è partito da Roma, con una conferenza stampa al Secondo Municipio della

seguito dalla presentazione del libro alla libreria Feltrinelli e una intervista alla trasmissione radiofonica Fahrenheit su Radio 3; la tappa successiva è stata ad Acquapendente (VT), dove c’è stato un incontro con il maestro carbonaio Alessandro Fani, nell’ambito

del “Festival della letteratura resistente” di Stampa Alternativa a Pitigliano, dove il la presentazione del libro, terminata con

Snyder era affiancato da un team di traduttori e ‘lettori’ delle Fiamma Lolli, Lucio Vinciarelli e Silvana Mariniello. La tappa

“Pratale”, nel podere di Etain e Martin a Gubbio (PG), dove Snyder e sua moglie Carole Coda sono rimasti per alcuni giorni, partecipando ad un incontro

incontrando persone e partecipando alla alla libreria Edison a Firenze, con la

poetico a seguito. Finito il tour Snyder (Carole, la moglie, nel frattempo era ritornata in California) ha proseguito, accompagnato da G.

facendo sosta nel podere di quest’ultimo, visitando il per poi partire alla volta di Bolzano, per rendere

un, antica di 5000 e più anni), al Museo logico del capoluogo altoatesino. Il giorno successivo è stato dedicato ad una lunga escursione sulle Dolomiti che orlano

Era la prima volta che Snyder vedeva le Alpi e il suo fu un commento di meraviglia. “Però”

il titolo del resoconto, scritto a più mani da chi ha vissuto i vari momenti del tour, compreso che ha lasciato le sue impressioni in sette brevi poesie. “Lungo la strada dopo Passo Sella

“APPOGGIATO AD UNA

PANCHINA GUARDANDO ALL’INSU’

ALLA CUPOLA AZZURRA DEL CIELO

L’UNICA CHIESA CHE MAI CI SERVIRA”.

inizia la pubblicazione, da parte della Rete

Bioregionale, dei “Quaderni di Vita Bioregionle”, un notiziario che esce ai solstizi alternandosi a Lato Selvatico, che esce agli

a particolarità di questa pubblicazione è di avere una redazione itinerante e cioè: ogni numero ha una redazione diversa da quella precedente, permettendo così di dare voce alle tante anime del movimento e alle diverse bioregioni italiane. Il primo numero è stato redatto da Renato e Manù della bioregione Ingauna (Liguria/Piemonte). Matteo Meschiari è l’autore di “La mano sulla pietra, arte paleolitica e poetiche della terra”: “… LE MIGRAZIONI DELL’HOMO

SAPIENS APPARTENGONO AL GRANDE PATRIMONIO EPICO DELL’UMANITA’. NON

C’E’ NOSTALGIA ‘PRIMITIVA’ NEL PRENDERLE A MODELLO O A TERMINE

CONCETTUALE DI CONFRONTO. IL PUNTO E’ CHE A QUELL’EPOCA SI SONO FATTE

SCOPERTE ARTISTICHE E CONCETTUALI CHE TUTTA L’ARTE SUCCESSIVA HA POI

CONSERVATO IN FORME PIU’ O MENO MASCHERATE. CAPIRE MOTIVAZIONI E

CONTESTI DI QUELL’ARTE NON SIGNIFICA CAPIRE SOLO UN NOCCIOLO CRUCIALE

DELLE NOSTRE ORIGINI, MA RIATTIVARE DA DIVERSA ANGOLATURA QUEI MECCANISMI CHE PRESIEDONO A TUTT’OGGI AL

GESTO ARTISTICO, E CHE INVECE LANGUISCONO SOTTO MIGLIAIA DI SEDIMENTI CULTURALI. ALZARE GLI OCCHI A UNA

VENTI MIGLIAIA DI ANNI FA SIGNIFICA GUARDARE DIRETTAMENTE


SAPERI PARTICOLARI CI HANNO REGALATO…”. Nel paginone centrale il dipinto di Suzanne DeVeuve “Madre Orsa”.

-2017# pag. 14

Italia di Gary Snyder, per presentare “L’Isola della

, il libro che gli ha valso il Premio ur di presentazioni e readings sono stati organizzati e coordinati da

una lunga escursione sulle Dolomiti che orlano i Era la prima volta che Snyder vedeva le Alpi e il suo fu un commento di meraviglia. “Però”

mani da chi ha vissuto i vari momenti del tour, compreso Passo Sella” è una di queste:

A DIVERSA ANGOLATURA QUEI MECCANISMI CHE PRESIEDONO A TUTT’OGGI AL

ALZARE GLI OCCHI A UNA

IFICA GUARDARE DIRETTAMENTE CIO’ CHE CI ASSILLA DA


Suzanne DeVeuve “Madre Orsa”.


N°28/2006, vede Giorgio Nebbia, uno dei padri dell’ambientalismo italiano, con un brano che conferma

e irrobustisce l’idea bioregionale. Infatti Nebbia, nel suo “Bacini idrografici: cultura e solidarietà” propone di vedere nell’interezza, nella continuità eco- sistemica dei luoghi una possibile ri-partenza per una società diversa, più giusta ed ecologicamente consapevole: “…FAR CRESCERE UNA ‘CULTURA DI

BACINO IDROGRAFICO’, COMINCIANDO DALLE SCUOLE… RICONOSCERE, OLTRE AI CONFINI

AMMINISTRATIVI, ANCHE QUELLI FISICI E GEOGRAFICI DEI VARI BACINI IDROGRAFICI. IL VALORE

EDUCATIVO DI QUESTA INIZIATIVA E’ MOLTO GRANDE: LA SOLUZIONE DEL “PROBLEMA ACQUA”

IN ITALIA DIPENDE DALLA POSSIBILITA’ CHE I CITTADINI DI CIASCUN BACINO IDROGRAFICO—SI

BADI BENE, DELL’INTERO BACINO IDROGRAFICO, NON DEL SOLO FIUME PRINCIPALI—

SVILUPPINO UN SENSO DI “APPARTENENZA”, DI “SOLIDARIETA’” CON GLI ALTRI ABITANTI DELLE

STESSO BACINO IDROGRAFICO. COSI’, PER FARE UN ESEMPIO, GLI ABITANTI DELLE REGIONI

TOSCANA, UMBRIA E LAZIO DEBBONO SI’ CONSIDERARSI TOSCANI, O LAZIALI, O UMBRI, MA E’ IMPORTANTE ANCHE CHE SI

CONSIDERINO APPARTENENTI AL “POPOLO DEL TEVERE”, SAPENDO CHE QUANTO VIENE FATTO IN UN PUNTO DEL BACINO

INFLUENZA LA VITA E L’ECONOMIA DI TUTTI GLI ALTRI ABITANTI DELLO STESSO BACINO, POCO CONTA SE

“APPARTENGONO” AMMINISTRATIVAMENTE AD UN’ALTRA REGIONE… I CONFINI DEI BACINI IDROGRAFICI SONO GLI UNICI

CHE CONTANO, PERCHE’ DISEGNATI DALLA NATURA…”. Segue un brano inedito (a quel tempo) di Gary Snyder “Gli scrittori e la guerra contro la natura”: … COSI’, TORNANDO ALLA DOMANDA CHIAVE, DEL COSA CI VUOLE PER? SAPPIAMO CHE LA SCIENZA

E LE ARTI POSSONO ESSERE NOSTRE ALLEATE. POI ABBIAMO BISOGNO DI MOLTE PIU’ DONNE IN POLITICA. ABBIAMO

BISOGNO DI UNA RELIGIOSITA’ CHE ABBRACCI LA NATURA E CHE NON ABBIA PAURA DELLA SCIENZA; DI LEADER

ECONOMICI CHE CONOSCANO E ACCETTINO I LIMITI ECOLOGICI E SPIRITUALI, DI LEADER POLITICI CHE ABBIANO PASSATO

PARTE DEL LORO TEMPO A LAVORARE NELLE SCUOLE, NELLE FABBRICHE O NELLE FATTORIE AGRICOLE, E CHE

CONTINUINO A SCRIVERE POESIE. ABBIAMO BISOGNO DI LEADER INTELLETTUALI E ACCADEMICI CHE ABBIANO STUDIATO

SIA LA STORIA CHE L’ECOLOGIA, A CUI PIACCIA BALLARE E CUCINARE. ABBIAMO BISOGNO DI POETI E DI ROMANZIERI CHE

NON PRESTANO ATTENZIONE ALLE CRITICHE. MA CIO’ DI CUI ABBIAMO PIU’ BISOGNO SONO DEGLI ESSERE UMANI CHE

AMINO IL MONDO…”. Clara Scropetta, infine, con “La custode della nascita”: “… ACCOGLIAMO I NOSTRI FIGLI CON IL CUORE

PIENO DI GIOIA E MERAVIGLIA SENZA BADARE A QUELLE CHE POSSONO SEMBRARCI LE CIRCOSTANZE; QUANDO UN

BAMBINO CI SCEGLIE E SCENDE HA SEMPRE LE SUE BUONE RAGIONI E NON STA A NOI COMPRENDERLE. ACCOGLIAMO I

NOSTRI FIGLI CON PIENEZZA DI SPIRITO ANCOR PRIMA DI CONCEPIRLI FISICAMENTE, SE POSSIAMO!...”.

N°29/2006, contiene uno speciale sull’acqua, con diversi articoli che denunciano come questo bene

comune così prezioso sia sempre più sotto attacco dalle speculazioni delle multinazionali, e dall’incuria gestionale: “… IL MITO DELL’ILLIMITATEZZA DELLA RISORSA ACQUA E’ GIUNTO AL SUO TERMINE.

DIGHE, INVASI, CANALIZZAZIONI, CAPTAZIONI, DEVIAZIONI, DERIVAZIONI, POTABILIZZAZIONI,

DESALINIZZAZIONI NON HANNO MIGLIORATO LA SITUAZIONE, ANZI, UN

RISORSA CHE MADRE TERRA HA FORNITO ABBONDANTEMENTE A

TUTTI E’ ORA, PERLOPIU’, NELLE MANI DEI POTERI ECONOMICI E

POLITICI, CHE L’HANNO RIDOTTA A MERCE, CREANDO ENORMI

PROBLEMI AI POPOLI E ALTERANDO INTERI ECOSISTEMI E BACINI

IDRICI. ORA E’ CHIARO A TUTTI CHE NON ABBIAMO BISOGNO DI ALTRE

DIGHE E MEN CHE MENO DELLE MULTINAZIONALI DELL’ACQUA, MA DI

IMPARARE A CONVIVERE CON L’ACQUA E DI USARLA NEL RISPETTO DEI SUOI FLUSSI E LIMITI

PERCHE’, DOPOTUTTO, (PARAFRASANDO UNA CELEBRE FRASE) “CIO’ CHE FACCIAMO ALL’ACQUA,

LO FACCIAMO A NOI STESSI…”. Nello stesso numero si può leggere “Il Manifesto Surre(gion)alista” di Max Cafard, una invettiva al vetriolo contro il centralismo statale e una originale difesa del senso di “Regione”, del luogo come teatro e flusso della vita nel senso più vero: “… LE REGIONI SONO OVUNQUE E

DA NESSUNA PARTE. SIAMO TUTTI CLANDESTINI. SIAMO NATIVI E SIAMO IMPAZIENTI. NON

ABBIAMO UN PAESE, VIVIAMO NEI PAESI. SIAMO FUORI DALL’INTER-STATO. LA REGIONE

E’ CONTRO IL REGIME – QUALSIASI REGIME. LE REGIONI SONO ANARCHICHE… LE

REGIONI NON SONO SISTEMI. I SISTEMI SONO COSE MORTE, MECCANICISTICHE E

MANIPOLABILI… LE REGIONI SONO VIVE E IMMAGINIFICHE… LE REGIONI SEGUONO LA

GEO-LOGICA, E SI MUOVONO IN TEMPI GEOLOGICI… L’ANTROPO-CENTRISMO E’ STATO IL

CAMPIONE ASSOLUTO DEL CENTRISMO. HA QUASI MESSO KO LA TERRA. MA E’ STATO A

LUNGO ALLE CORDE. L’ASTRO-LOGICA HA MESSO FUORI GIOCO L’ANTROPOS DAL

CENTRO COSMICO…”. Esce “Bacini fluviali della mente” Coyote Books, 2006, un librettino introduttivo all’idea bioregionale, in tre lingue: italiano, inglese, e francese. Un breve ricordo, infine, della compianta Carole Coda, che abbiamo conosciuto in occasione della venuta del Snyder in Italia.


