20
Anno IV Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/c legge 662/96 filiale di Roma Le Fondazioni bancarie fra tradizione dello sviluppo locale e finanza etica di Stefano Marchettini * CONVEGNI L a finanza etica è diventata talmente di moda da costi- tuire ormai, insieme al suo tema gemello sotto il profilo operativo (la corporate social responsibility), una vera e propria “bolla” mediatica. I due temi sono evidentemente collegati, se non altro perché l’applicazione di pratiche di csr da parte di un’impresa può costi- tuire uno dei prerequisiti per la sele- zione da parte dei fondi etici. Fra i segnali più evidenti della pre- senza di una “bolla” vi è il fatto che le qualifiche di etico e di socialmen- te responsabile sono diventate perva- sive e vengono attribuite anche a comportamenti che in altre circo- stanze sarebbero considerati normali pratiche aziendali, quali l’attenzione ai clienti o ai dipendenti. Anche questo convegno affronta il tema della finanza etica, ma lo fa – molto opportunamente - collegando l’argomento a quello dello sviluppo locale ed esplorando il possibile ruolo delle fondazioni bancarie. Ho scelto per il mio intervento il tito- lo “Le fondazioni bancarie fra tradi- zione dello sviluppo locale e innova- zione della finanza etica” perché ritengo che le fondazioni vantino una grande tradizione nello sviluppo loca- le di cui sono ed ancor più potranno essere protagoniste; anche nella finanza etica le fondazioni hanno una tradizione, risalente alle casse di risparmio, ma non credo che in futuro avranno un ruolo da protagoniste, neanche in qualità di investitori. Anticipo per comodità le mie con- clusioni: 1) le fondazioni sono eredi di una grande tradizione di finanza etica e sviluppo locale; 2) l’attività “core” delle fondazioni consiste oggi nel perseguimento della utilità sociale e nella pro- mozione dello sviluppo economi- co attraverso l’utilizzo dei pro- venti del patrimonio; 3) in prospettiva la promozione dello sviluppo locale potrebbe avvenire in misura maggiore mediante l’investimento del patrimonio in infrastrutture; 4) l’investimento in prodotti etici (ad esempio fondi azionari etici) rimarrà probabilmente marginale. * * * Le fondazioni bancarie e, prima di loro, le casse di risparmio, sono da sempre dedite allo sviluppo locale e protagoniste di un filone etico, o socialmente responsabile, della finanza. Nella prefazione a la “Storia delle Casse di Risparmio e della loro asso- ciazione 1822-1950” 1 , Luigi De Rosa precisa che “le Casse di Risparmio… puntarono a realizzare due fondamentali obiettivi. Il primo fu la tutela delle famiglie più mode- ste, incoraggiandole, in anni di com- pleta assenza di assicurazioni socia- li, alla previdenza. Il secondo... fu di accumulare il massimo possibile di risparmi da investire in opere di pub- blica utilità…. Grazie a questi capi- Pubblichiamo il testo dell’intervento di Stefano Marchettini, Direttore Generale dell’ACRI, tenuto in occasione del Convegno“Sviluppo locale e finanza etica: il ruolo delle Fondazioni bancarie”, svoltosi a Rieti lo scorso 27 febbraio 1) “Storia delle Casse di Risparmio e della loro Associazione, 1822-1950”; di Luigi De Rosa, 2002, Gius. Laterza Figli, opera promossa dall’Associazione fra le Casse di Risparmio Italiane.

Le Fondazioni bancarie fra tradizione dello sviluppo locale e finanza etica · tema della finanza etica, ma lo fa – molto opportunamente - collegando l’argomento a quello dello

  • Upload
    others

  • View
    2

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: Le Fondazioni bancarie fra tradizione dello sviluppo locale e finanza etica · tema della finanza etica, ma lo fa – molto opportunamente - collegando l’argomento a quello dello

n° 8 marzo/aprile 2001

Anno IV Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/c legge 662/96 filiale di Roma

Le Fondazioni bancarie fra tradizionedello sviluppo locale e finanza eticadi Stefano Marchettini *

CONVEGNI

L a finanza etica è diventatatalmente di moda da costi-tuire ormai, insieme al

suo tema gemello sotto il profilooperativo (la corporate socialresponsibility), una vera e propria“bolla” mediatica. I due temi sonoevidentemente collegati, se non altroperché l’applicazione di pratiche dicsr da parte di un’impresa può costi-tuire uno dei prerequisiti per la sele-zione da parte dei fondi etici.Fra i segnali più evidenti della pre-senza di una “bolla” vi è il fatto chele qualifiche di etico e di socialmen-te responsabile sono diventate perva-sive e vengono attribuite anche acomportamenti che in altre circo-stanze sarebbero considerati normalipratiche aziendali, quali l’attenzioneai clienti o ai dipendenti. Anche questo convegno affronta iltema della finanza etica, ma lo fa –molto opportunamente - collegandol’argomento a quello dello sviluppolocale ed esplorando il possibileruolo delle fondazioni bancarie.

Ho scelto per il mio intervento il tito-lo “Le fondazioni bancarie fra tradi-zione dello sviluppo locale e innova-zione della finanza etica” perchéritengo che le fondazioni vantino unagrande tradizione nello sviluppo loca-le di cui sono ed ancor più potrannoessere protagoniste; anche nellafinanza etica le fondazioni hanno unatradizione, risalente alle casse dirisparmio, ma non credo che in futuroavranno un ruolo da protagoniste,neanche in qualità di investitori.Anticipo per comodità le mie con-clusioni:1) le fondazioni sono eredi di una

grande tradizione di finanza eticae sviluppo locale;

2) l’attività “core” delle fondazioniconsiste oggi nel perseguimentodella utilità sociale e nella pro-mozione dello sviluppo economi-co attraverso l’utilizzo dei pro-venti del patrimonio;

3) in prospettiva la promozionedello sviluppo locale potrebbeavvenire in misura maggiore

mediante l’investimento delpatrimonio in infrastrutture;

4) l’investimento in prodotti etici(ad esempio fondi azionari etici)rimarrà probabilmente marginale.

* * *

Le fondazioni bancarie e, prima diloro, le casse di risparmio, sono dasempre dedite allo sviluppo locale eprotagoniste di un filone etico, osocialmente responsabile, dellafinanza.Nella prefazione a la “Storia delleCasse di Risparmio e della loro asso-ciazione 1822-1950”1, Luigi DeRosa precisa che “le Casse diRisparmio… puntarono a realizzaredue fondamentali obiettivi. Il primofu la tutela delle famiglie più mode-ste, incoraggiandole, in anni di com-pleta assenza di assicurazioni socia-li, alla previdenza. Il secondo... fu diaccumulare il massimo possibile dirisparmi da investire in opere di pub-blica utilità…. Grazie a questi capi-

Pubblichiamo il testo dell’intervento di Stefano Marchettini, Direttore Generaledell’ACRI, tenuto in occasione del Convegno“Sviluppo locale e finanza etica: il ruolodelle Fondazioni bancarie”, svoltosi a Rieti lo scorso 27 febbraio

1) “Storia delle Casse di Risparmio e della loro Associazione, 1822-1950”; di Luigi De Rosa, 2002, Gius. Laterza Figli, opera promossa dall’Associazionefra le Casse di Risparmio Italiane.

Page 2: Le Fondazioni bancarie fra tradizione dello sviluppo locale e finanza etica · tema della finanza etica, ma lo fa – molto opportunamente - collegando l’argomento a quello dello

2 Fondazioni marzo/aprile 2003

som

mar

ioCONVEGNI1

COMITATO EDITORIALEGiuseppe Guzzetti, Alberto Carmi,

Giorgio GiovandoDIRETTORE

Stefano MarchettiniDIRETTORE RESPONSABILE

Elisabetta BocciaREDAZIONE

Associazione fra le Casse di Risparmio ItalianePiazza Mattei, 10 - 00186 Roma

Tel. [email protected]@acri.it

AUTORIZZAZIONEin a.p. art. 2 comma 20/c

legge 662/96 - Filiale di RomaPROGETTO GRAFICO E STAMPA

Tipolitografia RocograficaPiazza Dante, 6 - 00185 Roma

Tel. 06.704.53.481 Fax 06.700.47.97

CODICE ISSN 1720-2531

Gli articoli firmati riflettonoesclusivamente l’opinione dei

loro Autori e non necessariamentequella della Rivista o dell’ACRI

CONVEGNI

tali fu possibile contribuire a portare atermine significative opere pubbliche,promuovendo la modernizzazione e lacrescita del territorio nel quale ciascu-na Cassa operava”.Le casse hanno praticato finanza eticaante litteram: esiste un filo rosso fra laGrameen Bank di Muhammad Yunus,che “educa” poverissime donne india-ne alla pianificazione finanziaria e lecasse di risparmio che oltre un secolofa “educavano” i cittadini poco abbien-ti al risparmio.Le casse sono sempre state contraddi-stinte da una forte attenzione allo svi-luppo locale. A questo proposito laCommissione europea, che ha cercatodi codificare le good practices di csr,ha posto una forte attenzione sulladimensione interna della csr (dipen-denti, fornitori, clienti) a scapito delladimensione esterna (rapporto con lacomunità locale e sviluppo locale).Insieme ad altri rappresentanti dellecasse di risparmio europee, ho recen-temente incontrato un esponente dellaCommissione europea per sottolinea-re l’importanza della dimensioneesterna della csr, che è particolarmen-te congeniale alle banche ed impreselocali e molto rilevante per lo svilup-po della comunità locale.E veniamo alle fondazioni. Le fondazio-ni hanno ereditato e sviluppato le finali-tà filantropiche delle casse e continuanoa coniugare finalità sociali e attenzionealla comunità locale. L’art. 2 del dlgs153/99, “salvato” dalla bufera normati-va che, dalla fine del 2001, si è abbattu-ta sulle fondazioni, chiarisce che le stes-se “perseguono esclusivamente scopi diutilità sociale e di promozione dello svi-luppo economico, secondo quanto pre-visto dai rispettivi statuti”.Trattandosi non di banche ma di fon-dazioni - cui è fatto divieto di esercita-re l’attività creditizia - la finalità socia-le non si espleta più attraverso l’inco-raggiamento al risparmio, ma con lacreazione e/o il rafforzamento,mediante erogazioni, di quelle chedefinirei “infrastrutture sociali”: nel

2001 € 1 miliardo è andato a progettie/o strutture nei settori dell’arte, del-l’ambiente, della sanità, dell’istruzio-ne, della ricerca, della solidarietàsociale. Le fondazioni mettono anchea punto nuovi veicoli di intervento,quali imprese strumentali, fondazioniper la gestione di beni culturali o fon-dazioni comunitarie; questo ultimocaso è molto interessante per lo svilup-po locale: come le casse “educavano” icittadini al risparmio, le fondazionicomunitarie “educano” cittadini eimprese alla filantropia a favore dellapropria comunità.L’attività istituzionale delle fondazioniè svolta sostanzialmente mediante ero-gazioni. La logica della “Ciampi” èinfatti che le fondazioni investono ilpatrimonio a condizioni di mercato(salvo casi speciali, quali la costituzio-ne di imprese strumentali) e realizzanole finalità istituzionali erogando i pro-venti di conto economico.Successivamente, la legge “Tremonti”- rinviata dal TAR all’esame dellacorte costituzionale - ha collegato l’in-vestimento del patrimonio al persegui-mento delle finalità istituzionali. L’art.6 del regolamento attuativo della“Tremonti” prevede al 2° comma, che“fermo il rispetto del criterio dell’ade-guata reddività, le fondazioni investo-no una quota del patrimonio in impie-ghi relativi o collegati ad attività checontribuiscono al perseguimento delleloro finalità istituzionali e in particola-re allo sviluppo del territorio”. Si tratta evidentemente di un vincoloall’autonomia delle fondazioni, ma aldi là di questo profilo, non vi è da partedelle fondazioni contrarietà ad uninvestimento in infrastrutture, tanto èvero che alcune fondazioni hanno giàinvestito nella realizzazione di auto-strade ed aeroporti, perché giudicatieconomicamente attraenti. Si tratta, fral’altro, di un ritorno alle origini dellecasse di risparmio, che – come dice DeRosa – “contribuirono a portare a ter-mine significative opere pubbliche”.

