21
Cisf (a cura di) Le famiglie di fronte alle sfide dell’immigrazione Erickson RAPPORTO FAMIGLIA CISF 2014

Le famiglie di fronte alle sfide dell'immigrazione · L’integrazione dal basso: la risorsa del volontariato 6.6.1. Famiglia e affetti 6.6.2. Famiglia, lavoro e festa ... figura

  • Upload
    lydien

  • View
    215

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: Le famiglie di fronte alle sfide dell'immigrazione · L’integrazione dal basso: la risorsa del volontariato 6.6.1. Famiglia e affetti 6.6.2. Famiglia, lavoro e festa ... figura

Cisf (a cura di)

Le famiglie di fronte alle sfide dell’immigrazione

Erickson

RAPPORTO FAMIGLIA CISF

2014

Page 2: Le famiglie di fronte alle sfide dell'immigrazione · L’integrazione dal basso: la risorsa del volontariato 6.6.1. Famiglia e affetti 6.6.2. Famiglia, lavoro e festa ... figura

Indice

Presentazione. Un fenomeno nuovo che sfida in modo paradossale il Paese (Francesco Belletti, Francesco Soddu) 13

1. Da emigranti a Paese accogliente2. Un fenomeno eterogeneo, anche rispetto alla famiglia3. Strategie macro-politiche e logiche micro-relazionali4. Senza concludere…

1. Le famiglie italiane di fronte all’immigrazione: le sfide di una convivenza civile (Pierpaolo Donati) 211.1. Quale società nasce dall’incontro tra famiglie autoctone e immigrate?1.2. Il fenomeno migratorio come fenomeno familiare

1.2.1. Emigrare è una decisione legata al contesto familiare1.2.2. La famiglia e il progetto migratorio

1.3. Le famiglie italiane fra i dilemmi della modernizzazione e le sub-culture di immigrazione1.3.1. Le tensioni culturali1.3.2. Il confronto culturale porta a ridefinire le identità familiari1.3.3. Come recepiscono gli italiani l’arrivo e l’insediamento degli immigrati?

1.4. Perché la sfida della società multietnica è nuova?1.5. I nodi familiari della «questione multiculturale»: politiche multiculturali

o interculturali?1.6. Orientamenti per gestire le differenze culturali: regole di convivenza

e mediazione interculturale1.7. Che fare? Ripensare la famiglia come «soggetto» della società multietnica

e di una politica dell’immigrazione mirata sulla famiglia

2. Famiglie straniere, famiglie immigrate (Gian Carlo Blangiardo, Stefania Rimoldi) 592.1. La popolazione straniera, dal tempo della crescita a quello del radicamento

2.1.1. Sviluppo della presenza negli ultimi 30 anni2.1.2. Da dove e dove?

Page 3: Le famiglie di fronte alle sfide dell'immigrazione · L’integrazione dal basso: la risorsa del volontariato 6.6.1. Famiglia e affetti 6.6.2. Famiglia, lavoro e festa ... figura

2.2. Famiglie in immigrazione2.2.1. Le caratteristiche strutturali2.2.2. I processi di formazione e dissoluzione

2.3. La famiglia straniera nel contesto europeo2.3.1. Famiglie straniere e famiglie immigrate2.3.2. Il ruolo delle politiche di riunificazione familiare

2.4. Conclusioni

3. Gli italiani di fronte all’immigrazione: l’indagine Cisf del 2014 (Francesco Belletti, Pietro Boffi, Maurizio Ambrosini) 913.1. Relazioni familiari e family social indicators nella società dell’incontro

tra culture3.1.1. Qualità socio-strutturali delle famiglie degli italiani3.1.2. Dimensione generativo-relazionale dell’essere famiglia 3.1.3. Coesione interna e partecipazione alla vita sociale «esterna» alla famiglia

3.2. I risultati del questionario3.2.1. Gli immigrati: pericolosi concorrenti o opportunità?3.2.2. Immigrati e famiglia: un fattore positivo3.2.3. La conoscenza del fenomeno3.2.4. Una valutazione complessiva

3.3. Sguardi incrociati. Come gli italiani vedono gli immigrati e le loro famiglie 3.3.1. Politiche migratorie e ricongiungimenti familiari3.3.2. Tra ansie e aperture: gli immigrati e le loro famiglie nel giudizio

degli intervistati3.3.3. Ostili, problematici, aperti: i giudizi sulle questioni-chiave

dell’immigrazione3.3.4. Problemi e opportunità dell’immigrazione familiare3.3.5. Conclusioni. Dalla convivenza all’integrazioneAppendice. Orientamenti verso l’immigrazione e variabili strutturali

4. Così lontani, così vicini. La prospettiva psico-sociale nello studio delle famiglie migranti (Camillo Regalia, Cristina Giuliani) 1534.1. Migrazione e processi culturali

4.1.1. Ethnic families e dimensioni culturali4.1.2. Il family gap e i suoi effetti sull’adattamento

4.2. Migrazione e processi familiari 4.2.1. Il versante intergenerazionale: la relazione genitori-figli 4.2.2. Il versante intragenerazionale: la relazione di coppia

4.3. Conclusioni

Page 4: Le famiglie di fronte alle sfide dell'immigrazione · L’integrazione dal basso: la risorsa del volontariato 6.6.1. Famiglia e affetti 6.6.2. Famiglia, lavoro e festa ... figura

5. Famiglia, migrazioni e diritto (Ennio Codini) 1815.1. Dalla migrazione dei singoli alla migrazione della famiglia5.2. Le politiche di ricongiungimento5.3. Famiglia immigrata e Stato sociale 5.4. Famiglia immigrata e cittadinanza

6. Le famiglie migranti, risorsa per la Chiesa e la città (Giancarlo Perego) 2016.1. La sfida della diversità familiare6.2. La famiglia immigrata: numeri e tempi del ricongiungimento familiare6.3. Dalle famiglie amputate alle famiglie transnazionali6.4. Senza una famiglia: i minori non accompagnati 6.5. La diversità delle famiglie migranti

6.5.1. Le traiettorie delle famiglie migranti6.5.2. Modelli familiari in emigrazione6.5.3. La famiglia rifugiata in Italia