N°30/2007, ospita la “La patata Quarantina, storia di un recupero” di Massimo Angelini. La patata

Quarantina è una specie autoctona della regione Liguria, quasi del tutto dimenticata e quasi non più coltivata fino a non molto tempo fa “… PER CERCARE LE VARIETA’ TRADIZIONALI BISOGNA

MUOVERSI A PIEDI, PAESE PER PAESE, CASCINA PER CASCINA, E NON

BISOGNA SCORAGGIARSI SE DICONO CHE SONO SCOMPARSE: QUALCHE

VOLTA SONO SOLO “INVISIBILI” ALLO SGUARDO E ALLA MEMORIA. CI

VUOLE PAZIENZA, GUSTO PER L’ASCOLTO E RISPETTO PERCHE’ GLI

ANZIANI SE NE RICORDINO, LE CONSIDERANO DEGNE DI RACCONTO E

PERCHE’, SE LE CONSERVANO, LE MOSTRINO…”. James Koller, poeta del Maine dice, nell’intervista “Immagine e poesia dal mondo fisico”, “… HO

VISSUTO NEL MONDO NATURALE PER TUTTA LA VITA. E’ UN MONDO

CHE HO INVESTIGATO A FONDO. SO CHE GLI ANIMALI E GLI UCCELLI HANNO UNA LORO VITA

PERSONALE, PROPRIO COME L’ABBIAMO TUTTI NOI. CONOSCO LO SPIRITO DELLA TEMPESTA

DEL MARE O DELLA NEVE, DELLA MONTAGNA O DELLA PIANURA, COSI’ COME CONOSCO I MIEI

VICINI DI CASA. TUTTI NOI CI PARLIAMO. LE MIE POESIE SONO UN TRAMITE PER TUTTI QUESTI

ESSERI CHE PARLANO ATTRAVERSO DI ME…”.

N°31/2007, si apre con il resoconto dell’incontro

annuale della Rete Bioregionale, che si svolse al Rifugio al falco, nel lembo meridionale del Parco Nazionale D’Abruzzo, a Pizzone (Isernia). “… MOLTI VOLTI NUOVI ACCANTO AGLI ASSIDUI

DELLA RETE. NELL’AMBITO DEI TRE CERCHI,

QUELLO INFORMALE DEL VENERDI’, QUELLO

PRINCIPALE DEL SABATO E QUELLO CHIUSURA

DELLA DOMENICA, UN PO’ TUTTI HANNO AVUTO

LA POSSIBILITA’ DI ESPRIMERE IL PROPRIO

SENTIRE, ESPORRE LE PROPRIE IDEE, FARE

OSSERVAZIONI E SOLLEVARE DUBBI SUGLI ARGOMENTI IN DISCUSSIONE…”.

Segue una intervista di Giuseppe Moretti a Peter Berg, “Dalla parte della natura”, dove il bardo di Planet Drum tira le fila (con disarmante onestà e al tempo stesso risolutezza d’intenti) di più di trent’anni di attivismo bioregionale: “… MA, IN

GENERALE, ABBIAMO PURTROPPO COSTATATO CHE LA GENTE E’ TROPPO

SCOLLEGATA DALLA NATURA PER ESSERE IN GRADO DI COMPRENDERE

L’IDEA BIOREGIONALE. E’ NECESSARIO INSEGNAR LORO L’ESSENZA DELLA

NATURA, DI COME ESSA SIA ALLE FONDAMENTA DELLA LORO ESISTENZA, DI

COME LORO STESSI SONO PARTE DELLA NATURA, SIA CHE VIVANO IN

CAMPAGNA CHE IN CITTA’. MOSTRARE LA NATURA IN MODO OLISTICO,

COSICCHE’ POSSANO INIZIARE A VEDERE LE COSE IN MODO DIVERSO E

ADOTTARE SCELTE PERSONALI CHE SIANO DI SUPPORTO AL RIPRISTINO E AL SOSTENTAMENTO DELLA BIOREGIONE…

ECCO PERCHE’ LA MISSIONE DI PLANET DRUM DOVRA’ ORA ESSERE PRINCIPALMENTE EDUCATIVA…”. Esce il libro “Per la Terra”, una raccolta di brani tratti da Lato Selvatico e pubblicata da Ellin Selae 2007.

N°32/2008, è un altro numero speciale, quasi interamente dedicato alla visita che abbiamo fatto

nell’autunno del 2006 ad una vasta comunità (non una “comune”, ma comunità in senso ampio, locale) di ri-abitanti, che dai primi anni ’70 abita il San Juan Ridge (il Crinale di San Giovanni), nella pre-Sierra californiana. La comunità si formò nei primi anni Settanta del secolo scorso, sulla scia dispersiva del Movimento degli anni ’60—che aveva infiammato le città dell’Ovest americano— su monti, deserti, campagne profonde o anche semplici quartieri periferici delle città. La zona, nota per essere stata un avamposto della cosiddetta “corsa all’oro”—che ebbe fine solo un secolo prima, lasciando un ambiente devastato e inabitato—ha oggi quasi del tutto recuperato la sua originale vitalità ecologica, con alte foreste di pini Ponderosa e querce

nere, e vitali popolazioni di cervi, orsi e leoni di montagna. La folta comunità di


ri-abitanti che vi si insediò negli anni difese lì le proprie scelte in fatto di stile di vita (la zona è tutt’ora off the grid, staccata dall’ente per l’energia elettrica) e di difesa del territorio (co-gestiscono da tempo la locale ‘Inimim Forest con il BLM, l’ufficio adibito alla gestione delle terre pubbliche, il quale di fronte alla determinazione e competenza degli abitanti non ebbe altra scelta che accettare il partenariato). Centro e fulcro della comunità è il North Columbia Schoolhouse Cultural Center, dove si svolgono le più svariate iniziative: incontri, celebrazioni, mercatini dei prodotti locali, feste, readings, rappresentazioni teatrali etc… Nella comunità inoltre opera il Yuba Watershed Istitute, che da un quarto di secolo vigila e monitora gli equilibri del territorio bioregionale del fiume Yuba, svolgendo varie attività: dalla cura del sottobosco, per ridurre l’azzardo degli incendi boschivi, agli studi scientifici su flora e fauna, fino alla cura dei rapporti con i rappresentanti politici e le parti sociali locali. Pubblicano libri e “Tree Rings”, un giornale a scadenza annuale. Questo numero speciale dedicato alla “Gente del crinale”, appunto, si avvale della collaborazione di Sara Greensfelder, senza la quale il numero non sarebbe stato così ricco di contenuti e di testimonianze. “… CI TRASFERIMMO SUL CRINALE NELLA

PRIMAVERA DEL 1971, IO, MIO MARITO MICHAEL E NOSTRA FIGLIA JULIE…

TROVAMMO UN VECCHIO INSEDIAMENTO MINERARIO, PROVVISTO DI UNA

SORGENTE D’ACQUA ATTIVA TUTTO L’ANNO, UN PRATO E TRE

CASETTINE/DORMITORI. STAVA ALLA FINE DI UNA STRADA BIANCA

LUNGA SEI CHILOMETRI, POLVEROSA D’ESTATE E QUASI IMPRATICABILE

D’INVERNO, QUANDO LA POLVERE SI TRAMUTAVA IN FANGO… A QUEI

TEMPI C’ERA MOLTA CONDIVISIONE, TRA I VICINI CI SI AIUTAVA NEI

LAVORI. AVEVAMO INDETTO QUELLI CHE CHIAMAVAMO “I GIORNI DI

LAVORO CONDIVISO”… SI FACEVA LEGNA, SI RIPARAVANO LE STRADE O I

VEICOLI. GRADUALMENTE LA GENTE HA IMPARATO LA CARPENTERIA,

L’IDRAULICA, LA MECCANICA E ALTRE COSE UTILI… ALL’INIZIO

COMPRAVAMO IL CIBO PER COSI’ DIRE “FONDAMENTALE”

COLLETTIVAMENTE… (Charlotte Killigrew). “… CON IL YUBA WATERSHED

INSTITUTE HO PARTECIPATO AGLI INCONTRI CON L’AGENZIA PER LA GESTIONE

DEL TERRITORIO E CON L’ASSOCIAZIONE DEL LEGNAME, COI QUALI SIAMO

GIUNTI AD UNA QUASI UNANIME VISIONE COMUNE PER LA GESTIONE DEL

PAESAGGIO LOCALE. QUESTO ACCORDO E’ STATO UTILE PER DOTARE LE TERRE

PUBBLICHE DI UN PIANO SOSTENIBILE PER LA GESTIONE DELLA FORESTA. IL

PIANO E’ PENSATO SULLA BASE DI CENTINAIA DI ANNI…” (Daniel Nicholson). “…

AH, QUESTA VITA COSI’ CRUDA!... QUANDO SCENDO DALLA MACCHINA E MI

INCAMMINO IN QUALSIASI DIREZIONE FACCIO SCORRERE L’ELENCO DELLE

POSSIBILITA’: SERPENTE A SONAGLI, PUMA, ZECCHE, CANI AGGRESSIVI, ORSI E CACCIATORI. A VOLTE MI STANCO DI

QUESTA COSTANTE PRESSIONE E CUI SONO SOTTOPOSTA PER MENTENERE LE MIA FRONTIERA. MA POI C’E’ LA RANA,

SEDUTA NEL SUO PIATTINO D’ACQUA VICINO AL LAVANDINO… E LA GIOIA DI SAPERE CHE IL PUMA E L’ORSO SONO VIVI E

VEGETI FUORI DALLA PORTA… IN AGGUATO.” (Jacquie Bellon) “… IO SPERO CHE CONDIVIDENDO ALCUNE DELLE NOSTRE

STORIE CON VOI, POSSA ESSERE D’AIUTO NELLA CREAZIONE DI UN QUALCHE TIPO DI PONTE CULTURALE FRA SPIRITI

AFFINI DEL NORD CALIFORNIA E L’ITALIA…” (Sara Greensfelder).

N°33/2008, con questo numero Lato Selvatico inizia una

lunga serie di interviste ai protagonisti del movimento bioregionale (e aree contigue) italiano. Si inizia con Etain Addey e Martino Lanz, ri-abitanti nell’alta valle del Chiascio, dove curano il loro podere “Pratale”, nelle vicinanze di Gubbio. “Ri-abitare nell’alta valle del Chiascio” è il titolo. Inglese lei, svizzero lui, dagli anni ’80 in Italia, si sono trovati a Pratale (in tempi diversi), e da allora hanno condiviso il luogo assieme ai loro figli, ai loro animali e alle

loro piante. “…CREDO CHE L’INTERIORITA’ DEL LUOGO E’ COME

L’INTERIORITA’ UMANA, CHE E’ COMPOSTA DA TANTE STORIE, DI

MOLTE ESPERIENZE, DI MOLTE PERSONE CHE CI HANNO ABBRACCIATO, DI ANIMALI E PIANTE

CHE ABBIAMO CONOSCIUTO, DI TUTTI I SENTIMENTI CHE SONO FLUITI DA NOI VERSO DI NOI,

DELLE NOSTRE ESPERIENZE E PAURE, DELLE NOSTRE OMBRE E OSTILITA’, DELLE NOSTRE

GIOIE, DEI NOSTRI AMORI. E, SOTTO TUTTO QUESTO, UN ANTICHISSIMO CUORE SELVATICO,

CHE ABBIAMO EREDITATO DAI NOSTRI PIU’ LONTANI ANTENATI—TUTTI GLI ESSERI

TERRESTRI CON I PIEDI PER TERRA E LE MANI IN PASTA, E INDIETRO NEL TEMPO, CON ZAMPE

E ZANNE E PIUME E SQUAMEE E PINNE. E ANCORA, DIETRO QUESTO CUORE SELVATICO, UN

PROFONDO MISTERO DI CUI NON SI PUO’ PARLARE…” (Etain Addey). “… ALLORA, SE VOGLIAMO


TUTTI (INCLUSI PIANTE E ANIMALI) VIVERE BENE SULLA TERRA, DOVREMMO ACCONTENTARCI DI UNO STILE DI VITA

MOLTO PIU’ SEMPLICE. LA TERRA NON HA LE RISORSE PER FAR VIVERE TUTTI I SEI

MILIARDI DI PERSONE NELLO STILE DI “DALLAS”…. ALLORA CERCHIAMO DI TROVARE

UN BUON MODO DI VIVERE MA CON UN MINOR IMPATTO POSSIBILE SUL NOSTRO

PIANETA, CHE POSSA ESSERE ADOTTATO DA TUTTA LA POPOLAZIONE DEL MONDO…” (Martino Lanz). Completa il numero uno speciale sulla Rete Bioregionale, che ne reitera gli scopi, ripubblicando il Documento d’intesa, i riferimenti locali, i libri e i pamphlet pubblicati. Il numero infine ricorda Lucio Vinciarelli, uno spirito buono, un grande attore e amico di noi tutti.