DALL’EUROPA4

DAL SISTEMAARTE E CULTURA

5

DAL SISTEMAPUBBLICAZIONI

12

DAL SISTEMACOLLEZIONI

17

DAL SISTEMAIN BIBLIOTECA

19

NEWS19 News

News

Page 3: Le Fondazioni bancarie fra tradizione dello sviluppo locale e finanza etica · tema della finanza etica, ma lo fa – molto opportunamente - collegando l’argomento a quello dello

3Fondazioni marzo/aprile 2003

CONVEGNI

Spero di aver sin qui mostrato che svi-luppo locale e finalità socialmenteresponsabili costituiscono i punti diriferimento tradizionale per l’attivitàper le fondazioni. Passo quindi al tema dell’investimentoin prodotti di finanza etica. Su questopunto la normativa (su cui pende sempreil giudizio della corte costituzio-nale) è meno esplicita che sultema delle infrastrutture. L’art. 6del regolamento attuativo preve-de al 1° comma, che “le fonda-zioni investano il proprio patri-monio in attività coerenti con laloro natura di enti senza fini dilucro che operano secondo prin-cipi di trasparenza e moralità”.Si tratta di indicazioni chefanno trapelare, oltre ad unacerta vena polemica, anche uncerto interesse per i prodotti difinanza etica. Gli altri relatoriaffronteranno meglio di me iltema dei prodotti di finanzaetica, ma permettetemi di pro-porne una primissima classifi-cazione in due principali filoni.Il primo filone, di matrice pre-valentemente europea e cattoli-ca, tende ad istituire una relazio-ne fra gratuità della prestazione volonta-ristica e gratuità (o forte agevolazione)del prestito e quindi a confinare la finan-za etica al di fuori del mercato. In questocaso la forma tecnica è data dai cosid-detti prestiti etici ed obbligazioni etiche.Le fondazioni possono considerarestrumenti di questo tipo (ad esempioFondazione Cariplo attua i cosiddettiprogram related investments), ma inquanto forme di intervento alternativealle erogazioni (in altre parole il dif-ferenziale di rendimento rispetto almercato si deve considerare unaforma di erogazione verso un sogget-to non profit) e quindi necessaria-

mente limitate come dimensioni.Il secondo filone, di matrice prevalen-temente anglosassone, parte dall’equi-valenza etico = socialmente responsa-bile e spalanca quindi la porta da unlato, al mercato, e dall’altro al temagemello, sotto il profilo operativo,della corporate social responsibility.

In questo caso le forme tecniche ten-dono ad essere prevalentemente costi-tuite dall’investimento in capitale dirischio. Non si postula, quindi, unarinuncia al profitto ed anzi in alcunicasi si è sostenuto, peraltro senza for-tissime basi teoriche2, che nel lungotermine responsabilità sociale e rendi-mento sono correlati grazie alla ridu-zione di rischi e di esternalità negative.Le fondazioni potrebbero naturalmen-te considerare interessante questo tipodi investimento, che coniugherebbeetica ed esigenze di redditività delpatrimonio. Da un punto di vista pra-tico, tuttavia, sembrano esistere dei

limiti ad un impegno consistente intermini dimensionali.Fatto pari a 100 € il patrimonio con-tabile delle fondazioni, oltre 40 €

sono costituiti da partecipazioni ban-carie, quota che sale in misura consi-stente se in luogo dei valori contabilisi considerano quelli di mercato.

L’investimento in partecipazio-ni bancarie è sceso in modofenomenale rispetto a 10 annifa, ma comporta ancora unaelevata proporzione di investi-mento azionario. Di conse-guenza la riduzione dell’inve-stimento nelle banche, realiz-zabile con gradualità, non sitradurrebbe probabilmente inuna destinazione ad altre formedi azionariato, anche tenendopresente che l’eventuale inter-vento nelle infrastrutture sareb-be probabilmente sotto formadi capitale di rischio.In conclusione, ritengo chel’affermazione di prodotti diinvestimento etici costituiscaun fatto molto importante erisponda ad una domanda dif-fusa, in particolare da partedelle famiglie e da parte di

quegli investitori istituzionali (fondipensione, fondi di investimento…) chegestiscono il risparmio delle famiglie.Nel caso delle fondazioni, invece,penso che il focus sulla comunità diriferimento continuerà a guidare lescelte di investimento. Ciò è avvenutoin passato e ancora avviene nel casodelle piccole casse in cui le fondazionidetengono ancora quote azionarie rile-vanti; è possibile che ad una eventualeriduzione della partecipazione detenu-ta nelle banche corrisponda un mante-nimento dell’attenzione alla comunitàlocale mediante l’investimento ininfrastrutture. ■

2) Vedi ad esempio Fondi pensione ed investimenti socialmente responsabili, a cura di MEFOP e Forum per la Finanza Sostenibile, pag. 13: “ Da un punto di vistafinanziario, gli studi sulla correlazione tra la responsabilità sociale delle imprese e l’andamento della quotazione del titolo emesso non giungono a conclusionidefinitive: esiste una evidente difficoltà a modellizzare questa correlazione…In via empirica, invece, la constatazione di una coerenza tra il comportamento socia-le e ambientale delle imprese e le buone prestazioni finanziarie del titolo è generalmente condivisa”.

Page 4: Le Fondazioni bancarie fra tradizione dello sviluppo locale e finanza etica · tema della finanza etica, ma lo fa – molto opportunamente - collegando l’argomento a quello dello

DALL’EUROPA

L ’Istituto Mondiale delle Cassedi Risparmio di Bruxelles terràa Madrid, nei giorni 22-23

maggio 2003, il 20° Congresso Mondialedal tema: “Savings Banks: Efficiencyand Commitment to Society”. Il Congresso Mondiale si svolge ognitre anni e riunisce più di 1.000Presidenti e Direttori Generali prove-nienti dalle Casse di Risparmio di tuttoil mondo, nonché i rappresentanti diprestigiose Organizzazioni internazio-nali. Quest’anno, tenutoconto che la manifesta-zione si svolgerà aMadrid, interverranno iReali di Spagna e le piùalte cariche istituzionalispagnole. Il Congresso èun’importante occasioneper evidenziare il ruolodelle Casse di Risparmiodi presidio del territorio di operatività,di contributo al sostegno economicodella comunità locale, di cooperazionecon le Casse di Risparmio di altri Paesi,al fine di accrescere, tra l’altro, la loro

competitività sul territorio nazionale. Nel corso dei lavori, autorevoli persona-lità interverranno sul ruolo svolto dalleIstituzioni finanziarie nell’economiaglobale e, in particolare, sul modo in cuile Casse di Risparmio rispondono aibisogni della società civile. Come sievince dal tema, il Congresso affronteràargomenti che non sono esclusivamenteattinenti all’attività bancaria.Considerata, infatti, la storica peculiari-tà delle Casse di Risparmio di interveni-

re, direttamente ovvero tramiteFondazioni ed Associazioni ad esse col-legate, nei diversi settori della societàcivile, è stata prevista una specifica ses-sione in cui saranno affrontate e discus-

se tali tematiche. Per l’occasione, saràinoltre allestito uno stand ove, con

diversi strumenti dicomunicazione, verrannorappresentati sia la realtàdel sistema - fondazioninei diversi Paesi, tra cuil’Italia, che alcuni esem-pi di iniziative effettuatein settori quali la cultura,l’arte l’istruzione, lasanità e l’ambiente.

Il Congresso è ospitato dallaConfederazione spagnola delle Cassedi Risparmio, che ne curerà tutti gliaspetti logistici e fornirà il necessariosostegno organizzativo. ■

4 Fondazioni marzo/aprile 2003

A Madrid il 20° Congresso Mondialedelle Casse di Risparmiodi Sergio Perruso

D al 1° al 3 giugno 2003 si terràa Lisbona la 14a AssembleaGenerale dell’European

Foundation Centre (EFC). L’European Foundation Centre è unaAssociazione internazionale, con sedea Bruxelles, alla quale aderiscono piùdi 160 Fondazioni in Europa fra cuialcune importanti Fondazioni bancarieitaliane: la Fondazione Cariplo,Firenze, Venezia, Monte Paschi Siena,Compagnia San Paolo di Torino, EnteCassa di Risparmio di Roma. Alle manifestazioni interverranno più di

500 Rappresentanti provenienti daFondazioni ed Organizzazioni legate almondo del non profit sia europee cheinternazionali. Accanto ai lavori assembleari, l’EFC haorganizzato una Conferenza sul tema“Foundations for Europe: The CitizenFacing Challenges of Globalisation”,nonché ulteriori importanti eventi. Traquesti, merita particolare attenzione laCommunity Philanthropy Iniziative (CPI)- 6° Annual Networking Meeting, che siterrà, sempre a Lisbona, nei giorni 30 e 31maggio 2003, il cui tema è “In search of

a New vision”. I lavori della CPI prevedo-no alcuni Workshops, di cui uno è orga-nizzato in collaborazione con il GruppoEuropeo delle Casse di Risparmio ed avràl’obiettivo di portare all’attenzione deipartecipanti esempi di intervento a favoredelle comunità locali, quali leCommunity Foundations sviluppate inItalia dalla Fondazione Cariplo, nonché larealizzazione di progetti condotti dalleFondazioni delle Casse di RisparmioFrancesi in cooperazione con diverseorganizzazioni non profit (NGO, strutturepubbliche, associazioni private). ■

Assemblea Generale dell’European Foundation Centre:Lisbona, 1-3 Giugno 2003

All’Istituto Mondiale delle Casse di Risparmio aderiscono 109Organizzazioni appartenenti a 92 Paesi, così suddivisi:

Africa 33 membri in rappresentanza di 33 PaesiAmeriche 21 membri in rappresentanza di 14 PaesiAsia 16 membri in rappresentanza di 14 PaesiEuropa 39 membri in rappresentanza di 31 Paesi

Complessivamente i 109 membri rappresentano 1.160 Casse di Risparmio, con221.000 sportelli, depositi per oltre 5.000 miliardi di euro, impieghi per circa2.000 miliardi di euro ed un totale di bilancio di circa 7.000 miliardi di euro.

Page 5: Le Fondazioni bancarie fra tradizione dello sviluppo locale e finanza etica · tema della finanza etica, ma lo fa – molto opportunamente - collegando l’argomento a quello dello

“ Da Renoir a De Stael.Roberto Longhi e il moder-no”, in mostra un secolo di

storia dell’arte dagli Impressionistifrancesi agli artisti operanti fino alsecondo dopoguerra inoltrato. Comeè nata l’idea di sostenere questaimportante rassegna?La Fondazione Cassa di Risparmio diRavenna ha sostenuto negli ultimianni alcuni progetti espositivi chel’Assessorato alla Cultura delComune di Ravenna ha promossopresso l’Accademia di Belle Arti alla“Loggetta Lombardesca” ove trovava-no collocazione oltre all’Accademia,la Pinacoteca Comunale ed altre colle-zioni di natura scientifica. Si è tratta-to di mostre interessanti e anche dibuona qualità che però erano fonda-mentalmente rivolte ad un pubblicopoco più che locale (cito le personalidei pittori Pietro Gilardi e SandroChia, una rassegna di arte contempo-ranea americana e, più indietro,“Kemet: alle sorgenti del tempo.L’antico Egitto dalla preistoria allePiramidi”, “Kostantinopel Sculturabizantina dai musei di Berlino”).