6.6. L’integrazione dal basso: la risorsa del volontariato6.6.1. Famiglia e affetti6.6.2. Famiglia, lavoro e festa6.6.3. Famiglia e fragilità6.6.4. Famiglia e cittadinanza

6.7. Conclusioni: famiglie diverse che camminano insieme nella Chiesa e nella città

7. «Rifugiato a casa mia». Tra diritto e dovere di ospitalità (Nunzia De Capite, Oliviero Forti, Roberto Guaglianone) 2277.1. Il sistema di accoglienza in Italia: alcune coordinate di riferimento7.2. L’esperienza ENA. Verso un nuovo modello di accoglienza7.3. L’esperienza di «Rifugiato a casa mia»7.4. Alcune considerazioni conclusive

Conclusioni. Il valore aggiunto della famiglia. Per costruire la nuova società del pluralismo relazionale (Francesco Belletti) 245

1. Le diversità del migrare oggi2. Strumenti normativi e regolativi per promuovere l’incontro anziché lo scontro3. Promuovere una cultura delle relazioni nell’incontro micro-sociale

Appendice 1. Aspetti metodologici dell’indagine Cisf (Luigi Tronca) 2591. Introduzione2. Le caratteristiche del campione3. Strategia di raccolta dei dati e identificazione dei casi

Page 5: Le famiglie di fronte alle sfide dell'immigrazione · L’integrazione dal basso: la risorsa del volontariato 6.6.1. Famiglia e affetti 6.6.2. Famiglia, lavoro e festa ... figura

4. La costruzione degli indici sintetici4.1. Indice di capitale culturale familiare4.2. Indice di prestigio delle professioni familiari 4.3. Indice di status socio-economico familiare4.4. Indice di differenza tra quantità di figli desiderati e quantità di figli avuti4.5. Indice di impegno civico 4.6. Indice di capitale sociale familiare bonding 4.7. Indice di capitale sociale familiare bridging 4.8. Indice di condivisione del tempo in famiglia

Appendice 2. Allegato statistico al Rapporto Cisf 2014 sulla famiglia in Italia (A cura del Centro Documentazione del Cisf ) 273

Page 6: Le famiglie di fronte alle sfide dell'immigrazione · L’integrazione dal basso: la risorsa del volontariato 6.6.1. Famiglia e affetti 6.6.2. Famiglia, lavoro e festa ... figura

PresentazioneUn fenomeno nuovo che sfida in modo paradossale il Paese1

Francesco Belletti, Francesco Soddu

1. Da emigranti a Paese accogliente

La presenza di persone provenienti da altri Paesi sta cambiando in modo decisivo l’Italia: le sue città, le sue campagne, le sue scuole, le sue famiglie. Il tutto è avvenuto in poco più di un trentennio, un lasso di tempo molto breve, rispetto ai grandi movimenti migratori del passato. È un altro dei volti della globalizzazione, a volte un po’ sottovalutato: il pianeta diventa più piccolo: si riducono le distanze, si accorciano i tempi dei processi. E questo, che potrebbe essere una grande conquista di civiltà, rischia di diventare invece un drammatico impoverimento dell’umano e della coesione sociale a livello mondiale e a livello di comunità locali. Ricordando le parole di Papa Francesco a Lampedusa, l’8 luglio 2013, «siamo caduti nella globalizzazione dell’indifferenza. Ci siamo abituati alla sofferenza dell’altro, non ci riguarda, non ci interessa, non è affare nostro».

Ciò pone l’Italia al centro di un paradosso tuttora irrisolto: da nazione di emigranti a terra di immigrazione. Siamo stati per lunghi anni nazione di emigrazione, che esportava braccia e cervelli, che ha subìto vantaggi e svantaggi di intere generazioni che partivano «per terre assai luntane». I

1 La presentazione del Rapporto Cisf 2014 è stata redatta congiuntamente dai Direttori di Cisf e Caritas Italiana a conferma della stretta collaborazione tra i due soggetti che qualifica questo volume.

Page 7: Le famiglie di fronte alle sfide dell'immigrazione · L’integrazione dal basso: la risorsa del volontariato 6.6.1. Famiglia e affetti 6.6.2. Famiglia, lavoro e festa ... figura

14 Le famiglie di fronte alle sfide dell’immigrazione

capifamiglia via, i giovani partiti, interi paesini spopolati, e tutti i lavori riaffidati a vecchi, donne e bambini, come se si fosse in guerra (come è accaduto anche durante la prima guerra mondiale). Ma anche le rimesse degli emigranti, le nuove storie di successo a cavallo di due mondi, fino ai numerosi rientri di persone ormai formate e pronte all’orizzonte mondia-le. Senza poi dimenticare le «migrazioni interne» dal Sud al Nord e dalle campagne alle città del secondo dopoguerra.

Oggi — questo è l’aspetto paradossale — rischiamo di ripagare gli immigrati che arrivano nel nostro Paese con la stessa amara moneta che i nostri concittadini ricevevano: emarginazione, crudeli selezioni, porte chiuse, respingimenti di varia natura, cartelli (o chiusure) del tipo «vietato l’accesso a cani e italiani»2. E contemporaneamente, già molti oggi beneficiano, co-munque, dei vantaggi della presenza degli immigrati: non solo le famiglie con anziani da curare (cui «badare», ed ecco il pessimo neologismo della figura della badante), non solo manodopera a basso costo e con meno diritti, per aziende che hanno operai con minori pretese economiche o braccianti stagionali a basso costo in agricoltura, ma anche un certo riequilibrio (forse solo congiunturale, ma comunque molto utile) dei conti previdenziali, in-sieme al «contenimento» del drammatico deficit demografico degli italiani, sempre meno «capaci» di avere figli.