N°34/2009, “Storia di un contadino selvatico e anticonsumista” è l’intervista a Felice (Rosario Colaci).

Felice è un personaggio poliedrico con varie esperienze alle spalle: vita in comunità, madonnaro e infine ri-abitante nelle Marche, dove vive tutt’ora. Felice pubblica “Il Seminasogni”, un periodico rigorosamente scritto a mano. Di recente è uscito un suo libro “Non ho tempo per la fretta” Pentagora, 2016. “… VITA SEMPLICE E’ RIDURRE I CONSUMI AL

MINIMO, AUTOPRODURSI LA MAGGIOR PARTE DI QUEL

CHE SI CONSUMA, COMPRESI I MOBILI, I VESTITI E LE

RIPARAZIONI DELLE CASE, SENZA DISDEGNARE DI

USARE PERO’ LE COSE USATE, DI CUI FACCIO LARGO

USO. VUOL DIRE UNA CUCINA MOLTO SEMPLICE, CON QUELLO CHE L’ORTO E LA VEGETAZIONE

SELVATICA PRODUCE IN QUELLA STAGIONE O CHE, COME LE FORMICHE, HAI MESSO DA PARTE

NEI PERIODI D’ABBONDANZA. MACINARE IL GRANO A MANO, FARSI IL PANE, RACCOGLIERE LE

OLIVE PER FARE L’OLIO ECC… LASCIARSI GUIDARE DA QUEL RICHIAMO INTERIORE ALLA “VERA

VITA”, PER REINVENTARSI QUELLA CHE DOVREBBE ESSERE UNA VITA A MISURA D’UOMO. LA

VITA CIOE’ SPOGLIATA DA TUTTI I FRONZOLI CHE RICHIEDE IL VIVERE ARTIFICIALE E CHE NELLA

SUA ESSENZIALITA’ E’ VERAMENTE RICCA E SODDISFACENTE…” Scompare Nanao Sakaki (1923/2008), il poeta vagabondo giapponese. Persona mite quanto determinata nel rifiutare i codici della società moderna. Le sue poesie rimarranno come esempio di umorismo e profondità.

“… PER RIMANERE GIOVANE,

PER SALVARE IL MONDO,

ROMPI LO SPECCHIO!”.

Lato Selvatico inizia la pubblicazione dei libretti di “Libraria”, distinti in due serie: “Ri-abitare” e “Terrapoesia”.

N°35/2009, ospita l’intervista a Mario Cecchi, uno dei fondatori di

una delle più longeve comunità italiane, quella degli Elfi. Caratterizzata da vari insediamenti, Mario abita in quello di Avalon, dalle parti di Pistoia, assieme ad una quarantina di Elfi. Mario inoltre è un esponente del CIR, delle Comunità intenzionali e degli eco villaggi. “… DA LI PARTE LA VALUTAZIONE CHE NOI ELFI NON SIAMO PIU’

GLI UTOPICI HIPPY AVVENTURIERI FUORI DAL MONDO E DALLA

STORIA, MA UN BALUARDO DI RESISTENZA CULTURALE, UMANA

E NATURALISTICA CHE INCARNA IL BISOGNO DELLA TERRA E DEL

GENERE UMANO PER UNA RICONCILIAZIONE. A TAL FINE, ANCHE

SE LA TERRA NON PARLA MA SI ESPRIME IN ALTRI MODI ANCORA

PIU’ ELOQUENTI, E’ COMPRENSIBILE PER OGNI INDIVIDUO NON COMPLETAMENTE

ACCECATO DAL DENARO, CHE LA TERRA CI STA CHIEDENDO DI CAMBIARE STRADA,

CAMBIARE IL NOSTRO STILE DI VITA, IL NOSTRO ATTEGGIAMENTO MENTALE, OLTRE CHE

IL NOSTRO SISTEMA ECONOMICO, POLITICO E SOCIALE. QUINDI NOI NON ABBIAMO FATTO ALTRO CHE INCARNARE QUESTO

BISOGNO, CREANDO UNA MICROSOCIETA’ FONDATA SU ALTRI VALORI, QUALI L’UGUAGLIANZA TRA I SESSI, LA

ONDIVISIONE DEI BENE E DEI MEZZI DI PRODUZIONE, L’ANNULLAMENTO DEI RUOLI, LA FAMIGLIA ALLARGATA, LA

CONTRALITA’ DELLA TERRA, DELLA MONTAGNA E DELLA CONTADINITA’…”. Segue una riflessione di Gary Snyder sulla parola “ahimsa”, che costituisce il Primo Precetto buddhista, dal titolo “Reti di perle, trame di cellule”: “… IL PRINCIPALE RICHIAMO ETICO

DEL BUDDHISMO E’ CONOSCIUTO COME PRIMO PRECETTO. ESSO VA CONTRO IL FERIRE E IL PRENDERE LA VITA DI UN

ALTRO ESSERE, AHIMSA IN SANSCRITO, CHE SIGNIFICA “NON CAUSARE ALCUN MALE NON NECESSARIO”. NON MANGIARE


CARNE E’ QUINDI UNA LOGICA CONSEGUENZA DI QUESTO PRECETTO NEL MONDO BUDDHISTA... QUESTO FATTO HA PERO’

POSTO UN SERIO INTERROGATIVO E CIOE’: COME CONSIDERARE LA VITA SPIRITUALE DI QUELLE PERSONE, DI QUELLE

SOCIETA’ PER LE QUALI IL MANGIARE PESCE O ANIMALI PUO’ ESSERE UN FATTO DI NECESSITA’ ECONOMICA?... LA

DISTINZIONE “VEGETARIANO/NON VEGETARIANO E’ IN REALTA’ SEMPLICE. ALCUNI POPOLI, SPECIALMENTE DELL’INDIA E

DEL SUD-EST ASIATICO, ESSENDO BUDDHISTI E INDUISTI SONO DELIBERATAMENTE VEGETARIANI, MA BUONA PARTE DEL

TERZO MONDO E’ SOLO IN PARTE VEGETARIANO. QUESTI POPOLI SONO BEN GRATI DI AVERE UN PO’ DI PESCE O DI POLLO

OGNI VOLTA CHE LO POSSONO AVERE… NEL MONDO SVILUPPATO I VEGETARIANI SONO DI SOLITO PERSONE ISTRUITE

DELLE CLASSI PRIVILEGIATE. PER MOLTI BUDDHISTI AMERICANI LA SCELTA DI NON MANGIAR CARNE NON E’ UN

PROBLEMA… MA LA QUESTIONE VERA E’ COME COMPRENDERE IL PRIMO PRECETTO IN MODO PROFONDO. QUANDO ODA

SESSO ROSHI, IL MIO INSEGNATE AL MONANSTERO DI DAITOKU-JI, VENNE ALLE PRESE CON IL KOAN CONTENUTO NEL

MUMONKAN: “NANSEN KILLS A CAT” (NANSEN UCCIDE UN GATTO), EGLI NON SI SEDETTE SULLA SEDIA ALTA MA SUL

TATAMI, ALLO STESSO LIVELLO DEI MONACI. E DISSE: “QUESTO E’ UN CASO CHE POSSIAMO FACILMENTE FRAINTENDERE”…

A QUEL TEMPO PENSAVO SI RIFERISSE ALL’APPARENTE MANCANZA DI RESISTENZA DA PARTE DELLE ISTITUZIONI ZEN AL

SORGERE DEL MILITARISMO GIAPPONESE NEGLI ANNI TRENTA… ORA INVECE PENSO VOLESSE DIRE CHE CHIUNQUE, IN UNA

DISCUSSIONE SOLLEVI LA QUESTIONE DEL PRENDERE IN MODO DELIBERATO LA VITA DI UN ALTRO ESSERE, DOVREBBE

SEDERSI SUL PAVIMENTO. SU QUESTO ARGOMENTO NON SI PUO’ MAI ESSERE UMILI ABBASTANZA… IL PRECETTO E’ IL

PRECETTO, ESSO HA UNA FUNZIONE DI GUIDA, UNA MISURA, UN IDEALE, UN KOAN. NON PUO’ ESSERE UNA REGOLA

LETTERALE, COME SE FOSSE UNO DEI DIECI COMANDAMENTI… L’UNIVERSO IN CUI VIVIAMO E’ DESCRITTO NEI SUTRA COME

IL REGNO DI KAMA, DEL DESIDERIO E DEL BISOGNO BIOLOGICO CHE FA FUNZIONARE OGNI COSA. OGNI COSA CHE RESPIRA

HA FAME. NON FUGGIAMO DA QUESTO MONDO! UNIAMOCI ALLA RETE DI IDRA!...”.

N°36/2010, contiene l’intervista è a un gruppo di giovani ri-

abitanti dell’Alta valle del Volturno: Elena Di Cristo, Gigi Noviello, Barbara Bedogni e Sandro Nusco. Se l’Università ha rappresentato per loro una finestra sul mondo, è vero anche che dopo la laurea avevano già le idee chiare sul loro futuro. Non in laboratori asettici o in uffici pieni di scartoffie, ma in campagna, producendo gli alimenti base e aprendo un laboratorio artigianale di scarpe fatte a mano. “… TERMINATI

GLI STUDI CI SIAMO TRASFERITI IN CAMPAGNA. LI’ IN

MANIERA GOFFA MA PIENA DI ENTUSIASMO ABBIAMO MOSSO I PRIMI

PASSI VERSO QUESTA NUOVA VITA, CON GLI ABITANTI DELLA ZONA CHE NON SI SPIEGAVANO COME

QUESTI QUATTRO GIOVANI FOSSERO VENUTI A VIVE DOVE QUASI TUTTI GLI ALTRI RAGAZZI

TENTAVANO DI FUGGIRE…” (Elena). HO CONTRIBUITO ALLA NASCITA DEL LABORATIORIO “MARRUCA”

SOLO NELLE SUE FASI INIZIALI. IO E ELENA ABBIAMO INIZIATI INSIEME, POI CON L’ARRIVO DI BIANCA HO

INTERROTTO L’ATTIVITA’ E GIGI HA PRESO IL MIO POSTO… CHE ADESSO E’ DIVENTATO UN BRAVISSIMO

MASTRO CALZOLAIO…” (Barbara). L’amico Rocco G. Jaconis ci ricorda nel suo “Lo spirito del selvatico” che: “…ABBIAMO BISOGNO DI GRANDI AREE DI WILDERNESS PER RICORDARCI FISICAMENTE LE NOSTRE

ORIGINI, LA NOSTRA NATURA UMANA, IL NOSTRO PARTICOLARE AMORE PER LA BELLEZZA E QUALCHE

VOLTA ANCHE LA NOSTRA PAURA PER QUESTI LUOGHI…”.