Ora il Comune di Ravenna ha costitui-to l’Istituzione “Il Museo d’Arte dellaCittà”, dotata di un proprio Consigliodi Amministrazione e di un propriobilancio autonomo; creando con ciò lepremesse per sviluppare un progettoculturale molto più ambizioso e di piùampio respiro che prevede il totalerecupero degli spazi della “LoggettaLombardesca” per risistemarvi laPinacoteca Comunale, un Centro diDocumentazione del mosaico moder-no, ed uno spazio espositivo moltoampio e prestigioso nel quale organiz-zare mostre di elevato contenuto arti-stico e culturale rivolte ad un pubblicomolto più numeroso e a livello nazio-nale.La “Loggetta Lombardesca” è un exmonastero dei Canonici Lateranensicostruito fra il 1496 e il 1508 che com-prende un armonioso chiostro rinasci-mentale e, sul lato prospiciente i giardinipubblici, presenta una elegante costru-zione dei primi del’500 a due ordini diarcate in marmo bianco chiamata appun-to “Loggetta Lombardesca” .E’ in questo progetto di rinnovamentodella proposta culturale della città che vavista la mostra “Da Renoir a De Staël.Roberto Longhi e il moderno” alla cui

DAL SISTEMAARTE E CULTURA

5Fondazioni marzo/aprile 2003

L’intervista a Lanfranco Gualtieri,Presidente Fondazione Cassa di Risparmio di Ravennaa cura della Redazione di “Fondazioni”

DA RENOIR A DE STAËL

Tra le recenti iniziative culturali promos-se dalla Fondazione Cassa di Risparmiodi Ravenna è d’obbligo ricordare lagrande mostra dedicata a RobertoLonghi dal titolo “Da Renoir e de Stael.Roberto Longhi e il moderno”. Lamostra, realizzata in collaborazione conil Museo d’Arte della Città di Ravenna,la Fondazione di Studi di Storia dell’ArteRoberto Longhi di Firenze e laFondazione Mazzotta di Milano, è stataallestita negli spazi della rinascimentaleLoggetta Lombardesca e resterà apertafino al 30 giugno 2003.Notissimo storico dell’arte, scrittoreinimitabile, Roberto Longhi rivesteun’importanza fondamentale nellastoriografia artistica contemporanea.La mostra, attraverso oltre duecentotra dipinti e sculture e un vasto reper-torio di documenti, si propone di offri-re un quadro esaustivo della concezio-ne critica longhiana sull’arte dell’Ottoe Novecento, lungo un arco cronologi-co secolare che va da Courbet e gliImpressionisti francesi fino alla metàdegli anni ’60 del XX secolo. Saranno

così documentati,con una sequenzarigorosamente filo-logica di operemolto rappresenta-tive che sonostate, per quantopossibile, tra quel-le stesse citatedallo studioso,tutti gli artisti dicui egli si è occu-pato in saggi, pre-sentazioni, lettere,recensioni, rapidema illuminantinotazioni critiche.

Paul Cèzanne, Le pont à Maincy, 1879

Page 6: Le Fondazioni bancarie fra tradizione dello sviluppo locale e finanza etica · tema della finanza etica, ma lo fa – molto opportunamente - collegando l’argomento a quello dello

Fondazioni marzo/aprile 2003

realizzazione ha lavorato per un trien-nio un prestigioso Comitato scientifico,e che ha potuto beneficiare di prestitiimportantissimi da parte del Musèed’Orsay e del Centre Pompidou diParigi, della Guggenheim Collection,della Galleria Nazionale d’ArteModerna di Roma, della PinacotecaBrera di Milano, della Galleria d’ArteModerna di Torino, della FondazioneLonghi di Firenze e di collezionisti pri-vati, creando così un percorso espositivosplendido. L’editore Mazzotta ha pub-blicato un catalogo ricco di saggi criticicon una eccellente documentazionefotografica delle opere esposte. Si trattaeffettivamente di un evento di straordi-nario interesse artistico che indaga l’u-niverso esegetico del grande criticod’arte Roberto Longhi.

In quale misura è stata coinvolta laFondazione Cassa di Risparmio diRavenna?La Fondazione partecipa con un pro-prio rappresentante al Consiglio diAmministrazione dell’Istituzione e dàquindi un apporto di idee e di mana-gerialità all’attività del Museo; insecondo luogo ha sostenuto il proget-to espositivo con un contributo di €250.000,00 in parte vincolato allaqualità della “comunicazione” e dellapromozione dell’evento.

Arte quale salvaguardia e sviluppodel patrimonio artistico e culturale.Cosa significa tale affermazione nel-l’attività della Fondazione?Ravenna è certamente una città d’arteassai conosciuta anche sul piano interna-zionale per i suoi eccezionali monu-menti di epoca bizantina, decorati displendidi mosaici del V e VI secolo, checostituiscono patrimonio dell’umanitàsotto il patrocinio dell’Unesco. Ma aRavenna vi sono anche due importantiraccolte museali; al Museo Nazionale eal Museo Arcivescovile e molte altrechiese e basiliche di varie epoche e stiliche in altri contesti urbani costituirebbe-ro motivo di grande interesse turistico eche a Ravenna si “diluiscono” in un per-corso storico monumentale di grandevalore culturale.E’ naturale che questa ricchezza diopere d’arte costituisca, anche un impe-gno continuo per interventi di restauroconservativo o di recupero (spesso ven-gono alla luce reperti archeologici digrande valore che necessitano di restau-ro e collocazione).Dunque gli interventi che la Fondazioneha effettuato nei suoi primi 10 anni divita sono stati spesso orientati al restau-ro o al recupero di monumenti e di opered’arte ed hanno assorbito quote signifi-cative del bilancio di erogazione.Così abbiamo consentito il primo recu-pero e il restauro dei mosaici scopertinel 1993 e che oggi costituiscono la“Domus dei Tappeti di Pietra”, abbiamoconcorso al restauro delle settecente-sche S. Maria del Suffragio, SanCarlino, SS. Giovanni e Paolo, ed allacollocazione dei restaurati affreschi tre-centeschi di S. Chiara attribuiti a Pietroda Rimini al Museo Nazionale, solo percitare gli interventi più significativi.Ora siamo impegnati per un progetto direstauro e illuminazione della zona“Dantesca” che costituisce il settoreurbano legato al ricordo di DanteAlighieri, nel quale la Fondazione èproprietaria dei cosiddetti chiostri fran-cescani, che costituiscono un comples-so molto suggestivo. Tutto ciò contri-buisce a valorizzare il patrimonio

monumentale della città e a migliorar-ne la fruibilità, anche attraverso inter-venti nell’arredo urbano (es. giardini),creando le condizioni per aumentare ilflusso turistico e soprattutto per stimo-lare una più lunga permanenza dei visi-tatori a Ravenna. La città si arricchiscedi opportunità di contatti e di relazionicon un mondo sempre più vasto e inter-nazionale e così si riappropria della suaidentità storica, culturale e “urbana”.

La Fondazione Cassa di Risparmiodi Ravenna è entrata a far parte,quale socio fondatore, di importantiFondazioni promosse da enti istitu-zionali. Ce ne vuole parlare?Le Istituzioni ravennati hanno avviatouna politica di “decentramento” delleattività culturali promuovendo la costi-tuzione di Fondazioni alle quali hannoaderito oltre altre Istituzioni pubbliche,Fondazioni di origine bancaria, la nostrae quella del Monte di Bologna eRavenna, e le varie Associazioni di cate-goria. Così “Ravenna Manifestazioni” sioccupa del “Ravenna Festival” e del tea-tro di tradizione e gestisce il TeatroAlighieri; “Ravenna Antica” ha il com-pito di realizzare il Museo Archeologicoe il Parco Archeologico di Classe non-ché, con l’auspicata adesione del

6

DAL SISTEMAARTE E CULTURA

Umberto Boccioni, Le due amiche, 1914-15

Paul Klee, Americanisch-Japanisch, 1918

Page 7: Le Fondazioni bancarie fra tradizione dello sviluppo locale e finanza etica · tema della finanza etica, ma lo fa – molto opportunamente - collegando l’argomento a quello dello

Ministero dei Beni Culturali, gestirealcuni importanti monumenti della cittàe del territorio; “Flaminia” è laFondazione preposta a sostenere l’inse-diamento nella nostra città di un PoloUniversitario come Polo decentratodell’Ateneo di Bologna; “FondazioneCasa Oriani”, Fondazione di recentissi-ma costituzione che gestisce la omoni-ma biblioteca di Storia Moderna;“Fondazione Museo Internazionaledelle Ceramiche di Faenza M.I.C” che sipropone di promuovere e valorizzare il

patrimonio culturale e storico dell’arteceramica Faentina in ambito nazionaleed internazionale; “Fondazione TeatroRossini” di Lugo che gestisce l’attivitàartistico-teatrale dell’omonimo teatro.Infine le due istituzioni costituite dalComune, quella del Museo della Cittàdella quale ho già parlato e quella dellaBiblioteca Classense una delle raccoltelibrarie più importanti e prestigiose delnostro Paese. Ebbene la nostra Fon-dazione ha aderito a tutte queste iniziati-ve e ne è parte attiva sostenendone fra

l’altro i progetti condivisi. Il coinvolgi-mento della società civile e la maggioreflessibilità di queste “entità” rispetto allanaturale rigidità burocratica degli EntiPubblici, ha espresso una rinnovata pro-gettualità e ha stimolato una maggioresensibilità e partecipazione della “città”a un disegno complessivo di sviluppodella cultura visto anche come imple-mento delle qualità di vita attraversol’incremento della produzione lorda direddito in funzione dell’aumento delflusso turistico. ■

Fondazioni marzo/aprile 2003 7

DAL SISTEMAARTE E CULTURA

U n'importante acquisizione daparte della Fondazione Cassadi Risparmio di Udine e

Pordenone ha arricchito recentemente lecollezioni udinesi: si tratta della"Crocifissione" di Afro e MirkoBasaldella, opera di ceramica policromadi notevoli dimensioni (cm. 151x105x15)risalente al 1947, che rappresenta un uni-cum anche perché realizzata a quattromani da due dei più illustri protagonisti alivello internazionale della storia dell’ar-te contemporanea. La Fondazione hainfatti deciso di esporla al pubblico con-cedendola in deposito alla sede musealeudinese, ritenuta dal Consiglio diAmministrazione, presieduto dal dott.Silvano Antonini Canterin, la più idoneaad ospitare quest'opera di enorme pregioe d’assoluto valore storico. La"Crocifissione" entra così nel patrimonioartistico della città di nascita dei fratelliDino, Mirko e Afro Basaldella, straordi-naria triade di talenti nati a Udine rispet-tivamente nel 1909, 1910 e 1912, casopressochè unico di famiglia di talenti arti-stici del nostro tempo, e viene a comple-tare idealmente la ricca collezione di lorodipinti e sculture conservata nellaGalleria udinese accanto alle decorazionimurali di Afro e alle sculture monumen-

tali di Dino e Mirko che qualificano variluoghi pubblici cittadini. I Basaldella si affermarono lungo glianni Sessanta sulla scena internazionaleper la loro straordinaria ricerca d'avan-guardia che parte da premesse comuniper approdare, dopo l'apprendistato conArturo Martini per Mirko e la frequenta-zione dell'ambiente romano e della pit-tura tonale di Corrado Cagli per Afro,all'evoluzione del linguaggio in direzio-ne post-cubista che li accomuna nuova-mente lungo gli anni Quaranta. Verso lafine degli anni Cinquanta assistiamo allosviluppo individuale delle loro persona-lità: Dino attraverso la scelta del ferro discarto industriale nei suoi assemblaggiche generano inedite forme plastichedall'accento epico e barbarico, Mirkosviluppando la sua ispirazione mitica esacrale in chimere, totem, maschereaccanto a libere forme a intreccio cheinglobano lo spazio, Afro perseguendouna dimensione lirica e memoriale chelo distacca dal reale e che il contatto conl'arte americana acuisce a livello d'intro-spezione interiore e inconscia, elaboran-do attraverso il gesto e l'uso sapiente delcolore la sua poetica informale. La "Crocifissione" modellata da Mirkoe dipinta da Afro nel 1947 a Roma, dove

i due artisti si erano stabiliti, è il risulta-to di una svolta decisiva nella loro ricer-ca oltre ad essere uno straordinarioesempio di collaborazione tra i due fra-telli: sulla scorta dell'incontro con ilcubismo avvenuto a Parigi nel 1937,dove Cagli è tra i partecipanti, lavorandoaccanto ad Afro, dell'Esposizione uni-versale divenuta celebre per la presenzadi Guernica, Mirko sperimenta dapprimaattraverso il disegno e, dal 1947 in poi,nella scultura, la nuova concezione delrapporto tra forma e spazio divulgatadall'opera di Picasso: avvia anche inquesto periodo la sua ricerca materica estrutturale, tendendo nella sua ricercaplastica a forme intrecciate e policrome,mentre Afro, in parallelo, risolve gli echifigurativi della sua pittura memoriale insintesi cromatico-geometriche.Il tema della Crocifissione, vissuto einterpretato lungo gli anni della guerrada artisti quali Renato Guttuso oGiacomo Manzù come rappresentazio-ne di una tragedia universale, è inten-samente frequentato da Mirko propriolungo questi fatidici anni Quaranta: aparte gli esempi di oreficeria sacra,come la croce in oro cesellato del1940, ripresa e ampliata in lamina d'ar-gento verso il 1941 con richiami alla