Il Rapporto Cisf 2014 vuole evidenziare, all’interno della grande dinamica della mobilità internazionale delle popolazioni e delle persone, un nodo interpretativo specifico, quello della dimensione familiare, che costituisce un elemento di protezione e custodia della dignità dell’umano troppo spesso sottovalutato. Già nel 1983 la Carta dei Diritti della Famiglia della Santa Sede fissava uno specifico diritto di protezione della famiglia dei migranti, con linguaggio tuttora di bruciante attualità:

2 «Vietato l’ingresso agli animali ed agli immigrati La Direzione»; all’inizio di aprile 2013 veniva denunciata l’affissione di questo cartello, fuori da un bar nel quartiere Montesacro, a Roma. Non sorprende, purtroppo, la presenza di inaccettabili segnali di questo tipo; l’aspetto più grottesco è quella firma, «La Direzione», che tenta di dare forza istituzionale e proceduralità burocratica a parole inaccettabili anche alla sola lettura. Nessuna «Dire-zione» può dare regole simili, e nessun lavoratore può permettersi di «obbedire» a regole così evidentemente inique, razziste e disumane.

Page 8: Le famiglie di fronte alle sfide dell'immigrazione · L’integrazione dal basso: la risorsa del volontariato 6.6.1. Famiglia e affetti 6.6.2. Famiglia, lavoro e festa ... figura

Presentazione 15

Le famiglie dei migranti hanno diritto alla medesima protezione di quella concessa alle altre famiglie. (56. Familiaris consortio, 77: nn. 720; EV 7/1770; Carta sociale europea, 19) a) Le famiglie degli immigrati hanno diritto al rispetto per la propria cultura e a ricevere sostegno ed assistenza per la loro integrazione nella comunità alla quale recano il proprio contributo. b) I lavoratori emigranti hanno diritto di vedere la propria famiglia unita il più presto possibile. c) I rifugiati hanno diritto all’assistenza da parte delle autorità pubbliche e delle organizzazioni internazionali onde facilitare la riunione delle loro famiglie.

In effetti,stupisce nuovamente l’assoluta attualità, dopo trent’anni, delle esortazioni e delle richieste elaborate nel 1983 rispetto ad un fenomeno che in quel periodo era pressoché totalmente assente nelle pagine dei quotidiani e nell’attenzione dei responsabili delle politiche e dei servizi. Del resto i movimenti migratori non si sono mai interrotti, a livello planetario, in triste corrispondenza a guerre, carestie, disastri naturali, che ricorrentemente spingono intere popolazioni a spostarsi, abbandonando sicurezze e condizioni3.

La famiglia conta molto anche per la società ospitante: la famiglia infatti ha una grande corresponsabilità nel generare (o nel rendere più dif-ficile) la cultura dell’accoglienza del diverso, della solidarietà, della capacità di dialogo, confronto e «scontro pacifico» (e non solo verso l’immigrato).

2. Un fenomeno eterogeneo, anche rispetto alla famiglia

Affrontare i movimenti migratori significa comprendere e accettare la sfida della diversità: non solo per la oggettiva differenza, ma anche per l’eterogeneità interna delle traiettorie migratorie; Paesi di provenienza, età, sesso, forma familiare implicata generano differenti condizioni di vita, di progetto, di bisogni, troppo spesso appiattite. Ovviamente fa grande diffe-renza lo status giuridico, per l’accesso a diritti di integrazione e cittadinanza, a partire dalla prima grande (ma non unica) differenza tra rifugiati e migranti «per migliori opportunità».

Da questo punto di vista i movimenti migratori nel nostro Paese pre-sentano traiettorie e dinamiche familiari molto eterogenee, così come sono

3 F. Belletti, G. Ottonelli, I diritti della famiglia. Solo sulla Carta?, Edizioni Paoline, Milano, 2013, p. 125.

Page 9: Le famiglie di fronte alle sfide dell'immigrazione · L’integrazione dal basso: la risorsa del volontariato 6.6.1. Famiglia e affetti 6.6.2. Famiglia, lavoro e festa ... figura

16 Le famiglie di fronte alle sfide dell’immigrazione

eterogenee le culture di riferimento, le idee di famiglia, di società, di uomo e donna, di figlio e figlia; conviene quindi essere ben consapevoli di questa «eterogeneità e pluralità familiare»4, per valorizzarne le qualità virtuose e per assorbire e influenzare le qualità dis-integranti.

Una eterogeneità che d’altronde trova nei principi costituzionali (artt. 29-31 della Costituzione) un riferimento irrinunciabile. Ce lo ricordano peraltro una serie di sentenze che pongono un vincolo al legislatore anche quando stabilisce misure sull’ingresso nel territorio dello Stato e sull’espul-sione dal territorio stesso dei cittadini non italiani sancendo il loro diritto a una vita comune nel segno dell’unità della famiglia, anche quando si tratta di cittadini stranieri (sent. Corte costituzionale n. 28/1995). Parlare di famiglia, all’interno del fenomeno migratorio, significa quindi coglierne la complessità come cifra costitutiva. Ogni famiglia immigrata, infatti, è un mondo a sé, un microcosmo. Costruirsi un’identità in situazione migratoria, rielaborare ruoli familiari e intergenerazionali, ricercare una propria collo-cazione che non sia perennemente in bilico tra i due mondi, individuare strategie educative che facilitino l’inserimento dei figli, rappresentano solo alcune delle grandi sfide della famiglia immigrata oggi in Italia.

3. Strategie macro-politiche e logiche micro-relazionali

I movimenti migratori sfidano prima di tutto i sistemi nazionali sociali, economici e politici, e a questo livello esistono ampia letteratura e differenziazione di strategie, dall’assimilazione integrale fino alla «differenza impermeabile». Oltre a questa scelta (da dettagliare e interpretare), è ormai evidente la dimensione sovranazionale di queste dinamiche: nessuno Stato da solo può governare l’accoglienza, e anche i problemi che spingono le migrazioni sono sovranazionali. Va sviluppata una politica «a partire da una stretta collaborazione tra i Paesi da cui partono i migranti e i Paesi in cui

4 La crescente differenziazione delle forme e dei modelli familiari connessa all’immigrazione merita maggiore attenzione da parte di chi si interroga sugli aspetti sociologici e giuridici della «pluralizzazione delle forme familiari». Tuttora molto valido per questa analisi è l’im-pianto metodologico offerto dal Settimo Rapporto Cisf, pubblicato nel 2001 (P. Donati, a cura di, Pluralità e varietà dell’essere famiglia. Il fenomeno della «pluralizzazione». Settimo Rapporto Cisf sulla famiglia in Italia, Edizioni San Paolo, Cinisello B., MI, 2001).