N°37/2010, inizia con l’annuncio dell’uscita dalla Rete Bioregionale della maggior parte dei suoi

referenti. Ma prima di raccontare l’accaduto, diamo risalto all’intervista a Silvana Mariniello, attrice e autrice teatrale. Femminista, impegnata nel sociale, il suo è un teatro dove si sperimentano nuovi modi di sensibilizzazione sociale ed ecologica. Ha più volte prestato il suo talento al Movimento bioregionale leggendo in italiano le poesie di Nanao Sakaki, James Koller, Gary Lawless e Gary Snyder, durante i loro readings. “… IL TEATRO RAPPRESENTA LA FORZA

DELLO SPIRITO UMANO E DI TUTTO QUELLO CHE

NELL’UOMO E’ POESIA E CREATIVITA’… IL TEATRO

E’ IMMAGINAZIONE, RIPRODUZIONE DELLA

REALTA’, ATTRAVERSO SCELTE METAFORICHE. LA

TESTA DI CHI FA TEATRO E’ CONTINUAMENTE ALLA RICERCA DI REALTA’ DA

RIPRODURRE E DI IDEE CHE SI POSSONO SOSTENERE NELLA SCATOLA

MAGICA TEATRALE… PER FARE UN BUON TEATRO DEVI CONSIDERARE IL

TUO CORPO COME UNO STRUMENTO MUSICALE: SEMPRE BEN ACCORDATO E

PRONTO A VIBRARE PER GLI ALTRI, COMPRESO IL “CORPO VOCALICO”. … CHI


SCRIVE PER IL TEATRO NON DEVE ESSERE TIMIDO O TEMERE LA CRITICA DEGLI ALTRI, NELLO SCEGLIERE I PROPRI

ARGOMENTI. BISOGNA AVERE IL CORAGGIO DI COMUNICARE, ATTRAVERSO L’INCANTO TEATRALE, QUELLO CHE SI SENTE

NEL PIU’ PROFONDO DEL PROPRIO ESSERE…”. Dunque, cosa è successo nella Rete Bioregionale? Niente che non sia già successo nell’ambito di comunità o gruppo di persone in ogni luogo, società e latitudine del pianeta. È successo che una piccola minoranza ha iniziato a pretendere che la pratica vegetariana/vegana diventasse la linea guida della Rete Bioregionale. In pratica: “se non sei vegano, o almeno vegetariano, non sei un buon bioregionalista”. Un atteggiamento, questo, che chiaramente andava a cozzare con l’ultimo paragrafo del Documento d’intesa della Rete stessa, che così recita: “NELL’INTRODURRE QUESTO CONCETTO SI RICHIEDE LA SENSIBILITA’ DI ESPORLO IN MODO

CHE OGNI PERSONA, GRUPPO O REALTA’ SOCIALE LO SENTA PROPRIO E NEL PROPRIO LUOGO SI ORGANIZZI PER

REALIZZARLO”. Dire perciò che per essere un buon bioregionalista bisogna essere vegetariani o vegani poneva dei ‘paletti’ inammissibili ad una organizzazione (la Rete Bioregionale), che da sempre ha fatto del rispetto per i percorsi, le storie e le vite di chi, con spirito sincero e volontà d’intenti si accosta all’ipotesi bioregionalista, la propria strada maestra. Insomma, la visione bioregionale è una visione da sempre inclusiva, non esclusiva, e questo semplicemente perché l’obiettivo che si propone (il ritornare ad essere che un ‘filo’ dell’ampia trama della vita), è molto più importante della somma delle nostre particolarità, inclinazioni e convincimenti (per quanto in buona fede essi siano). Inutile dire che s’è fatto il possibile per evitare il punto di ‘rottura’… ma alla fine abbiamo dovuto arrenderci all’evidenza: che non si poteva più continuare a lavorare costruttivamente e serenamente, e così prima uno poi l’altro, alla fine la maggioranza dei referenti ha lasciato la Rete Bioregionale. Ora, si dirà, come mai se c’era una maggioranza questa non si è imposta? Semplice, perché la Rete era (ed è ancora?) una organizzazione orizzontale, cioè senza capi, dirigenti o amministratori, e quindi il rivendicare una maggioranza significava imporre il volere di una parte sull’altra. Detto questo, e per sgomberare la strada a possibili fraintendimenti, non è stata una diatriba tra bioregionalismo e vegetarismo o veganismo (all’interno della Rete queste anime, e moltissime altre, da sempre convivono nel rispetto reciproco), il punto è che quando ci si lascia travolgere dall’idealismo è facile poi che questo sfoci nel fondamentalismo…

N°38/2011, annuncia la nascita di Sentiero Bioregionale.

Artefici di questo nuovo gruppo sono una parte cospicua dei fuoriusciti dalla Rete Bioregionale. Le prime due pagine del numero sono perciò dedicate al Documento d’intesa di questa nuova realtà, di cui qui si legge il preambolo: “MENTRE IL MONDO RESO GLOBALE DAI GRANDI INTERESSI ECONOMICI STA MERCIFICANDO LA

TERRA E OGNI ASPETTO DELLA NOSTRA VITA: DALL’EDUCAZIONE AL MONDO DEL LAVORO,

DALLA CULTURA ALLA PRODUZIONE DEL CIBO, NOI RIBADIAMO CHE IL MONDO E’ COSTITUITO

DA LUOGHI/BIOREGIONI E CHE DALLA BUONA SALUTE DI QUESTI DIPENDE LA SALUTE DEL

MONDO STESSO.

GLOBALE, NON E’ UNA PAROLA CHE CI TERRORIZZA, NE ABBIAMO A CHE FARE TUTTI I GIORNI

CON I CICLI DELL’ACQUA E DELL’ARIA, CON LE MIGRAZIONI DEI POPOLI E DEGLI ANIMALI, CON GLI SCAMBI E INTERSCAMBI

CULTURLALI E I MOTI DELLA TERRA: TERREMOTI, URAGANI, TSUNAMI. QUESTO E’ UN GLOBALE CHE NON CI FA PAURA, E’

NEI NOSTRI GENI COSI’ COME LA BREZZA DEL MARE. IL “GLOBALE” A CUI CI OPPONIAMO E VERSO IL QUALE, NEL LIMITE

DELLE NOSTRE POSSIBILITA’ RESISTIAMO, E’ IL “SISTEMA GLOBALE” CHE DESTABILIZZA GLI EQUILIBRI DELLA NATURA,

CHE BANALIZZA LE CULTURE LOCALI, CHE CI SEPARA DALLA FAMIGLIA, DALLA COMUNITA’, DALLA TERRA, DAGLI ALTRI

ESSERI VIVENTI, CHE METTE I LAVORATORI GLI UNI CONTRO GLI ALTRI, E NON SMETTE DI MUOVERE SEMPRE NUOVE

GUERRE E DI SEMINARE TRAGEDIE.

“SENTIERO BIOREGIONALE” E’ L’ALTROVE DEL “GLOBALE”. E’ UN SENTIERO NON-SENTIERO CHE DIVENTA SENTIERO SOLO

SE LO SI PERCORRE ED E’ CONNESSO CON UN LUOGO CONCRETO, LA BIOREGIONE IN CUI SI VIVE: CON I SUOI PAESAGGI, LA

SUA GENTE E GLI ESSERI NON UMANI CHE LA ABITANO… MA ANCHE I SUOI PROBLEMI, RAPPORTI, SCAMBI E SENTIMENTI..

DA QUI INIZIA IL SENTIERO, PICCOLO O GRANDE CHE SIA, CHE DEFINISCE LA NOSTRA PRATICA

COME SEMPLICI E INTERDIPENDENTI CITTADINI DELLA TERRA”.

L’intervista del numero è a Onorio Belussi, un pensionato che a fine carriera lavorativa si è dedicato al suo piccolo podere, in pieno territorio Franciacorta, mettendo in pratica i dettami dell’agricoltura naturale (o del non-fare) del giapponese Masanobu Fukuoka. “SE DOPO COPERNICO RIUSCIAMO A

VEDERE LA TERRA NON PIU’ AL CENTRO DEL COSMO, CON FUKUOKA POSSIAMO NON

IMMAGINARE DIO COME IL PRINCIPIO DELLA NATURA. NEL BOSCO L’UMANITA’ NON COLTIVA

MA NE RACCOGLIE I FRUTTI PERCHE’ E’ ASSISTITA DALLA NATURA SELVATICA, NEL

COLTIVARE INVECE PRENDE I PRODOTTI SOLTANTO PERCHE’ E’ AIUTATA DAL DIO

ADDOMENTICATO. L’AGRICOLTURA NATURALE E’ UN METODO DI PRODUZIONE CHE STA NEL

MEZZO TRA L’ASSISTENZA OTTENUTA DALLA NATURA SELVATICA E L’AIUTO AVUTO DAL DIO

ADDOMESTICATO; IL SUO PRINCIPIO VIENE DEFINITO DEL “NON FARE”, PERCHE’ COLTIVA


ASSISTENDO MOLTO LA NATURA SELVATICA E SI RACCOGLIE AIUTANDO POCO IL DIO

ADDOMESTICATO…”.

Esce il libro di Gary Snyder “La pratica del selvatico” Fiorigialli, 2010. La traduzione è di Rita Degli Esposti, da “The Practice of the Wild”. “… NEL RILEGGERE QUESTO LIBRO OGGI RESTO ANCORA PIU’

INCANTATO DALLA PROFONDITA’ E SAGGEZZA DEL PENSIERO DI SNYDER. LA SUA VISIONE E’

SEMPRE COMPLESSA, INTERRELATA, LE SUE RIFLESSIONI MAI COMUNI, SORPRENDONO E

COLPISCONO. CI SPINGE A PRENDERCI CURA DEL NOSTRO TERRITORIO, NON A CASO HA

ISPIRATO IL MOVIMENTO BIOREGIONALISTA, ED AL TEMPO STESSO A CERCARE IL SELVATICO,

COME SINTETIZZA PERFETTAMENTE UN’ALTRA SUA IMMAGINE: “LUNGO LA VIA FUORI DAL

SENTIERO”…” (dalla recensione di Luigi Lazzarini).

N°39/2011, si apre con la scomparsa di Peter Berg

(1937/2011), avvenuta a San Francisco il 28 luglio di quell’anno. Aveva 74 anni. Con lui se n’è andato uno tra i più lucidi attivisti per la Terra del mondo occidentale. Ex Digger e attore di strada nella scena hip di San Francisco anni ’60, a lui si deve soprattutto l’articolazione del concetto di bioregione, non solo come territorio geografico ma anche come territorio della consapevolezza: “…

INIZIAMO A RI-ABITARE LA TERRA, COME CITTADINI

DEL PIANETA E COMINCIAMO DA DOVE VIVIAMO,

CONSAPEVOLI DA DOVE VIENE IL NOSTRO CIBO E ACQUA. CONSAPEVOLI DI COME LA TERRA

SOTTO I NOSTRI PIEDI SI COMPORTA, E DI COME LA COMBINAZIONE VITA & CLIMA FUNZIONA.

NON ABBIAMO BISOGNO DELL’APOCALISSE PER USCIRE DAL SISTEMA MONDO ED ENTRARE NEL

SISTEMA PIANETA…”.

“Il mondo verde, tra magia e pratica” è il titolo dell’intervista a Carlo Signorini, contadino, erborista e autore di vari libri sulle erbe e sulla cultura e tradizioni alpine. Vive sulle montagne del trentino, dove ha lavorato per una vita nel suo podere, ora è in pensione e si dedica a tempo pieno alla divulgazione dei valori naturalistici e spirituali della natura. “… SOLAMENTE CIO’ CHE E’ CONDIVISO, DIVENTA

PROPRIO. QUESTA TERRA, QUESTI LUOGHI CON TUTTE LE SUE CREATURE, SONO ME STESSO. LA

MIA PARTE PIU’ INTIMA, PIU’ TENERA, TANTO CHE AL SOLO PENSARCI MI EMOZIONA. HO

STUDIATO LE ANTICHE LEGGENDE, CONDIVISO LE TRADIZIONI RISPETTANDONE LE

ESPRESSIONI. QUESTI LUOGHI LI HO MANGIATI, BEVUTI, RESPIRATI, SUDATI, A VOLTE

BESTEMMIATI… SONO CONVINTO CHE DALLA TECNICA SINTETICA NON ARRIVERA’ NESSUN

FUTURO. NELLA NATURA ESISTE GIA’ TUTTO CIO’ CHE SERVE, PER NOI E

ANCHE PER QUELLI CHE VERRANNO DOPO. SI TROVANO GIA’ FATTE:

MEDICINE, ENERGIE, CIBO E TUTTO CIO’ CHE CI PERMETTE DI VIVERE

BENE… SI PUO’ RECUPERARE L’ANTICA CONOSCENZA, SOLAMENTE

MATURANDO LA CONSAPEVOLEZZA DI NON CONOSCERE NULLA,

RICERCANDO L’UMILTA’ DI SAPERSI SVUOTARE PRIMA DELLA

PRESUNZIONE DI VOLERSI RIEMPIRE. DI POSSEDERE ABBASTANZA

MODESTIA DA AMMETTERE I PROPRI LIMITI E DI RIMANERE

CONTINUAMENTE APERTI VERSO NUOVE PROSPETTIVE. LE CERTEZZE

SONO MURI IN CUI CI RINCHIUDIAMO INSIEME ALLE NOSTRE PAURE,

LIMITANDO I NOSTRI INFINITI ORIZZONTI…”.

Nel maggio di quell’anno si svolge il 1° incontro di Sentiero Bioregionale, in Val Bisenzio, ospiti dell’associazione “Venti di Terra”, che decretò l’inizio di questa nuova aggregazione bioregionale. “… SE DAVVERO VUOI DARE DELLE RISPOSTE INTELLIGENTI DEVI CONOSCERE BENE

IL POSTO DOVE VIVI. DA DOVE ARRIVA L’ACQUA CHE USI E DOVE VA’. DA CHE PARTE ARRIVANO I VENTI PREVALENTI.