Fondazione Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone

Afro e Mirko per le collezioni udinesidi Isabella Reale *

Page 8: Le Fondazioni bancarie fra tradizione dello sviluppo locale e finanza etica · tema della finanza etica, ma lo fa – molto opportunamente - collegando l’argomento a quello dello

DAL SISTEMAARTE E CULTURA

tradizione rinascimentale, un inchio-stro acquarellato, datato al 1942, dalpunto di vista iconografico e stilisticorivela pienamente un più ampio con-fronto con l'arte europea, e in partico-lare il rimando all'esempio di Picasso,alle sue Crocifissioni venate da sugge-stioni surrealiste, per la riduzione dellefigure a filiformi e agitate presenze daigesti e dagli arti divaricati, tutte gioca-te su una spazialità dinamicae complessa. Questa incrina-tura repentina del modelloclassicistico è determinatanella sensibilità di Mirko daun'inquietudine e un disagioprofondi causati dalle violen-ze della realtà contempora-nea e tale presa di coscienzasi legge negli sbalzi ispiratialle lotte partigiane, nuova-mente in una "Crocifissione",un monotipo a olio del 1944,dove la figurazione si articolain un nucleo segnico che deli-nea i contorni come un com-plesso continuum di corpi,immettendo nel tema unanuova tensione drammatica.Infine, nel 1945, nell'argentosbalzato "Crocefissione di unpartigiano" si palesano i con-notati immanenti del temasacro.Con questi precedenti icono-grafici e stilistici Mirko affron-ta la modellazione di questoimpegnativo altorilievo, conce-pendo l'esile figura del Cristoreclinata verso la Maddalenache gli cinge i piedi, il grupposerrato delle Marie sulla sini-stra e il gesto disperato di San Giovannialla destra, sotto il quale si collocano isimboli della passione, il gallo, le tena-glie, il calice dentro cui zampilla un fiot-to di sangue, imporporando l'intero corpodel Cristo. L'immanenza della tragediaviene qui risolta nella sua drammaticitàdalla superficie tormentata della materiae dal violento ed emozionale risalto cro-matico, con un palese richiamo allaCrocifissione di Picasso per l'analoga

impostazione anche iconografica oltreche stilistica. Mirko ricorre a una materiaviva e pulsante come la ceramica, moltoamata nella cerchia degli artisti legati allaScuola Romana a partire da CorradoCagli, e in particolare messa in pratica daun amico fraterno di Mirko, Leoncillo,che elabora attraverso tale tecnica unasua personale concezione di identità tracolore e materia, adottando anche lui, in

questi stessi anni, il linguaggio neo-cubi-sta. Mirko modella la terracotta ad altori-lievo, scavandola e animandola con i pol-pastrelli, solcandola da profonde incisio-ni con la stecca, in dodici pezzi, sottopo-nendola a una prima cottura. Poi intervie-ne il pennello di Afro con smalti colora-tissimi, stendendo il colore anche persovrapposizioni, quindi, sottoposta nuo-vamente a cottura, l'opera venne assem-blata e legata col fil di ferro e col gesso a

un telaio successivamente rinforzato daDino, che tra l'altro, anche attraversoalcuni studi di proprietà della famiglia,non deve aver avuto un ruolo secondarionella concezione figurativa dell'opera.La Crocefissione, dunque, fissa nellaplastica di Mirko uno dei momenti piùalti dal punto di vista espressivo dellasua vicenda artistica, sia per l'intensitàdel dramma raffigurato, sia per lo scavo

e il trattamento della materia,carica di energia vitale, inaperto dialogo con lo spaziocircostante, che si accompa-gna all'impiego di vive poli-cromie: quanto alla trattamen-to della figura, abbandonatoogni descrittivismo, la sua pre-senza si scarnifica, si allunga,in un'espressività estrema.Con queste premesse possia-mo certo considerare questastraordinaria ceramica unantecedente diretto del capo-lavoro di Mirko, il cancellodel Mausoleo delle FosseArdeatine, del 1950-'51, ispi-rato alla tragedia delle fossecomuni nel viluppo e nell'in-trico dei corpi in agonia, coitendini e i volti messi a nudo esublimati come in un rilievo agiorno.In tutta la sua preziosa eintensa presenza ora laCrocefissione è visibile pro-prio nelle stesse sale che ospi-tano gli studi e il modellodella cancellata per le FosseArdeatine, in attesa di unadefinitiva collocazione delleraccolte nella nuova sede

della Galleria d'Arte Moderna pressoquella Casa Cavazzini decorata nel1938 dalle tempere murali di Afro, spa-zio che i Civici Musei Udinesi, direttidal dott. Giuseppe Bergamini, intendo-no eleggere a sede di tutte le opere pro-dotte dal genio di Dino, Mirko e AfroBasaldella. ■

* Conservatore della Galleria d’Arte

Moderna di Udine

Afro Basaldella (Udine, 1912 - Ginevra, 1976)Mirko Basaldella (Udine, 1910 - Cambridge (USA), 1969)Crocifissione, 1947 - Ceramica policroma cm 151x105Deposito della Fondazione CRUP nella Sala Didattica Galleria d’ArteModerna di Udine.

8 Fondazioni marzo/aprile 2003

Page 9: Le Fondazioni bancarie fra tradizione dello sviluppo locale e finanza etica · tema della finanza etica, ma lo fa – molto opportunamente - collegando l’argomento a quello dello

“ Luce e pittura in Italia, 1850-1914”, una bella mostra.Bella e ricca di belle opere, e

non solo famose. Per fortuna. Già,diciamolo chiaramente: siamo stanchidi vedere eventi gonfiati dai media, concapolavori troppo sfruttati, dove l’a-spetto più interessante è quello di tro-vare a tutti i costi un motivo che mettaassieme opere e artisti, anche se tra loroin comune hanno ben poco. Ed è sem-pre in queste mostre che ci si ritrova,oltre che a ricercare i vari nessi logici,a contare sulla punta delle dita -maquelle di una sola mano- i quadri cheabbiano un legame coerente con il temadell’esposizione.La mostra livornese, curata da RenatoMiracco, indaga sugli artisti italianioperanti negli anni tra la seconda metàdell’800 e l’inizio del secolo successi-vo, uniti dalla stessa ricerca di comeaffrontare, nella costruzione del sog-getto, il tema della luce.Esauriti i principi delNeoclassicismo, inItalia si formaronodiversi movimenti -dallascapigliatura ai mac-chiaioli, dal divisioni-smo al futurismo- con incomune il tentativo disovvertire l’antico rap-porto tra forma e colore,a favore degli accosta-menti cromatici, di lucee di ombre. Dopo il suc-cesso riscosso aBruxelles nello scorsoautunno, dove è statainaugurata alla presenzadel Presidente della Repubblica CarloAzeglio Ciampi e dei Reali del Belgio,è approdata a Livorno nella sale dellaVilla Mimbelli, prestigiosa sede delMuseo Civico, arricchita da ben altri 59

dipinti poco conosciuti, provenienti dacollezioni private e dai caveau di museinazionali. La rassegna, promossa dalMinistero degli Affari Esteri, dallaFondazione Cassa di Risparmi diLivorno e dal Comune di Livorno, rac-coglie 176 opere delle più importantiistituzioni museali come le CivicheRaccolte d’Arte di Castello Sforzescodi Milano, la Galleria d’Arte Modernae Contemporanea di Firenze, l’EstorickCollection of Modern Art di Londra, ilMuseo d’Arte Moderna di Trento eRovereto e la Galleria d’Arte ModernaRicci-Oddi di Piacenza. Tra le opere èpossibile ammirare i dipinti di VittoreGrubicy De Dragon di proprietà dellaFondazione Cassa di Risparmi diLivorno, generosa donazione di EttoreBenvenuti, figlio di BenvenutoBenvenuti che, integrati con l’archiviodel pittore, permettono di approfondireuna delle figure più importanti della

pittura d’inizio secolo, fondamentalenello scambio culturalmente propiziotra l’Italia e l’Europa.A Villa Mimbelli la mostra è arrivataoltre che per il plauso del Presidente

Ciampi, anche grazie all’interessa-mento della Fondazione Cassa diRisparmi di Livorno che ha partecipa-to non solo come sostenitore economi-co, ma con un ruolo attivo di copro-duttore del progetto. Si tratta infatti di

un passo significativofrutto della stretta colla-borazione e della profi-cua sinergia tra laFondazione livorneseed il Comune. “Essereal fianco dell’Ammini-strazione comunale - hacommentato il Presi-dente della Fondazione,Luciano Barsotti - comesoggetto organizzatoree non solo come sem-plice sponsor, è un ulte-riore passo di un per-corso da anni intrapresoe che ha visto il rag-giungimento di traguar-

di prestigiosi, rappresentati da unaserie di esposizioni di altissimo livel-lo. Aver partecipato come produttoriad un evento di dimensione interna-zionale -ha aggiunto il Presidente- ed

DAL SISTEMAARTE E CULTURA

9Fondazioni marzo/aprile 2003

Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno

“Intrapresa luce”di Elisabetta Boccia

Ippolito Caffi, Veduta di piazza San Pietro, 1845 c.Olio su tela, cm 44x69,5.Collezione privata, Roma.

Giovanni Boldini, L’amico fedele, 1874.Olio su tavola, cm 24x14.Collezione privata.