Page 10: Le famiglie di fronte alle sfide dell'immigrazione · L’integrazione dal basso: la risorsa del volontariato 6.6.1. Famiglia e affetti 6.6.2. Famiglia, lavoro e festa ... figura

Presentazione 17

arrivano; va accompagnata da adeguate normative internazionali in grado di armonizzare i diversi assetti legislativi, nella prospettiva di salvaguardare le esigenze e i diritti delle persone e delle famiglie emigrate e, al tempo stesso, quelli delle società di approdo degli stessi emigrati» (Lett. enc. Caritas in veritate, 29 giugno 2009, n. 62).

Questo richiama a nuove e più serie responsabilità degli organismi internazionali (continenti, macro-regioni, UE, ONU. ecc.). L’esperienza e i problemi dell’ultimo decennio hanno chiaramente dimostrato che per una gestione efficace dell’immigrazione è necessaria una politica veramente cooperativa e globale. Fin dal 1999 — quando il trattato di Amsterdam ha conferito per la prima volta alla Comunità europea competenze nel settore dell’immigrazione — l’UE e i suoi Stati membri hanno gettato le basi di una politica comune relativa a vari aspetti dell’immigrazione. Nell’interesse di tutti i cittadini dell’UE, questa tendenza deve continuare a svilupparsi. Non solo per quanto concerne l’immigrazione legale, l’integrazione, i visti, il controllo e la gestione delle frontiere, l’immigrazione illegale, la tratta di persone, il lavoro sommerso e le relazioni con i Paesi terzi, ma anche que-stioni più generali, come l’esigenza di una maggiore solidarietà tra gli Stati membri, a livello politico, operativo e finanziario, la necessità di ripartire gli oneri e di aumentare il coordinamento tra livelli diversi di governance (UE, nazionale e locale) e tra i vari settori politici coinvolti nella gestione dell’immigrazione.

Le politiche migratorie internazionali e nazionali devono in particolare mirare a tutelare il diritto all’unità familiare e combattere il fenomeno oggi sempre più diffuso di «ricongiungimenti di fatto», cioè la ricomposizione della famiglia nell’irregolarità, dovuti soprattutto ai tempi lunghi e agli ostacoli bu-rocratici nel raggiungere i requisiti per la riunificazione legale. La Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, agli artt. 8 e 10; il Patto internazionale relativo ai diritti economici, sociali e culturali, all’art. 10; il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici, all’art. 23; la Convenzione di New York sui diritti del fanciullo, agli artt. 9, e 10; la Convenzione europea di Strasburgo sui lavoratori migranti, all’art. 12 fino alla Convenzione per la protezione dei diritti di tutti i lavoratori e dei membri delle loro famiglie, all’art. 44 sottolineano l’importanza del ricongiungimento familiare. Nel contesto europeo, purtroppo, non si è ancora arrivati a una direttiva comune5.

5 F. Belletti, G. Ottonelli, I diritti della famiglia, cit., pp. 127-128.

Page 11: Le famiglie di fronte alle sfide dell'immigrazione · L’integrazione dal basso: la risorsa del volontariato 6.6.1. Famiglia e affetti 6.6.2. Famiglia, lavoro e festa ... figura

18 Le famiglie di fronte alle sfide dell’immigrazione

Dunque a queste strategie non può non corrispondere un’attenzione particolare alla dimensione micro-sociale, nello sviluppo di una nuova cultura a livello di comunità locale. Anche in questo caso, sia nei luoghi di destinazione, sia nei luoghi di «invio»: progetti di cooperazione, dialogo, cultura dell’accoglienza, dell’empowerment, contro la prospettiva dello sfruttamento, del rifiuto, dell’emarginazione, della «quarantena», ecc.

La famiglia si colloca, come suo compito, al crocevia di questi due livelli: essa è potente canale di integrazione/rifiuto a livello di cultura individuale e di prassi quotidiane (i bambini nella classe di mio figlio, la comunità parrocchiale, lo sport, ecc.). Ma essa è anche spazio di rilevanza pubblica e di diritti doveri di cittadinanza (ad esempio sul ricongiungi-mento).

In tema di migrazione i doveri delle famiglie si manifestano con due modalità, per le famiglie migranti e per le famiglie residenti nei Paesi di accoglienza. Per le prime è necessaria una forte responsabilità sulla coesione interna delle relazioni familiari, messe a dura prova dalla migrazione, e la disponibilità a confrontare/combinare il proprio patrimonio valoriale e comportamentale con quello dei Paesi di destinazione. Alle famiglie residenti nei Paesi di accoglienza tocca la responsabilità di non sfruttare le persone migranti, e contemporaneamente di aprire i propri sistemi relazionali e valoriali all’accoglienza, al dialogo, al confronto interculturale6.

4. Senza concludere…

Per tutti questi motivi si fa un Rapporto Cisf su questo tema e lo si fa insieme a una rete di soggetti della società civile (Caritas Italiana, Fonda-zione Migrantes, ecc.) che fin dai primi segnali di «movimenti di persone verso il nostro Paese» (già nel lontano 1979, quando tutta l’Italia si attivò in soccorso dei «boat people», Caritas Italiana, con il prezioso contributo delle Caritas diocesane, svolse un importante ruolo di sostegno a questa operazione umanitaria che vide migliaia di vietnamiti raggiungere le nostre coste a bordo delle navi militari italiane) hanno saputo tenere alta l’attenzio-ne operativa, chiedendo non solo leggi, regole, azioni politiche, ma anche

6 Ibidem, pp. 129-130. Cfr. anche la descrizione del progetto sperimentale «Rifugiato a casa mia», nel capitolo 7 di questo volume (di N. De Capite, O. Forti, R. Guaglianone).

Page 12: Le famiglie di fronte alle sfide dell'immigrazione · L’integrazione dal basso: la risorsa del volontariato 6.6.1. Famiglia e affetti 6.6.2. Famiglia, lavoro e festa ... figura

Presentazione 19

costruendo piattaforme relazionali di dialogo e inclusione sociale, a livello di comunità locale (civile ed ecclesiale).