QUALI SONO LE PIANTE E GLI ANIMALI LOCALI, DOVE CAMBIA LA VEGETAZIONE DELLA FORESTA, E COSA C’E’ OLTRE IL

CRINALE…” sono le parole di Gary Lawless ne: “La grande storia e le bioregioni”. Freya Mathews invece disquisisce sul termine “indigeno” in “Riguardo all’essere indigeno”: “… PER DESCRIVERE UNA PERSONA COME INDIGENO NON BASTA DIRE CHE E’

NATO IN UN POSTO IN PARTICOLARE—DAL MOMENTO CHE TUTTI POTREBBERO RECLAMARE LA STESSA COSA—MA CHE

APPARTIENE A QUEL POSTO, CHE E’ FATTO DELLA SUA MATERIA, INTRISO DEL SUO SPECIFICO CARATTERE. ESSERE

INDIGENO SIGNIFICA AVERE UNA IDENTITA’ MODELLATA DAL LUOGO IN CUI UNO VIVE: SIGNIFICA ESSRE MODELLATI

DALLA SUA TOPOGRAFIA, DAI SUOI COLORI E STRUTTURE, LINFA E SUCCO, UMORI, FANTASIE E STORIE…”.


N°40/2012, “La custode della nascita” è l’intervista a

Clara Scropetta. Il punto di svolta della sua vita è stata la nascita del suo primo figlio, un avvenimento che le ha fatto capire come la nascita sia “un evento chiave che andrebbe vissuto con molta più consapevolezza, sacralità e unione”. “… LA NASCITA E’ UN RITO DI PASSAGGIO

DI IMPORTANZA CAPITALE NELLA VITA DI UNA

PERSONA, IN CUI AVVIENE L’ATTIVAZIONE DEI

SISTEMI DI REGOLAZIONE DELL’INTERO

ORGANISMO. PER SEMPLIFICARE, POTREMMO PARAGONARLA A UN COLLAUDO IN CUI SI VERIFICA

E SI TARA IL FUNZIONAMENTO DI BASE. IL PROCESSO DELLA NASCITA ANCHE IN CONDIZIONI FISIOLOGICHE E’

ESTREMAMENTE INTENSO E VIVIFICANTE, MA E’ LUNGI DA ESSERE UN TRAUMA E VIVERLO IN PIENO CONTATTO CON SE

STESSI E CON LA PROPRIA MADRE, SENZA SHOCK INUTILI COME IL TAGLIO PRECOSE DEL CORDONE, ESSERE MANEGGIATI

DA PERSONE ESTRANEE IN MODO IMPERSONALE O LUCI, RUMORI E ODORI INOPPORTUNI, HA CONSEGUENZE…. LA

SENSAZIONE DI ESSERE PARTECIPI DEL PROCESSO E DI ESSERE AL SICURO, ACCOLTI DA UNA PERSONA DI CUI CONOSCIAMO

L’ODORE, LA VOCE, IL BATTITO DEL CUORE, LA SODDISFAZIONE DI FARCELA DA SOLI A RAGGIUNGERE IL SENO, TOCCARLO,

SUCCHIARLO E GUSTARE PER LA PRIMA VOLTA IL DELIZIOSO COLOSTRO, SONO TUTTE ESPERIENZE FONDAMENTALI. ESSE

RINSALDANO L’AUTOSTIMA, LA FORZA VITALE, LA FIDUCIA, LA CURIOSITA’ E L’APERTURA VERSO IL MONDO… DETTO IN

MODO MOLTO SEMPLIFICATO, L’INIZIO DELL’ESISTENZA TERRENA DI UNA PERSONA, IL SUO PERCORSO DAL

CONCEPIMENTO AI PRIMI RAGIONAMENTI (IL PERIODO PRIMALE) PUO’ ESSERE UNA PORTA PER RITROVARE LA

CONNESSIONE CON LA SELVATICITA’…”.

“Perché sono un bioregionalista” racconta Giuseppe Moretti: “… IL SENTIERO CHE MI HA PORTATO ALL’IDEA BIOREGIONALE E’

UN SENTIERO LUNGO E SCAVATO NEL PROFONDO. HA CAMBIATO IL MODO DI VEDERE ME STESSO E MI HA GUIDATO VERSO

UNA DIMENSIONE PIU’ INTIMA VERSO LA TERRA E VERSO TUTTO CIO’ CHE SU DI ESSA VIVE E PROSPERA. PENSARE IN

SENSO BIOREGIONALE MI HA FATTO CAPIRE IL VALORE DI PRENDERMI LE MIE RESPONSABILITA’, SIA PER LE COSE CHE

FACCIO SIA PER LA VITA CHE VIVO. MI HA INSEGNATO AD AVER CURA DI ME STESSO E A VIVERE IL PIU’ POSSIBILE IN MODO

SOSTENIBILE, MIRANDO ALL’ESSENZIALE, AL GENUINO, AL BELLO, ATTENTO ALL’INTRECCIO DEI LAGAMI E ALLO

SVOLGERSI DEGLI EVENTI…”.

Infine Henry David Thoreau in “Nella selvaticità sta la preservazione del mondo”: “… LA SPERANZA E IL FUTURO PER ME NON

SONO NEI PRATI E NEI CAMPI COLTIVATI, NON SONO NEI VILLAGGI E NELLE CITTA’, MA NELLE PALUDI MOBILI E IMPERVIE...

LA MIA ESISTENZA DIPENDE IN GRAN PARTE DALLE PALUDI CHE CIRCONDANO LA CITTA’, E NON DAI GIARDINI BEN

COLTIVATI DEL VILLAGGIO. NON VI E’ TAPPETO ERBOSO PIU’ RICCO AI MIEI OCCHI DEL FOLTO LETTO DI ANDROMEDA

NANA, CHE RICOPRE QUESTI TENERI LUOGHI DELLA SUPERFICIE TERRESTRE… PERCIO’ L’OVEST DI CUI PARLO E’ SOLO UN

ALTRO MODO DI DEFINIRE IL SELVATICO; E QUANTO HO CERCATO DI DIRE E’ CHE NELLA SELVATICITA’ STA LA

PRESERVAZIONE DEL MONDO…”.

N°41/2012, Oscar vive con la sua famiglia a Campo, un villaggio semi

abbandonato a mezza costa tra il lago di Garda e il Monte Baldo. Oscar è un ri-abitante di lunga data, alleva capre per vivere e scrive libri per passione. “Ri-abitare a mezza costa tra lago e monte” “… VENIVAMO

DALLA CITTA’, COL NOSTRO BAGAGLIO DI RIBELLIONE CHE ERA

PIU’ PORTATO AL “DISTRUGGERE” CHE AL COSTRUIRE.

SAPEVAMO COSA VOLEVAMO FARE MA NIENTE DEL COME FARLO.

DAL MUNGERE UNA CAPRA AL TAGLIARE L’ERBA, TUTTO PAREVA

ESTREMAMENTE DIFFICILE, CONSIDERANDO ANCHE LA

SCARSITA’ DI MAESTRI… UN’ALTRA DIFFICOLTA’ DELL’INIZIO E’

STATA DATA DAL NON RIUSCIRE A TROVARE UN LINGUAGGIO

COMUNE CON LA GENTE DEL POSTO, CHE CI OSSERVAVA CON UN MISTO DI CURIOSITA’ E

DIFFIDENZA… C’E’ VOLUTO DEL TEMPO PER CAPIRE CHE TANTI AVEVANO QUALCOSA DA

INSEGNARCI E CHE, SOLO ACCETTANDO D’IMPARARE, ERA POSSIBILE CHE QUALCUNA DELLE NOSTRE CONVINZIONI

FACESSE BRECCIA DENTRO DI LORO… MA LA COSA PIU’ DIFFICILE E’ STATA QUELLA D’IMPARARE IL RITMO DELLA NATURA,

I SUOI PASSI DOPO PASSI, GIORNI DOPO GIORNI, STAGIONI DOPO STAGIONI, ANNI DOPO ANNI… FORTUNATAMENTE, PER

INSEGNARCELO, ABBIAMO AVUTO COME IMPAREGGIABILI MAESTRE LE NOSTRE CAPRE. NON C’E’ NIENTE CHE, COME GLI

ANIMALI, ABBIA LA CAPACITA’ DI INSEGNARTI IL RITMO DELLA NATURA… UN ALTRO GROSSO INSEGNAMENTO CHE GLI

ANIMALI CI DANNO E’ IL SENSO DI RESPONDABILITA’, QUELL’ESSERE PRESENTI NEL MOMENTO CHE DOBBIAMO ESSERE


PRESENTI, VEDI NELLA REGOLARITA’ DELLA MUNGITURA O AL MOMENTO DEL PARTO. PERSONALMENTE DEVO

RINGRAZIARE LE CAPRE PER AVERMI COSTRETTO A STARE CON I PIEDI PER TERRA E A REALIZZARE QUELLA STRANA

ALCHIMIA FRA SOGNO E REALTA’ CHE ALTRIMENTI NON AVREI MAI REALIZZATO…”.

Etain Addey riprende l’argomento del rapporto uomini e animali da un’altra angolazione scrivendo sull’intelligenza delle cornacchie in un brano intitolato, appunto, “Cornacchia”: “…LA DIVERGENZA FRA LA NOSTRA FAMIGLIA UMANA E QUELLA DELLE

CORNACCHIE AVVENNE MOLTO TEMPO FA, TRECENTO MILIONI DI ANNI FA, MA EVIDENTEMENTE NON ABBIAMO IL

MONOPOLIO SULL’INTELLIGENZA. FORSE L’INFANZIA LUNGA, IL TEMPO PER IMPARARE DAGLI ADULTI E LA NATURA

SOCIALE CI ACCOMUNA E FORSE ANCHE UN CERTO SENSO IRONICO E UNA NATURA GIOCHERELLONA. E DIFATTI QUELLO

CHE MI PARLA PIU’ FORTE DELLO SPIRITO DI CORVUS E’ QUELLO CHE HO VISTO QUALCHE ANNO FA IN UN FILMATO GIRATO

CON IL TELEFONINO DA UNA FAMIGLIA RUSSA: CON IL PICCOLO COPERCHIO DI UN BARATTOLO SI DIVERTIVA A FARE LO

SNOWBOARDING SUL TETTO DELLA CASA COPERTO DI NEVE: SCENDEVA TUTTO CONTENTO E POI PRENDEVA NEL BECCO LA

SLITTA E VOLAVA SULLA CIMA DEL TETTO DI NUOVO PER RIDISCENDERE LA PISTA. HO SENTITO LA SUA GIOIA DI STARE AL

MONDO”. Dall’intervista a Moretti Giuseppe a cura di Daniel Tarozzi: “… PER DIVENTARE BIOREGIONALISTI NON CI SONO

SCUOLE… ALL’INIZIO E’ INNANZITUTTO UN PERCORSO ALL’INTERNO DI NOI STESSI, NEL PROFONDO DELLA NOSTRA

MENTE, PERCHE’ SOLO RITROVANDO NOI STESSI, LA NOSTRA ESSENZA PIU’ PROFONDA, INCONTREREMO LA NOSTRA VERA

NATURA E POTREMO INIZIARE IL CAMMINO CHE PORTA DI NUOVO A CASA…”.

N°42/2013, “Gino Sansone: guerriero

dell’Arcolabeno Fiammeggiante” è il titolo dell’ intervista di questo numero. Gino Sansone, insegnante di yoga e maestro di meditazione, è un anziano del Movimento contro-culturale italiano, dapprima nei beat, poi tra i fondatori di AAM Terra Nuova. Incontra il vegetarismo e la macrobiotica, diviene cuoco, va in India e, al ritorno, fonda nella sua Napoli il centro culturale “Arcobaleno Fiammeggiante”. “…. L’UNIVERSO IN CUI VIVIAMO E’ ESPRESSIONE DELLA VITA SPIRITUALE CHE E’ MOLTO PIU’

AMPIA E INTENSA. POSSIAMO DIRE CHE IL MONDO MATERIALE DIMORA SULLA REALTA’ SPIRITUALE “COME PERLE SU UN

FILO”, COME DICE KRISHNA NEL BHAGAVAD-GHITA. LA VITA SPIRITUALE E’ LA VITA QUOTIDIANA STESSA QUANDO E’

VISSUTA IN BELLEZZA E CONSAPEVOLEZZA, QUANDO E’ VISSUTA IN PIENEZZA, CON ATTENZIONE ALLE PICCOLE COSE, AI

DETTAGLI. ALLORA SCOPRIAMO CHE L’ORDINARIO E’ LO STRAORDINARIO, IL MERAVIGLIOSO, COME DIMOSTRA LO ZEN E IL

SURREALISMO DI ANDRE’ BRETON. OGNI ATTO, OGNI GESTO QUOTIDIANO SONO ATTI, GESTI SACRI QUANDO VIVIAMO LA

VITA CON SACRALITA’, CON RIVERENZA, CON GRATITUDINE. I PERCORSI RELIGIOSI APPARTENGONO ALLA SFERA

PERSONALE, INTIMA E SONO ESPRESSIONE DELLA VITA UNIVERSALE. TUTTI I PERCORSI SPIRITUALI, RELIGIOSI SONO

VALIDI PURCHE’ “ABBIANO UN CUORE”, COME DICE DON JUAN CASTANEDA. VIVERE IN MODO SPIRITUALE, VIVERE IN MODO

SACRO, E’ LA CARATTERISTICA DELL’ESSERE UMANO, COME BEN TESTIMONIANO TUTTI I POPOLI NATIVI, COME GLI

AMERINDIANI E GLI ABORIGENI AUSTRALIANI.”.