Page 10: Le Fondazioni bancarie fra tradizione dello sviluppo locale e finanza etica · tema della finanza etica, ma lo fa – molto opportunamente - collegando l’argomento a quello dello

DAL SISTEMAARTE E CULTURA

aver contribuito come proprietari dialcune delle opere esposte è in lineacon l’attività istituzionale dellaFondazione che punta innanzitut-to alla valorizzazione e alla diffu-sione della conoscenza del patri-monio culturale della città”.L’Ente è intervenuto non solo sindalla fase ideativa del progettoespositivo, ma ha anche finanzia-to le spese di restauro di dueimportanti tele presenti in mostra:Il Re Sole di Gaetano Previati edil Girotondo di Giuseppe Pelizzada Volpedo, provenienti dalleCiviche Raccolte d’Arte diMilano, che altrimenti non sareb-be stato possibile esporre. Nonsolo: la Fondazione si è poidistinta impegnandosi nelladivulgazione della cultura soprat-tutto tra le nuove generazioni. Perquesto ha sostenuto l’offertarivolta a tutte le scuole della pro-vincia di una visita guidata gra-tuita alla mostra che si tiene tutti imartedì mattina. A sostegno di taleiniziativa l’esposizione è statacorredata da un percorso didatti-co per le scuole, enucleandoall’interno della mostra trentaopere che costruiscono un’idealetraccia per approfondire unaparte di storia dell’arte italiana.Si tratta di una mostra di qualità edi eccezionale rilievo scientificocon opere di grande impatto visi-vo, accostate secondo un itinera-rio inconsueto e originale:“Abbiamo tirato fuori le telenascoste nei caveau dei musei enelle collezioni private (come ilnucleo De Nittis di provenienzaAngelo Sommaruga ndr)-haaffermato il curatore della mostra-. Non ci siamo soffermati a stu-diare le singole scuole o gli argo-menti di storia dell’arte a compar-timenti stagni. Abbiamo preferitoaffrontare il discorso della trasversalità,del confronto, a livello internazionale,scoprendo peraltro un substrato artisti-co europeo comune a molti artisti di

quel periodo”. In mostra, dunque,opere di straordinaria qualità di

Zandomeneghi, di Ranzoni, di Piccio,di Fontanesi, di Cremona, di Novellini,

di Sironi, di Prini, di Balla di cui molteCompenetrazioni iridescenti, inediteper il pubblico italiano. L’occasioneserve quindi anche a valorizzare e a dif-fondere ad un più vasto pubblico un

patrimonio ancora sconosciuto. Cosìidealmente la mostra inizia da Ippolito

Caffi, il pittore veneto dal gustopreromantico, che sceglie Roma eVenezia per indagare e studiare glieffetti della luce, le due città chediventano polo di attrazione pertutta la pittura dell’Ottocento. “Lospirito di questa esposizione –haancora sottolineato RenatoMiracco- è proprio il confronto,certamente parziale e soggettivo,ma propositivo, di realtà tra lorodiversissime, ma intimamentelegate…In tutti vi è la volontà dipartire da un dato oggettivo perarrivare a una soggettività croma-tica, a un taglio molte volte foto-grafico, come negli splendidi qua-dri di Sartorio…”. Dunque, è laluce protagonista ed elementoportante tanto nei paesaggi quantonei ritratti, la luce che diventamomento di sintesi di colore, diforma e di movimento.

L’“intrapresa luce” allora è l’impegnoe la ricerca di questi artisti che privile-

giano il colore alla forma, l’im-magine luminosa alla resa ogget-tiva del reale, concentrandosi suirapporti cromatici tra luce eombra, tra visione naturale evisione emotiva. Questa è la lorovera rivoluzione: l’atto di disgre-gazione del reale, dove la pitturanon è mera riproduzione, ma tra-duzione e costruzione di un rap-porto intimo, soggettivo con ilmondo fisico; un rapporto caricodi emozioni, di visioni personali,di nuove evasioni che si espri-mono attraverso il linguaggiodella luce e del colore. “La luceci fa evadere la realtà fisica pertrovare un attimo di soprannatu-ralità” (Gaetano Previati).La mostra quindi ci guida e ci cat-tura alla scoperta e all’approfon-

dimento di una degli episodi più belli eaffascinanti della storia dell’arte italia-na, così come dovrebbero essere lemostre, un momento in più di cono-scenza e di riflessione. ■

10 Fondazioni marzo/aprile 2003

Vittore Grubicy de Dragon, Verso il lago, 1896.Olio su tela, cm 64,5x55,5.Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno, Livorno.

Umberto Boccioni, Idolo Moderno, 1911.Olio su tavola, cm 60x58,4.Collezione privata.

Page 11: Le Fondazioni bancarie fra tradizione dello sviluppo locale e finanza etica · tema della finanza etica, ma lo fa – molto opportunamente - collegando l’argomento a quello dello

DAL SISTEMAARTE E CULTURA

11Fondazioni marzo/aprile 2003

Fondazione Cassa di Risparmio di Parma

Un nuovo percorso espositivodi Giovanni Fontechiari *

S i tratta di un importanteintervento della FondazioneCariparma che si inserisce a

pieno titolo nel progetto di recupero delpatrimonio artistico della Città: nelcorso degli anni, infatti, uno dei princi-

pali obiettivi della Fondazione perquanto riguarda il settore dell’arte edella cultura è stato quello di contribui-re in modo significativo alla valorizza-zione architettonica ed artistica deiprincipali monumenti del centro storicoed anche della Provincia per un com-plessivo di circa Euro 7.000.000.In tale ottica la Fondazione si è fatta pro-motrice e finanziatrice del restauro diquattro fra le chiese rinascimentali piùimportanti della città quali S. Antonio, S.Cristina, S. Lucia e S. Vitale, a cui siaggiunge il recente restauro dellaFacciata della Chiesa di S. GiovanniEvangelista, il recupero del portone e deiportoncini della Cattedrale e la forte sen-

sibilizzazione in favore delripristino della Chiesamedioevale di S. Francescoal Prato (la più imponenteed antica costruzione goti-ca del Nord Italia).

La realizzazione del Museo Diocesanorealizzazione, resa possibile grazie aldeterminante contributo della FondazioneCariparma, comprende gli imponentirestauri del cosiddetto Lapidario, alseminterrato dello storico palazzo, assie-me alle Sale di rappresentanza al PianoNobile, prospicenti Piazza Duomo, sededella quadreria vescovile.Il suggestivo percorso museale del MuseoDiocesano ripercorre l’evoluzione del cri-stianesimo a Parma dalle origini all’epocaromanica, assieme agli stupendi mosaicitrovati nel 1955 in Piazza Duomo, e allesei statue antelamiche del Battistero (i dueArcangeli Michele e Gabriele, Salomonee la Regina di Saba, Davide ed un Profeta).

Gli scavi effettuati, condotti sotto ilcontrollo della Soprintendenza Archeo-logica, hanno inoltre portato alla lucereperti di particolare interesse per lastoria di Parma, vale un tratto dellemura tardo antiche di origine romana.Il Piano Nobile offre le cosiddette Saledi Rappresentanza, che ospitano la qua-dreria vescovile, restaurata nella quasitotalità sotto la direzione dellaSoprintendenza per i Beni Artistici,Storici e Demoantropologici e con ilFinanziamento della FondazioneCariparma. ■

* Ufficio Stampa Fondazione Cassa di

Risparmio di Parma

Parma, Palazzo Bossi Bocchi,fino al 4 maggio

La celebre collezione di “Divini Infanti” diHiky Mayr giunge a Parma, nelle antichesale di Palazzo Bossi-Bocchi, per iniziativadella Fondazione Cariparma che ha sedenello storico Palazzo. Rispetto alle precedenti tappe, la mostrapone maggior accento su una sequenzaparticolare della Collezione Mayr, ovverosulle Marie Bambine, sorta di versione fem-minile di Divino Infante. Sicuramente minoritarie per numero, le effigidella Madre di Dio, bambina, sono “oggetti”di preziosità spesso maggiore, per sontuositàdegli abiti, per qualità di realizzazione.Commissionate da conventi e monasteri fem-minili, da famiglie nobiliari che intendevanofornire alle loro figlie una modello di vita, leMarie Bambine sono state realizzate – comedel resto i Divini Infanti – da abilissimi artigianise non direttamente all’interno delle mura clau-strali. I secoli di maggior “fortuna” di questeraffinate produzione devozionale furono ilSeicento e il Settecento, quando il “genere”trovò ampio interesse non solo nell’Europa con-

tinentale ma anche in territori lontani, dalleFilippine al Brasile. Così come i Divini Infanti, le MarieBambine erano realizzate in legno inta-gliato e dipinto, in cera, terracotta o carta-pesta, materiali spesso accostati con gran-de disinvoltura. Per i vestiti si ricorrevaspesso ad un “riciclo” di paramenti sacri ovesti dimesse o offerte dalle devote. Nelcaso specifico delle Marie Bambine, latipologia principale, che si riferiva ad unpreciso prototipo conservato nella Basilicadi Santa Maria degli Angeli, prevede l’uti-lizzo della cera. Negli esemplari in mostra,provenienti dall’Italia del Sud, si è fattoricorso anche a materiali diversi: terracot-ta, cartapesta, legno. La collezione Hiky Mayr – considerata la piùimportante al mondo – è stata “scoperta” alcu-ni anni fa da Franco Maria Ricci che le hadedicato un prezioso volume e che si è resopromotore prima della mostra milanese alMuseo Diocesano ed ora di questa rinnovataedizione parmense. La realizzazione di sacre effigi del Bambinorisalgono alla rappresentazione dei “drammiliturgici” medioevali, diffusi tra il Mille ed i

secoli immediatamente successivi. In questi“drammi”, le principali figure sacre, e tra esseil Bambino, erano “interpretate” da effigilignee. Nei secoli successivi, con l’instaurarsi diuno specifico culto nei confronti del DivinoInfante e di Maria Bambina, si diffusero scultu-re rappresentati i due sacri soggetti. Erano –come la mostra evidenzia – opere di formatoanche piuttosto imponente (sino ad 80 – 90cm di altezza), oggetto di un culto collettivo,affiancate ad altre, di misura più contenuta,destinate ad un culto più domestico. Storicamente è tra la fine del Cinquecento e l’i-nizio del Seicento che si assiste alla riscopertadei valori positivi legati all’infanzia ed è in que-st’epoca che le statue di Gesù Bambino e diMaria Bambina divengono oggetto di praticadevozionale molto intensa. La loro produzionegiunse all’apice nel Settecento, con realizza-zioni dalla forte impostazione realistica, distraordinaria qualità scultorea, di assolutaaccuratezza del dettaglio. Discorso a partemeritano gli abiti: interi corredi, per i diversimomenti dell’anno liturgico, accompagnavanoalcune delle più belle effigi. Poi una rapida decadenza ed una produzioneche si avvicina più all’artigianato che all’arte.

Parma, Museo Diocesano

Page 12: Le Fondazioni bancarie fra tradizione dello sviluppo locale e finanza etica · tema della finanza etica, ma lo fa – molto opportunamente - collegando l’argomento a quello dello

DAL SISTEMAPUBBLICAZIONI

Q uando si dice che l’Italiaintera è un museo diffuso, siinsiste su un luogo comune

per fortuna non ancora del tutto smenti-to dalle brutture ambientali che ci cir-condano: a dimostrarlo è il preziosovolume “Le vele di marmo. Marina diCarrara da piccolo borgo a capitale dellamarineria”, edito dalla FondazioneCassa di Risparmio di Carrara e dallaCassa di Risparmio di Carrara spa. Oggetto del volume è il racconto dellemirabili e poco note imprese di uominiche, affrontando i mari con rara mae-stria, hanno contribuito a fare di Marina– una spiaggia ed un borgo neppuresegnati sulla carta geografica – una cit-tadina vitale con un porto importante ecantieri navali di prestigio. Epicentro diquesto viaggio nella memoria è il marevisto che, sin dall’antichità, proprioattraverso il mare, daquesta regione parti-rono migliaia di bloc-chi di marmo per rag-giungere le diversecittà del mondo alloraconosciuto ed essereutilizzati per farepalazzi, chiese, statuee fontane.Il volume, curato daRomano Bavastro econ un introduzionestorica di Pietro DiPierro, ricco di sug-gestive immagini,rappresenta una rac-colta di testimonianze animate dauomini, anche anonimi, fissati inmodo indiretto, ma nitido medianteavvincenti aneddoti, momenti dellastoria, della tradizione e della società

locale. In sostanza Romano Bavastroallestisce una galleria di ritratti attin-gendo alla memoria, con l’apporto diricerche, incontri, decine e decine diinterviste con i superstiti marinai chehanno cominciato la loro attività suinavicelli passando ai mercantili e,infine, ai motor sailer ed agli yacht;attraverso lunghe sedute con mogli,figli, nipoti di quanti hanno trascorsouna vita a lottare per la sopravvivenzaconfrontandosi, giorno dopo giorno,con la forza e la generosità del mareper portare a casa con il pane, ricordidi vele al vento, straordinarie battutedi pesca, avventure, immagini di paesilontani. L’autore raggranella cosìmateriali memorabili che fanno delvolume un’opera utile per la cono-scenza approfondita di un frammentodel nostro territorio nazionale con alle

spalle una storia tutta particolare.Si tratta di una storia emozionante dimarinai divenuti leggendari come iGhirlanda, i Paladini, i Vatteroni, iBogazzi o i Bugliani. Tuttavia è anche

una storia di artisti, capitani d’indu-stria, attori famosi che ai marinairicorsero per indimenticabili regate ocrociere esclusive. E non solo. Si narraanche degli eroismi e della quotidiani-tà sempre drammatica della guerra edella pace fittizia seguita all’8 settem-bre; della pagina ignota ai più sull’e-sodo degli ebrei dalla nostra terra;delle vittorie sportive che hanno resofamosi nel mondo della vela campioni

come i fratelliChieffi ed i Santella.Come ricorda ilPresidente dellaFondazione Cassadi Risparmio diCarrara, AngeloTantazzi, RomanoBavastro riesce, congrande abilità, amettere sotto gliocchi di tutti “inomi di centinaia diuomini che hannoscritto la storiadella marineria, ilricordo dei velieri

che dando il primo impulso all’espor-tazione del marmo contribuirono inmodo decisivo alla crescita economi-ca e culturale di Carrara. La storiadelle imprese degli uni e degli altri ed

12 Fondazioni marzo/aprile 2003

Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara

Vele di marmodi Ida Ferraro

Ragazzi a prua.