Per questo forse la politica dovrà prestare particolare e tempestiva attenzione a questo Rapporto sulla famiglia: – perché inserisce la famiglia tra i fattori decisivi di una buona o cattiva

società interculturale;– perché riguarda sia le famiglie degli immigrati che quelle già residenti in

Italia;– perché gli orientamenti, le valutazioni, le proposte e la mappa dei problemi

qui brevemente delineati, e che verranno sintetizzati nelle Conclusioni, non derivano solo da una «passione civile» che chiede alla politica, ma da una quotidiana opera di prossimità, qui e nelle periferie del mondo.

Una prospettiva, quella del Rapporto Cisf, che assume e rilancia la sfida proposta alla politica da Papa Francesco nell’Esortazione Apostolica EVANGELII GAUDIUM:

I migranti mi pongono una particolare sfida perché sono Pastore di una Chiesa senza frontiere che si sente madre di tutti. Perciò esorto i Paesi ad una generosa apertura, che invece di temere la distruzione dell’identità locale sia capace di creare nuove sintesi culturali. Come sono belle le città che superano la sfiducia malsana e integrano i differenti, e che fanno di tale integrazione un nuovo fattore di sviluppo! Come sono belle le città che, anche nel loro dise-gno architettonico, sono piene di spazi che collegano, mettono in relazione, favoriscono il riconoscimento dell’altro! (n. 210)

Page 13: Le famiglie di fronte alle sfide dell'immigrazione · L’integrazione dal basso: la risorsa del volontariato 6.6.1. Famiglia e affetti 6.6.2. Famiglia, lavoro e festa ... figura

1

Le famiglie italiane di fronte all’immigrazione: le sfide di una

convivenza civilePierpaolo Donati

1.1. Quale società nasce dall’incontro tra famiglie autoctone e immigrate?

L’Italia presenta un saldo positivo nei processi migratori sin dal 1973 (fin da allora gli immigrati sono stati in numero superiore agli emigrati), ma il problema delle migrazioni e delle loro ripercussioni sul tessuto sociale, culturale, economico, politico e religioso è rimasto latente per molti anni. Si può dire che il problema della convivenza civile sia diventato significa-tivo a partire dalla fine degli anni Novanta1. Ma, a tutt’oggi, siamo ancora lontani dall’avere una politica adeguata delle immigrazioni. Non abbiamo ancora veramente riconosciuto che l’Italia è un Paese destinato ad assistere a nuove pressioni migratorie, a causa di una serie di fattori che li rendo-no inevitabili. I principali fattori hanno a che fare: 1. con la depressione demografica interna (da molti anni la popolazione autoctona non riesce a rigenerarsi, per la bassa natalità che comporta un saldo naturale negativo), 2. con le esigenze del mercato del lavoro (soprattutto per i lavori più umili e pesanti), e 3. con i processi di globalizzazione (che rendono porosi o

1 Un primo meditato riconoscimento del problema si trova in un decreto ministeriale del 2000: cfr. Commissione per le politiche di integrazione degli immigrati, Primo rapporto sull’integrazione degli immigrati in Italia, il Mulino, Bologna, 2000. Un rapporto della Caritas/Migrantes ha documentato l’immigrazione in Italia per molti anni, fino al Rap-porto del 2013.

Page 14: Le famiglie di fronte alle sfide dell'immigrazione · L’integrazione dal basso: la risorsa del volontariato 6.6.1. Famiglia e affetti 6.6.2. Famiglia, lavoro e festa ... figura

22 Le famiglie di fronte alle sfide dell’immigrazione

addirittura annullano i confini fra gli Stati, in presenza di forti pressioni migratorie dai Paesi più poveri).

Gli interventi restano parziali, frammentati e dettati dalle emergenze. Ma soprattutto manca un’idea di come affrontare gli aspetti di integrazio-ne socio-culturale dell’immigrazione. Manca una visione di quale società vogliamo creare nell’incontro fra autoctoni e immigrati.

Queste carenze sono particolarmente vere quando parliamo di famiglia. Infatti, se è relativamente facile concepire l’integrazione del singolo immigrato che viene a lavorare in Italia per un certo periodo, per poi ritornarsene al suo Paese o andare altrove, ciò che ancora non vediamo è come cambierà l’Italia quando una parte consistente di popolazione sarà costituita da famiglie immi-grate che risiederanno in modo permanente sul territorio italiano. Questo è il tema della «family migration», che è un capitolo distinto da quello dell’immi-grazione in generale. L’Italia ha finora disatteso questo tema. Questo Rapporto fornisce un primo panorama. Il presente capitolo delinea il quadro della tematica generale, in cui si collocano i problemi più specifici, da quello delle cosiddette «coppie miste» (formate da un partner italiano e uno straniero), delle famiglie multietniche, delle seconde generazioni, e più in generale il problema di come il meticciato di etnie e culture potrà cambiare l’Italia nel tempo.

Le varie leggi sull’immigrazione non hanno affrontato i problemi familiari dei migranti al di là degli aspetti legali e di ordine pubblico. I pro-blemi di ordine culturale e di politica sociale sono stati lasciati alle iniziative locali, con evidenti riflessi in termini di frammentazione, spontaneismo, improvvisazione, mancanza di risposte sistemiche.

La parola «integrazione» resta per molti un rebus. Certamente è utile rifarsi alla Carta dei valori, della cittadinanza e dell’integrazione presentata dall’allora Ministro dell’Interno Giuliano Amato il 23 aprile 2007. Tale Carta, peraltro, ha fatto seguito ad altre iniziative già prese in precedenza da amministrazioni locali, ad esempio la Carta dei diritti e dei doveri per una civile convivenza deliberata dal Comune di Bologna nel 2003 sotto la Giunta Guazzaloca, che ha delineato un quadro di principi per l’azione a livello di comunità locale2. Tuttavia i principi non sono certamente sufficienti se mancano politiche attive e congrue pratiche sociali.