Esce il libro “Riabitare la realtà” della filosofa australiana Freya Mathews. Il volume è stato tradotto dal gruppo traduttori di Sentiero Bioregionale. Etain Addey ne ha curato, per questo numero di Lato Selvatico, tre stralci: “… LA MODERNITA’, QUINDI, IN ENTRAMBE LE SUE FORME, QUELLA CLASSICA

E QUELLA NON CLASSICA (IL DECOSTRUTTIVISMO) SI FONDA SU UNA PARTICOLARE PREMESSA

METAFISICA DI CARATTERE DUALISTICO, CIOE’ IL MATERIALISMO; DUNQUE, QUALSIASI SFIDA

ALLA MODERNITA’ DEVE IMPLICARE LA SOSTITUZIONE DELLA PREMESSA DUALISTICA CON

QUELLA NON DUALISTICA. SE RESTITUIAMO ALLA MATERIA UNA MENTE, ALLORA LE IPOTESI

MODERNE CIRCA LE POSSIBILITA’ E I LIMITI DELLA CONOSCENZA, DELLA TECNOLOGIA, DELLA

POLITICA, DELL’ECONOMIA, PERSINO DELLA PSICOLOGIA, VENGONO CAPOVOLTE. LA NUOVA

PREMESSA DIVENTA LA BASE DELLA VITA PUBBLICA E POLITICA. LA DOMANDA “COME

DOBBIAMO VIVERE?” NON E’ PIU’ QUALCOSA DA NEGOZIARERE TRA DI NOI, MA DEVE ESSERE

NEGOZIATA IN UNO SPAZIO MENTALE MOLTO PIU’ AMPIO DI QUANTO FINORA NON SIA STATO PREVISTO

DALL’IMMAGINAZIONE MODERNA. IL MONDO NON PUO’ PIU’ ESSERE SVALUTATO COME MATERIA BRUTA O SFONDO

INERTE, MA DEVE ESSERE COINVOLTO IN TUTTE LE NOSTRE SCELTE E CONSIDERATO COME UNA PRESENZA VIVA…”.

“Mercatini clandestini, una realtà dal basso” di Valentina Petrioli: “… PER AVVIARE IL MERCATINO, VENGONO SPEDITE

CONQUANTA LETTERE AD ALTRETTANTI PICCOLI PRODUTTORI CONOSCIUTI PER INVITARLI A PARTECIPARE. SI

PRESENTANO IN OTTO, QUALCUNO DICE “ANDIAMO AVANTI LO STESSO!”, A GIUGNO 2010 HANNO FESTEGGIATO IL 100°

MERCATICNO CON UNA GRANDE FESTA…”.


In retrocopertina “1° Maggio, un brindisi per i lavoratori di tutto il mondo” di Gary Snyder, che include la poesia:

N°43/2013, si apre con un

(1951/2013), una vita dediBioregionalista, artigiano“… BUON TEMPO A TUTTE/I I RIABITANTI

GIARDINI INSONDABILI E NASCOSTI, CON L’ORTO SELVAGGIO,

CON L’ORTO GUERRIGLIERO, SINERGICO, CON L’ORTO SUL

BALCONE, CON LA SEMPLICI

CON LA TRANSIZIONE E LA RIVOLUZIONE, CON LA SOLITUDINE O

CON LA CONDIVISIONE…

ATTESA CHE TORNI IL “TEMPO DEL LUPO””

L’intervista è ad Antonio Tesini, responsabile della della Scala, Verona. Una testimonianza la sua a produrre cibo sano e di qualità, ma che hannomercato, creando lavoro e occupazione. “… LA NOSTRA

CONVINZIONE CHE UNA DELLE FUNZIONI CHE LE

AVERE E’ QUELLA DELLA TUTELA AMBIENTALE.

AGRICOLA DOVREBBE “ADOTTARE UNA PARTE DEL

RINATURALIZZARLO”. SOLO COSI’ NON FAREMO

AMBIENTE… L’AGRICOLTURA E’ SEMPRE IN BALIA

SECCO, UMIDO, VENTO, GRANDINE ETC..). E’ COMUNQUE UN’ESPERIENZA DI VITA ENTUSIASMANTE E

FANTASTICA CHE VALE LA PENA INTRAPRENDERE.

VITA. TI AIUTA, TI FORMA, TI PARLA SINCERA. TI E’ AMICA E TI GIUDICA, NEL BENE E NEL MALE. LA

TERRA E’ MADRE, SORELLA, AMICA E MOGLIE. E HA BISOGNO DI DONNE E UOMINI CHE LA AMINO”.

Infine, la recensione di Dianella Bardelli del librettino Tracking Project “Parole di Ringraziamento”. ARRIVATO ISTINTIVAMENTE L’HO APERTO COME SI FA CON UN LIBRO DI PREGHIERE.

EFFETTIVAMENTE LO E’. CIO’ DIMOSTRA CHE IL NOSTRO CUORE PRECEDE NELLA PERCEZIONE

DELLE COSE IL NOSTRO CERVELLO… NON E’ UNA PUBBLICAZIONE A SCOPO DI LUCRO, TUTTI I RICAVI

INFATTI VANNO A FINANZIARE NUOVE VERSIONI IN ALTRE LINGUE, QUESTA ITALIANA E’ LA DECIMA

IN ORDINE DI TEMPO”.

N°44/ 2014 – “Se l’albero chiama un bambino per

abbracciarlo, non ostacolatelo” è il titolo dell’intervista a Simon Persolja e Noa. Dopo varie esperienze abitative hanno deciso di stabilirsi in una fattoria alle pendici del Monte Subasio, e lì mettere in pratica la loro specifica visiLa loro è una fattoria multidimensionale, funzionale, tendente all’autosufficienza, compreso lloro due figli, Tsuf e Nevet.AI NOSTRI FIGLI A CASA


retrocopertina “1° Maggio, un brindisi per i lavoratori di tutto il mondo” di Gary Snyder, che include la poesia:IL 1° MAGGIO NEL MONDO ANTICO

OM NAMO MAIA

SORELLA ANZIANA DELLE PLEIADI,

MADRE DI ERMES,

MAIA MAGNIFICA,

DEA DEI CICCIOLI APPENA NATI,

SIGNORA DEI FIORI,

AMANTE DEL FUOCO,

MADRE DELLA PRIMAVERA,

PROTEGGI LA NOSTRA FORESTA,

SII GENTILE CON I NOSTRI RACCOLTI.

, si apre con un caro saluto a Renato Pontiroli

(1951/2013), una vita dedicata al movimento alternativo. , artigiano e attivista con il CIR prima e “Bionieri” poi.

BUON TEMPO A TUTTE/I I RIABITANTI, A QUELLE/I CON

GIARDINI INSONDABILI E NASCOSTI, CON L’ORTO SELVAGGIO,

CON L’ORTO GUERRIGLIERO, SINERGICO, CON L’ORTO SUL

, CON LA SEMPLICITA’ VOLONTARIA E LA DECRESCITA,

CON LA TRANSIZIONE E LA RIVOLUZIONE, CON LA SOLITUDINE O

CON LA CONDIVISIONE… CHE BUON TEMPO SIA PER TUTTI… IN

ATTESA CHE TORNI IL “TEMPO DEL LUPO”” (Renato).

L’intervista è ad Antonio Tesini, responsabile della CooperativUna testimonianza la sua che da voce ai tanti che non solo si impegnano

che hanno anche raccolto “… LA NOSTRA MOTIVAZIONE E’ DATA DALLA

CONVINZIONE CHE UNA DELLE FUNZIONI CHE LE AZIENDE AGRICOLE DOVREBBERO

AVERE E’ QUELLA DELLA TUTELA AMBIENTALE. SECONDO NOI OGNI AZIENDA

AGRICOLA DOVREBBE “ADOTTARE UNA PARTE DEL PROPRIO TERRITORIO E

. SOLO COSI’ NON FAREMO DIVENTARE UN DESERTO IL NOSTRO

L’AGRICOLTURA E’ SEMPRE IN BALIA DEL TROPPO (FREDDO, CALDO,


FANTASTICA CHE VALE LA PENA INTRAPRENDERE. LA TERRA TI TEMPRA, TI PLASMA, E’ SCUOLA DI


TERRA E’ MADRE, SORELLA, AMICA E MOGLIE. E HA BISOGNO DI DONNE E UOMINI CHE LA AMINO”.

lla Bardelli del librettino indiano Mohawk che abbiamo tradotto per il The . “QUANDO QUESTO PICCOLO DELIZIOSO LIBRO MI E’

ARRIVATO ISTINTIVAMENTE L’HO APERTO COME SI FA CON UN LIBRO DI PREGHIERE.

E’. CIO’ DIMOSTRA CHE IL NOSTRO CUORE PRECEDE NELLA PERCEZIONE


ERSIONI IN ALTRE LINGUE, QUESTA ITALIANA E’ LA DECIMA

“Se l’albero chiama un bambino per

abbracciarlo, non ostacolatelo” è il titolo dell’intervista a Simon Dopo varie esperienze abitative e lavorative stabilirsi in una fattoria alle pendici del Monte

mettere in pratica la loro specifica visione di vita. una fattoria multidimensionale, funzionale, tendente

all’autosufficienza, compreso l’educazione scuola-famiglia ai i, Tsuf e Nevet. “… LA DECISIONE DI INSEGNARE

AI NOSTRI FIGLI A CASA

-2017# pag. 24

retrocopertina “1° Maggio, un brindisi per i lavoratori di tutto il mondo” di Gary Snyder, che include la poesia:

Cooperativa agricola Cà Magre a Isola voce ai tanti che non solo si impegnano

la sfida di produrre per il MOTIVAZIONE E’ DATA DALLA

AZIENDE AGRICOLE DOVREBBERO

SECONDO NOI OGNI AZIENDA

PROPRIO TERRITORIO E

DIVENTARE UN DESERTO IL NOSTRO

DEL TROPPO (FREDDO, CALDO,


LA TERRA TI TEMPRA, TI PLASMA, E’ SCUOLA DI


TERRA E’ MADRE, SORELLA, AMICA E MOGLIE. E HA BISOGNO DI DONNE E UOMINI CHE LA AMINO”. er il The

“QUANDO QUESTO PICCOLO DELIZIOSO LIBRO MI E’

E’. CIO’ DIMOSTRA CHE IL NOSTRO CUORE PRECEDE NELLA PERCEZIONE


ERSIONI IN ALTRE LINGUE, QUESTA ITALIANA E’ LA DECIMA


NON E’ VENUTA DALLA SCELTA DI NON MANDARLI A SCUOLA. ABBIAMO RITENUTO CHE FOSSE NATURALE ISTRUIRLI NEL

PROPRIO LUOGO. .. L’OBIETTIVO ERA DI DEDICARCI SERIAMENTE ALL’EDUCAZIONE E ALL’INSEGNAMENTO DEI NOSTRI

FIGLI STANDO INSIEME, AD ESEMPIO, INIZIANDO CON DOMANDE SUL COME PROCURACI IL NOSTRO CIBO, COME FARE

L’ORTO IN TUTTE LE STAGIONI, PROGRAMMARE IL FRUTTETO, ALLEVARE API, RACCOGLIERE LEGNA, FARE IL PANE E COSI’

VIA. DA QUI E’ INIZIATO IL NOSTRO PERCORSO EDUCATIVO… NON E’ UNA QUESTINE DI ALTERNATIVE MA DI

RESPONSABILITA’ CHE CI SIAMO ASSUNTI. LA STRADA CHE ABBIAMO SEGUITO PER RENDERE QUESTO POSSIBILE E’ STATA

QUELLA DI ASCOLTARE IL VENTO E LA NOSTRA VOCE INTERIORE…”.