Page 13: Le Fondazioni bancarie fra tradizione dello sviluppo locale e finanza etica · tema della finanza etica, ma lo fa – molto opportunamente - collegando l’argomento a quello dello

il lento inarrestabile sviluppo dellaMarina dove sulla spiaggia spuntano iprimi pontili caricatori e poi nasce ilporto. E sorgono cantieri che dallebarche di legno passeranno allacostruzione di mostri di tecnologia:navi chimiche, traghetti e navi da cro-ciera, yacht di prestigio internaziona-le. Intanto la guerra, l’8 settembre, ilutti, la ricostruzione, le vicendeumane e professionali deisingoli che con grande capar-bietà per tutto un secolo edoltre mettono a frutto lalezione dei vecchi e dopoaver primeggiato nella vela,mantengono la tradizionenella marina mercantilecome in quella da diporto.Marinai che bruciano letappe e nel volger di alcunidecenni riescono ad affianca-re ed emulare i loro maestridiventando tra i migliori.Anche nello sport”.“La Fondazione Cassa diRisparmio di Carrara e la Cassadi Risparmio di Carrara spa – èancora Tantazzi che scrive –sono liete di avere finanziato lapubblicazione di un libro checolmando una lacuna rendeonore a tanti protagonisti, moltifin qui sconosciuti, di questavita collettiva sul mare chepresa nel suo insieme rappresenta unaautentica epopea”. La Fondazione Cassadi Risparmio di Carrara e la Cassa diRisparmio di Carrara S.p.A., con la pub-blicazione di questo volume, hannovoluto rendere un doveroso omaggio atutti i cittadini, viventi e non, che attra-verso la loro vicenda umana e professio-nale, sono andati per mare, ed anche acoloro che, sempre attraverso la loroviceda umana e professionale, li hannoaiutati ad amare il mare, contribuendocosì, in poco più di un secolo, a costrui-re una marineria valida e professional-mente apprezzata in campo nazionale ed

internazionale. Protagonisti che hannodecisamente inciso sulla conformazionedi questa porzione di territorio la cuiconfigurazione può più o meno piacere,ma comunque assume un valore simbo-lico nella memoria dei suoi abitanti dalleradici assai profonde. Le origini di que-sta terra si fanno risalire, infatti, alla anti-ca città romana di Luni le cui rovineaffiorano ormai a un paio di chilometri

dal mare, nella zona nord-ovest delleultime case di Marina di Carrara oMarina di Avenza, come ancora si chia-mava fino a non molti decenni fa.Non si tratta di semplice nostalgia peril passato. Con quest’opera, ancora unavolta, le Fondazioni dimostrano che ciòche importa del nostro patrimonio cul-turale non è il valore monetario, mapiuttosto i “valori di memoria” che noninvitano soltanto ad assumere il passa-to come luogo dell’apprendimento edel ritrovamento degli antecedentirispetto al quale misurare nuovi rappor-ti, ma ancora di più sollecitano a

riguardare con rispetto le tracce dellavita – quelle depositate e quelle tra-smesse dal passato – come testimo-nianze dell’essere in quanto produttoredi monumenti, che tramanda le proprietracce di vita.In questa prospettiva il ricorso allememorie dovrebbe fungere da cono-scenza indispensabile per comprendereil senso dell’esistente e per guidare le

trasformazioni future inmodo consapevole rispettoalle regole di lunga duratache hanno agito nel passatoper conformare luoghi e città.Regole di lunga durata che leaberrazioni della modernitàrealizzata hanno smarritodando vita a luoghi privi diidentità.Lo scorso 7 aprile, alPalazzo della Borsa diGenova, la FondazioneCassa di Risparmio diGenova e Imperia ha volutorendere omaggio a questosplendido volume, presen-tandolo alla città: alla ceri-monia oltre al Presidentedella Fondazione di Genova,Vincenzo Lorenzelli, eranopresenti Carlo Croce, presi-dente dello Yacht ClubItaliano, Giuseppe Benelli,Ordinario di Filosofia

all’Università di Genova e AndreaBaldini, storico della Lunigiana.Così, il volume di Bavastro, che haanche ricevuto il Premio per la RicercaStorica, Trofeo Città di Salò, edizione2003, può sembrare un meravigliosoomaggio al passato, in realtà ci dicemolto anche sul nostro futuro: il chenon guasta, soprattutto in un momentocome quello attuale nel quale si delineal’avvio di ‘grandi opere pubbliche’ che,se i progetti non rispettano paesaggipreziosi e i loro monumenti, possonocostituire una grave minaccia per il ter-ritorio italiano. ■

DAL SISTEMAPUBBLICAZIONI

13Fondazioni marzo/aprile 2003

Il “Mayt” II che Angelo Ghirlanda portò al trionfo in tutti i mari.

Page 14: Le Fondazioni bancarie fra tradizione dello sviluppo locale e finanza etica · tema della finanza etica, ma lo fa – molto opportunamente - collegando l’argomento a quello dello

DAL SISTEMAPUBBLICAZIONI

14 Fondazioni marzo/aprile 2003

S ono trascorsi dieci anni dallanascita della FondazioneCassa di Risparmio di

Genova e Imperia e celebrare l’anniver-sario con la pubblicazione del libro:“Liguria svelata”, permette non solo diillustrare al lettore le tappe di crescita e disviluppo dell’Ente, ma anche di prenderecoscienza dell’attenzione dedicata allavalorizzazione e alla tutela di quei “beni”sui quali il tempo sembrava aver deposi-tato il maleficio di una cattiva strega.Un cammino simbolico che inizia dalla“Porta occidentale d’Italia” –Ventimiglia – e termina all’estremoPonente spezzino, percorrendo il litorale,ma compiendo significativi “affondi ”nelle valli dell’interno. UnaLiguria che si “svela” lentamente,sfogliando le intriganti pagine e lebellissime immagini del libro,sulle tracce di piccoli teatri di pro-vincia, di dipinti ritrovati in chie-se di paesini nascosti, di organi,da tempo caduti in disuso, maanche di palazzi nobili o di edificistorici che fanno parte della“grande storia” di questa regione.Un’ottantina di “casi”, un belnumero di situazioni in cui l’in-tervento istituzionale ha consen-tito di recuperare opere e di desti-narle a un nuovo uso culturale esociale, di incrementare il patri-monio artistico o di valorizzarloin varie forme.Si tratta solo di una selezione frale centinaia di casi particolari cheil lettore volenteroso di informa-zioni complete potrà trovare puntual-mente elencati in appendice al volume.Il numero dei casi prescelti è motivatodalla necessità di dare alle stampe unlibro che fosse anche di dimensioni

rispettabili e ragionevoli, di forma gra-devole, interessante e varia. Al di là della dimensione economica edella sua ubicazione la Fondazione havoluto privilegiare il valore di “quelbene” sia per le sue caratteristiche artisti-che sia per il suo rapporto col territorio ecol paesaggio nonché per il suo “senso”nella comunità con la quale dialoga.Pertanto il volume non vuole essereun resoconto finanziario, quanto piut-tosto un importante contributo finaliz-zato a rendere consapevoli del ruoloche il patrimonio artistico assumecome catalizzatore di senso di appar-tenenza, di identità, ma anche comeportatore di quei valori di civiltà,

indispensabili per la costruzionedella società di ieri e di oggi.Lo scenario è stato raccontato non inmodo diacronico, ma in senso metafo-rico “tendenziosamente” orientato alla

dimensione del viaggio che rappresen-ta il collante di tutto il volume.Infatti già graficamente si possonoindividuare tre livelli di lettura.Il piano storico artistico, finalizzatoad illustrare da un punto di vista tec-nico i principali interventi di restauro

effettuati dalla Fondazione daVentimiglia a Sarzana.Il piano letterario teso a descrive-re poeticamente luoghi e vestigiadelle quattro province liguri, attra-verso la penna di famosi scrittori.Il piano turistico-culturale affi-dato alla voce musicale e modu-lata di uno scrittore ligure cheaccompagna alla scoperta diambienti, tradizioni, curiosità,personaggi che hanno fatto diquesta regione, per dirla conValéry Larbaud, un ritaglio pri-vilegiato del gran gioco dellapazienza, o di deliziosa impa-zienza della Geografia.Insomma un libro a tre dimen-sioni per coinvolgere, al di làdella ristretta cerchia degliaddetti ai lavori, tutti i viaggia-tori, interessati a scoprire i

risvolti e le sfaccettature di questovario e misterioso territorio. ■

* Responsabile attività culturali della

Fondazione

Fondazione Cassa di Risparmio di Genova e Imperia

Liguria svelatadi Rita Testa *

Genova, Basilica dell'Annunziata del Guastato.

Page 15: Le Fondazioni bancarie fra tradizione dello sviluppo locale e finanza etica · tema della finanza etica, ma lo fa – molto opportunamente - collegando l’argomento a quello dello

Q uesta volta non si è trattatosolo di una semplice presen-tazione di un libro.

Partecipare al dibattito sulla avvenutapubblicazione del volume Adolfo Cozza(1848-1910) di Carla Benocci, LucosCozza Luzi e Pietro Tamburini, ha signi-ficato infatti conoscere una delle piùinteressanti e affascinanti personalitàdella nostra storia. Se è vero che vi sononel mondo uomini che pur dedicando laloro vita al lavoro, alla ricerca e alla crea-zione di nuove soluzioni, vengono rico-nosciuti meritevoli solo quando inter-rompono la loro attività, spetta a chirimane il dovere di rimediare alla lacunadella inavvertita disattenzione diffonden-do e rendendo pubblica la loro opera. Nato a Orvieto nel 1848, compie glistudi a Perugia e, a soli quattordicianni, si reca a Firenze dove frequentala bottega dello scultore GiovanniDuprè peri m p a r a r el’arte delmode l l a to ,del marmo edel bronzo.Dopo averpartecipatoalla campa-gna delTrentino del1866, tornaa Firenzedove si dedi-ca al restau-ro, mentrepiù tardi, ad Orvieto, intraprende glistudi di matematica e di meccanica.Durante tutta la sua vita si dedicaall’arte, alla tecnica, ai progetti diarchitettura e di ingegneria; progetta

acquedotti, porti e anfiteatri, crea ilnuovo museo romano annesso a VillaGiulia e si interessa di archeologialavorando con il Ministero dellaPubblica Istruzione; sperimentanuovi brevetti e propone un aeropla-no ad ali battenti. Collabora con l’ar-chitetto Sacconi alla progettazionedell’Altare della Patria, realizzandosculture di alta qualità attraversoun’originale interpretazione del lin-guaggio artistico nazionale; lavorapoi a Villa Lubin, allora sededell’Istituto Internazionale diAgricoltura, dove belle e affascinantisono le scene pittoriche ad encaustoraffiguranti l’Agricoltura del mondoantico e del mondo moderno: quil’artista rivela l’ispirazione e lo stu-dio, attraverso numerosi disegni,della pittura del Cinquecento, cosìcome evidente appare il richiamo

all’arte di Raffaello e Michelangelo.Nel 1910 mentre lavorava con dedi-zione a questi dipinti, colto da unmalore, cade dall’impalcatura emuore.