2 Cfr. Comune di Bologna, Con-vivere la città. Gli immigrati tra noi: le regole per una con-vivenza possibile, Edizioni Nautilus, Bologna, 2001.

Page 15: Le famiglie di fronte alle sfide dell'immigrazione · L’integrazione dal basso: la risorsa del volontariato 6.6.1. Famiglia e affetti 6.6.2. Famiglia, lavoro e festa ... figura

Conclusioni

Il valore aggiunto della famigliaPer costruire la nuova società

del pluralismo relazionaleFrancesco Belletti

Nell’ormai affollatissimo scaffale nazionale delle librerie scientifiche e divulgative sul tema delle migrazioni, il Cisf ha aggiunto oggi questo Rapporto, perché siamo convinti che nel dibattito presente nel nostro Paese in tema di immigrazione il punto di vista familiare sia stato colpevolmente sottovalutato, e che meriti una nuova luce. Con le parole di Pierpaolo Do-nati, nel capitolo 1 di questo volume,

occorre aprire un nuovo spazio di riflessione sul significato della dimensio-ne familiare per i processi di integrazione tra persone immigrate e società riceventi. Se l’integrazione deve essere intesa come azione positiva, basata su principi di uguaglianza morale e sull’apertura reciproca tra autoctoni e immigrati, essa non può riguardare solo gli individui come tali, ma anche la famiglia come tale.

Con questo Rapporto 2014 il Cisf ha quindi lanciato una sfida ana-loga a quella già proposta in tanti Rapporti Cisf degli anni scorsi1: rileggere

1 Vale la pena di ricordare qui, come esempio, il Secondo Rapporto Cisf (1991), incentrato sulla solidarietà intergenerazionale, criticità che in quegli anni era solo intuita, e che oggi invece è al cuore delle sfide più radicali del nostro modello di sviluppo sociale ed economico, oltre che dell’interno familiare. Analoga carica di anticipazione sui tempi del dibattito e di originalità interpretativa può essere attribuita al Quinto Rapporto Cisf (1997), sulla centralità della differenza tra maschile e femminile, oppure al Settimo Rapporto Cisf

Page 16: Le famiglie di fronte alle sfide dell'immigrazione · L’integrazione dal basso: la risorsa del volontariato 6.6.1. Famiglia e affetti 6.6.2. Famiglia, lavoro e festa ... figura

246 Le famiglie di fronte alle sfide dell’immigrazione

al familiare le grandi dinamiche macrosociali. In questo caso si tratta di analizzare la dimensione familiare di uno dei fenomeni socio-politici più importanti e ricorrenti nella storia dell’umanità, la mobilità territoriale di persone, famiglie e interi popoli, spinti spesso da urgenze ed emergenze che rendono questi movimenti veri e propri «esodi». Inoltre in questo Rapporto la dimensione familiare è stata considerata non solo relativamente alle persone migranti, ma viene considerata anche come spazio decisivo per comprendere e qualificare l’atteggiamento delle persone del Paese di accoglienza.

In sede di conclusione, riteniamo importante concentrare l’attenzione, sia pur sinteticamente, su tre elementi strategici:1. le diversità del migrare oggi; 2. quali strumenti normativi e regolativi sono capaci di promuovere l’in-

contro, anziché lo scontro, a livello macro-sociale;3. quale cultura delle relazioni facilita l’incontro tra persone, famiglie e

culture a livello micro-sociale.

1. Le diversità del migrare oggi

Il dato più rilevante che emerge dalla più recente e accorta letteratura, e che anche le pagine di questo Rapporto hanno ripetutamente sottolineato e documentato, è la consapevolezza delle forti diversità che caratterizzano i percorsi migratori. Apparentemente banale, questa constatazione si scontra con una rappresentazione pubblica che frequentemente racchiude e confina gli immigrati all’interno di poche e stereotipate rappresentazioni, che spesso guidano non solo la percezione comune dei normali cittadini, ma anche molte scelte amministrative e normative.

In effetti conviene ricordare almeno due fondamentali fattori di diffe-renziazione delle traiettorie di migrazione, di cui è necessario tenere conto a livello macro e micro-sociale, sia per «capire meglio» il fenomeno e le persone in essa coinvolte, sia soprattutto per progettare e attuare strategie di azione, di regolazione e di relazione. Il primo fattore deriva dalle differenze tra le diverse condizioni/status delle persone in migrazione, e in primo

(2001), sulla pluralizzazione delle forme familiari (per temi e contenuti dei vari Rapporti Cisf, cfr. le pagine del sito http://www.cisf.it).

Page 17: Le famiglie di fronte alle sfide dell'immigrazione · L’integrazione dal basso: la risorsa del volontariato 6.6.1. Famiglia e affetti 6.6.2. Famiglia, lavoro e festa ... figura

Conclusioni 247

luogo dalla distinzione tra chi appartiene alla categoria dei «rifugiati» e chi invece è migrante per ricerca di opportunità (si potrebbe anche dire «per fuga dalla miseria alla ricerca di condizioni di dignità»); il secondo fattore fa riferimento alle differenze tra percorsi individuali e progetti familiari di migrazione.

Rispetto alla prima distinzione2, che viene giuridicamente riconosciuta, costruita e protetta, le politiche di accoglienza fanno la differenza in modo appropriato, nel senso che in genere proteggono maggiormente e offrono maggiori diritti (almeno formalmente) ai rifugiati, che sono per molti versi più vulnerabili. Ad esempio esiste una significativa differenza rispetto alla possibilità stessa di un «progetto». Tutti i migranti sono mossi da urgenze, ma trovarsi in improvvisa fuga di fronte a una guerra, oppure progettare un viaggio di speranza alla ricerca di un lavoro, sono percorsi ben diversi. Si tratta di confrontare condizioni di partenza che determinano una forte variabilità tra le condizioni di vulnerabilità e di deprivazione delle persone. D’altra parte le traiettorie di migrazione alla ricerca di migliori condizio-ni, che potrebbero essere definite meno fragili, perché più «costruite» e progettuali, e in genere più numerose, pongono sfide molto più intense dal punto di vista della cultura dell’accoglienza e della tolleranza, anche perché ogni sistema nazionale ha a disposizione spazi discrezionali molto più ampi, rispetto ai vincoli internazionali che proteggono (o tentano di proteggere) i rifugiati.