Il numero contiene la Lista dei contatti di Sentiero Bioregionale, messa a punto per migliorare la comunicazione tra i propri membri e simpatizzanti. Segue un brano di Gianni Milano sulla lotta in Val Susa “NO TAV” “… MI VERGOGNO DI FRONTE ALLE MONTAGNE, ALLE PIANTE, AGLI ANIMALI. MI

VERGOGNO PERCHE’ C’E’ TROPPA RAZZA PADRONA. MI VERGOGNO MA NON MI DO PER

SCONFITTO. IN SACCOCCIA NON HO FORZE ARMATE NE’ UOMINI ADDESTRATI ALLA

REPRESSIONE. IN SACCOCCIA HO LA MIA DIGNITA’, CHE NON HA FRONTIERE, CHE PARLA LE

LINGUE PIU’ DIVERSE, CHE DA’ SENSO ALLA VITA…”. Infine, la recensione di un nuovo libro, da noi realizzato (come lo sono stati tutti gli altri finora menzionati) di Gary Snyder “Nel mondo poroso”, Mimesis 2013 (traduzione Rita Degli esposti) “… IL MONDO NON E’ SCHEMATIZZABILE, NON E’

FATTO DI DUALISMI CONTRAPPOSTI, MA E’ “POROSO”, IN PERENNE MOVIMENTO, MAI UGUALE A

SE STESSO, MA CON I SUOI TEMPI: NON E’ IN UNA CRESCITA CONTINUA, CHE E’ SOLO UNA

PERICOLASA MANIA DI UNA CULTURA UMANA. QUALUNQUE COSA SFUMA IN UN’ALTRA…” (dalla recensione di Guido Dalla Casa).

N°45/2014 – Contiene una intervista a Guido Dalla Casa, uno dei

maggiori divulgatori dell’Ecologia profonda in Italia. Una filosofia nata all’inizio degli anni ’70, per merito del filosofo norvegese Arne Naess, con lo scopo di riportare la componente umana nell’alveo del “grande flusso” dell’esistenza e cioè: non più l’essere umano visto come al ‘centro’ di essa, ma come una parte delle sue molteplici componenti. “… L’ECOLOGIA PROFONDA SI FONDA SU

SOLIDE BASI SCIENTIFICO-FILOSOFICHE, CIOE’ LA FISICA

QUANTISTICA, LA TEORIA DEI SISTEMI, L’EMERGENZA DEI

FENOMENI MENTALI NEI SISTEMI COMPLESSI, LA MENTE ESTESA, GLI STUDI SUL

COMPORTAMENTO DEGLI ALTRI ESSERI SENZIENTI, GLI ESSERI COLLETTIVI E COSI’ VIA.

TUTTAVIA LA SCIENZA “UFFICIALE” (QUELLA CHE VIENE DIVULGATA) FA MOLTA FATICA AD ACCETTARE LE CONSEGUENZE

DELLE SUE STESSE NOVITA’ (CHE CONFERMANO VISIONI DI ALTRE CULTURE UMANE), PERCHE’ UN CAMBIO DI PARADIGMA

RICHIEDE TEMPI MOLTO LUNGHI. SPESSO QUESTA SCIENZA “UFFICIALE” PREFERISCE NEGARE I FATTI PIUTTOSTO CHE

ABBANDONARE I PRESUPPOSTI MECCANICISTICI E CARTESIANI DA CUI E’ NATA…”. “MA CHI SONO QUESTI NUOVI/ANTICHI “INDIGENI” BIOREGIONALI?” si interroga G. Moretti in “Appunti per una nuova/antica indigenità bioregionbale” INNANZITUTTO E’ GENTE CHE SA DI AVERE TANTO DA APPRENDERE E PER QUESTO HA IMPARATO

AD ASCOLTARE, AD OSSERVARE PIU’ CHE A PONTIFICARE. HA IMPARATO A DISTINGUERE I TRATTI SUPERSTITI DI

INDIGENITA’ ANCORA PRESENTI NEL POSTO IN CUI VIVONO E LI ELEGGONO A GUIDA DEL PROPRIO RI-ABITARE. SA CHE

OGNI LUOGO DELLA TERRA MERITA DI ESSERE AMATO E VISSUTO—SI PUO’ ESSERE INDIGENI ANCHE IN CITTA! E’ GENTE

CHE HA SUPERATO LA DICOTOMIA TRA SELVATICO E COLTIVATO E SA ANCHE CHE LA NATURA HA UN MARGINE DI

MISTERO CHE VA RISPETTATO E, SOPRATTUTTO, SA CHE LA NATURA NON E’ NE’ BUONA NE’ CATTIVA, LA NATURA

SEMPLICEMENTE E’…”.

N°46/2015 – Il 10 dicembre scorso ci ha lasciato James Koller (1936-2014),

poeta e bioregionalista, amico e compagno di tanti viaggi. La sua vita è stata la sua arte, e la sua poesia il messaggio che custodiva gelosamente e che elargiva a piene mani ogni volta che incontrava un cuore attento e recettivo “… QUELLO

CHE SCRIVO PROVIENE DA IMMAGINI ED ESPERIENZE REALI, CHE

CONSERVO FINO A CHE NON SI GENERALIZZANO IN UN MESSAGGIO, E IL

MESSAGGIO REFLETTE IL MIO IMPEGNO PER IL MONDO FISICO… IL

SIGNIFICATO DEL MIO LAVORO E’ NEI FATTI, COSI’ COME LI VIVO…”.


“Soffiare via gli ostacoli oppure l’Apocalisse soffierà via il Pianeta” è il titolo dell’intervista a Gianni Milano, poeta, insegnate e pacifista libertario. Dagli esordi come poeta beat negli anni ’60, ha vissuto le vicissitudini del movimento della controcultura italiana fino ai giorni nostri, con il suo impegno nel Movimento NoTav. “… DA SEMPRE PER ME LA POESIA E’ UN MODO DI RESPIRARE, QUINDI E’ TOTALIZZANTE. CREDO

CHE SIA STATA E DEBBA ESSERE LA VOCE DELLA COMUNITA’. LA POESIA, SECONDO ME, ANCHE

QUANDO AFFRONTA TEMI MOLTO PERSONALI E’ SOCIALE… IL MOVIMENTO NO TAV NON PUO’

ESSERE VISTO COME UNA MERA PROTESTA LOCALISTA. IL SUO SFONDO E’ MOLTO PIU’ AMPIO: IN

QUALCHE MANIERA, RIEVOCA IN ME PASSATE PASSIONI UNDERGROUND… ANARCHIA E’ UN

TERMINE CHE INDICA IL RIFIUTO DEL POTERE, SIA ESSO SUBITO CHE ESERCITATO: NE’ SERVI, NE’

PADRONI… IL RIFIUTO DELLA GERARCHIA PORTA, NON AL CAOS MA ALL’AUTOGESTIONE, ALLA

RESPONSABILIZZAZIONE, ALLA PRESA DI COSCIENZA, ALL’EDUCAZIONE PERMANENTE E

CONDIVISA…”. In “Il bacino idrografico come unità ecologica per l’amministrazione del territorio” Giorgio Nebbia reitera il concetto del pensare come un bacino idrografico: “… OCCORRE SVILUPPARE NEL “POPOLO” DI CIASCUN

BACINO IDROGRAFICO UN SENSO DI CONSAPEVOLEZZA DELLA PROPRIETA’ COLLETTIVA DEL

RELATIVO TERRITORIO E DELLE RELATIVE ACQUE PER CIASCUNA UNITA’ CHE VA DALLE SORGENTI

ALLA FOCE DEL FIUME E DI CIASCUN AFFLUENTE, CHE COMPRENDE LE VALLI E LE COSTE PIU’

VICINE; CIASCUN CITTADINO DI TALE “POPOLO” HA INTERESSI ED E’ LEGATO DA SOLIDARIETA’

COMUNI, INDIPENDENTEMENTE DAL FATTO CHE SIA AMMINISTRATIVAMENTE “SOTTO” UNA

REGIONE O L’ALTRA, UN PROVINCIA O L’ALTRA…”. Infine, dalla recensione di Giampietro Forlani del nuovo libro di Etain Addey “La vita della giumenta bianca”, Edizioni Magi 2015 “… UN LIBRO DI ETAIN E’

UN DONO, UNA FINESTRA SPALANCATA SU UN MONDO IN CUI CI FA ENTRARE E VIVERE. E’ UN DONO

CORALE, ANCHE. FATTO DI PERSONE, DI ANIMALI, PIANTE E FORZE. E’ SOPRATTUTTO UN MONDO DI STORIE, STORIE E

VITA. MA DI STORIE E VITA ABBIAMO BISOGNO COME L’ACQUA, PER SENTIRE LA LINFA SCORRERCI DENTRO, PER NON

PASSARE DA STRANIERI SU QUESTA TERRA. ECCO PERCHE’ I RACCONTI DI ETAIN, DELLA VITA E DELLE VITE A PRATALE CI

ALIMENTANO: IN FONDO SONO LE NOSTRE VITE, TOCCATE DALLA CAPACITA’ DI ETAIN DI SCOSTARE, CON RISPETTO, LA

TENDA SUL MISTERO….”.

N°47/2015 – Il numero è contraddistinto da una lunga intervista a Enrico

Manicardi, leader del Primitivismo italiano. Una teoria, che ha avuto in John Zerzan il suo massimo divulgatore, che punta il dito sull’avvento dell’agricoltura (8/10.000 anni fa), e conseguente abbandono della pratica di vita di caccia e raccolta, come l’inizio dei guai che l’umanità vive oggi. Da qui una critica serrata alla civiltà e a tutto quello che essa rappresenta e comporta. “… IL PRIMITIVISMO ALLORA COS’E’? E’ SEMPLICEMENTE

UNO SGUARDO APERTO SULLE CONDIZIONI DEL MONDO. E’ UN

INSIEME DI SPUNTI E DI ANALISI CHE CERCANO D’INDAGARE LE

ORIGINI DELLA CRISI CHE CI ATTANAGLIA. I MODELLI DI CONSUMO E

DI COMPORTAMENTO DEL MONDO MODERNO, QUELLI CHE TU CHIAMI “STRUTTURE MENTALI,

SOCIALI E SPIRITUALI DELLA COSIDDETTA CIVILTA’”, SONO SEMPRE PIU’ EROSI DALLA CRISI ECOLOGICA E SOCIALE CHE E’

SOTTO GLI OCCHI DI TUTTI. L’ECO-SOCIO DISASTRO AVANZA A GRANDI FALCATE! ANALIZZARE LE FONTI DI QUESTA CRISI,

TENTARE DI DIPANARNE LA MATASSA CHE STA TRASFORMANDO IL PIANETA IN UNA ZONA MORTA E’ SEMPRE PIU’

URGENTE… SE LA CIVILTA’ CI DISUMANIZZA TRASFORMANDOCI

PROGRESSIVAMENTER IN ROBOT DALLA INTELLIGENZA ARTIFICIALE, E ALLO

STESSO TEMPO CI SPINGE TUTTI VERSO UNA SEMPRE MAGGIORE DIPENDENZA DAI

SUOI RIMEDI, RIABILITARE LA PARTE UMANA DEL NOSTRO ESSERE E ROMPERE LA

DIPENDENZA VERSO QUESTI RIMEDI E’ IL PRIMO SFORZO CONCRETO CHE

POSSIAMO FARE SUBITO, A TITOLO INDIVIDUALE…”. Come ogni anno Sentiero

Bioregionale si incontra per un raduno collettivo, quell’anno è avvenuto a Casa La Lodola, sull’Appennino bolognese. Dal resoconto di Silvana Mariniello e Laura Viviani: “…

GIAMPIETRO, CHE ABITA NEL BACINO DEL PO, HA PARLATO DI UNA

APPARTENENZA RECIPROCA AI SUOI LUOGHI. DAVIDE, E’ VENUTO DAL BACINO

DELL’ARNO. ROBERTA DA AREZZO ASPIRA A TROVARE UN LUOGO DOVE SENTIRSI

A CASA. DEBORA VIENE DALLA VAL BIDENTE, IN ROMAGNA. IGOR, CHE E’ IN PARTENZA PER NUOVI LUOGHI, ALLA

SCOPERTA DI SUONI; FA MUSICA E DIDATTICA MUSICALE CON I BAMBINI. YANN.VAI, VIVE NELLA COMUNITA’ DEGLI ELFI AD

AVALON ED E’ IN CERCA DI UNO SPAZIO MIGLIORE PER POTERSI ESPRIMERE PIENAMENTE…”.