Non è quindi un caso se nel raccontarela vita, il lavoro, il carattere, le scoper-te e le opere di uno dei personaggi piùaffascinanti e poliedrici apparsi sullascena culturale italiana tra la finedell’Ottocento e l’inizio delNovecento, concorrano valenti e com-petenti studiosi di varie discipline.Bello e ricco il volume, grazie anche adun’ampia raccolta documentaria e foto-

grafica, offrel’opportunitàe lo stimoloper appro-fondire criti-camente lafigura e l’o-pera straor-dinaria diA d o l f oC o z z a ,peraltro dinon facilerealizzazio-ne vistal’ampiezza e

la variegata attività e i numerosi inte-ressi coltivati dall’artista. Ancora piùmeritevole dunque, appare l’iniziativadella Fondazione Cassa di Risparmiodi Orvieto di dedicare un volume a

DAL SISTEMAPUBBLICAZIONI

15Fondazioni marzo/aprile 2003

Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto

Adolfo Cozza. Architetto, scultore,pittore, archeologo e…di Elisabetta Boccia

A. Cozza, L’agricoltura antica, con pesanti restauri, nella Sala del Parlamentino, Roma, Villa Lubin.

Page 16: Le Fondazioni bancarie fra tradizione dello sviluppo locale e finanza etica · tema della finanza etica, ma lo fa – molto opportunamente - collegando l’argomento a quello dello

Presidente, come è nata l’idea dellapubblicazione di volumi dedicati a“Gli Orvietani illustri”?L’ idea di una collana editoriale dedi-cata a “Gli Orvietani illustri” è natanell’ intento di togliere dall’ oblio ericordare a noi orvietani le personalità,le opere e le figure morali e culturali diuomini che hanno onorato la loro cittàin ambito nazionale e internazionale.Abbiamo iniziato con Luigi Mancinelli,concertatore e direttore d’ orchestra cheper 15 anni diresse il Metropolitan diNew York, inaugurò il Colon di BuenosAires e diresse in tutti i maggiori teatridella sua epoca. Il secondo volume è stato dedicato aFilippo Antonio Gualterio, Ministro dellaReal Casa e collaboratore di Cavour.Quindi Luigi Barzini, inviato specialetra i più noti e apprezzati nel mondo altempo della sua attività, le cui operesono state tradotte in 35 lingue.Poi Ippolito Scalza, architetto e scul-tore di rara maestria, ma poco cono-

sciuto perché schivo del mondo echiuso entro le mura orvietane.Il quinto è, appunto, Adolfo Cozza.Questo progetto, volto a favorire unapiù ampia e approfondita conoscenzadi questi personaggi, anche allo scopodi rivalutarne la portata storica, è rivol-to soprattutto ai giovani affinché pos-sano ricordare i loro illustri antenati.

Quali sono gli altri interventi piùrilevanti nel settore arte e cultura?L’attività del settore si è sviluppata in unaserie di interventi rivolti a salvaguardareil ricco patrimonio artistico del nostro ter-ritorio e a dare un forte impulso ad ini-ziative ad alto contenuto artistico.La Fondazione è impegnata nel pro-gramma di riqualificazione del sistemamuseale locale, con interventi di restau-ro di pregevoli opere d’ arte; in questocontesto va inquadrata la collaborazio-ne con l’ Opera del Duomo di Orvietonell’ ambito del progetto di riaperturadel Museo dell’ Opera che diventerà il

più importante fra Roma e Firenze.Sono stati sostenuti, inoltre, interes-santi iniziative di ricerca archeologica,nonché interventi di tutela e restauro dibeni artistici e monumentali, presentisul territorio, nella consapevolezza chela salvaguardia del nostro patrimonioartistico contribuisce anche allo svi-luppo economico del territorio.Nell’ ambito del programma editoria-le, oltre al volume su Adolfo Cozza,sono stati conferiti gli incarichi per larealizzazione di monografie suAscanio Vitozzi e sugli ingegneriMuzi e Netti, nonché per la pubblica-zione di una “Storia di Orvieto” incinque volumi affidata ad insigni pro-fessori universitari.

Ci può anticipare una prossima inizia-tiva promossa dalla Fondazione anchese appartiene ad un altro settore?La Fondazione sta studiando, in colla-borazione con i soggetti istituzionaliinteressati, le possibili modalità di rea-

L’intervista a Torquato Terracina,Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto

16 Fondazioni marzo/aprile 2003

PUBBLICAZIONIDAL SISTEMA

questa straordinariapersonalità orvietana,che va così ad inter-rompere quel silenzioche si era avuto, aparte gli elogi e leencomiastiche valuta-zioni dei suoi contem-poranei, nei lunghissi-mi anni dopo la suamorte. Il volume d’al-tra parte si inseriscenella serie “GliOrvietani illustri” -ilquinto della collanaper l’esattezza- pro-mossa e sostenutadalla Fondazione cheoltre a colmare e a completare un vuoto insostenibile nella storia culturale del

nostro Paese, ha volutocosì “togliere dall’o-blio” e restituire allacomunità orvietana lacomplessa e significa-tiva personalità di que-sto artista. Si tratta diun’attività coerentecon la tradizione e lastoria della FondazioneCassa di Risparmio diOrvieto, da sempreimpegnata nella realiz-zazione di interventi ingrado innanzitutto dideterminare e promuo-vere un reale sviluppoeconomico, culturale e

sociale del territorio di competenza. ■

A. Cozza, Vittorie sul fianco sinistro del Monumento a Vittorio Emanuele II, Roma.

Page 17: Le Fondazioni bancarie fra tradizione dello sviluppo locale e finanza etica · tema della finanza etica, ma lo fa – molto opportunamente - collegando l’argomento a quello dello

17Fondazioni marzo/aprile 2003

DAL SISTEMAPUBBLICAZIONI

L a Fondazione Cassa diRisparmio di Verona,Vicenza, Belluno e Ancona

in collaborazione con la Fondazionedel Monte di Bologna e Ravenna eUniCredit Banca ha pro-mosso il progetto informa-tico di inventariazione,catalogazione e digitaliz-zazione della fototeca diFederico Zeri.Federico Zeri (1921-1998) èstato uno dei maggiori stori-ci dell’arte del Novecento.Allievo di Pietro Toesca,frequentò sin dalla finedegli anni quaranta figurecarismatiche come BernardBerenson, Roberto Longhi,più tardi Frederick Antal.Gli esordi, a partire dal1946, sono nell’amministra-zione pubblica delle BelleArti che, però, abbandonò agli inizidegli anni cinquanta. Egli intraprese,infatti, una carriera di studioso autono-

mo, diventando nel tempo un punto diriferimento per generazioni di studiosi,in virtù anche della leggendaria ric-chezza degli archivi storico-artistici(libri, cataloghi, fotografie) che aveva

raccolto nella sua casa di Mentana nelcorso di una carriera di oltre cinquan-t’anni.

Zeri è morto improvvisamente nel-l’ottobre del 1998. E grazie al rap-porto di stima che aveva instauratocon l’Università di Bologna – alpunto tale che proprio dall’ateneo

bolognese gli giunse l’altoriconoscimento per la suaattività di studioso, quan-do, nel febbraio del 1998,fu insignito della laureahonoris causa - FedericoZeri, con il testamentodatato 29 settembre 1998,elegge l’Università bolo-gnese quale erede delpatrimonio che più glistava a cuore: la villa diMentana, il parco di dieciettari, tre case coloniche,la collezione di epigrafiromane, la biblioteca d’ar-te e la fototeca. La biblio-teca conta oltre 50.000

volumi cui si sommano 40.000 cata-loghi d’asta, la fototeca conta circa300.000 fotografie.

Fondazione Cassa di Risparmio di Verona, Vicenza, Belluno e AnconaFondazione Monte di Bologna e Ravenna

La fototeca di Zeri “online”di Ida Ferraro

Federico Zeri ritratto da Mino La Duca.

lizzazione di un percorso pedonale eciclabile sulla riva sinistra del fiumePaglia allo scopo di dotare una specifi-ca area dotata di impianti sportivi estrutture ricreative che potrebbe essereutilizzati dalla popolazione residente eche potrebbero anche costituire un’attrattiva per i flussi turistici. Tale pro-getto potrebbe essere denominato“Parco archeologico, ambientale, pae-sistico e sportivo Tevere - Paglia”.

Stanno proseguendo, nel frattempo, ilavori di restauro di Palazzo Coelli,che è stato acquistato nel 2001 peressere destinato a sede dellaFondazione e messo a disposizionedella collettività per finalità di interes-se generale.L’ intervento di recupero di taleimportante palazzo storico consentiràdi restituire all’antico splendoreun’importante testimonianza della

storia della nostra città, realizzandoin tal modo anche uno scopo istitu-zionale della Fondazione.Sarebbe intendimento, altresì,nell’ambito dell’ utilizzazione dellostesso Palazzo, di costituire una galle-ria di arte moderna con l’ istituzione diun premio biennale che portiall’ acquisizione di importanti operepittoriche di sicuro interesse e che purevalgano all’ incremento del patrimonio.

COLLEZIONI

Page 18: Le Fondazioni bancarie fra tradizione dello sviluppo locale e finanza etica · tema della finanza etica, ma lo fa – molto opportunamente - collegando l’argomento a quello dello

In realtà si tratta di un’eredità che èanzitutto un impegno. L’Università degli studi di Bologna,tenendo fede ad un lascito di questaimportanza, ha deciso infatti di costi-tuire la Fondazione Federico Zeri -sulla base dello statuto presentatodall’allora Rettore Fabio RoversiMonaco e approvato dal Ministeroper i Beni Culturali il 12 settembre2000 – per assicurare un futuro allericerche di Zeri, salvaguardando dalladispersione i suoi ingenti archivi, labiblioteca e la fototeca. Nel rispetto della volontà di Zeri, laFondazione è statapensata ed organiz-zata per diventare ungrande centro diricerca specialistica,unico nel suo gene-re, trovandoci difronte al più vastoarchivio privato distoria dell’arte esi-stente al mondo,reso ulteriormenteprezioso dallenumerose annota-zioni che Zeri appo-neva dietro le foto oin lettere allegatealle foto stesse: lì cisono le attribuzioni dei quadri, i pas-saggi di proprietà, le ubicazionirecenti coi nomi e cognomi dei pro-prietari e soprattutto il riflesso dellostudioso al lavoro, del suo modo difare ricerca storica, filologica e icono-grafica, della sua capacità di faretabula rasa dei dati acquisiti e di rileg-gere in piena autonomia di giudizio leopere che gli venivano sottoposte.La maggior parte delle fotografiesono in bianco e nero e documentanoampiamente i campi di ricerca dellostudioso: pittura e scultura italiana dalXIII al XVIII secolo, nuclei dedicatial tardo antico, all’architettura, allapittura e scultura dell’Ottocento e del