La seconda differenza — individui isolati o famiglie — ha al proprio interno molte ulteriori opzioni, soprattutto se si analizzano queste dinamiche in una prospettiva diacronica. In effetti molte migrazioni «individuali» sono solo «esplorazioni» di progetti familiari, oppure mandati individuali dentro un progetto familiare. Questo peraltro attribuisce senso e ragionevolezza, a volte, a scelte di vita altrimenti incomprensibili se pensate solo per individui (persone laureate che vengono in Italia a pulire i vetri delle auto agli incroci, o a vuotare cestini negli uffici, e «resistono» in questa situazione perché c’è dietro un progetto di famiglia, non una storia di individuo). In ogni caso è evidentemente ben diversa la progettualità migratoria (definitiva o tempo-

2 La letteratura propone ovviamente tipologie e sistemi di catalogazione molto più sofisticati e dettagliati di questa distinzione dicotomica, utilizzata qui per esigenze di chiarezza e sintesi.

Page 18: Le famiglie di fronte alle sfide dell'immigrazione · L’integrazione dal basso: la risorsa del volontariato 6.6.1. Famiglia e affetti 6.6.2. Famiglia, lavoro e festa ... figura

248 Le famiglie di fronte alle sfide dell’immigrazione

ranea) di una persona isolata o di un sistema familiare, sia come origine, sia come concretizzazione, sia come obiettivi e progettualità di lungo periodo.

Le due distinzioni si intrecciano poi reciprocamente, con modalità anch’esse estremamente variabili: anche tra i rifugiati si riscontrano sia nuclei familiari che persone isolate3, e questo conferma la necessità di attenzioni alle storie individuali, «tailor made», fuori da ogni stereotipo o generalizzazione. Segnalare questa criticità interpretativa è necessario in sede di conclusioni perché anche le indicazioni operative, le opzioni politiche e strategiche di un Paese, così come le sfide culturali e relazionali a livello micro-sociale, devono fare i conti con questa invincibile differenziazione interna, spesso di difficile lettura. Criteri di accesso, strategie di integrazione, politiche di equità, percorsi di attribuzione di cittadinanza possono variare molto, anche in termini di efficacia, a fronte della variabilità dei progetti e delle storie concrete.

2. Strumenti normativi e regolativi per promuovere l’incontro anziché lo scontro

La regolazione giuridica dell’immigrazione è stato in questi anni uno dei temi più controversi del dibattito politico nel nostro Paese, con con-trapposizioni e posizioni pregiudiziali spesso eccessive. Del resto si tratta di una questione decisiva, per l’identità di un popolo e per le dinamiche socio-politiche di una nazione. Troppo spesso, tuttavia, ci si illude che i sistemi normativi siano per definizione in grado di ordinare, regolare e orientare in modo definitivo tutte le dinamiche sociali. Ma proprio la «questione immigrazione» ha invece ampiamente dimostrato che questo non succede automaticamente. In effetti le singole legislazioni nazionali (e l’intero sistema

3 «Gli stati volevano ricevere singoli lavoratori, non essere oggetto di popolamento, e a ciò hanno corrisposto regole volte a consentire l’immigrazione essenzialmente come evento individuale, in particolare per quel che riguarda i c.d. extracomunitari. [...] Unica parziale eccezione al migrare dei singoli e non delle famiglie unite è stato il fenomeno dell’asilo. In questo caso, per le dinamiche proprie dei processi che portano alla fuga, a spostarsi non di rado è stata ed è la famiglia nella sua unità o comunque sono stati alcuni dei suoi membri insieme. Il diritto dei singoli Stati ha per così dire secondato questa tendenza anzitutto per i vincoli posti dalla Convenzione di Ginevra, che non consente di selezionare gli ingressi secondo logiche diverse dal bisogno di protezione» (E. Codini, cap. 5 del presente volume).

Page 19: Le famiglie di fronte alle sfide dell'immigrazione · L’integrazione dal basso: la risorsa del volontariato 6.6.1. Famiglia e affetti 6.6.2. Famiglia, lavoro e festa ... figura

Conclusioni 249

del policy-making) fanno fatica a com-prendere (nella duplice accezione di «afferrare» e insieme «capire») il fenomeno migratorio, non solo per la già ricordata eterogeneità interna, ma anche perché l’origine e la dimensione dei movimenti migratori sono oggi talmente grandi che una singola nazio-ne non può illudersi di affrontarli e governarli da sola. Questo è tanto più vero per il nostro Paese, chiamato per motivi storici e geografici a essere un «ponte naturale» sul Mediterraneo, potenziale porta d’ingresso/corridoio tra un’ampia zona di popoli e Paesi in via di sviluppo e i popoli e i Paesi del «continente Europa» (che spesso ha la tentazione di ridefinirsi come «fortezza Europa»). Certamente il diritto e il sistema delle norme possono e devono fare la loro parte, sia a livello nazionale che sopranazionale: senza però illusioni di onnipotenza.

Non è qui la sede per costruire una mappa dettagliata delle norme necessarie e urgenti. Ci preme però ricordare alcuni punti specifici di re-golazione giuridica del fenomeno, tipici del nostro Paese, in vario modo già ricordati nei vari capitoli, su cui non possiamo restare più a lungo nella condizione attuale, e che potrebbero soprattutto trovare un punto di innesto innovativo proprio attorno alla variabile «famiglia».1. Serve una rinnovata e consapevole politica europea, entro cui inserire le

strategie nazionali (italiane, ma anche greche, maltesi, spagnole, tedesche, olandesi, ecc.). Questa è l’Europa di cui abbiamo bisogno: un soggetto collettivo che costruisce insieme scelte strategiche transnazionali di fronte alle grandi sfide epocali, condividendone anche rischi, costi, impegni e opportunità. Peraltro la stessa Unione Europea, se anche riuscisse a co-stituirsi come «fortezza Europa», con porte e finestre ben chiuse, già oggi deve affrontare la complessa gestione di imponenti movimenti migratori interni tra Paese e Paese, che generano impatti sociali ed economici particolarmente rilevanti, e che vengono contenuti solo marginalmente dalla distinzione giuridica tra cittadini comunitari ed extracomunitari (ad esempio le difficoltà collegate alla presenza di un’ampia offerta di lavoro a basso costo, o la difficoltà di governare/programmare l’offerta di servizi socio-sanitari e previdenziali a fronte di forti movimenti di popolazione provenienti da altre nazioni)4.