N°48/2016 – “Ritorno alla terra: tanto genuino quanto clandestino” è il titolo dell’intervista a Roberta

Borghesi, ricercatrice e ri-abitante nell’area dei calanchi dell’Appennino bolognese. Roberta fa parte ed è attiva della galassia che fa capo a Genuino Clandestino (di recente ha co-firmato un libro dal titolo omonimo), una organizzazione portavoce di una agricoltura resistente che si batte per l’autodeterminazione alimentare. “… CON GENUINO

CLANDESTINO SI VUOLE CONTRASTARE LA RETORICA, ORA

MOLTO DI MODA, DEL RITORNO ALLA TERRA INVOCATO A

GRAN VOCE DA PIU’ SOGGETTI MA CHE VA NELLA DIREZIONE

DELLA TUTELA ENOGASTRONOMICA, MUSEALE, O NELLA

RETORICA IMPRENDITORIALE CHE SFRUTTA LA TERRA E LE

PERSONE ATTRAVERSO L’AGROINDUSTRIA E USA

L’AGGETTIVO “CONTADINO” SOLO NELLE PUBBLICITA’… DI

CERTO IL NOSTRO PAESE POTREBBE ESSERE UN GIARDINO MERAVIGLIOSO ABBELLITO

DALLE PERSONE CHE SE NE PRENDONO CURA, SIANO ESSI CONTADINI, PASTORI,

BOSCAIOLI, ARTIGIANI E ARTISTI… FORSE DOBBIAMO USCIRE ANCHE DALLO STEREOTIPO DELL’”AZIENDA AGRICOLA” E

TORNARE ALL’IDEA DI SUSSISTENZA, COME E’ SEMPRE STATO…”. David Simpson e Jane Lapiner sono dei precursori del bioregionalismo, erano nel gruppo che nei primi anni Settanta fondò Planet Drum. Sono passati di qui prima di andare al Summit sul clima a Parigi, lo scorso dicembre. David e Jane sono conosciuti anche e soprattutto come attori e autori di teatro (“Human Nature” è il nome della loro compagnia), e per l’impegno nel recupero del salmone nelle acque del fiume Mattole, in Alta California, dove risiedono. Dall’intervista “Danzando col Salmone”: “… COME ESEMPIO DI UNA COMUNITA’

DI PERSONE CHE SI PRENDE LA RESPONSABILITA’ DI RIPRISTINARE LA SALUTE DEL

LORO SPECIFICO ECOSISTEMA, PENSIAMO DI AVER AGITO PER IL BENE DEL MONDO,

CHE ALLA FINE RIPAGHERA’ SIA GLI UMANI CHE IL SALMONE. DEI CONSIGLI DI BACINO

SONO NATI IN TUTTA LA CALIFORNIA E IN OREGON, NELLO STATO DI WASHINGTON E

NELLA BRITISH COLUMBIA. IL BIOREGIONALISMO STA LAVORANDO, RIBOLLENDO

NELLE COMUNITA’ CHE SI STANNO INTERCONNETTENDO CON I SISTEMI NATURALI

ATTORNO A LORO IN MODO FORTE E POSITIVO. GRAN PARTE DEL LORO AFFLATO

POSITIVO E’ DOVUTO ALL’AMORE VERSO IL SALMONE, AL RISPETTO VERSO IL SUO

VIGORE E, INUTILE NEGARLO, PER LE SUE CARNI DELIZIOSE E RICCHE DI PROTEINE…”.

N°49/2016 – Numero folto e sostanzioso quest’ultimo che precede il 50,

cominciando dall’intervista a Massimo Angelini, paladino della piccola agricoltura contadina, noto soprattutto per il suo lavoro nel recupero dei semi antichi, cominciando dalla patata Quarantina ligure. Attualmente si dedica all’editoria, guidando la casa editrice Pentàgora, da lui fondata. “… SBAGLIA CHI PENSA CHE L’AGRICOLTURA CONTADINA SIA

UN’AGRICOLTURA MINORE, RISPETTO ALL’AGRICOLTURA CHE

MUOVE LE LEVE DELL’ECONOMIA E LE VOGLIE DELLA FINANZA.

L’AGRICOLTURA CONTADINA E’ TUTT’ALTRA COSA, E’ DIVERSA.

QUELLA INDUSTRIALIZZATA SCOMMETTE SU MONOCOLTURE

TENDENZIALMENTE DI UNA SOLA VARIETA’, ERODE LA RCCHEZZA DEL PATRIMONIO VARIETALE;

MENTRE QUELLA CONTADINA PRATICA LA POLICOLTURA E DI OGNI COLTURA, CON SAPIENZA, SA

SCOMMETTERE SU PIU’ VARIETA’, E COSI’ FACENDO RIGENERA E MOLTIPLICA QUELLA RICCHEZZA.

QUELLA INDUSTRIALE ERODE LA FERTILITA’ DELLA TERRA E, A POCO A POCO, RIDUCE LA TERRA

A UNA STEPPA STERILE; QUELLA CONTADINA RICOSTRUISCE LA FERTILITA’, E I CONTADINI SI

COMPIACCIONO SE ANCHE DI POCO L’UMUS CRESCE…”. Segue la recensione di Massimo De Feo del libro di Peter Berg “Alza la Posta, saggi storici sul bioregionalismo” Mimesis, 2106. “… L’IDEA BIOREGIONALE COMINCIO’ A DELINEARSI NEL 1972, DOPO LA PRIMA CONFERENZA PER

L’AMBIENTE INDETTA A STOCCOLMA DALLE NAZIONI UNITE. PETER BERG ERA LI’, CON UN FOLTO

GRUPPO DI ATTIVISTI, POETI E RAPPRESENTANTI DEI POPOLI NATIVI DEL QUARTO MONDO, MA

FU SUBITO EVIDENTE CHE NESSUNO AVEVA INTENZIONE DI ASCOLTARLI. “SE DI FATTO IN

QUESTO MONDO – SCRIVERA’ BERG – NON C’E’ LA POSSIBILITA’ PER I POPOLI DELLA TERRA DI

FAR SENTIRE LA PROPRIA VOCE. ALLORA FORSE NON RIMANE CHE VOLGERE LO SGUARDO VERSO LA TERRA STESSA PER

TROVARE UNA QUALCHE ALTRA FORMA DI LEGITTIMITA’…”.


Nel giugno del 2016 nasce un’altra aggregazione bioregionale, questa volta specificatamente locale e cioè, riferita alla bioregione del Po. “… LA NUOVA

AGGREGAZIONE E’ STATA CHIAMATA “GRUPPO DI STUDIO PER LA

BIOREGIONE DEL BACINO IDROGRAFICO DEL PO”, IL CUI SCOPO

PRIMARIO SARA’ QUELLO DI SENSIBILIZZARE LA GENTE CHE CI VIVE, A

VEDERE SE STESSA E LE PROPRIE ATTIVITA’ COME PARTE DI UN

INSIEME IDROGRAFICO (E QUINDI ECOLOGICO E SOCIALE), CHE UNISCE

CHI STA A MONTE A CHI STA A VALLE, E VICEVERSA. IL TERMINE

“BACINO IDROGRAFICO”, PER COME VIENE QUI USATO, E’ SINONIMO DI

BIOREGIONE E DEL RAGIONAMENTO FILOSOFICO CHE NE CONSEGUE,

QUINDI DI CAMBIAMENTO NEL MODO DI VEDERE E DI ESSERE IN

RELAZIONE AL LUOGO IN CUI SI VIVE…”. Infine, durante il 6° ’incontro annuale di Sentiero Bioregionale, svoltosi in Val Samoggia, durante l’ultimo weekend di maggio, è stato approvato il gemellaggio con l’Ozark Area Community Congress, un gruppo storico del movimento bioregionale, che opera nella bioregione Ozark, un’area specifica per continuità culturale ed ecologica posta tra i confini del Missouri e l’Arkansas in Nord America. Didascalie foto Pag. 5 – nella foto, Giuseppe Moretti e Peter Berg, in riva al Po a Portiolo (foto: Judy Galdhaft) Pag. 7 – foto in alto, Gary Lawless, nel Gulf of Maine Bookstore (foto: Beth Leonard) Pag. 8 – in alto, Gary Lawless e Beth Leonard, a Pratale (foto: GM); in basso, incontro Rete Bioregionale a Calcata VT. Riconoscibili, da sinistra: Etain, G. Moretti, E. Avanzini, S. Panzarasa, M. Castellucci, P. D’Arpini (di spalle) (foto: sconosciuto) Pag. 9 – in alto, Jim Koller (foto: sconoscito); in basso, incontro Rete Bioregionale, ad Avalon. Riconoscibili da sx: V. benciolini, M. Cecchi, A. Curti, A. Ganga (foto: GM) Pag. 10 – in alto, Nanao Sakaki, a Portiolo (foto: Anna Ganga) Pag. 12 – in alto, Gary Snyder, durante l’intervista all’hotel Mercury a Parigi (foto: GM); in basso, Kimiharu To, rappresentante Com. Olimpico, Judy Goldhaft, Peter Berg, sulle nevi del Sestriere, Piemonte (foto: GM) Pag. 14 – in alto, da sx. Jessieca leo, Gary Snyder, Etain Addey, a Pratale (foto: Paul Ryan); in basso, Gary Snyder, a Passo Sella, Dolomiti (foto: GM) Pag. 15 – in basso, Carole Coda (foto: Liese Greensfelder) Pag. 16 – in alto, Jim Koller, a Walden Pond (foto: GM); a metà, incontro Rete Bioregionale, a Pizzone, Isernia (foto: GM); a metà, Peter Berg (foto: sconosciuto); in basso, abitazioni sul San Juan Ridge (foto: GM) Pag. 17 – in alto, festa sul San Juan Ridge (foto: Sara Greensfelder); a metà, Giuseppe Moretti e Gary Snyder sul Ridge, in una pausa dopo aver bruciato ramaglie (foto: Gen Snyder); in basso, Etain Addey, a Pratale (foto: GM); in basso, Otello e Martin Lanz, a Pratale (foto: Paul Ryan) Pag. 18 – in alto, Lucio Vinciarelli (foto: sconosciuto); in alto, Felice, all’incontro della Rete Bioregionale nella Valle del Biferno (CB) (foto: GM) a metà, Nanao Sakaki (foto: John Suiter); in basso, Mario Cecchi, all’incontro Rete Bioregionale a Palù della pesenata (VR) (foto: GM) Pag. 19 – a metà, Gigi Noviello, Elena Di Cristo, Bargara Bedogni (foto: autori sconosciuti); in basso, Silvana Mariniello, nella performance teatrale “Seminamandala”, durante il 3° incontro di Sentiero Bioregionale (foto: GM) Pag. 20 – in basso, Onorio Belussi (foto: sconosciuto) Pag. 21 – in alto, Peter Berg (foto: Giovanna I. Ortiz); in mezzo, Carlo Signorini (foto: scon.); incontro Sentiero Bioregionale in Val Bisenzio (foto: GM) Pag. 22 – in alto, Clara Scropetta (foto: sconosciuto); in basso, Oscar Simonetti (foto: sconosciuto) Pag. 23 – in alto, Gino Sansone (foto: sconosciuto) Pag. 24 – in alto, Renato Pontiroli (foto: sconosciuto); in mezzo, Antonio Tesini (foto: sconosciuto); in basso, Nevet, Simon e Noa (foto: Tzuf Persolja) Pag.25 – a metà pagina, Giudo Dalla Casa (foto sconosciuto); in basso, James Koller (foto: Maggie Brown) Pag. 26 – in alto, Gianni Milano (foto: sconosciuto); a metà, Enrico Manicardi (foto: sconosciuto); in basso, incontro Sentiero Bioregionale in Val Samoggia. Riconoscibili: Stefano, Laura, Cosetta, scon., Francesca, Giampietro, scon., Paola N., Igor, Debora, Yann-vai (foto: GM) Pag. 27 – in alto, Roberta Borghesi (foto: sconosciuto); a metà, David Simpson e Jane Lapiner a Portiolo (foto GM); in basso, Massimo Angelini (foto: sconosciuto) Pag. 28 – in alto, incontro “Gruppo di studio per la bioregione bacino idrografico del Po” a Cà Magre (VR). Da sinistra : Elisa, Alberto, Giampietro, Alice, Giuseppe, Gianni; dietro: Arianna, Fabrizio, Chiara (foto: Pietro Iori)

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LATO SELVATICO 50 - Sentiero Bioregionale · In bocca alla lupa-----di Silvana Mariniello Un umorismo bestiale ... Scritto (PG); Salvatore Cilauro, Viterbo; Rocco G. Jaconis