Novecento, alle arti applicate, al dise-gno, alla miniatura, alla pittura euro-pea. Alcune di queste foto sono oltre-modo importanti perché riproduconomolte opere d’arte, dipinti, complessimonumentali, cicli di affreschi, oggidispersi o irrimediabilmente perduti,che possono essere documentati solodal suo archivio.L’Università degli Studi di Bologna,attraverso l’istituzione dellaFondazione Federico Zeri, si è assun-ta il compito non solo di conservare,valorizzare e incrementare questopatrimonio, ma anche di renderli

accessibili ad un pubblico allargato,sia mediante la consultazione inloco, sia on-line attraverso il sitointernet curato dal partner MicrosoftItalia.La biblioteca e la fototeca non sonoinventariate. Diventa, dunque, priori-tario avviare una catalogazione infor-matica, condotta secondo gli standardnazionali e internazionali e secondole più innovative tecnologie. Tra l’al-tro, la digitalizzazione, nel garantirel’immediata consultazione attraversoil collegamento in rete, salvaguarda ilmateriale originale della fototeca.Nello stesso tempo, l’inventariazioneinformatica potrà costituire un affida-

bile monitoraggio per i nuclei di piùfragile conservazione: le campagnefotografiche ottocentesche, i fotoco-lor (deperibili nel tempo).All’inizio del 2000 la fototeca di Zeriè stata trasferita per motivi di sicu-rezza a Bologna da Mentana, pervolontà dell’allora Rettore FabioRoversi Monaco. Attualmente, èospitata in un edificio rinascimentaledi proprietà dell’Università, VillaGuastavillani, sede di altre iniziativeculturali patrocinate dall’Ateneo.Nel 2001 la Fondazione ha nominatoun gruppo di lavoro, composto da sto-

rici dell’arte e dauno storico dellafotografia, coordi-nato dalla prof.ssaAnna OttaniCavina, con l’avallodel comitato scienti-fico internazionale,per l’inventariazio-ne e il riordino delfondo fotografico; ilmonitoraggio dellesue condizioni diconservazione; lacreazione di unlaboratorio per lacatalogazione infor-matizzata e la digi-

talizzazione delle fotografie; lo studioe la progettazione di una scheda cata-lografica specifica considerando latipologia del fondo e l’ordinamentoconferitogli da Federico Zeri; la realiz-zazione di un software per la cataloga-zione e la digitalizzazione dell’archi-vio di Zeri.E sarà grazie al sostegno di tre impor-tanti istituzioni come la FondazioneCassa di Risparmio di Verona,Vicenza, Belluno e Ancona, laFondazione Banca del Monte diBologna e Ravenna e UniCredit Bancache sarà possibile la consultazione on-line dell’archivio e, quindi, una frui-zione allargata del tesoro di Zeri. ■

DAL SISTEMACOLLEZIONI

18 Fondazioni marzo/aprile 2003

La biblioteca della villa di Mentana.

Page 19: Le Fondazioni bancarie fra tradizione dello sviluppo locale e finanza etica · tema della finanza etica, ma lo fa – molto opportunamente - collegando l’argomento a quello dello

IL CENTRO DI DOCUMENTAZIONE DEI PROGETTI DELLE FONDAZIONI BANCARIE - ACRI

Nel corso del prossimo mese prenderàl’avvio, presso l’ACRI, il Centro diDocumentazione dei Progetti delle fon-dazioni bancarie.Il fine del Centro sarà quello di daretestimonianza, in modo dettagliato, deiprincipali progetti conclusi o in corsod’opera delle fondazioni bancarie erealizzare, in breve tempo, una “map-patura”delle principali opere nei diversisettori di competenza.Presso il sito dell’ACRI (www.acri.it), nel-l’area riservata alle fondazioni, sarà dis-ponibile una sezione ad hoc, nella qualele associate potranno inserire i progetti dimaggior rilievo economico-sociale e diimpatto sul territorio.

Le modalità operative di caricamento,saranno illustrate in un secondo momen-to. Brevemente si comunica che saràpossibile attraverso la compilazione dimaschere e l’unione di allegati (qualifotografie, rassegna stampa, brochures,presentazioni, ecc), inserire alcuni deiprincipali progetti in un database curatodall’ACRI e accessibile a tutte leFondazioni associate.Sono state ipotizzate due tipologie prin-cipali di utenti, una immediata (le asso-ciate ACRI) ed una futura e potenziale.L’utenza immediata è costituita dalleFondazioni Bancarie, soci ordinari eaggregati, l’utenza potenziale (inun’ottica futura) potrà essere rappre-

sentata da una platea più estesa, com-posta dai possibili fruitori dell’attivitàdelle Fondazioni e da altri stakeholdersdelle stesse, nonché da studiosi e ricer-catori di settore.Lo strumento vuole costituire nel breveperiodo, un supporto per la riflessione edelaborazione di progetti futuri, basatisulla conoscenza diretta, analisi, datiempirici del territorio e un mezzo di ricer-ca, analisi, informazione sulle opere rea-lizzate dalle Fondazioni Bancarie in Italiadistinte per settore, area geografica,durata e altre possibili variabili.

Per maggior dettagli e informazioni rivolgersi

alla Dott.ssa Francesca Cigna – 06.68184212.

19Fondazioni marzo/aprile 2003

DAL SISTEMAIN BIBLIOTECA

“ Museo senza confini. Dipintiferraresi del Rinascimento nelleraccolte romane” è il titolo del

bel volume realizzato da Federico MottaEditore grazie al contributo della Cassa diRisparmio di Ferrara e della FondazioneCassa di Risparmio di Ferrara.Il progetto editoriale è stato curato daJadranka Bentini - soprintendente per iBeni Artistici e Storici per le provincedi Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena,Ravenna e Rimini - e Sergio Guarino –storico dell’arte della SoprintendenzaBeni Culturali del Comune di Roma-Pinacoteca Capitolina.Il volume raccoglie le immagini dicirca centottanta dipinti ferraresi con-servati nei musei romani, ciascunoaccompagnato da una scheda di riferi-mento. Le opere sono suddivise persingola collezione, ognuna precedutada una breve introduzione.Come suggerisce il titolo, il volume rap-

presenta un vero e proprio “museo”idealmente ricomposto nelle pagine diun libro, una galleria di “carta” che con-sente di rendere visibili e diffondere laconoscenza di capolavori ferraresi cheil tempo ha disperso. Come ha spiegato,infatti, Alfredo Santini, il Presidentedella Cassa di Risparmio di Ferrara,“dopo il 1598, l’anno della devoluzionedella nostra città allo Stato della Chiesa,Ferrara divenne la scuola, l’officina delcollezionismo delle grandi famiglieromane”. Una buona parte di questetestimonianze artistiche, infatti, confluìnei beni delle più importanti famigliepapali e cardinalizie. Proprio per questo,tuttora le collezioni pubbliche romaneconservano una quantità rilevante didipinti ferraresi, malgrado la stessaRoma abbia subito una lacerante disper-sione del proprio patrimonio.E poiché, come ha sottolineato SergioLenzi, Presidente della Cassa di

Risparmio di Ferrara, “da tempo perse-guiamo il disegno ambizioso di riaggre-gare i frammenti di tale patrimonio”, siè deciso di rendere concreta tale inizia-tiva attraverso la realizzazione di unvolume che consenta di riepilogare que-sto importante momento della storiadell’arte e della cultura, configurandosicome un’ operazione di recupero fonda-mentale per la città di Ferrara. ■

Museo senza confinia cura della Redazione di “Fondazioni”

NewsNews

Page 20: Le Fondazioni bancarie fra tradizione dello sviluppo locale e finanza etica · tema della finanza etica, ma lo fa – molto opportunamente - collegando l’argomento a quello dello

FONDAZIONI BANCARIE, IN TRE ANNI PIÚ CHE TRIPLICATII FINANZIAMENTI ALLA RICERCA

Il contributo delle Fondazioni ban-carie italiane alla ricerca scientifi-ca e cresciuto del 239% in tre anni.In termini assoluti, il valore deifinanziamenti dedicati a R&S èpassato da 28,50 milioni di eurodel 1999 a 96,70 del 2001. In quel-l’anno, ogni 100 euro erogati dalleFondazioni in favore di iniziativedi vario titolo, 10 sono andati aprogetti e attività di ricerca.Quest’ultimo dato ha segnatoun’inversione di tendenza rispettoal 2000, che aveva visto scenderel’erogato in favore della ricercafino a 6,50 euro ogni 100 contro7,20 euro del 1999. In Italia, inol-tre, le Fondazioni hanno contri-buito al settore della R&S erogan-do 0,60 euro per abitante nel 2000e 1,7 euro per abitante nel 2001 (+240%).

Questi e altri dati sono stati discussinel corso del convegno internaziona-

le “Finanza per la ricerca, il ruolodelle fondazioni”, organizzato aMilano da Finlombarda, la finanzia-ria della Regione Lombardia, e dallaFondazione Rosselli lo scorso 21marzo. Alla conferenza sono statepresentate le esperienze di fondazio-ni caratterizzate a modelli differen-ziati: dalle istituzioni grant-makingcome le Fondazioni bancarie presen-ti (Cariplo, Compagnia di San Paolo,Monte dei Paschi di Siena, Banca delMonte di Lombardia) alle fondazionioperative come quelle Universitariedi Oxford e del Politecnico, alle fon-dazioni d’impresa come la spagnolaCotec e alle Fondazioni pubblichecome la tedesca SteinbeisFoundation.

Il benchmark con il sistema ameri-cano ha evidenziato come negli Usale fondazioni siano un’istituzioneampiamente diffusa (sono circa57.000) e in crescita (patrimonio

totale: da 420 miliardi di Euro nel1999 a 526 miliardi del 2000, pari a+ 14%; erogato in favore dellaricerca: da 1652 miliardi di Euro nel1999 a 2646 miliardi nel 2000, pari a+ 60%).

A questi risultati concorre il notevo-le incentivo fiscale riconosciuto dalsistema americano, che ha garanti-to a strutture come la WellcomeTrust la possibilità di erogare circa480 milioni di euro all’anno di sussi-di e alla BilI & Melinda GatesFoundation di erogarne più di 1miliardo.

Come il terzo settore, anche lefondazioni italiane (sia quellebancarie che non) hanno registra-to un trend di crescita che ha subi-to un’accelerazione a decorreredagli anni ‘90. Infatti, il 70% dellefondazioni italiane non ha più di20 anni e quasi il 47% più di10.

FONDI SPECIALI PER IL VOLONTARIATO: CARLO VIMERCATI RICONFERMATOPRESIDENTE DELLA CONSULTA NAZIONALE DEI COMITATI DI GESTIONE

Roma, 12 marzo - La ConsultaNazionale dei Comitati di Gestionedei fondi speciali per il volontariatoha rinnovato i propri organi, giuntia scadenza dopo il biennio di man-dato previsto. Carlo Vimercati, chepresiede il Comitato di Gestionedella Regione Lombardia, è statoriconfermato Presidente con con-senso unanime. Riconfermati anchei tre Vice Presidenti: Cesare CarloChiesa (Comitato del Piemonte) confunzioni di vicario, Lorenzo MariaDi Napoli (Comitato del Molise) eAlfredo Deidda (Comitato dellaSardegna). Di nuova nomina è,invece, Claudio Machetti (Comitato

della Toscana) che va a ricoprire laposizione di Vice Presidente vacan-te nel precedente mandato.

Vimercati, esprimendo la propriasoddisfazione per la riconferma,ha osservato che <<il nuovo man-dato affidatomi, così come lariconferma dei Vice Presidentiuscenti, rappresenta un riconosci-mento dei buoni risultati ottenutiin questi due anni. Attraverso unben assortito lavoro di squadrasiamo riusciti a indirizzare efficace-mente l’attività della ConsultaNazionale verso le finalità per cuiessa si è costituita: lo scambio

delle esperienze tra i diversiComitati di Gestione, la definizio-ne di linee comuni di azione e lapromozione di un costruttivo dia-logo con gli interlocutori istituzio-nali dei Comitati stessi; ciò soprat-tutto nell’intento di contribuire arendere sempre più efficace edefficiente l'azione del volontariatonel nostro Paese. Tra le sfide delprossimo futuro, anche in funzionedi questo obiettivo, ci proponiamodi realizzare una maggiore struttu-razione organizzativa dellaConsulta, che contribuirà a rende-re sempre più organico il nostrointervento>>.

NEWS

20 Fondazioni marzo/aprile 2003

NewsNews

NewsNews