4 Ad esempio, la presenza straniera nettamente più numerosa nel nostro Paese è quella di persone provenienti dalla Romania, Stato membro dell’UE. Giuridicamente la loro pre-

Page 20: Le famiglie di fronte alle sfide dell'immigrazione · L’integrazione dal basso: la risorsa del volontariato 6.6.1. Famiglia e affetti 6.6.2. Famiglia, lavoro e festa ... figura

250 Le famiglie di fronte alle sfide dell’immigrazione

2. Il tema della libertà di accesso, delle dimensioni dei flussi e della condi-visione di «progetti di ingresso» va ripensato sia a livello nazionale che europeo (ovviamente con le già ricordate differenze radicali tra la tutela dei rifugiati e la governance dei movimenti migratori caratterizzati da altri tipi di scelte). Servono processi virtuosi e progressivi di integrazio-ne, strettamente collegati alle traiettorie lavorative delle persone, capaci di immaginare tempi congrui di stabilizzazione delle persone, per non condannare le persone a lunghi periodi di latenza, irregolarità o precarie-tà5. La crescente flessibilità del mercato del lavoro a livello nazionale ed europeo (che in molte circostanze diventa incertezza e precarietà) per le persone immigrate troppo spesso diventa anche perdita di cittadinanza, esponendo le persone a una doppia vulnerabilità, sia lavorativo-reddituale che di accesso ai diritti di cittadinanza. Occorrono in questo ambito politiche più inclusive e più innovative. È interesse di tutti rendere que-ste scelte consapevoli, esplicite e progettate con tempi congrui, anziché essere costantemente discusse e realizzate nella fretta delle varie urgenze ed emergenze umanitarie.

3. Queste grandi scelte «strutturali» devono sapersi dettagliare attorno al filtro e al «criterio famiglia», promuovendo e valorizzando cioè la capacità della dimensione familiare di generare relazioni virtuose di integrazione. In questo senso la presenza dei bambini figli di immigrati nel sistema scolastico è una grande opportunità di integrazione per i minori e per le loro famiglie, pur nelle oggettive difficoltà che la scuola sperimenta. Proprio attraverso la scuola, con un’oculata ed esplicita gestione delle sue potenzialità di facilitatore di integrazione per alunni e genitori, si potrebbero contenere i rischi di una possibile chiusura delle famiglie immigrate, che alcuni ricercatori evidenziano con il timore «che il con-solidamento della presenza degli immigrati, grazie al radicamento sociale

senza è/dovrebbe essere un dato irrilevante, perfettamente inclusivo dalle regole interne comunitarie, ma ben diversa è la situazione dal punto di vista del dialogo e della reale integrazione/accettazione, soprattutto a livello micro-sociale (cfr. anche i dati dell’indagine, soprattutto nel testo di P. Boffi, cap. 3, par. 2.2, tabella 11).

5 Basti pensare all’appassionata discussione sull’abolizione del reato di clandestinità, nel nostro Paese, o alla perdurante attenzione a un appropriato uso del linguaggio sui media, di fronte all’utilizzo di parole spesso usurate e stereotipate nel pregiudizio (illegale, irre-golare, straniero, marocchino, straniero, extra-comunitario, ecc.).

Page 21: Le famiglie di fronte alle sfide dell'immigrazione · L’integrazione dal basso: la risorsa del volontariato 6.6.1. Famiglia e affetti 6.6.2. Famiglia, lavoro e festa ... figura

Conclusioni 251

prodotto dalle famiglie, si traduca in un fattore di chiusura sociale: le famiglie sarebbero alla base della formazione di comunità minoritarie, favorendo la conservazione e la trasmissione intergenerazionale di lingua ancestrale, religione, usi alimentari, pratiche sociali»6.

4. È urgente costruire una cittadinanza nuova per chi nasce e cresce sul suolo italiano, e diventa così «italiano» a tutti gli effetti, qualunque sia la nazionalità dei suoi genitori. In questo ambito il dibattito è stato molto ricco e articolato, ma troppo spesso fortemente ideologico, so-prattutto in ambito parlamentare. Senza entrare nel merito, ci interessa sottolineare in questa sede che oggi occorre sicuramente superare il solo ius sanguinis, senza però contrapporlo in modo radicale al puro riconoscimento dello ius soli. L’evocativa ipotesi di uno ius culturae, capace di tenere insieme in modo equilibrato questi modelli ideali, ci pare una giusta prospettiva da perseguire, anche se va naturalmente riempita di precisi e affidabili percorsi (ad esempio valorizzando la scuola come tempo e veicolo di integrazione attorno a cui costruire i percorsi di attribuzione della piena cittadinanza alle nuove generazioni, nate e vissute in Italia e per questo a pieno titolo cittadini del nostro Paese, anche se nati da genitori stranieri).

3. Promuovere una cultura delle relazioni nell’incontro micro-sociale

Se anche tutti i nodi appena descritti venissero adeguatamente regolati da appropriate norme nazionali e internazionali, rimarrebbe comunque una grande sfida culturale, che va ancora giocata e vinta, per immaginare un «Paese a colori». Occorre cioè affrontare il grande e mai risolto tema della capacità di costruire dal basso una società plurale, tollerante e dialogica, capace di gestire la grande diversità dell’incontro tra i popoli nella vita quotidiana delle comunità locali. In questo esiste un ampio spazio di lavoro da svolgere, come dimostra ad esempio la mappa dei «Punti problematici», elaborata dalla recente 47a Settimana Sociale dei Cattolici italiani (Torino, 12-15 settembre 2015), sul tema Un cammino comune con le famiglie im-migrate (Box 1).

6 Cfr. il paragrafo conclusivo del capitolo 3, redatto da M. Ambrosini in questo volume.